Fortunata Latella, «F. Latella, Gualtiero Map e i primi sviluppi del romanzo arturiano»

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· Le Forme e la Storia Anni V-VIII (1984-1987) numero unico (ESTRATTO) Rivista quadnmestra1e di studi storici e letterari C.U.E.C.M. - Catania

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·Le Formeela Storia

Anni V-VIII (1984-1987)numero unico

(ESTRATTO)

Rivista quadnmestra1edi studi storici e letterariC.U.E.C.M. - Catania

Fortunata Latella

Gualtiero Map e i primi sviluppidel romanzo arturiano

Alla corte di Enrico II Plantageneto, crogiolo politico, sociale, econo-mico e culturale tra i più importanti dell'Europa della seconda metà delXII secolo e centro di propulsione e al tempo stesso di aggregazione diuna serie notevole di attività che coinvolgevano in varia misura e conmolteplici funzioni, pur tra reciproci odi, intringhi, gelosie, competizioni,i 'quadri' che circondavano il sovrano, un posto di rilievo occupò perquasi un trentennio Gualtiero Map, singolare e complessa figura di intel-lettuale integrato nel sistema, interprete non trascurabile delle inquietu-dini, delle aspirazioni, delle ambizioni e dell'atmosfera generale che sirespirava nel particolare milieu in cui si trovò a lavorare l.

L'unica opera sicura di Map a noi pervenuta è il De nugis curia-lium 2, che tuttavia i contemporanei non conobbero perché, incompiuta,l'autore non ne consentì la diffusione - eccezion fatta per alcuni excerptache ebbero circolazione ed esistenza autonome 3 - finché fu in vita e cherimase ignota ancora per parecchio tempo dopo la sua scomparsa. Eppuredalla fine del XII secolo e per tutto il medioevo Gualtiero Map ha goduto

. come litteratus di fama grandissima, poggiante evidentemente su scrittidi cui oggi si è persa traccia o che girano con altra, falsata, paternità o,addirittura, che egli non si sognò mai di dettare. Fra i testi che vannoricondotti al canonico gallese ci sono molti componimenti in versi latinie volgari attribuiti a "goliardi" del suo tempo 4 ed alcuni libelli polemicie satirici che, pur per tradizione a lui ascritti, gli sono stati troppo sbrigati-vamente contestati e senza adeguate indagini negati da studiosi moder-ni 5. La questione tuttavia più delicata ed imbarazzante rimane quellarelativa al rapporto che lega Map ai romanzi costituenti il cosiddettociclo del Lancelot in prosa, tramandati sotto ilsuo nome, ma dalla critica

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più recente ed accreditata sottrattigli con argomentazioni più o menovalide 6, comunque sempre carenti o inadeguate ad opporsi alle ragionidi un'attribuzione generalizzata, concorde, profondamente radicata e alungo mantenutasi; può sorgere quindi il dubbio che il processo di revocaper certi aspetti sia stato portato avanti con rito sommario, senza i neces-sari approfondimenti e senza un corretto vaglio delle testimonianze.

Nel tentativo di sciogliere ogni residua perplessità circa la genesi deiromanzi arturiani ascritti a Map e di contribuire ad una migliore defini-zione del ruolo da lui eventualmente svolto nell'affermazione e nelladiffusione di questo specifico filone letterario è sembrato perciò indi-spensabile risalire alle fonti coeve all'autore e criticamente riesaminareil significato e la portata delle deposizioni che la critica ha ora volontaria-mente, ora involontariamente, svalutato, disatteso, misinterpretato.

Che nell'aula di Enrico II Plantageneto, cellula inquieta della vitasociale e della trasmissione culturale del tempo, tra il convulso ed etero-geneo movimento che il re suscitava attorno a sé (e di cui gli uomini dilettere costituivano una componente non secondaria), Gualtiero Mapsvolgesse con autorità e prestigio l'ufficio di intrattenitore brillante edarguto, di facondo oratore ed apprezzato organizzatore di passatempiletterari destinati all'immediato consumo e a compiacere su un piano di'conversazione' elegante e sottile i codici di gusto della classe dominante,è attestato dall'insospettabile voce di scrittori contemporanei i quali, purnon nutrendo - a volte - grande simpatia per il potente ed esuberanteprelato gallese, ci hanno comunque lasciato significativi ed inequivocabi-li messaggi. Giraldo di Barri, ad esempio, si riferisce a Gualtiero intermini abbastanza positivi definendo lo nella Expugnatio Hibernica 7

"vir eloquio clarus" e precisando, nello Speculum Ecclesiae 8, che era"vir celebri fama conspicuus et tam litterarum copia quam curialiumquoque verborum facetia praeditus". Ed il parere che Map esercitassecon successo la scientia bene dicendi (un"arte', allora, di grande interesseed importanza sociale) e fosse riuscito ad ottenere un generale consensocon inventiones rasserenanti e tali da appagare un diffuso impulso esteti-co ed una forte domanda di divertimento, di svago, di evasione è confer-mato da Tommaso di Walsingham, il quale nomina negli YpodigmaNeustriae "Gualterus Map, de quo multa referuntur jocunda" 9.

Ancor più rilevante per noi è il passo dell'Ipomedon di Hue diRotelande - che visse nei pressi di Hereford, dove Map era canonico, e

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che compose il suo poema intorno al 1185 IO - in cui si parla di un torneodurato tre giorni al quale partecipa il personaggio principale con trediverse insegne: si tratta di un'avventura simile a quella che ha comeprotagonista Lancelot nell'omonimo romanzo e che ricorre in molti altritesti del medioevo, ma che allo scrittore stesso che la riferiva dovevasembrare esagerata ed incredibile se si affrettava a dichiarare:

Nel metez mie tut sur mei!Sul ne sai pas de mentir l'art,Walter Map reset ben sa part (vv. 7184-6).

Secondo J.D. Bruce l'allusione a Map da parte di Hue de Rotelandealtro non sarebbe che" a pleasantry at his friend's expense" Il; a me pareperò che nei versi di Hue sia da scorgere più che una puntura a Map,un accenno all'art di una riconosciuta auctoritas, un tentativo di giustifi-cazione per l'iperbolica vicenda narrata mediante la chiamata in causae la conseguente copertura di un affermato e ricercato autore quale Gual-tiero, maestro ormai collaudato e celebre nel dominio del favoloso edell'inverosimile, nel "genere" fantastico ed eroico-spettacolare entro ilquale rientravano avventure del tipo di quella appena menzionata.

Se poi si pone mente al fatto che alla fine del XII secolo era, inparticolare, viva la polemica, consolidata la diffidenza, forte la denunciacontro il carattere 'menzognero' dei racconti bretoni, giudicati dall'intel-lighenzia del tempo 12 dilette voli, sì, ma vani, astratti, pieni difolies e dimançunges, l'accenno di Hue de Rotelande viene ad acquistare un valoreed un significato finora impensati, configurandosi come un'indiretta in-dicazione dell'impegno di Map in narrazioni fiabesche ispirate per l'ap-punto alla materia della Tavola Rotonda, in 'storie' immaginarie, utilia nutrire il lungo spettacolo della vita cortigiana e a favorire lo slanciocollettivo verso il sogno, l'imprevisto, le chimere.

È forse azzardato istituire una precisa iunctura, in ragione dell'affini-tà del trapunto, tra l'Ipomedon ed il Lancelot e, assumendo che Hueabbia voluto far riferimento proprio all'analogo episodio riportato nelRoman de Lancelot, corrivamente concludere per un contributo ideativoe costruttivo di Map nell' Ur-Lancelot, ma è inconfutabile che la testimo-nianza del contemporaneo e corregionale collega di Gualtiero lascia in-travedere in quest'ultimo i tratti di un esperto creatore di fictiones, di"miti", di tranches de vie proiettate in un'atmosfera volutamente fantasti-

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ca e rarefatta, idonea ad esorcizzare la "scena reale" e a mascherare conuna fascinosa e fervida vena immaginativa un consorzio umano per tantiaspetti brutale e sordido.

L'indicazione fornita da Hue de Rotelande trova del resto autorevo-le avallo e singolare seppur indiretta conferma nella deposizione resapoco tempo dopo la morte di Gualtiero dal già ricordato Giraldo di Barri,suo notorio 13 amico e corrispondente. In un brano dell'Expugnatio Hi-bernica leggiamo infatti: "W. Mapus, Oxoniensis archidiaconus (cujusanimae propitietur Deus) solita verborum facetia et urbanitate praecipuadicere pluries et nos in hunc modum convenire solebat: Multa, magisterGeralde, scripsistis et multum adhuc scribitis, et nos multa diximus. Vosscripta dedistis et nos verba. Et quanquam scripta vestra longe laudabi-liora sint et longaeviora quam dieta nostra, quiatamen haec aperta,communi quippe idiomate prolata, illa vero, quia latina, paucioribusevidentia, nos de dictis nostris fructum aliquem reportavimus; vos autemde scriptis egregiis, principibus literatis nimirum et longe obsoletis et aborbe sublatis, dignam minime retributionem consequi potuistis" 14.

Questo importante 'documento' letterario ci fa comprendere comeMap non fosse dagli intellettuali dell'epoca considerato uno scrittore ditipo tradizionale, un serioso veritatis inquisitor o un erudito impegnatonella divulgazione di bona principia o di categorie e sistemi mentaliconsolidati, bensì un fortunato 'fenomeno' culturale, un innovatore delpatrimonio tematico e delle tecniche comunicative, un hom de cort abilea soddisfare l'orizzonte d'attesa del particolare 'apparato' cortigiano en-tro cui si trovava a vivere e pronto a rispecchiare ed interpretare conmotivi e strutture formali di nuova concezione le idee, i gusti, le tendenzedi un mondo socio-politico in fermento, curioso e aperto verso 'realtà'insolite. Ma il passo sopra riportato riveste un interesse particolare so-prattutto perché ci informa che Map aveva acquistato favore e celebritàpiuttosto che con "scripta latina", con "dieta ...communi idiomate prola-ta"; ora, senza forzare il senso dei vocaboli e senza piegare il 'messaggio'a tesi precostituite 15, è da osservare che già nel latino classico il terminedictum equivaleva a "iocus", "sententia", "apophthegma" 16 e che nellalingua della fine del XII e degli inizi del XIII secolo era spesso impiegatonell'accezione di "narratio" 17, di "compositio" 18, tanto è vero che i sin-tagmi dieta poetica, dieta iocosa, dieta faceta, dieta singularia erano co-munemente ed universalmente intesi come "composizioni poetiche, gio-

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cose, facete, singolari" 19. Map aveva quindi raggiunto la fama e ottenuto"fructum aliquem" grazie a 'componimenti' in volgare, a brevi récits diimpianto, di contenuto, di veste differenti da quelli "longaeviora" pro-dotti da tanti letterati del tempo e della cerchia entro cui si muoveva 20.

Non c'è motivo per diffidare di quanto riferito da Giraldo di Barri,le cui considerazioni appaiono dettate da reminiscenze genuinamenteautobiografiche; rimane però il fatto che a noi non ç pervenuto alcunodei dieta in volgare per i quali Map aveva conseguito notorietà e successoe pertanto, non potendo e non dovendo ignorare il suggerimento che civiene da così autorevole fonte (peraltro avvalorato - come più avanti sivedrà - da altri conco mi tanti indizi e 'segnali'), ci si trova costretti avalutare senza adeguati specifici supporti materiali la natura e la misuradell'attività 'compositiva' attribuita a Map.

È indiscusso che il canonico gallese era più che altri attento alladimensione mondana della creazione artistica, che intendeva la letteratu-ra come divertimento, come occasione di socialità, come evasione Iudicadi un' élite colta e raffinata, che col De nugis curialium voleva principal-mente offrire al pubblico dell'aula di Enrico II un compenso sul pianodell'immaginazione alle molteplici frustrazioni provocate dalla realtàquotidiana, che subiva personalmente il fascino delle leggende che aveva-no a protagonisti esseri straordinari e soprannaturali, che era fondamen-talmente restio a 'sistemare' e stendere in maniera definitiva i racconticon cui intratteneva il suo uditorio 21. Non si è forse lontani dal verosupponendo che .d'intento e stampo non molto diversi da quelli riscon-trabili nel De nugis eurialium fossero anche i dieta in volgare a noipurtroppo non giunti, che essi fossero in realtà dei componimenti inprosa d'estensione pressappoco simile a quella dei racconti costituenti ilDe nugis, che una stessa matrice ideologica, culturale, estetica accomu-nasse narrazioni latine e volgari, che con le une e le altre Map si propo-nesse di scuotere le impalcature tematiche e formali tradizionali e dirinverdire il tronco della letteratura di corte mediante una nuova visionedel mondo e una 'rappresentazione' di esso destinata a captare orienta-menti, umori, interessi, ideali di una classe desiderosa d'appagare unimpulso prevalentemente edonistico, festaiolo, eroico-mistificatorio.

Per avvicinarsi poi più da presso alla sostanza dei récits di Gualtiero,per cercare specificamente di intuire il loro contenuto non bisogna di-menticare che Enrico II Plantageneto, patron di Map, apprezzava e larga-

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mente incoraggiava le 'storie' connesse alla matière de Bretagne, scorgen-do in Artù e nei personaggi della Tavola Rotonda degli ottimi concorrentidi Carlomagno e dei paladini di Francia e trovando nei racconti bretonivalidi motivi per giustificare le sue ambizioni imperialistiche e la pretesasuperiorità dei costumi, della cultura, della civiltà britannica su quellafrancese 22.

Appare per lo meno strano che Map, in genere così preoccupato dicoadiuvare e compiacere il suo sovrano, si sia completamente astenutodal 'discorrere' dei cavalieri della brigata di Artù e, sempre sensibile allepropensioni e ai gusti del pubblico in mezzo a cui e per cui lavorava,pur dinanzi alla favorevole accoglienza riservata alle narrazioni bretoni,non abbia creduto opportuno occuparsi dei 'miti' della Tavola Rotonda,rinunciando a mettere in campo principi e valori adatti a funzionarecome segni-guida e a veicolare nella direzione più utile il consenso delceto dominante. Se si tiene inoltre presente che Enrico II, per espressadichiarazione di Map 23, era solito servirsi tanto del latino che del france-se e che la sua abitudine era condivisa dalla gente che frequentava lacorte, sembra lecito congetturare che con le facezie e i dieta in latinoformanti il De nugis Map si sia limitato a prospettare genericamente unafuga ed un riparo nel leggendario e nell'atemporale, mentre con lefablesin volgare abbia cercato - in linea con gli intenti e gli interessi del re -ilrecupero e la valorizzazione di un mondo eroico e di un passato indige-no esemplari e idonei ad essere adoperati come programma del futuro.

Un rincalzo all'ipotesi ora formulata viene d'altronde da tre deicinque romanzi 24 costituenti il cosiddetto "ciclo vulgato". Alla fine dellaQueste del Saint Graal si legge, ad esempio, che il materiale esposto eracontenuto in un manoscritto dell'abbazia di Salisbury "dont mestre Gau-tier Map les trest a fere son livre del Seint Graal por l'amar del roi Henri,son seignor, qui fist l'estoire translater de latin en françois" 25; a conclu-sione del Roman de Laneelot si trova: "si fenist ici mestre Gautiers Mapson livre" 26; e ad apertura della Mort Artu è detto: "Aprés ce que mestresGautiers Map ot mis en escrit des Aventures del Seint Graal assez soufi-sanment si com li sembloit, si fu avis au roi Henri son seigneur que cequ'il avoit fet ne devoit pas soufire, s'il ne ramentevoit la fin de ceusdont il avoit fet devant mention et conment cil morurent dont il avoitamenteùes les proesces en son livre; et por ce commença il ceste derrien-ne partie" 27, una dichiarazione di paternità che viene ribadita al termine

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della narrazione: "si se test ore atant mestre Gautiers Map de l'Estoirede Lancelot, car bien a tout mené a fin selonc les choses qui en avindrent,et fenist ci son livre si outreement que aprés ce n'en porroit nus riensconter qui n'en mentist de toutes choses" 28.

L'attribuzione a Map dei tre romanzi, giudicata attendibile e pernulla contestata sino alla fine del secolo scorso, è stata dalla critica piùrecente rigettata e denunziata come "false" 29 e frutto di "une superchierielittéraire" 30 sia perché si è raggiunto il quasi generale convincimento chei tre testi siano stati redatti da autori distinti, sia - e soprattutto - perchél'epoca della loro composizione è stata fissata dopo la morte (1209) diGualtiero 31. A me pare tuttavia che, se è giusto essere sospettosi dinanzialle indicazioni di paternità forniteci dalla tradizione manoscritta, se èvero che l'anonimato era "un trait d'humilité commun aux romanciersen prose du XlIIe siècle" 32, se è inconfutabile che nel medioevo, pereffetto di una concezione della proprietà letteraria differente da quellaodierna, era espediente largamente praticato per assicurare rapida e sicu-ra diffusione ad una determinata opera assegnarla ad "une autorité litté-raire considérable" 33, si debba pure, per quanto possibile, spiegare laragione per cui la responsabilità della creazione del "ciclo" sia stata fattarisalire proprio a Map e non ad altri ragguardevoli scrittori suoi contem-poranei, magari già segnalati si per l'attenzione alla materia bretone, tantopiù che come è stato riconosciuto da uno dei più decisi oppugnatoridell'aggiudicazione dei romanzi all'arcidiacono di Oxford "the ascriptiongot into the mss. very early" 34.

Purtroppo si è molto spesso sorvolato sul fatto che i romanzi arturia-ni, anche i più antichi a noi pervenuti, non si sono originati ex abrupto,ma hanno avuto tutti un più o meno lungo periodo di gestazione, sonoil risultato di un paziente - e a volte sagace +Iavoro di scavo, di recupero,di sistemazione e di collegamento di tradizioni narrative precedenti,hanno, nella maggior parte dei casi, sperimentato l'accoglienza dei loropotenziali destinatari prima dell'organizzazione e redazione definitivedel materiale, attraverso episodi, vicende, 'saggi' presentati in anticipoad una ristretta cerchia di intenditori e di amateurs che non hannomancato ora di dare il loro avallo, ora di suggerire ritocchi e adattamenti,ora di determinare consistenti modifiche e rimaneggiamenti. Noi cono-sciamo soltanto lo stadio ultimo dei testi tràditi e, ignorando in generedel tutto il processo di elaborazione, le spinte esogene, le verosimili

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collaborazioni plurime in progetti architettonici d'ampio respiro, possia-mo unicamente per tentoni ricostruire i possibili legami tra i 'segni' e larealtà da loro veicolata e trasposta.

Per quanto riguarda, in particolare, i romanzi del ciclo vulgato ascrit-ti dalla tradizione a Map, nel mentre pare fondato escludere una suaminuta e diretta stesura delle opere attribuitegli, non si può fare a menodi credere ad una sua qualche forma di partecipazione nell'inventio,nell'allestimento e nel 'lancio' della materia così per tempo, così concor-demente e così velocemente propagatasi sotto il suo nome.

L'ipotesi che sembra più attendibile - e che non è stata, per quelche risulta, ancora affacciata - è che il canonico gallese abbia per diverti-mento proprio e della pleiade orbitante attorno ad Enrico II elaboratodei dieta, degli sparsi filamenti narrativi, dei récits brefs - in volgare -d'argomento arturiano, ripresi, riuniti, riplasmati e fusi in strutture orga-niche tra loro concatenate, da compilatori più temprati e 'professionisti'(fors'anche amici, se non addirittura formati e incoraggiati nel loro com-pito dallo stesso Gualtiero), che per personale modestia e per rispettodell' auetoritas che aveva forgiato la griglia e fornito gli spunti diegeticipreferirono restare nell'ombra e celarsi dietro il protettivo e rassicurantemanto di un personaggio apprezzato e rinomato.

Sappiamo per certo che Map si limitava, per suo carattere e per suapropensione, ad abbozzare solamente i racconti destinati a intrattenereil pubblico dell'aula regia, che era solito mettere assieme "raptim" e"scedulis" 35 il materiale tanto gradito alle bestiae euriae e agli intellettuali

familiares del sovrano, che si considerava e teneva ad essere consideratosemplicemente un "suggeritore", un "presentatore" di avventure, di feno-meni, di intrecci suscettibili di sviluppo, di 'commento', di aggregazionee coordinamento.

Illuminante è quanto da lui stesso dichiarato nella conclusione allaseconda distinctio del De nugis eurialium: "silvam vobis et materiam,non dico fabularum sed faminum appono ... venator vester sum: ferasvobis affero, fercula faciatis" 36. Proprio Map quindi sollecitava una piùadeguata veste ed una più conveniente elaborazione dei temi da luiappena accennati, invitava a raccordare, agglutinare e organizzare siste-maticamente gli 'appunti' esposti, si preoccupava d'assicurare ai nucleinarrativi esibiti (che avevano procurato il diletto suo e del suo uditorio)una continuazione ed un avvenire mediante il contributo di orditori e

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rimaneggiatori appassionati e capaci.Questa sua apertura mentale e questo suo desiderio-bisogno d'avere

dei collaboratori e dei prosecutori per le sue ideazioni e per le sue embrio-nali creazioni si possono per fortunata sorte scoprire ed accertare nel Denugis curialium, preservato, nello stato magmatico in cui fu lasciatodall'autore, da un unico ms. trecentesco 37, ma si possono lecitamenteammettere e concepire identici e corrispondenti anche per i testi giuntisotto il suo nome e dall'avveduta e smaliziata critica contemporaneasensatamente dimostrati come non suoi e ai quali tuttavia parecchi indiziportano a concludere che egli abbia fornito un apporto inventivo, unpuntello costruttivo, una spinta corroborante (se non addirittura unoschema ed un canovaccio) giudicati non irrilevanti dai racconciatori-cucitori-estensori successivi.

Map affondava, com'è noto, le sue radici nel Galles, nella stessaterra cioè da cui proveniva Goffredo di Monmouth, autore di quell'Hi-storia regum Britanniae che aveva incontrato così rapido e vasto succes-so nella seconda metà del XII secolo e che era stata l'alimento ed il puntodi partenza di tanti romanzi ispirati alla materia bretone. È poco credibileche Gualtiero, pronto a vantare, tutte le volte che ne aveva la possibilità,la regione d'origine 38, dotato di un talento ricettivo e di un temperamen-to sensibile agli umori e alle correnti di gusto dell'ambiente aristocraticoentro cui si muoveva, sia rimasto indifferente all'opera del compatriotache aveva valorizzato, imponendoli sul piano letterario, e divulgato usi,costumi, personaggi, 'storie', tradizioni del suo paese. Già nel De nugiscurialium 39 è riferita una profezia di Merlino che procede tale e qualedall'Historia regum Britanniae 40, ma è probabile che a più piene manie con ben altro intento e taglio Map abbia attinto al testo del conterraneoin scritti ad esso per sostanza più vicini e consentanei. Del resto, cheGualtiero padroneggiasse le leggende arturiane e cercasse di cogliere leoccasioni propizie per strumentalizzarle a fini politici e dinastici è suffra-gato da diversi brani del De nugis: la figura di Herla, "rex antiquissimo-rum Britonum", scomparso misteriosamente e destinato ad un continuoerrare terminato "anno primo coronacionis nostri regis Henrici", è, adesempio, strettamente connessa - come è stato di recente dimostrato daJ.c. Schmidt 41 - a quella di Artù ed il racconto su di lui imperniatorisulta manifestamente rivolto "à ancrer la légitimité du roi angevin dansl'histoire bretonne" 42 e a sancire i buoni diritti di Enrico II sul trono

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inglese. È veramente difficile ritenere che Map, agente propagandisticoed interprete dei disegni politici dei Plantageneti, avesse pensato di affi-dare il suo messaggio ideologico ad una 'storia' avente a protagonista unfavoloso e sconosciuto personaggio, passando sotto silenzio un più notoe comprensibile medium, quale Artù, se in altra occasione non avessegià ampiamente sfruttato il favorevole effetto provocato sul più vastopubblico dalla rievocazione del mitico capo della Tavola Rotonda!

Pure il dictum relativo a Sadio e Galone, riportato nel secondocapitolo della distinctio III del De nugis, può a buon titolo essere conside-rato una narrazione di stampo arturiano, tali e tanti sono gli elementiche l'apparentano ai testi più rappresentativi del "ciclo" bretone. Giusta-mente K. Hume, ultima studiosa in ordine di tempo ad essersi occupatadel gradevole e prettamente 'cortese' racconto di Gualtiero, ha osservato:"Sadius and Galo might well be an anthology piece today had Map notwritten in Latin, and had he given his characters more evocative names- Gawain rather than Galo, Guinevere for the Potiphar's wife queen (arole she plays in Sir Launfal), and King Arthur instead of an unknownand uninteresting king of the Asiatics" 43. E così anche le 'storie' di Gra-done 44, di Rasone 45, di Rollone e di Reso 46 e molte altre avventure eimpunture del De nugis curialium offrono parecchi, significativi, adden-tellati con similari temi e svolgimenti dei romanzi del "ciclo vulgato"attribuiti a Map e rientrano nel medesimo sistema di 'miti" e di simboliche alimentava la cultura di corte e consentiva ai privilegiati frequentato-ri del palatium - e più in generale ai membri dell'esclusivista castaaristocratica della quale lo stesso Gualtiero orgogliosamente si considera-va parte - di immergersi in una dimensione fantastica e di costruire unfiabesco ed utopico mondo in cui erano affermate ed esaltate le loroprerogative di classe, le loro personali qualità 'cortesi', le distanze rispettoal frustrante quotidiano e all'anonima e amorfa moltitudine popolare.

Sulla 'scena' della corte plantageneta, ben noto e sperimentato locumfictionis, dove si era soliti mettere in opera una continua sequela disimulazioni, la leggendaria materia bretone rispondeva più e meglio diqualsiasi altro motivo letterario non solo ad una diffusa e sentita esigenzadi disporre di schemi di condotta, di 'tipi' umani esemplari e ideali, mapure ad un preciso ed urgente interesse politico, quello di dare dignità efama alla monarchia anglo-normanna, erede e continuatrice della civiltàe delle raffinate forme di vita concepite e attuate proprio nell'isola, ai

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tempi di un re, Artù, che era riuscito - come Enrico II nel XII secolo -ad imporsi anche nel continente, a stringere sotto un identico comunedenominatore la grande e la piccola Bretagna, a riunire in un unicoamplissimo agglomerato statale i Celti delle due sponde del Canale. Ilreferente sotteso, il disegno accortamente sviluppato nella letteraturaarturiana era il pan-celtismo, che - guarda caso - si identificava appienocoi progetti politici dei Plantageneti, preoccupati di procurarsi delle anti-che e gloriose ascendenze per appoggiare le proprie aspirazioni egemoni-che e abili a sfruttare qualsiasi argomento per contrastare le pretese dellarivale dinastia capetingia e creare un movimento d'opinione a proprio fa-vore.

Come ha scritto J. Markale, "quand Henri II apparut, tout fier deses nombreuses possessions continentales,flanqué d'une redoutable rei-ne qui allait jouer un ròle prépondérant, Aliénor d'Aquitaine, il eùt étéabsurde de ne pas profiter de la situation et de ne pas exploiter davantagedes légendes qui existaient. Il suffisait de les mettre en forme, -de leurdonner un aspect littéraire, de les lancer sur le marché, en quelque sorte,afin de concurrencer les chansons de geste qui représentaient le pouvoircapétien continental" 48.

Riesce davvero difficile credere che Map, così vicino ad Enrico IIe così compromesso coi suoi progetti politico-culturali, per natura incli-ne a porre attenzione e a prender gusto nel meraviglioso, nello straordi-nario e nell'eroico, per nascita, estrazione sociale e formazione ideologi-ca positivamente rivolto al recupero e alla valorizzazione di unpatrimonio leggendario che sembrava poter contribuire non poco all'af-fermazione della civiltà celtica e degli eleganti e ricercati costumi emodelli esistenziali proposti, sia rimasto indifferente alle occasioni chegli si presentavano e al materiale narrativo e aneddotico che emergevacopioso dall' humus cui era sentimentalmente attratta ed interessata-mente legata la classe feudale per la quale egli lavorava, astenendosinon solo dal trattare personalmente l'affascinante ed utile tematicaarturiana, ma addirittura rinunziando - lui che svolgeva e cui era dele-gato un ruolo di manager nelle più importanti e significative impresee realizzazioni culturali della corte plantageneta - a qualsiasi partecipa-zione, sia pure generica, nell'organizzazione, nella 'rappresentazione' enella gestione degli appassionanti aneestral subjeets. Gli scrittori con-temporanei parlano della sua "art de mentir", celebrano i suoi "dieta

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aperta", gli attribuiscono esplicitamente la paternità del Roman de Lan-celot, della Queste del Saint Graal e della Mort Artu, e se anche, comes'è visto, tali ascrizioni non meritano di essere prese alla lettera, nonsi può fare a meno di ritenere che un qualche fondamento in cosìunanimi e convergenti indicazioni ci debba pur essere e sembra lecitoammettere che Gualtiero, impegnato negli scritti pervenutici a vangareun terreno scelto volutamente alla frontiera tra reale e immaginario,tra storia e leggenda, tra vrai e dilectable, abbia trovato congeniale,comodo e vantaggioso comporre dei nuclei narrativi concernenti i 'miti'bretoni, dei brevi racconti, lasciati sparsi e forse incompiuti, ma da altripiù solerti colleghi ripresi, completati, assestati e fusi 49 in organismiunitari, coerenti e tra loro raccordati, non senza ragione portanti comemarchio d'origine e tagliando di fabbrica (non oso dire di controllo) lafucina di Map.

NOTE

l Un rapido ed essenziale profilo tracciato da R.R. Bezzola, Les origines et la forma-tion de la littérature courtoise en Occident, troisième partie, Paris 1967, t. I, pp. 87-104 eda E. Tùrk, Nugae Curialium. Le régne d'Henri Il Plantagenèt (J 145-1189) et l'éthiquepolitique, Genève 1977, pp. 158-77.

2 Edited and translated by M.R. James. Revised by C.N.L. Brooke and R.A.B. My-nors, Oxford 1983.

3 Come, ad esempio, la Dissuasio Valerii ad Ru./finum philosophum ne uxorem ducat,un trattato contro le donne che Map fece circolare anonimo e che venne attribuito daicommentatori dell'epoca, ingannati dall'epigrafe, a Valerio Massimo (sullo pseudonimoprescelto: D.M. Schullian, Valerius Maximus and Walter Map, in "Speculum", XII, 1951,pp. 516-18. Utile pure il riscontro di G. Blangez, Dissuasio Valerii ou la dissuasion demariage de Gautier Map, in AA.VV., Mélanges d'études anciennes offerts à Maurice Lebel,St-Jean-Chrysostòrne, Quebec, 1980, pp. 385-94); in seguito venne erroneamente ascrittoa S. Girolamo, il cui Adversus Iovinianum fu in effetti una delle fonti di cui Map si servìper la composizione del pamphlet (cfr.: P. Delhaye, Le dossier anti-matrimonial de l'Adver-sus Iovinianum et san influence sur quelques écrits laiins du Xl I" siècle, in "MediaevalStudies", XIII, 1951, pp. 65-86).

4 Un'indagine in questa direzione è stata da me già intrapresa ed i risultati sarannotra breve resi noti in altra sede.

5 Mi riferisco in particolare a Th. Wright, The Latin Poems commonly Attributed loWalter Mapes, London 1841, le cui conclusioni hanno pesantemente influenzato quanti,

Gualtiero Map e i primi sviluppi del romanzo arturiano 57

per lo più marginalmente e corsi va mente, si sono interessati alla produzione letterarialatina che ha qualche probabilità d'essere assegnata a Map.

6 Basti il rinvio alle voci più originali ed autorevoli: F. Lot, Etude sur le Lancelot enprose, Paris 1918; J.D. Bruce, The Evolution of Arthurian Romance, Gottingen 1928; J.Frappier, Etude sur la Mortle roi Artu, Genève 1968.

7 ed. J.F. Dimock, London 1867, t. V., p. 410.8 ed. J.S. Brewer, London 1873, t. IV, p. 140.9 ed. H. Th. Riley, London 1876, p. 121.

lO ed. A.J. Holden, Paris 1979.Il The Evolution ..., p. 371.12 In proposito: G. Pero n, Lajontana e lo specchio: l'tauctoritas" dei bretoni da Wace

a Guillaume de Lorris, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università diPadova, III, 1978, Firenze 1980, pp. 165-94.

13 L'esistenza di un rapporto di amicizia abbastanza stretto tra Gualtiero e Giraldo èstata ritenuta sicura (soprattutto in base al fatto che, corregionali e pressappoco coetanei,completarono gli studi a Parigi nello stesso torno di tempo, frequentarono la corte di EnricoII nei medesimi anni, appartennero entrambi, in identica epoca, al capitolo della chiesadi Hereford, intrattennero, quando distanti, scambi epistolari, fino all'invio di doni, emostrarono nei loro scritti precisa informazione l'uno sull'attività letteraria dell'altro) enon è stata mai messa in dubbio finché A.K. Bate (Walter Map and Giraldus Cambrensis,in "Latornus", XXXI, 1972, pp. 860-75) ha sottoposto a minuziosa ricostruzione cronologi-ca i movimenti dei due personaggi, giungendo alla conclusione che essi ebbero pocheoccasioni per stare insieme e mantennero in effetti contatti di semplice conoscenza. PerBate riveste grande importanza il constatare che Giraldo di Barri, accennando nel Dejureet statu Menevensis ecclesiae ad alcuni procedimenti di giustizia (usurpazione di redditi)contro la propria diocesi, Brecknock, effettuati dall'arcidiacono di Oxford (in quel tempoper l'appunto Map) dietro ordine del giudice Geoffrey Fitz-Peter, non menzioni affattoGualtiero. Se fossero stati davvero amici, afferma Bate, Giraldo avrebbe nominato Map;ma proprio questo elemento costituisce a mio avviso un valido e prezioso argumentum esilentio per confermare e corroborare gli indizi che lasciano intravedere una reciprocaintesa e familiarità: Giraldo non evoca il nome di Map per non coinvolgerlo nella responsa-bilità di azioni di 'giustizia' sfavorevoli alla propria diocesi e di proposito non ricordal'esecutore degli ordini di Geoffrey Fitz-Peter, quasi a stendere sulla sua condotta unindulgente velo di remissione e.di oblio; un segnale quindi di stima e di amicizia, purtroppofrainteso.

14 ed. J.F. Dimock, t. V, pp. 410-11.15 Come hanno fatto, per esempio, su piani opposti, P. Paris (De l'origine et du dévelop-

pement des romans de la Table Ronde. Le Saint Graal, in "Romania", 1,1872, pp. 472-73),per il quale scribere avrebbe nel brano in questione il significato preciso di "cornposerlatine, grammatice" e dicere quello di "donner des dits, transmettre des paroles ... publierdes ovurages composés dans la langue parlée", e J.D. Bruce (The Evolution ..., p.370), cheha creduto di trovare nelfe frasi riportate una prova che Map "wrote little or nothing".

16 Cfr. Thesaurus linguae latinae, V/l, col. 992.17 Ch. Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, Niort 1883-87, voI. III, p.

105, che allega un'illuminante estrapolazione proprio coeva all'opera di Giraldo.

"

58 Fortunata Latella

18 Proficuo il riscontro di J.W. Fuchs - O. Weijers - M. Gumbert, Lexicon LatinitatisNederlandicae Medii Aevi, Leiden 1983, fase. 19, p. 1444.

19 V., tra gli altri, M. Plezi, Lexicon mediae et infimae.latinitatis Polonorum, Vratisla-via 1969-74, t. 111, p. 514. A parte l'indicazione dei lessici, mi pare che nella fattispecierivesta valore particolare la didascalia che in un ms. del XIII secolo (v. la cit. ed. del Denugis a p. XXIII, n. 2 e a p. 515) precede la trascrizione di due brevi brani in prosa: "exdictis W. Map". Senza entrare nel merito della questione relativa all'autenticità degli scrittiriportati, interessa rilevare come l'anonimo compilatore considerasse del tutto normaledefinire i brevi componimenti attribuiti a Map "dieta" e come non reputasse necessarioaggiungere alcuna ulteriore informazione circa l'autore o la sua opera, segno che e l'uno el'altra erano ben noti al pubblico letterato del tempo.

20 Sugli aneddoti e sulle facezie come forme d'espressione privilegiate dell'ars narran-di: H. Bausinger, Formen del' Volkspoesie, Berlin 1968, p. 200 ss.

21 Istruttivo al riguardo riesce, ad esempio, quanto si legge nell'epilogo della distinctioIV del De nugis: "hunc libellum ... a corde meo violenter extorsi, domini mei preceptisobsequi conatus".

22 Cfr. M.J. Donovan, The Breton Lay: a Guide to Varieties, N6tre Dame (Indiana)and London 1969, pp.II-l2.

23 DNC, Dist. V, 6, p. 476.24 L'Estoire del Saint Graal, L'Estoire de M erlin, L'Estoire de Laneelot, La Queste del

Saint Graal e La Mort Artu.25 ed. A. Pauphilet, Paris 1923, p. 280.26 ed. A. Micha, Paris 1978-1983, t. VI, p. 244.27 ed. J. Frappier, Genève 1954, p. I.28 ed. Frappier, p. 263.29 J.D. Bruce, The Evolution ..., p. 369.30 J. Frappier, Etude ..., p. 21, il quale ha ribadito la sua convinzione in Le cycle de la

Vulgate, "Grundriss der Romanischen Literaturen des Mittelalters", IV/I, Heidelberg1978, p. 537, definendo senza mezzi termini l'attribuzione "fallacieuse".

31 Si rinvia ai già citati lavori di F. Lot, Etude ...; J.D. Bruce, The Evolution ...; J.Frappier, Etude ...

32 J. Frappier, Etude ..., p. 21.33 F. Lot, Etude ..., p. 128.34 J.D. Bruce, The Evolution ..., p. 372.35 DNC, Dist. IV, 2.36 ed. cit., p. 208.37 Oxford, Bodleian Library, ms. Bodley 851 (3041)38 DNC, Dist. II,8; II,9; II,10; II,20; II,21; II,22; II,23; II,25; II,26.39 Dist. IV, l.40 VIII,3, ed. Griscom, New York 1929, p. 388.41 Temps, jolklore et politique au XIF siècle. A propos de deux récits de Walter Map,

De nugis curialium, 1,9 et IV,3, in AA.VV., Le temps chrétien de la fin de l'antiquité auMoyen Age, IIl-XIIl siècles, Paris 1984, pp. 489-515.

42 J.c. Schmidt, Temps, jolklore ..., p. 506.43 The Composition oj a Medieval Romanee. Walter Map's 'Sadius and Gaio', in

Gualtiero Map e i primi sviluppi del romanzo arturiano 59

"Neuphilologische Mitteilungen", LXXVI, 1975, p. 423.44 Dist. II, 17.4S Dist. I1I, 4.46 Dist. I1I, 5.47 È il caso, ad esempio, del ratto di alcuni fanciulli ad opera di una fata delle acque

tDist. II, Il), che presenta forti affinità con l'episodio del rapimento di Lancillotto da partedi una fata nei pressi di un lago, o della vicenda di Salomon, giovane di nobile nascitacresciuto nell'ignoranza della propria identità (Dist. IV, 5), esattamente come Lancillotto,allevato senza che conoscesse il proprio nome ed il proprio rango.

48 Le roi Arthur et la saciété celtique, Paris 1976, p. 106.49 Senza escludere che egli abbia potuto assumere compiti di sprone e, fino ad un certo

punto, esercitare una sorta di sovrintendenza su tali elaborazioni.