Alghero e le trasformazioni tra XVIII e XIX secolo

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[Digitare il testo] Alghero e le Trasformazioni tra XVIII e XIX secolo ANGELA SIMULA * Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università degli Studi di Sassari,Sassari, Italia Abstract: Tra il XVIII e il XIX secolo, la Sardegna è testimone della forzata trasformazione apportata dall’esterno. Il tema sarà affrontato attraverso uno specchio della realtà isolana, la città di Alghero. Fonti eterogenee (cartografia storica, relazioni di visitatori e resoconti dei viaggiatori del Grand Tour) permetteranno di creare una cornice a un quadro dinamico mostrando l’impianto urbano e il territorio circostante in continua trasformazione ed evoluzione. Si partirà dal dominio borbonico della Sardegna (1717- 1720) con l’inedito cimelio cartografico della città catalana (1717) rinvenuto nella Cartoteca militare di Madrid, per giungere all’istantanea del pittore Manca di Mores (1878): l’abbattimento delle mura sul fronte terra per l’ampliamento dello spazio urbano. Con tali elementi-guida si è in grado di giustificare l’assetto attuale del territorio, frutto di scelte “antiche”, e di valutare criticamente la dinamica evolutiva: l’intervento esercitato nel passato condiziona l’assetto del presente. Abstract: Sardinia shows evidence of enforced transformation introduced from abroad during the eighteenth and nineteenth centuries. The topic will be approached by focusing on the town of Alghero as a model of island reality. A variety of sources (historic maps, visitors’ reports and ‘Grand Tour’ traveller accounts) will enable a frame to be created around a dynamic picture showing the urban structure and surrounding territory in continuous transformation and evolution. We will begin with the period of Bourbon rule over Sardinia (1717-1720) and the original cartographic relics of the Catalan town (1717) discovered in Madrid’s Military Cartographic Archive, to arrive at the scene portrayed by the artist Manca of Mores (1878): the demolition of the town walls on the sea-front to extend urban space. These guiding elements will enable us to justify the current state of the territory, resulting from ‘ancient’ choices, and to critically appraise its evolutionary dynamics: action taken in the past that has conditioned the present lay-out. Parole chiave: Sardegna, Alghero, fortificazione, XVIII secolo, spazio urbano. Key-words: Sardinia, Alghero, fortification, eighteenth century, urban space. Introduzione Tra il XVIII e il XIX secolo la Sardegna è testimone della forzata trasformazione apportata dall’esterno. Il tema sarà affrontato attraverso uno specchio della realtà isolana, la città di Alghero. Fonti eterogenee (cartografia storica, relazioni di visitatori e resoconti dei viaggiatori del Grand Tour) permetteranno di creare una cornice a un quadro dinamico mostrando l’impianto urbano e il territorio circostante in continua trasformazione ed evoluzione. Si partirà dall’illustrazione del dominio borbonico della Sardegna (1717-1720) attraverso l’inedito cimelio cartografico della città catalana (1717) rinvenuto dalla scrivente nella Cartoteca militare di Madrid, per giungere all’istantanea del pittore Manca di Mores (1878): l’abbattimento delle mura sul fronte terra per l’ampliamento dello spazio urbano. Con tali elementi-guida si è in grado di giustificare l’assetto attuale del territorio, frutto di scelte “antiche”, e di valutare criticamente la dinamica evolutiva: l’intervento esercitato nel passato condiziona l’assetto del presente. Le mura abbattute. «Avessero voluto bene alle vecchie mura della loro città come vogliono bene alla loro favella. Le hanno, mura e torri, squarciate, smozzate, abbattute, spianate, magari per dare a spese della storia lavoro ai disoccupati» [OJETTI, 1927, p.316]. La riflessione offerta dallo scrittore Ugo Ojetti, forte nella sua drammaticità, ci proietta nel cuore del tema che affronteremo in questo contributo, grazie all’apporto interdisciplinare di geografia, storia, cartografia e archeologia. In un breve articolo edito nel 1928, il giornalista Giuseppe di Napoli ci informa che Alghero inizia a perdere il suo carattere di città fortificata dall’anno 1853 «quando fu radiata dal novero delle piazzeforti» [De Napoli, 1928, p.13]. L’autore lascia intendere che le demolizioni presero avvio da tale anno. Ma sia lo storico locale Guido Sari, sia le fonti documentarie conservate nell’Archivio Storico del comune di Alghero, posticipano l’inizio delle operazioni ufficiali al 1861 1 . Sappiamo che per la demolizione di gran parte delle mura, l’amministrazione comunale utilizzò i carcerati della vicina colonia penale. Questo momento storico è rappresentato in un acquarello di Simone Manca di Mores probabilmente realizzato tra il 1878 e il 1880 (fig. 1).

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Alghero e le Trasformazioni tra XVIII e XIX secolo ANGELA SIMULA*

Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università degli Studi di Sassari,Sassari, Italia Abstract: Tra il XVIII e il XIX secolo, la Sardegna è testimone della forzata trasformazione apportata dall’esterno. Il tema sarà affrontato attraverso uno specchio della realtà isolana, la città di Alghero. Fonti eterogenee (cartografia storica, relazioni di visitatori e resoconti dei viaggiatori del Grand Tour) permetteranno di creare una cornice a un quadro dinamico mostrando l’impianto urbano e il territorio circostante in continua trasformazione ed evoluzione. Si partirà dal dominio borbonico della Sardegna (1717-1720) con l’inedito cimelio cartografico della città catalana (1717) rinvenuto nella Cartoteca militare di Madrid, per giungere all’istantanea del pittore Manca di Mores (1878): l’abbattimento delle mura sul fronte terra per l’ampliamento dello spazio urbano. Con tali elementi-guida si è in grado di giustificare l’assetto attuale del territorio, frutto di scelte “antiche”, e di valutare criticamente la dinamica evolutiva: l’intervento esercitato nel passato condiziona l’assetto del presente. Abstract: Sardinia shows evidence of enforced transformation introduced from abroad during the eighteenth and nineteenth centuries. The topic will be approached by focusing on the town of Alghero as a model of island reality. A variety of sources (historic maps, visitors’ reports and ‘Grand Tour’ traveller accounts) will enable a frame to be created around a dynamic picture showing the urban structure and surrounding territory in continuous transformation and evolution. We will begin with the period of Bourbon rule over Sardinia (1717-1720) and the original cartographic relics of the Catalan town (1717) discovered in Madrid’s Military Cartographic Archive, to arrive at the scene portrayed by the artist Manca of Mores (1878): the demolition of the town walls on the sea-front to extend urban space. These guiding elements will enable us to justify the current state of the territory, resulting from ‘ancient’ choices, and to critically appraise its evolutionary dynamics: action taken in the past that has conditioned the present lay-out. Parole chiave: Sardegna, Alghero, fortificazione, XVIII secolo, spazio urbano. Key-words: Sardinia, Alghero, fortification, eighteenth century, urban space. Introduzione Tra il XVIII e il XIX secolo la Sardegna è testimone della forzata trasformazione apportata dall’esterno. Il tema sarà affrontato attraverso uno specchio della realtà isolana, la città di Alghero. Fonti eterogenee (cartografia storica, relazioni di visitatori e resoconti dei viaggiatori del Grand Tour) permetteranno di creare una cornice a un quadro dinamico mostrando l’impianto urbano e il territorio circostante in continua trasformazione ed evoluzione. Si partirà dall’illustrazione del dominio borbonico della Sardegna (1717-1720) attraverso l’inedito cimelio cartografico della città catalana (1717) rinvenuto dalla scrivente nella Cartoteca militare di Madrid, per giungere all’istantanea del pittore Manca di Mores (1878): l’abbattimento delle mura sul fronte terra per l’ampliamento dello spazio urbano. Con tali elementi-guida si è in grado di giustificare l’assetto attuale del territorio, frutto di scelte “antiche”, e di valutare criticamente la dinamica evolutiva: l’intervento esercitato nel passato condiziona l’assetto del presente. Le mura abbattute.

«Avessero voluto bene alle vecchie mura della loro città come vogliono bene alla loro favella. Le hanno, mura e torri, squarciate, smozzate, abbattute, spianate, magari per dare a spese della storia lavoro ai disoccupati» [OJETTI, 1927, p.316]. La riflessione offerta dallo scrittore Ugo Ojetti, forte nella sua drammaticità, ci proietta nel cuore del tema che affronteremo in questo contributo, grazie all’apporto interdisciplinare di geografia, storia, cartografia e archeologia.

In un breve articolo edito nel 1928, il giornalista Giuseppe di Napoli ci informa che Alghero inizia a perdere il suo carattere di città fortificata dall’anno 1853 «quando fu radiata dal novero delle piazzeforti» [De Napoli, 1928, p.13]. L’autore lascia intendere che le demolizioni presero avvio da tale anno. Ma sia lo storico locale Guido Sari, sia le fonti documentarie conservate nell’Archivio Storico del comune di Alghero, posticipano l’inizio delle operazioni ufficiali al 18611.

Sappiamo che per la demolizione di gran parte delle mura, l’amministrazione comunale utilizzò i carcerati della vicina colonia penale. Questo momento storico è rappresentato in un acquarello di Simone Manca di Mores probabilmente realizzato tra il 1878 e il 1880 (fig. 1).

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Fig. 1:Acquarello Simone Manca di Mores, 1878-1880 [Milanese, 2012, p.161]. Il dipinto è un emblematico fermo immagine di questo periodo della città fortezza, a poco più di dieci anni

dal Regio Decreto del 25 aprile 1867, in cui si sancisce la fine delle fortificazioni o posti fortificati esistenti in Sardegna, tra cui molte parti di Alghero [Sari, 1988, p. 138], e sarà l’ultimo tassello dell’analisi che si svilupperà in questo contributo.

Da questo momento lo smantellamento delle parti fortificate che danno sul fronte terra della città sarà inarrestabile, lasciando in piedi solo il Bastione della Maddalena, che insieme alle parti che si affacciano sul mare sono gli unici testimoni visibili delle antiche difese murarie della piazzaforte.

Tra i numerosi particolari immortalati nel dipinto gli ultimi anni d’integrità del baluardo di Montalbano, che sarà a breve demolito, come ricorda Marco Milanese, l’archeologo che dalla fine degli anni Novanta del XX secolo si è occupato a più riprese degli scavi urbani nel centro urbano algherese: «In quell’area venne realizzato - con le pietre dello stesso bastione demolito - il Palazzo Sartore, così chiamato da Giovanni Battista Sartore che finanziò l’operazione da lui proposta al Comune di Alghero nel 1887» [Milanese, 2012, p. 161].

Lo stesso acquarello mostra chiaramente il ponte che fiancheggia il bastione, l’entrata per la città attraverso Porta Terra e i cumuli di inerti e di materiale di scarto provenienti dalle varie attività artigianali e domestiche della città2. Il suo ritrovamento durante gli scavi di emergenza per lavori di rifacimento della rete idrica della città nell’ottobre del 2006, ha dimostrato «che alla fine dell’Ottocento, quando l’intero bastione di Montalbano fu demolito, assieme al limitrofo rivellino settecentesco, il ponte non venne demolito ma semplicemente interrato […] solo i parapetti laterali del ponte furono asportati, assieme al lastricato sul quale merci e persone erano transitate da e per Alghero, per oltre 150 anni, dal 1728 fino alla demolizione di fine Ottocento» [Milanese, 2012, p. 161]. Il ponte a cui fa riferimento lo studioso fu elencato fra le opere da realizzarsi da Devincenti nel 1726, di cui si conserva il disegno progettuale dell’ingegnere Craveri del 1740 nell’Archivio di Stato di Torino; subito dopo iniziano i lavori con la costruzione di otto pali, ma l’opera successivamente abbandonata, rimarrà incompiuta3. Come ha giustamente fatto notare lo storico locale Giacomo Oppia, il ponte è stato realizzato nella prima metà dell’Ottocento, quando la piazzaforte ha ormai perso la sua funzione di difesa. Da questo momento la città si apre verso l’esterno con la costruzione della nuova arteria che la collega con Sassari, costruendo appunto il ponte sul grande fossato per collegare la nuova strada con l’entrata di Porta Terra e riqualificando il fossato che viene trasformato in un viale alberato che da Porta Marina lo collega a strade secondarie che conducono a Bosa e Villanova Monteleone [Oppia, 2007, pp. 9-16].

La prima rappresentazione dell’impianto urbano di A lghero.

In questo contributo attraverso un’analisi della cartografia, a tutt’oggi conosciuta, della città di Alghero, prodotta soprattutto nel XVIII e agli inizi del XIX secolo, si cercherà di mettere in evidenza le varie trasformazioni che attestano due indirizzi contrastanti: l’uno nei primi tre quarti del XVIII secolo è attento alla salvaguardia della città con l’investimento in varie opere murarie difensive; mentre l’altro vede svilupparsi

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dall’ultimo quarto agli inizi del XIX secolo un lento disinteresse verso la difesa militare, soppiantato dall’interesse speculativo che sfocerà nello smantellamento della cinta muraria fronte terra nella seconda metà dell’Ottocento.

Andando con ordine, la prima carta del XVIII secolo che rivela la città di Alghero anche nel suo tessuto urbano è un inedito cimelio cartografico rinvenuto dalla scrivente nell’Archivo Cartografico y de Estudio Geografico di Madrid (Fig. 2)5.

Fig. 2 Planó de l’Alguer , 1717, Anonimo [ACEG, Mapas y Planos, c.139]

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La pianta della città è databile alla fine del 1717. Da documenti riferibili agli anni della riconquista

spagnola che a più riprese citano una mappa in preparazione da allegare alla relazione descrittiva dei lavori da compiersi nella piazzaforte algherese, se ne evince la sua stesura4 . Un’iniziale lettura permetterà di arrivare a conclusioni differenti da quelle dettate da precedenti studi, che non si sono potuti avvalere delle novità acquisite con la nuova documentazione cartografica.

Per l’analisi stilistica si rimanda a un precedente articolo della scrivente [Simula A., cds], in cui sono elencati i numerosi errori che la carta riproduce, in particolar modo la legenda in alto a sinistra che riporta riferimenti topografici errati, oltre ad una linea di costa approssimativa e all’incompletezza del fronte terra con alcune parti ancora tratteggiate a carboncino. Prendendo in esame i tratti del tessuto urbano, notiamo che all’interno del profilo verso il mare, tra le lettere “M” e “L”, tutta la porzione indicante il contorno di edifici è priva del colore interno, circoscrivendo probabilmente le case troppo prospicienti le mura che andrebbero abbattute, secondo le indicazioni riportate nella relazione dei lavori da svolgere nella piazzaforte algherese, come previsto per il convento di Santa Chiara, ritenuto troppo vicino alle mura fortificate di Cagliari. Nel caso di Alghero le demolizioni preventivate non saranno eseguite. Il tessuto urbano rappresentato non rivela all’interno indizi che possano dare informazioni riguardo a edifici religiosi o pubblici. Più dovizia di particolari si ritrova nella zona circostante la città fortificata, dove sono segnalate come “vigne” le coltivazioni a cui è adibito il territorio; inoltre sono tratteggiate le strade che si diramano, come sappiamo, per Sassari, Villanova Monteleone e Bosa, anche se i toponimi delle località non sono riportate nella carta.

Cercando di individuare le “finalità” della mappa, i documenti che ad essa si riferiscono sono prodotti all’indomani della resa dell’isola agli spagnoli: in una lettera inviata il 27 dicembre 1717 da Barcellona, sede del quartiere generale delle operazioni militari per la Sardegna, il supervisore generale, don Prospero Verbom, informa il ministro Duran, che sono presenti nell’isola vari ingegneri militari al seguito di don Joseph de Bauffe, tra cui en terçero el cavallero d’Aubeterre, che si occuperà delle opere di restauro delle piazzeforti di Alghero e Castelaragonese (oggi Castelsardo). La missiva, di notevole importanza ai fini del nostro studio, si conclude con una breve descrizione della situazione della città catalana in quel momento:

« Y por lo que toca a la de Alguer es plaza fortificada con todo arte, como se conoce en el plano; pero tiene el yncombeniente de que se entra de Pie llano en el Fosso de la frente que mira a la parte de tierra que es la del ataque, â cuio fin seria yo de dictamen de revestir por ahora de cal y canto la contraescarpa y hazerla una estrada encubierta que si huviera medios para hazer dos revellines delante de las dos cortinas, y quitan la altura que se halla â costa de 100 tuesas del fosso, entre la Puerta principal y el combento de los capuchinos se augmentaria la defensa de esta Plaza, demanera que se haria muy respectable.»6

Alghero è una piazzaforte fortificata a regola d’arte, «como se conoce en el plano», per cui questo diventa uno strumento indispensabile nell’organizzazione della sicurezza del presidio. Vengono identificati i lavori da compiere nella seconda piazzaforte della Sardegna, alcuni dei quali non verranno mai realizzati.

Seguendo un ordine cronologico, per quanto riguarda le opere militari che sono state costruite in poco più di 27 mesi di occupazione di Alghero, già nel dicembre 1717 l’ingegnere incaricato, don Pedro de Aubeterre, avvisò il suo diretto superiore di aver predisposto una relazione dettagliata sui lavori in preventivo da realizzare, che inoltrerà con mappa allegata all’ingegnere generale delle operazioni, don Prospero Verbom7. Questo documento stilato il 6 dicembre 1717 può ritenersi la datazione del Planó de l’Alguer.

Nel maggio dell’anno seguente venne indetto l’appalto per i lavori di rivestimento della contra escarpa dei due fronti della piazzaforte algherese8.

Una lettera del 20 ottobre 1718 inviata a don Clemente de Aguilar segnala che l’appalto è stato aggiudicato a Juan Antonio Rugiero. I lavori sembrano svolgersi speditamente e in una missiva inviata da Alghero qualche giorno dopo, si fa il resoconto dello stato di avanzamento degli stessi9.

La suddetta relazione fornisce notevoli informazioni sui lavori che si sono svolti a tale data: la messa in sicurezza di due torri in cui vengono sistemati ben ottocento barili di polvere da sparo, ed i lavori di ripulitura della spianata davanti alle mura fronte terra. Nello stesso è riportata una notizia che ha un riscontro nei diari inediti pubblicati da Antonio Era [Era, 1959, pp. 217-236], in cui si fa riferimento all’abbattimento dei due conventi fuori dalle mura della città, los conbentos de capuchinos y el de la piedad. Gli stessi verranno ricostruiti subito dopo la presa dell’isola da parte dei Savoia, molto probabilmente sotto la direzione dell’ingegnere Devincenti, come ipotizza Mauro Cabras sulla base di una lapide posta dai frati Minori di San Francesco nel nuovo convento:

«PRIMAE FUNDATIONIS CAENOBIO/F.F. MINRUM s. FRANCISCI CAPUCCINORUM MDXCV JAM POSITO/AB EISQUE PER CXXIII ANNOS/FAUSTISSIMIS SUB AUSPICIIS D. IOANNIS BAPT. INHABITATO/ NOVISSIMO SUB PHILIP. V. H. R. IN SARDINIA BELLO/ QUOD MANIBUS CIVITATIS/ CONTRA DEFENSIONIS PLACITA VALDE PROXIMUM JACEBAT/ MDCCXVIII DIRUTO/ HOC ALIUD EMINS/ SUB S. ROSALIA PALLORMITANA TITULO/VICTORIO AMEDEO II/ AUGUSTISSIMO REGE NOSTRO ANNUENTE/ EX PIORUM

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ELEMOSYNIS/ IIDEM F. F. MINOR EREXERE/XII KALEND. APR. MDCCXXII» [Cabras, 1966, p. 294]

I Rivellini. Contemporanea del Planó de l’Alguer è la tavola successiva, pubblicata per la prima volta nel 1752,

allegata alle Memorie di Guerra del Marchese della Mina, insieme con altre carte delle piazzeforti di Sicilia e Sardegna10.

La carta militare è un progetto sulle fortificazioni da edificare e su ciò che si deve demolire nelle vicinanze della piazzaforte per renderla più sicura da eventuali attacchi; manca ogni accenno al tessuto urbano, superfluo per le finalità della mappa.

Dopo aver illustrato il momento dell’abbattimento delle mura per offrire la possibilità alla città di svilupparsi, sottolineando come questo abbia compromesso in modo irreparabile “la leggibilità” delle fortificazioni di Alghero, soprattutto sul versante di terra, si vuole analizzare uno degli aspetti più trascurati delle opere militari, i rivellini: strutture costruite distanti dalla cinta muraria, di solito a difesa di una porta o di una cortina (Fig. 3).

Fig. 3 BHN, Mss 6.310, Guzman Davalos Spinola J. M. marchese De la Mina, Memorias sobra la guerra

de Cerdeña y Sicilia en los años de 1717 a 1720 y la guerra de Lombardia en los de 1734 a 1736. La carta di Alghero del Marchese della Mina, è un progetto delle opere che si devono predisporre; in essa

è rappresentato un “rivellino”, trascurato dagli studiosi e non evidenziato nella legenda. Dai dati in nostro possesso si potrebbe ipotizzare che l’opera difensiva esterna non è inclusa nella

didascalia, perché già esistente, e la sua recente realizzazione non richiede dunque immediate manutenzioni.

Il progetto di edificare “rivellini” da parte degli spagnoli è riportato nel programma generale di riordino delle tre piazzeforti della Sardegna, nella già citata lettera del 27 novembre 171711. La riconquista spagnola dell’isola fu molto breve e non permise la realizzazione ad Alghero di tutte le opere preventivate.

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L’edificazione dei rivellini a difesa delle cortine, a seguito di una diversa progettazione, fu realizzata nel primo periodo sabaudo. In questa sede si cercherà di dimostrare, alla luce di una nuova lettura della documentazione archivistica, come l’ipotesi progettuale, dalle opere difensive esterne alle mura bastionate di Alghero, nasca invece in periodo spagnolo.

Il primo riferimento sulla necessità di costruire dei rivellini sul fronte terra d’Alghero è incluso nella relazione del Vivas del 1625:

«Tambiem dexaron memoria todos los ingenieros antiguos y del mismo pareçer son todos los soldados agora, y no ay duda que convenga hazer un revellin enfrente la puerta de laçiudad fuera del fosso que franquee la estrada encubierta y guarde el fosso y asigure la puerta y el puente levadizo a mas del restrillo que ya ay, y para la execuçion desto esperamos el Ingeniero que hemos pedido en Napoles por no hazer error en la sustançia ni en la forma» (Rattu, 1951, p. 68).

La carta del Plan de la ville de Larguies (1680-1685), che rappresenta un tracciato delle mura difensive di Alghero, si suppone abbastanza fedele, mostra come i lavori progettati dal Vivas, di costruire un rivellino a difesa della Porta Terra, siano stati realizzati (Fig. 4).

Fig. 4 Plan de la ville de Larguies , del pilota Jacques Petré1680-85 [Mattone A., Sanna P, 1994, tav 16]

Gli spagnoli sembravano essere più concentrati nella difesa dell’unica via e porta di accesso alla città e pare non sorgesse nessuna preoccupazione per la cortina tra il baluardo dello Sperone e quello di Montalbano, come invece traspare dalla relazione del Devincenti del 1726 [Sari, 1988, p.110].

Al punto in cui siamo della conoscenza documentaria non è lecito pensare a una derivazione dei progetti sabaudi da quelli spagnoli, ma in un primo confronto della cartografia e dei documenti scritti giunti sino a noi, si può ipotizzare che i presupposti progettuali degli spagnoli fossero differenti da quelli sabaudi.

I primi nella progettazione seicentesca vedevano il “rivellino” a protezione dell’unica porta della piazzaforte algherese; i secondi, come anche gli spagnoli dell’ultima riconquista dell’isola, interpretavano gli avancorpi fortificati come difese necessarie alle due cortine di collegamento tra i tre baluardi di fronte terra (Sperone, Montalbano e Maddalena).

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Essi sono ben rappresentati nella carta (Fig. 5) della città algherese conservata nell’Archivio Comunale di Cagliari. La carta priva di data ed anonima è nota soprattutto attraverso il lavoro di Ilario Principe [Principe, 1983], che ipotizza sia stata realizzata da Leopoldo David, autore di un’altra carta, anche questa senza data, conservata insieme alla precedente (Fig. 6).

Fig. 5 Plan de la ville d’Alguer, ASCCa, Carte non inventariate, c.1

Lo spazio urbano. Le due carte, oltre alle fortificazioni, mostrano nel dettaglio anche un tessuto urbano, oggetto del nostro

lavoro, che andrà ad analizzare alcuni lavori urbani progettati e realizzati nel corso del XVIII secolo da parte degli ingegneri militari sabaudi.

Il Plan de la ville d’Alguer mostra il perimetro delle mura fronte mare ancora con il profilo delle otto torrette spagnole, come il Planó de l’Alguer del 1717. I lavori di rifascio delle mura a mare sono oggetto di previsioni di spesa sia nel 1777 sia nel 1779, come ci riferisce Sari [Sari, 1988, p. 122]. Una relazione dell’ingegnere Perin del 24 gennaio del 1771 rivela lo stato molto deteriorato delle mura fronte mare, che hanno necessità di interventi urgenti, stimando una spesa di ben 40.000 lire per i tre o quattro anni necessari ai lavori, probabile motivazione per un continuo rimando dell’intervento12.

L’arrivo nella piazzaforte algherese degli ingegneri Perzoglio e Quaglia (l’attività di quest’ultimo si svolge ad Alghero dal 1786 al 1792) e successivamente del misuratore David, accelera i lavori che si erano preventivati nel decennio precedente e consente di portare a compimento strutture all’interno del tessuto urbano di cui si sentiva l’esigenza da diverso tempo. In una recente pubblicazione [Poli e Roggio, 2013, pp. 62-65] si ipotizza la realizzazione del Plan de la ville d’Alguer da parte di Gaetano Quaglia, unicamente su basi stilistiche. La probabilità che si tratti di un disegno del giovane capitano appena arrivato ad Alghero può essere avvalorata attraverso l’osservazione dell’assenza di edifici progettati durante la sua presenza in città, che indicherebbero l’arco cronologico nel quale la mappa è stata sviluppata, soprattutto in un confronto sia con il precedente Planó de l’Alguer, sia con una carta successiva a firma di Leopoldo David.

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Fig. 6 Mappa di Alghero di Leopoldo David, ASCCa, Carte non inventariate, c. 2 Si ritengono ottime guide per i lavori presenti nel Plan de la ville d’Alguer le seguenti relazioni: la prima

del 20 agosto 1726 a firma Devincenti, che elenca i lavori in progetto: i due Rivellini, ossia corpi di fabbrica avanti le due cortine fronte terra da cui difendere in particolar modo l’unico accesso di Porta Terra; una ridotta affiancata al bastione dello Sperone per salvaguardare l’accesso a un pozzo di acqua fuori delle mura; un progetto di “quartieri” per le truppe da realizzarsi vicino alle mura prospicienti il Bastione di Montalbano; una “falsa braga” che ripari sia la cortina tra il bastione dello Sperone e quello della Misericordia (che nella relazione è ancora chiamato “Diamante”). I lavori elencati sono quasi tutti presenti nella mappa anonima, l’unico che viene appena accennato da un contorno senza il colore di riempimento è il “quartiere” delle truppe, che una interpretazione della scrivente vedrebbe come progetto non ancora realizzato.

Il suddetto quartiere non è menzionato nelle strutture elencate nella relazione del Soleri del 1753, nella quale sono presenti, come realizzate, tutte quelle in elenco nella precedente relazione progettuale di Devincenti del 1726. Neanche il documento sullo stato delle fortificazioni redatto da Perin nel 1771 prende in considerazione questi aspetti.

Come segnala il sergente Ferrero della Compagnia Franca nella relazione datata 1768, la sistemazione delle truppe in “quartieri” adeguati è un’esigenza molto sentita: «Trovansi in questo Regno nelle due Principali di Cagliari ed Algheri ambe le guarnigioni allogiate la prima in vari quartieri e l’altra in molte abitazioni, dalla qual separazione ne provengono maggiori spese alla Regia Azienda e ne nascono tanti danni, disordini e sconcerti sia riguardo alla soldatesca che dei cittadini»13. La situazione dei “quartieri” sembra trovare una soluzione provvisoria nel 1771, come riferisce l’ingegner Perin nella sua relazione, sottolineando però che si tratta di alloggi non certamente a prova di bomba, come invece dovrebbero essere.

Il tutto fa supporre che al momento del suo arrivo ad Alghero l’ingegner Quaglia abbia voluto fare un quadro della situazione attraverso due carte, praticamente identiche, che oggi sono conservate nell’Archivio di Stato di Torino e nell’Archivio Storico del Comune di Cagliari.

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Nei sei anni della sua permanenza nella piazzaforte algherese si attuano diversi lavori. Di alcuni sono rimasti i disegni progettuali, con i quali è stato possibile identificare gli edifici nella mappa realizzata successivamente da Leopoldo David. Ilario Principe ipotizza che sia stata disegnata agli inizi del XIX secolo [Principe, 1983, p. 156]. Entrando nel dettaglio i nuovi edifici progettati in quegli anni e che risultano presenti nella carta del David sono il “Nuovo Macello Rovinato” [1789] e l’alloggio destinato ai Dragoni di Sardegna [1790]. Il quartiere reale destinato alle altre truppe di stanza ad Alghero è ricavato dall’Ex-Collegio Gesuitico, i cui lavori di adeguamento sono realizzati nel 178814; da segnalare un altro progetto del 1799 a firma di David, l’adeguamento di un edificio in prossimità della piazza del Vescovo, che non è evidenziato nella mappa (fig. 7).

Fig. 7 Mappa di Alghero di Leopoldo David, ASCCa, Carte non inventariate, c. 2. Legenda: 1.Nuovo

Macello Rovinato (1789); 2. Quartiere dei Dragoni (1790); 3. Reale Quartiere (1788); 4. Rifascio Bastione San Giacomo (post 1779); 5. Ufficio della Posta e dell’Insinuazione (1799) Fra tutti gli interventi di archeologia urbana di emergenza realizzati negli ultimi decenni ad Alghero, un apporto oggettivo a questo contributo è dettato dai risultati dei riempimenti del bastione di San Giacomo (scavi 1997-1999 e 2001 sotto la direzione scientifica dell’archeologo Marco Milanese) che conferma una ulteriore differenza tra le due carte poste a confronto. Infatti nella mappa del David è chiaramente visibile il rifascio del suddetto bastione: «la quasi totalità dei reperti rinvenuti nel riempimento è riferibile a una datazione seicentesca, con una percentuale irrisoria di datazione di avanzato XVIII secolo» [Milanese, 2012, pp. 152-153]. Tutti dati che dimostrano la veridicità degli interventi svolti, citati nei documenti del 1777-1779, esemplificati nelle immagini successive (figg. 8, 9, 10, 11).

In questo lasso di tempo sembra già in atto una lenta trasformazione degli interventi nella città catalana da parte del governo sabaudo. Il passaggio da una esclusiva progettazione e realizzazione dei lavori alle fortificazioni negli anni in cui il Regno di Sardegna è coinvolto nelle varie guerre di successione (polacca e

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austriaca), a un’attenzione in crescendo verso la costruzione di edifici di pubblica utilità, a partire dall’ultimo quarto del Settecento, coincidente con una situazione di relativa pacificazione.

Gli studi di Guido Sari indicano l’Ottocento come il secolo in cui inizia il declino dell’intera cinta bastionata, vuoi per i costi che la città non poteva più sostenere, vuoi per il cambiamento degli interessi pubblici, che ora premono verso un appropriamento di parti del demanio (terreni prospicienti le mura e loro stesse) che facevano gola agli speculatori.

Il percorso verso il disinteresse nei confronti della cinta muraria, che secondo alcuni Primi Cittadini soffocava l’espansione, è comune alle altre piazzeforti sarde, e arriva a maturazione con l’abbattimento di ampie porzioni delle mura.

Fig. 8 Scavo del Bastione di San Giacomo. A sinistra le mura medievali, al centro il riempimento di epoca

sabauda e a destra o contrafforti del Bastione Sabaudo post 1777 [Milanese, 2013, p.61]. Fig. 9 Particolare della mappa Plan de la ville d’Alguer [ASCCa, Carte non inventariate, c.1] Fig. 10 Particolare della Mappa di Alghero di Leopoldo David. [ASCCa, Carte non inventariate, c.2. Fig. 11 In basso: la stratigrafia delle mura nell’area del Bastione di San Giacomo. In rosso, le mura tardo

medievali ritrovate negli scavi 1997-2001. In blu il bastione sabaudo di fine Settecento con i contrafforti [Milanese, 2013, p.62]

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Bibliografia

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*Le immagini contenute nel presente contributo sono state rielaborate dal dr. Alessandro Vecciu che si ringrazia per la collaborazione. 1 Archivio Storico Comunale di Alghero (da ora in poi ASCAl), cartella 883, ff. 62-69, Demolizione delle fortificazioni, 28 dicembre 1861/4 maggio 1869. 2 ASCAl, Manifesti emanati dal sindaco Garibaldi, 1849-1858 3 Archivio di Stato di Cagliari (da ora in poi ASC), Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II, fasc.1069. 4 Archivo Generale de Simancas (da ora in poi AGS), Secretaría de Guerra, leg. 3695, Caller y deciembre 6 de 1717: «que de hecho una visita y relacion muy exacta de lo que provisionalmentey del todo he dado parte se ha de hazer an las plazas de Alguer y de Castillo aragones [...] y conbiaré plan y perfil al ingeniero general Don Prospero de Verbon». 5 Archivo Cartografico y de Estudio Geografico di Madrid (da ora in poi ACEG), Planó de l’Alguer, 1717-1718, c. 139. 6 AGS, Secretaría de Guerra, leg. 3695, Barcelona Noviembre 27 de1717. 7 AGS, Secretaría de Guerra, leg. 3695, Caller y deciembre 6 de 1717. 8 AGS, Secretaría de Guerra, leg. 3695, Alguer 13 de mayo de 1718. 9 AGS, Secretaría de Guerra, leg. 3695, Alguer y noviembre 1° de 1718. 10 Biblioteca Historica National di Madrid (da ora in poi BHN), Mss 6.310, Guzman Davalos Spinola J. M. marchese De la Mina, Memorias sobra la guerra de Cerdeña y Sicilia en los años de 1717 a 1720 y la guerra de Lombardia en los de 1734 a 1736, p. 1060. 11 AGS, Secretaría de Guerra, leg. 3695, Barcelona, cit. 12 Archivio di Stato di Torino (da ora in poi AST), Sardegna, Economico, cat.4, mazzo 2, n° 47. 13 AST, Sardegna, Economico, cat. 4, mazzo. 2, n°43. 14 ASC, Segreteria di Stato e di Guerra, II serie, b. 549. 15 ASCAl, Disegni, 845/100.