2002 Paesaggio terni light

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IL PAESAGGIO VEGETALEDELLA PROVINCIA DI TERNI

E. Biondi, R. Calandra, D. Gigante, S. Pignattelli, E. Rampiconi, R. Venanzoni

Provincia di Terni - Università di PerugiaTerni 2002

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Indirizzo degli autori:

E. BiondiDip. Biotecnologie agrarie ed ambientali - Università di AnconaVia Brecce Bianche, 1 - 60131 Ancona

R. CalandraDip. Scienze agroambientali e della Produzione vegetale, Sez. di Geopedologia - Università di PerugiaBorgo XX Giugno, 74 - 06121 Perugia

D. Gigante, S. Pignattelli, E. Rampiconi, R. VenanzoniDip. Biologia vegetale e Biotecnologie agroambientali - Università di PerugiaBorgo XX Giugno, 74 - 06121 Perugiae-mail: [email protected]

Volume composto ed impaginato presso il Dip. Biologia vegetale e Biotecnologie agroambientaliUniversità degli Studi di PerugiaBorgo XX Giugno, 74 - 06121 Perugia.

Le foto sono degli autori tranne quelle riportate nelle Figg. 50.2 e 50.4, che sono di G. Cardinali.

I diagrammi tridimensionali delle serie sono stati eseguiti da D. Gigante e G. Nicoletti.

Le immagini delle Tavv. 1-14 sono state ridisegnate da: Rameau J.C., Mansion D., Dumé G., 1989. Flore forestièrefrançaise. 1 e 2; Jávorka S., Csapody V., 1975. Közép-Európa Délkeleti Részének Flórája Képekben. AkadémiaiKiadó, Budapest.

Stampa a cura delle Arti Grafiche Sandro IezziStrada di Maratta Bassa, 59/r - 05100 Ternie-mail: [email protected]

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PRESENTAZIONE

La presente pubblicazione, prima nel suo genere, deriva da una fruttuosa collaborazione realizzatadalla Provincia di Terni con i Ricercatori dell’Università di Perugia e intende divulgare gli studi che sonostati alla base dell’analisi vegetazionale culminata con la redazione della Carta delle Serie di Vegetazione.Questa ha rappresentato un idoneo strumento di pianificazione territoriale, di riferimento per le politi-che ambientali e di valorizzazione delle risorse sul territorio provinciale.

Sulla base di questo importante documento conoscitivo del patrimonio vegetale della Provincia, nellaredazione del P.T.C.P. è stato possibile porre particolare attenzione alla valorizzazione delle risorse am-bientali e paesaggistiche, quali il bosco, le praterie o gli elementi del paesaggio rurale e agricolo, ed allariqualificazione e rinaturazione delle aree soggette a fenomeni di degrado, come punto fondamentalenello sviluppo economico e turistico del territorio.

Il carattere paesaggistico ed ambientale del P.T.C.P., che deriva dall’applicazione della legge urbanisti-ca umbra, diviene quindi la chiave di lettura per le scelte di trasformazione del territorio, definendo ledestinazioni d’uso a seconda del grado di compromissione o di integrità delle risorse presenti e del lorovalore, in un’ottica di sviluppo attenta al rispetto ed alla valorizzazione delle risorse naturali.

La Carta delle Serie di Vegetazione costituisce uno degli strumenti di conoscenza del territorio pro-vinciale che viene messo a disposizione, distribuito in CD-rom, degli Enti pubblici, dei professionisti e ingenerale di tutta la collettività. Questa pubblicazione si propone di rendere i materiali dello studio utilizzabilianche a fini didattici, a supporto di itinerari turistico-ecologici o per la predisposizione di piani integratiper la tutela e la valorizzazione ambientali. L’opera, a carattere scientifico-divulgativo, è strutturata inmodo tale da fornire ai lettori uno strumento utile per la conoscenza del Paesaggio Vegetale della Provin-cia di Terni. In essa si descrivono le formazioni vegetali di maggiore interesse e rarità e i paesaggi chemaggiormente rivestono un carattere di unicità e di complessa qualità, fornendo una serie di informazio-ni che possono contribuire ad accrescere nel cittadino la consapevolezza del valore intrinseco della com-ponente ambientale del proprio territorio.

Il libro è articolato in tre parti dedicate rispettivamente alla descrizione dell’ambiente fisico del terri-torio provinciale, premessa fondamentale per qualunque tipo di analisi territoriale, alla descrizione delpatrimonio vegetale della Provincia, una delle componenti ambientali che maggiormente caratterizzanoil territorio e alle caratteristiche della Carta delle Serie di Vegetazione della Provincia di Terni e ai suoiaspetti applicativi, nonché gli strumenti gestionali per un corretto utilizzo dell’informazione scientifica.

Prof. Fabio Paparelli

Assessore all’Urbanistica della Provincia di Terni

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Ultimo nato tra gli strumenti di pianificazione territoriale iI Piano Territoriale di CoordinamentoProvinciale, detto in sigla PTCP, ha assunto il carattere di “quadro complessivo” di riferimento per lepolitiche sia ambientali che di valorizzazione delle risorse sul territorio provinciale. Frutto di una piutto-sto complessa elaborazione, il Piano ha cercato di rispondere alle molte istanze maturate nei diversi con-testi locali, risposte, è chiaro, quali possono scaturire da uno strumento di tipo urbanistico-territoriale di“area vasta”, con più di un aggancio alla programmazione economica ed allo sviluppo sostenibile.

Sul piano culturale è correlato al diffondersi a tutti i livelli del principio della sussidiarietà, a cui siaggiunge lo sviluppo di forme di collaborazione orizzontali, centrate su linee di azione e progetti pilota,finalizzate alla circolazione delle “migliori pratiche” (come ad esempio nei progetti di rete europea URB-AL e Agenda XXI) e all’affermarsi del modello dei progetti integrati, che molto successo ha riscosso neiProgrammi di Riqualificazione Urbana per lo Sviluppo Sostenibile del territorio (PRUSST), presentatida parte di quasi tutti i centri umbri, variamente aggregati e con la partecipazione di ingenti investimentiprivati.

Il Piano territoriale provinciale è stato impostato come un sistema in cui intervengono diversi stru-menti sia di tipo tecnico-scientifico, sia di tipo gestionale-amministrativo per la previsione, la simulazio-ne di scenari, il monitoraggio, la valutazione dei risultati.

I filoni permanenti di attività-approfondimento delle conoscenze si riferiscono a:- scambi permanenti con la pianificazione di livello comunale, a cui è complementare per la definizio-

ne dell’inquadramento delle problematiche insediative ed ambientali a scala sovra-locale;- confronto e aggiornamento con studi a scala superiore ed inferiore e di carattere settoriale, accordi di

collaborazione con istituti regionali di ricerca e Università;- raccordo interno e collaborazione con gli uffici preposti alla gestione delle funzioni provinciali in

materia ambientale, trasporti, Beni culturali, infrastrutture stradali, sviluppo economico ed in particolarecon il Piano provinciale di Sviluppo;

- attività di gestione volta alla verifica della coerenza tra le potenzialità e determinanti strutturali e leoccasioni di intervento e la valutazione dei risultati.

L’attuazione del piano è affidata ad una molteplicità di strumenti, di cui la Provincia promuove laformazione d’intesa con gli enti territorialmente interessati:

- accordi di pianificazione, per le operazioni di trasformazione maggiormente complesse e a lungotermine

- piani di settore, per aspetti tematici prevalenti- piani integrati di area circoscritti per ambiti, definiti nei soggetti e nelle finalità, collegati all’allocazione

di risorse economiche.Il PTCP inoltre fa riferimento:- ad una serie di schede progetto, che costituiscono gli elementi di riferimento e proposta per azioni di

intervento sia tematiche sia per sistuazioni problematiche individuate dal Piano stesso;- a programmi mirati: carta archeologica e del rischio archeologico, carta dei paesaggi e dei beni

culturali, modello per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale, piano cave provinciale, piani dirisanamento e riqualificazione siti degradati; censimento e approfondimenti sulle risorse biotiche (censi-mento delle specie botaniche comprendente liste floristiche complete, aggiornamento censimento alberimonumentali, etc.) e sui beni sparsi (architettura minore e tessiture fondiarie e storiche);

- all’implementazione dei Bilanci di Area, attraverso l’aggiornamento e l’approfondimento degli indi-catori ecologici, strumento per la valutazione ed il controllo delle principali trasformazioni.

Per la legge urbanistica umbra, il PTCP assume fondamentalmente un carattere paesaggistico e am-bientale, definendo le destinazioni d’uso del territorio, a seconda del grado di compromissione o diintegrità delle risorse presenti. La eco-sostenibilità delle scelte di piano di basa su una analisi, e quindiconoscenza, integrata dell’ambiente, nella sua complessità. In quanto anche piano paesaggistico configu-

PREFAZIONE

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ra i caratteri dei quadri ambientali o le unità di paesaggio, come risultato dell’interazione dinamica trauomo-ambiente, individuandone struttura (elementi, origine, forma e matrice prevalente) e gli apparatifunzionali (abitativo, produttivo, sussidiario, protettivo). Come insieme di tecniche di valutazione e dianalisi è stata scelta l’ecologia del paesaggio, che consente l’individuazione dei processi generali che con-dizionano le diverse unità di paesaggio e la descrizione dei caratteri principali, funzionali e strutturali, delsistema paesistico, delle dinamiche significative (confrontando i rilievi delle unità ecosisteminche in al-meno tre soglie storiche), delle condizioni attuali di equilibrio e dei range di variabilità degli indici signi-ficativi utilizzati (biopotenzialità territoriale, habitat standard pro-capite, connettività e circuitazione delsistema seminaturale, grana, eterogeneità, ecc.).

Il piano giunge quindi a valutare la compatibilità tra le diverse destinazioni d’uso del territorio, chequasi sempre interagiscono in maniera conflittuale, sovrapponendo i vari effetti derivanti dai cicli diproduzione, uso e smaltimento dei residui.

Le indagini sono state finalizzate a:- individuare le principali disfunzioni del territorio alle varie scale di indagine- evidenziare le zone a minore trasformabilità e a maggiore criticità- individuare le unità di paesaggio della provincia, le loro caratteristiche principali e le criticità- individuare le linee guida per la pianificazione.Le analisi dell’ecologia del paesaggio sono state integrate da studi settoriali di approfondimento sugli

usi delle acque (descrizione ed evoluzione storica del reticolo idrografico, reti di monitoraggio e analisidel servizio depurazione e degli scarichi), sullo smaltimento dei rifiuti, sull’uso delle georisorse e studiodelle componenti abiotiche del paesaggio, sull’uso del suolo e sulla situazione agro-forestale. Le varieanalisi hanno prodotto delle relazioni di settore e le rispettive carte tematiche, che sono state integratenelle carte di sintesi, nelle schede sintetiche delle problematiche ambientali e nella griglia di valutazionedel peso e della distribuzione delle componenti considerate.

Il PTCP individua alcune azioni strutturali fondamentali (categorie di intervento: bonifica,rifunzionalizzazione, riqualificazione) ed in particolare la qualificazione delle aree produttive, il restaurodel paesaggio, la riambientazione delle aree degradate, la creazione di circuiti e reti di servizi, indicandocome prioritari gli ambiti in cui la pressione antropica ha compormesso alcuni equilibri ambientali ed incui allo stesso tempo risultano essere presenti istanze di nuovo insediamento e trasformazione. Per alcuniambiti la “palestra” di sperimentazione è stata offerta dal PRUSST “Il Nera, dalla prima industrializzazio-ne allo sviluppo sostenibile” finanziato dal Ministero delle Infrastrutture. Gli strumenti scelti dal pianoprovinciale di Terni sviluppano:

- indicatori sintetici di stato, sulla base della “capacità portante” di ciascuna partizione territorialeelementare (unità di paesaggio);

- l’individuazione delle funzioni svolte da ciascuna u.d.p. nel sistema ambientale-territoriale ed inparticolare il ruolo “equilibratore” svolto da alcune ad alta biopotenzialità rispetto a quelle a più altacomponente antropica, correlata a politiche di mantenimento dei sistemi e quindi ad un potenziale“investimento in ecodotti”;

- tecniche di compensazione-mitigazione e di stima/valutazione degli effetti delle trasformazioni,partendo dall’individuazione del mosaico ambientale corrispondente allo stato di fatto; attraverso le “gri-glie di valutazione” i criteri generali di localizzazione individuati dal Piano divengono puntuali indicazio-ni riferite all’insieme dei parametri delle opportunità, nonché indicatori di fattibilità economica, attra-verso l’ottimizzazione nel bilancio tra pesi di impatto-mitigazioni-compensazioni;

- approfondimenti alla scala progettuale dell’utilizzo di tecniche eco-compatibili (ingegnerianaturalistica, bioedilizia, recupero acque meteoriche e materiali permeabili, barriere vegetate).

Da una parte dunque “regole” urbanistiche e verifiche di corrispondenza tra trasformabilità e condi-zioni ambientali, dall’altra proposte di intervento e di ricucitura di interventi anche importanti, finanzia-ti a valere sui fondi strutturali, ma che non hanno la dimensione per essere attrattori sia per il turismo cheper lo sviluppo economico.

Arch. Donatella Venti

Dirigente dell’Urbanistica e PTCP di Terni

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INTRODUZIONE

La perdita progressiva di specie animali e vegetali, avvenuta soprattutto nella seconda parte dell’ulti-mo secolo, è divenuta sicuramente uno dei problemi di maggiore rilevanza a livello mondiale. La dram-maticità di questa condizione è stata recepita da buona parte dei Paesi che nella conferenza mondiale diRio de Janeiro sullo stato dell’ambiente, tenutasi nel 1992, hanno sancito il loro impegno per la conser-vazione della biodiversità sull’intero pianeta. Il termine biodiversità è così divenuto a tutti familiare,nonostante dia adito a non poche ambiguità interpretative.

La biodiversità è la varietà biologica che si esprime a livello genetico, di singoli individui, di biocenosie di ecosistemi. Parliamo perciò di ambiti molto diversi e tra loro integrati. La valutazione storica delladiversità biologica del nostro territorio ci porta a verificare le trasformazioni indotte dall’uomo, cheattraverso il progressivo prelievo delle risorse si è distinto come un eccezionale trasformatore delle carat-teristiche naturali del territorio. Ambienti diversi quali boschi, praterie, paludi, fiumi, laghi, spiagge sonostati profondamente modificati e alterati nei loro delicati equilibri, anche con profonde trasformazioni,talvolta sconvolgenti, dalle quali si sono però originati nuovi equilibri, non sempre e necessariamente daconsiderare in termini negativi. Le più recenti ricerche ci inducono a rivedere tante interpretazioni detta-te dalla istintiva necessità di conservare una natura ancestrale, che di fatto non abbiamo mai conosciutoe della quale stentiamo scientificamente a comprendere il reale significato quali/quantitativo. Dobbiamoquindi verificare la naturalità dei nostri habitat tenendo però presente che maggiore naturalità non rap-presenta necessariamente biodiversità più elevata. Infatti la gestione del territorio realizzata in epocastorica, pur determinando profonde trasformazioni degli ambienti naturali, attraverso lo sviluppo dinuovi ecosistemi ha portato alla realizzazione di una notevole quantità di habitat per specie animali evegetali che si sono così ampiamente diffuse. La tradizionale gestione agro-silvo-pastorale, frammentandogli ecosistemi ha infatti enormemente diversificato il territorio, costituendo la base per lo sviluppo dimolti ambienti di transizione, i cosiddetti ecotoni, che sono tra i più ricchi di specie.

In base a queste premesse lo studio del patrimonio vegetale del territorio della Provincia di Terni è statocondotto con riferimento ai tre principali livelli che si integrano nella costituzione del paesaggio intesocome insieme di ecosistemi. Si è quindi proceduto iniziando dal livello di analisi delle singole specie checostituiscono la flora, per continuare con quello delle comunità che definiscono i tipi di vegetazione, dallacui integrazione ha origine il paesaggio vegetale. L’occasione per l’esecuzione di questi studi è stata l’analisidi settore per il PTC della Provincia, al quale hanno concorso numerosi specialisti. L’integrazione delleconoscenze ha portato ad una visione complessa, non riduzionista, delle caratteristiche, della struttura edelle peculiarità degli ambienti presenti nel territorio in oggetto, che ha costituito la base su cui fondarele scelte urbanistiche e gestionali. Si tratta di una procedura assolutamente condivisibile in quanto vuolescoprire l’intimo funzionamento del sistema ambientale, conoscerne la fisiologia, per programmare inmodo da rispettare le sue delicate interazioni e quindi intervenire in modo equilibrato e compatibile.

Trasformare una relazione scientifica in un testo comprensibile ai non specialisti è opera semprecomplessa ed impegnativa alla quale gli Autori si sono comunque dedicati nella convinzione che questoaspetto, la cosiddetta divulgazione, non sia meno importante della relazione scientifica stessa. Ben pocopossono infatti realizzare le Amministrazioni pubbliche se nella popolazione non esiste la consapevolezzadella necessità di realizzare un uso razionale delle risorse. Diviene pertanto fondamentale la conoscenzadel percorso scientifico che ha portato alla definizione delle scelte adottate. L’ambiente deve essere infattiinterpretato in modo corretto al fine di poterlo gestire e nel contempo mantenere.

Il territorio della provincia di Terni si presenta sicuramente come uno dei più interessanti e ricchi intermini di naturalità a livello europeo. Ciò è indice di una maturata conoscenza e consapevolezza deivalori dell’ecologia nella sua popolazione.

Gli autori

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L’AMBIENTE FISICO

Fig. 1 – Carta amministrativa della Provincia di Terni (Scala 1:600.000 ca.).

GEOGRAFIA

CARTA AMMINISTRATIVA

altitudini medie comprese tra 50 e 300 m s.l.m.),per il 55% interessato da colline (con cime inferio-ri agli 800 m s.l.m.) e per il rimanente 7% costitu-ito da rilievi montani (con quote comprese tra 800e 1650 m s.l.m.). Il rilievo più alto è il Monte LaPelosa (1635 m s.l.m.), mentre le quote più bassesi registrano in corrispondenza della Valle del F. Te-vere (circa 85 m s.l.m.).

Il reticolo idrografico è abbastanza articolato; ifiumi più importanti sono il Tevere, il Nera e ilPaglia. Il Tevere ha direzione N-S e scorre nel set-tore sud-occidentale della Provincia, segnando granparte del confine tra Umbria e Lazio. Il bacino delNera si estende nei territori meridionali e sud-orien-tali; il F. Nera raccoglie le acque del settoreappenninico e della catena narnese e confluisce nelTevere nei pressi di Orte. Il F. Paglia, affluente didestra del Tevere, raccoglie le acque di tutto il baci-no dell’orvietano.

Il territorio della Provincia di Terni è situatonella parte sud-occidentale della Regione Umbria;ha forma allungata in direzione NW-SE edun’estensione pari a circa 2.122 Kmq.

Confina a Nord con la Provincia di Perugia, aSud-Est con la Provincia di Rieti (Lazio), a Sud-Ovest con la Provincia di Viterbo (Lazio) e per unbreve tratto a Nord-Ovest con la Provincia di Siena(Toscana).

Dal punto di vista amministrativo la Provinciaè costituita da 33 Comuni, il più esteso è quello diOrvieto, il più piccolo è quello di Attigliano, hainoltre un’isola amministrativa inclusa nel territo-rio perugino ma appartenente al Comune di Fabro(Fig.S1).

Dal punto di vista fisico (Fig. 2) il territorioprovinciale è per il 38% di natura pianeggiante (con

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Fig. 1 –

Fig. 2 – Carta fisica della Provincia di Terni (isoipse: equidistanza = 200 m, principali rilievi e reticolo idrografico; Scala 1:600.000 ca.).

GEOLOGIA E FISIOGRAFIA

CARTA FISICA

Sono anche presenti alcuni laghi, tra questil’unico ad avere origini naturali è quello diPiediluco, racchiuso tra modesti rilievi montaninel bacino idrografico del Velino, affluente di sini-stra del Nera. I rimanenti laghi, quelli di Corbara,Alviano, Aia, San Liberato e Arezzo sono stati rea-lizzati a scopo idroelettrico o agricolo. La maggiorparte di questi ha assunto un’importanzanaturalistica soprattutto per la fauna ornitologica,ma anche dal punto di vista botanico. Un ultimoriferimento va fatto alla Cascata delle Marmore chepur essendo anch’essa d’origine artificiale ha ormaiacquisito un rinomato valore paesaggistico enaturalistico oltre che estetico.

I territori pianeggianti si collocano nelle areelimitrofe ai principali corsi d’acqua; il maggioreper dimensioni è quello della Conca di Terni.

La composizione delle rocce influenza la circo-lazione sotterranea delle acque, la stabilità dei ver-santi e la formazione dei suoli nelle prime fasipedogenetiche. L’analisi geologica svolta nel terri-torio provinciale ha riguardato le formazioni geo-logiche superficiali (formazioni litologiche) chesono direttamente collegate con l’evoluzione del ri-lievo attualmente osservabile e ha evidenziato un’al-ta eterogeneità. I litotipi individuati sono riferibilialla serie sedimentaria marina toscana ed a quellaumbro-marchigiana, ai colmamenti lacustri ed alloscenario lavico e piroclastico laziale (Fig. 3).

Sulla base della fisiografia e della litologia èstato possibile suddividere il territorio in tre grandielementi morfologici che corrispondono ai com-plessi geologici costituiti dai rilievi montuosi, daicomplessi collinari e dalle aree di pianura.

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DEPOSITI CLASTICISabbie, limi e conglomerati, prevalentemente sciolti, di originemarina e salmastra.

ARENARIEArenarie torbiditiche di natura quarzosa, livelli di calcareniti ebrecciole a microforaminiferi (Macigno); lenti di estensione epotenza variabile costituite da argille e marne, calcareniti,brecciole calcaree.

MARNE ED ARENARIEArenarie in banchi e strati alternate a marne ed argille siltose,marne grigiastre passanti verso l’alto ad argille ed arenarie nerastree verso il basso a facies calcaree ed arenacee di colore scuro conselce nera (Bisciaro). Alternanze argillose ed argillo-areacee conprevalenza nella parte alta dei livelli arenacei (Marnoso-Arenacea).

CALCARI ARGILLOSI CON OFIOLITIArgille con calcari palombini, calcari marnosi membri arenacei,con ofioliti in livelli ed olistostromi.

CALCARICalcari, calcari dolomitici e dolomie, massivi biancastri, calcari ecalcari marnosi, marne ed argilliti, ben stratificati, con selce ancheabbondante (Dolomie, Calcare massiccio, Corniola, Rossoammonitico, Calcari selciferi, Marne ad Aptici, Maiolica, Marne aFucoidi, Scaglia rossa).

DETRITODetrito di pendio costituito prevalentemente da materialegranulare sciolto o poco cementato, con scheletro clasticodi natura calcarea, a spigoli vivi e matrice più o menoabbondante di natura limo-argillosa.

DEPOSITI ALLUVIONALIDepositi a granulometria variabile da limi a ghiaie, infunzione del materiale e delle modalità di trasporto edeposito, preval. di natura calcarea, talora in forma di terrazzo.

TRAVERTINITravertini litoidi di natura calcarea, di origine piroclastica,stratificati, talora pedogenizzati.

DEPOSITI VULCANICITufi, tufiti di origine piroclastica, stratificati, talorapedogenizzati.

SABBIE ED ARGILLESabbie, limi ed argille con livelli conglomeratici, di originelacustre.CONGLOMERATICiottoli calcarei in matrice sabbiosa, arrotondati,prevalentemente cementati, di origine lacustre.

Legenda

CARTA GEOLITOLOGICA

Fig. 3 – Carta geolitologica semplificata della Provincia di Terni (Scala 1:500.000 ca., documentazione P.T.C.P.).

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Montagna

La montagna, costituita da rocce sedimentariemarine, calcaree, di origine chimico-organogena,può essere suddivisa in tre settori:

1)SCatena Amerino-Narnese;2)SAlture Preappenniniche a Nord, Est e Sud

della Conca ternana;3)SMonte Peglia.

1) Tra Sangemini e Alviano, nel settore sud-occidentale del territorio umbro, si sviluppa la dor-sale calcarea dei Monti Amerini, che inizia a nordcon il Monte Cerrentino (880 m s.l.m.) e terminaa sud con i rilievi che circondano la città di Amelia(406 m s.l.m.). La catena è costituita da rilievi mo-desti con aspetto dolce e cime rotondeggianti. Geo-logicamente tale area si caratterizza per l’omoge-neità dei substrati, formati da Calcare Massiccioed in alcune località da Calcare Cavernoso, la piùantica unità litologica affiorante in Umbria.

La Catena Amerina si collega al territorionarnese attraverso bassi rilievi calcarei, Monte San-ta Croce (454 m s.l.m.) e S.S. Annunziata (408 ms.l.m.), separati dalla valle del F. Nera, che in que-sta zona ha dato origine a profonde gole che si esten-dono dalla città di Narni fino all’abitato di Stifone.Geologicamente anche queste forre sono costituitedalla formazione del Calcare Massiccio. La CatenaNarnese si estende nella parte più meridionale delterritorio provinciale caratterizzata da rilievi calcarei:Monti Trassinari (607 m s.l.m.), Oriolo (629 ms.l.m.) e San Pancrazio (1027 m s.l.m.). Dal puntodi vista geologico sono caratterizzati da un com-plesso calcareo del Giurassico, hanno cime arro-tondate e versanti acclivi, modellati da canaloni efossi, le cui acque riforniscono il Fiume Tevere.

2) Il gruppo montuoso di Monte Torre Mag-giore (1120 m s.l.m.), che costituisce la parte piùmeridionale della Catena Carbonatica dei MontiMartani (Comuni di Acquasparta e Sangemini),delimita a Nord la vasta pianura della Concaternana. Una delle caratteristiche più importantidi questa catena è di essere stata interessata e mo-dellata da fenomeni carsici che hanno originato for-me particolari del paesaggio, come il Laghetto diFiorenzuola (vasta dolina) e la Conca di Carsulae(famosa per i resti di insediamenti romani).

L’idrografia superficiale è rappresentata da cor-

si d’acqua di piccola e media portata (Torren-tiMarroggia, Serra e Naia), mentre la circolazionesotterranea, dovuta all’alta permeabilità delle roccecalcaree, è di primaria importanza per le numerosesorgenti di acque minerali (Sangemini e Fabia). Iversanti orientali del Monte Torre Maggiore for-mano la Valle del Serra, mentre a ovest si trovano iMonti Calvo (825 m s.l.m.) e Cecalocco (735 ms.l.m.). Dal punto di vista geologico, il TorrenteSerra si trova incassato, con i suoi meandri, nellaScaglia rossa; dove l’acqua ha inciso anse tortuoseci troviamo in corrispondenza della compatta e re-sistente formazione del Calcare Massiccio.

Nel settore orientale (Comuni di Ferentillo,Montefranco, Polino, Arrone) è presente unamorfologia tipicamente montana con dorsali evallecole caratterizzate da pronunciate incisioni flu-viali. Al confine con il territorio spoletino si incon-trano Monte Solenne (1286 m s.l.m.) e Colle LaBernara (1153 m s.l.m.), separati dal Fiume Nera,che segnano l’inizio della Bassa Valnerina ternana;geologicamente sono costituiti dalla tipica seriecalcarea appenninica che in alto presenta la For-mazione della Maiolica ed in basso quella della Sca-glia. Nella parte più meridionale, invece, si ha l’al-lineamento in direzione NE-SO del Monte La Pe-losa (1635 m s.l.m.) e del Monte Torrinara (1308m s.l.m.). Questi ultimi, insieme ai rilievi sopra de-scritti, possono essere considerati come lapropaggine meridionale dei Monti della Valnerina(M. Coscerno - M. Aspra), che costituiscono unaserie di imponenti rilievi che la valle del Fuscello ela Valle Avanzana separano dalla dorsale dei Mon-ti Reatini (M. Corno, M. Tilia, M. Terminillo).Nel settore N-E del Comune di Polino, tra ColleBertone e Salto del Cieco, la morfologia è quella diun altopiano a una quota media di 1200 m s.l.m.,con scarsa idrografia superficiale. Dal punto di vi-sta geologico, tutta l’area è caratterizzata da roccecalcaree di origine marina, ascrivibili alla SerieStratigrafica Umbro-Marchigiana, di età compresatra il Triassico (240 milioni di anni) e il Miocene(5,2 milioni di anni). Queste formazioni calcareesono costituite da alternanze di calcari, calcarimarnosi e marne spesso ben stratificate e ricche difossili (AA.VV., 1990).

A Sud della Conca Ternana si incontra la partesettentrionale dei Monti Sabini, che interessano solomarginalmente il territorio umbro, sviluppandosi

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I rilievi attorno al M. Peglia (S. Vito in Monte,585 m s.l.m.; Montegabbione, 594 m s.l.m.; S.Venanzo, 465 m s.l.m.; Morrano 359 m s.l.m.) sonoper lo più formati da substrati di arenarie giallastre,arenarie con livelli di marne e argille siltosegrigiastre. A S. Venanzo si trovano anche lave epiroclastiti dell’omonimo centro eruttivo, impor-tante a livello mondiale per il ritrovamento di roc-ce e minerali rarissimi.

2) La collina “interna” (Montecastrilli, Sange-mini, Collescipoli), collocata ad est rispetto allaCatena Amerina, presenta dal punto di vistamorfologico aree di bassa collina costituite da de-positi sabbioso-argillosi in cui si trovano anche spo-radiche formazioni calanchive. Si tratta di depositilacustri argillosi con banchi di lignite e termini pre-valentemente sabbioso-conglomeratici con lentiargillose.

3) Nella collina “esterna” prevalgono ancoraargille, argille sabbiose grigio azzurre e marne,calanchive nella zona di Ficulle e Fabro; meno estesesono le sabbie gialle, con livelli di conglomerati lo-calizzati presso La Sala e Osarella, e i conglomeratidi origine deltizia, presso Corbara e Monteleone.A sud, in corrispondenza di Baschi, Alviano eOtricoli si ritrovano modesti rilievi diffusamenteabitati, geologicamente costituiti da depositi sab-bioso-ghiaiosi dell’Olocene-Pleistocene, che soprat-tutto nell’area di Alviano presentano estesemorfologie calanchive.

L’area di Allerona - Selva di Meana (Comuni diAllerona e Castel Viscardo) presenta cime arroton-date con versanti acclivi incisi da fossi e torrentiche vanno a confluire nel Fiume Chiani, affluentedel Fiume Paglia. Quest’area è molto complessa dalpunto di vista litologico e presenta un’alternanzadi argilliti, calcari marnosi e marne. Le cime piùelevate sono Monte Spano (617 m s.l.m.) e PoggioSpino (810 m s.l.m.).

4) Nella collina orvietana, da Castel Giorgio aPorano, sono presenti tufi stratificati degli appara-ti vulsini, costituiti da alternanza di lapilli, tufiterrosi, pomici, ceneri, insieme a colate laviche divaria natura: il tutto è riferibile alle manifestazionieruttive degli apparati vulsini settentrionali. I tufioriginano tipici tavolati, caratterizzati da morfologia

soprattutto nel reatino, mentre nel territorioternano sono rappresentati dai piani carsici posti aquota 900 m nel Comune di Stroncone. I piani,collocati all’interno di modesti rilievi calcarei (Colledei Prati, Colle dei Tre Confini e Colle del Faggio),hanno una morfologia caratterizzata dalla presenzadi piccoli avvallamenti e depressioni che nei perio-di primaverili e autunnali si riempiono di acquapiovana, dando origine a stagni temporanei. Nelsettore sud-orientale, la vasta pianura ternana è de-limitata dai rilievi calcarei alto-collinari che deli-mitano il Lago di Piediluco; tra i più importanti visono Monte Mazzelvetta (613 m s.l.m.), Forcadell’Arrone (509 m s.l.m.) e Monte La Pelosa (1635m s.l.m.).

3) Il complesso del Monte Peglia (837 m s.l.m.),piuttosto articolato, rappresenta il proseguimentoideale verso Nord dei Monti Amerini. Dal puntodi vista amministrativo ricade nei Comuni diOrvieto, Parrano e San Venanzo. Geologicamentel’area sommitale del M. Peglia è caratterizzata dalleformazioni della Maiolica, della Scaglia cinerea evariegata e delle Marne a fucoidi. Nel complessoquesto territorio si mostra uniforme dal punto divista morfologico, con una fitta rete di piccoli corsid’acqua. Alle pendici meridionali del Monte Peglia,in corrispondenza dei Comuni di Baschi e Orvieto,sono presenti modesti rilievi in cui scorre incassatoil F. Tevere che prende un andamento est-ovest. Èqui, proprio per l’attività erosiva del Tevere, che sisono formate le gole del Forello, geologicamentecostituite da rocce carbonatiche, ora in gran partesommerse dal bacino artificiale del L. di Corbara.

Collina

Il paesaggio collinare, di eterogenea natura ge-ologica, può essere suddiviso in quattro settori:

1) Alture che si estendono nel territorio delM. Peglia;

2) Collina “interna” sabbioso-conglomeratica;3) Collina “esterna” argillo-sabbiosa;4) Collina tufacea.

1) Il complesso territoriale dell’orvietano ha adest l’area alto-collinare del Monte Peglia-MontePiatto e a ovest l’area collinare di Allerona-Selva diMeana: queste due unità morfologiche sono sepa-rate da aree planiziali, solcate dal F. Paglia.

12

subpianeggiante; il più grande di questi (il Tavola-to d’Orvieto) si trova ad una quota compresa tra i500 e i 600 m s.l.m. e interessa i comuni di Orvieto,Castel Giorgio e Porano.

Pianura

Le pianure, di varia grandezza, sono costituitein gran parte da sedimenti alluvionali sabbioso-ciottolosi di origine lacustre e fluvio-lacustre, at-tuali e recenti; depositi di disfacimento piroclastici(Castel Grigio) e depositi argilloso-sabbiosi eghiaiosi fluvio-lacustri (Ponte Giulio, Madonna delPorto, S. Liberato). Il raccordo di tutti i citati sedi-menti con le alture circostanti è affidato spesso adetrito di falda e frana.

Gli eventi legati al vulcanismo e alla tettonica,come pure i fenomeni idrotermali, l’erosione e lasedimentazione, consentono affioramenti sia purlimitati di rocce particolari in siti inaspettati: è ilcaso dei travertini di Acquasparta, Giove, Lugnano,Guardea e Titignano, delle vulcaniti di S. Venanzo,dei tufi di Guadamello e Porchiano, delle arenariedi Aguzzo e via dicendo.

La pedologia è la scienza che studia il suolo,cioè la parte superficiale della crosta terrestre e sidifferenzia dalla geologia che invece studia le for-mazioni rocciose della crosta terrestre e quelle pro-fonde.

Un territorio come quello della provincia diTerni che, anche se in una superficie modesta, pre-senta una escursione altimetrica attorno ai 1500 med una variabilità nella litologia dei substrati taleda far coesistere termini del sedimentario marino(toscano e umbro-marchigiano) e di quello conti-nentale (deposito lacustre, fluviale, eluviale e chi-mico) con termini magmatici e piroclastici, nonpoteva che presentare una notevole variabilità an-che nel panorama dei suoli. La descrizione che se-gue verrà fatta per comparti lito-morfologici.

I suoli dell’Appennino calcareo

Alle quote più elevate, su substrati costituiti daCalcari compatti, marnosi e selciferi, nonché dai

PEDOLOGIA

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a) b) c) d)

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Fig. 4. Rappresentazioni schematiche di alcuni tipi di suolo: a) “Litosuoli”, b) “Rendzina brunificati”, c) “Suoli bruni modali”, d) “Suolibruni calcarei”, e) “Suoli alluvionali”, f) “Regosuoli”, g) “Terre rosse mediterranee”, h) “Suoli bruni calcici”.

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relativi detriti, oltre ad aree prive di suolo delle cre-ste e dei ghiaioni, sono presenti vari tipi di suolo.

Sui versanti ripidi su rocce compatte, con pen-denze dal 30% al 75%, sono presenti suoli forte-mente erosi con un profilo AR, con pietrosità erocciosità elevate, aventi profondità 5÷25 cm; tes-situra franco-limoso-argillosa; struttura poliedricasubangolare (grumosa nei primissimi centimetri);scheletro 40-60%; sensibilmente calcarei; reazionemoderatamente alcalina; moderatamente organici;eccessivamente drenati (Fig. 4a). Sono definibilicome “Litosuoli”.

Ai versanti da acclivi a moderatamente ripidiappartengono suoli non degradati che presentanoun profilo A Bw R, con pietrosità e rocciosità scar-se, con una profondità da 25 a 50 cm; tessitura dafranco-argillosa a franco-limosa; scheletro 5÷30%;struttura grumosa in A e poliedrica angolare nel-l’orizzonte B; calcare assente; reazione neutra; bendrenati; erosione debole o a luoghi moderata (Fig.4b). Sono definibili come “Rendzina brunificati”.

Alla base dei versanti mediamente acclivi, ge-neralmente su detrito di falda, si hanno di nuovosuoli degradati con profilo A C o più raramente ABw C, con rocciosità assente e pietrosità elevata;profondi da 20 a 35 cm, con tessitura franco-argillosa; struttura poliedrica subangolare o ango-lare; scheletro 15÷70%; sono da debolmente a sen-sibilmente calcarei; la reazione è da neutra a leg-germente alcalina; sono da ben drenati a piuttostoeccessivamente drenati; l’erosione è moderata (Fig.4d). Sono definibili come “Suoli bruni calcarei”.

Sulle radure sommitali si trovano suolidiscontinui, poco evoluti, costituiti da un sottilestrato organico al di sopra della roccia o dei detriti(a profilo A R), alternati a suoli più evoluti (a pro-filo A Bw R) ove è maggiore la copertura della ve-getazione. Nelle aree concave (vallecole, doline etc.)si arriva a suoli profondi (anche maggiori di 1 m),arrichiti da materiale colluviale, argillosi, decarbo-natati, umiferi, da subacidi ad acidi.

I suoli dei paesaggi intra-Appenninici

Oltre agli appena citati suoli su detriti di falda,si hanno altre tipologie di suolo strettamente lega-te ad ambiti non molto estesi ma caratteristici, con-nessi alla dinamica delle acque. Sui colluvium finidei valloni a conca e delle superfici di dolce raccor-do tra il fondovalle e le pareti, sono presenti suoli a

profilo A Bw C profondi 50 cm o più, con pietrositàscarsa e rocciosità assente; a tessitura argillosa e astruttura poliedrica subangolare o poliedrica ango-lare; lo scheletro è comune; sono poveri di sostanzaorganica; il calcare è assente; la reazione è legger-mente alcalina; il drenaggio è lento, l’erosione èassente (Fig. 4c). Sono definibili come “Suoli bru-ni modali”.

Negli stretti fondovalle intra-appenninici, i suolihanno un profilo AC; la profondità è di 50 cm; lapietrosità è scarsa e la rocciosità assente, ma lo sche-letro è abbondante; la tessitura è franco-limoso-argillosa; la struttura è poliedrica angolare; sonopoveri di sostanza organica; sono fortementecalcarei; la reazione è moderatamente alcalina; sonoben drenati e presentano frequenti fenomeni disovralluvionamento per apporti laterali (Fig. 4e).Sono definibili come “Suoli alluvionali”.

I suoli del pre-Appennino calcareo

Sulle alture non eccessivamente elevate ma daltipico aspetto rupestre che corrispondono agliaffioramenti del Calcare Massiccio e di altre for-mazioni calcaree mesozoiche meno diffuse, costi-tuenti la Catena Amerino-Narnese, troviamo suoliche differiscono notevolmente tra loro per caratte-ri chimico-fisici e soprattutto per il diverso gradodi evoluzione.

Si passa infatti da suoli maturi e profondi susuperfici antiche (a volte troncati e sottoposti a nuo-va pedogenesi, nel caso della “Terra fusca”), come i“Suoli fersiallitici” del tipo delle “Terre rosse medi-terranee” a profilo A Bt C (Fig. 4g e Fig. 5) su cal-care compatto ed i “Suoli bruni calcarei” a profiloA Bw C (Fig. 4d) su calcari marnosi e, più limita-tamente, su detriti e colluvium arrossati, a suoli

Fig. 5 - Terre rosse dei calcari preappenninici.

14

poco profondi ed a profilo scarsamente differen-ziato A R, quali i “Litosuoli”, assai diffusi sulle su-perfici ringiovanite dall’erosione.

Nelle aree di denudamento sono pure presentiestese aree di roccia affiorante.

Questi suoli presentano colori dal rosso al ros-so-brunastro che passano al bruno-rossastro neiprimi centimetri superiori grazie alla maggior pre-senza di sostanza organica dovuta alla coperturaboschiva; la tessitura è argillosa, la struttura è sem-pre molto evidente, poliedrica sub-angolare negliorizzonti di tipo A e poliedrica angolare o prismaticain quelli sottostanti; se lo scheletro è presente, essoè scarso, minuto e di natura selciosa; il carbonatodi calcio è assente, salvo casi particolari, e la reazio-ne è neutra o leggermente acida .

I suoli delle superfici di raccordo tra la catena amerina

ed i rilievi collinari che la circondano

Si tratta di numerosi tipi di suoli evolutisi suestesi depositi detritici e colluviali situati alla basedi questi rilievi mesozoici, e su coperture più o menosottili di materiali travertinici e piroclastici deposi-tatisi sui materiali d’alterazione dei calcari e suidepositi clastici quaternari.

Le superfici mostrano modeste pendenze o sonoaddirittura pianeggianti per cui, anche nelle ampiearee nelle quali il bosco è stato sostituito dai semi-nativi, non si manifestano significativi fenomenierosivi.

Per i casi in cui il substrato pedogenetico è rap-presentato da solo detrito di falda, colluvium o tufovulcanico, valgono le specifiche trattazioni, con lasola eccezione della coltre detritica sotto SantaRestituta che, essendo costituita quasi esclusivamen-te da selce, dà luogo a “Suoli bruni acidi” (Fig. 6).

Quando si verificano apporti vulcanici su altrimateriali, i primi possono influenzare le capacitàfisico-chimiche dei secondi, senza comunque can-cellare completamente le caratteristiche differen-ziali dei suoli dovute al substrato sottostante. Inogni caso, al di sotto dell’orizzonte A è sempredistinguibile un orizzonte Bw di alterazione, tipicodei “Suoli bruni”, che giace sull’orizzonte C.

Lo spessore di questi terreni varia da 50 cm apiù di un metro; si hanno tessiture da moderata-mente fini a moderatamente grossolane, colore bru-no, quantità di sostanza organica da medie a sensi-bili, struttura evidente, reazione neutra e carbonato

di calcio assente o scarso, salvo il caso di suoli col-tivati e poco profondi su detriti calcarei.

I suoli di collina su affioramenti arenacei

In corrispondenza degli affioramenti di arenarie,sui versanti ripidi, si riscontrano profili di tipo ABw C aventi una profondità media di ca. 25 cm; larocciosità varia da assente a scarsa; la tessitura dafranca a franco-sabbiosa; la struttura è poliedricasub-angolare; lo scheletro è comune. Sono suffi-cientemente dotati di sostanza organica; sono de-bolmente calcarei, a volte completamentedecarbonatati ma non fortemente desaturati; la re-azione è da debolmente alcalina a debolmente aci-da; l’erosione è debole o localmente moderata; ildrenaggio piuttosto eccessivo. Sono definibili come“Suoli bruni modali”.

Al diminuire della pendenza, e quindi dell’ero-sione e dello scheletro, aumentano spessore e ri-serve idriche, cambia il regime di umidità si ha in-cremento del tenore in sostanza organica dell’oriz-zonte A e/o un abbassamento del pH (Fig. 7). Sonodefinibili come “Suoli bruni acidi”.

Fig. 6 - Suolo evolutosi su colluvium della Catena Amerina.

Fig. 7 - Suolo sugli affioramenti arenacei a nord del Lago diCorbara

15

marne e siltiti sia mioceniche (ascrivibili a varieformazioni marine) che ancora più antiche (Selvadi Meana). Sui versanti più ripidi l’erosione variada forte a molto severa: si ha quindi rocciosità dascarsa a comune e pietrosità assente o scarsa; si han-no suoli con profilo AC (Fig. 4f) oppure AR (Fig.4a), con profondità di circa 20 cm, poveri in so-stanza organica; la tessitura è moderatamente fine;la struttura è poliedrica angolare; lo scheletro è daassente a comune; sono sensibilmente calcarei; lareazione è alcalina; il drenaggio interno è lento.Sono definibili rispettivamente come “Regosuoli”su argille e limi anche cementati, e come “Litosuoli”su calcareniti e marnosiltiti.

Su pendici moderatamente acclivi, si riscontra-no suoli ancora poco evoluti con profilo A C dicirca 50 cm, nei quali l’erosione è media o forte;per le caratteristiche chimico-fisiche sono analoghiai precedenti. In caso di sfruttamento agricolo, ilprofilo si riduce ad un orizzonte arato che giacedirettamente sul substrato C e lo spessore del suoloè determinato dalla profondità delle lavorazioni.Queste tipologie di suolo variano da “Regosuoli”a “Suoli bruni calcarei” o “Suoli bruni degradati”,se l’orizzonte Bw non è più riconoscibile.

Si tratta di suoli privi di scheletro, argillosi pri-vi di struttura (massivi) o con struttura poliedricaangolare molto grossolana e orizzonti che presen-tano profonde e larghe fessure che permangono an-che durante parte della stagione piovosa. Il mate-riale del suolo è calcareo, la reazione è pertantoalcalina, il colore è grigio chiaro, essendo il suolomolto povero in sostanza organica.

Sui versanti con pendenze più lievi il profilo diquesti suoli è più evoluto, di tipo A Bw C; la pro-fondità è maggiore (80÷100 cm), pietrosità erocciosità sono assenti. La tessitura è fine e la strut-tura è poliedrica angolare; sono privi di scheletro;sono da moderatamente a sensibilmente calcarei,la reazione è moderatamente alcalina; sono poveridi sostanza organica; il drenaggio interno è lento el’erosione debole (Fig. 4d). Sono definibili come“Suoli bruni calcarei”.

In relazione alla giacitura ed alla natura del ma-teriale, possono presentarsi intensi e diffusi feno-meni erosivi, soprattutto a carico delle aree coltiva-te; si osservano, inoltre, fenomeni di soliflussioneo addirittura di erosione di massa (frane di cola-mento).

Fig. 8 - Suolo su substrati sabbioso-conglomeratici delle collinedi Montecastrilli.

I suoli di collina su substrati sabbioso-conglomeratici

Si tratta di suoli abbastanza evoluti, sviluppati-si su superfici più mature e stabili, spessodiscontinue, tipici delle parti più alte delle collinesu depositi lacustri, dove sono presumibilmente inrelazione con antichi terrazzamenti, oppure dellearee più sabbiose degli affioramenti pleistocenicimarini. Grazie alle giaciture debolmente inclinate,questi suoli sono da moderatamente profondi aprofondi (60-100 cm) e privi di importanti mani-festazioni erosive, risultano perciò coltivabili senzagrandi limitazioni; la rocciosità e la pietrosità sonoirrilevanti; prevalgono tessiture moderatamentegrossolane (franca e franco-sabbiosa) in superficiee franco-argillo-sabbiosa nell’orizzonte B, e debolestruttura (poliedrica subangolare), essendo questimateriali tendenzialmente incoerenti.

Il colore è bruno (leggermente rossastro), loscheletro è assente (tranne che in corrispondenzadelle lenti conglomeratiche), come pure il carbonatodi calcio, la reazione è neutra o subacida in superfi-cie e moderatamente alcalina in profondità; la so-stanza organica è presente in quantità bassa. Il pro-filo è di tipo A E Btg C oppure A Bt C, o almenoO A Bw Cca C sotto vegetazione naturale (Fig. 4he Fig. 8), ma può ridursi ad A Bw C o addiritturaad A C nelle aree antropizzate. Queste tipologiesono definibili, nell’ordine, come: “Suoli lisciviatia pseudogley”, “Suoli lisciviati”, “Suoli brunicalcici”, “Suoli bruni” e “Regosuoli”.I suoli della collina su substrati argillo-marnosi

Questi sono suoli giovani ed estremamente gio-vani che si sono sviluppati su superfici di erosionee su giaciture generalmente ripide nell’area diaffioramento delle argille e argille sabbiosepleistoceniche di origine marina o lacustre, su

16

I suoli della collina su materiali vulcanici

Le superfici ricadenti in questo gruppo risulta-no in realtà interessate da tre tipi di substrati: lelave, i tufi ed i materiali rimaneggiati dalle acquesuperficiali. Dei tre, il tufo è sicuramente il più dif-fuso, ed inoltre è l’unico che non risulta localizzatoesclusivamente sull’altopiano Orvietano.

Nelle aree di affioramento delle lave, viste an-che le giaciture a volte acclivi, sono frequenti areein erosione con suoli sottili di recente formazione;sulle superfici meglio conservate e con stabile co-pertura boschiva troviamo invece suoli dalle tipi-che caratteristiche andiche cioè porosi, a bassa den-sità apparente, umiferi, subacidi, a strutturagrumosa e tessitura franca. Questi ultimi tipi sonodefinibili come “Andosuoli”.

Sui tavolati tufacei il fenomeno erosivo è mol-to meno diffuso ma proprio le giaciture più dolci,avendo favorito il diffondersi dell’agricoltura, han-no fatto perdere ai suoli i caratteri porosi legati al-l’abbondanza di humus ed alla persistenza di argil-le amorfe (allofaniche) derivate direttamente da “ve-tri” vulcanici; di conseguenza troviamo suoli piùprofondi (anche oltre il metro) nei quali la sostan-za organica non supera il 2,5%, la reazione è neu-tra, la struttura poliedrica sub-angolare e la tessitu-ra franca. Presentano un profilo del tipo Ap Bw Ce sono definibili come “Suoli bruni andici”.

Infine, nelle aree in cui si è avuto un rima-neggiamento recente di materiali tufacei ad operadelle acque correnti, i suoli risultano ancora menodotati in sostanza organica, la tessitura passa a fran-co-argillosa, la struttura diviene angolare.

I suoli delle aree piane su alluvioni recenti ed attuali

Le superfici delle alluvioni attuali e del terrazzopiù basso costituiscono la pianura propriamentedetta. Mentre nella Conca Ternana non è possibilela distinzione tra le due diverse superfici, nella val-le del F. Tevere e del Paglia esse sono separate dallascarpata del terrazzo inferiore che è alta general-mente poco più di cinque metri.

Nelle aree di apporto recente i suoli sono agliinizi della loro evoluzione ed essendo tutti coltivatipresentano costantemente un profilo A C. Sonodefinibili come “Suoli alluvionali”.

Negli ampi fondovalle, invece, i suoli presenta-no un profilo A Bw C, una profondità di 80÷120

cm; la pietrosità e la rocciosità sono assenti; la tes-situra è franca o franco-sabbiosa; la struttura èpoliedrica subangolare; lo scheletro è comune; sonopoveri di sostanza organica; sono variamente dota-ti in calcare; la reazione oscilla quindi da neutra adalcalina; sono ben drenati e l’erosione è assente (Fig.4d). Sono definibili come “Suoli bruni calcarei”.

I suoli delle aree piane su alluvioni terrazzate antiche

I substrati di questi suoli sono rappresentati damateriali fluviali medio-grossolani depositatisi sul-la sinistra idrografica del F. Tevere ed in destra delF. Paglia tra la fine del Pleistocene e l’iniziodell’Olocene ed ora presenti in lembi residuali deidue terrazzi più antichi, sopraelevati rispettivamentedi 70/80 m e di 20/30 m sul livello attuale del fiu-me.

Si tratta quindi di superfici piane o debolmen-te inclinate dove la pietrosità e la rocciosità sonoassenti, coltivate intensivamente senza seri proble-mi per quanto riguarda la conservazione del suolo.

Sono suoli che presentano un profilo A Bw C,una profondità di 80÷120 cm, ben strutturati (lastruttura è poliedrica subangolare), di colore bru-no rossastro, scarsamente umiferi, decarbonatati eda reazione da neutra a moderatamente alcalina sal-vo i casi di ricarbonatazione per rimaneggiamentoprofondo. Sono definibili come “Suoli brunimodali” e “Suoli bruni calcici”.

Hanno tessiture medie (franca o franco-sabbio-sa) che presentano una certa gamma di variabilitàin rapporto alla influenza prevalente del tipo di ma-teriale alluvionale; lo scheletro è comune e risulta-no ben drenati. Suoli analoghi si rinvengono an-che sulla zona di bordo delle alluvioni indif-ferenziate della Conca Ternana. Anche questi suolihanno profilo di tipo A Bw C e appartengono alle“Terre brune”.

17

La bioclimatologia è la scienza che studia le re-lazioni tra gli organismi viventi e il clima. Il terri-torio provinciale, per la sua posizione geografica ela conformazione morfologica, presenta un’interes-sante varietà di climi. L’analisi e la classificazionebioclimatica qui proposte si basano sugli indici esulle formule più utilizzate negli ultimi anni, qualiquelli proposti da Emberger, Mitrakos e Rívas-Martínez.

I principali parametri climatici utilizzati sono iseguenti:

T temperatura media annuale,Tmax temperatura media delle massime;Tmin temperatura media delle minime;Tamax temperatura media delle massime asso-

lute;Tamin temperatura media delle minime asso-

lute;t’ temperatura massima registrata;m’ temperatura minima registrata;ETA escursione termica annuale;P precipitazione media annuale;Pest precipitazione del trimestre estivo (giu-

gno, luglio, agosto).Il territorio della Provincia di Terni è stato in-

dagato da un punto di vista bioclimatico utilizzan-do i dati relativi agli ultimi trent’anni delle stazionidi rilevamento climatico presenti sul territorio(capannine meteorologiche). In particolare sonostate analizzate 24 stazioni di rilevamento del Mi-nistero LL.PP. ricadenti nel bacino del F. Tevere (Fig.9). Di queste, 14 ricadono nel territorio provincia-le e 10 in aree limitrofe: Acquapendente (SI),Leonessa (RI), Orte Scalo (VT), Norcia (PG),Cascia (PG), Todi (PG), Monteleone di Spoleto(PG), Massa Martana (PG), Scheggino (PG) eSpoleto (PG).

Le stazioni termopluviometriche analizzate han-no portato all’individuazione di 8 tipi bioclimatici(Tab. 1): 5 della Macroregione Temperata, 2 dellavar. Submediterranea e 1 della Macroregione Me-diterranea. I dati climatici elaborati non sonoesaustivi di tutti i piani bioclimatici, in particolaredi quelli montani, data l’assenza di stazioni meteo-rologiche sopra i 1000 m di quota; pertanto il pia-no Montano superiore è ipotizzato sulla base di

correlazioni e confronti floristici e vegetazionali.Sono invece ben coperte le porzioni di territorioplaniziale, collinare e basso-montano.

Le stazioni termopluviometriche afferenti almacrobioclima Temperato sono distribuite nellaparte orientale del territorio e nella zona nord-oc-cidentale; tra gli orizzonti collinari, quello superio-re è ampiamente rappresentato nei settoriappenninici e nelle fasce collinari preappenniniche,mentre nelle zone più meridionali e occidentali sihanno condizioni di maggiore termicità, tipichedell’orizzonte collinare inferiore.

Le stazioni che si trovano nel settore sud-occi-dentale presentano temperature medie e assolutepiù elevate, associate spesso a precipitazioni menoabbondanti; anche l’analisi delle stazioni pluvio-metriche evidenzia un gradiente est-ovest di preci-pitazioni decrescenti. I relativi indici bioclimaticiindicano un bioclima di transizione tra Macro-regione Temperata e Mediterranea, inquadratocome Macroclima Temperato var. Submediterranea.Questi territori delimitano un’estesa “fascia” di tran-sizione che non si contraddistingue per la presenzadi elementi floristici o vegetazionali peculiari bensìper una progressiva diminuzione di elementi tem-perati e un graduale aumento di quelli mediterra-nei, andando a costituire sistemi di paesaggio com-plessi e di non facile interpretazione.

Solo una piccola parte del territorio, quella piùmeridionale che ha come riferimento la stazionetermopluviometrica di Orte (VT), può essere defi-nita strettamente Mediterranea. L’indicazione cli-matica di questa stazione, unitamente alle indica-zioni floristico-vegetazionali, porta a concludere chenella porzione più meridionale si vengono a crearecondizioni di maggiore mediterraneità, dovute agliinflussi tirrenici.

Dall’integrazione ecologica tra classificazionebioclimatica e Carta delle Serie di Vegetazione sonostati formulati dei limiti fitoclimatici ed è stata re-alizzata la Carta del Bioclima, in cui si evidenziache il territorio della Provincia può essere diviso indue grandi settori da una linea orientata in dire-zione NW-SE: uno appartenente alla MacroregioneTemperata e un altro alla variante Submediterraneadella stessa regione (Fig. 10).

Di seguito è riportata una breve descrizionedegli 8 tipi bioclimatici individuati per il territorioprovinciale.

BIOCLIMA

18

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167

11,6

12,4

39,5

A28

,9

19

MACROREGIONE TEMPERATA

PIANO MONTANO

Montano inferiore Iperumido inferiore

Il tipo bioclimatico Montano inferiore Iperumi-do inferiore è rappresentato dalla sola stazione diLeonessa che, seppure fuori regione, deve conside-rarsi rappresentativa dell’alto Appennino meridio-nale essendo situata alla quota di 947 m s.l.m. Leprecipitazioni annue superano i 1.500 mm e sonoconcentrate in Autunno e Inverno; la temperaturamedia annua è inferiore a 10°C, la temperatura mi-nima del mese più freddo è inferiore a 0°C (-2,5°C),e si registra un periodo di stress da freddo nonsolo invernale ma prolungato in Autunno e Prima-vera. Nella stagione calda non si ha un periodo diaridità; le precipitazioni estive sono di poco supe-riori a 200 mm.Montano inferiore Subumido superiore

Il tipo bioclimatico Montano inferiore Sub-umido superiore è rappresentato dalla Stazione diNorcia (area dei Monti Sibillini) e differisce dalprecedente per le precipitazioni medie annue sen-sibilmente inferiori (minori di 900 mm) ma con lostesso tipo di regime e che non comportano unperiodo di aridità estiva (Pest pari a 167 mm). Latemperatura media annuale è pari a 11,6°C e quel-la media delle minime del mese più freddo è -2,3°C;il periodo di stress da freddo è particolarmente in-tenso in Inverno ma si prolunga in Autunno e Pri-mavera.

PIANO COLLINARE

Collinare superiore Umido inferiore

Il tipo bioclimatico Collinare superiore Umidoinferiore è ampiamente rappresentato nei settoriappenninici (Stroncone, Spoleto), e a NW nellaporzione alto collinare al confine con Lazio e To-scana (Acquapendente). Le precipitazioni annuesono comprese tra i 980 e i 1.100 mm; le tempera-ture medie annue sono comprese tra 12,9 e 13,7°C.Le temperature minime del mese più freddo sonosuperiori a 0°C e inferiori ai 2,6°C di Stroncone. Ilfreddo invernale è intenso per tutte le stazioni men-tre la durata del periodo di stress da freddo è varia-bile, potendosi prolungare in Autunno e Primave-ra o interrompersi a marzo. Lo stress estivo da ari-dità è poco marcato, di solito limitato al mese diluglio prolungandosi negli altri mesi estivi solo per

le stazioni poste nella parte sud-occidentale del ter-ritorio.Collinare superiore Subumido superiore

Il tipo bioclimatico Collinare superioreSubumido superiore è presente lungo il settoremedio collinare della Valle Umbra (Todi). Differi-sce dal precedente per avere precipitazioni medieannue marcatamente minori (850 mm); i valoridelle temperature medie annue sono di 13,4°C. Lemedie delle massime del mese più caldo sono di30,1°C e quelle delle minime del mese più freddopari a 0,8°C. Si registra uno stress da freddo inver-nale piuttosto intenso, quello da aridità, concen-trato nel mese di luglio.Collinare inferiore Umido inferiore

Il tipo bioclimatico Collinare inferiore Umidoinferiore è presente lungo la bassa Valle Umbra enella Conca ternana (Terni). La stazione si trova allimite inferiore dell’Ombrotipo Umido superiore:le precipitazioni medie sono infatti di 1136 mm(Terni). Le temperature medie annue pari a 15,5°Csono le massime registrate e presentano valori mas-simi pari a 42°C. Le precipitazioni estive rappre-sentano il 14% (156 mm) sul totale; lo stress daaridità estiva risulta quasi nullo e più marcato nelmese di luglio. Lo stress da freddo non è moltointenso.

MACROREGIONE TEMPERATA var. SUBME-

DITERRANEA

PIANO COLLINARE

Collinare inferiore Umido inferiore

Il tipo bioclimatico Collinare inferiore Umidoinferiore è presente nelle zone basso collinaridell’amerino (Amelia). È caratterizzato da precipi-tazioni medie annue pari a circa 1000 mm, parti-colarmente abbondanti nel periodo ottobre-dicem-bre, e da temperature medie annuali di circa 13°C.Le precipitazioni estive pari a 114 mm determina-no un periodo di stress da aridità, marcato in lu-glio e agosto. Gli indici dello stress da freddo han-no i valori più bassi tra quelli registrati e tale stressrisulta circoscritto al solo periodo invernale.Collinare inferiore Subumido superiore

Questo tipo bioclimatico è presente nei settoricollinari della media Valle Tiberina (Orvieto,Alviano Scalo e Corbara). Le precipitazioni medie

20

Fig. 9 - Distribuzione delle stazioni meteorologiche con i rispettivi diagrammi ombrotermici.

-10

0

10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-14,0 °C

-5,8 °C

41,1 °C

35,2 °C

850 mm

13,4 °Cmm

200

300°C

TODI (411 m s.l.m.)

Ios3 = 2,2 - R. TEMPERATA

Ombrotipo SUBUMIDO SUP.

It = 227 - T. COLLINARE SUP.35 anni

35 anni

-10

0

10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-15,0 °C

-4,3 °C

42,0 °C

37,8 °C

1136 mm

15,5 °Cmm

200

300°C

TERNI (170 m s.l.m.)

Ios3 = 2,1 - R. TEMPERATA

Ombrotipo UMIDO INF.

Itc = 283 - T. COLLINARE INF.35 anni

36 anni

10

m

20

30

0

20

40

60

80

0

G F M A M G L A S O N D

SCHEGGINO (367 m s.l.m.)

32 anni 1154 m

mm

0

0

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

MARMORE (377 m s.l.m.)

30 anni 1217 mm

mm

200

300

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

MASSA MARTANA (356 m s.l.m.)

18 anni 1109 mm

mm

200

300

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

ARRONE (285 m s.l.m.)

35 anni 1063 mm

mm

200

300

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

MONTELEONE DI SPOLETO (990 m s.l.m.)

33 anni 1061 mm

mm

200

300

CIVITA (1191 m s.l.m.)

16 anni 985 mm

mm

200

300

0

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80

100

G F M A M G L A S O N D

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

PRODO (404 m s.l.m.)

25 anni 910 mm

mm

200

300

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

MONTEGABBIONE (594 m s.l.m.)

23 anni 1046 mm

mm

200

300

0

20

40

60

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100

G F M A M G L A S O N D

CALVI DELL'UMBRIA (401 m s.l.m.)

32 anni 985 mm

mm

200

300

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10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

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40

60

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100

955 mm

12,3 °Cmm

200

300°C

CASCIA (743 m s.l.m.)

Ios3 = 2,7 - R. TEMPERATA

Itc = 194 - T. COLLINARE SUP.32 anni

2 anni

0

20

40

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100

G F M A M G L A S O N D

ATTIGLIANO (95 m s.l.m.)

35 anni 936 mm

mm

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300

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0

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20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

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40

60

80

100

-8,5 °C

-3,7 °C

37,7 °C

33,3 °C

998 mm

13,2 °Cmm

200

300°C

AMELIA (406 m s.l.m.)

Ios4 = 2,5 - R. TEMPERATA

Ombrotipo UMIDO INF.

It = 244 - T. EUCOLLINARE .25 anni

8 anni

-10

0

10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-7,0 °C

-3,4°C

30,0 °C

29,6 °C

1099 mm

13,7 °Cmm

200

300°C

STRONCONE (451 m s.l.m.)

Ios3 = 2,6 - R. TEMPERATA

Ombrotipo UMIDO INF.

It = 237 - T. SUBMONTANO34 anni

6 anni

0

20

40

60

80

100

G F M A M G L A S O N D

NARNI SCALO (95 m s.l.m.)

30 anni 1063 mm

mm

200

300

-10

0

10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

1041 mm

14,1 °Cmm

200

300°C

SAN GEMINI (337 m s.l.m.)

Ios3 = 2,4 - R. TEMPERATA

Itc = 285 - T. COLLINARE INF.

34 anni

-10

0

10

20

30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-12,0 °C

-6,5 °C

41,0 °C

37,9 °C

927 mm

14,2 °Cmm

200

300°C

ORTE SCALO (51 m s.l.m.)

Ios3 = 1,6 - R. MEDITERRANEA

Ombrotipo SUBUMIDO SUP.

Itc = 243 - T. MESOMEDIT SUP.21 anni

18 anni

G F M A M G L A S O N D-10

0

10

20

30

40

-20

0

20

40

60

80

100

-14,2 °C

-7,5 °C

40,0 °C

34,3 °C

978 mm

12,9 °Cmm

200

300°C

ACQUAPENDENTE (425 m s.l.m.)

Ios3 = 2,2 - R. TEMPERATA

Ombrotipo UMIDO INF.

It = 220 - T. COLLINARE SUP.32 anni

32 anni

G F M A M G L A S O N D0

20

40

60

80

100

FICULLE (437 m s.l.m.)

30 anni 954 mm

mm

200

300

-10

0

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30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-13,0 °C

-4,1 °C

41,0 °C

36,2 °C

799 mm

14,0 °Cmm

200

300°C

ORVIETO (315 m s.l.m.)

Ios3 = 2,2 - R. TEMPERATA

Ombrotipo SUBUMIDO SUP.

Itc = 250 - T. COLLINARE INF.31 anni

34 anni

-13,0 °C

41,0 °C

-10

0

10

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G F M A M G L A S O N D-20

0

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40

60

80

100

-4,6 °C

36,8 °C

732 mm

14,6 °Cmm

200

300°C

ALVIANO SCALO (89 m s.l.m.)

Ios4 = 2,1 - R. TEMPERATA

Ombrotipo SUBUMIDO SUP.

It = 271 - T. COLLINARE UNF.19 anni

11 anni

-10

0

10

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30

40

G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-14,0 °C

-5,5 °C

40,0 °C

36,6 °C

705 mm

14,5 °Cmm

200

300°C

CORBARA (119 m s.l.m.)

Ios4 = 2,0 - R. TEMPERATA

Ombrotipo SUBUMIDO SUP.

It = 270 - T. COLLINARE INF. 22 anni

14 anni

CIVITA

CASCIA

MONTELEONE DI SPOLETO

SCHEGGINO

ARRONE

MARMORE

TERNI

STRONCONE

NARNI SCALO

ORTE SCALO

AMELIA

CORBARAORVIETO

FICULLE

ACQUAPENDENTE SPOLETO

TODI

MASSA MARTANA

SAN GEMINI

CALVI DELL'UMBRIA

PRODO

ALVIANO SCALO

ATTIGLIANO

MONTEGABBIONE

-10

0

10

20

30

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G F M A M G L A S O N D-20

0

20

40

60

80

100

-15,0 °C

-6,4 °C

39,2 °C

35,4 °C

1024 mm

13,5 °Cmm

200

300°C

SPOLETO (317 m s.l.m.)

Ios3 = 2,8 - R. TEMPERATA

Ombrotipo UMIDO INF.

Itc = 224 - T. COLLINARE SUP.35 anni

36 anni

21

Fig. 10 - Carta fitoclimatica della Provincia di Terni (Scala 1:500.000 ca.).

annue comprese tra 700 e 800 mm e quelle estive,circa 120 mm, determinano un marcato stress daaridità soprattutto in luglio e agosto. La tempera-tura media annua è superiore a 14°C; le tempera-ture medie delle massime e delle massime assolutemostrano i valori più alti registrati, rispettivamen-te di circa 31 e 36°C. Il freddo invernale rimaneintenso, le temperature medie delle minime asso-lute del mese più freddo sono comprese tra -14 e -12°C.

MACROREGIONE MEDITERRANEA

PIANO MESOMEDITERRANEO

Mesomediterraneo superiore Subumido superiore

Questo tipo bioclimatico è rappresentato dallasola stazione di Orte (Lazio), posta al confine me-

ridionale della Provincia. I parametri e gli indici diquesta stazione sono affini a quelli delle stazionidella variante Submediterranea della MacroregioneTemperata e precisamente al tipo bioclimaticoCollinare inferiore Umido inferiore. Le precipita-zioni medie annue sono di poco superiori ai 900mm; la temperatura media annua di circa 14°C.L’escursione termica annuale è elevata, la mediadelle temperature massime assolute del mese piùcaldo è prossima a 38°C e quella delle minime as-solute del mese più freddo è di -6,5. Lo stress daaridità si ha durante l’intero periodo estivo conpunte particolarmente accentuate in luglio. Nelperiodo invernale, i valori dell’indice di stress dafreddo restano significativi.

CARTA FITOCLIMATICA

Legenda

Regione Temperata var. SubmediterraneaPiano bioclimatico Collinare

Regione TemperataOrizzonte bioclimatico Collinare inferiore

Regione TemperataOrizzonte bioclimatico Collinare superiore

Regione TemperataPiano bioclimatico Montano

22

IL PAESAGGIO VEGETALE

La conoscenza di un territorio dal punto di vi-sta botanico può avvenire attraverso tre livelli prin-cipali di analisi e precisamente attraverso lo studiodella flora (che si realizza con la conoscenza dellesingole specie), dei differenti tipi di vegetazione (at-traverso l’individuazione delle formazioni vegetali,quali pascoli o boschi, e delle relative specie che licaratterizzano) e del paesaggio vegetale (attraversol’interpretazione dei sistemi di vegetazione).

La vegetazione è un sistema complesso in cui lespecie vegetali si aggregano in maniera diversa, aseconda dei fattori ecologici ed antropici, forman-do comunità vegetali o fitocenosi. La caratterizza-zione più semplice delle diverse comunità vegetaliè quella basata sulla fisionomia della vegetazione,attraverso la quale il paesaggio vegetale viene di-stinto in bosco, arbusteto, prateria etc., termini en-trati ormai nel linguaggio comune.

Con il progredire delle conoscenze, la classifi-cazione fisionomica non è stata più sufficiente perdescrivere con dettaglio la copertura vegetale e trale varie metodologie formulate quella fitoso-ciologica è attualmente la più utilizzata dagli scien-ziati del settore. Essa definisce un modello interpre-tativo della vegetazione fondato su delle unità dibase chiamate associazioni vegetali, corrispondentia comunità di piante caratterizzate dal punto di vistadella composizione floristica e della struttura.

Le singole associazioni così individuate posso-no essere raggruppate, sulla base delle loro affinitàfloristiche, in ranghi e schemi sintassonomici nei qualirisulta anche una corrispondenza di caratteri eco-logici (ad es. tutti i pascoli appenninici del Pianobioclimatico collinare su substrato calcareo), op-pure attraverso criteri successionali, basati sui rap-porti dinamico-evolutivi che legano le associazionitra loro in quanto occupano un territorio con lastessa potenzialità vegetazionale ed ecologica, inSerie di vegetazione. Tra le singole associazioni sipossono infatti instaurare rapporti dinamici quan-do esse rappresentano tappe di uno stesso processoevolutivo o regressivo (ad es. un’associazione dipascolo che si trasforma per abbandono in una diarbusti, che a sua volta evolverà in un’associazioneforestale).

La Serie di vegetazione è costituita quindi dal-l’insieme delle associazioni legate da rapporti dina-mici che si rinvengono in uno spazio ecologicamen-te omogeneo con la stessa potenzialità vegetazionale,denominato tessera o tessella (dal latino tessera = cia-scuno dei piccoli tasselli di pietra o altro materialeusati per comporre un mosaico), che rappresental’unità biogeografico-ambientale del mosaico checostituisce il Paesaggio vegetale (Fig.S11.1).

Il concetto di Serie di vegetazione risulta parti-colarmente adatto per la comprensione del paesag-gio e la valutazione delle sue trasformazioni, inquanto esso consente di interpretare anche quegliaspetti semi-naturali che si originano ad opera del-l’attività umana, come conseguenza della fram-mentazione degli ecosistemi. Lo studio delle Seriedi vegetazione analizza infatti la disposizionespaziale non solo degli elementi naturali (vegeta-zione, clima, morfologia, litologia etc.) ma anchedi quelli antropici (strade, edificati, aree soggettead agricoltura intensiva etc.) nonché i fattori chene regolano il funzionamento.

Allo scopo di caratterizzare i diversi tipi di pa-esaggio vegetale rinvenuti nel territorio della Pro-vincia di Terni, ciascuna Serie di vegetazione vienedescritta nella propria singolarità, attraverso unatrattazione sintetica delle particolaritàbioclimatiche, geolitologiche, pedologiche,floristiche, ecologiche e biogeografiche che la ca-ratterizzano.

Per ciascuna scheda vengono riportate:• una frase diagnostica in cui vengono sinte-

tizzate le principali caratteristiche ecologi-che della Serie (Fig. 11.2);

• l’indicazione della associazione forestale te-sta di serie, rappresentante la vegetazionematura di riferimento per il territorio cor-rispondente;

• la caratterizzazione climatica, con l’indica-zione del tipo bioclimatico in cui la serie sisviluppa;

• la caratterizzazione geopedologica con le in-dicazioni delle formazioni litologiche sulle

23

Fig.

11.

1 - L

ivel

li int

egra

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inda

gine

del

pae

sagg

io v

eget

ale.

24

quali si sviluppa la serie;• la distribuzione della serie sul territorio pro-

vinciale;• la caratterizzazione floristica delle diverse

comunità che costituiscono la Serie di ve-getazione;

• lo stato di conservazione;

• l’indicazione del livello di rarità delle asso-ciazioni o delle entità floristiche eventual-mente presenti;

• le indicazioni gestionali fornite nella stesu-ra del P.T.C.P., emerse dalla conoscenza delpatrimonio vegetale.

Fig. 11.2 - Schema interpretativo del complesso di informazioni espresso dalla frase diagnostica e dal nome scientifico di una Seriedi vegetazione.

Serie appenninica collinare mesofila neutro-basifila del carpino nero

Scutellario columnae-Ostryeto carpinifoliae sigmetum

FRASE DIAGNOSTICA TERMINOLOGIA SCIENTIFICA

BiogeografiaFitoclima Ecologia Pedologia

Specie forestale dominantenell’associazione “testa di serie”

Associazione“testa di serie”

25

PAESAGGIO DEL FAGGIO

Tappe della Seriebosco: Polysticho aculeati-Fagetum sylvaticae

bosco: Polysticho aculeati-Fagetum sylvaticae acer etosum

peudoplatani

prebosco a Populus tremula e Sorbus aria

mantello a dominanza di Cotoneaster integerrimus e Rosa

pimpinellifolia

prateria falciabile: Colchico lusitani-Cynosuretum cristati

prateria mesofila: Brizo mediae-Brometum erecti

prateria xerofila: Plantago holostei-Helianthemetum cani

prateria xerofila: Carici humilis-Seslerietum apenninae.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato, Piano bioclimatico

Montano.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle For-

mazioni del Calcare massiccio, della Maiolica o Cal-care rupestre e della Scaglia rosata, rossa e bianca.

I suoli tipicamente correlabili alla tappaforestale matura (Polysticho aculeati-Fagetum

sylvaticae) sono riferibili a “Rendzina brunificati”.

DistribuzioneIl paesaggio del faggio caratterizza il settore

appenninico interno al di sopra di 900-1000 m ele zone più elevate della Dorsale Martana.

Caratterizzazione floristica (Tav. 1)I boschi sono di tipo deciduo, a dominanza di

faggio, pressoché monospecifici nello strato arboreo,governati sia come cedui matricinati che comefustaie coetanee (Fig. 12). Oltre a quella dominan-te, le cenosi forestali del Polysticho aculeati-Fagetum

sylvaticae ospitano poche essenze arboree, tra cui sipossono citare l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il tasso(Taxus baccata - Fig. 13.1), l’acero di monte (Acer

pseudoplatanus). Al limite altitudinale inferiore, ov-vero attorno ai 900-1000 m s.l.m., possono entra-re nella composizione del bosco specie tipiche del

FAGGETA APPENNINICA MESOFILA SU CALCARESerie climatofila appenninica temperata montana neutrobasifila del faggioAssociazione forestale di riferimento: Polysticho aculeati-Fagetum sylvaticae

piano bioclimatico sottostante quali l’acero d’Un-gheria (Acer obtusatum) o il cerro (Quercus cerris).In questi boschi è possibile osservare alcune specienemorali di particolare bellezza, come l’orchideamacchiata (Orchis maculata subsp. fuchsii), il nidod’uccello (Neottia nidus-avis), la peonia selvatica(Paeonia of ficinalis), il sigillo di Salomone(Polygonatum multiflorum), il bucaneve (Galanthus

nivalis - Fig. 13.2), l’erba crociola (Paris quadrifolia),la scilla silvestre (Scilla bifolia), il giglio martagone(Lilium martagon). Altre specie tipiche sono il ca-glio odoroso (Galium odoratum), la dentaria a novefoglie (Cardamine enneaphyllos), la dentaria di

26

Fig. 13 - 1) Taxus baccata, 2) Galanthus nivalis, 3) Coridalis cava, 4) Daphne mezereum.

1 2

3 4

Kitaibel (C. kitaibelii), la dentaria minore (C.bulbifera), la colombina cava (Corydalis cava - Fig.13.3), il pepe di monte (Daphne mezereum - Fig.13.4). I preboschi sono caratterizzati dal pioppotremulo (Populus tremula) e dal sorbo montano(Sorbus aria).

I mantelli e gli arbusteti vedono la dominanzadel ginepro comune (Juniperus communis), dellarosa di macchia (Rosa pimpinellifolia) e delcotognastro minore (Cotoneaster integerrimus).

Le praterie di sostituzione, per lo più destinatea pascolo, sono ascrivibili a varie tipologie a secon-da dell’acclività dei versanti. Su superfici pianeg-gianti o concave, come fondi di doline o selle, sisviluppano i prato-pascoli falciabili ad elevato va-lore pabulare a dominanza di covetta dei prati(Cynosurus cristatus). Nel caso di acclività lievi, so-prattutto sulle spianate sommitali dei rilievi, è co-mune la prateria a dominanza di sonaglini comuni(Briza media) e forasacco eretto (Bromus erectus).Sui versanti acclivi e xerici si sviluppa un tipo divegetazione erbacea caratterizzata da camedriomontano (Teucrium montanum), alisso montano(Alyssum montanum), timo con fascetti (Thymus

longicaulis), santoreggia montana (Satureja monta-

na), trifoglio montano (Trifolium montanum). Nellezone di cresta soggette ad elevata attività erosiva, èpresente un’associazione vegetale con ampia diffu-sione nel piano bioclimatico soprastante, ove hasignificato primario, caratterizzata dalla carice mi-nore (Carex humilis) e dalla sesleria tenuifolia(Sesleria tenuifolia). Nelle praterie montane la di-versità floristica è altissima e numerose sono le spe-cie degne di menzione, ricordiamo il celoglosso(Coeloglossum viride), la manina rosea (Gymnadenia

conopsea), la sambucina (Orchis sambucina), la vio-la di Eugenia (Viola eugeniae).

Fig. 12 - Faggeta ad alto fusto nel suo aspetto invernale.

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Tav. 1 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della faggeta appenninica mesofila su calcare. Boschi: 1) Fagus sylvatica, 2) Acerpseudoplatanus, 3) Ilex aquifolium, 4) Cardamine bulbifera, 5) Cephalanthera damasonium; 6) Anemone nemorosa, 7) Scillabifolia; arbusteti: 8) Rosa pimpinellifolia, 9) Sorbus aria, 10) Cotoneaster integerrimus, 11) Amelanchier ovalis, 12) Paeoniaofficinalis, 13) Lilium martagon.

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Stato di conservazioneTra le formazioni di sostituzione i pascoli ne-

cessitano di interventi di manutenzione allo scopodi arrestare i naturali processi di ricolonizzazioneda parte delle specie arbustive. Le cenosi boschiveappaiono in buone condizioni di conservazione so-prattutto nel settore appenninico interno. I lembiresiduali presenti sulla Dorsale Martana hannoestensione piuttosto ridotta, anche in relazioneall’esiguità dell’habitat (data dalla scarsa elevazionedella dorsale).

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:*Ionopsidium savianum, *Paeonia officinalis, Or-

chidee (Orchis ssp. pl., Ophrys ssp. pl., ecc.), Fritillaria

orsiniana, Veronica orsiniana, Viola eugeniae,Gentiana lutea, Carpinus betulus.

Comunità vegetali rare e di particolare interes-se fitogeografico:

boschi di Fagus sylvatica (Polysticho aculeati-

Fagetum sylvaticae, Polysticho aculeati-Fagetum

sylvaticae aceretosum pseudopatani); pratopascolimesofili sfalciati (Cynosurion cristati); pratopascolimesofili su suolo evoluto (Brizo mediae-Brometum

erecti).Indicazioni per la gestione ed utilizzazione delle

fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto delle comunità e delle specie rare; rispet-to assoluto dei mantelli di vegetazione; mantenimentodelle praterie; riduzione al minimo delle ceduazionie, in generale, delle utilizzazioni del bosco.

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PAESAGGIO DEL CARPINO NERO

Tappe della Seriebosco: Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae

bosco termofilo: Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae

cytisetosum sessilifolii

mantello: Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

mantello elio-xerofilo: Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

juniperetosum oxycedri

mantello termofilo: Junipero oxycedri-Cotinetum coggygriae

orlo: Digitali micranthae-Helleboretum bocconei

prateria mesofila: Brizo mediae-Brometum erecti

prateria xerofila: Asperulo purpureae-Brometum erecti

prateria xerofila: Seslerio nitidae-Brometum erecti

vegetazione infestante delle colture: Knautio integrifoliae-

Anthemidetum altissimae.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato, Piano bioclimatico

Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle For-

mazioni del Calcare massiccio, della Maiolica o Cal-care rupestre e della Scaglia rosata, rossa e bianca.

I suoli tipicamente correlabili alla tappaforestale matura (Scutellario columnae-Ostryetum

carpinifoliae) sono riferibili a “Rendzina brunificati”o “Suoli bruni calcarei”.

DistribuzioneLa serie è ampiamente diffusa nel settore appen-

ninico della Provincia a quote comprese tra 400-500 e 900-1000 m s.l.m., con particolare estensio-ne sui versanti calcarei esposti a N.

Caratterizzazione floristica (Tav. 2)I boschi decidui misti a prevalenza di carpino

nero (Fig. 15.1), governati a ceduo con turni diceduazione spesso molto frequenti, talora conmatricine di cerro, sono ascrivibili per la maggiorparte all’associazione Scutellario columnae-

Ostryetum carpinifoliae. Sono caratterizzati dalla

OSTRIETO APPENNINICO MESOFILO SU CALCARESerie climatofila appenninica temperata collinare neutrobasifila del carpino neroAssociazione forestale di riferimento: Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae

dominanza del carpino nero (Ostrya carpinifolia -Fig. 14.1), accompagnato nello strato arboreo daorniello (Fraxinus ornus), acero d’Ungheria (Acer

obtusatum) e cerro (Quercus cerris). Il sottobosco èricco di erbacee tra le quali la scutellaria di Colon-na (Scutellaria columnae), l’erba trinità (Hepatica

nobilis - Fig. 14.2), l’erba-limona comune (Melittis

melissophyllum - Fig. 15.2), l’elleboro di Boccone(Helleborus bocconei), la polmonaria dell’Appennino

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viola silvestre (Viola reichenbachiana), la campanulaselvatica (Campanula trachelium), l’euforbia dellefaggete (Euphorbia amygdaloides), la cefalanterabianca (Cephalanthera damasonium), la verga d’orocomune (Solidago vir gaurea). Tra gli arbustinemorali sono tipici il maggiociondolo (Laburnum

anagyroides - Fig.16.2), la berretta da prete(Euonymus europaeus), il corniolo (Cornus mas).

Nelle formazioni di mantello dominano il citisoa foglie sessili (Cytisus sessilifolius), la ginestra odo-rosa (Spartium junceum), la cornetta dondolina(Coronilla emerus subsp. emeroides), generalmenteaccompagnate dal caprifoglio comune (Lonicera

caprifolium), dal prugnolo (Prunus spinosa), dalligustro (Ligustrum vulgare), dalla rosa selvaticacomune (Rosa canina). Le cenosi di orlo sono do-minate dalla digitale appenninica (Digitalis

micrantha) e dall’elleboro di Boccone (Helleborus

bocconei).Nelle aree prive di vegetazione legnosa sono pre-

senti due tipologie di praterie di sostituzione. Laprima è localizzata soprattutto sui settori sommitalipoco acclivi, su suoli evoluti, e si caratterizza per lapresenza di specie quali i sonaglini comuni (Briza

media), il dente di leone meridionale (Leontodon

cichoraceus), l’olmaria peperina (Filipendula

vulgaris), il fiordaliso di Trionfetti (Centaurea

triumfetti), l’erba-lucciola multiflora (Luzula

multiflora), la stellina comune (Asperula cynanchica),lo spillone biancastro (Armeria canescens), il trifo-glio bianco-giallo (Trifolium ochroleucum), la ma-nina rosea (Gymnadenia conopsea), la festuca rossa

(Pulmonaria apennina), l’elleborine (Epipactis

helleborine), la primula comune (Primula vulgaris -Fig.16.1), la consolida femmina (Symphytum

tuberosum subsp. nodosum), la dafne laurella (Daphne

laureola), il giglio di S. Giovanni (Lilium bulbiferum

subsp. croceum), il ciclamino napoletano (Cyclamen

hederifolium), il ciclamino primaverile (C. repandum),la cicerchia veneta (Lathyrus venetus - Fig.15.3), la

Fig. 14 - 1. Ostrya carpinifolia, 2. Hepatica nobilis.

Fig. 15 - 1. Ceduo di Scutellario-Ostryetum, 2. Melittis melissophyllum, 3. Lathyrus venetus.

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Fig. 16 - 1. Primula vulgaris, 2. Laburnum anagyroides.

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(Festuca rubra), il trifoglio rosso (Trifolium pratense),l’ambretta purpurea (Knautia purpurea), il paleomeridionale (Koeleria splendens). La seconda asso-ciazione colonizza i versanti a maggiore pendenzacon suoli poveri e pietrosi perchè soggetti ad ero-sione; tra le specie più tipiche si possono ricordarela stellina purpurea (Asperula purpurea), l’aglio dellebisce (Allium spaerocephalum), la radicchiella laziale(Crepis lacera), la calcatreppola ametistina(Eryngium amethystinum), la codolina meridionale(Phleum ambiguum), la violaciocca dell’Appennino(Erysimum pseudorhaeticum), la santoreggia mon-tana (Satureja montana), il forasacco eretto (Bromus

erectus), l’assenzio maschio (Artemisia alba), il ga-rofano selvatico (Dianthus sylvestris subsp. longi-

caulis), le vedovelle dei prati (Globularia punctata),la vulneraria montana (Anthyllis montana), il paleorupestre (Brachypodium rupestre). Entrambe le as-sociazioni sono ampiamente diffuse nel pianocollinare dei rilievi calcarei dell’Appennino centra-le. In situazioni di erosione ed elevata acclività sirinviene invece un’associazione dal tipico aspettodiscontinuo, dominata dal forasacco eretto (Bromus

erectus) e dalla sesleria dei macereti (Sesleria niti-

da). Tra le specie prative di particolare valore natu-ralistico si possono ricordare l’orchidea omiciattolo(Orchis simia), l’orchidea bruciacchiata (O .ustulata), l’orchidea a farfalla (O. sambucina), l’or-chidea minore (O. morio), l’ofride fior d’api (Ophrys

apifera), l’ofride verde-bruna (O. sphegodes), l’ofridescura (O. fusca). La vegetazione infestante dei cam-pi si caratterizza per la presenza di specie quali lacamomilla brucia-occhi (Anthemis altissima),l’ambretta annuale (Knautia integrifolia) e ilbupleuro granaiolo (Bupleurum lancifolium).

Sui versanti caldi, dove a causa dell’esposizionei suoli sono generalmente meno sviluppati, i bo-

schi vedono la codominanza del carpino nero conla roverella (Quercus pubescens) in boschi dalla tipi-ca fisionomia aperta e discontinua, con forte pre-senza di specie arbustive eliofile come il gineprorosso (Juniperus oxycedrus) e l’acero campestre (Acer

campestre). Nello strato erbaceo compaiono entitàtermofile quali l’erba-perla azzurra (Buglossoides

purpurocaerulea) e la viola di Dehnhardt (Viola alba

subsp. dehnhardtii). Le formazioni arbustive delmantello sono caratterizzate dallo scotano (Cotinus

coggygria) e dal prugnolo (Prunus spinosa).

Stato attuale di conservazioneData l’intensa e secolare attività di ceduazione,

i boschi presentano condizioni di naturalità altera-te, anche se la rapida capacità di accrescimento delcarpino nero ha consentito di mantenere elevatigradi di copertura. Tra le formazioni di sostituzio-ne i pascoli necessitano di interventi di manuten-zione allo scopo di arrestare i naturali processi diricolonizzazione da parte delle specie arbustive.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Orchidee (Orchis ssp. pl., Ophrys ssp. pl., ecc.).Comunità vegetali rare e di particolare interes-

se fitogeografico:pratopascoli semimesofili su suolo evoluto

(Brizo mediae-Brometum erecti).Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto delle comunità e delle specie rare ; ri-spetto assoluto dei mantelli di vegetazione; mante-nimento delle cenosi erbacee.

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Tav. 2 - Alcune specie tipiche del Paesaggio dell’ostrieto appenninico mesofilo su calcare. Bosco: 1) Ostrya carpinifolia, 2) Acerobtusatum, 3) Symphytum tuberosum subsp. nodosum, 4) Pulmonaria apennina, 5) Euphorbia amygdaloides, 6) Euonymuseuropaeus, 7) Scutellaria columnae; arbusteto: 8) Cotinus coggygria, 9) Cytisus sessilifolius, 10) Laburnum anagyroides; prateria:11) Briza media, 12) Allium sphaerocephalum, 13) Centaurea triumphetti, 14) Ophrys apifera, 15) Asperula purpurea.

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Tappe della Seriebosco: Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae

bosco termofilo: Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae var.

a Quercus ilex

mantello: Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

mantello eliofilo:Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

prateria xerofila: Asperulo purpureae-Brometum erecti cepha-

larietosum leucanthae

vegetazione xerofila a crassulacee: Petrorhagio saxifragae-Sedetum

sexangularis

prateria terofitica: Trifolio scabri-Hypochoeridetum achyrophori

vegetazione infestante delle colture: Knautio integrifoliae-

Anthemidetum altissimae.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Submediter-

ranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle For-

mazioni del Calcare massiccio e della Scaglia rosa-ta, rossa e bianca, in misura minore sulle Forma-zioni della Maiolica o Calcare rupestre e dellaCorniola.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae)sono riferibili a “Suoli bruni calcarei”.

DistribuzioneLa serie si distribuisce sulle principali catene

calcaree preappenniniche della Provincia, in parti-colare sulla Dorsale Narnese-Amerina (Fig. 17),sulla Dorsale Martana e sul M. Peglia, localizzan-dosi sui versanti nord-orientali.

Caratterizzazione floristica (Tav. 3)I boschi sono decidui misti a prevalenza di

carpino nero governati a ceduo con turni diceduazione frequenti, spesso con matricine di cerro.Le cenosi forestali dell’associazione Asparago

acutifolii-Ostryetum carpinifoliae rappresentano lavicariante submediterranea dell’ostrieto appen-ninico, da cui si differenziano per l’assenza di spe-cie nemorali tipiche dei boschi sub-montani e perla presenza di specie termofile, talora trasgressivedalle vicine leccete. La specie dominante nello strato

OSTRIETO SUBMEDITERRANEO TERMOFILO SU CALCARESerie climatofila pre-appenninica temperata collinare neutrobasifila del carpino neroAssociazione forestale di riferimento: Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae

arboreo è il carpino nero (Ostrya carpinifolia - Fig.18.1), talvolta affiancato dal cerro (Quercus cerris);tra le specie legnose è spesso presente anche il lec-cio (Quercus ilex). Molto caratteristica è l’abbon-dante presenza di specie lianose tipiche dei boschimediterranei, come lo stracciabraghe (Smilax

aspera), la robbia selvatica (Rubia peregrina subsp.longifolia), la rosa di S. Giovanni (Rosa sempervirens).Nello strato erbaceo del sottobosco è frequente lapresenza dell’asparago pungente (Asparagus

acutifolius), del pungitopo (Ruscus aculeatus), delladafne laurella (Daphne laureola), dell’edera (Hedera

helix) con portamento sia lianoso che strisciante

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sul terreno, mentre tra gli arbusti è presente ilcorniolo (Cornus mas - Fig. 18.2). Nelle esposizio-ni calde su versanti rupestri con substrato affioran-te, spesso il leccio, più frugale e pioniero del carpinonero, prende il sopravvento dando luogo alla va-riante a Quercus ilex dell’associazione tipica.

Le formazioni arbustive sono caratterizzate dal-la sottospecie termofila della cornetta dondolina(Coronilla emerus subsp. emeroides) assieme al citisoa foglie sessili (Cytisus sessilifolius) e alla ginestra odo-rosa (Spartium junceum).

Le praterie di sostituzione sono costituite daformazioni xerofitiche perenni ad elevata presenzadi camefite generalmente legate a suoli sottili conforte presenza di scheletro. Le specie caratterizzan-ti sono il forasacco eretto (Bromus erectus), lacodolina meridionale (Phleum ambiguum), il timo(Thymus longicaulis), il camedrio (Teucrium

chamaedrys - Fig. 18.4), l’eliantemo maggiore(Helianthemum nummularium subsp. obscurum), ilfiordaliso cicalino (Centaurea deusta subsp.splendens), la vedovina a teste bianche (Cephalaria

leucantha). In queste cenosi erbacee è possibile os-servare la fioritura di specie di particolare bellezza,quali lo zafferanetto comune (Romulea bulbo-

codium) e lo zafferano selvatico (Crocus biflorus).Nelle piccole tasche di detrito che si originano nel-le fessure della roccia affiorante si insediano le cenosiperenni a dominanza di borracina acre (Sedum

sexangulare), caratterizzate dalla presenza dellagarofanina spaccasassi (Petrorhagia saxifraga). In mo-saico con queste ultime si sviluppano le praterieterofitiche effimere costituite da specie annuali di ta-glia minuscola tra le quali sono dominanti il trifoglioscabro (Trifolium scabrum - Fig. 18.3), la costolinaannuale (Hypochoeris achyrophorus), l’euforbia sot-

Fig. 18 - 1. Ostrya carpinifolia, 2. Cornus mas, 3. Trifoliumscabrum, 4. Teucrium chamaedrys.

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2Fig. 17 - Pascoli xerofitici e boschi di Ostrya carpinifolia.

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Tav. 3 - Alcune specie tipiche del Paesaggio dell’ostrieto submediterraneo termofilo su calcare. Bosco: 1) Asparagus acutifolius;arbusteto: 2) Prunus spinosa, 3) Coronilla emerus subsp. emeroides, 4) Cornus mas; prateria: 5) Bromus erectus, 6) Trifoliumscabrum, 7) Phleum ambiguum.

tile (Euphorbia exigua), il lino minore (Linum

strictum subsp. corymbulosum). La vegetazione in-festante delle colture è a dominanza di camomillabrucia-occhi (Anthemis altissima), ambretta annuale(Knautia integrifolia) e bupleuro granaiolo(Bupleurum lancifolium).

Stato attuale di conservazioneLo stato di conservazione appare discreto per le

formazioni arboree ed arbustive, mentre le praterienecessitano di interventi di manutenzione allo sco-po di arrestare i naturali processi di ricolonizzazioneda parte delle specie arbustive.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliComunità vegetali rare e di particolare inte-

resse fitogeografico:

pratopascoli semimesofili su suolo evoluto(Phleo ambigui-Bromion erecti).

Specie floristiche rare (*rarissime) e di partico-lare interesse fitogeografico:

orchidee (Orchis ssp. pl., Ophrys ssp. pl., etc.),Romulea bulbocodium, Crocus biflorus.

Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto assoluto dei mantelli di vegetazione; ri-spetto delle comunità e delle specie rare; manteni-mento delle cenosi erbacee; matricinature polispe-cifiche che mantengano la biodiversità dello stratodominante; manutenzione dei rimboschimenti attaa favorire le specie latifoglie spontanee attraversodiradamenti progressivi.

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PAESAGGIO DELLA ROVERELLA

Tappe della Seriebosco: Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis

mantello: Lonicero etruscae-Rosetum sempervirentis

orlo: Asparago acutifolii-Osyridetum albae

prateria: Centaureo bracteatae-Brometum erecti

prateria post-colturale a dominanza di Brachypodium rupestre

vegetazione post-colturale: Senecio erucifolii-Inuletum viscosae

vegetazione infestante delle colture a dominanza di Anthemis

altissima.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Submediter-

ranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa su litotipi di varia natura

generalmente ricchi in argilla: substrati argillosi oargilloso-marnosi, riferibili prevalentemente alleargille ed argille sabbiose del Pliocene medio-infe-riore, ai depositi argillosi Plio-Pleistocenici(Villafranchiano p.p.) ed ai depositi alluvionaliOlocenici dei terrazzi più elevati, secondariamentealle marne siltose, alle argille marnose grigie e allefalde detritiche pedemontane.

Per quanto riguarda i suoli tipicamentecorrelabili alla tappa forestale matura (Roso

sempervirentis-Quercetum pubescentis), essi sonoriferibili a “Suoli bruni calcarei” su substratodetritico; su litotipi ricchi in argilla si assiste al pas-saggio da “Regosuoli” a “Suoli bruni calcarei” o“Suoli bruni degradati”.

DistribuzioneLa serie, molto diffusa nel territorio provincia-

le, occupa buona parte dei territori pianeggianti ebasso collinari della Conca ternana, della Valle delF. Paglia e di quella del F. Tevere (Fig. 19).

Caratterizzazione floristica (Tav. 4)I boschi sono costituiti da cenosi miste a

dominanza di roverella (Quercus pubescens - Fig.20.1), che generalmente ospitano nello strato

QUERCETO SUBMEDITERRANEO TERMOFILO SU ARGILLE E MARNESerie climatofila pre-appenninica submediterranea e temperata collinare neutrobasifila della roverellaAssociazione forestale di riferimento: Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis

arboreo alcune essenze termofile come il leccio(Quercus ilex) e l’acero minore (Acer monpessulanum

- Fig. 20.2); possono essere presenti anche il cerro(Quercus cer ris) e il carpino nero (Ostr ya

carpinifolia). Sono generalmente governati a ceduocon matricine di roverella e talvolta di cerro; han-no l’aspetto di boscaglie degradate a causa dell’in-tenso utilizzo e del contesto agricolo in cui si svi-luppano. Sono molto abbondanti le lianose, soprat-tutto la rosa di S. Giovanni (Rosa sempervirens), la

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clematide fiammola (Clematis flammula), lostracciabraghe (Smilax aspera), il rovo comune(Rubus ulmifolius) e il caprifoglio etrusco (Lonicera

etrusca). Nello strato arbustivo ricorrono ilbiancospino comune (Crataegus monogyna), la gi-nestra odorosa (Spartium junceum), la carpinella(Carpinus orientalis - Fig. 20.3) e la sottospeciexerofila della cornetta dondolina (Coronilla emerus

subsp. emeroides). Lo strato erbaceo è generalmen-te molto povero e privo di vere entità nemorali,mentre frequente è l’ingressione di specie di orlo edi prato. In particolare la composizione delsottobosco è dominata dal paleo rupestre (Brachy-

podium rupestre), dalla carice glauca (Carex flacca),dall’elleboro puzzolente (Helleborus foetidus), dallaviola di Dehnhardt (Viola alba subsp. dehnhardtii),dall’erba-perla azzurra (Buglossoides pur pu-

rocoerulea).Di particolare rilevanza naturalistica, all’inter-

no del territorio della Serie della roverella, sono al-cuni lembi di bosco a dominanza di alloro (Laurus

nobilis), ubicati in stazioni di forra o di versanteacclive, paucispecifici e costituiti essenzialmente daalloro, accompagnato da leccio, roverella e carpinonero. Si localizzano nell’area pedemontana posta asud-ovest della Dorsale Narnese-Amerina, sul ver-sante destro del F. Nera all’altezza di Amelia, pre-diligendo condizioni caldo-umide.

Gli arbusteti di sostituzione del Roso-quercetum

pubescentis sono dominati da Spartium junceum eRosa sempervirens. Nelle esposizioni particolarmentecalde sono inoltre frequenti la marruca (Paliurus

spina-christi) e il carpino orientale (Car pinus

orientalis).Le formazioni erbacee semi-naturali, a

dominanza di forasacco eretto (Bromus erectus),sono caratterizzate dal fiordaliso bratteato(Centaurea bracteata) e dal caglio bianco (Galium

album), ed ospitano con frequenza la codolina diBertoloni (Phleum bertoloni), il caglio zolfino(Galium verum), il trifoglino legnoso (Dorycnium

pentaphyllum subsp. herbaceum), l’ononide spino-sa (Ononis spinosa), il ginestrino comune (Lotus

corniculatus). Ospitano numerose orchidee di par-ticolare bellezza come l’ofride di Bertoloni (Ophrys

bertolonii), l’ofride dei fuchi (Ophrys fuciflora), l’or-chidea purpurea (Orchis purpurea).

La vegetazione che si sviluppa nei primi stadidi ricolonizzazione dopo l’abbandono delle coltu-re è caratterizzata dalla dominanza di senecione ser-

peggiante (Senecio erucifolius) ed enula vischiosa(Inula viscosa), mentre lo stadio successivo vede ilpredominio quantitativo del paleo rupestre(Brachypodium rupestre), specie a rapida espansio-ne vegetativa che dà origine a cenosi paucispecifiche.All’interno di queste formazioni è da segnalare lapresenza, in situazione di lieve ristagno idrico, inparticolare nei fossetti interpoderali o al marginestradale, del falasco bianco (Imperata cylindrica),specie di notevole interesse biogeografico poiché allimite del proprio areale, principalmente legato agliambienti sub-costieri.

Malgrado il forte diserbo chimico posto in attonell’area, è stata rilevata anche la vegetazione infe-stante delle colture segetali autunno-primaverili, do-minata da Anthemis altissima.

Stato attuale di conservazioneLa serie risulta nell’insieme fortemente compro-

messa, in relazione all’intensa attività antropica cheinsiste nelle aree di sua pertinenza. Si tratta di ter-ritori fortemente vocati all’agricoltura che dannoorigine ad un paesaggio prevalentemente agrario,dominato dalle colture specializzate di olivo e viteche di frequente occupano il posto della vegetazio-ne naturale (Fig.20.4). Le cenosi forestali risultanoquindi molto frammentate e di scarsa estensione esono spesso intercalate ai campi coltivati, con con-seguente impoverimento floristico ed ingressionedi specie infestanti.

Le formazioni arbustive e di mantello, assiemealle comunità erbacee a dominanza di Brachypodium

rupestre presentano invece una tendenza all’espan-sione, in relazione ai frequenti casi di abbandonodell’attività agricola. I pascoli di sostituzione sonoquasi del tutto assenti, poiché i processi di espan-sione arbustiva si insediano direttamente sulla ve-

Fig. 19 - Paesaggio collinare del querceto a roverella.

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getazione post-colturale.Nel territorio interessato dal Paesaggio della

roverella si sviluppano spesso delle tipiche formedi erosione riconducibili a due tipologie, in rela-zione alla natura del substrato, ciascuna caratteriz-zato da un proprio tipico complesso di vegetazioneinterpretabile come Subserie.

Paesaggio dei calanchi su substrato argilloso

Tappe della Subseriearbusteto a dominanza di Spartium junceum

praterie emicriptofitiche a dominanza di Elytrigia atherica

vegetazione bienne a Beta vulgaris subsp. maritima e

Podospermum canum

vegetazione terofitica a dominanza di Hainardia cylindrica

Nell’ambito del Paesaggio della roverella è beneporre l’attenzione al cosiddetto paesaggio deicalanchi, spesso negletto o relegato al ruolo di pae-saggio d’erosione, quindi in qualche modo da ri-pristinare o bonificare. In realtà possiede unaspettacolarità che raramente è eguagliata dai pae-saggi forestati.

DistribuzioneLe ampie superfici soggette ad erosione

calanchiva si sviluppano soprattutto nel territoriodi Fabro e nelle porzioni basso-collinari del territo-rio di Alviano-Guardea.

Caratterizzazione floristica (Tav. 5)Questo paesaggio è caratterizzato da comunità

vegetali altamente specializzate. Si sviluppano suiversanti dei sistemi calanchivi, originatisi per ero-sione superficiale delle argille Plioceniche, in cui il

Fig. 20 - 1. Quercus pubescems,32. Acer monspessulanum, 3.Carpinus orientalis, 4. Area potenziale del querceto destinataall’olivicoltura e a rimboschimenti.

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fattore edafico diviene fortemente limitante. Letappe di colonizzazione dei versanti calanchivi adelevata acclività sono, in ordine crescente di matu-rità e stabilità: vegetazione pioniera terofitica adominanza di loglierella cilindrica (Hainardia cylin-

drica), vegetazione bienne e perenne a bietola comu-ne (Beta vulgaris subsp. maritima) e scorzonera delleargille (Podospermum canum), praterie continueprimarie a dominanza di Elytrigia atherica conagerato (Achillea ageratum - Fig. 21.2). Sui versantistabilizzati si sviluppano gli arbusteti monospecificia dominanza di ginestra comune (Spartium

junceum).Nella parte basale del calanco, nella zona di ac-

cumulo delle colate argillose e di prolungato rista-gno d’acqua, si sviluppano le formazioni erbaceeigrofile a dominanza di canna del Reno (Arundo

pliniana - Fig. 21.1) e la vegetazione preforestaleedafo-igrofila a dominanza di olmo (Ulmus minor

-EFig. 22.4) e rovo comune (Rubus ulmifolius).

Stato attuale di conservazioneL’insieme delle comunità sopra descritte costi-

tuisce un paesaggio molto particolare e vulnerabi-le, sicuramente meritevole di interventi conserva-

tivi (Fig.E22.1, 22.2, 22.3).

Paesaggio di erosione calanchiforme su conglo-merati e marne incoerenti

Tappe della Subseriebosco: Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis var. a Quercus

dalechampii

arbusteto: Pistacio lentisci-Juniperetum oxycedri

gariga a Santolina etrusca ed Helichrysum italicum

DistribuzioneLe tipologie di vegetazione collegate ai substrati

conglomeratici e marnosi soggetti ad erosionecalanchiforme rapida, sono localizzate nei territoriprospicienti il L. di Corbara, sia sul versante meri-dionale che su quello settentrionale.

Caratterizzazione floristicaSu substrati incoerenti soggetti ad erosione ac-

celerata i boschi del Roso sempervirentis-Quercetum

pubescentis si differenziano dall’associazione tipicaper la presenza della quercia di Dalechamps(Quercus dalechampii) che svolge il ruolo di speciedominante dando origine a boscaglie di scarsa ele-

Tav. 4 - Alcune specie tipiche del Paesaggio del querceto. Bosco: 1) Laurus nobilis, 2) Carpinus orientalis, 3) Buglossoidespurpurocoerulea, 4) Rosa sempervirens, 5) Viola alba subsp. dehnhardtii; arbusteto: 6) Crataegus monogyna, 7) Rubus ulmifolius,8) Lonicera etrusca, 9) Helleborus foetidus, 10) Paliurus spina-christi; prateria: 11) Carex flacca.

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Tav. 5 - Alcune specie tipiche del Paesaggio dei calanchi susubstrato argilloso. Vegetazione arbustiva: 1) Ulmus minor; ve-getazione erbacea: 2) Beta vulgaris subsp. maritima, 3) Impe-rata cylindrica, 4) Agropyron repens, 5) Inula viscosa.

Fig. 21 - 1. Formazioni ad Arundo plinania; 2. Achilleaageratum.

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vazione, povere di specie. Gli arbusteti di sostitu-zione vedono la prevalenza del ginepro rosso(Juniperus oxycedrus), del lentisco (Pistacia lentiscus)e dell’erica multiflora (Erica multiflora). In sostitu-zione della vegetazione arborea ed arbustiva, susubstrato affiorante, si sviluppano le garighe bassea dominanza di crespolina etrusca (Santolina etru-

sca), specie di particolare valore naturalistico inquanto endemica dei territori di contatto traUmbria, Toscana e Lazio. Queste formazioni nano-arbustive ospitano, oltre alla crespolina, i perpetuinid’Italia (Helichrysum italicum) e la stellina a tuboallungato (Asperula aristata).

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Santolina etrusca*, Imperata cylindrica*,

Carpinus orientalis, Populus canescens, Laurus nobilis,Quercus dalechampi.

Comunità vegetali rare e di particolare interes-se fitogeografico:

boschi a dominanza di Laurus nobilis.Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

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Fig. 22 - Paesaggio dei calanchi: 1. Alviano; 2. e 3. Fabro; negliimpluvi sono visibli le formazioni preforestali ad olmo. 4. Ulmusminor.

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4le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto delle specie rare; rispetto dei mantellidi vegetazione e delle siepi interpoderali sia arbustiveche arboree; matricinature polispecifiche che man-tengano la biodiversità dello strato dominante; pos-sibilità di imboschimenti al fine di aumentare labiodiversità per ricreare situazioni floro-faunistichecon un maggior grado di naturalità, di aumentarela connettività degli attuali lembi forestali e di in-crementare la presenza di corridoi floro-faunistici;per le aree soggette ad erosione accelerata: creazio-ne di una fascia di rispetto; miglioramento della co-pertura della vegetazione.

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Tappe della Seriebosco: Cephalanthero longifoliae-Quercetum cerridis

mantello: Calluno vulgaris-Sarothamnetum scoparii

orlo a dominanza di Holcus mollis

prateria mesofila a dominanza di Bromus erectus.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato, Piano bioclimatico

Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle

Turbiditi mioceniche della Formazione del Maci-gno del Mugello e del Chianti, costituite prevalen-temente da arenarie giallastre e grigie con livelli dimarne ed argille siltose grigiastre, con lenti di ar-gille e marne policrome; inoltre su Diaspri e calcaridiasprigni varicolori (Radiolariti, Diaspri, Scisti adAptici).

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Cephalanthero longifoliae-Quercetum

cerridis) sono riferibili a “Suoli bruni acidi”.

DistribuzioneLa serie caratterizza il paesaggio del M. Peglia e

parte della Selva di Meana, è inoltre presente inuna piccola porzione di territorio sul versante orien-tale della Dorsale Amerina.

Nella cartina la serie è rappresentata insieme aquelle dell’Erico arboreae-Querceto cerridis sigmetume dell’Asparago tenuifolii-Querceto cerridis sigmetum.

Caratterizzazione floristica (Tav. 6)I boschi sono decidui misti e governati a ceduo

con matricine di cerro; in alcuni casi, soprattuttonel territorio del M. Peglia, è in atto l’avviamentoad alto fusto. La tappa matura della serie èrappresentata da boschi a dominanza di cerro(Quercus cerris), talvolta consociato con la rovere(Quercus petraea) o occasionalmente con il carpinobianco (Carpinus betulus - Fig. 23.1). Alcuni lembi

PAESAGGIO DEL CERRO

CERRETA PREAPPENNINICA TIRRENICA MESOFILA SU SILICESerie climatofila pre-appenninica tirrenica temperata collinare subacidofila del cerroAssociazione forestale di riferimento: Cephalanthero longifoliae-Quercetum cerridis

di questi boschi sono stati trasformati, in tempidiversi, in castagneti (Fig. 23.4). In queste cenosi èmolto ricco il contingente di specie mesofile esubacidofile sia nello strato arbustivo che in quelloerbaceo, quali il ciliegio selvatico (Prunus avium),il biancospino selvatico (Crataegus oxyacantha - Fig.23.7), la rosa cavallina (Rosa arvensis), la silene afiori verdastri (Silene viridiflora), l’erba di S. Gio-

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vanni montana (Hypericum montanum), la viola sel-vatica (Viola canina), lo sparviere dei boschi(Hieracium sylvaticum), la platantera comune(Platanthera bifolia - Fig. 23.2).

Le cenosi di mantello (Fig. 23.6) dinamicamen-te collegate a questi boschi sono caratterizzate dal-

Fig. 23 - 1. Carpinus betulus, 2. Platanthera bifolia, 3. Cytisus scoparius, 4. Castanea sativa, 5. Calluna vulgaris, 6. Mantello aginestra dei carbonai.

la dominanza della ginestra dei carbonai (Cytisus

scoparius - Fig. 23.3) accompagnata da poche altrespecie tra cui il brugo (Calluna vulgaris - Fig. 23.5),il ginepro comune (Juniperus communis), il ligustro(Ligustrum vulgare) e localmente la limonella(Dictamnus albus).

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Tav. 6 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della Cerreta mesofila su arenaria. Bosco; 1) Quercus petraea, 2) Carpinus betulus, 3)Prunus avium, 4) Platanthera bifolia, 5) Viola canina, 6) Viola reichenbachiana, 7) Carex sylvatica, 8) Silene viridiflora, 9)Melica uniflora, 10) Hypericum montanum; arbusteto: 11) Dictamnus albus; prateria: 12) Romulea bulbocodium, 13) Luzulacampestris, 14) Anthoxanthum odoratum.

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Le praterie di sostituzione, non molto diffuse,sono a dominanza di forasacco eretto (Bromus

erectus), carice glauca (Carex flacca) e paleo odoro-so (Anthoxanthum odoratum). Mostrano un’elevataricchezza floristica e si caratterizzano per la presen-za di numerose specie vistose come l’ofrideinsettifera (Ophrys insectifera), l’orchidea a farfalla(Orchis papilionacea), lo zafferanetto comune(Romulea bulbocodium - Fig. 23.8).

Stato attuale di conservazioneLo stato di conservazione è molto buono, in

particolare le cenosi forestali sono in ottime condi-zioni e presentano una flora nemorale particolar-mente ricca e diversificata. Le praterie sono moltoridotte in proporzione alle superfici forestali chesono in alcuni casi molto estese.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Quercus petraea, Calluna vulgaris, Ilex

aquifolium, Dictamnus albus.Comunità vegetali rare e di particolare interes-

se fitogeografico:arbusteti a dominanza di Calluna vulgaris e

Cytisus scoparius (Calluno vulgaris-Sarothamnetum

scoparii).Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto assoluto dei mantelli di vegetazione edelle siepi interpoderali sia arbustive che arboree;rispetto delle comunità e delle specie rare.

Fig. 23 - 7. Crataegus oxyacantha, 8. Romulea bulbocodium.

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Tappe della Seriebosco: Erico arboreae-Quercetum cerridis

prebosco: Erico arboreae-Arbutetum unedonis

arbusteto: Cisto incani-Ericetum scopariae

brughiera: Danthonio decumbentis-Callunetum vulgaris

prateria ad Agrostis tenuis

prateria terofitica a Tuberaria guttata e Trifolium sp. pl.

vegetazione infestante delle colture a dominanza di Raphanus

raphanistrum.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Subme-

diterranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle

Turbiditi mioceniche della Formazione del Maci-gno del Mugello e del Chianti, in particolarearenarie giallastre e grigie con livelli di marne edargille siltose grigiastre con lenti di variabile esten-sione e potenza di argille e marne policrome.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Erico arboreae-Quercetum cerridis ) sonoriferibili a “Suoli bruni modali”.

DistribuzioneQuesta Serie di vegetazione caratterizza ampia

parte del Comprensorio del M. Peglia e parte dellaSelva di Meana.

Nella cartina la serie è rappresentata insieme aquelle del Cephalanthero longifoliae-Querceto cerridis

sigmetum e dell’Asparago tenuifolii-Querceto cerridis

sigmetum.

Caratterizzazione floristica (Tav. 7)L’Erico arboreae-Quercetum cerridis è costituito

da boschi decidui misti a dominanza di cerro go-vernati a ceduo con matricine di cerro (Fig. 24.1);in alcuni casi è in atto l’avviamento ad alto fusto.Si caratterizzano per la presenza di entitàsclerofilliche mediterranee sia nello strato arboreoche in quello arbustivo. Si rinvengono con frequen-za il leccio (Quercus ilex), l’ilatro comune (Phillyrea

latifolia), il viburno (Viburnum tinus), l’ericaarborea (Erica5arborea), l’erica da scope (Erica

scoparia), il corbezzolo (Arbutus unedo - Fig. 25.1).

CERRETA PREAPPENNINICA TIRRENICA TERMOFILA SU SILICESerie climatofila pre-appenninica tirrenica submediterranea collinare subacidofila del cerroAssociazione forestale di riferimento: Erico arboreae-Quercetum cerridis

Nel sottobosco erbaceo ricorrono con frequenza lafestuca dei boschi (Festuca heterophylla), l’erba-luc-ciola mediterranea (Luzula forsteri), il camedrio si-ciliano (Teucrium siculum). Gli stadi preforestalisono costituiti da formazioni alto-arbustive adominanza di erica arborea e corbezzolo che dan-no origine a coperture paucispecifiche molto fitteed impenetrabili (Fig. 24.2). Questi stadi presen-tano una forte capacità di insediamento nelle fasiimmediatamente successive ad incendi o intenseceduazioni.

Le cenosi arbustive di media taglia sono adominanza di erica da scope e cisto rosso (Cistus

creticus subsp. eriocephalus), sono anch’esse a fisio-nomia chiusa e povere di specie. In posizione mar-ginale rispetto alla precedente unità di vegetazionesi sviluppano gli arbusteti bassi a dominanza di

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Tav. 7 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della Cerreta termofile su arenaria. Bosco: 1) Quercus cerris, 2) Festuca heterophylla, 3)Erica scoparia; arbusteto: 4) Arbutus unedo, 5) Juniperus communis, 6) Erica arborea, 7) Genista germanica; prateria: 9)Anthericum liliago, 8) Danthonia decumbens.

menzionate la dantonia minore (Danthonia

decumbens), la ginestra spinosa (Genista germanica)e il lilioasfodelo (Anthericum liliago).

Le formazioni erbacee emicriptofitiche sono adominanza di cappellini delle praterie (Agrostis

tenuis - Fig.25.2) con prunella gialla (Prunella

laciniata), codolina di Bertoloni (Phleum bertolonii),serapide maggiore (Serapias vomeracea - Fig. 25.3),serapide lingua (S. lingua- Fig. 25.4), cinquefoglia

Fig. 24 - 1. Cerreta termofila su arenaria, 2. arbusteto ad Erica scoparia, Erica arborea ed Arbutus unedo.

brugo (Calluna vulgaris), particolarmente interes-santi perché proprio in territorio ternano tale spe-cie raggiunge il proprio limite meridionale di di-stribuzione. A causa delle particolari condizioni cli-matiche ed edafiche che caratterizzano parte deisettori occidentali della Provincia, all’interno di que-ste formazioni si verifica un’interessante rime-scolamento di specie Mediterranee ed Atlantiche.Tra le entità di particolare interesse possono essere

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Fig. 25 - 1. Arbustus unedo,32. Agrostis tenuis, 3. Serapias vomeracea, 4. Serapias lingua, 5. Trifolium arvense.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Serapias lingua, S. vomeracea, Calluna vulgaris,

Quercus crenata, Tuberaria guttata, Centaurium

maritimum.Comunità vegetali rare e di particolare interes-

se fitogeografico:arbusteti a dominanza di Erica arborea e E.

scoparia (Cisto incani-Ericetum scopariae); lande aCalluna vulgaris (Danthonio-Callunetum).

Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto delle comunità e delle specie rare; man-tenimento delle praterie; rispetto assoluto dei man-telli di vegetazione e delle siepi interpoderali sia ar-bustive che arboree; matricinature polispecifiche chemantengano la biodiversità dello strato dominante.

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tomentilla (Potentilla erecta). Nelle piccole raduredella gariga su substrato arenaceo affiorante siinsediano le cenosi effimere a dominanza di specieannuali di piccola taglia, tra le quali sono frequentiil trifoglio arvense (Trifolium arvense - Fig. 25.5), iltrifoglio striato (T. striatum), il trifoglio lappaceo(T. lappaceum), il fiorgallinaccio comune (Tuberaria

guttata). Nelle aree sottoposte a colture è stata rile-vata la vegetazione infestante tendenzialmenteacidofila a dominanza di rapastrello (Raphanus

raphanistrum), romice acetosella (Rumex acetosella)e ranuncolo sardo (Ranunculus sardous).

Stato attuale di conservazioneLe cenosi forestali, seppure sottoposte ad in-

tensa ceduazione, appaiono in buone condizionidal punto di vista della ricchezza floristica. Le for-mazioni di sostituzione sono anch’esse molto benrappresentate ed in buone condizioni, grazie ad unutilizzo del territorio non intensivo.

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Tappe della Seriebosco: Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis quercetosum

cerridis

mantello eliofilo: Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

mantello sciafilo a Prunus spinosa e Ligustrum vulgare

prateria mesofila: Centaureo bracteatae-Brometum erecti

prateria xerofila: Coronillo minimae-Astragaletum monspessulani

prateria terofitica: Trifolio scabri-Hypochoeridetum achyrophori

vegetazione post-colturale: Senecio erucifolii-Inuletum viscosae

vegetazione infestante delle colture: Biforo testiculatae-Adonidetum

cupanianae

vegetazione infestante delle colture: Panico-Polygonetum

persicariae.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Submediter-

ranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente su marne e

argille siltose grigiastre, con lenti di variabile esten-sione e potenza di argille e marne policrome, taloraalternate a calcari, calcareniti e calciruditi; in misu-ra minore sui depositi lacustri prevalentementeargillosi Plio-Pleistocenici (Villafranchiano p.p.).

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis

quercetosum cerridis) sono riferibili a “Suoli brunicalcarei” o “Suoli bruni calcici”.

DistribuzioneQuesta Serie di vegetazione caratterizza la fascia

collinare posta a nord-est del tavolato di Orvieto, lecolline comprese tra Montegiove e Parrano ed i ter-ritori di pianura nei dintorni di Acquasparta.

Caratterizzazione floristica (Tav. 8)I boschi sono decidui misti a dominanza di cerro

governati a ceduo con matricine di cerro. La com-posizione floristica delle formazioni forestali non sidiscosta sostanzialmente da quella delle cenosi adominanza di roverella, se non per la marcata pre-valenza del cerro nello strato arboreo. Possono esse-re presenti altre specie arboree quali l’orniello(Fraxinus ornus), l’acero campestre (Acer campestre -

CERRETA PREAPPENNINICA TIRRENICA TERMOFILA SU MARNE E ARGILLE SABBIOSESerie climatofila pre-appenninica tirrenica submediterranea e temperata collinare neutrobasifila del cerroAssociazione forestale di riferimento: Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis quercetosum cerridis

Fig.26.5), la stessa roverella (Quercus pubescens) ela quercia di Dalechamps (Q. dalechampii), specieoggetto di recenti ricerche data la scarsa conoscen-za della sua ecologia e della sua distribuzione re-gionale. Il sottobosco è piuttosto povero di specienemorali, mentre sono sempre molto abbondantile essenze mediterranee a portamento lianoso qualila rosa di S. Giovanni (Rosa sempervirens), lostracciabraghe (Smilax aspera), la robbia selvatica(Rubia peregrina subsp. longifolia - Fig. 26.4), iltamaro (Tamus communis). Tra gli arbusti sono fre-quenti il ligustro (Ligustrum vulgare - Fig. 26.6), il

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biancospino comune (Crataegus monogyna),l’agazzino (Pyracantha coccinea), il sanguinello(Cornus sanguinea - Fig.26.2) e il prugnolo (Prunus

spinosa). Nello strato erbaceo, molto povero, si rin-vengono l’asparago pungente (Asparagus acutifolius),il pungitopo (Ruscus aculeatus - Fig.. 26.1), laginestrella comune (Osyris alba), l’erba-limona co-mune (Melittis melissophyllum), l’edera (Hedera

helix), il paleo silvestre (Brachypodium sylvaticum),la crocettona glabra (Cruciata glabra) e il camedriocomune (Teucrium chamaedrys).

Per le formazioni di mantello sono stati indivi-duati due aspetti, uno eliofilo ed uno sciafilo diffe-renziati in base all’esposizione, riferiti a due diver-

se associazioni. La prima, decisamente prevalente,si rinviene con maggior frequenza nelle esposizionisoleggiate, è caratterizzata dal citiso a foglie sessili(Cytisus sessilifolius), dalla ginestra odorosa(Spartium junceum), dalla sottospecie xerofila dellacornetta dondolina (Coronilla emerus subsp.emeroides) e tra le altre specie può ospitare lacicerchia silvestre (Lathyrus sylvestris) e la rosa cani-na (Rosa canina - Fig. 26.3). La seconda, menodiffusa della precedente e localizzata nelle stazionifresche ed ombreggiate, si caratterizza per la pre-senza dello agazzino (Pyracantha coccinea), delligustro (Ligustrum vulgare) e del ginepro comune(Juniperus communis).

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Fig. 26 - 1. Ruscus aculeatus,32. Cornus sanguinea, 3. Rosa arvensis, 4. Rubia peregrina, 5. Acer campestre, 6. Ligustrum vulgare.

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Tav. 8 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della Cerreta su marne e argille sabbiose. Bosco: 1) Quercus pubescens, 2)Acer campestre; arbusteto: 3) Cornus sanguinea, 4) Ligustrum vulgare, 5) Rosa canina, 6) Pyracantha coccinea; prateria: 7)Dactylis glomerata.

Le formazioni erbacee di sostituzione, adominanza di forasacco eretto (Bromus erectus),sono caratterizzate dal fiordaliso bratteato(Centaurea bracteata) e dal caglio bianco (Galium

album) e localmente vedono la preponderanza delpaleo rupestre (Brachypodium rupestre). Sugli affio-ramenti marnosi soggetti ad erosione calanchiformesi insediano le cenosi camefitiche pioniere, caratte-rizzate dal lino montano (Linum tenuifolium), dal-la fumana comune (Fumana procumbens), dalla cor-netta minima (Coronilla minima) e dall’astragalorosato (Astragalus monspessulanum). In mosaico conle suddette cenosi, nelle piccole radure prive divegetazione camefitica e generalmente caratteriz-zate da elevata rocciosità, sono presenti i pratelliannuali a sviluppo primaverile a dominanza di tri-foglio scabro (Trifolium scabrum). Nei terreni nonpiù sottoposti all’utilizzo agrario e al margine deicampi si sviluppa la vegetazione ruderale nitrofilaperenne a dominanza di inula vischiosa (Inula vi-

scosa), senecione serpeggiante (Senecio erucifolius) egramigna comune (Agropyron repens). L’analisi del-la vegetazione infestante delle colture ha evidenziatola presenza di cenosi a dominanza di adonide an-nua (Adonis annua subsp. cupaniana) e coriandoloselvatico (Bifora testiculata); per le colture estive

irrigue è stata individuata la vegetazione adominanza di persicaria (Polygonum persicaria).

Stato attuale di conservazioneCome nel caso della Serie della roverella, la dif-

fusa attività antropica che caratterizza i territori dipertinenza di questo paesaggio vegetale ha forte-mente compromesso l’integrità della vegetazionenaturale. Le cenosi forestali, piuttosto frammenta-te e di scarsa estensione, risultano spesso floristi-camente impoverite mentre i pascoli di sostituzio-ne sono quasi del tutto assenti.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliIndicazioni per la gestione ed utilizzazione delle

fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimboschimenti:rispetto delle specie rare; rispetto dei mantelli

di vegetazione e delle siepi interpoderali sia arbustiveche arboree; riduzione al minimo delle ceduazionie, in generale, delle utilizzazioni del bosco; mante-nimento e rispetto assoluto della vegetazioneprativa; ampliamento dei corridoi di vegetazioneboschiva; possibilità di imboschimento al fine diaumentare la connettività degli attuali lembiforestali e di incrementare la presenza di corridoifloro-faunistici.

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CERRETA PREAPPENNINICA TIRRENICA TERMOIGROFILA SU ARGILLE CALCAREESerie climatofila pre-appenninica tirrenica submediterranea e temperata collinare neutrobasifila del cerroAssociazione forestale di riferimento: Asparago tenuifolii-Quercetum cerridis

Tappe della Seriebosco: Asparago tenuifolii-Quercetum cerridis

mantello sciafilo: Junipero communis-Pyracanthetum coccineae

mantello eliofilo: Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii

prateria: Pseudolysimachio barrelieri-Brometum erecti.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Submediter-

ranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente su substrati

argillo-marnosi, su argilliti, calcari marnosi e marnegrigiastre Cretaciche.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Asparago tenuifolii-Quercetum cerridis) sonoriferibili a “Regosuoli” su argilliti e siltiti e a“Litosuoli” su calcareniti e marnosiltiti, con pas-saggio a “Suoli bruni calcarei” o “Suoli bruni de-gradati”.

DistribuzioneLa serie è presente esclusivamente nel territorio

della Selva di Meana.

Caratterizzazione floristica (Tav. 9)I boschi sono decidui misti a dominanza di

cerro governati a ceduo con matricine di cerro. Inalcuni casi è in atto l’avviamento ad alto fusto. Lecerrete riferite all’associazione Asparago tenuifolii-

Quercetum cerridis mostrano un marcato caratteredi igrofilia in relazione all’elevato contenutoargilloso del substrato. Questo favorisce la presen-za nello strato arboreo di specie come il frassinoossifillo (Fraxinus oxycarpa) e l’olmo campestre(Ulmus minor). Allo stesso tempo sono presentinumerose entità termofile tipiche dei boschi disclerofille come la fillirea comune (Phillyrea latifolia

- Fig. 27.1), il pungitopo (Ruscus aculeatus), larobbia selvatica (Rubia peregrina subsp. longifolia).Tra le erbacee del sottobosco sono frequenti l’aspa-rago selvatico (Asparagus tenuifolius), il forasaccomaggiore (Bromus ramosus), la melica comune(Melica uniflora), l’iva comune (Ajuga reptans - Fig.27.3).

Le cenosi arbustive di sostituzione sono carat-terizzate dal citiso a foglie sessili (Cytisus sessilifolius),dalla ginestra odorosa (Spartium junceum), dallasottospecie xerofila della cornetta dondolina(Coronilla emerus subsp. emeroides) e dalla rosa ca-nina (Rosa canina).

Le formazioni erbacee emicriptofitiche adominanza di forasacco eretto (Bromus erectus) sonodifferenziate dal trifoglino legnoso (Dorycnium

pentaphyllum subsp. herbaceum), dalla poligala gialla(Polygala flavescens) e dalla veronica di Barrelier(Pseudolysimachion barrelieri - Fig. 27.2).

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Tav. 9 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della cerretapreappenninica tirrenica termoigrofila su argille calcaree. Bosco:1) Asparagus tenuifolius, 2) Spartium junceum.

Stato attuale di conservazioneMolto buono, in particolare per quanto riguar-

da le cenosi forestali. Le praterie sono molto ridot-te, in proporzione alle estese superfici boscate.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliComunità vegetali rare e di particolare interes-

se fitogeografico:aggruppamenti a Fraxinus oxycarpa su suoli

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Fig. 27 - 1. Phillyrea latifolia,32. Pseudolysimachion barrelieri,3. Ajuga reptans.

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argillosi a forte ritenzione idrica.Specie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Fraxinus oxycarpa, Asparagus tenuifolius.Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti:

rispetto assoluto dei mantelli di vegetazione; ri-spetto delle comunità e delle specie rare.

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CERRETA PREAPPENNINICA TIRRENICA MESOFILA SU DEPOSITI LACUSTRI EVULCANITISerie climatofila pre-appenninica tirrenica temperata collinare subacidofila del cerroAssociazione forestale di riferimento: Coronillo emeri-Quercetum cerridis

Tappe della Seriebosco: Coronillo emeri-Quercetum cerridis

bosco mesofilo: Coronillo emeri-Quercetum cerridis carpinetosum

betuli

mantello a dominanza di Cytisus scoparius

orlo a dominanza di Holcus mollis.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato, Piano bioclimatico

Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sui substrati

vulcanitici e piroclastici degli apparati vulsini set-tentrionali, costituiti da tufi stratificati e colatelaviche di varia natura; in misura minore sui depo-siti lacustri Plio-Pleistocenici prevalentementeargillosi.

che rappresenta sempre la specie dominante, sonomolto frequenti il sorbo domestico (Sorbus dome-

stica), il ciavardello (S. torminalis), il carpino bian-co (Carpinus betulus), il castagno (Castanea sativa),talora il faggio (Fagus sylvatica). Lo strato arbustivoè differenziato dalla presenza del nespolo volgare(Mespilus germanica) e della sottospecie mesofila del-la cornetta dondolina (Coronilla emerus subsp.emerus), mentre nel sottobosco erbaceo sono fre-quenti la cicerchia veneta (Lathyrus venetus),l’euforbia delle faggete (Euphorbia amygdaloides) eil centocchio dei boschi (Stellaria nemorum). Negliimpluvi e sui versanti caratterizzati da clima frescoe umido, in particolare sulle porzioni esposte a norddella scarpata che contorna il tavolato di Orvieto,il carpino bianco diviene codominante con il cerrodando origine a cenosi differenziate da noccioloCorylus avellana) e castagno.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Coronillo emeri-Quercetum cerridis) sonoriferibili ad “Andosuoli” su substrato vulcanico o a“Suoli lisciviati” su substrato sabbioso-conglo-meratico.

DistribuzioneLa serie caratterizza il tavolato di Orvieto, in-

clusi i versanti che lo orlano ad ovest, ed i territoridi pianura che circondano Avigliano (Fig. 28.1).

Caratterizzazione floristica (Tav. 10)Le cerrete dell’associazione Coronillo emeri-

Quercetum cerridis sono boschi decidui misti go-vernati a ceduo con matricine di cerro. Si caratte-rizzano per una forte presenza di elementi mesofilisia nello strato arboreo che in quello erbaceo. Trale essenze forestali, oltre al cerro (Quercus cerris)

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Le formazioni arbustive di mantello sono do-minate dalla ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius

- Fig. 28.2) che costituisce cenosi monospecifiche.Le formazioni di orlo, poco diffuse, vedono la pre-valenza del bambagione aristato (Holcus mollis).

Stato attuale di conservazioneI boschi sono poco rappresentati e si localizza-

no principalmente sui versanti che orlano ad ovestil tavolato di Orvieto, ove sono presenti interes-santi cenosi forestali molto ricche floristicamente.

Fig. 28. 1. Paesaggio della cerreta su depositi lacustri, localizzata sui versanti mediamente acclivi, 2. Bosco del Coronillo emeri-Quercetum cerridis con mantello a Cytisus scoparius

Tav. 10 - Alcune specie tipiche del Paesaggio. della cerretapreappenninica tirrenica mesofila su vulcaniti e depositi lacustri.Bosco: 1) Castanea sativa, 2) Lathyrus venetus, 3) Mespilusgermanica; prateria: 4) Holcus mollis.

Il tavolato stesso ed i territori di pianura che cir-condano Avigliano appaiono invece quasi comple-tamente deprivati della vegetazione forestale perovvie ragioni di utilizzazione agraria (Fig. 28.1).Buona consistenza presentano gli arbusteti e gli stadidi incespugliamento a dominanza di ginestra deicarbonai, diffusi in corrispondenza degli appez-zamenti agrari non più coltivati.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Quercus crenata, Serratula tinctoria, Teucrium

siculum, Malus florentina, Mespilus germanica.Comunità vegetali rare e di particolare interes-

se fitogeografico:formazioni a dominanza di Carpinus betulus e

localmente di Castanea sativa (Coronillo emeroides-

Quercetum cerridis carpinetosum betuli).Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-schimenti: riduzione al minimo delle ceduazioni e,in generale, delle utilizzazioni del bosco; rispettoassoluto dei mantelli di vegetazione e delle siepiinterpoderali sia arbustive che arboree; rispetto dellecomunità e delle specie rare; salvaguardia dei corri-doi di vegetazione; creazione di una fascia di ri-spetto intorno ai boschi; possibilità di imbo-schimento al fine di aumentare la connettività de-gli attuali lembi forestali e di incrementare la pre-senza di corridoi floro-faunistici.

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PAESAGGIO DEL FARNETTO

BOSCO PREAPPENNINICO TIRRENICO DI FARNETTO SU DEPOSITI LACUSTRI EVULCANITISerie climatofila pre-appenninica tirrenica centro-italica submediterranea collinare subacidofila del farnettoAssociazione forestale di riferimento: Malo florentinae-Quercetum frainetto

Tappe della Seriebosco: Malo florentinae-Quercetum frainetto

mantello a dominanza di Cytisus scoparius ed Erica arborea

orlo: Sileno italicae-Melampyretum cristati

vegetazione infestante delle colture a dominanza di Raphanus

raphanistrum.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Temperato Var. Subme-

diterranea, Piano bioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa sui depositi lacustri Plio-

Pleistocenici prevalentemente argillosi, a luoghi conbanchi di lignite e, subordinatamente, sui terminiprevalentemente sabbioso-conglomeratici con len-ti argillose (talora lignitifere) variamente estese epotenti (Villafranchiano p.m.p.); in misura mino-

re sui substrati vulcanitici e piroclastici degli appa-rati vulsini settentrionali.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Malo florentinae-Quercetum frainetto) sonoriferibili ad “Andosuoli” o “Suoli bruni andici” susubstrato vulcanico, e a “Suoli lisciviati” o “Suolilisciviati a pseudogley” su depositi lacustri.

DistribuzioneIl paesaggio del farnetto è localizzato nelle aree

pianeggianti o di falsopiano ubicate nei pressi diMontecastrilli e Giove.

Caratterizzazione floristica (Tav. 11)I boschi sono decidui misti governati a ceduo

con matricine di farnetto o, talvolta, di cerro. Essi,

riferiti all’associazione Malo florentinae-Quercetum

frainetto, sono dominati dal farnetto (Quercus

frainetto - Fig. 29) e nello strato arboreo ospitanocon frequenza il sorbo domestico (Sorbus domesti-

ca), il ciavardello (S. torminalis), la quercia crenata(Q. crenata), il cerro (Q. cerris). Lo strato arbustivoè caratterizzato dal raro melo fiorentino (Malus

florentina - Fig. 30.1), accompagnato dalbiancospino selvatico (Crataegus oxyacantha), dallarosa cavallina (Rosa arvensis) e dalla berretta da prete(Euonymus europaeus). Il sottobosco erbaceo è moltoricco e diversificato, e numerose risultano le speciemesofile e/o subacidofile come lo sparviereracemoso (Hieracium racemosum), la cicerchia nera(Lathyrus niger - Fig. 30.2), la cerretta comune(Serratula tinctoria), la verga d’oro comune (Solidago

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Fig. 29 - Quercus frainetto.

Fig. 30 - 1. Malus florentina,32. Lathyrus niger.

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Paesaggio della cerretasu vulcaniti e depositi lacustri

Situazione ipotizzabile inassenza di disturbo

Paesaggio del farnetto

Situazione attuale

Fig. 31- Riduzione sia delle formazioni boschive che delle corrispondenti tappe di sostituzione nei paesaggi del cerro e delfarnetto su depositi lacustri e vulcaniti.

utilizzo antropico

virgaurea), il fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi) e lacinquefoglia fragola-secca (Potentilla micrantha).

Le cenosi arbustive di sostituzione sono carat-terizzate dalla ginestra dei carbonai (Cytisus

scoparius) quasi sempre co-dominante assieme al-l’erica arborea (Erica arborea); altre specie che par-tecipano alla formazione dei mantelli sono il gine-pro comune (Juniperus communis), il prugnolo(Prunus spinosa) e il biancospino selvatico (Crataegus

oxyacantha). A margine dei mantelli sono presentile cenosi di orlo caratterizzate dalla spigaroladentellata (Melampyrum cristatum), dalla ginestraminore (Genista tinctoria) e dal geranio sanguigno(Geranium sanguineum).

Le praterie di sostituzione sono praticamenteassenti dall’area di studio, si tratta presumibilmentedi formazioni a dominanza di covetta dei prati(Cynosurus cristatus) e paleo odoroso (Anthoxanthum

odoratum). Nelle aree sottoposte a colture è statarilevata la vegetazione infestante tendenzialmente

acidofila a dominanza di rapastrello (Raphanus

raphanistrum), romice acetosella (Rumex acetosella)e ranuncolo sardo (Ranunculus sardous).

Stato attuale di conservazioneLa Serie del farnetto rappresenta uno dei mag-

giori patrimoni naturalistici della Provincia di Terni,sia dal punto di vista floristico che vegetazionale.

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Tav. 11 - Alcune specie tipiche del Paesaggio del bosco preappenninico tirrenico di farnetto. Bosco: 1) Quercus frainetto, 2) Sorbusdomestica, 3) Sorbus torminalis, 4) Serratula tinctoria, 5) Potentilla micrantha, 6) Melampyrum cristatum; 7) Lychnis flos-cuculi; prateria: 10) Cynosurus cristatus.

Fig. 32- Lembi di bosco a farnetto al limite di estese aree coltiva-te.

Il farnetto, specie a distribuzione balcanica, tro-va in Italia centrale il proprio limite nord-occiden-tale di areale. Nel territorio della Provincia sonopresenti alcuni lembi relitti di queste interessantied ormai rare cenosi forestali, la cui estensione èpurtroppo ampiamente al di sotto della soglia mi-nima necessaria al loro mantenimento (Figg. 31 e32) . Le formazioni di mantello sono pocorappresentae o assenti in quanto la lavorazione agri-cola si spinge generalmente fino alla base degli alberi,le formazioni erbacee come già accennato mancanodel tutto.

Valutazione della rarità e indicazioni gestionaliSpecie floristiche rare (*rarissime) e di partico-

lare interesse fitogeografico:Quercus frainetto, Quercus cr enata, Malus

florentina, Genista germanica, Teucrium siculum,Serratula tinctoria.

Comunità vegetali rare e di particolare interes-se fitogeografico:

boschi a dominanza di Quercus frainetto (Malo

florentinae-Quercetum frainetto); orli a dominanzadi Melampyrum cristatum e Geranium sanguineum

(Trifolio medii-Geranietea sanguinei).Indicazioni per la gestione ed utilizzazione del-

le fitocenosi, degli agroecosistemi e dei rimbo-

schimenti:rispetto delle comunità e delle specie rare; ri-

duzione assoluta delle ceduazioni e, in generale, del-le utilizzazioni del bosco; rispetto assoluto dei man-telli di vegetazione e delle siepi interpoderali siaarbustive che arboree; creazione di una fascia di ri-spetto intorno ai boschi e alla vegetazione arbustiva;possibilità di creazione di siepi al fine di aumentarela connettività degli attuali lembi forestali e di cre-are corridoi floro-faunistici; imboschimenti al finedi aumentare la biodiversità e di ricreare situazionifloro-faunistiche con un maggior grado dinaturalità.

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PAESAGGIO DEL LECCIO

Tappe della Seriebosco: Cyclamino repandi-Quercetum ilicis

prebosco: Erico arboreae-Arbutetum unedonis

arbusteto: Pistacio lentisci-Juniperetum oxycedri

gariga a Cistus salvifolius

prateria xerofila a Stipa bromoides

prateria termofila a Cymbopogon hirtus

vegetazione di margine stradale a Foeniculum vulgare subsp.

piperitum .

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Mediterraneo, Piano biocli-

matico Mesomediterraneo; Macrobioclima Tempe-rato Var. Submediterranea, Piano bioclimaticoCollinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle For-

mazioni del Calcare massiccio e sulle arenarieMioceniche della Formazione del Macigno delMugello e del Chianti.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Cyclamino repandi-Quercetum ilicis) sonoriferibili a “Suoli fersiallitici” del tipo delle “Terrerosse mediterranee” su substrato calcareo, ed a “Suo-li bruni modali” su substrato arenacao.

DistribuzioneLa vegetazione di questa Serie ricopre estese su-

perfici del territorio della Provincia caratterizzan-do i rilievi del settore occidentale, in particolare iversanti sud-occidentali della Dorsale Narnese-Amerina (Fig. 33) e le formazioni collinari ubicatenei pressi di Morrano (Lecceta dell’Elmo). Questetipologie vegetazionali tendono a localizzarsi nelleporzioni basali dei versanti su acclività medio-basseche consentano l’accumulo e la lisciviazione delsuolo.

Nella cartina la serie è rappresentata insieme aquella del Fraxino orni-Querceto ilicis sigmetum.

LECCETA MESOMEDITERRANEA TERMOFILA SU SUBSTRATI DECARBONATATISerie climatofila subcostiera tirrenica mesomediterranea e submediterranea collinare subacidofila del lec-cioAssociazione di riferimento: Cyclamino repandi-Quercetum ilicis

Caratterizzazione floristica (Tav. 12)I boschi sono a dominanza di leccio, con com-

posizione prevalentemente o completamente sclero-fillica, governati a ceduo con matricine di leccio.Sono caratterizzati dalla pressoché totale assenza dicaducifoglie; tra le essenze legnose sono molto fre-quenti il viburno (Viburnum tinus), il legnopuzzo(Rhamnus alaternus), la fillirea comune (Phillyrea

latifolia) e l’erica arborea (Erica arborea). Tra lelianose è abbondante lo stracciabraghe (Smilax

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aspera - Fig. 34.6). Il sottobosco erbaceo è sempremolto povero a causa della scarsa quantità di luceche nell’arco dell’anno penetra la cortina arborea, trale specie più tipiche possono essere menzionate ilciclamino primaverile (Cyclamen repandum - Fig.34.5), la carice mediterranea (Carex distachya), ilfior di legna (Limodorum abortivum), l’elleborineminore (Epipactis microphylla). Gli stadi preforestali(Fig. 34.2) sono costituiti da cenosi legnose che rag-giungono l’altezza di 6-8 m, dalla fisionomia tipica-mente chiusa ed impenetrabile. Le specie costitutivesono essenzialmente il corbezzolo (Arbutus unedo),l’erica arborea (Erica arborea) e pochissime altre tracui l’incensaria odorosa (Pulicaria odora).

Gli arbusteti sono a dominanza di ginepro ros-so (Juniperus oxycedrus), lentisco (Pistacia lentiscus)e alaterno (Rhamnus alaternus - Fig. 34.3); nei terri-tori più caldi, è talvolta possibile rinvenire il mirto(Myrtus communis). Le formazioni di gariga che sisviluppano su suoli sottili e in erosione sono costi-tuite da diverse specie di cisto (Cistus creticus subsp.eriocephalus - Fig. 34.1, C. salvifolius). In questeformazioni alla base dei cisti è possibile osservare ilraro ipocisto rosso (Cytinus ruber).

La vegetazione erbacea xerofitica è a dominanzadi lino delle fate minore (Stipa bromoides) e trifoglinoirsuto (Dorycnium hirsutum - Fig. 34.4), ed è carat-terizzata dalla presenza di numerose camefite di pic-cola taglia come il citiso argenteo (Argyrolobium

zanonii), il camedrio polio (Teucrium polium subsp.capitatum), il vilucchio bicchierino (Convolvulus

cantabrica), l’issopo meridionale (Micromeria

graeca). Nelle aree rupestri presenti soprattutto neisettori meridionali estremi della Provincia, sullepiccole tasche di suolo e detrito che si formano incorrispondenza dei terrazzi rocciosi si sviluppa la

Fig. 34 - 1. Cistus creticus subsp. eriocephalus, 2. Boscaglie dineoformazione in ex-coltivi, 3. Rhamnus alaternus.

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Fig. 33 - Versanti della catena Amerina, ricoperti da boschi dileccio.

vegetazione parasteppica mediterranea a dominanzadi barboncino mediterraneo (Cymbopogon hirtus).Negli stessi territori lungo i margini stradali è pre-sente la vegetazione mediterranea subnitrofila pe-renne a dominanza di piombaggine (Plumbago

europaea) e finocchio comune (Foeniculum vulgare

subsp. piperitum).

Stato attuale di conservazioneLe cenosi boschive presentano un discreto sta-

to di conservazione, benché intensamente ceduatee quindi in molti casi trasformate in formazioni dimacchia.

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Tav.12 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della Lecceta mesomediterranea termofila su substrati decarbonatati. Bosco: 1) Quercusilex, 2) Cyclamen repandum, 3) Pistacia lentiscus, 4) Rhamnus alaternus, 5) Limodorum abortivum; prateria: 6) Hyparreniahirta.

Fig. 34 - 4. Dorycnium hirsutum, 5. Cyclamen repandum, 6. Smilax aspera.

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Tappe della Seriebosco: Fraxino orni-Quercetum ilicis

boscaglia termofila: Fraxino orni-Quercetum ilicis pinetosum

halepensis

prebosco: Fraxino orni-Quercetum ilicis pistacietosum x saporte

arbusteto: Coronillo emeroidis-Ericetum multiflorae

orlo: Asparago acutifolii-Osyridetum albae

microgariga: Cephalario leucanthae-Saturejetum montanae

microgariga termofila: Cephalario leucanthae-Saturejetum

montanae euphorbietosum spinosae

prateria terofitica: Trifolio scabri-Hypochoeridetum achyrophori

securigeretosum securidacae.

Caratterizzazione climaticaMacrobioclima Mediterraneo, Piano bio-

climatico Mesomediterraneo; Macrobioclima Tem-perato Var. Submediterranea, Piano bioclimaticoCollinare; Macrobioclima Temperato, Pianobioclimatico Collinare.

Caratterizzazione geopedologicaLa serie si sviluppa principalmente sulle For-

mazioni del Calcare massiccio, della Maiolica o Cal-care rupestre, della Corniola e della Scaglia rosata,rossa e bianca.

I suoli tipicamente correlabili alla tappa forestalematura (Fraxino orni-Quercetum ilicis) sono riferibilia “Litosuoli”.

DistribuzioneTale paesaggio è diffuso sui substrati carbo-

natici delle principali catene del territorio provin-ciale, sia in contesto preappenninico, ove si localiz-za a quote elevate e sui versanti ad acclività accen-tuata (Fig. 35), sia in contesto appenninico,insediandosi sui versanti caldi e alle quote più bas-se.

Nella cartina la serie è rappresentata insieme aquella del Cyclamino repandi-Querceto ilicis

sigmetum.

Caratterizzazione floristica (Tav. 13)Le cenosi forestali sono costituite prevalente-

mente da leccio (Quercus ilex) con una buona com-

LECCETA SUBMEDITERRANEA MISTA SU CALCARESerie climatofila subcostiera adriatica mesomediterranea e submediterranea collinare neutro-basifila delleccioAssociazione forestale di riferimento: Fraxino orni-Quercetum ilicis

ponente di specie caducifoglie, rappresentate so-prattutto dall’orniello (Fraxinus ornus - Fig. 36.4)e talvolta dal carpino nero (Ostrya carpinifolia), dal-l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum - Fig. 36.1) edall’acero minore (Acer monspessulanum). Sono bo-schi misti a prevalenza di sclerofille governati aceduo con matricine di leccio. Frequentissimi sonogli aspetti di vegetazione preforestale a dominanzadi pino d’aleppo (Pinus halepensis) in situazionirupestri. Sono inoltre presenti cenosi alto-arbustivedell’altezza di 3-4 m a dominanza di Pistacia x

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Fig. 35 - Formazioni rupicole a dominanza di Quercus ilex al-l’imbocco della Val Nerina.

dalla sottospecie xerofila della cornetta dondolina(Coronilla emerus subsp. emeroides) ed ospitano alloro interno alcune specie tipiche dei mantelli deiboschi di caducifoglie, come il citiso a foglie sessili(Cytisus sessilifolius) e la ginestra odorosa (Spartium

junceum). Particolare valore biogeografico rivestela presenza in queste formazioni vegetali dell’am-pelodesma (Ampelodesmos mauritanicus), speciestenomediterranea occidentale che nella Provincia sirinviene nelle zone più calde. A margine delle cenosisuddette si sviluppano delle formazioni nanoarbustivea dominanza di ginestrella comune (Osyris alba) checostituiscono un orlo denso al cui interno è gene-ralmente presente l’asparago pungente (Asparagus

acutifolius).I pascoli camefitici di sostituzione (garighe)

sono caratterizzati dalla dominanza della santo-reggia montana (Satureja montana) e della vedovinaa teste bianche (Cephalaria leucantha), generalmente

Fig. 36 - 1. Cercis siliquastrum,32. Erica multiflora, 3. Cephalanthera damasonium, 4. Fraxinus ornus, 5. Aspetto degradato dilecceta mista.

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saporte, ibrido stabilizzato del lentisco (Pistacia

lentiscus) con il terebinto (Pistacia terebinthus), eginepro rosso (Juniperus oxycedrus) che rappresenta-no l’aspetto pioniero della lecceta.

Gli arbusteti di sostituzione sono caratterizzatidall’erica multiflora (Erica multiflora - Fig. 36.2) e

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Tav. 13 - Alcune specie tipiche del Paesaggio della Lecceta submediterranea mista su calcare. Bosco: 1) Celtis australis, 2) Fraxinusornus, 3) Cephalanthera longifolia, 4) Pinus halepensis, 5) Cercis siliquastrum; arbusteto: 6) Erica multiflora; prateria: 7) Cephalarialeucatha.

accompagnate dall’assenzio maschio (Artemisia alba),dai perpetuini d’Italia (Helichrysum italicum), dal timoa fascetti (Thymus longicaulis). Nelle aree conmicroclima particolarmente caldo è presente unaspetto di questa vegetazione differenziatodall’euforbia spinosa (Euphorbia spinosa), dallafumana mediterranea (Fumana ericoides), dallafumana vischiosa (Fumana thymifolia). I pratelli an-nuali a fioritura primaverile che si sviluppano nelleradure della gariga ospitano la securidaca (Securigera

securidaca), il paleo tardivo (Cleistogenes serotina) ela campanula minore (Campanula erinus).

Stato attuale di conservazioneLe cenosi boschive presentano un discreto stato

di conservazione, benché intensamente ceduate equindi in molti casi trasformate in formazioni aper-te e degradate (Fig. 36.5).

Leccete appenniniche temperate collinari orofileneutrobasifileAssociazione forestale di riferimento: Cephalanthero

longifoliae-Quercetum ilicis

DistribuzioneTale tipo di vegetazione è presente solo in

aree Appenniniche a quote che si attestano at-torno agli 800-1000 m s.l.m., nell’area di con-tatto con le formazioni a dominanza dicaducifoglie.

Caratterizzazione floristicaI boschi sono caratterizzati da una copertura

arborea a dominanza di leccio e caducifoglie collinariquali il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l’acero d’Un-gheria (Acer obtusatum) e dalla presenza, nellostrato erbaceo, di specie nemorali mesofile comela cefalantera maggiore (Cephalanthera longifolia),la cefalantera bianca (Cephalanthera damasonium -Fig. 36.3) e la melica comune (Melica uniflora),trasgressive dai boschi decidui con cui sono incontatto.

Stato attuale di conservazioneLe cenosi boschive, non molto diffuse,

presentano uno stato di conservazione piuttostobuono.

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Le formazioni edafo-igrofile e ripariali sono ti-picamente presenti in corrispondenza del reticoloidrografico, distribuendosi parallelamente alle spon-de dei corsi (Fig. 37) e degli specchi d’acqua. Inspazi molto ristretti si susseguono formazioni digreto, di ripa, di sponda, di terrazzo di vario ordinedando origine a un complesso di tipi vegetazionalitra loro in contatto seriale o catenale (Fig. 38).

Dal punto di vista dei rapporti con il clima, lavegetazione palustre e ripariale viene definita azonale

in quanto essa è primariamente condizionata dallapresenza dell’elemento idrico (falda freatica), men-tre risulta essere meno influenzata dalle caratteri-stiche climatiche del territorio in cui si sviluppa.

Questi sistemi di vegetazione risultano forte-mente compromessi dalle numerose attivitàantropiche quali l’agricoltura, l’urbanizzazione, lacanalizzazione dei corsi d’acqua, la captazione del-le acque, le bonifiche con conseguente abbassamen-to della falda ecc., che nell’insieme hanno determi-nato la rapida scomparsa della vegetazione forestaledai terrazzi e la frammentazione e la compressione

PAESAGGIO DELLE RIVE E DELLE SPONDE DI LAGHI E FIUMI

delle cenosi che colonizzano le sponde ed i greti.I Laghi di Alviano e Piediluco conservano an-

cora una flora e una vegetazione piuttosto ricche,costituite da specie acquatiche e palustri che pur-troppo sono ormai scomparse dagli altri ambientiumidi dell’Umbria.

Le diverse fitocenosi presenti in questi ambientivengono di seguito descritte, raggruppate in trecategorie principali sulla base della fisionomia.

Fig. 37- Tratto del Fiume Chiani, dopo la confluenza con il Fosso dell’Elmo.

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Fig. 38 - Esempi di zonazione della vegetazione ripariale e palustre al Lago di Alviano (disegno di T. Petrolati):A) Oasi di Alviano (sponda destra del F. Tevere): 1 - vegetazione di idrofite, 2 - Butometum umbellati, 3 - Scirpetum marititmi, 4 -dosso di materiale di escavazione con vegetazione ruderale, 5 - vasca di escavazione con vegetazione pioniera ad Alisma plantago-aquatica, 6 - vegetazione del piano originario con resti di Cypero-Caricetum otrubae, 7 - Polygono-Bidentetum, 8 - Cirsio-Galegetumofficinalis;B) Sponda sinistra del F. Tevere (periodo di magra): 1 - Bidenti-Polygonetum, 2 - Caricetum ripariae, 3 - Agg. a Angelica sylvestrise Cirsium triumfetti, 4 - Salicetum albae;C) Sponda sinistra del F. Tevere (periodo di piena): 1- vegetazione di idrofite, 2 - Caricetum ripariae, 3 - Agg. a Angelica sylvestrise Cirsium triumfetti, 4 - Salicetum albae.

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C

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Boscaglie di salice rosso(Saponario officinalis-Salicetum purpureae)

DistribuzioneLe formazioni a salice rosso sono diffuse lungo

i corsi d’acqua minori e i fiumi delle principali pia-nure, dove occupano la fascia direttamente a ridossodel corso d’acqua.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Queste cenosi, tipicamente di greto, si svilup-pano nella fascia antistante il Salicetum albae in areefrequentemente inondate. Dal punto di vistafloristico sono piuttosto povere, lo strato arbustivoè costituito essenzialmente dal salice rosso (Salix

purpurea) mentre tra le erbacee è specie caratteri-stica la saponaria comune (Saponaria officinalis) ac-compagnata frequentemente dalla morella rampi-cante (Solanum dulcamara), dal marrubio fetido(Ballota nigra) e dall’incensaria comune (Pulicaria

dysenterica).Stato attuale di conservazione

Sono formazioni abbastanza comuni e ben con-servate; avendo come naturale ubicazione la fasciadirettamente a ridosso del corso d’acqua, l’attivitàagricola generalmente non influisce negativamen-te sulla loro estensione ma solo sulla composizionefloristica, attraverso un generale impoverimento dispecie tipiche.

Boscaglie di salice ripaiolo(Salicetum elaeagni)

DistribuzioneSono diffusi lungo i corsi d’acqua secondari in

tutto il territorio della Provincia.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Il salice ripaiolo (Salix elaeagnos) colonizza ilmargine della sponda direttamente a contatto conl’acqua dando origine a cenosi paucispecifiche sog-gette ad inondazione periodica. Queste cenosi sisviluppano generalmente nei tratti superiori deicorsi d’acqua. Tra le poche specie presenti si posso-no citare il farfaraccio comune (Petasites hybridus),l’equiseto massimo (Equisetum telmateja), ilgarofanino d’acqua (Epilobium hirsutum), ilvilucchio bianco (Calystegia sepium).

Stato attuale di conservazioneQueste formazioni si presentano generalmente

degradate e floristicamente impoverite, a causa delladiffusa alterazione degli ambienti ripariali.

Boschi di salice bianco(Salicetum albae)

DistribuzioneSono presenti lungo i corsi d’acqua di vario or-

dine in tutto il territorio provinciale.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Le formazioni a dominanza di salice bianco(Salix alba) si sviluppano in prossimità dei corsid’acqua o delle sponde lacustri, in ambienti perio-dicamente inondati (Fig. 39). Al loro interno sonogeneralmente presenti il sanguinello (Cornus

sanguinea), il rovo comune (Rubus ulmifolius) e ilrovo bluastro (R. caesius), l’edera (Hedera helix), l’or-tica comune (Urtica dioica), l’alliaria comune(Alliaria perfoliata) e l’attaccamano (Galium

aparine). Nei saliceti del Lago di Alviano sono pre-senti alcune specie avventizie naturalizzate legateagli ambienti umidi, quali l’indaco bastardo(Amorpha fruticosa) e il caprifoglio giapponese(Lonicera japonica).Stato attuale di conservazione

Tra le cenosi ripariali quelle a dominanza disalice bianco sono certamente le più resistenti al-l’impatto antropico, benché nella gran parte dei casirisultino fortemente frammentate e compresse infasce di ampiezza molto esigua.

Fig. 39 - Vegetazione arborea a Salix alba lungo il corso del F.Nera.

VEGETAZIONE ARBOREA E ARBUSTIVA

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Boschi di ontano nero(Aro italici-Alnetum glutinosae)

DistribuzioneIl bosco di ontano nero presenta scarsa diffu-

sione lungo i corsi d’acqua della Provincia, è pre-sente in modo frammentario lungo le sponde delLago di Alviano e dei Fiumi Nera, Paglia e Tevere.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Queste formazioni mostrano un’ecologia tipi-camente riparia legata alle sponde fluviali, benchéoccasionalmente possano svilupparsi anche su spon-de lacustri. Generalmente si localizzano nelle zonemeno inondate, su suoli più maturi rispetto ai bo-schi a salice bianco. Lo strato arboreo si caratteriz-za per la dominanza dell’ontano nero (Alnus

glutinosa - Fig. 40) talora accompagnato dal salicebianco. Negli strati arbustivo ed erbaceo sono spessopresenti la vitalba (Clematis vitalba), il sambuconero (Sambucus nigra), l’equiseto dei campi(Equisetum arvense), la canapa acquatica(Eupatorium cannabinum), il cardo cretese (Cirsium

creticum subsp. triumfetti) e il gigaro chiaro (Arum

italicum).Stato attuale di conservazione

Le cenosi ad ontano nero della Provincia si pre-sentano frammentarie e degradate per l’intensosfruttamento dei terrazzi alluvionali a scopo agri-colo. Solo nella sponda settentrionale del Lago diAlviano raggiungono discreti livelli di maturità.

Boscaglie di salice cinereo(Salicetum cinereae)

DistribuzioneLa boscaglia a salice cinereo è presente solo al

Lago di Piediluco, dove occupa un’ampia zonaubicata in corrispondenza del Braccio di Cornello.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Il saliceto a salice cinereo (Salix cinerea) rap-presenta un raro esempio di boscaglia palustre. De-gna di nota è la presenza della frangola comune(Frangula alnus), specie tipica degli arbusteti palu-stri centroeuropei e rara in Umbria. Altre speciecaratteristiche sono la mazza d’oro comune(Lysimachia vulgaris - Fig. 46.4) e il viburnoacquatico (Viburnum opulus), frequenti sono lacarice spondicola (Carex riparia - Fig. 46.8) e ilgiaggiolo acquatico (Iris pseudacorus).Stato attuale di conservazione e distribuzione

Lo stato di conservazione è abbastanza buono,la vegetazione arborea è difatti in espansione a sca-pito delle comunità erbacee. Tra le principali cau-se all’origine dell’invasione del saliceto nella fa-scia dei prati umidi e palustri ci sono l’abban-dono dello sfalcio e la regolazione del livello delleacque lacustri.

Boschi palustri di frassino ossifillo(Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae)

DistribuzioneIl bosco di frassino ossifillo è presente al L. di

Piediluco, nella zona palustre situata alla testa delBraccio di Capolozza.

È stato inoltre osservato al di fuori del con-testo ripario, in situazioni ambientali particola-ri ubicate all’interno di boschi di cerro nei pres-si di Allerona e a sud del Lago di Corbara. Inquesti ambienti tende a localizzarsi in corrispon-denza di piccole depressioni, anche di origineantropica, o su affioramenti idrici di versante susubstrati argillosi.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Dal punto di vista ecologico queste formazionisono in contatto sia con le serie edafo-igrofile riparieche con quelle palustri. Al loro interno ilsottobosco è caratterizzato dalla carice ascellare(Carex remota), dalla carice villosa (C. hirta), dal-l’erba soldina (Lysimachia nummularia) e dalranuncolo strisciante (Ranunculus repens).Stato attuale di conservazione

Il frassino ossifillo presenta un popolamento didiscreta estensione al L. di Piediluco, dove peraltromostra una notevole rinnovazione.

Fig. 40 - Alnus glutinosa.

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Boschi di pioppo canescente(Aggr. a Populus canescens)

DistribuzioneQuesti boschi sono abbastanza diffusi in corri-

spondenza dei corsi d’acqua minori che solcano l’am-pia valle posta a nord-ovest di Terni, la valle del T.Paglia e le aree collinari situate a sud-ovest della Dor-sale Amerino-Narnese.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Il pioppo canescente (Populus canescens) è un ibri-do risultante dall’incrocio naturale del pioppo bian-co (P. alba) con il pioppo tremulo (P. tremula) e pre-senta caratteri morfologici intermedi tra le due spe-cie dalle quali deriva. Si localizza preferibilmente susubstrati a tessitura fine ed occupa in genere il terraz-zo più esterno, non soggetto a inondazioni, a contat-to con le cenosi a olmo (Ulmus minor). Negliaggruppamenti osservati svolge il ruolo di specie do-minante nello strato arboreo, mentre nel sottoboscosono presenti il sanguinello (Cornus sanguinea), ilnocciolo (Corylus avellana), la carice maggiore (Carex

pendula), il luppolo comune (Humulus lupulus), ac-canto a diverse specie tipiche dei boschi di versantecome il ligustro (Ligustrum vulgare) e il biancospinocomune (Crataegus monogyna).Stato attuale di conservazione

Lo stato di conservazione è medio-basso, comeevidenziato dalla frequenza all’interno dei boschi dispecie indicatrici di degrado ed antropizzazione, inrelazione ai forti rimaneggiamenti e ceduazioni.

Boschi di olmo campestre(Aggr. a Ulmus minor)

DistribuzioneGli olmeti sono abbastanza diffusi in tutto il ter-

ritorio della Provincia, particolarmente nelle areeargillose di fondovalle, ma sono spesso ridotti ad esi-gui lembi o filari.Caratterizzazione floristica ed ecologica

Le formazioni preforestali a dominanza di olmocampestre (Ulmus minor) sono localizzate nella fa-scia più esterna ed asciutta del sistema ripariale dellavegetazione, generalmente sul terrazzo più elevato dicui costituiscono la vegetazione potenziale. Al lorointerno le specie più ricorrenti sono il gigaro chiaro(Arum italicum), il prugnolo (Prunus spinosa) e il rovocomune (Rubus ulmifolius).

Fig. 41 - Corsi d’acqua minori con ampi tratti di vegetazionenaturale.

Stato attuale di conservazioneQueste cenosi sono fortemente frammentate e

spesso ridotte a filari sottili al margine di campi osentieri.

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Vegetazione acquatica

Vegetazione a lenticchie d’acqua (Lemno-Spiro-

deletum polyrhizae)Questa fitocenosi si sviluppa in acque lente ed

eutrofiche ed è costituita da un denso lamineto ca-ratterizzato dalle lenticchie d’acqua maggiore e mi-nore (Spirodela polyrhiza, Lemna minor) e da po-che altre specie di idrofite radicanti quali la brascacomune (Potamogeton natans). Nella Provincia diTerni è abbastanza rara ed è presente al Lago diAlviano in prossimità del piccolo molo.

Vegetazione a lenticchia spatolata (Lemnetum

trisulcae)La lenticchia spatolata (Lemna trisulca), contraria-mente alle altre lenticchie d’acqua che galleggianosulla superficie, vive completamente sommersa ne-gli strati più superficiali. È tipica di acqueoligotrofiche, fresche e fluenti. L’associazione, pra-ticamente monospecifica, si rinviene frequentemen-te al Lago di Piediluco sul fronte del canneto.

Vegetazione a ninfea gialla (Nymphaeetum albo-

luteae)La ninfea gialla (Nuphar luteum - Fig. 42) è

scomparsa da tutto il territorio umbro ad eccezio-ne del Lago di Piediluco ove costituisce ampilamineti nei due bracci meridionali del Lago (Fig.43). La composizione floristica è piuttosto impo-verita rispetto a quanto viene riportato in lettera-tura. La specie dominante, oltre che la più vistosa,è la ninfea gialla, mentre è rara l’altra specie checaratterizza l’associazione, la ninfea bianca

(Nymphaea alba), anch’essa pressoché scomparsadalla regione.

Vegetazione a brasca trasparente (Potametum

lucentis)La fitocenosi è costituita da idrofite sommerse

e semisommerse; in particolare sono frequenti ilceratofillo comune (Ceratophyllum demersum), lacoda di cavallo acquatica (Hippuris vulgaris), labrasca delle lagune (Potamogeton pectinatus), labrasca arrotondata (P. perfoliatus) e la brasca tra-sparente (P. lucens - Fig. 47.6) che rappresenta laspecie dominante. Questa associazione è rara nelterritorio provinciale ed è stata osservata esclusiva-mente al L. di Piediluco.

Vegetazione a brasca comune (Potametum natantis)Questa fitocenosi idrofitica laminare si caratte-

rizza per la dominanza della brasca comune(Potamogeton natans), accompagnata da altreidrofite quali il ceratofillo comune (Ceratophyllum

demersum), la brasca palermitana (Potamogeton

pusillus), la brasca delle lagune (P. pectinatus), laranocchina minore (Najas minor). È frequente nel-le acque del Lago di Alviano a basse profondità,dove forma dei popolamenti molto estesi, mentreè sporadica al L. di Piediluco.

Aggruppamento a gamberaia maggiore (Aggr. aCallitriche stagnalis)

La fitocenosi a dominanza di gamberaia mag-giore (Callitriche stagnalis) è presente in acque de-bolmente fluenti, in zone aperte sul fronte del can-Fig. 42- Nuphar luteum.

Fig. 43- Vegetazione a ninfea gialla, in contatto con il canneto.

VEGETAZIONE ERBACEA

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neto. È molto povera di specie e sembra caratteriz-zarsi solo per la presenza della lenticchia d’acquaspatolata (Lemna trisulca), che riesce a sopravvive-re in tale ambiente ancorandosi alla Callitriche

stagnalis. La cenosi è stata osservata al Lago diPiediluco, in prossimità del canale di collegamen-to col F. Velino. Si tratta di comunità abbastanzarare.

Vegetazione a ceratofillo comune (Ceratophylletum

demersi)Questa fitocenosi di acque profonde si svilup-

pa in ambienti eutrofici, spesso con acque inqui-nate. Si localizza nella fascia antistante la sponda,a una profondità di circa 2 m. Oltre al ceratofillocomune (Ceratophyllum demersum), specie domi-nante, sono presenti poche altre entità tra cui labrasca comune (Potamogeton natans) e la brascadelle lagune (Potamogeton pectinatus). La comuni-tà è stata osservata al Lago di Alviano ove formapiccoli e frammentari popolamenti.

Vegetazione palustre

Canneto (Phragmitetum vulgaris)L’associazione ha un’ampia diffusione nel ter-

ritorio della Provincia grazie alle basse richieste eco-logiche della cannuccia d’acqua (Phragmites

australis), che quando trova condizioni ottimali peril suo sviluppo tende a formare popolamenti mol-to densi. Si insedia principalmente sulle rive deilaghi ed è inoltre presente, in minor misura, nelleprincipali pianure e sui terreni adiacenti ai corsid’acqua, anche in contatto diretto con i campi col-tivati, in presenza di falda freatica superficiale.

Si tratta di fitocenosi generalmente molto po-vere dal punto di vista floristico. Oltre alla speciedominante, che spesso dà origine a popolamentimonospecifici, possono essere presenti la mazzad’oro comune (Lysimachia vulgaris), la salcerella co-mune (Lytrhum salicaria) e il giaggiolo acquatico(Iris pseudacorus). In alcuni casi è presente ilvilucchio bianco (Calystegia sepium) indicatore diun certo livello di antropizzazione.

Tra le cenosi erbacee palustri, quella adominanza di cannuccia è senza dubbio la più re-sistente all’impatto antropico, anche se in alcunicasi la composizione floristica può risultare altera-ta dall’ingressione di specie ruderali. Spesso infatti

questo tipo di vegetazione s’insedia dopo interven-ti antropici, ad esempio nei canali di drenaggio.

Sparganieto (Sparganietum erecti)Lo sparganieto è ben rappresentato al L. di

Piediluco, nelle zone retrostanti il Phragmitetum

vulgaris e nei canaletti che solcano gran parte dellapianura circostante il Lago. Nei restanti ambientiumidi della Provincia è invece presente in modo spo-radico e frammentario. Questa fitocenosi è caratte-rizzata dalla dominanza del coltellaccio maggiore(Sparganium erectum) accompagnato, dove si ha par-ziale emersione, dalla carice spondicola (Carex

riparia), dal tabacco di palude (Rumex hydrolapatum

- Fig. 46.1), dalla lisca a foglie strette (Thypa

angustifolia - Fig. 47.2), mentre dove si ha maggioreristagno d’acqua può essere presente l’erba-vescica mi-nore (Utricularia minor ). Si localizza in stazioni doveil livello dell’acqua varia da pochi cm a pochi dm diprofondità, con acqua oligo-eutrofica generalmentefluente. La comunità risulta ben conservata solo lun-go le sponde del L. di Piediluco.

Scirpeto (Scirpetum lacustris)La vegetazione a dominanza di lisca lacustre

(Schoenoplectus lacustris - Fig. 47.3) è costituita dapopolamenti radi e generalmente poveri di specie chesi insediano in acque calme, ferme o debolmente flu-enti, profonde più di 30 cm. Essi possono sviluppar-si sul fronte del canneto ove danno origine a cenosiin cui la specie dominante si compenetra con specieidrofitiche come la ninfea gialla (Nuphar luteum). Neilembi di scirpeto più prossimi alla costa sono invecepresenti alcune specie proprie dei cariceti, come lacarice falso-cipero (Carex pseudocyperus) e la mazzad’oro comune (Lysimachia vulgaris) o più raramentela sagittaria comune (Sagittaria sagittifolia), presenteal L. di Piediluco come unica stazione per l’Umbria.La cenosi è presente al Lago di Piediluco e al Lago diAlviano e sembra avere una diffusione piuttosto am-pia.

Vegetazione degli aggallati (Mentho aquaticae-

Caricetum pseudocyperi)L’associazione è presente al Lago di Piediluco e al

Lago di Alviano. La vegetazione erbacea a dominanzadi carice falso-cipero (Carex pseudocyperus) e mentaacquatica (Mentha aquatica) si sviluppa tipicamentesui cosiddetti ‘aggallati’, strutture galleggianti natu-

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rali costituite dai rizomi intrecciati della cannucciache fluttuano in superficie dopo aver perso il collega-mento con il fondo lacustre (Fig. 44.1). Tra le speciefrequenti in questa cenosi si possono citare il tabaccodi palude (Rumex hydrolapatum) e la scutellaria palu-stre (Scutellaria galericulata - Fig. 46.9). Spesso la co-munità è presente in piccoli nuclei, si tratta di fasipioniere non rilevabili. Le osservazioni eseguite sugli‘aggallati’ evidenziano un impoverimento floristico etestimoniano un generale degrado (Figg. 44.1 e 44.2).

Cladieto (Mariscetum serrati)La comunità è localizzata solo nel Lago di

Piediluco. In generale l’associazione Mariscetum ser-

rati si trova in ambienti sorgivi o lacustri oligo- omesotrofici, su suoli organici ricchi di basi e dicarbonato di calcio. Al Lago di Piediluco formapopolamenti molto densi (Fig. 44.4), in cui oltre alfalasco acquatico (Cladium mariscus) sono presenticon costanza Carex elata e Phragmites australis. In tuttala penisola l’associazione a dominanza di C. mariscus

è molto rara e conosciuta per gli ambienti umidi del-l’Italia centrale solo per le stazioni del Lago diPiediluco, L. di Chiusi e Viterbo.

Cariceto a carice elata (Caricetum elatae)La comunità è localizzata al Lago di Piediluco. Il

Caricetum elatae è una fitocenosi tipica di stazionipalustri con acque meso- o eutrofiche soggette a fortivariazioni di livello. L’associazione è caratterizzata dalladominanza di Carex elata, specie abbastanza rara perla regione, che forma dei tipici grossi cespi, più omeno fitti, a seconda delle caratteristiche ambientali;essi possono raggiungere un’altezza massima di 80cm (Fig. 45.2). Tra le altre specie presenti sono fre-quenti la mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris),il caglio delle paludi (Galium palustre - Fig. 46.7), lasalcerella comune (Lythrum salicaria), il coltellacciomaggiore (Sparganium erectum), il tabacco di palude(Rumex hydrolapatum), l’elleborine palustre (Epipactis

palustris - Fig. 47.8) e sporadicamente un raroranuncolo (Ranunculus lingua - Fig. 46.3). La stazio-ne di Piediluco mostra un buon grado di conserva-zione e in questo senso riveste un’importanza parti-colare per l’Italia centrale.

Cariceto a carice acuta (Caricetum acutiformis)

La fitocenosi è sporadicamente presente lungoi tratti pianeggianti dei corsi d’acqua e lungo le

Fig. 44 - 1. Aspetto tipico dell’aggallato con l’associazioneMentho aquaticae-Caricetum pseudocyperi; 2. Isola di aggallatoflottante; 3. Aspetto degradato dell’aggallato con rizomi diPhragmites ; 4. Aggallato costituito dall’associazione Mariscetumserrati.

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sponde dei laghi. La carice tagliente (Carex acutiformis

- Fig. 46.6), pur essendo una specie relativamentediffusa, raramente forma dei cariceti abbastanza estesiin quanto sopravvive principalmente lungo fossi ecanali, ambienti generalmente antropizzati. Le spe-cie presenti con maggior frequenza sono la mazzad’oro comune (Lysimachia vulgaris), l’erba-sega co-mune (Lycopus europaeus), il caglio delle paludi(Galium palustre). Nell’area palustre di Piediluco elungo le sponde del L. di S. Liberato sono presentilembi abbastanza ben conservati di questa cenosi, conottima vitalità della specie. Attualmente a Piedilucol’area di questo cariceto, a causa dell’abbandono del-lo sfalcio, viene ricolonizzata rapidamente dal salicetoa Salix cinerea, con ovvi problemi legati alla conser-vazione (Fig. 45.3). Tale fenomeno è osservabile as-sai di frequente negli ambienti umidi sottoposti adabbandono.

Cariceto a carice riparia (Galio palustris-Caricetum

ripariae)L’associazione è sporadicamente presente lungo

le sponde dei laghi. Il Galio palustris-Caricetum

ripariae è una cenosi tipica degli ambienti palustriricchi di azoto su substrati carbonatici (Fig. 45.4).Accanto al caglio delle paludi (Galium palustre) e allacarice spondicola (Carex riparia) sono frequenti Carex

elata, il giacinto acquatico (Iris pseudacorus), la can-nuccia (Phragmites australis). L’associazione è presen-te al Lago di Piediluco e al Lago di Alviano con dellecenosi piuttosto ridotte.

Tifeto (Typhetum angustifoliae)La comunità è diffusa lungo i corsi d’acqua, i ca-

nali di drenaggio a margine dei campi coltivati e lesponde dei laghi. È un’associazione tipicamente po-vera di specie, spesso costituita solo dalla lisca a fogliestrette (Typha angustifolia). Generalmente si svilup-pa in zone profonde insieme allo Scirpetum lacustris,a contatto con fitocenosi di idrofite. Nel Lago diAlviano è frequente in vasche escavate di recente perfavorire l’avifauna acquatica.

Butometo (Butometum umbellati)La fitocenosi è presente solo al Lago di Alviano,

dove si trovano diversi popolamenti alcuni dei qualipiuttosto estesi. Questa associazione si sviluppa inacque basse, eutrofiche, ricche di calcio e con fondofangoso. Si trova frequentemente sul fronte di can-neti radi o in fossi ove le oscillazioni del livello del-

Fig. 45 - 1. Mosaico di vegetazione naturale e coltivi nel bracciodi Cornello del L. di Piediluco; 2. Sparganieto (in primo piano)e cariceto a Carex elata (sullo sfondo); 3. Espansione di Salixcinerea nei cariceti non più sfalciati; 4. Esempio di paesaggiodei cariceti.

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l’acqua hanno un ruolo importante. Oltre al giuncofiorito (Butomus umbellatus - Fig.46.2) sono presentila giunchina comune (Eleocharis palustris), la caricefalso-cipero (Carex pseudocyperus), la scutellaria palu-stre (Scutellaria galericulata), l’erba-sega comune(Lycopus europaeus), l’erba-sega maggiore (L. exaltatus)e localmente il riso selvatico. In acque più profondesi verifica la compenetrazione con le adiacenti comu-nità idrofitiche a dominanza di brasca comune(Potamogeton natans).

Scirpeto (Scirpetum maritimi)L’associazione è presente solo al L. di Alviano.

Scirpetum maritimi è un’associazione piuttosto pove-ra di specie, caratterizzata dalla dominanza della liscamarittima (Bolboschoenus maritimus). L’ambiente incui si sviluppa può essere sia litorale che continenta-le, su varie tipologie di suolo, anche ricco di nutrien-ti e minerali. La specie manifesta una certa tolleranzaalla salinità che si produce per evaporazione estiva,attraverso la risalita di sali dagli strati più profondidel suolo. Si caratterizza per la presenza dellagiunchina comune (Eleocharis palustris) e può ospi-tare, in situazioni a più prolungato ristagno idrico, labrasca comune (Potamogeton natans). Al Lago diAlviano forma popolamenti piuttosto sviluppati so-prattutto sulla sponda destra.

Eleocariteto (Eleocharitetum palustris)La comunità è presente solo al L. di Alviano. L’as-

sociazione a dominanza di giunchina comune(Eleocharis palustris) ha un’ecologia spiccatamentepioniera. Forma infatti densi popolamenti, presso-ché monospecifici, nelle aree non colonizzate da al-tre associazioni o che vengono all’asciutto tempora-neamente a causa del ritiro delle acque nel periodoestivo. Nella stazione indicata è presente sotto formadi popolamenti di piccole dimensioni.

Giuncheto a giunco nodoso (Aggr. a Juncus

subnodulosus)Queste comunità sono state osservate lungo le

sponde del Lago di Alviano. Le fitocenosi adominanza di giunco subnodoso (Juncus subno-

dulosus) si localizzano in stazioni inondate per buonaparte dell’anno, ma sommerse da un sottile spessored’acqua. La presenza di specie quali la lisca lacustre(Schoenoplectus lacustris) e la mestolaccia comune(Alisma plantago-aquatica) evidenzia l’ecologia della

comunità legata ad acque debolmente fluenti. È unacenosi abbastanza rara per il territorio umbro, pre-sente al Lago di Alviano con piccoli popolamentiframmentari.

Falarideto (Phalaridetum arundinaceae)Questa associazione è stata osservata lungo le

sponde del Lago di Piediluco.Si tratta di una cenosi tipica di acque fluenti o

stagnanti, eutrofiche e ricche di basi, soggette a gran-di oscillazioni di livello, spesso presente anche in am-bienti pionieri o disturbati. La scagliola palustre(Typhoides arundinacea), specie dominante, è gene-ralmente associata alla carice spondicola (Carex

riparia) e al giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus).In Umbria l’associazione è piuttosto rara, nell’uni-

ca stazione della Provincia è presente in unpopolamento ridotto.

Cipereto a zigolo comune (Cyperetum longi)La comunità è diffusa lungo le sponde di fossi e

canali. È spesso presente al margine dei cariceti e intutte quelle zone ove il terreno è intriso d’acqua, maemerge all’asciutto per parte dell’anno. Accanto allozigolo comune (Cyperus longus - Fig. 47.1) sono in-fatti frequenti numerose specie tipiche dei prati ditransizione come i cappellini comuni (Agrostis

stolonifera) e la cinquefoglia comune (Potentilla

reptans). Forma popolamenti frammentari e di pic-cole dimensioni.

Bidenteto (Polygono lapathifolii-Bidentetum)La cenosi è diffusa in tutto il territorio provincia-

le soprattutto al Lago di Alviano e al L. di Piediluco.Questo tipo di vegetazione è distribuito sui greti deimedi e bassi tratti dei fiumi maggiori, e sulle spondelacustri lasciate scoperte dal ritirarsi delle acque neiperiodi di magra. La composizione floristica è carat-terizzata da specie infestanti e pioniere nitrofile o sub-nitrofile, legate al rapido accumulo dei resti della vege-tazione idrofitica sviluppatasi in precedenza. Le speciepiù frequenti sono il poligono mite (Polygonum mite),la persicaria (P. persicaria), la forbicina peduncolata(Bidens frondosa), la forbicina comune (B. tripartita),la forbicina intera (B. cernua) le cui coperture relati-ve possono essere molto variabili. Si tratta di una co-munità ad ecologia abbastanza ampia, generalmentesi colloca negli spazi dove il canneto si dirada e an-che nelle aree più disturbate dall’azione antropica.

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Fig. 46 - Alcune specie dei cariceti: 1. Rumex hydrolapathum, 2. Butomus umbellatum, 3. Ranunculus lingua, 4. Lysimachiavulgaris, 5. Glyceria maxima, 6. Carex acutiformis, 7. Galium palustre, 8. Carex riparia, 9.Scutellaria galerigulata.

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Fig. 47 - Alcune specie acquatiche e palustri: 1. Cyperus longus, 2. Typha angustifolia, 3. Schoeneplectus lacustris, 4. Miriophyllumverticillatum, 5. Utricularia vulgarius, 6. Potamogeton lucens, 7. Orchis palustre, 8. Epipactis palustris, 9. Samolus valerandi.

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Tav. 14 - Alcune specie tipiche del paesaggio delle rive e delle sponde di laghi e fiumi: 1) Alnus glutinosa, 2) Frangula alnus, 3) Populus nigra, 4) Salix cinerea, 5) Phragmites australis, 6) Glyceria maxima, 7) Ranunculus

lingua, 8) Typha angustifolia, 9) Butomus umbellatus, 10) Lemna minor , 11) Potamogeton natans, 12) Sagittaria sagittifolia , 13) Carex

elata, 14) Potamogeton pectinatus, 15)Schoenoplectus lacustris, 16) Eleocharis palustris, 17) Nuphar luteum.

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CARTA DELLE SERIE DI VEGETAZIONE

Per lo studio del Paesaggio vegetale della Pro-vincia di Terni è stata usata una metodologia scien-tifica integrata che ha portato, attraverso l’utilizzodi cartografie tematiche già esistenti integrate conle analisi fitosociologiche, alla realizzazione dellaCarta delle Serie di Vegetazione.

Le indagini condotte hanno permesso di indi-viduare i sigmeti e i geosigmeti e di delimitarlicartograficamente.

In sintesi lo schema metodologico seguito è stato:- suddivisione del territorio su base geologico-

morfologica;- analisi fitosociologica della vegetazione e in-

tegrazione dei dati esistenti con la carta forestale;- verifica sul terreno delle corrispondenze tra

substrato e vegetazione;- confronto e integrazione dei limiti ottenuti

su base geomorfologica con i limiti delle serie indi-viduate;

- integrazione delle varie componenti del pae-saggio vegetale.

Lo strumento cartografico prodotto, avendovalenza di strumento di pianificazione territoriale,è stato redatto in scala 1:25.000; nella Fig. 48 èriportata la sintesi grafica a più piccola scala.

Ciascuna voce della Legenda della Carta corri-sponde, nella maggior parte dei casi, a una serie divegetazione; ogni Serie è stata indicata, conforme-mente al Codice di Nomenclatura Fitosociologica,con il nome dell’associazione forestale di riferimento(corrispondente alla testa di serie) seguita dalla pa-rola sigmetum. Il nome scientifico di ciascuna serieè accompagnato da una frase diagnostica in cui sonosintetizzate le caratteristiche ecologiche (si veda laFig. 11.2).

Nella rappresentazione cartografica di alcuneporzioni di territorio, alcune Serie hanno perso lapropria individualità e sono state indicate nella for-ma di Complessi di Serie o Geoserie. Questo è av-venuto nei casi in cui la forte eterogeneità geolito-logica, pedologica o morfologica non ha consenti-to, alla scala utilizzata, la separazione delle singoleUnità di vegetazione. Attraverso l’impiego dellaGeoserie di vegetazione è stato così possibile rap-presentare l’esistenza di relazioni catenali tra alcu-

ne Serie, all’interno di territori di difficileschematizzazione.

Di seguito vengono elencate le Geoserie e lemotivazioni specifiche che di volta in volta hannoimposto il loro utilizzo.

La Geoserie costituita dall’Erico arboreae-

Querceto cerridis sigmetum e dal Cephalanthero

longifoliae-Querceto cerridis sigmetum è indicata peril territorio del M. Peglia. La segregazione delle dueSerie di vegetazione, che si sviluppano sul medesi-mo substrato, è determinata in primo luogo dallecondizioni bioclimatiche, a loro volta dipendentiprincipalmente dall’altitudine e dall’esposizione.Trattandosi di un territorio fortemente eterogeneodal punto di vista fisiografico, la delimitazione diciascuna delle due Serie avrebbe portato ad unaparcellizzazione grafica di difficile rappresentazio-ne e lettura.

La Geoserie costituita dal Malo florentinae-

Querceto frainetto sigmetum e dal Coronillo emeri-

Querceto cerridis sigmetum è localizzata nella pianadi Montecastrilli, sul piccolo tavolato di Giove esul tavolato di Orvieto. L’alternanza delle due Serieè determinata dalla natura dei suoli, a loro voltacondizionati dalla morfologia dei versanti e dallanatura più o meno argillosa del substrato litologico.I boschi a dominanza di farnetto si localizzano sul-le aree pianeggianti o concave generalmente ubicatesul fondo delle valli, con suoli a maggior frazioneargillosa, mentre le cerrete (Coronillo emeri-

Quercetum cerridis) si insediano su stazioni di ver-sante con suoli a maggior frazione sabbiosa. L’este-sa e intensa attività agricola di questi territori hacausato drastiche riduzioni delle comunità natura-li e un forte rimaneggiamento del suolo, questimotivi non hanno consentito di separarecartograficamente le aree potenziali delle due Se-rie. Nella Carta delle Serie vengono comunque se-gnalati i boschi attualmente riferibili all’associazio-ne Malo florentinae-Quercetum frainetto, data la lorovalenza naturalistica.

La Geoserie costituita dall’Asparago tenuifolii-

Querceto cerridis sigmetum, dall’Erico arboreae-

Querceto cerridis sigmetum e dal Cephalanthero

longifoliae-Querceto cerridis sigmetum è presente nel

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Fig. 48 - Provincia di Terni: Carta delle Serie di Vegetazione

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territorio della Selva di Meana. La motivazione prin-cipale dell’utilizzo della Geoserie consiste nella par-ticolare complessità geolitologica che caratterizzaquesta zona, al cui interno si alternano calcari,argilliti, ofioliti la cui separazione risulta ardua an-che nei documenti di cartografia geologica. AllaScala utilizzata per la Carta delle Serie di Vegeta-zione, è parso più opportuno considerare nell’in-sieme il sistema di vegetazione che si sviluppa suquesto complesso di substrati.

La Geoserie costituita dal Cyclamino repandi-

Querceto ilicis sigmetum e dal Fraxino orni-Querceto

ilicis sigmetum interessa principalmente i versantisud-occidentali della Dorsale Amerino-Narnese. Ledue Serie del leccio sono legate a diversi contestimorfologici e pedologici e prediligono rispettiva-mente suoli decarbonatati su morfologie pocoacclivi e suoli calcarei poco evoluti su morfologieacclivi. Le due Serie si alternano perciò con fre-quenza l’una all’altra al variare delle condizionistazionali, dando origine ad un mosaico di com-plessi di vegetazione la cui fine trama non ècartografabile alla scala utilizzata.

La Geoserie costituita dal Fraxino orni-Querceto

ilicis sigmetum e dal Cephalanthero longifoliae-

Querceto ilicis sigmetum vede l’alternanza delle dueSerie del leccio in funzione principalmente delBioclima. Il Cephalanthero longifoliae-Querceto ilicis

sigmetum rappresenta infatti l’aspetto extrazonaledella serie del leccio, che penetra in contestimacroclimatici pienamente temperati localizzando-si in stazioni ad esposizione e tipoclima particolar-mente favorevoli. Ancora una volta la segregazionefra le due Serie è legata alla fisiografia ed è risultatadi ardua rappresentazione cartografica.

Infine la Geoserie ripariale ed edafo-igrofilaazonale è stata utilizzata per rappresentare il com-plesso di vegetazione direttamente legato al retico-lo idrografico superficiale o alla presenza di faldeacquifere affioranti. Questo insieme di formazionivegetali si dispone tipicamente in fasce parallele allesponde dei corpi d’acqua, in forma concentrica nelcaso di laghi e stagni, lineare nel caso di fiumi etorrenti. La rappresentazione delle singole serie divegetazione è ostacolata sia dal grave stato di ridu-zione e degrado in cui versano attualmente questitipi vegetazionali , a causa dell’elevato impatto del-le attività agricole e di bonifica, sia dall’effettiva sot-tigliezza delle fasce di vegetazione e dalla loro

mosaicizzazione, legata al fatto che queste comu-nità risentono anche di minime variazioni dellamorfologia.

Legenda della Carta delle Serie di Vegetazione

Serie climatofila appenninica temperata montananeutrobasifila del faggioPolysticho aculeati-Fageto sylvaticae sigmetum

Serie climatofila appenninica temperata collinareneutrobasifila del carpino neroScutellario columnae-Ostryeto carpinifoliae sigmetum

Serie climatofila pre-appenninica temperatacollinare neutrobasifila del carpino neroAsparago acutifolii-Ostryeto carpinifoliae sigmetum

Serie climatofila pre-appenninica submediterraneae temperata collinare neutrobasifila della roverellaRoso sempervirentis-Querceto pubescentis sigmetum

Serie climatofila pre-appenninica tirrenica tempe-rata collinare subacidofila del cerroCephalanthero longifoliae-Querceto cer ridis

sigmetum

Geosigmetum costituito dalla Serie climatofila pre-appenninica tirrenica submediterranea collinaresubacidofila del cerro alternata alla Serie climatofilapre-appenninica tirrenica temperata collinaresubacidofila del cerroErico arboreae-Querceto cerridis sigmetum e Cepha-

lanthero longifoliae-Querceto cerridis sigmetum

Serie climatofila pre-appenninica tirrenicasubmediterranea e temperata collinare neutro-basifila del cerroRoso sempervirentis-Querceto pubescentis quercetoso

cerridis sigmetum

Geosigmetum costituito dalla Serie climatofila pre-appenninica tirrenica centro-italica subme-diterranea collinare subacidofila del farnetto e dal-la Serie climatofila pre-appenninica tirrenica tem-perata collinare subacidofila del cerroMalo florentinae-Querceto frainetto sigmetum eCoronillo emeri-Querceto cerridis sigmetum

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Geosigmetum costituito dalla Serie climatofila pre-appenninica tirrenica submediterranea e tempera-ta collinare neutrobasifila del cerro, dalla Serieclimatofila pre-appenninica tirrenica submediter-ranea collinare subacidofila del cerro e dalla Serieclimatofila pre-appenninica tirrenica temperatacollinare subacidofila del cerroAsparago tenuifolii-Querceto cerridis sigmetum;Erico arboreae-Querceto cer ridis sigmetum;Cephalanthero longifoliae-Querceto cer ridis

sigmetum

Geosigmetum costituito dalla Serie climatofilatirrenica mesomediterranea e submediterraneacollinare subacidofila del leccio e dalla Serieclimatofila subcostiera adriatica mesomediterraneae submedi-terranea collinare neutrobasifila del lec-cio

Cyclamino r epandi-Querceto ilicis sigmetum eFraxino orni-Querceto ilicis sigmetum

Geosigmetum costituito dalla Serie climatofilasubcostiera adriatica mesomediterranea e subme-diterranea collinare neutrobasifila del leccio e dal-le leccete appenniniche temperate collinari orofileneutro-basifileFraxino orni-Querceto ilicis sigmetum e Cephalan-

thero longifoliae-Querceto ilicis sigmetum

Geoserie ripariale ed edafo-igrofila azonale

Vegetazione di particolare rilevanza naturalistica:

boschi a dominanza di Laurus nobilis

boschi dell’associazione Malo florentinae-

Quercetum frainetto.

L’ANALISI SINFITOSOCIOLOGICA A SUPPORTO DEL P.T.C.P.

Il PTCP ovvero il Piano Territoriale di Coordi-namento Provinciale, istituito dalla L. 142/90 re-cepita dalla Regione Umbria con LR 28/95, ha unruolo centrale e preminente nell’ambito delle atti-vità di programmazione della Provincia con unduplice obiettivo:

1. formulare gli indirizzi generali dell’assettodel territorio e determinare le sue diversedestinazioni sulla base della “vocazione”delle sue parti,

2. localizzare le infrastrutture, le linee dicomunicazione, i parchi e le riserve natura-li e determinare le linee d’intervento per ilriassetto del territorio.

È quindi implicita, tra le altre, la funzione ovalenza di piano territoriale-ambientale, dovendodefinire le designazioni d’uso dei territori in base algrado di compromissione o di integrità degli stessi.È evidente che il PTCP deve considerare, in primoluogo, la compatibilità tra le diverse forme d’utiliz-zo del territorio che spesso interagiscono in manie-ra conflittuale.

Al PTCP è inoltre attribuita la responsabilitàesecutiva dei vincoli così come l’individuazionedegli ambiti da destinarsi a parco o a riserva natu-rale, partendo da quelli già indicati dal Sistema par-

chi della Regione. Esso inoltre si occupa della tute-la del paesaggio agrario (Provincia di Terni, 1997).L’ecosostenibilità delle scelte del piano si basa suun’analisi, e quindi su una conoscenza integrata,dell’ambiente visto nella sua complessità. In quan-to anche piano paesaggistico, il P.T.C.P. configura icaratteri delle unità di paesaggio, come risultato del-l’azione dinamica tra uomo e ambiente, individuan-done la struttura e gli apparati funzionali.

È proprio per i suddetti motivi che le analisi ele conoscenze integrate dell’ambiente si sono basa-te sull’Ecologia del Paesaggio, scienza che analizzada un punto di vista olistico tutti gli elementi checoncorrono alla costituzione del paesaggio. Tale ap-proccio ha portato alla definizione delle unità dipaesaggio (u.d.p.).

La Carta delle Serie di Vegetazione, così otte-nuta, individua per il territorio provinciale le seriedi vegetazione o, in qualche caso, un mosaico dipiù serie che non possono essere separate, in basealla scala di presentazione, costituenti un’unità dipaesaggio vegetale (geosigmeto). Fornisce inoltre lostrumento indispensabile per l’individuazione nonsolo delle configurazioni attuali, ma anche delle di-namiche del paesaggio vegetale nel suo complesso,con particolare riferimento alle unità di paesaggio

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maggiormente interessate dall’attività antropicaquali le valli, le pianure alluvionali e la bassa colli-na.

Particolare attenzione è stata rivolta all’inqua-dramento bioclimatico che ha come finalità l’in-terpretazione delle relazioni esistenti tra gli esseriviventi e il clima. Lo studio dei rapporti tra tipivegetazionali e clima è di basilare importanza neglistudi di Fitosociologia integrata, permettendo, as-sieme a dati geomorfologici e pedologici, di crearele più complete suddivisioni geobotaniche finoraproposte. Il clima, come fattore ecologico, ha unprofondo effetto sullo sviluppo della vegetazionecome ampiamente dimostrato da molti Autori,quali Hann, Koppen, De Martonne, Emberger,Amman, Gams, Thorntwaite, Walther, Lieth,Rívas- Martínez; di converso una carta della vege-tazione permette di individuare le caratteristicheclimatiche al suolo. Ne è derivata la cartafitoclimatica riportata in Fig.10, altro importantestrumento per la pianificazione ambientale, nellostudio del paesaggio e nella realizzazione di operedi recupero ambientale.

La pianificazione e la gestione delle risorse naturali

Attraverso l’analisi sinfitosociologica si è entra-ti quindi negli aspetti più tipici della pianificazio-ne, dove i dati sulla flora e sulla vegetazione devo-no fornire tutte quelle indicazioni naturalistiche,ecologiche e funzionali necessarie al pianificatore esoprattutto all’ecologo del paesaggio. Sono quindistati individuati degli indicatori idonei alla valuta-zione qualitativa della “componente vegetale” che,unita alle stime quantitative delle superfici per leprincipali destinazioni d’uso e alla loro evoluzionestorica negli ultimi decenni, hanno fornito una pre-cisa configurazione strutturale e funzionale del si-stema ambientale. Nell’ambito di unità territorialiomogenee (Unità e Subunità di paesaggio) sonostate valutate le Serie di vegetazione presenti, me-diante i seguenti indicatori:- rarità della serie,- estensione della comunità testa della serie,- connettività delle comunità testa della serie,- presenza di comunità erbacee di sostituzione,- presenza nella serie di stadi ad elevato valore

naturalistico,- qualità floristica,

- importanza per la fauna,- rapporto tra aree seminaturali e coltivi,- potenzialità per la viticoltura e l’olivicoltura.

Sulla base delle valutazioni eseguite per i noveindicatori, sono stati attribuiti i valori sintetici re-lativi a: qualità della serie di vegetazione (intesacome maturità, complessità, biodiversità, criticitàdimensionale, rarità della comunità e/o delle spe-cie) e vulnerabilità della serie (intesa come espres-sione della capacità intrinseca di resistere a fattorialterativi allogeni) (Figg.49, 50, 51).

A completamento della descrizione di ciascunaserie sono state fornite ulteriori informazioni rela-tive alla descrizione floristica ed ecologica delle as-sociazioni o aggruppamenti vegetali della serie, fi-nalizzate all’individuazione delle specie rare e di par-ticolare interesse fitogeografico e di quelle da uti-lizzare per recuperi, ripristini, rinaturazioni ed altricasi di progettazione ambientale.

Tali informazioni, specifiche per ogni serie divegetazione e per ciascuna unità di paesaggio, han-no permesso di calare, in maniera capillare, le co-noscenze ecologiche e naturalistiche nel territorioe di evidenziare le emergenze locali, fornendo an-che le linee-guida per le attività di tutela, interven-to e gestione ecosostenibile.

Indicazioni finalizzate alle norme gestionali

Tra gli obiettivi principali assunti nella reda-zione del PTCP vi sono quelli dello sviluppo e del-l’utilizzo sostenibile delle risorse. Un uso del terri-torio responsabile che tenga conto delle potenzialitàe della non rinnovabilità delle risorse naturali do-vrebbe porsi come obiettivo la loro conservazione,intesa in senso dinamico, e la rinnovazione, dovenecessario, dei sistemi naturali ritenuti importantiin un determinato territorio, senza per questo ne-gare le necessità socioeconomiche odierne.

Il PTCP pertanto presta grande attenzione alpatrimonio vegetazionale provinciale, dettagliandole indicazioni fornite a livello delle unità di paesag-gio, per ciascuna delle quali fornisce indicazioni perla gestione e l’utilizzazione delle fitocenosi e degliagrosistemi, nonché indirizzi di gestione per i bo-schi interessati da rimboschimenti.

Le competenze nel settore flora e vegetazione,per ovvie ragioni di specificità, sono suddivise neisettori agronomico, forestale e naturalistico e fram-

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mentate, come competenze, tra i vari Enti che agi-scono sul territorio; ciò nonostante nel PTCP sisono volute fornire quelle normative che assicuri-no, nel rispetto delle specifiche di ciascun settore,una gestione coordinata, integrata e sostenibile.

Le indagini svolte e gli studi realizzati hannoquindi fornito le indicazioni necessarie alla stesuradella relativa normativa del PTCP, alla gestione dellaqualità dell’ambiente nonché all’utilizzazione dellerisorse dei sistemi naturali e agro-forestali. Tali in-dicazioni sono state suddivise in: indicazioni per lenormative sulla gestione della trasformazione delpaesaggio attraverso l’individuazione degli ambitia più rapida trasformazione, quali gli scenari urba-ni e le “aree marginali”; indicazioni per le normativesull’uso di modelli compatibili con le serie di vege-tazione per la progettazione e il ripristino ambien-tale, nonché la salvaguardia e la creazione dei cor-ridoi biologici; indicazioni per le normative in ma-teria di salvaguardia della biodiversità specifica ecenotica.

I settori nel campo delle risorse botaniche, neiquali sono state previste normative sono i seguenti.Flora

- specie rare e/o di particolare valore naturalistico(sulla base di Lista Rossa Regionale, Habitat,Segnalazioni relative alle indagini per il PTCP,etc.);

- alberi secolari e/o monumentali;Vegetazione

- bosco inteso come risorsa economica, funzio-nale e naturalistica;

- rimboschimenti;- vegetazione naturale e seminaturale arbustiva

ed erbacea;

- vegetazione naturale e seminaturale degli am-bienti umidi e palustri;

Paesaggio vegetale

- paesaggi seminaturali (es. paesaggi agrari diparticolare valore estetico, storico e ambienta-le);

- paesaggi naturali (in cui cioè la componentevegetazionale dominante si riferisce a tipi na-turali o seminaturali);

- aree protette;Progettazione ambientale

- criteri sull’utilizzo di specie vegetali e criteri diprogettazione;

Verde urbano

- criteri sull’utilizzo di specie vegetali e criteri diprogettazione finalizzati all’ecologia urbana(mitigazione degli effetti inquinanti, costruzio-ne di ambienti rifugio, ecc.);

Integrazioni per la gestione della fauna

- rapporti tra tipi vegetazionali e specie della fau-na.Per il settore floristico-vegetazionale, tra i prin-

cipali indirizzi gestionali recepiti dal Piano, ricor-diamo i seguenti:• Rispetto assoluto delle cenosi arbustive e arboree

delle geoserie ripariali, aumento della fasciacompresa tra le sponde fluviali e le aree coltiva-te e di esondazione. Diminuzione o, in alcunicasi, cessazione dei prelevamenti legnosi e ri-pristino della fascia di vegetazione ripariale, an-che al fine di migliorare l’equilibrio idrogeo-logico e delle falde acquifere.

• Mantenimento dei prati umidi e palustri, in par-ticolare nelle aree circostanti il Lago di Alviano,il L. di Piediluco, il F. Nera con divieto di cam-

Fig. 49. Prima parte della scheda di valutazione della componente floristico-vegetazionale, utilizzata per indicare, per ciascuna Unitàdi paesaggio, le Serie di vegetazione e le corrispondenti associazioni presenti.

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bio d’uso del suolo e avviamento di interventidi mantenimento delle comunità vegetali, conl’attuazione di eventuali pratiche quali lo sfalcio,precedute da idoneo studio della vegetazione,delle potenzialità e dei processi dinamici in attonell’area.

• Rispetto assoluto dei mantelli di vegetazione edelle siepi interpoderali sia arbustive sia arboreecon divieto di cambio d’uso del suolo in queste

cenosi, prevedendo anche ceduazioni mirate almantenimento della vegetazione arbustiva pre-sente nella fascia immediatamente a ridosso delbosco. Nel caso di assenza di mantelli di vege-tazione, favorire la creazione di una fascia dirispetto a ridosso delle formazioni arboree, del-la profondità minima di 4m da destinare allaricolonizzazione da parte delle specie arbustivespontanee.

Fig. 50. Seconda parte della scheda di valutazione della componente floristico-vegetazionale, utilizzata per fornire una indicazionequalitativa, per ciascuna Unità di paesaggio, delle Serie di vegetazione.

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• Rispetto delle specie e delle comunità rare e diparticolare interesse fitogeografico con divietodi raccolta delle specie ritenute rare, rarissimeo di particolare interesse fitogeografico, tranneche per comprovati motivi di studio e divietodi cambio di destinazione d’uso del suolo neiterritori occupati dalle fitocenosi che ospitanotali specie o che rientrino tra le comunità conparticolare valenza naturalistica. Tali specie ecenosi, per la varietà di ambienti e per la parti-colare posizione climatica del territorio provin-ciale, di transizione tra regione Temperata e Me-diterranea, risultano numerose. È indispensa-bile pianificare degli interventi di mantenimen-to, sulla base di idonei studi floristici efitosociologici, che ne permettano la conserva-zione tenendo conto dei processi dinamici na-turali.

• Mantenimento delle cenosi erbacee; questa in-dicazione è stata utilizzata soprattutto nel casodi presenza di pascoli sommitali e riguarda ildivieto di cambio d’uso del suolo. Vanno inol-tre pianificati degli interventi di mantenimen-to delle comunità vegetali, con l’attuazione dieventuali pratiche quali lo sfalcio o il pasco-lamento non intensivo, precedute da idoneo stu-

dio della vegetazione, delle potenzialità e deiprocessi dinamici in atto nell’area.

• Riduzione al minimo delle ceduazioni e, in ge-nerale, delle utilizzazioni del bosco. Questa in-dicazione è stata utilizzata nei casi di territoriintensamente sfruttati, con presenza di lembiresidui di boschi molto ceduati, aperti e degra-dati, o le cui dimensioni sono critiche per ga-rantirne la sopravvivenza. È stata inoltre utiliz-zata per le stazioni che ospitano cenosi partico-larmente vulnerabili a causa dell’elevata acclivitàin cui, cioè, l’eccessivo diradamento del boscopuò provocare un irreversibile processo di de-gradazione del suolo. Riduzione assolutadelle ceduazioni e, in generale, delle utiliz-zazioni del bosco, applicata nei casi prece-dentemente detti qualora lo stato generale delbosco risulti particolarmente critico o lacenosi sia ritenuta di particolare valorenaturalistico. Per le cenosi boschive si pre-vede, inoltre, l’aumento degli interventi voltialla prevenzione degli incendi e dello statofitosanitario.

• Miglioramento e conservazione di particolarisituazioni ambientali ai fini della gestione dellafauna selvatica e di interesse venatorio.

Fig. 51. Terza parte della scheda di valutazione della componente floristico-vegetazionale, utilizzata per fornire, per ciascuna Unitàdi paesaggio, indicazioni gestionali appropriate per ogni Serie di vegetazione.

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AREE D’IMPORTANZA NATURALISTICA

Nel territorio provinciale sono presenti due parchiregionali: il Parco del Fiume Tevere e quello del F.Nera. In riferimento alle direttive CEE 92/43 (re-lativa alla conservazione degli habitat naturali eseminaturali, nonché della flora e della fauna sel-vatiche) e 79/409 (concernente la conservazionedegli uccelli selvatici), nel territorio provincialesono state individuate 27 aree di importanzanaturalistica ricadenti nel Progetto Bioitaly. Le areedi salvaguardia individuate costituiscono il 16,9%del territorio provinciale e sono così ripartite:- Siti di Interesse Comunitario (SIC): Bagno Mi-nerale; Selva di Meana; Bosco dell’Elmo; Boschidi Prodo-Corbara; Lago di Corbara; Gole delForello; Valle Pasquarella; Monti Amerini; ForestaFossile di Dunarobba; Monte Solenne; Lago diAlviano (Figg. 52.2 e 52.4); Boschi di Farnetta;Monte Torre Maggiore; Valle del Serra; Fosso Sal-to del Cieco; Monte La Pelosa-Colle Fergiara; Lagodi Piediluco (Fig. 52.1)-Monte Caperno; Cascatadelle Marmore (Fig. 52.3); Lago dell’Aia; Gole diNarni; Piani di Ruschio; Lago di San Liberato;Monti San Pancrazio-Oriolo.- Zone di Protezione Speciale (ZPS): Valle del Te-vere (Laghi Corbara-Alviano); Bassa Valnerina(Monte Fionchi-Cascata delle Marmore); Lago diPiediluco-Monte Maro; Lago dell’Aia.Le aree di elevata diversità floristico-vegetazionaledi Allerona-Selva di Meana e di Melonta, insiemeall’apparato vulcanico di San Venanzo, rientranonel Sistema Territoriale d’Interesse NaturalisticoAmbientale (S.T.I.N.A.) istituito dalla RegioneUmbria con una specifica legge che ha lo scopo disalvaguardare la naturalità e la biodiversità di que-ste zone.

Fig. 52 - 1. Lago di Piediluco; 2. Lago di Alviano; 3. Cascata delle Marmore; 4. Lago di Alviano.

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3

2

4

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ELENCO DELLE SPECIE CITATE NEL TESTO

Acer campestre L. (acero campestre)Acer monspessulanum L. (acero minore)Acer obtusatum W. et K. (acero d’Ungheria)Acer pseudoplatanus L. (acero di monte)Achillea ageratum L. (agerato)Adonis annua L. subsp. cupaniana (adonide annua)Agropyron repens (L.) Beauv. (gramigna comune)Agrostis stolonifera L. (cappellini comuni)Agrostis tenuis Sibth. (cappellini delle praterie)Ajuga reptans L. (iva comune)Alisma plantago-aquatica L. (mestolaccia comune)Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara et Grande (alliaria comune)Allium sphaerocephalon L. (aglio delle bisce)Alnus glutinosa (L.) Gaertner (ontano nero)Alyssum montanum L. (alisso montano)Amorpha fruticosa L. (indaco bastardo)Ampelodesmos mauritanicus (Poiret) Dur. et Sch. (ampelodesma)Anthemis altissima L. (camomilla brucia-occhi)Anthoxanthum odoratum L. (paleo odoroso)Anthyllis montana L. (vulneraria montana)Arbutus unedo L. (corbezzolo)Argyrolobium zanonii (Turra) Ball (citiso argenteo)Armeria canescens (Host) Boiss. (spillone biancastro)Artemisia alba Turra (assenzio maschio)Arum italicum Miller (gigaro chiaro)Arundo pliniana Turra (canna del Reno)Asparagus acutifolius L. (asparago pungente)Asparagus tenuifolius Lam. (asparago selvatico)Asperula aristata L. fil. (stellina a tubo allungato)Asperula cynanchica L. (stellina comune)Asperula purpurea (L.) Ehrend. (stellina purpurea)Astragalus monspessulanus L. (astragalo rosato)Ballota nigra L. (marrubio fetido)Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) Arcang. (bietola comune)Bidens cernua L. (forbicina intera)Bidens frondosa L. (forbicina peduncolata)Bidens tripartita L. (forbicina comune)Bifora testiculata (L.) Roth (coriandolo selvatico)Bolboschoenus maritimus (L.) Palla (lisca marittima)Brachypodium rupestre (Host) R. et S. (paleo rupestre)Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv. (paleo silvestre)Briza media L. (sonaglini)Bromus erectus Hudson (forasacco eretto)Bromus ramosus Hudson (forasacco maggiore)Buglossoides purpurocaerulea (L.) Johnston (erba-perla azzurra)Bupleurum lancifolium Hornem. (bupleuro granaiolo)Butomus umbellatus L. (giunco fiorito)Buxus sempervirens L. (bosso)Callitriche stagnalis Scop. (gamberaia maggiore)Calluna vulgaris (L.) Hull (brugo)Calystegia sepium (L.) R.Br. (vilucchio bianco)Campanula erinus L. (campanula minore)Campanula trachelium L. (campanula selvatica)Cardamine bulbifera (L.) Crantz (dentaria minore)

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Cardamine enneaphyllos (L.) Crantz (dentaria a nove foglie)Cardamine kitaibelii Becherer (dentaria di Kitaibel)Carex acutiformis Ehrh. (carice tagliente)Carex distachya Desf. (carice mediterranea)Carex elata All. (carice elata)Carex flacca Schreber (carice glauca)Carex hirta L. (carice villosa)Carex humilis Leyser (carice minore)Carex pendula Hudson (carice maggiore)Carex pseudocyperus L. (carice falso-cipero)Carex remota L. (carice ascellare)Carex riparia Curtis (carice spondicola)Carpinus betulus L. (carpino bianco)Carpinus orientalis Miller (carpino orientale)Castanea sativa Miller (castagno)Centaurea bracteata Scop. (fiordaliso bratteato)Centaurea deusta Ten. subsp. splendens (Arcang.) Matthäs et Pign. (fiordaliso cicalino)Centaurea triumfetti All. (fiordaliso di Trionfetti)Cephalanthera damasonium (Miller) Druce (cefalantera bianca)Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch (cefalantera maggiore)Cephalaria leucantha (L.) Schrader (vedovina a teste bianche)Cerathophyllum demersum L. (ceratofillo comune)Cercis siliquastrum L. (albero di Giuda)Cirsium creticum (Lam.) Durv. subsp. triumfetti (cardo cretese)Cistus creticus L. subsp. eriocephalus (Viv.) Greut. et Burd. (cisto rosso)Cistus salvifolius L. (cisto femmina)Cladium mariscus (L.) Pohl (falasco acquatico)Cleistogenes serotina (L.) Keng (paleo tardivo)Clematis flammula L. (clematide fiammola)Clematis vitalba L. (vitalba)Coeloglossum viride (L.) Hartm. (celoglosso)Convolvulus cantabrica L. (vilucchio bicchierino)Cornus mas L. (corniolo)Cornus sanguinea L. (sanguinello)Coronilla emerus L. subsp. emerus (cornetta dondolina)Coronilla emerus L. subsp. emeroides (Boiss. et Spruner) Hayek (cornetta dondolina)Coronilla minima L. (cornetta minima)Corydalis cava (L.) Schweigg. et Koerte (colombina cava)Corylus avellana L. (nocciolo)Cotinus coggygria Scop. (scotano)Cotoneaster integerrimus Medicus (cotognastro minore)Crataegus monogyna Jacq. (biancospino comune)Crataegus oxyacantha L. (biancospino selvatico)Crepis lacera Ten. (radicchiella laziale)Crocus biflorus Miller (zafferano selvatico)Cruciata glabra (L.) Ehrend. (crocettona glabra)Cyclamen hederifolium Aiton (ciclamino napoletano)Cyclamen repandum S. et S. (ciclamino primaverile)Cymbopogon hirtus (L.) Janchen (barboncino mediterraneo)Cynosurus cristatus L. (covetta dei prati)Cyperus fuscus L. (zigolo nero)Cyperus longus L. (zigolo comune)Cytinus ruber (Fourr.) Komarov (ipocisto rosso)Cytisus scoparius (L.) Link (ginestra dei carbonai)Cytisus sessilifolius L. (citiso a foglie sessili)Danthonia decumbens (L.) DC. (danthonia minore)Daphne laureola L. (dafne laurella)Daphne mezereum L. (pepe di monte)Dianthus sylvestris Wulfen subsp. longicaulis (Ten.) Gr. et Burd. (garofano selvatico)

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Dictamnus albus L. (limonella)Digitalis micrantha Roth (digitale appenninica)Dorycnium hirsutum (L.) Ser. (trifoglino irsuto)Dorycnium pentaphyllum Scop. subsp. herbaceum (Vill.) Rouy (trifoglino legnoso)Eleocharis palustris (L.) R. et S. (giunchina comune)Elytrigia atherica (gramigna litoranea)Epilobium hirsutum L. (garofanino d’acqua)Epipactis helleborine (L.) Crantz (elleborine)Epipactis microphylla (Ehrh.) Swartz (elleborine minore)Epipactis palustris (Miller) Crantz (elleborine palustre)Equisetum arvense L. (equiseto dei campi)Equisetum telmateja Ehrh. (equiseto massimo)Erica arborea L. (erica arborea)Erica multiflora L. (erica multiflora)Erica scoparia L. (erica da scope)Eryngium amethystinum L. (calcatreppola ametistina)Erysimum pseudorhaeticum Polatschek (violaciocca dell’Appennino)Euonymus europaeus L. (berretta da prete)Eupatorium cannabinum L. (canapa acquatica)Euphorbia amygdaloides L. (euforbia delle faggete)Euphorbia exigua L. (euforbia sottile)Euphorbia spinosa L. (euforbia spinosa)Fagus sylvatica L. (faggio)Festuca heterophylla Lam. (festuca dei boschi)Festuca rubra L. (festuca rossa)Filipendula vulgaris Moench (olmaria peperina)Foeniculum vulgare Miller subsp. piperitum (Ucria) Coutinho (finocchio comune)Frangula alnus Miller (frangola comune)Fraxinus ornus L. (orniello)Fraxinus oxycarpa Bieb. (frassino ossifillo)Fumana ericoides (Cav.) Gandog. (fumana mediterranea)Fumana procumbens (Dunal) G. et G. (fumana comune)Fumana thymifolia (L.) Spach (fumana vischiosa)Galanthus nivalis L. (il bucaneve)Galium album Miller (caglio bianco)Galium aparine L. (attaccamano)Galium odoratum (L.) Scop. (caglio odoroso)Galium palustre L. (caglio delle paludi)Galium verum L. (caglio zolfino)Genista germanica L. (ginestra spinosa)Genista tinctoria L. (ginestra minore)Geranium sanguineum L. (geranio sanguigno)Globularia punctata Lapeyr. (vedovelle dei prati)Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. (manina rosea)Haynardia cylindrica (Willd.) Greuter (loglierella cilindrica)Hedera helix L. (edera)Helianthemum nummularium (L.) Miller

subsp. obscurum (Celak.) Holub (eliantemo maggiore)Helichrysum italicum (Roth) Don (perpetuini d’Italia)Helleborus bocconei Ten. (elleboro di Boccone)Helleborus foetidus L. (elleboro puzzolente)Hieracium racemosum W. et K. (sparviere racemoso)Hieracium sylvaticum (L.) L. (sparviere dei boschi)Hippuris vulgaris L. (coda di cavallo acquatica)Holcus mollis L. (bambagione aristato)Humulus lupulus L. (luppolo comune)Hymantoglossum adriaticum (barbone)Hypericum montanum L. (erba di S. Giovanni montana)Hypochoeris achyrophorus L. (costolina annuale)

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Ilex aquifolium L. (agrifoglio)Imperata cylindrica (L.) Beauv. (falasco bianco)Inula viscosa (L.) Aiton (enula vischiosa)Iris pseudacorus L. (giacinto acquatico)Juncus subnodulosus Schrank (giunco subnodoso)Juniperus communis L. (ginepro comune)Juniperus oxycedrus L. (ginepro rosso)Knautia integrifolia (L.) Bertol. (ambretta annuale)Knautia purpurea (Vill.) Borbas (ambretta purpurea)Koeleria splendens Presl (paleo meridionale)Laburnum anagyroides Medicus (maggiociondolo)Lathraea squamaria L. (latrea comune)Lathyrus niger (L.) Bernh. (cicerchia nera)Lathyrus sylvestris L. (cicerchia silvestre)Lathyrus venetus (Miller) Wohlf. (cicerchia veneta)Laurus nobilis L. (alloro)Lemna trisulca L. (lenticchia d’acqua spatolata)Leontodon cichoraceus (Ten.) Sanguin. (dente di leone meridionale)Ligustrum vulgare L. (ligustro)Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker (giglio di S. Giovanni)Lilium martagon L. (giglio martagone)Limodorum abortivum (L.) Swartz (fior di legna)Linum strictum L. subsp. corymbulosum (Rchb.) Rouy (lino minore)Linum tenuifolium L. (lino montano)Lonicera caprifolium L. (caprifoglio comune)Lonicera etrusca Santi (caprifoglio etrusco)Lonicera japonica (caprifoglio giapponese)Lotus corniculatus L. (ginestrino comune)Luzula forsteri (Sm.) DC. (erba-lucciola mediterranea)Luzula multiflora (Ehrh.) Lej. (erba-lucciola multiflora)Lychnis flos-cuculi L. (fior di cuculo)Lycopus europaeus L. (erba-sega comune)Lycopus exaltatus L. fil. (erba-sega maggiore)Lysimachia nummularia L. (erba soldina)Lysimachia vulgaris L. (mazza d’oro comune)Lythrum salicaria L. (salcerella comune)Malus florentina (Zuccagni) Schneider (melo ibrido)Melampyrum cristatum L. (spigarola dentellata)Melica uniflora Retz. (melica comune)Melittis melissophyllum L. (erba-limona comune)Mentha aquatica L. (menta acquatica)Mespilus germanica L. (nespolo volgare)Micromeria graeca (L.) Bentham (issopo meridionale)Monotropa hypopitys L. (ipopitide)Myriophyllum verticillatum L. (millefoglio d’acqua ascellare)Myrtus communis L. (mirto)Najas minor All. (ranocchina minore)Neottia nidus-avis (L.) L.C. Rich. (nido d’uccello)Nuphar luteum (L.) S. et S. (ninfea gialla)Onobrychis caput galli (L.) Lam. (lupinella cresta di gallo)Ononis spinosa L. (ononide spinosa)Ophrys apifera Hudson (ofride fior d’api)Ophrys bertolonii Mor. (ofride di Bertoloni)Ophrys fuciflora (Crantz) Moench (ofride dei fuchi)Ophrys fusca Link (ofride scura)Ophrys insectifera L. (ofride insettifera)Ophrys sphecodes Miller (ofride verde-bruna)Orchis maculata L. subsp. fuchsii (orchidea macchiata)Orchis morio L. (orchidea minore)

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Orchis papilionacea L. (orchidea a farfalla)Orchis purpurea Hudson (orchidea purpurea)Orchis sambucina L. (sambucina)Orchis simia Lam. (orchidea omiciattolo)Orchis ustulata L. (orchidea bruciacchiata)Ostrya carpinifolia Scop. (carpino nero)Osyris alba L. (ginestrella comune)Paeonia officinalis L. (peonia selvatica)Paliurus spina christi Miller (marruca)Paris quadrifolia L. (erba crociola)Petasites hybridus (L.) Gaertn. Meyer et Sch. (farfaraccio comune)Petrorhagia saxifraga (L.) Link (garofanina spaccasassi)Phillyrea latifolia L. (ilatro comune)Phleum ambiguum Ten. (codolina meridionale)Phleum bertolonii DC. (codolina di Bertoloni)Phragmites australis (Cav.) Trin. (cannuccia di palude)Pinus halepensis Miller (pino d’Aleppo)Pistacia lentiscus L. (lentisco)Pistacia x saporte Burnat (terebinto di Saporte)Pistacia terebinthus L. (terebinto)Platanthera bifolia (L.) Rchb. (platantera comune)Plumbago europaea L. (piombaggine)Podospermum canum C. A. Meyer (scorzonera delle argille)Polygala flavescens DC. (poligala gialla)Polygonum mite Schrank (poligono mite)Polygonum persicaria L. (persicaria)Populus alba L. (pioppo bianco)Populus canescens (Aiton) Sm. (pioppo canescente)Populus tremula L. (pioppo tremulo)Potamogeton lucens L. (brasca trasparente)Potamogeton natans L. (brasca comune)Potamogeton pectinatus L. (brasca delle lagune)Potamogeton perfoliatus L. (brasca arrotondata)Potamogeton pusillus L. (brasca palermitana)Potentilla micrantha Ramond (cinquefoglia fragola-secca)Potentilla reptans L. (cinquefoglia comune)Primula vulgaris Hudson (primula comune)Prunella laciniata (L.) L. (prunella gialla)Prunus avium L. (ciliegio selvatico)Prunus spinosa L. (prugnolo)Pseudolysmachion barrelieri (Schott) Holub (veronica di Barrelier)Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. (incensaria comune)Pulicaria odora (L.) Rchb. (incensaria odorosa)Pulmonaria apennina Cristof. et Puppi (polmonaria dell’Appennino)Pyracantha coccinea Roemer (agazzino)Quercus cerris L. (cerro)Quercus crenata Lam. (quercia crenata)Quercus dalechampii Ten. (quercia di Dalechamps)Quercus frainetto Ten. (farnetto)Quercus ilex L. (leccio)Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. (rovere)Quercus pubescens Willd. (roverella)Ranunculus repens L. (ranuncolo strisciante)Ranunculus sardous Crantz (ranuncolo sardo)Raphanus raphanistrum L. (rapastrello)Rhamnus alaternus L. (legnopuzzo)Romulea bulbocodium (L.) Seb. et Mauri (zafferanetto comune)Rosa arvensis Hudson (rosa cavallina)Rosa canina L. (rosa canina)

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Rosa pimpinellifolia L. (rosa di macchia)Rosa sempervirens L. (rosa di S. Giovanni)Rubia peregrina L. subsp. longifolia Poiret (robbia selvatica)Rubus caesius L. (rovo bluastro)Rubus ulmifolius Schott (rovo comune)Rumex acetosella L. (romice acetosella)Rumex hydrolapathum Hudson (tabacco di palude)Ruscus aculeatus L. (pungitopo)Sagittaria sagittifolia L. (sagittaria comune)Salix alba L. (salice bianco)Salix cinerea L. (salice cinereo)Salix eleagnos Scop. (salice ripaiolo)Salix purpurea L. (salice rosso)Sambucus nigra L. (sambuco nero)Santolina etrusca (Lacaita) Marchi et Dam. (crespolina etrusca)Saponaria officinalis L. (saponaria comune)Satureja montana L. (santoreggia montana)Schoenoplectus lacustris (L.) Palla (lisca lacustre)Schoenoplectus mucronatus (L.) Palla (lisca mucronata)Scilla bifolia L. (scilla silvestre)Scutellaria columnae All. (scutellaria di Colonna)Scutellaria galericulata L. (scutellaria palustre)Securigera securidaca (L.) Deg. et Doerfl. (securidaca)Sedum sexangulare L. (borracina acre)Senecio erucifolius (senecione serpeggiante)Serapias lingua L. (serapide lingua)Serapias vomeracea (Burm.) Briq. (serapide maggiore)Serratula tinctoria L. (cerretta comune)Sesleria nitida Ten. (sesleria dei macereti)Sesleria tenuifolia Schrader (sesleria tenuifolia)Silene viridiflora L. (silene a fiori verdastri)Smilax aspera L. (stracciabraghe)Solanum dulcamara L. (morella rampicante)Solidago virgaurea L. (verga d’oro comune)Sorbus aria (L.) Crantz (sorbo montano)Sorbus domestica L. (sorbo domestico)Sorbus torminalis (L.) Crantz (ciavardello)Sparganium erectum L. (coltellaccio maggiore)Spartium junceum L. (ginestra odorosa)Spirodela polyrrhiza (L.) Schleid. (lenticchia d’acqua maggiore)Stellaria nemorum L. (centocchio dei boschi)Stipa bromoides (L.) Doerfl. (lino delle fate minore)Symphytum tuberosum L. subsp. nodosum (consolida femmina)Tamus communis L. (tamaro)Taxus baccata L. (tasso)Teucrium chamaedrys L. (camedrio comune)Teucrium montanum L. (camedrio montano)Teucrium polium L. subsp. capitatum (L.) Arcang. (camedrio polio)Teucrium siculum Rafin. (camedrio siciliano)Thymus longicaulis Presl (timo)Trifolium arvense L. (trifoglio arvense)Trifolium lappaceum L. (trifoglio lappaceo)Trifolium montanum L. (trifoglio montano)Trifolium ochroleucum Hudson (trifoglio bianco-giallo)Trifolium pratense L. (trifoglio rosso)Trifolium scabrum L. (trifoglio scabro)Trifolium striatum L. (trifoglio striato)Tuberaria guttata (L.) Fourr. (fior-gallinaccio comune)Typha angustifolia L. (lisca a foglie strette)

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Typhoides arundinacea (L.) Moench (scagliola palustre)Ulmus minor Miller (olmo campestre)Urtica dioica L. (ortica comune)Utricularia minor L. (erba-vescica minore)Viburnum opulus L. (viburno acquatico)Viburnum tinus L. (viburno)Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten.) W. Becker (viola di Dehnhardt)Viola canina L. (viola selvatica)Viola eugeniae Parl. (viola di Eugenia)

SCHEMA SINTASSONOMICO

LEMNETEA Tüxen ex O. Bolós & Masclans 1955LEMNETALIA MINORIS Tüxen ex O. Bolós & Masclans 1955

Lemnion minoris Tüxen ex O. Bolós & Masclans 1955Lemno-Spirodeletum polyrhizae Koch 1954

Lemnion trisulcae Den Hartog & Segal ex Tüxen & Schwabe in Tüxen 1974Lemnetum trisulcae (Kelhofer 1915) Knapp & Stoffers 1962

POTAMETEA Klika in Klika & Novák 1941POTAMETALIA Koch 1926

Nymphaeion albae Oberd. 1957Nymphaeetum albo-luteae Nowinski 1928Potametum natantis Soó 1927

Potamion pectinati (Koch 1926) Libbert 1931Potametum lucentis Hueck 1931

Ceratophyllion demersi Den Hartog & Segal ex Passarge 1996Ceratophylletum demersi Hild 1956

Ranunculion aquatilis Passarge 1964Aggr. a Callitriche stagnalis

BIDENTETEA TRIPARTITAE Tüxen., Lohmeyer & Preising ex von Rochow 1951BIDENTETALIA TRIPARTITAE Br.-Bl. & R. Tüxen ex Klika & Hadac 1944

Bidention tripartitae Nordhagen 1940 em. R. Tüxen in Poli & J. Tüxen 1960Polygono lapathifolii-Bidentetum Klika 1935

PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika & Novák 1941OENANTHETALIA AQUATICAE Hejny in Kopecky & Hejny 1965

Oenanthion aquaticae Hejny ex Neuhäusl 1959Aggr. a Hippuris vulgaris

PHRAGMITETALIA Koch 1926 em. Pignatti 1953Phragmition communis Koch 1926

Phragmitenion communisScirpetum lacustris Chouard 1924Phragmitetum vulgaris Soó 1927Typhetum angustifoliae Pignatti 1953Butometum umbellati (Konczak 1968) Philippi 1973

Scirpenion maritimi Rivas-Martínez in Rivas-Martínez, Costa, Castroviejo & E. Valdés 1980Bolboschoenetum maritimi Eggler 1933

NASTURIO-GLYCERETALIA Pignatti 1954Glycerio-Sparganion Br.-Bl. & Sissingh in Boer 1942

Glycerio-SparganienionSparganietum erecti (Roll 1938) Philippi 1973Eleocharitetum palustris Schennik 1919

MAGNOCARICETALIA Pignatti 1954Magnocaricion elatae Koch 1926

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Mentho aquaticae-Caricetum pseudocyperi Orsomando & Pedrotti 1986Caricetum acutiformis Sauer 1937Caricetum elatae Koch 1926Mariscetum serrati Zobrist 1935Phalaridetum arundinaceae Libbert 1931Galio palustris-Caricetum ripariae Bal.-Tul., Mucina, Ellmauer & Wallnöfer 1993Cyperetum longi Micevski 1957

SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen & Adriani 1962FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rívas-Martínez ex Castroviejo & Porta 1976

Frankenion pulverulentae Rívas-Martínez ex Castroviejo & Porta 1976Aggr. a Hainardia cylindrica

ARTEMISIETEA VULGARIS Lohmeyer, Preising & R. Tüxen ex von Rochow 1951AGROPYRETALIA REPENTIS Oberdorfer, Müller & Görs in Oberdorfer, Görs, Korneck, Lohmeyer, Müller, Philippi & Seibert1967

Inulo viscosae-Agropyrion repentis Biondi & Allegrezza 1996Arundinetum plinianae Biondi, Brugiapaglia, Allegrezza & Ballelli 1992Loto tenui-Agropyretum repentis Biondi, Vagge, Baldoni & Taffetani 1997Senecio erucifolii-Inuletum viscosae Biondi & Allegrezza 1996

Bromo-Oryzopsion miliaceae O. Bolós 1970Aggr. a Foeniculum piperitum e Plumbago europea

Agropyrion pungentis Géhu 1968Aggr. a Beta vulgaris subsp. maritima e Podospermum canum

Aggr. a Elytrigia atherica

STELLARIETEA MEDIAE Tüxen, Lohmeyer & Preising ex von Rochow 1951CENTAUREETALIA CYANI Tüxen ex von Rochow 1951

Caucalidion lappulae Tüxen ex von Rochow 1951Knautio integrifoliae-Anthemidetum altissimae Baldoni 1996Biforo testiculatae-Adonidetum cupanianae Kropác 1982Aggr. a Anthemis altissima

SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk & Passchier 1946) O. Bolòs 1962Digitario ischaemi-Setarion viridis (Sissingh in Westhoff, Dijk & Passchier 1946) Oberdorfer 1957

Panico sanguinalis-Polygonetum persicariae Pignatti 1953APERETALIA SPICAE-VENTI J. Tüxen & Tüxen in Malato-Beliz, J. Tüxen & Tüxen 1960

Scleranthion annui (Kruseman & Vlieger 1939) Sissingh in Westhoff, Dijk & Passchier 1946Aggr. a Raphanus raphanistrum e Ranunculus sardous

TRIFOLIO-GERANIETEA SANGUINEI Müller 1962ORIGANETALIA VULGARIS Müller 1962

Trifolion medii Müller 1962Digitali micranthae-Helleboretum bocconei Biondi, Carni, Vagge, Taffetani & Ballelli 2001

Geranion sanguinei Tüxen in Müller 1962Sileno italicae-Melampyretum cristati Biondi, Carni, Vagge, Taffetani & Ballelli 2001Aggr. a Holcus mollis

FESTUCO-SESLERIETEA Barbéro & Bonin 1969SESLERIETALIA TENUIFOLIAE Horvat 1930

Seslerion apenninae Furnari ex Bazzichelli & Furnari 1979Carici humilis-Seslerietum apenninae Biondi, Guitian, Allegrezza & Ballelli 1988

HELIANTHEMETEA GUTTATI (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952) Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978

TRACHYNIETALIA DYSTACHIAE Riv.-Mart. 1978Trachynion dystachiae Riv.-Mart. 1978

Trifolio scabri-Hypochoeridetum achyrophori Lapraz ex Biondi, Izco, Ballelli & Formica 1997securigeretosum securidacae Biondi, Izco, Ballelli & Formica 1997

HELIANTHEMETALIA GUTTATI Br.-Bl. in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940Helianthemion guttati Br.-Bl., in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940

Aggr. a Tuberaria guttata e Trifolium sp. pl.

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FESTUCO-BROMETEA ERECTI Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949BROMETALIA ERECTI Br.-Bl. 1936

Artemisio albe-Bromenalia erecti Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995Phleo ambigui-Bromion erecti Biondi & Blasi ex Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995

Brizo mediae-Brometum erecti Bruno in Bruno & Covarelli 1968 corr. Biondi & Ballelli 1982Seslerio nitidae-Brometum erecti Bruno in Bruno & Covarelli 1968Asperulo purpureae-Brometum erecti Biondi & Ballelli ex Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995

teucrietosum montani Biondi & Ballelli ex Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995cephalarietosum leucanthae Baldoni, Ballelli, Biondi, Catorci & Orsomando 1996

Plantago holostei-Helianthemetum cani Biondi, Ballelli, Allegrezza, Frattaroli & Taffetani 1992 ex Biondi & Ballelli1995

Leucanthemo vulgaris-Bromenalia erecti Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello 1995Bromion erecti W. Koch 1926

Coronillo minimae-Astragaletum monspessulani Biondi & Ballelli in Biondi, Ballelli & Principi 1985Centaureo bracteatae-Brometum erecti Biondi, Ballelli, Allegrezza, Guitian & Taffetani 1986Pseudolysimachio barrelieri-Brometum erecti Scoppola & Pelosi 1995

SEDO-SCLERANTHETEA Br.-Bl. 1955ALYSSO-SEDETALIA ALBI Moravec 1967

Alysso-Sedion albi Oberd. & T. Müller in T. Müller 1961Petrorhagio saxifragae-Sedetum sexangularis Venanzoni & Gigante 1999

LYGEO-STIPETEA Rivas-Martínez 1978HYPARRHENIETALIA HIRTAE Riv.-Mart. 1978

Cymbopogo-Brachypodion ramosi Horvatic (1956) 1958Aggr. a Cymbopogon hirtus

MOLINIO-ARRHENATHERETEA ELATIORIS Tüxen 1937ARRHENATHERETALIA ELATIORIS Tüxen 1931

Cynosurion cristati Tüxen 1947Colchico lusitani-Cynosuretum cristati Biondi & Ballelli 1995

HOLOSCHOENETALIA VULGARIS Br.-Bl. ex Tchou 1948Molinio-Holoschoenion vulgaris Br.-Bl. ex Tchou 1948

Aggr. a Juncus subnodulosus

NARDETEA STRICTAE Rivas Goday in Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963NARDETALIA Oberd. ex Preising 1949

Nardo-Agrostion tenuis Sillinger 1933Aggr. a Agrostis tenuis

CALLUNO VULGARIS-ULICETEA Br.-Bl. & Tüxen ex Klika & Hadac 1944ULICETALIA MINORIS Quantin 1935

Genisto-Vaccinion Br.-Bl. 1926Danthonio decumbentis-Callunetum vulgaris Pedrotti 1982

ROSMARINETEA OFFICINALIS Riv.-Mart., Díaz, Prieto, Loidi & Penas 1991ROSMARINETALIA OFFICINALIS Br.-Bl. ex Molinier 1934

Cisto eriocephali-Ericion multiflorae Biondi 2000Aggr. a Cistus creticus subsp. eriocephalus

Aggr. a Dorycnium hirsutum e Stipa bromoides

Artemisio albae-Saturejion montanae Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997Cephalario leucanthae-Saturejetum montanae Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997

euphorbietosum spinosae Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997Aggr. a Santolina etrusca ed Helychrisum italicum

RHAMNO-PRUNETEA SPINOSAE Riv.-God. & Borja ex Tüxen 1962PRUNETALIA SPINOSAE R. Tüxen 1952

Cytision sessilifolii Biondi in Biondi, Allegrezza & Guitian 1988Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii Biondi, Allegrezza & Guitian 1988Junipero oxycedri-Cotinetum coggygriae Biondi, Allegrezza & Guitian 1988Junipero communis-Pyracanthetum coccineae Biondi, Allegrezza & Guitian 1988

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Asparago acutifolii-Osyridetum albae Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997Aggr. a Prunus spinosa e Ligustrum vulgare

Aggr. a Spartium junceum

Berberidion vulgaris Br.-Bl. 1950Aggr. a Cotoneaster integerrimus e Rosa pimpinellifolia

Pruno-Rubion ulmifolii O. Bolòs 1954Lonicero etruscae-Rosetum sempervirentis Cutini, Fabozzi, Fortini, Armanini & Blasi 1996

Pruno-Rubion radulae Weber 1974Sarothamnenion scoparii Oberd. (1979) 1983

Calluno vulgaris-Sarothamnetum scoparii Malc. 1929 em. Oberd. 1957Aggr. a Cytisus scoparius

Aggr. a Cytisus scoparius ed Erica arborea

ALNETEA GLUTINOSAE Br.-Bl. & R. Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946ALNETALIA GLUTINOSAE R. Tüxen 1937

Salicion cinereae Müller & Görs 1958Salicetum cinereae Zolyomi 1931

SALICETEA PURPUREAE Moor 1958SALICETALIA PURPUREAE Moor 1958

Salicion albae Soó 1930Salicetum albae Issler 1926

Salicion eleagni Aich. 1933Saponario officinalis-Salicetum purpureae (Br.-Bl. 1930) Tchou 1946Salicetum eleagni Hag. 1916 ex Jenik 1955

QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. & O. Bolos 1950QUERCETALIA ILICIS Br.-Bl. ex Mol. 1934 em. Riv.-Mart. 1975

Quercion ilicis Br.-Bl. ex Mol. 1934 em. Riv.-Mart. 1975Cyclamino repandi-Quercetum ilicis Riv.-Mart., Cantó, Fernández-González & Sánchez-Mata 1995Fraxino orni-Quercetum ilicis Horvatic (1956) 1958

pistacietosum x saporte Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997 pinetosum halepensis Horvatic 1958

Cephalanthero longifoliae-Quercetum ilicis Biondi & Venanzoni 1984PISTACIO LENTISCI-RHAMNETALIA ALATERNI Riv.-Mart. 1975

Oleo-Ceratonion siliquae Br.-Bl. ex Guinochet & Drouineau 1944 em. Riv.-Mart. 1975Pistacio lentisci-Juniperetum oxycedri Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997Coronillo emeroidis-Ericetum multiflorae Allegrezza, Biondi, Formica & Ballelli 1997

Ericion arboreae (Rivas-Martínez ex Rivas-Martínez, Costa & Izco 1986) Rivas-Martínez 1987Ericenion arboreae Rivas-Martínez, Costa & Izco 1986

Erico arboreae-Arbutetum unedonis Molinier 1937Cisto incani-Ericetum scopariae Biondi, Orsomando, Baldoni & Catorci 1995

QUERCO-FAGETEA SYLVATICAE Br.-Bl. & Vlieg. in Vlieg. 1937FAGETALIA SYLVATICAE Pawl. in Pawl, Sokolowski & Wallisch 1928

Fagion sylvaticae Luquet 1926Geranio nodosi-Fagenion sylvaticae (Gentile 1975) Ubaldi & Speranza 1985

Polysticho aculeati-Fagetum sylvaticae Feoli & Lagonegro 1982aceretosum pseudoplatani Feoli & Lagonegro 1982

Corylo-Populion tremulae (Br.-Bl. ex O. Bolos 1973) Riv.-Mart. & Costa 1998Aceri obtusati-Populenion tremulae Taffetani 2000

Aggr. a Populus tremula

QUERCETALIA PUBESCENTIS Klika 1933Ostryo carpinifoliae-Carpinion orientalis Horvat (1954) 1959

Laburno anagyroidis-Ostryenion carpinifoliae (Ubaldi 1981) Poldini 1990Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae Pedrotti, Ballelli & Biondi ex Pedrotti, Ballelli, Biondi, Cortini &Orsomando 1980

cytisetosum sessilifolii Biondi, Allegrezza, Taffetani & Giustini, 1990Lauro nobilis-Quercenion pubescentis Ubaldi (1988) 1995

Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae Biondi 1982 var. a Quercus ilex

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GLOSSARIO

Alofila: specie vegetale che tollera o predilige l’elevatapresenza di sali nel suolo.

Arbusteto: formazione di arbusti che si sviluppa su praterieabbandonate, interpretabile come stadio dinamicoevolutivo che prende origine dal mantello di vegeta-zione.

Arbusto: pianta legnosa perenne, generalmente di altezzainferiore a 10 m.

Areale: in biogeografia, porzione di territorio al cui in-terno è presente una specie.

Associazione vegetale: unità di base della Fitosociologia.È una comunità vegetale caratterizzata da una parti-colare composizione floristica (specie caratteristicheo differenziali proprie, o una combinazione specifi-ca caratteristica) e da caratteristiche ecologiche,biogeografiche, successionali, storiche e antropicheproprie.

Bienne: pianta a ciclo biennale, che fiorisce e fruttificasolo nel secondo anno di vita e quindi muore.

Biocenosi: insieme di organismi viventi (fitocenosi ezoocenosi) che occupano un biotopo.

Bioclimatologia: disciplina che studia le relazioni esisten-ti tra il clima e gli esseri viventi.

Biogeografia: disciplina che studia le cause della distribu-zione e della localizzazione degli esseri viventi sullaTerra in relazione alle condizioni ambientali.

Biotopo: spazio, area o luogo occupato da biocenosi.Caducifoglia: pianta legnosa che cambia le foglie con

ciclicità annuale.Camefita: piccolo arbusto perenne con gemme poste ad

un’altezza dal suolo non superiore a\30 cm.Catena: insieme di comunità vegetali contigue, la cui di-

stribuzione spaziale è funzione di un fattore ecologi-co che cambia.

Ceduo: bosco soggetto a taglio periodico. Il governo aceduo si basa sulla ricostruzione delle parti aeree del

bosco mediante polloni emessi dalle gemme presen-ti sulle ceppaie.

Cenosi: complesso delle specie animali e/o vegetali.Clima: sintesi statistica dei parametri atmosferici (tem-

peratura, precipitazioni, umidità, pressione, venti)che interessano un territorio per un periodo di tem-po sufficientemente lungo, e da cui dipende la vitadelle piante e degli animali.

Climax: tappa finale di equilibrio stabile nel processo disuccessione vegetazionale, che permane sino a chenon variano le condizioni ambientali. Rappresentalo stadio di stabilità massima per la vegetazione diun determinato territorio. L’aggettivo corrispondenteè “climacico” o “climatofilo”.

Comunità vegetale: insieme più o meno omogeneo dipiante, appartenenti a entità tassonomiche diverse,che coesistono in un determinato biotopo. È sinoni-mo di fitocenosi.

Corologia: settore della geobotanica che studia la distri-buzione delle specie vegetali sulla superficie terre-stre, in relazione a fattori storici, geografici ed ecolo-gici.

Corotipi: tipi di areali.Deciduo: bosco in cui gli alberi perdono le foglie entran-

do in fase di quiescenza nella stagione invernale.Ecologia: scienza che studia gli ecosistemi e quindi le re-

lazioni esistenti tra gli organismi che formano lebiocenosi e l’ambiente in cui si sviluppano (biotopo).

Ecosistema: sistema biologico aperto e autoregolato for-mato dall’insieme delle comunità di organismi vi-venti (fitocenosi e zoocenosi) che vivono in unbiotopo e dai processi funzionali delle loro interazioni(ecofunzioni).

Edafico: che si riferisce al suolo. Fattori edafici sono lecondizioni fisiche e chimiche del terreno, che hannoinfluenza sullo sviluppo delle piante.

Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986quercetosum cerridis Arrigoni in Arrigoni, Foggi, Bechi & Ricceri 1997

Asparago tenuifolii-Quercetum cerridis Scoppola & Filesi 1995Teucrio siculi-Quercion cerridis Ubaldi (1988) 1995 em. Scoppola & Filesi 1995

Cephalanthero longifoliae-Quercetum cerridis Scoppola & Filesi 1998Erico arboreae-Quercetum cerridis Arrigoni in Arrigoni, Mazzanti & Riccieri 1990Malo florentinae-Quercetum frainetto Biondi, Formica, Gigante, Pignattelli & Venanzoni 2001Coronillo emeri-Quercetum cerridis Blasi 1984

carpinetosum betuli Blasi 1984POPULETALIA ALBAE Br.-Bl. ex Tchou 1948

Populion albae Br.-Bl. ex Tchou 1948Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae Pedrotti 1970 corr. 1992Aggr. a Populus canescens

Alnion incanae Pawlowski in Pawlowski, Sokolowski & Wallisch 1928Aggr. a Ulmus minor

Alnenion glutinoso-icanae Oberd. 1953Aro italici-Alnetum glutinosae Gafta & Pedrotti 1995

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Elemento corologico: ciascuno degli elementi costituentiuna flora comprendente un gruppo di specie aventiareali simili.

Eliofila: si dice di specie vegetale che tende a vivere inambienti molto illuminati.

Elofita: pianta acquatica in cui la porzione inferiore delfusto, sommersa e ancorata al fondo, porta le gem-me perennanti mentre la porzione superiore emersaporta fiori e frutti.

Emicriptofita: pianta erbacea perenne con gemme persi-stenti situate a livello del suolo, coperta dalle fogliesecche durante la stagione invernale.

Endemica: specie con areale circoscritto ad un territorio,generalmente di estensione limitata.

Eutrofico: ambiente ricco di sostanze nutritive.Fitocenosi: vedi: Comunità vegetaleFitosociologia: scienza ecologica che studia le biocenosi

dal punto di vista botanico. Si occupa delle comuni-tà vegetali, delle loro relazioni con l’ambiente e deiprocessi temporali che le modificano. Si avvale di unmetodo induttivo e statistico, basato sul rilievofitosociologico della vegetazione, ed ha come obiet-tivo la creazione di un sistema gerarchico in cui l’as-sociazione rappresenta l’unità di base.

Flora: insieme delle specie vegetali presenti in un deter-minato territorio.

Forma biologica: categoria morfologico-biologica e strut-turale delle specie vegetali, basata su caratteri esternioriginatisi per adattamento o convergenza, in climie contesti ecologici diversi. Si fonda sul modo in cuiciascuna specie, indipendentemente dalla posizionesistematica, supera la stagione sfavorevole. Le formebiologiche delle piante vascolari cormofitiche, in basealla classificazione di Raunkiaer, sono: Terofite,Geofite, Emicriptofite, Camefite, Nanofanerofite eFanerofite.

Formazione: comunità vegetale determinata principal-mente dalla fisionomia risultante dall’organizzazio-ne spaziale e dalla forma biologica delle specie do-minanti.

Frutice: vedi: ArbustoFustaia: popolamento forestale in cui la rinnovazione del

soprassuolo si basa su piante nate da seme.Gariga: formazione basso-arbustiva a dominanza di

camefite, tipica delle regioni a clima mediterraneo esubmediterraneo, ad ecologia termo-xerofila, gene-ralmente ubicata su substrati ad elevata pietrosità orocciosità.

Geofita: pianta perenne con gemme persistenti portateda organi sotterranei (bulbi, tuberi, rizomi).

Geoserie di Vegetazione: vedi: GeosigmetumGeosigmetum: anche detto Geoserie di Vegetazione, è

l’unità di base della Fitosociologia integrata o del pa-esaggio. È costituito da più serie che si sviluppano incontatto tra loro in funzione del variare di ungradiente ecologico (umidità, topografia, etc.) all’in-terno del medesimo distretto o settore corologico.

Geosinfitosociologia: vedi: Fitosociologia integrataHabitat: ambiente o insieme di fattori ambientali in cui

si sviluppa una specie o una comunità.Idrofita: pianta acquatica parzialmente o totalmente som-

mersa, portante gemme localizzate in organi som-mersi che assicurano la sopravvivenza nella stagioneinvernale. Può essere natante o radicante, a secondache sia flottante o ancorata al fondo.

Liana: pianta rampicante legnosa.Macchia: formazione arbustiva densa, di difficile acces-

so, in cui predominano gli arbusti sempreverdi, ca-ratteristica della regione mediterranea.

Mantello: formazione lineare arbustiva che si sviluppa aimargini dei boschi, nella fascia di transizione tra ve-getazione arborea ed erbacea, alla quale partecipanospecie pioniere ed eliofile.

Matricina: albero che, nella fase di ceduazione di un bo-sco, viene risparmiato sia allo scopo di sostituire leceppaie che vanno eliminate che per garantire la pro-duzione di seme.

Mesotrofico: ambiente con disponibilità media e abba-stanza costante di sali minerali.

Microclima: clima locale legato all’habitat.Monospecifico: costituito da una sola specie.Mosaico di vegetazione: distribuzione delle comunità ve-

getali di un territorio, come le tessere di un mosaico,in conseguenza delle diversità ambientali locali o deldiverso utilizzo antropico.

Naturalizzata: pianta non autoctona che si è completa-mente stabilita in una zona o regione nuova, dove èin grado di riprodursi e competere con le specieautoctone.

Oligotrofico: ambiente povero di sali basici e quindi dinutrienti.

Orlo: comunità vegetali che si sviluppano negli spaziecotonali di contatto tra la vegetazione arbustiva delmantello e la vegetazione erbacea della prateria.

Pedogenesi: l’insieme dei processi di formazione dei suo-li.

Piano bioclimatico: designa ciascun ambiente o gruppodi ambienti che si susseguono secondo un gradientealtitudinale o latitudinale, delimitato in funzione difattori termoclimatici ed ombroclimatici, a ciascu-no dei quali corrisponde una determinata comunitàvegetale. Ogni Regione biogeografica possiede pianibiocli-matici peculiari, nei quali si sviluppano com-plessi di comunità vegetali con struttura e composi-zione floristica proprie, denominati “piani di vege-tazione”.

Pioniera: pianta in grado di insediarsi su un substratonudo, privo di vegetazione.

Polloni: fusti che hanno origine, in seguito allaceduazione, da gemme che possono preesistere sulleceppaie (gemme proventizie) o che si formano in cor-rispondenza di calli cicatriziali (gemme avventizie).

Prateria: vegetazione erbacea, è detta naturale se è situa-ta al di sopra del limite degli alberi, al di sotto didetto limite è detta seminaturale ed il suo manteni-mento richiede specifiche attività agro-pastorali,come lo sfalcio o il pasco-lamento.

Ruderale: letteralmente ”che vive tra i ruderi”, si riferisce

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alla vegetazione nitrofila che tollera o predilige am-bienti disturbati dalla presenza umana.

Sciafila: si dice di specie vegetale che tende a vivere inambienti ombreggiati.

Sclerofilla: pianta le cui foglie presentano adattamenti par-ticolari, che la rendono particolarmente rigida. Siinterpreta come un adattamento all’aridità.

Seminaturale: vegetazione che ha subito in qualche mi-sura gli effetti del disturbo umano, ma conserva moltespecie spontanee.

Sempreverde: pianta che non perde le foglie durante l’in-verno e conserva la chioma sempre verde.

Serie di Vegetazione o Sigmetum: unità geobotanica cheesprime l’insieme di comunità vegetali o stadi chepossono svilupparsi all’interno di uno spazio ecolo-gicamente omogeneo, con le stesse potenzialità ve-getali (tessella), e che sono tra loro in rapporto dina-mico. Include perciò tanto la vegetazione rappresen-tativa della tappa matura o “testa di serie” quanto lecomunità iniziali o subseriali che la sostituiscono. Èsinonimo di sigmetum, unità di base della Fitoso-ciologia dinamica o Sinfitosociologia.

Siepe: formazione di arbusti di origine artificiale.Sigmetum: vedi: Serie di Vegetazione.Sinfitosociologia: è il secondo livello di analisi nello stu-

dio del ricoprimento vegetale. Essa ha per oggettogli insiemi di aggruppamenti vegetali legati tra loroda rapporti dinamici all’interno delle Serie di vege-tazione.

Sintassonomia: sistematica delle comunità vegetali oTassonomia fitosociologica. Ciascuno dei ranghi chesi riconoscono al suo interno è detto sintaxon. L’unitàdi base è l’associazione, cui seguono in ordine gerar-chico crescente l’alleanza, l’ordine e la classe.

Sintaxon: unità sistematica di qualsiasi grado riconosci-bile nella tassonomia delle comunità vegetali o“Sintassonomia”.

Stadio: vedi Tappa della serieSuccessione: processo naturale attraverso il quale diverse

comunità vegetali (stadi) si sostituiscono l’una al-l’altra, all’interno della stessa unità ambientale eco-logicamente omogenea o “tessella”, dando origine atipi vegetazionali distinti. La successione può essereprogressiva e condurre ad uno stato di equilibrio(climax) oppure regressiva, se si allontana dalla sta-bilità. I due processi non seguono necessariamentele stesse tappe.

Successione primaria: successione vegetazionale che si in-nesca in un ambiente non ancora colonizzato e pri-vo di suolo (ad esempio su roccia o sedimenti fluvio-glaciali recenti).

Successione secondaria: successione vegetazionale che sisviluppa su suoli presistenti più o meno degradati.

Tappa della Serie: in Fitosociologia dinamica designa cia-scuna delle comunità vegetali, associazioni o stadichiaramente delimitabili che sostituiscono o prece-dono il climax nel processo della successione.

Terofita: pianta erbacea che completa il suo ciclo vitalein un anno o meno e attraversa la stagione avversasotto forma di seme.

Tessella: unità di base della Biogeografia. Corrisponde aun territorio o superficie geografica, di estensionevariabile, ecologicamente omogeneo. A ciascunatessella corrisponde una precisa vegetazione poten-ziale, un’unica serie di comunità di sostituzione edun unico climax.

Testa di Serie: all’interno di uno spazio ecologicamenteomogeneo (tessella) corrisponde alla tappa più ma-tura che si realizza nel processo di successionevegetazionale.

Unità di paesaggio: porzione di territorio omogenea perquanto riguarda i fattori ecologici (clima, substrato,suolo, ..) e l’utilizzo antropico.

Vegetazione potenziale: comunità vegetale stabile che esi-sterebbe in un dato territorio come conseguenza dellasuccessione progressiva in assenza di utilizzoantropico. In pratica si considera la vegetazione po-tenziale come sinonimo di climax.

Xerofila: specie vegetale che predilige gli ambienti aridi.

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103

INDICE

Presentazione 3Prefazione 4Introduzione 6

L’ambiente fisico 7Geografia 7Geologia e Fisiografia 8Pedologia 12Bioclima 17

Il paesaggio vegetale 22Paesaggio del faggio 25

Faggeta appenninica mesofila su calcare 25Paesaggio del carpino nero 28

Ostrieto appenninico mesofilo su calcare 28Ostrieto submediterraneo termofilo su calcare 32

Paesaggio della roverella 35Querceto submediterraneo termofilo su argille e marne 35

Paesaggio dei calanchi su substrato argilloso 37Paesaggio di erosione calanchiforme su conglomerati e marne inc. 38

Paesaggio del cerro 41Cerreta preappenninica tirrenica mesofila su silice 41Cerreta preappenninica tirrenica termofila su silice 45Cerreta preappenninica tirrenica termofila su marne e argille sabbiose 48Cerreta preappenninica tirrenica termoigrofila su argille calcaree 51Cerreta preappenninica tirrenica mesofila su depositi lacustri e vulcaniti 53

Paesaggio del farnetto 55Bosco preappenninico tirrenico di farnetto su depositi lacustri e vulcaniti 55

Paesaggio del leccio 58Lecceta mesomediterranea termofila su substrati decarbonatati 58Lecceta submediterranea mista su calcare 61

Leccete appenniniche temperate collinari orofile neutrobasifile 63Paesaggio delle rive e delle sponde di laghi e fiumi 64

Vegetazione aborea e arbustiva 66Boscaglie di salice rosso 66Boscaglie di salice ripaiolo 66Boschi di salice bianco 66Boschi di ontano nero 67Boscaglie di salice cinereo 67Boschi paustri di frassino ossifillo 67Boschi di pioppo canescente 68Boschi di olmo campestre 68

Vegetazione erbacea 69Vegetazione acquatica 69Vegetazione palustre 70

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Carta delle Serie di Vegetazione 77

L’analisi sinfitosociologica a supporto del P.T.C.P. 81La pianificazione e la gestione delle risorse naturali 82Indicazioni finalizzate alle norme gestionali 82

Aree d’importanza naturalistica 86

Elenco delle specie citate nel testo 87

Schema sintassonomico 93

Glossario 97

Bibliografia 99