Cesare Bazzani e la sede della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. I. Il progetto e l'architettura...

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12 - 2013 quaderno di storia architettura restauro quaderno di storia architettura restauro 12 - 2013 ISBN 978-88-501-0302-7 49,50

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2013

ISBN 978-88-501-0302-7

€ 49,50

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “GABRIELE D’ANNUNZIO” - CHIETIDIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA

SEZIONE PATRIMONIO ARCHITETTONICO

OPUSQUADERNO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA E RESTAURO

122013

CARSA EDIZIONI

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

© COPYRIGHT 2013CARSA Edizioni srlPiazza Salvador Allende, 4 • 65128 Pescara

ISBN 978-88-501-0302-7

Finito di stampare a giugno 2014presso Tuccillo Arti Grafiche, Afragola (Na)

DirettoreLorenzo Bartolini Salimbeni

Comitato direttivoPiergiacomo Bucciarelli (Ud’A), Carlos Cacciavillani (Ud’A), Mihaela Criticos (Univ. Arch. Urban. Ion Min-cou Bucuresti), Marcello D’Anselmo (Ud’A), Denis De Lucca (Univ. Malta), Lourdes Diego Barrado (Univ.Europea Madrid), Adriano Ghisetti Giavarina (Ud’A), Amparo Graciani García (Univ. Sevilla), Ascensión Her-nández Martínez (Univ. Zaragoza), Maria Raffaela Pessolano (Univ. Federico II Napoli), Sandro Ranellucci(Ud’A), Javier Rivera Blanco (Univ. Alcalá de Henares), Giorgio Rocco (Polit. Bari), Marcello Salvatori (Ud’A),Tommaso Scalesse (Ud’A), Steven W. Semes (Univ. of Notre Dame, U.S.A.), Giorgio Simoncini (Univ. La Sa-pienza Roma), Luis Arnal Simón (Univ. Nacional Autónoma México), Claudio Varagnoli (Ud’A), Alberto Whi-te (Univ. La Sapienza Roma).

Progetto grafico e traduzioniLorenzo Bartolini Salimbeni

Coordinamento tecnico e impaginazioneMichele Arena

Redazione e amministrazioneDipartimento di Architettura • Sezione Patrimonio ArchitettonicoUniversità “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara - Viale Pindaro 42, 65127 Pescara • tel. 085 453.7269

Pubblicazione realizzata con i fondi MIUR ex 60% • responsabile Prof. Lorenzo Bartolini Salimbeni.

SOMMARIO

8 Presentazione

13 Gianluigi Ciotta ‘Utilia opera’ realizzate in chiese monastiche svizzere e della regione altoatesina in età carolingia

27 Corrado Bozzoni Vedute ‘oblique’, chiese a due navate e ‘pieni in asse’

39 Claudia Bonardi Casane e centri urbani nel XIV secolo. Terre sabaude “di quà da’ monti”

51 Adriano Ghisetti Giavarina Un’architettura del Quattrocento in Napoli: il palazzo Como (con una notizia su Francesco Laurana)

63 Carlos Alberto Cacciavillani Il ‘De re aedificatoria’ di Leon Battista Alberti, due traduzioni a confronto

73 Enzo Bentivoglio Un progetto di Nanni di Baccio Bigio per fortificare MonteSan Savino (1554)

81 Gianluigi Lerza Echi albertiani in alcuni scritti e opere del secondo Cinquecento

95 Francesca Paolino Ulteriori espansioni su ‘L’arte dell’Edificare’ di GiacomoDel Duca: il palazzo Colonna di Zagarolo

109 Laura Marcucci Guidetto Guidetti “faljniame in Roma” e architetto

149 Sandro Benedetti Una linea evolutiva nel tempo della transizione al Barocco

167 Augusto Roca De Amicis Campo Vaccino nel primo Seicento: dal suburbio alla città

175 Gaetana Cantone Fanzago nella Sala degli Angeli

185 Giosi Amirante La pianta centrale nell’architettura barocca e tardo barocca napoletana

201 Adele Fiadino La distribuzione del palazzo del Quirinale nel XVII secolo

227 Micaela Viglino Davico Il sistema antemurale delle fortezze alpine nei secoliXVI - XVIII

237 Giorgio Simoncini Il Gotico nella riflessione teorica del Settecento

257 Damiano Iacobone La natura del Gotico secondo Thomas Hope

267 Maria Piera Sette Il ‘carattere dei luoghi’ nel pensiero di primo Ottocento:valori d’architettura e d’ambiente nel divenire dell’idea diconservazione

285 Lucia Serafini Alla periferia del Neoclassicismo. Nicola Maria Pietrocola architetto vastese (1794-1865)

303 Simonetta Ciranna Il Corpo degli ingegneri pontifici dalla formazione al controllodei lavori pubblici nei territori dello Stato Pontificio.Gli ingegneri Giuseppe e Luigi Castagnola

317 Maria Raffaela Pessolano Strutture difensive ‘deboli’ nel XIX secolo. Le fortificazionidel regno di Napoli fra adeguamenti, distruzioni, abbandono

329 Costanza Roggero Bardelli Piazze nella capitale sabauda dell’Ottocento. Dalle matrici illuministe alla reinterpretazione risorgimentale

343 Piergiacomo Bucciarelli Gli esordi di Mies van der Rohe: le case Riehl, Perls, Werner eUrbig a Potsdam e Berlino

357 Maria Luisa Neri Cesare Bazzani e la sede della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. I - Il progetto e l’architettura del moderno palazzo-residenza

367 Gerardo Doti Cesare Bazzani e la sede della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.II - Dal progetto al cantiere

377 Cristiano Marchegiani Cesare Bazzani e la sede della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. III - L’elaborazione del “degno e armonico” sistema decorativo

387 Raffaele Giannantonio Cesare Bazzani, l’Umbria e l’Italia. Dall’‘eclettismo liberato’ allaromanità assoluta

407 Antonella Salucci I disegni per il Premio Reale a San Luca di Mario Marchi:progetto per un villaggio alpino sul pratone di Monte Gennaro

421 Tommaso Breccia Fratadocchi Armando Brasini e Villa Manzoni

431 Caterina Palestini Il disegno e la storia dell’architettura. Letture attraverso un’operadi Armando Brasini

443 Ludovico Micara La sinagoga di Umberto Di Segni nella Medina di Tripoli.Un’architettura ritrovata

453 Sandro Ranellucci Imparando da Ico Parisi. L’esigenza conservativa di ‘Corte dei Butteri’

473 Cettina Lenza I monumenti napoletani nella Storia dell’Architettura di Amico Ricci

481 Angela Marino Archivi del moderno per la città: Marcello Vittorini

493 Antonietta Iolanda Lima In dialogo con il pensiero e l’opera di Giancarlo De Carloattraverso la storiografia e la critica

515 Gianluigi Lerza La Tendenza: riflessioni e note critiche

529 Maria Antonietta Crippa L’architettura di chiese, la sua storiografia nel Novecento e ilrestauro del Moderno

539 Claudio Varagnoli Struttura e decorazione nella cattedrale di Foggia: considerazionisulla fase settecentesca alla luce dei recenti restauri

551 Simonetta Valtieri La chiesa di S. Eusanio Forconese (AQ): storia e restauri attraversoi vari sismi

561 Stefano D’Avino “Al tenpo de tremuoti”. I danni subiti dalle strutture voltatedi alcune chiese abruzzesi a seguito degli eventi sismici del2009 e il loro restauro

573 Giovanni Carbonara Lacerazioni irrisolte: qualche proposta per la sistemazione delMausoleo di Augusto e della sua piazza in Roma

585 Livio Sacchi Al Balad: il centro storico di Jeddah. Rilevamento econservazione

595 Marcello D’Anselmo La conservazione dei centri storici in aree sismiche: dall’analisial progetto

613 Pasquale Tunzi I caratteri del disegno di progetto negli anni del dopoguerra inItalia. Alcune riflessioni

627 Marcella Morlacchi Il disegno dell’immagine urbana: dallo schizzo al colore

631 Maurizio Unali Architettura disegnata: temi di rappresentazione, fra ricerca edidattica

643 Abstracts

655 Indice dei nomi

665 Indice dei luoghi e dei monumenti

La vicenda che ruota intorno alla costruzione delpalazzo della Cassa di Risparmio ha senz’altro su-scitato una particolare attenzione da parte della so-cietà ascolana d’inizio Novecento, non solo perchés’intreccia con quelle dell’Opera Pia Sgariglia e del-l’antico e vasto complesso monastico di Sant’Ono-frio, ma soprattutto per avere inciso a fondo nellatrasformazione moderna del centro della città. Ri-percorrendo la sua cronistoria, che si consuma nelgiro di pochi anni, assistiamo all’intrecciarsi di que-stioni amministrative e culturali, vicende finanziariee umane, storie di permute e compravendite che han-no segnato per un decennio, tra il 1905 e il 1915, l’i-ter ideativo, progettuale e costruttivo della nuova sededell’Istituto.Inserito in un ambiente urbano in via di rinnova-mento, il nuovo palazzo diviene un evento d’indi-scussa rilevanza, anche se rimane pressoché estraneoalla critica ufficiale e per lo più confinato sulle co-lonne di testate giornalistiche o pubblicazioni di na-tura locale. Sulla sua architettura non esiste, a tut-t’oggi, nessuna specifica pubblicazione, ma tre volu-mi dedicati all’Istituzione trattano anche, pur som-mariamente, le vicende legate alla sua costruzione1.Notizie sparse si trovano in quasi tutti i testi storio-grafici, o d’immagine, dedicati ad Ascoli Piceno e nel-le tante guide alla città, mentre nelle più importantiriviste di settore la sua presenza è stata registrata soloin un caso2, segnalata come opera presente alla I Bien-nale Romana (1921) nella sala riservata a Cesare Baz-zani. Più ricca è la produzione storiografica dedica-ta alla figura del suo autore che, dagli anni ottanta delNovecento, è stata oggetto di più studi monografi-

ci3 e di numerosissime pubblicazioni dedicate alle tan-te città della provincia italiana in cui ha realizzato lesue opere.Il silenzio sul palazzo ascolano, tuttavia, non sem-bra motivato, se si pensa al rilevante impegno di la-voro che ha richiesto, alla sua buona qualità archi-tettonica, alle innovative soluzioni costruttive e tec-nologiche adottate. Le motivazioni possono esseremolteplici, in primis le pessime condizioni interna-zionali al momento della sua inaugurazione, ma for-se anche la sua minore rilevanza nazionale, rispettoalle coeve opere del suo autore, delle quali tuttavia,pur in tono minore, ha la stessa sobria e chiara ele-ganza, per alcuni non esente da un “monumentalis-mo sorretto da un’oratoria un po’ volgare”4.

Le premesse alla costruzione del palazzo1905/1915. Tra queste due date si gioca l’intera vi-cenda del progetto e costruzione della nuova sedeascolana della Cassa di Risparmio di cui, dal 9 feb-braio 1905 al 7 marzo 1920, è presidente Filippo Car-fratelli Seghetti. A lui, dunque, è strettamente legatala vicenda costruttiva del nuovo palazzo-residenzadell’Istituto. Fin dal 1904, quando ne era vice presi-dente, aveva “egli vagheggiato la costruzione di unnuovo edificio che fosse sorto con una certa mae-stosità, e così avesse abbellito la città”, nel luogo piùcentrale possibile di Ascoli, ma Seghetti era altresì“convinto che non poche difficoltà tecniche e fi-nanziarie presentasse l’attuazione di un tale proget-to”5.All’inizio del Novecento la città sta vivendo annidecisivi per la sua trasformazione, con l’approvazio-

CESARE BAZZANI E LA SEDE DELLA CASSA DI RISPARMIODI ASCOLI PICENO

I. - IL PROGETTO E L’ARCHITETTURA DEL MODERNO PALAZZO-RESIDENZA

Maria Luisa Neri

1 G. POLI, La Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. 1842-1953, Asco-li Piceno 1954; La Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno compie 150anni. Centocinquant’anni tra storia e società 1842-1992, a cura di C.Paci, Ascoli Piceno 1992; G. GAGLIARDI, Ascoli e la Cassa di Ri-sparmio dal 1842 al 2000, Ancarano 2000.

2 M. PIACENTINI, La mostra di architettura alla I Biennale Romana,in “Architettura e Arti Decorative”, 3, 1921-22, pp. 284-312 (p.286).

3 L. MOZZONI, A. MONTIRONI, Un architetto del Ventennio. CesareBazzani, Ascoli Piceno 1985; M. GIORGINI e V. TOCCHI (a curadi), Cesare Bazzani. Un Accademico d’Italia, Perugia 1988.

4 L. QUATTROCCHI, Bazar Bazzani. L’architettura di Bazzani fino al1922, in Cesare Bazzani. Un Accademico d’Italia... cit., p. 169.

5 Archivio della Cassa di Risparmio, Ascoli Piceno (ACR), Ver-bali del Consiglio di Amministrazione (VCA), 24 maggio 1904.

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ne del nuovo piano regolatore, la modifica di alcunenorme del Regolamento edilizio, l’attivazione dellafabbrica del carburo, l’inaugurazione del nuovo ser-vizio telefonico, l’apertura della strada ‘meridiana’(Corso Trento e Trieste e Lungotronto Bartolomei)e la costruzione del nuovo ponte sul Tronto, per col-legare il centro antico col nuovo. L’altra faccia di que-sta modernizzazione urbana, nella quale si può an-che inserire la realizzazione del celebre Caffè Melet-ti in piazza del Popolo, sono le numerose e semprepiù devastanti demolizioni che dalla fine Ottocentocontinuano a stravolgere l’antico volto urbano.In questo panorama di lavori s’inserisce anche l’e-pisodio della nuova sede della Cassa di Risparmio, icui spazi erano ormai del tutto insufficienti a soddi-sfarne le mutate esigenze. Valutate e scartate diver-se soluzioni alternative, l’Istituto si orienta verso unavasta zona centrale, che però contemplava la parzia-le demolizione dell’ex monastero di Sant’Onofrio.La ricerca dell’area era avvenuta all’interno di una to-pografia ormai consolidata, nelle cui maglie la Cas-sa poteva elaborare complesse strategie d’investi-mento di capitali privati in operazioni che nel tem-po potevano assumere le dimensioni di un rinnova-mento urbano dal carattere di pubblica utilità. Avreb-be così legittimato la propria presenza all’interno deltessuto fisico e sociale della città e rafforzato meta-foricamente la propria immagine con il palazzo di re-sidenza.In seguito alle trattative tra il Comune, proprietariodell’area prescelta, e l’Istituto, il 26 marzo 1911 è sti-lato il compromesso di compravendita dell’ex com-plesso monastico6. Forse è in questa fase che il peri-to tecnico della Cassa di Risparmio, Giuseppe Ma-tricardi7 compie un viaggio di aggiornamento per vi-sitare i più interessanti e moderni edifici italiani e stra-nieri destinati alla stessa istituzione, onde trarne uti-li spunti per la nuova sede ascolana.Ratificato il compromesso tra le parti, si obbliga aprocedere alla demolizione dell’ex convento entrol’anno corrente e si prescrive che i muri perimetrali

del nuovo fabbricato debbano essere “costruiti inmodo che per tutta la lunghezza dei medesimi il Cor-so Umberto I venga ad avere una larghezza non in-feriore ai 12 metri e ciascuna delle vie Tito Afranioe Tribù Fabia una larghezza non inferiore a metri 10,rimanendo inteso e convenuto che il suolo occor-rente per l’allargamento di tali vie resterà in proprie-tà del Comune”8.Consegnate a Matricardi le chiavi dell’ex monaste-ro di Sant’Onofrio, il Consiglio di amministrazione,sembra su suggerimento di Giulio Cantalamessa9, af-fida “la redazione del progetto e la Direzione gene-rale superiore del nuovo fabbricato” all’ingegnere-architetto Cesare Bazzani10. È tra i più giovani e bril-lanti architetti romani, nel pieno della sua afferma-zione professionale dopo la vittoria di due impor-tanti competizioni nazionali: la Biblioteca Naziona-le Centrale di Firenze (1906-28) e il palazzo delle Bel-le Arti a Roma (1908-11).Architetto dall’esuberante temperamento artisticoe dalla polifonia dei motivi architettonici, così comedalla disinvolta aggettivazione neostilistica, negli edi-fici per le istituzioni, che rappresentano gran partedella sua produzione architettonica, assume comebackground la tradizione classica italiana. La sviluppanelle sue diverse declinazioni, dalla mimesi umani-stico-rinascimentale fino alla purificazione raziona-lista, ma sempre in una coerente fidelitas – lemma cheè anche il motto del suo ex libris – alla continuità sto-rica e ai principi di una modernità che non esclude ivalori della tradizione.I solidi e compatti blocchi architettonici predispo-sti per le diverse tipologie architettoniche, dalle pian-te sempre rigorosamente risolte sul piano distributi-vo e funzionale, rispettano la simmetria e i principimodulari classici, dove una parte importante è gio-cata dalle partiture architettoniche. Sull’involucro dirivestimento, inoltre, l’ornamento svolge un ruoloindispensabile nella generale strategia figurativa, do-v’è ossessivamente sempre presente il tema della cor-da scolpita. È soprattutto negli anni dieci che i mo-

6 Archivio di Stato di Ascoli Piceno (ASAP), Archivio Storico delComune di Ascoli Piceno (ASCAP), Affari speciali (AS), b. 69. Ladata per la compravendita è fissata al 15 settembre 1911. La ven-dita non comprendeva l’esistente soffitto a cassettoni, in legnodi abete e noce, scoperto nel 1901 nell’ala di clausura del mo-nastero (ex palazzo Alvitreti) e opera dell’ebanista fiammingoAntonio Moys di Anversa, che nelle intenzioni iniziali sarebbedovuto rimanere di proprietà comunale.

7 ACR, VCA, 8 giugno 1909. Giuseppe Matricardi è nominatoperito tecnico della Cassa di Risparmio, dopo aver usufruito peranni di una borsa di studio elargita dallo stesso ente.

8 ASAP, ASCAP, AS, b. 69.

9 Giulio Cantalamessa (1846-1924), pittore, letterato, scrittore ecritico d’arte, fu Direttore della Galleria Borghese, già delle Gal-lerie dell’Accademia di Venezia e consulente di papa Pio X perla ristrutturazione dei Musei Vaticani. Autore de “Il Crocifisso”,tela ad olio che si conserva presso il Palazzo Municipale di Col-li e di una “Lezione di Cecco d’Ascoli” conservata nella Pinacote-ca di Ascoli Piceno.

10 ACR, VCA, vol. 22, 8 settembre 1911.

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Figg. 1, 2 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Risparmio, pianta del piano principale con il vestibolo e la sala per ilpubblico (Archivio di Stato di Terni (ASTR), Cesare Bazzani (CB), unità archivistica 030, corda 2031) e pianta del piano primocon la grande sala per le assemblee (ASTR, CB, unità archivistica 030, corda 2032)

CESARE BAZZANI E LA SEDE DELLA CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO

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tivi decorativi bazzaniani sono influenzati dal libertye a tale maniera ricorre in più occasioni, non ultimaquella di Ascoli Piceno. Anche qui, nel palazzo sededella Cassa di Risparmio, per rendere viva la rigoro-sa e coerente impostazione classica dell’edificio use-rà una ricca contaminazione di diversi elementi de-corativi e simbolici che, pur rispettando un codicelinguistico riproposto pressoché identico in diversesituazioni, nella città ascolana assumerà una formu-la eclettica assolutamente originale e perfettamentecalibrata sul particolare ambiente urbano.Come prassi in quasi tutte le operazioni edilizie diquesta istituzione finanziaria in Italia, gli si affianca-no tecnici locali di fiducia della stessa Cassa. Così,l’ingegner Enrico Cesari, autore di opere ascolane dirilievo, lavorerà a fianco di Bazzani, mentre il can-tiere è affidato alla direzione tecnica di Matricardi,che da oltre un quindicennio era uomo che godevadi ampio credito e fiducia da parte dell’Istituto e checompleterà l’importante opera coadiuvato dall’im-prenditore Attilio Angelini con la collaborazione didiverse ditte di Roma, Milano e Pistoia.Stipulato il 18 settembre 1911 l’atto notarile per lacessione-acquisizione del complesso edilizio da de-molire, iniziano i lavori di smantellamento dell’excomplesso monastico di Sant’Onofrio. Mentre ma-turano queste vicende, Bazzani è già da oltre un paiodi mesi all’opera per definire il progetto del nuovopalazzo-residenza della Cassa di Risparmio. Una ric-ca produzione di disegni della sua proposta è pron-ta già prima della fine dell’anno, per essere presenta-ta alla committenza.

La scelta di un modello architettonicoIn mancanza di un archetipo identificabile con que-sta particolare istituzione finanziaria – tipicamenteottocentesca e per lo più legata a un sistema d’inte-ressi internazionale piuttosto che nazionale – nellascelta della sua figurazione si tende a far riferimen-to, più che all’ideale stile nazionale allora in auge permolti edifici pubblici o di pubblica rappresentanza,a “un sistema di valori astratti, ma immediatamentepercepibili e, di fatto, tradotti in pochi elementi ar-chitettonici spesso ripetuti: la sicurezza, l’affidabili-tà, l’inviolabilità, la stabilità, l’economia, la sobrietà,il decoro, l’eleganza, la convenienza”11.Si tratta, però, anche di costruire uno spazio fisico,urbano e architettonico, rispondente a un ambiente

sociale capace di dare identità a una particolare éliteurbana e al modello culturale più adeguato a una par-te della classe dirigente del luogo. L’edificio, del re-sto, essendo per sua natura tanto un’istituzione pub-blica quanto un’impresa privata, deve manifestare lapropria individualità rispondendo sia alle necessitàsimboliche del committente sia allo stile urbano del-la città che l’accoglie sia, infine, a quello architetto-nico identificativo del suo progettista.Com’è riscontrabile in quasi tutti gli esempi italia-ni, quella delle casse di risparmio è una committen-za in cerca di un’identità oscillante tra strategie di re-spiro internazionale e criteri di equilibrio locale, coninevitabili riferimenti figurativi alla tradizione rina-scimentale. È, dunque, allineata alla cultura architet-tonica europea, che parallelamente nei nuovi edificipubblici riproponeva i codici linguistici delle archi-tetture italiane di fine secolo, cioè a palazzi dalla fi-sionomia rassicurante.Fuori da qualunque programma iconografico pre-stabilito o strategia edilizia omogenea, in genere laveste architettonica di questa istituzione assume con-notati etici che esprimono rettitudine morale e ric-chezza esente da sperperi, comunicati attraverso un’e-quilibrata esibizione decorativa. Sono edifici che de-vono durare nei secoli e la cui espressione figurata è,non a caso, proprio l’ape industriosa, elemento pre-sente anche nel caso ascolano.La tradizione costruttiva e i materiali legati alla pro-duzione e lavorazione del luogo sono fattori decisi-vi nella costruzione di questa tipologia edilizia, ondeottenere la massima omogeneità con le architetturedella città. Al contrario, le tecnologie costruttive eimpiantistiche devono essere moderne e innovative,così come devono essere rispettati principi di mo-dernità nell’organizzazione degli spazi, nella qualitàambientale e in un arredamento il più possibile co-modo ed efficiente.Logiche distributive perfette, linguaggio adeguatoalla contemporaneità, efficienza statica, igiene, com-fort, modernità, funzionalità: sono questi gli assuntidella ricerca funzionale ed espressiva messa in attoda Bazzani nell’ideazione della sede ascolana dellaCassa. Nell’elaborare l’impianto planimetrico predi-sposto da Matricardi, tiene conto delle esigenze delcommittente, le cui scelte di stile sono in genere im-plicite nel programma funzionale, rispetta le regoleimposte dal Comune e suggerite dalla Direzione ge-

11 S. PACE, Un eclettismo conveniente. L’architettura delle banche in Eu-ropa e in Italia, 1788-1925, Milano 1999, p. 17.

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Fig. 3 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Risparmio, veduta prospettica dei fronti su Corso Mazzini e su Largo Cri-velli (ASTR, CB, unità archivistica 030, corda 5310)

Fig. 4 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Risparmio, facciata posteriore sull’attuale via Francesco Crispi, con l’inse-rimento delle tre trifore presenti sul fronte del “palazzotto” medievale, coincidente con l’ex ospedale dei pellegrini annesso al monastero(ASTR, CB, unità archivistica 030, corda 2977)

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nerale delle Antichità e Belle Arti, adegua l’immagi-ne alle tendenze internazionali, adotta lo stile urba-no della città e pragmaticamente applica queste op-zioni alla nuova architettura, senza rinunciare all’e-spressione caratteristica del linguaggio personale.Alla ricerca di una sede modello degna della lungatradizione costruttiva ascolana, Bazzani, da compe-tente e brillante architetto, dà un’interpretazione as-sai originare alle istanze poste e, con la sua vena de-cisamente pragmatica, costruirà una vera e propriasede simbolica, una nobile residenza urbana.

Gli ‘imprevisti’ e le opzioni progettuali di Cesare BazzaniFermi restando i ‘distacchi’ imposti dall’ammini-strazione comunale, assai ben intenzionata a riquali-ficare in senso moderno l’intera area oggetto del nuo-vo intervento con l’allargamento delle strade, negliultimi mesi del 1911 Bazzani disegna le prime pro-poste progettuali, appoggiandosi alla sistemazionedistributiva impostata da Matricardi, basata su unmodello funzionale internazionalmente adottato e ri-spondente tanto alle esigenze dell’Istituto quanto allepiù innovative istanze sul tema.Fin da subito il progetto assume quei connotati ge-nerali che, fatte salve leggere modifiche dimensionalio distributive interne e varianti figurative esterne, sa-ranno pressoché conservati nell’opera costruita. Tut-tavia alcune scelte artistiche operate da Bazzani nel-l’interno muteranno dopo l’acquisto del celebre sof-fitto ligneo a cassettoni da parte della Cassa di Ri-sparmio, mentre operazioni di tipo conservativo im-poste dalle autorità competenti indirizzeranno alcu-ne opzioni figurative esterne.Già prima d’iniziare lo smantellamento dell’ex mo-nastero di Sant’Onofrio è lo stesso architetto a sug-gerire al presidente dell’Istituto l’acquisto del pre-zioso soffitto ligneo, che nelle trattative di compra-vendita era stato lasciato in proprietà al Comune. Ma-nifestando con lungimiranza “l’idea di non privare lanuova sede della Cassa di sì pregevole opera d’arte”,l’architetto aveva pensato che poteva degnamente es-sere riutilizzata nella nuova costruzione. Non rico-noscendogli che uno “scarso valore artistico”, conopportuna delibera comunale il soffitto a cassettoni

è così ceduto dal Comune all’Istituto12. L’importan-te acquisto di quest’opera imponeva la sua sistema-zione nel luogo più autorevole della sede: opportu-namente adattato alle più ampie dimensioni del nuo-vo ambiente, diverrà il soffitto della grande sala del-le assemblee.Contemporaneamente, alla fine del 1911 il Sovrin-tendente agli scavi di Ancona e il Prefetto di AscoliPiceno obbligano la Cassa di Risparmio a provve-dere al distacco e restauro degli affreschi rinvenutinell’ex monastero, ritenuti “di grande pregio ed in-teresse artistico”, e contemporaneamente impongo-no la conservazione delle tre trifore presenti sul fron-te del “palazzotto” medievale, coincidente con l’exospedale dei pellegrini annesso al monastero13. Nel frattempo Bazzani, nello studio romano di viain Arcione, stava elaborando le molteplici variantiprogettuali per dare al palazzo-residenza ascolanoun’immagine di modernità misurata, ma allo stessotempo, elegante e sontuosa.Fin dall’inizio imposta in modo coerente le piante,le sezioni e i prospetti, arricchendo i disegni con unaveduta prospettica d’inserimento del palazzo nel con-testo urbano. L’impianto planimetrico, di concezio-ne quasi illuminista, funzionalmente e distributiva-mente logico, cristallino, come richiedeva lo specifi-co tipo edilizio, nella fase esecutiva sarà di poco mu-tato rispetto all’impostazione data da Matricardi. L’im-magine architettonico-figurativa del palazzo, invece,è perfettamente rispondente al lessico d’ascendenzarinascimentale, per lo più fiorentina, utilizzato dal-l’architetto negli stessi anni in altri importanti edifi-ci pubblici: il progetto per la facciata di San Loren-zo e la sede della Biblioteca Nazionale, a Firenze, eil palazzo delle Belle Arti, a Roma.Se è difficile mettere in esatta sequenza i tanti ela-borati grafici da lui prodotti14, mancando essi delladata nella maggioranza dei casi, se ne può tuttavia ri-costruire un percorso che vede, pur in tempi assaibrevi, sostanzialmente tre soluzioni distinte, ma contutta un’articolata serie di varianti sul tema.Una prima, del dicembre 1911, tesa a definire l’im-pianto funzionale e distributivo generale unitamen-te ai codici distintivi del palazzo-residenza, e con al-

12 ASAP, ASCAP, AS, b. 69.

13 ACR, VCA, 22 dicembre 1911.

14 Il materiale iconografico relativo all’edificio della Cassa di Ri-sparmio di Ascoli Piceno, allo stato attuale delle ricerche, ha unaconsistenza di circa trecento pezzi, tra disegni (piante, sezioni,prospetti, prospettive e dettagli) e fotografie. Di questi materia-

li, centotre disegni sono conservati presso l’Archivio di Stato diTerni (ASTR) nel fondo Cesare Bazzani (CB), unità archivistica030. La maggior parte degli altri materiali sono presso la sedeascolana della Cassa di Risparmio, conservati nel fondo Beni Im-mobili - Fabbricati o dislocati in diversi ambienti della sede, in-corniciati in forma di quadro; una piccola parte di materiali èconservata nell’Archivio Storico Iconografico - Pinacoteca Ci-vica di Ascoli Piceno.

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Fig. 5 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Risparmio, facciata principale su Corso Mazzini, portale d’ingresso cen-trale, studio di dettaglio (ASTR, CB, unità archivistica 030, corda 2043)

(I disegni di cui alle figg. 1, 2, 3, 4, 5 sono pubblicati su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, aut.ne n. 93 del23 gennaio 2013, prot. n. 0000258, i.c.-28.13.07/12 dell’Archivio di Stato di Terni, con divieto di ulteriore riproduzione)

Fig. 6 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Risparmio, dettaglio del prospetto esterno (Archivio della Cassa di Ri-sparmio, Ascoli Piceno, Disegni sparsi)

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legati i preventivi generali di spesa, è elaborata sullabase delle richieste della Cassa di Risparmio15. Unaseconda, “contenuta in più angusti limiti”, è presen-tata ufficialmente all’assemblea generale della Cassanel febbraio 1912, dopo il suo esame da parte delConsiglio di amministrazione, che “approva ed en-comia altamente l’opera dell’egregio artista”16; unasoluzione che costituirà la base del progetto succes-sivo. La terza e ultima redazione del progetto è scel-ta dal Consiglio nel marzo 1912 dopo aver messo aconfronto le varie soluzioni presentate.Dando ampio e unanime elogio al progetto, il Con-siglio di amministrazione aveva così scelto la solu-zione definitiva che, dopo opportune modifiche epiccoli cambiamenti, sarà quella portata all’approva-zione della Commissione edilizia il 21 giugno 191217.Parallelamente la Commissione provinciale, facen-do fede sulle assicurazioni date dallo stesso architet-to e osservando che il prospetto principale affacce-rà su una via abbastanza ampia, tale da non diminuireil “valore storico dell’opera stessa”, ne approva al-l’unanimità il progetto, ma chiede espressamente che,come sarà salvaguardato il soffitto del secolo XVI,così sia conservato il portale vignolesco, anch’essoopera di pregio presente nell’ex complesso monasti-co18.Il progetto presentato il 21 giugno è approvato il 5luglio 1912, con l’auspicio da parte della Commis-sione edilizia che tutte le decorazioni della parte su-periore possano essere eseguite in travertino rispet-tando la secolare tradizione ascolana. Anche per mo-tivi economici ciò non avverrà in toto, poiché nellaparte alta si userà parzialmente l’antica formula del-la simulazione lapidea con il “color di travertino”.Una maggiore profusione di tale materiale si avrà nelbasamento e nelle parti più rappresentative del pa-lazzo, come nella facciata principale, così come espres-samente richiesto dall’architetto e approvato dal Con-siglio di amministrazione della Cassa di Risparmio19.

Tuttavia, di fronte ai continui aggiornamenti di spe-sa, richiesti per assecondare “la geniale concezioneartistica” di Bazzani, l’Istituto non sempre deliberafavorevolmente, dovendo comunque contenere laspesa entro valori ragionevoli20.Come si evince da una foto, presumibilmente del-la fine del 1912, a quella data erano già state gettatele fondazioni dell’edificio. Le scelte erano dunque giàoperative, nonostante non fosse stata completata lademolizione del complesso di Sant’Onofrio, di cuierano ancora in piedi gran parte dei muri perimetra-li e la facciata del palazzetto medievale con le trifo-re. Del resto, solo a fine giugno Matricardi aveva ot-tenuto il secondo lotto di lavori per l’erezione deimuri di sostegno del piano sotterraneo21.Nonostante queste iniziali complesse vicende, i la-vori proseguiranno con grande solerzia per circa unanno e mezzo, tanto che già all’inizio del mese di giu-gno del 1914, valutati i preventivi delle ditte che ave-vano partecipato alla gara d’appalto per la fornituradi mobili e arredamenti, il Consiglio di amministra-zione accoglie in linea di massima le proposte delladitta Pezzè-Cagiati di Roma e quella Giannini & C.di Pistoia22. Nove mesi dopo il palazzo è pronto peressere abitato.

L’architettura e l’idioma del palazzoLa nuova sede della Cassa di Risparmio apre al pub-blico un lunedì, il 15 marzo 1915, senza solennità ocerimonie ufficiali d’inaugurazione, a causa delle dif-ficili condizioni politiche internazionali. Il palazzo-residenza, “sede superba della fiorente Cassa di Ri-sparmio” e “nobilissima opera dell’architetto ing. Ce-sare Bazzani”, è lodato “per la serenità delle pro-porzioni e la genialità decorativa tanto dei prospettiche dei locali interni, [e] risponde a tutte le maggio-ri esigenze di un istituto del genere, risultando oltreche un’opera d’arte, un modello della edilizia tecni-ca bancaria”23.

15 ACR, VCA, 12 dicembre 1911.

16 Ivi, 6 febbraio 1912. Vedi anche Assemblea generale della Cassa diRisparmio, in “Vita Picena”, XIII, 7, 17 febbraio 1912, p. 3.

17 Per il palazzo della Cassa di Risparmio, in “Vita Picena”, XIII, 25,22 giugno 1912, p. 3.

18 ASAP, ASCAP, AS, b. 69, 2 febbraio 1912. In accordo congli enti preposti alla conservazione, il portale vignolesco alla finedel 1913 sarà ceduto dalla Cassa di Risparmio a un privato, chelo metterà in opera nel suo palazzo in corso di edificazione invia Tornasacco. Cfr. Archivio Centrale dello Stato (ACS), Mini-stero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Antichità e Belle Arti

(MPI, AABBAA), b. 419; ASAP, ASCAP, AS, b. 69; ACR, VCA,4 luglio 1913.

19 ACR, VCA, 31 dicembre 1912.

20 Ivi, 15 agosto 1913.

21 Ivi, 25 giugno 1912.

22 Ivi, 2 giugno 1914.

23 Il giudizio è in G. L., Una superba opera d’arte di Cesare Bazzaniinaugurata ad Ascoli Piceno, in “Il Giornale d’Italia”, 19 marzo1915, p. 3.

CESARE BAZZANI E LA SEDE DELLA CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO 365

Fig. 7 - Ascoli Piceno. Palazzo di residenza della Cassa di Ri-sparmio, veduta angolare della facciata principale e del fronte la-terale su Largo Crivelli (Archivio della Cassa di Risparmio, Asco-li Piceno, Serie Beni Immobili-Fabbricati, Cat. II 1 Classe10/0045 60)

Fig. 8 - C. Bazzani. Palazzo di residenza della Cassa di Ri-sparmio, il soffitto ligneo dell’ebanista fiammingo Antonius Moysdi Anversa, proveniente dall’ala di clausura del monastero (ex pa-lazzo Alvitreti) e sistemato nella sala delle assemblee (Collezionefotografica Matricardi)

La “nuova gemma architettonica”24, realizzata inmeno di tre anni, può essere riassunta in pochi datinumerici: la lunghezza del prospetto principale è di50 metri, la profondità di 30, l’altezza di 20 (di cui 4sotterranei e 16 fuori terra), la superficie complessi-va di 1.500 metri quadrati. Le comunicazioni verti-cali sono facilitate da scale principali e secondarie,mentre l’impianto funzionale e distributivo è perfet-tamente in grado di accogliere l’organizzazione del-le ampie sale di rappresentanza, degli uffici e dei ser-vizi richiesti per il corretto funzionamento delle di-verse attività della Cassa di Risparmio.In pianta l’edificio è disegnato secondo uno sche-ma consolidato che organizza al piano principale, leg-germente sopraelevato, le attività della cassa nella se-quenza vestibolo, atrio, sala d’attesa, sala del pubbli-co; una galleria continua collega i diversi ambienti delpiano terra e mette in comunicazione, tramite ampiescale, con il primo piano. Il corpo edilizio che affac-cia sul fronte principale racchiude l’autorevole saladelle assemblee che accoglie il magnifico soffitto li-gneo di Antonius Moys di Anversa, inserito con gran-de maestria e opportuni lavori di completamento peradattarlo alle più ampie dimensioni del nuovo am-biente, che è a doppia altezza, come le stanze latera-li destinate al direttore e agli amministratori. I duecorpi laterali contengono le stanze degli uffici, di al-tezza inferiore rispetto alle sale precedenti e dispo-ste su due piani, oltre a quello terreno. Il corpo edi-lizio che contiene la grande sala per il pubblico è aun solo piano, mentre il livello semisotterraneo ac-coglie il caveau e gli ambienti di servizio.Il funzionamento del meccanismo dell’Istituto è af-fidato a moderni impianti di illuminazione e riscal-damento, e a innovativi sistemi antincendio e di ven-tilazione, mentre la tecnica costruttiva è mista, aven-do adottato sia la tradizionale opera muraria mistasia il più moderno sistema in cemento armato. Pro-duzione e mercato locale regolano il cantiere edili-zio, ma non si disdegna assolutamente l’uso di pro-dotti industriali provenienti da regioni lontane, comele vetrate e le opere di ferro, o i più innovativi im-pianti tecnologici in commercio che testimoniano,come la scelta dei raffinati apparati decorativi, il po-tere e la ricchezza dell’Istituto.

24 Rassegna Ascolana. L’inaugurazione della nuova grandiosa sede dellaCassa di Risparmio, in “Risveglio Piceno”, marzo 1915: “un’altraopera la nostra Cassa andava maturando da oltre vent’anni, un’o-pera che pur indispensabile alle aumentate mansioni de suoi variuffici, arricchisse la città di una nuova gemma architettonica ecompendiasse quanto di più razionale e perfetto si era fatto inquesti ultimi anni da analoghe istituzioni in Italia ed all’estero”.

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Non si trattava, infatti, solo di realizzare uno spa-zio giuridico, di raccordo tra l’Istituto e il cittadino,ma anche di creare uno spazio simbolico e il suo cor-rispondente architettonico, plasmandolo, sì sul piùautentico carattere della città, ma con l’idea d’inse-rirsi in un circuito culturale internazionalmente ac-creditato. L’immagine dell’edificio è quella del mo-derno palazzo della tradizione architettonica italia-na: un corpo di fabbrica dall’impianto a forma di C,in cui sul corpo frontale principale s’innestano per-pendicolarmente le due ali che lo chiudono lateral-mente. Un’altezza costante su tre lati definisce la puravolumetria architettonica del palazzo, che si presen-ta come una semplicissima unica massa edilizia este-ticamente capace di esprimere i valori rappresentati-vi contenuti. Il quarto lato, nell’accogliere la facciatacon le trifore del palazzetto medievale, a quest’ulti-mo modula la dimensione in altezza, escamotage cheserve anche per dare luce ai piani superiori e spazioal lucernario che illumina la grande sala per il pub-blico. Sul fronte principale un leggero progressivoarretramento delle pareti dal centro verso gli angolisegnala architettonicamente all’esterno le funzioniinterne, evidenziate anche da aperture di forma e qua-lità decorativa differente. Al piano nobile due ampielogge d’angolo, aperte e voltate, si aprono con tra-sparenza simbolica verso la città; al loro vuoto cor-risponde il pieno delle due altane torrette superioriche si raccordano con la fascia dell’attico.Forma e materia sono i segni che identificano il por-tale d’ingresso, posto al centro dell’intera composi-zione e la cui ricercatezza decorativa rimanda alla mi-gliore tradizione scultorea della città. La sua qualitàartistica, come quella dell’intero palazzo, non sfug-ge al critico de “Il Giornale d’Italia”25.Sopra il portale principale, le tre alte aperture tri-partite richiamano il modello quattrocentesco di fi-nestra nobile, rivisitato in modo elegante in termininovecenteschi.Le stesse nobili proporzioni esterne si ritrovano nel-l’articolazione degli ambienti interni, in particolarenel vestibolo rivestito di marmi, nell’atrio circonda-to da vetri e cristalli e nel salone a esedra delimitato

da eleganti colonnine che sostengono un velario arete di stucchi, ferro e vetro. Anche il grande salonedelle assemblee al primo piano, cui Bazzani aveva ri-servato una particolare attenzione sia con l’adatta-mento del magnifico soffitto cinquecentesco a cas-settoni sia con la scelta di linee armoniche sia, infi-ne, di appropriati e curati dettagli, raggiunge un altogrado di coerenza, tanto da “rendere perfetta l’illu-sione di un’unica opera di arte”26.L’edificio riprende la modulazione del palazzo ri-nascimentale, poggiando su un alto basamento di tra-vertino a due fasce, la prima liscia, su cui insistonole piccole finestre di ventilazione del piano semi-sot-terraneo, e la seconda bugnata, quale assioma di so-lidità e sicurezza, su cui si aprono le severe finestrerettangolari incorniciate da mostre in liscio traverti-no. Una sottile cornice segna il passaggio dal basa-mento ai piani superiori rivestiti con cortina di mat-toni e travertino (nella parte alta ne è utilizzata l’i-mitazione), mentre la più sporgente cornice di chiu-sura dell’edificio cade quasi esattamente sul filo delbasamento.I principi classici dell’architettura sono moderna-mente trasfigurati nel nuovo palazzo. La sua espres-sività sui diversi fronti è affidata alla serie alternata ocontinua, a seconda che si tratti di quello principaleo dei laterali, degli assi delle aperture: a ogni asse cor-risponde un ordine di finestre, in modo da creare nel-l’impaginato delle facciate una sobria varietà, al pia-no nobile sottolineata dai finestroni delle stanze dirappresentanza e dalle logge angolari.È un’architettura modulata sulla giustapposizioneproporzionale delle parti, la cui facies stilistica espli-citamente suggerisce temi classici liberamente inter-pretati con sensibilità moderna. Un palazzo, dunque,che può competere con le migliori soluzioni propo-ste e realizzate in Italia negli stessi anni e per lo stes-so tipo edilizio. Solido ed elegante, il palazzo-resi-denza della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno le-gittima la propria identità nel contesto sociale e fisi-co della città con forme espressive italiane, ade-guandosi contemporaneamente a un riconosciutostandard architettonico internazionale.

25 G. L., Una superba opera... cit.: “Notevole il portale principalenascente da un caratteristico motivo di elefanti, i fregi in alto, la-terali, a figure e festoni: e le due logge arcuate d’angolo che ac-colgono in una opportuna nota di colore motti e simboli au-

spicanti alla Previdenza e alla Ricchezza popolare”.

26 Ibidem.