Brevi introduzioni ai Libri Profetici, a Isaia, Ezechiele, Daniele e ai XII Profeti Minori

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PROPHETIA DEI PER ISRAELEM Brevissima introduzione ai Libri Profetici Vito Sibilio IL CANONE PROFETICO La Bibbia Latina distingue Quattro Profeti Maggiori da Dodici Profeti Minori. Essi sono tutti scrittori e sono classificati proprio in base alla voluminosità dei loro Libri. La Bibbia ebraica raggruppa tutti questi Profeti sotto la dicitura di Profeti Posteriori, dopo il blocco dei Libri storici, che essa designa come Profeti Anteriori. La Bibbia greca colloca i Profeti dopo gli Agiografi, con un ordine diverso da quella greca, aggiungendovi le Lamentazioni e il Libro di Daniele che la Sinagoga metteva alla fine del Canone e altri libri che di questo addirittura non facevano parte, ossia il Libro di Baruc dopo q uello di Geremia, la Lettera di quest’ultimo e le aggiunte al Libro di Daniele. La Vulgata, conservando questa sistemazione, ha ripreso l’ordine ebraico che pone i Profeti Maggiori prima dei Minori e unendo la Lettera di Geremia al Libro di Baruc, posto dopo le Lamentazioni. IL PROFETISMO Esso è un fenomeno presente in tutte le religioni antiche. E’ attestato a Biblos nell’XI sec. a.C., mentre veggenti e profeti si trovano ad Amat nell’VIII sec. e a Mari nel XVIII sec. I messaggi che essi inviavano ai propri sovrani non sono tanto diversi da quelli che i Profeti biblici mandavano ai loro Re nelle epoche più remote. Ma il Profetismo biblico ha caratteristiche peculiari e differenti dai fenomeni concomitanti dei popoli circonvicini. La Bibbia menziona profeti dai tempi di Balaam (Nm 23-24), cita i quattrocentocinquanta profeti di Baal sconfitti da Elia (1 Re 18, 19-40), nomina i quattrocento falsi profeti di Dio consultati da Acab (1 Re 22,5-12). L’antico mosaismo ha riconosciuto come valida questa istituzione: confraternite di

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PROPHETIA DEI PER ISRAELEMBrevissima introduzione ai Libri Profetici

Vito Sibilio

IL CANONE PROFETICO

La Bibbia Latina distingue Quattro Profeti Maggiori da DodiciProfeti Minori. Essi sono tutti scrittori e sono classificatiproprio in base alla voluminosità dei loro Libri. La Bibbiaebraica raggruppa tutti questi Profeti sotto la dicitura diProfeti Posteriori, dopo il blocco dei Libri storici, cheessa designa come Profeti Anteriori. La Bibbia greca collocai Profeti dopo gli Agiografi, con un ordine diverso da quellagreca, aggiungendovi le Lamentazioni e il Libro di Danieleche la Sinagoga metteva alla fine del Canone e altri libriche di questo addirittura non facevano parte, ossia il Librodi Baruc dopo q uello di Geremia, la Lettera diquest’ultimo e le aggiunte al Libro di Daniele. La Vulgata,conservando questa sistemazione, ha ripreso l’ordine ebraicoche pone i Profeti Maggiori prima dei Minori e unendo laLettera di Geremia al Libro di Baruc, posto dopo leLamentazioni.

IL PROFETISMO

Esso è un fenomeno presente in tutte le religioni antiche. E’attestato a Biblos nell’XI sec. a.C., mentre veggenti eprofeti si trovano ad Amat nell’VIII sec. e a Mari nel XVIIIsec. I messaggi che essi inviavano ai propri sovrani non sonotanto diversi da quelli che i Profeti biblici mandavano ailoro Re nelle epoche più remote. Ma il Profetismo biblico hacaratteristiche peculiari e differenti dai fenomeniconcomitanti dei popoli circonvicini. La Bibbia menziona profeti dai tempi di Balaam (Nm 23-24),cita i quattrocentocinquanta profeti di Baal sconfitti daElia (1 Re 18, 19-40), nomina i quattrocento falsi profeti diDio consultati da Acab (1 Re 22,5-12). L’antico mosaismo hariconosciuto come valida questa istituzione: confraternite di

uomini ispirati sono citate nel Primo Libro di Samuele esono, nel Primo Libro dei Re, coeve di Elia, mentre ilSecondo di quei Libri parla di quei profeti che, uniti ingruppi, sono in relazione con Eliseo. Essi non sono piùcitati a partire da Amos. Si tratta di confraternite diestatici che sono mossi dalla musica, che mimano le loroprofezie, che contagiano col loro stato anche persone che nonappartengono alla loro cerchia. L’uso della musica e il mimosono presenti anche in grandi Profeti, come Eliseo, Isaia,Geremia, Ezechiele. Le fasi psicologiche che i Profetiattraversano mentre compiono queste azioni possono apparireanormali e sono senz’altro tipiche delle personalità mistichee vanno contestualizzate nella cultura di riferimento, ma noncostituiscono l’essenza del profetismo canonico.Tuttavia sia i Profeti canonici che gli anonimi estatici sonochiamati tutti nabî, con un termine che suggerisce l’esserechiamato e l’annunziare, per cui essi sono coloro che sonochiamati da Dio ad annunziare la Sua Parola. Etimologicamentela parola ebraica può derivare sia da nabâ, radice inusitatache indica appunto il parlare e l’annunziare, chedall’accadico nabû che significa chiamare. In entrambi i casisuggerisce l’idea che abbiamo espresso. Una diversaetimologia accosta la parola nabî con la radice inusitataanch’essa nabà, che significa sgorgare, bollire o spumeggiare.Essa darebbe ragione dell’esaltazione estatica dei gruppiprofetici più antichi e la parola che ne sarebbe derivataavrebbe poi assunto un significato diverso. Ma come dicevamo,dispute filologiche a parte, il senso del profetismo canoniconon sta nell’esaltazione ma nel ruolo di messaggero propriodei Profeti. Infatti essi introducono le loro profeziepresentandole come Parola od Oracolo del Signore. Ciò èevidente da quando Aronne viene dato da Dio a Mosè come suo“profeta”, anche se di solito la parola è resa come“interprete” o simili. I Profeti sono consapevoli di riceveree comunicare un messaggio che non è il loro. Lo comunicano adispetto di quanto a volte vorrebbero tacere, come Amos oGeremia. Di solito sono chiamati improvvisamente da Dio, comei due citati; il tentativo di sottrarsi all’appello èdrammaticamente illustrato, con le sue conseguenze, in Giona.Sono messaggeri e segni viventi della Volontà di Dio. La

vocazione profetica, che è un cardine del Profetismo con lasua assoluta gratuità da parte di Dio (Isaia era nobile,Geremia ed Ezechiele sacerdoti, Eliseo contadino, Amospastore ecc.), è essa stessa un segno profetico. Ilmatrimonio infelice di Osea è un simbolo. Isaia devepasseggiare nudo per fare da presagio. Egli stesso e i suoifigli sono segni prodigiosi. Geremia è un insegnamento solocon la sua esistenza. Ezechiele è un segno quando esegue glistrani ordini di Dio. Il messaggio di Dio giunge o in visione diurna e notturna oin audizione o per ispirazione; a volte è improvviso; altregiunge in circostanze banali. Esso è trasmesso in modi vari,con brani lirici, racconti in prosa, parabole, paroleesplicite nella forma breve oracolare, scongiuri, diatribe,discorsi, processi, scritti sapienziali, salmi cultuali,canti d’amore, satire, lamenti funebri e altro ancora. Lostato mistico di questi Profeti è evidente e perfettamentecongruente con la loro condizione, fenomenologicamente simileallo stato dei mistici ancora oggi esistenti. L’atto dellavisione o dell’audizione è alla base di termini ancora piùantichi di quello di nabî per indicare il Profeta: sono ro’eh(veggente) e hozeh (contemplante). La profezia raramente si rivolge a un solo individuo, equando lo fa spesso è in un contesto più ampio. Fa ovviamenteeccezione il Re in quanto capo del popolo. Ma i grandiProfeti di Israele parlano a tutto il popolo. Essi trattanosempre di qualcosa che verte sul presente e sul futuro; sonomandati da Dio per esprimere la Sua volontà; le loropredizioni vengono a confermare quanto predicano. Spesso nonintendono pienamente il senso di quanto vanno vaticinando,anche perché esso è altrettanto frequentemente polisemico.In ogni caso proprio dalla predizione viene il termineProfeta, dal greco pro-faino, che appunto significa predico.Il messaggio profetico è ad un tempo severo e consolante. Ilpeccato ostacola i piani di Dio, ma Questi non disarma e nonchiude mai le porte alla salvezza. Il Profeta poi, purmandato ad Israele, ha orizzonti universali. Egli, sicuro diparlare a nome di Dio, ha come credenziali l’adempimento diquanto profetizza e la conformità del suo insegnamento con ladottrina mosaica. L’istituzione profetica era del resto

riconosciuta dalla religione ufficiale. Essa considerava ilProfeta quale uomo che ha avuto e ha una esperienza immediatadi Dio, che ha ricevuto la Rivelazione della Sua santità edella Sua volontà, che giudica il presente e vede l’avvenirealla luce di Dio e che è mandato da Lui per ricordare agliuomini le Sue esigenze e ricondurli nella via del Suo amore edella Sua obbedienza.

IL MOVIMENTO PROFETICO

In conseguenza di tale definizione, il primo profeta è Mosè el’ultimo è Gesù Cristo, preannunziato come simile a sé daMosè medesimo. Con Mosè il profetismo ha per così dire il suostato giuridico: viene distinto il Profeta vero da quellofalso, dall’indovino, dal profeta degli idoli. Sebbene primadi Mosè esistesse profezia (Noè fu profeta, come iPatriarchi, e tra essi Abramo ebbe una vita che fu essastessa profezia), con lui nasce la consapevolezza delProfetismo. Mosè è senz’altro il più grande della schieraallargata dei Profeti. Sono suoi coevi la sorella Maria e iSettanta Anziani. Nella successione vengono Giosuè, Debora,il Profeta anonimo di Gdc 6,8, quello di 1 Sam 3, 20 eSamuele. Dai suoi tempi compaiono le compagnie e poi leconfraternite dei Profeti, destinate a scomparire, anche segruppi anonimi di essi sono attestati anche dopo l’Esilio. Visono poi, riprendendo l’ordine cronologico, Gad e Natan allacorte di David e Salomone, Semaia ai tempi di Roboamo, Iddosotto di lui e sotto Abia, Ahia ai tempi di Geroboamo, Azariasotto Asa, Ieu ai tempi di Baasa, Elia ed Eliseo ai tempi diAcab e dei suoi successori, Giona sotto Geroboamo II, Odedsotto Acaz, Culda la profetessa ai tempi di Giosia, Uriasotto Ioiakìm e altri anonimi. Elia è il campione della vera fede, il Profeta solitario,colui che vede Dio faccia a faccia sull’Oreb, come Mosè; egliè tolto vivo dal mondo, come Enoc. La sua figura rappresentala profezia nel complesso. Egli torna in Giovanni il Battistaper annunziare Cristo. Egli compare accanto a Lui nellaTrasfigurazione. Egli visita Roma, con Enoc, nelle persone diPietro e Paolo. Eliseo, discepolo di lui, è invece inserito

pienamente nel mondo circostante. E’ coinvolto nellapolitica. E’ consultato dagli stranieri. Ha relazioni conaltri profeti. Ed è, come il maestro, grande taumaturgo.Sappiamo ovviamente di più dei Profeti scrittori. Di essidiremo trattandoli uno ad uno, escluso Geremia il cui Libro èesposto insieme alle altre opere attribuitegli. In genereessi intervengono nei momenti gravi della storia ebraica. Ilprimo Profeta scrittore è Amos, che opera nella metàdell’VIII sec., cinquant’anni dopo Eliseo. Per due secolifino all’Esilio i Profeti scrittori troneggeranno nellastoria sacra, a cominciare da Isaia e Geremia, passando perOsea, Michea, Nahum, Sofonia e Abacuc. Alla fine delministero di Geremia sorge Ezechiele, che già preannunzial’apocalittica con meno spontaneità e fuoco ma piùminuziosità nelle grandiose visioni, con tensioneescatologica e grande complessità immaginifica. A quest’epocasi attribuisce anche il Deutero Isaia, ammesso che sia maiesistito. E’ il periodo dell’Esilio. I profeti del Ritornosono invece Aggeo e Zaccaria, incentrati sulla restaurazionedel Tempio. Dopo di loro Malachia sferza la comunità per isuoi difetti. Vi è anche Abdia. Giona poi usa il midrash perestrarre da antiche Scritture insegnamenti nuovi. In Gioele enel Deutero Zaccaria – dando per ammessa la sua esistenza –riaffiora l’apocalittica. Essa raggiunge l’apogeo nel profetaDaniele, tutto proiettato escatologicamente. E’ l’epoca incui si esaurisce la profezia, in attesa del ritorno delloSpirito Santo previsto da Gioele e che si realizza, dopo lamissione preparatoria di Giovanni Battista, in Cristoattraverso la Pentecoste, in cui la profezia si estende atutti i fedeli.

LA DOTTRINA PROFETICA

Attraverso i Profeti Dio ha fatto moltissime rivelazioni.Ogni profeta ha dato il suo apporto personale e irripetibile,ma tutti convergono su alcuni punti fondamentali. Il primo èil monoteismo. Si ritiene di solito che per molto tempo gliEbrei fossero inclini a credere che accanto al Signore cifossero gli altri dei, quelli degli altri popoli, ma cheadorassero solo Lui, Che tra essi era il più potente e

reclamava un culto esclusivo. Questo principio è tuttosommato l’applicazione buona della consapevolezza di Israeledi vivere in un mondo politeista, le cui tentazioni avevacominciato a subire sin dall’Esodo e che ad un certo punto loavevano talmente indebolito da far prosperare paganesimo eidolatria anche tra le sue Tribù. Ebbene Amos, primo tra iProfeti, presentando Dio come il Signore delle forze dellanatura, della storia e degli uomini, richiama la veritàantica dell’onnipotenza divina che, per forza di cose, nonammette pari accanto a sé, nemmeno in funzione subordinata.Questo Dio può minacciare coloro che attentano alla SuaMaestà, e – cosa più pericolosa – può punire. Dio dirigeanche i destini degli altri popoli, giudica i piccoli Stati ei grandi Imperi, dà loro la potenza e la toglie, li prendecome strumenti delle sue vendette, li ferma quando vuole. IlSignore ha scelto la Terra Santa e il Tempio, ma puòrigettarli, come ad un certo punto fa. Questo Dio dunque nonlascia spazio per altri dei. Quando la catastrofe nazionalesembra dare la stura al dubbio sulla potenza di Dio, allorainizia la polemica contro l’idolatria e il politeismo,condotta con acribia, che mostra l’insussistenza dell’ideache gli dei sono tanti e la forza della nozione per cui Diosia uno solo. Ciò che accade non mostra la debolezza di Dio ola Sua inesistenza, ma piuttosto la Sua volontà sovrana el’indirizzo che Egli imprime alla storia. Questaconsapevolezza, che risale al Deuteronomio, è particolarmenteforte nella Lettera di quel Geremia che forse fu l’ultimorevisore del Quinto Libro del Pentateuco. Naturalmente questoDio è assolutamente trascendente, per cui è infinitamenteSanto; aspetto, questo, su cui insistette molto Isaia. La Suavicinanza è solo frutto della Sua bontà.Il secondo punto è il moralismo. Alla santità di Dio sioppone la contaminazione dell’uomo. I Profeti hanno unacoscienza acutissima, persino ossessiva del peccato.Riprendono una antica esigenza enunciata già nel Decalogo emantenuta viva dai Profeti non scrittori, come Nathan o Elia.Ma i Profeti scrittori vi tornano costantemente: il peccatosepara l’uomo da Dio; il peccato ne offende la giustizia(Amos) e l’amore (Osea) e la santità (Isaia); il peccato puòappestare l’intero popolo e rendere pressochè impossibile la

conversione chiamando a gran voce il castigo di Dio cheavviene nel Giorno da Lui fissato (Geremia); il peccato deveessere punito e, data la sua sovrabbondanza, dove c’èprofezia c’è annunzio di castigo (Geremia). Questo monoteismoetico non è la negazione della Legge, anzi ne è la conferma:proprio perché vi è una Legge trasgredita, vi è colpa. Bastatornare alla Legge per non avere il peccato. Per tornare allaLegge ci vuole l’umiltà, che ci fa obbedire ai precettidivini e cercare il Signore (Sofonia, ma anche Isaia, Amos,Osea, Michea).Il terzo punto è l’attesa della salvezza. Il castigo di Dionon è lo scopo di Dio, ma è il mezzo di cui Egli si serve persalvare, volendo adempiere le Sue promesse. Egli salverà un“Resto”, come promette già per bocca di Amos, e come enunceràchiaramente mediante Isaia. Il “Resto” è il grupposopravvissuto in Israele all’invasione assira e in Giuda aquella babilonese (che è, simbolicamente, l’insieme di coloroche sfuggono all’assalto devastante di Satana); è l’insiemedegli esiliati di Babilonia (ossia coloro che si mantengonofedeli nella generale corruzione o che si affaticano sullastrada della penitenza); è la comunità di coloro che tornanodall’Esilio in Terra Santa (ossia coloro che si convertono);è un germoglio, un ceppo santo da cui nasce un popolo nuovo acui è promesso l’avvenire (ossia coloro che sono innestati inCristo e in Lui rimangono). Nell’epoca della salvezza idispersi di Giuda e di Israele torneranno nella Terra Santache sarà tanto prospera (ossia in figura i popoli che nonconoscono Dio entreranno nella Chiesa e poi in Cielo); ilPopolo di Dio si vendicherà dei suoi nemici (ossia tutti ipagani diventeranno Popolo di Dio e saranno annullati nellaloro negatività); vi sarà giustizia e santità, conversione eperdono, conoscenza di Dio, pace e gioia. Questi elementispirituali già preparavano alla comprensione simbolica delleprofezie di salvezza che ancora si esprimevano, come vediamo,in termini materiali e sembravano esaurirsi in fattipolitici. Quando il Suo Regno si stabilirà sulla terra, Diogovernerà tramite un Suo Unto, il Suo Messia (ossia GesùCristo). Nathan fu il primo ad annunziare a David che un Suodiscendente avrebbe regnato per sempre, aprendo ilmessianismo regale presente in tanti salmi. Questo

messianismo tuttavia non si identifica né con la perennitàdella dinastia davidica, né con la nascita di un imperoterrestre, né con un primato spirituale della casa di Davide(cose in cui credevano ad esempio i nazorei o gli zeloti o igiudeo-cristiani nel I sec.). Anzi i fatti, dal 587 a.C. al135 d.C., lo smentirono continuamente. Questo messianismo siidentifica con un Discendente che vivrà per sempre, unSalvatore della stirpe di Davide, nato da Vergine, inBetlemme, pieno di Spirito Santo, Dio e Uomo, sempre con iSuoi fedeli e loro giustificazione. Costui, vaticinato daIsaia, Geremia, Michea e altri, sarà Gesù Cristo. Di Lui sonofigure quei principi che i Profeti credevano potessero essereRe di Israele, come Zorobabele (Aggeo e Zaccaria); Ezechieledall’Esilio lo chiama Principe e non Re, per mostrarne lafunzione mediativa tra Dio e Popolo e la funzione pastorale(e Cristo è Mediatore e Buon Pastore); Zaccaria lo preconizzaRe umile e pacifico; anche i grandi Re pagani di cui Dio siserve, come Ciro di Persia, sono immagine del Messia (Isaia).E’ sempre Isaia che accanto al Messia Re vaticina il Servodel Signore, Che soffrirà per il Suo Popolo, morirà,risorgerà e avrà come bottino genti infinite. Esattamentecome farà Gesù, discendente di David e Messia sofferente.Infine, Daniele vede venire sulle nubi del Cielo un Figlio diUomo, che riceve da Dio l’impero universale. E’ un esseresovrumano, il cui dominio non finirà mai. E’ colui con ilquale Cristo si identifica dinanzi a Caifa, andando a morteper conseguenza. E’ il Messia ad un tempo uomo e al di làdell’uomo. Alle tante figure che si ispireranno ad essa neltentativo di identificarla nel Giudaismo precristiano epostesilico – Enoc, Melchisedec, Elia ecc.- Gesù sostituiràla propria, di discendente di David e di Messia sofferente,mostrando come tutte le profezie si riunivano insieme. Egli èla sintesi vivente, l’unica possibile, di un messianismoeterogeneo che diversamente si sarebbe frantumato nelle tanteattese delle sette di Israele all’inizio dell’era cristiana,da quelle del Messia davidico a quelle del Messia sovrumano,da quelle del Messia unico a quelle di più Messia, da quelledi un Messia Re a quelle di un Messia Sacerdote. Cristoinfatti è Re e Sacerdote, della stirpe di Davide, Sofferente,Salvatore Universale, Uomo e Dio.

I LIBRI PROFETICI

Nei Libri profetici riscontriamo sempre tre elementi. I dettiprofetici, ossia gli oracoli in cui parla Dio o il Profeta inSuo Nome, magari mediante brani poetici con insegnamenti,annunzi, minacce, promesse. I racconti in prima persona, incui il Profeta parla di sé e della sua vocazione. I raccontiin terza persona, in cui il Profeta parla di eventi della suavita e circostanze del suo ministero. I tre elementi sonosoliti combinarsi. I passi in terza persona possono indicareun redattore diverso dal Profeta. Ciò è attestatoesplicitamente in Geremia e può supporsi per altri Profeti.In genere i Profeti possono aver scritto essi stessi unaparte dei loro Libri, mentre altre cose possono essere statedettate a terzi o raccolte da questi sulla base di fontiperdute o preesistenti, sia scritte che orali, in tempi anchemolto rapidi. Questi terzi spesso sono discepoli del Profeta.Tali fonti così unificate hanno creato spesso ampie sezioniconfluite nell’opera intitolata al Profeta di riferimento. IQuattro Profeti Maggiori sono messi in ordine cronologico. IMinori no.

IL COMPIMENTO DELLE PROFEZIE

Come ho detto, l’autenticità delle profezie si riscontra nelloro compimento. Nei Libri dei Re l’autore, per esempio, sipremura di registrare che le varie profezie si sono compiutepuntualmente. L’esigenza di vederle realizzate si fapressante dopo l’Esilio. Il Ritorno sotto Zorobabele noncorrispondeva alla descrizione fattane dai Profeti, tantoumile era questo e gloriosa quella. Si cominciò quindi nonsolo a chiedere a Dio che le profezie si adempissero (Sir36,14) – evidentemente identificandone il compimento con ilsenso attribuito loro dai lettori, senza sapere se esso fosseesatto – ma anche a calcolare gli anni che separavano ilpresente dalla realizzazione delle Promesse. Tipico il casodelle Settanta Settimane di anni di Daniele, che avvial’apocalittica, e sul cui valore si interrogarono Padri ecommentatori sino al XIX sec. Del resto, già nell’epoca

veterotestamentaria nacquero i Pesharim, ossia i commentariprofetici che mostrano il compimento dei vaticini. Fioriti aQumran per mostrare come i Profeti avessero preconizzato lascuola essena, servirono molto anche ai Cristiani comemodello teologico-letterario. Nel NT infatti troviamo cheGesù è morto e risorto dopo tre giorni secondo le Scritture,ossia com’era stato previsto. I Libri del NT contengono moltepuntuali indicazioni della realizzazione delle profezie.Questo avviene soprattutto nei racconti della Passione.Matteo insisterà molto sull’adempimento delle Scritture,usando in alcuni casi un genere simile al midrash. Lucaattribuirà più volte a Gesù una interpretazione delleprofezie che riguarda Lui stesso. Paolo affermerà che il velodelle profezie si leva solo con la Fede in Cristo. In ognicaso l’argomentazione profetica è fondamentale nel rapportotra Chiesa e Sinagoga, e la polemica spesso è presente nellaletteratura patristica, che rinfaccia agli Ebrei ilcompimento delle profezie. L’esegesi moderna sembra più volercontestualizzare la profezia che vederne il compimento, ma èun dato di fatto che il VT si comprende solo alla luce del NTe che già gli autori di questo cercavano in quello i segnianticipatori di Cristo. Da questo punto di vista è un datoobiettivo che tutte le profezie messianiche, che già laSinagoga aveva individuato nella Bibbia e che ancora poiconsiderò valide almeno fino al X sec. d.C., si sianopienamente realizzate in Cristo. Vi sono novantasetteprofezie messianiche nei Profeti, e tutte si sono realizzatenel Vangelo. Senza contare i passi biblici storici esapienziali, pure di caratura profetica, che si sonorealizzate anch’esse. Von Rad ha messo in evidenza che il VTè il libro della speranza che cresce e che quindidinamicamente va verso un compimento. Per questo la profeziaper la Chiesa ha avuto una importanza maggiore di quantoavesse avuto per la stessa Sinagoga, più incline avalorizzare la Legge.

CRONOLOGIA SOMMARIA DEI PROFETI SCRITTORI

750 ca.- Amos. Osea.740- Vocazione di Isaia.

740-736 (Regno di Iotam in Giuda)- Inizi di Michea.716-687 (Regno di Ezechia in Giuda)- Ministero di Isaia.630 ca.- Sofonia.627- Vocazione di Geremia.612 ca.-Nahum.600 ca.-Abacuc.597-589 – Ezechiele predice la caduta di Gerusalemme.587/586- Geremia è condotto in Egitto.573- Ezechiele vede il Tempio futuro.520-515- Aggeo e Zaccaria.498-399- Abdia.486-423 (Imperi di Serse I e Artaserse I) – Malachia.350 ca.-Gioele.300 ca.- Giona.164 ca.-Libro di Daniele.

IN ISAIAM PROPHETAMBreve introduzione al Libro del Profeta Isaia

Vito Sibilio

IL PROFETA

Isaia nacque verso il 765 a.C. in Gerusalemme. Era figlio diAmos, che forse era fratello del re Amazia (787-789) o almenodi nobile lignaggio. Il suo nome vuol dire “Salvezza delSignore” o “Salvi il Signore” (Iesha ‘iahu o Iesha ‘iah). Non è ilprimo profeta ma il più importante di sicuro tra gliscrittori. Isaia crebbe nella capitale. Ebbe alta cultura,grande ingegno e altolocate frequentazioni intellettuali. Nel740, alla morte del re Ozia, ricevette nel Tempio la chiamataprofetica, con la missione di annunziare la rovina di Giuda eIsraele quale punizione dei peccati del popolo (6,1-13).Profetò per quarant’anni. Si sposò ed ebbe almeno due figli,ai quali impose nomi simbolici per ordine di Dio: Sear-Iasube Maher-Shalal-Hash-Baz (7,3; 8,3). Nel suo quarantennio

distinguiamo quattro periodi a cui ascriviamo i diversioracoli. I primi si situano tra la sua vocazione e l’ascesaal trono del re Acaz nel 736. Sono dominati dallapreoccupazione per la corruzione morale e si situanosoprattutto nei cc. 1-5. I secondi afferiscono al periodo incui il re di Damasco Rezin (..-732) e il re di Israele Pekach(737-732) tentarono di coinvolgere Acaz in una coalizioneantiassira, contro Tiglat Pileser III (745-727). Acazrifiutò, fu attaccato da Rezin e Pekach e chiese aiuto aTiglat Pileser. Isaia si oppose a questa politica meramenteumana. Di questo periodo sono il Libro dell’Emmanuele (7,1-11,9), i cc. 5,26-29; 17,1-6; 28,1-4. Non essendo riuscito apersuadere il Re, Isaia si ritira dalla vita pubblica (8,16-18). Gli oracoli del terzo gruppo cadono nel periodo in cuiGiuda cade sotto la tutela dell’Assiria, in seguito allarichiesta di aiuto di Acaz. Nel 734 Giuda è mutilatoterritorialmente dall’Assiria e nel 721 cade Samaria. Nelfrattempo Ezechia (716-687) successe ad Acaz e cercò,nonostante la sua fede in Dio, l’appoggio dell’Egitto control’Assiria. Isaia profetò contro ogni alleanza e per la merafede in Dio. Abbiamo dunque 14,28-32; 18; 20; 28,7-22; 29,1-14; 30,8-17. Dopo che Sargon II (721-705) ebbe represso larivolta e presa Asdod, Isaia si richiuse nel silenzio (c.20).Il quarto periodo coincide con la rivolta di Ezechia nel 705contro Sennacherib (704-681). Questi devastò la Palestina. AlRe che volle difendere Gerusalemme Isaia promise l’aiuto diDio, che puntualmente arrivò. La città fu liberatamiracolosamente. Abbiamo dunque 1,4-9; 10,5-15.27b-32; 14,24-27; 28-32 non riferiti al terzo periodo. Su Ezechia Isaiaesercitò forte influsso, profetizzando per lui durante lamalattia, durante l’ambasceria assira e durante l’assediodell’esercito imperiale a Gerusalemme.Dopo il 700 non conosciamo bene ciò che accadde ad Isaia.

Ovviamente la sua attività profetica fu ben più ampia diquella letteraria e solo una parte delle sue predicazionifurono scritte. Si ipotizzava, quando si attribuiva ad Isaiatutto il suo libro, che i capitoli 38-66 non fosseropredicati al popolo e venissero messi per iscritto dopo ildefinitivo ritiro del Profeta dalla scena pubblica. Sappiamoperò che il re Manasse (687-642), irritato dalla sua

testimonianza di fede, ordinò di martirizzarlo facendolodividere in due con una sega di legno. Egli profetòsoprattutto sulla punizione di Sion e sulla sua Redenzione;vaticinò sul Messia e sul Suo Regno, in modo più consono adun Evangelista che a un Profeta, come disse San Girolamo. Lostile semplice e sublime, la varietà di immagini, laprofondità di concetti, l’eleganza e la purezza della linguafanno del Libro di Isaia uno dei più grandi capolavori ditutte le letterature e sicuramente il più grande di quellaprofetica.

STRUTTURA

Così com’è, ossia considerandolo come un tutto unitario alnetto di quanto diremo sulla sua origine, il Libro di Isaiasi compone di sessantasei capitoli, divisi in due parti,l’una detta del Libro dei Giudizi di Dio (1-39), l’altra delLibro delle Consolazioni (40-66), connesse dal tema dellaSalvezza mediante l’Espiazione (1-27). Il Libro dei Giudizi di Dio comprende:

1. Oracoli su Giuda e Gerusalemme (1-12). Non seguono unordine cronologico. Si datano agli ultimi anni di Iotam(738-736) e ai primi di Acaz, agli anni della Guerrasiro-efraimita.

2. Il Libro dell’Emmanuele (7-12), di forte contenutomessianico.

3. Oracoli contro le Nazioni (13-23). D’incerta e variadatazione. Iniziano con una profezia apocalittica controBabilonia; proseguono contro l’Assiria, i Filistei, iMoabiti, Damasco, l’Egitto, l’Idumea, Tiro.

4. Oracoli contro Gerusalemme (22,1-14 contro la città;22,15-24 contro Sobna, ministro di Ezechia superbo eintrigante, che sarà sostituito da Eliacim. I due oracoliseparano il c.23 dagli altri oracoli contro le nazioni.

5. Oracoli escatologici o “Apocalisse di Isaia” (24-27). Sidescrive un grande evento storico che è legato alGiudizio Universale e che preluderà all’instaurazione delRegno di Dio. Gli oracoli sono intervallati da canti digioia e azioni di grazie posti sulle labbra del popolo diGiuda.

6. I Sei Guai (28-33), con altrettante minacce verso queipopoli e quei cortigiani che tentano di distogliere il Redalla fiducia in Dio Che solo può liberare dallaminaccaia assira.

7. Capp. 34-35 di genere apocalittico. L’uno annunzia ladistruzione di Edom, tipo dei nemici del Popolo di Dio, edegli altri avversari; l’altro il Nuovo Israele.

8. Appendice storica (36-37) che descrive l’invasione diSennacherib e la sua sconfitta.

Il Libro delle Consolazioni comprende:1. Introduzione storica (38-39): la malattia di Ezechia e la

sua guarigione; l’ambasciata di Merodac-Baladan; ilpreannunzio dell’Esilio Babilonese (cfr. 2 Re 8,13-20,21).

2. Oracoli sulla liberazione del Popolo Eletto dallaschiavitù babilonese (40-48). Una voce annunzia ilRitorno degli Esuli, poiché Dio suscita un liberatore,Ciro di Persia. Fine di Babilonia.

3. Oracoli sulla liberazione messianica (49-55). Il Servodel Signore è eletto da Dio per la salvezza di Israele edelle Genti. Ne descrivono la virtù e le sofferenze. Esseespiano le colpe di tutti. Invito a Sion perché siprepari alla Redenzione. Felicità e splendore della NuovaGerusalemme.

4. Oracoli sulle prerogative del Regno messianico (56-66).Santità dei membri del Nuovo Regno. Il perdono concesso achi si pente. La Nuova Gerusalemme centro di tutte legenti. Inno di ringraziamento per la misericordia delSignore. Sorte finale dei credenti e degli increduli.Culto e Sacerdozio nel Nuovo Regno.

DISAMINA CONTENUTISTICA, FILOLOGICA E LETTERARIA

La partecipazione di Isaia alle vicende del suo popolo fa dilui un eroe nazionale. Poeta di genio, come dicevamo è ilgran classico della Bibbia, dotato di forza concisa, dimaestà e di armonia mai eguagliate. La sua idea di Dio èquella del Santo, del Potente, del Forte, del Sovrano; èun’idea terrificante, trionfale, grandiosa. L’uomo ècontaminato dal peccato e Dio esige riparazione; esige

altresì giustizia nelle relazioni sociali e sincerità nelculto; chiede fedeltà. Isaia esorta la sua nazione ad averefede solo in Dio per aver salvezza. Sa che la prova saràsevera ma anche che un Resto sarà risparmiato. Di esso saràRe il Messia. In effetti Isaia è il maggiore dei profetimessianici, il capofila degli assertori del messianismodavidico. Il suo Messia, discendente di David, farà regnaresulla terra la giustizia e la pace e diffonderà la conoscenzadi Dio (2,1-5; 7,10-17; 9,1-6; 11,1-9; 28,16-17). L’opinione corrente è che Isaia abbia avuto discepoli checontinuarono la sua opera. Le sue parole furono conservate earricchite. Si ritiene che il Libro che porta il suo nome siastato realizzato attraverso un percorso di difficilericostruzione integrale. Si pensa sia nato da parecchieraccolte. Una buona parte di esse è ascritta senza dubbi aIsaia stesso. I discepoli, sia immediati che lontani,avrebbero realizzato altri blocchi glossando il maestro ofacendo aggiunte. Si ritiene che gli Oracoli contro leNazioni abbiano accolto brani posteriori, come quello controBabilonia (13-14), datato all’Esilio. Ma l’ambasciata di quelPaese potè essere un’ottima occasione per profetare contro diesso. L’Apocalisse di Isaia (24-27) è considerato, perdottrina e genere letterario, non più recente del V sec. MaIsaia potrebbe benissimo aver aperto la fila degliapocalittici ed essere stato tra i primi a scrivere secondoquei canoni che di lì a breve Ezechiele avrebbe tracciato conmaestria. Anche la liturgia profetica del c. 33 e la PiccolaApocalisse dei cc. 34-35 sono considerate aggiunte e laseconda è avvicinata al cosiddetto Deutero Isaia, di cuidiremo. L’appendice storica non è considerata opera dellostesso Isaia, perché la si giudica ispirata al Secondo Librodei Re, e il Salmo di Ezechia (38,9-20) è datato al periodopostesilico. Ma la somiglianza col Secondo Libro dei Repotrebbe anche essere il frutto di una influenza di Isaia sudi esso, o l’uso di una fonte comune, così come il Profetapotrebbe aver parlato di sé in terza persona. Il Salmopotrebbe anticipare, in scampato pericolo e per ispirazioneprofetica, temi dell’ambiente postesilico. La tradizione ebraico-cristiana ha sempre considerato Isaiaautore di tutto il Libro che porta il suo nome e su questa

scia si muovono il Siracide, la LXX e i rotoli qumranici dicui diremo. Lo stesso si riscontra nel NT. Tuttavia lacritica indipendente, a cominciare dal XVIII sec., nontenendo conto del dubbio di alcuni rabbini nel XII sec.,volle dividere il testo isaiano prima in due e poi in treparti.E così, i capp. 40-55 non sono considerati, nella communisopinio attuale, opera di Isaia, perché il suo nome non è maimenzionato e il quadro storico è posteriore di due secoli,rimandando alla Caduta di Gerusalemme e all’Esiliobabilonese. Ciro il Grande è già in azione e sarà lostrumento della liberazione. Sebbene non si neghi a Dio ilpotere di trasferire il Profeta in un avvenire lontano emodificare i suoi pensieri, si constata che questo non haeguali nella Bibbia ed è diverso dal senso comune dellaProfezia. Si parla dunque di un continuatore anonimo diIsaia, grande e anonimo, chiamato appunto Deutero-Isaia, chepredicò in Babilonia, tra il 550 e il 538, ossia quando leprime vittorie di Ciro lasciavano presagire la distruzione diBabilonia. Questa raccolta di Oracoli, chiamata appunto Librodella Consolazione, nella parte ascritta al Deutero Isaia èdivisibile in un racconto di vocazione profetica (40,1-11),un corpo oracolare e una conclusione (55,6-13); il nome lodeve alle sue prime parole: Consolate, consolate il miopopolo; ha una unità stilistico-tematica maggiore deicapitoli del Proto-Isaia. Il Giudizio, in questa sezione, siè compiuto e il tempo della Restaurazione è vicino. Sarà uncompleto rinnovamento attestato dal fatto che Dio èpresentato ad un tempo come Salvatore e Creatore. Il Ritornosarà un meraviglioso Nuovo Esodo e Gerusalemme sarà più belladi prima. La distinzione tra le cose passate e le cose futureinaugura l’escatologia. Il pensiero appare quindi megliocostruito e il monoteismo affermato dottrinalmente, mentre lafalsità degli altri dei è attestata dalla loro impotenza. Lasapienza e la provvidenza sono messe in risalto e compare perla prima volta l’universalismo religioso. In questo corpodeuteroisaiano sono inseriti i Canti del Servo del Signore,quattro brani lirici che presentano un Servo perfetto di Dio,adunatore del popolo, luce delle nazioni, annunziatore dellavera fede, espiatore con la morte dei peccati di tutti e

glorificato da Dio. Sono 42,1-4 (5-9); 49,1-6; 50,4-9 (10-11); 52,13-53,12. Essi sono tra i più studiati dell’AT. Sonoattribuiti verosimilmente al Deutero Isaia ma il Quartopotrebbe essere di un discepolo. Alcuni vi vedono un simbolodel Popolo, ma le caratteristiche del Servo sono troppopersonali e gli esegeti in maggioranza vi scorgono unpersonaggio storico, più del futuro che del passato o delpresente. In profezia è il Cristo, Che vi si identificòpienamente. Storicamente qualcuno ha pensato al Profetastesso. Il Quarto canto sarebbe stato aggiunto alla suamorte. Qualcuno combina l’interpretazione personale conquella collettiva, assorbendo la seconda nella prima. In ognicaso si tratta di testi messianici, riconosciuti come taligià da una parte della tradizione giudaica.L’ultima parte del Libro, i cc. 56-66, sono consideraticomunemente opera di un altro Profeta ancora, il Trito Isaia.Trattasi evidentemente di una raccolta composita. Il Salmo di63,7-64,11 sembra preesilico. L’oracolo di 66,1-4 sembracontemporaneo della riedificazione del Tempio. I cc.60-62sono simili al Deutero Isaia. I cc. 56 -59 possono datarsi alV sec. I cc. 65-66 sono datati all’epoca greca per il saporeapocalittico, esclusi 6, 1-4, ma potrebbero essereimmediatamente postesilici. Nel suo complesso questa ultimaparte, la cui datazione è basata su presupposticontenutistici che possono facilmente rovesciarsi per cuinulla vieta che sia più antica, è l’ultima continuazionedella tradizione di Isaia. A questa tripartizione si opponevano, anche se oggi nontrovano udienza, argomenti che rimangono tuttavia degni diconsiderazione. Anzitutto, che non si può trattare dellaprofezia ignorando il fatto che essa sia un fenomeno misticoe soprannaturale. Negandola per principio ogni operaprofetica è possibile solo in o post eventu. Né si può ignorarelo stato mentale che spesso accompagna la profezia, condistacco dagli eventi coevi. Poi non bisogna ignorare che nonsolo Isaia, ma anche Geremia (29,10 ss.) ed Ezechiele (35-38)predicono eventi assai lontani nel tempo, il che è una buonarisposta a chi nega l’unità del Libro di Isaia partendo dalpresupposto che gli oracoli sull’Esilio e sul Ritornonell’VIII sec. sarebbero stati incomprensibili e inutili. E’

inoltre attestabile che il Deutero e il Trito Isaia fosseroconosciuti da Geremia e questo bilancerebbe il fatto che essisarebbero invece sconosciuti ai Profeti del VII e del VI sec.Questo sarebbe possibile anche per una parziale secretazionedelle profezie isaiane più impressionanti, per cui il Profetale avrebbe scritte ma non predicate. Cosa, questa, avvenutain altri luoghi della letteratura profetica extrabiblica sinoai giorni nostri. Le differenze stilistiche e letterarie tratre le tre parti di Isaia, come il maggior sviluppo di idee,sarebbero poi spiegabili con la inevitabile maturazione cheogni autore ha nella sua vita, e che in Isaia avrebbero avutouna maturazione di cinquant’anni. Del resto, esiste unaconnessione dottrinale stretta tra le tre parti di Isaia.Infine, si obiettava che, se la composizione del DeuteroIsaia e del Trito Isaia scende rispettivamente sino alVI-V/V-IV sec., come mai la LXX e le altre versioni ancherecentemente scoperte non hanno conservato il nome degliautori, data la loro eccezionale valenza profetica eletteraria? La pseudoepigrafia sarebbe piuttosto singolare,con una duplicazione della lunghezza del testo originalepiuttosto che con la stesura di un Secondo e Terzo Libroascritti al Profeta. All’ipotesi della Scuola Isaiana siopponeva come argomento una notevole difficoltà nellospiegare come dei discepoli lontani nel tempo avessero potutopenetrare tanto bene il pensiero del Maestro. Su questa sciasi mosse, nelle sue risposte orientative ai quesitisull’argomento, anche la Pontificia Commissione Biblica nel1908, con un intervento magisteriale che, se non è oggiavvertito più come vincolante, è tuttavia fino ad ora il solosull’argomento. In Qumran si è trovato un manoscritto completo di Isaia(1QIs), databile al II sec. a.C., diverso dal TestoMasoretico per ortografia e alcune varianti. Esse sono utiliper stabilire il testo.

IPOTESI OLISTICA SULL’ORIGINE DEL LIBRO DEL PROFETA ISAIA

Alla luce di tutto ciò, possiamo considerare una ipotesi checerchi di mettere insieme tutti i dati della questione.Inserendo Isaia nell’ambito di tutta la letteratura

profetica, compresa quella seguente e non ispirata, nonpossiamo ignorare il fatto che i Profeti non solo vaticinanoeventi remoti nel futuro, ma che spesso essi stessi non necomprendono il senso. Altrettanto significativi sono i casidi profezie messe sotto sigillo, il cui annunzio è differitoanche di diversi decenni. Alla luce di ciò, e considerata lastranezza del fatto che la ipotetica scuola isaiana avrebbeavuto il suo Maestro nell’VIII sec. e due grandi epigoniverso la fine dell’Esilio e dopo di esso, ma non durantel’Esilio stesso, personalmente credo che il Libro di Isaiasia pressoché tutto del Profeta e che egli abbia scritto glioracoli del Libro della Consolazione quasi integralmente,anche se non li abbia predicati. Questi oracoli sarebbero il primo caso scritto di profeziecon largo anticipo sugli eventi e messe sotto sigillo, conuna scelta che sarebbe diventato topico nell’apocalittica.Essi sarebbero poi stati ripresi e predicati nell’Esilio, maerano probabilmente noti a Geremia e ad Ezechiele perlettura. Colui che predicò sulla base dei vaticini isaianipotè vivere anche prima di Ciro, e dovette essere quello chechiamiamo il Deutero Isaia. Sui suoi testi si misero glosse eaggiunte, in verità secondarie, che aiutarono ad identificarepersone e cose a cui Isaia si era riferito, come ad esempioCiro il Grande. Una terza grande predicazione degli oracoliisaiani avvenne nel Postesilio, da quello che chiamiamo ilTrito Isaia, ma che come abbiamo visto più che un Profetasembra essere un centonatore di testi di eterogeneaprovenienza, che – evidentemente anch’essi di matrice isaianama in parte integrati – poterono essere utilizzati nelcontesto storico in cui sembravano essersi realizzati.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

L’immenso patrimonio profetico di Isaia trova la sua sola epiena realizzazione nel Nuovo Testamento. 1,6 ef in Lc 10,34;1,9 in Rm 9,29; 2,3 fg in Gv 4,22 e Lc 24,47; 2,1-5 descrive

la Pace messianica e la conversione di tutti i popoli; 2,10in 2 Ts 1,9; 4,2-6 descrive il Germoglio e la comunitàmessianica; 4,6 in Ap 7,15-16; 5,1 ss in Mt 21, 18-19 e 33-34, in Lc 20,9, in Gv 15,1-2; 5,8 in Lc 6,24-26 e in Mt 23;5,19 in 2 Pt 3,4; 5,20 in Mt 23,13; 6,1 in Ap 4,2. Il Librodell’Emmanuele è tutto su Gesù. 2,1-5 la Chiesa è il centrodel Regno Messianico; 2,11-17 Giudizio universale; 2,18-22fine dell’idolatria; 5,1-24 riprovazione degli Ebrei; 6,1-13descrive la vocazione del Cristo Verbo Incarnato e laconsultazione nella Trinità che prelude all’Incarnazionestessa; 6, 3 in Ap 4,8; 6,5 in Gv 12,41; 6,9 in Mt 13,14-15p, At 28,26-27; 6,10 in Gv 12, 40. 7,10-16 profetizza laConcezione Verginale. 7,14 in Mt 1,23 (Concezione Verginale);8,6 in Gv 9,7; 8,7 in Ap 12,15; 8,9-15 annunzia il Salvatorecome pietra di scandalo. 8,12 in 1Pt 3,14; 8,14 in Rm 9,33, 1Pt 3,14; in 8,14 in Rm 9,33, 1 Pt 2,8; 8,18 in Eb 2,13; 9,1-6la Nascita di Cristo; 9,1 in Gv 8,12; 9,1 in Mt 4,13-16; 9,1-6 descrive la Nascita di Cristo. 9,7 in Lc 2,14 e 1,32 -33;10,15 in Rm 9,20-21; 10, 22 in Rm 9,27; 10,23 in Rm 5,20-21;nel 11 la Discesa dello Spirito Santo. 11,1-9 i caratteri delMessia e del Suo Regno; 11,10-16 la restaurazione del genereumano nell’unità; 11,1 in Rm 15,12 e Ap 22, 16, Mt 3,16, 1Pt4,14; 11, 4 in Ap 19,11.15 2 Ts 2,8; 11,10 in Rm 15,12, Ap22,16; 12,1-6 i Redenti. 12, 3 in Gv 4, 1; 12,6l’Incarnazione del Verbo. 13, 1 in Ap 17-18; 14,4 in Ap 8,10-9,1; 12, 9 in Gv 12,31; 14, 13 in Lc 10,15; 18,5 in Gv 15,2;18,7 in At 8,27 s.; 21 in Ap 17-18; 21,3 in Ap 3,7, Mt 16,19;22,15-24 il sacerdozio cristiano subentra all’aronitico. 23,8 in Ap 18,23; 22,21-22 il Papato. 24 devastazione universalee giudizio finale; 24, 23 in Ap 4,4.10-11; 25 cantico deiredenti. 25,6 in Mt 8,11 e Gv 6,51-54; 25,8 in Ap 21,4, 1 Cor15,26, Ap 7,17; 26 cantico degli eletti. 26,20 in Mt 6,6;26,21 in Ap 3,10 e 6,10; 27 redenzione del popolo; 27,1sconfitta di satana; 28,11 in 1 Cor 14,21; 28, 16 in Mt 21,42e 16, 18, Ef 2,20 1Pt 2,6; 29,1 in Lc 19,43; 29,9-16accecamento degli Ebrei e loro conversione in 29,17-24; 29,10in Rm 11,8; 29,13 in Mt 15,8-9; 29,13-14 in Col 2,22 e 1 Cor1,19; 29,16 in Rm 9,20-21; 32,1-8 regno di Cristo; 32,15-20profetizza la Pentecoste. 33,18 in 1 Cor 1,20; 34,4 in Ap6,14; 34,9 in Ap 14,10-11; 34,12 in Ap 18,2; 34,15 in Mt

24,28; 35 Israele simbolo della Chiesa. 35,5 in Mt 11,5; 35,6in At 3,8; 35,6 in Gv 4,1; 38,12 in 2Cor 5,1-4, 2 Pt 1,13-14;40.1-11 missione del Battista; 40,3 in Mt 3,3p, Lc 1,76.3,4-6; 40,5 in Gv 1,14; 40,7 in Gc 1,10-11, 1 Pt 1,24-25, Mt24,35, Gv 1,1; 40,11 in Lc 15,5; 40,13 in Rm 11,34, 1Cor2,16; 41, 28 in Rm 11,34; 41,1-10 Ciro figura di Cristo. 41,9in Gc 2,23; 41,16 in Mt 3,12; 41, 1-20 parla del Messia.42,1-9 prefigurazione del Messia. 42,1-9 è il Primo Canto everte sul Messia in partic. Mt 12,18-21; 42,1 in Gv 1,32-34,Mt 3,16; 42,3 in Gv 8,45 e 14,6; 42,6 in Gv 8,12 e 14,7, Lc7,22, Gv 9 e 8,32, Lc 1,79; 42,10 in Ap 5,9; 42,19 in Mt13,9-15; 43,2 c in 1 Cor 3,15; 43,10 in Gv 15,16 e 8,24.28;43,11 in At 4,12; 43,19 in 2 Cor 5,17; 43,21 in 1Pt 2,9;44,24-28 ancora Ciro figura di Cristo; 44,36 in Gv 7,38-39;44,6 in Ap 1.8.17.21,6.22,13; 44,25 in 1 Cor 1,20; 45 vertesul Messia. 45,1-8 Ciro figura di Cristo per la terza volta;45,14-25 conversione di tutto il mondo. 46,23 in Rm 14,11,Fil 2,10-11; 47,8 in Ap 18,7-8; 47,12 in Ap 18,23; 48,13 inRm 4,17; 48,20 in Ap 18,4; 49,1 in Gal 1,15, Eb 4,12, Ap1,16.19,15. 49 è il Secondo Canto: il Cristo è Signore delmondo e conduce tutti a Dio; 49,3 in Mt 3,17; 49,5 in Fil2,8-11, Gv 17,5; 49,6 in At 13,47, Lc 2,32; 49,8 in 2 Cor6,2; 49,10 in Ap 7,16, Gv 4,1; 49,234 in Lc 11,21-22p; 49,26in Ap 16,16; 50,4-11 alla Sinagoga subentra il Messia e vaascoltato. 50,4 in Gv 3,11; 50,6 in Mt 26,67 e 27,30p; 50,8in Rm 8,31-33; 50,4-11 è il Terzo Canto e preannunzia laPassione. 51,1 in Mt 5,6 e 6,33; 51,3 in Ap 2,7; 51, 4-8appello messianico a tutti i popoli. 51,6 in Mt 24,35 p, Ap20,11, 2 Pt 3,7-12; 51,9-11 profetizza la Resurrezione. 52, 1in Ap 21,27; 52,6 in Rm 2,24; 52,7 in Rm 10,15, Mc 16,15-16;52,11 in 2 Cor 6,17, Ap 18,4; 52,13-53,12 è il Quarto Canto eprofetizza la Passione, con riprese in Gv 12,32, Fil 2,9, Ef1,20-21, Rm 15,21, Gv 12,38, Rm 10,16, Mt 8,17, Eb 2,10, 2Cor 5,21 Gal 3,13 Rm 4,25, 1 Pt 2,24 e 2,25, 2 Cor 5,21, Mt26,63. 1 Pt 2,23 At 8,32-33, Gv 1,29, Mt 27, 38 p e 27,60, 1Pt 2,22, Rm 3,26, Col 2,15, Mc 15,28, Lc 22,37, Rm 4,25. 54fecondità della Chiesa. 54,1 in Gal 4,27; 54,10 in Rm 11,29;54,11 in Ap 21,2.10-27; 54,13 in Gv 6,45; 55,1 in Gv 4,1, Ap21,6; 55,2 in Gv 6,35; 55 la Chiesa è estesa a tutti ipopoli; 55,4 in At 13,34 e Ap 1,5; 55,7 in Lc 15,20; 55, 2 in

Gv 6,35; 55,4 in At 13,34 e Ap 1,5; 55,7 in Lc 15,20; 55,10in 2 Cor 9,10, Gv 1,1; 56,5 in Ap 2,17 e 3,5; 56 il Messiachiama tutti. 56,7 in Mt 21,13 p; 57,19 in Ef 2,17; 58,3 inMt 6,18; 58,6 in Mt 25,34-40; 58,10 in Gv 8,12; 58,11 in Gv4,14; 59,5 in Mt 3,7; 59,7 in Rm 3,15-17; 59,9 in Gv 8,12;59,17 in Ef 6,14-17, 1 Ts 5,8; 59,20 in Rm 11, 26; 59,21 inRm 11,27; 60 Gloria della Nuova Gerusalemme figura dellaChiesa poi trionfante in Cielo. 60,1 in Ap 21, 9-27; 60,3 inAp 21,4; 60,6 in Mt 2,11; 60,11 in Ap 21,25-26; 60,14 in Ap3,9; 60,13 in Ap 21,23 e 22,5; 61 Cristo annuncia la Grazia eil Suo Regno; Gloria della Chiesa. 61,1-9 profetizza laMissione di Cristo. 61,1 in Lc 4,18-19, Mt 3,16, Lc 7,22;61,3 in Mt 5,5; 61,6 in Ap 1; 61,10 in Lc 1,46 e Ap 21,2 e19,8; 62,11 in Mt 21,5; 63,1 in Ap 19,13; 63,3 in Ap 19,15 e14,19-20; 63,10 in Ef 4,30; 63,19 in Ap 19,11; 64,3 in 1 Cor2,9; 65,1-2 in Rm 10,20-21; 65, 13 in 6,20-26; 65,13-25separazione dei buoni dai cattivi. 65,16 in Ap 2,17 e 3,12;65,17 in Ap 21,1; 65,19 in Ap 21,4; 66,1 in Mt 5,34 e At7,49-55; 66,6 in Ap 16,17; 66,7 in Ap 12,5; 66,7-17 la ChiesaNuova Gerusalemme; 66,14 in Gv 16,22; 66,18 in Mt 24,31 e25,32; 66,18-20 conversione universale; 66,21-24 nuovosacerdozio reclutato anche tra i pagani; 66,24 in Mc 9,48:eternità dell’Inferno.

IN EZECHIELEM PROPHETAMBreve introduzione al Libro del Profeta Ezechiele

Vito Sibilio

IL PROFETA

Ezechiele era di stirpe sacerdotale. Fu condotto in Babiloniacol re Joiachin nel 597. La moglie gli morì colà nove annidopo. Ezechiele si stabilì a Tel Abib, sul Chebar, presso ilNarukabiru, ossia il Canal Grande che univa forse il Tigri el’Eufrate. Dopo cinque anni (593), a circa trent’anni, comeCristo iniziò il suo ministero profetico con la Visione del

Carro Divino, Per ventidue anni circa (29,17 parla delventisettesimo anno del suo esilio) fu la guida morale deideportati. Gli anziani si radunavano nella sua casa perchéegli era sacerdote e profeta. Morì in esilio, forse per manodi un principe giudeo divenuto idolatra e che non sopportavai rimproveri del Profeta. Egli, vissuto in anni drammatici,con grandezza di spirito, fermo carattere, efficace eloquenzaannunzia il compimento delle divine minacce e profetizza lafine dell’Esilio, il Ritorno e il Regno del Messia. Primadella definitiva Caduta di Gerusalemme Ezechiele esorta alpentimento, alla fiducia in Dio, a rompere con l’Egitto eannunzia il trionfo di Babilonia con la fine del Regno diGiuda; dopo consola con le prospettive di restaurazione edescatologiche che ho illustrato.

STRUTTURA

Il Libro si divide in due parti. La prima parte (1,1-32,32),dopo il prologo (1,1-2,10) annunzia i tremendi castighi diDio contro il Popolo - descrivendo la Caduta di Gerusalemmein simboli e parole e additandone le cause - (3,1.24,27) econtro le nazioni idolatre – Ammon, Moab, Edom, Filistei,Tiro e l’Egitto - (25,1-32,32). La seconda parte (33,1-48,35), dopo un altro prologo (33,1-33), rinnova laconsacrazione del Profeta, rende pubblica la notizia dellaCaduta definitiva di Gerusalemme e passa alle profezie diconsolazione. Vi sono quelle della Restaurazione e dellaGloria di Israele (34,1-39,29); poi vi sono quelle sul RegnoMessianico (40,1-48,35).

DISAMINA CONTENUTISTICA, FILOLOGICA E LETTERARIA

Dopo un’introduzione (1-3) in cui il Profeta riceve da Dio lasua missione, il Libro si divide in quattro parti: la prima ècostituita dai cc. 4-24 che contengono quasi solamenterimproveri e minacce contro gli Israeliti prima dell’assediodi Gerusalemme; la seconda è costituita dai cc. 25-32, in cuici sono oracoli contro le nazioni; la terza unisce i cc.33-39, ambientati durante e dopo l’assedio, in cui Ezechiele

consola il suo popolo promettendo un avvenire migliore; laquarta comprende i cc. 40-48, in cui si delinea lo statutopolitico e religioso della comunità futura, restaurata inPalestina. All’interno di questa composizione armonicanotiamo però delle disarmonie. Numerosi doppioni – chepotrebbero addebitarsi a predicazioni di cose simili ripetute– e gli oracoli interposti al mutismo di Ezechiele causatoglida Dio; la visione del Carro Divino interrotta da quella delLibro, ecc. Le sviste sembrano attribuibili al fatto che idiscepoli di Ezechiele abbiano combinato e completato iricordi e gli scritti del Maestro. Il Libro di Ezechielesarebbe dunque stato composto come quello di Isaia e diGeremia. Ma lo stile e la dottrina uniformi assicurano che ilpensiero e le parole del Profeta sono stati conservati.Ezechiele ha esercitato il ministero profetico in Babiloniatra gli Esiliati tra il 593 e il 571 (1,2 e 29,17). Ma daglioracoli che costituiscono la parte iniziale del Libro si puòdedurre che Ezechiele sia stato Profeta anche in Gerusalemme(11,13). Avremmo un doppio ministero: quello palestinese,durato sino al 587, sarebbe stato inaugurato dalla Visionedel Rotolo (2,1-3,9); quello babilonese da quella del CarroDivino (1,4-28 e 3,10-15). La Visione del Carro Divino, postaimpropriamente all’inizio del Libro, avrebbe creatoconfusione tra i ministeri palestinese e babilonese. A questaipotesi possono opporsi alcuni argomenti: che il testo siastato pesantemente rimaneggiato; che durante il ministeropalestinese Ezechiele vivesse fuori da Gerusalemme nellaquale si dice “trasportato” (8,3); che Ezechiele ignorasse,almeno letterariamente, Geremia e viceversa. Invece secollocassimo il ministero di Ezechiele solo in Babilonia,intenderemmo gli oracoli contro Gerusalemme solo come tipicie quando il Profeta si dice nella Capitale dovremmo intenderein visione (8,3 e 11,24). In effetti pochi sostengono oggi ildoppio ministero. Ezechiele è un sacerdote e come tale ha al centro della suavisione il Tempio, sia presente che futuro. Del presenteabomina le contaminazioni che lo rendono impuro (8) mentredeve assistere all’abbandono che ne fa la Gloria del Signore(10). Del futuro descrive minutamente il disegno (40-42) e inesso vede tornare Dio (43). Ezechiele traccia una storia

delle infedeltà di Israele e spesso rimprovera laprofanazione del sabato (20). Condanna le impurità legali(4,14) e separa il sacro dal profano (45,1-6). Regola casi didiritto e morale forte del suo ruolo sacerdotale, con unostile casuistico (18). Il pensiero e il vocabolario diEzechiele somigliano a quelli della Legge di Santità delLevitico (17-26). Egli dunque si inserisce nella cosiddettacorrente sacerdotale, tanto quanto Geremia in quelladeuteronomista. Il Profeta, più di ogni altro, ha moltiplicato i gestisimbolici. Si distingue per la potenza e il nitore delle suevisioni. Il Libro ne contiene quattro, di centralità assolutanella storia della Profezia. Il Carro Divino (1-3); laprofanazione del Tempio (8-11); la Pianura delle ossa cherisorgono (37); il Tempio futuro progettato, da cui scorre ungran fiume in una geografia perfetta (40-48). Vi sono poi iquadri allegorici, anch’essi sensazionali: le sorelle Oolà eOolibà (23); il naufragio di Tiro (27); il Faraonecoccodrillo (29; 32); l’albero gigante (31); la Discesa agliInferi (32). Lo stile di Ezechiele, a paragone di Isaia e Geremia, apparemonotono, grigio, freddo, diluito se non indigente; ma eglisfiora il sublime per le dimensioni e il rilievo che creanoorrore sacro innanzi al Divino misterioso. Ama il simbolismocomplicato, le allegorie estese ed oscure; le immagini arditee complesse. Trasforma l’arte profetica da oratoria e storicain enigma e cifratura. Egli sembra rompere col passatodell’Alleanza mosaica, che cita poche volte; preferisceattribuire alla Gloria del Nome di Dio (20) la volontàsalvifica da Lui mostrata verso il Popolo, contaminato dallanascita (16,3 s), più che metterlo in capo alla fedeltà allePromesse. Dio sostituirà all’Antica una Nuova ed EternaAlleanza (16,60; 37,26 s), ma non per il ritorno di Israelealla Legge, ma per grazia preveniente, che essa sola potràconvertire (16,62-63). Ezechiele attende, in forma tenue, unMessia davidico, ma che sarà pastore (34,23; 37,24) eprincipe (24,24) del Popolo, non Re, visto che Dio restaureràla teocrazia (45,7 s). Anche il Cristo, per inciso, sipresenterà come Pastore delle pecore e come Regno di Diovivente. Il Profeta inoltre afferma il principio della

retribuzione individuale contro quella collettiva (18; 33),in attesa di una chiara rivelazione della retribuzioneoltretombale. Tutta la dottrina di Ezechiele si incentra sulrinnovamento interiore, dal quale non si può prescinderenemmeno con una perfetta applicazione delle norme del culto.Dio darà un cuore e uno spirito nuovi (11,19; 36, 26) perchésolo la Sua Grazia salva. Questa linea teologica sarà ripresanel NT da Paolo e Giovanni. La spiritualizzazione della vita religiosa è la grande novitàdi Ezechiele. Egli non è il padre del Fariseismo, ma diquella corrente interiore che sfocia nel NT, tanto quantoquella inaugurata da Geremia. Peraltro, al netto di quantodicevamo per Isaia, è Ezechiele il vero padredell’apocalittica, le cui visioni in Daniele enell’Apocalisse tanto devono a quelle del nostro Profeta, cheanche stilisticamente annunzia l’avvento del nuovo genere acui tante opere si ascrivono anche fuori dal canone biblico eche perdura tuttora.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Ezechiele è un profeta escatologico e i suoi rimandi sonosoprattutto all’Apocalisse. 1,6 in Ap 4,6-8; 1,19 in Ap 4,8;1,22 in Ap 4,6; 1,26 in Ap 4,2-3; 1,28 in Ap 1,17; 2,9 in Ap5,1; 3,1 in Ap 10, 8-11; 3,6 in Mt 12,38-42; 3,12 in Lc 2,13-14; 3,20 in 2Pt 2,21; 4,14 in At 10,14; 7,6 in Ap 8,13 e 9,12e 11,14; 7,15 in Mt 24,16-18; 9,4 in Ap 7,2-3; 9,6 in Ap 9,4;10,1 in Ap 4,3; 10,2 in Ap 8,5; 12,23 in 2Pt 3,3-4; 12,28 inAp 10,6; 16,2 in Mt 22,2-14 e 25,1-13, Gv 3,29, Ef 5,25-33,Ap 17; 16,37 in Ap 17,5-6; 16,38 in Ap 17,16; 17,23 in Mt13,32; 17,24 in Lc 11,51-53 e 23,31; 18,7 in Mt 25,35 ss.;18,21 in Rm 2,6; 18,23 in Lc 15,7.10.32, Gv 8,11, Rm 11,32,2Pt 3,9; 18,30 in Mt 16,27; 18,32 in Mt 3,2; 21,31 in Mt23,12; 26,13 in Ap 18,22; 26,17 in Ap 18,9-19; 26,21 in Ap18,21; 27,30 in Ap 18,19; 27,32 in Ap 18,18; 27,33 in Ap18,19; 32,7 in Mt 24,29; 33,11 in Lc 15,7.10.32; 33,31 in Mt7,26, Lc 8,21; 33,32 in Lc 7,32; 34,1 ss in Mt 18,12-14, Lc15,4-7, Gv 10, 1-18, 1 Pt 5,2-4; 34,5 in Mt 9,36; 34,13 in Mt24,31; 34,16 in Lc 15,4-7; 34,7 in Mt 25,32-34; 35,6 in Ap16,6; 36,20 in Rm 2,24; 36,25 in Gv 3,5; 36,28 in 1 Gv 3,23-

24, Gal 5,22-25; 37,10 in Ap 11,11 e 20,4, Rm 8,11; 38 in Ap20,7-10; 39,17 in Ap 19,17-18; 40,2 in Ap 21,10; 40,3 in Ap11,1 e 21,15; 43,6 in Ap 21,3; 44,9 in At 21,28-29; 45,13 inMt 23,23; 47,1 in Ap 22,1 ss., Gv 4,1, 19,34; 47,7 e 47,12 inAp 22,2; 48,16 in Ap 21,15-17; 48,30 in Ap 21,12-13.Alcuni brani anticipano il NT. 1,10 i Quattro Esseri Viventisono i Quattro Evangelisti; 3 descrive la missione delCristo; 3,32 ss. la Sua Passione; 11,14 ss. la NuovaAlleanza; 17,22 ss. è una promessa del Messia; 18,26-28 ilMistero della Giustificazione e del Perdono per cui nelPeccatore muoiono i meriti e nel Perdonato rivivono; 28, 30,31 e 32 la caduta di satana; 33 la responsabilità delProfeta; 34,11 ss. è il Pastore fedele figura del Messia;34,23 ss. il Pastore Unico è figura del Messia; 36,25 laGiustificazione per grazia; 37 Resurrezione della Carne;37,15 ss. promesse di restaurazione messianica eriunificazione di Giuda e Israele; 38-39 la Fine del Mondo;40,1-48,35 descrive il Regno Messianico; 40,2 la Chiesa; 44,2annunzia la Verginità Perpetua di Maria; 47 il Fiumerappresenta la Grazia e gli alberi i Giusti; 48,35 la Chiesae l’Eucarestia.

IN DANIELEM PROPHETAMBreve introduzione al Libro del profeta Daniele

Vito Sibilio

IL PROFETA

Daniele (il cui nome significa “Giudice è Dio”) fu deportatoa Babilonia nel 597-596, ai tempi di Ioiachin, detronizzatoin quell’anno da Nabucodonosor II (604-562) e tradottoanch’egli nella capitale caldea. Il futuro profeta dovevaavere una età compresa tra i dodici e i quindici anni edappartenere, proprio in ragione della sua stessadeportazione, al ceto aristocratico ebraico. Introdotto ededucato negli ambienti di corte, assieme ad Anania, Misaeleed Azaria, vide mutare il suo nome in Baltassar, mentre ai

suoi amici toccarono quelli di Sidrac, Misac ed Abdenego.Fedele alla Legge anche in quest’ambiente ostile, fu veggentee profeta alla corte di Nabucodonosor, del vicerè Baldassarre(547-539) e di Ciro III il Grande (559-528), oltre che delmisterioso Dario il Medo, di cui diremo. Se avesse avutododici anni nell’anno della Deportazione, all’epocadell’ultima sua visione, il terzo anno di Ciro, avrebbe avutosettantaquattro anni. Patì diverse persecuzioni sottoNabucodonosor e sotto Dario il Medo, ma uscì sempre illeso daalmeno tre tentativi di martirio, una volta in una fornaceardente e altre due in una fossa coi leoni. Fu molto attivonella lotta contro l’idolatria. Se sia sopravvissuto, comealcuni ipotizzano, fino al regno di Dario di Istaspe (521-486), avrebbe varcato la soglia dei novant’anni, cosapossibile. Il profeta è citato da Ez 14,14-20 e 28,3, maanche in 1 Mac 2,59-60. Non va confuso con l’eroe di Ugaritomonimo, personaggio di leggendaria sapienza, tramandatocidai documenti di Ras Shamra, risalenti sino al XIV sec. a.C.Il fatto che portino il medesimo nome e che entrambi sianosapienti non è motivo sufficiente, come molti fanno, perdubitare dell’esistenza del nostro profeta.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro, nella Bibbia ebraica, si divide armonicamente indue parti. La Prima comprende Sei Fatti (1-6), la secondaQuattro Visioni Profetiche (7-12). Nella Vulgata latina vi èun’appendice che aggiunge gli episodi presenti separatamentenella LXX: quello di Susanna (13) e i racconti di Bel (14,1-22) e del Dragone (14,23-42). I Sei Fatti (1-6).

1) Daniele è condotto alla corte di Nabucodonosor, vi èeducato e vi manifesta le sue doti superiori di virtù eveggenza (1).

2) Daniele indovina e interpreta il sogno di Nabucodonosor,che prevede l’avvento di quattro regni universali finoalla comparsa di quello del Messia (2).

3) Daniele e i suoi compagni rifiutano l’idolatria dellastatua del Re e vengono gettati nella fornace di fuoco,ma un angelo li salva e Nabucodonosor li grazia (3).

4) Nabucodonosor è mutato in bestia fino a quando nonconfessa la maestà di Dio (4).

5) Durante il banchetto sacrilego di Baldassarre una manotraccia scritte misteriose sul muro della sala, lette einterpretate da Daniele; esse annunciano la cadutadell’Impero Caldeo e l’instaurazione di quello Persiano.Ciò si avvera immediatamente (5).

6) I nemici di Daniele lo accusano presso Dario il Medo diaver disobbedito alle leggi sovrane che interdicevano lapreghiera. Perciò il Profeta è gettato in una fossa dileoni in cui però rimane illeso. Dario lo libera e dàonore a Dio (6).

Le Quattro Visioni (7-12).1) La Prima Visione è nell’anno primo di Baldassarre (548-

547). Davanti alla Corte celeste presieduta dall’Anticodi Giorni, ossia Dio, salgono dal gran mare quattrobestie per essere giudicate: un leone, un orso, unapantera e una indescrivibile (2,31-45). Sarà tolto loroil potere e dato ad uno simile ad un Figlio di Uomo.Daniele chiede la spiegazione della Visione. Le quattrobestie simboleggiano quattro regni (babilonese, medo-persiano, macedone, seleucide oppure babilonese, medo,persiano, greco o ancora – più esattamente – babilonese,medo-persiano, greco e romano), dopo cui il popolo santodi Dio riceverà in eterno il potere (7).

2) La Seconda Visione è nell’anno terzo di Baldassarre (546-545). Daniele è trasportato in ispirito a Susa sul fiumeUlai e vede un montone con due corna (Medi e Persiani)che, nella lotta, è vinto da un capro (i Macedoni), dalcui corno (Alessandro Magno) ne spuntano quattro (iDiadochi) e da uno di essi, il più piccolo (la Siria), nespunta un altro (Antioco Epifane) che diviene potente einfierisce contro il Popolo di Dio, ne distrugge ilculto, ne profana il Tempio ma viene in breve tempo toltodi mezzo (8).

3) La Terza Visione avviene nel primo anno di Dario il Medo(tra il 538 e il 536, come vedremo dopo). Mentre Danielemedita sulla profezia di Geremia che attribuiscesettant’anni all’Esilio babilonese allora prossimoventuro, prega e supplica perdono per il popolo. Appare

l’Arcangelo Gabriele che rivela che la piena remissioneavverrà dopo settanta settimane di anni. Allora verrà ilRegno di Dio (9).

4) La Quarta Visione cade nel terzo anno di Ciro (535-534).Attraverso le figure innominate di re e principi Danielesulle rive del Tigri ha da un Angelo la rivelazione deifatti relativi ai regni di Serse, di Alessandro Magno edelle lotte tra Seleucidi e Lagidi (Regno del Nord e delSud), fino alla persecuzione violenta e finale di AntiocoIV (10-12).

Appendice (13-14). 1)Susanna è ingiustamente accusata di adulterio da duegiudici corrotti ma è salvata da Daniele (13).L’ambientazione è nei primi anni di deportazione. 2) Daniele sgomina l’idolatria di Bel e del Dragone inBabilonia (14,1-22 e 23-42). L’ambientazione è dal 539 inpoi.

DISAMINA LETTERARIA E FILOLOGICA

L’unità d’autore è mostrata dall’unità di idee. Tuttavia iltesto protocanonico presenta molte difficoltà. I capp. 1-2,4ae 8-12 sono in ebraico, mentre 2,4h -7,28 sono in aramaico.Il c.7 ha uno stile uguale a quello dei cc.8-12, nonostantesiano in due lingue diverse. Si è supposto che il testooriginario fosse tutto in ebraico e le parti aramaiche neavrebbero integrato quelle smarrite. Altri ritengono che laversione originaria fosse aramaica e che il testo originalesia stato tradotto in ebraico per essere introdotto nelcanone. Entrambe le lingue è possibile che siano originarie.L’ebraico di Daniele presenta affinità con quello delleCronache, la cui composizione potrebbe dunque essere unterminus a quo per datare il testo del Profeta, purchè tuttifossero d’accordo con la datazione delle Cronache, che a mioavviso sono del V sec. In ogni caso la presenza di vocipersiane attesta una stesura postesilica e quella di vocigreche una in età ellenistica. Anche la presenza di puntualiriferimenti all’età ellenistica (IV-II sec.) e di dottrineteologiche note dal IV sec. in poi suggeriscono una redazionein questo lasso di tempo. Il testo è andato soggetto a varie

e tormentate vicende, rispecchiate anche nelle diverseversioni greche non sempre concordi tra loro. Teodozione èinfatti diverso dalla LXX e simile al Testo Masoretico. Ciòovviamente motiva alcune incertezze di carattere linguisticoe storico nell’interpretazione testuale. Le partideuterocanoniche sono presenti solo in lingua greca, sebbenesi suppone siano state tradotte da un originale ebraicoandato perduto. A riscontro, abbiamo 3,24-90, che si adattaperfettamente al posto in cui è inserito nel testo semitico.Anche i racconti di Susanna e di Bel e del Dragone poteronoessere stesi in ebraico: il secondo e il terzo hannoparallelismo con il c.8 – a cui forse erano uniti – mentre ilprimo è avulso dal contesto. I vari elementi arcaiciriscontrabili nelle due parti del Libro – fatti e visioni –attestano che prima del Libro così come lo conosciamoesistevano delle fonti relative a Daniele già nell’Esilio,che appunto il redattore/autore avrebbe raccolto o per laprima volta o nuovamente in una forma unitaria. Ne sarebberorisultate le due sezioni di cui sopra, ordinate e disposte inmodo cronologicamente indipendente. Ciò potrebbe essereaccaduto non più tardi del 300 a.C. Alcuni ritocchigiustificherebbero, nell’età dei Maccabei, i richiami aifatti di quell’epoca. Una ulteriore ipotesi è quella per cuile due sezioni del Libro, scritte magari in tempi differenti,esistessero dapprima separate ma più o meno come sono oggi,per poi essere combinate. In effetti, i Fatti sono raccontatiin terza persona e le visioni in prima, ma la prima visione(7) è inquadrata da una introduzione e da una conclusione interza persona, segno che l’autore ultimo ha inserito levisioni in un preciso quadro narrativo, pur nel rispettodella fonte preesistente. Vi è, appunto, dualità di lingua,senza che però questi infici quella di narrazione. Il c.7infatti è commentato dal c.8 ma è parallelo al c.2; esso è illegame delle due parti del Libro e ne assicura l’unitànarrativa. Essa non è interrotta nemmeno dal passaggio dallaterza alla prima persona. Il procedimento letterario e ilmodo di pensare sono identici dall’inizio alla fine e quindiattestano l’unità compositiva. Tuttavia molti consideranopost eventu i riferimenti alle guerre tra Lagidi e Seleucididel c.11, sia per la dovizia di particolari sia per il fatto

che tale stile profetico non ha eguali nel VT, per cui sipensa che il Libro di Daniele sia stato scritto – nella formaattuale – ai tempi di Antioco Epifane e prima sia della suamorte che della vittoria dei Maccabei, quindi tra il 167 e il164. In effetti da 11,40 la profezia riprende ad essere vaga,annunziando la Fine in modo simile agli altri Profeti. Asostegno di questa datazione bassa sono addotti gli erroristorici – che vedremo tra breve ma che possono esserecontestualizzati e non necessariamente implicano unadatazione bassa del Libro – e l’uso già menzionato di parolepersiane e greche, che però può essere anche più antico,purchè corrispondente agli estremi iniziali del dominioellenistico. In ogni caso, il Libro di Daniele faceva partedi un più ampio ciclo a lui dedicato, del quale variframmenti sono stati rinvenuti a Qumran (come la Preghiera diNabonide che richiama 3,31-4,34 ma sostituisce questo nome aquello di Nabucodonosor). Non si può negare che il Libro siastato molto utile per i fedeli perseguitati da AntiocoEpifane, in quanto Daniele e i suoi amici furono sottoposti aprove simili a quelle imposte dal persecutore, e lesuperarono brillantemente facendo trionfare la causa di Dio.Il persecutore è descritto nelle forme più nere, ma quando lacollera di Dio sarà soddisfatta, allora egli sarà spazzatovia; inizierà il Tempo della Fine e verrà il Regno dei Santi,retto dal Figlio dell’Uomo. Quest’attesa escatologica equesta speranza attraversano il Libro, in quanto Dio lerealizzerà al momento opportuno. Da questo punto di vistaDaniele è un profeta il cui sguardo arriva sino alla Fine delMondo.La stesura definitiva del Libro di Daniele non è più meraprofezia, ma apocalittica nella parte visionaria esapienziale in quella narrativa, avendo come modelli lastoria di Giuseppe e di Tobia.

DISAMINA STORICA

Il Libro di Daniele riferisce i fatti storici in modi atratti sconcertanti, per cui appare difficile credere chel’Autore fosse tanto ignorante quanto piuttosto desideroso dimimetizzare il racconto per ragioni ignote. Innanzitutto

Baldassarre non era re di Babilonia né figlio diNabucodonosor. Questi ebbe a successore Evilmerodach (562-560), assassinato da Neriglissar (560-556), a cui successeLabashimarduk (556), a sua volta ucciso da Nabonide (556-539). A Nabonide, trasferitosi nel deserto, venne l’idea diassociarsi il figlio Baldassarre. La figliolanza di questicon Nabucodonosor può tuttavia intendersi in senso morale elegale. La successione nell’arco di una notte tra Baldassarree Dario il Medo può ritenersi storicamente valida seidentifichiamo quest’ultimo con Gubaru, che uccise il vicerèin Babilonia mentre il padre Nabonide già era prigioniero diCiro il Grande. Cruciale è l’identificazione di Dario ilMedo, sconosciuto alla storia. Se consideriamo questo personaggio come storico e non comesimbolico come alcuni ritengono, possiamo valutare quattropossibili identificazioni. La prima è con Astyage (585-550),ultimo re dei Medi e nonno di Ciro il Grande, che lo depose eregnò al suo posto sui Medi e i Persiani. Egli non fu uccisoe forse ebbe una regalità simbolica fino alla morte. Ma ebbesoggiorno coatto in Partia, per cui, sebbene sia citatoesplicitamente in 14,1, è difficile credere che possa essereidentificato con quel Dario il Medo che operava a Babilonia. La seconda identificazione è tra Dario e Ciro il Grande,nonostante questi sia noto all’autore del Libro edesplicitamente nominato. L’identificazione fu proposta daDonald Wiseman nel 1957. A favore di questa ipotesi sta ilfatto che Ciro realmente Babilonia; che egli fosse di madremeda e avesse sposato una meda; che successe al nonno Astyagesul trono medo; che l’appellativo “Medo” fosse verosimile peruna identità etnica e politica dei popoli medo e persiano;che portasse il titolo di Gran Re dei Persiani e dei Medi.Una analisi di una variante degli antichi testi, specie della

LXX, rivela che il nome "Darius" (ששששש DRYWS in ebraico) e"Cyrus" (KWRS שששש) sono confusi in 11:1, e potrebberoessere stati confusi anche altrove. Anche Dn 6,28 potrebbetradursi: Così Daniele prosperò durante il regno di Dario,che è quello di Ciro il Persiano”, piuttosto che, comeavviene di solito, “durante il regno di Dario e il regno di

Ciro il Persiano”. Il limite dell’identificazione sta nelfatto che di Dario si dice che abbia appunto preso il regnodi Babilonia nella notte in cui Baldassarre fu ucciso, cosanon vera. Sta di fatto poi che Dario porta il titolo di Redel Regno dei Caldei, mentre Ciro porta il titolo di Re diPersia. Se alla prima obiezione si può ribattere in sensofigurato, per cui di fatto Ciro divenne re di Babilonia allamorte di Baldassarre, avendo conquistato già buona parte deisuoi domini, sebbene arrivasse a Babilonia solo due settimanedopo, alla seconda si può opporre con maggior forza che Cirosi considerò e fu a tutti gli effetti successore dei Rebabilonesi, anche se non ne portò il titolo fino al 538. La terza identificazione si basa proprio su questo dettaglio.Se prendiamo per buono il titolo di Re dei Caldei di Dario,questi non è Ciro, ma un sovrano vassallo che tenne Babiloniaa suo nome per un anno. Questi potrebbe essere stato Gubaru,il generale di Ciro che materialmente prese Babilonia. A luiil Gran Re avrebbe potuto affidare il governatorato dellacapitale espugnata e del suo territorio. Il problema è che lostesso Gubaru è di difficile identificazione e le fontidistinguono lui da un altro generale, Ugbaru. L’uno e l’altropotrebbero aver governato Babilonia, ma Ugbaru dovrebbeessere precedente. Unificando i due personaggi come alcunifanno – e il loro equivalente greco Gobryas, di cui parlaSenofonte, avremmo un candidato ideale per l’identificazionedi Dario il Medo: re di Babilonia, presente in città quandoessa fu presa, ricevette il regno a nome di Ciro. Una simileintelaiatura concettuale reggerebbe anche se identificassimosolo Dario con Gubaru e lo mantenessimo distinto da Ugbaru.In ogni caso, se questa identificazione fosse esatta, data labrevità del governo di Dario su Babilonia, gli eventiascritti al suo regno nel Libro sarebbero accaduti in unasettimana. Il che è possibile. Questa identificazione è lapiù plausibile. Se identifichiamo Dario con Ciro, ladatazione della Terza Visione scende sino al 537-536, mentrese lo identifichiamo con Gubaru/Ugbaru, ci si può fermare al538.La quarta identificazione è tra Dario il Medo e Dario diIstaspe (522-486), secondo successore di Ciro. Sebbene Darioabbia riconquistato Babilonia nel 522 e abbia organizzato

l’Impero – come dice Daniele – questa identificazione èimpossibile perché non vi è iato temporale tra Baldassarre eDario il Medo. In linea di principio Daniele potè tuttaviasopravvivere sino al suo regno e alcune cose volute da Dariodi Istaspe potrebbero essere state erroneamente retrodatateall’epoca di Ciro, non senza alcune sviste – le satrapie daventi diventano centoventi.Della vita di Nabucodonosor sappiamo poco, quindi nonpossiamo ne’ confermare né smentire la costruzione dellastatua, il ruolo di Daniele e di altri giudei alla sua corte,la sua trasmutazione in bestia – probabilmente una malattiamentale - né quantificare di preciso la durata di questostato patologico; analogamente non possiamo smentire oconfermare documenti imperiali che in qualche modo onorasseroil Dio dei Giudei. Al netto tuttavia delle possibiliamplificazioni avvenute nel testo durante le varietraduzioni, non vi è motivo di dubitare della storicitàsostanziale degli eventi in questione. La lotta control’idolatria di Daniele sotto Ciro è storicamente plausibile –sebbene il Gran Re fosse mazdeo – perché Bel era un diomesopotamico; non sono attestate invece forme di zoolatria inBabilonia, ma non possiamo escludere un culto sporadico aitempi di Daniele. Di un decreto persiano contro ogni preghiera che non sia alRe non abbiamo simili, ma non possiamo escludere una qualchelegge varata da Dario il Medo subornato dai Babilonesi, attaa colpire i Giudei. Analogamente non c’è motivo di dubitaredella possibile ascesa di Daniele alla corte di Ciro, anchese non sappiamo in quale forma precisa.

TEORIA OLISTICA SULLA FORMAZIONE DEL LIBRO DI DANIELE

Alla luce di quanto detto sia in campo letterario-filologicoche in campo storico, possiamo fissare alcuni punti. Premessoche, come dicevamo, non si deve dubitare dell’esistenzastorica di Daniele, possiamo ritenere che egli stessoscrivesse le sue Visioni e persino i suoi Fatti, sia pure informa sciolta. Ciò potè avvenire sia in aramaico che inebraico, volendo il Profeta sia divulgare che canonizzare isuoi scritti. Al massimo, i suoi Fatti poterono essere

scritti da un discepolo. Queste fonti poterono avere unastoria testuale difficile, e molte parti poterono andareperdute nelle lingue originali. Ma la redazione di un solotesto in più lingue, data l’unità di stile, non è tantoindizio di perdita di sezioni intere, quanto della volontàdell’autore ultimo di diversificare in base ad un criterioche ci sfugge. Diversamente, conoscendo sia ebraico chearamaico, avrebbe riscritto tutto in un solo idioma traquesti. Tale riscrittura potè avvenire intorno al 300,utilizzando persianismi e grecismi, allo scopo di fissare unatradizione danielica che evidentemente lasciata a se stessacorreva il rischio di perdersi. Una parte di essa in effettiriaffiora nelle parti deuterocanoniche da originali ebraiciperduti. Una certa confusione potè nascere dal fatto che ilProfeta, fondatamente o meno, era protagonista anche di altriracconti che però non furono tutti considerati ispirati, oalmeno non concordemente. All’epoca di Antioco Epifane moltipoterono vedere nelle profezie di Daniele una anticipazionedei fatti che andavano accadendo. Il Libro dovette godere diampio successo e forse fu ampliato con qualche riferimento aifatti presenti.

PECULIARITA’ TEOLOGICHE

Il Libro di Daniele è uno dei più importanti dottrinalmentenel VT. Sintesi di teologia della storia, mostra il punto diarrivo dell’intervento di Dio in essa e preannunzia quellofuturo, annunziando l’avvento del Regno messianico eidentificando il Messia col Figlio dell’Uomo, un Essere umanoe divino che giudicherà i vivi e i morti. La Resurrezione deiCorpi, il Giudizio finale, il Premio e il Castigo eterni sonoesplicitamente insegnati in questo Libro enigmatico emisterioso. Il ruolo degli Angeli vi è descrittoesplicitamente come in Tobia ed Ezechiele.L’idea dominante del Libro è l’idea della trascendenza diDio, unico, vero, onnisciente, onnipotente, sovranodominatore delle umane vicende. Le potenze sono a Luisoggette e può adoperarle come strumento di punizione e dipurificazione del popolo. Gli Imperi sono passeggeri ma ilSuo Regno dura in eterno.

Il Libro di Daniele è catalogato nella Bibbia ebraica tra iKethubim o Agiografi, dopo Ester e prima di Neemia,contenendo solo la parte protocanonica (1-12). Nella Bibbiagreca è il quarto dei Profeti Maggiori dopo Ezechiele. NelCodice di Teodozione il Libro è aperto dall’episodio diSusanna, deuterocanonico, che invece è in appendice nellaVulgata . Termina invece con l’episodio di Bel e del Drago,anch’esso deuterocanonico. La catalogazione tra i Profetinella LXX e nelle altre versioni greche lascia intendere adalcuni che il Libro di Daniele fosse tra i Nebiim o Profetianche nella Bibbia ebraica e che solo dopo sia statospostato, per la sua anomalia, tra gli Agiografi. Chi invececrede nella composizione recente, trova proprio nellacollocazione fuori del canone profetico già fissato una provain tal senso.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Daniele è un profeta escatologico, per cui molte sue visionisono destinate a realizzarsi in senso tipico alla Fine delMondo. Non a caso il grosso dei rimandi che troveremo èall’Apocalisse. 2,20 in Ap 5,12; 2,21 in At 1,7 e Rm 13,1;2,28 in 1 Cor 2,10-11 e Ap 1,1.19 e 4,1; 2,44 in Lc 1,33;2,45 in Mt 21,42-44p; 3,27 in Ap 16,7 e 19,2; 3,35 in Gc2,23; 4,9 in Mt 13,31-32; 7 in Ap 13; 7,8 in At 13,5; 7,9 inAp 20,4 e 1,14; 7,10 in Ap 5,11, Gv 5,22, Ap 20,12; 7,11 inAp 19,20; 7,13 in Mt 24,30 e 26,64p, At 1,7 e 14,14, Mt 8,20;7,14 in Mt 4,17; questi due versetti sono quelli che Gesùstesso applica a Se’, identificandosi col Figlio dell’UomoChe viene con le nubi del Cielo per giudicare i vivi e imorti. Questa identificazione è la risposta che Egli diede aCaifa quando questi Gli chiese se Egli fosse il Cristo, ilFiglio di Dio. In ragione di ciò e del suo significato, ossiadella Duplice Natura, Umana e Divina, del Messia Cristo,Questi fu condannato a morte. 7,18 in At 9,13; 7,22 in Ap11,7 e 13,7 e 20,4 e Mc 1,15; 7,24 in Ap 17,12; 7,25 in Ap12,14; 8,10 in Ap 12,4; 8,13 in Ap 6,10; 8,17 in Lc 1,19-26 eAp 1,17; 8,26 in Ap 19,9.21,5.22,6.10,4; 8,13 in Gv 8,31 e1Gv 3,19; 9,24 in Rm 3,24-26 e At 10,38; 9,25 in Mt 3,16;9,27 in Mt 24,15p; 10,6 in Ap 1,13-15; 10,7 in At 9,7; 10,10

in At 1,17; 10,13 in Ap 12; 11,36 in 2 Ts 2,4 Ap 13,5; 12,1in Mt 24,21p; 12,2 in Gv 5,28-29; 12,3 in Mt 13,43 e 1Cor15,41-42; 12,4 in Ap 10,4; 12,7 in Ap 10,5-6; 12,10 in Ap22,11.In quanto poi all’interpretazione di alcuni passi profeticiassai importanti, date per acquisite alcune decodificazionigià fornite per le visioni nella disamina contenutistica, quipuntualizziamo il significato del Sogno di Nabucodonosor el’interpretazione delle Settanta Settimane di anni. Il primorappresenta i Regni Universali che precedono l’avvento diCristo nelle varie parti di diverso metallo della statuasognata dall’Imperatore. La parte aurea è il II ImperoBabilonese; quella argentea l’Impero Persiano; quella bronzeal’Impero di Alessandro; quella mista di ferro e creta èl’Impero Romano, che fu diviso in due tronconi, orientale eoccidentale, delle quali la seconda durò poco. Il sassolinoche si stacca dal monte è il Cristo Che viene da Israele. LaSua Chiesa si ingrandisce, frantuma il paganesimo di queiRegni e instaura il Regno messianico sotto forma di un monteche copre tutta la terra.La seconda è la seguente. Com’è noto, l’arcangelo Gabrieleannunzia che, dal momento della visione sino all’avvento delMessia e al compimento della Sua opera trascorrerannoSettanta Settimane di anni, ossia quattrocentonovanta anni.Vengono da lui distinti tre gruppi di settimane di anni:dall’emanazione del decreto di ricostruzione di Gerusalemmesino all’avvento del Consacrato Principe, le prime settesettimane (quarantanove anni); da questo Principe fino allaMorte ingiusta del Messia, avendo in mezzo la ricostruzionedi Gerusalemme, sessantadue settimane di anni(quattrocentotrentaquattro); dopo la Morte del Messia, ladistruzione di Gerusalemme per mano di un principe futuro,nell’arco di una settimana di anni (sette). I razionalistileggono la profezia post eventu e la collegano alla lottacontro Antioco Epifane. Gli esegeti credenti hanno tentato diconciliare l’interpretazione storica con quella messianica.L’ultima settimana sarebbe stata quella dei Maccabei, mentreil Principe Consacrato sarebbe Ciro il Grande e il Consacratotrucidato sarebbe Onia III, ucciso nel 171. In tal caso peròil calcolo perde ogni riferimento storico, in quanto la

Profezia dovrebbe partire da decreto di ricostruzione delTempio o da quello di Ritorno a Gerusalemme e i punti diarrivo tutti sballati e incompatibili con l’esegesirazionalista. In effetti non vi è alcuna data da cui si possapartire per far terminare le Settimane in epoca maccabea. Néi dettagli storici sarebbero precisi, nonostante si tratti diuna profezia post eventu. In ogni caso, da sempre la Sinagogalegge messianicamente il brano di Daniele. Gli Essenicalcolarono, sulla scorta di essa, che il Messia sarebbe natotra il 10 e il 2 a.C. – Gesù nacque tra l’8 e il 4 a.C. Lostesso Gesù si identificò col Messia di Daniele, come abbiamovisto, considerando scaduti i tempi delle Settanta Settimanedi anni. Per l’interpretazione messianica le possibilità dicalcolo sono diverse, ma ovviamente una sola è giusta.Anzitutto, bisogna puntualizzare che gli anni sonobiblicamente di trecentosessanta giorni. Poi, considerare cheil Decreto di ricostruzione – da intendersi in senso morale –non è quello di Ciro il Grande che permetteva il Ritorno o laricostruzione del Tempio, ne’ quello di Dario che ribadiva ilpermesso di riedificarlo, ma quello di Artaserse II del 458che dava ad Esdra il permesso di tornare in Gerusalemme erestaurare il culto. Da qui arriviamo al 34 d.C. Questopotrebbe già essere sufficiente. Ma siccome la Morte delMessia non avviene dopo Settanta Settimane ma dopoSessantanove, altri preferiscono far decorrere le Settimanedal decreto di Artaserse II del 445 per Neemia e giungendo al32 d.C. Nella Prima Settimana di anni – 445-397- avremmo ilministero di Esdra se lo collocassimo nel 397 seguendo unacronologia bassa. Nell’ultima settimana di anni, discontinuarispetto alle Sessantanove, avremmo la Guerra Giudaica, trail 67 e il 74 d.C. In effetti il testo di Daniele non diceche il Messia sarà ucciso nella Settantesima Settimana madopo la Sessantanovesima. In breve, iquattrocentonovant’anni arrivano alla Morte di Cristo e allaDistruzione di Gerusalemme, ma alcuni dettagli sfuggono.

IN DODEKAPROFĒTŌNBreve introduzione ai Libri dei Profeti Minori

Vito Sibilio

Il Canone ebraico, così come considera un solo libro iProfeti Maggiori – senza Daniele – annovera, dopo di essi, inun solo volume i Profeti Minori. La LXX li chiama i XIIProfeti e la Chiesa li appella Minori non per sminuirnel’importanza ma in ragione della brevità dei loro scrittiche, uniti, arrivano si e no alla grandezza del Libro diIsaia. Proprio per la loro brevità si temette che sismarrissero e già dai tempi di Neemia (2Mac 2,13) siraccolsero i loro Libri, che il Siracide conosce in una solacollezione (49,10). L’ordine cambia nei canoni: l’ebraico,seguito dalla Vulgata, ha Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona eMichea; la LXX ha Osea, Amos, Michea, Gioele, Abdia e Giona;per i rimanenti l’ordine è comune: Nahum, Abacuc, Sofonia,Aggeo, Zaccaria, Malachia. Noi seguiremo l’ordine dellaVulgata. Merita una menzione speciale la notizia delritrovamento, nel 1952, di un rotolo contenente il testogreco dei XII Profeti Minori, avvenuta in una grotta delNahal Hever presso Qumran. Negli anni seguenti altriframmenti di quel rotolo furono rinvenuti nella limitrofa“Grotta degli Orrori”. Il testo è stato datato alla metà delI sec., anche se alcuni lo fanno antico di un secolo, ed èsiglato 8HevXIIgr.

IL LIBRO DEL PROFETA OSEA

IL PROFETA

Il nome Osea vuol dire liberazione, salvezza. Figlio diBeeri, iniziò il suo ministero sotto Ozia (783-742) re diGiuda e Geroboamo II (786-746) re di Israele, e lo proseguìfino alla Distruzione di Samaria (722). Sotto Geroboamo IIsposò Gomer, una prostituta (4,13-14) da cui ebbe tre figli acui impose nomi simbolici; poi sposò un’altra peccatrice concui, superata la prova impostale, visse poi con amore (3). Si

ritiene che i fatti siano realmente accaduti e assurti alivello simbolico; altri ritengono siano una finzioneletteraria. Non è nemmeno chiaro se i due matrimoni sianoconsecutivi o se le nozze siano uniche e narrate due voltediversamente. I nomi dei figli sono Iezrael, Dio dà lasalvezza – toponimo di una pianura del Nord dove si attuaronoparecchi giudizi punitori di Dio – Loruhamah, Non avràcompassione – che contiene il presagio della punizionedefinitiva su Israele; Loammi, Non più mio popolo, in cui siannuncia la chiamata di un altro popolo. Come Gomer è statainfedele al Profeta così Israele è stato infedele a Dio.L’amore di Osea per Gomer simboleggia l’amore di Dio per ilSuo popolo; come la moglie di Osea tornò pentita a lui cosìIsraele tornerà pentito a Dio.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro di Osea si divide in due parti: la prima comprende icc.1,1-3,5; la seconda i cc.4,1-14,10. Nei primi capitoliviene rilevata la continua infedeltà di Israele a Dio (4,1-5,7) e viene mostrata la necessità di una punizione e lavigilanza amorosa di Dio sul Suo popolo (6,1-3; 12-14). Neicc.1-3 l’infedeltà di Israele e la longanimità dell’amore diDio sono descritti mediante il rapporto di Osea conl’adultera. Nei cc. 4-14 distinguiamo queste sezioni. 4,1-6,3 – condizioni di peccato di tutto il popolo. Sia lamassa (4) che i capi (5) sono nella colpa. Esortazioni alpentimento (6,1-3).6,4-10,15. Gravi punizioni per i peccati. La penitenza a metànon è gradita a Dio (6,4-11). La vita indegna dei potenti Gliè manifesta (7,1-7). La ricerca di aiuto alle potenze paganesarà punita (7,8-16). L’idolatria e lo scisma di Israelechiamano l’invasore (8,1-14). Infedeltà di Israele e suapunizione (9,1-10,8). Israele raccoglierà ciò che semina(10,9-15).11-13. Tenerezza e rimproveri per Israele. L’amore di Dio èl’amore del Padre per i figli (11,1-11). Israele dopo avertentato di far da sé si volge a Dio abbandonando gli alleatipolitici (12,1-6). Efraim sarà punito da Dio (12,7-15).Condanna dell’idolatria efraimita (13).

14. Esortazione al pentimento. Promessa di perdono ebenedizioni.

DISAMINA LETTERARIA E FILOLOGICA

Contemporaneo di Amos, considerato il Profeta scrittore piùantico, Osea ha una audacia soprendente e una passionesconvolgente in un animo delicato e violento, che ben siaddicono alla lettura simbolica del matrimonio che visse conl’adultera in chiave mistica. La collezione dei suoi oracolifu scritta in Israele, probabilmente da lui stesso, ma fuforse rivista in Giuda un paio di volte, durante l’Esilio esubito dopo. Lo stato del testo è pessimo in ebraico. In ognicaso Osea divenne un classico ed influì su autori più grandidi lui, come Geremia.

PECULIARITA’ TEOLOGICHE

Osea è il profeta dell’amore di Dio. Il popolo di Israeleesiste per un atto di amore di Dio ed è l’amore che trionferàsul peccato. Esso è causato da ignoranza; la conoscenza diDio implica infatti un cambiamento interiore ed esteriore. Lapenitenza è il ritorno a Dio e alla Verità obliata. IlSignore è il Dio di Israele e anche l’Unico Dio. Il Suorapporto con Israele è simboleggiato nel matrimonio.Quest’ultima immagine divenne patrimonio di tutta laletteratura profetica successiva (Geremia, Ezechiele, Isaia)fino al NT, che Osea remotamente prepara per la dottrinadell’amore indefettibile di Dio. Le mistiche nozze di Dio conil Popolo sono diventate poi quelle di Cristo con la Chiesa econ ogni anima fedele.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

2,1 in Rm 9,27 e 26, Gv 1,12; 2,9 in Lc 15,17-18; 2,12 in Gv10,29; 2,25 in Rm 9,25 e 1Pt 2,10; 5,6 in Gv 7,34 e 8,21;6,6 in Mt 9,13 e 12,7; 7,9 in Ap 3,17; 8,7 in Gal 6,7; 9,7 inGv 10,20; 9,14 in Lc 23,29; 9,16 in Mt 21,9p; 10,5 in Ap18,14; 10,8 in Lc 23,30 e Ap 6,16; 10,11 in Mt 11,29-30; 11,1in Mt 2,15 (il Ritorno di Gesù dall’Egitto); 12,9 in Lc

12,16-21 e Ap 3,17-18; 13,14 in 1Cor 15,55; 14,9 in 2 Cor6,16.

IL LIBRO DEL PROFETA GIOELE

IL PROFETA

Gioele significa “YHWH è Dio”. Egli era figlio di Fatuel eprobabilmente predicò in Gerusalemme e nel Regno di Giuda.Nell’VIII sec. a.C. era tradizionalmente posto il suoministero, oggi invece lo si data in età postesilica, allametà del IV sec.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro si divide in due parti: 1,11-2,17 e 2,18-4,21. LaPrima parte comprende due discorsi: il primo in 1,1-20 sullapiaga delle cavallette – abbattutesi sul paese ai tempi delProfeta - e sull’esortazione alla penitenza; il secondo in2,1-17 che spiega la prima parte annunziando che il Giornodel Signore è prossimo e un popolo forte e numeroso eseguirài Giudizi Divini, ferma restando la possibilità sempre dipentirsi. La Seconda parte si divide in due sezioni: in 2,18-27 si mostrano i frutti della penitenza, mentre in 3,1-4,21si annuncia la liberazione che seguirà alla penitenza e cheannunzia una completa futura redenzione.

DISAMINA FILOLOGICA E STORICA

Il v. 3,2 sembra alludere all’Esilio come ad un fatto remoto.Vi sono poi allusioni a Isaia, Ezechiele, Amos, Sofonia, cheovviamente implicano o una zelante ripresa del nostro daparte di questi o piuttosto e più verosimilmente ilcontrario. Accanto a questi indizi la mancanza di riferimentiad un Re, le allusioni al Tempio ricostruito e i riferimential Deuteronomio confermano la datazione di cui dicevamo, almassimo retrodatandola al 400 a.C. Non vi è possibilità di

attribuire alle due parti del Libro autori ed epochedifferenti. Tuttavia, se accettiamo la datazione bassa,rimane incomprensibile la profezia di una invasione futura,che non ha equivalenti negli altri autori del periodo. Perciòo Gioele è un profeta dell’VIII sec. che si riferisce aiCaldei, o è un profeta del V-IV sec. che usa l’invasione comeimmagine letteraria che dilata quella reale delle cavallettee rimanda al futuro escatologico, o profetizza l’avvento deiRomani. Cosa che però nessuno ha mai ravvisato. Per alcuni ilLibro di Gioele è fatto solo per essere letto, e perciòmaggiormente si colloca verso la fine del movimentoprofetico. Peraltro, i riferimenti al Deuteronomio sonopossibili almeno dal regno di Giosia, e i temi che Gioeleapparentemente deve a Isaia e Geremia e Sofonia potrebberoessere stati ripresi da questi a partire da lui. Iriferimenti al Tempio possono essere in ragione del fatto cheesso era stato riformato da Giosia e non ancora distrutto. Lamancanza della menzione del Re può essere dovutaall’ispirazione profetica che, nella sua brevità, non trattònessun tema che lo riguardasse. In ragione di ciò, forse lacollocazione definitiva di Gioele nella cronologia profeticaancora non c’è. Una data plausibile a mio avviso potrebbeessere proprio il VII sec.

PECULIARITA’ TEOLOGICHE

Al cap.2,28-32 vi è la profezia della Pentecoste, da cui SanPietro trasse il suo primo discorso in At 2,16-21. Infatti loSpirito Santo, nell’età messianica, è effuso su tutti, specieattraverso i Sacramenti. 4,2.12 menziona la Valle diGiosafat, che nella Tradizione sarà il luogo del GiudizioUniversale, fedele al suo nome che significa appunto: Diogiudica. Gioele parla del Giudizio di Dio sui popoli paganinemici di Israele, non del Giudizio Universale, maimplicitamente si riferisce anche ad esso. Oggi non silocalizza più il Giudizio in un luogo, ma si considera iltoponimo in questione come simbolico.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Oltre a quanto detto nelle peculiarità teologiche, citiamo4,18-21 che si riferisce all’avvento del Messia e del SuoRegno. 1,7 in Ap 9,8; 2,2 in Gv 8,12; 2,4 in Ap 9,7-9; 2,11in Ap 6,17; 3,1 in At 2,17-21; 3,4 in Ap 6,12; 3,5 in Rm10,13; 3,5 in Ap 14,1; 4,2 in Ap 16,13-16; 4,13 in Mc 4,29 eAp 14,14-20; 4,17 in Ap 21,27; 4,18 in Gv 4,1.

IL LIBRO DEL PROFETA AMOS

IL PROFETA

Amos è il primo dei Profeti scrittori in ordine cronologico,nonostante sia il secondo nel canone dei LXX e il terzo inquello ebraico e della Vulgata. Egli nacque in Tekoa, a ottochilometri da Betlemme (1,1). Era un pastore e incisore disicomori. Non apparteneva al gruppo dei Profeti ne’ eraProfeta suo padre, ma il Signore lo chiamò improvvisamente(7,14). Ha uno stile rude e campagnolo che rendeparticolarmente potente ed efficace la sua profezia.Nonostante le sue origini, egli profetizzò soprattutto inIsraele sotto Geroboamo II, in Betel e forse Samaria, mentrein Giuda regnava Ozia. Amos profetò poco e iniziò a farlo dal750, dopo un grande terremoto che ha lasciato anche segniarcheologici. Dopo l’espulsione dal Regno del Nord si chiusenel silenzio e tornò a fare il pastore.

STRUTTURA

Il Libro di Amos si divide in tre parti. La Prima (1,3-2,16)descrive l’irrevocabile Giudizio di Dio sui popoli vicini:Damasco, Gaza, Tiro, Edom, Ammon, Moab e poi su Giuda eIsraele; i primi saranno giudicati per aver violato le leggipiù elementari del diritto naturale, specie in guerra; isecondi per aver preferito l’idolatria e la corruzioneall’Alleanza con Dio. La Seconda (3,1-6,14) contieneavvertimenti e minacce contro Israele per la sua corruzione,idolatria e sensualità; Samaria cadrà per questo motivo; ilcastigo di Dio verrà e sarà irrevocabile e duro. La Terza(7,1-9,15) contiene visioni simboliche: cavallette, siccità,livella, cesta di frutti maturi, caduta del Santuario; esse

sono intervallate dall’alterco del Profeta con Amasia e daaltri annunzi di castighi. Il Libro termina con laprospettiva della restaurazione generale e il ritorno ad unafelicità simile a quella del Paradiso Terrestre.

DISAMINA LETTERARIA E FILOLOGICA

In Amos troviamo gli argomenti classici del profetismo. Ilregno di Geroboamo II è prospero e pacifico, mentre i ricchipraticano un culto esterno ipocrita mentre opprimono i miseriper accrescere ulteriormente la propria ricchezza. Contro diloro Amos lancia tremende profezie che si concretizzaronodrammaticamente con l’invasione di Tiglat Pileser (745-727).Il Giorno del Signore viene descritto come tenebra. IlPopolo, nonostante sia Eletto, non sarà risparmiato né potrànascondersi in alcun luogo. Nulla sfugge alla Potenza e allaSapienza di Dio. Il culto esterno non serve a nulla, solo lapratica della Giustizia è gradita a Dio. La punizione divinaarriverà tramite gli elementi naturali: la pioggia non cadràal momento del bisogno e il Sole non darà la sua luce. Chicercherà il Signore vivrà e un Resto scamperà, cosicchè laTenda di David sarà rialzata e le città desolate sarannoricostruite. La dottrina su Dio Signore Universale eOnnipotente, Difensore della Giustizia, è enunciata consicurezza assoluta e senza nessuna intenzione di innovarequanto già evidentemente si sapeva, se non nel reclamare leesigenze del puro mosaismo. L’autenticità del venerando Libro di Amos non è da mettersiin discussione; i dubbi su 9,8-15, ascritto al tempodell’Esilio e considerato l’esito di una edizionedeuteronomista del testo, non hanno solide pezze di appoggio(pur distinguendo tra 9,8b-10 e 9,11-15, considerato piùsospetto), né la medesima origine ipotizzata per 4,13; 5,8-9;9,5-6. Anche degli oracoli contro Tiro, Edom (1,9-12) e Giuda(2,4-5) sono anch’essi oggetto di dubbi poco convincenti. Aparte i dubbi esistenti sulla stessa stesura dellastoriografia deuteronomistica, è la stessa idea di unprofetismo databile alla luce dei fatti compiuti che èfuorviante. I Profeti possono predire l’Esilio anche molto

tempo prima. Diversamente, non ha senso considerarli nemmenoProfeti e non si capirebbe la loro influenza religiosa.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

3,6 in Ap 10,3; 4,5 in Mt 6,2 e 23,5p; 5,15 in Gv 3,9; 5,18in Gv 8,12; 5,25 in At 7,42-43; 6,1 in Lc 6,24; 6,7 in Ap18,14; 8,2 in Ap 14,15-18; 8,11 in Mt 5,6; 9,9 in Lc 22,31;9,11 in At 15,16-17.IL LIBRO DEL PROFETA ABDIA

IL PROFETA

Abdia significa “Servo di YHWH”. Di lui non sappiamoassolutamente nulla. L’iscrizione del Libro accenna soloall’oggetto del vaticinio, ossia l’Idumea. Da ciò si èdedotto che egli fosse giudeo. Non conoscendo il criterio concui nei canoni veterotestamentari i Profeti erano ordinati,possiamo solo ipotizzare la sua collocazione storica, postatra il 498 e il 399, ma che forse andrebbe retrodatata.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro di Abdia è il più breve di tutto l’AT. E’ compostodi ventuno versetti e si divide in tre parti. La Prima (1-9)annunzia che l’Idumea, a dispetto delle sue fortificazioni,di cui è tanto orgogliosa, sarà distrutta per ordine di Dio.La Seconda (10-16) spiega il motivo di questa sentenza, ossial’odio degli Idumei verso i Giudei nonostante la parentela ela loro gioia per la Presa di Gerusalemme. La Terza (17-21)annuncia che il Nuovo Israele si impossesserà non solo deisuoi vecchi territori ma anche dell’Idumea stessa e allora ilRegno di Dio si instaurerà.

DISAMINA FILOLOGICA E LETTERARIA

La collocazione di Abdia ha oscillato tra il IX e il II sec.a.C. Ciò dipende dalla stretta relazione tra Abd 2-10 e Ger49,7-22. Se ipotizziamo che l’uno o l’altro siano posteriori

cambia la collocazione; l’ipotesi più radicale è che entrambidipendano da un Proto-Abdia, composto in età monarchica, osotto Ioram di Israele (853-842) o sotto il suo omonimo diGiuda (849-842). La punizione di Edom e il trionfo diGerusalemme sono però concepibili solo dopo l’Esilio e hannoaddentellati nei Salmi, in Ezechiele e nelle Lamentazioni.Inoltre vi è sviluppo logico nella profezia, per cui unastratificazione compositiva non ha pezze di appoggio.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Non vi è ripresa tecnica di versetti di Abdia nel NT. Ma ladescrizione dell’Israele futuro in 19-21 e il dominio di essosu Edom non solo preconizzano simbolicamente la Chiesa el’età messianica, ma annunziano la condizione politica diIsraele ai tempi della nascita di Gesù, quando l’insediamentoebraico comprendeva anche l’Idumea.

IL LIBRO DEL PROFETA GIONA

IL PROFETA

Giona significa “colombo”. Della vita del Profeta sappiamodal Libro stesso: inviato da Dio a profetizzare ladistruzione di Ninive, fugge per paura degli Assiri e di Diostesso. S’imbarca per Tarsis ma è colto da tempesta.Individuato dai marinai, gettando la sorte, come causa diquell’improvvisa sciagura, ammette di esserne la ragione peraver irritato Dio e si fa buttare in mare per scongiurare ilflagello. I marinai obbediscono e la tempesta cessa. Mentrel’equipaggio si converte a Dio, Giona è inghiottito vivo daun pesce nel cui ventre sta tre giorni e tre notti. Da lì ilProfeta prega e supplica Dio, e viene perciò vomitato su diuna spiaggia. Da qui parte per Ninive, secondo il reiteratocomando di Dio. Alla grande capitale annuncia che entroquaranta giorni sarà distrutta. A tale profezia il Gran Re ei cittadini si convertono vestendosi di sacco e coprendosi ilcapo di cenere. Il Profeta, deluso del fallimento del suo

vaticinio, si allontana dalla città invocando la morte.Protesta con Dio dicendo che sapeva che Egli avrebbeperdonato e per questo non voleva andare a profetizzare.Lungo il viaggio di ritorno a causa della calura Giona siripara sotto una pianta di ricino cresciuta all’improvviso emiracolosamente. Il giorno dopo però un verme rode la piantae questa si secca. Giona allora protesta con Dio e Questi lorimprovera, facendogli capire che se lui si affliggeva per sée per una pianta, a maggior ragione Lui doveva averecompassione della grande popolazione di Ninive, a cominciaredai bambini e dagli animali.

STRUTTURA

Il Libro si divide in due parti. La Prima (1-2) narra levicende del Profeta fino a quando il pesce non lo getta sullaspiaggia. La Seconda (3-4) si dilunga sino al termine dellavicenda narrata nel paragrafo precedente.

DISAMINA FILOLOGICA, STORICA E LETTERARIA

Il vero grande problema del Libro di Giona è il genereletterario. Premesso che le parti profetiche sonoinesistenti, ci si è domandati sempre se si trattasse distoria o di midrash. Si è praticamente concordi sullaseconda. Altra questione è se il personaggio protagonista siareale o inventato. La tradizione giudaica e patristicapropende per la prima soluzione, identificando il Giona delLibro con quell’omonimo figlio di Amittai di Ghitta Efer,villaggio del Regno del Nord, che profetizzò a Geroboamo IIche avrebbe ristabilito i confini di Israele (2Re 14,25). Intal caso il Profeta – non il Libro- sarebbe dell’VIII sec. Manon tutti i Padri sono d’accordo, né si tratta qui diquestione dogmatica ma storica e letteraria. Peraltrol’omonimia, anche se unica in tutta la Bibbia, sembrerebbeargomento di scarso valore. Il racconto, che alcuniritenevano storico, è una composizione didattica in cui ilprodigioso è al servizio di quanto il Profeta vuoleinculcare. In questo senso Profeta sarebbe l’autore del Libro

non il protagonista. In ogni caso le proporzioni degli eventi– i numerosi miracoli susseguentisi, la conversione degliAssiri – non permettono di asserirne la storicità. Anchel’uso profetico che il Signore Gesù fece del Libro,condannando l’incredulità dei Suoi contemporanei a confrontodi quella degli Assiri nonostante Egli fosse più di Giona, eindicando la prigionia di Giona nel ventre del pesce per tregiorni come simbolo della Sua Morte e Resurrezione, nonattesta tanto la storicità del testo ma appunto il suo sensoprofetico simbolico anche molto complesso. Lo stesso sensoreligioso è qui molto sviluppato: il Profeta è un ribelle eha l’animo meschino, mentre i pagani si convertono. Il Libroriprende dunque temi classici – di Rut, di Giobbe, dellaGenesi e di altri Profeti – ma in modo nuovo. La situazionestorica è quella postesilica con addentellati in Neemia,Esdra, Zaccaria, Malachia. Il genere è dunque midrashico emolto particolare. I modelli sono da cercarsi in Geremia.Qualcuno pensa che l’inno di (2,2-10) che Giona innalza dalventre del pesce a Dio sia una aggiunta posteriore. Vi sonoaramaismi e costrutti tipici dell’ebraico della decadenza,per cui la data di composizione è del V sec., massimo del IV,alla fine dell’età persiana e agli inizi della greca. A miopersonale avviso, Giona figlio di Amittai potè predicare inNinive; questo Libro sarebbe il midrash della sua anticapredicazione, sviluppata secondo un senso profeticosimbolico. L’inno potrebbe essere l’unica composizione diGiona e il midrash potrebbe essersi sviluppato proprioattorno a questo testo.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Come dicevamo, la Conversione dei Niniviti (3) è usatapolemicamente da Gesù in Lc 11,30-32 e in Mt 12,41, mentre ilsoggiorno nel ventre del pesce (2) profetizza la Morte, laSepoltura e la Resurrezione di Cristo, il Quale dà appunto ilSegno di Giona profeta per mostrare la Sua Divinità. Neltesto, che è profezia in simboli, ravvisiamo: 1,5 in At27,18; 1,6 in Mt 8,24-25p; 4,1 in Lc 15,28. L’inno alludealla Resurrezione.

IL LIBRO DEL PROFETA MICHEA

IL PROFETA

Michea nacque a Moreset, a ottanta chilometri da Gerusalemme.Nulla sappiamo della sua vocazione né della sua vita. Profetòsotto Iotam (742-735), Acaz (735-715) ed Ezechia (715-687).Fu contemporaneo di Isaia, Osea e Amos. Vide la Presa diSamaria (721) e forse l’invasione di Sennacherib (701).

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro è diviso in tre parti, ognuna introdotta dallaparola “Ascoltate”. La Prima (1,1-2,13) verte sulle profeziedel Giudizio di Dio. Vi saranno su Samaria e Giuda (1,1-16).Rovina e prigionia del popolo di Giuda (2,1-11). Ripresa delpopolo mediante la salvezza di un piccolo resto (2,12-13). LaSeconda (3,1-5,14) contiene rampogne e l’annuncio dellasalvezza. La Terza (6,1-7,29) è una disputa tra Dio e ilpopolo. E’ possibile dividere anche in questo modo: 1-3minacce; 4-5,9 promesse; 5,10-7,6 minacce; 7,7-20 promesse.Infine vi è una terza divisione: 1,2-3,12 processo adIsraele; 4,1-5,14 promesse a Sion, 6,1-7,7 nuovo processo adIsraele, 7,8-20 speranze.

DISAMINA CONTENUTISTICA, FILOLOGICA, LETTERARIA.

In 6,8 Michea sintetizza la dottrina profetica contemporanea:pratica la giustizia (Amos), ama la misericordia (Osea), viveumilmente (Isaia). Profeta degli umili e dei poveri, annunziòl’avvento del Messia in Betlemme, la più piccola delle cittàcapoluogo di Giuda (5,1). Combatte il formalismo e chiede unareligione etica (6,6-8). Di origine campagnola, Michea fusimile ad Amos nell’avversione alle grandi città, nellinguaggio concreto e a volte brutale, nel gusto delleimmagini rapide e dei giochi di parole. Secondo alcuni cheseguono la terza delle divisioni proposte, vi è troppocontrasto tra le promesse e le minacce in cui si ascrivono;

perciò essi pensano che il bilanciamento sia opera deglieditori del Libro. Ma è difficile determinare l’estensionedei rimaneggiamenti del testo di Michea. Anche qui si supponeche alcuni passi (7,8-20; 2,12-13) siano esilici e che laraccolta, di passi autentici, dei cc.4-5 sia esilica opostesilica, mentre sono considerati autografi di Michea 4,1-5 e 5,1-5 perché simili a quanto predicava Isaia. In realtàquesta valutazione non tiene conto delle specificità delprofetismo considerandolo solo un genere letterario. Non visono seri motivi per dubitare che tutto il Libro sia statoscritto da Michea stesso e risalga all’epoca sua propria.Egli aveva una chiara consapevolezza della sua ispirazione,per cui annunzia con sicurezza la sventura per distinguersidai falsi profeti; allo stesso modo fustiga i peccati delpopolo e annunzia il castigo senza esitazioni. La suasperanza è ovviamente quella messianica. Il suo oracolo suBetlemme come luogo nativo del Cristo è fondamentale per ilNT. Michea influenzò Geremia, che cita (26,18) un suo oracolocontro Gerusalemme.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

5,1-4 profetizza la Nascita di Cristo in Betlemme (cfr. Mt2,6; Gv 7,42). 2,12-13 annunzia la Redenzione di Israele e lariunificazione messianica. 7,6 in Mt 10,35-36; 7,8 in Gv8,12; 7,20 in Lc 1,73.

IL LIBRO DEL PROFETA NAHUM

IL PROFETA

Nahum vuol dire “consolatore”; egli nacque ad Elcos,villaggio della Galilea o della Giudea. Profetizzò in Giudea.Parla della distruzione di Tebe per mano assira (663 a.C.) edella caduta di Ninive (612 a.C.), che sono gli estremi delsuo ministero.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro si apre con un salmo alfabetico che descrive unateofania di Dio che debella gli avversari e difende i fedeli(1,1-2,3). Segue la viva descrizione del Distruttore inmarcia su Ninive (2,4-9). Descrive la devastazione e ilsaccheggio a cui la capitale assira è destinata e addita neipeccati da essa commessi la causa della punizione (2,10-3,7).La paragona a Tebe e annuncia il suo annientamento conl’immagine di uno sciame di cavallette che passa senzalasciar traccia (3,8-19).

DISAMINA FILOLOGICA E LETTERARIA

Nahum è l’unico profeta che si rivolge esclusivamente aipagani, gli Assiri in questo caso, tralasciando Israele. Noneguaglia la religiosità di altri Profeti, ma ha una vivacoscienza di Dio quale vindice delle azioni umane e difensoredi coloro che Lo amano. Ha uno stile vigoroso e ricco diimmagini nitide ed essenziali. La sua potenza evocativa fa dilui uno dei poeti maggiori di Israele. La forza con cui siprevede la distruzione di Ninive è alimentata dallaconsapevolezza che così la grande città che ha oppresso ilmondo intero sarà finalmente punita.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

1,5 in Ap 6,17; 3,4 in Ap 17-18.

IL LIBRO DEL PROFETA ABACUC

IL PROFETA

Su questo Profeta non sappiamo nulla. Se collochiamo il suoministero tra il 605 e il 597 allora lo facciamocontemporaneo di Geremia, Nahum e Sofonia. Sebbene di solitolo si distingua dall’Abacuc che, sotto Ciro il Grande, ètrasportato in bilocazione dalla Giudea alla Fossa dei Leonidi Babilonia dov’è prigioniero Daniele, non è impossibile laloro identificazione. Infatti, se il Profeta avesse iniziato

la sua attività sui vent’anni nel 595, nle 538 avrebbe avutoun’ottantina di anni e poteva essere ancora vivo.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro si divide in tre parti. La Prima (1,1-11) contieneun dialogo tra il Profeta e Dio. Il primo si lamenta per leiniquità e le ingiustizie che gravano sul suo popolo: laLegge è violata e i giusti sono oppressi (1,1-4). Diorisponde annunziando il prossimo arrivo dei Caldei, come Suostrumento di vendetta e giustizia (1,5-11). La Seconda (1,12-2,20) contiene un altro angoscioso lamento del Profeta conDio. L’invasore ha infatti reso più gravi i mali morali conle sue vessazioni. Anche se Giuda è colpevole, come può Diopunirlo per mezzo di un popolo che la nazione non ha offesoed è per giunta empio, idolatra e fa della sua forza un Dio?Com’è possibile che Dio, Che detesta vedere il male, permettail trionfo della tirannia a danno dei giusti? Dio, Che guidale sorti dei popoli, deve rispondere a questi angosciosiinterrogativi del Suo Profeta, il quale si pone in ascoltocome una sentinella e attende. L’oracolo divino risponde conuna sentenza i cui termini generali contengono una sentenzauniversale: Ecco, colui che non ha l’animo retto soccombe,mentre il giusto vivrà della sua fede. Questo è il puntonodale della profezia. La Terza parte (3,1-19) è costituitada un’ardente supplica in forma di salmo, rivolta a Dioperché intervenga a fare giustizia dei nemici del Suo popolo;segue una lirica descrizione della Teofania e un atto di fedee abbandono completo in Dio salvatore.

DISAMINA STORICA, LETTERARIA E FILOLOGICA

Un riferimento storico ci aiuta a stabilire con una certaapprossimazione il tempo e la data delle profezie di Abacuc.Egli dice (1,5-6) che il Signore sta per compiere una cosaincredibile in mezzo alle nazioni e che essa si realizzerà aitempi di chi ascolta. Questo riferimento è ai Caldei, avidiimpetuosi crudeli. Con la disfatta egiziana a Carkemish (605)iniziano le loro incursioni in Giudea e Nabucodonosor II nel

597 prende Gerusalemme per la prima volta. Il silenzio sullaCaduta della capitale lascia intendere che il ministeroprofetico di Abacuc si sia svolto appunto tra queste date,come dicevamo nel paragrafo sul Profeta. In effetti, Abacucha argomento affine ai Profeti suoi contemporanei dei qualiabbiamo parlato. Qualcuno ha ipotizzato che Abacucprofetizzasse riferendosi agli Assiri, il che lo renderebbepiù antico, anteriore alla Caduta di Ninive nel 612, ma èassai meno convincente. L’idea poi che l’oppressore sia il reIoiakim (609-597) è addirittura farneticante.Il Libro è composto con molta finezza. Le indicazionimusicali accompagnano il salmo che evidentemente era usatoper la celebrazione liturgica. Questo tuttavia non basta perfare di Abacuc un profeta cultuale o un membro del personaletemplare.La dottrina di Abacuc è innovativa. Per la prima volta unProfeta osa domandare a Dio conto del governo del mondo. Alladomanda, assai moderna e nello stesso tempo antica, diAbacuc, Dio dà una risposta: per vie paradossali Egli preparala vittoria finale del diritto e il “Giusto vivrà per la suafede”.Il testo ebraico è giunto purtroppo a noi corrotto in varipunti. A Qumran è stato ritrovato il pesher di Abacuc- 1QpHab- datato tra il II sec. a.C. e il 40-70 d.C. Commentarioai primi due cc. del Libro del Profeta, segue un testodiverso dal masoretico e privo del terzo capitolo. Nonostanteciò, il salmo del capitolo mancante era presente sia nellaversione della LXX sia nella raccolta dei XII Profeti Minoricitata nel Siracide, a cui non si potevano fare aggiunte. Ilc.3 è dunque anch’esso di Abacuc.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

La sentenza: “il Giusto vivrà per la sua fede” è un passo dicapitale importanza per la Rivelazione. Tesi centrale dellasoteriologia, è applicata e commentata in Rm 1,17, Gal 3,11,Ebr 10,37-38. 1,5 in At 13,41; 2,2 in Ap 1,19; 2,3 in 2 Pt3,4-10; 2,4, come dicevo, in Rm Gal e Ebr. 2,6 def in Lc6,24-26; 6,11 in Lc 19,40; 2,20 in Ap 8,1; 3,5 in Ap 6,8;3,18 in Lc 1,47.

IL LIBRO DEL PROFETA SOFONIA

IL PROFETA

Sofonia significa “Il Signore protegge”. Il Profeta era didiscendenza regale (1,1). Non è menzionato altrove nel VT.Egli profetizzò tra il 638 e il 608 ai tempi di Giosia inGiuda; siccome questi fu artefice di una radicale riforma eil Profeta chiede la conversione, c’è da dedurre che il suoministero si debba collocare prima di tale intervento regio,avvenuto nel 622, e quindi tra 640 e 630, durante la minoreetà del Re.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro, invito a convertirsi, si divide in quattro parti.La Prima è un insieme di minacce contro Giuda e Gerusalemme(1,1-2,3). Contiene una prima descrizione del Giorno di Dio(1,2-11); poi una seconda descrizione (1,12-18), cui siispirò anche l’autore del Dies Irae. Infine c’è un invito alpentimento (2,1-3). La Seconda è una serie di minacce controle nazioni (2,4-15). La Terza è una requisitoria controGerusalemme e le nazioni (3,1-8). La Quarta è un insieme dipromesse (3,9-20), ossia la conversione delle nazioni (9-10),il Resto di Israele (11-13), seguito da un canto di gioia(14-18), fino al ritorno dell’Esilio (19-20).

DISAMINA CONTENUTISTICA, FILOLOGICA E LETTERARIA

Il messaggio di Sofonia è che il Giorno del Signore sarà unacatastrofe universale. Il popolo superstite nella fedeltà aDio sarà un popolo glorioso (3,12-13). Il suo Libro ha avutoalcune aggiunte e qualche ritocco, almeno secondo alcunicritici. Gli annunzi della conversione dei pagani (2,11 e3,9-10) sono infatti considerati estranei al contesto eispirati al Deutero-Isaia; anche i piccoli salmi di 3,14-15 e

16-18a sono oggetto di discussione e gli ultimi versetti sonoconsiderati esilici (3,18b-20). A mio avviso tuttavia, dataanche la dubbia esistenza del Deutero Isaia e la cattivaprassi di dubitare dello spirito profetico, queste partipossono essere benissimo autentiche. Sofonia ha unaconcezione severa del peccato, che offende Dio. Il castigosui pagani è un avvertimento per Giuda e la salvezzamessianica sarà per il Resto. Sofonia ha influenzato Gioelenella descrizione del Giorno di Dio.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

3,9-15 è una serie di promesse messianiche per la conversionedei pagani. 1,7 in Ap 8,1; 3,13 in Ap 14,5; 3,14-18arappresenta in profezia l’Annunciazione e l’Incarnazione,mentre 3,18bc rappresenta l’Immacolata Concezione. Sofonia èripreso anche in Mt 13,41.

IL LIBRO DEL PROFETA AGGEO

IL PROFETA

Aggeo, in ebraico Haggay, vuol dire “festivo”, “solenne”.Decimo dei Profeti Minori sia nel canone palestinese che inquello alessandrino, esercitò il ministero nel secondo annodi Dario I d’Istaspe (522-486), ossia nel 520 (1,1), da fineagosto a metà dicembre. Esortò a ricostruire il Tempio (Esd5,1; 6,14). Assieme a Zaccaria è il Profeta dellarestaurazione. La funzione di Aggeo fu molto importante: perdiversi mesi egli esortò il popolo a riprendere l’opera chegià Ciro il Grande (559-528) aveva autorizzato e che erastata interrotta per gli intrighi dei Samaritani.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro di Aggeo consta di quattro oracoli, tutti datati alsecondo regno di Dario. Il Primo (1,1-15) attacca l’indolenzadei Giudei nella ricostruzione del Tempio; ciò causa icattivi raccolti; dunque il Profeta esorta Zorobabele e il

sommo sacerdote Giosuè a riprendere il lavoro. E’ il primogiorno del sesto mese. Il Secondo (2,1-9) contiene laconsolazione del Signore ai ricostruttori. E’ il ventuno delsettimo mese. Il Terzo (2,10-19) è un rimprovero ai sacerdotiche non rispettano le prescrizioni rituali offrendo coseimpure; esorta ai lavori onde ottenere raccolti buoni. E’ ilventiquattro del nono mese. Il Quarto (2,20-23) assicura aldavidico Zorobabele, dalla cui stirpe nascerà il Messia, laprotezione di Dio. E’ sempre il ventiquattro del nono mese.

DISAMINA FILOLOGICA E LETTERARIA.

Il Libro è ritenuto autentico da quasi tutti i critici.Alcuni di essi sostengono che una parte del ministero diAggeo non sia stata messa per iscritto. Egli è appunto ilProfeta della Restaurazione, in cui la parola d’ordine èormai questa, distinta dalla consolazione dell’Esilio e dallapenitenza anteriore. Grazie ad Aggeo inizia una fecondaattesa del Messia legata alla Casa di Davide e al Santuario.Zaccaria dopo di lui la esprimerà meglio.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

La profezia di 2,20 ss rivolta a Zorobabele è messianica e inessa il Principe è figura del Cristo nel Quale si adempirà.2,6 in Eb 12,26.

IL LIBRO DEL PROFETA ZACCARIA

IL PROFETA

Zaccaria vuol dire “Il Signore ricorda”. Contemporaneo diAggeo e con lui ricordato in Esd 5,1 e 6,14, fu forse tra iprimi rimpatriati assieme al nonno Addo (Ne 12,4), uno deicapi delle dodici famiglie sacerdotali. Profetò nel secondo e

nel quarto anno di Dario, ossia nel 520 e nel 518, esortandoalla ricostruzione del Tempio.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Libro si divide in due parti. La Prima (cc.1-8) contieneuna introduzione e un invito alla penitenza (1,1-6), ottovisioni concluse con un atto simbolico (1,7-6,15), un appelloalla giustizia e allo zelo (7,1-8,23). La Seconda (cc.9-14)comprende il trionfo di Giuda (9,1-10,12), la distruzionedella foresta del Libano (11,1-3), le due parabole dei duepastori buono e cattivo (11,4-17), la caduta di Gerusalemmecome sciagura per le nazioni (12,1-14), la sua purificazione(13,1-6), il Giorno di Dio e la restaurazione messianicadella città (14,1-21). Ambedue le parti, con uno stiledifferente, sono essenzialmente messianiche. Nella primaZorobabele è presentato come una figura messianica, per laricostruzione del Tempio e la riorganizzazione del culto edella Terra Santa; nella seconda il messianismo è inprospettiva futura e di Zorobabele non v’è più traccia.

DISAMINA FILOLOGICA E LETTERARIA

Zaccaria mediante visioni e parabole annunzia l’invito di Dioa fare penitenza. Dopo di essa si compiranno le promesse diDio: liberazione dagli oppressori, venuta del Messia,santificazione del popolo che sarà strumento di salvezza pertutte le genti. Le circostanze storiche sono composite. LeOtto Visioni sono dal febbraio 519 e sono seguitedall’incoronazione simbolica di Zorobabele, il cui nome fucancellato dai revisori quando sparì la speranza di unarestaurazione davidica e tutto il potere fu dato alsacerdozio. Nel novembre 518 si pose una questione suldigiuno che diede l’adito ai cc.7 e 8, l’uno sul passatonazionale e l’altro sulla salvezza messianica. Il Profetastesso – o al massimo i suoi discepoli – poterono rivedere lastruttura compatta e armonica del Libro, come attesta lapresenza degli annunzi universalistici di 8,20-23 aggiuntidopo 8,18-19 che è una conclusione. La restaurazione delTempio è legata a quella cultuale e morale e fa da

battistrada all’attesa messianica, che è la chiave di voltadell’edificio concettuale di Zaccaria. Il Sacerdozio nell’etàmessianica sarà esaltato e la Regalità apparterrà alGermoglio, termine messianico nuovo applicato a Zorobabele. Idue Unti in armonia reggeranno il Paese – essendo figura deidue Poteri del Messia. Di questo diremo nel paragrafosuccessivo. In ogni caso, da Zaccaria rinasce il messianismodavidico intrecciato alla sensibilità sacerdotale diEzechiele, il cui influsso stilistico e tematico si fasentire spesso. Questo concerne la Prima parte del Libro.Nella Seconda invece, aperta da un nuovo titolo in 9,1,abbiamo molte differenze. I brani sono senza data e anonimi.Non sono più nominati né Zaccaria, né Giosuè, né Zorobabele,né il Tempio. Lo stile come dicevo è diverso. Sono usatispesso Geremia ed Ezechiele. L’orizzonte storico è diverso egli oppressori sono nascosti sotto i nomi di Assur edell’Egitto. Si sostiene comunemente che tali cc. siano statiscritti ai tempi della conquista macedone, negli ultimidecenni del IV sec. Essa è scomponibile in una parte quasitutta in versi (9-11) e una quasi tutta in prosa (12-14),ognuna introdotta da un titolo. Esse sono chiamate Deutero eTrito Zaccaria. Entrambe sono composite: la prima è compostada brani poetici preesilici applicati poi ad Alessandro; laseconda descrive le vicende della Gerusalemme escatologica,usando temi presenti anche nella Prima parte del Libro.Questa Seconda parte è fondamentale per il messianismo:prevede la rinascita della Casa di David, l’avvento di un Reumile e pacifico, la Sua Trafittura, la teocrazia guerriera ecultuale secondo il modello di Ezechiele. Tutti questielementi si riunificano storicamente in Cristo.

TEORIA OLISTICA SULLA FORMAZIONE DEL LIBRO DI ZACCARIA

A mio avviso, la scomposizione del Libro in tre parti di tredistinti autori non ha senso per le stesse ragioni chevalgono per l’analoga vivisezione del Libro di Isaia. Se cifossero stati profeti diversi da Zaccaria, ne sarebbe statoconservato il nome. A maggior ragione se uno di essi, ilDeutero Zaccaria, fosse stato a lui anteriore. L’uso di branipoetici preesilici non pregiudica né il compimento profetico

in Alessandro Magno né che ad adoperarli sia stato lo stessoZaccaria. La serie di oracoli messianici troppo importantiper essere di un Profeta anonimo. La mancanza dideterminazioni temporali può dipendere dal fatto che sianostati raccolti dopo la morte del Profeta o che questi nonvolesse esporsi eccessivamente col potere imperiale persiano.La differenza di stile è senz’altro strana, ma può esserecausata dall’uso di altri modelli letterari.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

Da 1,7 a 6,15 il Libro descrive il Regno del Messia. 2,12parla in Persona di Cristo. 3,1 annunzia il Sacerdoziorinnovato. 3,8-10 profetizza il Messia, il Germoglio (nazir,da cui Nazareno). 4,1 ss è anche messianico: il v.14 presentadue figli dell’olio figura dei due poteri del Messia: ilregale (Zorobabele) e il sacerdotale (Giosuè). 6,1 ss attestala perennità di questo potere. 6,12 annunzia che il Germoglionascerà da Zorobabele quando la Casa di Davide sarà ancor piùdecaduta; si può tradurre anche in un modo che allude allaConcezione Verginale di Cristo. 8,8 annunzia la conversionedei Giudei al Cristianesimo. 9,9 ss descrive il Messia: Eglientrerà in Gerusalemme su di un asinello – nella Domenicadelle Palme della liturgia cristiana – e sarà un Re mite epacifico. 11,7 si riferisce al Messia Pastore mite e buono.12, 10 profetizza che il Messia sarà trafitto. 13,1 ss alludeal Battesimo. 14 parla dell’assalto finale dei malvagi allaChiesa. 1,4 in Lc 15,20; 1,7 in Ap 6,1-9; 6,10 in Ap 5,6;6,12 in Ap 6,10; 2,6 in Ap 11,1 e 21,15; 2,9 in Ap 21,23 e22,3; 3,5 in Ap 19,8 e Lc 15,22; 3,10 in Ap 5,6; 5,11 in Ap5,6; 4,14 in Ap 11,4; 5,2 in Ap 10,9-11; 6,1 in Ap 6,2-8;9,16 in Mt 5,9 ed Ef 4,25; 8,19 in Mt 9,14-15; 9,9 in Mt 21,5e 11,29; 10,11 in Mt 26,28; 10,2 in Mt 9,36; 10,10 in Lc15,17; 11, 12 in Mt 27,3-10 (tradimento di Giuda); 11,16 inMt 12,20; 11,17 in Gv 10,12-13; 12, 10 in Gv 19,37, Ap 1,7,Gv 3,14 e 16, Col 15,18; 13,1 in Gv 7,38; 13,7 in Mt 26,31;14,5-6 in Mt 16,27p; 14,8 in Ap 21,23 e Gv 4,1; 14,9 in Ap11,15; 14,11 in Ap 22,3; 14,21 in Gv 2,16. Zaccaria è ilProfeta a cui più si allude nel NT dopo Isaia.

IL LIBRO DEL PROFETA MALACHIA

IL PROFETA

Malachia può derivare sia da Mal’akni (mio nunzio) che daMal’akhiggah (nunzio del Signore). Ultimo dei Profeti Minori,ci è totalmente sconosciuto. Probabilmente visse ai tempi diEsdra e Neemia, quando il Tempio funzionava di nuovo.

STRUTTURA E CONTENUTO

Il Profeta inveisce contro gli abusi nell’esercizio delculto, la noncuranza nei sacrifici e nell’insegnamento dellaLegge; rimprovera i frequenti matrimoni con gli idolatri e inumerosi divorzi, come la negligenza nel pagare le decime.Ciò riscontra la riforma di Esdra e Neemia. Il Libro usamolto il dialogo. Ha un prologo (1,1-5) in cui afferma cheDio preferisce Giacobbe ad Esaù, ossia Israele a Edom.Seguono due parti. La Prima (1,6-2,9) rimprovera sacerdoti epopolo per le negligenze cultuali e le imperfezioni dellevittime. In ragione di ciò Dio abolirà il sacerdozio leviticoe instaurerà un sacerdozio nuovo che anche tra i paganioffrirà una oblazione pura e santa. La Seconda (2,10-3,21)rimprovera le nozze miste e i divorzi frequenti per poiannunziare l’arrivo dell’Angelo dell’Alleanza. Vi sarà unacernita in Giuda: gli empi saranno calpestati e i giustisalvi. Nell’epilogo (3,22-24) il Profeta richiamaall’osservanza della Legge e annunzia il ritorno di Elia perpreparare la venuta del Signore.

DISAMINA FILOLOGICA E LETTERARIA

A motivo del significato del nome del Profeta si ritiene cheil Libro in realtà sia anonimo, ma a mio avviso è unamotivazione poco forte. Anche perché non si capirebbe comemai il vero nome sarebbe stato nascosto. Composto da seibrani strutturati su di una affermazione di Dio o del Profetaa cui segue una discussione del popolo o dei sacerdoti con unsuccessivo sviluppo discorsivo con minacce e promesse, il

Libro ha due temi principali: le colpe cultuali e quellematrimoniali. La piena attività del Tempio data il testo adopo il 515, mentre la proibizione dei matrimoni misti diNeemia nel 445 è ovviamente il terminus ad quem. Malachiachiede rispetto per Dio e alla luce del Deuteronomio chiedeuna religione interiore in Suo Nome. Nell’età messianicapreconizzata da Malachia, vi sarà ordine morale e cultuale,mentre tutte le nazioni offriranno a Dio un sacrificiogradito.

IL SENSO PROFETICO ALLA LUCE DEL NT

L’Angelo dell’Alleanza è il Cristo; la Sua venuta è preparatada un inviato (3,1) che è Giovanni il Battista (Mt 11,10; Lc7,27; Mc 1,2), detto anche Elia alla fine del Libro (3,22-24), come del resto lo stesso Gesù spiegherà (Mt 17,11; Mc9,11). Sul Sacrificio Nuovo od eucaristico in 1,6-2,9. 3,20ha un Sole di Giustizia che è Cristo. 1,2-3 in Rm 9,13; 2,7in Mt 23,13-15; 3,15 in Mt 5,31-32 p ed Ef 5,24-32; 3,1 in Mt11,10, At 13,24-25 e Lc 1,17-76; 3,20 in Lc 1,78 e Gv 8,12;3,22 in Mt 17,10-13p; 3,24 in Lc 1,17.