Destination branding. Il caso Adriatico
Transcript of Destination branding. Il caso Adriatico
International Marketing Trends Conference, Parigi-
Venezia, 2009
Tonino PencarelliUniversità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Istituto di Studi Aziendalivia Saffi, 4261029 Urbino
Daniela BettiUniversità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Istituto di Studi Aziendalivia Saffi, 4261029 Urbino
Italiadaniela.betti @uniurb.it
Marco CioppiUniversità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Istituto di Studi Aziendalivia Saffi, 4261029 Urbino
Italiamarco.cioppi @uniurb.it
Fabio ForlaniUniversità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Istituto di Studi Aziendalivia Saffi, 4261029 Urbino
Italiafabio.forlani @uniurb.it
Destination branding. Il caso del brand Adriatico*
Riassunto
Obiettivo dell’articolo è valutare le problematiche
concettuali ed operative connesse all’applicazione delle
nozioni e delle tecniche di branding alla gestione del
territorio in una prospettiva turistica. Nello studio, dopo un
inquadramento concettuale ed una sintetica analisi della
letteratura sul brand, si esaminano, avvalendosi di analisi
empiriche, l’immagine percepita da un campione di turisti
delle destinazioni adriatiche italiane, il grado di diffusione
del brand Adriatico nelle riviste e nei siti web e le
principali attività di branding on line poste in essere dalle
Regioni italiane che si affacciano sul Mare Adriatico.
Attraverso lo studio del caso “Adriatico” secondo una
prospettica sistemica emerge come, fermi restando i limiti e
le difficoltà dell'applicazione delle tecniche e dei principi
manageriali ai contesti territoriali, appaia evidente il
* Il lavoro, benchè frutto di studio e ricerca comune degli autori, è daattribuirsi a Tonino Pencarelli per i §1 e 7, a Daniela Betti per il §2.1, a Marco Cioppi per i § 2.3 e 4, a Fabio Forlani per i § 2.2, 5 e 6;mentre il § 3 è da attribuirsi a Daniela Betti, Marco Cioppi e FabioForlani.
2
contributo del branding on-line e off-line alla gestione dei sistemi
territoriali ed alla creazione di valore per gli stakeholders
territoriali. Ma emerge altresì che per un efficace destination
branding è necessario avere un buon destination management, senza
di cui la comunicazione turistica pubblica perderebbe di
incisività.
Parole chiave: Marca, Destination branding, Destination
Management, turismo, marketing turistico.
Abstract
Objective of the article is to appraise the conceptual and
operational problems of branding applied to the management of
the territory in a tourist perspective (tourist destination).
In the study, after a synthetic analysis of the literature on
branding, we analyse the perceived image by a tourist sample
of the Italian tourist destinations faced on Mare Adriatico,
the degree of Adriatico brand awareness on the specialized
reviews and web sites and the characteristics of the web
sites of these Regions. From the study, utilizing the system
approach, we can say that branding is a critical managerial
work that policy makers and managers of tourist destinations
must do in order to improve the competitiveness of the
destinations, also if it is not possible to transfer totally
the managerial approach from firms to territories. It also
arises that the quality of the destination branding process
strongly depends on the quality of destination management
process.
Keywords: Brand, Destination Branding, Destination Management;
3
Tourism, Tourism Marketing.
1 Introduzione
L’immagine di marca risulta un fattore critico di successo
d’importanza crescente anche nella competizione tra
destinazioni turistiche, laddove i processi di acquisto e di
consumo sono fortemente condizionati dalla reputazione e dai
segnali di valore connessi al marchio-destinazione. Si afferma
pertanto la necessità di perseguire una corretta gestione
della marca (branding) da parte dei territori a vocazione
turistica per massimizzare il valore dell’offerta agli occhi
dei turisti consumatori e dei potenziali fruitori della
destinazione.
La letteratura sul brand (Aaker, 1991; Kapferer, 1995; Kotler e
Scott, 2002; Keller, 2003; Cozzi e Ferrero, 2004; Collesei e
Ravà, 2004; Keller, Busacca e Ostillio, 2005; Pratesi e
Mattia, 2006; Fiocca, Marino e Testori, 2007) sottolinea che
le componenti essenziali della marca sono l'identità di marca
(brand identity) e l'immagine di marca (brand image) e che gestire
il brand (branding) implica lo svolgimento dell’insieme di
attività finalizzate a minimizzare il divario tra brand identity e
brand image, a partire dalle scelte di posizionamento di marca
(brand positioning). L’approccio alla gestione del brand
usualmente utilizzato per le imprese, con opportuni
accorgimenti applicativi, può essere utilizzato anche per la
valorizzazione delle destinazioni turistiche mediante la
4
comunicazione turistica territoriale ed il destination branding
(Anholth, 2006; Morgan, Pritchard, Pride, 2006). Come
sottolineano Golinelli e Siano (2008), nell’impostare un piano
di comunicazione del territorio, occorre tenere conto
dell’identità effettiva e reale del territorio (place personality),
dell’identità visiva (place identity) e dell’identità percepita dai
pubblici, che è nella mente dei clienti (place image).
Le destinazioni turistiche oggetto dello studio vengono
esaminate alla luce dell’approccio sistemico (Golinelli,
2000), sottolineando così che esse agiscono all’interno di
sistemi territoriali più ampi e che si distinguono dai
semplici luoghi in quanto si qualificano come sistemi
d’offerta e di produzione turistica capaci di allestire
prodotti turistici (Pencarelli e Forlani, 2005, 2002;
Pencarelli e Splendiani, 2008) e di attirare non solo
spontaneamente flussi di clientela turistica.
L'adozione della prospettiva sistemica pone in evidenza una
serie di criticità nella gestione dei sistemi territoriali
(Cerquetti, Forlani, Montella e Pencarelli, 2007; Pencarelli e
Forlani, 2005) con dirette implicazioni sui brand territoriali
turistici, quali ad esempio:
difficoltà nel delimitare con precisione i confini del
territorio a vocazione turistica al quale riferire il brand;
natura esperenziale del processo di fruizione dell’area
geografica considerata;
difficoltà di sintetizzare, attraverso un unico brand, un
portafoglio di offerta molto eterogeneo ed in particolare
difficoltà nel tenere separate la dimensione delle risorse
5
territoriali (patrimonio naturalistico, storico-culturale,
risorse produttive, risorse umane, risorse di conoscenza e
cultura, ecc.) da quella dei prodotti che il sistema di
produzione territoriale riesce a alimentare (Pencarelli e
Splendiani, 2008). Questo comporta anche problemi nel
selezionare i fattori distintivi ed i benefici per i turisti
generabili dalla destinazione turistica utili ai fini del
corretto posizionamento;
presenza di molteplici stakeholders, con attese non sempre
conciliabili e per le quali non necessariamente la
valorizzazione turistica del territorio rappresenta una
priorità;
difficoltà connesse all'individuazione dell'organo di
governo preposto alle attività di branding;
coesistenza di diversi livelli di governo del territorio,
ciascuno con obiettivi e filosofie di branding differenti;
esistenza di marche geografiche e storiche consolidate;
necessità di convivenza tra brand pubblici e privati1.
In questo paper si prendono in esame le problematiche
concettuali ed operative connesse all’applicazione del branding
alla gestione del territorio in una prospettiva turistica.
Dopo un inquadramento concettuale ed una sintetica analisi
della letteratura sul branding, si espongono i risultati di
varie analisi empiriche condotte nell’anno 2007 e nei primi
mesi del 2008 con riferimento alle destinazioni turistiche
italiane che si affacciano sul Mare Adriatico. Le indagini sul
1 A differenza delle marche aziendali e di network che sono “privatistiche”e possono essere gestite in chiave manageriale, i brands territoriali sono“beni pubblici” e per tale motivo la loro gestione va demandata alleistituzioni territoriali di riferimento.
6
campo hanno approfondito il rapporto esistente fra la
percezione del “brand Adriatico” da parte dei turisti
italiani, la presenza di tale brand sulla stampa specializzata
in viaggi e turismo e le attività di gestione dei brand
turistici territoriali (tramite un monitoraggio dei siti web
regionali) delle regioni che si affacciano sull'“Adriatico”.
Questo allo scopo di verificare se e in che misura una risorsa
naturale, storicamente e geograficamente nota come il Mare
Adriatico, qualificabile come brand emergente, viene
utilizzato deliberatamente ai fini della valorizzazione
turistica da parte delle destinazioni adriatiche italiane.
2 Quadro concettuale: corporate branding e destination branding.
2.1 La gestione della marca nelle imprese
La gestione della marca è finalizzata a costruire l’identità
di marca considerata espressiva dei valori, della filosofia e
della mission aziendale e ad accrescere l’immagine e la
reputazione di marca presso i pubblici target
dell’organizzazione.
L’espressione branding sintetizza le molteplici attività
connesse con la gestione della marca ed implica lo svolgimento
del “processo che serve a caricare la marca di significati,
trasformandola in un’entità “viva” con una propria capacità
espressiva (…) attraverso il quale si pianifica e si realizza
un complesso coordinato di azioni nel rispetto di un unico
intento strategico: favorire la crescita durevole del business
grazie al consolidamento della reputazione e della
distintività del brand” (Pratesi e Mattia, 2006, pp.36-37).
7
Per comprendere l’efficacia dell’azione di branding occorre,
quindi, analizzare la distanza tra due elementi: l’identità di
marca (brand identity) e l’immagine di marca (brand image).
Ogni organizzazione gestisce la propria marca, o le proprie
marche, adottando la politica di branding più appropriata in
ragione dell’offerta proposta, del contesto di riferimento e
dell’immagine che si prefigge di diffondere, decidendo
prioritariamente quante e quali marche utilizzare, sulla base
dell’architettura del brand o del sistema di brand2 progettato.
In altre parole, occorre scegliere se utilizzare la marca
dell’impresa anche per contrassegnare la gamma, le diverse
linee e i prodotti (per alcune tipologie o indistintamente per
tutti i prodotti offerti)3 oppure se è opportuno creare marche
diverse che contraddistinguano le diverse attività
(portafoglio di brand), tenendo presente che i livelli di brand
percepibili, associabili e memorizzabili dalle persone sono al
massimo tre4: corporate o gamma – linea - prodotto.
Le politiche di gestione del portafoglio di brand cui
s’ispirano i manager delle imprese sono di norma le seguenti:
a) Corporate brand, utilizzata come “marca ad ombrello”. L’impresa
si avvale del proprio nome per identificare l’intera offerta,
2 Secondo alcuni autori [Kotler, Phoertsch (2006, pp. 73-75, 178-181);Pastore, Vernuccio (2006, pp. 154-155); Pratesi, Mattia (2006, pp. 40-43)] l’espressione brand architecture riassume il rapporto gerarchico quali-quantitativo esistente fra due o più marche di un’impresa,indipendentemente dall’appartenenza o meno alla stessa categoria di beni.Altri autori [Corti (2005, p. 181) e Keller, Busacca, Ostillio (2005, pp.299-300)] preferiscono invece parlare di “gerarchie di marca”.
3 Sull’argomento si vedano inoltre Fiocca, Marino, Testori (2007, pp. 25-33); Kotler, Pfoertsch (2006, pp. 79-91); Pastore, Vernuccio (2006, pp.154-155); Pratesi, Mattia (2006, pp. 38-50); Collesei, Ravà (2004, pp.15-19); Cozzi, Ferrero (2004, pp. 354-356).
4 Keller (2003), citato in Mattia e Pratesi (2006, pp.307).
8
trasformandolo così in una vera e propria marca,
massimizzandone l’estensione (brand extension)5. Implementando
questa politica, l’organizzazione tende a sfruttare la propria
reputazione positiva come elemento di garanzia e credibilità
per i vari stakeholders, conseguendo economie di scala nella
comunicazione e, al tempo stesso, nella distribuzione. E’ però
opportuno precisare che nella gestione di un’unica marca gli
effetti negativi dovuti a mutamenti della domanda o ad un
indebolimento del posizionamento del brand si ripercuoteranno
inevitabilmente sull’intera offerta e sull’attività svolta
dall’impresa.
b) Politica multimarca. Essa implica la creazione, l’utilizzo
e la gestione da parte di un’impresa di un insieme di brand che,
all’interno di una stessa categoria, sono destinati ad
identificare e differenziare i diversi beni offerti da
un’impresa. Dal punto di vista operativo la gestione di un
portafoglio di marche (brand portfolio)6 risulta essere piuttosto
complessa, dal momento che è necessario che ogni brand venga
considerato sia come realtà a sé stante, sia come funzione
degli altri brand, al fine di ottenere vantaggi concreti dalla
politica posta in essere dall’impresa. L’adozione di una
5 Corvi (2007, p. 201) sostiene che per brand extension si debba intenderel’insieme dei prodotti offerti sotto un’unica identificazione di marca.Per approfondimenti sul tema si consultino anche Fiocca, Marino, Testori(2007, pp. 57-68); Pratesi, Mattia (2006, pp. 65-73); Collesei, Ravà(2004, pp. 21-23); Marphy (1992, pp. 5-7).
6 L’espressione “brand portfolio” è utilizzata come sinonimo di insieme dimarche di un’impresa da Kotler, Pfoertsch (2006, pp. 188-191), Collesei,Ravà (2004, pp. 15-23), Cozzi, Ferrero (2004, pp. 354-356). Altri autori[Keller, Busacca, Ostillio (2005, pp. 40-42), Pratesi, Mattia (2006, pp.39-40 e pp. 49-54)] associano, invece, alla locuzione l’insieme di branddell’impresa appartenenti ad una stessa categoria. Nel corso del presentelavoro si utilizzerà l’espressione “brand portfolio” nella secondaaccezione.
9
strategia multibranding comporta la riduzione dei rischi legati
alla gestione di un’unica marca (monobranding), in quanto
l’andamento negativo di un brand non va ad influenzare
l’andamento delle altre marche presenti in portafoglio.
La politica di gestione del portafoglio di brand si muove, in
definitiva, lungo un continuum i cui estremi sono rappresentati
dal branded house e dall’house of branded7. Il primo estremo
presuppone che tutti i prodotti presenti in portafoglio
abbiano la stessa identità di marca e siano posti in posizione
di dipendenza rispetto al corporate brand, mentre il secondo
estremo, al contrario, riconosce l’indipendenza sia dei vari
brand presenti in portafoglio, sia dei brand rispetto al corporate
brand.
2.2. Destination branding
Quando le nozioni di corporate branding si applicano alle
destinazioni turistiche concepite in una prospettiva sistemica
è opportuno ricordare che in esse operano sempre due tipologie
di sistemi che concorrono a realizzare prodotti turistici8:
I. i sistemi d’offerta turistica9 (formati dai sub-sistemi
imprese) che producono10 l’esperienza di viaggio e
soggiorno del turista;
7 Per approfondimenti sull’argomento si rinvia a Kotler, Pfoertsch (2006,pp. 188-189), Pratesi, Mattia (2006, pp. 49-51) e Mauri (2004, p. 200).
8 Pencarelli e Forlani (2002 e 2005); Forlani (2005); Pencarelli eSplendiani, (2008).
9 Per approfondimenti vedasi: Pencarelli e Forlani (2002, 2005); DellaLucia, Franch, Martini, Tamma, (2007); Cerquetti, Forlani, Montella,Pencarelli (2007); Martini (2005); Della Corte (2000); Rispoli e Tamma(1995).
10 Sulle modalità di co-organizzazione del prodotto turistico fra attoridella domanda e dell’offerta vedasi fra gli altri: Rispoli e Tamma(1995); Pencarelli e Forlani (2002); Forlani (2005).
10
II. il sistema territoriale11.
Nell’ambito delle destinazioni turistiche e ai fini del
destination branding, occorre pertanto distinguere i brand di network o
dei sistemi d’offerta turistica e i brand territoriali (fig. 1)12.
Fig. 1 La complessità della gestione dei brand territoriali
Occorre inoltre considerare che oltre ai brand deliberati13,
frutto di azioni consapevoli di branding da parte degli organi
di governo di una destinazione, hanno grande importanza anche
i brand emergenti14, che molto spesso identificano famosi brand
di network o territoriali15.11 Per approfondimenti vedasi Forlani (2005); Golinelli C.M. (2002); Vesci
(2001); Gallucci (2003); Valdani e Ancarani (2000); Caroli (1999).12 Per una analisi del concetto di destinazione vedasi: Pencarelli e
Splendiani (2008) e Bellagamba, Brunetti, Pencarelli, Vigolo (2007).13 “I brand deliberati sono frutto di un processo consapevole e formalizzato,
volto ad indurre nella mente di tutti gli stakeholders del territorio unaprecisa percezione associata ad uno o più simboli cognitivi prescelti”Pastore e Bonetti (2006, pp. 83-84).
14 I “brand emergenti sono il risultato di un processo cognitivo spontaneoche induce nella mente di tutti gli stakeholders del territorio unapercezione sintetica ed omogenea dello stesso [Pastore e Bonetti (2006,pp. 83-84)].
15 I brand territoriali emergenti sono quelli relativi a nomi o toponimiterritoriali sporici e geografici (“marche storiche” più o menoaffermate, dovute al sedimentarsi degli avvenimenti e del vissuto dei
11
I sistemi di offerta possono essere consapevoli o
inconsapevoli, deliberati o emergenti, formalizzati o non
formalizzati, ma in generale essi si dotano deliberatamente di
un brand quando le componenti (sub-sistemi) che lo costituiscono
hanno consapevolezza dell’esistenza del network e condividono
i fini e gli intenti strategici. Considerato che un sistema
d’offerta, per essere gestito in ottica manageriale, deve
assumere la forma organizzativa del sistema vitale (Golinelli
G.M., 2000)16, viste inoltre le caratteristiche base dei brand
aziendali (§2.1), si può affermare che un brand di sistema (per
poter essere l’elemento catalizzante dello stesso) deve
identificare:
un sistema culturale, di valori, e un complesso di
elementi grafici che ne specifichi l’identità;
un meccanismo di selezione degli elementi strutturali
(carta qualità o requisiti di adesione) che permetta di
definire i confini del sistema (chi sta fuori e chi sta
dentro) e un meccanismo di controllo (certificazione) che
consenta la regolazione (feedback negativo) dello stesso;
un processo vitale e degli output da esso generati a cui il
brand deve essere applicato e tramite il quale prende
territori stessi). Ad esempio Roma o Firenze sono famose in tutto ilmondo sia per le attrazioni strutturali (monumenti, musei e opere d’arte)sia per la storia. A questo proposito i libri di storia e di geografiasono, infatti, i primi divulgatori delle marche territoriali.
16 L’approccio sistemico vitale richiede: la presenza di un organo di governo (leader); la formalizzazione della struttura operativa (definizione degli
elementi strutturali facenti parte del sistema – determinazione deiconfini), la specificazione dei ruoli delle singole componenti(specificazione delle componenti strutturali e delle relazioni fra lestesse) e l’implementazione di un meccanismo di monitoraggio (feedbacknegativo);
un processo di emersione.
12
corpo e si rende tangibile. Il processo d’emersione del
sistema identificato dal brand genererà un complesso di
attività e di servizi per gli elementi sub-sistemici
(output interni quali l’applicazione del marchio al singolo
aderente) e sovra-sistemici (output esterni quali i
prodotti nei network che condividono dei prodotti).
Un brand di un sistema d’offerta o di network turistico è quindi, in
tale prospettiva, una marca sovra-sistemica al sistema impresa
e sotto-sistemica al sistema destinazione turistica
(meccanismo di condivisione del brand) che può fungere, ad
esempio, da brand “ombrello” (gamma o linea) per tutte le
componenti sub-sistemiche.
Il brand territoriale può essere definito come “un nome e/o un
simbolo (logo o marchio) caratterizzante, che identifica
un’area e la differenzia dai territori concorrenti,
rappresentando la sintesi degli elementi oggettivi, cognitivi,
valoriali, emozionali dell’offerta” (Pastore e Bonetti, 2006).
Il brand territoriale è “frutto di un continuo e dinamico
processo di costruzione nella mente del fruitore del
territorio che, pertanto, viene influenzato dalle esperienze,
dai ricordi e dai giudizi espressi dagli altri fruitori con i
quali entra in contatto” (Pastore e Bonetti, 2006)17. Un brand di
destinazione risulterà, pertanto, idoneo a rappresentare in modo
unitario le componenti di offerta turistica di un territorio
non soltanto quando saranno opportunamente scelti gli elementi
che costituiscono la marca, ma anche quando il brand stesso sarà
17 Il brand territoriale rappresenta, quindi, una promessa ai potenzialifruitori di un’area, un’aspettativa di performance ed un segno diintegrità e reputazione.
13
opportunamente veicolato e recepito dai destinatari (Deutsch,
Real, 2002)18. E’ qui evidente la difficoltà di sintetizzare in
un brand la distintività generale di un territorio con gli
aspetti caratterizzanti e qualificanti la destinazione
turistica, sub sistema territoriale finalizzato ad accrescere
il valore per gli stakeholders dell’area mediante generazione di
flussi turistici in entrata. Affiorano altresì le difficoltà,
richiamate nell’introduzione, circa la realizzazione di
politiche di destination branding mediante semplice applicazione
dei modelli di corporate branding a motivo delle specificità dei
sistemi turistici territoriali.
Nella gestione dei brand territoriali e di destinazione
turistica, la sfida può essere utilizzare un solo brand che
abbia la capacità di identificare, distinguere e valorizzare
il territorio stesso, oppure può essere impiegata una famiglia
di brand19, aumentando però notevolmente la complessità di
gestione, nonché l’indeterminatezza (confusione) percettiva
dei pubblici di riferimento.
A tale proposito concordiamo con l’impostazione di Pastore e
Bonetti (2006) secondo cui possono essere seguite diverse
strategie di gestione del brand territoriale, declinabili in :
strategia di brand unico, che consiste nella scelta di
utilizzare un unico marchio per veicolare l’immagine di
un intero territorio rispetto a tutti i target e/o a
tutti i tematismi dell’azione di marketing;
18 Opera citata in Pastore e Bonetti (2006). Per ulteriori riflessioniteoriche ed applicative in merito al brand territoriale si veda anche illavoro di Confetto e Camba (2008).
19 Per approfondimenti in ordine alla gestione del brand portafoglio siconfronti Aaker (2004).
14
strategia di brand unico con varianti, che consiste nella
scelta di declinare un brand unico rispetto alle diverse
sub-aree di cui si compone il territorio oppure in
riferimento ai tematismi territoriali rilevanti;
strategia di brand individuale con richiamo, che consiste
nella scelta di promuovere brand specifici e diversi tra
loro collegati ad un brand territoriale unificante;
strategia di brand individuale che consiste nella scelta
di promuovere brand specifici e diversi tra loro per
ognuna delle sub-aree e/o dei tematismi che esistono in
un’area.
2.3 Il ruolo del web nel destination branding
Nel settore turistico il ruolo del web sta diventando sempre
più importante nel processo di creazione del valore del
prodotto turistico e del suo trasferimento sul mercato. Ciò
perché nel turismo il valore percepito dal cliente è dato
dall’interazione continua e non sequenziale tra attività
fisiche e virtuali (Casarin 2007), contrariamente a ciò che si
riscontra nei settori che realizzano prodotti materiali
(Valdani, 2000, p. 58), “….dove invece è netta la separazione
tra catena del valore fisica, in cui informazione e conoscenza
rappresentano funzioni di supporto alle fasi fisiche, e catena
del valore virtuale, in cui informazione e conoscenza
costituiscono fonti autonome di creazione del valore”
(Pencarelli, 2001). Con altre parole, il web costituisce un
intermediario di canale specializzato nei flussi informativi
che punta alla creazione del valore focalizzandosi sulla
15
qualità dell’informazione intermediata tra fonte e ricevente.
Il web, oltre a fungere da canale informativo con cui si
veicola il brand turistico, rappresenta anche una potente
piattaforma esperienziale che permette di creare e gestire
l’anticipazione e il ricordo dell’esperienza turistica nella
mente dei consumatori-turisti, qualificandosi come strumento
ideale per la creazione e la gestione di relazioni con i
turisti. Questi ultimi, infatti, cercano si l'esperienza del
viaggio, ma vogliono anche stimolare l'immaginazione, vivere
esperienze durante la formazione del viaggio, la scelta e la
ricerca di informazioni. Il brand in tutto ciò gioca un ruolo
chiave come sintetizzatore di valore, simboli ed esperienze.
Per sfruttare al meglio le potenzialità di branding del web è
importante, anzitutto, che il brand riferito alla destinazione
o ai prodotti o al network sia condiviso dagli operatori
turistici del territorio: a questo proposito assume grande
rilevanza l'intervento delle istituzioni pubbliche nelle
strategie di destination branding. In secondo luogo, occorre che il
web arricchisca il brand di significati simbolici ed
emozionali che giochino un ruolo importante nella percezione
del luogo da parte dei visitatori. Occorre, infine, che la
gestione del brand on line sia coerente con la strategia di
branding adottata dalla destinazione (brand unico, oppure unico
con varianti, o individuale con richiamo o, più semplicemente,
individuale) e con i livelli di brand proposti ai navigatori
della rete.
3 Metodologia della ricerca sul campo
16
La ricerca empirica è stata condotta sulle attività di branding
svolte dalle regioni appartenenti alla destinazione dell’
<<Adriatico>>, cercando anche di comprendere il grado di
notorietà e la reputazione che il brand Adriatico ha nella
mente dei turisti italiani.
La scelta dell’Adriatico è stata dettata da due motivi.
In primo luogo si sono voluti valorizzare i numerosi dati
derivanti dalla ricerca INTERREG 3 PADMALAB (Pan Adriatic
Destination Management Learning Laboratories), che ha visto la
Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Urbino
“Carlo Bo” lavorare assieme a partner nazionali ed
internazionali.
In secondo luogo il caso di studio <<Adriatico>> si presta
utilmente alla comprensione delle problematiche di destination
branding . Ciò è dovuto ad una serie di motivazioni:
l’Adriatico è un ambito territoriale a forte vocazione
turistica: è stata una delle prime mete turistiche
d’Europa, ha tuttora destinazioni leader nel panorama
europeo, riconosciute in ambito nazionale ed
internazionale;
rappresenta una destinazione complessa, in cui operano
diversi soggetti territoriali pubblici di vario livello
gerarchico (Nazioni, Regioni, Province e Comuni) che
hanno implementato sia attività di destination marketing che
di branding;
si presta particolarmente allo studio della marca, poiché
nel territorio convivono brand deliberati (brand
regionali, di prodotto, ecc.) ed emergenti
17
(<<Adriatico>>, riviera adriatica, ecc.);
presenta diverse modalità di relazioni pubblico-privato
nel governo delle destinazioni;
prevede una varietà di utilizzo da parte degli operatori
pubblici delle tecnologie dell’informazione.
L’analisi rientra nel filone di studi che utilizzano
l’approccio sistemico vitale (Golinelli G.M., 2000) per lo
studio della gestione del turismo (Pencarelli Forlani, 2002,
2005) e del territorio (Golinelli C.M., 2002), approccio che
suggerisce di studiare un fenomeno per approssimazione,
osservandolo da prospettive sovra e sub-sistemiche, e questo
comporta l’analisi del punto di vista di una varietà di
stakeholders.
In questo studio si sono presi a riferimento le attività di
branding on line e sulla stampa specializzata svolte dai sub-
sistemi territoriali (le regioni) a vocazione turistica
presenti sul versante italiano del Mare Adriatico
(destinazioni turistiche adriatiche) e il punto di vista dei
consumatori potenziali circa l’immagine percepita delle
destinazioni adriatiche e del brand adriatico. In particolare
si sono analizzati:
i siti internet delle regioni dell’Adriatico italiano in
quanto ritenuti lo strumento più importante per
comunicare l’identità di brand e le scelte strategiche in
tema di comunicazione turistica dei policy maker regionali;
la percezione dell’immagine e la consapevolezza dei vari
brand di destinazione turistica dell’Adriatico da parte
dei turisti italiani;
18
la presenza dell’Adriatico e l’immagine di esso veicolata
dalle principali riviste (online ed offline) turistiche
italiane.
Le ricerche empiriche realizzate sono accomunate dall’utilizzo
di tecniche qualitative (Corbetta, 1999; Cardano, 2003) quali
interviste dirette tramite questionario semi-strutturato,
analisi della rassegna stampa e valutazione dei siti web
tramite variabili.
4 L’analisi dei siti web delle regioni adriatiche italiane (la
brand identity)
In questo paragrafo vengono riportati i risultati dell’analisi
dei portali turistici delle regioni che si affacciano sul Mare
Adriatico: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna,
Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. L’indagine, i cui dati sono
stati raccolti nel mese di Maggio 2008, si è concentrata sullo
studio dei portali regionali ritenuti lo strumento più
importante per analizzare le scelte strategiche dei decision
maker regionali in tema di branding turistico e per capire, in
particolare, come viene valorizzato il brand e gestito il
rapporto con altri brand sovra e sub-sistemici.
L’analisi dei portali regionali è stata ricondotta al modello
concettuale di Aaker (1996, 1997) che introduce il concetto di
site identity sottolineando l'importanza di associare al brand un
sito che sia una sorgente di esperienze per i navigatori. La
site identity si compone di quattro dimensioni guida per la
realizzazione di un ambiente coerente con il brand:
il sito come prodotto. Invita a fare attenzione a non
19
concentrarsi solo sulla tecnologia usata per realizzare
il sito ma ad offrire anche servizi accessori rispetto al
core business, che permettono di generare attrattività
(Watson, Berthon, Pitt, Zinkhan, 2000);
il sito come organizzazione. Considera le caratteristiche
dell'organizzazione, segnatamente valori, cultura e
persone che vi lavorano, per definire l'identità del
sito;
il sito come persona. Esalta l’aspetto relazionale del sito;
il sito come simbolo. Fa riferimento agli elementi visivi che
devono essere coerenti con l'identità del brand.
I siti sono stati analizzati sulla base di otto parametri:
livello tecnologico, finalizzato a capire quale e che grado di
tecnologia è stata usata (extranet, intranet, ecc.);
accessibilità, cioè la facilità di ricerca di informazioni e
della loro fruibilità anche in lingue diverse; livello
commerciale, cioè se sono presenti offerte turistiche
all'interno del portale; livello informativo, volto alla
valutazione di quante informazioni sono rese disponibili
(attraverso l'aggiornamento, l'interattività con gli
operatori, servizi di newsletter, community, ecc.);
funzionamento, in cui si cerca di capire se ci sono pagine
inattive, che creano un errore, la velocità di caricamento di
file e pagine; multimedialità, che analizza gli sfondi, il
tema visivo che nel nostro caso è il brand, l'animazione;
politiche di brand in senso stretto, cioè se e come il brand
viene valorizzato e con quale modalità; visibilità, cioè come
i portali si rendono visibili nella rete.
20
Per ciascun parametro sono state individuate una serie di
variabili alle quali si è attribuito un punteggio in base alle
modalità con cui si manifesta all’interno del sito web. La
somma di tali punteggi ha permesso di valutare il reale
livello della site identity e di efficacia della comunicazione del
brand online rispetto alle potenzialità massime offerte dalla
rete di creare un’adeguata site identity, individuando di
conseguenza l’esistenza e l’entità di eventuali gap20.
Nella Tabella 1 sono riportate le valutazioni parziali e
totali relative a ciascun parametro e riferite ad ogni sito
turistico regionale.
Tabella 1 - Punteggi ottenuti dai siti turistici regionali
Abruzzo EmiliaRomagna
FriuliVeneziaGiulia
Marche Molise Puglia VenetoPunteggiomassimo
Livellotecnologico 20 10 15 20 15 15 10 30
Livello diaccessibilità 37 34 27 27 19 23 28 45
Livellocommerciale 0 0 15 0 0 0 5 15
Livelloinformativo 59 74 96 90 31 106 87 160
20 In particolare, gli indici potevano assumere un punteggio minimo di 0 edun punteggio massimo di 5. In alcune domande, la cui risposta era Si o NOè stato attribuito un valore binario, mentre, in altri casi, è statoattribuito un valore continuo. Ad esempio le variabili impiegate permisurare la multimedialità sono 7 (cornice cioè mantenimento del coloredello sfondo e delle barre in tutte le pagine, tema visivo cioè presenzacostante del logo, animazione delle pagina, immagini affiancate alledescrizioni dei luoghi, suoni affiancati alle descrizioni dei luoghi,struttura delle barre di navigazione, caratteri usati per evidenziare glielementi più importanti. Il punteggio massimo che il parametromultimedialità può ottenere è 35, dato dalla somma dei valori massimiraggiungibili da ogni indice. Rapportando il punteggio totalizzato da unsito regionale, al valore massimo ottenibile, è possibile analizzare seci sono gap di potenziale e come dovrebbero essere ridotti.
21
Livello difunzionamento 25 34 25 27 16 26 31 35
Multimedialità 27 23 23 28 10 28 23 35Politiche dibrand 30 35 25 15 15 23 12 40
Livello divisibilità 9 10 9 9 5 7 6 15
Totale 207 220 235 216 111 228 202 375Valore % 55,2% 58,7% 62,7% 57,6% 29,6% 60,8% 53,4% 100%
Risulta che le potenzialità offerte dalla rete non vengono
sfruttate al massimo da nessun portale regionale. Il valore
massimo raggiunto è del 62,7% ottenuto dalla regione Friuli
Venezia Giulia che ottiene il massimo del punteggio a livello
commerciale offrendo all'interno del proprio sito pacchetti
vacanze standard, personalizzati e soprattutto la possibilità
di effettuare prenotazioni senza dover uscire dal portale.
Il miglior livello informativo, seppur lontano dal punteggio massimo
ottenibile, è stato raggiunto dalla regione Puglia, che
fornisce diverse informazioni, sopratutto tramite newsletter,
relative ad esempio a meteo e viabilità; risultano un po'
trascurate le notizie relative alle caratteristiche della
regione che possono distinguerla dalle altre. Il brand
turistico è visibile in tutte le pagine e graficamente appare
semplice e gradevole, tuttavia, benché presenti riferimenti
all’<<Adriatico>> nelle pagine dedicate al turismo balneare,
essi hanno una connotazione puramente geografica.
Dal punto di vista del funzionamento, delle politiche di brand in senso
stretto e della visibilità, il miglior risultato è stato ottenuto dalla
regione Emilia Romagna. Questa regione ha ottenuto la migliore
efficienza in assoluto ed ha quasi raggiunto un punteggio
pieno (34/35). Anche dal punto di vista del brand, l'Emilia
22
Romagna è risultata l'unica regione ad aver creato un brand
per ogni tipo di offerta turistica presente sul suo
territorio, tra questi uno completamente dedicato
all’Adriatico.
Fig. 1 I Brand della regione Emilia Romagna
Il sito della regione Marche ha un buon livello tecnologico e mette a
disposizione dei navigatori immagini, video e animazioni. Il
livello informativo è sufficiente, ma può essere migliorato;
il sito non pratica l'e-commerce, però fornisce informazioni
relative ad alcuni musei, teatri e mostre. Ha un contenuto
multimediale buono, che tuttavia non impatta positivamente
sull'aspetto estetico. Mostra un buon impegno dal punto di
vista relazionale mettendo a disposizione dei visitatori dei
link che permettono di segnalare ai web master anomalie oppure
lasciare semplicemente dei feedback. Il portale impiega lo
stesso logo regionale senza apporre sostanziali cambiamenti e
senza riportare alcun richiamo grafico o a parole (ad es. con
dei pay-off) all’Adriatico; ogni riferimento nelle pagine
dedicate al turismo balneare ha un fine puramente geografico.
La regione Veneto si distingue per la funzionalità che permette ai
navigatori di crearsi il proprio diario di viaggio con la
definizione degli itinerari. Per quanto riguarda gli altri
parametri è un sito medio che non si distingue in modo troppo
positivo per le politiche di brand in senso stretto e per la
23
visibilità. Il brand adottato è una variazione di quello
regionale e non riporta riferimenti all’Adriatico, sia dal
punto di vista visivo che letterale. Poche pagine sono
dedicate al turismo balneare e la parola Adriatico al loro
interno ha una funzione geografica.
La regione Molise ha un sito senza contenuto utile e l'ultimo
aggiornamento risale al luglio 2005. La parola “Adriatico” è
inesistente all'interno del sito. Il brand che adotta è
diverso da quello regionale, ma non ha alcun riferimento al
mare.
Il portale della regione Abruzzo ha raggiunto il miglior
punteggio (37 su 45) relativamente al livello di accessibilità in
quanto le informazioni sono ben organizzate (grazie ad una
barra di navigazione efficace e ben progettata) ed agevolmente
fruibili.
L'analisi ha permesso di mettere in evidenza che le azioni di
branding risultano scarsamente concertate e molto eterogenee e
principalmente concentrate sull’offerta turistica come
prodotto senza esaltare il contenuto esperenziale.
Il livello tecnologico e la multimedialità hanno raggiunto in
generale punteggi medio/buoni; mentre abbiamo riscontrato un
livello informativo scadente (il punteggio massimo totalizzato
è stato di 106 su 160). La relazione con i turisti è
fortemente trascurata, limitandosi a fornire informazioni sul
prodotto turistico senza dare spazio a sessioni dedicate ai
clienti, come forum, chat e blog. L'unico elemento di contatto
generalmente fornito è la mail.
Si percepisce che tutte le regioni hanno compreso l’importanza
24
assunta dal brand turistico che da solo è in grado di
comunicare valori, cultura e caratteristiche dell’offerta, ma
probabilmente manca ancora un effettivo connubio con gli
operatori privati, i sistemi d’offerta locali e le altre
azioni di branding regionali e sovra-regionali. La dimensione
del sito come organizzazione viene quindi soddisfatta solo in
parte. Dai parametri, infatti, è emerso che le componenti
della multimedialità sono state mediamente utilizzate in tutti
i siti, mentre le politiche di brand hanno raggiunto un buon
impiego solamente in Emilia Romagna. Solo l’Emilia Romagna,
infatti, ha saputo fare una precisa e distinta
targettizzazione, realizzando quattro brand specifici, uno per
ogni proposta turistica. Questo ha permesso di realizzare non
solo una migliore integrazione tra pubblico e privato, ma
soprattutto di organizzare offerte molto diverse tra loro che,
qualora non fossero state così coordinate, avrebbero potuto
generare confusione nell’immagine della regione percepita
dagli utenti21.
Il sito come persona, identificato come livello di
accessibilità, livello informativo e multimedialità, è una
dimensione combattuta in quanto raggiunge una valutazione
discreta per ciò che riguarda la multimedialità e
l'accessibilità, mentre è molto carente dal punto di vista
informativo, soprattutto per quegli elementi che riguardano
l'aspetto relazionale ed interattivo. Infatti, nonostante
21 Per sostenere la nostra affermazione riportiamo un breve estratto dalsito turistico dell'Emilia Romagna: “Sul portale dell'Unione Costa adriaticadell'Emilia Romagna, punto di contatto fra promozione turistica pubblica ecommercializzazione privata, puoi trovare un ampio ventaglio di offertevacanza, sempre aggiornate e organizzate per temi e periodi”.
25
tutti i siti forniscano un livello discreto di informazioni
relative alle destinazioni turistiche, solo due offrono
servizi interattivi che incentivino le relazioni. L'unico
elemento relazionale utilizzato è l'e-mail, probabilmente
perché è diffusa la convinzione che sia meno impegnativa per i
gestori e semplice da utilizzare per i clienti. In realtà
l’utilizzo della mail richiede un impegno importante dovuto
alla necessità di un costante monitoraggio della casella di
posta e un alto livello di personalizzazione della risposta,
quindi, l'impiego di personale con buone capacità
relazionali22.
Il sito inteso come simbolo è stato studiato attraverso i
parametri politiche di brand e multimedialità. Tutti i siti, come già
visto, presentano un brand turistico, che generalmente
richiama qualche elemento che caratterizza l'offerta
turistica, ma dal brand è difficile capire quale sia il target
di riferimento. La scelta di realizzare un brand per ogni tipo
di offerta risulta la soluzione più efficace per raggiungere
specifici target, sebbene comporti proliferazione di brand e
difficoltà di coordinamento unitario a livello regionale.
Anche l’estetica del sito e l’esperienza che l’utente vive al
suo interno, possono in qualche modo affiancarsi, aiutare e
arricchire il ruolo di simbolo. Nonostante il giudizio
sull’aspetto estetico sia molto soggettivo, si è visto che il
livello di multimedialità incide in modo pesante sul risultato
22 In alternativa, l'utilizzo di strumenti come le FAQ o le community,richiederebbe un maggior impegno di realizzazione tecnica, ma allo stessotempo, uno sforzo esiguo o quasi nullo per il loro impiego e per lamanutenzione: sono gli stessi utenti a fare domande e darsi rispostel'uno con l'altro.
26
estetico stesso, anche se talvolta va a discapito della
velocità di caricamento delle pagine.
E’ ipotizzabile che le carenze rilevate nella site identity
dipendano dalla scarsa attenzione dedicata dalle regioni alle
azioni di branding con particolare riferimento a quelle attività
di tipo maggiormente interattive e relazionali.
Il problema principale, quindi, non è più, come poteva
accadere fino a poco tempo fa, la grafica accattivante o la
tecnologia utilizzata, ma la mancanza di una predisposizione
all’attività relazionale con i clienti. Sembra ancora
prevalere una mentalità orientata alla massificazione
piuttosto che alla personalizzazione, soprattutto da parte dei
decision maker , che, sembrano accontentarsi di una azione
comunicativa concentrata sulle componenti territoriali
generiche e scontate, che tutti i clienti percepiscono,
piuttosto che su elementi distintivi pianificati per specifici
target di turisti23.
Un altro risultato emerso dall’analisi è la scarsità di
riferimenti al Mare Adriatico nei siti turistici e nei brand.
Ciò potrebbe risultare comprensibile per le regioni del
centro-nord Italia, dove il mare, essendo per sua natura
caratterizzato da una struttura molto chiusa che non favorisce
il ricircolo dell’acqua, difficilmente presenta
caratteristiche che possono essere fonte di vantaggio
competitivo. L’unica regione che crea un brand ad esso
dedicato in realtà, usa come punto di forza, non il mare in
23 Probabilmente con riferimento a queste attività sarebbe auspicabile unamaggior cooperazione tra privati e gli enti pubblici che, senza dubbio,faciliterebbe la razionalizzazione delle attività comunicative siaglobale della regione che specifica dei singoli operatori.
27
sé, ma le strutture balneari che ha realizzato. Questo
atteggiamento risulta essere meno comprensibile nelle regioni
del centro sud, dove il mare potrebbe essere effettivamente
fonte di un notevole vantaggio competitivo. In queste regioni
il riferimento al mare è scarso e, se è presente, ha una
funzione puramente geografica. Forse il problema è la mancanza
di consapevolezza per una caratteristica fortemente distintiva
rispetto alle altre regioni che si affacciano sul Mare
Adriatico.
Siamo certi che i problemi delle attività di promozione del
brand turistico online non sono relativi alle caratteristiche
tecniche dei siti web, ma soprattutto alle attività che si
possono svolgere al loro interno. La carenza di strumenti
relazionali, che a lungo andare possono ingenerare fiducia nel
consumatore, rende le attività di branding difficili,
soprattutto nel settore esperienziale per eccellenza come
quello turistico. Il brand online, quindi, non può prescindere
dalla site identity.
Un ultima riflessione va fatta sui vari livelli di brand
presenti in Adriatico. Dall’analisi dei siti web risulta che
le offerte turistiche regionali si focalizzano sempre su pochi
elementi solo apparentemente distintivi (spesso molto simili)
e si trascurano quegli elementi più specifici che potrebbero
accrescere il valore del brand rispetto a precisi target. Ciò
genera una esasperata competizione per accaparrarsi quote del
mercato nazionale che potrebbe evitarsi attraverso azioni
concertate a livello di sistema sovra-regionale. In questo
modo si renderebbero disponibili risorse che potrebbero essere
28
orientate dalle singole destinazioni a valorizzare elementi
unici, autentici e fortemente distintivi.
5. La percezione degli italiani sulle destinazioni turistiche
dell'Adriatico (la brand image e la brand awerness)
In questo paragrafo vengono riportati i risultati di una
indagine esplorativa, di tipo qualitativo, effettuata tramite
interviste dirette, supportate da un questionario semi-
strutturato, condotte su 500 cittadini Italiani (250 maschi e
250 femmine) nei mesi di luglio e agosto 2007 e di maggio
giugno 2008.
Tabella 2 Tabella 3 Tabella 4Età N° % Residenz n° % Professione n° %0-14 0 0 Nord 215 43 Libero professionista –
Lavoratore autonomo –76 15,
215-24 71 14 Centro 265 53Dirigente 13 2,625-39 186 37 Sud 20 4Insegnante 29 5,840-59 170 34Commerciante 30 6,060 - 73 15Impiegato 105 21,Totale 500 100 Totale 500 100Operaio 94 18,Casalinga 44 8,8Studente 52 10,Pensionato 52 10,Disoccupato 6 1,2Totale 500 100
Le interviste sono state effettuate presso i luoghi di
residenza24 o di lavoro delle persone selezionate che
24 Si è scelto di rappresentare la prospettiva sovrasistemica rispetto ai territori dell'Adriatico, per tale motivo non sono state intervistate le persone residenti nelle province bagnate da tale mare.
29
costituiscono un insieme di cittadini italiani suddivisi per
età (tabella 2) provenienza geografica (tabella 3) e
professione (tabella 4) non rappresentativo ma abbastanza
significativo per avere prime indicazioni qualitative su come
vengono percepite le destinazioni turistiche da parte degli
italiani.
Dalla domanda “per una vacanza balneare quali mete ritiene più
attrattive?”, che prevedeva una risposta a scelta multipla
(max 3) su opzioni guidate, risulta che le destinazioni
turistiche del Mediterraneo occupano una solida posizione di
leadership nel mercato italiano in quanto le località
mediterranee sono indicate come attrattive da 423 intervistati
su 500 seguite dalle mete atlantiche (211/500), dalle mete
indiane (176/500), dalle mete del pacifico (180/500), dalle
mete del mar Rosso (87/500) e dal mar Nero (30/500).
Per approfondire la percezione delle destinazioni che si
affacciano sul Mare Adriatico nella mente dei potenziali
turisti si è posta la domanda “quali tra questi mari attira
maggiormente il suo interesse e stimola la sua voglia di
vacanza?” risulta che tali località siano tra le mete più
attrattive all'interno del Bacino del Mare Mediterraneo.
Infatti ad esse vanno 196 preferenze su 500, superate di poco
solamente dalle destinazioni del Mar Tirreno (200/500) e
seguite a breve distanza dalle Baleari (191/500). Più
distanziate sono le mete del Mar Jonio (145/500), del Mare
Egeo (98/500), del Mar Ligure (86/500) e del bacino Algero-
Provenzale (66/500) .
Per comprendere le preferenze tra le destinazioni
30
effettivamente scelte si è chiesto “dove realmente ha
effettuato una vacanza?”. L'Adriatico è risultato il Mare di
gran lunga più frequentato (406/500), seguito dal Tirreno
(336/500), dal Mar Ligure (164/500), dal Mar Jonio (145/500) e
dalle Baleari (111/500), seguono sotto i (50/500) tutti gli
altri mari.
Successivamente si è chiesto ai turisti italiani intervistati
di associare liberamente (senza opzioni prestabilite) le
destinazioni a delle immagini turistiche (che evocano delle
specifiche tipologie di prodotto turistico) in modo tale da
valutare il posizionamento dei brand di destinazione
nell'insieme evocato dei turisti per tipologia di esperienza
turistica. Le domande utilizzate sono state le seguenti:
“Se le parlo di << mare, spiagge e sole >> quali sono le
prime 3 destinazioni turistiche che le vengono in
mente?”(tabella 5).
“Se parlo di <<Arte, cultura e tradizioni>> quali sono le
prime 3 destinazioni turistiche che le vengono in
mente?”(tabella 6).
“Se parlo di <<Gastronomia, natura e agriturismo>> quali
sono le prime 3 destinazioni turistiche che le vengono in
mente?” (tabella 7).
Anche in questo caso l'insieme delle destinazioni evocate
è composta da un numero di mete inferiore rispetto al
balneare: 143 di cui 75 segnalate come prima opzione
“Se parlo di <<Chiese, luoghi sacri e pellegrinaggio>>
quali sono le prime 3 destinazioni turistiche che le
vengono in mente?”(tabella 8).
31
Tabella 5: Le
destinazione mare,
spiagge e sole
Tabella 6: Le
destinazione “Arte,
cultura e tradizioni”Destinazione Prim
aTot.(3
% Destinazione Prima
Tot.(3
%
Sardegna 55 134 26,8 Firenze 90 204 40,8Maldive 42 100 20,0 Roma 117 136 27,2Carabi 35 80 16,0 Parigi 42 128 25,6Sicilia 13 75 15,0 Venezia 26 97 19,4Polinesia 11 46 9,2 Londra 6 60 12,0Grecia 7 39 7,8 Sicilia 20 48 9,6Rimini 19 37 7,4 Spagna 9 42 8,4Egitto 11 33 6,6 Toscana 15 36 7,2
32
Calabria 9 29 5,8 Italia 23 34 6,8Puglia 3 29 5,8 Grecia 14 31 6,2
Tabella 7: “Gastronomia,
natura e agriturismo”
Tabella 8: “Chiese,
luoghi sacri e
pellegrinaggio”Destinazione Prima
risp.Tot.(3
% Destinazione Primarisp.
Tot.(3
%
Toscana 176 296 59,2 Roma 147 246 49,2Umbria 40 162 32,4 Lourdes 63 181 36,2Emilia- 45 133 26,6 Assisi 61 132 26,4Puglia 15 79 15,8 Fatima 26 121 24,2Sicilia 14 60 12,0 San Giovanni 10 85 17,0Lazio 7 56 11,2 Firenze 12 53 10,6Marche 7 49 9,8 Vaticano 21 43 8,6Piemonte 6 48 9,6 Loreto 10 43 8,6Campania 8 45 9,0 Puglia 12 33 6,6Sardegna 14 40 8,0 Spagna 7 26 5,2
Innanzitutto possiamo evidenziare come nell'immaginario degli
italiani siano presenti un elevato numero di destinazioni e
che il mercato risulta, quindi, fortemente frazionato. Va
segnalato però che tale frazionamento tende a diminuire
33
passando da un prodotto maturo e di massa come l'esperienza
balneare25 a prodotti via via meno massificati come
l'esperienza culturale26, gastronomica27 o religiosa28.
Dall'analisi di dati riportati nelle tabelle, in
riferimento alla notorietà dei brand di destinazione si
può evidenziare che:
per ogni tipologia di prodotto turistico vi sono brand di
destinazione che dominano il percepito degli italiani;
nello spazio mentale degli italiani convivono diversi
livelli di destinazione (es. Firenze e Toscana; Rimini e
Emilia-Romagna) ed un livello di brand prevale sull'altro
a seconda della tipologia di prodotto turistico e della
distanza fisica e percettiva29. Si conferma (Pencarelli,
2001; Brunetti, 1999) in tal modo che l'estensione
territoriale percepita della destinazione non è definita
e definibile senza il riferimento alla tipologia di
esperienza evocata e senza un riferimento alla distanza
fisica e di notorietà con il cliente target30.
dai turisti è conferita importanza ai brand nazionali,
regionali e delle città, mentre sono risultati25 Nel totale delle 3 opzioni sono state indicate ben 247 destinazioni, di
queste ben 131 sono state segnalate come prima opzione.26 Le destinazioni ricordate sono 154 di cui 77 segnalate come prima
opzione.27 Le destinazioni evocate sono 143 di cui 75 segnalate come prima opzione.28 In questo caso l'insieme delle destinazioni evocate è composta da un
numero di mete notevolmente inferiore rispetto alle altre tipologie: 119di cui solo 54 segnalate come prima opzione.
29 Questo si constata in riferimento ad alcune destinazioni nonparticolarmente “forti” ma vicine ad alcuni intervistati come ad esempioOstia e Bellaria (Rn).
30 Tale impostazione sembra essere in linea con la scelta della Provincia diRimini di pensare ad un “brand a geometria variabile” in cui il prodottobase dell'ospitalità costiera viene inglobato in vari sovrasistemi conbrand differenti a seconda del mercato target.
34
praticamente assenti i brand di distretto (Es. Rimini vs
Riviera Adriatica; Toscana vs Chianti, Piemonte vs
Langhe, Puglia vs Gargano o Salento, ecc.);
nel mercato balneare l'Adriatico non entra nel novero
delle mete considerate; rientrano invece nelle prime 10
località due destinazioni appartenenti allo stesso
(Rimini e Puglia) e vi sono poi tantissime altre località
nelle posizioni di rincalzo (Es. Riccione, Cesenatico,
Gargano, Cervia, ecc.) confermando l'estrema
polverizzazione di tale macro-destinazione.
Il successivo passo è stato capire come i turisti interpellati
percepiscono l'Adriatico e le sue destinazioni (tabella 9). A
tale proposito gli intervistati, pur non avendo collocato
l'area nelle primissime posizioni, se stimolati in modo
specifico, ritengono che il Mare Adriatico e le sue località
mediamente attrattive. Per gli intervistati l’immagine della
destinazione <<Adriatico>> è determinata da (tabella 10):
divertimento (310/500), enogastronomia (310/500), servizi
turistici (206/500) e svago (181/500). Questi dati
suggeriscono che l'Adriatico viene associato al turismo
balneare di massa tipico della Riviera Adriatica sono
confermati dalle indicazione sui punti di forza
(ospitalità/cordialità, 336/500; cucina-enogastronomia,
265/500; e servizi/strutture turistiche, 302/500) e di
debolezza (bellezza e pulizia del mare, 312/500; ambiente
incontaminato/natura, 263/500; arte e storia, 255/500;
economicità, 176/500; cultura del mare, 148/500) espressi in
riferimento all'area esaminata.
35
Tabella 9: l'interesse
per l'Adriatico Tabella
10: Le associazioni con
il Mare AdriaticoInteresseturistico perl'Adriatico
n° % Terminiassociati alMare Adriatico
n° %
Molto alto 34 6,8 Divertimento 315 63,0Alto 77 15,4 Enogastronomia 223 44,6Medio 233 46,6 Servizi 206 41,2Basso 132 26,4 Svago 181 36,2Inesistente 24 4,8 Tranquillità 130 26,0Totale 500 100 Alghe 110 22,0
Scafisti 64 12,8Nautica 59 11,8Cultura 36 7,2Intimità 36 7,2Contrabbandieri 26 5,2Mareincontaminato
26 5,2
Ulteriore conferma di questa brand image è data dai fattori che
inducono la scelta della vacanza in Adriatico:
ospitalità/cordialità, 336/500; servizi/strutture turistiche,
302/500; cucina-enogastronomia, 265/500; vicinanza geografica,
157/500; economicità, 113/500.
6. L'immagine delle destinazioni adriatiche nelle riviste
36
turistiche (cartacee e on-line)
Gli obiettivi perseguiti dall’analisi della rassegna stampa
turistica sono molteplici. Innanzitutto si è voluta analizzare
l'immagine dell’“Adriatico” nella percezione di alcuni
pubblici di riferimento (stampa turistica specializzata), in
modo da cogliere se di “Adriatico” si parla e, nel caso, “come
se ne parla”. Un secondo obiettivo dell’analisi è di
comprendere quali sono le località adriatiche che presentano
la maggiore visibilità, chiarendo se si tratta prevalentemente
di specifiche regioni (es: Marche, Puglia), città (es: Rimini,
Venezia, Porec, Pula), Stati (es: Croazia, Slovenia), oppure
di aree o distretti (es: Riviera Romagnola, Riviera del
Conero, Salento).
Il monitoraggio è stato effettuato nei mesi di aprile, maggio
e giugno 2008 ed ha riguardato periodici mensili turistici31 e
siti web. Complessivamente sono state consultate 21 riviste
(11 nel mese di aprile 2008 e 10 nel mese di maggio 2008) e 9
portali internet. Le citazioni trovate sono state classificate
in: istituzionali, promozionali, redazionali e inserzioni
pubblicitarie32.31 Per quanto riguarda le riviste, si è optato per periodici di turismo con
un taglio sostanzialmente generalista, ovvero che non declinassero ilturismo su particolari sport o passioni (es: trekking o vela) Per la loroscelta non è stato adottato un rigido e predeterminato criterio diselezione, piuttosto si è cercato di capire tramite la consultazione ditaluni siti internet (es: www.ciao.it) quali fossero le riviste piùgradite da turisti ed amanti dei viaggi, poi sono stati consultati alcuniedicolanti per avere conferma sulle riviste più vendute ed apprezzate.
32 Istituzionali: descrivono le località in modo sostanzialmente “neutrale”, inrelazione alle loro caratteristiche storiche, architettoniche, culturali,urbanistiche, territoriali; Promozionali: enfatizzano, con finalità perl’appunto promozionali, alcuni aspetti dello località considerate e dellaloro offerta turistica, oppure semplicemente presentano le proposteturistiche e le tariffe; Redazionali: sono articoli veri e propri, dove “siqualifica” una località, descrivendo le particolarità del territorio o
37
I portali turistici sono stati individuati attraverso il
motore di ricerca di Google. Si è scelto di non considerare i
portali esclusivamente promozionali, ovvero quelli che
forniscono informazioni turistiche su qualsiasi località, su
richiesta dell’utente33.
Innanzitutto occorre sottolineare che sulle riviste turistiche
non si parla esplicitamente di “Adriatico” in termini
valoriali e di significati ad esso associati. L'Adriatico
risulta essere un riferimento geografico, un mare da navigare.
Nella stampa analizzata, in totale, le citazioni di località
che si affacciano sull’Adriatico sono 38. In due casi si è
rintracciata l’espressione Riviera Adriatica. In un caso (1
citazione in home page per evento la “Notte Rosa”) con questo
termine viene identificata l’area costiera (di circa 100 km)
che congiunge le diverse destinazioni turistiche romagnole
presenti tra Comacchio e Cattolica. In un altro caso (1
citazione in home page con taglio esclusivamente promozionale)
invece viene identificata l’area geografica compresa tra il
Veneto e l’Abruzzo.
Le destinazioni maggiormente citate e pubblicizzate sono la
dell’offerta gastronomica e ricettiva; Inserzioni pubblicitarie.33 Fra i 9 siti che abbiamo consultato, taluni presentano un taglio
maggiormente promozionale (ma non esclusivamente) mentre altri un tagliomaggiormente redazionale. I primi sono siti che offrono soprattutto una“finestra” per la promozione delle località inserzioniste, mentre isecondi propongono articoli, approfondimenti o brevi trafilettidescrittivi sulle località turistiche più gradite dagli utenti o per loropotenzialmente appetibili. L'elenco dei siti internet consultati è ilseguente: www.stile.it/viaggi (più redazionale); www.directviaggi.com(più promozionale); http://www.paesionline.it (più redazionale);www.viaggi.repubblica.it (più redazionale); www.viaggi24.ilsole24ore.com(più redazionale); www.ospitalitalia.it (più redazionale);www.viaggi.alice.it (più redazionale); www.viaggi.tiscali.it (piùpromozionale); www.viaggiatori.com (più redazionale).
38
Croazia (6 redazionali, 4 inserzioni) e la Puglia (7
redazionali). In seconda battuta l'Emilia Romagna (4
redazionali e 4 inserzioni) e le Marche (8 citazioni brevi e 2
inserzioni).
Dall'analisi della stampa turistica specializzata dei mesi di
aprile e maggio 2008 emerge chiaramente che le località che si
affacciano sull'Adriatico hanno un’immagine diversa che non
varia da regione a regione, ma da macro aree territoriali
sovra-regionali (nord Adriatico o Adria, sud Italia, Adriatico
balcanico).
Nel lato occidentale (Italia) si ha che la Riviera Adriatica
tende a coincidere con la Riviera Romagnola34 allargata che va
da Cervia a San Benedetto, queste destinazioni offrono infatti
una offerta turistica basata su ospitalità, servizi ed
enogastronomia.
Nell'Adriatico Orientale la protagonista assoluta è la
Croazia, che si propone e viene proposta come luogo di natura,
mare e cultura35. 34 Pur nell’ambito di differenti sfaccettature, proprie delle diverse
località romagnole, è possibile identificare diversi elementi chedenotano un posizionamento comune. Il riferimento è ad attributi quali: -Nuove tendenze e mode; sono luoghi dove le tendenze innovative nascono ovengono riproposte prendendo a riferimento alcuni benchmark nazionali ointernazionali. - Mondanità: sono tradizionalmente “centri di vita”, didivertimento, luoghi privilegiati di incontro durante le vacanze. -Vitalità: sono luoghi ricchi di eventi, di intrattenimento (di vario tipo)e di attrattive; - Completezza/varietà dell’offerta ricettivo-turistica: sono luoghi“per tutti i gusti”, ma che stanno cercando anche di specializzarsi persegmenti; Organizzazione: il turismo è un’attività progettata e gestita inmodo professionale; Forte attenzione al cliente e all’evoluzione dei suoi bisognie dei suoi desideri.
35 In generale, sono enfatizzati i seguenti aspetti: la bellezza dellespiagge circondate dal verde; l’economicità dell’offerta; il forteaccostamento tra le bellezze naturali, incontaminate delle isole e dellespiagge (identificate come “paradisi del relax “) e le citta', ricche distoria e cultura (ad esempio Zara viene identificata in diversi portalicome un “piccolo scrigno di arte, cultura, storia e letteratura”).
39
Nei portali turistici studiati non si sono trovate evidenze
dell’espressione “Riviera Adriatica e “Riviera Romagnola” (se
non per inserzioni meramente promozionali), mentre ampi
approfondimenti sono presenti per le diverse destinazioni
principali: Riccione (2 in home page, 1 in pagine interne),
Rimini (1 in home page e 1 in pagine interne), Cattolica (1 in
home page, 1 in pagine interne) e Cesenatico (1 citazione in
pagine interne). Come per la carta stampata anche sul web
ampia visibilità è poi dedicata alla Croazia (5 citazioni, di
cui 4 in home page). Al “marchio Croazia” si accompagna spesso
la promozione di diverse località quali: Jelsa, Zara Isola di
Krk, isola di Hvar, Pola, Porec e Rabac.
Da segnalare inoltre che non si parla di Veneto, ma viene dato
risalto a Venezia con 3 citazioni (2 in home page e 1 in pagine
interne) dove vengono enfatizzati i caratteri distintivi della
città (gondole, canali, maschere di carnevale) e le molteplici
attività culturali. Poche citazioni troviamo per il Friuli
(Trieste ha 1 citazione in pagine interne, Lignano Sabbiadoro
e Grado hanno 1 citazione in pagine interne) e le Marche
(Pesaro ha 1 citazione in home page e Senigallia ha una
citazione in pagine interne).
Infine per la Puglia, trovano spazio località come Vieste (1
citazione in homepage) il Salento (2 citazione, in pagine
interne) il Gargano (1 citazione, in pagine interne) Vieste (1
citazione, in home page) e le Isole Tremiti (1 citazione, in
pagine interne). In particolare, per queste ultime i fattori
di attrattiva vengono racchiusi in un mix di aspetti connessi
con la qualità del mare, la varietà dei colori dei fondali, le
40
bellezze naturali, la storia e la gastronomia tipica della
località. Tale posizionamento tende a coincidere con quello
della Croazia.
7. Conclusioni ed implicazioni manageriali della ricerca
7.1 Conclusioni emerse dall’ analisi empirica
In sintesi, dalla ricerca sul campo in merito alle azioni di
branding on line poste in essere dalle destinazioni turistiche
italiane che si affacciano sul Mare Adriatico ed alla
notorietà ed immagine delle stesse nelle mente dei turisti,
emergono aspetti che suggeriscono la necessità di porre
maggiore attenzione da parte degli organi di governo delle
regioni adriatiche alle politiche di comunicazione turistica
territoriale ed al destination branding.
Dall’analisi dei portali turistici regionali risulta infatti
che le potenzialità di branding del web sono scarsamente
utilizzate dalle Regioni adriatiche italiane. Questi
enfatizzano il brand di tutta la destinazione regione in modo
scontato, tendendo ad un appiattimento dell’azione di branding
ad esigenze di carattere istituzionale (promuovere l’intera
regione), senza puntare sugli aspetti di distintività
turistica dell’area e sui benefici ed il valore che può essere
comunicato ai turisti. A questo proposito si trascura, e
spesso si ignora, il potenziale derivante dall’utilizzo del
Mare Adriatico come brand emergente, storico e diffusamente
noto ed apprezzato come destinazione ricca di offerte
enogastronomiche e di intrattenimento e con un buon rapporto
qualità-prezzo dei servizi. Questo indica che nessuna regione
esaminata si rivolge consapevolmente al target dei turisti del
41
mare ed ai turisti che considerano l’Adriatico un mare pulito,
sicuro, adatto al turismo balneare ed un luogo capace di
produrre esperienze turistiche di elevato valore per i
turisti. Considerata anche la scarsa interattività e
relazionalità dei portali, il risultato è una limitata
capacità di fidelizzare i turisti al brand di destinazione.
Risulta inoltre scarsa l’attenzione ai rapporti sovra e sub-
sistemici rispetto al livello regionale, per la quale
servirebbe maggiore riflessione sulla dimensione territoriale
della destinazione in riferimento al target. In altre parole,
il livello di brand utilizzato andrebbe tarato in base al
variare dell’esperienza offerta ed alla distanza fisica e
cognitiva con il turista. Dalla navigazione in rete,
mettendoci come ricercatori nei panni di un potenziale turista
alla ricerca di informazioni per il viaggio, emerge altresì
estrema frammentazione e scarso coordinamento delle politiche
di branding delle regioni dell’Adriatico italiano. Questo
risulta anche dall’analisi delle strategie di gestione dei
brand sub-regionali, ove si notano frequenti scollamenti fra i
brand di località (città o distretto) ed il brand regionale,
probabilmente per le difficoltà di tenere insieme le esigenze
dei vari stakeholder pubblici.
Un riscontro indiretto circa l’esigenza di porre maggiore
attenzione al branding da parte delle destinazioni turistiche
adriatiche emerge dall’indagine condotta sui turisti e sui
contenuti della stampa specializzata nel turismo. Risulta
infatti che:
I turisti associano al pacchetto “mare, spiagge e sole”
42
brand di destinazione che possono rappresentare sia aree
sovranazionali (Carabi), sia Stati (Maldive, Grecia,
ecc.), sia regioni (Sardegna, Sicilia, Puglia, Emilia
Romagna), sia città (Rimini, Riccione, Senigallia..).
Questo dipende probabilmente dalla tipologia di prodotto
ricercato e dalla distanza fisica e cognitiva che la
destinazione ha per gli intervistati e suggerisce
l’esigenza di realizzare strategie di destination branding
mirate e continuative nel tempo. Il brand storico ed
emergente, quale quello del mare Adriatico, non viene
menzionato dai turisti intervistati, che probabilmente
non lo associano alla vacanza balneare in quanto trattasi
di un brand riferito ad un’area troppo vasta ed
indifferenziata per i turisti italiani rispetto a singole
località o a destinazioni turistiche straniere;
La mete turistiche balneari che si affacciano
sull’Adriatico non risultano nelle prime posizioni
nell’insieme di quelle evocate dai turisti, ma si
disperdono in una serie di brand locali: anche in questo
caso è ipotizzabile che il dato non sia casuale, ma sia
conseguenza dell’approccio poco focalizzato e coordinato
al destination branding dei decisori pubblici regionali, come
del resto emerge dall’analisi dei portali regionali;
L’Adriatico è considerato dagli intervistati un
riferimento geografico (un mare) ed il brand
<<Adriatico>> non esiste nella percezione dei turisti
come insieme di valori e di benefici, il che
indirettamente conferma la disattenzione all’uso della
43
risorsa naturale e storica del Mare Adriatico da parte
degli organi di governo delle destinazioni turistiche
adriatiche italiane.
Nella stampa specializzata vengono enfatizzati i brand
sub-regionali di località o distrettuali (sistemi
turistici locali) come Salento, Gargano, Riviera del
Conero, Riviera Romagnola, ecc., il che denota scarso
coordinamento tra decisori pubblici nelle politiche di
comunicazione turistica territoriale, ma anche scarsa
consapevolezza o basso convincimento da parte delle
organizzazioni turistiche regionali circa le potenzialità
del brand Adriatico in termini di valore offerto al
mercato del turismo.
L’estrema frammentazione delle azioni comunicative,
l’eccessiva proliferazione di brand nell’area dell’Adriatico e
lo scarso uso deliberato del Mare Adriatico nel branding
turistico territoriale delle regioni adriatiche, portano
questa destinazione di massa ad avere un brand debolmente
posizionato e poco percepito nella mente dei turisti.
7.2 Implicazioni manageriali e prospettive di ricerca per il
destination branding applicato al mare Adriatico
Sulla base delle evidenze empiriche, si può affermare che
l’applicazione delle buone pratiche di corporate branding adattate
in una prospettiva di destination branding, potrebbe contribuire a
razionalizzare e valorizzare il portafoglio di brand
dell’Adriatico.
Rispetto a quanto indicato nel §2.2 e con riferimento al brand
44
Adriatico, emerge che la strategia di brand individuali con
richiamo, volta a promuovere brand specifici e diversi tra loro
secondo un disegno unitario e coordinato mediante un brand
territoriale unificante, possa essere la più adatta. Questo
per consentire il rinforzo della consapevolezza di marca
relativa alle singole località o network dell’Adriatico e nel
contempo per valorizzare il potenziale di storia, cultura,
natura connesso all’Adriatico come brand emergente, nonché
per esaltare le associazioni di marca che accostano
l’Adriatico con divertimento, enogastronomia e servizi di
qualità.
Vanno tuttavia messe in luce alcune criticità per un efficace
destination branding. Occorre preliminarmente tenere presente che,
sotto il profilo socio economico, il turismo può non essere
ritenuto prioritario dagli stakeholder territoriali
dell’Adriatico rispetto ad altri comparti: si tratta allora di
trovare nel brand una sintesi delle dissimili vocazioni
assegnate ai territori adriatici da parte dei vari decisori
politici. Decisori spesso guidati da obiettivi diversi nel
porre in essere azioni tra loro raramente coordinate: una cosa
è, ad esempio, promuovere il territorio come luogo in cui
ospitare turisti, altro promuoverlo come luogo ove investire
capitale o realizzare fabbriche o cantieri navali e raffinerie
di petrolio, o ove sviluppare imprese del comparto della
pesca, altro infine consideralo come fattore distintivo per
esportare manufatti industriali o prodotti agricoli. La sfida
per i decision maker territoriali dell’Adriatico è quella di
bilanciare armonicamente e di trovare composizione alle
45
aspettative degli stakeholder della destinazione regionale,
identificando soluzioni di gestione strategica del territorio-
destinazione turistica e azioni di destination branding capaci di
attirare sia turisti, sia capitale umano qualificato, sia
nuovi investimenti nei comparti compatibili con la vocazione
turistica assegnata al territorio. Occorre cioè saper
integrare le classiche strategie di marketing territoriale
(Caroli, 1999; Valdani e Ancarani, 2000; Bellini, 2000;
Latusi, 2002), volte soprattutto ad attrarre nuovi
investimenti e nuove attività produttive nell’area, oltre che
a soddisfare i pubblici interni al sistema territoriale, con
le strategie di destination management, volte ad accrescere i
flussi turistici della destinazione compatibili con la sua
capacità di carico e con l’equilibrio ambientale. Va anche
ricordata la continua dialettica che la comunicazione
turistica pubblica deve saper mantenere tra le attività di
branding collegate direttamente alla destinazione e le attività
di branding riferite a network di produttori o al portafoglio
prodotti che la destinazione è capace di offrire al mercato
turistico: le prime richiamano le esigenze tipiche e generali
di un sistema ampio, di cui la comunicazione deve cogliere le
uniformità ed i tratti unificanti, specie valoriali e
simbolici; le seconde devono cogliere e valorizzare le
peculiarità e le unicità distintive del network e soprattutto
dei prodotti turistici, esaltando i caratteri esperenziali e
le unicità distintive in grado di generare benefici capaci di
intercettare la domanda nei suoi frammenti e nicchie di
consumo.
46
Tema, quello del destination branding, che in definitiva non può
essere affrontato mediante semplice applicazione e traslazione
dei paradigmi manageriali concepiti per le imprese e che
necessita di un profondo adattamento alle specificità dei
sistemi territoriali turistici. Specificità che, come nel caso
dell’Adriatico, è culturale, sociale, economica, storica,
politica, giuridica ed organizzativa e che per questo
necessita di azioni di comunicazione pubblica molto più
raffinate e complesse della semplice comunicazione commerciale
d’azienda, azioni capaci di conciliare le istanze turistiche
con le altre possibili vocazioni attribuite al sistema
territoriale dagli organi di governo, creando senso di
appartenenza e di identità condivisa tra la popolazione
residente. Questo non significa che la conoscenza delle regole
della comunicazione commerciale e dei modelli di branding
tradizionalmente in uso nelle pratiche di marketing management
non sia utile ai fini della comunicazione pubblica a sostegno
del turismo. La marca, anche quando applicata ai sistemi
turistici, non si sottrae dallo svolgere le funzioni
tradizionali per conto del consumatore (Kapferer, Thoenig,
1991): funzioni di identificazione, di orientamento, di
garanzia, personalizzazione, ludiche e di praticità. Inoltre i
criteri di costruzione del brand della destinazione convergono
con quelli necessari per le imprese: memorizzabilità,
significatività, piacevolezza, proteggibilità, estendibilità e
declinabilità (Confetto e Camba, 2008).
La marca territoriale e quella dei prodotti turistici, alla
stregua di quella commerciale, devono quindi: ricercare e
47
mantenere costante dialettica tra gli aspetti materiali ed
immateriali, funzionali e evocativi; manifestare attitudine ad
esprimere costrutti culturali e realtà narrative dotate di
senso; identificare un mediatore di linguaggi tra il mondo per
molti versi rigido dell’offerta e quello vario e mutevole
della domanda turistica (Semprini, 2003, p. 11).
Il destination branding, inoltre, per le necessità di rivolgersi e
comunicare con un pubblico non domestico di potenziali
turisti, presenta problematiche assai affini a quelle che
affrontano le imprese che operano nei mercati globali, a
partire dalla definizione delle strategie e degli obiettivi di
comunicazione internazionale (Di Gregorio, 2003).
Tutto questo va perseguito in quanto la marca alimenta valore
economico (brand equity) anche quando viene riferita ai
territori, alle nazioni ed alle destinazioni turistiche; per
questo va protetta ed economicamente sostenuta con adeguate
risorse finanziare, giacché conservare ed accrescere il valore
della marca di una destinazione turistica implica creare e
diffondere valore per i vari stakeholder territoriali36. Anche nel
caso del brand <<Adriatico>> richiamato in questo lavoro,
occorre pertanto interrogarsi circa i potenziali benefici
derivanti alle destinazioni adriatiche dall’uso di siffatto
brand; benefici da valutare al netto dei costi e degli
investimenti connessi alle attività di progettazione,
realizzazione, sviluppo, diffusione e mantenimento del brand36 Una stima del valore dei brand nazionali è proposta da Anholt (2007, p.
66), il quale applica l’approccio del royalty relief, secondo cui il valore delmarchio di un paese si determina calcolando quanto un dato paese dovrebbepagare per ottenere la licenza di usare il brand ed in particolare stimando il valore attualizzato dei flussi di cassa connessi al flusso dei pagamenti necessari.
48
Adriatico necessarie per trasformare un brand emergente,
scarsamente usato dagli operatori e con immagine sfocata
presso i turisti, in brand deliberato. Occorre altresì
domandarsi se il passaggio da brand (nome) emergente e storico
a brand deliberato debba avvenire secondo approcci <<top down>>,
in base ai quali una volta identificati il concetto e
l’identità di brand, si definisce un disciplinare d’uso per
tutti i soggetti che appartengono alle aree adriatiche, ovvero
debba semplicemente assecondare e stimolare una formazione
spontanea, dal basso o <<botton up>>, in cui singole località o
network o singoli prodotti, avvalendosi del brand Adriatico,
concorrono a formarne e qualificarne l’identità. Va infine
chiarito qual è il soggetto strategico che deve occuparsi e
sostenere sul piano organizzativo e finanziario il destination
branding di una destinazione turistica come l’Adriatico che
appartiene e coinvolge molte nazioni, molte destinazioni
turistiche, molti network e molti prodotti: non può sfuggire
che occorrerebbe realizzare una struttura di coordinamento
sopranazionale alimentata con fondi di tutti i portatori di
interesse interessati a sfruttare il brand Adriatico per
promuovere e valorizzare le proprie attività turistiche. Ma la
realizzazione di questo progetto non è certo scontata.
Emerge in definitiva che comunicare efficacemente una
destinazione turistica implica disporre di risorse
finanziarie, oltre che di capacità manageriali e politiche, di
originalità, di creatività, di credibilità, di capacità di
motivare e convincere il pubblico di riferimento con messaggi
mirati, semplici e pratici volti a dare unitarietà alle tante
49
immagini proposte dai tanti stakeholder istituzionali (Anholt,
2007, p. 106; Kerr, 2006). Occorre saper integrare le
competenze politiche ed economiche con quelle di marketing e
di brand management.
In definitiva, occorre un professionista esperto di
comunicazione pubblica e più in generale esperto di relazioni
pubbliche, soggetto collocato a livello organizzativo sempre
più vicino agli ambiti decisionali strategici (la coalizione
dominante) delle aziende private e pubbliche e delle
destinazioni turistiche per gestire in senso manageriale
processi comunicativi e funzioni specialistiche volte a creare
e consolidare la reputazione aziendale e di prodotto
(Invernizzi, 2005).
Sulla base di questa analisi e considerata l’esperienza di
PADMALAB riferita all’Adriatico, si può concludere che per
l’Adriatico e per le destinazioni turistiche in genere, non è
possibile affrontare correttamente il tema del destination branding
senza essere in grado di sviluppare adeguatamente le attività
di destination management; questo, nell’impostazione sistemica,
impone la presenza di un organo capace di sviluppare azioni di
governo strategico delle destinazioni turistiche, presenza
assai rara nell’esperienza italiana (Sciarelli, 2007) e che
appare ancora debole con riferimento all’area Adriatica.
Restano da considerare alcuni limiti della ricerca che possono
costituire spunti per successivi studi. Innanzitutto
l’indagine ha utilizzato solo il web e la stampa specializzata
per valutare le azioni di branding applicate al turismo dei
territori delle regioni adriatiche italiane. E’ auspicabile a
50
questo proposito completare l’indagine con l’analisi dei
processi decisionali interni alle regioni per quanto concerne
le azioni di branding e le politiche di comunicazione turistica
pubblica (come avviene la pianificazione, come vengono fissati
i budget, come viene definita l’organizzazione). Risulterebbe
altresì importante indagare un altro aspetto qui non
esaminato: come la comunicazione turistica pubblica riesce a
coordinarsi ed integrarsi con i piani di comunicazione
territoriale nelle diverse aree adriatiche.
La ricerca, infine, apre due ulteriori possibili spunti di
approfondimento: studiare la percezione del branding da parte di
turisti stranieri, sia di territori adriatici che europei ed
extraeuropei, forse maggiormente attirati dalla marca
<<Adriatico>>, oltre che da parte degli utenti online; capire se
e quanto il brand Adriatico vuole essere utilizzato dai vari
Stati e dalle regioni adriatiche come brand ombrello o come
brand di richiamo sistematico da parte delle destinazioni
turistiche che vi operano per intercettare segmenti di domanda
interessata ai benefici ed alle specificità valoriali, di
risorse e di prodotti presenti in Adriatico.
BibliografiaAaker D. (1991), Managing brand equity. Capitalizing on the value of a brand name,
Free Press, New York.Aaker D.A. (1996), Building Strong Brand, New York: The Free Press.Aaker D.A. (1997), Dimensions of Brand Personality, Journal of Marketing
Research, vol. 34, Aug.Aaker D. (2007), Brand equity, F. Angeli, Milano.Anholt S. (2007), L’identità competitiva. Il branding di nazioni, città, regioni, Egea,
Milano.Baietti I. (2002), “Dall'identità di marca all'identità dei siti
web: l'influenza della comunicazione offline sull'immagine deisiti e delle marche”, Micro & Macro Marketing, n. 1.
51
Bellagamba A., Brunetti F., Pencarelli T., Vigolo V. (2007), “Laletteratura italiana ed internazionale sul destinationmanagement”, in Sciarelli S. (a cura di), Il management dei sistemituristici locali: strategie e strumenti per la governance, Giappichelli, Torino.
Bellini N., (2000), a cura di, Il marketing territoriale, F. Angeli, Milano,Brondoni S.M. (2004), Il sistema delle risorse immateriali d’impresa: cultura
d’impresa, sistema informativo e patrimonio di marca, Giappichelli Editore,Torino.
Buffo S. (2007), Leggere la marca per comunicare valore, F. Angeli,Milano.
Busacca B. (2000), Il valore della marca tra postfordismo ed economia digitale.Accumulazione, ampliamento, attivazione, Egea, Milano.
Caldwell N., Freire J. (2004), “The differences between branding acountry, a region and a city.Applyng the brand box model”, inBrand management, n.1.
Cantone L., Risitano M., Testa P. (2007), “Strategie di sviluppodelle destinazioni turistiche e ruolo della marca territoriale”,Mercati e Competitività, Fascicolo 1.
Cardano M. (2003), Tecniche di ricerca qualitativa, Carocci, Roma.Caroli M. (1999), Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano.Casarin F. (2007), Il marketing del prodotto turistico. Specificità e varietà,
Giappichelli.Cerquetti M., Forlani F., Montella M., Pencarelli T., (2007), “I
Sistemi Turistici Locali nelle province di Pesaro e Urbino eMacerata”, in Sciarelli S. (a cura di), Il management dei sistemi turisticilocali: strategie e strumenti per la governance, Giappichelli, Torino.
Collesei U., Ravà V. (2004) (a cura di), La comunicazione d’azienda.Strutture e strumenti per la gestione, Isedi, Torino.
Confetto M.G., Camba A. (2008), “Piano di Comunicazione”, in AA.VV.,Studio e proposta di un Piano di Comunicazione per la valorizzazione del territorio, inRapporti di Ricerca di Sinergie, n. 27, aprile 2008.
Corbetta P. (1999), Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino,Bologna.
Corvi E. (2007), La comunicazione aziendale. Obiettivi, tecniche, strumenti, Egea,Milano.
Cozzi G., Ferrero G. (2004), Principi ed aspetti evolutivi del marketing aziendale,Giappichelli, Torino.
Del Chiappa G. (2007), “Elementi di destination brand managemet”, inRisposte Turismo.
Della Corte V. (2000), La gestione dei sistemi locali di offerta turistica, Cedam,Padova.
Della Lucia M., Franch M., Martini U., Tamma M. (2007), "Metodologiadella ricerca", in Sciarelli S. (a cura di), Il management dei sistemituristici locali: strategie e strumenti per la governance, Giappichelli, Torino.
Di Gregorio A., La comunicazione internazionale di marketing, Isedi, Torino,2003
52
Fabris G., Minestroni L. (2004), Valore e valori della marca. Come costruire egestire una marca di successo, Franco Angeli, Milano.
Fiocca R., Corvi E. (1996), Comunicazione e valore nelle relazioni d’impresa,Egea, Milano.
Fiocca R., Marino A., Testori M. (2007), Brand Management. Valori erelazioni nella gestione della marca, Etas, Torino.
Forlani F. (2005), Esperienze, Marketing e Territorio, tesi di dottorato“Impresa e Mercato” XVII ciclo, discussa presso l’Universitàdegli Studi di Genova.
Gallucci C. (2003), “Verso un interpretazione sistemica delmarketing territoriale”, in Esperienze d’impresa. Serie specialeS/2 -2003, Università degli Studi di Salerno.
Golinelli C.M. (2002), Il territori sistema vitale. Verso un modello di analisi,Giappichelli, Torino.
Golinelli G. M. (2000), L’approccio sistemico al governo dell’impresa, Cedam,Padova.
Golinelli G.M., Siano A. (2008), “Presentazione allo studio eproposta di un Piano di Comunicazione per la valorizzazione delterritorio”, in Rapporti di Ricerca di Sinergie, n. 27, aprile2008.
Henderson P.W., Cote J. (1998), “Guidelines for Selecting ormodifying Logos”, in Journal of Marketing, n. 62, April.
Henderson P.W., Cote J., Siew M.L., Bernd S. (2003), “Buildingstrong Brands in Asia: Selecting the Visual Components of Imageto Maximize Brand Strength”, in International Journal of Researchin Marketing, n. 20, fascicolo 5.
Henderson P.W., Giese J.L., Cote J. (2004), “Impression ManagementUsing Typeface Design”, in Journal of Marketing, n. 68, October.
Hankinson G. (2007), “The management of destination brands: Fiveguiding priciples based on recent developments in corporatebranding theory”, in Journal of Brand Management, n. 14.
Invernizzi E., Manuale di relazioni pubbliche, McGraw Hill, Milano, 2005Kapferer J.N. (1995), Les marques. Capital de l’entreprise, II Ed., Éditions
d’organisation, Paris.Kapferer J.N. e Thoening J.C. (1991) (a cura di), La marca. Motore della
competitività delle imprese e della crescita dell’economia, Guerini, Milano.Kapferer J.N., Thoenig J.C. (2001), a cura di, La marca, Milano,
Guerini e Associati.Keller K.L. (2003). Building, Measuring and Managing Brand Equity, Prenctice-
Hall.Keller K.L., Busacca B., Ostillio M.C. (2005), La gestione del brand.
Strategie e sviluppo, Egea, Milano.Kerr G. (2006), From destination brand to location brand, in Brand Management,
n. 13.Kotler P., Heider D.H., Rein L. (1993), Marketing Place, The Free
Press, New Jork.
53
Kotler P., Scott W.G. (2002), Marketing management, Isedi, Torino.Landi S. (2003), La marca nel turismo, Touring university Press, Milano.Latusi S. (2002), Marketing territoriale per gli investimenti, Egea, Milano.Liguori M. (2005), La gestione strategica della marca territoriale. Analisi di alcune
evidenze empiriche nel settore turistico, Tesi di Dottorato, Universitàdegli Studi di Salerno.
Martini U. (2005), Management dei sistemi territoriali. Gestione e marketing delledestinazioni turistiche, Giappichelli, Torino.
Mauri C. (2004), Product and Brand Management, Egea, Milano.Morgan N., Pritchard A., Pride R. (2006), Destination branding. Creating the
unique destination proposition, Elsevier, Oxford.Murphy J.M. (1992), 2nd Edition, Branding: A Key Marketing Tool, MacMillan,
London (UK).Napolitano M.R. (2000), Dal marketing territoriale alla gestione competitive del
territorio, ESI, Napoli.Pastore A., Bonetti E. (2006), “Il brand management del territorio”,
in Sinergie, Rapporti di Ricerca, n. 23.Pastore A., Vernuccio M. (2006), Impresa e comunicazione. Principi e strumenti
per il management, Apogeo, Milano.Pencarelli T., 2001, Marketing e performance nell’industria turistica, edizioni
Quattroventi, Urbino.Pencarelli T. (2003), a cura di, Letture di economia e management delle
organizzazioni turistiche, Edizioni Goliardiche, Trieste.Pencarelli T. (2003b), “I rapporti interaziendali nelle reti
turistiche: collaborazione e conflitto”, in Economia e dirittodel terziario, n. 2.
Pencarelli T., Forlani F. (2002), “Il marketing dei distrettituristici – sistemi vitali nell’economia delle esperienze”, inSinergie; n. 58.
Pencarelli T., Forlani F. (2005), “Management e marketing delledestinazioni turistiche. L’esperienza di alcuni S.T.L. italiani”;in Andreani J.C., Collesei U. (a cura di), (2005), Atti del QuartoCongresso Internazionale sulle Tendenze del Marketing ESCP EAP, Parigi 21-22Gennaio 2005.
Pencarelli T., Splendiani S. (2008), “Il governo delle destinazionie dei prodotti turistici: analisi di alcune esperienze”, inMercati e competitività n.2.
Pratesi C.A., Mattia G. (2006), Branding. Strategia, organizzazione,comunicazione e ricerche per la marca, McGraw-Hill, Milano.
Ries A., Trout J. (1997), Il nuovo positioning, McGraw-Hill, Milano.Rispoli M., Tamma M. (1995), Risposte strategiche alla complessità: le forme di
offerta dei prodotti alberghieri, Giappichelli, Torino.Semprini A. (2003), La Marca. Dal prodotto al mercato, dal mercato alla società,
Lupetti, Milano.Sciarelli S. (2007), Management dei sistemi turistici locali: strategie e strumenti per
la creazione, lo sviluppo e la governance, Giappichelli, Torino.
54
Scott M.D. (2000), “The Power of the Brand”, Strategy and Leadership,Vol. 28, n. 4.
Valdani E., (2000) “I quattro fondamenti dell’economia digitale”,Economia & Management, n. 3.Valdani E., Ancarani F. (2000), Strategie di marketing del territorio. Generare
valore per le imprese e i territori nell’economia della conoscenza, Egea, Milano.Vesci M. (2001), Il governo del territorio. Approccio sistemico vitale e strumenti
operativi, Cedam, Padova.Vicari S. (a cura di) (1995), Brand Equity. Il potenziale generativo della fiducia,
Egea, Milano.Watson R.T., Berthon P., itt L.F., Zinkhan G.M. (2000), E-commerce eImpresa, Milano, McGraw-Hill.
55