Concorso - Villafranca di Verona Storia, Cultura e Turismo

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NOVEMBRE 2018 - MARZO 2019 fondatore del Museo dell’Auto, della Scienza e della Tecnica ”Luciano Nicolis” nella città di Villafranca di Verona Concorso Nazionale di Poesia 7 ° Regione Veneto CIRCOLO ARTISTICO CULTURALE “La Carica” adesione: con il patrocinio di: COMUNE DI VILLAFRANCA

Transcript of Concorso - Villafranca di Verona Storia, Cultura e Turismo

NOVEMBRE 2018 - MARZO 2019

fondatore del Museo dell’Auto, della Scienza e della Tecnica

”Luciano Nicolis”nella città di Villafranca di Verona

ConcorsoNazionale

diPoesia7°

Regione VenetoCIRCOLO ARTISTICO CULTURALE

“La Carica”

adesione:con il patrocinio di:

COMUNE DIVILLAFRANCA

RIGONI Cop Concorso Poesia Luciano Nicolis 2019 Dorso 6mm.indd 1 24/04/19 16:06

RIGONI Cop Concorso Poesia Luciano Nicolis 2019 Dorso 6mm.indd 2 24/04/19 16:06

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ConcorsoNazionale

diPoesia”Luciano Nicolis”

nella città di Villafranca di Verona

Regione VenetoCIRCOLO ARTISTICO CULTURALE

“ L a C a r i c a ”

NOVEMBRE 2018 - MARZO 2019

SEZIONI a) Lingua Italiana - b) Dialetto del Triveneto

c) Tema “Migrazione e accoglienza”

PREMI SPECIALIMedaglia del Pontefi ce

36 Medaglie d’oro

con il Patrocinio di:

adesione:

COMUNE DIVILLAFRANCA

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E’ con grande orgoglio che l’Amministrazione Comunale di Villafranca ha sostenuto questa edizione del Concorso Nazionale di Poesia” Luciano Nicolis”.

La rassegna, che si avvale tra l’altro di una qualifi catissima Commissione giudicatrice, ha acquisito, attraverso l’instancabile lavoro del Presidente del Circolo Artistico Culturale “La Carica”, Carlo Rigoni, un respiro nazionale.

Il concorso, oltre a rendere onore alla memoria di Luciano Nicolis, nostro illustre concittadino e fondatore di una delle più importanti realtà museali a livello nazionale, porta infatti a Villafranca ogni anno concorrenti provenienti da tutte le regioni d’Italia, i quali presentano liriche e poesie che attengono questioni e temi riguardanti la vita quotidiana costituendo, nel contempo, un momento d’approfondimento e di confronto introspettivo che arriva a coinvolgere direttamente anche i più giovani, grazie ad una sezione interamente dedicata alle scuole e agli studenti.

Tali alte forme d’espressione trovano la loro sublimazione nelle splendida cornice del Museo Nicolis, simulacro che combina la cultura moderna al rispetto per la tradizione e contribuisce dunque ad arricchire il programma culturale del territorio con un evento letterario di alto spessore, affi ancandosi all’appuntamento con la lettura all’ombra del Castello, rappresentato da LibrarVillafranca, rassegna che il Comune intende confermare e consolidare nel corso degli anni, ospitando scrittori non solo locali, ma anche di fama nazionale.

Nel ringraziare tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione di questo prestigioso concorso, ci auguriamo quindi che la poesia e la letteratura, anche attraverso eventi di questo tipo, possano continuare a costituire un patrimonio prezioso per la nostra società.

L’Assessore alla Cultura Il Sindaco Claudia Barbera Roberto Luca Dall’Oca

COMUNE DIVILLAFRANCA

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Veduta aerea di Villafranca con in primo piano il castello Scaligero

Palazzo Gandini Morelli Bugna ora Bottagisio, di proprietà del Comune, dove l’11 luglio 1859 è stato fi rmato il trattato di pace tra Napoleone di Francia e Francesco Giuseppe

d’Austria che pose fi ne alla seconda guerra d’indipendenza

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Questo libro è esito e testimonianza del Concorso nazionale di poesia “Luciano Nicolis”, giunto al suo settimo appuntamento. Nel licenziare alla stampa il materiale

non provo soltanto la fatica dell’impresa, ma ben altre sensazioni, alcune intense e

persino esaltanti.

Prima di tutto va ricordato che il Concorso si è svolto nella sua parte fi nale a ridosso

del grave lutto, che ha colpito Silva e Thomas Nicolis, causato dalla perdita della

loro adorata mamma Renata. Non hanno voluto, non dico interrompere, ma neppure

rimandare gli atti conclusivi e solenni di un Concorso nato e sviluppato sulla radice

solida e lungimirante del papà Luciano: ora quella radice feconda ha ritrovato nel cielo

la sua completezza e darà molti frutti.

Poi questo libro è esito di una partecipazione grande e di una collaborazione collettiva.

Sul tavolo dei commissari sono giunti circa 500 componimenti: un numero davvero

ingente, che testimonia la diffusione della sensibilità dell’accoglienza (terza sezione

del Concorso) e, più in generale, il persistere dell’esperienza poetica, estesa in tutto

il territorio nazionale. L’amore per la lingua materna (seconda sezione del Concorso)

e quello per la lingua nazionale (prima sezione del Concorso) alimentano, nel diffi cile

tempo presente, la pianta della speranza.

Davvero straordinaria è stata la partecipazione dei Comuni: la presenza alla cerimonia

di premiazione di molti Sindaci, di autorevoli rappresentanti delle istituzioni civili,

militari e religiose, costituisce il segno integrale del valore attribuito al Premio dalla

comunità veronese ed è di auspicio per la sua continuazione.

IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO ARTISTICO CULTURALE “La Carica”

E DEL CONCORSO Gr.Uff. Carlo Rigoni

P R E S E N T A Z I O N E

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Castello scaligero di Villafranca, inizio lavori 1199

COMITATO D’ONORE le autorità istituzionali, civili e militari, della provincia di Verona, esponenti della cultura e della società civile.

COMMSSIONE GIUDICATRICE

Prof. Gian Paolo MARCHI ordinario emerito letteratura italiana e già preside Università di Verona - presidenteProf. Giuseppe CHIECCHI già ordinario letteratura italianaProf. Corrado VIOLA associate letteratura italianaProf. Paolo PELLEGRINI associato fi lologia e linguisticaProf. Lorenzo CARPANE’ docente letteratura italianaGr.Uff. Carlo RIGONI giornalista, promotore culturale - segretario

COMITATO ESECUTIVO

Circolo Artistico Culturale “La Carica”Famiglia Nicolis

SEGRETERIA E COLLABORATORI

Luisa BertolaPaolo RigoAlice BertiIl team del Museo NicolisMichelangelo SerpelloniMargherita ZitoCarla AbbateGiulia BrandieneIlaria BertoliniAngelo ColantoniAndrea Debortoli

alla premiazione: presentatore Roberto Zoppi giornalista Telepace lettura liriche attore Tiziano Gelmetti pianista m° Renzo Bado valletta Giada Marra

Fotoservizio Renato Begnoni

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7° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “Luciano Nicolis” 2018 Presenti 547 liriche inviate da concorrenti di quasi tutte le regioni

LINGUA ITALIANA1°premio NORI GIUSEPPE di Ponzano di Fermo con la lirica “San Filippo e Pentecoste” 2° premio GIANNONI ATTILIO di Castelletto Ticino NO con la lirica “Bon voyage” 3° premio PAGLIANI ROCCO di Padova con la lirica “Il sentiero” 4°premio BASTI DANIELA di Chieti con la lirica “Pietra d’inciampo” 4° premio DE FANIS MARIO di Falconara Marittima AN con la lirica “Dei tanti che partirono” premio speciale medaglia del Pontefi ce DELLA MALVA GIUSEPPE di Bergamo con la lirica “A Elifaz il Temanita” medaglia d’oro Rotary Club Villafranca MARELLI DARIO di Seregno MB con la lirica “Via della Spiga” medaglia d’oro Comune di Villafranca VETTORELLO RODOLFO di Milano con la lirica “Stasera lavo i piatti” medaglia d’oro Gruppo Albertini RUGGIN ANNA di Montagnana PD con la lirica “Ritratto” medaglia d’oro Comune di Colognola ai Colli RODEGHIERO ANNALISA di Padova con la lirica “Disordine verticale” medaglia d’oro Comune di Bussolengo CROCI FRANCESCA di Predazzo TN con la lirica “”Dark Romance” medaglia d’oro azienda Franchini PANETTA ALFREDO di Settimo Milanese con la lirica “Becca” medaglia d’oro Pietro Savio a.m. FRANCESCOTTI RENZO di Trento con la lirica “Il grande orecchio di Dioniso” medaglia d’oro Bocciofi la Villafranca NESCI ANTONIO di Modena con la lirica “Per Tiziano G.” medaglia d’oro Comune di Bardolino BARONI CARLA di Ferrara con la lirica “La moneta della vita” medaglia d’oro Comune di Valeggio s/M GIOVANARDI VANNI di Luzzara RE con la lirica “Seimezza” medaglia d’oro Reale Mutua - Cordioli SICILIANO FILIPPA di Casteggio PV con la lirica “Tracce viola” medaglia d’oro Comune di Povegliano BOTTAZZI MARIA LUISA di Reggio Emilia con la lirica “Farfalle” medaglia d’oro Metano Villafranca - Bozzola PERESSINI STEFANO di Carrara con la lirica “Il poco che abbiamo” medaglia d’oro Comune di Castelnuovo del Garda ZANETTIN FRANCESCO di Galliera Veneta PD con la lirica “Annunciazione agli Uffi zi” medaglia d’oro mons. Giampietro Fasani in memoria AGUGLIA GIUSEPPA di Castel d’Azzano VR con la lirica “Ognissanti” medaglia d’oro Veteran Car Club “Bernardi” IBATICI GIORDANO di Arco TN con la lirica “Namibia” medaglia d’oro ditta Eco-Corse CERINI MARIA di Goito MN con la lirica “Sagome evanescenti” medaglia d’oro Comune di Mozzecane BARZAGHI ANNA di Seveso MB con la lirica “Le parole della vita” Medaglia d’oro Comune di Cavaion veronese BELTRAME LUCIA MENINI di Verona con la lirica “Villa rossa al lago”premio della Provincia di Verona

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SEVERINO ERNESTO di Verona con la lirica “Aura della sera” premio del Comune di S. Anna d’Alfaedo MONARI TIZIANA di Prato con la lirica “L’usignolo (a Keniab)”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio MASIERO ANGIOLETTA di Rovigo con la lirica “Sisara” 2° premio TALO MICHELE di Limana BL con la lirica “Lè bonora de matina” 3° premio ROSSI ALDO di Reana del Rojale UD con la lirica “Altri Nadàl” 4° premio ALDRIGHETTI ANDREA di Verona con la lirica “La fi nestra (El senso del Viajo)” 4° premio ULIANA PIER FRANCO di Mogliano TV con la lirica “Vien co mi” premio speciale medaglia della Città di Verona CASTELLETTI BRUNO di Verona con la lirica “Cissà” premio speciale prof. Pierluigi Laita a.m. GIRARDI DANILO VALERIO di Cavaion VR con la lirica “Beh, piutosto che te te rabie” premio speciale prof. Giuseppe Faccincani a.m. SAGGIORO ENZO di Legnago VR con la lirica “Torna Marzo” medaglia d’oro Comune di Brentino Belluno SLOMP FERRARI LILIA di Trento con la lirica “Vita” medaglia d’oro pastifi cio Avesani- Luca a.m. FERRO GIAN ALBO di Rosolina RO con la lirica “No so” medaglia d’oro Cerea Banca INGEGNERI VITTORIO di Noventa PD con la lirica “Scamufada balossa” medaglia d’oro Nerino Nicolis a.m. LEONELLI GUIDO di Calceranica al Lago TN con la liorica “En dèca amaro” medaglia d’oro Comune di Riivoli veronese LOT FULVIA di Refrontolo TV con la lirica “La zèna del borgo” medaglia d’oro Associazione Imprenditori Villafranca SEGALLA GIUSEPPE di Lugo VI con la lirica “El sior dialeto” medaglia d’oro ditta Palve - S. Marogna a.m. MAZZON RITA di Padova con la lirica “Ti te si come mi” medaglia d’oro ditta Mach 2 BERTONCELLO NICO di Bassano del Grappa VI con la lirica “Sol supio del tenpo” medaglia d’oro comune di Caprino veronese MARCOLIN MAURIZIO di Pordenone con al lirica “La nòva èra” premio del Comune di Bovolone DORIGONI MASSIMO di Pergine TN con la lirica “El molin dela speranza”

La commisione giudicatrice al lavoro

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TEMA “MIGRAZIONE E ACCOGLIENZA”1° premio BREGOLI FABRIZIO di Cornate d’Adda MB con la lirica “Kabir” 2° premio TAIOLI ANGELO di Voghera PV con la lirica “Per angeli due cani…” 3° premio FLORIS RAFFAELE di Pontecurone AL con la lirica “Rignano” medaglia d’oro. Comune di Castel d’Azzano PANTANI MARIA TERESA di Reggio Emilia con la lirica ”Il sentiero” medaglia d’oro Comune di Costermano FIORENTINI BRUNO di Bracciano RM con la lirica “Migrantes” medaglia d’oro ditta Greenn Energy CASALINI CELESTINO di Piacenza con la lirica “Epifanic” medaglia d’oro Comune di Isola della Scala DI RUOCCO VITTORIO di Pontecagnano SA con la lirica “Farah, la yemenita” medaglia d’oro Comunità Baldo-Garda VILLA RUSCELLONI ANGELA di Reggio Emilia con la lirica “Lo strappo”

SEZIONE STUDENTI

SCUOLA MEDIA “Cavalchini - Moro” - Villafranca Rasia Saletti - classe 3G - docente prof. Carla DolceNicol Bonfante - classe 3B - docente prof. Ivo MondiniMargherita Magalini - classe 3B - docente prof. lvo MondiniJenny Centrella - classe 3B” - docente prof. Ivo Mondini

SCUOLA MEDIA “Rita Levi Montalcini” – DossobuonoLuca Ryan Piccoli – classe 3B - docente prof. Federica Di LeggeMatilde Rizzi – classe 3B - docente prof. Federica Di Legge

LICEO SCIENTIFICO “Medi” – VillafrancaMara Ghiorghe 1/H scienze umane - docente prof. Valeria PasqualiAnna Marini 1/M classico - docente prof. Monica AuricedriEster Calligher 1/M classico - docente prof. Monica AuricedriAnna Scattolini 2/E linguistico - docente prof. Daniela GrassoJasmine Cicchellero 2/E linguistico - docente prof. Daniela GrassoAnna Bissaro 3/M classico - docente prof. Daniela Grasso

I.I.S.S. “Ettore Bolisani” – VillafrancaJessica Camparsi 4/B docente . prof. Adriana AmicoSebastian Moschin 2/F - docente prof.Valentina VenturiSamanta Trevenzuoli 2/F - docente prof.Valentina VenturiMichele Bravi 2/F - docente prof. Valentina Venturi

I.S.I.S.S. “Carlo Anti” - VillafrancaDesirèe De Marchi 2/AAL liceo scienze applicate - docente prof. Maris Buonocore Daria Laines 4/ALA liceo scienze applicate – docente prof. Maria BuonocoreStanghellini Filippo 4/ALA liceo scienze applicate – docente prof. Maria BuonocoreFilippo Tabarelli 4/ALA liceo scienze applicate – docente prof. Maria Buonocore

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MEDAGLIE D’ORO

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H a n n o d e t t o ……..

Stimatissimo Rigoni,capita sempre più spesso, per qualsivoglia manifestazione, di sentir parlare di “evento”. Ieri questo termine non mi sembra sia stato utilizzato. Eppure, per quanto può valere il mio giudizio, la giornata conclusiva del Settimo Concorso Nazionale di Poesia “Luciano Nicolis”, è stata per davvero un EVENTO. L’aspetto più evidente della giornata di ieri, infatti, è stato che per celebrare la Poesia sono intervenuti in modo consistente i rappresentanti di realtà politiche, militari, sociali, culturali, religiose, educative, folcloristiche... Ho colto in tutto ciò un messaggio davvero effi cace riguardante la riconosciuta sacralità che la Parola, quale incontro di razionalità e di sentimento, deve sempre avere nei diversi rapporti umani. Come le è stato riconosciuto coralmente, il merito di promotore di un tale Evento va ascritto a Lei, oltre che alla splendida famiglia che così vuole onorare un papà. Per tanto impegno, a Lei e alla famiglia Nicolis un grazie sincero anche da parte mia! Per quanto mi riguarda, è stata una particolare gioia, oltre che ascoltare il giudizio attento della Giuria per il mio elaborato, anche il fatto di essere premiato dal Sindaco di Castelnuovo del Garda. Mi è stato spontaneo, una volta a casa, cercare notizie su questo comune gardesano: ho trovato quello che DOVEVO già sapere: ho trovato natura, arte, storia, cultura, umanità, lavoro, responsabilità e creatività . La prego di trasmettere, se ne avrà occasione, questi miei sentimenti al Sindaco di Castelnuovo. Ancora grazie allora per la splendida giornata di ieri e cordialissimi auguri di tanto bene. Galliera Veneta, 3 marzo 2019Francesco Zanettin – Galliera Veneta PD

Gr. Uff. Carlo Rigoni - Presidente, Circolo Artistico Culturale “La Carica”è un piacere tornare a ringraziarla anche quest’anno, come lo è stato tornare, inaspettatamente, per la seconda volta consecutiva, al suggestivo e curatissimo Museo dell’Auto, della Scienza e della Tecnica di Villafranca di Verona per la cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale di Poesia “Luciano Nicolis”, nella sua settima edizione, svoltasi la settimana scorsa. Pur non avendo dubbi, sulla scia dell’esperienza ‘iniziatica’ dello scorso anno, riguardo all’importanza culturale e all’impeccabile organizzazione dell’evento, devo confessare che la comunicazione del Primo premio che la Giuria di esperti ha ritenuto di assegnarmi quest’anno per la sezione “Lingua italiana” ha per me contribuito ad aggiungere un rifl esso di magia all’orizzonte di attesa per la cerimonia. Il pubblico e le autorità presenti, la lettura delle motivazioni da parte dei docenti letterati e linguisti che hanno dato spessore critico ai vari componimenti premiati, e la coinvolgente e commovente recitazione delle liriche da parte dell’attore Tiziano Gelmetti hanno confermato l’unicità di questa manifestazione, dietro a cui si sente pulsare, instancabile, la sua grande passione di cultore e organizzatore.Grazie ancora, davvero.Giuseppe Nori - Ponzano di Fermo

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Gentilissimo Gr. Uff. Rigoni,esprimo a Lei e alla Commissione Esaminatrice il mio sentito ringraziamento per il riconoscimento conferito alla lirica Disordine verticale nella Sezione lingua italiana del 7 Concorso Nazionale di Poesia “Luciano Nicolis”: la Medaglia d’oro del Comune di Colognola ai Colli che mi è stata consegnata dal Sindaco, Avv. Claudio Carcereri De Prati. Sono tornata con grande piacere al Museo Nicolis, cornice meravigliosa alla elegante cerimonia di premiazione da Lei organizzata con stile ed entusiasmo e con piacere ho rivisto tanti cari amici poeti. Dalla meravigliosa voce dell’attore Tiziano Gelmetti ho potuto ascoltare buona poesia e ho apprezzato che siano state lette le motivazioni della Commissione Esaminatrice per ogni singola poesia. Sono particolarmente felice che la scelta della prestigiosa Giuria sia stata per una lirica nata dall’humus fertile della mia terra d’origine, l’Altopiano di Asiago. La lirica è stata scritta dopo la devastazione della foresta d’abeti causata dalla recente alluvione di ottobre. Sono convinta che la poesia non debba solo emozionare ma soprattutto far rifl ettere. In questo caso la denuncia è riferita alla “distrazione” dell’uomo contemporaneo nei confronti della madre terra e vuole essere stimolo al cambiamento. Uno spazio di visibilità come il vostro, credo sia un privilegio. CordialmenteAnnalisa Rodeghiero – Padova

Egr. Signor Carlo,anche quest’anno la mattinata di premiazione del 7° Concorso di Poesia Luciano Nicolis si è distinta per signorilità ed emozioni. Anche se si respirava nei vari discorsi delle autorità e nel suo intenso intervento di apertura la tristezza per il grave lutto che ha colpito la famiglia Nicolis, tutto si è svolto nel migliore dei modi. Porgo ai fi gli e alla moltitudine di amici che la amavano e la stimavano come donna di rara sensibilità e promotrice entusiasta del Premio, le mie più sincere condoglianze. Il mio vivo ringraziamento dunque alla famiglia Nicolis, a lei Signor Carlo, instancabile ed entusiasta amante della poesia, alla Giuria che si è prodigata nella scelta e ci ha regalato delle mirate e bellissime motivazioni, a tutta l’organizzazione perfetta in ogni particolare.È stata una mattinata magica e per i concorrenti premiati o segnalati nelle varie sezioni, un momento indimenticabile. Grazie ancora per la scelta poetica, per l’umanità trasmessa con versi, in alcuni casi, di rara bellezza che, a pieno merito hanno conquistato i primi posti in classifi ca. Ho apprezzato molto anche la lettura dei versi dal vostro impareggiabile Tiziano Gelmetti e qualche volta dai poeti stessi nella loro lingua madre. La musica dei dialetti si è alternata con quella in italiano con pari dignità e tutto il pubblico è apparso catturato dal signifi cato della parola che solo in poesia può raggiungere vette impensabili.Riconoscente per l’apprezzamento ottenuto, rinnovo il mio plauso e il mio grazie dal profondo del cuore. Un caro salutoLilia Slomp Ferrari - Trento

Carissimo Carlo, Il premio Luciano Nicolis mi ha lasciato la “luce” della gente, il desiderio di ritornare, il Museo Nicolis, dove si è svolto l’evento, è un luogo che abbaglia, fa sognare esattamente come la poesia.credo di aver vissuto un momento particolare, la poesia, il museo, il ricordo della famiglia, la vita che continua attraverso la memoria. Giuria e motivazioni davvero ineccepibili.grazie davveroAntonio Nesci - Modena

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Egregio Gr. Uff. Carlo RigoniSono stata molto contenta di aver partecipato alla premiazione e ringrazio la giuria, lei e tutti gli organizzatori per la disponibilità ed accoglienza. Organizzare un tale evento, invitando autorità civili e militari e soprattutto avvalersi di una giuria qualifi cata composta da esimi professori di elevata cultura è veramente importante.In un mondo in cui la parola viene usata sempre superfi cialmente questi momenti sono unici, perché valorizzano la sensibilità poetica.Ho ascoltato la critica sulla mia poesia con interesse e l’ho molto apprezzata. Peccato che nel salone convegni ci fossero molte persone e che io, trovandomi nella veranda non ho sentito molto bene i giudizi ed i testi. Attendo quindi l’antologia per leggere con più attenzione le poesie premiate.Ringrazio ancora per la bella giornata trascorsa. Cordiali saluti. Rita Mazzon - Padova

Egregio presidente,per un frequentatore di poesia come me, c’è sempre un certo timore a partecipare con versi friulani ad un concorso letterario: possono soddisfare me ma una giuria? Quando però si tratta del Premio Luciano Nicolis di Villafranca vado a cuor sereno perché, oltre il risultato, so d’essere valutato da persone competenti ma soprattutto amanti della poesia: non un verdetto ma un incoraggiamento. Tutto ciò perché dietro a quest’importate Concorso c’è la passione che ci mette anche chi lo organizza. A queste persone va la mia gratitudine e riconoscenza Aldo Rossi - Reana del Rojale UD

Premio Nicolis Un premio d’amore, inteso in senso lato. Si respira già all’ingresso del museo un sentore d’antico e nuovo a un tempo. Tutto permeato d’amore. E ti viene voglia di ascoltare, di capire. Chi ha pensato, chi ha immaginato tutto questo? Il fondatore dell’azienda, sicuramente. L’imprenditore Nicolis, che amando il suo lavoro, ha pensato ai posteri. E ha lasciato tanta bellezza per occhi curiosi e cuori aperti. Le automobili e le parole, l’industria e la cultura. In un solo abbraccio, un abbraccio d’amore, appunto. Alfredo Panetta – Settimo Milanese

Gentilissimo, anzitutto voglio ringraziare lei e tutta l’organizzazione per la bella giornata di sabato scorso; anche per la cortesia mostrata nei miei riguardi anticipando il momento della mia premiazione (cosa che avrei preferito evitare, se solo fosse stato possibile, per non perdermi il seguito della cerimonia e, magari, partecipare alla foto tradizionale e al momento conviviale successivo). Purtroppo il viaggio da Bracciano è lunghissimo (sono arrivato a casa alle ore 21 circa, felice per il risultato conseguito, ma stanco morto!) Per questo, ma anche per l’età che pesa ogni anno di più con l’aggiunta di qualche malanno sempre più pressante, ho preso la decisione di non partecipare più ai vostri concorsi. Mi dispiace assai, ma è necessario prendere atto delle circostanze della vita. Le auguro ancora lunghi anni di questa attività meritoria e di successi Bruno Fiorentini – Bracciano RM

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Caro Carlo E’ stata davvero una festa grandiosa la cerimonia conclusiva del 7° concorso nazionale di poesia “Luciano Nicolis”. Un incontro a tutto tondo avvenuto sabato 2 marzo nella splendida cornice del salone convegni del Museo medesimo. Mi ha fatto piacere constatare che solamente il gr. uff. Carlo Rigoni, gran Maestro di cerimonie, può arrivare a tanto. Oltre ai poeti intervenuti anche da lontano, erano presenti le più alte autorità veronesi e numerosi sindaci dei vari comuni del circondario villafranchese e della cintura del lago di Garda, che, vicendevolmente, hanno consegnato ai poeti i preziosi riconoscimenti di una medaglia d’oro e il diploma di merito. Un tripudio di fasce tricolori a confermare l’orgoglio di chi ha lavorato lungamente per dare vita in modo solenne all’avvenimento. Le numerose poesie premiate da una qualifi cata commissione esaminatrice hanno manifestato l’alto spessore dei testi. Personalmente ho apprezzato molto la prestigiosa location che ci ha amabilmente accolti e l’ottima conduzione dell’incontro. Ringrazio vivamente il sindaco di Cavaion, dott.ssa Sabina Tramonte, che mi è stata affettuosamente vicina nel momento della premiazione. Per tutto questo ancora grazie, grazie di cuore. Lucia Beltrame Menini . Verona

Gent.mo Gr.Uff. Rigoni La ringrazio sentitamente per la splendida giornata alla cerimonia di premiazione al concorso Nicolis. Purtroppo la mia forte emozione non mi ha permesso di gustare in pieno la magnifi cenza del luogo e l’ospitalità eccellente che ci è stata riservata perché solo da poco ho iniziato a scrivere ed era la mia seconda vincita. Ma sono sicura che questa esperienza magnifi ca servirà da incipit a tante altre partecipazioni a concorsi letterari.Cordialmente Angela Villa Ruscelloni - Reggio Emilia

Ill. mo Gran Uffi ciale Carlo Rigoni, ormai è consuetudine che io mi congratuli con Lei per l’ottima conduzione della Premiazione di uno dei Suoi tanti Concorsi di Poesia, il Luciano Nicolis, svoltasi, anche quest’anno, nella stupenda cornice dell’omonimo “Museo dell’Auto, della Scienza e della Tecnica”. Le Sue eccezionali doti di organizzatore e di operatore culturale ad altissimo livello hanno avuto quest’anno un riconoscimento uffi ciale proprio recentemente il 27 febbraio scorso con il premio speciale Domus Mercatorum della Camera di Commercio di Verona. E la premiazione odierna non ha smentito la Sua conclamata bravura malgrado un grave evento luttuoso, che ha colpito la Famiglia Nicolis, avesse messo in forse la premiazione stessa. Così anche per questa edizione è riuscito a radunare, come è Sua abitudine, una grande quantità di Autorità sempre disponibili nei Suoi confronti a dimostrazione della stima che hanno per Lei e a fare la regia di una veloce, stringata, consegna dei Premi che hanno gratifi cato un considerevole numero di partecipanti. Complimenti anche a tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione. Augurandole che questa Sua attività continui ancora per molti anni a venire La saluto cordialmente Carla Baroni - Ferrara

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Gentilissimo Ho conosciuto Carlo Rigoni una ventina d’anni fa, ad un Premio Letterario. Ricordo la sua gentilezza, e la passione poetica. Mi diede alcuni Bandi di un Premio da lui organizzato, un sorriso ed una stretta di mano. E’ bello incontrarsi ancora oggi, a questa VII edizione del “Luciano Nicolis”, che grazie al lavoro incessante di Carlo Rigoni ed alla Giuria altamente qualifi cata che lo presiede, è ormai divenuto un appuntamento imprescindibile per gli amanti ed appassionati della Poesia, anche nella splendida musicalità vernacolare del Triveneto. Grazie davvero. Angelo Taioli – Voghera PV

PREMIO “NICOLIS” 2018 Dopo la solenne conclusione del “Premio Nicolis” ormai giunto a livelli di notevole prestigio, credo sia dovuta a Carlo Rigoni la laurea come Direttore d’orchestra per la complessità degli spartiti organizzativi che sa affrontare e gestire con la puntualità del metronomo e tanta saggezza interpretativa. Fatica nera, per dirlo con schiettezza, fatica che produce frutti meravigliosi. Già la location del Nicolis è di gran pregio per gli incredibili tesori automobilistici che ospita e per la cortesia dei proprietari. Se a questo si aggiungono la caratura della Giuria interamente composta da docenti universitari, la vasta presenza di Autorità a dare valore aggiunto alla cerimonia e la rappresentanza di poeti di tante regioni d’Italia... si toccano vertici di alta qualità. E per chi ama la poesia è una gran festa. Trovarsi davanti e dentro a una sfi lata di idee, di fantasie, di sentimenti che hanno trovato il giusto vestito di parole per presentarsi è puro gaudio per l’anima, è toccare la poesia. Ed è anche un richiamo alla modestia perché non è vero quanto affermato da Cicerone, di non avere cioè mai conosciuto alcun poeta che non si ritenesse superiore agli altri: la percezione di chi sta più in alto di te ti invita a sederti in seconda fi la o magari più indietro ancora. E anche questo è un premio... dei premi. Grazie di tutto, caro Sig. Carlo, e tanti cordiali auguri. “Bepo” Segalla - Lugo VI

In un museo che raccoglie il meglio dell’intelligenza ingegneristica nazionale e mondiale, dove l’automobile dalla carrozzeria più superba e fi ammante si accompagna a quella più umile e popolare, grazie all’attivismo imprenditoriale della famiglia Nicolis e all’iniziativa culturale del cav. G. U. Rigoni, si tiene un concorso di poesia in lingua e nell’idioma veneto che sa conciliare la più elevata ricerca nel campo dei motori e del design con le forme della poesia, entrambe protese ad interpretare lo spirito dei tempi e a darne una veste ritmica, per quanto da prospettive apparentemente opposte. Un connubio per niente scandaloso se addirittura Bertolt Brecht piegò il suo genio poetico alla pubblicità dell’automobile Steyr. Pier Franco Uliana – Mogliano Veneto TV

Caro Carlo È sempre un grande piacere e un onore partecipare alla Cerimonia di Premiazione dei concorsi letterari promossi da Carlo Rigoni. L’organizzazione è sempre perfetta e non mancano mai momenti di intensa emozione. E così è accaduto anche quest’anno in occasione della settima Edizione del prestigioso Concorso Luciano Nicolis che ha visto la presenza di poeti provenienti da tutto il territori nazionale. Complimenti quindi, anzi applausi all’uomo che di recente ha ricevuto un prestigioso e meritato riconoscimento per meriti culturaliBruno Castelletti - Verona

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Gentilissimi,scrivo per congratularmi della bellissima manifestazione, per come avete saputo riunire un bel numero di poeti, alcuni dei quali di primo piano nel panorama della poesia italiana. Potete vantarvi poi di una giuria di altissimo livello, di un lettore che sa “interpretare” ogni poesia, il che non è facile con temi così vari. La mia “Bon Voyage” l’ha letta con respiro lieve e senza enfasi, come l’avevo immaginata. Infi ne un plauso anche all’ottimo “pranzo dei poeti” che ci ha dato l’occasione di conoscerci meglio.Grazie per tutto questo e per quel che fate per la poesia. CordialmenteAttilio Giannoni – Castelletto Ticino NO

Egregio Rigoni, Le trasmetto le mie impressioni sullo svolgimento della cerimonia di premiazione nella quale mi è stata assegnata la medaglia d’oro del Gruppo Albertini per la mia composizione “Ritratto”, nella sezione Lingua Italiana.A mio parere tutto si è svolto nel migliore dei modi: a cominciare dalla sede, perfetta cornice della manifestazione, voluta per ricordare la prematura scomparsa del fondatore del Museo dell’Auto, della Scienza e della Tecnica. Altamente qualifi cata la Commissione Giudicatrice e prestigiosa le presenza del Procuratore Capo della Repubblica di Verona, del Rappresentante del Rettore dell’Università e di tutte le altre autorità civili e militari e di esponenti del mondo della cultura e delle istituzioni. L’organizzazione della bella cerimonia è risultata accurata, con sintetiche presentazioni delle opere premiate, lettura integrale di quelle più meritevoli, a cura di un brillante dicitore e piacevoli intermezzi musicali, eseguiti da un valente pianista. Grandi sono state la soddisfazione e l’emozione che ho provato nel ricevere il premio e ancora una volta mi è gradita l’occasione per ringraziare, per il Suo cortese tramite, la Commissione Giudicatrice per il prestigioso riconoscimento, che mi onora profondamente. E’ risultato gradevole anche il momento del pranzo conviviale nel vicino Hotel Expo, seppure vi è stato qualche disguido nella sistemazione dei posti, dovuto all’indicazione di radunare nello stesso tavolo i poeti, anche separandoli dai loro accompagnatori. Per concludere, La ringrazio vivamente per il prezioso lavoro da Lei svolto nel curare così bene questa importante iniziativa culturale, mi complimento con Lei e Le invio i migliori saluti. Anna Ruggin - Montagnana PD

Egregio presidente Circa il Concorso svoltosi in data 2 marzo c.m. desidero formulare un sincero ringraziamento agli organizzatori ed ai Membri della Giuria. I miei complimenti anche per la location che merita davvero di essere visitata. E’ stato un grande piacere poter partecipare ed ottenere il Premio da Voi attribuitomi. L’unico disguido è da attribuirsi ad un ritardo nella comunicazione dell’esito del Concorso. La lettera di invito, infatti, mi è pervenuta due giorni dopo la Premiazione.Cordiali saluti.Anna Barzaghi – Seveso MI

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Carissimo sig. Rigoni,è sempre un onore essere tra i premiati del Premio di Poesia Luciano Nicolis che nel corso di questi anni ha vieppiù acquisito visibilità e considerazione nello scenario letterario nazionale, portando numerosi fra i più validi autori a parteciparvi per la serietà e la professionalità che lo contraddistingue. Ciò che più apprezzo del vostro premio è la cordialità dell’accoglienza riservata agli autori, il valore della giuria composta da accademici di chiara fama, la sensibilità e l’attenzione nella preparazione delle motivazioni che riescono a sintetizzare in poche righe il valore dei testi premiati, la capacità di pubblicizzare i riconoscimenti assegnati agli autori sulle principali testate nazionali. Conto di essere anche nei prossimi anni fra i partecipanti, poiché il vostro premio è diventato per me una gradita ricorrenza a cui sarebbe un peccato imperdonabile mancare.Fabrizio Bregoli – Cornate d’Adda MB

Gent. mo sig. Carlo Rigoni,le rinvio in allegato il testo della mia poesia premiata, accompagnata questa volta da un breve commento alla splendida cerimonia di premiazione.Al di là delle parole piuttosto formali che si dicono o si scrivono in queste circostanze, desidero veramente ringraziarLa di cuore per il suo amore verso la poesia, per la sua accoglienza asciutta eppure cordiale, la sua eleganza di uomo di cultura - come d’altri tempi, eppure oggi quanto mai preziosa -, e per il suo instancabile lavoro, ancora più apprezzabile se rapportato alle prevedibili fatiche dell’età. Grazie grazie grazie!Essere invitato alla Premiazione del Concorso Luciano Nicolis è già in sé un premio. Il Museo Nicolis, quale prestigioso contesto, la giuria di altissimo livello, le accurate motivazioni da essa addotte ai premi, la straordinaria voce dell’attore Tiziano Gelmetti che declama le poesie, la possibilità di imparare da autori già esperti dell’arte poetica, la presenza di numerose autorità civili e una generale costante cura dei dettagli tipica della regia del Gr. Uff. Carlo Rigoni fanno di questo Premio uno degli eventi culturali più belli a cui ho partecipato in vita mia. Sono perciò veramente grato e onorato di avervi potuto prendere parte, anche quest’anno, su esplicito invito.Con molta ammirazione e stima,Giuseppe Della Malva - Bergamo

Egregio presidenteIn occasione della cerimonia di premiazione del VII Concorso Nazionale di Poesia Luciano Nicolis ho avuto il piacere di conoscere, personalmente, il Gr. Uff. Carlo Rigoni, uomo colto ed elegante, ma anche pratico e cordiale. La cerimonia solenne, ma allo stesso tempo fl uida e gradevole, si è tenuta nella splendida cornice del Museo Nicolis in Villafranca, alla presenza di Thomas Nicolis, fi glio del fondatore Luciano, che mi ha colpito per la grande umiltà con cui si è presentato alla platea di poeti e rappresentanti istituzionali. L’alto valore del Concorso è testimoniata sia dall’insindacabile composizione della giuria, formata da cinque docenti universitari, sia dalla folta presenza di rappresentanti istituzionali di rango sia, infi ne, dalla partecipazione di valentissimi poeti. Posso dire di aver vissuto una bellissima esperienza culturale ed umana, non solo per la medaglia d’oro ricevuta, ma anche per aver conosciuto persone splendide dotate di una sensibilità non comune, in grado di forgiare grandi emozioni con la sola forza delle parole.Vittorio Di Ruocco – Pontecagnano SA

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Egregio presidenteNel suggestivo scenario del museo Nicolis si è svolta, sabato 1 marzo, la premiazione della settima edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Luciano Nicolis”. Una commissione giudicatrice formata interamente da docenti universitari ha espresso un giudizio sin troppo benevolo su “Rignano”, una poesia che riconduceva al tema proposto dal bando, sezione migrazione e accoglienza, assegnandomi il terzo premio.Accanto a me gli amici poeti Fabrizio Brégoli e Angelo Taioli, i cui lavori apprezzo e non di rado divulgo. Una cerimonia esemplare per organizzazione, compostezza e serietà.Raffaele Floris – Pontecurone AL

Reduce dalla cerimonia di premiazione del 2 marzo scorso del 7° Trofeo Luciano Nicolis a Villafranca, non posso che spendere le migliori parole su questa giornata, ribadendo le impressioni provate ed espresse ogni volta che ho avuto l’onore, il piacere e soprattutto la gratifi cazione di venire premiata all’interno di un evento che negli anni ha consolidato la sua meritata reputazione di prestigioso e impeccabilmente organizzato concorso di poesia. Carissimo Gr. Uff. Rigoni, sono qui a rinnovarLe complimenti e ringraziamenti per l’attenzione, la cura e l’entusiasmo con cui accoglie i miei cimenti letterari, per la simpatia e la cordialità che mi riserva ogni qualvolta ho l’occasione e il privilegio di conversare con Lei, nonché per l’atmosfera di festa che sa creare al fi ne di celebrare la Poesia, avendo sempre presente il ruolo fondamentale che essa riveste nella promozione spirituale sia degli individui che della società tutta spesso troppo distratta da occupazioni più banali e prosaiche. Le rinnovo la mia devota ammirazione, nella speranza di avere in futuro altre piacevoli occasioni per incontrarLa e per condividere con Lei, con la prestigiosa Giuria del Premio e con gli altri partecipanti al concorso premiati la comune appassionante necessità di respirare Poesia. Francesca Croci - Predazzo

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CERIMONIA CONCLUSIVA DI PREMIAZIONE (Salone convegni del Museo Nicolis – sabato 2 marzo 2019)

l’arrivo delle autorità, poeti e invitati

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Introduce la cerimonia il presidente del concorso Carlo Rigoni

Il più cordiale benvenuto a tutti i presenti alla conclusione concorso nazionale di poesia dedicato alla memoria di Luciano Nicolis qui nella struttura museale che lui ha creato e dove ha raccolto i gioielli che tutti possono ammirare. Riuscitissima anche la settima edizione del Premio con oltre cinquecento liriche nelle tre sezioni: lingua italiana, dialetto del Triveneto e sul tema Migrazione e accoglienza. pervenute da concorrenti di quasi tutte le regioni. Un ringraziamento alle autorità che con la loro presenza conferiscono un valore aggiunto alla cerimonia, e le voglio nominare: il Procuratore capo della Repubblica Angela Barbaglio, il Questore Ivana Petricca con il vicario Giuseppe Maggese, il vice Prefetto Giulia Calabrese, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il colonello Francesco De Simone comandante il Terzo Stormo e il Presidio Aeronautico di Verona, il maggiore Adriano Sacconi del comando provinciale Guardia di Finanza, il luogotenente Arcangelo Cioccia del comando Compagnia Carabinieri, il sindaco di Villafranca Roberto Dall’Oca con il suo vice Francesco Arduini e l’assessore all’istruzione Annalisa Tiberio, l’assessore del Comune di Verona Marco Padovani, Il sindaco di Povegliano Lucio Buzzi, il sindaco di Castel d’Azzano Antonello Panuccio, il sindaco di Valeggio sul Mincio Angelo Tosoni, il sindaco di Bardolino Ivan De Beni, il sindaco di Brentino Belluno Alberto Mazzurana, il sindaco di Rivoli Armando Luchesa, il sindaco di Colognola ai Colli e presidente dell’Accademia di agricoltura, scienze ed lettere Claudio Carcereri De Prati, il sindaco di S.Anna d’Alfaedo Raffaello Campostrini, il sindaco di Isola della Scala Stefano Canazza, il sindaco di Cavaion Sabrina Tramonte, il sindaco di Castelnuovo del Garda Giovanni Peretti, il sindaco di Caprino veronese Paola Arduini, il vice sindaco di Bussolengo Giovanni Amantia con l’assessore alla cultura Valeria Iaquinta, l’assessore di Bovolone Mariateresa Burato. Hanno scusato la loro assenza il sindaco di Mozzecane Thomas Piccinini, il sindaco di S. Zeno di Montagna Maurizio Castellani, il sindaco di Costermano del Garda Stefano Passarini. E ancora il rev. don Daniele Cottini arciprete del duomo, il presidente di Cerea-Banca prof. Luca Mastena il direttore della fi liale Banco-BPM dott. Bruno Vanti, i rappresentanti della Confraternita SNODAR (Sovrano Nobilissimo Ordine dell’Amarone e del Recioto) della Valpolicella e dell’Imperial Castellania di Suavia nei paludamenti di rito.E’ presente qui accanto a me la commissione giudicatrice, che ringrazio per il suo prezioso apporto alla riuscita dell’evento culturale, il presidente prof. Gian Paolo Marchi. il prof. Giuseppe Chiecchi. il prof. Corrado Viola. il prof. Paolo Pellegrini e l’assente per inderogabili impegni familiari il prof. Lorenzo Carpanè tutti cattedratici o docenti universitari. Ringrazio l’attore Tiziano Gelmetti,

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che come sempre, anche questa volta, declamerà con la sua ben nota e collaudata professionalità le liriche prime classifi cate nelle tre sezioni. Grazie anche al pianista Renzo Bado e alla valletta Giada Marra che ci supporterà nella consegna dei riconoscimenti ai poeti. E d ora lascio la parola al giornalista Roberto Zoppi di Telepace: sarà lui a condurre gli interventi.

Parla il giornalista Roberto Zoppi

Queste sono iniziative importanti che ci aiutano a tirar fuori il meglio che abbiamo dentro di noi, vale a dire le cose belle. In questi giorni abbiamo sentito molto parlare in riferimento ad alcuni testi riguardanti la poesia dell’affermazione che “l’uomo è fatto per l’infi nito”. E’ un riferimento evidentemente poetico: la famosa lirica di Leopardi “L’Infi nito” . Credo che la poesia sia l’arte per eccellenza che ci porta a pensare all’infi nito, che ci aiuta a vivere come stato d’animo in riferimento all’infi nito a porci delle domande sulla nostra fi nitezza , sul senso del vivere e dell’essere parte di qualcosa molto più grande di noi . Grazie per questo all’amico Carlo, grazie alla famiglia Nicolis che ci ospita in questo luogo, all’amico Thomas anche per il supporto a questo premio. Mi permetto a questo punto di chiedervi un minuto di silenzio per ricordare una persona che sentiamo molto viva accanto a noi perché se oggi viviamo questa esperienza e c’è stata questa storia bella di Luciano Nicolis (e qui ci sono i fi gli che la portano avanti) è perché c’è stata una grande donna Renate Helga Faccioli che ci ha lasciati qualche giorno fa. (silenzio e applausi)

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Parla Thomas Nicolis

Buon giorno e benvenuti a tutti a nome del Museo, della nostra famiglia, di mia sorella Silvia oggi impegnata ed impossibilitata ad essere presente. Volevo ringraziare tutti, i poeti in particolare, l’amministrazione comunale e le istituzioni del territorio, tutte le autorità e soprattutto chi con grande impegno si da da fare per portare avanti e organizzare questo importante evento. Mi riferisco in particolare alla Commissione e all’amico Carlo Rigoni che con tanto impegno e sacrifi cio si fa carico di organizzare con grande passione questa manifestazione. Volevo ricordare in questa occasione che ha ricevuto un importante riconoscimento dalla Camera di Commercio con il premio Domus Mercatorum alla cultura per il suo impegno e il lavoro cultuale. Volevo complimentarmi con lui e con la moglie (applausi) Lascio spazio ora ai protagonisti della giornata: i poeti e la poesia,. Grazie.

Parla il sindaco di Villafranca Roberto Dall’Oca

Buon giorno a tutti, a tutte le autorità civili e militari presenti. Per me è un onore la presenza in questo Museo sul territorio che è una eccellenza. La seconda eccellenza è Carlo Rigoni ma di lui ne parliamo in un secondo momento. Il Museo Nicolis è qualcosa di importante, di valoriale e proprio

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per questo gli è stato dato un prezioso riconoscimento. Come consiglio comunale abbiamo aderito al progetto dell’ANCI di “Villafranca città dei motori” che sarà inserita all’interno di questo progetto con altri 26 Comuni del territorio nazionale. Questo sarà motivo per noi di promozione e valorizzazione del territorio. Per questo ringrazio i tanti sindaci oggi presenti perchè sappiamo far rete e creare comunità su temi importanti che incontreremo di qui in avanti e, come ha detto Roberto Zoppi, questo è un territorio villafranchese più ampio. Per questo vogliamo farcene carico e valorizzare tutto il territorio. Su Carlo Rigoni mi permetto di spendere una parola, ha ricevuto dei premi importanti, ma quello che è importante per noi è la persona, l’uomo, quanto spende del suo tempo per Villafranca, per la cultura, per il territorio. Per questo ti ringrazio e se siamo qui oggi è anche perché tutto questo te lo riconosciamo. E grazie all’amico Thomas., amico per vicinanza, per storia, per la famiglia che oggi ha dato senso a questa manifestazione, e le parole che ho detto relativamente ai genitori valgono quanto il premio. Grazie (applausi)

Parla il presidente della Provincia Manuel Scalzotto

Care signore, cari signori, è con piacere che vi porto il mio saluto personale e di tutto il consiglio provinciale che ho l’onore di rappresentare. Oggi è una giornata importante, la Provincia ha patrocinato questo evento perchè “non leggiamo e scriviamo poesie perchè è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni necessarie al nostro sostentamento: Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore sono queste le cose che ci tengono in vita”. Questa frase l’ho presa dal prof. John Keatimg protagonista del fi lm“l’attimo fuggente”. Non me ne voglia la giuria per questa citazione, però il signifi cato è importante per l’attività dei poeti. Permettetemi quindi con grande piacere ringraziare il Circolo Culturale “La Carica” , il presidente Gr. Uff. Carlo Rigoni e la famiglia Nicolis, Ai poeti complimenti per le vostre produzioni. Grazie (applausi)

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Prende la parola il sindaco di Bardolino Ivan De Beni a nome dei colleghi

Buon giorno a tutti. Il grande uffi ciale Carlo Rigoni mi ha chiesto di portare il saluto a nome di tutti i sindaci presenti oggi. Prima di tutto a nome di tutti i colleghi porto le sentite condoglianze alla famiglia Nicolis in questo triste momento. Il Museo Nicolis, come ha detto giustamente il sindaco di Villafranca, è una eccellenza per Villafranca, ma è una eccellenza per tutto il territorio. E lo possiamo toccare con mano, io posso testimoniarlo personalmente essendo sindaco di Bardolino quindi di un Comune ad alta vocazione turistica. Sono tanti i turisti che dal lago si spostano e vengono a Villafranca per vedere il Museo Nicolis. Quindi è un Museo che porta un grande benefi cio sicuramente a tutto il territorio. Una eccellenza di Villafranca, ma anche di tutto il territorio, è anche il cav. Rigoni, un vulcano di idee e di proposte che tanto si prodiga per Villafranca, tanto lo fa per i nostri Comuni. E quindi lo ringrazio a nome di tutti (applausi). Infi ne è diffi cile sintetizzare in poche parole quello che è il cav. Rigoni, però tre cose credo siano importanti e che vorrei evidenziare. Innanzitutto è un uomo di grande rispetto della legalità e delle istituzioni. Ho potuto toccarlo con mano perchè ero un giovane sindaco un po’ inesperto dieci anni fa e ho trovato sempre una spalla da parte dell’amico Rigoni che mi ha fatto molto da scuola, insegnato il rispetto per le istituzioni e la legalità. Seconda cosa è un uomo di grande cultura perchè ama moltissimo la letteratura e questa mattina nello specifi co la poesia e quindi è una persona di grande valore culturale e per la terza forse la più importante è una persona molto simpatica. Grazie a tutti e buona giornata. (applausi)

Parla il Questore Ivana Petricca

Buon giorno a tutti, ringrazio per l’invito il. comm. Rigoni, per la prima volta ho avuto il piacere e la possibilità di partecipare a questa b ella e signifi cativa iniziativa perché in primo luogo è un evento culturale in quanto alleggerisce le fatiche che si fanno svolgendo altri lavori e di conseguenza la poesia, come del resto la letteratura, ci eleva l’anima e ci da la possibilità di ritagliare uno spazio che sicuramente fa bene a tutti. E’ inutile dirvi che porto il saluto di tutta la Polizia di Stato della provincia e rinnovo le condoglianze alla famiglia Nicolis. Un saluto grato a tutte le autorità presenti, al Procuratore ma anche a tutti i sindaci. (applausi)

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Parla il Procuratore capo della Repubblica Angela Barbaglio

Dopo tutte queste cose che sono state dette non saprei che cosa aggiungere. Solo che sono qui in veste di discente, studente. L’apparente realtà delle cose in cui siamo immersi tutti i giorni necessita di un supplemento di amore e di poesia come è stato precedentemente sottolineato prima di me. Per cui non posso che rivolgere a tutti un saluto di buon lavoro, di buona immersione in questi sentimenti che sono poi l’anima della vita quotidiana di ciascuno di noi, (applausi)

Prende La parola il presidente della Commissione prof. Marchi

La cerimonia del conferimento del Premio di poesia di Villafranca si svolge quest’anno a ridosso di un tristissimo evento che ha colpito la famiglia di Luciano Nicolis, alla cui memoria il premio è intitolato. Pochi giorni fa, infatti, il 27 febbraio, un’intera comunità, convenuta nel duomo di Villafranca, ha dato un commosso saluto a Renate, consorte carissima di Luciano, col quale aveva condiviso lunghi anni di una vita di affetti, nutriti da un’intesa così profonda da rendere quasi superfl ua ogni parola, sostituita dal linguaggio dello sguardo.

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A fronte di un lutto così doloroso, il cav. Rigoni, impareggiabile presidente del premio, con delicato riguardo aveva prospettato il rinvio della solenne manifestazione. Senonché proprio i fi gli, sensibili interpreti della tradizione di alacre operosità della famiglia, hanno insistito sull’opportunità di dar corso al programma che tanto impegno aveva comportato nei lavori preparatori, e tante attese aveva comprensibilmente suscitato nel consistente manipolo dei premiati. E proprio per dar respiro ai diversi momenti della manifestazione, limiterò a poche battute il mio intervento, segnalando i punti essenziali che caratterizzano il premio, che in questa edizione vede considerevolmente aumentato il numero dei concorrenti, provenienti da varie regioni d’Italia: segno di un prestigio consolidato, conseguito grazie all’impegno del cav. Rigoni, le cui qualità di

promotore di cultura sono state riconosciute — piace ricordarlo — con un premio speciale della Camera di Commercio conferitogli pochi giorni fa dal presidente dott. Riello, nel corso di una serata per più aspetti memorabile. Per quanto riguarda la poesia in lingua italiana, si apprezzano delicate descrizioni di paesaggio (paesaggio veneto, ma non solo), in cui si collocano le vicende di un’umanità alla perenne ricerca di un approdo sentimentale. Episodi della memoria riaffi orati nel presente suscitano nostalgia e rimpianto, ma anche rasserenanti ricordi, legati ai vari momenti di storia familiare, segnata talora da pesanti sacrifi ci. Degna di nota appare la diffusa rifl essione sulla natura stessa della poesia, e sugli ostacoli incontrati nella ricerca di un’autentica parola poetica, talora raggiunta, altra volta mancata: sentimento espresso effi cacemente da Lionello Fiumi, nella lirica Tortora, compresa nella raccolta Stagione colma (Opere poetiche, a cura di Beatrice Fiumi Magnani e G.P. Marchi, Verona 1994, p. 419): Bellezza abbacinante delle cose — E quel tuo folto sguardo d’ombra In cui tutte riparano: come fermarvi in poche magre sillabe? Ah poësia M’è la tortora che, la gola d’iridi Cangianti accesa, non sa emetter verso,

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Poi, che rauco, monotono. In certi momenti, la parola non è più ala per il volo dei pensieri, ma gabbia di affl izione, da cui ci si può liberare solo abbandonandosi a una volontà superiore, come ci insegna il grande mistico Clemente Rebora in una poesia ispirata alla vista di alcune tortore chiuse in una voliera (Poesie, a cura di Vanni Scheiwiller, Milano 1961, p. 259): Lamento sommesso, reiterato lamento desolato lamento di tortora in gabbia: meglio, acqua, sabbia, giravolte, sempre quelle, breve universo: paradisino affl itto, mansuete tortorelle. Grazie, Signore, che solo basti al nostro volo. Buona anche la partecipazione alla sezione delle poesie nei dialetti del Triveneto. Lo studio dei testi più qualifi cati e l’esercizio della scrittura — che recupera talora strutture metriche classiche — hanno favorito il consolidarsi di voci collaudate e l’affermarsi di nuovi poeti. Abbandonata perlopiù la rievocazione nostalgica, talora manierata, che in passato ha visto il mondo contadino cristallizzarsi in una sorta di Arcadia del dolore, l’odierna poesia in dialetto si è aperta a nuovi orizzonti, gettando lo scandaglio nei territori più segreti dell’animo umano. La poesia a tema ha proposto anche quest’anno un argomento di particolare attualità, e solo apparentemente facile: l’accoglienza. Il tema è stato trattato senza indulgere a discussioni politiche contingenti: l’accoglienza è stata percepita come fattore primigenio della civiltà umana, ancorata a principi ancestrali di soccorso e di ospitalità. Valga, a mo’ di esempio, un episodio narrato nell’Eneide (I, vv. 539-543). Le navi dei Troiani in fuga dalla loro città in fi amme fanno naufragio sulle coste dell’Africa: qui un popolo, che sotto la guida della regina Didone è impegnato a costruire una nuova città, Cartagine, si mostra sospettoso nei confronti dei nuovi arrivati, e ne ostacola lo sbarco. Allora uno di questi naufraghi prende la parola e, rivolgendosi a Didone, narra le peripezie affrontate e, dichiarando intenzioni amichevoli, lamenta l’ostilità incontrata: Quale gente è mai questa? Quale nazione è così barbara da permettere un tale modo di agire? Ci viene proibito di approdare, vengono attizzati dei confl itti e si impedisce a noi di toccar terra. Se disprezzate il genere umano e le armi degli uomini, temete almeno gli dei, che fanno memoria di ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Singolare il fatto che oggi, per respingere profughi e naufraghi, si faccia talora ricorso ad argomenti impropri: ma la grande poesia, da duemila anni, ci suggerisce chiaramente un comportamento ispirato a giustizia e verità.---------------------Inizia, a questo punto, la consegna dei riconoscimenti ai vincitori dopo al lettura della motivazione da parte del .commissario estensore e delle prime liriche classifi cate dalla voce recitante dell’attore Tiziano Gelmetti e la collaborazione della valletta Giada Marra e il sottofondo musicale del pianista Renzo Bado

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SEZIONE LINGUA ITALIANA

1° premio GIUSEPPE NORI di Ponzano di Fermo

San Filippo e Pentecoste

Il pensiero del padre non ha inizio, ma persiste, sta deposto nei fondali dell’Io per riaffi orare ogniqualvolta la disposizione interiore incrocia il presente della società o della natura, quando il rapporto con il mondo si mostra con l’evidenza delle percezioni sensibili. Allora gli «spari di feste sovrapposte», o il lampo fendente «tra i papaveri di maggio» sobillano la coscienza sui propri malesseri, riconducibili all’angoscia archetipica generata dalla relazione con il padre, mentre era vivo e poi dopo la sua morte, quando le tensioni e le rivolte del fi glio si mutano in rimpianto irrevocabile, in «un vuoto» irremissibile. Da notare, in primo luogo, l’in-formarsi del contenuto nei due tempi della struttura compositiva, il cui principio consiste in una avversativa, che prosegue correggendo ciò che sta prima delle parole pronunciate: la poesia preleva solo un segmento di un discorso lungo e che proviene da molto lontano. In secondo luogo, l’ascolto poetico rileva le tracce del canto, segnate da ritmi e da echi che provengono dalla tradizione poetica, ad esempio leopardiana, ma reinterpretati con autonomia e con pregevole originalità.

È invece sempre stato magro mio padre, e sfi nito, infi ne, per l’ultimo viaggio senza una gamba, un mite e umile Acab di campagna. Nel mio ricordo più felice e nel mio orgoglio più innocente pieno di sole sulla falciatrice fra i fi ori e i fremiti del campo; poi sconfi tto da debolezze troppo grandi, che non sono mai riuscito ad accettare e forse neanche a perdonare.

Ma un giorno arriva e ci si arrende in un momento, quando al dolore segue il pianto che sovrasta e scarica quel peso che ci opprime, nero, come il cielo dietro al lampo. Una cupa epifania. Come oggi, sotto il greppo, in questa mia agreste Pentecoste, (spari di feste sovrapposte di là dal fi ume a San Filippo),

un raggio obliquo in mezzo al verde, solo, tra i papaveri di maggio. Così ho confuso i suoni e le stagioni, frainteso le parole, le mie, le sue, e ammesso infi ne con me stesso che dentro è un vuoto di vent’anni: vent’anni, anche se sembra si sia perso appena adesso quel suo ultimo respiro con l’odore ch’esala il fi eno fresco falciato là nel piano oltre il fosso.

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2° premio ATTILIO GIANNONI di Castelletto Ticino NO

Bon voyageQuasi come in un dipinto impressionista, a tratti svelti di pennello, il componimento ritrae una gita organizzata di un gruppo di anziani, rappresentandola con l’evidenza del dimostrativo scandito in punta dei primi tre versi e con la rapidità degli infi niti in sequenza all’interno di una sintassi sospesa. La medesima combinazione formale si ripropone alla fi ne, conferendo alla poesia una sorta di struttura circolare, la quale ha una qualche interessante attinenza con il contenuto. Partecipa al tableau una sottile ironia, che interpreta gli interessi dei vecchi gitanti e li pone in ordine, relegando la meta in fondo alla lista, al cui capo invece trovano posto «le ciarle», «le poche cose poco più di niente / da spartire un po’ con l’altro la vita». L’anafora evidenzia il poco, che è quanto resta e quanto basta, mentre i luoghi sfi lano di sghembo, oltre i fi nestrini. A quegli anziani non serve Parigi; è suffi ciente «un’occhiata ai cieli bigi» e poi lasciarsi «cullare mangiare qualcosa / un biscotto» per sentirsi soddisfatti del viaggio che stanno compiendo.

Quei viaggi che durano sei-sette ore quelle gite in pullman dei pensionati quelle borse gonfi e di confi denze l’aprirsi alle lucine delle porte l’entrare di soppiatto nelle case sulle scale che si riempiono di nomi di nodi di pastiglie dosi e modi mentre fuori passa la campitura assonnata e uniforme della Francia. Mentre più della meta dentro è il viaggio. Sono le ciarle che portano i vecchi le poche cose poco più di niente da spartire un po’ con l’altro la vita. E in quel cullare mangiare qualcosa un biscotto, un’occhiata ai cieli bigi e poi riprendere nel dormiveglia l’udire e l’andare forse, a Parigi.

Consegna il premio il vice Prefetto Giulia Calabrese

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3° premio ROCCO PAGLIANI di Padova

I l s e n t i e r o

L’immagine di un sentiero angusto dentro un roveto fornisce alla esistenza, o, meglio, alla sua rappresentazione una allegoria concreta, realistica, come gli aspri sterpi e folti tra Cecina e Corneto richiamati da Dante sulla selva dei suicidi. L’immagine non è però generata, come nella Commedia, dal giudizio sul mondo, bensì è riferita alla condizione dell’Io e funziona in quel processo di esternazione che dà forma e corpo agli stati d’animo, a partire dal male oscuro, depressivo e disorientante pronunciato per parabola come «scuro cunicolo», come «alterno rifl esso / di sogno e realtà». Perché non tentare la direzione opposta, dalla immagine alla condizione interiore? Una volta rimosse le lugubri, aggressive, parvenze da una speranza ostinata, fi nalmente gli spazi aperti e la natura lustrata dalla pioggia e inondata dalla luce potranno costituirsi come forme-annuncio, come indizi sensibili di un risarcimento prossimo venturo.

Nel roveto uno stretto sentiero a colmare la distanza tra me e me. L’anima confi tta nello scuro cunicolo, imprigiono le parole, fauno saltellante fra giochi illusori di specchi e trastulli di fi evoli lampi. Lacerato, disgregato nell’alterno rifl esso di sogno e verità, ho fermato il passo a blandire la mia pena. Nell’aria ferita dal gracchio dei corvi, a schernire il destino negato, mi ostino a sperare che l’ànsito del mare, il sussurro del vento, l’aroma della terra lustra di pioggia e la corona dei monti innevati, rilucente al trascolorare del giorno, tappezzino di nuovi ricordi l’atroce abbandono e mi rendano il perduto sentore della vita.

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4° premio - DANIELA BASTI di Chieti

Pietra d’inciampo

«Ordini freddi», case lasciate per sempre, «fucili puntati» e treni che partono «verso una notte infi nita». È lo «strazio» di una deportazione, e, insieme, di ogni deportazione: la poesia ne fa memoria nelle prime due strofe, compaginando la trama dei versi con un fi tto ordito di riprese allitteranti, rime interne, assonanze, richiami sonori, insistiti fenomeni d’eco. Di ritorni memoriali, appunto, il cui accalcarsi è effi cace resa mimetica dell’incespicare del deportato, dei suoi «ultimi passi». È l’«inciampo» evocato nel titolo e dichiarato, in iterazione e con rilievo, fi n dai versi iniziali: «ho inciampato, / tutti abbiamo inciampato»; versi, questi, nei quali il destino individuale subito si allarga e si radica in quello di tutta una comunità, dell’intero popolo ebraico, del cui libro sacro risuonano in epigrafe le parole. Ecco dunque l’evocazione del paolino lapis offensionis: emblema centrale della lirica, la petra scandali della Lettera ai Romani è ora il «sasso lucente» della memoria, «pietra d’inciampo» che oggi costringe chi «passa» dinanzi alla casa del deportato a ripeterne – con coscienza memore, quasi liturgicamente – il «passo» incespicante.

(...ecco, io metto in Sion un sasso d’inciampo e una pietra di scandalo....)

San Paolo, Epistola ai Romani, 9/33

Quel mattino, nella fretta degli ordini freddi, ho inciampato, tutti abbiamo inciampato sulle scale, fra gli ultimi odori di culla e squarci familiari.

Intorno già l’eco dello strazio futuro, fucili puntati, ossessione di rotaie verso la notte infi nita.

Ora abito nel respiro di questo sasso lucente posto a mio ricordo dinanzi al portone di casa, pietra d’inciampo per ogni passo che passa, scandalo e memoria di tutto quello che è stato

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4° premio – MARIO DE FANIS di Falconara Marittima

Dei tanti che partirono Spiccano in questi versi immagini di intenso risalto espressivo: «sciuscià cenciosi» che giocano «sui tronchi / della segheria»; «fette d’anguria» allineate «sul ripiano dei carretti» come bocche rosse di donne che ridono amando… Immagini vivide rimaste impresse nella memoria, a segnare il ricordo di un giorno di svolta nella vita dell’io lirico: «il giorno che andò sui monti» a combattere. A una rima, cucina … collina, il poeta affi da il compito di legare il luogo lasciato a quello raggiunto, proiettando l’alone protettivo del primo sui pericoli del secondo, l’«amore» sul «timore». E altre immagini si presentano al cuore del poeta, abbarbicandovisi come l’edera: e sono immagini di vita inestricabilmente intrecciate a segni di morte. Come nell’evocazione di un amore presto troncato («Elisa, solo baci rubati per le scale», morta di mal sottile in ospedale); o come nel verso, di sapore ungarettiano, ripreso a titolo, «Dei tanti che partirono, molti non ne rividi», dove alla realtà della morte subentra senza stacco un’immagine che sembra contraddirla: i musi sporchi di more di quei soldati, che rubavano grappoli d’uva «acerbi come / gli anni loro».

Affogano nel cemento i prati di periferia.

Più non traballa il tram sopra i binari.

Mi salutarono, il giorno che andai sui monti,

sciuscià cenciosi che giocavano sui tronchi

della segheria, rosso il viso impolverato.

Sopra stecche di ghiaccio allineate

le fette d’anguria, sul ripiano dei carretti,

schiudevano labbra di carminio,

come riso di donna rapita nell’amore.

Da quel giorno mia madre, là nella cucina,

a tostare l’orzo dentro al macinino

una voce udiva; ed a scuoter la crusca

nella trama del setaccio il viso del fi glio

intravedeva, che combatteva su in collina.

Sospirando, quel nome sussurrava piano,

svelta ravviandosi i capelli con la mano.

Mio padre non parlava, ma con lo sguardo:

”Non aver timore!” le diceva “ L’amore

nostro lo protegge sempre, sta sicura!”

Poi alle foglie dei gelsi sfamava i bachi voraci

sulle canne, e le gallinelle nere col granturco.

Contro un muro sbrecciato di caserma –

divise gettate come giacche d’impiccato -

soldati stanchi di guerra consumavano

un rancio tristo dentro gavette di stagno

ammaccate. Elisa, solo baci rubati per le scale,

era morta l’inverno prima in Ospedale:

lo chiamavano allora “mal sottile”..

Sui tetti rossi e nei vicoli bui gatti smagriti

stiravano l’unghia indolenti. Sulle panchine

di ferro matti dimenticati intrecciavano sogni

di libertà alla stentata ombra dei pini. Un sole

sbiadito si nascondeva spaurito dietro i monti.

Dei tanti che partirono, molti non ne rividi:

sporchi avevano i musi delle more,

ed i grappoli d’uva rubavano acerbi come

gli anni loro. E graffi a ancora, dentro, la memoria:

quest’edera che nel cuore ti s’abbarbica, ostinata! .

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Premio speciale - medaglia del Pontefi ce – GIUSEPPE DELLA MALVA di Bergamo

A Elifaz il Temanita

Ci parla di un «alto colle ora smottato / che saziava un giorno d’ambrosia viventi / simili a dèi» la soglia di questa lirica: un paradiso perduto che nessuno sa più fi no a dove si possa salire, neppure il biblico Elifaz il Temanita cui il poeta rivolge il suo canto, il «fratello sapiente» del libro di Giobbe. E allora la voce del poeta non può che giungere da un altrove reale e diametralmente opposto: è l’«altro lato dell’Eden», una «valle di sale» che è per tutti spazio di vana erranza sotto un «immenso cielo sprangato»; un «qui» infero, collocato «in fondo», dove non è «tregua nei lutti»; o un purgatorio di vaga memoria dantesca («recinto fertile di anime in calca / ai rami d’un albero solo») ma rovesciato, dove agli «umani», «granelli vani», è consentita soltanto una «retrograda ascesa». A questa realtà ineluttabile, alla sua topografi a senza alternativa, il poeta inchioda i suoi versi, ribattendo un «qui» senza remissione, in anafora, a ogni attacco di strofa.

Fin dove risale tra aghifogli pungenti la via all’alto colle ora smottato che saziava un giorno d’ambrosia viventi simili a dèi tu non sai, come me non puoi più sapere.

Qui in fondo, nella valle di sale impietrita dagli occhi dei molti, dei troppi del tempo tu erri come me, come tutti, fratello sapiente.

Qui dove non c’è sconto ai tramonti, pausa agli inverni, tregua nei lutti lascia come sono i cuori mai pronti al saluto al caduco giorno - tanto dura la vita.

Qui in fondo, nella valle del sole cangiante, fratello mortale, s’affannano cicale come formiche ad ammassare canti lenti, lenti canti per assopire l’estate, ritardarne l’oltraggio d’ottobre, le rose violate, gli ossuti vigneti.

Qui, dall’altro lato dell’Eden, recinto fertile di anime in calca ai rami d’un albero solo, polvere torna ogni giorno alla polvere di ieri, che il vento d’oriente raccoglie e disperde, raccoglie mulina sotterra e ancora l’ara sotto un pallido sole cangiante, mai nuovo in quell’immenso cielo sprangato: granelli vani gli umani in retrograda ascesa.

Qui, dall’altro lato dell’Eden, gli angeli ormai han così poco da fare se non stare ad ascoltare l’enigma sempre uguale dei giusti, la pena ostinata dei vivi ribelli e dei morti gli eretici sogni

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medaglia d’oro Rotary Club - DARIO MARELLI di Seregno MB

Via della Spiga

Ritratto nitido e vivace delle «belle donne di Milano», che in Via della Spiga esibiscono la loro modernità priva di esitazioni e di inibizioni, nel gioco diurno delle apparenze. Con la sera succede invece il tempo del «solito grigiore»; allora le maschere guardano nello specchio del vero, che rifl ette la loro superfi cie illusoria, illuminata da «una luce che splende a intermittenza».

Se ne vanno, le gambe in bellavista,le camicie di raso sbottonate

sotto il sole che spettina i capellie le ore sbadigliate dopo pranzo.Dietro l’angolo del bar la zingara

ammicca e invoca un’altra monetinain cambio di un sorriso antico e falso.Ma il tacco già si avvita sull’asfalto,e l‘occhio scruta ansioso l’orologio

con l’ossessione della messa in piega.Stringono fi ere al petto le borsette

in pelle, col profumo di Chanele il tablet con i meeting di domani.

Le vedi volteggiare come aironila cipria che risale dalle guance

e dietro sè una scia di complimenti.Sono le donne belle di Milano

con il cipiglio duro di chi scegliema i sogni incisi in stele di cristallo.

A sera si rimirano allo specchioa cancellare i vizi della forma,

nel cuore una felicità apparente.Poi si arrendono al solito grigiore

fatto di cronicari di illusioni,di una vita giocata alla schedina,

di una luce che splende a intermittenza.

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medaglia d’oro Comune di Villafranca - RODOLFO VETTORELLO di Milano

Stasera lavo i piatti

Lo sguardo è puntato impietoso nel ménage familiare e ricostruisce un frammento di rapporto verbale tra coniugi, prosastico dialogo che si svolge tra rancori e ostilità nello spazio-carcere domestico. Sulla antitesi coniugale grava un cumulo di fantasmi. Si tratta di rancori, di pregiudizi e di qualche ricatto, che depongono sulla inanità dello scontro e della stessa sofferenza che esso provoca.

Guardiamoci negli occhi, utilizziamo questo ritaglio minimo di tempo per farci ancora un po’ di più di male. Mi osservi come fossi un criminale ed io ti guardo come una nemica. E’ questo che facciamo dal mattino, di pugnalarci come dentro a un fi lm. Per quanto cerchi, non lo so tenere il muso così a lungo come te, che a volte puoi tacere per ore ed ore, per giornate intere. Poi viene il tempo della luna buona, si mettono da parte le opinioni che paiono in antitesi e si tenta di ritrovare un po’ di verità, di vincere quel vizio che ci assilla e fare, come in guerra, l’armistizio. Siamo guerrieri; se combattiamo è più per la divisa. La mia di maschio coi suoi privilegi, la tua di donna con le sue ragioni.

Lui -Facciamo che mi tieni come sono.- Lei -Se adesso lavi i piatti, ti perdono.

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medaglia d’oro Gruppo Albertini - ANNA RUGGIN di Montagnana PD

R i t r a t t o

Una donna seduta da tanti anni sulla poltrona rossa è l’immagine-chiave di un componimento che rovescia il punto di vista, che parte cioè dall’uomo isolato nella sua infermità e nella sua solitudine per imputare all’umanità effi ciente e dinamica l’incapacità di ascoltare il pensiero e il sentimento degli emarginati. Da apprezzare è il sistema metrico – strofi co e rimico – e la presenza del ritornello, che fanno della poesia una sorta di canto folklorico.

Starai sempre in silenzio sulla poltrona rossa, sei lì da tanti anni e non ti sei mai mossa. Con un’arancia in mano e con la gonna nera tu, nella tua fi nzione, sei forse la più vera. E in fondo al tuo sorriso c’è una malinconia e c’è una grande voglia di andare, andare via.

Ma andare via davvero tu non puoi e se qualcuno guarda gli occhi tuoi, poi se ne va pensando: “Ma chi è? Sembrava sorridesse solo a me …”

La luce dei tuoi occhi racconta una poesia, che reciti a te stessa per farti compagnia, è una poesia d’amore che non si può ascoltare e le poesie non dette non fanno innamorare, così rimani sola, rimani ad aspettare, che arrivi fi nalmente il tempo per amare.

Ma amare per davvero tu non puoi e se qualcuno guarda gli occhi tuoi, poi se ne va pensando: “Ma chi è? Sembrava sorridesse solo a me …”

E tu rimani ferma, rimani sempre quella, fedele al tuo contratto, rimani la modella, e dal tuo quadro guardi un pubblico distratto, che a volte non si ferma davanti al tuo ritratto, ma a chi si ferma invece tu sembri dire: “Io, io vivo veramente in un mondo tutto mio …”

Ma vivere davvero tu non puoi e se qualcuno guarda gli occhi tuoi, poi se ne va pensando: “Ma chi è? Sembrava sorridesse solo a me …”

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medaglia d’oro Comune di Colognola ai Colli - ANNALISA RODEGHIERO di Padova

Disordine verticaleLa tempesta, che ha divelto le abetaie dell’Altopiano, è un paradigma di catastrofi ca evidenza, una silente denuncia degli errori umani. Tuttavia, per giungere alla verità non basta lo sguardo orizzontale sulle superfi ci, dove la sorte ha deposto i tronchi e dove è visibile la tragica metamorfosi prodotta dal disastro. Prima di ogni computo e di ogni provvedimento, la coscienza deve inoltrarsi nella profondità violata delle radici e ascoltarne il «grido verticale».

Quanti girotondi d’abeti mancheranno ai boschi del Kranz o verso il Gruppach. Uno due tre la conta in genere si fa toccando le teste una ad una in fi la con la mano, ma ora lassù sull’Altopiano dentro un silenzio che sembra innaturale tronchi dormono sui tronchi disordinatamente corpi ammassati nelle fosse. Forse allora io non so contare fi no a mille duemila tremila, una alla volta la nostra distrazione. Uomo contemporaneo che inciampi e cadi sopra i tuoi stessi errori, uomo sguardo orizzontale che vedi a senso unico le cose ascolta la radice che ti parla, colma l’incolmabile distanza tra te e il suo grido verticale. Poi aiutami a fi nire quella conta.

Trecentomila possono bastare.

Altopiano di Asiago, ottobre 2018: migliaia di alberi testimoni della storia millenaria del luogo

vengono falciati da raffi che di vento e dalla furia della pioggia.

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medaglia d’oro Comune di Bussolengo - FRANCESCA CROCI di Predazzo TN

Dark Romance

Due tempi strofi ci scandiscono il succo della storia di un rapporto: i brevi inizi illusorii, presto dissolti per «superfl ue divergenze», seguiti dal tempo lungo del fallimento, durante il quale si dipana l’orribile trama della persistenza nel tedio. In questo romanzo nero è concessa ai protagonisti soltanto qualche rapida evasione dal senso di colpa deposto nei fondi oscuri dell’anima.

Abbiamo avuto superfl ue divergenze - ci siam baciati con verosimile trasporto solo per pochi istanti rimasti nella luce di uno sguardo - spiriti spiritati mute esistenze impastoiate.

Urti di rabbia orgasmi di sconforto - abbiamo avuto breve sollievo nel tremore rapace e appassionato di carni nude esauste e trascurate. Restano intatti sogni alla deriva da espiare.

Consegna il premio il vice sindaco Giovanni Amantia

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medaglia d’oro Az.da Stefano Franchini - ALFREDO PANETTA di Settimo Milanese

B e c c a

Il ponte della Becca e lo scorrere del fi ume costituiscono il chiasmo visivo di oggetti fermi e di materia in continuo divenire. L’immagine provoca l’apparizione di altri incroci interiori: da una parte i ricordi che riaffi orano alla superfi cie della memoria, dall’altra il fl uire del tempo, che ha prodotto quella voragine che ha il biancore della dimenticanza.

Sotto la Becca E’ passata tanta acqua Da allora

Oggi è in pienaE una barca la solca Come un placido mare.

Quel giorno, era asciutto.Un rivolo in mezzo alla ghiaiaChe presso i piloni, appartatiPotevi farci l’amore.E si fece.

Consegna il premio il Procuratore capo Angela Barbaglio

Oltre il ponteOltre il tempo che passaUna voragine bianca.Come se il vuotoFosse la cifra di una vitaE specchiarsi una sfi daGentile.

OsservareL’enorme portata del fi umeChe ha voce spezzata

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medaglia d’oro Pietro Savio a.m. - RENZO FRANCESCOTTI di Trento

Il grande orecchio di Dioniso

Il mito fornisce la metafora più chiara alla parola che il poeta pronuncia sia per denunciare la tirannide, sia per testimoniare il coraggio della verità. L’«occhio» immenso e il «grande orecchio» dei tiranni, Dioniso e Polifemo, diventano traslati senza tempo del potere che controlla e reprime la società, a cui si contrappone l’incoercibile energia del canto di Filosseno, metafora anch’essa senza tempo del poeta libero.

Ma sì, lo so, lo sappiamonoi tutti qui,murati vivi nelle latomieche il Grande Orecchio di Dioniso è in ascoltocaptando anche i nostri sussurri.

Ma io Filosseno poeta, non mi sono lasciatopietrifi care nella latomial’estro il danzante gestoche il dorato Apollo mi ha donatoquando stupito schiusi gli occhi al mondo.

Scrivo qui a menteIncidendo con lo stilo il cervello:mi detto nascosta-mente un poemaintitolato Polifemo.

L’ho recitatoai miei compagni murati: “E’ il più bellodei tuoi poemi – m’hanno detto -.Sia benedetto il giorno che sei nato!”Azzanna i tiranni che hanno tuttiun grande orecchioe un occhio solo immenso stralunato.

Alla fi ne sarà la poesiaa liberarci dalla latomia.

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medaglia d’oro Società Bocciofi la Villafranca - ANTONIO NESCI di Modena

Per Tiziano G.

L’esperienza dimostra che il tempo tronca anche il fi lo più robusto, perfezionato con tenacia contro ogni strappo. Il «disabbraccio», insomma, è inevitabile e la dissoluzione del «noi» non produce il ripristino dell’inizio per un nuovo percorso. Rimangono, Infatti, indelebili e tormentose la memoria dell’assenza e il senso di vuoto, mentre l’Io constata la lacuna in ogni momento e «in ogni angolo di casa».

…ricordarsi che il giorno muore, che il tramonto è bello e bella è la notte che resta...

Così è e così sia... ( F. Pessoa)

Ma oltre il respiro c’è il rimbalzo dei giorni, la memoria che ritrova quel noi che si era fatto fi lo per ricucire ogni strappo e ci siamo attorcigliati sino all’anima per dare forza ai sogni rimasti a mezz’aria. Non è bastato, il tempo ha spezzato la storia, lasciando uno solo di quel noi, resta un timido e vuoto pensiero in ogni angolo di casa. Prima c’eri tu nelle sere, tu e le cose del giorno, oggi il disabbraccio, la distanza e questo tempo cattivo che nega ogni parola. Torniamo sconosciuti in un destino di silenzi, restiamo sorpresi dagli spazio troppi grandi.

Consegna il premio il Questore vicario Giuseppe Maggese

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medaglia d’oro Comune di Bardolino - CARLA BARONI di Ferrara

La moneta della vita

La speranza, la fulgida speranza della giovinezza, è la moneta che si spende vivendo. È questa la mesta conclusione alla quale giunge il tracciato poetico, condotto con lirica delicatezza di immagini e di traslati, dentro il tempo della memoria. Le oscillazioni tra partenze e arrivi del pendolo delle illusioni percorrono con più lentezza un’altra linea, quella della differenza prodotta dal tempo, che non ha facoltà di ritorno.

Partire e poi tornare. Nei miei sogni quante partenze e arrivi! Dondolava al palo del patibolo già profuga quell’ultima illusione perché il vivere è fatto di secondi, di manciate di inutili granelli di clessidra. L’importante è che trascorra l’ora senza lasciar ferite, senza traccia di qualche cosa che darà dolore. Ebbi spesso le vele gonfi e a un vento che dove non volevo mi portava. Spalti arditi vietavano l’approdo ma c’era il sogno lì suadente, invitto a dar coraggio a tutte le mie imprese. Il tempo scorre, noi sconfi tti Ulissi tentiamo di tornare ai nostri inizi là dove profumava la gaggia e non ci accorgevamo delle spine. Era l’età diversa, era il fulgore di una speranza antica che si spende a poco a poco nel passar degli anni. E quando è persa tutta si capisce qual era la moneta della vita.

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medaglia d’Oro Comune di Valeggio sul Mincio – Vanni Giovanardi di Luzzara RE

Seiemmezza

Poesia della giornata che a poco a poco rinasce alla vita, all’alba, dopo l’assopimento notturno, della vita cittadina che si riattiva risvegliandosi nell’animazione del suo mercato, tra odori, luci, colori, forme, voci, movimenti: un affresco vivido e vario di presenze umane e animali, colte come in un fermo-immagine e suggellate dall’epifania fi nale della donna «scava d’anima e di tempo interminato» che apre «la cucina da un’imposta».

L’alba, aggrappata ai tigli, batte il viale,c’è profumo dolce di panementre scivolano traiettorie lente di biciclette,in un silenzioso solennemente ancora nebbiosoe buio, scodinzolano ritorni di gatti.Prendono il voloi primi passeri al lavoro,ronzano i loro aloni allineati i lampioni, sotto le insegnefuggevoli dei bar illuminano bocche appena chiuse.L’odore dei risvegli è schiuma bianca, sbuffo bollente, primocolor d’anime appoggiate sui gomiti e sugli occhi,sospesi ancora a bandoli di sogni.Sboccia intanto, tra torri di cassette e frette sbalordite,il vigore del mercato, tuonano già le voci dei richiami,“piazza Iscaro” le abbraccia.Uno ad uno sfarfallano gli occhi alle fi nestre, spuntanoLuci e colazioni, cominciano le danze gli operai(mani pesanti, caritatevoli carezze).Leggera a sobbalzare la campana annuncia un’ora mezzaal cielo di Luzzara,dai tre orologi grandi punta l’orache la miseria cieca dal quarto in torre non ha mai potuto.Schiarendo inverno l’aria sale, intirizzisce il pelodi una gatta bianca, sentendo odor di pesce in banco.Aprendo la cucina da un’imposta,una donna scala d’anima e di tempo interminatosi mostra ancora di bellezza.

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medaglia d’oro Reale Mutua Ass. ni -Cordioli – Siciliano Filippa di Casteggio PV

Tracce viola

Un amore dissolto che «sapeva d’infi nito» e il riverbero che ne resta nell’animo di lei, in un presente-futuro segnato per sempre, come «sbarre indelebili / di tracce viola» rimaste impresse sulle mani.

Sapeva d’infi nitoil nostro amore,

violato dal quel morsodi bruma che arrogante

venne a rivelarmil’ora dell’inganno.Ti dimenticherò

nei giorni arrotolatiin barlumi iridescenti,

nei dedali di granobagnati da un cieloavvezzo al pianto.

Mi lasci saziadi umana comprensione

e di affreschi che i tuoi occhiseppero dipingere

nell’impiglio dei nostri ieri.Sarà ferroso il frutto maturoche mangiammo dalla vitealle spalle della risacca

generosa di oblii.Schiuderò ora piano le mani

che mostrano sbarre indelebilidi tracce viola.

Consegna il premio il magg. G.F. Adriano Sacconi

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medaglia d’oro Comune di Povegliano – Maria Luisa Bottazzi di Reggio Emilia

F a r f a l l e

Versi di incanto stupito, di stupefatta meraviglia, di attonito rapimento. Cantano, ma senza indulgere a sterili calligrafi smi descrittivi, la danza di farfalle sciamanti a ondate «controluce». Scandisce quel «turbinoso movimento», in mimesi, con indovinato ritmo dattilico, una ridda di sdruccioli – per lo più predicati: non per caso nomi d’azione, dunque – posti in attacco di verso, quasi a innesco della danza: abbagliano, ondeggiano, battiti, vibrano, eserciti, invadono, volteggiano, seguono, nascondono, iridi, proseguono. La chiusa, scomparsa quella «mescolanza dorata», lascia l’io lirico ad ascoltare, «immobile, stordito», il mattino fattosi ormai incolore.

Danza nel controluce stupito uno sfarfallio in turbinoso movimento.

Ondate di farfalle bianche cosparse di cenere d’oro abbagliano l’aria, ondeggiano nella frenesia di battiti d’ali.

Vibrano nell’ardito viaggio eserciti di foglie sinuose, invadono ombrelloni fi oriti, volteggiano, sfi orano, avvolgono.

E seguono farfalle altre farfalle da luoghi sparsi nel mare, da spiagge misteriose, da colline profumate.

E ancora e ancora popolazioni di ali stanche nascondono il cielo, la sabbia, seguono il tempo dove tutto si confonde.

E sulla mano una farfalla si posa senza peso; iridi bianche mi guardano, il dito tenta una accarezza e il velluto d’ali fugge nel fuoco di sole,

nell’onda travolgente. Scompare la mescolanza dorata.

Ora nel tempo concesso proseguono migrazioni mute verso il promontorio di nebbia, di fi ori sbocciati di rami intricati, in attesa del tempo fi nito.

Immobile, stordita, ascolto il mattino senza colore.

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medaglia d’oro Metano Villafranca-Bozzola – Stefano Peressini di Carrara

Il poco che abbiamo

La lirica registra gli effetti di una «lacrima improvvisa» su chi la vede sgorgare: spettacolo che lascia «senza fi ato» e fa perdere la parola, e con un’intensità che il poeta paragona all’emozione inattesa e violenta di fronte allo «svelarsi / d’un nascosto sentimento». È la potente «meraviglia / del guizzo di luce che viene / dall’anima accesa / quando vibra d’amore». Epigrammaticamente gnomico il distico in clausola: «La vita s’aggiusta / con il poco che abbiamo».

Di fronte a una lacrima improvvisa ho perduto la parola: senza fi ato è il mio sentire, come in un tuffo a capofi tto nel vuoto dello spazio, senza il freno delle ali e il vento contro che ubriaca.

Così forte è l’emozione che scatena lo svelarsi d’un nascosto sentimento: un lampo d’argento nel cielo d’inverno dipinto di nero, un fragore di tuono come lo schianto d’un’onda impazzita, un ruggire di belva ferita o uno schiocco di frusta, uno sparo che rompe il silenzio.

E torna ogni volta quel senso di pieno stupore, il conforto d’una brezza inattesa nell’afa sottile di quest’andare sofferto tra pietre e salite e rovi taglienti, la meraviglia del guizzo di luce che viene dall’anima accesa quando vibra d’amore.

La vita s’aggiusta con il poco che abbiamo.

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medaglia d’oro Comune di Castelnuovo del Garda – Francesco Zanettin di Galliera Veneta

Annunciazione agli Uffi zi

Nello stampo antico di un sonetto di perfetta misura e di classico panneggio il poeta modula questa vibrata ékphrasis del celebre dipinto: un inno caldo di pronunce ammirative, quasi una preghiera di lode e di ringraziamento rivolta allo sguardo «preciso» e «perentorio» di Leonardo, alla regalità sublime delle «cose» e dei personaggi raffi gurati con «divina regia» dal suo «genio».

O dell’Annuncio azione che permanenel fermo-immagine che invii, Leonardo,dal tuo preciso perentorio sguardosopra le cose in sé tutte sovrane!

O pieghe regie delle sete umane!O fi ori netti ubriacati di nardosopra il tappeto d’erbe cui è traguardosolo ove è mare con vette lontane!

E gli sguardi e le dita affusolate,del Genufl esso Alato e di Mariacon il potere di dar più mandate

alle porte del Cielo quando inviamessaggi eterni oltre soli e date?O nel tuo genio divina regia!

Consegna il premio il sindaco Giovanni Peretti

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medaglia d’oro Mons. Giampietro Fasani in memoria – Giuseppa Aguglia di Casteldazzano VR

O g n i s s a n t i

La lirica registra con trattenuto ma pur visibile dissenso, in versi brevi, fermi e risolti nell’asciutto referto, uno dei tanti processi di secolarizzazione e rimozione operati dall’odierna «liturgia del consumo». A farne le spese è la festa di Ognissanti, oggi rimpiazzata da riti di segno opposto, che evocano un diabolico sempre più imperversante: le «maschere tetre», il dileggio reciproco, i «voli inquietanti di demoni». Indizi del «vuoto» in cui naviga l’uomo, spie dello smarrimento di senso e di «memorie» che lo affl iggono. L’ultimo distico, che non per caso raggiunge soltanto in cauda la misura più distesa dell’endecasillabo, prova a riaffermare, quasi a rifondare, il vero signifi cato spirituale della festività religiosa: «non marmi, non fi ori», ma «cieli stellati su lenzuola d’erba».

Hanno spogliato il giorno d’Ognissanti. Non celebra memorie la liturgia del consumo. Per le strade, ragazzi con maschere tetre giocano dileggiandosi.

Nell’aria sorda voli inquietanti di demoni si sovrappongono a fl ebili rintocchi.

Naviga nel vuoto l’uomo, insegue emozioni che si perdono in ebbrezze artifi ciali.

Gioia, pietà, rabbia: granelli sospesi in clessidre invisibili, alla fi ne del viaggio.

Ognissanti: non marmi, non fi ori; cieli stellati su lenzuola d’erba.

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medaglia d’oro Veteran Car Club “Bernardi” – Giordano Ibatici di Arco TN

N a m i b i a

Appare nel deserto il «barbaglio di un miraggio», precisamente dove l’òrice, la gazzella africana, «scortica il suolo». Lo afferma nella chiusa questa lirica non superfi cialmente descrittiva, che distende sugli elementi precisi del paesaggio namibiano (il «fi ume effi mero», gli alberi di mopane, il «cielo arroventato», persino i «riccioli ammirevoli dei boscimani») le epifanie seducenti di «un’altra estate».

Un’altra estate mi guarda dai tropici ardente seduzione nella landa desolata. Avviluppa il vortice della sabbia dorata con le dune felpate dal vento e dai licheni. Lusinga l’estate namibiana colora il fi ume effi mero e alle piante di Mopane accarezza le ali di farfalla. Sono lì nel cielo arroventato tra massi ferrosi meditabondi antiche mappe di sopravvivenza riccioli ammirevoli dei boscimani. Dove l’Òrice scortica il suolo appare il barbaglio di un miraggio.

Consegna il premio il Procuratore capo Angela Barbaglio

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medaglia d’oro ditta Eco Corse – Maria Cerini di Goito MN

Sagome evanescenti

Sullo sfondo di un cielo velato, ecco apparire opachi simulacri – le «sagome evanescenti» del titolo –, «ombre di vita» che si profi lano diafane, presenze larvali di un tempo lontano, richiamato nel vivido ricordo di «giornate assolate» e di «volteggi instancabili / su specchi di cielo».

Fra colori che si perdono in sottili velature trasparenti come ricami appaiono sagome evanescenti, immobili statue, quasi ombre di vita su altari di pietra scura, padrone assolute di una natura addormentata, silente, fi gure da sogno su acque fumanti, memori di giornate assolate di volteggi instancabili su specchi di cielo.

Consegna il premio il sindaco di Villafranca Roberto Dall’Oca

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medaglia d’oro Comune di Mozzecane – Anna Barzaghi di Seveso MB

Le parole della vita

Ha immagini di intensa introspezione questa lirica, che dispiega un paesaggio tutto interiore colto e rappresentato nei suoi moti più reconditi: «pieghe del cuore», pensieri inespressi, memorie di un sogno. Due espressioni anche semanticamente affi ni marcano il verso iniziale e quello fi nale: dentro agli occhi, nell’incipit, e tra le ciglia, nell’explicit, a comprendere, come racchiudendole tra due distinte evocazioni del punto più esterno dell’animo (gli occhi, appunto), le «parole della vita» richiamate al centro della poesia e riprese nel titolo.

S’attarda dentro agli occhiquel cielo che ora s’adagia sull’anima

come una preghiera avvolta tra le pieghe del cuore

mentre un pensiero si trascina lentosulle pagine del silenzio dove il margine del tempo

ha mitigato le parole della vita.

Tra le memorie arroventate di un sognodispieghi le tue domande

scivolandoti dentro seguendo il sentiero del passato

sulle orme di polverosi dilemmicome riscatto di un perdono

che s’insinua lieve tra le ciglia.

Consegna il premio il Questore Ivana Petricca

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medaglia d’oro Comune di Cavaion - LUCIA BELTRAME MENINI di Verona

Villa rossa sul lago

Nella luce abbagliante del lago, circondato da una natura paradisiaca e segnato da vele lontane, si colloca il mistero di una vita che supera la prova del dolore nella continuità delle generazioni che si avvicendano tra le mura rassicuranti di una villa immersa nel rosso del tramonto.

Un prato screziato di sole, rifl essi e barbagli di luce: proposte di quiete, d’antico sul lago che giace vicino.

Disteso sull’erba che tace, un bimbo balbetta i suoi sogni all’ombra di salici e ulivi. Intente al frinir di cicale, inseguono voli di vele bambine già ricche di passi. Accanto, un pensiero di madre ricama per loro un futuro.

L’incanto dell’ora ravviva ricordi del lieto soggiorno: più in alto del sole è salito l’abbraccio di un padre, volato tra gli angeli buoni di cielo.

Appare dorata la luna, si accende di rosso la villa s’acquieta memoria di lago.

Consegna il premio il sindaco Sabrina Tramonte

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premio della Provincia di Verona - ERNESTO SEVERINO di Verona

Aura della sera

Il componimento si presenta come una invocazione tripartita, vestita di tratti neoclassici, rivolta all’aura della Sera, della Notte e dei Silenti: un notturno a tre cadenze, insomma, che stempera nelle sue soffi ci tonalità la memoria di qualche esperienza turbinosa o altrimenti eccessiva. La presenza della lirica foscoliana è innegabile, soprattutto per quanto concerne la funzione rasserenatrice della poesia, ma si tratta di una traccia rivissuta in piena autonomia e bene adattata a nuove esperienze di vita.

Aura della Sera che dài frescura all’anima spira e attira sul limitar del sogno icone fra nubi rabbuffate di aromi e amori che accesero il pensiero...

Aura della Notte che incedi nei meandri d’un’estate falsata da lune che s’eclissano s’inabissan nell’oceano del cuore che ancora ieri nell’afa annegava le sue diastoli tra baglior di tempesta fatta sol di brontolìi lontani ( tempesta di umori che mi ribollon dentro)

Aura de’ Silenti dàmmi pace e spegnimi con la luna e dàmmi al sonno con negli occhi ( nel tatto) il ricordo lontano di certi velluti

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premio del Comune di S. Anna d’Alfaedo – Tiziana Monari di Prato

L’usignolo (a Keniab)

È una intensa voce di donna l’io lirico di questa poesia: una migrante, forse (la Keniab evocata a titolo?), sempre che il migrare altrove evocato nell’ultima strofa non sia quello metaforico ed estremo della morte. La donna ripensa alla inesausta catena di dolori che ha segnato la propria vita. Campeggia con pieno risalto al centro dei versi, impressa indelebilmente nel corpo e nell’anima, la memoria della carne straziata dall’abuso sessuale, la sempre viva sensazione della violenza subìta: a quel ricordo «piange l’usignolo».

Ed ora, nel giorno che si schiude rivedo la mia vita piccola dove il tempo s’interrompe ora che non batte più il tempo del cuore e nel buio brilla per un istante una sola lucciola che si adagia nel nero, nell’ultimo rifl esso del sole

è caduto l’inverno e piangono le ossa per la rosa morta nel libro, per i miei lividi di madre quando ricordo gli abusi sul mio corpo, l’oscuro colore del dolore la linfa, la resina del cuore che si scioglieva in acqua

e piange l’usignolo quando ricordo gli spasimi, le urla, le ore improprie la primavera che appassiva sui ciliegi gli uomini che si posavano sul mio ombelico, sul seno candido come fosse un campo d’erba, un prato di papaveri e maggese

e ricordo l’anima che prendeva il volo per non sentire il tanfo del sangue le loro lingue dolciastre, assassine, impudiche le smorfi e di piacere, i gesti non compiuti.

Ed ora che il vento freme tra le ali degli uccelli e la vita sfuma tra le dita sento il cappio che stringe nell’incanto del giorno che fi nisce il respiro farsi quieto

e tutto mi appare fuori stagione anche il capoverso di una lacrima che scende sul mio viso e si tramuta in neve, cristallo tempesta

ora che migro altrove adesso che cade l’ultima pioggia e la luna si fa beffe della mia vita lassù nel cielo.

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Consegnano il primo premio a Giuseppe Nori, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il Procuratore capo Barbaglio, il sindaco di Villafranca Dall’Oca, il colonnello Francesco De Simone comandante il Terzo Stormo

Consegna il secondo premio ad Attilio Giannoni l’assessore Marco Padovani del Comune di Verona

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Consegna la medaglia del Pontefi ce a Giuseppe Della Malva l’arciprete del duomo don Daniele Cottini

Consegano la medaglia d’oro del Comune di Villafranca a Rodolfo Vettorello l’assessore Tiberio, il sindaco Dall’Oca e il vice sindaco Arduini

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Consegna il premio ad Annalisa Rodeghiero il sindaco di Colognola ai Colli Claudio Carcereri De Prati

Consegna il premio a Dario Marelli il Procuratore capo Barbaglio

Consegna il premio ad Anna Bruggin il sindaco di S.Anna d’Alfaedo Roberto Campostrini

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Consegna il premio a Carla Baroni il sindaco di Bardolino Ivan De Beni

Consegna il premio a Maria Luisa Bottazzi il sindaco di Povegliano Lucio Buzzi

Consegna il premio a Vanni Giovanardi il sindaco di Valeggio Angelo Tosoni

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Consegnano il premio speciale mons. Giampietro Fasani a Giuseppa Aguglia Don Daniele Cottini e i fratelli del defunto arciprete

L’arciprete del duomo don Daniele Cottini ricorda il suo predecessore prematuramente scomparso lo scorso anno - lasciando un luminoso ricordo -

che fu per un decennio economo generale della Conferenza Episcopale Italiana.

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Consegna il premio a Stefano Peressini il colonnello De Simone

Consegna il premio a Tiziana Monari il Questore Petricca

Consegna il premio a Ernesto Severino il presidente della Provincia Scalzotto

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DIALETTO DEL TRIVENETO

1° premio ANGIOLETTA MASIERO di Rovigo

S i s a r a La potenza del dialetto si misura soprattutto nella capacità di utilizzare parole che creano immagini che nella lingua italiana non hanno spazio e che traggono motivo di esistere dalla realtà dei luoghi e delle persone che li abitano. Leggere Sisara signifi ca esattamente questo: addentrarsi in una successione di immagini che vivono grazie alla forma e al signifi cato del dialetto, di questo dialetto. L’ulteriore abilità del poeta sta nel mescolare le immagini creando metafore ardite sì, ma che rimangono comprensibili: basti l’esempio dei versi fi nali, in cui “la gucia de la nostalgia / poncia tabari che pesa”. “Nostalgia”, “peso” e ancora “silenzio”, “ombre”, “nuvole grigie”: ci riconducono a un mondo appunto appesantito, oscuro. Parole che caratterizzano la prima e l’ultima strofa, lasciando in quella centrale invece immagini di leggerezza e di luce (il volo del pettirosso, il chiaro della gelata). Un cuore lucente tra muri di oscurità.

Ombre se slonga drio le mure fra nuvole grise e zengiòti de nebie. Mòrsega i cortei de l’inverno e sgrinfi e de vento sbranca da le rame de le òlme parole de foje. I sogni se raména drento la sisàra che la inventa fole de vero mentre scarpìe de seda bàgola in te l’aria freda.

‘L petirosso gà xoli curti in te l’orto e ‘l profumo del calicanto se desfanta al ciaro de la bròsema. Sbrissa ‘na gioza de luna so l’erba che pare d’arzento.

CALAVERNAOmbre si allungano dietro i muri/ fra nuvole grigie/ e singhiozzi di nebbie./ Mordono i coltelli dell’inverno/ e artigli di vento/ strappano dai rami degli ontani/parole di foglie./ I sogni si agitano/ dentro la brina/ che inventa fi abe di cristallo/ mentre ragnatele di seta/ oscillano nell’aria fredda./ Il pettirosso ha brevi voli nell’orto/ e il profumo del calicanto/ svanisce/ al chiaro della gelata./ Scivola una goccia di luna/ sull’erba che pare d’argento./ L’ago della nostalgia/ cuce mantelli che pesano. / Tutto si è nascosto./ Anche la luce/ sembra malata/ inverminata di silenzio./

La gucia de la nostalgia poncia tabari che pesa. Tuto se gà ‘sconto. Anca la luse la pare malà imbigatà de silensio

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2° premio MICHELE TALO di Limana BL

Lè bonora de matina (co i me libri)

Kafka, Scott Fitzgerald, Baudelaire, Stowe, Marquez, Hemingway… sono alcuni degli autori che qui il poeta evoca citando nei versi le loro opere: empireo di numi tutelari o compagni di vita? Forse entrambe le cose. Ed è conseguente la scelta di una misura letteraria canonica come il sonetto; meno lo è, forse, quella del dialetto, ma che è funzionale ad esprimere una sentita consuetudine: “i è rento mi e gnent li porta via”. In fondo è un gioco di citazioni che però è anche un percorso. Dal “Processo” si arriva alla sentenza, perché il dubbio che segnala la fi ne è pur sempre lo stesso: “per chi suona la campana?”. La domanda rimane necessariamente sospesa, la risposta non può che venire da noi stessi per noi stessi: questo è ciò che sembra suggerire il poeta.

…Resta i me libri a farme conpagnia, i è rento mi e gnent li porta via, elo par chi al proceso su al castel? Fursi pal sior ke porta quel anel?

Tendra la not co’l pàstor te ciò par man, nient de novo me riva da lontan, la strada del tabak se fa pì streta, la val del paradiso lè verda e s-ceta.

Foje d’erba e i fi or che fà pì mal, vede la storia pikada su ten pal, alè me zio quel entro la capana.

Lè zhento ani che me sente qua ma mi, aneme morte me resta àdes del dì, elo par chi che ‚ncoi sòna la canpana?

UNA MATTINA PRESTO (con i miei libri) Rimangono i miei libri a farmi compagnia, / sono dentro me e niente me li può portar via, / per chi è il processo su al castello? / Forse per il signore che porta quell’anello? // Tenera è la notte quando il Pastore ti prende per mano, / niente di nuovo mi arriva da lontano, / la strada del tabacco diventa più stretta, / la valle del paradiso è verde e sincera.// Foglie d’erba e i fi ori che fanno più male, / vedo la storia appesa a un palo, / è mio zio quello nella capanna.// Sono cent’anni che mi sento qui da solo, / anime morte mi rimangono adesso del giorno, / per chi è che oggi suona la campana?

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3° premio ALDO ROSSI di Reana del Rojale UD

Altri Nadàl Altro Natale

Infi nite sono le vie che ci permettono di tornare bambini. Forse le migliori sono quelle che mettono in gioco i sensi primordiali, come il tatto. Non a caso dunque il verso centrale di questa poesia è “il gno palpâ” (il mio tastare, il mio palpare). L’azione si completa nei versi fi nali: “Dolç dafà / tal cjapâlu su / e tornâ frut” (docile fatica / nel raccoglierla / ritornar bimbo). Il tutto si sostanzia nel titolo della poesia: “altri Nadal” (altro Natale): che sta nella felicità del ritorno a quell’essere bambino. Una forma di rinascita, appunto, nel giorno della Nascita. Un percorso circolare, che spiega forse anche la circolarità del tempo, che riporta l’umanità sempre lì, ogni anno, al Natale, alla rigenerazione che ci dà la spinta per continuare a rinnovarci, anche nel trascorrere del tempo.

Di brose fi ne morâr s’involuçe in fi n strapont il vecjo çoc. Li dentri vie di lûs e frêt il gno palpâ svelt si rint al tenar vert, bâr di muscli a chel ricès. Dolç dafâ tal cjapâlu sù e tornâ frut.

Consegna il premio la presidente dell’Imperial Castellania di SuaviaAnnaLuisa Mancini

Di galavernagelso s’avvolgein fi ne ricamil vecchio ceppo.Lì in fi ligranadi luce e freddoil mio tastarrapido s’arrendeal tenero verde,zolla di muschioa quel riparo.Docile faticanel raccoglierlae ritornar bimbo.

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4° premio ANDREA ALDRIGHETTI di Verona LA FINESTRA (El senso del Viajo) LA FINESTRA (il senso del viaggio)

La conclusione cui giunge l’autore nell’ultimo verso è una massima ben nota: “el senso del viajo sta nel caminar” (il senso del viaggio sta nel camminare). Le quattro quartine che compongono il testo partono da un’altra immagine che questa volta plasticamente indica la transizione, il passaggio. Si tratta della fi nestra: “Gh’è una fi nestra che varda sui campi” (C’è una fi nestra che guarda sui campi): da qui una serie di altre immagini collegate, tutte a indicare condizioni intermedie: una “fessura socchiusa”, un cielo che “sfuma”. Per togliere ogni dubbio sul loro possibile senso, sta quanto esposto nella terza strofa, caratterizzata dalla vitalità del “riso del bocia”, della “teja sul fogo”, della “sendro” (cenere) “che lava”.

Gh’è una fi nestra che varda sui campi gh’è ‘na fessura socchiusa en del cor che la sta verta fi n quando te scampi e la fa fi ltrare ‘na bava de sol.

Gh’è ‘na butiglia che tira sul viola un cielo rosato che sfuma nel blu n’ombra de verde che calma e consola che querta i pensieri fi n che no i gh’è più.

I bafi del gato, el riso dei bocia la teja sul fogo e l’aqua col sal la sendro che lava, cava ogni macia el ben che contiene ma supera el mal.

La strada che parte arriva distante e ogni to arrivo l’è un riscominsiar de la fadiga no importa pì niente el senso del viajo sta nel caminar.

C’è una fi nestra che guarda sui campi C’è una fessura socchiusa nel cuore che rimane aperta fi no quando campi e fa fi ltrare un fi lo di sole.

C’è una bottiglia tira sul viola un cielo rosato che sfuma nel blu un’ombra di verde che calma e consola che copre i pensieri fi nché non ci sono più.

I baffi del gatto, il riso dei bimbi la pentola sul fuoco e l’acqua col sale la cenere che lava, toglie ogni macchia il ben che contiene ma supera il male.

La strada che parte arriva distante e ogni tuo arrivo è un ricominciare della fatica non importa più niente il senso del viaggio sta nel camminare.

Consegna il premio Thomas Nicolis

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4° premio PIER FRANCO ULIANA di Mogliano Veneto TV

Vien co mi”

Rara merce, nelle poesie che di solito si leggono in dialetto, quella della sensualità. È quindi con piacere che si leggono in questi quattordici versi. Si tratta di un invito che il poeta rivolge a una bella ragazza ad andare con lui in una “ciarèla” (radura) per sentire nient’altro che “’l scravaz dei basi” (lo scroscio dei baci). Un testo che raccoglie una tradizione piuttosto lunga, che risale già al Medioevo, di simili inviti: amore, natura rigogliosa, boschi, radure, una “cortesia” insomma transitata dal luogo canonico della corte a quello boschereccio.

Vien co mi a ra icèla –, lu al ghe is. No me pias la ver ura –, la respònde. Mi sò e na ciarèla… –, lu, a òcio s. – Su, no stà èsser ura, mio te scònde la me gója matu èla, che varìs par ti, e che scota ura nte le fonde

el cor –. Alora ela, fa ’n s’ciantis i so òci: – Bru a pura, e fa le sonde và in pacèca, co ti, voe èsser s’cèta, nte la vi a mai pi, se là me spèta quela to ra icèla che l’inzènde la léngua fa na u èla. E tu pretènde miel in cànbio e gnent. Se mi te ’l desse, ’sa iràla la ènt che la savesse?

VIENI CON ME Vieni con me a radicchiella –, lui le propone. / Non mi piace la verdura –, lei gli risponde. / Conosco una radura… –, lui, guardandola intensamente. / – Su, non essere crudele, non ti nascondo / la mia voglia ca-pricciosa, che lividi / per te, e che ustione alla base / del cuore –. Allora lei, come lampo / i suoi occhi: – Ardi pure, e come grasso fuso / squàgliati, con te, voglio essere schietta, / nella selva mai più se là mi aspetta, / quella tua radicchiella che allappa / la lingua [e punge] come un ago. E pretendi / miele in cambio di niente. Se te lo dessi, / che direbbe la gente che lo sapesse?

Consegna il premio l’assessore di Bovolone Mariateresa Burato

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premio speciale-medaglia della Città di Verona BRUNO CASTELLETTI di Verona

C i s s à

Dolce malinconia della sera. Sentimento che molto spazio ha nella poesia occidentale, che qui trova un’altra rappresentazione all’insegna del dubbio, coltivato con i condizionali (“Voria”, vorrei), la ricerca (“serco”, cerco), il dubbio (“cissà”, chissà). E vanno bene anche altri luoghi non nuovi, come quelli delle foglie al vento, della salita, dei “pascoli del celo”. Perché su tutto aleggia un non so che di pulita dolcezza, che rende credibile e piacevole il sonetto.

Come na foia quando se fa sera basta na bavesela per pensar ch’è rivà l’ora de lassarme nar sperando ne i rebuti ’n primavera.

Voria capir se ’n meso a i rami nudi la tremarà de fredo o de paura; mi sento la pontara farse dura ne i giorni che me par sempre pi udi.

E serco ’n alto sdinse e s-ciaranele respiro l’aria profumà de fi ori.

L’è fi aco ’l vento drento le me vele.

Cissà se ghe sarà de i bei colori ne i pascoli del celo tra le stéle ne i posti ’ndó se va quando se mori.

CHISSÀ Come una foglia quando si fa sera/basta un po’ di brezza per pensare/che è giunto il momento di lasciarmi andare/sperando nei germogli in primavera// Vorrei capire se in mezzo ai rami nudi/tremerà di freddo o di paura/io sento la salita farsi dura/nei giorni che mi sembrano sempre più vuoti//E cerco in alto scintille e schiarite/respiro l’aria profumata di fi ori//E’ fi acco il vento dentro le mie vele//Chissà se ci saranno dei bei colori/nei pascoli del cielo tra le stelle/nei posti dove si va quando si muore//

Consegna il premio l’assessore Marco Padovani

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premio speciale prof. Pierluigi Laita a.m. DANILO VALERIO GIRARDI di Cavaion VR

Beh, piutosto che te te rabieCanto dell’amore maturo: così si potrebbe sottotitolare questa poesia: un amore così forte che va a sfi orare il tema della morte. “meglio io prima di te”, sembra concludere il poeta. Però, nell’ultimo verso, c’è un guizzo ironico, che sorprende il lettore: rivolgendosi a lei, le dice “piuttosto che ti arrabbi, vai avanti tu e tienimi il posto”.

Che belo che l’è veda na copia tacà brasso che gira a sbrindolon, sensa bisogno de far par forsa la spesa ma vardarse nei oci, con na serta entesa.

Gente come mi con la me sposa che ormai gavemo na serta età se passa anni sempre visin,proprio tachè mai en giorno entiero del tuto rabiè.

E par forsa no se voria stacarse con tuto el ben che se semo emprestà se voria sempre restar de quà.

E parto prima mi de ti no posso far sensa mi solo son perso ma no rabiarte piutosto va pure avanti ti e semai… tegneme el posto

BEH, PIUTTOSTO CHE TI ARRABBI Che bello vedere una coppia/sotto braccio che vanno a spasso/senza la necessità di fare la spesa/ma guardandosi negli occhi con l’intesa.// Persone come me e mia moglie/che abbiamo ormai una certa età/si passano anni sempre vicini, attaccati/mai un giorno intero veramente arrabbiati. //Per forza di cose non si vuole lasciarsi/con tutto il bene che ci siamo voluto/si vorrebbe rimanere sempre in questo mondo.//E parto prima io di te non posso stare senza/da solo sono perduto ma non arrabbiarti piuttosto/vai pure avanti tu e caso mai tienimi il posto.

Consegna il premio il sindaco di Cavaion Sabrina Tramonte

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premio speciale prof. Giuseppe Faccincani a.m. ENZO SAGGIORO di Legnago VR

Torna Marzo Torna Marzo

Una poesia dal sapore vagamente pascoliano: la natura si manifesta nel suo volto ambivalente, tra le ultime risacche dell’inverno e i tremori di un albicocco in fi ore spruzzato di neve. Simbolo, così, di un desiderio di vita e di calore nel gelo tardivo.

Torna a cruziarne marzocon neve, vento e piova, epure viole e prìmule le ride a la fi nestra co’ i so colori in festa.

L’è l’ultimo dispeto che stròlica l’inverno, sfogando la so rabia el mostra ci comanda…

Epure drento i brividi del mandolaro in fi ore - cossì come par mi – ributa la speranza de vita che no’ móre.

Torna a tormentarci marzocon neve, vento e pioggiaeppure viole e primule ridono alla fi nestra con i loro colori in festa.

È l’ultimo dispetto che inventa l’inverno, sfogando la sua rabbia lui mostra chi comanda...

Eppure dentro i brividi dell’albicocco in fi ore - così come per me - rinasce la speranza di vita che non muore.

Consegna il premio l’assessore Annalisa Tiberio

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medaglia d’oro Comune di Brentino Belluno - LILIA SLOMP FERRARI di Trento

V i t a V i t a

Elogio della vita, scandito da tre verbi esortativi (“carazzarla”, “Sdrugiolarla”, “Embeverarla”) che scompongono il testo in tre sezioni, che preparano la chiusa, nella quale la vita si sostanzia in due immagini: la “lagrima sfi orida” e “l’encant de la parola sora el fòli”. Che è dire, in altre parole, la poesia.

Carezzarla ’nté l’aria la vita quando par che la te sgóla via come pavèla storna de stròf. Sdrugiolarla al còr ogni dì de sol ogni temporal de straventi enté le nòt regine de giazzòi pugnai de ’nsògni spontezadi a l’ór dei tramonti come fi oràti ai pradi. Embeverarla dessigual, precis de la guazza sora ’l camp enventarghe le trame al doman. E quando el còr el bate ’l so traguardo ciapar la tramontana soto braz per ritrovar na lagrima sfi orida, l’encant de la parola sora el fòli enrudolà come che ’l fuss na piva.*

* Piva: rotolino di carta per fare le bolle di sapone, a volte nei giochi di piazzale veniva soffi ato da una cerbottana per colpire nemici immaginari.

Carezzarla nell’aria la vitaquando pare che ti voli via come falena storna di buio. Vezzeggiarla al cuore ogni giorno di soleogni temporale vorticoso di ventinelle notti regine di ghiaccioli pugnali di sogni punteggiati all’orlodei tramonti come piccoli fi ori ai prati. Abbeverarla man mano, come fa la guazza sopra il campo inventarle le trame al domani. E quando il cuore batte il suo traguardo prendere la tramontana sotto braccio per ritrovare una lacrima sfi orita, l’incanto della parola sopra il foglio attorcigliato come fosse una piva*

Consegna il premio il vice sindaco Francesco Arduini

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medaglia d’oro Pastifi cio Avesani, Luca a.m. - GIAN ALBO FERRO di Rosolina RO

N o s o Non so

Il titolo corrisponde anche al primo verso; la seconda strofa è pur essa all’insegna dell’incertezza (“ne vegnarìa forsi voja”). Tutto il testo è caratterizzato da immagini di vaghezza e di dubbio, dai fuochi fatui al morir dell’estate, allo sferzare del vento. Che non è un vento, qualsiasi, ma quel libeccio (“garbìn”), di montaliana memoria.

No sose gh’avaremo pì modo de sunàr su le stèle dele nostre radise e sa vegnarà tempo de partirechi sa par dove prima ca l’istà morama la tera s’à fata arsoche gnanca pì el versuro ghe tira laga e da mar vien su n’aria ca porta odor de salso e brancà de ricordi a corar drìo ale lumasse dele note de majo.

Ne vegnarìa forsi voja de ‚scoltare ancora le fole catà e perse par strada e intanto el garbìn sòga coi nostri pensieri e la sira se perde al calar del silensio.

Non so se avremo più modo di raccogliere le schegge delle nostre radici e se verrà il tempo di partire chissà per doveprima che muoia l’estate ma il terreno è diventato fango riarso che nemmeno l’aratro riesce più a tracciarvi solco e dal mare viene un brezza che porta odore di salmastro e manciate di ricordi a inseguire i fuochi fatui delle notti di maggio

Forse ci verrebbe voglia di ascoltare ancora le favole trovate e perse per strada e intanto il libeccio gioca coi nostri pensieri e la sera si perde al calar del silenzio.

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medaglia d’oro Cerea Banca - VITTORIO INGEGNERI di Noventa PD Scamufada balossa Spiata cocciuta

Un’allucinazione (reale? Dovuta a….?) che porta verso luoghi strani, regno di disavventure, dove abbondano immagini torbide, amare, che turbano e fanno quasi piangere. Un groviglio, questa poesia, di versi e di sensazioni, di una visionarietà stupefatta che colpisce il lettore e lo lascia, anche lui, quasi senza parole.

Na sera a scanarusso inbugà so ’l cào de la me fura gorna, tel conpóndar lévari de pantasso, go fi cà el me naso intabacànel scartosso d’ani che pi no tornae m’à dà volta on gran tremasso da inorcarme a fruar i nissiòi.

Quando Lu m’à inprestà el corajoda sunare on tantunque de spundòi sginzalando drio rive sensa paron,da mimisolo, ’fà ’n ocato momolon,m’ò ciapà a crapa fora dal serajo,spasemà longo caessagne morte,sensa ’n arfi o d’ànema viva in corte.

Chel mortuorio de boarìe in abandon,de barchi setarà da spanpanassiinsoasava la me disaventura,schitorcià dal zolar de i rondanassiche sfregolava sgrìsoli de paura.

Te na turbia màsara m’ò specià,da sengo s-ciantin, tuto pèle e ossi,drio scavalcar bauni inluchetàe sgiavarando fra strini scanafossi m’ingossavo de n’amara realtà.

I tèsti su la ròla gera vodi,no se sentìa pi l’odor da brustolin,’desso pignate de magri brodi mete in tola piati de strangolonsensa tanti sgnifamenti d’on putin.

Me sorisse ’ncora sta scamufada stando incoatà tel me piumon,giuro che na lagremeta go ris-cià,ma go ’bù la magra consolassionde no svejarme so ’l cussin bagnà.

Una sera a stomaco impedito in fondo alla mia ghiotta gola, nell’agevolarmi la digestione, ho infi lato il naso pregno di fumo nel cartoccio d’anni che non tornano più e mi ha preso un forte tremore da indugiarmi a logorare le lenzuola.

Quando Lui mi ha prestato il coraggio di raccogliere una manciata di funghetti oziando per le rive senza padrone, in assoluta solitudine, come un oco stupidone, mi sono preso con la testa fuori dal recinto, sbigottito lungo capezzagne morte, senza un segno d’anima viva per la corte.

Quel mortuario di stalle abbandonate, di porticati infestati da bardane incorniciavano la mia disavventura, scarabocchiata dal volare dei rondoni che attizzavano brividi di paura.

In un torbido macero mi sono specchiato da esile vagabondo, tutto pelle e ossa, mentre scavalcavo portoni chiusi a lucchetto e camminando tra aridi solchi mi rodevo di un’amara realtà.

I coperchi sulla focaia erano vuoti, non si sentiva più l’odore d’arrosto, ora pentole di brodi magri mettono in tavola piatti improvvisati senza tanti gemiti di un bambino.

Mi turba ancora questa spiata stando avvolto nel mio piumone, giuro che una lacrimetta l’ho rischiata, ma ho avuto la magra consolazione di non svegliarmi sul cuscino bagnato

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medaglia d’oro Nerino Nicolis a.m. - GUIDO LEONELLI di Calceranica al Lago TN

En dèca amaro

Confessione di un amore perduto: il poeta si mette in ascolto di una ragazza che, mentre gli serve il caffè, lamenta di essere stata lasciata sola con i suoi sogni. L’ascolto è appunto il centro, forse ancora più che il lamento: il poeta in fondo fa quello che tutti gli uomini dovrebbero saper fare: stare in silenzio ed accogliere il dolore altrui.

L’era mògia e quacio l’era ‚l dì paréva che l’istà la fus za nada pròpi adès cossì còta ‚nnamorada zó de corda e ‚l visìn malsaorì.

La vardévo con n’òcio endolzì de schéna la pianzéva desperada la tiréva su col nas, stontonada da ‚n sangiót che ‚l scondéva ‚n còr patì.

Casca na làgrema ‚n la chicheròta ècolo chì ‚l to dèca lónch la dis sènza zucher te ‚l vòi ‚l te pias amaro

ma ‚l cafè ‚l s’à ‚ndolzì adès me caro l’amavo el m’à molada, la me dis e son sola a cruziarme ‚n la me còta.

La storia la s’à róta: voleva ‚l vestì bianch e su l’altar dó vére de òro a slusegar.

UN DECAFFEINATO AMARO Era mogia e mogio era il giorno/ sembrava che l’estate fosse già andata/ proprio adesso così cotta innamorata/ giù di corda e il visino avvilito.// La guardavo con un occhio dolce/ di schiena piangeva disperata/ tirava su col naso, squassata/ da un singhiozzo che nascondeva un cuore sofferente.// Cade una lacrima nella tazzina/ eccolo qui il tuo deca lungo dice/ senza zucchero lo vuoi ti piace amaro/// ma il caffè adesso si è addolcito mio caro/ l’amavo ma mi ha lasciata, dice/ e adesso sono sola a rattristarmi nella mia cotta.// La storia s’è rotta./ volevo il vestito biano e sull’altare/ due vere d’oro luccicare.

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medaglia d’oro Comune di Rivoli veronese - FULVIA LOT di Refrontolo TV La zèna del borgo La cena del borgo

Elogio della vita semplice, certo, ma soprattutto della vita sociale: lo stare insieme, attorno a una tavola imbandita con pietanze semplici e povere, dà la misura della vera ricchezza, quella che nasce dalla condivisione.

Na tòla che rìva a fi ne cortìvo, tovàie da fèsta e tèmpo gaìvo;

gòti de vìn che i sérve a cantàr, el spèo sul camìn contìnua a giràr.

Le fèmene e mìsia poènta sul fògo, e tècie de fònghi catàdi su un tròdo,

iè tùti contènti quèa sèra de fèsta, col vìn che el dì dòpo ghe bàte sua tèsta,

e i màgna de gusto cusì in còmpagnìa, sua tòa par zinquànta stà tùta la vìa,

i se gùsta a soprèssa e le sàrde in saòr: l’è na tòa de porèti, ma iè siòri in tel còr.

Un tavolo che arriva fi no alla fi ne del cortile, tovaglie da festa e tempo sereno,

bicchieri di vino che servono a cantare, lo spiedo sul camino continua a girare.

Le donne mescolano polenta sul fuoco, e pentole di funghi trovati nel bosco,

sono tutti contenti quella sera di festa con il vino che il giorno dopo gli batte in testa,

e mangiano di gusto cosi in compagnia, in quella tavola per cinquanta ci sta tutta la via,

e si gustano la soppressae le sardine in sapore,è una tavola di poverima sono ricchi nel cuore.

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medaglia d’oro Associazione Imprenditori - GIUSEPPE SEGALLA di Lugo VI El sior dialeto Il signor dialetto

“Prosopopea” indica due concetti diversi: la fi gura retorica che consiste nel far parlare cose astratte o l’atteggiamento presuntuoso e un po’ anche ridicolo. Ebbene, qui l’autore fa parlare il dialetto come fosse persona (primo signifi cato), che attribuisce una certa presunzione alla lingua italiana (secondo signifi cato). Ne esce un elogio alla lingua più popolare, povera (ma bella).

Mi ogni tanto vo dal sior Dialeto (che fursi al dì de oncó l’è on sior da poco) e ghe domando se pa ‚l me soneto ‚l gavesse le parole co chel tóco

de grassia, de fi nessa, de rispeto che a presentarlo ‚l fesse on fi à de s-cioco cussì da regalarghe on bel efeto e no invesse na veste da pitoco.

„Mi no go tenpo - ‚l dise brontolando -. A go da fare mi, altro che bàje. L’è ‚l sior Taliano quel che blablablando

de ciàcole ‚l ghin’à piene le gaje. Le me parole, dì par dì strussiando, le xe ormai scarpe sensa le tomaje”.

Ogni tanto io vado dal signor Dialetto ( che forse al giorno d’oggi è un signore dappoco) e gli chiedo se per il mio sonetto avesse le parole con quel tocco

di grazia, di fi nezza, di rispetto che a presentarlo facesse un po’ di colpo così da regalargli un bell’effetto e non invece una veste da poveraccio.

„Io non ho tempo - dice brontolando -. Ho i miei impegni io, altro che storie. È il signor Italiano quello che blaterando

di chiacchiere ne ha pieno il grembo. Le mie parole, giorno per giorno faticando, sono ormai scarpe senza le tomaie.

Consegna il premio la presidente A.I.V. Stefania Zuccolotto

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medaglia d’oro ditta Palve S.Marogna a.m. - RITA MAZZON di Padova

Ti te si come mi

Non è mai facile parlare di chi non c’è più, il rischio è sempre quello di cadere in una seppur comprensibile retorica. Qui il poeta riesce nel trovare un equilibrio, aiutato anche dalla capacità di utilizzare un dialetto che, con i suoi suoni duri, conferisce quel che di asprezza al testo, paradossalmente ammorbidendone il senso.

Son drio a vardarte in foto fruae incoando el to tempo drento a soase d’arzento buterae. Ma el silensio se ingruma me infossa nel so vodo e cussì medego le me piaghe verte col to sogno posà sul cussin. El recordo de ti co mi dorme ma el me sigo in eco se spande spaca i contorni del me corpo. Sui muri bianchi de la me camara la to ombra se slarga la se smissia al me respiro. Ti te si co mi. Ne l’aqua dopo la piova ne l’onda che par un minuto resta te vedo ciara e chieta. Ti te si co mi. I ani porta via le vision legae a un spago fi n che se frua ma i to oci i go ancora drento la testa. Ti te si co mi. I me cavei voa i caressa el to viso. Parlo. Ti te me scolti. E nel to abrasso caldo ancora me retrovo… Parchè? Parché ti te si in mi.

TU SEI CON ME Sono a guardarti in foto consumate incollando il tuo tempo dentro a cornici di argento butterate. Ma il silenzio si addensa mi infossa nel suo vuoto e così medico le mie ferite aperte col tuo sogno appoggiato sul cuscino. Il ricordo di te con me dorme ma il mio grido in eco si propaga spacca i contorni del mio corpo. Sui muri bianchi della mia camera la tua ombra si allarga si mescola al mio respiro. Tu sei con me. Nell’acqua dopo la pioggia nell’onda che per un minuto resta ti vedo chiara e calma. Tu sei con me. Gli anni portano via le visioni legate ad uno spago fi ne che si consuma ma i tuoi occhi li ho ancora dentro la testa. Tu sei con me. I miei capelli volano accarezzano il tuo viso. Parlo. Tu mi ascolti. E nel tuo abbraccio caldo ancora mi ritrovo… Perché? Perché tu sei in me.

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medaglia d’oro ditta Mach 2 - NICO BERTONCELLO di Bassano del Grappa

Sol supio del tenpo

Un oggetto che riemerge dal fondo di un cassetto, una fi onda, riporta il poeta alle attese della gioventù, all’estate piena, ai giochi; il confronto con il presente diventa impietoso: per quanto ci sia ancora del viaggio da compiere, non c’è più la spinta all’azione di un tempo. L’estate giusta per fi nire.

Sol supio lesiero del tenpo che maùra pian i dì go tegnuo da ’na parte sconta so i casseti ’a me fi onda de legno pa’ ’e s-cese de vento.

Canpi de formento paratorno me parlava de ’na istà piena ’ndove i papavari inpituriva ’e spighe e ’a luse se fermava a disegnare strani zughi de onbrìa che se fruava fa ’e ore.

I pensieri so ’e ae de ’e seleghe volava incontro al soe in serca de altre strade da portarme deà de ’e sòite siese so on cieo ceèste de tranquilità, fa dopo on forte tenporae.

NEL SOFFIO DEL TEMPO Nel soffi o leggero del tempo/ che matura piano i giorni/ ho tenuto da parte/ nascosta nei cassetti/ la mia fi onda di legno/ per le schegge di vento.// Campi di grano intorno/ mi parlavano di un’estate piena/ dove i papaveri coloravano le spighe/ e la luce si fermava a disegnare/ strani giochi d’ombra/ che si consumavano come le ore.// I pensieri sulle ali dei passeri/ volavano incontro al sole/ alla ricerca di altre strade/ da portarmi aldilà delle solite siepi/ su un cielo azzurro di tranquillità,/ come dopo un forte temporale.// Sono ancora in viaggio/ per un traguardo nuovo/ con la speranza di trovare meraviglie/ anche con qualche sassolino di tristezza/ mentre le ortiche gridano all’inverno/ di non portare il mantello di neve.// Questa volta però resto fermo/ appena dietro i vetri di silenzio/ a districare preoccupazioni/ e come il grillo che canta alla luna/ non mi accorgo che è quasi chiaro/ e l’estate giusta sta già fi nendo.

So’ ’ncora in viajo pa’ on traguardo novo co’ ’a speransa de catare maraveje anca co’ qualche sasseto de tristessa intanto che le ortighe ghe siga a l’inverno de no’ portare el mantèo de neve.

Sta volta però resto fermo ’pena drio i veri de siensio a desgropare preocupassion e fa el grijo che canta a la luna no’ me acorso che ze squasi ciaro e ’a istà giusta ze za drio fi nire.

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medaglia d’oro Comune di Caprino ver.se - MAURIZIO MARCOLIN di Pordenone La nòva èra La nuova èra

Questa poesia si apre come un lamento, di chi è nella parte più bassa della scala sociale, di chi ha perso lavoro ed è già in età matura. Da lì vede ciò che accade, attorno e sopra di lui. L’amarezza è forte. Eppure, da questa apparente disillusione nasce la speranza di una nuova èra, in cui a vincere, sarà, fi nalmente, l’amore più puro.

Pàrlo dal scalìn più bas quà zo nissùn me vède l’è un in àlt che pàrla, ma più nissùn ghe crède,

mi cònto de la zènte, che sènpre più se làgna,, parchè da sòto el pal, la vède la cuccàgna,

qua mi son anbassiatòr de òmini de òro, che dòpo i sinquànta, più no i ga lavòro,

vèdo tànta zoventù, come’ n calsèt voltàda, far le acrobassìe e sol par star in strada,

ghe dìgo a quèl in alt, montà in piè sul scàgno, chel tènpo l’è fi nìo, se sol par el guadàgno,

el mondo che l’è pronto, el tìra su‘l nissiòl,butàndo zo dai lèti, quèi ch’el canbiàr no i vol,

qualcòssa sta rivàndo, che noi no conossèmo, nissùni pol fermàrlo, el còre còme ‚n trèno

in bràss la nòva èra, man co lùce intènsa, l’illùmina la mènte, de chi che giùst el pènsa,

no più al sopravivèr, basta soprafassiòn, sarà l’amòr più puroche el se farà paròn.

Parlo dal gradino più basso, quaggiù nessuno mi vede, c’è qualcuno in alto che parla, ma più nessuno gli crede,

io racconto della gente, che ogni giorno più si lamenta, perché da sotto il palo, vede la cuccagna,

qui io sono ambasciatore di uomini d’oro, che dopo i cinquanta, più non hanno lavoro

vedo molta gioventù, come un calzino rivoltata fare le acrobazie, e solo per stare in strada

gli dico a quello in alto, salito in piedi sullo sgabello, che il tempo è fi nito, se solo per il guadagno,

il mondo che è pronto, alza su il lenzuolo, buttando giù dal letto quelli che il cambiare non vogliono,

qualcosa sta arrivando, che noi non conosciamo, nessuno può fermarlo, corre come un treno,

in braccio la nuova era, mani con luce intensa, illumina le mente, di chi giusto pensa,

non più al sopravvivere, basta sopraffazioni, sarà l’amore piu puro, che si farà padrone.

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premio del Comune di Bovolone - MASSIMO DORIGONI di Pergine TN

El molin dela speranza

Il rapporto con il passato è sempre rischioso: facile diventa la pura nostalgia, che si risolve nel vagheggiamento di un mondo che non c’è più. In questa poesia l’autore però riesce a risolvere l’amore per il passato in una capacità di guardare al presente con occhi nuovi, per cui il buio del presente si dilegua e lascia spazio alla luce.

Quel me serar i òci e veder stròf en de ‘sto mondo stòrt e disperà l’ha fat tornar endreo i me pensieri a ‘n temp che avevo ormai desmentegà.

Veder la roza slipergàr pian pian e sentir l’acqua far quel bèl rumor sora la vecià ròda del molin par far girar le pale del me còr.

Do gran ròde de preda dent de l’uss, le masna quei granei color de l’oro, slincando via le sbròcie dei pecadi che avevo fat sicur en zoventù.

Po’ ho tamisà con forza i me ricordi…

Son voltà via col sac pien de speranza e son torna de colp a veder lum ensema a quela vita ormai passada me s’è sfantà dai òci quel brut fum…

IL MULINO DELLA SPERANZA Quel mio chiudere gli occhi e vedere buio/in questo mondo storto e disperato/ha fatto tornare indietro i miei pensieri/ad un tempo che avevo ormai dimenticato.//Vedere la roggia scivolare pian pianino/sopra la vecchia ruota del mulino/udire l’acqua fare quel bel rumore/sembra far girare le pale del mio cuore.//Due grandi ruote di pietra all’interno della porta,/macinano quei grani dorati,/gettando via le bucce dei peccati/che sicuramente avevo fatto in gioventù.//Poi ho setacciato con forza i miei ricordi…//Me ne sono andato con il sacco pieno di speranza/e ho rivisto all’improvviso la luce/assieme a quella vita ormai passata/si è dileguato dagli occhi quel brutto fumo…

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Consegna il secondo premio a Michele Talo il dott. Giuseppe Lorenzinidella Confraternita SNODAR

Consegnano il primo premio ad Angioletta Masiero il sindaco Dall’Oca, il Procuratore capo Barbaglio, il vice Prefetto Calabrese, il colonnello De Simone

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Consegna il premio a Fulvia Lot il sindaco di Rivoli Armando Luchesa

Consegna il premio a Rita Mazzon il luogotenente Arcangelo Cioccia

Consegna il premio a Vittorio Ingegneri il prof. Luca Mastena presidente di Cerea-Banca

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L’attore Tiziano Gelmetti impegnato nella lettura di una lirica

Consegna il premio a Nico Bertoncello il maggiore Adriano Sacconi

Consegna il premio a Maurizio Marcolin il sindaco di Caprino Paola Arduini

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TEMA Migrazione e Accoglienza

1° premio FABRIZIO BREGOLI di Cornate d’Adda MB

K a b i rSe qualcuno chiedesse a cosa serva la poesia, possiamo rispondere che serve – fra l’altro – a fare crescere la civiltà e la tolleranza, e ha il pregio di farlo in poche parole sintetiche ed effi caci, come in questa bella serie di versi sciolti. Una sequenza narrativa che sceglie di mantenere un tono studiatamente dimesso per sfuggire al rischio della retorica ma che sa di muoversi su una consapevolezza metrica solida, dove si alternano perfetti endecasillabi piani, tronchi e sdruccioli, chiusi da un perentorio settenario. È il ritratto un medico indiano, un immigrato, forte e saggio, sicuro nella propria umanità, capace di suscitare rispetto e misteriosa curiosità e di governare come un patriarca noi, poveri e miopi «padroni a casa nostra».

Cascina Fontanili, un paese qualunque della bassa

Munge le mucche da noi Kabir, anche se lui è medico in Punjab: così dicono siamo padroni a casa nostra. E inforca per quelle strade invase dalla nebbia la bicicletta come fosse un bisturi perché non si sa mai quando il bisogno chiama, magari una manza che sgravida chissà. Per i bambini quando svetta col suo turbante bianco è lo sceicco della cascina accanto, un Aladino sfrecciante nel granturco, tutto loro così le fi abe accadono davvero. Per i grandi è Charles Ingalls con la barba da patriarca, giunto qui a portare un pugno di prateria nella bassa, il seme di una comunità più equa. Alle altre dicerie sa non dar peso, lui bada solo a lavorare, senza lagnarsi, così fa tacere orgoglio e pregiudizio. Dice che anche questo va fatto per dovere a Ippocrate, anche così si cura il mondo.

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2° premio ANGELO TAIOLI di Voghera PV

Per angeli due cani…

Dove passino buona parte della loro giornata gli angeli rimane un mistero. Sicuramente però ci osservano, magari attraverso gli occhi dolcissimi di un piccolo cane. Occhi neri di compassione di fronte alle nostre miserie e alle nostre fragilità. Il testo fa scorrere una serie di immagini e di suggestioni di vita quotidiana come un cinematografo: dal chiacchiericcio dei tassisti ai ragazzi che non staccano gli occhi dal cellulare, seduti al bar della stazione. A quelle immagini subentrano altre situazioni di cronaca, tragica questa volta: campi di sfollati, la mattanza dei bimbi nello Yemen. E di fronte a quello sguardo dolcissimo, che interroga ma non accusa, sorge una domanda: dove sono i responsabili?

Per angeli due cani… gli occhi del piccolo mi fi ssano dolcissimi, neri di compassione.L’altro, dietro, sorveglia la panchina e ti guarda a distanza di fontanella che ti lavi, e senzaspecchio che ti pettini al tuo boudoir d’ippocastano. La casa tutta lì, chiusa nella lampo dello zaino. Un crocchio di tassisti a parlare dell’ultima elettrica, passi che si affrettano agli annunci, ragazzi che non staccano le mani dallo smartphone neppure se parlano, neppure mentre fanno colazione al bar della stazione, ai tavolini ancora fuori, a un mite di stagione. Entro anch’io nel loro cavorifugio provvisorio di clemenza,il tempo di un caffè, poi escoa prendere il giornale. In prima, scrittoin grande, si sapeva del pericolo del ponte, ma che lo struzzocalce non ha tolto la testa dalla sabbia, e la nave è ancora ferma al molo. All’interno, rimanda la notizia,i sindacati sono soddisfatti, non ha chiuso sull’isola la fabbrica di bombe. E alla pagina di fronte,nella foto del campo di sfollati,i corpi allineati dei bambini dell’ultima mattanza nello Yemen… Ma sì, è stato solo un bruscolo di vento, l’umidore agli occhi che vengono a cercarvi, per guardare piume vere, a chiedervi perdono. A dirvi, non so chi abbia colpa, il fato, noi, anche questa poesia, che scrivo mentre siete tutti già volati via.

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3° premio RAFFAELE FLORIS di Pontecurone AL

R i g n a n o

La poesia si presenta con una struttura regolare: undici versi endecasillabi, cioè undici versi di undici sillabe ciascuno nella variante più comune, o piana. Non so se sia una caso, ma questa regolarità monotona contribuisce a ricreare l’immagine della quotidiana fatica senza sosta dei raccoglitori stagionali di pomodori, tutti immigrati. Tutti chini, giorno dopo giorno, in una fatica invariabile; la schiena ricurva sotto un sole che sorge e tramonta senza tregua, regolare, spietato nel ritmare il prezzo del raccolto in un campo che sembra non avere fi ne. E in questa sconfi nata indifferenza non c’è nemmeno il tempo, nemmeno il fi ato, per immaginare una vita migliore.

Il sole è una deriva che prosciuga le viscere; friniscono cicale, assordando i pensieri. Non c’è tempo d’immaginare una vita migliore. Pomodori a milioni, una pianura immobile dove l’occhio si perde. Il prezzo del raccolto, qualche vita buttata qua e là. Schiene ricurve chinano il capo, un sole indifferente tramonta. Sorgerà domani, ancora. Ancora e sempre, ormai senza domani.

Consegna il premio il maggiore Adriano Sacconi

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medaglia d’oro Comune di Castel d’Azzano - MARIA T. PANTANI di Reggio Emilia

I l s e n t i e r o

La lirica descrive in modo delicato e allusivo uno dei tanti approdi di migranti sulle nostre spiagge. La fi gura umana è rappresentata per sineddoche dalla sola orma lasciata sul bagnasciuga e presto cancellata. Il metro è sempre il tradizionale endecasillabo, scandito però su cinque strofe di tre versi ciascuna, secondo uno schema che richiama la terzina dantesca; vi si innestano rime e assonanze irriverenti e intelligenti come acqua / risacca o frasche / tasche che ben si adattano al tono medio del contenuto. Le grandi pupille, l’acqua nelle tasche, il corpo esausto e il cuore soffocato ci richiamano al nostro dovere d’accoglienza.

Smuove appena la sabbia la risacca e l’orma ancora tiepida svanisce, un gabbiano oscilla a pelo d’acqua

seguendone il moto, che esaudisce il bisogno di cibo e di rituale, mentre il cielo pian piano s’arrossisce.

Risale l’orma con ritmo sempre uguale a smarrire se stessa tra le frasche. Il domani un roveto da domare.

Pupille grandi e acqua nelle tasche, compie l’impronta un cerchio indagatore poi s’adagia a posar le membra stanche.

Esausto il corpo, soffocato il cuore. L’impronta giace sorda. In lontananza lo smorzato singhiozzo di un motore.

Consegna il premio il sindaco Antonello Panuccio

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medaglia d’oro Comune di Costermano - BRUNO FIORENTINI di Bracciano RM

M i g r a n t e s

Una lirica caratterizzata da sperimentalismo metrico attinto alla tradizione iberica del mote, come spiega l’autore nel cappello introduttivo. Ne risulta un quadro effi cace del triste destino che spesso accompagna il viaggio dei migranti: i versi ora ritmano il senso dell’attesa per l’approdo che non arriva, ora dipingono un tragico epilogo attraverso l’immagine delle foglie strappate dal ramo e risucchiate dall’abisso, ora rievocano l’immagine di rondini smarrite in un viaggio al contrario, senza speranza.

Questa poesia dalla forma metrica poco usuale è, in effetti, una composizione di origine iberica formata da due parti: il ‘mote’- una quartina senza rime a carattere introduttivo - ed una ‘glosa’ che riprende e sviluppa i concetti elaborati nella prima: quattro strofe ognuna delle quali, all’ultimo verso, ripete in successione i versi del ‘mote’. Io – ma non sono il primo – l’ho trovato interessante.

1. L’ho visti sopra zattere vaganti, 2. sospese… incerte… tra l’abisso e il cielo. 3. Mille tormenti: Come? Quando? Dove? 4. L’ho visti allineati nelle bare.

Relitti d’un naufragio, alla deriva tra sogni che svaniscono e rimpianti; negli occhi un’illusione che fi niva. 1. L’ho visti sopra zattere vaganti.

Foglie che un freddo vento di tempesta strappa dal ramo e porta via nel gelo; un vortice le involge e le rimesta, 2. sospese… incerte… tra l’abisso e il cielo.

Rondini ignare della primavera che un autunno perenne spinge altrove, la meta oscura, quasi una chimera. 3. Mille tormenti: Come? Quando? Dove?

Anime nere, nate per l’inferno tra ghibli di deserti e un fosco mare; anime senza un dio, se non d’Averno. 4. L’ho visti allineati nelle bare.

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medaglia d’oro ditta Green Energy - CELESTINO CASALINI di Piacenza

E p i f a n i e

La poesia descrive una delle nostre piazze, che oggi accade spesso di vedere animate e colorate da mercati e presenze esotiche e straniere, come dei moderni bazar occidentali. Anche la misura del verso breve sembra riprodurre il sorridente via via delle bancarelle e l’alternarsi un po’ caotico delle persone. È un invito a rifl ettere sulla ricchezza di incontri e culture che queste occasioni possono offrire a chi sappia avvicinarsi con sguardo aperto e curioso.

In questa piazza riempita d’usanze straniere basta poco per scoprire luminose meteore che indicano la via

Ogni cultura porta in dono quel poco che basta per essere felici

Tutte somigliano a tenaci radici che cercano la vita in ciò che trovano per le vie

Festa d’emigranti e tante piccole occasioni per decidere una sorte

Per dare e ricevere doni basterà aprire tutte le porte

L’attore Tiziano Gelmetti

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medaglia d’oro Comune di Isola della Scala - VITTORIO DI RUOCCO di Pontecagnano SA

Farah, la yemenita

Il poeta latino Virgilio narra l’approdo in Africa degli esuli Troiani, benevolmente accolti dalla regina Didone. Da quegli esuli, narra ancora Virgilio, discenderemo noi che oggi dimentichiamo chi siamo stati. La poesia tratteggia con forza la fi gura di una donna che la guerra ha strappato alla sua terra e al sogno di una vita felice, e ci invita al rispetto delicato di quella sofferenza. Ci spinge a ricordare le nostre radici per poter dare speranza a una nuova vita.

Quando incrociasti gli occhi arroventati del giovane Rashid lo yemenita, il sole quel mattino era più vero. Arrotolasti il velo sulla fronte e le tue mani inermi e disperate lasciarono cadere sulla strada la giara di cristallo del deserto che come il cuore tuo fi nì in frantumi. Lui che t’amava ma non lo sapeva raccolse la tua anima spaurita uscita dal tuo petto in un respiro e te la porse avvolta in un sorriso. E fu il silenzio a reggere il tuo sguardo quando la bocca sua ti disse t’amo e intorno niente più ti sembro vivo. Passò null’altro tempo che un istante: tutto si sciolse in polvere e lamento poi cenere e macerie e un lungo pianto percosse l’aria pregna di dolore. Oasi di lutto divenne quella piazza ancor più amata nella tua memoria ora che sei venuta, fi glia di Nessuno, in questa terra antica ed agognata persino dagli dei falsi e bugiardi. Uomini stolti, esseri malvagi ti hanno rubato qui l’ultimo straccio di quella dignità che tanto amavi nascondere col velo dell’orgoglio. Oh dolce Italia! Dov’è la mano tua di Madre Pia che stringe al seno i cuori degli affl itti degli esuli scappati dalle bombe? Non è più forse vera la tua storia che di un eroe troiano fosti fi glia? Fa’ si che anche Farah, la yemenita, possa versare lacrime d’amore su questo suolo sacro alla speranza e cancellare l’urlo della morte che fece del suo sogno un solo fuoco con la promessa di una nuova vita.

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medaglia d’oro Comunità Baldo-Garda - ANGELA VILLA RUSCELLONI di Reggio E.

L o s t r a p p o

La poesia racconta uno dei tanti episodi di drammatica separazione tra madre e fi glio che affl iggono i disperati viaggi dei migranti. Da un mondo fatto di luce, colore, profumi speziati, dolci e rassicuranti, il bimbo si trova ora strappato e proiettato in una terra nuova, in mezzo a gente sconosciuta che parla una lingua incomprensibile. Sarà destinato a vivere una vita «impregnata di dubbi e di dolore» e segnata per sempre dal «ricordo implacabile» d Sezione C tema “Migrazione e accoglienza “

La prima acqua fu il liquido umorale in cui fl uttuasti nel grembo di tua madre; poi le sue lacrime d’amore e di speranza mentre, sotto le stelle, tramava il tuo futuro... Lei ti stringeva al petto, quella sera, quando la brezza le sferzava il viso ed il suo latte sapeva di salsedine, recando l’amarezza dell’ignoto. Tu sussultasti mentre, con passo incerto, lei scese in acqua, verso l’imbarcazione che vi attendeva nel nero di un inchiostro che non lasciava spazio a note di colore. Poi ti assopisti, ebbro di quel profumo che ogni madre emana al suo bambino, ma il buio vi pervase e ti destasti tra braccia sconosciute, in terra nuova. Nulla... più nulla ad evocar la pace di quella pelle, del grembo e delle mani che sollevavano il lembo di uno scialle per cingere d’amore i tuoi sogni... Un’altra donna ti sollevò di peso: non profumava di spezie e gelsomini; parlava un’altra lingua e la sua voce non intonava nenie melodiose... In questo strappo si snoderà la vita, sempre impregnata di dubbi e di dolore, intrisa del ricordo implacabile di fremiti di pelle e palpiti del cuore…

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Consegnano il secondo premio ad Angelo Taioli il presidente di Cerea-Banca Mastenae il Sindaco di Colognola ai Colli Carcereri De Prati

Consegnano il primo premio a Fabrizio Bregoli il sindaco di Villafranca Dall’Oca, il Procuratore capo Barbaglio, il vice Prefetto Calabrese e il colonnello De Simone

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Consegna il premio a Vittorio Di Ruocco il sindaco di Isola della Scala Stefano Canazza

Consegna il premio a Bruno Fiorentini l’assessore di Verona Marco Padovani

Consegna il premio ad Angela Villa Ruscelloni l’assessore alla cultura di Bussolengo Valeria Iaquinta

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SEZIONE SPECIALE STUDENTI

SCUOLA MEDIA CAVALCHINI-MORO - VILLAFRANCA

Rasia Saletti - classe 3/G docente Carla Dolce

GRIDARE PER FARSI SENTIRE

Tu mondo crudele, divori il mio cammino,sprezzante dei segnali che ti voglio inviare.Vedi le mie vene fremere alla tua prima parola e altuo primo tocco, non ascoltando quello che provo. Acceleri i miei battiti. dettandone tu stesso il ritmo, edopo quei momenti provo a dimenticare e la lasciareche le lacrime trascinino via tutto il mio dolore, anchese quelle violenze sul mio corpo non potranno mai essere cancellate.Perchè vivere ogni giorno nella paura, in un mondo liberodove ciascuno di noi ha valore e dove non conta la lingua,la religione o il colore.

Nicol Bonfante – classe 3/B docente Ivo Mondini

I BAMBINI E L’IMMIGRAZIONE

Chissà quanti bambini nel mondo,ogni giorno devono patire,cambiare casa, città, paese, vita.Chissà per quale motivo sono costrettia ricominciare,Ci sarà la guerra nel loro Paese?Loro padre non ha un lavoro?Chissà se questi bambini verranno accolti, accettarti oppure sanno considerati diversi,verranno quindi disprezzati?Loro non hanno sempre un futuro certo,molte volte vengono isolati,lasciati da parte per le loro diversità.Chissà se un giorno se ne renderemo conto;il diverso non esiste.siamo tutti umani,il bianco non è migliore del nero.

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Margherita Magalini . classe 3/B docente Ivo Mondini

TUTTI UGUALI

Siamo arrivati all’albae siamo in tanti, congelatie stanchi,orfani e vedovi. Vivi.Siamo arrivatisoli e smarriti,con ancora negli occhiimmagini mai viste, crudeli e vigliacche.Attracchiamoa un porto dove mani amiche ci mostrano aiutoe noi fi duciosi ci abbandoniamo nel buio.Una luce, ci illumina forte: è giorno, di notte,è gioia nei cuori.E’ tutto fi nito! Gridiamo.E’ tutto fi nito! Ed ora di chi siamo?Di quale terra, di quale Dio?Di quale legge e di quale diritto se nonforse, di quello d’esseresemplicemente uominitutti uguali?

Jenny Centrella – classe 3/B docente Ivo Mondini

LA NUOVA TERRA

Fu così,che una mattina partiiper andare in un posto miglioregià dall’inizio col batticuore.Non conoscendo la destinazioneaumentava l’agitazione, e fi nalmente dopo giorni e giorni a navigareuna terra sconosciuta a me vedevo avvicinarsi.Arrivato al grande porto,mi avete teso la manoe mi avete dato conforto.Tanta gente ho poi incontratoe una nuova famiglia ho trovato.

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SCUOLA MEDIA “RITA LEVI MONTALCINI” - DOSSOBUONO

Luca Ryan Piccoli – classe 3/B docente Federica Di Legge

Lacrime del mare

Scendono,rigando il voltoimpaurito, che silascia dietroil disastro e la miseria.Scendono, incontrando le labbraricurve, che mietonola speranza.Cadono,e si uniscono allatempesta nera e infi nitatutto per un sorriso.

Matilde Rizzi – classe 3/B docente Federica Di Legge

S c o m m e s s a

Scommessa.Mare di luce che accogliele misere anime.Scommessa.Deserto veroche acceca la felicità.La loro lotta.una scommessa.Parto… . muoio, vivo.-Ma nell’oblio della gente che non accoglie,che respinge.Scommessa.Migrante su ali deteriorateche cadonoe appassiscono.La vita …è come una scommessa.

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LICEO SCIENTIFICO “MEDI”

Mara Ghiorghe – classe 1/H docente Valeria Pasquali

F A R F A L L E

Siamo come farfalle,noi che viviamo di attimi sfuggenti.Voliamo sui fi ori della nostra vita,noi che ne sentiamo il nettare amaro.Ci poseremo sulle tue spalle,con la paura di essere schiacciate.Ci guarderai scappare,quando cercherai di aiutarci. Amerai i nostri colori,ma non ci vedrai in mezzo a tutti i fi ori.Perché noi cerchiamo l’uguaglianza,che la paura di essere diversi crea distanza.Abbiamo passato metà della nostra vita a strisciare.Che male c’è, se ora ci vantiamo di poter volare?Ti prego, non andare.Resta su questa panchina ad ascoltare.La vita è breve, non saprai mai il momentoIn cui la dovrai lasciare.Ora, qui, io ti confesso:noi che sembriamo tanto soggette al destino possiamo controllare anch’essi e toglierci il respiro

Ester Calligher classe 1/M docente Monica Auricedri

Occhi bassi

RiposaDolore, riposaLacrime caldeUrli strozzatiVite innocenti troncate dalla malvagità della GuerraDolorePauraChe ti insinua nelle ossaTi corrode dentroLa consapevolezza Che ti uccide.Occhi bassiIndifferenzaForse, vergognaOcchiate nascosteScostantiDisgusto repressoMalignità celata

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Anna Scattolini – classe 2/E docente Daniela Grasso

B a r r i c a t e

Braccia tese. Disarmate,un groviglio di vite. Mani che rifi utano, armate di indifferenza.Sguardi smarriti,, vuoti,un ammasso di speranze. Occhi che respingono, carichi di fi erezza. Membra offese, martoriate,un brulicare di voci. Corpi che scansano, colmi di individualismo.Accoglienza. Rifi uto.Paura. Paura.

Anna Marini – classe 1/M docente Monica Auricedri

L’ indifferenza

Guardo nello specchio,quel mondo ovale e piatto,tanto diverso dal mio.Vedo nel vetro,il mondo si allarga,un bambino che muto piange,una donna cha guarda.Vorrei poterlo consolare,ma non mi può sentire.Le orecchie che ascoltano i suoi lamenti,non sono le mie.Non sono soli.Altre persone,altri volti li circondano.Le braccia che lo proteggono, non sono le mie.Una luce si vede in lontananza,qualcuno li rincorre,o li viene a salvare,qualcuno che li tiri fuori,dal crudele mare.Silenzio.La luce si spegne, così come i rumori.Il bambino smette di piangere, non lo sento, ma lo vedo.Le labbra che lo baciano,non sono le mie.

Chiudo gli occhi,l’acqua di un mare impossibilemi scorre sulle guance,mi annebbia la vista,mi confonde i pensieri.Tutto è fi nito,tutto è sparito.Mi volto,vado a vedere il telegiornale:“Atri migranti muoiono in mare”.Comunque sia andata a fi nire, quella non ero io.

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Jasmine Cicchellero – classe 2/E docente Daniela Grasso

XVI APRILE

Mi toccasti in viso,non con una carezza,non con una rosa,bensì con quei feroci palmi.Mi lasciasti il segno,non d’amore,non di protezione,bensì di terrore.Mi tolsi il sorriso, gocce in viso,come cascate illuminatedal rosso tramonto.Tu, che non mi hai amata.Mi lasciasti in un angolo,lì, disarmata.Tu, che te ne mandastisenza dire una parola.E, così come un fi orebagnato dalla pioggia, rinacqui.

Anna Bissaro classe 3/M docente Daniela Grasso

Senza titolo

Sente una risataE’ come una pugnalataInvade il petto Trapassa la menteIl vento le colpisce il visoMarcato dal soleCadeImmobile La guardi.Corre, ininterrottamenteViolentementeSbagliaCade. Si alza, spaesataAccecata,Aumenta la rabbiaRimane il terrore.Non si fermaMa lottaSvanisciNon ci sono più i tuoi occhi sul suo viso,l’ombra rimane, perduraStraziaDentro, con lei.

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I.T.C. BOLISANI

Jessica Camparsi – classe 4/B docente Adriana Amico

Fratelli dello stesso padre

Da destra e sinistra arrivano,vengono da ogni parte del mondo,la gente li caccia, li deride e l’infama.Qualche volta c’è da fermarsi e pensare,ma questa non è affatto una qualità dell’uomo.Egli è solo bravo a criticare.Finchè si sta bene, nient’altro e nessuno per altri è importante.Siamo fratelli e il bene l’uno con l’altro ci dobbiamo augurare.Siamo fi gli dello stesso padre, che veglia ogni giorno su di noi.Siamo egoisti tal volta,Ma tant’è vero che sappiamo anche dare amore.Non dobbiamo amare solo chi vogliamo,dobbiamo amare tuttisenza distinzione né di razza né di cultura.Dobbiamo accogliere a braccia aperte i nostri fratelli.Farci forza e aiutarci l’uno con l’altro.

Sebastian Moschin – classe 2/F – docente Valentina Venturi

Ragazza mia infi nita

Mentre mi trovo quiIn cima di una montagna di immaginazionePenso a teRagazza mia infi nitaNei tuoi occhi mi perdoIntrappolato nell’immensità della tua animaTu che rilassi la mia giovinezza Mi fai sentire la natura di ciò che è eternoSu cui questa esistenza si posaLe tue parole sono musicaSimboleggi la tua gloriosa femminilitàE il tuo corpo leggiadroTu sei la mia MusaLa vera madre delle mie artiLe quali un giorno Spero di farti conoscere come delle fi glie.

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Samanta Trevenzuoli – classe 2/F docente Valentina Venturi

Il piacere di avere paura

Sono solo una piccolissima formica,una briciola in confronto al mondo.Questa emozione non la so chiamare:ti assale dal profondo del cuore e non so se se ne andrà mai.E’ un infi nito di galassie, mille pensieri.Immensi volti parlano di loro.Ed io? Io cosa sono?Sono solo un mucchio di materia sognante.Sognatrice per un motivo.Un motivo che neanche io so.Ma so solo che questa infi nita paurala voglio dentro di me,perché è quello che mi tiene in vita.

Michele Bravi - classe 2/F docente Valentina Venturi

La poesia

La poesia è un treno,guidato da un poeta che fi ngema che può portare anche chi provamolto dolorea scoprire nuove emozioni nel cuore.

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I.S.I.S.S. “ANTI”

Desirèe De Marchi – classe 2/ala docente Maria Buonocore

Libro d’amore

Il mio primo libro,una storia d’amore,un sogno d’avverarei tuoi occhi come il mare.Tu mi desti un fi oreIo iniziai ad amare.Dicevano fosse un erroreMa mi sentivo così viva.Da lì iniziòIl nostro primo libro,,,la mia prima storia.

Daria Laines – classe 4/ala docente Maria Buonocore

Come la neve e le stelle

Brillano nel cielo, luce negli occhi,pensieri sereni come la neveche scende fi tta come i suoi fi occhipuri e candidi, unendosi in uno strato lieve.Brillano nel cielo, luce negli occhi,come le stelle nella notte profonda,portano sogni nelle menti, simili a rintocchie nel mio petto il cuore affonda.Luce negli occhi, profondi sentimentiche mi legano alla tua essenza;le mie illusioni ritornano portate dai ventiche mi fanno sentire nell’aria la tua presenza.

Filippo Stanghellini – classe 4/ala docente Maria Buonocore

E’ questo un uomo?

Le urla,dei piccoli fanciulli.Il gemito,dei piccoli fanciulli.Distesa,la Principessa,in un lagodi rosso odio.Nella penombra,una sagoma,avvolta da un gelido silenzio.E’ questo un uomo?

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Filippo Tabarelli – classe 4/ala docente Maria Buonocore

Il nostro temporale

Forse un giorno,saremo in grado di parlarci,come le prime goccedi un temporale,corrergli incontro,con i nostri cuorial ritmo dei tuoni.Forse un giorno,smetteremo di amarci,tra fredde lacrime amare, lasciandoci tremanti,come il Sole dopoil nostro temporale,che lascia l’essenza delle gocce.Ma fi no a quel giorno,prima ancora delle nubi,del vento e degli stormipremonitori col volo radente,nel cielo terso,continueremo a cercarci.

I quattro premiati del ”Carlo Anti” con la prof. Buonocore

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I primi classifi cati nelle tre sezioni Nori, Masiero e Bregoli posano al termine della cerimonia.

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CONCORSO NAZIONALE DI POESIA 1° “Memorial Luciano Nicolis” 2012

Pervenute oltre 400 liriche da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane

LINGUA ITALIANA1° premio e med. d’oro GIOVANNI CASO di Siano SA con la lirica “I vecchi giù al paese”2° premio e med. d’oro FILIPPO PIRRO di S.Marco in Lamis FG con la lirica “Il rettangolo”3° premio e med. d’oro MARIA TERESA SCOLIERI di Soverato CZ con“All’alba, Natale” 4° premio LORIANA CAPECCHI di Quarrata PT con “Senza chiedere sconti al tempo avaro”5° premio ANDREA VENZI di Bologna con la lirica “Scritta nel sonno”5° premio CELESTINO CASALINI di Piacenza con la lirica “L’amico”Premio speciale - medaglia del Pontefi ce GIUSEPPE SEGALLA di Lugo VI con la lirica “Quel goal fatto di volo”Premio speciale - medaglia del Capo dello Stato MARIA FRANCESCA GIOVELLI di Caorso PC con la lirica “L’ultima corriera”

FINALISTI CON PREMIO FILIPPA SICILIANO di Casteggio PV con la lirica “Estate 1979 – A mia madre” LORENZA ZUCCARO di Abano PD con la lirica “Osservandoti…”IVAN FEDELI di Ornago MB con la lirica “Pendolari (rientri)”LAZZARO MUTTI di Montichiari BS con la lirica “Odissea moderna”ANTONIO GIORDANO di Palermo con la lirica “Il viaggio di Arlecchino”ROSANNA SPINA di Venturina LI con la lirica “I sogni sono perle a una collana”FRANCESCA CROCI di Predazzo TN con la lirica “Assenza”PIERANGELA VESENTINI di Montagnana PD con la lirica “La letterina”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio e med. d’oro BRUNO CASTELLETTI di Verona con la lirica “Dal barbier”2° premio e med. d’oro ANDREA ALDRIGHETTI di S. Pietro Incariano VR “En fondo al coridoio”3° premio e med. doro SERGIO GREGORIN di Turriaco GO con la lirica “N sas”4° premio CAMILLA EMILI di Belluno con la lirica “El buràt”5° premio LUCIANO DE CARLI di Levico TN con la lirica “De matina bonora”Premio speciale alla memoria del prof. Giuseppe Faccincani ISAIA BONETTI di Mozzecane VR con la lirica “Come alora”Premio speciale alla memoria del prof. Pierluigi Laita GELMINA DALLA BONA di Verona con la lirica “’Na balila en ciel”

FINALISTI CON PREMIO - GALDINO PENDIN di Villaverla VI con la lirica “Quando sarà” - NATALINO SIMON di Fossalta di Portogruaro VE con la lirica “La nona” - STEFANIA DONATELLA PARON di Rovigo con la lirica “Da novo el Po” - GUIDO LEONELLI di Calceranica TN con la lirica “Elsa, Elsa” - MAURIZIO MARCOLIN di Pordenone con la lirica “Finìo l’el rochèl”

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TEMA “Il Museo: la fatica del lavoro, la realizzazione di un sogno”1° premio e med. d’oro GIOVANNI BENAGLIO di S. Giovanni Lupatoto VR “In pinpinèla a ‘n sogno”2° premio e med. d’oro ROBERTO VELARDITA di Venezia-Lido con la lirica “L’arca”3° premio e med. d’oro MANUELA CAPRI di Crevalcore BO con “Memorial Luciano Nicolis”4° premio GIULIO REDAELLI di Albiate MB con la lirica “Cercando eternità”

FINALISTI CON PREMIO - GRAZIELLA BAZZONI di Lavagno VR con la lirica “Il sogno nel cassetto” - FELICIA SIRIANNI di Caserta con la lirica “Per Luciano Nicolis”

CONCORSO STUDENTI Liceo scientifi co Medi 1° Anna NAPPONI - Sommacampagna “Mansuetudine” 2° Luciana CENERE - Roverbella “Lettera a un amico” 3° Sara RENZI - Villafranca “Il museo” 3° Diego INNARO – Villafranca “Uno stoico deluso”

Istituto Anti 1° Gian Marco CIRESOLA – Villafranca “Non puoi chiedere…” 2° Pietro BRUNETTO – Villafranca “Nel segno della vita, una gerbera..,gialla” 3° Dusan JOVANOVIC – Villafranca “Mai più”

Istituto T.C. Bolisani 1° Madalina Denisa SAS – Valeggio “Il sogno” 2° Deborah CAIOLA – Valeggio “La notte dei sogni” 3° Giada CALIARI – Valeggio “Se fossi amore, sarei fonte di vita”

La commissione giudicatrice da sin. Pallegrini, Rigoni, Marchi, Carpanè Chiecchi

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2° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA

“Luciano Nicolis” 2013

416 liriche presentate da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane

LINGUA ITALIANA1° premio e med. d’oro MARIANI TULLIO di Molina di Quosa PI con “Gorgoglia il Serchio”2° premio BALESTRA SERGIO di Sant’Orsola TN con la lirica “La cucina di Circe”3° premio BARONI CARLA di Ferrara con la lirica “Ancora nei tuoi giochi ti ricordo” 4° premio GELMI GIOVANNA di Cologno Monzese MB con “A ciuffi , sporadici o in distese” 5° premio RATTI LORENZO di Prato con la lirica ”Dicembre”Premio speciale - medaglia del Capo dello Stato SIMONINI VALTER di Massa con la lirica “Aquiloni sui cieli birmani”Premio speciale – medaglia del Pontefi ce FEDELI IVAN di Ornago MI con la lirica “I cocchi” Premio speciale della Provincia di Verona RAGAZZI ROBERTO di Trecenta RO con la lirica “L’esodo” (Istria 1943-1947) Premio speciale medaglia d’oro GIOVELLIJ MARIA FRANCESCA di Caorso PC con la lirica “Scorre il Riglio”Premio speciale medaglia d’oro MORBIN MARISA di Vicenza con la lirica “Serata”

FINALISTI CON PREMIO PROVENZANO MARISA di Catanzaro con la lirica “Oltre le righe amare della mia memoria”VENZI ANDREA di Bologna con la lirica “Davanti alla fi nestra”VICARETTI UMBERTO di Roma con la lirica “Trilogia del fuoco 1- I soli del Male” COCCO ALBERTO di Cagliari con la lirica “Brindisi”MARTINELLO SIMONE di Rosolina RO con la lirica “Tu, Viandante” VETTORELLO RODOLFO di Milano con la lirica “Fata morgana”OXILIA ANDREA di Riva del Garda TN con la lirica “Scorcio di secolo in scorcio di vita”MARCONI FULVIA di Ancona con la lirica “Zittisce il giorno”MARANI FRANCO di Milano con la lirica “Maria”CERNIGOI MAGGIO MARIA di Muggia TS con la lirica “Laguna”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio e med. d’oro NARDIN DONATELLA di Cavallino Treporti VE con “Era crisi à nordest”2° premio BARBON FABIO di Spresiano TV con la lirica “L’onbra in piè”3° premio LEONELLI GUIDO di Calceranica TN con la lirica “Na Madrèla”4° premio LOTTI DANIELE di Codroipo UD con la lirica “Il mond”5° premio MAZZON RITA di Padova con la lirica “Quadro”Premio speciale prof. Giuseppe Faccincani a.m. ALDRIGHETTI ANDREA di S,Pietro Incariano VR con “La marcia de le luci tachò”Premio speciale prof. Pierluigi Laita a.m. BENAGLIO GIOVANNI di S.Giovanni Lupatoto VR con “Su’l palco de le onbrie”

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FINALISTI CON PREMIOPOGGESE NERINA di Cerro Veronese con la lirica “Col dì ne i campi”EMILI CAMILLA di Belluno con la lirica “La zoca”SEGALLA GIUSEPPE di Lugo VI con la lirica “Co me son perso”CITTON GIAN di Feltre BL con la lirica “A spetar sera”SIMON NATALI NO di Fossalta di Portogruaro VE con la lirica “La viàrs l’alba” SALARDI ALBERTO di S. Pietro Incariano VR con la lirica “La vigilia”GREGORIN SERGIO di Turriaco GO con la lirica “I zerci ta l’aqua”

TEMA “Museo come memoria”1° premio e med. d’oro CASO GIOVANNI di Siano SA con la lirica “Visitando il Museo dell’Auto”2° premio SALA ENRICO di Albiate MI con la lirica “Segantini a cielo aperto”3° premio LAZZEROTTI BRUNO di Milano con la lirica “Gli sguardi del ricordo”4° premio VELARDITA ROBERTO di Venezia-Lido con la lirica “Il suo museo”

FINALISTI CON PREMIO REDAELLI GIULIO di Albiate MI con la lirica “Memorie”

SEZIONE STUDENTIScuola Media “Cavalchini-Moro” 1° Beatrice BENAZZI 3/G 2° Luca ZARAMELLA 3/G

Liceo Scientifi co “Medi” Anna NAPPONE 5/M (indirizzo liceo classico) Linda GANDINI 1/E (indirizzo linguistico) Tamara JOVANOVIC 2/E /indirizzo linguistico) ISISS “Carlo Anti” Gaia COMINI 2/A (liceo delle scienze applicate) Arianna LOCATELLO 2/A (liceo delle scienze applicate) Anna TODESCHINI 2/B (liceo delle scienze applicate)

I,T.C. “Bolisani” Deborah CAIOLA 3/A (relazioni internazionali) Deborah CREMASCo 3/A (relazioni internazionali) Natalia PLACINTA 5/B (sistemi informatici)

La commissione giudicatrice e la valletta (manca il prof.Pellegrini)

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3° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “Luciano Nicolis” 2014

435 liriche pervenute da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane

LINGUA ITALIANA1° premio SIMONE MARTINELLO di Rosolina RO con la lirica “Agli incroci del vento” 2° premio RODOLFO VETTORELLO di Milano con “Per un volta, l’ultima, da solo”3° premio FULVIA MARCONI di Ancona con la lirica “E’ Margherita, fi glia dell’Alzheimer” 4° premio ANGELO TAIOLI di Voghera PV con la lirica “In tarda mattinata”5° premio EGIDIO BELOTTI di Fossano CN con la lirica “Nella città smarrita”premio speciale medaglia del Pontefi ce FABIO BARBON di Spresiano TV con la lirica “Su questa ruga” premio speciale medaglia del Capo dello Stato FABRIZIO BREGOLI di Cornate d’Adda MB con la lirica “Religione domestica”premio speciale medaglia d’oro Bocciofi la Villafranca SERGIO BALESTRA di Sant’Orsola TN con la lirica “E’ sempre azzardo” premio speciale medaglia d’oro A.I.V. FRANCESCO ZANETTIN di Galliera Veneta PD con la lirica “Tuba mirum”premio speciale medaglia d’oro ditta Lepanto s.p.a. MARISA PROVENZANO di Catanzaro con la lirica “Alla fonda”

FINALISTI CON PREMIO - ANNA ELISA DE GREGORIO di Ancona con “La confessione di Marco Palmezzano”- ROBERTO MESTRONE di Torino con la lirica “Nessun fi schio al cielo”- PIERFRANCO ULIANA di Mogliano Veneto TV con la lirica “Nichil sub sole novum”- ANDREA VENZI di Bologna con la lirica “Sognavo”- IVAN FEDELI di Ornago MB con la lirica “Natura morta con donna all’angolo”- ALBERTO AVERINI di Roma con la lirica “Stelle”- FABIANO BRACCINI di Milano con la lirica “Paese di tramontane”- NUNZIO INDUSTRIA di Napoli con la lirica “Fantasmi vivi”- BRUNO PICCININI di Varano Marchesi PR con la lirica “Tempo nuovo”- GIUSEPPE SEGALLA di Lugo VI con la lirica “Così vicino, così lontano”- ERNESTO SEVERINO di Verona con la lirica “A volte accade…”- ALFONSINA CAMPISANO di Caltagirone CT con la lirica “Si salverà Euridice”- FABIA TOLOMEI di Milano con la lirica “Chi resta”- ANGELO COLUCCI di Lodi con la lirica “Ti dico”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio CARLA NORO di Vicenza con la lirica “La Zaira”2° premio GIOVANNI BENAGLIO di S..Giovanni Lupatoto VR con la lirica “Miolìni”3° premio FULVIA LOT di Refrontolo TV con la lirica “El contadin contènt”4° premio ANDREA ALDRIGHETTI di S.Pietro Incariano VR con la lirica “Oro mato”5° premio GIAN ALBO FERRO di Rosolina RO con la lirica “A vien on momento”Premio speciale prof. Pierluigi Laita alla memoria BRUNO CASTELLETTI di Verona con la lirica “Altri senteri”Premio speciale prof. Giuseppe Faccincani alla memoria DANIELA BENEDETTI di Castelnuovo VR con la lirica “La vigna”

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Premio speciale Fondazione Cattolica Assicurazioni GIANLUCA DAL RI di Capodenno TN con la lirica “Malizia de most” Premio speciale Fondazione Cattolica Assicurazioni GRAZIANO MARCHIORO di Vicenza con la lirica “Te tiro i spenoti”Premio speciale prof. Pierluigi Laita a.m. BENAGLIO GIOVANNI di S.Giovanni Lupatoto VR con “Su’l palco de le onbrie”

FINALISTI CON PREMIO - SERGIO ALDRIGHI di Porto Mantovano con la lirica “Butei del ‘99” - GALDINO PENDIN di Villaverla VI con la lirica “Chissà parchè”- NATALINO SIMON di Fossalta di Portogruaro VE con la lirica “Tra lùs e scùr”- MICHELE TALO di Limana BL con la lirica “”Le fa su ombrie i lanpioi”- CLARA KAISERMANN di Mezzolombardo TN con la lirica “Mama o mare”

TEMA “RARITA’ E MERAVIGLIE DEL MUSEO NICOLIS”1° premio non assegnato2° premio DONATELLA NARDIN di Cavallino Treporti VE con la lirica “Museale bellezza”3° premio ex aequo STEFANIA PARON di Rovigo con la lirica “L’automobile”3° premio ex aequo CARLA BARONI di Ferrara con la lirica “Museo Nicolis”4° premio MANUELA CAPRI di Crevalcore con la lirica “Passione, imponente rarità”

FINALISTI CON PREMIO- SARA ANDREOLI di Mantova con la lirica “Caldi ricordi al Nicolis”- PAOLO SANGIOVANNI di Roma con la lirica “La favola dei buoni e dei cattivi”

SEZIONE STUDENTI Con premi in volumi della Fondazione Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare di Verona

Scuola media Cavalchini-Moro (docenti prof. Luisa Vantini e Nicoletta Lettori)1° premio Francesca Sciascia 3/F – Villafranca2° premio Vittoria Girardi 3/F - Villafranca3° premio Filippo Stanghellini 3/E – Roverbella

Liceo Medi (docenti prof.sse Chiara Giacomi e Daniela Grasso)1° premio Arianna Zuanazzi 1/B scientifi co - Sona2° premio Joseena Rigo 2/E linguistico - Villafranca3° premio Sara Albertini 1/E linguistico - Sommacampagna

I.T.C. Bolisani (docenti prof.sse Silvana Pizzato e Adriana Amico)1° premio Sara Titoni 2/D indirizzo turistico- Sommacampagna2°’premio Isabel Gerhardt 4/A indirizzo relazioni internazionali . Nogarole Rocca3° premio Giulia Di Girolamo 2/A indirizzo relazioni internazioni- Villafranca

I.S.I.S.S. Carlo Anti (docente prof.ssa Maria Buonocore) 1° premio Alberto Tagliente 4/Bla liceo scienze applicate - Sommacampagna 2° premio Anna Todeschini 3/Bla liceo scienze applicate - Sommacampagna3° premio Carlo Passavanti 3/Bla liceo scienze applicate - Villafranca

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4° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “Luciano Nicolis” 2015 Oltre 400 liriche presentate da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane

LINGUA ITALIANA1° premio ANGELO TAIOLI di Voghera PV con la lirica “Nel buio breve”2° premio VANNI GIOVANARDI di Luzzara RE con la lirica “Alla nebbia”3° premio RODOLFO VETTORELLO di Milano con la lirica “Carne umana”4° premio VALENTINO RONCHI di Melzo MI con la lirica “Ferragosto”5° premio LUIGI BERNARDI di Teolo PD con la lirica “Volo d’anima”Premio speciale medaglia del Pontefi ce PIERANGELA VESENTINI di Montagnana PD con la lirica “Sorelle (1941)”premio speciale – medaglia d’oro Comune di Povegliano veronese SIMONE MARTINELLO di Rosolina RO con la lirica “Contadine al sole”premio speciale – medaglia d’oro Comune di Casteldazzano CHIARA PERINA di Settimo Milanese con la lirica “Capodanno”premio speciale – medaglia d’oro Comune di Mozzecane IVAN FEDELI di Ornago MB con la lirica “Agenzia delle entrate. Uffi ci”premio speciale – medaglia d’oro Comune di Valeggio MARIA F. GIOVELLI di Caorso PC con la lirica “La tua ora”premio speciale – medaglia d’oro Lions Club Villafranca CANDIDO MEARDI di Pavia con la lirica “C’era Pasolini”premio speciale - medaglia d’oro Rotary Club Villafranca CARLA BARONI di Ferrara con la lirica “Il sogno di Ronzinante”

FINALISTI CON PREMIO - FILIPPA SICILIANO di Casteggio PV con la lirica “19 secondi di abbraccio”- GIUSEPPA AGUGLIA di Casteldazzano VR con la lirica “Nei giardini dell’impossibile”- GIUSEPPE SEGALLA di LugoVI con la lirica “Tu splendi sempre”- PAOLO GIACOMONI di Bologna con la lirica “Blu limerick”- FABIO BARBON di Spresiano TV con al lirica “La profondità della leggerezza”- GRAZIANO MARCHIORO di Vicenza con la lirica “Notte profonda”- CARMELO CONSOLI di Firenze con la lirica “Nell’ora rosata dei tramonti”- ANNALISA RODEGHIERO di Padova con la lirica “Anna”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio PIER FRANCO ULIANA di Mogliano Veneto TV con la lirica “Contrasto.alla burchia”2° premio MICHELE TALO di Limana BL con la lirica “In prenzhipio”3° premio LILIA SLOMP FERRARI di Trento con la lirica “Me son zugada la vita”4° premio LUIGI FRANCHI di Verona con la lirica “Viola da gamba”5° premio BRUNO CASTELLETTI di Verona con la lirica “Ninsoi fruè”premio speciale Regione Veneto NICO BERTONCELLO di Bassano del Grappa con la lirica “El sae de ‘a tera”premio speciale – medaglia d’oro Bocciofi la Villafranca ANITA PELOSO VALLARSA di Pescantina VR con la lirica “La veia al mondo”premio speciale – medaglia d’oro Giuliani Diego Cordioli Assicurazioni MASSIMO DORIGONI di Pergine TN con la lirica “La locomotiva”premio speciale alla memoria del prof. Pierluigi Laita ANDREA ALDRIGHETTI di Verona con la lirica “Accordo” premio speciale alla memoria del prof. Giuseppe Faccincani ROBERTO BISSOLI di Verona con la lirica “Cronaca….nera”

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FINALISTI CON PREMIO - OSCAR LUNARDON di Bassano del Grappa VI con la lirica “Nevegada”- GUIDO LEONELLI di Calceranica TN con la lirica “Testament”

TEMA “Migrazione e accoglienza”1° premio TULLIO MARIANI di Marina di Quosa PI con la lirica “1970, domenica da emigrante”2° premio FABRIZIO BREGOLI di Cornate d’Adda MB con la lirica “Diario degli estinti”3° premio ROSANNA SPINA di Venturina Terme LI con “Non offrirmi del cibo su un vassoio”4° premio DARIO MARELLI di Seregno MB con la lirica “Ho bisogno di parole”premio speciale – medaglia d’oro Veteran Car Club “Bernardi” MARIA TERESA PANTANI di Reggio Emilia con la lirica “Granelli”premio speciale – medaglia Città di Verona GIOVANNI BENAGLIO di S.Giovanni Lupatoto VR con la lirica “Raghad di Siria”

FINALISTI CON PREMIO- BRUNO LAZZEROTTI di Milano con la lirica “Bambino migrante”- ANNA ELISA DE GREGORIO di Ancona con la lirica “Confesso il mio limitato cuore” - ANTONIO DAMIANO di Latina con la lirica “Una vita tra i monti”- EMILIA FRAGOMERI di Genova con la lirica “La pietà dell’onda”- ORNELLA SALA di Monza con la lirica “Ma devo pur vivere”- ANTONIO MASELLA di Casaleccchio di Reno BO con la lirica “Sono belli i fi gli del mondo”

SEZIONE STUDENTI

scuola media Cavalchini-MoroCHIARA DESIGNORI 3/B docente prof. Ivo Mondini GIADA FACCIOLI 3/B docente prof, Ivo Mondini GIAMPIETRO BALDI 3/B docente prof. Ivo Mondini GIAN PAOLO GANDINI 3/D docente prof. Teresa Bertasini MARIA BALESTRERI 3/G docente prof. Carla DolceSARA GOBBI 3/I docente prof. Silvana Terranova

Liceo Scientifi co”Medi”NOEMI TOFFALI 2/B docente prof. Chiara GiacomiARIANNA ZUANAZZI 2/B docente prof.,Chiara Giacomi SARAH CASTAGNA 2/F docente prof. Daniela Grasso

Istituto Tecnico Commerciale “Bolisani”.JESSICA CAMPARSI 1/B docente prof,Valentina VenturiCARLA ANDREEA CZENE 1/F docente prof, Valentina VenturiMARTINA CORDIOLI 3/A docente prof. Adriana Amico

Istituto Superiore “Carlo Anti” RAJAE CHAOURI 3/A docente prof, Elvio CantiALBERTO TAGLIENTE 4/A docente prof. Elvio CantiANNA TODESCHINI 4/B docente prof. Maria Buonocore

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5° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “Luciano Nicolis” Quasi 600 liriche presentate da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane

LINGUA ITALIANA1° premio Lucia FORNAINI do Fiorenzuola d’Arda PC con la lirica “Sere in città” 2° premio Rodolfo VETTORELLO di Milano con la lirica “Canone inverso” 3° premio Rocco PAGLIANI di Padova con la lirica “Sgomento” 4° premio Carla BARONI di Ferrara con la lirica “Il vello d’oro” 5° premio Gian Albo FERRO di Rosolina RO con la lirica “Traversando Marghera” medaglia del Pontefi ce Luigi CATERINO di S.Donà di Piave VE con “Una luce” medaglia d’oro Veteran Car Club Luciano DE CARLI di Levico TN con “Al caffè di Lucille” medaglia d’oro Comune Sona Maria Teresa PANTANI di Reggio Emilia con “Sornione il tempo”medaglia d’oro Az. Stefano Franchini Franco FIORINI di Veroli FR con la lirica “Se il tempo”medaglia d’oro Bocciofi la Villafranca Giovanni CASO di Siano SA con la lirica “Ritorno” medaglia d’oro Comune Casteldazzano Francesca CROCI di Predazzo TN con “Burrasca”medaglia d’oro Comune Povegliano Pierangela VESENTINI di Montagnana PD con “La luna” medaglia d’oro Reale Mutua Cordioli Stefania PARON di Rovigo con la lirica “L’oro del grano” medaglia d’oro Rotary Club Villafranca Marisa MORBIN di Vicenza con”Asmara lontana” medaglia Città di Verona Ernesto SEVERINO di Verona con la lirica “Hiems”

FINALISTI CON PREMIO - Francesco SANTAGIULIANA di Vicenza con “Prati, fossi, rivi” - Francesca AGUGLIA di Verona con “Dove la strada” - Paolo BUTTI di Figline Valdarno FI con “Resta all’uomo il perchè dei giorni suoi” - Giuliano GEMO di Montegalda VI con “Alle cinque del mattino” - Luisa BOLLERI di Empoli FI con “Sconosciuta dai capelli bianchi” - Paolo SANGIOVANNI di Roma con “Elezioni amministrative” - Egidio BELOTTI di Fossano CN con “Imbrunire a Fossano”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio Fabio BARBON di Spresiano TV con la lirica “Furigàr vite” 2° premio Giovanni BENAGLIO di S.Giovanni Lupatoto VR con la lirica “Nar ìa” 3° premio Andrea ALDRIGHETTI di Verona con la lirica “Bartezzaghi” 4° premio Angioletta MASIERO di Rovigo con la lirica “Sira de inverno” 5° premio Lilia SLOMP FERRARI di Trento con la lirica “Grombial d’amor” medaglia d’oro Comune Mozzecane Guido LEONELLI di Calceranica TN con “Morir de amòr” premio spec Provincia di Verona Carla NORO di Vicenza con “O n’onbra straca”premio spec. Comune di Valeggio Enrica BURATTI di Trento con “Ne l’adasi dela sera” FINALISTI CON PREMIO - Anna Maria LAVARINI di Verona con “Sigo nel mondo” - Massimo DORIGONI di Pergine TN con “No ghe altro che spetar” - Andrea OXILIA di Trento con “La me busa” - Italo DAL FORNO di Illasi VR con “Bio piassaroto”

TEMA MIGRAZIONE E ACCOGLIENZA1° premio Giuseppe DELLA MALVA di Bergamo con la lirica “Esodi”2° premio Fabrizio BREGOLI di Cornate d’Adda MB con la lirica “Fosse poesia” 3° premio DIANA MAIMERI di Isola della Scala VR con la lirica “La tua croce, la mia” 4° premio Bruno FIORENTINI di Bracciano RM con la lirica “Migranti” medaglia d’oro Mach 2 confez.militari Vanes FERLINI di Imola BO con la lirica “Mare amaro” premio speciale Comune di Rivoli Enrico BRAMBILLA di Almenno S.Bartolomeo BG con “Hanno suono di lontano”

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FINALISTI CON PREMIO- Pierfranco ULIANA di Mogliano Veneto TV con “Impoetica mente” - Roberto GERACE di Pistoia con “A un ambulante pisano” - Francesco PALERMO di Torchiarolo BR con “Per Amal” - Anita PELOSO VALLARSA di Pescantina VR con “Stelle marine” - Francesco CARRUBBA di Lodivecchio LO con “Non vedi che piove”

SEZIONE SPECIALE STUDENTItutti con diploma di merito e premio

ISTITUTO COMPRENSIVO “Cavalchini-Moro”Enzu RUSSO 3B docente Antonella Papa

LICEO MEDIMaria BALESTRERI 1A Scientifi co-Cambridge docente Monica AuricedriAnnarosa ZANONI 1° Scientifi co-Cambridge docente Monica AuricedriAnna BISSARO 1M Classico docente Daniela GrassoLeonardo DEROSSI 1M Classico docente Daniela GrassoBenedetta INNARO 2D Linguistico docente Giuseppe VenturiniFrancesca SCIASCIA 2F Scienze applicate docente Chara GiacomiArianna PIZZEGHELLO 5E Linguistico docente Daniela Grasso

I.T.C. BOLISANILuca LORENZI 3A Relazioni internazionali docente Alessandra AdamiGiulia DI GIROLAMO 3° Relazioni internazionali docente Alessandra Adami

I.S.S. CARLO ANTI Matteo TOFFALINI 1A Liceo scienze applicate docente Maria BonocoreNicole PENNA 1A Liceo scienze applicate docente Maria BonocoreRajae CHAOUQI 4A Liceo scienze applicate docente Elvio Campi

La commissione giudicatrice, da sin. Caliaro, Carpanè, Rigoni, Soldani, Pellegrini

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6° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “Luciano Nicolis” 2017 cinquecento liriche da concorrenti di quasi tutte le regioni

LINGUA ITALIANA1° premio Alessandra SCARANO di S.Venanzo TN con la lirica “L’erario” 2° premio Giuseppe NORI di Ponzano di Fermo AP con la lirica “Senza Tempo” 3° premio Bruno FIORENTINI di Bracciano RM con la lirica “Nebbia” 4° premio Rodolfo VETTORELLO di Milano con la lirica “Euforia” 5° premio Alfredo RIENZI di Torino con la lirica “Il tuo esultare ancora, oltre la neve” premio speciale medaglia del Pontefi ce Alessandro MEGGIORIN di Montagnana PD con la lirica “Sfumature quasi invernali” premio speciale prof. Giuseppe Faccincani a.m. Luciana Gatti di Minerbe VR con la lirica “Che nota mi manca…” premio speciale medaglia d’oro ditta MACH 2 Egizia MALATESTA di Massa con la lirica “Questa terra” premio speciale medaglia d’oro Comune Povegliano Francesca CROCI di Predazzo TN con la lirica “Rassegnazione” premio speciale medaglia d’oro Comune Bardolino Ivan FEDELI di Ornago MB con la lirica “Ci vorrebbe ogni tanto un inventario” premio speciale medaglia d’oro Comune Brentino Belluno Gian Albo FERRO di Rosolina RO con la lirica “Partire” premia speciale medaglia d’oro Veteran Car Club Bernardi Ugo MAUTHE di Torino con la lirica “Delfi ni” premio speciale medaglia d’oro Rotary Club Villafranca Enrico ARDUINI di Castelbaldo PD con la lirica “Il blu che spaventa” premio speciale medaglia d’oro Cerea-Banca Maria CECCHINATO di Fogliano Redipuglia GO con “Confi denze di ruggine e salsedine” premio speciale medaglia d’oro Comune Castel d’Azzano Annalisa BERTOLOTTI di Reggio Emilia con la lirica “L’albero” premio speciale medaglia d’oro Comune Mozzecane Maria Grazia FRANCESCHETTI di Rovigo con la lirica “Fiesso in sogno” premio speciale medaglia d’oro Bocciofi la Villafranca Franco FIORINI di Veroli FR con la lirica “Torna la memoria” premio speciale medaglia d’oro Comune Bussolengo Rocco PAGLIANI di Padova con la lirica “Radici” premio speciale medaglia d’oro Comune Valeggio Fulvia MARCONI di Ancona con la lirica “Polvere nel sole” premio speciale medaglia d’oro Metano Villafranca fam. Bozzola Stefano PERESSINI di Carrara con la lirica “Il tempo non si cura” premio speciale medaglia d’oro Gruppo Albertini - Bussolengo Riccardo MAGNI di Abbiategrasso MI con la lirica “Cercala a Serajevo” premio speciale medaglia d’oro Azienda Stefano Franchini – Mozzecane Marisa PROVENZANO di Catanzaro con la lirica “Ad occhi chiusi” premio speciale medaglia d’oro Comune Affi Patrizia FRANCIOSO di Racale LE con la lirica “Soluzioni” premio speciale medaglia d’oro Comune Bovolone Paolo BUTTI di Figline Valdarno con la lirica “Per quel che era concesso” premio speciale medaglia d’oro Comunità Montana Baldo-Garda Giovanni CIANCHETTI di Grugliasco TO con la lirica “Ragazzo” premio speciale medaglia d’oro Pietro Savio a.m. Giuliano GEMO di Montegalda VI con la lirica “Vento e nuvole”

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FINALISTI CON PREMIO - Carmelo CONSOLI di Firenze con la lirica “ L’ultimo viaggio”- Carla BARONI di Ferrara con la lirica “E maledico Euterpe”

DIALETTO DEL TRIVENETO1° premio Lilia SLOMP FERRARI di Trento con la lirica “Drio ‘l cantòn” 2° premio Angioletta MASIERO di Rovigo con la lirica “…E scrivarò de ti” 3° premio Maurizio MARCOLIN di Pordenone con la lirica “Par n’àtimo sol ancora” 4* premio Antonio DE BIASIO di Cordenons PN con la lirica “Laguna” 5° premio Giuseppe SEGALLA di Lugo VI coin la lirica “Vece parole che bala” premio speciale Provincia di Verona Andrea ALDRIGHETTI di Verona con la lirica “La dona dei gropi” premio speciale Pierluigi Laita a.m. Anna Maria LAVARINI di Verona con la lirica ”Forsi” premio speciale medaglia d’oro Nerino Nicolis a.m. Ramis TENAN di Lendinara RO con la lirica “Primavera” premio speciale medaglia d’oro Comune Colognola ai Colli Michele TALO di Limana BL con la lirica “Te ò vist mover la man” premio speciale medaglia d’oro Casa Vinicola Sartori Roberto VELARDITA di Venezia-Lido con la lirica “Marea” premio speciale medaglia d’oro Comune Rivoli veronese Fabio BARBON di Spresiano TV con la lirica “Càrega de paja” premio Società Cattolica Assicurazioni Leda CERESARA ROSSI di Sarcedo VI con la lirica “Ultima speransa”

Tema MIGRAZIONE E ACCOGLIENZA1° premio Fabrizio BREGOLI di Cornate d’Adda MB con la lirica “Pancabbestia” 2° premio Vanes FERLINI di Imola BO con la lirica “Afef” 3° premio Fiorenza PEROTTO di Prato con la lirica “Aylan” premio speciale medaglia Città di Verona Giovanni BENAGLIO di S.Giovanni Lupatoto VR con “A chi ha destino d’acqua e di mare” premio speciale medaglia d’oro ditta Green Energy Domenico FADDA di Torino con la lirica “Sonetto azzurro” premio speciale medaglia d’oro Reale Mutua Assìcurazioni - Cordioli Celestino CASALINI di Piacenza con la lirica “Il volo” (Favelas) premio speciale medaglia d’oro ditta Bastian Beton Aldo ROSSI di Reane del Rojale UD con la lirica “Sotto Palmira” premio speciale Comune di S.Anna D’Alfaedo Emilia FRAGOMERI di Genova con la lirica “Voli di Gabbiani”

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La commissione (da sin) Natale, Carpanè, Soldani, Rigoni, Viola

SEZIONE STUDENTI

Scuola media Cavalchini.MoroAlessia Gargiulo 3/G - docente Carla DolceAnna Albertini 3/D - docente Silvana Terranova

Istituto Ettore BolisaniMartina Cordioli 4/A relazioni internazionali - docente prof. Alessandra AdamiJessica Camparsi 3/B idem

Liceo scientifi co MediBenedetta Ferrian 2/M classico - docente Daniela GrassoLetizia Kurtulaj 2/D linguistico - docente Giulia OttoboniEmilie Frare 2/E scienze applicate - docente Flavio BellorioSofi a Lonardi 4/B scientifi co - docente Angela VallarinAlessandro Conta 5/D linguistico - docente Angela Vallarin Elisa Bonfadelli 5/F scienze applicate - docente Riki Mirandola

ISISS Carlo Anti Ludovica Scaletti 2/Al4 liceo scienze applicate - docente Maria Buonocore Giampietro Baldi 2/As4 idem Noemi Wucherpfennig 3/Ala idem

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MEDAGLIE D’ORO

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Alcune foto del Museo Nicolis

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Due settori dell’esposizione delle auto d’epoca nel Museo

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LUCIANO NICOLIS

FOTO

La sua vicenda personale parla di lui. Secondo di sei fi gli di modestissima famiglia, (è nato nel gennaio 1933) durante la guerra aveva iniziato a lavorare da bambino recuperando carta straccia, sacchetti per cemento che ritirava con la bicicletta facendo anche cento chilometri al giorno, rattoppava e rivendeva. La sua tenacia l’ha portato, giorno dopo giorno, a diventare un colosso nel riciclo della carta. Negli anni sessanta ha fondato la Lamacart (lavorazione materiale cartario) fi no ad occupare un centinaio di dipendenti e ad esportare in Europa e perfi no in Cina. Uomo di solidi principi morali e di spiccata umanità, la sua passione per il riciclo aveva qualcosa di profondo che egli stesso elaborò in una storia di fi losofi a di vita e che trasferì in quella che è sempre stata la sua grande passione: la meccanica. Aveva un sogno che è riuscito ad avverare: costruire un museo che potesse contenere tutto quanto in una vita è riuscito a raccogliere, dalle auto alle moto, alle biciclette, agli apparecchi meccanici da musica, alle macchine fotografi che e da scrivere. Passano gli anni e i cimeli si accumulano in un collezionismo che non ha paragoni per costanza, tenacia e dedizione realizza l’intuizione che diventerà il suo motto NON SIAMO PROPRIETARI DI TUTTO QUESTO MA I SUOI CUSTODI PER IL FUTURO. Raccoglie onorifi cenze (cavaliere, uffi ciale e commendatore della Repubblica) e successi personali (è tra i fondatori dell’Associazione Imprenditori di Villafranca). E’ stato uno dei pionieri del collezionismo di auto e moto storiche, ha preso parte, nel 1961, alla fondazione del Veteran Club d’Italia e nel 1966 alla fondazione del’ASI Passione, onestà e sacrifi cio erano i cardini sui quali ha impostato la sua azione fi n da bambino. Emblematica la frase che ha scritto e ripetuto

LE SODDISFAZIONI VENGONO SOLO DAI SACRIFICI.EVITARE AI PROPRI FIGLI I SACRIFICI VI RENDERA’RESPONSABILI DI AVERE UN GIORNO FIGLI SENZA

SODDISFAZIONI E RIPETO “Quo quisque est bonus eo est carus”“Quanto più uno è buono tanto più è caro”. Comportatevi bene

nella vita, ripaga sempre!!

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Il Circolo Artistico Culturale “La Carica” e la famiglia Nicolis

r i n g r a z i a n o

le autorità e quanti hanno preso parte alla cerimonia conclusiva di premiazione o in qualunque modo hanno dimostrato vicinanza nell’onorare la memoria dell’indimenticabile Luciano. In particolare la Provincia di Verona e la Fondazione Cattolica, il Banco-BPM per il patrocinio, il sindaco con tutta l’amministrazione comunale di Villafranca e i sindaci dei Comuni veronesi per la loro offerta della medaglia d’oro e l’adesione all’iniziativa.

Il dott. Enzo Mazzola di Sovema spaIl sig. Roberto del Gruppo Alimentare Rossettola dott. Giuseppina del Caseifi cio Silvio Belladellil’ing, Massimo Rinaldi di PubligasIl sig, Giampietro Baldi di OMAil dott. Giulio Bresaola di Alitrans il cav. Renato Cengia impresa edile di IllasiIl cav. del Lavoro Giovanni RanaIl cav. Roberto Pozzerle di Lepantoi sigg. Gian Paolo e Aldo Martinelli supermercatii fratelli Castagna elettrodomesticiil sig. Giovanni Scapini di Eco-Greenil Veteran Car Club “Bernardi”il prof. Luca Mastena presidente di Cerea-Bancail Rotary Club Villafranca

E ancora il dott. Sandro Boscaini, il cav. Sergio Tommasi, la famiglia Zenato, i fratelli Menegotti, la Cantina Sociale di Custoza, il dott. Luca Sartori, il cav. Gianni Piccoli, il Consorzio tutela vini Soave, il dott. Nisio Paganin di Agriform, la signora Graziana della pasticceria Molinari. Le aziende e imprenditori (vedi pag. 6, 7, 8) che con la loro medaglia d’oro hanno arricchito il monte premi e dato maggior prestigio al concorso.

Associazione Museo NicolisViale Postumia

37069 Villafranca di Veronatel. + 39 045 630 32 89fax + 39 045 797 94 93www.museonicolis.com

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dal martedì alla domenicadalle 10 - 18

chiuso il lunedìclosed on monday

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Museo Nicolis • viale Postumia 37069 Villafranca (Verona)Tel +39 045 6303289 Fax +39 045 7979493

website: www.museonicolis.com e-mail: [email protected]

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