E. Palazzotto, A. Sciascia, La sede della facoltà di Architettura. Gli spazi della didattica e...

138

Transcript of E. Palazzotto, A. Sciascia, La sede della facoltà di Architettura. Gli spazi della didattica e...

EmanuelePalazzotto, AndreaSciascia

La sede della Facoltàdi Architetturadi PalermoGli spazi della didattica e della ricerca

© 2007 L’EPOS Società Editrice s.a.s.di Biagio C. Cortimiglia & C.

Via Dante Alighieri, • Palermotelefono �fax �

www.portidiulisse.it • [email protected]

Progetto graficoMaurizio Accardi

Cura redazionaleFederica Culotta

ImpaginazioneGrazia Lo Scrudato

Revisione finaleLaura Cosentino

caratteristicheQuesto libro è composto in Adobe Garamond e Helvetica Neue; è stampato su GardaMatt Art da g/mq delle Cartiere del Garda;le segnature sono piegate a sedicesimo ( formato rifilato × , cm) con legatura in brossura e cucitura a filo refe; la copertina è stampata su R400 Matt Satin da g/mq delle Cartiere Burgoe plastificata con finitura opaca.

La casa editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativial corredo iconografico della presente opera, rimane a disposizionedi quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito.

Palazzotto, Emanuele <1965->

La sede della Facoltà di Architettura di Palermo : gli spazi della didattica e della ricerca / Emanuele Palazzotto, Andrea Sciascia. - Palermo : L’Epos, .isbn 978-88-8302-372-91. Palermo – Università – Facoltà di Architettura.I. Sciascia, Andrea <1962->720.711 CDD- SBN Pal0214197

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Proprietà letteraria riservata. La riproduzione in qualsiasi forma, memorizzazioneo trascrizione con qualunque mezzo (elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, Internet) sono vietate senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.

A Pasquale Culotta

Desideriamo ringraziare tutti coloro che, a variotitolo e con diverse competenze specifiche, masempre con disponibilità e generosità, hannocontribuito alla definizione del quadro conoscitivoda cui prende le mosse questo lavoro, allacomprensione dei passaggi piú controversi dellavicenda progettuale ed esecutiva e all’effettivapubblicazione del testo. In particolare, il nostrograzie va a Bruno Adamo, Marcella Aprile, Antonio Calabrese, Michele Canzoneri, GiovanniChiaramonte, Federica Culotta, Tania Culotta,Emanuela Daví, Gioacchino Di Giorgio, Fabio Di Giorgio, Valentina Fazio, Maria Giuffrè,Salvatore Mario Inzerillo, Bruno Jaforte, Enrico La Venuta, Bibi Leone, Nicola GiulianoLeone, Aldo Li Bianchi, Tilde Marra, Ignazio Melisenda Giambertoni, Angelo Milone,Daniele Milone, Elio Oliveri, Luigi Palizzolo,Marcello Panzarella, Teotista Panzeca, DomenicoPumo, Carla Quartarone, Calogero Schilleci,Ettore Sessa, Giovanni Speranza.

11 INTRODUZIONE emanuele palazzotto, andrea sciascia

Andrea Sciascia13 IL LUNGO TRAGITTO PRIMA DELLO SCAVO19 IL CONCORSO DI IDEE DEL 198337 IL PROGETTO DEL 198755 IL PROGETTO DEL 1989

ICONOGRAFIA santo eduardo di miceli

Emanuele Palazzotto65 IL CANTIERE DEL PROGETTO69 IL PERCORSO E LE TAPPE DEL CANTIERE93 UN PROGETTO “APERTO”

Emanuele Palazzotto, Andrea Sciascia99 L’ARCHITETTURA DELL’EDIFICIO

103 BIBLIOGRAFIA

105 CRONOLOGIA DELLA PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE DELLA NUOVA SEDE DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA

115 relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della facoltà di architettura di palermoMaria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

INDICE

È difficile raccontare una vicenda architettonica ed umana in cui, anche se indiretta-mente, si è stati coinvolti per prossimità con molti dei protagonisti. Assistendo ad al-cuni dei passaggi cruciali della storia che si vuole narrare, si rischia di essere privi di queldistacco critico che consente, a chi scrive, di seguire un filo continuo senza che questosi aggrovigli o si tenda in eccesso.

Si rischia di sbilanciare il rapporto fra le parti e di dare troppa importanza a fatti tra-scurabili e procedere con passo spedito su questioni che meriterebbero maggiori ap-profondimenti.

Molti dei lettori di questo testo, studenti e docenti della Facoltà di Architettura e dialtre Facoltà dell’Ateneo palermitano, conoscono spazi e luoghi e forse hanno avuto no-tizia di alcuni degli episodi piú significativi che portano alla costruzione della sede del-la Facoltà di Architettura a Parco d’Orléans. Gli scritti che seguono, anche se involon-tariamente, fanno leva su questo grado di precomprensione e tale circostanza potrebbetrasformarsi in un limite per chi è lontano da fatti e circostanze.

A questa premessa, che sembra voler anticipare eventuali lacune del libro, bisognaaggiungere anche un orizzonte piú ampio con cui i contenuti di questa pubblicazionehanno interagito. Ci si riferisce ad una grande e complessa trasformazione della societàitaliana che ha visto, negli anni presi in esame, cambiare l’Università da struttura d’élitea strumento di formazione di massa. Questo passaggio sembra essere fotografato conprecisione dalle molte ipotesi di realizzazione della sede della Facoltà di Architettura aParco d’Orléans.

Da poche decine di matricole negli anni immediatamente successivi alla sua istitu-zione (luglio 1944) alle migliaia di iscritti degli anni Ottanta e Novanta. Punto di tran-sizione la fine degli anni 60, anni turbolenti ma anche gravidi di tensioni positive in cuila Facoltà di Palermo, oltre ad iniziare a crescere numericamente in modo consistente,si giova dell’apporto di molti docenti provenienti da altre città d’Italia. La Facoltà di Ar-chitettura registra questi fondamentali contributi che prendono corpo anche nell’Or-dinamento degli Studi nel 1973.1

Ma questa tappa, per quanto importante, è soltanto un episodio di un tragitto mol-to piú lungo che si arricchirà di altri momenti significativi, come la riforma del 1993, lascelta del numero programmato e ancora l’innesto sull’unico corpo della Facoltà deinuovi corsi di laurea in cui saranno suddivise le circa seicento matricole. Profondi e ra-dicali cambiamenti inimmaginabili per quei pochi allievi architetti che seguivano le lezio-ni, alla fine degli anni 50, nell’appartamento di via Caltanissetta in cui aveva trovato po-sto la Facoltà. Gli ambienti domestici di palazzo Pintacuda-Perrier e l’Aula Magna stra-

INTRODUZIONE

1] Ci si riferisce al nuovo progetto didattico formulato da Gregotti nel 1969 e poi ratificato nel 1973 nel “Programmaquadro per l’ordinamento della facoltà”, sottoscritto oltre che da Vittorio Gregotti, da Gino Pollini, Gino Lo Giudice eAlberto Samonà.

colma della sede di via Maqueda sono immagini compatibili solo se nel ripercorrere levicende della costruzione della nuova sede di Parco d’Orléans, disegna uno scenario va-sto, in cui sullo sfondo si consumano cambiamenti epocali, problematiche prettamen-te italiane e il difficile contesto palermitano di quegli anni.

Questo quadro è ampio ed è in buona parte sottinteso nei nostri saggi e in una fon-damentale relazione, corredata da importanti dati statistici, curata da Maria Giuffrè,Salvatore Mario Inzerillo e Carla Quartarone. I primi trattano specificatamente del pro-getto di Pasquale Culotta, Giuseppe Laudicina, Giuseppe Leone e Tilde Marra e dellasuccessiva realizzazione, a partire dal 1980, cioè dalla data in cui il Consiglio di Facoltàdelibera di privilegiare l’ipotesi di Parco d’Orléans rispetto alla possibilità di trovare po-sto in uno dei palazzi del centro storico e in cui si decide di proporre un concorso in-terno. La seconda, redatta in occasione del cinquantenario della Facoltà, ricostruisce inmodo minuzioso, passo dopo passo, richiamando tutti i documenti ufficiali, le tappeche hanno portato alla costruzione della nuova sede dal luglio 1944 agli anni Novanta.

emanuele palazzotto, andrea sciascia

12 Introduzione

Una prospettiva volta a conoscere le ragioni su cui si fonda il progetto di Pasquale Cu-lotta, Giuseppe Laudicina, Giuseppe Leone e Tilde Marra, per la sede della Facoltà diArchitettura di Palermo, deve includere nel suo cono ottico, insieme ai documenti (at-ti, disegni, verbali) relativi alla proposta realizzata, almeno parte di quel percorso che laFacoltà stessa compie prima di giungere all’appalto del febbraio 1992. Questo itinerariocostituisce uno dei materiali piú importanti per individuare alcune scelte su cui si basail progetto1 e l’urgenza che ha spinto verso una utilizzazione immediata di una sede, cheè rimasta incompleta.

Il tragitto di avvicinamento alla costruzione è caratterizzato da una rotta insicura,frequentemente messa in discussione da titubanze o da radicali ripensamenti che han-no generato, in alcune occasioni, delle drastiche inversioni di marcia, stravolgendo leintenzioni e la direzione del viaggio intrapreso.

Nel 1950 sembra essere assegnata ad Architettura, all’interno del Parco d’Orléans, un’a-rea coincidente con quella in cui, pochi anni dopo, sarà realizzata la Facoltà di Agraria, ope-ra di Edoardo Caracciolo, Giuseppe Guercio e Vittorio Ziino. Ma il primo progetto dellasede della Facoltà di Architettura di Salvatore Benfratello, Salvatore Caronia Roberti ed En-rico Castiglia, presentato in un Consiglio di Facoltà del 1952, già registra in planimetria lapresenza dei corpi di Agraria e si dispone in una posizione in parte coincidente con quellain cui, quarant’anni dopo, sarà effettivamente realizzato il progetto definitivo.

Dichiarati il punto iniziale e quello finale del lungo tragitto prima dello scavo (1952-1992), appare forse inappropriato ed eccessivo descrivere l’itinerario di avvicinamentoalla costruzione della sede sottolineandone la tortuosità; infatti i due progetti, differen-ti per autori, sembrano confermare una volontà univoca della Facoltà: quella di unanuova sede extra moenia. E, invece, punto d’inizio e di conclusione coprono, se presida soli, un dibattito interno alla Facoltà e all’Ateneo che, a tratti, è stato acceso e fre-quentemente controverso.

Seguendo, ed eventualmente commentando, la profonda discussione sviluppatasi inseno alla Facoltà, scaturita dalla potenziale realizzazione della nuova sede, si può riper-correre una parte consistente dei temi esplorati dall’architettura italiana dagli anni dellaricostruzione, successiva alla seconda guerra mondiale, sin quasi alla fine del XX secolo.

IL LUNGO TRAGITTO PRIMA DELLO SCAVO

Andrea Sciascia

1] Restano valide ed attuali alcune motivazioni espresse da Marcello Panzarella, anche se riferite al progetto che ilgruppo Culotta presentò al concorso interno, bandito dalla Facoltà nel 1983, e non alla soluzione finale. In particolare,sulla condizione sofferta di sovraffollamento degli spazi della didattica e della ricerca, vi è traccia nelle seguenti proposi-zioni: «Una scelta subito dirimente è quella di realizzare un gran numero di studi individuali, idealmente uno per ciascunricercatore. La ragione sta nella stanchezza delle coabitazioni forzate e affollate fin ora subite. […] Lo studio individuale,la sua dimensione ottima, è all’origine dei primi ragionamenti sulla modularità e sulla scansione della struttura statica,sia in senso longitudinale sia, per pura moltiplicazione numerica, in senso trasversale, sia, per proiezione, nella bucaturadi facciata». M. Panzarella, “Diario del progetto”, in P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C. Gulli, V. Mi-nutella e M. Panzarella, Nuovi Dipartimenti e Facoltà di Architettura a Palermo. Concorso di idee per un’ipotesi di organiz-zazione spaziale e funzionale, M.ed.in.a., Cefalú 1984, p. 46.

Le vicende interne della Facoltà si intrecciano con un panorama sicuramente piú am-pio che, a sua volta, ha un riflesso nei piani urbanistici del capoluogo siciliano che sud-dividono la storia di Palermo in periodi di differente sensibilità rispetto ai problemi ge-nerati dalla sua trasformazione.

Dal Piano di ricostruzione del 1947 al Piano regolatore generale del 1962,2 dal Pianoprogramma del centro storico (1979-1982)3 al Piano particolareggiato esecutivo del cen-tro storico (1990),4 alla successiva e piú recente variante del Piano regolatore generale, lasensibilità e il modo di vedere i problemi posti dalla città mutano radicalmente. Questaprogressiva maggiore attenzione per i processi di trasformazione, tuttavia, non impedi-sce a Palermo di crescere in modo esponenziale lasciando sul terreno tutte le tracce del-le questioni irrisolte, anche all’interno della città murata. Dalle date dei piani, e anchedalla denominazione degli stessi, si intuisce che a Palermo la considerazione per il nucleointra moenia, per le sue qualità, assume una sua concretezza, almeno a livello politico,alla fine degli anni Settanta mentre, dalla fine della guerra, gli investimenti pubblici e pri-vati avevano riguardato quasi esclusivamente le zone di espansione. In qualche modoquesta sintesi schematica riassume anche lo slancio iniziale della Facoltà di Architetturaa trovare posto all’interno del Parco d’Orléans e il successivo ripensamento avuto tra lafine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, prima di ritornare alla decisione iniziale.

Riprendendo il racconto delle vicende prima dello scavo definitivo, tutto inizia nel1950 quando l’Università, durante il rettorato di Giovanni Baviera,5 acquista dagli Orléansquaranta ettari del loro Parco6 e progressivamente, alcune sedi di Facoltà, dalla metà de-gli anni Cinquanta, iniziano ad essere trasferite in quella che sarà definita la nuova “cit-tadella universitaria”.

La Facoltà di Architettura, istituita nel luglio del 1944, nei primi anni accademici ve-de gli spazi della didattica divisi fra l’Istituto di Disegno di via Archirafi, parzialmentela Facoltà di Ingegneria (sino alla metà degli anni Sessanta in via Maqueda7) e la sededell’Accademia di Belle Arti di via Papireto. Nel 1953 si trasferisce in uno degli apparta-menti del palazzo Pintacuda-Perrier di via Caltanissetta,8 per ritornare nella metà deglianni Sessanta negli spazi di via Maqueda, lasciati liberi dalla Facoltà di Ingegneria tra-sferitasi, nel frattempo, al Parco degli Orléans. All’itinerario fra edifici esistenti se ne so-vrappone un altro del tutto diverso, anche se contemporaneo al primo, fatto di desi-

14 Andrea Sciascia

2] Cfr. S.M. Inzerillo, Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo. Crescita della città e politica ammini-strativa dalla “ricostruzione” al piano del 1962, Stass, Palermo 1984.

3] Piano programma del centro storico di Palermo, progetto di Giancarlo De Carlo, Umberto Di Cristina, Giusep-pe Samonà, Anna Maria Sciarra Borzí. Per una presentazione del Piano vedi il supplemento di «Progettare», giugno 1985,n. 1. Per le riflessioni intercorse fra i progettisti durante la stesura del Piano vedi C. Ajroldi, F. Cannone e F. De Simone(a c. di), Lettere su Palermo di Giuseppe Samonà e Giancarlo De Carlo, Officina Edizioni, Roma 1994; I. Gimdalcha, Il pro-getto Kalhesa, Marsilio, Venezia 1995.

4] Piano particolareggiato esecutivo del centro storico di Palermo, progetto di Leonardo Benevolo, Pier Luigi Cer-vellati, Italo Insolera con l’Ufficio del Centro Storico della Ripartizione Urbanistica del Comune di Palermo. Per una pre-sentazione del Piano vedi «Parametro», maggio-giugno 1990, n. 178.

5] Una copia dell’atto di vendita, stipulato il 21 settembre 1950, presso il notaio Mazzamuto di Palermo, si trova in A.Catalano, D. Enea, Censimento delle aree e dei fabbricati all’interno del Parco d’Orléans, allegato n. 1.

6] «Il parco esteso circa 67 ettari fu vincolato dal piano di ricostruzione a verde privato; una parte estesa 40 ettari, fuvenduta nel 1950 dagli Orléans alla Università, e la restante parte a privati. Una superficie di 3,5 ettari circa del parco, uni-tamente al palazzo, fu acquistata nel 1954 dalla Regione Siciliana. Nel terreno acquisito dall’Università nel 1956 era stataportata a termine la realizzazione della Facoltà di Agraria, istituita nel 1942, ed era in corso la costruzione dei padiglionidella Facoltà di Ingegneria ed era pure programmata la nuova sede della Facoltà di Architettura; ma questa ultima previ-sione non si è realizzata, ma si sono invece costruiti le Facoltà di Lettere ed Economia e Commercio, la Casa dello Stu-dente e alcuni Uffici amministrativi della Università»: S.M. Inzerillo, op. cit., p. 117. Sul Parco d’Orléans cfr. C. Longo,M. Tortorici, Il Parco d’Orléans. La cultura del giardino siciliano d’età contemporanea. Utilità e diletto, Azienda Foreste, Pa-lermo 2003.

7] La Facoltà utilizza gli spazi che in origine erano del monastero benedettino della Martorana. Cfr. F. Tomaselli, Ilritorno dei Normanni, Officina Edizioni, Roma 1994; V. Di Giovanni, Palermo restaurato, a c. di M. Giorgianni, A. San-tamaura, Sellerio, Palermo 1989 (1627); S. Piazza, “I palazzi di via Maqueda a Palermo tra seicento e settecento”, in G.Spagnesi, M. Caperna (a c. di), Architettura: processualità e trasformazione, Atti del Convegno internazionale di studi, Ro-ma 24-27 novembre 1999, Multigrafica, Roma 2002, pp. 469-474.

8] Nel 1953 la Facoltà utilizza un appartamento posto al 2° piano del palazzo Pintacuda-Perrier e dal 1956 si aggiungeanche la superficie di un appartamento posto al 1° piano.

gnazioni d’area e di ipotesi progettuali all’interno della città universitaria. Questo pren-de corpo con due previsioni entrambe senza esito (la designazione dell’area poi utiliz-zata da Agraria e il progetto di Benfratello, Caronia Roberti, Castiglia) e con una suc-cessiva serie di tentativi andati a vuoto. Nel 1962 Giuseppe Caronia progetta la nuovasede nell’attuale spazio alberato posto fra le Facoltà di Lettere, Economia e Commercioe l’Istituto di Ingegneria Elettrotecnica.9

Come afferma Nino Vicari nel Rapporto sull’attività edilizia dell’Università di Paler-mo negli anni 1967-1972, «allo scopo di non congestionare ulteriormente l’area fra le Fa-coltà di Ingegneria, Lettere ed Economia e Commercio, viene proposto lo spostamen-to della sede della Facoltà di Architettura in area marginale del Parco d’Orléans, versoil confine meridionale e con accesso dalla via Brasa (E. Basile). Una Commissione Tec-nica nominata dal Rettore giudica inidonea la nuova proposta, perché interessata danuovi pozzi e dall’impianto di irrigazione dei campi sperimentali della Facoltà di Agra-ria».10 Mettendo fra parentesi la decisione presa il 13 luglio 1970 dal Consiglio di Facoltàdi rinunziare alla costruzione della Facoltà a Parco d’Orléans preferendo una sede al-l’interno del nucleo antico «che potrebbe identificarsi con palazzo Butera» fra quelleproposte dal Rettore (palazzo Santacroce, palazzo De Seta, palazzi Butera-Benso-Pirai-no), si giunge al 1979 quando Ignazio Melisenda Giambertoni11 propone di utilizzareper la Facoltà di Architettura l’area posta di fronte ai Dipartimenti di Scienze. Nel 1985si fa avanti l’ipotesi, anche se in forma ufficiosa, contenuta nella relazione di Gugliel-mo Benfratello, di destinare ad Architettura l’area compresa tra l’edificio centrale di In-gegneria e il corpo di Ingegneria Chimica.12 Nel 1986, la Facoltà di Architettura, rifiu-tando la destinazione planimetrica di fianco ad Ingegneria Chimica, chiede di acquisi-re l’area già assegnata alla fine degli anni Sessanta.13

La sede, o meglio l’ipotesi di sede, sembra quindi spostarsi, all’interno del Parcod’Orléans, come una pedina della dama o, forse, come uno speciale pezzo degli scacchiche procede o per piccoli movimenti o per grandi salti, percorrendo dal limite inferioredella via Brasa, sin quasi al bordo della circonvallazione, una parte consistente del Parco,trovando quiete nell’ampio scavo che caratterizza la soluzione realizzata.14 Alla sequenzadi date, di designazioni d’area e di progetti senza alcun riscontro di realizzazione, si de-ve aggiungere che dalla fine degli anni Sessanta in poi, sino ai primi anni Novanta, laquantità di iscritti aumenta in modo molto consistente15 rendendo la sede di via Ma-queda assolutamente inadeguata alle esigenze didattiche della Facoltà. Durante la presi-

Il lungo tragitto prima dello scavo 15

9] Il Piano di sistemazione urbanistica del Parco d’Orléans del 1960, dove è riportata la sede progettata da GiuseppeCaronia, è presente, come tav. 1, in N. Vicari, Rapporto sull’attività edilizia dell’Università di Palermo negli anni 1967-1972,Palermo 1973. Nell’area in cui trentadue anni dopo sarà realmente realizzata la Facoltà di Architettura è indicata una nonmeglio precisata facoltà umanistica.

10] Ivi, p. 57.11] Rettore dell’Università degli Studi di Palermo dal 1984 al 1993.12] Sempre per quest’area, compresa fra il corpo di Ingegneria Chimica e l’Aula Magna d’Ingegneria, è stata propo-

sto un nuovo volume destinato al biennio di Ingegneria. Vi è traccia di questo progetto, redatto dall’Istituto di Architet-tura Tecnica dell’Università degli Studi di Palermo, in V. Cabianca, I. Pinzello, G. Alestra, C. Arcadia, A. Baio Mazzola,R. Di Gregorio e F. Garofano, Sistema delle sedi universitarie a Palermo, Palermo 1983. La pubblicazione, a schede, è l’esi-to di una ricerca dell’Istituto di Urbanistica, Cattedra di Pianificazione Territoriale Urbanistica dell’Università degli Studidi Palermo, diretta da Cabianca e Pinzello.

13] Questa scelta originaria si può verificare nella planimetria generale della cittadella universitaria, riportata in N.Vicari, op. cit. Cfr. anche C. Longo, M. Tortorici, op. cit., p. 188.

14] Spostandosi fra Parco d’Orléans 1 (dall’ingresso di via Brasa, prossimo alla Facoltà di Agraria, sino alla Facoltà di Let-tere e Filosofia) e Parco d’Orléans 2 (dalla via Ernesto Basile a via Altofonte e da viale Regione Siciliana alla zona retrostantele Facoltà di Architettura e Lettere e Filosofia), come convenzionalmente è suddivisa l’area di proprietà dell’Università degliStudi di Palermo, il progetto della nuova sede della Facoltà di Architettura nel suo itinerare ha dovuto tenere in considerazio-ne due diversi rapporti di copertura e di densità edilizia. Per il Parco d’Orléans 1, il rapporto di copertura è 1/5 e la densità edi-lizia fondiaria di 2,5mc/mq (2,8mc/mq) per una superficie pari a 34,20 ha. Per il Parco d’Orléans 2, suddiviso in tre zone omo-genee, la prima di superficie pari a 33,30 ha, è regolamentata dal “Progetto per un Parco urbano”; la seconda, pari a 13,60 ha,è quella in cui ricadono i Dipartimenti di Scienze; la terza è attualmente inserita nel Piano Parcheggi del Comune. «In basealla variante citata del P.R.G. del 1976 veniva fissata una densità edilizia fondiaria pari a 0,75 mc/mq sui complessivi 46,90 ha;secondo la convenzione il volume risultante deve concentrarsi nell’area di 13,60 ha»: A. Catalano, D. Enea, op. cit., pp. 5-6.

15] Dai 357 iscritti dell’a.a. 1968-69 si passa ai 4.019 iscritti dell’a.a. 1993-94.

denza (1989-1996) di Pasquale Culotta alcune lezioni si svolgeranno al cinema Finoc-chiaro, e, dall’anno accademico 1993-1994 al 1996-1997, per molte attività e, soprattuttoper i laboratori, introdotti con la riforma del 1993, saranno utilizzati gli spazi del Dipar-timento di Fisica, prima di inaugurare la nuova sede nell’anno accademico 1997-1998.

Del quadro generale fanno parte anche quei riferimenti legislativi – n. 644 del 28-7-1967, n. 50 del 6-3-1976, n. 183 del 2-5-1976 – che, in sede nazionale, hanno consentitoai vari Atenei «di impostare ed attuare una politica edilizia di largo respiro per corri-spondere alle esigenze strutturali piú immediate e ai necessari programmi di svilupposia per quanto attiene all’edilizia generale e dipartimentale che per quanto attiene all’e-dilizia residenziale sportiva».16

Nel ripercorrere le tappe che danno origine al progetto di Culotta, Laudicina, Leo-ne e Marra, si sommano, quindi, molte motivazioni ma volendo circoscrivere l’attimoche ne decreta l’avvio è necessario arretrare cronologicamente il punto d’inizio almenoal 1980, cioè alla data in cui il Consiglio di Facoltà delibera di privilegiare l’ipotesi diParco d’Orléans e in cui si decide di proporre «un concorso interno alla Facoltà di Ar-chitettura per la redazione di un progetto di utilizzazione della cubatura, per iniziare ilavori nel 1981».17

In realtà, dal 1980 si giunge al 15 aprile 1983, data in cui sono aperti i termini del con-corso che si concluderà sei mesi dopo, mentre la commissione giudicatrice completerài suoi lavori il 9 dicembre dello stesso anno. Dalla sequenza delle date si intuisce che ilconcorso è stato espletato per l’area posta in testa ai Dipartimenti di Scienze ed è a par-tire da questa localizzazione che si prendono in esame i due progetti, quello del gruppoCulotta e quello del gruppo Leone, giudicati «egualmente validi e da raccomandarli co-me adatti, insieme, al proseguimento del lavoro di progettazione della nuova sede del-la Facoltà di Architettura».18

Nella rievocazione dei progetti presentati al concorso di idee, si ricorda, fra i dati dipartenza, il Piano della città universitaria, redatto nel 1972 da Gino Pollini, che enu-cleava «la scelta di uno sviluppo edilizio fortemente orizzontale che oltretutto accentuiil carattere specifico degli organismi universitari stessi, anche per rapporto all’ediliziaabitativa che circonda il Parco»,19 e il progetto, elaborato dall’Istituto di Urbanistica ePianificazione Territoriale della Facoltà di Architettura, per il parco urbano che si esten-deva dal limite della circonvallazione sino a sfiorare i corpi di fabbrica della Facoltà diLettere e dell’Istituto di Ingegneria Elettrotecnica, spingendosi, con un lembo, sino acorso Pisani20 per una superficie complessiva di circa 34 ettari.

Il progetto di massima del Piano, approvato dalla commissione urbanistica del Comunedi Palermo il 4-11-1980 e poi mai realizzato, valorizzava gli edifici monumentali presenti (San-ta Maria della Speranza, il Casino di Caccia del principe della Catena e villa Forni) e riconfi-gurava una parte della Fossa della Garofala, luogo in cui affiorava il fiume Kemonia,21 con la

16 Andrea Sciascia

16] Verbale del Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Palermo, seduta del 1° ottobre 1986, p. 407.17] Vedi Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà di Architettura di Pa-

lermo, p. 145.18] G.C. De Carlo, M. De Simone, V. Gregotti, G. Pirrone, G. Pollini e G. Castiglia, “L’esito del concorso. Relazio-

ne finale della Commissione giudicatrice”, in P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C. Gulli, V. Minutella eM. Panzarella, op. cit., p. 59.

19] Ibidem.20] Il Piano del parco trae origine da una tesi di laurea svolta presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi

di Palermo, nell’a.a. 1977-78, da Lina Bellanca, Marcello Maugeri, Rosa Rinella, dal titolo Parco d’Orléans. Progetto per unparco urbano (relatore: professoressa A. Gulí Inzerillo; consulenti: Ufficio Tecnico dell’Università; professore G. Asciuto,docente di Economia Montana e Forestale; professore A. Daina, docente di Geologia Applicata; professore B. Jaforte, do-cente di Infrastrutture dei Trasporti. A questo gruppo si aggiunsero, nello sviluppo del progetto, il professore A. Milone eil professore D. Pumo). Una sintesi della tesi di laurea si trova in A. Gulí, L. Bellanca, G. Esposito, M.L. Pino e R. Rinel-la, Una nuova geografia per il Parco a Palermo. Tre analisi nel territorio della Conca d’Oro, Stass, Palermo 1980, pp. 69-75.

21] «Sino alla fine del XVI secolo, il torrente Kemonia attraversava tutta la città e, prima che questa, in periodo arabo,si espandesse verso meridione, il suo letto aveva costituito il fossato naturale delle mura punico-romane»: R. La Duca, Lacittà perduta, vol. II, Edizioni Scientifiche Italiane, Palermo 1976, p. 95.

realizzazione di un laghetto artificiale. Il bacino idrico, nuove attrezzature sportive e parcheg-gi erano legati, all’interno del progetto, da una rete di percorsi pedonali e ciclabili. Grande at-tenzione prestava Alba Rosa Gulí Inzerillo, fra i progettisti dell’Istituto di Urbanistica, alle col-ture esistenti e alla compatibilità fra il parco e le aree a destinazione agricola. Con il sistemadei percorsi e con il lago artificiale avrebbe interagito la nuova sede della Facoltà.

Su un piano differente, forse piú ideologico ma non per questo meno importantedelle previsioni fattive dei due piani urbanistici, si pone l’esperienza maturata, all’in-terno della Facoltà di Architettura, nel corso di Composizione Architettonica 1970-71di Vittorio Gregotti dedicato alla residenza universitaria,22 approfondimento che si muo-ve parallelamente ad un generale interesse della ricerca architettonica italiana verso ilmondo dell’Università.

Il lungo tragitto prima dello scavo 17

22] R. Collovà (a c. di), La residenza universitaria. Contributi didattici ed esperienze progettuali dell’anno 1970-1971,Eliotecnica Lodato, Palermo 1972.

Gli esiti del concorso del 1983 hanno una loro rilevanza nel ripercorrere le motivazionidel progetto poi realizzato, perché, per la prima volta, prendono corpo nella redazionedel bando alcune richieste che resteranno dei punti di riferimento anche per le elabo-razioni successive. I progettisti, committenti di se stessi, si inoltrano fra le insidie di unpercorso reso accidentato dai desideri, dai vincoli imposti dalla cubatura e dal limite dispesa.

Per comprendere la specificità delle richieste si fa riferimento al bando di concorsosoprattutto nelle parti relative: all’obiettivo, alle richieste sulla qualità dell’ambiente, aidati fondamentali del progetto e all’importo presunto di spesa.1

Da questi tre punti si traggono una serie di raccomandazioni di carattere generale edelle indicazioni molto precise come, ad esempio, l’integrazione dei Dipartimenti ne-gli spazi della nuova sede e un piano di priorità diviso per fasi in cui si doveva tenere inconto che la sede di via Maqueda sarebbe rimasta della Facoltà di Architettura anchedopo la realizzazione della nuova sede. L’area, indicata dal bando, coincide con quellain cui doveva essere costruito il raddoppio dei Dipartimenti di Geologia e Matematica,

IL CONCORSO DI IDEE DEL 1983

Andrea Sciascia

1] «Obiettivo del ConcorsoObiettivo del concorso è quello di fornire idee per la definizione di un programma edilizio operativo in grado di ri-

spondere alle attuali carenze di spazi e attrezzature in accordo con le trasformazioni che interessano la struttura universi-taria nei prossimi anni; in particolare si sottolineano le seguenti:

a) di articolare per dipartimenti la organizzazione dell’Università in accordo con le indicazioni legislative del D.P.R. n. 382/80;b) di organizzare gli spazi interpretando le esigenze espresse dalla Facoltà, sentiti gli Istituti;c) di indicare un piano di sviluppo per fasi, in modo da tenere conto della sede attuale che rimarrà alla Facoltà anche

a conclusione del nuovo programma edilizio.Richieste sulla qualità dell’ambienteAi concorrenti si raccomanda una attenzione particolare riguardo ai punti seguenti:a) alla impostazione tipologica e morfologica dell’edificio della nuova sede. Una attenzione particolare è richiesta al

rapporto tra gli spazi riservati alla Facoltà e gli spazi di pertinenza dei Dipartimenti;b) al rapporto con il sito di Parco d’Orléans e in particolare alle relazioni con gli altri edifici universitari esistenti o

previsti e alle modalità di accesso;c) alla pertinenza dei caratteri architettonici e ambientali della vecchia sede e le ipotesi di riuso;d) alla vita interna che si svolgerà nella nuova sede e alle esigenze comunitarie dei partecipanti. È richiesta una parti-

colare attenzione agli ambienti che possono accogliere queste esigenze: la hall, luoghi di sosta e conversazione, il bar, glispazi all’aperto;

e) ai caratteri degli spazi di lavoro e didattici: tipi di aule, laboratori, uffici, atelier, zone di studio, ecc., attrezzaturecomuni (centro stampa e riproduzioni, biblioteche, sala mostre, archivio, sedi organizzazioni studentesche e sindacali).

Dati fondamentali del progetto e suo importo presunto di spesaL’area assegnata alla nuova sede della Facoltà è quella che nel Piano urbanistico di sistemazione dell’ex Parco d’Orléans,

redatto dal Prof. G. Pollini, era destinata all’edificio per il raddoppio del Dipartimento di Geologia e Matematica ed ilvolume di massima disponibile è di 60.000 mc.

Nel progetto bisognerà tenere conto che l’area assegnata alla Facoltà è adiacente a quella assegnata al Dipartimentodi Geologia e Matematica (con un volume di altri 60.000 mc).

Il progetto dovrà comprendere tutte le articolazioni delle attività della Facoltà di Architettura, tenuto conto del man-tenimento dell’attuale sede di via Maqueda ed in vista della istituzione dei Dipartimenti.

Il progetto di concorso dovrà altresí prevedere che l’opera dovrà essere realizzata mediante stralci funzionali, di cuiper il primo è prevista una spesa complessiva di £ 2,7 miliardi.

Il primo stralcio dovrà prevedere la realizzazione di spazi adeguati ad ospitare una o piú strutture dipartimentali del-la Facoltà».

cioè a sud-ovest dei Dipartimenti di Scienze, in parte già realizzati. La cubatura massi-ma non doveva superare i 60.000 mc e l’opera doveva essere realizzata per stralci fun-zionali, di cui per il primo era prevista una spesa complessiva di £ 2,7 miliardi.

Dalle richieste del bando non si giunge immediatamente ad un programma funzio-nale e alle indispensabili quantità in base alle quali dimensionare gli spazi. Questi datisono tratti in parte dalla ricerca di Vincenzo Cabianca e Ignazia Pinzello intitolata Il si-stema delle sedi universitarie,2 che riporta le quantità in termini di superfici, di studen-ti, di docenti e di personale non docente, fotografando la situazione della Facoltà di Ar-chitettura di via Maqueda e degli istituti al 1980. A questo dimensionamento di base3 igruppi di progettazione affiancavano un dimensionamento che teneva in considerazio-ne il costante aumento delle matricole.

Per semplicità, questi dati, espressi in dettaglio nelle relazioni, possono essere rias-sunti in due voci principali: superficie Facoltà circa 9.800 mq; superficie Dipartimenticirca 4.500 mq.4

Le proposte, presentate al concorso, ritenute egualmente valide sono quelle dei grup-pi Culotta (Pasquale Culotta, Giuseppe Laudicina, Tilde Marra, Vincenzo Bonventre,Cristina Gulli, Vincenzo Minutella, Marcello Panzarella) e Leone (Giuseppe Leone,Giovanna Greco, Pietro Manno, Rosanna Pirajno, Filippo Terranova),5 mentre un ter-zo progetto, proposto da Antonello Sotgia, è ritenuto, dalla commissione giudicatrice,«non adeguato alla domanda qualitativa posta».6

Gruppo Leone: l’architettura dei sistemi e l’unità della sede

L’architettura del gruppo Leone si presenta, con chiarezza, come somma di elementi chesi distendono parallelamente alla circonvallazione e in modo quasi perpendicolare alla viaErnesto Basile e alla Fossa della Garofala, costruendo un organismo unitario. «Si può sin-teticamente descrivere la proposta progettuale come un sistema definito da tre cellule chesi confrontano con linguaggio architettonico unitario e coerente con i punti di riferimentoindividuati nel luogo: l’organismo orizzontale dei Dipartimenti di Scienze, l’orografia delterritorio, il terreno arboreo che prelude all’istituzione del Parco».7 Le cellule interrelatesono il sistema dei servizi, il sistema della didattica e quello degli spazi collettivi.

Le aule per la didattica e gli spazi per i Dipartimenti occupano la parte centrale, men-tre alle due estremità si trovano il sistema dei servizi, rivolto verso i Dipartimenti diScienze e, dalla parte opposta, quello degli spazi collettivi. L’unità della sede, piú volte

20 Andrea Sciascia

2] V. Cabianca, I. Pinzello, G. Alestra, C. Arcadia, A. Baio Mazzola, R. Di Gregorio e F. Garofano, op. cit.3] N. 15 aule per complessivi 1.318 mq; n. 1 biblioteca 660 mq circa; luoghi collettivi 3.460 mq circa. Nel 1983, anno

in cui è stato bandito il concorso, i docenti della Facoltà di Architettura avevano proposto la formazione di quattro Di-partimenti: Rappresentazione: Conoscenza, Figurazione, Trasformazione dell’Ambiente costruito/naturale, Storia e Pro-getto nell’Architettura, Città e Territorio, Progetto e Costruzione Edilizia.

4] Le due superfici sono riferite ai dati riportati nella relazione del gruppo Culotta.5] La commissione giudicatrice pur affermando «che un concorso di idee abbia come funzione principale la scelta di

progettisti capaci piuttosto che di soluzioni definitive […] ritiene il progetto dell’architetto Sotgia non adeguato alla do-manda qualitativa posta, mentre ritiene che i due progetti Culotta e Leone posseggano una qualità complessiva tale dafarli considerare egualmente validi e da raccomandarli come adatti, insieme, al proseguimento del lavoro di progettazio-ne della nuova sede della Facoltà di Architettura». Tutte e due le architetture proposte trasgredivano la scelta del Pianodel sistema accademico di Parco d’Orléans, che prevedeva uno sviluppo edilizio fondamentalmente orizzontale, tale daaccentuare «il carattere specifico degli organismi universitari stessi, anche per rapporto all’edilizia abitativa che circondail Parco»: G.C. De Carlo, M. De Simone, V. Gregotti, G. Pirrone, G. Pollini e G. Castiglia, op. cit., p. 59.

La trasgressione, comunque, in ambedue i progetti era motivata dalla scelta di costruire una testata a tutto il sistemadi Facoltà di viale delle Scienze: un complesso di volumi che doveva avere una sua riconoscibilità urbana nel punto in cuila città, in fondo al Parco, avrebbe riscoperto le condizioni geografiche di origine.

6] Ibidem.7] G. Leone, G. Greco, P. Manno, R. Pirajno, F. Terranova e G. Bonfardeci, Concorso di idee per la formulazione di

ipotesi di massima nell’organizzazione spaziale e funzionale della nuova sede della Facoltà e dei Dipartimenti afferenti, Stass,Palermo 1984, p. 12.

sottolineata nella relazione e che emerge anche dalla rappresentazione utilizzata, vuole«denunciare all’esterno le complesse funzioni espletate all’interno, lasciando supporrele reciproche compenetrazioni tra spazi e funzioni».8 In questa volontà di espressionesembrano emergere, in una vista dall’alto, insieme alla distinzione fra le tre parti, alcu-ni elementi che, di volta in volta, accentuano le particolarità dei singoli sistemi.

Iniziando da quello dei servizi, in intonaco rosso pompeiano, contenente gli elemen-ti di risalita e le connessioni verso gli spazi della didattica e della ricerca, questo si diffe-renzia per l’elemento di testata che si sporge a sbalzo sulla Fossa della Garofala. Si trattadel volume ondulato contenente una teoria verticale di aule speciali (pensate per le atti-vità extradisciplinari del dottorato di ricerca e delle scuole a fini speciali, le riunioni de-gli studenti, gli atelier di progettazione). Il sistema intermedio, in lamiera grecata grigia,si caratterizza, invece, per il tetto-giardino dei Dipartimenti e, sul bordo piú prossimoalla via Basile, per le maisonnettes, pensate per ospitare i docenti in transito, e l’Aula Ma-gna in intonaco grigio. Le abitazioni sono poste su eleganti e snelli pilotis che ricordanosia il progetto di Giuseppe Samonà per gli uffici della Camera dei Deputati del 1967 siaquello per la Casa Canonica a Castellana degli stessi Culotta e Leone del 1971. Se in unavista dal basso la specificità delle residenze è dovuta ai sostegni slanciati, le stesse, in una

Il concorso di idee del 1983 21

8] Ibidem.

FIG. 1 Planivolumetrico della sede della Facoltà di Architettura e dei Dipartimenti di Scienze a Parco d’Orléans.

prospettiva a volo d’uccello, si differenziano dal resto dell’architettura per la loro coper-tura a falde, mentre l’Aula Magna è uno sferoide di «dichiarata derivazione wrightiana»9

che con eleganza si va ad incastrare, come un disco volante, fra i pilotis. L’ultima fascia,

22 Andrea Sciascia

FIG. 2 Fotografia del plastico [progetto del gruppo Leone, 1983].

FIG. 3 Pianta delle coperture [progetto del gruppo Leone, 1983].

9] Ibidem.

Il concorso di idee del 1983 23

FIG. 4a Dall’alto in basso: pianta dei parcheggi al coperto e dei depositi, quota -4,00; pianta dell’accesso pedonale e deglispazi collettivi, quota 0,00; pianta in cui inizia il sistema della didattica, quota +3,00 [progetto del gruppo Leone, 1983].

quella in prossimità del Parco, è costituita da un sistema di gallerie, coperte da una strut-tura a traliccio spaziale in acciaio, che si apre verso il Parco con un patio gradonato.

Insieme ad una descrizione volumetrica, esperita dall’esterno, una rapida vista deglispazi interni contribuisce a comprendere come la differenziazione delle tre cellule diavita ad una composta interazione fra spazi diversi. Se l’interno è esplorato a partire daipiani intermedi, laddove le differenze fra le funzioni sono piú evidenti, ci si accorge del-l’attenzione progettuale posta nelle connessioni. A quota 6,00, ad esempio, partendodall’unità degli ascensori, posti nel sistema dei servizi, si apre in asse un interessantecamminamento che attraversa il corpo centrale della didattica e prosegue oltre sulla co-pertura del sistema degli spazi collettivi per concludersi con una scala, posta a 90° ri-spetto al percorso, che anima il prospetto sud-ovest come una figura su uno sfondo, ri-volgendosi in direzione della Fossa della Garofala. La connessione descritta, anche se ri-guarda una semplice via di fuga, riesce a costruire una relazione chiara fra gli spazi in-terni e la specificità del luogo. Alle percorrenze trasversali ai tre sistemi si aggiungono,sovrapponendosi ed intersecandosi, le relazioni longitudinali interne ad ogni sistema.In quello dei servizi si può evidenziare, nella campata centrale rivolta verso i Diparti-menti, il modo in cui sono state disposte le scale, generando una sequenza spaziale con-tinua fra le quote 6,00, 9,00 e 12,00.

Nell’esplorare i gangli interni dell’architettura del gruppo Leone è interessante scrutare ilrapporto fra il piede dell’edificio e il suolo, facendo quindi riferimento alla quota 0,00. Ilprogetto sembra evidenziare i confini sud-ovest/nord-est con delle tracce al suolo precise; ilprospetto nord-est, in particolare, nella parte che sprofonda nella Fossa della Garofala, si al-larga nella parte basamentale come se si trattasse di un fortilizio. Dalla parte opposta, inve-ce, il corpo degli spazi collettivi, costruito da setti, si conclude con un’ultima lama di bordo.

Sono i lati sud-est e nord-ovest ad arricchirsi geometricamente con parti ondulate,con alcuni spigoli acuti, con i setti, con la gradinata e le molte altre scale, che stabili-scono una ricercata permeabilità fra l’architettura e l’intricata geometria della Fossa. Inquesto rapporto tra Parco, Fossa e Facoltà, i pilotis svolgono un ruolo molto importantesfrangiando un bordo ed amplificando la continuità fra spazio interno e spazio esterno.

I lati sud-est/nord-ovest svelano, anche nelle tracce al suolo, quanti frammenti si ce-lino dietro le trame compositive del progetto Leone, come sottolinea la commissionegiudicatrice,10 ma, fra questi, sembra prevalere in quest’uso di volumi plasticamente

24 Andrea Sciascia

FIG. 4b Dall’alto in basso: pianta della didattica e dell’Aula Magna, quota +6,00; pianta della didattica, quota +9,00; pian-ta dei Dipartimenti della ricerca, quota +12,00 [progetto del gruppo Leone, 1983].

10] «La ricchezza linguistica presenta citazioni forse non sufficientemente coordinate in un sistema unitario, anche sel’insieme dell’impianto dimostra capacità e sicurezza nella sua organizzazione plastica»: G.C. De Carlo, M. De Simone,V. Gregotti, G. Pirrone, G. Pollini e G. Castiglia, op. cit., p. 59.

modellati una lettura della poetica di Le Corbusier attraverso l’ermeneutica dei Five edi John Hejduk in particolar modo. Ma laddove Manfredo Tafuri sottolinea come il“linguaggio secondo” dell’eterogeneo gruppo americano sia frutto di una separazionedel segno dai suoi referenti, rischiando di dare origine al “frivolo”,11 nella proposta delgruppo Leone è invece il rapporto con il luogo a dare nuova vita ai volumi, a riempirlidi significato e ad enucleare la dicotomia con altre architetture dove le stesse forme, neimedesimi anni, davano fiato soltanto allo “spazio della nostalgia”.

Gruppo Culotta: le connessioni urbane e la dualità fra didattica e ricerca

La natura del progetto del gruppo Culotta sembra fondarsi sulla volontà di esplicitare ladualità tra una base, contenente la Facoltà, e un corpo elevato e sospeso, come la chigliadi una nave o di un dirigibile, dedicato ai Dipartimenti: parti autonome nel loro uso ma

Il concorso di idee del 1983 25

FIG. 4c Dall’alto in basso: pianta del secondo livello dei Dipartimenti, quota +15,00; pianta del terrazzo-giardino e ulti-mo livello dei Dipartimenti, quota +18,00; pianta delle coperture [progetto del gruppo Leone, 1983].

11] «Non è forse stato proprio Derrida a dimostrare che l’origine del “frivolo” è nella separazione del segno dai suoireferenti?»: M. Tafuri, Five architects N.Y., Officina Edizioni, Roma 1983, p. 11.

26 Andrea Sciascia

che formano un unico organismo attraverso l’architettura. La dualità è tenuta insieme, inuna vista complessiva, grazie ad un sistema architettonico che, come nel progetto del grup-po Leone, costituisce fondale delle ampie piazze dei Dipartimenti di Scienze, costruendoil limite sud-ovest della città universitaria. Il segno di confine, di limite, fra edilizia uni-versitaria e parco è, nei confronti del resto della città, un segno di apertura perché la nuo-va sede dei Dipartimenti e della Facoltà è attraversata da un percorso pedonale che tieneinsieme il quartiere Medaglie d’Oro, le aree pubbliche del Parco d’Orléans e, dalla parteopposta, il sistema urbano che si raduna attorno a piazza Turba. Marcello Panzarella, inuna pubblicazione dedicata al progetto della nuova sede costruita, ritiene che il principioinsediativo del progetto «risieda in gran parte nella linea di percorso che esso istituisce, at-traverso se stesso e il parco, tra due parti estreme della città. Questo percorso struttura edà significato alle diverse parti del progetto: il percorso allinea sul tetto del corpo bassouna serie di piccoli edifici e “piazze”, ed opera l’introspezione nel “ventre” della Facoltà,che deve orientarsi e disporsi per rendere effettiva questa condizione visuale».12

FIG. 5 Prospettiva d’insieme [progetto del gruppo Leone, 1983].

FIG. 6 Schizzo prospettico del sistema dei collegamenti [progetto del gruppo Leone, 1983].

12] M. Panzarella, “Diario del progetto”, cit., p. 56.

Il concorso di idee del 1983 27

Le relazioni architettura-città meritano di essere indagate sino in fondo ma risalta-no maggiormente dopo aver visitato il ventre della Facoltà e il sistema dei Dipartimen-ti. Fra le due parti si genera quella dualità che dà vita ad un insieme di altre coppie diopposti attraverso le quali si sviluppa il progetto della sede. È il sistema dei percorsi asvelare le coppie dialettiche – lineare/curvilineo, stretto/largo, piano/inclinato, aper-

FIG. 7 Schizzo prospettico dalla fossa della Garofala [progetto del gruppo Leone, 1983].

FIG. 8 Schizzi preparatori [progetto del gruppo Leone, 1983].

28 Andrea Sciascia

to/chiuso – e a porsi come «fondamento e principio dell’organismo e del suo intor-no».13 Per comprendere alcune dualità è sufficiente osservare la sezione trasversale dovele contrapposizioni dialettiche prendono corpo. Nei due rettangoli che si delineano conchiarezza si distinguono la parte piú bassa coperta dagli shed e, a fianco in alto, la chi-glia dei Dipartimenti. La parte basamentale si contrae e si dilata, in pianta e in sezione,all’interno di un involucro assoluto mentre i Dipartimenti all’interno della chiglia han-no degli spazi lineari. In basso, l’aula da disegno su tre piani sfalsati e lo spazio della bi-blioteca ricavato al di sotto di questa, trasmettono le loro vibrazioni spaziali al percor-so di pianoterra grazie ad una parete trasparente, continua, sinusoidale e a gradoni, con-vessa verso il percorso. Questa, come una muqarnas traslucida, filtra la grande quantitàdi luce della copertura a shed all’altra porzione di aule per la didattica. Le onde di que-sta parete trovano confronto, dalla parte opposta, nel fronte rettilineo delle aule dispo-ste serialmente, che ricadono, per due livelli, al di sotto del piano in cui s’innesta il per-corso pedonale proveniente dall’esterno. Dal raffronto fra una superficie rettilinea eduna ondulata convessa, al di là della suggestione islamica, emerge un chiaro riferimen-to ad Alvar Aalto e, in particolare, ad un’amplificazione di alcuni temi declinati dall’ar-chitetto finlandese nel padiglione dell’Esposizione Internazionale a New York del 1939.Nella parte alta, destinata ai Dipartimenti, alla sequenza seriale e lineare degli spazi siaccompagna una distribuzione delle funzioni che favorisce l’interazione fra i vari Di-partimenti. Disponendo dal basso in alto prima i laboratori, poi gli studi dei ricercato-ri e sopra ancora la biblioteca, la direzione, gli uffici e i giardini, si facilitano gli incon-tri e gli scambi fra i ricercatori dei vari Dipartimenti, evitando di pensare a questi spa-zi come luoghi di solitudine obbligata. Anche la copertura del progetto Culotta, comequella del gruppo Leone, è, di fatto, un tetto-giardino, ma in questo caso la suggestio-ne non proviene dalla lezione lecorbusieriana, piuttosto da una serie di ricordi che ri-mandano alla Facoltà di via Maqueda. Il tetto-giardino è la memoria del cortile dellePalme su cui si affacciava l’Istituto di Costruzioni: «Là sopra ci sono quei piccoli giar-dinetti, quei piccoli patii, e sono una memoria chiara di questo desiderio, che credo ab-biamo tutti quanti, di avere una relazione con uno spazio come quello dell’Istituto diCostruzioni».14 La vecchia sede è presente, con evidenza, nel progetto del gruppo Cu-lotta e le analogie si palesano negli elaborati di concorso e nelle parole dei progettisti.15Questo rapporto sembra risaltare ancora di piú avendo posto i percorsi «come fonda-mento e principio dell’organismo». Sono tali percorsi nella vecchia e nella nuova sede atenere insieme quelle coppie oppositive con le quali, nella prima, si descrive lo spazioche si incontra, percorrendolo, e, nella seconda, si animano gli spazi desumibili dalletavole di progetto.

«Io credo che questo ricordo della vecchia Facoltà è stato veramente molto presentenella costruzione di questo progetto; mi ricordo anche che quando si parlò della strada,cioè di questa connessione urbana, allora leggemmo la vecchia Facoltà attraverso questoprincipio di scambi con quello che c’è intorno. La nostra Facoltà […] non è attraversa-ta dalla strada ma possiede affacci continui dai gradoni ed io credo che questo principiodegli affacci, cioè da uno spazio sull’altro, e quindi anche questa connessione degli am-bienti interni oltre che del manufatto con il circostante avviene attraverso questo ele-mento dei percorsi, che sono le scale ma sono anche gli spazi che si attraversano».16

L’attenzione ritorna sulla quota 5,44, copertura degli spazi della didattica, quella incui si insinua il percorso pubblico che diventa una speciale rue intérieure, dalla quale sipuò osservare, rivolgendo lo sguardo in alto, la chiglia della nave o del dirigibile al cuiinterno si muovono i ricercatori, e in basso gli spazi della didattica. Nel percorso si sal-

13] P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C. Gulli, V. Minutella e M. Panzarella, op. cit., p. 12.14] Ivi, p. 38.15] Vedi ivi, p. 36.16] Ivi, p. 38.

Il concorso di idee del 1983 29

FIG. 9 I Dipartimenti di Scienze di Gregotti e Pollini.

dano Università e Città: lungo il suo svolgimento è disposta una serie di attrezzature ti-piche di un luogo urbano (negozi, pizzeria, caffè, cartoleria-tabacchi).

L’aspetto relativo alle connessioni urbane, alle relazioni fra parti urbane, costituisce unadelle tensioni piú forti della poetica progettuale di Pasquale Culotta e Giuseppe Leone, pro-fessionalmente associati dal 1966 al 2003. Un tema che trova un paradigma per le costru-zioni ex novo nel Centro di Arti Visive dell’Università di Harvard di Le Corbusier del 1961e un riferimento ancora piú pregnante in quella continuità di tessuto osservata, sempre congrande attenzione da entrambi, nei nuclei antichi di Palermo e, soprattutto, di Cefalú, ri-letto quest’ultimo “palmo a palmo” nel loro Piano del centro storico.17 Il rimando al Car-penter Art Visual Center di Le Corbusier era evidente nei precedenti progetti dell’E.G.V.Center18 in via Roma (1979-1983) e nell’edificio Miccichè19 in via Cavour (1980-1981), en-trambi a Cefalú; il primo realizzato, il secondo rimasto incompleto. Ma è nel progetto perla sede della Facoltà che la passerella-ponte assume quasi un connotato di manifesto poli-tico. La commissione giudicatrice, d’altra parte, nel prendere in considerazione il proget-to del gruppo Culotta, ravvisa «un’attenzione particolare alle caratteristiche del territorionel tentativo operato, sia pure con qualche ingenuità di ricucire le diverse parti urbane».20

L’ingenuità, a distanza di anni, sembra piú una tensione utopica volta a testimoniare la pre-senza di una forza di coesione in una struttura urbana che tende a riprodursi esclusivamenteper grumi isolati. Pur nelle differenze e nelle assonanze di linguaggio21 con i Dipartimen-

17] G. Guerrera, Il Piano per il centro storico di Cefalú, la città restaurata, in «Paesaggio Urbano», 2002, n. 6, pp. 20-29.18] P. Culotta, G. Leone, Le occasioni del progetto, M.ed.in.a., Cefalú 1985, pp. 60-65.19] Ivi, pp. 84-89.20] G.C. De Carlo, M. De Simone, V. Gregotti, G. Pirrone, G. Pollini e G. Castiglia, op. cit., p. 59.21] Per Pasquale Culotta il «linguaggio nasce, per esempio, dal fatto che noi abbiamo adoperato una struttura por-

tante esterna dove c’è la prevalenza del pieno rispetto al vuoto, apparentemente; la “scatola” ci confronta immediatamentecon i manufatti di Pollini e di Gregotti; cioè l’estensione del prisma, che poi ha delle sfaccettature, secondo me ha unarelazione precisa, figurale, con l’edificio di Gregotti e di Pollini»: P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C.Gulli, V. Minutella e M. Panzarella, op. cit., p. 20.

30 Andrea Sciascia

ti di Scienze di Vittorio Gregotti e Gino Pollini, è questa positiva carica ideologica, al li-mite con l’utopia, ad unificare i due progetti. Se nei Dipartimenti di Scienze le piazze, conla loro dimensione e posizione, si pongono come il luogo da preferire di «una città futuradell’immaginazione e della libertà sociale al potere»,22 cosí la nuova sede della Facoltà, nel-la proposta del gruppo Culotta, offre la sua architettura come elemento di riscatto per unasocietà negletta e si lascia attraversare da un flusso pedonale costituito da cittadini anima-ti dal desiderio di vivere insieme e di partecipare alla costruzione della res publica. A que-sto proposito sono ancora oggi vibranti le parole di Pasquale Culotta: «Vorrei sottolineareche, improvvisamente, abbiamo scoperto invece la necessità funzionale di legare i due quar-tieri, che sono due quartieri terribili della città, cioè quartieri che non hanno architettura,che non hanno le qualità dell’abitare; noi abbiamo avuto la presunzione di dire: “stiamofacendo una cosa che ha un valore, una qualità”; la natura di questo progetto è nell’affer-mare che esso ha una qualità; nel dire: “presumiamo che questo abbia una qualità dell’abi-tare”. Abbiamo capito, abbiamo giudicato che i due quartieri a destra e a sinistra non han-no nessuna qualità, ed allora abbiamo voluto, attraverso il collegamento funzionale del col-legamento orizzontale, in fondo, attribuire al nostro manufatto un ruolo didattico […]. Ilruolo didattico verso chi? Verso la città, verso i nostri contemporanei, per immetterli den-tro uno spazio fisico che consenta loro d’avere altre immaginazioni. Io qua attribuisco unaforza ed un valore notevole al nostro progetto, proprio perché è carico di questa possibi-lità, cioè quella di creare altre immaginazioni attraverso la sua forma fisica, per altre perso-ne che non sono abituate a vedere queste cose. Voi capite perfettamente: quando siamo en-

FIG. 10 Planimetria generale di progetto [progetto del gruppo Culotta, 1983].

22] V. Gregotti, La città visibile, Einaudi, Torino 1988, p. 38.

Il concorso di idee del 1983 31

FIG. 11a Dall’alto in basso, pianta del piano scantinato: Aula Magna, deposito, garage, impianti tecnici; pianta del piano-terra: Aula Magna, aula, biblioteca, atrio; pianta del primo piano: Aula Magna, aula, biblioteca, presidenza [progetto delgruppo Culotta, 1983].

trati con Vincenzo [Minutella] dentro Piazza Medaglie d’Oro ci siamo resi conto che l’im-maginazione dei ragazzini che giocavano lí era sicuramente influenzata da quegli spazi. Peresempio: fuori scala, senza le giuste dimensioni e rapporti, fatti di edifici senza diversità, ano-nimi, cose banali, linguaggio banale. Ma tu pensa quello che può significare per lo stesso bam-bino attraversare il nostro edificio avendo sopra la testa la “nave”, attraversare questo spaziofatto dalla pizzeria, o dal bar a livello di questo camminamento, e riportare la suggestione chenoi intellettuali abbiamo avuto, e passando davanti al Caffè, attraversare un edificio, un cor-po, e vedere le viscere di un interno; siamo noi che gli diamo questa suggestione!».23

Lo stupore del bambino immaginato da Culotta sembra paragonabile a quello pro-vato e descritto da Rosario, personaggio de Le città del mondo di Elio Vittorini, quan-do scopre, da un’altura, Scicli:

23] P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C. Gulli, V. Minutella e M. Panzarella, op. cit., p. 26.

32 Andrea Sciascia

“Forse è la piú bella di tutte le città del mondo. E la gente è contenta nelle città che sono belle. Nonti ricordi che gente contenta c’era nelle belle città che abbiamo girato per la novena dell’altro Nata-le? E che gente contenta c’era a Caltagirone per lo scorso Carnevale? E che gente contenta c’era a Ra-gusa per i Morti dell’anno prima? E che gente contenta c’era per l’ultima Pasqua che abbiamo pas-sato a Piazza Armerina?”.Il padre non negava niente di niente, era solo soprapensiero, sempre considerando la pietra aisuoi piedi, e Rosario non si fermò che un attimo, poi riprese: “E si capisce che sia contenta.Ha belle strade e belle piazze in cui passeggiare, ha magnifici abbeveratoi per abbeverarvi le be-stie, ha belle case per tornarvi la sera, e ha tutto il resto che ha, ed è bella gente. Tu lo dici ognivolta che entriamo a Nicosia. Ma che bella gente! E lo stesso ogni volta che entriamo a Enna.Ma che bella gente! E se incontriamo un uomo vecchio tu dici ma che bel vecchio. Se incon-triamo una donna giovane tu ti volti e dici ma che bella giovane. Vorresti negarlo? Tu dici chedev’essere per l’aria buona, ma piú la città è bella e piú la gente è bella come se l’aria vi fossepiú buona…”.Il padre sorrise, di sotto ai pensieri che gli annuvolavano la fronte, e anche mormorò, tra quei pen-sieri: “Può darsi”. Il suo sguardo, tuttavia, non si staccava dalla pietra, e Rosario incalzò, a bracciaspalancate: “Figurati in questa città che è la piú bella del mondo la bella gente che vi deve abitare. I

FIG. 11b Dall’alto in basso, pianta del piano del percorso pubblico: percorso urbano, soggiorno studenti, negozi, pizzeria,caffè, piazza, cartoleria e tabacchi, alloggio custode, sala del consiglio; pianta del piano dei laboratori; pianta del piano stu-di ricercatori: studio ricercatori, personale, archivio; pianta del piano dell’Amministrazione: sala riunioni, biblioteca, dire-zione, ufficio, giardino [progetto del gruppo Culotta, 1983].

Il concorso di idee del 1983 33

bei padri che qui devono avere tutti i figli. I bei nonni con barba bianca che devono avere. E le bel-le mamme che devono avere. Le sorelle. Le zie. Le cugine. Le mamme”.24

Dietro la citazione di Vittorini si intravedono molti altri rimandi presenti nell’itine-rario culturale di Culotta e degli altri progettisti che con lui elaborano la proposta delconcorso, ma, in questo caso, serve semplicemente per affermare che «il può darsi» delbabbo di Rosario non è contemplato dal progettista cefaludese, la certezza è assoluta:una architettura straordinaria ha un effetto benefico sulla società. La formazione di tan-ti bambini, costretti a crescere in un quartiere privo di qualsiasi qualità formale, è ri-scattata dalla presenza di un’architettura che esalta l’immaginazione, che rende viciniquartieri separati, donando ad entrambi spazi ed attrezzature di cui sono privi. L’entu-siasmo di Rosario coincide totalmente con le parole di Culotta e con quelle degli altrirappresentanti del gruppo di progettazione. In questa tensione è ancora presente l’i-stanza etica del Movimento Moderno, come sottolinea Giuseppe Laudicina: «Vorrei ag-giungere qualcosa a proposito del discorso di Pasquale, che in parte continuava il mio,

FIG. 12 Veduta prospettica da Parco d’Orléans [progetto del gruppo Culotta, 1983].

FIG. 13 Veduta prospettica da via Ernesto Basile [progetto del gruppo Culotta, 1983].

24] E. Vittorini, Le città del mondo, Mondadori, Milano 1991, pp. 23-24.

34 Andrea Sciascia

FIG. 15 Veduta prospettica, interno dei Dipartimenti [progetto del gruppo Culotta, 1983].

FIG. 14 Sezione trasversale [progetto del gruppo Culotta, 1983].

Il concorso di idee del 1983 35

cioè su questo doppio rapporto, questa reciprocità di contributo, tra il progetto e la città;cioè il contributo che la città, in fondo, ha dato al progetto e il contributo che il pro-getto finisce col dare alla città non è soltanto da riguardare in termini strettamente di-sciplinari ma, secondo me, si può estrapolare in un atteggiamento morale; cosa vogliodire? Un atteggiamento morale che, secondo me, costituisce anche la nostra continuitàcon il Movimento Moderno. Il Movimento Moderno era un momento della cultura ar-chitettonica in cui la tensione morale, cioè il volere migliorare le condizioni di vita del-l’uomo, era una cosa importantissima, fondamentale; probabilmente – diciamo – piúconcretamente a scala piccola e in maniera, rivelatasi poi un poco astratta, in termini didimensioni maggiori, dimensioni urbane; mentre, invece, mi pare che nel nostro casoci siano, forse presuntuosamente, tutt’e due gli atteggiamenti di cui, per ora, stiamo sot-tolineando quello di natura urbana cioè questo atto di generosità nei confronti del farepartecipe di una qualità in cui crediamo anche l’utenza urbana, anche il cittadino, an-che il ragazzo del quartiere Medaglie d’Oro. Questo volevo aggiungere, al di là del di-sciplinare».25

Commentare i progetti del 1983, riportando parte dei dialoghi del gruppo Culotta,chiamando in causa anche altre architetture di Culotta e Leone e di alcuni maestri delmovimento moderno, mette a fuoco il terreno culturale e disciplinare su cui si fonde-ranno i progetti successivi. Le proposte del concorso sono come radici che scendono avarie profondità, trovando strati di nutrizione differenti ma tutti egualmente indispen-sabili per seguire i processi di sviluppo del progetto che arriva all’appalto.

FIG. 16 Veduta prospettica, interno della Facoltà [progetto del gruppo Culotta, 1983].

25] P. Culotta, G. Laudicina, T. Marra, V. Bonventre, C. Gulli, V. Minutella e M. Panzarella, op. cit., p. 28.

36 Andrea Sciascia

Insieme alle radici, alle idee, che migreranno da una proposta all’altra, non è secon-dario ricordare, per un bilancio finale della costruzione della sede della Facoltà, che, nelprogetto del gruppo Culotta, si prevedeva di costruire, come primo punto del pro-gramma di realizzazione, le strutture del corpo sospeso, quello destinato alle attività di-partimentali, mentre le strutture della parte basamentale, quelle destinate alla didatti-ca, e quelle relative alle sistemazioni e connessioni a contorno dell’area, erano previstein una seconda fase. Nella terza fase si sarebbe riorganizzato il plesso di via Maqueda dadestinare alle attività culturali e agli scambi scientifici.

Dietro questa programmazione vi è una saggezza, un modo di vedere la ricerca co-me elemento fondamentale per la fondazione di una nuova sede. Forse sarebbe ridutti-vo pensare esclusivamente ad un problema costruttivo e di cantiere che pure si poneva.

Trascorrono tre anni prima di giungere ad un passaggio decisivo che attiva in modo ir-revocabile quel processo che porterà all’appalto del progetto definitivo. Il 9 dicembre19861 il Rettore comunicava a Pasquale Culotta e Giuseppe Leone, coordinatori dei dueprogetti del 1983, l’affidamento dell’incarico e indicava l’ubicazione della nuova arealungo viale delle Scienze, a fianco, sul lato sud-ovest, della Facoltà di Economia e Com-mercio (fondo Margiotta). La nuova area, di circa 15.000 mq, ha forma trapezoidale eha il lato su viale delle Scienze lungo 165 m, il lato a monte di 125 m e quello a valle di72 m. Altri dati di base del progetto sono diversi rispetto a quelli del concorso del 1983:la somma per realizzare il primo stralcio si innalza da 2,7 miliardi ad 11 miliardi2 e il li-mite di volume fuori terra non è piú vincolato ai 60.000 mc, quantità all’interno dellaquale si erano sviluppate le esplorazioni progettuali del concorso del 1983.

Gli spazi della didattica sono dimensionati per 3.500 studenti, 80 corsi e 18 aule.Quantità basate su un quadro didattico di trenta materie, in parte differenti in relazio-ne agli indirizzi, presenti prima della riforma del 1993 (Progettazione Architettonica,Tutela e Recupero del Patrimonio storico-architettonico, tecnologico, urbanistico). Glispazi dei Dipartimenti, divisi fra Storia e Progetto nell’Architettura, Rappresentazione,Città e Territorio e l’Istituto di Disegno Industriale, sono commisurati per circa 240unità fra personale docente e non docente.

Il nuovo gruppo di lavoro, composto da Pasquale Culotta, Giuseppe Leone, Giusep-pe Laudicina, Tilde Marra, Filippo Terranova, Vincenzo Bonventre, Giovanna Greco, Cri-stina Gulli, Pietro Manno, Marcello Panzarella, Rosanna Pirajno, Vincenzo Minutella, e

IL PROGETTO DEL 1987

Andrea Sciascia

1] La lettera del 9-12-1986, prot. V.11759, è preceduta da un intervento del preside Margherita De Simone in seno alComitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia, presieduto dal professore Nino Vicari e riunitosi il 9-10-1985 (verbale n.20), in cui «illustra la situazione edilizia della Facoltà nella sede attuale di via Maqueda e, dopo aver ricordato che è sta-to espletato un concorso per un progetto, su mandato del Consiglio di Amministrazione, finalizzato alla realizzazione diuna nuova sede della Facoltà a Parco d’Orléans, chiede che venga assegnata definitivamente alla Facoltà una nuova areaadatta alle esigenze della Facoltà». Il Comitato, sentita la richiesta, si riservava di riesaminarla all’inizio dell’anno prossi-mo (1986) in attesa delle deliberazioni della Commissione di programmazione.

La Commissione di programmazione dello sviluppo delle strutture fisiche dell’Ateneo era stata nominata con decre-to rettorale del 19-3-1985 ed era composta dai professori Guglielmo Benfratello (presidente), Tilde Marra (segretario ge-nerale), Giovanni Cascio, dal settembre 1985 sostituito da Vincenzo Sprio, Benedetto Colajanni, Carlo Dominici, Mat-teo Florena, Anna Maria Fundarò, Alfredo Li Vecchi, Franco Maggio, Aldo Maisano, Domenico Pumo, Vincenzo Ro-tolo, Nino Vicari, Salvatore Prescia, e dall’architetto Vincenzo Napoli. Nella seduta del 1° ottobre 1986, seppur in ritardodi sei mesi, la Commissione presenta una relazione ancora oggi di estremo interesse, dopo la lettura della quale, e sentititutti gli altri componenti del Consiglio di Amministrazione, il rettore Melisenda Giambertoni conclude affermando «chedagli interventi emerge chiaramente la volontà di ubicare le sedi delle Facoltà di Architettura e Magistero nel Parcod’Orléans e precisamente la prima nell’area soprastante la Facoltà di Economia e Commercio di proprietà del Sig. Mar-giotta e la seconda nell’area retrostante la Facoltà di Lettere»: Consiglio di Amministrazione, Verbale del 1-10-1986, p. 412.

2] Gli undici miliardi sono parte di un fondo di £. 55.000 milioni del Ministero della Pubblica Istruzione «da desti-nare in primo luogo alla messa a norma degli edifici e all’abbattimento delle barriere architettoniche e quindi al poten-ziamento delle strutture edilizie dell’Ateneo, a partire dalle opere per le quali il Consiglio di Amministrazione ha già con-ferito incarichi di progettazione, con il seguente prospetto di utilizzazione: […] 3) nuova sede della Facoltà di Architet-tura (fondo comprensivo della spesa per le espropriazioni) £. 11.000 milioni»: Comitato Tecnico Amministrativo per l’E-dilizia, verbale n. 10 del 2-7-1987.

38 Andrea Sciascia

con la collaborazione di Aldo Li Bianchi e Teresa Pellegrino, elabora una relazione di pro-getto in cui si sottolineano condizioni simili e differenti da quelle del concorso; le une ele altre insieme motivano un nuovo principio insediativo che è alla base del progetto del-la sede. Piú forte è la condizione di prossimità alla via Basile e in qualche modo, seppureil lotto sia piú in basso, permane il rapporto con il quartiere Medaglie d’Oro.

La nuova posizione della Facoltà di Architettura non è piú il limite della città univer-sitaria nei confronti del Parco ma, per quanto posta a conclusione di viale delle Scienze,ha una sua contiguità con gli spazi collettivi della città universitaria, cioè con quegli spa-zi alberati attorno a cui gravitano le Facoltà di Lettere, Economia e Commercio e Inge-gneria, oltre ai due Dipartimenti di Ingegneria Elettrica, Elettronica e delle Telecomuni-cazioni e il Dipartimento di Ricerche Energetiche e Ambientali. Continuano a svolgereun ruolo importante, all’interno del progetto, gli elementi geografici e architettonici diPalermo (l’arco montuoso della Conca d’Oro, Monte Pellegrino, Palazzo Reale e le cupo-le delle chiese del centro storico). Nell’attenzione agli elementi geografici va registrata an-che, nonostante la maggiore distanza, una ricercata relazione con il Parco d’Orléans. Que-

FIG. 17 Foto aerea di Parco d’Orléans con le sedi delle Facoltà di Lettere, Economia e Commercio, Ingegneria e i Dipar-timenti di Scienze. FIG. 18 Il margine dell’area di progetto su via Ernesto Basile [progetto del 1987].

FIG. 19 Il margine dell’area di progetto su via Ernesto Basile [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 39

sto rapporto si desume guardando dall’alto la maquette di studio in cui è inclusa la primaversione della sede della Facoltà di Magistero, poi Scienze della Formazione. In entrambii casi – Architettura e Magistero – sembrano due composizioni rivolte ad accogliere il Par-co all’interno della parte costruita. In particolare, se Magistero, posta dietro la Facoltà diLettere, lambisce direttamente la Fossa della Garofala, offrendole un’ampia gradinata sucui risalire, la sede di Architettura sembra accogliere un’onda di propagazione che avreb-be potuto espandersi dal Parco, qualora non si fossero realizzati i parcheggi, sino a ricon-giungersi con gli spazi liberi delimitati da Lettere, Ingegneria ed Economia e Commercio.Dalla interpretazione del rapporto fra architettura e parco, si tornano ad elencare i tre pun-ti in base ai quali i progettisti definiscono il principio insediativo della sede:– un corpo in elevazione ad “L”, chiuso sul fronte urbano e aperto verso il parco uni-

versitario;– una giacitura geometrica determinata dal sistema insediativo di viale delle Scienze;– un’articolazione di spazi interni/esterni descrittiva delle diversità, delle peculiarità e

delle relazioni delle varie parti che concorrono alla costruzione dell’organismo.La sede è divisa in due parti: quella basamentale da quota -3,84 a quota +14,08, de-

stinata agli ambienti per le attività di Facoltà;la parte superiore, da quota +18,24 a quota +40,64, pensata per gli ambienti destinati

alle attività dipartimentali.Alla parte del costruito si aggiungono gli spazi esterni organizzati per la vita colletti-

va, per il parcheggio di auto, moto e biciclette.Lo schema sintetico dei punti consente di individuare subito delle scelte di base. Sem-

bra evidente come anche in questo progetto torni «l’applicazione del principio dei re-cinti e dei loro nessi di congiunzione come fondamenti della struttura urbana»,3 speri-

FIG. 20 Planimetria della città universitaria [progetto del 1987].

FIGG. 21-22 Fotografie del plastico [progetto del 1987].

3] V. Gregotti, La città visibile, cit., p. 38.

40 Andrea Sciascia

FIG. 23a Piante alle quote -3,84; -0,64; +2,56 [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 41

FIG. 23b Piante alle quote +5,76; +9,92; +14,08 [progetto del 1987].

42 Andrea Sciascia

FIG. 24a Piante alle quote +18,24; +21,44; +24,64 [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 43

FIG. 24b Piante alle quote +27,84; +31,04; +34,24 [progetto del 1987].

mentato da Vittorio Gregotti e Gino Pollini nella costruzione dei Dipartimenti di Scien-ze. «Atto di architettura per eccellenza, il recinto è ciò che stabilisce un rapporto spe-cifico con un luogo specifico ed insieme il principio di insediamento con il quale ungruppo umano propone il proprio rapporto con la natura del cosmo. Ma anche il re-cinto è la forma della cosa, il modo con cui essa si presenta al mondo esterno, con cuiessa si rivela».4 Il corpo ad “L” rivela l’esistenza della Facoltà di Architettura e segna, al-l’interno del trapezio, una geometria di base: da una parte il rettangolo, quello del co-struito, dall’altra il triangolo, posto in prossimità di via Ernesto Basile. Il triangolo con-tiene, sul bordo della base maggiore del trapezio, un parcheggio, mentre sul margine in-feriore, perpendicolarmente al rettangolo che separa Economia e Commercio da Ar-chitettura, una rampa di accesso scende alla quota -3,84. Un piccolo ponte pedonaleconsente l’accesso, da via Basile, alla quota -0,64, in corrispondenza di un atrio del pri-mo piano della Facoltà. La suddivisione del trapezio in due parti, un rettangolo e untriangolo, è un atto fondativo che avrà un’eco anche nello studio delle geometrie dellasede poi realizzata.

44 Andrea Sciascia

FIG. 24c Piante alle quote +37,44; +43,84 [progetto del 1987].

4] Ibidem.

Il progetto del 1987 45

Nella divisione delle due figure ha un ruolo decisivo il corpo parallelo a viale delleScienze che stabilisce una chiara relazione con la parte piú alta di Economia e Commer-cio e con gli organismi, posti piú in basso, in viale delle Scienze, della Casa dello Stu-dente e delle Segreterie e, dalla parte opposta, con gli elementi di bordo tra cui sono or-diti i Dipartimenti di Scienze. Pur non essendo corpi di fabbrica allineati, è palese comela disposizione ad “L” della nuova Facoltà di Architettura confermi un ordine insediati-vo generale interpretando la sua area come spazio della città, evitando chiusure e frattu-re con lo spazio pubblico. In continuità con quest’ultimo è risolto il bordo su viale del-le Scienze che si apre al sistema universitario con una piazza sopraelevata accessibile dauna rampa e da un’ampia cordonata, che contraddistingue il margine sud-ovest del pe-rimetro della Facoltà. Questa è anticipata da un piano inclinato che scende di qualchemetro, rispetto alla quota di viale delle Scienze, costruendo, insieme alla cordonata, unasorta di invaso a forma di sella. La piazza sopraelevata è parzialmente racchiusa da un ter-zo bordo, costituito da un volume alto otto piani, con una pianta che, a ventaglio, si apreverso viale delle Scienze. Il volume che segna il terzo lato della piazza è in parte sormon-tato dal corpo parallelo a viale delle Scienze, che, nell’intersezione con quest’ultimo, siabbassa da quaranta a quattordici metri proseguendo sino alla fine del lotto.

FIG. 25 Prospettiva da via Ernesto Basile [progetto del 1987].

46 Andrea Sciascia

Da questo estremo prende forma l’ampio spazio aperto limitato per due lati dal cor-po ad “L”, che si caratterizza nella parte piú alta per la presenza di tre speciali lucerna-ri che, come degli speciali menhir, danno luce all’atrio ipogeo sottostante.

Il bordo sul sistema dell’asse universitario è, quindi, un insieme di spazi aperti, chegrazie al corpo ad “L” si inflettono nei confronti di viale delle Scienze e dei volumi del-le altre sedi universitarie.

Tornando sul bordo prossimo ad Economia e Commercio si nota un’altra grande cor-donata, che scende verso l’atrio ipogeo a doppia altezza, dal quale si accede, fra gli altri,ad alcuni degli spazi piú significativi della Facoltà (Aula Magna, aule da disegno, biblio-teca, spazi espositivi). Gli esili e ravvicinati pilastri dell’atrio e la particolare forma dei lu-cernari sembrano suggerire uno spazio islamico, approssimandosi alla sala ipostila di unamoschea. L’atmosfera di raccoglimento che rimanda questo tipo di riferimento è con-traddetta dalla vita reale che avrebbe potuto svolgersi in questa piazza coperta, fulcro divari flussi e all’interno della quale è facile immaginare la presenza degli studenti, non so-lo della Facoltà di Architettura, che, incontrandosi, avrebbero sostato e utilizzato i moltiservizi della nuova sede. Luogo di grande energia, l’atrio sembra spingere questa vivacità,a partire dalla quota -3,84, in alto verso gli altri spazi della Facoltà. Dall’atrio ipogeo si svi-luppa, nel disegno complessivo della sede, un’architettura che si dilata e si contrae comeun ventre che, a partire dal basamento, disteso per quasi tutta la superficie del rettangolo,

FIG. 26 Prospettiva da viale delle Scienze [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 47

va a rastremarsi nelle due ali della “L”. Se il basamento spinge dal basso, dalla parte op-posta il corpo ad “L” sembra risucchiare dall’alto lo spazio della quota inferiore. Testimo-nianza di questa lettura sembra essere il fronte nord-est che, posto sulla piazza sopraele-vata, s’innalza inclinato per quattro piani, contribuendo in modo determinante a segna-re una continuità tra la parte del basamento e i piú alti spazi della Facoltà.

La parete inclinata e la conseguente spazialità che ne deriva sembrano rimandare an-che ad alcune architetture di James Stirling e James Gowan, che avevano raggiunto no-torietà internazionale proprio grazie a due sedi universitarie: la Facoltà d’Ingegneria diLeicester (1959-63) e la Facoltà di Storia di Cambridge (1965-68).

Un altro tipo di continuità con il basamento si nota all’interno del corpo parallelo aviale delle Scienze; al centro della porzione piú alta, una scala distesa in lunghezza, com-presa fra due muri, raggiunge tre dei cinque piani dedicati alla didattica.

Il segno della scala a tutta altezza compresa fra due muri è uno dei nuclei spaziali por-tanti del progetto del 1987. Tale centralità è ravvisabile dalle piante, dalle sezioni, e soprat-tutto da una prospettiva e da una serie di schizzi. Questi ultimi, in particolare, sembranoandare oltre i riscontri ravvisabili nelle proiezioni ortogonali, attribuendo a questo elementouno svolgimento ben maggiore all’interno del corpo parallelo a viale delle Scienze e, in un’al-tra ipotesi, anche in quello perpendicolare all’asse centrale della cittadella universitaria.

Nella concretezza dei disegni, dopo la scala compresa fra due muri se ne pone un’altra che,distesa in lunghezza ma in senso opposto, consente in continuità con la prima l’accesso adun altro piano di aule. Il penultimo piano della didattica è contrassegnato da una lunga aso-la che, pur non separando in maniera definitiva gli spazi della didattica da quelli soprastantidella ricerca, marca una linea orizzontale netta nella spazialità della Facoltà. Al vuoto oriz-

FIG. 27 Prospettiva da via Ernesto Basile [progetto del 1987].

FIG. 28 Prospettiva della sala ipostila [progetto del 1987].

48 Andrea Sciascia

zontale, evidente al di sopra della parete continua, che fa presumere una struttura appesa dal-l’alto, si aggiungono altri grandi segni verticali che contraddistinguono l’interno e l’esterno.

All’interno, in prossimità dell’innesto dei due gambi, un corpo scala inclinato a 45°descrive un vuoto a tutt’altezza, dalla quota dell’atrio sino alla copertura, terminandoal di sotto di un articolato lucernario. Al grande vuoto verticale dell’interno si somma-no i lunghi tagli che due scale di sicurezza, disposte in pianta quasi ai limiti estremi delcorpo perpendicolare al viale delle Scienze, disegnano sul prospetto nord-est. Incisioni

FIG. 29 Prospettiva dall’ingresso principale alla sala ipostila [progetto del 1987].FIG. 30 Prospettiva sulla scala interna [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 49

che trasformano il lungo prospetto su via Basile e il breve fronte laterale del corpo anord-est in due sottili lastre.

Altre scale si notano in pianta che, pur non operando all’interno di vuoti a tutt’al-tezza, congiungono piú piani attraverso scavi spaziali continui e significativi.

FIGG. 31-33 Sezioni [progetto del 1987].

50 Andrea Sciascia

Leggendo le piante, superata la quota dell’atrio ipogeo, sembra quindi chiara la dia-lettica tra alcuni dei collegamenti verticali e gli spazi della didattica e della ricerca; men-tre i primi costruiscono degli spazi unici, infrangendo in verticale la sovrapposizione deisolai, i secondi, salendo progressivamente di quota, sono disposti in sequenze piuttostoomogenee all’interno dei due bracci della “L”. La sintesi del gioco dialettico è fornitadai percorsi che legano insieme i grandi vuoti verticali, gli spazi interni a volte seriali,ed alcune eccezioni come le aule da disegno e i laboratori speciali contenuti nel volumeirregolare che chiude, parzialmente, il terzo lato della piazza.

Da una descrizione essenziale del progetto del 1987 si possono valutare analogie edifferenze con i progetti del 1983, che sono da ricercare piú sul piano dei principî chenon delle similitudini formali, difficili da riscontrare per due ordini di motivi: la diffe-renza di luogo e la convergenza di due gruppi di progettazione all’interno di un’unicaproposta, pur con la guida di Culotta e Leone, temporaneamente separati soltanto nelconcorso del 1983.

La ricerca della continuità o della discontinuità, delle analogie e delle differenze, èimportante perché il progetto del 1987 è l’anello di congiunzione fra il concorso del 1983

FIG. 34 Schizzi prospettici: la piazza sopraelevata vista da viale delle Scienze [progetto del 1987].

FIG. 35 Schizzo prospettico: “studio di scala” lungo il corpo nord-est [progetto del 1987].

Il progetto del 1987 51

e il progetto che andrà in appalto, e quindi cerniera fra due riflessioni che alla fine, traconcorso ed inizio di realizzazione, distano quasi dieci anni.

In definitiva, bisogna interrogarsi e chiedersi: cosa rimane? Cosa rimane della cari-ca ideologica? Cosa rimane dei molti rimandi? Cosa rimane dell’andamento orizzon-tale richiesto per le nuove sedi dal piano di Pollini e ignorato da entrambe le propostedel concorso? Cosa rimane della dualità fra didattica e ricerca su cui si fondava la pro-posta del gruppo Culotta e della teoria di elementi orizzontali della proposta del grup-po Leone?

A molte di queste domande si è già implicitamente risposto entrando nel merito de-gli spazi e forse sarà piú facile identificare le analogie scrivendo del progetto del 1989.Spingersi oltre non implica dimostrare a tutti i costi di quali elementi delle architettu-re del 1983 è composta l’architettura descritta dal progetto del 1987. Una ricostruzionefatta attraverso parti, porzioni, sarebbe contraria al lavoro svolto dai progettisti che re-stano fedeli ad alcuni principî, senza per questo affezionarsi formalmente a nessuna del-le due proposte precedenti.

FIG. 36 Schizzo prospettico: la Facoltà vista da viale delle Scienze con in primo piano il sistema dei lucernari “menhir”[progetto del 1987].

FIG. 37 Schizzo prospettico: la Facoltà vista da via Ernesto Basile [progetto del 1987].FIG. 38 Schizzo prospettico: studio del fronte su via Ernesto Basile con apertura a tutt’altezza [progetto del 1987].

52 Andrea Sciascia

In sintesi, permane la vocazione di un’architettura che tende a relazionarsi al con-testo urbano affermando un suo ruolo potenzialmente catartico nei confronti dellasocietà e rigeneratore di luoghi negletti. La dualità tra Facoltà e Dipartimenti, tra di-dattica e ricerca, è presente ma in maniera piú sfumata rispetto al progetto del gruppoCulotta del 1983. In relazione a quest’ultimo, permane nella proposta del 1987 il riferi-mento all’architettura islamica e in rapporto ad entrambi i progetti di Culotta e Leonedel 1983, riaffiora il ricorso al fuori scala5 come strumento principale nell’interazionecon la scala geografica della corona dei colli. A proposito del fuori scala, non bisognatrascurare che in termini di cubatura la proposta del 1987 è circa il triplo delle propostedel 1983. Entrare nel merito delle dimensioni forse può svelare anche le ragioni per cuiquesta proposta è stata abbandonata.

Del progetto del 1987, per altro, sviluppato a scala 1:500, vi sono pochi riscontri uffi-ciali non essendo stato esaminato dal Comitato Tecnico Amministrativo dell’Ateneo pa-lermitano, ma utilizzato, probabilmente, dai progettisti in occasione di incontri ufficio-si con alcuni delegati del Rettore per l’edilizia universitaria, tra la fine del 1987 e l’iniziodel 1988. Si presume che si tratti di tale periodo perché la relazione e gli elaborati allega-ti riportano la data del novembre 1987, anche se uno schema organizzativo e quantitati-vo era stato già sottoposto all’attenzione del Rettore nel settembre dello stesso anno.

Perché questa soluzione non è stata ulteriormente sviluppata e perché la proposta an-data poi in appalto, nonostante i punti in comune, rappresenta di fatto un altro pro-getto? Forse tale soluzione non ha avuto seguito perché ritenuta eccessiva in altezza e incubatura? La critica implicita nella domanda, avanzata verosimilmente su un piano nonufficiale da uno o piú membri del Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia Uni-versitaria, indirizzò i progettisti verso una nuova stesura piuttosto che verso una mec-canica decapitazione di alcuni piani della sede progettata nel 1987.

Prescindendo da valutazioni di tipo qualitativo, riportiamo alcuni dati quantitativi,cioè quei dati oggettivi relativi alla sede che sarebbe nata se si fosse realizzato il proget-to del 1987. La nuova Facoltà prevedeva una volumetria complessiva di 153.000 mc e unvolume fuori terra, rispetto al piano di viale delle Scienze, di 83.000 mc. L’altezza arri-vava a 91,84 m s.l.m., 12 metri al di sopra del corpo di fabbrica piú alto della Facoltà diLettere. La superficie della Facoltà era di 16.000 mq, quella dei Dipartimenti di 13.500mq. Questi dati presi in sé hanno ben poco significato, ma avranno un ruolo fonda-mentale nella comparazione con quelli della soluzione elaborata tra il 1988 e il 1989, an-

FIG. 39 Schizzo prospettico: la Facoltà vista da via Ernesto Basile in prossimità dell’ingresso carrabile [progetto del 1987].

5] Sulle motivazioni del fuori scala nell’architettura di Culotta e Leone, cfr. F. Taormina, Le ragioni di una difficileidentità, in «Parametro», luglio-ottobre 1996, n. 215, p. 22.

data in appalto nel 1992. Se paragonati poi a quelli del 1983, si capisce, ponendo accan-to superfici e cubatura, che il progetto del 1987 rappresentava un aumento giustificatodalle nuove esigenze per quanto considerevole. Dai 60.000 mc, limite massimo con-sentito nel bando di concorso, si arriva a 83.000 mc fuori terra e, sommando le superficidi didattica e ricerca della proposta Culotta del 1983, si arriva a circa 14.500 mq controi 29.500 mq del 1987.

Il progetto del 1987 53

Dal conferimento dell’incarico dato dal Rettore a Pasquale Culotta e Giuseppe Leonealla fine del 1986 – messo da parte il progetto elaborato nel 1987 – si hanno riscontriufficiali di un nuovo progetto della Facoltà di Architettura a partire dal gennaio del 1989quando i progettisti lo sottopongono all’attenzione del Comitato Tecnico Ammini-strativo per l’Edilizia dell’Università degli Studi di Palermo.1

Da questo momento in poi, si susseguono con regolarità le date in cui il progettodella nuova sede sarà esaminato e poi approvato in via definitiva prima di giungere al-l’appalto. La sequenza cronologica delle date, i verbali, i relativi ordini del giorno e an-che le scarne proposizioni del Comitato sono utili nella ricostruzione del percorso cheporta all’approvazione del progetto, e inoltre, avendo preso in esame i verbali sin dalla

IL PROGETTO DEL 1989

Andrea Sciascia

1] Il Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia dell’Università degli Studi di Palermo era composto dai professoriNino Vicari (presidente), Elio Oliveri (vicepresidente); dall’ingegnere Santi Cardella (componente); dall’architetto BrunoAdamo (componente); dal professore Antonino Donia (componente); dal dottore Giuliano Castiglia (componente); dalleprofessoresse Laura Valentino (esperto), Marcella Aprile (esperto); dal signor Filippo Marcello Di Giovanni (segretario).

Nella seduta del 17-1-1989 si riscontra per la prima volta il riferimento alla parola “progetto”: «Facoltà di Architettu-ra. Progetto di massima – Studio preliminare».

Leggendo i verbali del C.T.A., dal gennaio 1987, mese successivo a quello in cui il Rettore conferisce l’incarico a Cu-lotta e Leone, al novembre 1988, si trovano altri riscontri interessanti.

Verbale n. 1 del 13-1-1987: «Il C.T.A., considerata l’opportunità di meglio definire il contenuto di alcuni incarichi diprogettazione recentemente affidati dal C. di A., per le seguenti opere: 1.1. Nuova sede Facoltà di Architettura […]; dàincarico al Presidente di pregare il Rettore di volere partecipare ad una prossima riunione del C.T.A. allo scopo di poterediscutere l’argomento e, successivamente potere fornire gli opportuni orientamenti ai progettisti incaricati».

Verbale n. 2 del 27-1-1987, contenente un intervento del Rettore in merito al coordinamento delle progettazioni: «Il Ret-tore, sentito anche l’intervento di altri membri del Comitato, comunica il seguente suo orientamento circa la procedura acui bisogna attenersi per gli incarichi di progettazione: “l’Amministrazione comunicherà ai progettisti i vincoli a cui do-vranno attenersi, per quanto concerne le dimensioni delle opere (aree, volumi, densità fabbricative); i progettisti dovrannoprodurre entro un mese uno schema funzionale dell’opera, con indicazione delle dimensioni di massima e della stima preli-minare, da sottoporre al preventivo consenso dei futuri utenti; se l’Amministrazione lo riterrà necessario, potrà richiedere aiprogettisti la redazione di un progetto di massima con relazione e preventivo sommario, da presentare entro due mesi; in ca-so contrario, i progettisti incaricati presenteranno il progetto esecutivo entro i termini fissati dal disciplinare d’incarico”».

Verbale n. 5 del 24-3-1987, in cui si discute della sede di Magistero, che per molti versi segue l’iter della nuova sede di Ar-chitettura, e dell’attribuzione di densità al Parco d’Orléans 1°, area all’interno della quale ricade la nuova sede della Facoltà diArchitettura: «L’arch. Adamo illustra la sua nota in data 23-7-87, inviata al Rettore e per conoscenza al C.T.A., con la quale fapresente che la richiesta di attribuzione di densità relativa all’area del “Parco d’Orléans 1°” avanzata dall’Università al Comu-ne di Palermo nel 1981 non risulta ancora evasa e che solo in data 17-3-87 la Commissione Urbanistica ha espresso parere chel’Università presenti un programma completo e definitivo di utilizzazione del Parco d’Orléans. Fa inoltre presente che, in as-senza di assegnazione di densità edilizia, “non possono essere approvati dal Comune progetti riguardanti nuovi volumi” (fra iquali ricade anche il progetto di utilizzazione della terrazza coperta della Facoltà di Ingegneria). Ciò posto, il C.T.A. è del pare-re che l’Amministrazione rappresenti al Comune che il programma a suo tempo presentato è tuttora valido per quanto ri-guarda la volumetria complessiva esposta e pertanto confermi l’assegnazione della densità nella misura richiesta di 2,8 mc/mqe che ogni ulteriore remora impedisce lo svolgersi delle attività di sviluppo edilizio già programmate dall’Ateneo».

Verbale n. 10 del 2-7-1987: «Il Rettore espone le linee preliminari della sua proposta di ripartizione dei predetti fon-di, su cui dovrà pronunziarsi in sede istituzionale il C. di A. e chiede al C.T.A. di pronunziarsi in merito. A) Fondo di £55.000 milioni (M.P.I.) da destinare in primo luogo alla messa a norma degli edifici e all’abbattimento delle barriere ar-chitettoniche e quindi al potenziamento delle strutture edilizie dell’Ateneo, a partire dalle opere per le quali il C. di A. hagià conferito incarichi di progettazione, con il seguente prospetto di utilizzazione: […] 3) nuova sede della Facoltà di Ar-chitettura (fondo comprensivo della spesa per le espropriazioni) £ 11.000 milioni».

Verbale n. 11 del 8-11-1988, punto 3.1: «Primo lotto per la costruzione della nuova sede della Facoltà di Architettura;progetto affidato al Dipartimento di “Storia e Progetto” per l’ammontare di £ 11 miliardi».

56 Andrea Sciascia

metà degli anni Ottanta, questi confermano ulteriormente che il progetto del 1987 nonè mai stato sottoposto ad un vaglio ufficiale.

Il 17 gennaio 1989, al primo punto dell’ordine del giorno del Comitato Tecnico Am-ministrativo per l’Edilizia, alla voce “Progetti” si trova: «Facoltà di Architettura. Pro-getto di massima – Studio preliminare».

In realtà, in questa seduta il progetto non verrà discusso perché il Comitato, avendosaputo che la commissione urbanistica del Comune aveva emesso il parere sul programmadell’assetto urbanistico edilizio di Parco d’Orléans, preferí rinviare l’esame del proget-to alla seduta successiva.2

Seguendo l’ordine cronologico fornito dalle sedute del C.T.A., è nel verbale n. 2 del28-3-1989, al punto 1.2. della voce “comunicazioni”, che si trovano insieme le nuove se-di delle Facoltà di Architettura e di Magistero a Parco d’Orléans, ed è in questa sedutache concretamente si inizia a prendere in esame il progetto.

«Il Presidente informa che, a seguito di esame dei proff. Oliveri e Vicari dei predet-ti preliminari, redatti dai proff. Culotta e Leone, il Rettore ha autorizzato i progettistia redigere i relativi progetti di massima».3

Passaggio determinante presso il C.T.A. è quello del 7-6-1989, verbale n. 6, dove alprimo punto della voce “Progetti” (Facoltà di Architettura. Progetto di massima nuovasede della Facoltà, prot. n. 1565 di £ 60.000.000.000 – 1° stralcio di £ 11.000.000.000),si discute: «In comitato vengono evidenziate perplessità sulla tipologia adottata che puòavere rifluenze non trascurabili sui costi di costruzione e gestione e che conferisce unacerta rigidezza alle modalità di uso. Viene inoltre prospettata l’opportunità di ulterioriverifiche con gli utenti (facoltà e dipartimenti) allo scopo di una piú definita caratte-rizzazione dei singoli dipartimenti.

Fermo restando quanto sopra detto, si ritiene comunque opportuno raccomandareai progettisti di assicurare al 1° stralcio caratteri di autonomia funzionale e formale, invista di possibili ritardi per realizzare gli stralci successivi. Considerato quanto sopra, lostralcio dovrebbe comprendere anche un nucleo biblioteca. Appare infine opportunolimitare la predisposizione dell’esecutivo allo stralcio di cui sopra».4

FIG. 40 Progetto generale, planimetria generale del campus di viale delle Scienze (1989).

2] «Il Comitato, essendo a conoscenza che la commissione urbanistica comunale ha espresso parere sul programmadi assetto urbanistico-edilizio di Parco d’Orléans, nelle more dell’ottenimento della copia del parere stesso, rinvia l’esa-me del su indicato progetto»: Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia, verbale n. 1, del 17-1-1989.

3] Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia, verbale n. 2, del 28-3-1989.4] Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia, verbale n. 6, del 7-6-1989.

Il 27 novembre 1989 il Comitato esamina il progetto generale e il progetto esecutivodel primo stralcio: «Partecipano i proff. Culotta, Laudicina e Marra, del Dipartimentodi Storia e Progetto, autori del progetto. Il prof. Culotta illustra gli elaborati grafici dicui si compone il progetto generale e la proposta di stralcio esecutivo nonché i dati me-trici complessivi anche ai fini dei vincoli urbanistici, riservandosi di presentare in unaprossima occasione gli atti tecnico-economici».5 Ricordiamo che il Comitato TecnicoAmministrativo per l’Edilizia dell’Università degli Studi di Palermo era un organo con-sultivo del Consiglio di Amministrazione, voluto dal rettore Ignazio Melisenda Giam-bertoni. Quelli riportati sono, quindi, dei passi intermedi di un’approvazione del pro-getto generale e di un primo stralcio, che sarebbe avvenuta, presso il Consiglio di Am-ministrazione, nella seduta del 20 dicembre 1989, alla quale partecipa Pasquale Culot-ta, coordinatore del gruppo di progettazione, per illustrare il progetto.

Dopo questo passaggio intra moenia si susseguono le approvazioni del Provvedito-rato OO.PP. che, in data 19-7-1990, «ritiene il progetto meritevole di approvazione, in li-nea tecnica». Ulteriori tappe sono quelle relative all’approvazione del 2° stralcio che ilConsiglio di Amministrazione approva una prima volta il 30-1-1991 e una seconda nel-la seduta del 24 ottobre 1991, dopo che il Comitato Tecnico Amministrativo Regionalelo aveva «ritenuto meritevole di approvazione» l’8 marzo 1991. Da queste date si giun-ge all’appalto del 1° e del 2° stralcio, nel febbraio del 1992.

Il primo e il secondo stralcio riguardavano una parte consistente del corpo della didat-tica. Il primo comprendeva 15 aule per lezioni ex cathedra, piú gli uffici della presidenza ele aule professori; il secondo nove aule da disegno, la biblioteca e i relativi spazi serventi.6

Il progetto del 1989 57

FIG. 41 Progetto generale, pianta delle coperture (1989).

5] Comitato Tecnico Amministrativo per l’Edilizia, verbale n. 10, del 27-11-1989.6] Dalla testata della relazione tecnica ed illustrativa e da quella degli elaborati grafici, del progetto generale e del pro-

getto esecutivo primo stralcio si possono evincere tutti i nominativi del gruppo di lavoro. Per il progetto: i professori ar-chitetti P. Culotta, G. Laudicina, G. Leone, T. Marra, e gli architetti V. Bonventre, A. Li Bianchi, V. Minutella; con lacollaborazione degli architetti E. Li Calzi, F. Fiorenza, C. Perricone. Per le strutture: i professori ingegneri M. Di Paola,F. Giambanco, G. Muscolino, T. Panzeca (coordinatore), A. Rizzo; con la collaborazione dell’architetto F. Lagna e del-l’ingegnere L. Panzeca. Per le fondazioni: geologo, professore V. Liguori; geotecnico, ingegnere A. Musso. Per gli impianti:i professori A. Lauritano e A. Milone; con l’ingegnere A. Orioli e l’architetto S. Romano. Per le misure di sicurezza e gliimpianti antincendio: lo studio tecnico W.N.D. s.r.l. Per gli elaborati amministrativi: l’ingegnere G. Di Giorgio.

58 Andrea Sciascia

Fissate le prime tappe dell’excursus di approvazione, si può tornare a riflettere sul-l’architettura della sede e riprendere da quelle perplessità espresse almeno da una partedei componenti del Comitato Tecnico Amministrativo, seguendo una metodologia ana-loga a quella utilizzata nella lettura dei progetti del 1983 e del 1987, partendo quindi dal-la vista d’insieme che si può avere osservando la maquette.

Della soluzione con il corpo ad “L” del 1987 è mantenuta, in prima battuta, la divi-sione del lotto trapezoidale scomposto in un rettangolo piú un triangolo. Quest’ultimoin parte utilizzato da una rampa che scende in senso inverso rispetto a quella del proget-to del 1987, raggiungendo quota -8,00 m rispetto a viale delle Scienze (41,36 m s.l.m.).

La divisione delle due figure di base è netta grazie alla traccia insediativa di un cor-po di fabbrica lineare alto 80,70 m s.l.m., lungo 160 m e largo 9 m, che percorre l’inte-ro lotto da nord-est a sud-ovest. Un unico elemento che, nella porzione centrale, conuna luce libera di 67 m, scavalca senza mai toccare un corpo piú basso, alto 61,16 ms.l.m., descrivibile come una composizione di rettangoli che sembrano slittare da un nu-cleo centrale, generando una figura disposta con i suoi lati piú ampi quasi perpendico-larmente ai quattro punti cardinali e quindi ruotato rispetto al segno perentorio del lun-go edificio soprastante. Questa scelta consente al prospetto ad est di seguire l’allinea-mento del lato piú lungo del trapezio adiacente alla via Ernesto Basile. Il corpo di fab-brica ruotato può ricordare il corpo irregolare che chiudeva parzialmente il terzo latodella piazza sopraelevata della soluzione del 1987. Rammenta di certo il volume irrego-lare del progetto del 1987 nel rapporto di figura-sfondo che istituisce, anche se s’incu-nea al di sotto, con il corpo parallelo a viale delle Scienze.

La dualità tra il trilite e il corpo piú basso, «un “sasso” volumetricamente molto artico-lato»,7 sembra riproporre con forza quel sistema dialettico su cui si basava la proposta del

FIG. 42 Schema di pianta, fase intermedia tra il progetto del 1987 e quello definitivo del 1989.

7] M. Panzarella, L’architettura dell’Università per l’architettura della città. Palermo: le nuove sedi della Facoltà di Ar-chitettura e della Facoltà di Scienze della Formazione, in «Spazioricerca», maggio 2007, n. 8, p. 97.

Il progetto del 1989 59

gruppo Culotta del 1983. È quindi tutt’altro che una scoperta vedere confermati dal pro-gramma funzionale gli spazi dei Dipartimenti nel trilite, e nel corpo sottostante quelli del-la didattica. Da questa immediata distinzione si prosegue oltre vedendo come forte sia lavocazione urbana della nuova sede grazie ad un terzo elemento, un’ampia gradonata, chedisegna tutto il lato su viale delle Scienze. Il bordo interno del perimetro della Facoltà sale,dallo spigolo nord-ovest a quello sud-est, da 47,78 m s.l.m. a 50,79 m s.l.m., e di conse-guenza la gradonata, che scende alla quota uniforme di 44,58 m, riduce tale differenza am-pliando la sua superficie laddove il dislivello è maggiore, disegnando con un trapezio unaparte consistente dell’invaso potenzialmente rettangolare da cui si erge il corpo della di-dattica. Quindi, il suolo pianeggiante e l’ampia superficie corrugata della gradonata costi-tuiscono, insieme, un cuore urbano importante nel sistema della città universitaria. Conquesta scelta i progettisti della Facoltà di Architettura rispondono ad una crisi che l’im-pianto di viale delle Scienze vive, essendosi trasformato – recuperando la critica alla cittàmoderna di Colin Rowe e Fred Koetter – da città nel parco a città nel parcheggio.8 Vialedelle Scienze era negli anni Ottanta, e lo è ancora di piú oggi, un suolo d’asfalto su cui emer-gono i parallelepipedi delle varie sedi confuse fra le automobili: il campus di Architettura,solo pedonale, rappresenta una pausa in un sistema al collasso.

Nella piazza, gli elementi della gradonata si leggono come onde che si infrangonocontro il corpo della didattica che sembra una roccia lavorata emersa da un fluido chein parte la avvolge. La metafora marina sembra confermata anche dalle scale che, daipiani piú alti del corpo della didattica, si slanciano verso la superficie corrugata dellagradonata proponendosi come le chele di un crostaceo.

Memoria del progetto del 1987 è anche il sistema dei vuoti posti a fianco dell’ampiosbalzo sopra l’ingresso, che percorre l’ultima campata prima del grande segno dei Dipar-timenti. Dai buchi si intravede la scala di sicurezza che, come nella proposta dell’87, de-scrive in altezza tutto il corpo. Ai buchi in sequenza sulle superfici verticali si accompa-gna, sul suolo, un unico taglio trapezoidale all’interno del quale una rampa raggiunge laquota inferiore di un piano scantinato, destinato ai parcheggi e ai locali degli impianti.

Fermandosi ancora ad osservare la maquette, si comprende come la dualità fra i duecorpi della ricerca e della didattica sia enucleata anche da altri aspetti che vanno oltre

FIGG. 43-45 Modelli del progetto generale, 1989 [foto di A.Calabrese].

8] C. Rowe, F. Koetter, Collage City, il Saggiatore, Milano 1981, p. 107.

60 Andrea Sciascia

l’immediata differenza fra i volumi. Il corpo della didattica, tranne che per una porzio-ne del basamento nella quale “regge l’urto” dei gradoni dove si presenta come una roc-cia compatta e opaca, per la parte rimanente del pianoterra e per tutti gli altri piani si tra-sforma in un corpo di fabbrica articolato, sostanzialmente trasparente. I campi lasciatiliberi dalla struttura sono interamente vetrati, trasparenti per l’appunto, e questo sia perle tre facce che si sporgono sugli spazi della città universitaria, compreso l’ampio sbalzosull’ingresso, sia per quella porzione piú contenuta che prospetta su via Basile. All’op-posto, il grande trilite dei Dipartimenti possiede una dualità esso stesso, offrendo a viaBasile una parete in cui le bucature disegnano una masrabiyya, mostrando nel progettosu viale delle Scienze la reiterazione di un modulo quadrato che, con lo stesso passo, ri-copre l’intera superficie ad eccezione della fascia del pianoterra, dove i quadrati sono so-stituiti da rettangoli (portefinestre, si immagina) che connettono l’edificio alle diversequote dell’esterno. La masrabiyya è un dono alla città e un modo di cercare con questa

FIG. 46 Prospettiva da viale delle Scienze [progetto del 1989].

Il progetto del 1989 61

un rapporto, una relazione tra parti non comunicanti divise da un’asse di grande scorri-mento, la via Ernesto Basile, primo ingresso alla città per chi proviene da est, che impe-disce, concretamente, di stabilire una interazione tra la città e il Parco d’Orléans. Tornaper la terza volta il riferimento islamico, presente nella proposta del gruppo Culotta del1983, nell’articolato muro sinusoidale, e nell’atrio ipogeo della soluzione del 1987, dan-do prova di una riflessione continua che si modifica e si precisa confermando alcuni ri-ferimenti ed affermando in diverso modo il tema della dualità. Questa si sarebbe spintaben oltre se alle differenze di volume si fosse sommata la scelta iniziale di rivestire il cor-po della didattica con lastre di acciaio e quello dei Dipartimenti con lastre di pietra.

Da questa prima esplorazione, fatta dall’esterno grazie allo studio dell’archetipo, sipossono intuire alcune scelte che marcano le differenze e le continuità rispetto alle solu-zioni precedenti. Per quanto attiene alla piazza ribassata questa sembra riassumere il si-stema atrio ipogeo piú piazza soprastante, della proposta del 1987, in un unico spazio.Questo processo di sintesi, di concentrazione di spazi e volumi, si intuisce anche da unariduzione delle cubature e delle altezze rispetto alla proposta del 1987. Il confronto è d’ob-bligo perché a questa riduzione di quantità si deve, con molta probabilità, il nuovo pro-getto sviluppato tra il 1988 e il 1989. Valutare volumi e superfici implica infrangere la so-glia fra esterno ed interno e prendere in considerazione piante e sezioni. La riduzione ènotevole sia in valore assoluto che relativo, perché la piazza ribassata rispetto al filo di via-le delle Scienze, soluzione in parte già utilizzata nel 1987, consente ad una parte del vo-lume di non essere computato smorzando al contempo il valore delle altezze.

Il volume fuori terra rispetto alla giacitura di viale delle Scienze è di 58.562 mc, con-tro gli 83.000 mc della proposta del 1987; la massima altezza del corpo dei Dipartimentisi riduce di 12 metri, rispetto a quella del 1987, ed è uguale a quella della sede della Fa-coltà di Lettere (80,70 m s.l.m., Architettura; 81,25 m s.l.m., Lettere).

La riduzione dei volumi comporta un decremento delle superfici: mentre i Diparti-menti nel progetto del 1987 avevano una superficie di 13.500 mq, nella soluzione del1989 questa quantità si riduce sino a 9.500 mq circa. Ancora piú consistente è il decre-mento degli spazi della Facoltà: da 16.000 mq del 1987 a 10.000 mq del 1989. Que-st’ultimo dato, sicuramente il piú rilevante, subirà un notevole incremento grazie allavariante che si realizza con il terzo stralcio, che aggiungerà con il corpo dei laboratoricirca 7.000 mq per gli spazi della didattica e circa 2.000 mq del piano interrato tra-sformato in pianoterra.

Avendo avuto conferma della complessiva contrazione delle dimensioni si entra nelmerito dei disegni scoprendo gli interni del corpo della didattica e di quello della ricer-ca e verificando subito alcune differenze. Fra queste è importante notare che il corpodei Dipartimenti ha nella fascia di pianoterra non delle aperture ma un ampio porticoche dilata visivamente il campus verso via Basile.

Il corpo della didattica, superato l’ingresso, ha un fulcro nella grande scala dispostafra due muri paralleli che tagliano uno spazio a tutt’altezza confermando la direzionenord-est/sud-ovest lungo la quale si sviluppa il “trilite” dei Dipartimenti. Rispetto a que-sto corpo di fabbrica la scala sembra essere una sua gemmazione che s’innesta nel volu-me piú basso della Facoltà.

In modo piú preciso, lo spazio della scala sembra nascere dalla stessa azione di scavoche ha eroso la parte centrale dei Dipartimenti.

Questa analogia è avvalorata dalla coincidenza di una delle due pareti della scala, chesembra essere la prosecuzione in basso del lato aereo del trilite che prospetta sulla citta-della universitaria. L’altro lato della scala si scosta parallelamente di 3,30 m, comple-tando l’invaso a tutt’altezza. Il lucernario, che nella prima versione era composto da unastruttura che mimava la colonna vertebrale di un dinosauro penetrando a varie profon-dità nell’invaso a tutt’altezza della scala, si trasforma nel progetto generale in un piúsemplice lucernario a botte.

62 Andrea Sciascia

Le ombre delle strutture del lucernario si proiettano su un muro continuo, mentreil lato opposto della scala è caratterizzato, per i vari piani, da affacci continui. Entram-bi i margini contribuiscono a definire un luogo mirabile e memorabile.9 La scala, oltread essere il baricentro spaziale del corpo della didattica e ad essere, grazie al lucernario,spazio unificatore di didattica e ricerca, sembra poter recuperare in maniera forte il rap-porto con la sede di via Maqueda e, piú in generale, con alcuni percorsi del centro sto-rico di Palermo. Dalla sede di via Maqueda, attraverso le proposte del concorso del 1983,affiora il tema delle scale e dei percorsi come elemento organizzatore della spazialità in-terna ed esterna, e questa modalità implica una continuità totale che cancella barrieree fratture. Se l’invaso pedonale instaura con viale delle Scienze il rapporto che una del-le piazze del centro storico (piazza Bologni, il piano della Cattedrale qualora non fosserecintato, villa Bonanno) stabilisce con corso Vittorio Emanuele, all’interno la grandescala a tutt’altezza diventa una via, un grande percorso che sostituisce, insieme all’inva-so del piano terreno, l’atrio ipogeo della proposta del 1987, dando vita ad uno spazio ur-bano. Sembra potersi paragonare ad una delle venule, un tempo molto popolate, chedalla depressione del Papireto risalgono al piano della Cattedrale. A questa memoriaspaziale si aggiunge l’immagine vivida che si può avere, giunti in sommità, dell’orografiadella corona dei Colli e, ruotando di centottanta gradi, del panorama delle cupole delcentro storico (quelle delle chiese di Casa Professa e di San Giuseppe dei Teatini), ab-bracciando, indistintamente, anche la Facoltà di via Maqueda.

La dimensione geografica e, soprattutto, quella urbana sono patrimonio della Facoltàoltre che per le visuali che si possono godere dall’ultimo piano e per il grande invasodella scala, anche per quella piú minuta trama di slarghi interni nati dall’intersezionefra la geometria della grande scala e quella delle aule. Questi spazi trasformano alla ra-dice l’idea di corridoio o di spazio di distribuzione perché anch’essi, pur essendo attra-versati per raggiungere altre attività (aule, biblioteca, uffici della presidenza), si qualifi-cano come spazi di sosta e d’incontro.

Guardando con attenzione la scala nel progetto generale ci si accorge che le rampe,intervallate dai tavolieri, non hanno tutte la stessa lunghezza, e quindi la sezione denun-cia degli interpiani differenti: piú compressi quelli del piano interrato e del primo piano(luce libera 3,00 m il piano interrato, 2,70 m il primo piano), piú ampi (3,80 m) quelli

FIG. 47 Prospetto su via Ernesto Basile in un fotomontaggio di G. Guerrera.

9] Questa lettura è ulteriormente confermata quando le balconate continue, previste nel progetto generale, vengonosostituite da bucature che ritmano il muro come le finestre di un paramento urbano.

Il progetto del 1989 63

del piano terreno, del secondo e del terzo piano. All’interno degli interpiani differenti, esuperata la quota del piano interrato, si dispongono sulla destra le aule per le lezioni fron-tali e sulla sinistra i rettangoli piú ampi destinati all’Aula Magna, che, in sezione, si esten-de per tre elevazioni dal piano interrato sino al primo piano, alla biblioteca e alle aule dalaboratorio. Soltanto al primo piano, le aule per le lezioni ex cathedra lasciano spazio al-la presidenza e ai suoi uffici.

Gli spazi collettivi e dei docenti, contenuti nel corpo dei Dipartimenti composto daundici livelli, sembrano riprendere la disposizione seriale che avevano gli spazi della ri-cerca sia nei progetti del 1983 sia nella proposta del 1987. I nove metri di larghezza so-no divisi, tolto l’ingombro dei muri perimetrali, in un percorso di distribuzione sul la-to piú prossimo alla via Basile e in una sequenza ritmata degli spazi su viale delle Scien-ze. Nei due piloni i progettisti dispongono alcuni spazi comuni come la biblioteca, gliarchivi, le sale per la documentazione, il centro stampa e le sale riunioni, favorendo, co-me nelle proposte del 1983, i momenti di incontro per una collaborazione interdiparti-mentale. Salendo, e superata la campata libera di 67 m, il ritmo della sequenza diventaancora piú serrato, mentre uno spazio ad asola a tripla altezza unifica la parte centrale.

La sezione rivela, sopra l’ultimo piano destinato parzialmente alle abitazioni dei do-centi fuori sede, un sistema di travi, una grande scatola di cemento armato precom-presso a cui sono appesi, per i 67 metri compresi fra i due piloni, i piani sottostanti. An-che nell’uso della struttura la dualità è confermata: infatti, se nei Dipartimenti si fa ri-corso alla struttura intelaiata in cemento armato per i due piloni e al precompresso peril sistema di copertura, per il corpo della didattica è l’uso prevalente della struttura inacciaio, come rivelano gli esecutivi, a farla divenire una pietra lavorata e trasparente.10

Nel prendere in esame il progetto che va in appalto si alternano considerazioni ri-guardanti i dati metrici e quelle inerenti ai presupposti teorici, a volte ideologici, chehanno guidato i progettisti verso determinate scelte spaziali. Gli uni e gli altri insiemesubiscono anche le interazioni che il progetto ha avuto ed avrà con il Comitato Tecni-co Amministrativo, con il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo palermitano e conle commissioni del Provveditorato OO.PP. o del Comitato Tecnico Amministrativo Re-gionale. Dal febbraio 1992, data dell’appalto, e dal marzo dello stesso anno in cui si at-tua la consegna dei lavori, inizia un altro iter che sarebbe sbagliato definire soltanto direalizzazione perché il cantiere e la successiva riforma universitaria del 1993 comporte-ranno delle modifiche significative del progetto originario.

10] Unico momento di unione strutturale, fra il corpo della didattica e quello della ricerca, si potrebbe avere nellarealizzazione. Questo perché i muri di ingombro della scala contengono delle strutture utili, soltanto in fase di cantiere,a sostenere gli orizzontamenti del corpo dei Dipartimenti nello spazio libero fra i due piloni.

Con l’inizio dei lavori per la costruzione della nuova sede, l’antica aspirazione della Fa-coltà di Architettura a costruirsi un ambito proprio, conformato su misura alle sue parti-colari esigenze, prendeva finalmente corpo. Questo risultato era stato possibile anche gra-zie ad un concreto impegno individuale che, in una fortunata convergenza tra intenzionidei progettisti e aspettative della committenza, aveva visto lavorare insieme rettori, presi-di e docenti, tutti convinti che il proprio contributo fosse essenziale per soddisfare unacausa giusta, di grande utilità e significato per l’intera comunità universitaria. La parte del-la vicenda che ripercorreremo vedrà gli artefici costretti a volte a forzare la mano, a cerca-re indispensabili scappatoie tra le righe dei regolamenti, a sopportare pazientemente pres-sioni e malcontenti, opposizioni interne ed esterne, ad affrontare sforzi intensi ma esal-tanti al tempo stesso, anteponendo sempre l’interesse istituzionale a quello personale.

Il risultato di questi sforzi non merita la sufficienza di un giudizio affrettato o pre-concetto, ma piuttosto dovrebbe porsi come oggetto di una riflessione che sia costrut-tivamente critica, e al tempo stesso aperta in modo consapevole sulle questioni in gio-co e sul senso disciplinare dell’architettura nel suo farsi.

La vicenda costruttiva, non ancora conclusa, che vede come protagonista la nuova sede del-la Facoltà di Architettura, può porsi anche come lezione emblematica e di grande interesse pertrarre, a partire da essa, alcune considerazioni sulle difficoltà (interne ed esterne alla disciplina)entro cui si muove il progetto di architettura nel nostro paese e sul difficile compito che ad essodovrebbe essere affidato nel processo di costruzione o ricostruzione della città contemporanea.

Il tempo del cantiere

Il progetto per la nuova sede della Facoltà di Architettura è figlio del clima culturale cheaveva permeato e fatto crescere la stessa scuola di Palermo nei decenni precedenti. Nonva dimenticato come negli anni 60-70, anche presso la Facoltà palermitana, il tema del-l’edificio universitario sembrava, e non solo per gli architetti, un luogo privilegiato, com-plesso e contraddittorio, dove era possibile dimostrare la capacità di rinnovamento e illivello di civiltà raggiunto dalla stessa società; in tal senso il tema si caricava di signifi-cati estremamente impegnativi nel suo dovere «obbedire a forti responsabilità e limita-zioni, a condizioni comunque di scarsità […] e rappresentare simbolicamente lo statogenerale di avanzamento di un corpo sociale»; l’Università veniva vista come «luogo dilavoro in costante tensione creativa, […] in un certo modo il luogo della coscienza po-litica delle differenze; per questo forse nessuna architettura come l’università [era] ingrado di conservare ed accrescere […] il valore simbolico della […] disciplina».1

IL CANTIERE DEL PROGETTO

Emanuele Palazzotto

1] V. Gregotti, “Aspetti morfologici, funzionali, tecnici e di localizzazione delle strutture universitarie”, in R. Collovà(a c. di), op. cit., p. 23.

Anche oggi, del resto, dovrebbe essere un logico attributo degli edifici universitariche questi manifestino la loro funzione didattica nell’elevazione culturale della societàin cui si insediano, e ciò ovviamente vale ancor piú se si tratta di edifici destinati ad unaFacoltà di Architettura.

L’ormai annosa e sofferta condizione degli atenei nel nostro paese, che li vede de-streggiarsi in un’estenuante lotta per l’acquisizione delle poche risorse disponibili desti-nate alla propria sopravvivenza, impedisce una seria politica di qualità che sia coerentecon scopi cosí alti e “universali” come quelli che all’istituzione universitaria dovrebbe-ro essere demandati, anche sul versante della sua politica edilizia.

La perversione di un’erogazione centellinata dei finanziamenti e la variabilità nellaloro provenienza hanno obbligato le amministrazioni universitarie (e non solo quelle)a muoversi per realizzazioni parziali, previsioni su stralci piú o meno “funzionali”, chehanno frequentemente ostacolato il raggiungimento di una compiutezza organica nel-le opere. Il settore dell’edilizia e delle infrastrutture pubbliche in Italia ha inoltre soffer-to negli ultimi decenni di una particolare schizofrenia burocratico-legislativa che ha co-stretto, da un lato, ad interminabili attese per gli stanziamenti (per quanto parziali) deifondi necessari per la realizzazione delle opere e, dall’altro, a compressioni in tempi mol-to stretti per il rispetto delle scadenze nelle fasi progettuali e per evitare la perdita deglistessi finanziamenti, una volta che questi fossero stati finalmente destinati.

In questa condizione, appare quasi inevitabile che i progetti, spesso in via cautelati-va, assumessero un carattere di non piena esecutività e che, delegando all’impresa la re-dazione esecutiva dei calcoli strutturali e impiantistici (cosí come era previsto per leggefino a qualche anno addietro), si potesse presentare come strategia del tutto legittimaquella di lasciare aperti sufficienti margini di futura manovra, entro cui operare quegliindispensabili adeguamenti che certamente si sarebbero resi necessari in corso d’opera,anche alla luce della prevedibile lunghezza dei tempi attesi.

Il tempo,2 che è sempre imprescindibile dal pensiero del progetto per una giusta ma-turazione, andando dalla fase progettuale tout court a quella esecutiva, veniva a pre-sentarsi come inderogabile soggetto e qui, incontrandosi talvolta con la successione del-le tappe costruttive e con i tempi vuoti tra esse interposti, tendeva a rafforzare un’ideadi stratificazione che agiva sulla stessa opera e che talvolta poteva condurre a risultatiinizialmente imprevedibili. È cosí per noi possibile, parlando di questo edificio, fre-quentare un percorso di contaminazione del pensiero e di modificazione dello stesso,un cammino estremamente interessante nel suo rivelare potenzialità nascoste e stradeimpreviste, e che ha visto gli stessi attori tornare sui propri passi, ripercorrendoli, scar-tandoli a volte, anche rinnegandoli, in quella “ricerca paziente” qui operata direttamentesul campo, in corpore vili, che dovrebbe costituire, ancora oggi, l’anima piú vera del me-stiere dell’architetto.

L’edificio realizzato si presenta, peraltro, come concretizzazione di una sperimenta-zione condotta per lungo tempo dai progettisti, tutti docenti nella stessa Facoltà, nel lo-ro percorrere l’architettura nella «completezza del suo processo».3 La sua stessa presen-za può dare un contributo importante nel dimostrare la necessità di rendere conto del-l’intero percorso che va dall’ideazione alla fruizione e la cui padronanza dovrebbe fon-darsi sullo studio, ma anche sull’esperienza e sull’acquisizione del “mestiere”, tanto daparte degli studenti quanto da parte dei docenti.

Proprio ragionando in questa direzione, intendiamo qui ripercorrere il cammino trac-ciato dall’edificio nelle sue fasi costruttive e seguire i passaggi a nostro avviso piú inte-

66 Emanuele Palazzotto

2] «Il tempo è un protagonista che proprio nel cantiere dà dimostrazione dell’importanza del suo ruolo, dettando ilritmo lento o rapido con cui il nodo che stringe tutti i fattori che sono all’origine dell’opera di architettura si viene scio-gliendo in una forma. Ma di questo ritmo è necessario apprezzare ogni variazione, individuarne ciascuna nota, conoscerneogni passaggio»: F. Dal Co, Il farsi delle cose, in «Casabella», dicembre 2004 - gennaio 2005, n. 728-729, pp. 4-5.

3] M. Panzarella, L’architettura dell’Università per l’architettura della città…, cit., p. 102.

ressanti, che hanno segnato alcuni “scarti” dalla linearità dell’assoluto ossequio al pro-getto iniziale e che sono stati in grado di definire poi, nel loro insieme, il vero caratteredell’opera.

Si tratta di un percorso che, ad oggi, ha ancora bisogno di compiersi del tutto, mache è già in grado di attestare la chiarezza di principî su cui si è fondata tutta la vicen-da progettuale e su cui potranno agevolmente svilupparsi gli eventuali e auspicabili pas-saggi successivi.

Il cantiere del progetto 67

Il progetto per la nuova sede della Facoltà di Architettura nel campus universitario diParco d’Orléans è il risultato di una vicenda lunga e travagliata che, attraverso l’espe-rienza rodata nei diversi progetti elaborati, ha condotto a quella che doveva e poteva es-sere la “giusta misura” per questo edificio.

L’esperienza vissuta per tanti anni nella difficile gestione dei grandi numeri all’inter-no della sede di via Maqueda – in ambienti che, pur nella ricchezza e nella sollecitantedinamica propria degli spazi conventuali, si erano rivelati drammaticamente insuffi-cienti sia per le attività di didattica frontale e ancor piú per quelle applicative di dise-gno e di progetto – ha, con ogni probabilità, sollecitato nei progettisti della Facoltà quel-l’opposta aspirazione a godere di spazi ampi, unitari, densi di luce naturale, che si ma-nifesta con chiara evidenza sin dal progetto generale approvato nel 1989.1

L’aumento progressivo delle esigenze di spazio, necessario per consentire in manierafinalmente sostenibile lo svolgimento di tutte le attività richieste dalle specificità deglistudi architettonici, e il confronto di queste esigenze con la realtà dei vigenti limiti ur-banistici (di altezza e cubatura, soprattutto), come spesso accade nelle alterne fasi dei pro-cessi di progetto, anche in questo caso hanno dimostrato in che modo l’imprevisto pos-sa trasformarsi in fruttuosa risorsa. È proprio di fronte al necessario superamento di que-sta iniziale difficoltà che il progetto scarta, per una prima volta, dalla strada affrontata neiprecedenti studi per imboccare la via che ne definirà la principale identità futura: si ab-bandona un marcato sviluppo in elevazione, per approfondire piuttosto l’idea di scavo.

Nel soddisfare le esigenze funzionali, l’obiettivo rimaneva sempre quello di definireuno spazio di aggregazione che fosse in grado di fare della scuola una preziosa risorsaper la vita di tutto il campus universitario, rispettando al tempo stesso i vincoli dettatidalla norma. L’ampia gradonata che, nel progetto generale, occupava gran parte del-l’invaso, era cosí pensata quale importante ambito di socializzazione, che costruiva unospazio teatrale tangenziale all’asse portante del campus dove, a partire da questo, lo spa-zio dell’architettura avrebbe potuto manifestarsi come scena pubblica, totalmente aper-ta ed entro cui si sarebbe svolta e rappresentata la vita dell’intera comunità. Si intende-va definire quindi un esteso luogo pedonale protetto, fondamentale per introdurre ilprogetto in un sistema piú vasto di disegno urbano.2

IL PERCORSO E LE TAPPE DEL CANTIERE

Emanuele Palazzotto

1] Il progetto generale, cosí come i successivi progetti esecutivi di stralcio, vengono affidati al Dipartimento di Storiae Progetto nell’Architettura dell’Università di Palermo. Il gruppo responsabile della progettazione architettonica è com-posto dai professori Pasquale Culotta (coordinatore), Giuseppe Laudicina, Giuseppe Leone e Tilde Marra.

2] «Il problema della mobilità fisica dell’incontro della relazione personale resta funzionalmente, oltre che ideologi-camente, il problema centrale. La tendenza oggi è quella ovviamente di selezionare la qualità dei flussi (pedonali, auto-mobilistici, di merci, di servizi d’emergenza) volgendosi quasi tutte le soluzioni verso la creazione di vaste aree pedonaliinterne. Mobilità significa inoltre relazione tra le varie parti e quindi posizione relativa di ciascun elemento rispetto ad al-tri. Sembra qui che i criteri di disegno urbano prendano in qualche modo il sopravvento sui criteri compositivi architet-tonici di tipo tradizionale»: V. Gregotti, “Aspetti morfologici, funzionali, tecnici e di localizzazione delle strutture uni-versitarie”, cit., p. 28.

Riflettendo sulla genesi e sugli sviluppi del progetto, è inevitabile richiamare, ancora unavolta, il confronto con il vicino complesso dei Dipartimenti di Scienze,3 il quale ordina, se-condo un impianto unitario, i segni urbani e territoriali del contesto. L’impostazione del pro-getto della Facoltà di Architettura risente di questa presenza, della sua “prossimità” non so-lo fisica ma anche disciplinarmente indotta; una lezione assorbita attraverso l’esperienza vis-suta dai progettisti nell’ambito della stessa Facoltà palermitana nei primi anni 70 e dagli stes-

70 Emanuele Palazzotto

FIG. 48 Progetto esecutivo di 1° stralcio, particolare dell’infisso (1989).

3] Anche il cantiere di questo edificio, progettato nel 1969 da Vittorio Gregotti e Gino Pollini, ha subito, in maniera certa-mente piú pesante rispetto alla Facoltà di Architettura, i tempi lunghi della costruzione, le difficoltà gestionali nell’apparato pro-duttivo locale e le costanti insufficienze finanziarie. Anche questo progetto rimane ancora incompiuto nelle sue previsioni ge-nerali ma, a differenza della Facoltà, non ha potuto giovarsi di alcun cambiamento rispetto al progetto originale, presentando-si oggi «con spazi che sono stati costretti già a misurare la loro capacità di accogliere cambiamenti di programma, di tecnologiee di regole istituzionali, ma anche di gusto morfologico»: V. Gregotti, Racconti di architettura, Skira, Milano 1998, p. 58.

si poi proseguita verso personali direzioni. La prossimità si mostra nell’approccio insediati-vo, fondato sulla dialettica del gioco di opposizioni di rapporti strutturati tra interno/esterno,tra la regola della geometria compositiva e la fluidità degli spazi interni comuni; si evidenzianel riferimento all’assialità fondativa di viale delle Scienze, che detta con estrema chiarezzala propria legge, immediatamente riconoscibile; si articola nei differenti modi di rivolgersial paesaggio sui fronti opposti dell’asse stesso, nella ricerca di un confronto chiaro con il con-testo, con la geografia urbana a piú ampia scala e, soprattutto, nella già citata forte vocazio-ne urbana del progetto, ostinatamente aperto alla città e alla vita sociale.4

Il percorso e le tappe del cantiere 71

FIG. 49 Progetto generale, particolari del prospetto del “trilite” su via Ernesto Basile (1989).

4] In questo senso, anche per la comprensione dello scontro tra le aspirazioni sociali, portate avanti da alcuni – forseutopisticamente in rapporto all’ambiente specifico con cui si confrontavano –, e certe posizioni di Ateneo nettamente piú

Il primo e il secondo stralcio

Il progetto generale5 del complesso Facoltà e Dipartimenti, redatto nel 1989 e approva-to da tutti gli organi competenti, era un progetto di massima, elaborato prevalentementein scala 1:100, e privo di immediata esecutività. Riguardava la previsione di due blocchidistinti: il corpo aule per la didattica, l’Aula Magna, la biblioteca e, posto al di sopra

72 Emanuele Palazzotto

FIG. 50 Progetto generale, sezione A-A (1989).

FIG. 51 Progetto generale, sezione C-C (1989).

pragmatiche, risultano interessanti alcune testimonianze sul dibattito sviluppatosi nei primi anni 70 e relativo alle possi-bilità di un’apertura o meno del parco universitario verso la città: «La prima cosa che feci fare fu questa cancellata che c’è...opere essenziali... contrastando con i grandi progettisti del parco, che furono Gregotti e Pollini, i quali Gregotti e Pollinialle riunioni mi dicevano: “No, nessuna recinzione, dobbiamo creare un’osmosi fra territorio e parco, e città… una di-mensione” ... Capisci... con via Brasa! Dicevo: “Ma che fa? Dove crede di essere? Qua ci vuole un minimo di...” (GiulioCrescimanno)»; «Raffaele Ercoli, professore di chimica applicata […] dal suo punto di vista il parco non doveva essere re-cintato, ma essere aperto alla cittadinanza. E ricordo ci fu un consiglio di facoltà molto animato su questo problema. Allafine scendemmo ed Ercoli non trovò piú la macchina. Se l’erano rubata. Dissi: “Raffaele, lo vedi, non è per cattiveria, è per-ché poi rubano la macchina” (Elio Oliveri)»; «Il parco fu recintato, un’isola in mezzo a quartieri degradati. Oggi il muro dicinta può sembrare il simbolo di un potere separato»: P. Viola, Oligarchie. Una storia orale dell’Università di Palermo, Don-zelli, Palermo 2005, p. 81.

5] L’importo dei lavori, previsto per il progetto generale, era pari a complessive £ 49.500.000.000. Il progetto ge-nerale risultava munito della Conformità Urbanistica accertata dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Si-ciliana (con nota n. 61173 dell’08-01-1991) e prevedeva due principali volumi distinti per forma e funzione: un corpo li-neare alto (11 elevazioni piú un seminterrato), parallelo all’asse di viale delle Scienze, destinato ai Dipartimenti; un cor-po articolato basso (4 elevazioni piú un seminterrato, ma con interpiano diverso rispetto ai Dipartimenti), destinato al-la Facoltà.

I principali dati dimensionali erano i seguenti: superficie del lotto, 15.000 mq; superficie coperta, 3.679 mq; volume complessivo, 88.850 mc; volume fuori terra ri-

spetto alla giacitura del piano di viale delle Scienze, 58.562 mc; volume al di sotto della giacitura del piano di viale delleScienze, 30.288 mc; volume tecnico, 5.000 mc; superficie destinata a parcheggio coperto, 2.650 mq; superficie destinataa parcheggio all’aperto, 2.650 m; totale superficie destinata a parcheggio, 6.167 mq.

L’altezza massima sul livello del mare era riferita a quella della fabbrica della vicina Facoltà di Lettere, mentre sul pia-no di viale delle Scienze risultava pari a 32 m (in mezzeria del corpo di fabbrica) e sul piano di sistemazione al piede del-la fabbrica pari a 36 m. Le elevazioni fuori terra erano pari a 10 m, oltre al previsto piano cantinato.

dello stesso, ma da questo opportunamente distaccato e diversamente ruotato, il corpolineare destinato ai Dipartimenti.6 La prevista realizzabilità per singoli lotti, già appli-cata sin dai primi concorsi quale inderogabile requisito richiesto ai progetti, implicita-mente già delegava alla redazione dettagliata di successivi stralci la definizione a livelloesecutivo di quelle parti che sarebbe stato possibile realizzare, volta per volta, a secondadelle occasioni di finanziamento.

Il 16 aprile 1992 vengono consegnati all’impresa esecutrice i lavori per il primo stral-cio e, nell’agosto dello stesso anno, iniziano i lavori di scavo nei siti indicati dalla Dire-zione dei Lavori, affidata al professore Pasquale Culotta.7

I lavori per i primi due lotti, sebbene amministrativamente distinti, vengono in realtàportati avanti in maniera pressoché consecutiva, in quanto le opere relative al secondo

Il percorso e le tappe del cantiere 73

FIG. 52 Progetto 1° e 2° stralcio, esecutivo delle tramezzature, pianta a quota 40,06 s.l.m.

6] Fisicamente il cosiddetto “trilite” era stato pensato come blocco rivestito da un paramento in pannelli modulari(composto da lastre in pietra da 3 cm) che, dal lato della città, avrebbero ripetuto un sistema decorativo variabile com-posto da formelle romboidali piccole e grandi, con incastonati alcuni particolari vetri colorati ideati da Michele Canzo-neri. Dal lato del campus, questo corpo lineare avrebbe mostrato una faccia del tutto differente, con un ritmo serrato eripetuto di finestre quadrate, corrispondenti alle singole stanze dei docenti, aperte sul paesaggio. Il sistema dei vetri co-lorati avrebbe instaurato con la città un sorprendente rapporto di dialogo, offrendosi ad essa come paramento vivo e si-gnificante, sensibile alle variazioni di luce, tanto all’esterno quanto all’interno, specchio della vita interna: come un cielostellato, un immenso rosone gotico, una masrabiyya; significativo segno di un forte rapporto simbiotico tra arte e archi-tettura, che è sempre stato presente nella migliore architettura e il cui recupero appare ormai inderogabile.

7] Con la collaborazione dell’ingegnere Gioacchino Di Giorgio.

lotto sono affidate alla stessa impresa titolare del primo contratto.8 Il primo lotto9 ri-guardava i lavori relativi alla costruzione completa di tutto il blocco aule, posto alla si-nistra della grande scalinata centrale, e includeva la stessa scalinata e una parte degli spa-zi comuni di disimpegno alla sua destra. Il secondo lotto10 comprendeva invece le ope-re relative alla costruzione del “corpo biblioteca” e del “corpo Aula Magna”: per il “cor-po biblioteca” era prevista la completa definizione in grado di assicurarne l’immediatafruibilità una volta conclusi i lavori; per il “corpo Aula Magna”, la realizzazione si sa-rebbe fermata alle sole strutture e ad alcuni tompagnamenti esterni.

Il progressivo approfondimento conoscitivo sul progetto, affrontato in corso d’o-pera, fa emergere sin dall’inizio diverse necessità di ordine geotecnico, strutturale ecostruttivo-tecnologico, che si vanno confrontando con altre difficoltà affiorate perl’impresa nella gestione dei lavori, in gran parte generate dal forte ribasso d’asta effet-tuato sull’importo contrattuale dei lavori.11

Nel gennaio del 1994 la Direzione dei Lavori redige, relativamente ai lavori del pri-mo lotto, una prima perizia di variante e suppletiva e, nell’agosto dello stesso anno, unaseconda perizia.12

L’analisi di queste perizie e dell’intera documentazione dei lavori rende conto del-l’incontro/scontro con la realtà del cantiere e di alcuni particolari passaggi progettuali,

74 Emanuele Palazzotto

FIG. 53 Modello del progetto generale, la platea gradonata(1989).FIG. 54 Modello del progetto generale, la gradonata e l’in-gresso al corpo delle aule (1989).

8] Nel luglio del 1992 l’associazione temporanea di imprese fa istanza per l’affidamento del secondo lotto dei lavori atrattativa privata (ai sensi dell’art. 12 della L. 03-01-1978 n. 1 e dell’art. 36 della L.R. 29-04-1985 n. 21) offrendo un ulterio-re ribasso del 5% rispetto a quanto offerto in sede di aggiudicazione dell’appalto dei lavori del primo lotto (23,13%). Ta-le offerta viene accolta lo stesso mese dal Consiglio di Amministrazione dell’Università. Il ribasso complessivo per que-sto lotto di lavori ammontava pertanto al 28,13%. I lavori per il secondo lotto vengono consegnati il 5 agosto 1992.

9] Il progetto esecutivo di 1° stralcio prevedeva un importo dei lavori pari a £ 11.000.000.000 e rientrava nell’ambitodi un finanziamento complessivo di £ 55.000.000.000 per l’edilizia generale e dipartimentale all’Università degli Studi diPalermo, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione in attuazione della Legge 25-06-1986 n. 331.

10] Il progetto esecutivo di 2° stralcio prevedeva un importo complessivo dei lavori pari a £ 10.000.000.000 coperti da unfinanziamento da parte della Comunità Europea ai sensi della L.R. 15/88 coordinata con fondi FESR, Programma P.O.P., misura 5.1.

11] Cfr. Lavori di costruzione della sede della Facoltà di Architettura a Parco d’Orléans - 1° stralcio. Appunti, considera-zioni, controdeduzioni, documentazione della Direzione dei Lavori in ordine al giudizio promosso dalla EDILSCAVI s.r.l., capo-gruppo della A.T.I. costituita con la S.E.S.I. s.r.l., la THERMOSUD s.r.l. e la I.T.I. di Stramera Domenico e C. s.n.c., Cefalú s.d.

12] Entrambe le varianti sono redatte ai sensi dell’art. 23 della L.R. n. 21/85 comma 1, entro l’importo del finanzia-mento originario.

sicuramente significativi per la comprensione dell’identità complessiva che l’edificio an-dava acquisendo, e la cui analisi può farci meglio apprezzare il tentativo ostinato e fati-coso, portato avanti fino all’ultimo dalla Direzione dei Lavori, di mantenere al centrodi ogni mossa i principî fondamentali custoditi dall’opera stessa, esaltandoli quandopossibile, senza mai irrigidirsi però nell’ostinata difesa di una prefigurata immagine for-male o nel pedissequo ossequio alle iniziali previsioni progettuali.13

Il percorso e le tappe del cantiere 75

FIG. 55 Il professore Pasquale Culotta nel cantiere della Facoltà (1992).

13] Va sottolineato come queste ed altre modifiche apportate in corso d’opera furono affrontate anche con l’obiettivo di«una semplificazione esecutiva rispetto alla previsione del progetto originario, contribuendo con ciò a renderne possibile larealizzazione da parte dell’impresa, che versava in notevoli difficoltà economiche e operative». Inoltre, si ribadiva come «ognivariazione al progetto a base d’appalto [fosse] stata sempre concordata preventivamente con l’impresa e/o con i propri tec-nici, dopo ampia dialettica, ed è stata sempre trovata la necessaria intesa per il duplice scopo di migliorare l’opera e di ren-derne piú agevole e semplice la realizzazione»: Osservazioni della D.L. sulle variazioni apportate in corso d’opera, Palermo 1998.

76 Emanuele Palazzotto

Ci limiteremo qui ad osservare, cronologicamente, le operazioni di “assestamento”condotte in corso d’opera sul piano piú squisitamente architettonico, anche se èovvio che tutte le azioni introdotte sul piano geotecnico,14 strutturale,15 tecnologico,

FIG. 56 I lavori di scavo in corso di ultimazione (1992).

FIG. 57 Lo scavo e la “casina rosa” su viale delle Scienze.

14] Per il sostegno della parete corrispondente al fronte di scavo sulla via Ernesto Basile, si dovette rinunciare all’ipo-tesi di realizzare un muro di sostegno, optando per «una struttura sottile per il sostegno sia provvisorio che definitivo […]consistente in una paratia di pali accostati di profondità variabile fra 8 m e 12 rispetto al piano esterno del marciapiede,ancorata, nel tratto interessato dal maggiore dislivello, con una fila di tiranti, [evitando] interferenze con il manufattostradale [e offrendo] innegabili vantaggi di sicurezza ed operazioni di cantiere piú spedite»: Relazione alla Seconda Periziadi Variante e suppletiva entro l’importo del finanziamento originario, Palermo 31 agosto 1994.

15] Un’importante modifica al sistema strutturale fu attuata, in sede di progettazione esecutiva, con «l’obiettivo del-la rimozione di qualsiasi personale perplessità» da parte del progettista incaricato dall’impresa esecutrice «sul comporta-mento reale dell’opera adottando, rispetto alla concezione dello schema strutturale d’appalto, uno schema costruttivo piútradizionale e quindi piú sperimentato e tale da innalzare il livello di affidabilità» e che comportò la sostituzione del si-

stema strutturale previsto originariamente, con un altro basato «sul classico “schema pendolare” secondo il quale vieneconcepita una struttura capace di resistere agli effetti dei carichi verticali ed orizzontali in virtú della ripartizione di talicompiti tra intelaiature metalliche a nodi cerniere e setti irrigidenti in cemento armato»: ivi.

16] Furono apportate «piccole modifiche alle tramezzature anche in rapporto alle necessità strutturali ed impiantisti-che» che influirono sull’aspetto distributivo e funzionale e sull’assetto definitivo delle aule: ivi. Va segnalato come altremodifiche apportate in fase esecutiva su alcune tipologie strutturali e soluzioni impiantistiche abbiano avuto una direttarifluenza sul piano architettonico-spaziale. Tra queste vi è senz’altro lo spostamento delle stazioni di pompaggio delle unitàdi trattamento dell’aria che, previste in copertura, vengono inserite all’interno di alcuni locali posti al quinto livello del-

Il percorso e le tappe del cantiere 77

impiantistico16 e amministrativo-contabile, hanno comportato una piú o meno si-gnificativa rifluenza sul percorso e sul risultato finale.

FIG. 58 Le strutture del 1° e 2° stralcio in corso di elevazione (1992-1996).

FIG. 59 Le strutture del 1° e 2° stralcio ultimate.

78 Emanuele Palazzotto

Una prima importante decisione riguardava, già in fase di definizione degli scavi,l’abbassamento del piano di posa delle fondazioni17 di circa un metro, con il conseguenteaumento dell’interpiano disponibile per i vari livelli.

FIG. 60 Realizzazione dello sbalzo strutturale sopra l’ingresso al corpo aule.FIG. 61 Sbalzo strutturale sopra l’ingresso al corpo aule.

FIG. 62 Struttura interna della sala conferenze, 2° stralcio.

l’edificio, consentendo cosí anche alcune significative economie nella realizzazione. Il problema di impatto visivo che siera cercato di superare si risolveva solo parzialmente, poiché le ingombranti pompe di calore restavano comunque benvisibili, in copertura dell’Aula Magna.

17] L’entità degli scavi dovette essere modificata in seguito alla necessità «di avere intorno all’edificio una zona di la-voro adeguata alle movimentazioni del cantiere […]; di rendere subito accessibili e funzionali i locali cantinati prima chesi realizzi il solaio del parcheggio, in quanto corrispondente alla quota di calpestio del piano degli spazi esterni di raccor-do tra viale delle Scienze e l’ingresso principale della Facoltà» e di «abbassare il piano di posa delle fondazioni di un me-tro circa per aumentare l’interpiano dei locali di piano cantinato»: ivi.

Il percorso e le tappe del cantiere 79

Nell’eventualità, poi concretizzatasi, di un’interruzione nei finanziamenti necessarial completamento dell’opera, questa decisione si presentava come prima mossa tesa aconsentire una utilizzazione flessibile dell’intero livello inferiore dell’edificio (non vin-colandolo all’originaria destinazione per locali di servizio), anche se non si fossero rea-lizzati (cosa che in effetti avvenne) la gradonata e il solaio di calpestio della grande piaz-za a copertura del previsto parcheggio cantinato.

L’occasione consentí in seguito la progressiva rimodulazione di tutte le quote dei so-lai di piano,18 con l’unificazione delle altezze di interpiano e, nel rispetto del limite d’al-tezza del coronamento, anche la gestione del maggiore ingombro del sistema di alte tra-vi di sostegno poste in sommità, destinate a sorreggere i solai “appesi”, corrispondentiai piani inferiori.

Un successivo passaggio, di notevole incidenza per la definizione dell’espressione for-male dell’edificio, riguardava la rinuncia19 al previsto rivestimento dei prospetti di tut-to il corpo centrale con lamiera metallica da 2 mm, previsione che manifestava una vo-lontà a prima vista sorprendente nel confronto con l’esperienza progettuale e con il lin-guaggio usualmente sperimentato dai progettisti, e che probabilmente rimanda alle for-ti suggestioni di un’architettura navale, comunque presenti in altri momenti di questoe di altri progetti degli stessi autori e nella loro poetica complessiva.

Una meditata presa di coscienza dei problemi di natura tecnologica ed economica,oltre a quelli legati alla futura manutenzione dell’edificio, suggerí la sostituzione del pre-visto rivestimento esterno e il ritorno ad un sistema piú tradizionale, con rete di sup-porto a cui aggrappare lo strato di finitura intonacato.20 Anche per i paramenti interni,

18] Il progetto iniziale prevedeva due eccezioni nello sviluppo in altezza dei diversi livelli del corpo centrale, al pianoseminterrato e al “mezzanino”.

19] Vedi Verbale del 18.12.1993 della riunione operativa tra la D.L. e i responsabili dell’impresa esecutrice. 20] «Le indagini di mercato, le informazioni assunte presso ditte specializzate, le esperienze ed i risultati di realizza-

zioni similari nella nostra Regione, hanno escluso che il previsto rivestimento della facciata con pannelli di lamiera po-tesse fornire quelle garanzie di tenuta degli agenti atmosferici necessarie per una buona conservazione dell’edificio.

FIG. 63 Costruzione dell’Aula Magna, 2° stralcio.FIG. 64 Costruzione della grande scala, 1° stralcio.

80 Emanuele Palazzotto

si ribadí poi la stessa modalità tecnologica di finitura.21 Si rafforzava cosí la logica for-male del solido scavato, definendo un’architettura semplice e pulita, derivata da unamassa tendenzialmente e virtualmente unica, tagliata e modellata, aliena dalle esigenzedel riflesso delle textures o dalla scansione di un rivestimento disegnato per campi geo-metrici ripetuti, e legata a quella ricerca di un’essenzialità strutturante, priva di retori-ca formale, che è possibile rintracciare in molte delle «trascrizioni mediterranee»22 por-tate avanti dai progettisti della Facoltà.

Un ulteriore passaggio in questa direzione può essere considerata la conseguente mo-difica del posizionamento degli infissi delle vetrate sul filo interno dello spessore mura-rio, anziché in mezzeria secondo quanto inizialmente previsto. L’infisso è collocato quin-di in secondo piano e, al suo posto, si sottolinea il foro del vano che lo ospita. Il giocomutevole delle ombre, consentito dall’evidenziazione dello spessore, rafforza, soprat-tutto nelle viste di scorcio e grazie al risegarsi dell’edificio, la massa e il peso visivo del-l’insieme.

L’immagine complessiva dell’edificio si orienta cosí, nel percorso della realizzazione,sempre piú verso la ricerca di una chiara solidità visiva, mentre la trasparente leggerez-za associabile all’ambiguità delle ampie superfici finestrate, pur rimanendo presente, rie-sce però a prendere il sopravvento solo di notte, quando l’edificio rivela tutte le sueprofondità interne grazie all’illuminazione artificiale.

All’interno degli ambienti, in corrispondenza degli spazi strutturali interposti tra i gran-di infissi, la medesima lamina metallica preverniciata di questi ultimi viene applicata co-me un rivestimento continuo a tutt’altezza, facendo corpo unico con i profilati vetrati.23

In tal modo, viene annullata visivamente la presenza di tutti i sostegni murari e di conse-

FIG. 65 Costruzione della grande scala, 1° stralcio.FIG. 66 La grande apertura verso il centro urbano.

Le difficoltà di natura tecnologica ed economica, le considerazioni connesse con le condizioni climatiche ed am-bientali della nostra città, le problematiche legate alla manutenzione dell’immobile, hanno consigliato l’adozione di unsistema di rivestimento esterno di tipo piú tradizionale con strato di finitura a base di silicati organici. La particolare ete-rogeneità e la non planarità delle superfici da rivestire costituite da murature di tamponamento in laterizio e/o blocchet-ti di tufo, da pareti in calcestruzzo armato e da strutture in acciaio, hanno richiesto un particolare approfondimento deimateriali e delle tecnologie da utilizzare per il rivestimento esterno di facciata, intesi a garantire un idoneo aggrappaggioal supporto e ad evitare fessurazioni e cavillature sulle superfici a vista»: Relazione alla Seconda Perizia di Variante…, cit.

21] Anche in questo caso, in considerazione della eterogeneità delle superfici da rivestire. 22] «Il mio ragionare intorno al centro e alla memoria risale alla casa del giardino dei nonni. Un prisma cubico isola-

to a due piani, con il tetto nascosto dal muro d’attico alzato per regolare il volume sul fronte strada. Sulle pareti esterneintonacate, monocromatiche di terra d’ocra luminosa, il sole aveva il compito di svelare il loro disegno composto da sim-metrie e da gerarchie dei vani con la corrispondenza di appartenere agli interni abitati e al decoro pubblico della casa. Imuri spessi di tufo con essenziali bucature […]. In questa casa priva di retorica, costruita dalla sapienza di muratori ce-faludesi, ho trovato il nucleo al quale continuo ad avvolgere il filo delle mie trascrizioni mediterranee»: P. Culotta, “La tra-scrizione mediterranea dell’architettura moderna”, in E. Palazzotto (a c. di), Verso un’architettura nel Mediterraneo, L’Epos,Palermo 2001, p. 8.

23] «La revisione del sistema degli infissi esterni rispetto ai grafici del progetto originario per motivi di natura tecno-logica, estetica e funzionale, al fine: a) di consentire un piú idoneo ricambio di aria; b) di renderne agevole la manuten-zione; c) di migliorare l’aspetto estetico con l’uso di profilati della serie complanare. […] L’opportunità di realizzare un“sistema” di infissi continuo è consequenziale alla scelta di collocarli in linea con il filo interno della pilastrata di pro-spetto»: Relazione alla Seconda Perizia di Variante…, cit.

Il percorso e le tappe del cantiere 81

guenza l’idea stessa di parete, con l’obiettivo di garantire dall’interno un’impressione disfondamento, un senso di vertigine, una spinta senza ostacoli verso il paesaggio del cam-pus universitario. A partire da questa logica sarebbe stato senz’altro inaccettabile il po-sizionamento di qualsiasi apparecchio di climatizzazione in corrispondenza delle vetra-te: la scelta è, infatti, quella di alloggiarli in incasso a soffitto,24 seguendo una strada ine-vitabile che, facendosi carico di alcune difficoltà nelle future operazioni di manuten-zione e nel rendimento degli stessi, riuscirà comunque a garantire il rispetto e la pulizianella libertà formale degli spazi.

Pur nella consapevolezza di quanto fosse importante un efficiente sistema di scher-matura dai raggi solari, soprattutto in relazione all’ampiezza delle superfici vetrate espo-ste a sud e a ovest, viene deciso di rinunciare temporaneamente al previsto apparato ditendaggi apribili “pivottanti”, per subentrate difficoltà di natura tecnica in fase realiz-zativa del particolare meccanismo immaginato, rinviando cosí il problema (e la relati-va spesa) a soluzioni da affrontare negli stralci successivi.

FIG. 67 Progetto generale, spaccato prospettico (1989).

24] «In alcuni casi, come per esempio nelle aule per la didattica, le dimensioni stesse dei fan-coils hanno reso necessa-ria una ubicazione a soffitto diversa da quella prevista dalla perizia di progetto. La presenza del controsoffitto inoltre, nonconsiderata in progetto, ha obbligato a collegare gli stessi fan-coils, per mezzo di opportuni cannotti in lamiera, a diffuso-ri di immissione e di ripresa dell’aria ivi ubicati»: ivi.

82 Emanuele Palazzotto

Per quanto riguarda lo spazio interno, in questa prima fase i principali interventi di“assestamento”25 si concentrano soprattutto attorno all’ambito della grande scalinata,spazio vitale centrale e di riferimento assoluto per tutto l’edificio.

Gli architravi dei vani di immissione trasversale all’alto invaso dello scalone ven-gono abbassati fino a lasciare una luce di 2,50 m, accentuando cosí, nel movimentodi approccio interno all’edificio, il contrasto tra la compressione subita e la successi-va improvvisa espansione. Superato quest’ambito di soglia, lo sguardo può essere cat-turato e condotto verso l’alto, mentre l’invito ad affrontare la salita risulta ancora piúperentorio.

Un altro importante intervento riguarda l’apertura in alto, sulla stretta parete orien-tale e in corrispondenza dell’ultimo livello, di una grande vetrata quadrata a tutta lar-ghezza, ottenuta grazie all’eliminazione dell’ultima rampa della scala di sicurezza ester-na, che avrebbe dovuto condurre al lastrico solare.26 La verifica “a vista” del rapportocon il panorama urbano era infatti avvenuta solo dopo la realizzazione degli impalcatistrutturali dell’ultimo piano: una volta guadagnata faticosamente la vetta, approdando

FIG. 68 Corpo aule, fine dei lavori di 1° e 2° stralcio (1996).

25] Le principali modifiche attuate in questa fase risultano precisate contemporaneamente in un ben preciso momentodelle attività di cantiere: «Il Direttore dei Lavori, esaminati tutta una serie di elaborati grafici espone ai presenti le seguenti de-cisioni riportate per opportunità in maniera sintetica: 1) Tutti gli infissi esterni devono essere posizionati a filo interno dei pi-lastri in acciaio e non già come previsto a filo esterno; 2) Gli infissi esterni debbono essere montati in opera su una soglia inperlato di Sicilia sagomata a pendenza verso l’esterno con spessore di bordo pari a cm 3 e con sporto a filo facciata di cm 3; 3)Tutti i pilastri in acciaio prospettanti l’esterno debbono essere trattati con “cappotto di intonaco”; 4) Le superfici di interpia-no da estradosso infisso a intradosso soglia in perlato debbono essere trattate con “cappotto di intonaco”; 5) In tutti i vani chenel pianoterra e nel primo consentono accesso al grande scalone debbono essere realizzati dei portali strutturali in acciaio cheriducano l’altezza utile a 2,50 mtl al finito; 6) L’ultima rampa della scala di sicurezza che porta al lastrico solare non deve esse-re realizzata e deve essere sostituita con scala alla marinara. L’ultima grande specchiatura in alto del telaio strutturale in acciaioa bordo del vano della citata scala non deve essere tompagnato in quanto è in studio la possibilità di porre in opera una “spec-chiatura” in Blindovis. […] L’architetto Culotta, lette le specifiche tecniche e le caratteristiche tecnologiche del pacchetto peril trattamento, con intonaci speciali, delle facciate, visto il campione realizzato su una grande lastra di faesite, sentito il pareredei tecnici presenti, ritiene il campione stesso idoneo e quindi accettato riservandosi di verificarne la validità sotto il mero aspet-to architettonico, chiedendo di realizzare un altro campione con l’aggiunta di una minima percentuale (10%) di microgranu-lati di marmo nero. […] Il Direttore dei Lavori apporta alcune modifiche agli elaborati redatti dall’architetto Li Bianchi e ri-guardanti: a) le ringhiere da posizionarsi a protezione dei vani di affaccio sul grande scalone interno; b) l’adozione di sguincisul cordolo da realizzarsi ad estradosso del pavimento per posizionare le ringhiere di cui al precedente punto “a”; c) l’adozionedi particolari piastre di acciaio da annegare e fissare la sopradetta ringhiera con fisher strutturali nel cordolo di cui al precedentepunto “b”; d) l’adozione di “stangone” in perlato di Sicilia di spessore di cm 3 e battiscopa in perlato di Sicilia di cm 2 a rive-stire il cordolo di cui al punto “b”»: Verbale del 18.12.1993 della riunione operativa…, cit.

26] Dal lato esterno, questa scala, in origine messa in vista attraverso la ripetizione di grandi fori corrispondenti aivari livelli interni, sarà nascosta dalle murature, lasciando in prospetto come unica apertura esterna, oltre all’uscita diemergenza, il foro corrispondente alla grande vetrata quadrata ricavata sulla parete dello scalone.

all’ultimo livello, si poteva godere sui lati opposti dell’asse della scala di un paesaggioimprevisto e differente: di fronte, a ponente, largo e aperto sui monti della Conca d’O-ro, e invece alle spalle, inquadrato, misurato e direzionato sulle cupole della città stori-ca. Questa raggiunta profondità, cosí chiara e decisa, rafforza e riesce a descrivere in mo-do compiuto, almeno internamente all’edificio, quell’asse urbano strutturante (comu-ne con la lama del previsto corpo lineare dei Dipartimenti) che conforma e taglia il pro-getto, spingendosi dai monti fino al mare.

Facendo sempre riferimento allo spazio della scalinata, in fase di progetto generaleera stato dato un carattere di forte dualità al rapporto tra le due alte pareti che, oppo-ste, a meridione e a settentrione, si fronteggiano costituendo i fianchi del profondo in-vaso. Pur mantenendo l’assoluta laconicità della parete settentrionale, quasi totalmen-te cieca, in origine si prevedeva di accentuare il carattere direzionale-prospettico di quel-la meridionale grazie al leggero aggetto dei solai rispetto al piano dei pilastri (che risul-tavano peraltro ruotati seguendo l’orientamento delle aule) con un sistema piú per-meabile e continuo di balconate di piano (anche in questo caso ottenendo un risultatodi probabile suggestione navale);27 queste si sovrapponevano poi in una fuga continua,che risultava accentuata dall’andamento delle rispettive ringhiere di protezione.

In fase esecutiva, la successione lineare del sistema di ballatoi viene riassunta in uncorpo unico, definendo al suo posto un muro spesso, geometricamente traforato, comese si trattasse di una muraglia di guardia affacciata su uno stretto spazio esterno, quasiuna scena urbana da centro storico. La decisione scaturiva da una convergenza tra l’esi-genza strutturale di prevedere il posizionamento dei pilastroni (adesso ruotati secondolo stesso allineamento della scala) destinati a sostenere provvisoriamente, durante la fa-se costruttiva, l’orizzontamento a ponte del futuro “trilite” e l’istanza progettuale di con-ferire un “corpo” significativo e modellabile al muro stesso.28

La possibilità di lettura della grande parete come un unico sistema piano, forato conregolarità geometrica, come una massa solida in cui il gioco di ombre e luci si riduce al-l’essenziale (seguendo lo stesso procedimento che si andava precisando per l’esterno),viene accentuata anche grazie allo spostamento delle ringhiere all’interno dello spesso-re murario (e non piú in aggetto) e grazie alla creazione di sguinci al di sotto delle stes-se, che ne definiscono l’attacco. Altre modifiche nel trattamento dell’intradosso dellascalinata e nella chiusura dei suoi fianchi inferiori (ora aperti solo in alcuni punti mi-surati) contribuiscono ad un rapporto piú efficace tra pieni e vuoti e ad una piú cali-brata gerarchia tra gli spazi.

Di fronte a questo nuovo sistema di affacci si muove il percorso delle ombre sulla pa-rete cieca, ritmato dalle travi lineari del grande lucernario. Anche l’attuale lucernario èil risultato di un processo di modifica: esso era stato inizialmente pensato come presenzascultorea, un grande oggetto di metallo e vetro (con un andamento spezzato a “dorsodi drago”) sospeso sull’invaso della scalinata; in seguito, è stato semplificato drastica-mente, riconducendolo ad un semplice sistema curvato a botte;29 tuttavia, numerose

Il percorso e le tappe del cantiere 83

27] Una suggestione che sarà recuperata con la realizzazione del nuovo corpo perimetrale dei laboratori nella loro ver-sione definitiva.

28] Una significativa convergenza organica tra il sistema strutturale e l’idea spaziale la si trova nella soluzione “sim-bolica” del rapporto tra didattica e ricerca, identificabile nello “stacco” previsto tra il corpo aule per la didattica e il “trili-te” destinato ai Dipartimenti. Lo spazio lasciato vuoto tra i due corpi fa di quest’ultimo un vero e proprio ponte, strut-turalmente e visivamente autonomo, ma concettualmente collegato e coinvolto in un unico sistema di pensiero. La me-desima volontà di coerenza organica la si riscontra poi nella soluzione ideata per l’Aula Magna e per i grandi ambienti adessa sovrastanti, del tutto liberi da pilastri o da sostegni grazie al sistema strutturalmente “appeso” alle grandi travature dicoronamento, secondo un principio che consente anche lo sviluppo dell’ardito aggetto che copre e individua l’ingressodell’edificio.

La ricorrenza nella ripetizione del modulo di 7,20 m per gli interassi strutturali verificabili in gran parte del proget-to e nel dimensionamento degli spazi delle aule destinate alla didattica frontale, appare come un ulteriore richiamo allalezione dei Dipartimenti di Scienze, ripetendo il medesimo modulo secondo cui si struttura il ritmo dei suoi elementiverticali di sostegno.

29] Si pensava di realizzarlo con un’orditura autoportante in policarbonato.

84 Emanuele Palazzotto

FIG. 69 Progetto generale, variante, planimetria generale del campus di viale delle Scienze (1998).

Il percorso e le tappe del cantiere 85

86 Emanuele Palazzotto

difficoltà tecniche per la sua realizzazione e per un futuro efficiente funzionamento, an-che in questa versione, ne hanno suggerito l’ulteriore sostituzione con un «sistema pia-no a lucernario semplice e tradizionale piú confacente alla spazialità dello scalone ed al-le caratteristiche strutturali e formali della conclusione apicale del vano»,30 un sistemamolto piú sicuro e affidabile e piú agevolmente gestibile dall’impresa esecutrice.31

Si acquisisce cosí un efficace meccanismo di rappresentazione temporale, generatodall’andamento variabile del disegno delle ombre parallele sul muro cieco, al di sottodel quale si svolgono, nella frenesia dei percorsi, ogni incontro casuale e ogni passaggioobbligato per tutti gli abitanti dell’edificio.

Il terzo stralcio

Nel settembre del 1996 vengono ultimati tutti i lavori relativi sia al primo che al secon-do lotto. La costruzione si conclude con un significativo ritardo rispetto alle previsionicontrattuali.32

Il mese successivo alla chiusura del cantiere, i progettisti elaborano tempestivamenteuna perizia per le «opere e gli arredi necessari per conseguire la sicurezza e la fruibilità delplesso», finalizzata alla parziale fruizione dei locali ultimati e alla conseguente organizza-zione didattica. La perizia prevedeva l’individuazione dei locali utilizzabili e delle «ope-re provvisionali interne ed esterne all’edificio per la sicurezza e l’agibilità degli spazi».33

Ultimati i suddetti lavori, nell’aprile del 1998, docenti e studenti possono finalmen-te fare il loro ingresso e insediarsi, anche se con una certa dose di precarietà, nella par-te già completata della Facoltà.

L’edificio iniziava cosí la propria vita, sottoponendosi ad un rodaggio nella provadell’uso che consentiva, pur nella fragile incompiutezza dell’insieme e dei dettagli, dioffrire comunque ai fruitori della scuola quegli indispensabili sbocchi vitali la cui as-senza per tanti anni aveva reso ben difficile qualsiasi seria politica di innovazione di-dattica.

Non bisogna dimenticare che intanto, nel 1993, era stato emanato un nuovo Ordi-namento degli Studi,34 che introduceva numerose modifiche nell’organizzazione deicorsi, influenzando ancora di piú l’esigenza di spazi per adeguare i corsi di studio alla

30] Relazione alla Seconda Perizia di Variante…, cit. Vengono precisate anche motivazioni di carattere piú squisita-mente tecnico: «La copertura piana ha suggerito di sostituire le lastre di policarbonato con cristallo di sicurezza stratifi-cato blindato che assicura una migliore trasparenza e conserva tale caratteristica nel tempo non subendo i processi di in-vecchiamento e conseguente opacizzazione del policarbonato»: ivi.

31] Il lucernario sarebbe stato realizzato «mediante fornitura e posa in opera di travi NP 270 a coronamento del vuo-to di vano scala, opportunamente e strutturalmente collegate alle preesistenti strutture in c.a. […]. Su tali travi, oppor-tunamente imbullonate, verranno fissate travi in acciaio lavorate e sagomate in modo da presentare l’estradosso inclina-to per consentire l’inclinazione delle lastre di policarbonato in modo da favorire lo smaltimento delle acque meteoriche.[…] Su tali travi disposte ad un interasse non superiore a mtl 1,05, verranno fissate con idoneo sistema atto a compensa-re gli effetti termici e tale da non consentire immissione di acque meteoriche, telai in alluminio reggenti lastre di poli-carbonato del tipo longlife plus 293 da 8-10 mm della Hols Italia s.p.a. divisione semilavorati rohm o similari»: Nota del-l’impresa EDIL-SCAVI al Direttore dei lavori del 13-04-1994.

32] I ritardi si attribuiscono alle ripetute sospensioni dei lavori «per ragioni di necessità» e soprattutto per le «diffi-coltà riscontrate dall’impresa nel gestire il cantiere con un cosí elevato ribasso d’asta» (23,13% per il primo lotto e 28,13%per il secondo) e per ulteriori «difficoltà di natura economica capaci di soffocare l’Impresa e, di conseguenza, il buon esi-to della conclusione dei lavori»: Controdeduzioni del direttore dei lavori, prof. Pasquale Culotta, del 09.03.1993.

33] Anche «in considerazione del prossimo smantellamento dell’impianto di cantiere dell’impresa EDIL SCAVI e dellapresenza di studenti e docenti in un’area ancora non fruibile nel suo assetto definitivo»: Progetto per l’arredo e la parzialefruizione dei locali di I e di II lotto della Nuova Sede della Facoltà di Architettura, Palermo 9 ottobre 1996.

34] «Nel 1993 il Corso di Laurea in Architettura ha un Nuovo Ordinamento degli Studi emanato con Decreto del 24febbraio dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, introdotto nello Statuto della Facoltà di Architettura diPalermo con Decreto Rettorale del 23 febbraio del 1994. Il “nuovo” Ordinamento degli Studi introduce e stabilisce: - laprogrammazione del numero degli iscritti al primo anno del Corso di laurea; - l’organizzazione di corsi di insegnamentoper l’apprendimento e la conoscenza di teorie, metodi e discipline (insegnamenti impartiti in aule ex cathedra) e di cor-si di insegnamento di teoria-pratica per l’apprendimento e l’esercizio del “saper fare” nei campi delle attività strumenta-li o specifiche della professione (insegnamenti impartiti tradizionalmente in aule per le attività progettuali e da disegno).

Il percorso e le tappe del cantiere 87

struttura didattica introdotta. Attraverso la strutturazione dei corsi di laurea sulla spi-na dorsale dei laboratori, fondati sul lavoro in aula e sul rapporto molto stretto tra il do-cente responsabile del laboratorio e gli allievi (in numero necessariamente limitato), ilnuovo Ordinamento puntava a definire un giusto rapporto tra “sapere” e “saper fare”,un rapporto ritenuto sempre piú indispensabile per l’esercizio di una disciplina profes-sionalizzante come l’architettura.

Contemporaneamente all’avvio della parziale fruizione della Facoltà, il gruppo diprogettazione, alla luce di un nuovo finanziamento ottenuto,35 redigeva il progetto

L’art. 2 del D.M. 24-02-1993 MURST, inoltre, stabilisce che: “Per assicurare una idonea assistenza didattica, anche se-condo quanto previsto dalla raccomandazione CEE, di cui al punto I, comma 2, nei Laboratori dovrà essere assicurato unrapporto personalizzato fra i discenti e il docente tale da consentire il controllo individuale della pratica del progetto; per-tanto non potranno essere ammessi piú di 50 allievi per ogni Laboratorio”»: Relazione aggiuntiva alla Perizia di Variantee di assestamento del 3° stralcio - Fabbisogno dei locali e Organizzazione degli Studi, Palermo 2001.

35] Con Decreto n. 245 dell’Assessorato Regionale ai BB.CC. e AA e P.I. del 30 aprile 1998.

FIG. 70 Inizio dei lavori di costruzione per il 3° stralcio, do-cumentato in un’aerofoto del 2000.FIG. 71 Progetto generale definitivo, pianta del pianoterra(aggiornamento successivo al 2002).

88 Emanuele Palazzotto

per un terzo stralcio funzionale,36 estrapolandolo da una variante complessiva al pro-getto generale che, per il rispetto degli indici e dei dati urbanistici (altezza, superfi-cie coperta e volume), faceva sempre riferimento alla conformità urbanistica otte-nuta nel 1991.

Per sopperire alle rinnovate esigenze, la variante introduceva la previsione di un nuo-vo corpo perimetrale a forma di “C”, il cui sviluppo in altezza non superava il livello,in leggera pendenza, del calpestio di viale delle Scienze, consentendo anche di mante-nere il rispetto dei prescritti indici di cubatura. La costruzione di questo edificio, riba-dendo con ancor maggiore chiarezza la logica del lavoro sullo scavo, accentuandola edefinendo al tempo stesso il perimetro dell’invaso accogliente l’edificio già realizzato,avrebbe permesso di ospitare quei servizi comuni e le attività dei laboratori37 ormai in-dispensabili per soddisfare le ulteriori nuove istanze.38

L’occasione del nuovo stralcio consentiva inoltre di completare il blocco relativo al-l’Aula Magna e agli ambienti sovrastanti (ancora fermi alla sola struttura) e di adegua-re quanto già realizzato con i primi stralci alla variante stessa, attuando limitate mosse39

36] Anche in questo caso il progetto di stralcio fu affidato (con delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Uni-versità del 25 settembre 1998) al Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura. Il gruppo responsabile della proget-tazione architettonica risultava sempre composto dai professori: Pasquale Culotta (coordinatore), Giuseppe Laudicina,Giuseppe Leone e Tilde Marra.

37] Il corpo aggiunto con il 3° stralcio era destinato ad ambienti per la didattica di laboratorio e di gruppo, alla se-greteria degli studenti, alle attività autogestite degli studenti e ai servizi esterni di supporto alla didattica.

38] «Le esigenze di spazi per la didattica individuate nel Progetto Generale di massima del 1989 e riprecisate nelProgetto di generale - Variante del 1998 aggiornato nell’agosto 2001, hanno trovato le risposte risolutive attraverso laelaborazione del progetto di 3° stralcio, infatti in quel contesto si è potuta individuare una soluzione complessiva erisolutiva adeguata alla organizzazione degli Studi introdotta nel 1994 (Decreto Rettorale 23-02-1994 di Modifica del-lo Statuto della Facoltà di Architettura)»: Relazione aggiuntiva alla Perizia di Variante e di assestamento del 3° stral-cio…, cit.

39] Al pianoterra si demolivano alcuni tompagni per realizzare una caffetteria con un piccolo portico antistante, sicostruiva una nuova scala esterna allineata con la grande scala interna e con accesso diretto al piano superiore e si defini-va il rapporto con il nuovo ingresso. Al livello superiore il vecchio ingresso, spostando la posizione di alcuni infissi, dive-niva parte del sistema di ambienti che saranno destinati a sede della “Dotazione Basile” di Facoltà.

FIG. 72 Progetto generale definitivo, pianta del 2° piano (aggiornamento successivo al 2002).

Il percorso e le tappe del cantiere 89

che fossero però in grado di modificare la relazione tra gli spazi recuperati secondo unariorganizzazione complessiva dell’insieme.40

Si rinunciava cosí per sempre alla grande piazza gradonata e, di conseguenza, si ab-bassava definitivamente di un livello la quota di ingresso (dalla quota 44,22 alla quo-ta 40,06 s.l.m.), con il recupero dei relativi spazi interni, accogliendo «tutti i percor-si dall’esterno verso l’interno e soprattutto tutte le attività destinate ai servizi socialie collettivi della Facoltà».41 L’eliminazione della gradonata, oltre a permettere la rea-lizzazione del corpo dei laboratori, garantiva infatti uno sfruttamento ottimale di tut-ti gli spazi disponibili nel corpo centrale e una contemporanea soluzione per i diffi-cili raccordi e per i conflitti tecnologici che si sarebbero creati tra l’andamento ruo-tato di quest’ultimo e quello della gradonata. Sul corpo centrale rimarrà leggibile ilsegno di questa rinuncia soprattutto nel rapporto tra pieni e vuoti ancora presente suifronti dell’edificio verso viale delle Scienze, che risentono della previsione del con-tatto che essi avrebbero dovuto avere con la grande scalinata e con il suo progressivodegradare.

Lo spazio di aggregazione della piazza si spostava cosí sul fondo del “cratere”;42 au-mentava la sua superficie calpestabile e si instauravano nuovi rapporti tra spazi e fun-zioni vecchie e nuove, tra centro e perimetro dell’invaso, pur mantenendo sempre bensaldi i principî costitutivi del progetto: «Dal piano di calpestio della quota 40,06, […]si ricompongono le geometrie degli spazi e dei volumi, nel senso che il disegno plani-metrico degli spazi a cielo libero conferma e accentua la scelta progettuale iniziale dimantenere incassato il campus della Facoltà e di rendere interamente leggibile l’artico-

40] «Le risposte alle nuove esigenze si riflettono sulla riorganizzazione degli spazi esterni del lotto che vengono ri-definiti per dar luogo ad una piú razionale utilizzazione di tre lati dello scavo realizzato con i primi due stralci, in rap-porto sia al volume ricavabile, destinandolo ad attività e a servizi e sia alla totale liberazione del perimetro della fabbricadella Facoltà che, a pianoterra, può avere tutti gli ambienti direttamente aperti sugli stessi spazi esterni»: Relazione tecni-ca ed illustrativa del progetto generale - Variante, Palermo 1998.

41] Ivi. 42] Viene cosí definito da Marcello Panzarella in L’architettura dell’Università per l’architettura della città…, cit.

FIG. 73 Progetto generale definitivo, pianta del 3° piano (aggiornamento successivo al 2002).

90 Emanuele Palazzotto

lazione e la rotazione del volume fuori terra rispetto alla giacitura planimetrica di vialedelle Scienze».43

Il definitivo abbassamento della quota di accesso all’edificio centrale comportava an-che la necessaria ridefinizione degli spazi e dei percorsi, modificando alcune delle rela-zioni spaziali previste: si allentava lo stretto rapporto tra il suolo e il grande aggetto sul-l’ingresso (che perdeva gran parte della sua forza di incombente “compressore” spaziale)e si interrompeva la continuità ideale di accesso e percorrenza tra l’esterno della piazza elo “spazio urbano” interno della grande scalinata (accesso ora mediato attraverso la scalasottostante, posta al piano inferiore). Purtroppo il progetto soffre ancora oggi di questoindebolimento nei rapporti di fruizione tra le parti, rispetto alla chiarezza originaria.

Il corpo perimetrale aggiunto, a due elevazioni che progressivamente diventano tre sul la-to occidentale, presenta il suo unico fronte aperto verso lo spazio comune, ne ordina i confi-ni e cambia, al tempo stesso, il senso del “sasso”44 centrale, dando ad esso gli essenziali rife-rimenti per il rispetto della logica complessiva e compensando, almeno in parte, il differi-mento per l’immediata realizzazione dell’alto corpo “strutturante” dei Dipartimenti.

Il nuovo edificio dà anche un ulteriore contributo nella logica dell’eliminazione deirecinti e nella disponibilità ad un uso “aperto” del complesso della scuola, offrendo, nel-la sua indipendenza funzionale, la possibilità di essere vissuto al di fuori dei normali ora-ri prescritti per la didattica.

Grande attenzione viene prestata al posizionamento dei percorsi di accesso e risali-ta, in relazione alle percorrenze da e per viale delle Scienze e interne al “cratere”. Un’am-pia copertura, pensata anche come punto di informazione, controllo e spazio per gli stu-denti, segnala e ripara quello che diventa l’accesso o l’uscita principale dall’invaso delcomplesso. Altre due scale chiudono ai due lati, in testata, lo sviluppo del corpo inter-rato. La rampa carrabile rimane a servizio funzionale del plesso, pur contribuendo ad

43] Relazione tecnica ed illustrativa del progetto generale - Variante, cit.44] Altra definizione di Marcello Panzarella in L’architettura dell’Università per l’architettura della città…, cit.

FIG. 74 Progetto generale definitivo, pianta del 4° piano (aggiornamento successivo al 2002).

Il percorso e le tappe del cantiere 91

influenzare una separazione che è ancora troppo labile tra la parte di suolo che dovreb-be essere destinata esclusivamente ad un parcheggio di servizio di limitate dimensioni45

e l’ampia zona riservata ai pedoni, nell’assenza della prevista quinta alberata, allineataalla scala esterna e utilizzata come importante filtro provvisorio tra i due ambiti.

I lavori per il terzo lotto46 iniziano il 3 marzo 2000. Nell’agosto dello stesso anno vienestesa una prima perizia di variante, resasi necessaria per un adeguamento del progetto strut-turale in relazione agli scavi di sbancamento,47 e nell’agosto del 2001 viene redatta, da par-te della Direzione dei Lavori, un’ulteriore perizia di variante e di assestamento attraverso laquale viene attuata, anche sul corpo dei laboratori,48 una graduale ma significativa opera dimodifica. Si approfitta infatti di esigenze intervenute a riguardo del sistema strutturale49

per attuare alcune mosse decisive verso un miglioramento qualitativo dell’insieme edifica-to: in sezione, il previsto allineamento verticale nella posizione delle vetrate ai vari piani delcorpo dei laboratori, viene modificato seguendo un progressivo arretramento al secondo e

45] L’ubicazione degli spazi a parcheggio per la Facoltà, prevista in origine al di sotto del solaio di copertura della piazza gra-donata, viene «riconsiderata sulla quota di viale delle Scienze e di via Basile nel rispetto delle previsioni del progetto di riordinodella circolazione automobilistica e dei parcheggi dell’intero campus universitario. Per quanto concerne l’individuazione dellasuperficie destinata ai parcheggi specificatamente di pertinenza della Facoltà di Architettura, si è proceduto alla individuazionedi una apposita area interna al campus universitario contigua ai parcheggi generali progettati dall’Università e di prossima rea-lizzazione da parte del Comune di Palermo. I due sistemi di parcheggio quello generale e quello di Architettura sono contiguie in relazione tra di loro. La sistemazione dei parcheggi di pertinenza di Architettura è prevista nel 4° stralcio dei lavori»: Rela-zione aggiuntiva e quadro economico (aggiornamento a seguito delle prescrizioni della conferenza di servizio del 02-10-2001).

46] Il progetto esecutivo di 3° stralcio prevedeva un importo complessivo dei lavori pari a £ 15.050.000.000, coperti da unfinanziamento erogato da parte dell’Assessorato Regionale BB.CC. AA e P.I. nell’ambito della Misura 3.4 del P.O.P. Sicilia 1994/99.

47] Per un adeguamento del progetto strutturale al fine di eseguire gli scavi previsti a parete verticale, anziché a parete in-clinata come previsto nel progetto, con l’introduzione di nuove voci relative a tiranti di ancoraggio per «opere di protezione asostegno di pareti verticali dell’altezza fino a mt 14 per opere da realizzare sotto il piano stradale, atte ad evitare la possibile ca-duta di elementi lapidei e a tutelare l’incolumità degli operatori»: Atto di sottomissione del 09-08-2000 - Archivio U.T. Univ.

48] Perizia di variante che, «senza comportare una variazione dell’importo contrattuale, intende risolvere aspetti didettaglio finalizzati a migliorare la definizione architettonica dell’immobile e la sua funzionalità sia dal punto di vista del-le opere edili che degli impianti»: Relazione aggiuntiva e quadro economico…, cit.

49] La struttura portante definitiva di questa parte del complesso della Facoltà sarà del tipo intelaiato in conglome-rato cementizio armato, con travi e pilastri formanti telai a maglie chiuse nelle due direzioni ortogonali con solai a ner-vature parallele, gettati in opera e realizzati in laterizi e cemento armato con travetti prefabbricati armati.

FIG. 75 Progetto generale definitivo, sezione verso sud (aggiornamento successivo al 2002).

FIG. 76 Progetto generale definitivo, sezione verso nord (aggiornamento successivo al 2002).

92 Emanuele Palazzotto

al terzo livello ed eliminando il sistema di mensoloni inclinati destinati a sorreggere l’ag-getto del primo livello. Si articola cosí il limite tra interno ed esterno, istituendo un’inte-ressante variazione nelle possibilità d’uso dello spazio d’insolazione tra i vari piani: grandeaggetto, liscio e orizzontale, a pianoterra; piccolo ballatoio al secondo livello; loggia profon-da e abitabile, munita di sedili fissi, al terzo. La parete piena corrispondente al terzo livello(che poi è quello sottostante al piano di calpestio di viale delle Scienze) è adesso aperta conun ritmo alternato di pieni e vuoti, che rivelano uno spessore molto accentuato. Anche inquesto caso la percezione visiva, che avviene in prevalenza di scorcio sui piani di facciata,contribuisce ad accentuare l’effetto di uno scavo profondo sulla massa solida e il dinami-smo ritmico cercato. Il confronto tra la forza della regola lineare (che lega le fughe oriz-zontali ai vari piani e poi continua la propria corsa per tutti i lati della “C”) e la variazionedella sezione (che si giova dello spostamento progressivo e ambiguo nel rapporto tra pienie vuoti, tra sostenente e sostenuto) conduce ad una lettura che è unica e molteplice al tem-po stesso, semplice e articolata, e che necessita del movimento, dell’azione dinamica deifruitori per essere maggiormente apprezzata, imponendosi come una delle possibili chiavidi lettura dei principî e del linguaggio utilizzato.

Nel processo di “assestamento” del corpo dei laboratori, si fa cosí anche tesoro dellaproblematica esperienza già sperimentata nelle aule meridionali del corpo centrale, perla complessa soluzione della loro gestione climatica e per il difficile rapporto instaura-tosi tra la volontà iniziale di garantire un’adeguata illuminazione naturale e la necessitàambientale di proteggersi dalla forte radiazione solare diretta sulle superfici vetrate.

Una piccola platea gradonata veniva infine introdotta in questo stralcio di progetto eposta in copertura sul corpo dei laboratori, legandosi in tal modo alla sistemazione piú am-pia del marciapiede su viale delle Scienze e degli spazi di accesso posti a questa quota dal la-to opposto.50 Questa platea, aperta sul fianco occidentale dell’edificio, unitamente al gran-de aggetto (adesso massiccio e strombato) della tettoia che segnala l’ingresso dal lato orien-tale, sembra alludere, seppure con un coinvolgimento certamente inferiore, all’intenzioneiniziale di definire uno spazio teatrale da cui assistere, questa volta dall’alto, allo spettacolodell’architettura e della quotidianità, offrendosi con disponibilità e apertura assoluta all’in-tero campus e non solamente all’uso privato e limitato da parte degli utenti della Facoltà.

50] «Nel pieno rispetto del tracciato del bordo superiore del campus di Architettura rispetto a viale delle Scienze si èoperata una variazione sul piano del marciapiede, estendendo la zona pedonale e mantenendo il filo della Sede carrabilein allineamento con quello a valle della Facoltà di Economia e Commercio, in corrispondenza del fronte del costruendoedificio delle Aule Polifunzionali. Il disegno viario sistema la conclusione di Viale delle Scienze in rapporto al fronte del-la “Palazzina Rosa” (che sarà ristrutturata e destinata ad asilo nido per i figli dei dipendenti dell’Università), all’innestocon il viale pedonale delle Piazze dei Dipartimenti di Scienze, all’incrocio con l’asse della costruenda nuova Facoltà diScienze della Formazione - via Basile, alle dilatazioni degli spazi contigui alla Facoltà di Lettere»: Relazione aggiuntiva equadro economico…, cit.

FIG. 77 Progetto generale definitivo, sezione verso ovest (aggiornamento successivo al 2002).

Tutti gli interventi attuati nel percorso di progetto fin qui tracciato rivelano, nel lo-ro insieme, un modo di operare che, affrontando in occasione dei diversi stralci l’ap-profondimento congiunto del dettaglio e dell’insieme, s’imposta su un’assunzionedi responsabilità e sulla giusta dose di libertà che deve essere delegata al progettistadirettore dei lavori: «Una libertà, per chi ha la consapevolezza di possederla e di eser-citarla, che scarta i falsi impedimenti ideologici, formalistici, tipologici, le verità as-solute, gli stili e i preconcetti, e che aiuta, invece, a procedere con la curiosità pro-pria del lavoro scientifico, di sperimentare di volta in volta, esaltando le strutture lo-giche e formali dei “materiali”, che determinano l’evento e di comporre nello spazioe con lo spazio realizzazioni sempre nuove; una spinta, per il mestiere che si eserci-ta, a cogliere la natura essenziale della realtà architettonica che concretizza le diver-se relazioni».1

Il sistema delle scelte, che è proprio di ogni percorso progettuale, si moltiplica epersiste in questo caso anche nelle fasi realizzative, seguendo una logica d’insieme te-sa a valorizzare le reali potenzialità dell’opera e che, purtroppo sempre piú di frequente,stenta a mantenere un suo spazio all’interno delle linee normative contemporanee,ormai caratterizzate da quell’aspirazione ad un rigido controllo preventivo, assolutoe astratto, da parte di autorità terze, che spesso si rivela solamente apparente e fuor-viante, condotto su ogni presunto impatto ipotizzabile, su ogni dettaglio, su ogni cen-tesimo di spesa. Queste linee normative sono peraltro segno tangibile di una piú ge-nerale disattenzione verso il raggiungimento dell’essenza della qualità architettonica,«che vede le istituzioni lontane dal precisare o quantomeno dal delineare i contenutiche legano il fare, l’apprendimento, la natura della materia del fare e l’essenza dellacosa del fare», ma è altrettanto vero che «il cammino da fare è lungo, difficoltoso, in-sicuro, non privo d’insidie (burocratiche), ma al tempo stesso interessante, impegna-tivo nei confronti delle responsabilità di chi deve raggiungere l’Architettura della Co-struzione».2

Le variazioni architettoniche apportate in corso d’opera nella realizzazione del-la Facoltà di Architettura danno pienamente conto del percorso di affinamento cuiè stato sottoposto l’edificio, nel tentativo continuo di cogliere il felix infortunium,di fare sempre tesoro delle difficoltà presentatesi, convertendole in occasioni pre-ziose per possibili avanzamenti progettuali. L’approccio al progetto si associa cosíad un’idea di percorso “nel” progetto, in cui l’ascolto delle mutevoli istanze divie-ne un fondamentale momento per ulteriori salti qualitativi. Questo percorso passanecessariamente attraverso la gestione virtuosa delle poche risorse disponibili; passa

UN PROGETTO “APERTO”

Emanuele Palazzotto

1] P. Culotta, G. Leone, op. cit., p. 10. 2] P. Culotta, “La progettazione architettonica negli Ordinamenti degli studi e nell’esercizio della professione”, in E.

Palazzotto, Elementi di teoria nel progetto di architettura, Grafill, Palermo 2002, p. 188.

94 Emanuele Palazzotto

FIG. 78 Pianta del pianoterra, stato dei luoghi al 2007.

Un progetto “aperto” 95

96 Emanuele Palazzotto

dal chiedersi sempre a cosa si possa o non si possa rinunciare, dal riconoscere qua-li sono i margini entro cui è possibile muoversi affinché le migliori intenzioni nonsi convertano in seguito in ostacoli insormontabili per una realizzazione coerente esignificativa. Si tratta in definitiva di ricercare una essenzialità pregnante che con-senta di tralasciare il superfluo per soddisfare, con maggiore chiarezza, il senso e laforza del principio.

Qui entrano anche in gioco la capacità e l’autorevolezza della Direzione dei Lavorinel guidare il percorso di mediazione e di bilanciamento tra le esigenze di economia edi semplificazione esecutiva, spesso avanzate dall’impresa, e le istanze qualitative sem-pre richieste dall’opera.

Si può pervenire all’interpretazione piú corretta del senso di un progetto di architet-tura soltanto a partire da una conoscenza intima dell’opera: come essa è costruita, qua-le è il corpo che dà ragione ai suoi spazi, quale è la logica della sua struttura, dei suoinervi, il percorso e lo sfogo dei suoi vasi sanguigni, quali possono essere le manifesta-zioni e la resistenza della sua pelle.

Le piú recenti normative tendono purtroppo ad annullare questa “discrezionalitàfruttuosa”, che se da un lato potrebbe prestare il fianco al rischio di arbitrî e controver-sie, dall’altro è stata spesso l’unico appiglio per consentire una rotazione delle economiedisponibili al fine di raggiungere il miglior risultato possibile all’interno dei limiti del-le condizioni date. In questo senso potrebbe non essere piú fattibile vedere il cantiere,come è sempre stato nella storia dell’architettura, quale momento fondamentale nellacrescita e nella definizione del percorso progettuale.

Potrebbe sembrare questo un atteggiamento che guarda ancora “nostalgicamente” aduna dimensione artigianale del mestiere dell’architetto; in realtà, si tratterebbe di distac-co nostalgico se non accadesse sempre piú spesso di osservare con quanta frequenza sitende oggi a dissociare l’architettura dalla sua concretezza materica, l’intuizione formaledal percorso necessario per tradurla in forma concreta e in spazio reale, abbandonando-si al culto della pura immagine illusoria, magari da recuperare a tavolino con le fragilistampelle di qualche lifting informatico.

La padronanza del “mestiere” comporta la consapevolezza delle scelte progettuali ela coscienza del giusto limite cui è possibile avvicinarsi, e consente anche di gestire l’az-zardo con competenza e senza controproducenti eccessi.

In questo edificio l’esercizio del mestiere dell’architetto, con tutti i suoi limiti e lesue incompiutezze, gli errori emendati e non, ma anche i suoi risultati esaltanti, si off-re al giudizio degli uomini, abitanti o osservatori distanti, nel suo percorso dentro lastoria, ancora aperto e disponibile. In tal senso è esso stesso una lezione di architettu-ra, ben piú eloquente e coinvolgente di quanto possa esserlo qualsiasi altra disserta-zione teorica.

Molte delle difficoltà nella lettura da parte del pubblico (che, peraltro, nel nostropaese appare ostile in via di principio, per poca frequentazione, alle istanze dell’archi-tettura contemporanea) della qualità complessiva di questo progetto, derivano soprat-tutto dal suo status di opera interrotta che non ha potuto ancora godere di una suffi-ciente condizione di definizione ed equilibrio.

La stessa storia costruttiva della Facoltà ci dimostra quanto il rapporto tra com-piutezza e incompiutezza possa essere ritenuto labile, e come il percorso nel proget-to possa essere potenzialmente infinito. Qualunque progetto, infatti, e ancor piú ilsuo prodotto concreto, l’opera realizzata, in linea di principio non si potrebbe maidire realmente finito, chiuso, non piú modificabile, perfetto: la vicenda di questoedificio appare quindi emblematica e ci stimola a riflettere, a partire dal tanto che ègià stato fatto, su quanto ancora resti da fare, sempre però consapevoli dell’esigen-za, assoluta, di un doveroso rispetto per il senso, la logica e i principî contenuti edespressi dall’opera.

Un progetto “aperto” 97

La metamorfosi morbida, non traumatica, di un edificio complesso nel suo farsi, svi-luppata anche in tempi lunghi come si trattasse di un vero e proprio pezzo di città, è undato che bisogna accettare, attraverso il quale il manufatto e le sue parti possono con-frontarsi tra esse stesse, con la realtà variabile degli usi e degli eventi e con la vita degliuomini che lo frequentano, affinché gli stessi abitanti, nel tempo, imparino ad apprez-zarlo, ad identificarvisi e ad abitarlo pienamente.

Narrato fin qui il percorso continuo che va dal 1980 al 2001, prende corpo l’architettu-ra della nuova sede. Questa, nonostante il lavoro intenso svolto dai progettisti, dalle im-prese e da tutti coloro, tecnici e amministrativi, coinvolti sia nelle fasi di progetto chedi realizzazione, si presenta ancora oggi nella sua incompletezza confermando un de-stino comune a molte altre architetture della modernità.

L’elenco di queste architetture potrebbe essere molto lungo, dai quartieri di ediliziaresidenziale pubblica a singoli edifici, ma non vi dovrebbe piú essere quella che è la se-de piú antica per la formazione degli architetti in Sicilia. È invece proprio questa con-dizione, tristemente simile a tante altre, a concludere con mestizia il nostro excursus.

Oggi, soprattutto entrando a Palermo dalla circonvallazione, percorrendo (spesso a velo-cità sostenuta) la via Ernesto Basile all’esterno della cittadella universitaria, risulta evidentetale condizione di incompiutezza, condizione che, da questa parte del fronte urbano, pur-troppo neanche gli accorgimenti progettuali messi in atto con la costruzione del corpo deilaboratori riescono a smorzare. Da qui ci accorgiamo quanto manchi l’elemento di parago-ne, la regola rispetto a cui l’eccezione costruita, ruotata, smarrisce gran parte della sua forza.

Generalmente si sottolinea, forse per giustificare questa incompletezza, il caratteredi dualità e separatezza dei due corpi della didattica e della ricerca, ma il ponte dei Di-partimenti che passa sopra senza toccarlo, nel distinguersi dal corpo della didattica, inrealtà lo abbraccia in una complementarità assoluta. Non voler leggere la tensione chesi sprigiona da questo abbraccio impalpabile, è volere negare la prima qualità della nuo-va sede. La parola “sede”, forse piú che la parola “facoltà”, implicitamente unifica di-dattica e ricerca: la nuova sede è il corpo dei Dipartimenti ed è il corpo della ricerca.

Forse non era per caso che Pasquale Culotta, spiegando le fasi secondo cui si sarebbe-ro dovute realizzare le parti della nuova sede nel 1983, aveva evidenziato l’opportunità dicostruire prima il corpo dei Dipartimenti e solamente dopo quello della didattica. La ne-cessità di nuovi ed immediati spazi per la didattica ha spinto invece verso un percorsoopposto, facendo costruire prima le aule e i laboratori, senza preoccuparsi di rendere com-patibili tali realizzazioni con l’impellente bisogno di avvicinare anche il corpo dei Di-partimenti. D’altra parte, l’invenzione duale del progetto si unifica nella figura del do-cente, che è protagonista, insieme agli studenti, sia degli uni sia degli altri spazi. Impen-sabile quindi non trovare un’immediata soluzione trasformando l’abbraccio impalpabi-le in un rapporto vero tra didattica e ricerca e tra due parti di un’unica architettura.

Nel futuro percorso di questo manufatto restano ancora aperte e da affrontare altreimportanti problematiche: andrebbe realizzata la sistemazione del suolo e degli ambitiesterni nel piano della piazza; andrebbe risolto il difficile confronto acustico esistente trale aule dei piani superiori e la via Ernesto Basile; andrebbe affrontata l’eccessiva insola-zione diretta sulle stesse aule e sugli altri ambienti posti a sud/sud-ovest; sarebbe neces-sario recuperare la chiarezza dei percorsi interni presente nel progetto originario ricu-cendo il rapporto immediato con l’esterno, indebolito in seguito all’abbassamento di un

L’ARCHITETTURA DELL’EDIFICIO

Emanuele Palazzotto, Andrea Sciascia

piano della quota d’ingresso. Si potrebbe inoltre soddisfare la necessità di agevolare unrapporto alternativo di fruizione pedonale piú diretta tra viale delle Scienze e i piani piúalti del corpo centrale della Facoltà e, per ultimo, andrebbero definite la sistemazione ela piena efficienza degli impianti tecnologici e degli arredi, soprattutto nei numerosi spa-zi comuni di distribuzione, socializzazione e studio disponibili ai vari piani.

Pur nell’incompletezza dell’insieme, il rapporto tra regola ed eccezione si può riac-quistare anche oggi quando, spostandosi all’interno dell’invaso, nel confronto con lospazio vuoto che si viene a conformare, è ciò che sta “tra” i corpi edificati ad assurgerea protagonista assoluto. Come sperimentato anche in certe opere di land art, realizzateda artisti quali Michael Heizer o Mary Miss, la rotazione di un corpo nello scavo geo-metrizzato, regolare, acquista una forza eccezionale, che rivela dinamismi inaspettati.

100 Emanuele Palazzotto, Andrea Sciascia

FIGG. 79-82 M. Canzoneri, Bozzetti per la composizione delle formelle relative al prospetto del “trilite” verso via Erne-sto Basile (dicembre 1989 - gennaio 1990).

Le fughe prospettiche tra gli spazi del vuoto catturano inesorabilmente chi vi si immer-ge, e ci si accorge che i progettisti hanno saputo giocare in modo sapiente con gli sfondi, coni ritagli di cielo e con i punti focali già presenti nel luogo: a volte un grande albero o le chio-me dei filari; a volte un altro edificio del campus; a volte, sollevando lo sguardo, penetrati al-l’interno, una cupola maiolicata o la corona avvolgente delle montagne della Conca d’Oro.

Spostandosi sul fondo del “cratere”, lo spazio soffre però enormemente dell’incom-piutezza, nella indefinizione del piano di confronto orizzontale tra i diversi corpi e lemutevoli possibilità di movimento: il suolo, piano di riferimento per tutte le relazionivitali, nel suo stato attuale (è rimasto nelle condizioni rustiche di cantiere) non accogliema respinge. In questo caso, però, anche per il limitato impegno delle risorse necessa-rie, è possibile augurarsi che un rapido completamento sia vicino.

L’architettura dell’edificio 101

FIGG. 83-86 M. Canzoneri, Bozzetti per la composizione delle formelle relative al prospetto del “trilite” verso via Erne-sto Basile (dicembre 1989 - gennaio 1990).

Quando si frequenta l’edificio al suo interno, soprattutto negli spazi rivolti a nord,piú pubblici, del tutto liberi da sostegni e aperti sul parco universitario (come gli spazidi studio dell’emeroteca e della biblioteca), si possono leggere compiutamente alcunedelle sue qualità migliori, in cui ritorna il richiamo all’essenza dell’abitare tanto caro aiprogettisti.

Qui la luce morbida del nord mediterraneo non insidia il benessere, ma accoglie eriempie, tiene sospesi nel vuoto del paesaggio, sollecita lo sguardo con il mutare dei pia-ni visuali fino allo sfondo piú lontano, ad ogni semplice rotazione o cambio di posizio-ne. A ciò contribuiscono la collocazione del volume e l’orientamento inaspettato deglispigoli vetrati dell’ambiente interno, che ruotano rispetto ai marcati riferimenti lineariposti parallelamente a viale delle Scienze, e che da qui appaiono ben presenti assolven-do appieno il compito loro affidato dal progetto.

102 Emanuele Palazzotto, Andrea Sciascia

FIG. 87 M. Canzoneri, particolare di bozzetto per la composizione delle formelle relative al prospetto del “trilite” versovia Ernesto Basile.

Andreini, L., Nuove sedi universitarie a Palermo, in «Area», maggio-giugno 1998, n. 38,pp. 30-41.

Culotta, P. - Laudicina, G. - Marra, T. - Bonventre, V. - Gulli, C. - Minutella, V. - Pan-zarella, M., Nuovi Dipartimenti e Facoltà di Architettura a Palermo. Concorso di ideeper un’ipotesi di organizzazione spaziale e funzionale, M.ed.in.a., Cefalú 1984.

Guerrera, G., La nuova Facoltà di Architettura di Palermo, in «Il Giornale dell’Architet-tura», maggio 1993, n. 0, p. 1.

Guerrera, G., La nuova sede della Facoltà di Architettura a Palermo, in «Il Giornale del-l’Architettura», novembre 1996, n. 13, p. 1.

Leone, G. - Greco, G. - Manno, P. - Pirajno, R. - Terranova, F. - Bonfardeci, G., Con-corso di idee per la formulazione di ipotesi di massima nell’organizzazione spaziale e fun-zionale della nuova sede della Facoltà e dei Dipartimenti afferenti, Stass, Palermo 1984.

Panzarella, M., La ristrutturazione della facoltà di architettura di Palermo, in «In Archi-tettura», luglio 1979, n. 1, pp. 5-9.

Panzarella, M., L’architettura dell’Università per l’architettura della città. Palermo: le nuo-ve sedi della Facoltà di Architettura e della Facoltà di Scienze della Formazione, in «Spa-zioricerca», maggio 2007, n. 8, pp. 96-102.

Sciascia, A.,Nuova facoltà di Architettura a Palermo, in «Parametro», luglio-ottobre 1996,n. 215, pp. 48-51.

Sciascia, A., Architettura contemporanea a Palermo, L’Epos, Palermo 1998.Viola, P., Oligarchie. Una storia orale dell’Università di Palermo, Donzelli, Palermo 2005.

BIBLIOGRAFIA

PROGETTO GENERALE

Il progetto generale riguardava la previsione di due blocchi distinti: il corpo aule per ladidattica, Aula Magna, biblioteca, e, posto superiormente allo stesso ma da questo di-staccato, il corpo dei Dipartimenti, definito “trilite”. Con la variante al progetto gene-rale del 1998 si introduce la nuova realizzazione del corpo destinato principalmente al-la didattica nei laboratori, posto al di sotto del livello di calpestio di viale delle Scienze,definito corpo a “C”.

14-09-1988Firma del disciplinare d’incarico dell’Università al Dipartimento di Storia e Progettonell’Architettura.

08-05-1989Consegna del progetto di massima da parte del gruppo di progettazione (coordinatoreprofessore Pasquale Culotta).

06-07-1989Autorizzazione dell’Università alla redazione del progetto esecutivo generale e dei pro-getti esecutivi del I e del II lotto.

20-12-1989Approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Università del progettogenerale per l’importo di £ 49.500.000.000 e del progetto esecutivo di 1° stralcio perl’importo di £ 11.000.000.000 (nell’ambito di un finanziamento di £ 55.000.000.000per l’edilizia generale e dipartimentale all’Università degli Studi di Palermo da parte delMinistero della Pubblica Istruzione, in attuazione della Legge 25-06-1986, n. 331).

19-07-1990Il Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Paler-mo approva (con voto n. 68994) il progetto generale e il progetto di I lotto.

08-01-1991Rilascio della conformità urbanistica al progetto generale (con nota n. 61173) da partedell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente.

08-03-1991Recepimento da parte del C.T.A.R., con provvedimento n. 18587, del voto del Provvedi-torato OO.PP.

CRONOLOGIA DELLA PROGETTAZIONE ED ESECUZIONEDELLA NUOVA SEDE DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA

1993Parte l’applicazione del Nuovo Ordinamento degli Studi per la Facoltà di Architettura:«Il nuovo Ordinamento degli Studi ha introdotto sia la programmazione degli accessidegli studenti e sia il lavoro didattico in laboratorio con frequenza obbligatoria per grup-pi di max 50 studenti per le seguenti discipline: progettazione, urbanistica, tecnologia,costruzione, restauro, informatica. Inoltre è cresciuto il numero degli insegnamenti (150)e il numero dei corsi attivi (118); in particolare sono di nuova istituzione 37 laboratorididattici. Le nuove esigenze didattiche, in aggiunta a quelle tradizionalmente imparti-te nel corso di Laurea in Architettura, richiedono ambienti di contenuta dimensione edestinati fissamente allo stesso laboratorio didattico senza, cioè, la rotazione oraria del-le attività di studio come avviene per le aule didattiche “ex cathedra”»: Università degliStudi di Palermo, Edilizia universitaria e gestione del patrimonio, Verbale n. 12 della se-duta del 19-01-1999, del C.d.A., rettore Antonino Gullotti.

Dicembre 1998Redazione della variante al progetto generale.Per il rispetto degli indici e dei dati urbanistici (altezza, superficie coperta e volume) sifa sempre riferimento alla conformità urbanistica ottenuta dal progetto generale nel1991.

LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA NUOVA SEDE

DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA - 1° STRALCIO

Relativo alla realizzazione, nell’ambito del corpo aule per la didattica, della parte di edifi-cio posto a sinistra salendo il grande scalone centrale.

26-06-1989Incarico da parte del Rettore dell’Università degli Studi di Palermo al gruppo coor-dinato dal professore Pasquale Culotta per la redazione del progetto esecutivo di 1°stralcio.

19-07-1990Approvazione da parte del Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato alleOpere Pubbliche di Palermo (con voto n. 68994) per il progetto di I lotto (unitamenteal progetto generale).

13-11-1991Licitazione privata (imp. Lavori a base d’asta £ … al netto £ 6.257.372.304 - ribasso23,13%).

26-02-1992Stipula del contratto di appalto. Imprese: EDILSCAVI s.r.l. (capogruppo dell’a.t.i.) con laS.E.S.I. s.r.l., la THERMOSUD s.r.l. e la I.T.I. di Stramera Domenico e C. s.n.c. (importocontrattuale con ribasso d’asta del 23,13%, £ 6.257.372.304 nette).

16-04-1992Consegna dei lavori per il 1° stralcio.

07-08-1992Inizio dei lavori di scavo nei siti indicati dalla D.L.

106 La sede della Facoltà di Architettura di Palermo

03-09-1992Termine dei lavori di scavo relativi al 1° intervento.

31-01-1994Redazione da parte della D.L. della prima perizia di variante e suppletiva redatta ai sensi del-l’art. 23 della L.R. n. 21/85 comma 1, entro l’importo del finanziamento originario e proroga.Vedi atto di sottomissione del 28-02-1994 di 40 gg. della conclusione dei lavori per il14-05-1994 (ulteriore proroga di 4 mesi, poi non rispettata dalla ditta esecutrice).

31-08-1994Redazione da parte della D.L. della seconda perizia di variante e suppletiva redatta aisensi dell’art. 23 della L.R. n. 21/85 comma 1, entro l’importo del finanziamento origi-nario.

30-09-1996Ultimazione dei lavori per il I lotto.

16-11-1999Collaudo per le opere del I lotto.

LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA NUOVA SEDE

DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA - 2° STRALCIO

Relativo alla realizzazione, nell’ambito del corpo aule per la didattica, della parte di edifi-cio posto a destra salendo la grande scala centrale e alla realizzazione della sola struttu-ra dell’Aula Magna e della biblioteca.

30-01-1990Approvazione del progetto di II lotto da parte del Consiglio di Amministrazione del-l’Università. Finanziamento da parte dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. e P.I. - Edilizia Universi-taria - L.R. 15/88 coordinata con fondi FESR, Programma P.O.P., misura 5.1. Vedi nota dell’Assessorato Regionale del 10-08-1993 ai Rettori di Palermo, Messina eCatania, che sollecita gli stessi a «proporre tempestivamente opere da inserire in pro-gramma e per le quali è possibile redigere il contratto entro il 31-12-1993».

12-12-1990Consegna del progetto esecutivo di II lotto dell’importo di £ 10.000.000.000.

30-01-1991Delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Palermo per l’approvazionedel 2° stralcio redatto dal Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura, dell’impor-to complessivo di £ 10.000.000.000 di cui £ 8.434.710.475 per lavori a base d’asta.

08-03-1991Approvazione, con provvedimento n. 18587, del progetto con l’introduzione di modifi-che e prescrizioni da parte del C.T.A.R. di Palermo.

24-10-1991Riapprovazione amministrativa da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Uni-versità con le modifiche apportate dal C.T.A.R.

Cronologia della progettazione ed esecuzione della nuova sede… 107

23-04-1992Decreto di autorizzazione e ammissione al finanziamento da parte dell’Assessorato Regiona-le BB.CC.AA. e P.I. per i lavori del secondo lotto (inizio lavori entro quattro mesi dal decreto).

14-07-1992Istanza da parte dell’a.t.i. EDILSCAVI, ecc., per l’affidamento del secondo lotto dei lavo-ri a trattativa privata, ai sensi dell’art. 12 della L. 03-01-1978 n. 1 e dell’art. 36 della L.R.29-04-1985 n. 21, offrendo un ulteriore ribasso del 5% rispetto a quello offerto in sededi aggiudicazione dell’appalto dei lavori del I lotto.

17-07-1992Delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Università per l’accoglimento dell’i-stanza dell’a.t.i. e affidamento dell’appalto del 2° stralcio con ribasso del 28,13%.

30-07-1992Stipula del contratto tra l’Università (rettore Ignazio Melisenda Giambertoni) e l’a.t.i.di imprese - Imprese: EDILSCAVI s.r.l. (capogruppo dell’a.t.i.) con la S.E.S.I. s.r.l., la THER-MOSUD s.r.l. e la I.T.I. di Stramera Domenico e C. s.n.c. (importo dei lavori a base d’a-sta £ 8.434.710.475) (al netto £ 6.062.026.418; ribasso 28,13%).

05-08-1992Consegna dei lavori per il 2° stralcio (termine utile stabilito per l’esecuzione dei lavori:04-04-1994).

07-12-1992N.O. dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo (n. 24990) relativo ai calcoli di stabilità e agliesecutivi in C.C.A. e in acciaio relativi alla costruzione del blocco Aula Magna per n. 5 piani.

05-02-1993N.O. dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo (n. 608) relativo ai calcoli di stabilità e agliesecutivi in C.C.A. e in acciaio relativi alla costruzione del blocco biblioteca per n. 5 piani.

21-08-1996Ultimazione dei lavori per il II lotto.

09-10-1996Redazione del progetto dell’arredo per la parziale fruizione dei locali di I e di II lotto.

18-12-1997Collaudo per le opere del I lotto.

08-04-1998Ultimazione dei lavori per la parziale fruizione dei locali di I e II lotto (contratto del 14-07-1997; impresa Porcaro Mario).

LAVORI DI COSTRUZIONE DELLA NUOVA SEDE

DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA - 3° STRALCIO

Relativo alla realizzazione del completamento dell’Aula Magna e della biblioteca e lanuova realizzazione del corpo destinato alla didattica nei laboratori, posto al di sotto dellivello di calpestio di viale delle Scienze, comunemente definito corpo a “C”.

108 La sede della Facoltà di Architettura di Palermo

08-09-1997Richiesta del Rettore dell’Università di Palermo all’Assessorato Regionale BB.CC.AA. eP.I. per il finanziamento del III lotto.

30-04-1998Decreto n. 245 dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. e P.I. per il finanziamento del IIIlotto.

25-09-1998Delibera B/6 del Consiglio di Amministrazione dell’Università per l’affidamento al Di-partimento di Storia e Progetto nell’Architettura della progettazione del 3° stralcio del-la nuova sede della Facoltà di Architettura. Primo importo del finanziamento previsto:Misura 3.4 “interventi per le strutture Scientifiche di Insegnamento Universitario” P.O.P.Sicilia 94/99, per un importo di £ 10.000.0000.000, cosí come stabilito dal Decretodell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. e P.I. n. 245 del 30-04-1998.

02-12-1998Conferma da parte del Direttore del Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettu-ra del gruppo di progettazione composto dai professori P. Culotta, G. Laudicina, G.Leone e T. Marra, e dell’assegnazione del compito di coordinatore del progetto archi-tettonico al professore Pasquale Culotta.

17-12-1998Firma del disciplinare d’incarico.

12-01-1999Consegna del progetto esecutivo.

19-01-1999Istanza del C.d.A. di Ateneo alla Regione Siciliana per riassegnare il finanziamento nonpiú utilizzabile destinato al completamento del complesso “polididattico” in ragione di£ 5.050.000.000 al completamento del 3° stralcio della Facoltà di Architettura e di £4.950.000.000 da destinare al completamento della Facoltà di Economia. Approvazione da parte del C.d.A. di Ateneo (delibera n. B12) del progetto esecutivo di3° stralcio, per l’importo dei lavori a base d’asta pari ad un totale di £ 15.050.000.000- Finanziamento da parte dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. e P.I. (con D.A. n. 101del 17-03-1999) definito nell’ambito della Misura 3.4 del P.O.P. Sicilia 1994/99.

29-01-1999Approvazione linea tecnica da parte del Genio Civile di Palermo (con voto n. 9722) sulprogetto generale.

02-12-1999Pubblico incanto (imp. Lavori a base d’asta £ 12.143.982.250) (al netto £ 10.009.070.170;ribasso 17,58%).

03-03-2000Consegna dei lavori per il 3° stralcio (termine utile stabilito per l’esecuzione dell’opera02-11-2001, successivamente prorogato al 12-12-2001).

24-05-2000Stipula del contratto di appalto (n. 4200 di Rep.). Imprese: EDILPA S.p.A. (capogruppo

Cronologia della progettazione ed esecuzione della nuova sede… 109

dell’a.t.i.) con la A.R. IMPIANTI (mandante) (importo contrattuale con ribasso d’asta del17,58%; £ 10.009.070.170 nette).

09-08-2000Redazione, da parte della D.L., di una prima perizia di variante dell’importo di £9.934.412.695 al netto del ribasso d’asta del 17,58% redatta ai sensi dell’art. 23 della L.R.n. 21/85 comma 1, cosí come integrato dalla L.R. n. 12/93 e successive, entro l’importodel finanziamento originario.

24-08-2000N.O. dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo (prot. 39934) relativo ai calcoli di stabilità eagli esecutivi in C.C.A. relativi ai corpi giuntati costituenti la “C” (denominati A, B, C, D,E, F, G), la scala esterna di accesso (ai corpi E e G) e i vani ascensori (nei corpi B e G).

07-08-2001Redazione da parte della D.L. di seconda perizia di variante e di assestamento redatta aisensi dell’art. 23 della L.R. n. 21/85 comma 1, entro l’importo del finanziamento origi-nario.

26-10-2001N.O. dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo (n. 15141) relativo ai calcoli di stabilità e agliesecutivi in C.C.A., relativo ad alcuni corpi accessori (scala esterna di emergenza, scalaesterna lato N-E, locale impianti interrato, solai in ferro al secondo livello del corpo C).

11-12-2001Redazione da parte della D.L. di perizia di assestamento finale.

20-12-2001Collaudo per le opere del III lotto.

21-12-2001Ultimazione dei lavori per il III lotto.

LAVORI DI COMPLETAMENTO FUNZIONALE

02-12-2002Progetto per gli arredi (progettisti Pasquale Culotta, Tilde Marra) - 1° stralcio.

07-03-2005Progetto per la fornitura e posa in opera di arredi (progettisti Pasquale Culotta, TildeMarra).

RESPONSABILI DELLA PROGETTAZIONE E DELLA ESECUZIONE

Progetto generale Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura:prof. arch. Pasquale Culotta (coordinatore), prof. arch. Giuseppe Laudicina, prof. arch.Giuseppe Leone, prof. arch. Tilde MarraCollaborazione alla progettazione architettonica: arch. Aldo Li Bianchi

110 La sede della Facoltà di Architettura di Palermo

Progettazione esecutiva - 1° e 2° stralcioDipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura:prof. arch. Pasquale Culotta (coordinatore), prof. arch. Giuseppe Laudicina, prof. arch.Giuseppe Leone (coordinatore), prof. arch. Tilde Marra, arch. Vincenzo Bonventre, arch.Aldo Li Bianchi, arch. Vincenzo Minutella Collaborazione alla progettazione architettonica: archh. Ezio Li Calsi, Fabio Fiorenza,Claudia Perricone

Progetto delle strutture e delle fondazioni - 1° e 2° stralcioDipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica:prof. ing. Mario Di Paola, prof. ing. Francesco Giambanco, prof. ing. Giuseppe Mu-scolino, prof. ing. Teotista Panzeca (coordinatore), prof. ing. Antonino Rizzo Collaborazione alla progettazione strutturale: arch. Francesco Lagna, ing. Liborio PanzecaGeologo: prof. dott. Vincenzo LiguoriGeotecnico: prof. ing. Antonio Musso

Progetto degli impianti - 1° e 2° stralcioProf. arch. Aldo Lauritano, prof. ing. Angelo MiloneCollaborazione alla progettazione impiantistica: ing. Aldo Orioli, arch. Salvatore Romano

Misure di sicurezza e impianti antincendio - 1° e 2° stralcioStudio Tecnico W.N.D. s.r.l.

Elaborati amministrativi - 1° e 2° stralcioIng. Gioacchino Di Giorgio

Direttore dei Lavori - 1° e 2° stralcioProf. arch. Pasquale CulottaCollaborazione alla Direzione dei Lavori: ing. Gioacchino Di Giorgio

Ingegnere Capo dei lavori - 1° e 2° stralcioArch. Bruno Adamo (direttore dell’U.T. dell’Università)

Imprese esecutrici - 1° e 2° stralcioAssociazione temporanea di imprese: EDILSCAVI s.r.l. (capogruppo) con la S.E.S.I. s.r.l.,la THERMOSUD s.r.l. e la I.T.I. di Stramera Domenico e C. s.n.c.

Progetto delle strutture per conto dell’impresa - 1° e 2° stralcioIng. Enzo M. Gruttadauria

Progettazione esecutiva - 3° stralcioDipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura:prof. arch. Pasquale Culotta (coordinatore), prof. arch. Giuseppe Laudicina, prof. arch.Giuseppe Leone, prof. arch. Tilde MarraCollaborazione alla progettazione esecutiva: archh. Aldo Li Bianchi, Gabriella Musar-ra, Giovanni Speranza

Progetto delle strutture e delle fondazioni - 3° stralcioDipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica:prof. ing. Mario Di Paola, prof. ing. Francesco Giambanco, ing. Luigi PalizzoloGeologo: prof. dott. Vincenzo LiguoriGeotecnico: prof. ing. Nicola Nocilla

Cronologia della progettazione ed esecuzione della nuova sede… 111

Progetto degli impianti - 3° stralcioProf. arch. Aldo Lauritano, prof. ing. Angelo MiloneCollaborazione alla progettazione impiantistica: arch. Daniele Milone

Elaborati amministrativi - 3° stralcioIng. Gioacchino Di Giorgio

Direttore dei Lavori - 3° stralcioProf. arch. Pasquale Culotta Ing. Gioacchino Di Giorgio, collaboratore alla D.L.Prof. ing. Angelo Milone, collaboratore alla D.L. per la verifica ed il controllo dell’im-piantistica

Ingegnere Capo dei lavori - 3° stralcioProf. ing. Maurizio Papia

Responsabile dei lavori per la progettazione e per la esecuzione - 3° stralcioProf. arch. Raffaello Frasca

Coordinatore della progettazione e della esecuzione - 3° stralcioProf. arch. Raffaello Frasca

Imprese esecutrici - 3° stralcioAssociazione temporanea di imprese: EDILPA S.p.A. (capogruppo dell’a.t.i.) con la A.R.IMPIANTI

Progetto delle strutture per conto dell’impresa - 3° stralcioProf. ing. Maurizio Papia

DATI GENERALI DEL PROGETTO

Relativi alla variante al progetto generale (1998)

Superficie del lotto 15.000 mqSuperficie coperta 679 mqVolume complessivo 88.850 mcVolume fuori terra rispetto alla giacitura del piano di viale delle Scienze 58.562mcVolume al di sotto della giacitura del piano di viale delle Scienze 30.288 mcVolume tecnico 5.000 mcSuperficie destinata a parcheggio coperto? 2.650 mqSuperficie destinata a parcheggio all’aperto 3.517 mqTotale superficie a parcheggio 6.167 mq

AltezzaSul livello del mare uguale a quella della fabbrica della Facoltà di Lettere Sul piano di viale delle Scienze 32 m (in mezzeria del corpo di fabbrica)Sul piano di sistemazione al piede della fabbrica 36 m: elevazione fuori terra n. 10; pia-no cantinato n. 1

112 La sede della Facoltà di Architettura di Palermo

ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE DELLA SEDE

Corpo centralePresidenza - locali n. 6 305 mqBiblioteca - locali n. 10 1.070 mqAula Magna n. 1 525 mq

Aule grandi da 310 mq n. 2 620 mqAule grandi da 265 mq n. 4 1.060 mqAule medie da 150 mq n. 4 600 mqAule normali da 100 mq n. 4 400 mqAule normali da 80 mq n. 4 320 mqAule normali da 70 mq n. 4 280 mqAule normali da 55 mq n. 2 110 mqAule del Consiglio n. 2 118 mqTotale aule n. 26 4.033 mqDeposito biblioteca 294 mqDeposito 243 mq

Corpo dei DipartimentiStudi n. 128

di cui n. 64 da 19,5 mqn. 64 da 15,5 mq

Uffici e Direzione Dipartimenti n. 3 × 1.170 3.510 mqUffici e Direzione Istituto n. 1 × 330 330 mqLaboratori per Dipartimenti n. 3 × 340 1.020 mqDepositi n. 3 × 145 435 mq

Ambulatorio medico Locali n. 5

Cronologia della progettazione ed esecuzione della nuova sede… 113

relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali

relative alla sede della facoltà di architettura di palermo

Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

AvvertenzaIl presente testo, redatto nel 1994, in occasione del 50° anniversario della fondazione della Facoltà di Architettura di Pa-lermo, non è stato aggiornato al fine di conservarne il carattere di documento.

Premessa

Durante il Consiglio di Facoltà del 7 dicembre 1993, è stata costituita una commissio-ne con l’incarico di costruire una documentazione sulle vicende che hanno portato al-l’attuale carenza di spazi adeguati allo svolgimento delle normali attività didattiche. Ladomanda, che era stata posta dagli studenti, esasperati dai ritmi innaturali imposti allaprogrammazione dell’anno accademico dalla carenza di aule, era in particolare volta aconoscere le azioni intraprese dai responsabili della gestione della Facoltà di Architet-tura in relazione al problema della formazione di una sede adeguata.

Sono infatti note a tutti le ragioni che sono alla base dell’attuale condizione di disa-gio della scuola pubblica e dell’Università in particolare. Esse sono:

a) la cronica sperequazione tra bisogni della scuola ed entità degli investimenti;b) la improvvisa crescita della popolazione universitaria, conseguente non ad un na-

turale aumento della domanda di professioni e cultura, bensí ad una chiusura dei tra-dizionali sbocchi lavorativi intermedi, a livello di diploma, che ha come conseguenza;

c) l’allungamento del periodo di permanenza dentro la struttura universitaria di buo-na parte degli iscritti (studenti fuori corso).

A queste condizioni che sono generali e generalizzabili a tutta l’Università si sonoaffiancate condizioni specifiche delle Facoltà di Architettura, dove un maggiore incre-mento degli iscritti è dato dal fatto di essere il naturale sbocco universitario dagli Isti-tuti tecnici e d’arte; e della Facoltà di Palermo in particolare, dove la tradizionale di-stanza dal mondo produttivo riduce sensibilmente le capacità economiche e il peso po-litico. Se queste ragioni sono note a tutti, è pur vero che il richiamarle in situazioni diemergenza può apparire un tentativo di polverizzare le responsabilità concrete che so-no sempre personali, o di copertura di disinteresse e disattenzioni, laddove non sianocorrelate ad una storia di uomini e di azioni.

La documentazione: fonti e metodo

La commissione, costituita dai professori S. Inzerillo, M. Giuffrè e C. Quartarone, haritenuto proprio compito il ricostruire tale storia cercando negli atti amministrativi del-la Facoltà e in particolare nei verbali delle riunioni del suo organismo di governo (ilConsiglio dei professori) le tracce della costante attenzione che sin dalle sue origini laFacoltà ha dedicato al problema della sede.

Attraverso la lettura dei verbali sono stati individuati i momenti di dibattito e le de-cisioni che di volta in volta sono state prese in merito al problema degli spazi della Fa-coltà. Laddove nei verbali si faceva riferimento a documenti ed atti amministrativi di-versi, o era sottintesa la conoscenza di particolari elaborati (relazioni, grafici, lettere, do-

cumenti), questi sono stati cercati per quanto è stato possibile presso l’archivio degli at-ti allegati ai Consigli di Facoltà, o presso gli archivi dipartimentali o gli uffici interessati.

Un contributo consistente alla ricerca è venuto dal dialogo che la commissione havoluto costruire con alcuni interlocutori privilegiati, i quali essendo stati partecipi dimolta parte della vita di questa Facoltà ne costituiscono la memoria storica: essi sono ilprof. S. Prescia, il prof. A. Vicari, la signorina Oliva, oltre allo stesso professore S. Inze-rillo che ha ricostruito il filo delle vicende piú importanti essendosi interessato piú vol-te a questo problema. Per gli avvenimenti piú recenti hanno contribuito lo stesso Pre-side, prof. P. Culotta, la professoressa Tilde Marra, la signora Arizzi, il responsabile del-l’Ufficio tecnico dell’Università ed il prof. F. Terranova.

Il prodotto del lavoro della commissione

La commissione ha scelto di produrre un “Regesto” che, con questa relazione, conse-gna alla Facoltà.

I documenti consultati e ritenuti significativi, le pagine dei verbali, le lettere e le de-libere sono i riferimenti (citati in calce) di una cronistoria sintetica dove sono ricostruitianno per anno le azioni significative, il dibattito, le decisioni intraprese in relazione alproblema delle sedi della Facoltà di Architettura.

Il regesto si basa in buona parte su un lavoro di ricostruzione già svolto dalla presi-de Margherita De Simone nel 1985 con la collaborazione del prof. Inzerillo, ed è beneprecisare che esso è il riassunto di una piú esaustiva cronaca ragionata in corso di ela-borazione da parte dello stesso prof. Inzerillo.

La cronaca: due vicende in quattro periodi

La commissione ha ritenuto necessario distinguere due grandi capitoli relativi al pro-blema della sede adeguata alla Facoltà di Architettura. Il primo è quello relativo alla «for-mazione di una nuova sede», che di volta in volta è stato scelto di localizzare nell’areadel parco d’Orléans o in altre aree, come si dirà piú avanti; il secondo è quello relativoalla «sistemazione ed alla manutenzione straordinaria della sede attualmente occupata».

Le due storie tuttavia si intrecciano fortemente e si influenzano a vicenda; per que-sto, anziché separarne la trattazione, si è voluto mantenere l’unità dell’ordine cronolo-gico sottolineando gli eventi e le notizie relative alla sede attuale con un diverso carat-tere tipografico (corsivo).

La Facoltà di Architettura di Palermo al momento della sua istituzione nel 1944 nonaveva una sede propria. Essa era ospitata presso l’Istituto di disegno di via Archirafi eparzialmente presso la Facoltà di Ingegneria (allora in via Maqueda), e presso la sededell’Accademia di belle arti di via Papireto.

Gli studenti iscritti erano intorno alle sessanta unità in tutto il quinquennio (com-pletato nell’a.a. ’47-’48) e molti corsi erano tenuti da docenti della Facoltà di Ingegneria.

È possibile suddividere la storia della Facoltà in quattro grandi periodi caratterizzati da undiverso atteggiamento, desumibile dal dibattito interno, in merito al problema della sede.

Il primo periodo va dal ’50 al ’68 ed è connotato dalla speranza di un prossimo trasferimentoin una sede nuova nell’area di parco d’Orléans; il secondo periodo dal ’69 al ’79 è caratterizza-to da una scelta di permanenza nel centro storico, che si scontra con l’indifferenza della classepolitica locale e regionale; il terzo periodo dal 1980 al 1988 è caratterizzato da un vero e propriobraccio di ferro con gli organismi amministrativi universitari per avere riconosciuti diritti giàprima acquisiti; il quarto periodo infine, non ancora finito, è quello che vede forse avviato asoluzione il doppio problema della sede nuova e del consolidamento di quella attuale.

118 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

Il primo periodo dal ’50 al ’68

Quando nel 1950 si avvia la realizzazione delle prime sedi universitarie nell’area del par-co d’Orléans, la Facoltà di Architettura, governata dal commissario prof. S. Benfratel-lo, è seconda nell’elenco dei finanziamenti previsti; le viene destinata un’area e viene av-viata, nel 1952, la redazione di un progetto ad opera dei proff. S. Benfratello, S. Caro-nia Roberti ed E. Castiglia. Nel frattempo si cerca una sede provvisoria, in affitto, cheviene individuata prima nel primo piano di palazzo Tasca di Cutò in via Lincoln (oggidemolito per dare posto ad un edificio di civile abitazione) e poi nel palazzo Pintacuda-Perrier della via Caltanissetta dove la Facoltà di Architettura si trasferisce nel 1953.

Tra il 1950 ed il 1968 per i responsabili della Facoltà di Architettura l’ipotesi di un tra-sferimento definitivo a parco d’Orléans sembra concreta, e l’unica perseguibile. Il trasferi-mento nel ’65 nei locali di via Maqueda lasciati vuoti dalla Facoltà di Ingegneria è vissutocome un evento temporaneo sicché si procede attraverso un adattamento provvisorio.

Ma la decisione del governo regionale di realizzare prioritariamente la Facoltà di Agra-ria, portata a termine nel 1956, nel luogo destinato a quella di Architettura, fa slittare itempi di realizzazione; si va, dopo uno studio per una nuova sede del prof. SalvatoreCaronia Roberti, primo preside della Facoltà, ad un nuovo progetto (redatto dal prof.Giuseppe Caronia) e si arriva all’appalto nel 1968.

Il secondo periodo dal ’69 al ’79

Il terremoto e le nuove normative antisismiche vanificano l’appalto; la contestazionestudentesca produce un ripensamento sulla localizzazione della Facoltà di Architetturaa parco d’Orléans; e la commissione per l’edilizia universitaria formata dal nuovo ret-tore prof. D’Alessandro nel 1970, della quale fa parte una nutrita rappresentanza di Ar-

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 119

FIG. 88 Cortile dell’ex monastero della Martorana, sede della Facoltà di Architettura di via Maqueda, prima delle distru-zioni belliche.

chitettura, rivaluta l’opportunità della permanenza nel centro storico di alcune sedi uni-versitarie, tra cui la nostra.

Questo orientamento si accompagna ad un ripensamento interno alla stessa disci-plina, sicché il Consiglio della Facoltà di Architettura, nel 1970, rinuncia ufficialmentealla nuova sede a parco d’Orléans e inizia a lavorare per la sistemazione definitiva in unpalazzo del centro storico che viene individuato nel complesso Butera-Benso-Piraino.Si avvia una stagione di trattative con le amministrazioni comunale e regionale per ot-tenere i necessari permessi urbanistici, le valutazioni degli immobili, un sostegno finan-ziario per l’acquisizione. Ma non ci saranno mai risposte, e nel 1979 si dovrà riconosce-re che difficoltà politiche impediscono la realizzazione di questo progetto.

Frattanto il numero degli studenti è notevolmente cresciuto (come si vede dal pro-spetto allegato) e la Facoltà è costretta a cercare presso altre sedi la disponibilità di au-le, soprattutto per i primi anni sempre piú numerosi. Nel 1975 si decide di stornare ifondi disponibili per l’acquisto del palazzo Butera (850 milioni) nell’avvio del progettodi ristrutturazione della sede di via Maqueda che, liberata dai residui delle Facoltà di In-gegneria e di Giurisprudenza, poteva costituire una delle sedi definitive nel centro sto-rico. Il progetto di massima redatto dal prof. G. Pollini prevedeva il decentramento ditutte le sedi di istituto e la destinazione ad aule di gran parte del complesso. L’esecu-zione per stralci affidati a diversi progettisti della Facoltà e attraverso l’Ufficio tecnicodell’Università, ha dato luogo a non pochi momenti critici che sono sfociati nelle di-missioni dello stesso prof. Pollini (1978).

Il terzo periodo dal 1979 al 1989

Dal 1979, preside il prof. ing. Bruno Jaforte, si ricomincia a parlare della possibilità diuna nuova sede a parco d’Orléans in relazione a due circostanze; la revisione del pro-getto di assetto dell’area universitaria che consente di recuperare nuove cubature da de-stinare ad edilizia universitaria, ed un finanziamento di £ 2.700.000.000 destinati dal-la Legge regionale 183 del ’76 alla creazione di una sede adeguata per la Facoltà di Ar-chitettura. Il Consiglio di Facoltà si pronuncia a favore del mantenimento della sede divia Maqueda e della richiesta di riassegnazione di un’area a parco d’Orléans per la nuo-va sede. Per la realizzazione di questa si decide di bandire un concorso interno.

Prima che si riesca a produrre il bando di concorso, soprattutto per le incertezze re-lative all’assegnazione dell’area da parte del rettorato, trascorrono quattro anni, duran-te i quali i fondi destinati alla Facoltà di Architettura vengono utilizzati per il comple-tamento dei Dipartimenti di scienze e, quando viene espletato il concorso, nel 1983, so-no assolutamente incerte sia l’area che la disponibilità finanziaria.

La presidenza della professoressa Margherita De Simone è scandita da una costantee puntigliosa azione di persuasione e pressione presso gli organi di governo universita-ri e in special modo presso il Comitato tecnico amministrativo per l’edilizia universita-ria istituito nel 1985, volta al fine di ottenere l’area e il finanziamento per la sede di par-co d’Orléans e gli interventi di ristrutturazione divenuti ormai urgenti per la sede di viaMaqueda dichiarata fin dal 1983 parzialmente inagibile.

Ancora nel 1986 in una relazione votata in Consiglio la preside M. De Simone, in unaricostruzione delle vicende relative alla sede della Facoltà di Architettura, mette in evidenzacome tale problema sia stato sostanzialmente trascurato dai vertici dell’amministrazioneuniversitaria, e che soltanto nel 1988 si arriva infine ad una soluzione soddisfacente perquanto riguarda l’area da assegnare alla nuova sede e può cominciare l’iter della progetta-zione, che viene affidata ai vincitori del concorso, i proff. P. Culotta e G. Leone.

120 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

Dal 1989, l’ultima fase

La progettazione della nuova sede è stata suddivisa in stralci funzionali. Il primo stral-cio che comprende una unità funzionale di 83.000 mc dovrebbe comprendere il siste-ma delle aule. Sono stati stanziati 11 miliardi dei quali £ 800.000.000 sono serviti perl’acquisizione delle aree. I lavori sono stati appaltati nel febbraio del 1992 e sono anco-ra in corso.

Frattanto è stato finanziato anche il secondo lotto dei lavori, di circa 67.000 mc percirca 10 miliardi che comprende: la biblioteca, le aule da disegno, un corpo di collega-mento con le aule del lotto precedente e l’Aula Magna. Al progetto di massima è statoaggiunto inoltre un terzo stralcio – destinato ai tre Dipartimenti presenti nella Facoltàed all’Istituto di disegno industriale – che è ancora da finanziare, e per cui ci vorrannoaltri 28 miliardi, mentre con il primo ed il secondo lotto si conta di avere per il 1995 unastruttura funzionale per 4.500 studenti.

Contestualmente nel 1989 sono stati stanziati fondi per un miliardo e settecento mi-lioni per opere di manutenzione straordinaria sul complesso di via Maqueda. Il progettodi sistemazione è relativo al consolidamento della scala principale, al recupero staticodell’edificio su via Maqueda ed al recupero dei locali ex urbanistica, alla sistemazionedegli spazi vicini alla biblioteca. È in corso di definizione l’appalto, subordinato alle ap-provazioni da parte degli organismi competenti, del progetto che è stato curato dal Di-partimento di rappresentazione, responsabile principale il prof. F. Terranova.

Altri lavori sono stati portati a compimento nel plesso di via Maqueda: un progettodi adeguamento alle misure antincendio, curato dal prof. Di Benedetto della Facoltà diIngegneria, alcuni lavori di sistemazione della presidenza e di sistemazione dei locali del-l’ex seminario giuridico, realizzati come manutenzione ordinaria, ed è stato finanziatoun progetto di abbattimento delle barriere architettoniche a cura dell’ing. Adamo del-l’Ufficio tecnico dell’Università.

La pratica sin qui seguita (pratica per altro necessaria per non interrompere le atti-vità didattiche della Facoltà) di lavorare sul plesso di via Maqueda per parti rende an-cora poco chiara la capacità effettiva di questo e la ottimizzazione degli spazi. Si cono-scono soltanto due progetti d’uso complessivi; il primo era quello di Pollini, superatoormai da molto tempo anche per il consistente aumento degli studenti iscritti, il se-condo è quello affidato ad una commissione della quale facevano parte i proff. A. Vi-cari, F. Terranova, M. Aprile, F. Rizzo, R. Collovà e G. Laudicina, nel 1990, e che con-siste in una revisione complessiva degli usi degli spazi esistenti, in funzione di una ipo-tesi di svuotamento del plesso da ogni attività dipartimentale o di istituto.

In sostanza manca ancora un progetto unitario, e la frammentazione degli interven-ti tra iniziative dell’Ufficio tecnico, progetti di manutenzione straordinaria ed interventidi manutenzione ordinaria mette di volta in volta in discussione le scelte operate in pre-cedenza.

Conclusioni

Da questi appunti, in definitiva, si evince che ai cinquanta anni di vita della nostra Fa-coltà si accompagna un quasi identico periodo di tempo in cui si sono susseguiti studi,proposte, progetti, lavori tendenti tutti a ricercare una sede degna e consona agli studisull’architettura che man mano sono diventati sempre piú impegnativi data l’impor-tanza che le discipline ad essa afferenti hanno assunto nel panorama della comunitàscientifica italiana.

La crescita culturale e numerica della Facoltà a Palermo ha portato, nella ricerca deisuoi spazi fisici, a soluzioni diverse, spesso anche contrastanti, ma mai recepite, né ideo-

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 121

logicamente né finanziariamente, dalle autorità preposte che le hanno giudicate immo-tivate o peggio incerte e prive di concretezza, vanificando cosí tutte le elaborazioni chedi volta in volta il corpo docente aveva prodotte.

Oggi che una soluzione soddisfacente è in corso d’opera, non resta che auspicare chepossa trovare pronta risposta l’azione che ancora deve essere condotta per il completa-mento della nuova sede a parco d’Orléans (o viale delle Scienze), ancora parzialmentefinanziata, e per l’avvio dei lavori nel complesso di via Maqueda, definitivamente de-stinato ad un uso compatibile e coordinato con la sede storica e rappresentativa dellaFacoltà. Se infatti è possibile che il numero complessivo di studenti potrà in un prossi-mo futuro attestarsi su cifre molto piú basse di quelle attuali, grazie all’introduzione delnumero chiuso, è pur vero che nel frattempo sono cresciuti e si spera continueranno acrescere i bisogni di spazio per le attività complementari (corsi di specializzazione, dot-torati, nuovi corsi di laurea, iniziative per la gestione del patrimonio culturale del fon-do Basile e del lascito Caronia, ecc.) connesse al prestigio della Facoltà di Architetturadi Palermo.

Palermo, 28 luglio 1994

122 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

REGESTO

Istituzione della Facoltà

• 1944Il 28 luglio, presso l’Alto Commissariato della Sicilia, si verbalizza la prima adunan-za per la costituzione della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo. Il 23dicembre, con decreto dell’onorevole Aldisio, alto commissario per la Sicilia, è isti-tuito il biennio della Facoltà di Architettura; nell’anno accademico 1944-45 sonoiscritti 13 studenti al secondo anno.

• 1945I corsi, a causa delle incertezze sul riconoscimento, vengono sospesi nel gennaio del’45 e ripresi il 21 maggio e poi continuano fino a metà agosto.

• 1946Il 30 maggio viene istituito il terzo anno di corso; gli allievi iscritti al terzo anno so-no 6, al secondo 21 (frequentanti 8), ed al primo 35 (frequentanti 15).

• 1947Con decreto n. 324 del 24-1-1947 è ufficialmente istituito il biennio propedeuticodella Facoltà di Architettura e sono riconosciuti gli anni accademici 1944-45 e 1945-46. Viene attivato il IV anno della Facoltà di Architettura che prevede tra le sue ma-terie un corso di urbanistica affidato al prof. E. Caracciolo.

• 1948Il 6 novembre viene salutato il prof. Sellerio, Preside della Facoltà di Ingegneria, ilquale non si occuperà piú, da questo momento, della Facoltà di Architettura.

• 1949Il 21 gennaio il prof. Benfratello viene nominato commissario della Facoltà di Ar-chitettura; nella stessa data perviene l’autorizzazione del Ministero per il V anno.

• 1957Per effetto della legge 12-02-1957 n. 47 pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 65 del-l’undici marzo 1957 è ratificato il corso di laurea in Architettura dell’Università di Pa-lermo. Viene eletto primo preside il prof. S. Caronia Roberti.

Cronistoria delle vicende relative alla formazione di una sede adeguata per la Facoltà di Architettura di Palermo

• 1950Acquisto parziale dell’area di parco d’Orléans da parte dell’Università di Palermo perla costruzione della nuova sede della Facoltà di Ingegneria, ancora sistemata in viaMaqueda, e della sede della Facoltà di Architettura, precariamente sistemata tra i lo-cali dell’Istituto di disegno di via Archirafi ed alcuni locali di via Maqueda. Alla Fa-coltà di Architettura è destinata l’area che oggi è occupata dalla Facoltà di Agraria, ei proff. S. Caronia Roberti, S. Benfratello e E. Castiglia sono incaricati di redigerneil progetto (rintracciato nell’archivio Caronia).

• 1952Il 5 novembre nell’adunanza della Facoltà di Architettura si parla dell’affitto dei lo-cali al secondo piano di palazzo Tasca di Cutò in via Lincoln in attesa di sistemazio-ne definitiva dei locali previsti al parco d’Orléans. Incaricato dal presidente dell’a-dunanza (S. Caronia Roberti) il prof. E. Caracciolo illustra ai presenti il progetto del-la sede definitiva della Facoltà di Architettura nell’ex parco d’Orléans; il progetto vie-ne approvato con plauso.

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 123

• 1953La Facoltà di Architettura trova provvisoriamente nuova sistemazione nella sede divia Caltanissetta (un appartamento di civile abitazione). Viene redatto dai proff. S.Benfratello, S. Caronia ed E. Castiglia il progetto per la nuova sede della Facoltà diIngegneria. Iniziano i lavori del “pettine” di Ingegneria e della nuova sede della Fa-coltà di Agraria al parco d’Orléans, non prevista nel programma della città universi-taria (la costruzione della Facoltà di Agraria è un atto politico del governo regiona-le, quale elemento di propulsione per la rinascita dell’agricoltura in Sicilia).

• 1958Convenzione del 28-11-58 (L.R. n. 12 del 18-4-1958) per la:a) costruzione degli Istituti di fisica tecnica ed elettrotecnica di Ingegneria, £ 500.000.000;b) costruzione della nuova sede della Facoltà di Architettura, £ 350.000.000.

• 1960Si redige il piano di sistemazione urbanistica del parco d’Orléans che prevede la si-stemazione di alcuni Istituti di Ingegneria (fisica tecnica, chimica, presidenza); di duepadiglioni della Facoltà di Agraria; della casa dello studente; delle nuove sedi delleFacoltà di Architettura, Lettere, Economia e Commercio.

• 1962Il prof. S. Caronia quale direttore dell’Istituto di caratteri distributivi della Facoltà diArchitettura redige il progetto della sede nella nuova area assegnata; l’importo previstodi £ 843 milioni è suddiviso in due stralci, rispettivamente di £ 350 e £ 493 milioni.

• 1964Viene approvato definitivamente dal Provveditorato OO.PP. il progetto per la sededella Facoltà di Architettura a parco d’Orléans.

• 1965Trasferimento della Facoltà di Architettura da via Caltanissetta a via Maqueda neilocali lasciati liberi, ma non completamente, dalla Facoltà di Ingegneria che si va spo-stando a parco d’Orléans.

• 1966Convenzione del 23-6-1966 (L.R. n. 4 del 27-12-1965) per: il completamento della Facoltà di Economia e Commercio, £ 250.000.000;degli Istituti di radiologia e odontoiatria, £ 250.000.000;della Facoltà di Architettura, £ 493.500.000;degli Istituti di fisica tecnica ed elettrotecnica, £ 150.750.000;la costruzione dell’Istituto di chimica della Facoltà di Ingegneria, £ 430.000.000;la costruzione dell’Istituto di impianti nucleari, £ 418.850.000;totale £ 2.000.000.000.

• 1967Emanazione di nuove norme per l’edilizia universitaria (legge 641 del 28-7-1967) eprogramma quinquennale definito dal Consiglio di amministrazione dell’Universitàche prevede, tra l’altro: il completamento delle attrezzature edilizie delle Facoltà diIngegneria, Economia e Commercio, Agraria e Lettere; la sistemazione della Facoltàdi Scienze in un campus a monte del parco d’Orléans articolata in 5 Dipartimenti(biologia, chimica, fisica, geologia, matematica) con casa dello studente e attrezza-ture sportive; il restauro dello Steri da destinare a rettorato.

• 1968In base alla L. n. 641 vengono finanziate le opere incluse nel 1° biennio del programmae cioè:adattamento dello Steri a rettorato, £ 503.600.000;acquisto area e costruzione dei Dipartimenti di biologia e chimica, £ 2.154.000.000; 2° casa dello studente (stralcio), £ 319.173.000; costruzione di una palestra, £ 58.000.000;

124 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

12 ottobre vengono appaltati i lavori di costruzione della sede della Facoltà di Archi-tettura (I stralcio di 350 milioni) all’impresa Barresi. Si procede alla consegna dei la-vori ed allo spianamento dell’area con l’abbattimento degli alberi esistenti (di cui ilprogetto prevedeva il mantenimento).

• 1969I lavori per la sede della Facoltà di Architettura vengono sospesi per la sopravvenutanecessità di adeguare le strutture alle norme antisismiche. Intanto nella stessa Facoltà e in altre è esploso il periodo della contestazione giovanile e laFacoltà di Architettura è fra le prime con la Facoltà di Scienze a muoversi. Si fa strada lapreoccupazione che l’insediamento della Facoltà di Architettura possa ulteriormente con-gestionare l’area centrale del parco d’Orléans, tenuto conto anche del sensibile sviluppoche le iscrizioni alla Facoltà stessa hanno fatto registrare in quegli anni (vedi tab. 1). Si pro-pone quindi di spostare la costruzione della Facoltà ai margini del Parco in fregio a viaBrasa, tra gli edifici di Lettere ed Economia e Commercio. Una commissione tecnica ret-toriale giudica però tale area non idonea per la presenza in essa di alcuni pozzi e dell’im-pianto di irrigazione dei campi sperimentali della Facoltà di Agraria. Il 22-10-1969 il Ministero P.I. assegnava i fondi del 2° stralcio triennale previsti dallalegge n. 641 con questa destinazione:sistemazione viaria e recinzione parco d’Orléans, £ 350.000.000;trasferimento di zootecnia e meccanica agraria della Facoltà di Agraria, £ 450.000.000;costruzione presidenza ed a.m. Facoltà d’Ingegneria, £ 1.000.000.000; costruzione locali biennio d’Ingegneria, £ 830.000.000; costruzione Dipartimento di fisica della Facoltà di Scienze, £ 1.000.000.000;acquisto area per Istituti della Facoltà di Medicina e Chirurgia, £ 1.000.000.000.Il Policlinico otteneva inoltre ulteriori finanziamenti per: completamento di cliniche universitarie, £ 755.700.000; costruzione di un complesso direzionale, £ 1.000.000.000.

• 1970Il nuovo Rettore, prof. D’Alessandro, integra l’Ufficio tecnico dell’Università conuna sezione speciale affidata all’arch. B. Adamo per l’assistenza tecnica alle progetta-zioni ed esecuzioni dell’edilizia universitaria. Il 23 gennaio si insediava un gruppo di studio condotto dal prof. Ziino e compostodai proff. Bonafede, Cabianca, Calandra, Caronia, Colajanni, Fuxa, Gregotti, Me-lisenda, Melograni, Pollini, Tesoriere per il coordinamento degli interventi edilizi eper il futuro sviluppo dell’Università. Tra l’altro tale gruppo il 20-5-1970 si pronun-cia per il trasferimento della Facoltà di Architettura in un palazzo del centro storicoe propone la «cortina edilizia che ingloba palazzo Butera». La proposta viene accol-ta dal Rettore che allarga la scelta anche ai palazzi Santacroce e De Seta. Il Consiglio della Facoltà di Architettura rinunzia alla sede a parco d’Orléans orien-tandosi verso uno dei palazzi del centro storico «che potrebbe identificarsi con pa-lazzo Butera». Il Consiglio di amministrazione dell’Università dà mandato al Retto-re perché avvii le indagini per l’acquisto di palazzo Butera. Il Rettore chiede all’UTE la valutazione degli immobili Butera-Benso-Piraino. Il Con-siglio di amministrazione stanzia un contributo alla Facoltà di Architettura per il ri-lievo di palazzo Butera e per gli studi di adattabilità a sede della Facoltà (affidati aiproff. P. Culotta, S. Inzerillo e G. Leone). Si appaltano all’impresa Barresi per 350 milioni i lavori di sistemazione viaria e re-cinzione di parco d’Orléans, in sostituzione dell’appalto dei lavori per la sede dellaFacoltà di Architettura.

• 1971Il Consiglio di amministrazione assegna per l’eventuale acquisto di palazzo Butera ilfondo di 830 milioni già destinati al biennio d’Ingegneria e passa alla costruzione del-

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 125

l’Istituto di chimica della Facoltà di Ingegneria i 430.000.000 destinati alla Facoltàdi Architettura. L’UTE valuta gli immobili Butera-Benso-Piraino in £ 500 milioni ela soprintendenza alle gallerie ne valuta gli arredi in £ 223.600.000.

• 1972Il 22 maggio il Preside della Facoltà di Architettura convoca un’assemblea di Facoltàsull’opportunità dell’acquisto dei palazzi Butera-Benso-Piraino. Il 6 giugno il Con-siglio di Facoltà dà parere favorevole all’acquisto dei palazzi e valuta in £ 1,5 miliar-di l’importo delle opere di ripristino. Nella seduta del Consiglio di Facoltà del 20 set-tembre il prof. Caronia, vista l’urgenza di disporre di nuovi locali per la didattica,propone di prendere in esame la possibilità di costruire con elementi prefabbricatinuovi locali, sull’esempio di quanto è stato fatto dall’Università di Catania.

• 1973Nella seduta del Consiglio di Facoltà del 17 giugno, lamentandosi la mancanza di au-le per la didattica (sono sei in tutto quelle di cui si dispone), si sollecita il Consigliodi amministrazione a volere accelerare i tempi per l’acquisto del palazzo Butera. I lo-cali di via Maqueda, a fronte dell’aumento del numero degli studenti, sono inade-guati, tenuto conto del fatto che vi si trovano ancora l’Istituto di chimica industria-le della Facoltà di Ingegneria, l’Istituto di diritto romano e l’archivio dell’Università. Il 25 ottobre il Consiglio di Facoltà ribadisce l’estrema urgenza di procedere all’ac-quisto del palazzo Butera-Benso-Piraino. Il 13 novembre il Consiglio di Facoltà torna sui motivi di urgenza di acquisto dei pa-lazzi anzidetti, tenuto conto della insostenibile situazione attuale di completo disa-gio in cui versa la Facoltà (verbale del 13-11-73, pp. 13-16).

• 1974L’8 aprile, perdurando la situazione di inadeguatezza dei locali, il Consiglio di Fa-coltà propone l’affitto di locali per il funzionamento del I anno di corso e i proff. G.Pollini e S. Bisogni invitano a studiare la possibilità di una graduale e definitiva si-stemazione della Facoltà nei locali di via Maqueda e in altri locali. Il 23 aprile il Consiglio affida ad una commissione tecnica (G. Pirrone, B. Jaforte, C.Mazzarella) il compito di studiare quali provvedimenti urgenti prendere per l’asset-to edilizio della Facoltà (verb. p. 198). Il Consiglio di Facoltà del 4 giugno dà mandato al Preside di chiedere al Rettore diincaricare l’Istituto di composizione della redazione di un progetto di sistemazionedei locali di via Maqueda gravando la spesa sul fondo degli 800 milioni disponibilinella legge 641 (verb. del 4-6-1974, p. 270). Nel settembre dello stesso anno viene eseguito il rilievo della sede di via Maquedadella Facoltà di Architettura, responsabile e coordinatore l’arch. Tilde Marra.

• 1975Nella seduta del Consiglio di Facoltà del 23 aprile si prende in esame il «progetto disistemazione dei locali di via Maqueda» redatto dal prof. G. Pollini con un dibatti-to al quale partecipano tutti i docenti. Per il prof. A. Samonà il progetto è la dimo-strazione della pratica impossibilità di dare adeguata e completa sistemazione alla Fa-coltà nella sede di via Maqueda e della necessità di ricercare altre soluzioni piú fun-zionali (verb. del 23-4-1975, pp. 478-533). Nella seduta del Consiglio di Facoltà del 20 maggio si torna a parlare degli interventiproposti per la sistemazione dei locali di via Maqueda: proposta che, si riconosce, nonpuò essere la definitiva, stante la necessità di ricorrere all’affitto di altri locali esterni. In particolare il Consiglio di Facoltà delibera di spendere l’esistente finanziamentodi £ 850.000.000, disponibile per la Facoltà, nella ristrutturazione dell’attuale sedein base al programma pluriennale e alle previsioni complessive del progetto di mas-sima compilato dall’Istituto di composizione (“progetto Pollini”). Quest’ultimo vie-ne approvato nelle sue linee generali, ed in particolare nelle previsioni di maggiori

126 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

spazi per la didattica, mentre si ritiene che per gli spazi residui debba essere dato piúrilievo alle esigenze della didattica e della ricerca di gruppo a scapito della tradizio-nale configurazione per Istituti. Inoltre si delibera di chiedere al Rettore l’autorizza-zione a realizzare immediatamente, tramite l’Ufficio tecnico, le opere di prima faserelativamente al consolidamento statico, a stralcio di un organico progetto generale,della zona coinvolgente gli ex locali dell’Istituto di chimica industriale e degli am-bienti soprastanti, nonché di quelle già deliberate relativamente alla biblioteca e lo-cali annessi e all’aula Basile, e di chiedere altresí l’autorizzazione ad utilizzare le ali-quote previste dalla legge n. 641 per le attrezzature (dal verbale del 20-5-1975, che de-dica all’argomento 16 pagine). Il Preside (prof. G. Lo Giudice) informa il Consiglio che esiste la possibilità di rea-lizzare 40.000 mc di edilizia a parco d’Orléans come nuova sede della Facoltà. Vie-ne deliberata la formazione di una commissione di studio che nell’arco di un meseoffra un quadro organico per l’inserimento della Facoltà di Architettura nella città.La commissione è composta dai professori: Pollini, Bonafede, Cabianca, Di Stefano,Pirrone, e Vicari. Nella seduta del Consiglio di Facoltà del 16 luglio, su proposta del-l’ing. Vicari, il Consiglio fa propria la decisione del gruppo di studio (incaricato il20 maggio di studiare la soluzione per la sede definitiva della Facoltà) di localizzaretale sede nel centro storico con le particolari alternative del comprensorio di via Ma-queda o comprensorio di palazzo Steri, e ribadisce l’opportunità di impegnare subi-to le disponibilità esistenti per la ristrutturazione dell’attuale sede (dal verbale del 16luglio, pp. 61-62).

• 1976Il Consiglio di Facoltà del 13 gennaio discute sullo stato dei lavori di sistemazione deilocali di via Maqueda (aula Basile, locali dell’ex Istituto di urbanistica e di chimicaindustriale). Si prevede l’agibilità dell’aula Basile entro la metà del mese di febbraio,purché i colleghi preposti alla direzione forniscano all’impresa tutti gli elementi ne-cessari. Per sopperire alle necessità dei corsi del primo anno si è chiesto alla Facoltàdi Ingegneria la disponibilità dell’aula “P” dell’Istituto di macchine (verb. del 13-1-1976, pp. 150-151).Nella seduta del 10 febbraio il prof. G. Pollini illustra il progetto (ancora di massi-ma) di sistemazione dei locali di via Maqueda mettendo in evidenza le differenze conil progetto di massima prima discusso. Introduce le problematiche relative alla scala(poi detta “Pollini”) ed alla uscita di sicurezza (alternativa tra via Candelai e chiesadella Martorana). Il prof. Fuxa pone l’attenzione sui costi e dichiara di considerareun errore la decisione, presa in sua assenza, di affrontare la ristrutturazione dei loca-li con i fondi disponibili per la nuova sede (gli ottocentocinquantamilioni); a suo av-viso si sarebbe dovuto mettere in mora il rettorato per non avere eseguito in tempole manutenzioni necessarie e costringerlo ad intervenire con propri fondi. Nel ri-spondere alle numerose osservazioni fatte dai docenti e dai rappresentanti degli stu-denti relativamente ai costi ed alla funzionalità degli spazi progettati il prof. Polliniafferma tra l’altro che «il gruppo di progettazione non ritiene di dover mitizzare ilvalore storico-artistico-architettonico dell’edificio occupato dalla Facoltà, ma bensídi dover conservare e valorizzare quanto esiste, con l’impiego di un’Architettura po-vera ma solida». Si dà mandato al prof. Pollini di proseguire nella progettazione e neilavori, lasciando ad altra commissione le decisioni in merito all’utilizzazione deglispazi ristrutturati (verb. del 10-2-1976, pp. 166-173). Nella seduta del 27 gennaio il Consiglio di Facoltà delega il prof. A. Vicari a far par-te della commissione rettoriale incaricata di esaminare le proposte della Facoltà perla sua sede definitiva. Nella seduta del 25 maggio sempre il prof. G. Pollini illustra lelinee del progetto esecutivo, conforme a quello di massima precedentemente pre-sentato ed accettato, della sistemazione dell’edificio di via Maqueda. Tale progetto

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 127

prevede il trasferimento di alcuni Istituti in altra sede. Il prof. Samonà propone ditrovare per gli Istituti una sede fuori dai locali di via Maqueda e di destinare questisoltanto alla didattica. Il prof. V. Cabianca invita la Facoltà a studiare un bando di concorso per la realizza-zione della nuova sede (verb. del 25-5-1976, pp. 265-271). Nella seduta del 5 ottobre si accetta la proposta dell’affitto di un palazzetto a due pia-ni in piazza Gran Cancelliere. Il prof. B. Jaforte ripropone l’affitto di locali a piazzaPretoria. Si discute su quale Istituto debba cadere la scelta per l’eventuale trasferi-mento dai locali di via Maqueda. Nel Consiglio di Facoltà del 26 ottobre si dà noti-zia che l’Istituto di storia è disponibile a trasferirsi a piazza Gran Cancelliere. Si di-scute sulla sistemazione della biblioteca e del centro di documentazione. La relazione “Lo Giudice” del 22 aprile ’76 sui lavori della commissione nominatadal Consiglio di amministrazione per il programma pluriennale di edilizia universi-taria prevede per la Facoltà di Architettura una sistemazione nel comprensorio dipiazza Marina nei palazzi Butera-Benso-Piraino (circa 45.000 mc) oltre un edificiodi 50.000 mc circa da costruire in area vicina allo Steri. Per tali opere è previsto unimpegno finanziario di 2 miliardi e 700 milioni. Si prevede nella I fascia di interventiil completamento della ristrutturazione dei locali di Architettura di via Maqueda enella III fascia l’acquisto e ristrutturazione dei palazzi Butera, Benso, Piraino.

• 1977Consiglio di Facoltà del 21 aprile. Si ribadisce la destinazione esclusiva dei locali divia Maqueda all’attività didattica ed alle attività di relazione con l’esterno.

• 1978Consiglio di Facoltà del 21 luglio: il prof. Vicari presenta una relazione sull’attualesituazione della Facoltà e sulle prospettive per la ristrutturazione della sede di via Ma-queda dopo le dimissioni del prof. Pollini dall’incarico di progettazione per «la di-cotomia tra gruppo di progettazione e gestione dell’Ufficio tecnico, motivi supera-bili nei confronti di una nuova équipe di progettazione» (citazione dalla trascrizio-ne sul verbale della relazione del prof. Vicari). A conclusione di un lungo dibattito (pp. 231-241 del verb.) il Consiglio delibera: a)di esprimere il proprio ringraziamento al prof. G. Pollini; b) di incaricare il nuovodirettore dell’Istituto, prof. A.M. Fundarò, di portare a compimento i lavori in cor-so e la restante progettazione (aula 1, ex locali dell’Istituto di studi, servizi igienici,uscite di sicurezza); c) di impegnare la commissione edilizia a riferire al Consigliosullo stato della situazione edilizia e dei finanziamenti previa consultazione dei di-rettori di Istituto. La prof. Fundarò si riserva di accettare l’incarico solo dopo una consultazione con ilgruppo uscente (che ne ha caldeggiato la nomina) e i docenti del suo Istituto. Nel Consiglio di Facoltà del 31 ottobre si discute della situazione edilizia della Fa-coltà ed il prof. Pirrone in qualità di Preside riconosce l’urgenza della ricerca dellasoluzione per la nuova sede della Facoltà (verb. del 31-10-1978, p. 263).

• 1979Il 25 giugno viene presentata la relazione “Melisenda” che chiude i lavori della com-missione nominata dal Consiglio di amministrazione del 25-10-1978 per l’impiego deifondi per l’edilizia concessi dalla L. n. 1-3 del 2-5-1976. La commissione propone, tral’altro, che i fondi della legge n. 183 siano destinati alla sistemazione della Facoltà diGiurisprudenza ed «all’avvio della creazione di una sede adeguata per la Facoltà di Ar-chitettura». La commissione conferma per la nuova sede della Facoltà di Architettu-ra (I lotto) un impegno finanziario di £ 2.700.000.000 e suggerisce di considerare, inalternativa alla soluzione dell’acquisto di un edificio del centro storico, la previsionee la progettazione della nuova sede della Facoltà di Architettura nel parco d’Orléans,precisamente nella sua zona di espansione, di fronte ai Dipartimenti di scienze.

128 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

Il 9 ottobre nel Consiglio della Facoltà di Architettura (preside prof. B. Jaforte) si discutesulla relazione della commissione di ateneo in merito alla edilizia universitaria. Il prof.Vicari, incaricato di approfondire la questione da anni, riferisce che avendo la Facoltàdi Giurisprudenza deciso di rimanere nel plesso attuale, ed essendo alquanto problema-tica la scelta dell’inserimento di un nuovo edificio accanto al complesso Butera-Benso-Piraino, è necessario ripensare all’opportunità di insediarsi a parco d’Orléans. Si schie-rano a favore i proff. G. Caronia, T. Cannarozzo, G. Pavone e G. Rizzo, sostengono lanecessità di restare in centro storico i proff. R. Calandra, P. Nicolin, V. Cabianca, A.M.Fundarò. Si decide di attivare tre gruppi istruttori che sondino la reale fattibilità delletre ipotesi (piazza Marina, attuale sede, parco d’Orléans) affidati rispettivamente al prof.Vicari, all’Istituto di composizione e all’Istituto di elementi di Architettura. Consiglio della Facoltà di Architettura del 18 dicembre (preside prof. B. Jaforte). Ilprof. Vicari relaziona sull’ipotesi di acquisto e adattamento del complesso Butera-Benso-Piraino e ne prospetta le difficoltà che sembrano essere in primo luogo poli-tiche (le amministrazioni comunale e regionale non sostengono tale ipotesi). Si avan-za ed esamina l’opportunità di utilizzare i fondi della relazione Melisenda per com-pletare, al fine di allocarvi la sede di Architettura, i Dipartimenti di scienze a parcod’Orléans il cui progetto rischia per mancanza di fondi di restare incompleto. La di-scussione si concentra sulle scelte progettuali e di linguaggio architettonico sia nellasoluzione “parco d’Orléans” che nella soluzione “centro storico”. Viene avanzata (dalprof. Culotta) l’ipotesi di indire un concorso di progettazione, ma la decisione in me-rito viene rinviata ad altro Consiglio (verb. del 18-12-1979, pp. 196-207).

• 198018 giugno. Consiglio della Facoltà di Architettura (preside prof. B. Jaforte). Relazio-ne dei proff. A. Vicari e M. De Simone ad approfondimento delle ipotesi avanzatein sede di Consiglio di Facoltà del 9-10-1979, discusse con studi affidati a gruppi dilavoro della Facoltà: De Simone, Vicari, Istituto di composizione.1) Il Consiglio delibera di privilegiare l’ipotesi parco d’Orléans rispetto a quella rela-tiva ad una ubicazione nel centro storico sia perché nessuna decisione era stata esi-tata nel frattempo da parte delle amministrazioni regionale e comunale su una va-riante di P.R.G. (proposta di piano particolareggiato preparata e presentata dall’Uni-versità, relativa al comprensorio di piazza Marina), sia perché era necessario impe-gnare subito i fondi che il Consiglio di amministrazione aveva stanziato nel pro-gramma sessennale. In tale sede si chiedeva al magnifico Rettore di precisare entro il15-7-1980 la superficie da utilizzare e la cubatura disponibile a parco d’Orléans (in-dicata dalla commissione edilizia di ateneo in mc 67.000).2) Il Consiglio delibera di indire un concorso interno alla Facoltà di Architettura «perla redazione di un progetto di utilizzazione della cubatura, per iniziare i lavori nel1981» (dalla delibera riportata nel verb. del 18-6-1980, pp. 368-375).Il 24 ottobre il Consiglio di amministrazione aderisce alla richiesta della Facoltà dibandire un concorso interno.

• 1981Nel Consiglio della Facoltà di Architettura del 5 gennaio – preside prof. B. Jaforte –il prof. P.L. Nicolin legge uno schema di bando di concorso interno predisposto pre-cedentemente dalla presidenza perché il Consiglio di Facoltà lo emendi (se necessa-rio) e, nel caso, lo approvi. In tale contesto si parla anche della destinazione della se-de di via Maqueda, e della commissione giudicatrice. Il Consiglio di Facoltà delibe-ra di rielaborare il bando (verb. del 15-1-1981, pp. 508-510). Il 19 febbraio il Consiglio di Facoltà approva il testo emendato del bando di concor-so per la nuova sede (verb. del 19-2-1981, pp. 603-604). Il 5 marzo lo schema del bando approvato il 19-2-81 dal Consiglio di Facoltà vieneinviato al Consiglio di amministrazione con nota della Facoltà del 5-3-1981.

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 129

Il 22 luglio il Consiglio di amministrazione esamina lo schema di bando di concor-so interno e nomina una commissione per lo studio di esso. Il primo dicembre si insedia la Preside neoeletta, prof.ssa Margherita De Simone, chedichiara di voler continuare a lavorare sul progetto della nuova sede a parco d’Orléans.Viene istituita una commissione per l’edilizia composta dai proff. Gianni Pirrone,Tilde Marra, Nino Vicari, Salvatore Prescia. La commissione si insedia il 10 dicem-bre (lett. prot. n. 194 del 5-12-1981).Il 22 dicembre il rettore La Grutta comunica al senato accademico (verbalmente, co-me si evince dalla lettera rettoriale del 14-1-1982 prot. V/477) che per sopraggiunti ta-gli di spesa nei programmi governativi di edilizia universitaria il Consiglio di ammi-nistrazione destina la somma stanziata per la sede di Architettura (£ 2.700.000.000)al completamento dei Dipartimenti di scienze (la commissione del Consiglio di am-ministrazione non ha terminato di progettare il bando di concorso).

• 1982Il 14 gennaio il Consiglio della Facoltà di Architettura (preside M. De Simone) de-libera all’unanimità, dopo ampio dibattito: 1) di mantenere la disponibilità della sede di via Maqueda (casa Martorana) alla Fa-coltà; 2) di accogliere la proposta Melisenda sulla ubicazione a parco d’Orléans; 3) di chiedere al Rettore (ancora una volta, poiché la precisazione era già stata ri-chiesta entro il 5-7-1980) la quantità di superficie e la cubatura disponibili a parcod’Orléans; 4) di indire un concorso per l’utilizzazione dell’assegnata cubatura. Si informa il Consi-glio di Facoltà che il Consiglio di amministrazione ha intenzione di effettuare lo stornodel finanziamento di 2.700.000.000 per il completamento dei Dipartimenti di scienze(verb. del 14-1-1982, pp. 302-308; lettera della presidenza prot. n. 224 del 15-1-1982). Il 24 febbraio il Consiglio di amministrazione approva lo schema di bando di con-corso con verbale di seduta ratificato il 21-4-1982. L’otto marzo il Preside comunica al Consiglio l’avvenuta approvazione da parte delConsiglio di amministrazione dell’Università del bando riguardante il concorso for-mulato dalla Facoltà di Architettura per una sede della stessa a parco d’Orléans (verb.del 8-3-1982, p. 352).Il 28 aprile è inviato al Preside il bando di concorso ratificato dal Consiglio di am-ministrazione (prot. n. 390, cat. 3/18, del 28-4-1982).Il 14 luglio il Preside, prof.ssa Margherita de Simone, informa il Consiglio che la som-ma di £ 2,6 miliardi destinata all’edificio della Facoltà di Architettura è stata dirot-tata al completamento dei Dipartimenti di scienze per la necessità del rettorato difar fronte agli impegni già assunti con le imprese. Il rettorato ha assicurato che lasomma sarà ridestinata quanto prima, ed inoltre il prorettore all’edilizia (prof. U. DiCristina) ha promesso di assegnare la somma di 30 milioni per la parziale manuten-zione della sede attuale della Facoltà, e di assegnare l’area per la nuova Facoltà a par-co d’Orléans entro la fine dell’anno (verb. del 14-7-1982, p. 574). Il 22 ottobre il Consiglio di amministrazione delibera di destinare per la nuova sededella Facoltà di Architettura l’area già prevista nel piano urbanistico di sistemazionedel parco d’Orléans, redatto dal prof. G. Pollini, per il raddoppio dei Dipartimentidi geologia e di matematica (delibera trasmessa alla Facoltà con lettera prot. V/8701del 25-10-1982 con una planimetria allegata).

• 1983Il 17 gennaio la Facoltà invia al magnifico Rettore una nota contenente la richiestadi precisazione ulteriore dell’area del parco d’Orléans destinata ad Architettura.Il 21 gennaio, con riferimento alla L.R. 15-11-1982 n. 130 art. 13, la Facoltà di Archi-tettura chiede al Rettore (prot. n. 676 del 21-1-1983 a firma M. De Simone) il com-

130 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

pletamento dei lavori iniziati dal ’75 (importo già speso 1.850.000.000 della L. 641del 28-07-1967) concernenti l’adeguamento della sede di via Maqueda, per un tota-le di £ 1.250.000.000. Il 28 febbraio vengono trasmesse dal rettore La Grutta le precisazioni richieste sulladestinazione d’area ai fini del concorso per la nuova sede della Facoltà di Architet-tura (prot. V/2029 risp. a nota n. 666 del 17-1-1983, protocollata in data 2-3-1983 n.758 della Facoltà di Architettura). Si precisa che la volumetria della nuova sede do-vrà essere di 60.000 mc.Il documento viene trasmesso alla commissione per l’edilizia (della quale non fa piúparte il prof. Pirrone) e per conoscenza al prof. Jaforte il 15-3-1983 (prot. n. 775).Con lettera (prot. n. 817 dell’11 aprile) della presidenza della Facoltà di Architettura,è definito il bando di concorso per la nuova sede della Facoltà. Il 15 aprile, con una lettera a tutti i docenti della Facoltà, sono aperti i termini delconcorso. Il 15 ottobre, alla scadenza dei termini del concorso è verbalizzata la consegna di treprogetti partecipanti. Il 18 ottobre si procede alla nomina dei componenti la commissione giudicatrice ealla convocazione per l’insediamento e per la prima riunione. La commissione è com-posta dai proff. G. De Carlo, M. De Simone, V. Gregotti, G. Pirrone, G. Pollini(dott. Castiglia segretario). Il 12 novembre si svolge la prima riunione della commissione giudicatrice. Viene assegnato un rimborso spese ai due progetti (dei proff. P. Culotta e G. Leone)dichiarati, a pari merito, in grado di eseguire con progetto comune una proposta disede in altra area. In data 17 aprile 1984 il Preside invia al Rettore per la liquidazione il consuntivo del-le spese per un importo complessivo di £ 14.821.682. Durante il 1983 le perizie eseguite dall’Istituto di scienza e tecnica delle costruzionisul complesso “Martorana” di via Maqueda, rivelano la instabilità delle strutture del-la scala centrale, e dei locali ex fisica tecnica; lesioni verticali sul muro prospicientevia Maqueda, lesioni orizzontali sui solai dell’ex Istituto di urbanistica, ecc. Vengo-no programmati, dall’Ufficio tecnico, interventi per sanare il complesso edilizio mo-numentale, giunto probabilmente alla necessità di un rigoroso totale ripristino.

• 1984Il 12 novembre viene inviata una lettera istanza dalla Preside al magnifico Rettore, dapoco eletto, prof. I. Melisenda Giambertoni (prot. 1414 pres. Facoltà. Arch.) sui pro-blemi contingenti del complesso “Martorana” (urgenza di eseguire un secondo in-gresso di emergenza, ripristino scala principale, ripristino coperture piano ex urba-nistica e relativi solai, ripristino solai ex seminario giuridico e locale in angolo di bi-blioteca), e con esplicita richiesta di destinazione area “idonea” in parco d’Orléansper riprendere la progettazione della nuova sede.

• 1985Il 15 febbraio è istituito il Comitato tecnico amministrativo per l’edilizia universitaria.Il 17 giugno i proff. T. Marra e F. Terranova vengono incaricati dalla presidenza didesignare nella sede di via Maqueda gli spazi di servizio ai Dipartimenti distaccati.Con la stessa lettera si comunica che l’Ufficio tecnico dell’Università chiede alla Fa-coltà di Architettura parere favorevole circa: a) il corpo pensile prospiciente atrio interno ex Istituto di scienza e tecnica; b) scala in ferro collegante dall’esterno ex Istituto urbanistica con atrio arabo-normanno (sic!). In merito al primo punto, il Consiglio di Facoltà ha già espresso parere favorevole,sul secondo si invita la commissione a istruire una pratica informativa (prot. 1801a.m.m. presidenza).

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 131

Il 5 luglio il Sindaco ordina al Rettore l’intervento urgente di consolidamento dellestrutture di via Maqueda 175 (Mod. RP 460/1984).Il 5 ottobre viene inviata dalla Preside una lettera al Rettore, e, per conoscenza, alC.T.A. sullo stato della situazione edilizia della Facoltà di Architettura di Palermo.Nella stessa lettera si sollecitano decisioni in merito al complesso Martorana ed allanuova sede della Facoltà di Architettura. Dalla lettera (prot. 1857 della presidenza) si desume che sono in corso i lavori per lanuova copertura dell’ala su via Maqueda (ex Istituto di urbanistica) e per la creazio-ne del secondo ingresso di emergenza, ma che non si è fatto ancora nulla per le duescale antincendio, i solai di calpestio dell’ex urbanistica e la scala principale. La pre-sidenza lamenta di non avere ottenuto risposta in merito ad una precedente nota (no-vembre scorso anno). Nel novembre dello stesso anno avviene la chiusura per inagibilità del corpo di fab-brica contenente le aule 1-2-8-9 e il successivo ripristino delle strutture murarie di so-stegno (le aule sono consegnate nel gennaio 1986). Il 17 dicembre il Consiglio di Facoltà, a seguito delle istanze mosse dagli studenti(agitazioni ’85), apre un dibattito sulla destinazione dell’area per la sede della Facoltàa parco d’Orléans in base alle indicazioni, ancora non ufficiali, della relazione Ben-fratello (che assegna alla Facoltà di Architettura l’area compresa tra l’edificio centra-le di Ingegneria ed il corpo lineare inclinato di ingegneria chimica).

• 1986In data 11 febbraio perviene la richiesta, da parte del Rettore, di un parere scritto sul-la relazione della commissione per la programmazione dello sviluppo delle strutturefisiche dell’ateneo (Benfratello presidente).Il 24 marzo si discute in Consiglio la relazione della preside M. De Simone in rispo-sta alla richiesta di parere motivato sulla relazione per l’edilizia di ateneo (relazioneBenfratello). La Preside illustra con l’ausilio di diapositive l’iter precedente della ri-cerca da parte della Facoltà di una sede adeguata, e le piú recenti vicende che hannoportato alle dimissioni della prof. A.M. Fundarò dalla commissione universitaria perl’edilizia ed alla proposta Benfratello. Nel Consiglio non si condivide la proposta diarea contenuta nella relazione Benfratello, poiché questa manca dei riferimenti ne-cessari di superficie, cubatura, accessi, e la sua ubicazione non garantisce un prodot-to architettonicamente di qualità. Dopo ampia e complessa discussione si arriva alla determinazione di richiedere alRettore la riassegnazione dell’area già destinata alla Facoltà di Architettura sin dal1960 (quella compresa tra Economia e Commercio, Lettere e Fisica Tecnica e per laquale era stato redatto il progetto di G. Caronia) (verb. del 24-3-1986 e suo estrattotrasmesso, insieme ad una relazione, in parte assorbita da questa cronistoria, al ma-gnifico Rettore il 28-3-1986, prot. n. 3085). Il 17 luglio il Comitato tecnico amministrativo per l’edilizia (composto dai proff. Vi-cari, Prescia vicepresidente, Riva Sanseverino, Oliveri, Cardella, Catalano, Zingone,Castiglia e Di Giovanni segretario) esamina le seguenti perizie proposte dall’U.T.: – lavori di ristrutturazione dei locali dell’ex seminario giuridico (perizia di £ 650.418.360); – lavori di parziale ripresa dei prospetti su via Maqueda e su piazza Bellini (periziadi £ 32.676.902); – rifacimento della copertura della scala principale (£ 129.153.360). Poiché i lavori previsti abbisognano di particolari competenze in materia di ri-strutturazione edilizia, il Comitato esprime il parere che l’U.T. debba rielaborare ilprogetto con la consulenza del prof. Zingone e dei professori della Facoltà di Ar-chitettura esperti in materia strutturale. Il rifacimento dei prospetti sarà oggettodi una perizia suppletiva dei lavori in corso, mentre tutto il resto dovrà essere og-getto di un progetto complessivo da affidare ad una competente struttura univer-

132 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

sitaria (verbale n. 16 del 17-7-1986, trasmesso alla presidenza il 18-9-1986 con let-tera prot. V/8424).Il 29 ottobre la Preside, prof. M. De Simone, trasmette al prof. Florena un dossier suquarant’anni di esistenza della Facoltà di Architettura, il parere motivato del Presidealla relazione sulle strutture fisiche dell’ateneo portato in Consiglio di Facoltà e vo-tato all’unanimità con tre astensioni, cartografie varie, l’esito del concorso interno etre proposte d’area (lettera prot. n. 3276 della presidenza).

• 1987Il 31 gennaio con un fonogramma la Facoltà di Architettura fa presente al Rettoreche i lavori (ex piano urbanistica) sull’immobile di via Maqueda sono inspiegabil-mente rimasti incompleti.Il 24 marzo in una seduta del Comitato tecnico amministrativo dell’Università il prof.Prescia fa presente l’urgenza di intervenire ai fini della ristrutturazione dei locali dell’exseminario giuridico della Facoltà di Architettura, sede di via Maqueda. Il Comitato rin-nova l’invito all’Ufficio tecnico a ripresentare il progetto (con la consulenza del prof.Zingone) in modo che i lavori possano iniziare in estate; ciò consentirebbe il previstotrasferimento della biblioteca a piano terreno e la successiva realizzazione delle opererelative al corpo su via Maqueda ed alla scala principale. Il Comitato rinnova l’auspi-cio che un progetto unitario dell’intero immobile venga affidato ad una struttura com-petente dell’ateneo (verbale n. 5 del 24-3-1987 trasmesso alla presidenza dal C.T.A. perl’edilizia il 7-5-1987 con lettera prot. n. V/5857, e comunicato in C. di F. il 15-5-1987).

• 1988In data 14 ottobre viene stipulato il disciplinare relativo alle progettazioni di massi-ma delle costruzioni della I fase della sede della Facoltà di Architettura. Il Rettore inuna nota precisa che tale progettazione è stata divisa in due fasi: la prima è di 90.000mc. La seconda dei restanti mc, fino a completamento dei 150.000 previsti dal pro-getto di massima, si potrà effettuare grazie ad un aumento degli indici urbanisticinell’area di parco d’Orléans che il rettorato intende trattare con il comune di Paler-mo (prot. n. 907 del rettorato, prot. n. 4207 cat. 3/18 del 14-9-1988 della Facoltà diArchitettura). Il 14 novembre il prof. Culotta consegna al rettorato lo studio preliminare del pro-getto di massima della sede della Facoltà, diviso in stralci funzionali di 83.000 mc ilprimo (Facoltà) e 67.000 mc il secondo (Dipartimenti) (prot. Facoltà arch. n. 4392cat. 3/18 del 15-11-1988).

• 1989Il 3 marzo il Consiglio di amministrazione dell’Università stanzia la cifra di 1.700 mi-lioni per opere di manutenzione straordinaria del plesso di via Maqueda.Il 31 marzo viene dato al Dipartimento di rappresentazione l’incarico di redigere unprogetto di sistemazione della sede di via Maqueda comprendente: – trasferimento della biblioteca nei locali occupati dal Dipartimento di ingegneriastrutturale e geotecnica; – progetto statico dell’edificio su via Maqueda, ex urbanistica e scala principale; – progetto ex seminario giuridico (stanze urba-lab accanto biblioteca). Il progetto sarà redatto dal prof. F. Terranova, che firma il disciplinare nel giugno del’90 con la consulenza dei proff. P. Manno, G. Greco, M. Aprile, A. Lauritano e A.Rizzo per le strutture e gli impianti. L’otto maggio il prof. P. Culotta consegna al rettorato il progetto di massima dellanuova sede della Facoltà di Architettura secondo le indicazioni della nota rettorialedell’8-2-1989 (prot. n. 135, cat. 3/18 dell’11-5-1989 della Facoltà di Arch.).Il 26 giugno il Rettore dà incarico al gruppo coordinato dal prof. P. Culotta della re-dazione del progetto esecutivo del I stralcio della sede della Facoltà di Architettura.L’importo complessivo è di 11 miliardi, dei quali circa 800 milioni servono all’espro-

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 133

prio dei terreni, e devono essere utilizzati entro l’esercizio finanziario corrente (prot.n. 230 cat. 3/18 del 27-6-1989, comunicata in Consiglio il 10-07-1989). Il 25 ottobre è stato definito il secondo lotto dei lavori relativi alla bonifica dell’at-tuale sede della Facoltà (via Maqueda).Il 30 novembre il prof. Culotta relaziona al Consiglio sul progetto della sede di par-co d’Orléans, precisando che al progetto si è pensato di aggiungere le aree destinateai Dipartimenti presenti nella Facoltà (storia e progetto, rappresentazione, città e ter-ritorio) e all’Istituto di disegno industriale. Si ipotizza l’appalto entro il 1990. Il prof. Terranova relaziona sul ripristino dell’edificio di via Maqueda e la prof. Mar-ra tratta la questione dei finanziamenti dei lavori di manutenzione straordinaria del-la sede di via Maqueda (verbale del 30-09-1989, pp. 35-37).

• 1990Il 26 gennaio viene portato in Consiglio il resoconto dei coordinatori dei seminaridi lavoro indetti dal C. di F. del 9 e del 12-1-1990 sul tema attrezzature, spazi e servi-zi della Facoltà. Relazionano i proff. Culotta (nuova sede), Ajroldi (biblioteca e centro di documentazio-ne) e Terranova (progetto di ristrutturazione della sede di via Maqueda). Dopo ampio di-battito il Consiglio a maggioranza delibera di destinare «gli spazi della sede di via Maque-da ad uso esclusivo della didattica, della presidenza, della biblioteca, degli spazi autonomidegli studenti e degli spazi di appoggio dei docenti, previa verifica delle condizioni stati-che, delle norme di sicurezza e della abolizione delle barriere architettoniche, invitando idirettori di Dipartimento e di Istituto a reperire in tempi brevi gli spazi necessari a trasfe-rire, presso altre sedi, tutte le attività non connesse con la didattica istituzionale, attual-mente ospitate nel plesso di via Maqueda e legate ai Dipartimenti ed agli Istituti». Nomina inoltre una commissione per il funzionamento del centro stampa e del cen-tro di documentazione, ed un’altra composta dai proff. Collovà, Laudicina e Vicariperché si raccordi con l’altra già esistente (Terranova, Aprile, Rizzo) per predisporreentro il 16 febbraio un progetto di razionalizzazione degli spazi del plesso di via Ma-queda (verb. del 26-1-1990, pp. 54-55). La proposta viene discussa e varata nel Consiglio del 27 marzo, presieduto dal deca-no prof. Jaforte.Nel 1990 si chiude prematuramente, a causa della sua scomparsa, la presidenza dellaprof.ssa M. De Simone. Il Consiglio elegge nuovo preside il prof. Pasquale Culotta.

• 1991Il 7 gennaio il Rettore incarica (prot. 1717) il prof. Culotta della redazione del pro-getto esecutivo del II stralcio funzionale della nuova sede della Facoltà di Architettu-ra per il quale è disponibile la somma di 10 miliardi. Il 2° stralcio comprende: a) ilcorpo contenente la biblioteca e le soprastanti aule da disegno; b) le strutture di col-legamento tra le aule didattiche e il sopraddetto corpo biblioteca; c) l’Aula Magna(prot. 21, cat. 3/18 dell’8-1-1991, Facoltà Arch.).Il 9 ottobre il Preside, prof. P. Culotta, comunica al Consiglio che sono in atto i lavoridi sistemazione dell’impianto idrico, elettrico e delle uscite di sicurezza del plesso di viaMaqueda; inoltre sono stati fatti dei lavori di sistemazione e riorganizzazione degli spa-zi della presidenza. Il Preside fa presente che a seguito della ristrutturazione dei localidell’ex seminario giuridico sono state recuperate cinque aule. Si discute anche dei la-vori di imbiancamento della Facoltà. Gli studenti protestano perché non sono stati ri-spettati gli accordi sui murales, il Preside concede il rispetto di quelli considerati mi-gliori da una commissione di studenti e docenti (verb. del 9-10-1991, p. 424).

• 1992(5 febbraio) Il Preside informa il Consiglio che sono stati appaltati i lavori per la nuo-va sede della Facoltà a parco d’Orléans e che questi cominceranno nel mese di mar-zo (verb. del 5-12-1992, pp. 9-10).

134 Maria Giuffrè, Salvatore Mario Inzerillo, Carla Quartarone

Il 31 agosto in una lettera al rettore prof. Melisenda, il Preside, prof. P. Culotta, ri-corda che il finanziamento di 21 miliardi del I e II lotto della nuova sede consente diapprontare per il 1995 una struttura funzionale alla didattica per 4.500 persone (l’in-tera comunità della Facoltà di Architettura); restano da stanziare, e quindi pro-grammare per tempo, ulteriori 28 miliardi per la realizzazione del corpo, previsto nelprogetto originario approvato, destinato ai tre Dipartimenti presenti nella Facoltà edall’Istituto di disegno industriale (prot. n. 407, cat. 3/18, della presidenza).

• 1993Il 20 gennaio, in una seduta del Consiglio di Facoltà cui partecipa il magnifico Ret-tore (a seguito disordini per chiusura aula Finocchiaro) si chiede esplicitamente aquesti che si impegni a provvedere, di attivarsi perché siano resi agibili i locali e l’ur-banistica della sede di via Maqueda (verbale assemblea del 20-1-1993).Il 3 marzo va in appalto un progetto di adeguamento alle misure antincendio della Fa-coltà di Architettura, sede via Maqueda, curato dal prof. Di Benedetto, per l’importodi £ 101.150.000 (74.000.000 nette) (intervista presso l’Ufficio tecnico dell’Università).

• 1994In aprile era in corso di definizione la gara per l’appalto del progetto di manutenzio-ne straordinaria del plesso su via Maqueda curato dal prof. Terranova, nominato di-rettore dei lavori insieme al prof. Rizzo (importo appalto 1 miliardo e settecento mi-lioni, tempi previsti per il lavoro circa un anno e mezzo dall’inizio) (da intervista conF. Terranova). È in itinere altresí un progetto di abbattimento delle barriere architet-toniche curato dall’ing. Adamo (da intervista con Ufficio tecnico dell’Università).In un documento della commissione Terranova (Relazione del gruppo incaricato del-la ristrutturazione e del consolidamento della Facoltà di Architettura) si fa cenno adun ulteriore finanziamento di 3.000 milioni per gli esercizi finanziari ’92 e ’93, delquale però non si hanno conferme.Ai primi di luglio l’appalto relativo al miliardo e settecento milioni non è ancora defi-nito perché il progetto deve ottenere le necessarie approvazioni degli enti preposti(oltre a quella del Comitato per l’edilizia universitaria che in un primo momentosembrava essere la sola necessaria).

Relazione sintetica della commissione sulle attività gestionali relative alla sede della Facoltà… 135

finito di stampare nell,anno mmviiidalla luxograph, palermoper conto dell,editrice l,epos