CONVENZIONE ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ - PROVINCIA DI VITERBO: messa a punto di uno strumento...

12
LE RISORSE IDRICHE E LORO TUTELA Il ciclo dell'acqua è un esempio evidente di come i cicli naturali possano venire stravolti dalle attività umane che, non solo in ambito urbano, riescono a modificarne sostanzialmente le caratteristiche. Il tentativo di dominare i fenomeni naturali, ed in par- ticolare il ciclo idrologico, portano a volte ad effetti che sfuggono al controllo umano, come dimostrano eventi sempre più frequenti di crisi. L'acqua è l'ele- mento fondamentale della biosfera, decisivo per la vita, ma è anche l'elemento che stiamo distruggendo più rapidamente. La sua disponibilità costituirà in un domani prossimo il vero fattore limitante, sia sul piano quantitativo che qualitativo, scatenando nuovi conflitti. Secondo la Banca Mondiale, in un modo o nell'altro, l'acqua verrà presto spostata come avviene con il petrolio; il trasferimento massiccio di acqua sfusa potrebbe avere effetti ambientali catastrofici (Barlow e Clarke, 2002). La crisi in cui ci troviamo emerge chiaramente dalle analisi e dai conseguenti allarmi lanciati nel corso del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibi- le di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002). Per quanto riguarda il settore idrico, i numeri forniti dall'ONU non lasciano spazio ad equivoci: "Circa un terzo della popolazione mondiale vive in Paesi che soffrono di stress da acqua. Ottanta Paesi, in cui vive il 40% della popolazione mondia- le, hanno sofferto di serie carenze d'acqua negli anni '90. La crescente richiesta d'acqua è stata causata dalla crescita della popolazione mondiale, dallo svi- luppo industriale e dall'espansione dell'irrigazione in agricoltura. Per molte delle popolazioni più povere, una delle più gravi minacce ambientali alla salute rimane l'uso di acqua non trattata. Si stima che 1,1 miliardi di persone ancora non hanno accesso ad un'acqua potabile sicura e 2,4 miliardi non hanno accesso ad adeguate misure igieniche. Tali carenze provocano centinaia di milioni di casi di malattie ed oltre 5 milioni di morti ogni anno" (ANSA, 2002). Uno degli aspetti in cui la crisi è maggiormente evidente è il depauperamento qualitativo delle risor- se idriche superficiali. La maggior parte dell'acqua del pianeta (il 96,5%) è presente nei mari e negli oceani sotto forma di soluzione salina con un conte- nuto di sali che la rende poco adatta per la vita vege- tale ed animale e per le attività umane. Le acque freatiche salate e salmastre e i laghi d'acqua salata ne contengono un altro 1%. Le acque dolci, cioè a basso contenuto salino, rappresentano quindi solo il 2,5% dell'acqua totale della terra. Ma la maggior parte (quasi il 70%) di questa acqua dolce si trova intrappolata nei ghiacciai o nei manti nevosi permanenti (riserve che stanno assottigliandosi sempre più a causa del riscaldamen- to e dei cambiamenti climatici) ed il restante si trova per lo più sottoterra, spesso in falde freatiche pro- fonde e difficili da raggiungere. In definitiva, messi insieme, i laghi e i fiumi con- tengono "appena" 0,13 milioni di miliardi di tonnel- late di acqua (meno dell'1% di tutta l'acqua dolce e circa lo 0,008% dell'acqua del pianeta) e ne rappre- sentano la parte più accessibile ma maggiormente vulnerabile, oltre che dislocata in modo ineguale sulla superficie terrestre (Montaigne, 2002). Una parte dell'acqua, circa 500.000 miliardi di tonnellate all'anno, è tenuta continuamente in moto da un ciclo di evaporazioni e condensazioni la cui energia è fornita dal sole. L'acqua che cade, in media, sulla superficie delle terre emerse è di circa 100.000 miliardi di tonnellate all'anno, una quantità che corrisponde ad uno spessore di circa 0,7 metri per ogni metro quadrato all'anno ma che, in realtà, è distribuita geograficamente e stagionalmente in maniera tutt'altro che uniforme (Nebbia, 2002). L'inquinamento dei nostri fiumi, torrenti e laghi, che sono il principale veicolo e il recettore finale di tutti gli inquinanti, raggiunge sempre più frequente- 227 CONVENZIONE ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ - PROVINCIA DI VITERBO: messa a punto di uno strumento conoscitivo per la gestione delle acque superficiali della Provincia di Viterbo Mara Ciambella, Domenico Venanzi, Ernesto Dello Vicario, Paolo Andreani, Giuliano Cecchi, Paolo Formichetti, Michele Munafò, Laura Mancini

Transcript of CONVENZIONE ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ - PROVINCIA DI VITERBO: messa a punto di uno strumento...

LE RISORSE IDRICHE E LORO TUTELAIl ciclo dell'acqua è un esempio evidente di come

i cicli naturali possano venire stravolti dalle attivitàumane che, non solo in ambito urbano, riescono amodificarne sostanzialmente le caratteristiche. Iltentativo di dominare i fenomeni naturali, ed in par-ticolare il ciclo idrologico, portano a volte ad effettiche sfuggono al controllo umano, come dimostranoeventi sempre più frequenti di crisi. L'acqua è l'ele-mento fondamentale della biosfera, decisivo per lavita, ma è anche l'elemento che stiamo distruggendopiù rapidamente. La sua disponibilità costituirà in undomani prossimo il vero fattore limitante, sia sulpiano quantitativo che qualitativo, scatenando nuoviconflitti. Secondo la Banca Mondiale, in un modo onell'altro, l'acqua verrà presto spostata come avvienecon il petrolio; il trasferimento massiccio di acquasfusa potrebbe avere effetti ambientali catastrofici(Barlow e Clarke, 2002).

La crisi in cui ci troviamo emerge chiaramentedalle analisi e dai conseguenti allarmi lanciati nelcorso del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibi-le di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002).Per quanto riguarda il settore idrico, i numeri fornitidall'ONU non lasciano spazio ad equivoci:

"Circa un terzo della popolazione mondiale vivein Paesi che soffrono di stress da acqua. OttantaPaesi, in cui vive il 40% della popolazione mondia-le, hanno sofferto di serie carenze d'acqua negli anni'90. La crescente richiesta d'acqua è stata causatadalla crescita della popolazione mondiale, dallo svi-luppo industriale e dall'espansione dell'irrigazione inagricoltura. Per molte delle popolazioni più povere,una delle più gravi minacce ambientali alla saluterimane l'uso di acqua non trattata. Si stima che 1,1miliardi di persone ancora non hanno accesso adun'acqua potabile sicura e 2,4 miliardi non hannoaccesso ad adeguate misure igieniche. Tali carenzeprovocano centinaia di milioni di casi di malattie ed

oltre 5 milioni di morti ogni anno" (ANSA, 2002).Uno degli aspetti in cui la crisi è maggiormente

evidente è il depauperamento qualitativo delle risor-se idriche superficiali. La maggior parte dell'acquadel pianeta (il 96,5%) è presente nei mari e neglioceani sotto forma di soluzione salina con un conte-nuto di sali che la rende poco adatta per la vita vege-tale ed animale e per le attività umane. Le acquefreatiche salate e salmastre e i laghi d'acqua salata necontengono un altro 1%.

Le acque dolci, cioè a basso contenuto salino,rappresentano quindi solo il 2,5% dell'acqua totaledella terra. Ma la maggior parte (quasi il 70%) diquesta acqua dolce si trova intrappolata nei ghiacciaio nei manti nevosi permanenti (riserve che stannoassottigliandosi sempre più a causa del riscaldamen-to e dei cambiamenti climatici) ed il restante si trovaper lo più sottoterra, spesso in falde freatiche pro-fonde e difficili da raggiungere.

In definitiva, messi insieme, i laghi e i fiumi con-tengono "appena" 0,13 milioni di miliardi di tonnel-late di acqua (meno dell'1% di tutta l'acqua dolce ecirca lo 0,008% dell'acqua del pianeta) e ne rappre-sentano la parte più accessibile ma maggiormentevulnerabile, oltre che dislocata in modo inegualesulla superficie terrestre (Montaigne, 2002).

Una parte dell'acqua, circa 500.000 miliardi ditonnellate all'anno, è tenuta continuamente in motoda un ciclo di evaporazioni e condensazioni la cuienergia è fornita dal sole. L'acqua che cade, inmedia, sulla superficie delle terre emerse è di circa100.000 miliardi di tonnellate all'anno, una quantitàche corrisponde ad uno spessore di circa 0,7 metriper ogni metro quadrato all'anno ma che, in realtà, èdistribuita geograficamente e stagionalmente inmaniera tutt'altro che uniforme (Nebbia, 2002).

L'inquinamento dei nostri fiumi, torrenti e laghi,che sono il principale veicolo e il recettore finale ditutti gli inquinanti, raggiunge sempre più frequente-

227

CONVENZIONE ISTITUTO SUPERIORE DISANITÀ - PROVINCIA DI VITERBO: messa apunto di uno strumento conoscitivo per la gestionedelle acque superficiali della Provincia di Viterbo

Mara Ciambella, Domenico Venanzi, Ernesto Dello Vicario, Paolo Andreani, Giuliano Cecchi, Paolo Formichetti, Michele Munafò, Laura Mancini

mente livelli elevati e spesso molti dei processi diinquinamento, delle criticità, delle caratteristichedell'ambiente non sono noti. Le fonti da cui si origi-na lo stato di degrado sono molteplici e quasi tutte,direttamente o indirettamente, trovano la loro matri-ce nelle attività umane. La gravità del problemaemerge chiaramente dai dati riportati in diversi studie rapporti sullo stato qualitativo della risorsa. L'A-PAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per iservizi tecnici, ex ANPA - Agenzia Nazionale per laProtezione dell'Ambiente) ha pubblicato un rapportocontenente indicatori sulle diverse matrici ambienta-li, tra cui l'idrosfera. In particolare si può osservareche, per i dati degli anni 2000-2001 relativi alloStato Ecologico dei Corsi d'Acqua (SECA)1 , in rife-rimento a 356 (228 nel 2000) stazioni di monitorag-

gio su 115 (117 nel 2000) corsi d'acqua (circa il 50%dei corsi significativi secondo il D.L. 152/992 ) solol'1% (3% nel 2000) ricade in una classe di qualitàelevata, il 39% (34 nel 2000) in una buona, il 44%(40 nel 2000) in una sufficiente, il 15% (18 nel2000) in una scadente e l'1% (6 nel 2000) in una pes-sima (ANPA, 2001b; APAT, 2002).

Le pressioni sui corsi d'acqua si possono classifi-care in due tipologie: gli scarichi puntuali e l'inqui-namento diffuso.

L'inquinamento di tipo puntale o concentrato èdovuto, prevalentemente a scarichi diretti nei corpiidrici con portate diverse e derivanti generalmenteda fonti ben circoscritte. Tali scarichi possono esse-re depurati o non trattati, derivare da impianti fogna-ri o sversati direttamente, autorizzati o abusivi, con-

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

228

Fig. 1- Le superfici seminative (verde chiaro) ed urbanizzate (grigio) rappresentano fonti di inquinamento diffuso

tinui o solamente temporanei. Essenzialmente, quin-di, tali sversamenti sono da caratterizzare sia in ter-mini di quantità (numero di scarichi e relativa porta-ta), sia in termini di qualità (carico inquinante). Perla valutazione del fenomeno dell'inquinamento pun-tuale è necessaria una forte attività di controllo incampo al fine di realizzare catasti degli scarichi(gestiti a livello provinciale) la cui istituzione rap-presenta una risposta per la verifica delle pressionida sorgenti puntuali.

Il termine inquinamento diffuso nasce nei primianni '70 quando, attraverso i primi modelli di calco-lo della qualità delle acque e dei bilanci di massa,emergeva l'esistenza di fonti di inquinamento diver-se dalle sorgenti normalmente conosciute. Questesorgenti possono ritenersi le principali responsabili,a livello globale, dell'inquinamento dei corsi d'ac-qua. Tre le più comuni fonti di inquinamento diffusocitiamo l'uso di fertilizzanti e pesticidi nella praticaagricola, causa di eutrofizzazione, ma anche gliapporti provenienti da aree urbane in occasioni dieventi meteorici intensi. In queste ultime occasioniin particolare il dilavamento eccezionale operatodalle piogge maggiori finisce per trascinare nei dre-naggi una quantità così alta di inquinanti dispersi dacontribuire in modo sostanziale all'aumento del cari-co specifico, aggravato dalla pratica di bypassare ildepuratore.

Maggiori esigenze circa la qualità delle acquerichiedono quindi maggiori interventi sugli aspettilegati all'inquinamento diffuso, la cui gestione d'al-tra parte è normalmente più complessa e difficilerispetto a quella dell'inquinamento da fonti ben cir-coscritte. Infatti è assai difficile intervenire diretta-mente sulle emissioni di inquinanti diffusi ed è pra-ticamente possibile intervenire soltanto sulle attivitàresponsabili dell'inquinamento nell'ambito del baci-no idrografico.

Evidenziare le relazioni tra i corsi d'acqua e il ter-ritorio circostante (con le sue caratteristiche "natura-li" e con quelle imposte dall'antropizzazione) alloscopo di valutare le cause determinanti di pressionesull'ecosistema è un passaggio fondamentale se sivuole passare dalla semplice analisi dei sintomi deldegrado ambientale allo studio delle cause, ponendole necessarie basi informative per interventi sulleforze generatrici primarie e allontanandosi dallapolitica poco efficace di provvedimenti risanatori.La pianificazione degli interventi di risanamento e ditutela delle acque trova spesso difficoltà nel supera-re l'attuale sistema direttamente legato alla tradizio-ne dell'ingegneria sanitaria e dell'idraulica.

Tradizionalmente si fa riferimento alle pressionidirette sul corso d'acqua, tentando di quantificarle edi agire sull'abbattimento e sulla mitigazione a valledegli impatti. Questo ha portato tra l'altro allacostruzione di impianti di depurazione sempre piùgrandi. L'analisi tradizionale dei carichi antropiciche si tramutano direttamente in reflui urbani, scari-chi industriali od agricoli si dimostra insufficiente.Tale approccio deve essere integrato con lo studiodella loro distribuzione sul territorio e dei processi dioccupazione e di trasformazione fisica del suolo chesono strettamente legati al ciclo dell'acqua e che neinfluenzano sia gli aspetti quantitativi, sia quelliqualitativi. In particolare non può essere trascurato ilforte contributo che l'inquinamento di origine diffu-sa, urbana od agricola, fornisce all'aumento del cari-co totale e, di conseguenza, l'ancor maggiore impor-tanza della localizzazione delle diverse attività sulterritorio.

Molti sono gli esempi e i tentativi di affrontare letematiche del rapporto tra la tutela delle risorse idri-che e la pianificazione del territorio ma, spesso, lavolontà di attuare politiche efficaci di salvaguardia eripristino della qualità del ciclo dell'acqua si scontracon l'inadeguatezza degli strumenti utilizzati e dis-ponibili. I risultati ottenuti rispettano assai di rado leaspettative e raggiungono con molta difficoltà gliobiettivi che avevano guidato la definizione degliinterventi. In altri casi si possono conseguire addirit-tura effetti negativi se, come speso accade, gli inter-venti vengono isolati dal contesto specifico e vengo-no riproposti in maniera indifferenziata senza cono-scere le peculiarità tipiche dell'area. Anche gli stru-menti urbanistici non mancano, come dimostra delresto la definizione dei nuovi piani di tutela previstidal D.L. 152/99.

Particolarmente necessaria appare la definizionedi uno strumento conoscitivo che possa supportareprocessi responsabili e condivisi di individuazionedelle politiche di tutela delle acque superficiali alivello strategico. L'elaborazione di un tale strumen-to di valutazione dovrebbe fornire un quadro di rife-rimento strutturale per la definizione degli interven-ti su scala locale pur garantendone la coerenza com-plessiva. Tra le altre caratteristiche, questo strumen-to dovrebbe garantire e facilitare l'interazione tra idiversi soggetti e la partecipazione dei cittadini,favorendo i processi di apprendimento collettivo eagevolando la realizzazione di reti di attori per lagestione delle politiche.

Tra gli obiettivi di carattere generale utili alladefinizione delle politiche e degli interventi di tutela

Convenzione Istituto Superiore di Sanità-Provincia di Viterbo

229

delle acque superficiali citiamo: - raggiungimento delle condizioni di uso del suolo

e della risorsa idrica compatibili con la tuteladella qualità delle acque superficiali;

- recupero della qualità "ambientale" dei corsid'acqua;

- recupero della funzionalità ecologica degli ambi-ti fluviali e della continuità del reticolo drenante;

- recupero della funzionalità degli habitat naturalie seminaturali;

- miglioramento della fruibilità e dell'accessibilità.Le autorità europee hanno risposto all'allarmantedeterioramento delle risorse idriche del continentegià nel 1973, sull'onda della mobilitazione interna-zionale contro l'inquinamento del Reno. Da allorasono state emanate una serie di direttive finalizzate aproteggere gli ecosistemi acquatici ed incentrate suaspetti particolari quali le acque di balneazione, l'ac-qua potabile, le acque sotterranee e le acque destina-te all'allevamento di pesci e molluschi.

Obiettivo principale di tali provvedimenti era ladefinizione di norme europee di qualità per le acquedestinate a usi umani specifici. La direttiva sull'ac-qua potabile, ad esempio, fissa valori limite pernumerosi parametri, garantendo in tal modo la sicu-rezza dei consumatori. La direttiva sulle acque dibalneazione è finalizzata a garantire la qualità delleacque in termini di sicurezza e innocuità, fissando inprimo luogo norme per gli inquinanti fecali.

L'applicazione di tali provvedimenti nei diversiStati membri ha senza dubbio accresciuto la consa-pevolezza del problema, dando vita ad alcuneapprezzabili iniziative, tuttavia ciò non è stato suffi-ciente a fronteggiare la crescente pressione esercita-ta sulla qualità delle acque dall'espansione demogra-fica e dall'intensificazione dell'attività economica.

Alla fine degli anni novanta è infatti emersa l'ur-gente necessità di ridisegnare il quadro normativoper una più efficace politica delle acque. Si è quindiimposta una nuova concezione basata sullo sviluppodi strumenti conoscitivi e di pianificazione adeguatia conseguire obiettivi ambientali e d'uso sostenibiledelle risorse, prefissati e in tempi definiti, per la tute-la e il risanamento degli ecosistemi associati ai corpiidrici in un contesto territoriale significativo quale èil bacino idrografico.

Il processo d'adeguamento della normativa è cul-minato con l'emanazione della direttiva quadro sulleacque (2000/60/CE) nota come Water FrameworkDirective (WFD) in parte anticipata dal D.L. 152/99.Il recepimento della WFD è previsto per la fine del2003, data in cui si dovrebbe avviare un complesso

processo di riorganizzazione degli strumenti e dellepolitiche delle risorse idriche.

A questa direttiva quadro sono collegate altreazioni normative volte al raggiungimento degliobiettivi sopra riportati come, ad esempio, l'emana-zione di una nuova normativa sulle acque sotterra-nee.

In origine la strategia europea non teneva in suffi-ciente conto la peculiarità delle singole situazioni néle specifiche priorità delle diverse regioni e dei loroecosistemi acquatici (precipitazioni, evaporazione,captazione, regimazione dei corsi d'acqua, effluentiecc.). La nuova direttiva quadro impone una pianifi-cazione della gestione integrata delle risorse idricheper ciascun bacino idrografico e stabilisce una seriedi regole comuni al fine di garantire la comparabilitàdei mezzi utilizzati e dei risultati.

Una delle innovazioni di tale direttiva è che fiumie laghi dovranno essere gestiti per bacino idrografi-co (l'unità geografica e idrologica naturale) anzichésulla base di frontiere amministrative o politiche; ipiani relativi alla gestione dei bacini idrograficidovranno comprendere un'analisi delle caratteristi-che del bacino idrografico, uno studio dell'impattodell'attività umana sullo stato ecologico delle acquedel bacino e un'analisi economica sull'uso dell'acquanella regione. I corpi idrici sono poi riferiti ad unaparticolare tipologia all'interno di un'ecoregione e diuna categoria di acque.

Fondamentale per ciascun piano di gestione deibacini idrografici sarà allora la necessità per ciascu-no Stato membro di stabilire un programma che sin-tetizzi tutte le misure da adottare sul proprio territo-rio, allo scopo di garantire che tutte le acque com-prese nel bacino idrografico raggiungano entro il2010 una buona qualità.

OBIETTIVI DELLA CONVENZIONEPer l'attuazione di una consapevole e virtuosa

gestione delle risorse del territorio e delle risorseidriche superficiali, la Provincia di Viterbo ha stipu-lato una convenzione con l'Istituto Superiore diSanità per la messa a punto di uno strumento cono-scitivo per la gestione delle acque del territorio pro-vinciale.

Obiettivo prioritario del progetto è la realizzazio-ne di uno strumento che fornisca supporto all'ammi-nistrazione provinciale sul tema della tutela delleacque superficiali. Questo strumento si baserà su unsistema di indicatori di inquinamento, tra cuil'Inquinamento Diffuso Potenziale (IDP). Essendoperò uno strumento relativamente nuovo e tuttora in

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

230

fase di sviluppo, l'applicazione dell' IDP al territoriodella provincia sarà affiancata ad attività volte a svi-lupparne la base teorica e consolidarne i fondamenticoncettuali.

Tale strumento conoscitivo può essere molto utileper agevolare la partecipazione dei cittadini, favori-re i processi di apprendimento collettivo e facilitarela realizzazione di reti di attori per la gestione dellepolitiche. Si vuole infatti lavorare nella direzione diuna progressiva costruzione del consenso attraversoil pieno coinvolgimento nel processo di pianificazio-ne, di produzione delle idee e di individuazione degliobiettivi. Si auspica che il coinvolgimento interessianche soggetti non istituzionali di solito non coin-volti, con una condivisione della responsabilità tra idiversi attori. Per permettere questa ampia parteci-

pazione è necessario un sistema di conoscenza chericonosca tutte le risorse presenti, il loro valore e lerispettive criticità. Esso dovrebbe in più esprimersiin un linguaggio chiaro ed accessibile a chiunque perpoter essere di concreto supporto al processo deci-sionale.

Dal punto di vista della base conoscitiva, unasana politica di governo e gestione del territorio edelle risorse idriche richiede una pianificazionebasata sulla consapevolezza delle caratteristiche pro-prie dell'ambiente. Questa conoscenza deve com-prendere le strutture organizzative del mondo natu-rale come i cicli naturali, capacità riproduttiva,capacità di carico, nonché le strutture socio-econo-miche che interagiscono con esso. Per aiutare il deci-sore a valutare le alternative e ad effettuare scelte

Convenzione Istituto Superiore di Sanità-Provincia di Viterbo

231

Fig. 2 - Reticolo idrografico della provincia di Viterbo

politiche coerenti con gli obiettivi definiti sono indi-spensabili la conoscenza delle dinamiche evolutivedell'ambiente e la valutazione degli effetti dellediverse azioni e politiche.

Nella fase conoscitiva, ma soprattutto nella fasevalutativa, sono spesso utilizzati dei modelli e deglistrumenti di supporto dei processi decisionali i qualisono caratterizzati da un certo livello di automatiz-zazione. La presunta oggettività di questi modelliche possono fornire risultati indipendenti dal singo-lo "utente" può far dimenticare che alla loro originec'è comunque una scelta di metodi, percorsi e fontiinformative che hanno un impatto molto importantesui risultati ottenuti. Alcuni di questi modelli posso-no a volte essere percepiti dall'utente come vere eproprie scatole nere dal funzionamento imperscruta-bile che produce risultati insindacabili.

Gli indicatori ambientali sono uno strumento chesi propone di ovviare ad alcuni di questi inconve-nienti. Essi permettono una rappresentazione sinteti-ca dello stato dell'ambiente e delle principali causedi pressione sullo stesso. Gli indicatori ambientaliconsentono di rappresentare la realtà nel suo evol-versi, di pianificare politiche ambientali e program-mi di intervento, di valutare se gli interventi corret-tivi eventualmente effettuati abbiano prodotto effettipositivi.

Attraverso gli indicatori è possibile diffondereinformazioni di immediata comprensibilità che per-mettono un maggiore coinvolgimento e responsabi-lizzazione degli operatori e dei cittadini verso le pro-blematiche ambientali. Vi è così un forte aumento dicomunicatività che si ottiene traducendo dati e sta-tistiche in un'informazione che può essere facilmen-te compresa da scienziati, politici, amministratori ecittadini. È comunque importante non attribuire agliindicatori ruoli che non possono avere. Attraversogli indicatori non si impongono politiche, né si defi-niscono giudizi esaustivi o assoluti. Gli indicatorisono un supporto a processi decisionali i cui percor-si devono essere consapevoli dei limiti della scienzae quindi costruiti sul consenso e sulla condivisionedella responsabilità tra i diversi attori.

Rispetto al tema delle acque superficiali, lacomunità scientifica propone numerosi indici edindicatori per misurare la salute e la qualità di unecosistema acquatico. Molti di questi si avvalgonodi un approccio integrato alla gestione ed alla piani-ficazione ambientale (Karr, 1999; Lorenz et al.,2001). Anche la direttiva quadro europea per lagestione ecologica della qualità delle acque (UE,2000/60) e la legislazione italiana sulle acque (Italia,

1999-2000) suggeriscono di muovere verso unapproccio integrato.

Nell'ottica di un approccio integrato alla politicadi tutela delle acque, la convenzione Provincia diViterbo - ISS cercherà di rilevare gli innumerevolifattori fisici e socio-economici che hanno un impat-to sulla qualità delle acque superficiali. All'interno diquesto amplissimo spettro di fattori, lo strumentoscelto nel progetto, avrà come oggetto privilegiato dianalisi il rapporto tra uso del suolo e pressione eser-citata sulle acque superficiali. Questa scelta è giusti-ficata dal fatto che le decisioni politiche possonoagire direttamente sulla destinazione d'uso di un ter-reno o di un'area. In questo contesto l'uso del suolosi può configurare come strumento di pianificazioneambientale la cui funzionalità merita attenzione edapprofondimento.

METODOLOGIAL'analisi delle dinamiche ambientali verrà effet-

tuata basandosi sullo schema DPSIR (Determinanti-Pressioni-Stato-Impatto-Risposte). Dal punto divista tecnologico, l'allestimento del sistema informa-tivo sarà basato su strumenti GIS e basi di dati alfa-numeriche che verranno utilizzati anche per il calco-lo dell'indice denominato IDP (InquinamentoDiffuso Potenziale).

Il DPSIR è basato sul concetto di causalità: leattività antropiche (cause determinanti - Drivers)esercitano Pressioni sull'ambiente e inducono modi-ficazioni nella sua qualità e nella quantità delle risor-se naturali e quindi nello Stato, che a loro voltahanno un Impatto sulla salute umana o sull'ecosiste-ma. La società risponde a tali modificazioni attra-verso politiche ambientali, di economia generale e disettore: le Risposte.

Questo schema è adatto a supportare processidecisionali responsabili ed individuare e valutare lepolitiche di tutela dell'ambiente.

La conoscenza delle attività antropiche che eser-citano una pressione sull'ecosistema è di fondamen-tale importanza per l'attuazione di politiche efficaci,che non si rivolgano solo ai sintomi del degradoambientale, ma che pongano le basi per l'attuazionedi interventi non settoriali, di ampie prospettive e diutilità continua nel tempo.

La cartografia, gli strumenti GIS (GeographicalInformation System) e i sistemi informativi territo-riali (SIT) stanno assumendo, in questo contesto,una sempre maggiore importanza e sono ormai stru-menti indispensabili per il governo del territorio. Letecniche GIS offrono, infatti, notevoli vantaggi nella

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

232

gestione dei dati distribuiti, permettendo di seguire edescrivere fenomeni naturali complessi di rilevanzaambientale, con un elevato numero di parametri varia-bili nel tempo e nello spazio, e di renderli facilmentevisualizzabili e direttamente fruibili.

L'idea che sta alla base degli strumenti GIS è lapossibilità di georeferenziare informazioni, cioè diassociare ad un punto preciso dello spazio diversi tipidi dati. In pratica il supporto informatico consente diarchiviare, sovrapporre e visualizzare con notevolevelocità ed efficienza enormi moli di informazioni edati, correlati alla loro localizzazione geografica. Sicomprende allora quali vaste potenzialità possanooffrire tali strumenti per la definizione di una politicaterritoriale che consenta una corretta gestione del ter-ritorio, con tutte le sue continue modificazioni, le suecaratteristiche naturali e le attività su di esso presenti.

Uno dei livelli informativi che può comparire inun GIS è il modello digitale del terreno (DigitalElevation Model - DEM). E' questo una rappresenta-zione numerica della morfologia del terreno che puòessere usata per affrontare molte questioni inerenti lagestione della risorsa idrica, dallo studio dei fenome-

ni idrologici alla tutela e al monitoraggio ambientale.Il contributo determinante fornito dai GIS alla gestio-ne semplice ed efficace dei dati digitali del territoriopermette di rendere disponibili tutte le informazionirelative alle caratteristiche locali del bacino idrografi-co (quota, uso del suolo…).

Nel quadro di un Sistema informativo geografico,a partire dal modello digitale del terreno si può otte-nere una rappresentazione dell'idrografia del bacinoche comprenda i limiti idrografici ed il modello dideflusso superficiale. Questi possono poi essere postiin relazione con le caratteristiche geomorfologiche egeopedologiche dell'area, con le informazioni relati-ve all'uso del suolo e con le informazioni sulle pres-sioni e sullo stato, al fine di ottenere un sistema di rap-presentazione e di valutazione delle problematiche edelle maggiori criticità.

Per la concreta realizzazione del sistema si faràuso di un indice denominato IDP (InquinamentoDiffuso Potenziale) che è attualmente in fase speri-mentale ed è stato applicato a diverse realtà (come ades. sul bacino del lago Trasimeno) (Figg. 4 e 5).

L'IDP è un indice sintetico che si può rappresenta-

Convenzione Istituto Superiore di Sanità-Provincia di Viterbo

233

Fig. 3 - Schema DPSIR

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

234

Fig. 4 - Carta delle pressioni incidenti sulle rive del lago Trasimeno.

Fig. 5 - Carta delle cause generatrici primarie (Driving Forces) sul bacino idrografico del lago Trasimeno.

Convenzione Istituto Superiore di Sanità-Provincia di Viterbo

235

re e tradurre in mappe di qualità di facile comprensio-ne che possono supportare efficacemente i decisorinei processi di pianificazione del territorio e di defini-zione delle politiche di tutela. La grande espressivitàe comunicatività di queste mappe ne rende consiglia-ta la diffusione a tutti i soggetti, anche e soprattutto aquelli non istituzionali. L'IDP concentra la sua atten-zione sulle relazioni esistenti tra uso del suolo e pres-sione esercitata sui corsi d'acqua. A livello europeo siconsidera di primaria importanza lo studio delle sor-genti non puntuali di inquinamento, in primo luogol'azoto (Haycock et al., 1993; European EnvironmentAgency, 1999b; Crouzet, 2000; Schilling, Libra,2000). In questo ambito, l'idea di utilizzare dati sull'u-so del suolo (CLC) al fine di valutare sorgenti diffusedi inquinamento non è nuova (Neri, 1998)

L'indice di inquinamento diffuso potenziale, IDP, èuno strumento a scala di bacino idrografico, basato sutecnologia GIS, che si propone di studiare le sorgentidiffuse come cause determinanti di inquinamento deicorpi idrici. L'IDP si propone di diventare uno stru-mento semplice ed informativo per il supporto alledecisioni in tema di pianificazione territoriale e salva-guardia degli ecosistemi fluviali e lacustri. Rispetto ainumerosi modelli nati con gli stessi presupposti, l'IDPcerca un approccio meno quantitativo e più qualitati-vo rispetto all'analisi dell'interazione tra suoli - corpiidrici. Nello specifico l'indice mira ad individuarequelle aree di territorio che per caratteristiche d'uso,pedologiche e topografiche costituiscono un maggio-re inquinamento potenziale per le acque superficiali.

L'IDP utilizza come dati di partenza dell'elabora-zione delle mappe di uso del suolo e geologiche,mappe di infrastrutture viarie e ferroviarie e modellodigitale del terreno. L'inquinamento potenziale di unadata area è funzione delle sue caratteristiche d'uso egeologiche e della sua posizione rispetto al corso d'ac-qua.

I risultati dell'IDP si presentano nella forma dimappe di pressione. Queste permettono di individua-re quali sono le porzioni di bacino causa di maggioriemissioni potenziali nonché i tratti di corso d'acqua odi riva lacustre che maggiormente subiscono tali pres-sioni.

Come già accennato l'Indice di inquinamento dif-fuso è un indice ancora in fase di sperimentazione edi evoluzione concettuale. Nel corso del progetto siporterà avanti in parallelo l'attività di implementa-zione e di sviluppo dello strumento. Per quantoriguarda lo sviluppo, si definiranno le modifiche egli adattamenti che permettano di utilizzare con effi-cacia l'IDP nell'ambito della realtà territoriale della

Provincia di Viterbo.La parte di sviluppo si svolgerà su varie linee di

attività:- adattamento alle basi di dati disponibili;- aggiunta di nuovi livelli informativi (come ad

esempio la carta pedologica);- verifica della necessità e possibilità di includere

sorgenti di inquinamento puntuali;- verifica della possibilità di sviluppo dell'indice per

il calcolo dello stato e non solo delle pressioni. Particolarmente importante è la linea di attività chesarà dedicata all'integrazione nell'IDP di ulterioriinformazioni, come ad esempio le caratteristichepodologiche dei suoli e le sorgenti puntuali di inqui-namento.

Attualmente l'IDP calcola il coefficiente di deflus-so in funzione dell'uso del suolo, della pendenza edella geologia del terreno. Sarebbe però più indicatoesprimere il coefficiente di deflusso anche in funzio-ne delle caratteristiche del suolo quali sono descrittenella carta pedologica (Figura 6). Similmente l'IDPnon permette, ad oggi, di valutare le pressioni eserci-tate sulle acque superficiali dalle sorgenti puntiformidi inquinamento. Questa mancanza rende molto pro-blematica la validazione del modello con misureempiriche per le quali è molto problematico scorpora-re i contributi provenienti da sorgenti puntuali o dif-fuse di inquinamento. La possibilità di integrare sor-genti puntuali è particolarmente importante nel casodella Provincia di Viterbo le cui caratteristiche sonotali da far ritenere prioritario questo tipo di pressionerispetto all'inquinamento da sorgenti diffuse.

Uno degli obiettivi del progetto è quello di testarela capacità dell'IDP di descrivere le pressioni che sor-genti diffuse di inquinamento esercitano sugli ecosi-stemi fluviali e sul sistema della acque superficiali piùin generale.

A causa della natura intrinseca dell'InquinamentoDiffuso Potenziale la strategia di validazione non sipresenta come una normale verifica di corrisponden-za tra dati misurati e dati calcolati dal modello. L'IDPsi propone in prima battuta di descrivere non lo statoma le pressioni esercitate sul sistema "acque superfi-ciali". I risultati relativi al calcolo si presentano comemappe di potenziali sorgenti di inquinamento diffusoe non come concentrazioni di un dato inquinante inuna dato punto di misura. Non è quindi banale indivi-duare delle grandezze fisiche direttamente misurabiliche possano confermare i risultati ottenuti dall'IDP.

La validazione potrebbe essere effettuata in duemodi alternativi ma complementari: per via empiri-ca, facendo uso di dati misurati, o per confronto con

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

236

Fig. 6 - Carta ecopedologica sulla provincia di Viterbo

Convenzione Istituto Superiore di Sanità-Provincia di Viterbo

237

i risultati di altri modelli consolidati.L'approccio empirico, tradizionale, suggerirebbe

di mettere in relazione i valori dell'IDP con dellegrandezze fisiche misurate sul terreno. Il limiteall'applicabilità di questo approccio sta nel fatto chel'IDP misura delle pressioni e non degli impatti percui è virtualmente impossibile trovare delle grandez-ze fisiche che descrivano la pressione esercitata sulleacque superficiali da sorgenti di inquinamento diffu-so. Una possibile strada per superare questo ostaco-lo sta nel tradurre le pressioni in stato di qualità con-frontabili con grandezze fisiche misurabili come leconcentrazioni di determinati inquinanti. La possibi-lità di effettuare tale passaggio concettuale va verifi-cata e studiata. Qualora venisse scelta la strada dellavalidazione empirica si potrebbero utilizzare le strut-ture dell'Istituto Superiore di Sanità che permettonola realizzazione di campagne di misura, potenzial-mente utili non solo in fase di validazione ma anchein sede di implementazione dello strumento. Unaeventuale campagna verrà comunque svolta solo aseguito di un' accurata valutazione delle prioritàscientifiche ed operative.

Nell'eventuale impossibilità di utilizzare misureempiriche o a supporto di queste si è ipotizzata unastrategia di validazione alternativa. L'IDP potrebbeessere confrontato con i risultati di altri modelli didescrizione delle dinamiche degli inquinanti a livel-lo di bacino. In questa ottica sarà necessaria unaricerca dettagliata sullo stato dell'arte nel campo deimodelli di inquinamento diffuso a scala di bacino.Questa attività di ricerca è molto importante ancheper lo sviluppo concettuale dell'IDP e per il suoinquadramento in un ambito scientifico più ampio inquanto potrebbe dare suggerimenti circa possibilisviluppi e migliorie e permettere di evidenziarepunti di forza e di debolezza, ambiti privilegiati diapplicazione, peculiarità e potenzialità.

La scelta del modello da utilizzare nella valida-zione dell'IDP verrà fatta in seguito ad uno studioestensivo dello stato dell'arte in materia. A questoscopo verrà realizzato un esaustivo rilievo degli stru-menti metodologici e concettuali attualmente dispo-nibili a livello internazionale per la modellizzazionedell'inquinamento delle acque superficiali dovuto asorgenti diffuse. In questa fase si cercherà di analiz-zare le caratteristiche dei vari modelli candidati infunzione del loro utilizzo in fase di validazionedell'IDP.

Modelli statistici e deterministici verranno ana-lizzati per confrontarne le caratteristiche ed i campidi applicazione con quelli dell'IDP. Al fine del loro

utilizzo pratico sarà importante verificare la disponi-bilità di implementazioni software dei modelli con-siderati nonché la compatibilità tra dati disponibilied input richiesti dal modello. Questi passi sono par-ticolarmente importanti perché detteranno condizio-ni essenziali alla scelta finale del modello. A valle diquesta attività verrà fatta la scelta del modello chedovrà essere motivata sulla base dei principi soprae-sposti.

Nella prima fase di esecuzione del progetto sonostate iniziate le ricerche volte a trovare un idoneomodello di validazione per l'IDP. Particolarmentepromettenti sono le possibili applicazioni di modellidi bacino sviluppati dal Dipartimento di Stato perl'agricoltura degli Stati Uniti (USDA, United StatesDepartment for Agricolture) e dall'Agenzia per l'am-biente statunitense (EPA, Environment ProtectionAgency).

Questi due organismi sono in prima linea nellosviluppo di strumenti metodologici e software per lamodellizzazione delle dinamiche degli inquinanti ascala di bacino idrografico. Esistono modelli che siconcentrano maggiormente sulle sorgenti diffuse diinquinamento, altri che prendono in considerazionianche sorgenti puntuali, altri ancora che studiano l'e-voluzione dell'inquinante all'interno del corpo idrico.

Alcune delle caratteristiche che rendono talimodelli molto interessanti sono la loro disponibilitàa costo zero, la ricchezza della documentazione, l'e-sistenza di implementazioni software compatibilicon i GIS e l'esistenza di una stimolante e dinamicacomunità scientifica dedita allo sviluppo e ad alladiffusioni di questi modelli.

CONCLUSIONILe attività collegate alla convenzione ISS -

Provincia di Viterbo avranno una durata complessi-va di 2 anni. Durante la prima fase del lavoro sonostate svolte diverse attività, definendo in modo det-tagliato gli obiettivi del progetto, ed è stata effettua-ta la raccolta dati e la loro analisi preliminare.Questa ricognizione dei dati disponibili e ricerca dialtri dati complementari è di fondamentale impor-tanza sia per l'allestimento della base conoscitivache per l'applicazione dei modelli e relativa valida-zione; di conseguenza non si ritiene conclusa e verràportata avanti nel prosieguo del progetto. Per quantoriguarda la strategia per lo sviluppo metodologico,l'applicazione e la validazione dell'IDP, è stato ana-lizzato in via preliminare il modello SWAT, Soil andWater Assessment Tool (Di Luzio M., Srinivasan R.,Arnold J., 2001). SWAT è un modello a scala di

Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

238

bacino sviluppato da USDA per predire l'impattodelle pratiche di gestione del territorio sulle acque, isedimenti e le rese dei fertilizzanti chimici.Parallelamente ai lavori per l'allestimento della basedi conoscenza, la convenzione ha anche permesso dipromuovere una serie di attività congiunte ISS -Provincia di Viterbo, attività volte ad un proficuoscambio di esperienza e competenze.

NOTE1SECA: Lo Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua è un indice diqualità sintetico introdotto dal D.L. 152/99, costruito integrandoi dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche e microbiologiche(Livello di Inquinamento da Macrodescrittori, LIM) e i risultatidell'applicazione dell'Indice Biotico Esteso (IBE). I risultatisono raggruppati in 5 classi di qualità, dalla I classe, che indicaambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sen-sibile, alla V classe, che indica ambiente fortemente inquinato efortemente alterato.2 Il D.L. 152/99 e le successive integrazioni individuano comesignificativi a livello nazionale tutti i corsi d'acqua naturali diprimo ordine (cioè quelli recapitanti direttamente in mare) il cuibacino imbrifero abbia una superficie maggiore di 200 km2 etutti i corsi d'acqua naturali di secondo ordine o superiore il cuibacino imbrifero abbia una superficie maggiore a 400 km2. Nonsono significativi i corsi d'acqua che per motivi naturali hannoavuto portata uguale a zero per più di 120 giorni l'anno, in unanno idrologico medio.

BIBLIOGRAFIA

ANPA (2001b), Primo rapporto SINAnet sulle acque, ANPA,Roma;

ANSA (2002), Johannesburg: ecco i numeri della crisi del pia-neta, ANSA 21-AGO-02, Roma;

APAT (2002), Annuario dei dati ambientali, edizione 2002, seriestato dell'ambiente 7/2002, Roma;

BARLOW M., CLARKE T. (2002), "I padroni dell'acqua",Internazionale n. 452/2002, pp. 22-25;

CROUZET P. 2000. Calculation of Nutrient Surpluses fromAgricultural Sources. EEA, Copenhagen.

EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY. 1999b. Nutrients inEuropean Ecosystem, Environmental Assessment Report, 4.EEA, Copenhagen.

DI LUZIO M., SRINIVASAN R., ARNOLD J., (2001), Arc ViewInterface for SWAT 2000 User's Guide, July 2001, Grassland,Soil and Water Research Laboratory, USDA AgriculturalResearch Service, USA, Texas;

HAYCOCK N.E., GILLES P., WALKER C. 1993. Nitrogen Retentionin River Corridors: European

LORENZ, C.M., GILBERT, A. J., COFINO, W.P. 2001. Indicators fortransboundary river management. Environmental Management,28 (1): 115-129.

MOINTAGNE F. (2002), "Acqua: la grande sete", NationalGeographic Italia, vol. 10, n. 3/2002, pp. 2-33;

NEBBIA G. (2002), Acqua, www.altraofficina.it;

NERI, 1998. Pilot-study on the potential use of CORINE LandCover information to interpret mean nitrate concentrations inrivers at the European scale. Silkeborg.

KARR, J. R. 1999. Defining and measuring river health.Freshwater Biology, 41: 221-234.

SCHILLING E., LIBRA R.D. 2000. The Relationship of NitrateConcentrations in Streams to Row Crop Land Use in Iowa.Journal of Environmental Quality 29: 1846-1851.