CECA Y MONEDAS EN LA CIUDAD DE LANCIANO (1441-1640), in GACETA NUMISMATICA, 186, (Barcelona 2013),...

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CECA Y MONEDAS EN LA CIUDAD DE LANCIANO (1441-1640)

SIMONLUCA PERFETTO

Questo breve articolo vuol semplicemente annunciare l’imminente pubblicazione di una ricerca dettagliata sulla zecca di Lanciano, sicché esso non può contenere tutti i dati serviti alle ricostruzioni del caso, ma si prefigge solo di individuare l’ambito di reperimento dei materiali 'lavorati', nonché di denotare il fondamentale ruolo della zecca di Lanciano:

«S’era discusso per decenni o meglio per secoli sulla consistenza della zecca di Lanciano, ma la sua natura e le sue monete erano rimaste un mistero, tanto che ormai si stava decretando il suo oblio senza appello. Contro corrente nel presente volume l’autore, oltre ad individuare numerosi esemplari emessi da questa importante zecca, ne ripercorre storia e bibliografia, nel tentativo di mettere a fuoco quell’alone feudale che, sin dagli inizi del regno aragonese, ha permeato la formidabile demanialità lancianese. Dai documenti degli Archivi Italiani e da quelli della Biblioteca Comunale di Lanciano è emerso che la zecca di questa gloriosa università fu l’officina personale del sovrano e degli Aragonesi, in perfetta simmetria con la zecca di Rocca San Giovanni al servizio degli Avalos. Questi luoghi frentani rappresentarono il perno della politica orientale aragonese tra i secoli XV e XVI, quali sedi della pubblicità monetaria dello Stato. Questo studio ha profilato una vera e propria 'riforma storica e numismatica' che, inevitabilmente, cassa gran parte della precedente letteratura sulle zecche meridionali»1.

All’esito di sette lunghi anni di ricerche sulle zecche dell’Italia

meridionale, per me, cominciava a farsi pesante e ingombrante l’assenza delle monete di una zecca di cui era stata documentata l’attività sotto Alfonso il Magnanimo e di cui si conosceva un privilegio segnato da Ferdinando II re di Napoli. Finalmente, ho potuto dare alla stampa ben due volumi2 su quella che è risultata essere la zecca più importante del Regno di Napoli, documentata grazie a privilegi e monete dal 1441 al 1640.

1 Tratto dalla quarta di copertina di PERFETTO S. 2013, Monete e zecca nella

terra di Lanciano: un particolare caso di demanialità sub signo Aragonum (1441-1554), in corso di stampa.

2 Mi riferisco a idem nonché a PERFETTO S. 2014, Lanciano demaniale: il privilegio dei privilegi e la sua ignota zecca barocca (1212-1640), in corso di

GACETA NUMISMATICA

DICIEMBRE 2013186

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La notizia di tale operatività, ma soprattutto le monete di questa zecca, risultano sconosciute alla comunità scientifica e per questo mi è sembrato opportuno annunciarne preventivamente la scoperta.

Sotto Alfonso il Magnanimo, Lanciano è nominata 'città aragonese' e per tale motivo non utilizza il proprio stemma civico sulle monete, ma batte moneta come se la città fosse un feudo del re, benché essa sia posta in demanio. In questa zecca si battono soprattutto monete di propaganda aragonese, in quanto la sua funzione è rivolta a pubblicizzare i fatti della Casa d’Aragona nel mondo orientale. Le più famose fiere del Regno di Napoli tenute a Lanciano3 hanno liquidità assicurata grazie alla presenza della zecca sulla quale è stata rilevata una certa influenza da parte del Mastrogiurato, figura istituzionale esclusiva di questa università, conosciuta pure col nome di Mastro di Fiera.

Uno sconosciuto mastro di zecca, tal Silvestro Bossi4, attivo esclusivamente a Lanciano, a cavallo dei regni di Alfonso I e Ferdinando I, pone la propria iniziale “B” sulle monete lancianesi di quel periodo.

Diversamente gli ordini disposti sul finire del regno di Ferdinando I eliminano i distintivi di zecca sull’oro e sull’argento per tutte le zecche regnicole, mettendo così in evidenza l’assenza delle sigle del mastro di zecca sulle monete di Lanciano5. Questa particolarità perdurerà anche nell'inoltrata epoca moderna consegnandoci, per esclusione, la catalogazione delle ignote monete di Lanciano, comunque sempre abbinata a concessioni monetali di grazia.

Anche Federico III d’Aragona concede la zecca a Lanciano, fatto sinora sconosciuto, al pari di Alfonso II e Ferdinando il Cattolico6, ma ancor stampa; questi volumi contengono le trascrizioni di numerosi documenti tra cui quelli citati nel presente articolo, oltre ad accogliere ampie catalogazioni delle monete battute a Lanciano.

3 GROHMANN A. 1969, Le fiere del Regno di Napoli in età aragonese, Napoli. 4 Cfr. Società Napoletana Storia Patria, ms XXVIII, B, 1. Napoli, XVI sec.

(compilato forse dal 1545 in poi). Repertorium alphabeticum solutionum fiscalium vel exemptionum Regni Siciliae

Cisfretanae, vulgo Neapolis. Manuscriptum. Saec. XV. Sane Servandum. Kalephatus.

I discendenti di questo mastro di zecca annoverano tra loro anche un Mastrogiurato (cfr. PERFETTO 2013).

5 Archivio di Stato di Napoli, Cancelleria Aragonese, Curiae, vol. 2, ff. 106v e 109r. Napoli 23 ottobre 1494.

Ordine al maestro delle zecche di Napoli e l’Aquila 6 Cfr. Biblioteca Comunale Lanciano, RAVIZZA G., ms. 1735 (in fotocopia,

privo di numerazione) Privilegi di Lanciano concessi da diversi re (copia estratta dal Dr Giuseppe

Ravizza nel tempo del suo Mastrogiurato 1735)

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più importante risulta quello che ho chiamato 'il privilegio dei privilegi', elargito nel 1608 da Filippo III di Spagna alla città di Lanciano7. In esso, la zecca viene nuovamente accordata con la battitura di tutti e tre i metalli: oro, argento e rame. Infatti, per citare un esemplare, lo scudo in oro segnalato dal Pannuti al n. 1 è stato coniato nella zecca di Lanciano e non in quella di Napoli.

La città di Lanciano, benché posta in demanio, rinuncia alla propria pubblicità personale sulle monete (non appone simboli) al fine di edificare soltanto quella del sovrano di turno che in questo modo riceve il beneficio tipicamente feudale dei rapporti di vassallaggio, con indubbio vantaggio per entrambe le istituzioni sovrano/università8. Dunque la zecca risulta operativa sotto i seguenti sovrani di Napoli:

Alfonso I (1441-1458) Ferdinando I (1458-1494) Alfonso II (1494) Ferdinando II (1495-1496) Federico III (1496-1501) Ferdinando il Cattolico (1504-1516) Carlo V (1516-1554) Filippo II (1554-1598) Filippo III (1599-1621)

Copia de' Privilegi concessi da diverzi Serenissimi Re alla nostra Città di

Lanciano estratta da un'altra copia de medesimi dal Doctor Giuseppe Ravizza al tempo del suo uffizio di Mastrogiurato nell'anno 1736. Si avverte che di tale copia non può servirsi per presentarla in alcun tribunale per la copia da cui è stata estratta piena di errori. Servirà però per istruzzione de' nostri concittadini e per le notizie necessarie - Ampio privilegio di Alfonso d’Aragona (Benevento, 22 gennaio 1441) - Ampio privilegio di Ferdinando d’Aragona (Castelnuovo-Napoli, 10 marzo 1463) - Conferma dei privilegi Alfonso II d’Aragona (Castelnuovo-Napoli, 5 marzo 1494) - Ampio privilegio di Ferdinando II d’Aragona (Castelnuovo-Napoli, giugno 1495) - Ampio privilegio di Federico III d’Aragona (Castelnuovo-Napoli, ottobre 1496) - Esecutoriale di ampio privilegio concesso da Ferdinando il Cattolico, a firma di Ferdinando Francesco d’Avalos-Aquino (Napoli, 11 maggio 1507) - Ampio privilegio di Carlo V, a firma del viceré Don Pietro di Toledo (Napoli, 30 maggio 1533) - Stralcio di ampio privilegio concesso da Filippo III (Madrid, 15 febbraio 1608).

7 Archivo General de Simancas, Secretarias provinciales-Nápoles, leg. 170, Ciudad de Lanciano, ff. 101r-169r. Madrid, 15 febbraio 1608 (in PERFETTO 2014 è data la trascrizione completa del privilegio).

8 Per i dettagli e tutta la documentazione del caso si rimanda ancora a PERFETTO

2013 e PERFETTO 2014.

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Filippo IV(1621-16499) I principali autori come il Vergara, il Fusco, il Lazari, il Sambon, il

Cagiati, il Prota, il Dell’Erba, passando per i compilatori del Corpus Nummorum Italicorum fino a giungere ai più recenti Bovi e Pannuti, non hanno individuato le monete lancianesi, intestandole erroneamente alla zecca di Napoli, atelier che invece come quello dell’Aquila operava sotto l’egida dello stesso ufficio di mastro di zecca.

Sesquiducato battuto a Lanciano

sotto Alfonso I e Ferdinando I (postumo)

Fonte: Aureo & Calicò 218-2, Caballero de las Yndias - lotto n. 710

D: ALFOnSVS D G R ARAGO SICIL V F Campo quadripartito, palato nel primo e quarto quadrante, caricato

degli stemmi aragonese e angioino-durazzesco nel secondo e terzo quadrante, inscritto in un cerchio perlinato. Tutto il modulo è circoscritto da un bordo perlinato.

R: DnS ADIVTOR T GO D SP In Il sovrano, nell’atto di vibrare la spada, a cavallo riccamente bardato

e galoppante verso destra, inscritto in un cerchio perlinato. Tutto il modulo è circoscritto da un bordo perlinato. Dietro il cavallo si trova la lettera B, inziziale di Silvestro Bossi.

P.: gr. 5,30 Met.: AU Rar.: RRR Rif.: CAGIATI10 n.1; CNI11 n.manca; PR12 n.1a; MEC13 n.manca; DA14 n.2; MIR15 n.52/1.

9 La città di Lanciano è venduta e infeudata al duca di Castro in un certo qual

modo sin dal 1639-1640, ma nel 1649, nonostante le ripetute proteste dei Lancianesi, Filippo IV acconsente definitivamente alla vendita della città e delle sue pertinenze (cfr. Archivo General de Simancas, Secretarias provinciales-Nápoles, leg. 209, Real asenso a la venta que dicha ciudad de Lanciano ha hecho o hiciere de los casales poblados despobalados que se relacionan, en las condiciones que se expresan, ff. 23r-27r. Madrid, 15 febbraio 1649).

10 CAGIATI M. 1911-1922, Le monete del Reame delle due Sicilie, Napoli, Tipografia Melfi & Joele.

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Scudo battuto a Lanciano sotto Filippo III re di Spagna

Fonte: Disegno Cagiati Fonte: Asta Ratto 1962 - lotto n. 439

D: PHILIPP • III • DG • REX • ARA • V Busto coronato, volto a destra. R: SICILIAE HIERVSA Stemma ovale coronato. P.: gr. 3,35 Met.: AU Rar.: RRRRR Rif.: CAGIATI n.manca; CNI16 n.manca; PR n.1; DAP17 n.1; MIR

n.199.

Per gli ulteriori documenti che hanno corroborato l’intera ricerca e per tutte le altre monete, rimando ai due libri in uscita, contenenti le trascrizioni documentali e la catalogazione di oltre 150 esemplari battuti esclusivamente nella zecca aragonese, poi divenuta spagnola di Lanciano.

11 CNI XIX, AA.VV., Corpus Nummorum Italicorum, Napoli parte I — Dal

Ducato Napoletano a Carlo V, Vol. XIX, Roma 1910–1943, Bologna, Ristampa Forni.

12 PANNUTI M.-RICCIO V. 1984, Le monete di Napoli, Napoli, Lugano, Nummorum auctiones.

13 GRIERSON P.-TRAVAINI L. 1998, Medieval European Coinage. Italy (III). (South Italy, Sicily, Sardinia), Cambridge, University press.

14 D’ANDREA A., ANDREANI C. 2009, Le monete napoletane dai Bizantini a Carlo V, Castellalto, Edizioni D’Andrea.

15 FABRIZI D. 2010, (a cura di), Monete Italiane Regionali. Napoli, Pavia, Edizioni Numismatica Varesi.

16 CNI XX, AA.VV., Corpus Nummorum Italicorum, Napoli parte II — Da Filippo II alla chiusura della zecca, Vol. XX, Roma 1910–1943, Bologna, Ristampa Forni.

17 D’ANDREA A., ANDREANI C., PERFETTO S. 2011, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto, Edizioni D’Andrea.