Post on 22-Feb-2023
Università di Bologna
Facoltà di Lettere e Beni culturali
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
Tesi in Sociologia Generale
Tesi di laurea
ZYGMUNT BAUMAN:
DA SOCIOLOGO MARXISTA
A INTELLETTUALE PUBBLICO
Candidato Relatore
1
INDICE
Introduzione . . . . . . . pag. 4
Capitolo 1:L'autore . . . . . pag. 5Biografia . . . . . . . pag. 5
I maestri . . . . . . . pag. 6
Capitolo 2:Opere . . . . . pag. 8Primo periodo: il marxismo e il suo superamento pag.
8
Secondo periodo: la modernità e l'olocausto . pag.
14
Terzo periodo: modernità solida e modernità liquida
pag. 15
I social network . . . . . . pag. 16
Capitolo 3 : Ricezione in Italia . . .
pag. 17
Opere tradotte in italiano . . . . pag. 17
Bauman nelle riviste di settore . . . pag. 25
3
Conclusione. . . . . . . pag. 30
Riferimenti bibliografici . . . . . pag.
34
Sitografia . . . . . . . pag. 34
INTRODUZIONE
Zygmunt Bauman è il nome del sociologo che ha coniato il
termine di “modernità liquida” (liquid modernity), diffusosi a macchia
d'olio tramite citazioni sui giornali di tipo più disparato negli
ultimi dieci anni. Le sue interviste sono state pubblicate su una
rubrica del The Guardian regolarmente sempre negli ultimi dieci anni
ed altri articoli suoi sono comparsi su quotidiani italiani
piuttosto spesso in un periodo compreso tra il 2009 ed il 2013.
L'esistenza di Bauman ha attraversato alcuni tra gli
avvenimenti più critici dello scorso secolo: dalla seconda guerra
mondiale, dunque il nazismo, lo stalinismo e l'olocausto, fino
alla nuova ondata di antisemitismo, sviluppatasi nel suo paese nel
1968, che lo ha colpito in prima persona. Ha poi assistito al
crollo del regime comunista, all'11 settembre 2001 e alla guerra4
in Afghanistan. La sua carriera di sociologo lo ha portato ad
insegnare in università della Polonia, di Israele e della Gran
Bretagna.
Nel panorama dei sociologi contemporanei, Bauman si distingue
per l'attenzione allo stile letterario e per una visione
d'insieme, una tendenza ad esaminare le società e le istituzioni
da un punto di vista macroscopico, derivategli dalla tradizione
sociologica polacca, e per l'intento di raccontare gli individui,
uomini e donne, “in carne ed ossa”, rifuggendo le astrazioni e gli
intellettualismi. La sua può essere considerata a tutti gli
effetti una sociologia umanistica.« […] In quanto tale, e in
accordo con gli ideali dell'umanesimo moderno, guarda ai valori
umani fondamentali – autonomia, dignità, libertà, giustizia.»1 Una
manciata di anni fa non si sarebbe esitato a definirla
“impegnata”. La mia ricerca si è concentrata sul passaggio di
Bauman da sociologo di posizioni marxiste ad intellettuale
pubblico di fama mondiale, acclamato come interprete d'eccezione
della società occidentale e dei suoi modi di vivere. Mi sono
avvalso di fonti ufficiali quali articoli di giornale, biografie
autorizzate e manuali ma anche di video su YouTube, e articoli
tratti da blog di vario genere. Essendo l’autore molto conosciuto
ho fatto una selezione dei materiali che mi sembravano più
interessanti al fine di ricostruire il percorso della carriera del
professore con un’attenzione particolare alla ricezione in Italia.
1 “Sociologie contemporanee”, da Cap. 1, di Carmen Leccardi: p. 35
CAPITOLO 1
L'AUTORE
Biografia
Zygmunt Bauman nasce a Poznan, in Polonia, nel 1925, da
genitori ebrei non abbienti. A causa dell'invasione tedesca della
Polonia nel 1939 la sua famiglia e lui stesso sono costretti ad
emigrare in Russia, dove Zygmunt entrerà a far parte di un'unità
delle truppe sovietiche. Bauman avrebbe voluto diventare un
fisico, ma l'evolversi degli eventi nel corso della sua giovinezza
lo porterà a sensibilizzarsi riguardo a temi riguardanti
l'umanità. Fece carriera in ambito militare; dopo la guerra
divenne capitano. Venne però espulso dall'esercito nel 1953,
nell'ambito di un'epurazione antisemita che rispondeva alla
politica di “degiudaicizzazione dell'esercito”. Rientrò in patria,
dove la situazione politica ed economica, già non eccellente nel
periodo precedente alla guerra, appariva disastrosa. Occorreva
dunque una nuova classe politica e dei giovani volenterosi che si
spendessero per il bene della nazione. Gli ideali socialisti
avevano grande presa sulla generazione di Bauman e lui stesso
divenne un socialista convinto.
Si iscrisse a Filosofia a Varsavia. Qui conobbe i suoi grandi
maestri: Stanislaw Ossowski e Julian Hochfeld. Dopo aver
conseguito un master in scienze sociali all'Università di
Varsavia, nel 1954 diventa docente di Sociologia presso la stessa
facoltà. Durante una permanenza alla London School of Economics,6
prepara la sua maggiore dissertazione sul socialismo britannico,
pubblicata nel 1959. Dal 1964 insegnerà presso la stessa
Università di Varsavia. Collabora con numerose riviste
specializzate tra cui la popolare Socjologia na dzien (“La Sociologia di
tutti i giorni”, del 1964), che raggiungeva un pubblico più vasto
del circuito accademico. Nel marzo 1968, in seguito ad una nuova
ondata antisemita, alimentata anche da una lotta interna in
Polonia, Bauman verrà allontanato dal mondo accademico: fu espulso
il 25 di quel mese dall'Università di Varsavia. Fu un'espulsione
più “mirata”, questa volta, nel senso che si era individuata in
lui una delle figure di leadership intellettuale della montante
protesta studentesca. Successivamente Bauman appoggerà il
movimento di Solidarnosc. Dopo aver tentato di trasferirsi in
Israele – fu per qualche tempo professore di sociologia alle
Università di Haifa e di Tel Aviv – e in Australia, Zygmunt Bauman
trovò la sua sede accademica presso l'Università di Leeds come
docente di sociologia dal 1971 sino all'età della pensione, nel
1990. Dal 1971 ha quasi sempre scritto in inglese. Nel 1989, si è
guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi
riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il
totalitarismo, in particolar modo sul nesso tra modernità e
nazismo (Premio Amalfi per la Sociologia e le Scienze Sociali). Dal momento della
pensione in poi la sua produzione intellettuale si sarebbe fatta
ricchissima e si sarebbe tradotta in quella messe di libri e
articoli che hanno reso noto il suo nome ben oltre i ristretti
confini della comunità accademica.
I maestri
7
L'immaginazione sociologica di Bauman è frutto
dell'ispirazione ricevuta dai suoi due maestri: «Sono riconoscente
a Hochfeld e Ossowski per avermi vaccinato, all'inizio della mia
vita sociologica e una volta per tutte, contro l'idea che la
sociologia sia, o debba essere, una sorta di fisica che si lascia
alle spalle la propria storia e non si guarda mai indietro». E' da
Julian Hochfeld e Stanislaw Ossowski che Bauman ha appreso che «la
sociologia non ha e non può avere alcun senso e alcuna utilità […]
se non come commento in fieri sull' “esperienza vissuta” degli uomini,
commento transitorio e vulnerabile quanto l'esperienza stessa».2
Hochfeld (1911-1966) fece attivamente parte del partito
socialista polacco, come membro – uno tra i primi – di un circolo
di filosofi costituito dal partito comunista, nel dopoguerra, per
diffondere le idee del marxismo. Negli anni Cinquanta fece parte
del Sejm, il parlamento polacco. Nel 1951 fu nominato direttore del
Dipartimento di Materialismo storico dell'Università di Varsavia,
e nel 1957 fondò il Dipartimento di Sociologia delle relazioni
politiche presso la stessa università. A partire dal 1962, infine,
fu vicedirettore del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Unesco.
I riflessi più evidenti dell'opera di Hochfeld, negli scritti
di Bauman, risiedono nello “spirito” di sobrietà e di schiettezza
che è proprio di entrambi gli autori; in un rifiuto di lasciarsi
ingannare dalle illusioni. Bauman in lui ammira l'essere uno
“scienziato” intrepido e refrattario ad ogni compromesso nello
smascherare il male sociale e nel ricercare la verità rispetto
alla società. Da Hochfeld Bauman apprende che <<E' dovere
dell'intellettuale mantenere l'indispensabile collegamento tra
verità scientifica, sensibilità culturale e finalità sociali e
2 “Il pensiero di Zygmunt Bauman”, Keith Tester, p. 208
politiche>>. 3
Hochfeld appare consapevole del fatto che uomini e donne
possono soffrire. E' compito della sociologia svelare le cause
reali della loro sofferenza, anziché accontentarsi di una lettura
superficiale della realtà così com'è. I sociologi debbono quindi
rapportarsi con la realtà esterna in modo schietto e al tempo
stesso risoluto, onde evitare di farsi distrarre, o condizionare,
sino a perdere di vista le cause sociali della sofferenza umana.
L'ispirazione che è venuta a Bauman da Stanislaw Ossowski,
invece, è alquanto diversa da quella di Julian Hochfeld. Ossowski
(1897 – 1963) è uno dei giganti della sociologia polacca. Dopo
un'esperienza come volontario nell'esercito polacco, nella guerra
contro l'Unione Sovietica del 1920, nel 1926 entrò a far parte
dell'Unione degli intellettuali socialisti. Da professore
dell'Università di Varsavia, divenne figura di primissimo piano
nel panorama intellettuale del suo Paese. All'inizio della Seconda
Guerra Mondiale prestò servizio, come ufficiale, nell'esercito
polacco; negli anni dell'occupazione nazista proseguì,
clandestinamente, l'insegnamento all'Università di Varsavia.
Finita la guerra, Ossowski rifiutò l'iscrizione a ogni partito
politico, cosa che, unitamente alle critiche al marxismo-leninismo
contenute nei suoi scritti, gli sarebbe costata attacchi sempre
più serrati da parte degli intellettuali “ortodossi” (tra i quali,
a quanto sembra, lo stesso Hochfeld). Da lì a pochi anni sarebbe
arrivato il divieto a pubblicare (nel 1951) e a tenere corsi
universitari (1952). Nel 1956, peraltro, Ossowski avrebbe ottenuto
il diritto a riprendere il proprio ruolo accademico, presso
l'ateneo di Varsavia.
3 “In Memory of Cecil Wright Mills”, Julien Hochfeld, p. 6.9
Esiste tra la sociologia di Ossowski e quella di Bauman una
continuità che è di tutta evidenza. Sotto il profilo teorico,
anzitutto, Ossowski aderiva appieno alla tradizione dell'umanesimo
polacco e non vedeva certo nella sociologia una scienza naturale,
o una disciplina il cui oggetto si riducesse alla categoria del
“naturale”. Era fermamente convinto, anzi, che ogni visione
“naturalistica” e “autoevidente” dei fenomeni culturali andasse
senz'altro respinta. Per citare una sua opera, «una banconota può
entrare nel campo di interesse della sociologia soltanto nel
momento in cui la analizziamo facendo riferimento, ad esempio,
all'interpretazione dei caratteri stampati che essa reca su di
sé».4 Anche Bauman, laddove si occupa di questioni che parrebbero
di interesse esclusivo della scienza economica, è abilissimo nello
spostare il focus dell'analisi verso i risvolti dell'interpretazione
e dell'attribuzione di significato, sottesi a ogni questione. E'
rarissimo, nelle opere di Bauman, imbattersi in dati statistici;
laddove presenti, egli li utilizza soltanto a supporto di
argomentazioni di cui ha già elaborato, in chiave ermeneutica e
interpretativa, una propria chiave di lettura sociologica.
L'eredità di Ossowski, comunque, non si esaurisce – dal punto
di vista di Bauman – in una comune appartenenza teorica. E'
un'eredità, a ben vedere, che investe anche il piano dell'etica:
un'etica per la quale il sociologo ha un proprio mandato che va al
di là delle mode o delle contingenze.
Un'etica di cui lo stesso Ossowski ha saputo farsi interprete
intransigente nei primi anni del regime comunista in Polonia.
Nella visione di Ossowski, la pratica dell'immaginazione
sociologica non si riduce all'esercizio teorico, o intellettuale.
4 “Social Coercion and Symbolic Action”, Stanislaw Ossowski.10
E' anche un principio guida per un modo etico, determinato e
inflessibile, di “essere al mondo”.
CAPITOLO 2
OPERE
Primo periodo: il marxismo ed il suo superamento
Il giovane Bauman è un marxista ortodosso vicino al marxismo-
leninismo ufficiale. Compone i suoi scritti secondo i canoni della
corrente marxista. I suoi libri sono voluminosi, la retorica è
ampollosa e difficile da seguire. Sostiene la tesi marxista
dell'emancipazione della classe operaia tramite la “lotta di
classe”, denunciando i limiti del regime capitalista. L'uomo deve
combattere l'alienazione. Se il mondo viene percepito come un
dato naturale, un “oggetto estraneo”, o addirittura un oggetto
trascendente che esercita il proprio potere sugli uomini (senza
esserne in alcun modo influenzato), allora la sociologia non è
altro che un tramite, una spia, dell'alienazione. Marx ritiene che
l'operaio subisca una forma di alienazione dal processo
produttivo di cui è parte, sino ad arrivare ad una sorta di
autoestraniazione. Il lavoro non viene più vissuto come attività
che appartiene al lavoratore, bensì come un'esperienza di
costrizione e di impedimento: «L'attività come sofferenza, la
forza come debolezza, la riproduzione come evirazione».5
I due tipi di alienazione nella teoria marxiana che è5 “Economic and Philosophic Manuscripts of 1844”, K. Marx, p. 6611
importante menzionare sono:
• l'alienazione dalla comune appartenenza di specie
• l'alienazione dell'uomo dall'uomo.
«Ogni forma di autoestraniazione dell'uomo, da sé e dalla
natura, si manifesta nella relazione in cui egli si colloca
rispetto agli altri uomini».6
L'alienazione significa che ciascun individuo si rapporta con
se stesso come elemento separato e distinto da ogni altro
individuo, e si sforza di preservare la distanza tra sé e gli
altri. L'alienazione significa che l'altra persona è trattata alla
stregua di un problema, reale o potenziale, anziché come l'Altro
con cui sarebbe possibile dare vita a una relazione. Ogni
apparenza di fratellanza umana si dissolve.
Nell'opera di Bauman, la critica di questa sfaccettatura
dell'alienazione si avverte almeno da tre angolature.
1. E' evidente, anzitutto, nella sua analisi dei diversi processi
di individualizzazione, tramite cui uomini e donne comprendono le
relazioni che si creano tra sé e gli altri.7
2. In secondo luogo, riecheggia nei suoi ripetuti riferimenti
allo straniero, nelle relazioni sociali e culturali; laddove lo
“straniero” è l'altro con cui l'individuo non ha relazioni
prioritarie, o di necessità.8
3. Infine, e più ancora, la critica di questa dimensione
dell'alienazione traspare dall'insistenza baumaniana sulla
possibilità di dare vita a relazioni di ordine etico tra uomini e
donne.
6 Ibidem, p. 717 “La società individualizzata”, Z. Bauman.8 “Modernity and ambivalence”, Z. Bauman.12
«Le sue opere si allontanano da ogni forma di riduzionismo
delle qualità umane al dato di ciò che è scientifico o razionale.
Bauman, dunque, non crede che la scienza sia sufficiente a
cogliere le qualità più intrinsecamente umane.»9 Si comprende
meglio da qui il forte legame di Bauman con la letteratura (per
non dimenticare il legame con Simmel). A questo proposito,
riferendosi a “L'uomo senza qualità” di Robert Musil, scrive:
«Nelle prime pagine de “L'uomo senza qualità” ci si imbatte nel
tentativo di ritrarre, nel modo più scientifico e razionale
possibile, il momento in cui hanno inizio gli “eventi” del
romanzo. Musil racconta al lettore che si era appena registrata
una depressione sull'Oceano Atlantico, ma la temperatura
atmosferica rientrava nella media stagionale, e tutti i movimenti
del pianeta avvenivano nello stesso modo di sempre. Nessuna di
queste informazioni scientifiche e razionali potrà aiutare il
lettore a cogliere i significati attribuiti dagli uomini, o i
riflessi di un'affermazione anche banale, del tipo «era una bella
giornata d'agosto del 1913».10 Musil svela così l'egemonia della
scienza sulla condizione umana contemporanea, e la interpreta come
una drastica limitazione delle possibilità umane; quelle stesse
possibilità che, nel romanzo, si sforza di riaffermare, grazie
alle profonde e sostanziali ambivalenze che sono (o forse intendono
esserlo) del tutto incompatibili con le pretese di chiarezza della
scienza stessa. Dunque, secondo Musil, l'umano non deve mai essere
trattato alla stessa stregua del “naturale”. Per Bauman occorre
riporre l'enfasi sull'unicità dell'essere umano. Gli uomini hanno
dalla loro la libertà e l'autonomia della responsabilità – e
9 Ibidem, p. 40.10 “L'Uomo senza qualità”, R. Musil, p. 3.13
quindi devono fare continuamente delle scelte di ordine etico – in
un modo che non potrà mai essere naturale.
«Applicare il modo di pensare naturalistico è pacifico e
indolore, sino a che l'oggetto si comporta in modo regolare e
ripetitivo. Nel caso degli “oggetti umani” [espressione che Bauman
utilizza ironicamente, rifacendosi a Musil], questa regolarità si
può ottenere soltanto grazie a un'efficace repressione di molte
delle alternative possibili. Il che, il più delle volte, richiede
l'applicazione di mezzi coercitivi, a livello fisico e mentale».
Prosegue Bauman: «E' necessario il dolore di molti per soffocare
l'intrinseca refrattarietà alla costrizione dell'agire umano […]
un comportamento routinario e ripetitivo è sempre l'esito di una
coercizione»11. Nella visione di Bauman, fare sociologia può essere
di per sé un'attività di profonda rilevanza umana, gravida di
ripercussioni. Non soltanto perchè, in questa prospettiva, essa si
sforza di recuperare le possibilità dell'agire umano dal mondo-
come-esso-è; oltre a questo, la sociologia è essa stessa un campo
in cui mettere in atto queste inedite possibilità. E', per dirla
diversamente, una forma di prassi (corsivo mio) 12 Da qui il libro
“Cultura come prassi” del 1976, che costituisce una prima svolta
rispetto all'ortodossia marxista; Bauman si riconosce fra i
revisionisti del marxismo. La prassi sta al cuore del modo di fare
sociologia di Bauman. E' proprio in vista della prassi che si
spiega il suo interesse per il nesso interpretazione-traduzione
nell'attività del sociologo. La sociologia, per Bauman, è una
forma di prassi, perché combina in sé l'elemento della teoria e
quello della pratica: «Teoria e pratica si incontrano nell'atto di
conoscenza – laddove la teoria si sforza di spiegare e11 Dall'articolo “Critical Theory”, Z. Bauman, 1991, citato in “The Bauman Reader”, P.
Beilharz, p. 144.12 “Il pensiero di Zygmunt Bauman”, K. Tester, p. 42.14
interpretare la pratica; o per meglio dire,
di conferirle significato». Accanto a questo,
prosegue Bauman, teoria e pratica «si
incontrano anche in ogni tipo di attività
laddove si dà vita alla pratica (che come
tale, diventerà oggetto della conoscenza del
soggetto), e la si trasforma in potenziale oggetto di cognizione.
La teoria produce la pratica e, dal punto di vista intellettuale,
la riproduce»13.
Lo stesso Bauman è attivamente coinvolto in un'attività di
interpretazione della condizione umana; un'interpretazione che si
tradurrà poi in attività pratica nel mondo e, come tale, avrà
nuovamente bisogno di essere interpretata.»14 Egli dichiara che la
realtà non va considerata come data, ma è suscettibile di
cambiamenti in quanto interamente prodotto dell'uomo e delle sue
scelte. Si avvicina in seguito a Georg Simmel, soprattutto dopo il
1956 e la destalinizzazione. Altre due letture saranno importanti
per il giovane Bauman: “L'uomo in rivolta” di Albert Camus, che poi lo
condurrà ai “Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci. Da
quest'ultimo, in particolare, apprenderà che ogni decisione di
qualsiasi partito,anche del partito comunista, sarà solo
l'espressione del volere di una parte di esso, contrapposta a
un'altra parte. Non ne rappresenterà mai la totalità. Questa può
essere considerata una prima svolta rispetto alla fede comunista
ortodossa delle origini.
Una seconda svolta nel suo pensiero può essere individuata nel
1968, anno della sua espulsione dall'Università di Varsavia. «Gli
eventi del marzo 1968 erano lo specchio di una rivoluzione che era13 Dall'articolo “Critical Theory”, Z. Bauman, 1991, citato in “The Bauman Reader”, P.
Beilharz, p. 144.14 Ibidem, p. 142-143.15
fallita perchè gli intellettuali, come gruppo di avanguardia,
erano spostati troppo “in avanti”, rispetto alla società civile
polacca. Un fallimento di ordine sociologico più che tattico. Una ventina
d'anni più tardi, in un saggio che ripercorre criticamente quegli
eventi, Bauman racconta di come un gruppo di intellettuali
polacchi, di cui egli stesso faceva parte, avesse saputo prendere
le distanze dall'ortodossia del Partito. Ciò era avvenuto –
argomenta Bauman – perché il Partito aveva cominciato a
intromettersi in un terreno che gli intellettuali rivendicavano
come proprio; e che non poteva non “colonizzare”, per promuovere
l'ideologia del managerialismo e dell'utilitarismo (uno dei libri
più famosi di Bauman, tradotto in Italia per Bollati-Boringhieri
nel '92, s’intitola “La decadenza degli intellettuali: da
legislatori a interpreti”).
«Il Partito si era attribuito un diritto d'iniziativa
esclusivo in aree della vita sociale che erano tradizionalmente
prerogativa dell'intellighenzia». Dal punto di vista degli
intellettuali, era come se la libertà fosse messa in gioco ogni
volta che il partito si intrometteva «nella scelta e nella
divulgazione dei valori culturali, nella formazione delle opinioni
e nella valutazione del cambiamento sociale, nella critica
dell'ideologia, nell'articolazione di giudizio estetico e morale,
nelle decisioni sui contenuti dell'istruzione pubblica e del
“processo di civilizzazione”».15
Sul terreno della cultura, quindi, il conflitto tra
intellettuali e rappresentanti del regime appariva semplicemente
inevitabile. La tattica alla base del conflitto era, da ambedue le
parti, quella di limitare gli spazi di manovra a disposizione
dell'avversario. Gli intellettuali, ad esempio, tendevano a15 “Intellectuals in East-Central Europe: Continuity and Change”, Z. Bauman16
estromettere i “custodi dell'ortodossia” dal loro dibattito sui
valori, ritenendoli complici della fossilizzazione dell'ideale
socialista. Da parte sua, il Partito faceva ogni sforzo per
affibbiare agli intellettuali dissidenti l'etichetta di “nemici
del Paese”.
Il conflitto tra gli intellettuali e il Partito, come simbolo
e rappresentante delle forze del socialismo reale, poteva anche
essere interpretato come lotta di poteri; laddove il “potere”
consisteva nelle «diverse possibilità di intervenire, di influire
sul corso degli eventi, di accedere alle risorse appropriate».16
Nel Marzo del '68, però, gli intellettuali polacchi avrebbero
scoperto un dato cruciale: nonostante la loro pretesa egemonia sul
potere culturale, i loro avversari – ossia gli esponenti del regime –
sapevano accedere, assai meglio di loro, alle risorse del potere
politico e soprattutto sociale. I valori culturali, di cui essi si
facevano interpreti, erano sfidati da un'inquietante combinazione
di senso comune e di coercizione.
Il Partito avrebbe limitato brutalmente la libertà d'azione
degli intellettuali ricorrendo all'uso della forza, per un verso;
soffiando sul focolaio dell'antisemitismo, per altro verso.
L'antisemitismo serviva a delegittimare qualsiasi iniziativa
degli intellettuali , derubricandola come “attacco alla Polonia”
(o al socialismo). Limitava drasticamente la loro capacità di
controllare il corso degli eventi, attribuendo loro – senza alcuna
possibilità di smentita – identità e motivazioni “antinazionali”.
Quale che fosse la reazione degli intellettuali – la libertà del
dissenso o la complicità dell'assenso – il risultato sarebbe stato
comunque, in senso fisico o figurato, l'esilio.
16 “Officialdom and Class: Bases of Inequality in Socialist Society”, Z. Bauman, 1974, p. 129.17
«Per quanto riguarda l'economia, la pianificazione socialista
si poteva definire wertrational (razionale rispetto al valore), a
giudizio di Bauman, perché era guidata dal valore assoluto di un
futuro che andava costruito, e rappresentava l'attuazione di un
managerialismo utilitaristico, nel presente. Era «teleologica»,
inoltre, nella misura in cui «ogni azione [economica] era vista in
funzione di questo scopo finale».17 Il tempo presente non era che
una tappa di un cammino che avrebbe portato altrove. Andava quindi
gestito e manipolato in funzione di quel cammino, che, sotto il
profilo politico, poteva essere criticato esclusivamente ex post (una
volta raggiunta la meta). Se non che la “meta” - ossia il futuro –
era per definizione irraggiungibile.
A giudizio di Bauman era chiaro fin dagli anni Sessanta – come
documenta un suo articolo del 1966 – che il socialismo reale si
sarebbe dovuto basare sul principio della “pianificazione
perfetta”, e quindi su tutta una serie di presupposti rispetto
all'ambiente in cui operava. La pianificazione era “perfetta”
nella misura in cui era guidata da un solo attore, che operava in
funzione di un unico ed esclusivo «fattore, che determinava la
totalità dell'azione sociale».18
Per una pianificazione perfetta il sistema avrebbe dovuto,
anzitutto, essere autosufficiente sul piano delle risorse; in
questa prospettiva, già alla fine degli anni Quaranta (nel 1949)
era stato fondato il Comecon (Consiglio di mutua assistenza
economica), agenzia con il compito di coordinare a livello
transnazionale la pianificazione economica dei paesi socialisti,
per consentire all'Unione Sovietica e ai suoi “satelliti” di
raggiungere l'autosufficienza economica. Uno dei risultati attesi17 “The Limitations of 'Perfect Planning'”, Z. Bauman, 1966, p. 145.18 Ibidem, p. 146.18
era quello di limitare la dipendenza dagli scambi economici con i
Paesi occidentali; il risultato effettivo, e certo non
intenzionale, sarebbe stato quello di rendere i prodotti
occidentali ancora più attraenti agli occhi dei consumatori
dell'Est.
Oltre a ciò una pianificazione perfetta richiedeva
informazioni altrettanto “perfette”. I manager dell'economia di
piano dovevano disporre di informazioni complete in merito alle
risorse disponibili e alla misura in cui era possibile farne
effettivamente uso.
In secondo luogo, «l'economia di piano richiedeva all'attore
della pianificazione la capacità di assumere decisioni che fossero
non solo realistiche, ma anche massimamente efficaci, rispetto
agli obiettivi perseguiti dal sistema». I responsabili
dell'economia erano tenuti a dimenticare ogni loro interesse
personale, per rispondere esclusivamente agli «interessi del
sistema»; dovevano avere la facoltà di scegliere tra interessi
alternativi e incompatibili, in funzione delle esigenze del
sistema stesso. Questi interessi “incompatibili” dovevano essere
resi “comparabili”: «Le alternative tra cui scegliere devono
essere ridotte a un comune denominatore che le renda
commensurabili, riducibili a un'unità di misura quantitativa,
semplice e universale». La pianificazione perfetta muoveva,
inoltre, da un presupposto di omogeneità sociale: «l'idea che non
esistano eventi che siano benefici per una parte del sistema e, al
contempo, dannosi per un'altra; l'idea – in altri termini – che il
sistema sia formato da parti che non hanno interessi in reciproca
competizione».19
19 “The Limitations of 'Perfect Planning'”, p. 147.19
Quest'analisi rendeva il sistema socialista molto simile a
tutte le altre forme di totalitarismo di ogni differente
orientamento politico. Bauman sottolinea inoltre come i
presupposti stessi della pianificazione perfetta fossero
irrealizzabili nella pratica.»
Bauman approderà successivamente alle conclusioni espresse in
“Memorie di classe”: è qui che, come avrebbe riconosciuto
l'autore, avverrà l'abbandono della chiave di lettura della storia
come storia di classe: « mi trovavo, forse un po' in anticipo
rispetto ai sociologi occidentali, in una situazione comparabile a
quella europea di oggi, segnata dallo “spazio vuoto” lasciato
dalla fine del conflitto tra mondo comunista e mondo
occidentale.»20 E' qui che Bauman esplicita la somiglianza fra
mondo comunista e mondo occidentale, mettendoli sullo stesso
piano. Il collegamento era dato dal concetto di “modernità”. Il
socialismo appare avere i tratti di una controcultura per il suo
taglio critico, ma non si discosta più di tanto dal capitalismo
per quanto riguarda le aspirazioni di fondo: «Il socialismo
moderno apparteneva alla formazione storica della medesima società
a cui si opponeva: ne condivideva i valori cruciali, e credeva
negli stessi mezzi atti a realizzare quei valori». Inoltre «anche
il programma del socialismo non era che una versione del progetto
della modernità […] di quel progetto, il socialismo non era tenuto
a provarne né la validità, né la rispettabilità. Erano tutte cose
che la pratica della modernità aveva già ampiamente dimostrato.»21
In sintesi, riassume l'autore, «il socialismo non ha fatto
altro che riconfermare la bontà dei fini e dei mezzi della
modernità», imputando «ai capitalisti i risultati insoddisfacenti20 Z. Bauman, citato in Bielefeld, “Thesis Eleven” 2002, p. 116.21 “From Pillars to Post”, 1990, Z. Bauman, Marxism Today, febbraio: 20-25, p. 2020
ottenuti sino a oggi.»22
Secondo periodo: la modernità e l'olocausto
Con il libro “Memorie di classe” Bauman sostiene che la lotta
propria della classe operaia è in realtà un leitmotiv che si può
attribuire a tutte le classi. Il capitalismo non sfrutta solo la
manodopera degli operai, ma costringe al lavoro ripetitivo della
catena di montaggio anche gli ex contadini. I capitalisti non si
fanno scrupolo di sfruttare la manodopera dei più deboli, compresi
donne e bambini; la Chiesa offre il suo contributo tramite l'invio
di vagabondi e “poveri” alle imprese. Anche i carcerati sono
sfruttati allo scopo di produrre beni materiali.
Con “Modernità e olocausto” si giunge alla conclusione che
Capitalismo e Socialismo sono speculari in quanto ad obiettivi da
raggiungere, anche se differenti sono i modi per ottenerli.
Il primo vede i grandi capitalisti sfruttare la manodopera degli
operai, il secondo vede lo Stato come detentore del monopolio
delle grandi aziende che decide di volta in volta il livello di
produzione che si intende raggiungere.
Il nazismo, secondo Bauman, non costituisce lo smarrimento
della via della modernità, ma rappresenta un frutto stesso delle
sue metodiche.
L'eccesso di razionalizzazione e l'applicazione meccanica di
procedure rigide portano a quella che viene paragonata all'opera22 Ibidem, p. 2121
di un giardiniere, che con cura estirpa le erbacce, le piante
spontanee che spuntano nelle aiuole del giardino per lasciare
spazio ai fiori ed alle piante scelte per il suo abbellimento. La
mano di questo giardiniere deve realizzare il progetto di un
giardino in cui le aiuole fiorite ed i sentieri siano ben
delimitati e riconoscibili.
Il compimento di tale opera porta ad un progetto di ingegneria
sociale che è frutto della mente di una sola parte della società e
non prevede il confronto con opinioni differenti.
Bauman ammonisce i suoi lettori sul fatto che i presupposti
alla base del nazismo non sono affatto avulsi dalla situazione
odierna e possono benissimo ripetersi se l'uomo occidentale non vi
si opporrà.
Vi sono però delle critiche a questa visione:
1. alcuni autori (come Joas e Varcoe23) hanno teso a sottolineare
l'importanza della violenza in quanto tale nel genocidio,
piuttosto che la “burocratizzazione” di essa descritta da Bauman;
2. sembra non essere considerata minimamente nell'analisi di
Bauman la relazione tra violenza e genocidio.
Il suo punto di vista resta comunque una voce originale tra
gli altri studiosi di scienze sociali che si sono occupati della
shoah come Theodor Adorno e Max Horkeimer, Norbert Elias e Hannah
Arendt.
Terzo periodo: modernità solida e modernità liquida
Il concetto di “modernità liquida” è il più celebre
dell'autore. La “modernità liquida”, quella dei nostri giorni,23 In riferimento agli articoli “Bauman in Germany: Modern Violence and th Problem of
German Self-Understanding” di H. Joas in «Theory, Culture & Society», 15(1), pp. 47-55 e “Identity and the Limits of Comparison: Bauman’s Reception in Germany” di I. Varcoe in «Theory, Culture & Society», 15(1), pp. 57-72.
22
verrebbe così definita a causa della mancanza di una forma stabile
delle sue componenti. Le istituzioni, le relazioni (sia amorose
che amicali), il lavoro, divengono, secondo l'autore, unità
friabili, fragili, suscettibili di continui cambiamenti. Questa
modernità si opporrebbe ad una “modernità solida” che sarebbe
stata la modernità prima della Seconda guerra mondiale, quando
l'occidente civilizzato perseguiva i propri obiettivi seguendo
delle strade apparentemente chiare. La chiarezza di queste
“strade”, però, sarebbe sempre la caratteristica di un percorso
verso il raggiungimento di un progetto che apparterrebbe ad una
parte di una popolazione e mai alla sua interezza (la lettura dei
“Quaderni del carcere” di Gramsci sicuramente ha influenzato le
posizioni di Bauman).
Dunque Bauman, considerato erroneamente da molti uno dei
sociologi della postmodernità, si caratterizza invece per una visione
“moderna” della realtà odierna: la modernità è dunque tuttora in
corso, ma ha smarrito le cause ed i fini della sua stessa
esistenza. Cionondimeno il nome del professore polacco viene
spesso accostato a quello di Beck, teorico della “Società del rischio”,
di Giddens e persino di Harvey. La “solidità” delle istituzioni,
delle relazioni, della “fede”, come recita il titolo di un recente
articolo, non è destinata a ritornare; o al massimo è destinata a
rimanere tale per poco tempo.
A ciò si lega il termine Unsicherheit, “incertezza”, una
incertezza che si coniuga nelle tre modalità di “incertezza”,
“insicurezza esistenziale” e “insicurezza sulla propria
incolumità”.
I governi dei diversi Stati occidentali, secondo Bauman, sono
incapaci di agire sui primi due livelli di insicurezza, in quanto
le multinazionali e corporazioni (ipotizzo, ad esempio, il gruppo23
Bilderberg, anche se Bauman non lo nomina) hanno preso il posto dei
governi riguardo alla vita delle persone. I contratti lavorativi,
i servizi sono forniti da entità su cui i governi degli Stati
esercitano ben poca autorità. I governi dunque ripiegano sulla
promessa di una sicurezza che ricopre la terza sfera, quella della
protezione da elementi che possono causare danno ai cittadini:
immigrati o delinquenti.
I social network
Un punto di vista interessante ed autorevole, secondo me, è
quello dell'autore sui social network. Egli ha definito la “rete”
in contrapposizione alla “struttura”.
Una struttura può essere raggiunta da una persona. Si può
entrarvi, agire ed interagire con altri oggetti o persone, ed
uscirne quando non si ha più voglia di starvi. La rete invece è un
“luogo” al quale si può accedere da qualunque posto ed uscirvi
quando si vuole, indipendentemente dalle interazioni con altri
individui ed oggetti. Ciò avviene a discapito delle interazioni
tra gli individui che accedono alla rete.
La “comunità”, da questo punto di vista, l'insieme di persone
che sanciva l'appartenenza di un individuo ad una realtà e che era
parte essenziale della sua identità, sembra un concetto superato,
che fa parte del passato.24
Il “network”, la rete di conoscenze ed amicizie che si
sviluppa online grazie ai social network, sembra avere preso il
posto della comunità. Il network, però, è anch'esso un'entità
fragile. Grazie alla facilità di connessione e disconnessione alla
rete, ognuno può interagire con altre persone, ma altrettanto
facilmente prenderne le distanze, qualora si ritenga che “non
conviene” più fermarsi a discutere con un'altra persona perchè
converrebbe fare altro. Questa modalità di stringere amicizie è
facile, ma l'amicizia, la relazione stessa è “friabile”,
“instabile”. Si preferisce rimanere nella fluidità, nella
liquidità.
Come egli stesso afferma in una intervista del 2011:«Ho posto
la domanda di recente ai miei amici di Facebook:<<Twitter,
Facebook, Foursquare... Tutto ciò vi fa sentire più vicini o vi
allontana dalle persone?>> La risposta alla mia domanda su
Facebook è stata riassunta dal mio amico Jason: <<Mi sento più
vicino alle persone da cui sono lontano, che vivono in Nuova
Zelanda, in Malesia, in paesi lontani o in Bangladesh... Persone
lontane. Sono più vicino alle persone lontane ma...>> un minuto
dopo aggiunse <<però forse adesso mi sento più lontano dalle
persone a cui sono vicino... Sono confuso.>> E anch'io sono
confuso.»24
Anche in amore, la coppia risente di questa liquidità (vedasi
il libro “Amore liquido”).
24 Tratto dalla conferenza “Segnavie” svoltasi il 7 Maggio 2011 a Padova http://www.youtube.com/watch?v=KwvZzQv5wFY&list=PL9B85E3BE6441223D&index=4
25
CAPITOLO 3
RICEZIONE IN ITALIA
La mia ricerca si è
concentrata sul percorso accademico
di Bauman. Il mio obiettivo era
quello di capire come da sociologo
marxista delle origini il
professore si fosse trasformato in
un personaggio pubblico notissimo
ai più, con un'attenzione
particolare alla ricezione in
Italia. Ho iniziato con una ricerca
su YouTube di interviste a Zygmunt
Bauman. Ne compaiono per lo più
recenti (la meno recente in
italiano risale al 2008). In
queste, egli discute del suo
paradigma della modernità liquida,
il cui stato di liquidità pervade
le relazioni sentimentali ed amicali, il mondo del lavoro, delle
istituzioni. Una playlist apposita su YouTube riporta 193 filmati
sul professore, la maggior parte interviste in inglese ed in
polacco tradotte anche in spagnolo o sottotitolate in italiano e
video relativi ai due documentari dedicati a lui: “The Trouble of
26
Being Human These Days” e “Lawnswood Gardens”, entrambi del 2011.
Ho continuato con una ricerca di articoli su quotidiani online e
blog.
Opere tradotte in italiano
Ho poi tentato di ricostruire una lista completa delle opere
dell'autore tradotte in italiano.Ho scelto di dividere la
ricezione dei libri del professore in Italia in due parti:
1. una prima in cui poteva ancora definirsi un sociologo
marxista, fino al 1999
2. una seconda in cui assume più il ruolo di intellettuale
pubblico, che dura fino ai nostri giorni.
Anno di
pubblicazi
one (in
Italia)
Titolo
italiano
Ed.
italiano
Titolo
originale
ed anno di
pubblicazi
one
Traduttore Introduzio
ne-
prefazione
-
postfazion
e-
Curatore
1971 “Lineamenti
di una
sociologia
marxista”
Editori
Riuniti
Outline of the
Marxist
Theory of
Society
(1964)*
Margherita
Rytel
Sansoni
1976 “Cultura
come
Il Mulino Culture as
Praxis (1973)
Franco
Bassani
27
prassi”
1987 “Memorie di
classe.
Preistoria
e
sopravviven
za di un
concetto”
Einaudi Memories of
Class: the Pre-
history and
After-life of
Class (1982)
Alfredo
Salsano
1992 “Modernità
e
olocausto”
Il Mulino Modernity
and the
Holocaust
(1989)
Massimo
Baldini
1992 “La
decadenza
degli
intellettua
li. Da
legislatori
a
interpreti”
Bollati
Boringhie
ri
Legislators
and
interpreters.
On
modernity,
post
modernity
and
intellectuals
(1989)25
Guido
Franzinetti
25 Tratto dal blog “Irradiazioni” http://irradiazioni.wordpress.com/tag/zygmunt-bauman/: Come spesso accade nelle traduzioni italiane, la ricerca del titoloche colpisca il possibile acquirente modifica le originali intenzionidell’autore. Il titolo originale era “Legislators and interpreters. Onmodernity, post modernity and intellectuals” e, quindi, non facevariferimento alla “decadenza” ma alla nascita e alla evoluzione della figuradell’intellettuale. Bauman rintraccia l’origine degli intellettualirifacendosi al lavoro dell’antropologo americano Paul Radin che scriveva“l’uomo primitivo ha paura di una cosa: le incertezze della lotta per lavita”. Così una maggioranza dedita al quotidiano rapporto con il materiale(caccia, allevamento, agricoltura) sentì il bisogno di avere una minoranzache riflettesse “capitalizzando il senso d’insicurezza” e fornendo delle
28
1994 “Intellettu
ali”
Treccani Bruno
Bongiovanni
1996 “Le sfide
dell'etica”
Feltrinel
li
Alone Again –
Ethics After
Certainty
(1996)
1999 “Dentro la
globalizzaz
ione –le
conseguenze
sulle
persone”
Laterza Globalization:
The Human
Consequence
s
(1998)
*Prima edizione originale in polacco.Fino al 1999 Bauman viene tradotto da importanti studiosi di storia e filosofia.
Il primo libro di Bauman tradotto in italiano è stato “Lineamenti di una sociologia
marxista”, tradotto da Editori Riuniti, editore di matrice comunista.
“Memorie di Classe” viene tradotto da Alfredo Salsano, considerato il vero promotore
del movimento antiutilitarista in Italia, ha pubblicato anche Goffman per
Einaudi e Latouche per Bollati Boringhieri.
“Modernità e olocausto” è stato tradotto da Massimo Baldini, laureato in Pedagogia e
professore di Storia del Pensiero Scientifico. Quando traduce il volume è
direttore del dipartimento di Filosofia della facoltà di Scienze della
Formazione dell'ateneo di Perugia.
“La decadenza degli intellettuali” è stato tradotto da Guido Franzinetti, laureato in
Storia Moderna a Torino e a tutt'oggi ricercatore e lettore di Storia
Contemporanea Europea e Storia dell'Europa Orientale alla Facoltà di Scienze
Politiche, “Università del Piemonte Orientale” di Alessandria.
“Intellettuali” è stato tradotto da Bruno Bongiovanni, professore ordinario di Storia
Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli
studi di Torino. Dall’inizio del 1991, e sino al 2004, ha tenuto annualmente,
presso la sede torinese del Bureau International du Travail, un corso
risposte.29
organizzato dal Ministero degli Esteri, su temi di storia della politica
internazionale, per aspiranti alla carriera diplomatica.
Anno Titolo
italiano
Ed.
Italiano
Titolo
originale e
anno di
pubblicazion
e
Tradutto
re
Prefattore
–
postfattor
e -
curatore
2000 “La
solitudine
del
cittadino
globale”
Feltrine
lli
In search of
politics (1999)
Postfazion
e di
Alessandro
Dal Lago
2001 “Voglia di
comunità”
Laterza Community.
Seeking Safety
in an Insecure
World
Sergio
Minucci
2002 “Modernità
liquida”
Laterza Liquid
Modernity
(2000)
Sergio
Minucci
2002 “Società,
etica,
politica:
conversazion
i con
Zygmunt
Bauman”
R.
Cortina
Society, ethics,
politics.
Conversationswi
th Zygmunt
Bauman (2001)
Luca
Burgazzo
li
Scritto
con Keith
Tester
2002 “Il disagio
della
Mondador Titolo
originale in
Vera
30
postmodernit
à”
i polacco. Verdiani
2003 “La società
sotto
assedio”
Laterza Society Under
Siege (2002)
Sergio
Minucci
2004 “Vite di
scarto”
Laterza Wasted Lives.
Modernity and
its Outcasts
(2004)
Marina
Astrolog
o
2004 “Globalizzaz
ione e
glocalizzazi
one”
Armando Edmondo
Coccia
2006 “L'Europa è
un'avventura
”
Laterza Europe: An
Unfinished
Adventure
(2004)
Marco
Cupellar
o
2007 “Lavoro,
consumismo e
nuove
povertà”
Città
aperta
Work,
Consumerism
and the New
Poor
Mario
Bacciani
ni
2007 “Le vespe di
Panama: una
riflessione
su centro e
periferia”
Laterza Fabio
Galimber
ti
2007 “Homo
consumens:
Erickson Consuming Life
(2007)
31
lo sciame
inquieto dei
consumatori
e la miseria
degli
esclusi”
2007 “Modus
vivendi:
inferno e
utopia del
mondo
liquido
Laterza Savino
D'Amico
2008 “Vita
liquida”
Laterza Liquid Life
(2005)
Marco
Cupellar
o
2009 “Vite di
corsa. Come
salvarsi
dalla
tirannia
dell'effimer
o”
Il
Mulino
2009 “Capitalismo
parassitario
”
Laterza Marco
Cupellar
o –
Fabio
Galimber
ti
32
2010 “Paura
liquida”
Laterza Liquid Fear
(2006)
Marco
Cupellar
o
2010 “L'etica in
un mondo di
consumatori”
Laterza Does ethic have
a chance in a
world of
consumers?
(2008)
Daniele
Francesc
oni
2010 “Consumo
dunque sono”
Laterza Consuming Life
(2007)
2010 “Lo spettro
dei barbari.
Adesso e
allora”
Bevivino
2010 “L'arte
della vita”
Laterza Marco
Cupellar
o
2010 “Modernità e
ambivalenza”
Bollati-
Boringhi
eri
Modernity
and
Ambivalence
(1991)26
Caterina
D'Amico
2011 “Amore
liquido:
sulla
fragilità
dei legami
Laterza Liquid Love: on
the failty of
human bonds
(2003)
Marzia
Porta
26 Il volume è stato tradotto dopo molti anni sulla scia della notorietà che Bauman raggiunge in questi anni.
33
affettivi”
2011 “Vite che
non possiamo
permetterci.
Conversazion
i con
Citlali
Rovirosa-
Madrazo”
Laterza Living on
borrowed time.
Conversations
with Citlali
Rovirosa-
Madrazo (2009)
Marco
Cupellar
o
2011 “Conversazio
ni
sull'educazi
one”
Erickson Riccardo
Mazzeo
Scritto
con
Riccardo
Mazzeo
2011 “Sorte
individuale”
Consorzi
o per il
Festival
della
Filosofi
a
Daniele
Francesc
oni
2011 “Il buio del
postmoderno”
Aliberti Carlo Bordoni
co-autore
2012 “Cose che
abbiamo in
comune: 44
lettere dal
mondo
liquido”
Laterza 44 Letters From
the Liquid
Modern World
(2010)
Marco
Cupellar
o
2012 “Dentro la Laterza Globalization. Oliviero
34
globalizzazi
one: le
conseguenze
sulle
persone”
The Human
Consequences
(1998)
Pesce
2012 “Cos'è
accaduto
alla natura”
Consorzi
o per il
Festival
della
Filosofi
a
2012 “Il teatro
dell'immorta
lità.Mortali
tà,
immortalità
e altre
strategie di
vita”
Il
Mulino
Giovanni
Arganese
2013 “Danni
collaterali”
Laterza Collateral
Damage. Social
Inequalities in a
Global Age
(2011)
Marzia
Porta
2013 “Lo spirito
e il clic.
La società
contemporane
a tra
San
Paolo
Introduzio
ne di
Riccardo
Mazzeo
35
frenesia e
bisogno di
speranza”
2013 “«La
ricchezza di
pochi
avvantaggia
tutti»
Falso!”
Laterza Michele
Sampaolo
2013 “Le sorgenti
del male”
Erickson Introduzio
ne di
Riccardo
Mazzeo
2013 “Gli usi
post-moderni
del sesso”
Il
Mulino
Prefazione
di Maurizio
Ferraris
2013 “Communitas.
Uguali e
diversi
nella
società
liquida”
Aliberti A cura di
Carlo Bordoni
Nel 2000 il sociologo Alessandro Dal Lago, figura di riferimento per il panorama
italiano in fatto di scienze sociali, scrive una postfazione al libro “La
solitudine del cittadino globale”.
Dal Lago si laurea con lode all'università di Pavia presso la Facoltà di Scienze
Politiche. Quando scrive la postfazione al libro è preside della Facoltà di
Scienze della Formazione presso l'Università degli Studi di Genova. Dal Lago,
come vedremo poi, nello stesso anno dedica una nota critica al lavoro svolto da
36
Bauman negli anni precedenti sulla rivista “Rassegna italiana di sociologia”.
Questo riconoscimento darà lustro all'opera del professore polacco, che già nel
1989 aveva ricevuto in Italia il Premio Amalfi per sociologia e scienze sociali
per “Modernità e olocausto”.
Carlo Bordoni è sociologo, giornalista e saggista, ha insegnato alle Università
di Pisa e Firenze, all'Orientale e alla Federico II di Napoli, allo IULM di
Milano e all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Si occupa di sociologia dei
processi culturali
Maurizio Ferraris dal 1995 è professore ordinario di filosofia teoretica pressola Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino. Da
marzo 2012 conduce il programma televisivo Zettel – Filosofia in movimento, con
Mario De Caro, in onda sul canale RAI Scuola.
Negli ultimi cinque anni l'autore è diventato così popolare da rilasciare
materiali ad altri autori e case editrici per realizzare volumi tratti da sue
interviste e da conferenze da lui tenute.
Come anche sottolinea l'editorialista del Corriere della Sera
Dario Di Vico «Le fortune del prof. Bauman in Italia vengono anche
da un suo importante libro e da una scelta che fece l'editore
Feltrinelli che si è rivelata abbastanza felice; perchè il libro
del prof. Bauman si chiamava "In search of politics", in cerca di
una politica; in realtà Feltrinelli lo tradusse come "La
solitudine del cittadino globale" e devo dire che probabilmente il
titolo lo migliorò, lo esplicitò... come dire, era un titolo che
indicava una fotografia di una situazione».27
Anche libri posteriori a questo in Italia hanno avuto ampio
seguito. I suoi libri figurano sugli scaffali di scienze sociali
delle principali librerie italiane (Feltrinelli, Mondadori, ecc.).
Importanti sono state per la ricezione dell'autore in Italia anche
le traduzioni per Feltrinelli, Bollati Boringhieri, il Mulino,
27 Tratto dalla conferenza “Segnavie” http://www.youtube.com/watch?v=W2WmOltxYos
37
Einaudi. Scorrendo i nomi di coloro che hanno tradotto i suoi
libri in italiano, emerge quello del traduttore Marco Cupellaro
(sei libri) e quello di Sergio Minucci (quattro libri). Entrambi
hanno tradotto per la casa editrice Laterza, che è quella che in
Italia ha maggiormente contribuito ad importare le idee di Bauman.
Dal 2010 in poi ha avuto tecnicamente l'esclusiva sui libri del
professore. Se nel primo periodo della sua produzione Bauman era
stato tradotto da studiosi del settore, dal duemila in poi le sue
opere saranno tradotte da semplici traduttori. L'opera di Bauman,
di suo, è sempre sfuggita a delle classificazioni rigide. Egli non
è nemmeno considerato un sociologo nel senso stretto del termine
da una parte della comunità accademica: non risulta essere un
intellettuale che ha apportato novità rilevanti nell’ambito della
ricerca sociologica. Bauman non “usa numeri” nei suoi libri: i
dati numerici e le percentuali sono usati in casi rarissimi.
Recentemente anche Maurizio Ferraris ha scritto una prefazione
ad un libro di Bauman (“Usi postmoderni del sesso”) contribuendo a
dare prestigio al suo nome. Gli articoli di Bauman (come
verificato personalmente) appaiono su quotidiani come Repubblica e
su riviste divulgative di tecnologia ed informatica come Wired..
Bauman nelle riviste di settore
La ricerca si è poi spostata sulle citazioni o recensioni
riferite a lui su riviste specializzate, nel tentativo di trovare
riferimenti in particolare riguardanti i libri: “Lineamenti di una
Sociologia Marxista”, del 1962 (tradotto in italiano nel
1971) ,“Cultura come Prassi”, del 1973 (tradotto in italiano nel
38
1976) , “Memorie di Classe”, del 1982 (tradotto in italiano nel
1987) e “Modernità e Olocausto” del 1989 (tradotto in italiano nel
1992). Mi sono concentrato sugli anni di pubblicazione e di
traduzione dei libri e quelli immediatamente successivi ad essi .
La ricerca si è rivelata alquanto infruttuosa, tranne che per uno
speciale di due pagine su un numero di “Rassegna Italiana di
Sociologia” del 1990 sull'assegnazione del Premio Europeo Amalfi
di sociologia e scienze sociali dell'anno prima, assegnato a
Bauman per “Modernità ed Olocausto”. L'articolo parla
dell'importanza del libro all'interno del panorama di studi
sull'olocausto in ambito sociologico e dei meriti del professore
legati alla sua conoscenza diffusa ed indubbia erudizione in campo
accademico. «In opposizione alla richiesta di una scienza morale
libera da valori egli non esita a invocare la morale e a prendere
lui stesso una chiara posizione morale. Egli ci mette in guardia
dal trascurare questi fattori ancora presenti nella società
moderna, i quali hanno contribuito all'esecuzione di un omicidio
di massa e che perciò potrebbero portare ad una sua ripetizione»,
come recita l'articolo. Non si fa menzione di lavori precedenti,
né sono presenti, come già detto, articoli o recensioni di libri
anteriori al 1989, come del resto avviene per Moscovici, vincitore
del premio dell'anno precedente. La ricerca si è quindi spostata
sulle volte che il nome di Bauman è stato citato in articoli ed è
stato recensito in riviste degli editori “Il Mulino”,“Carocci”,
“Franco Angeli” e sulla rivista “Studi di Sociologia” dell'editore
“Vita e pensiero”, in particolare dal 1999 al 2012 per i primi
due, dal 2003 al 2013 per Franco Angeli e dal 2003 al 2012 per
Studi di Sociologia. Si è poi proceduto ad un confronto fra il
numero delle volte che il nome di Bauman veniva riportato nelle
39
riviste e le volte che i nomi di altri eminenti intellettuali
vengono citati: quelli di Pierre Bourdieu e di Ulrich Beck.
Essendo cosa nota ai più il fatto che Bauman sia comunque
apprezzato dal grande pubblico, si è ritenuto opportuno
controllare sulle riviste de “Il Mulino/ Carocci” e Franco Angeli
le citazioni in riviste di argomento non sociologico. Da tale
ricerca emergono i risultati riportati nelle tabelle.
IL MULINO/ CAROCCI
Articoli
sotto
“Sociologia”
in cui
l'autore
viene
citato:
1999-2012
Recensioni
su libri
dell'autore
sotto
“Sociologia”
: 1999-2012
Articoli di
altri
argomenti in
cui l'autore
viene
citato:
1999-2012
Recensioni
di libri
dell'autore
su altri
argomenti:
1999-2012
Zygmunt
Bauman
63 1 nota
critica
216 3
Pierre
Bourdieu
183 1, 1 nota critican.c.* n.c.
Ulrich Beck 80 1 n.c. n.c.
* non calcolato
Bauman Sociologia Altri argomenti
Recensioni Articoli
in cui è
citato
Recensioni Articoli
in cui è
citato
40
1999 0 0 1 5
2000 1 Nota
critica
2 1 5
2001 0 9 0 9
2002 0 6 1 6
2003 0 3 0 10
2004 0 4 0 15
2005 0 6 0 8
2006 0 7 0 17
2007 0 5 0 19
2008 0 4 0 25
2009 0 3 0 34
2010 0 5 0 26
2011 0 4 0 26
2012 0 5 0 11
Totale 1 nota
critica
63 3 216
Dal 1999 al 2012: sotto la voce Sociologia: 1 nota critica, 0 recensioni, 63 citazioni in articoli.
Sotto altri argomenti: 3 recensioni, 216 citazioni in
articoli.
Bourdieu Recensioni Articoli in cui è citato
1999 0 5
2000 0 16
41
2001 0 9
2002 0 12
2003 1 10
2004 0 9
2005 0 14
2006 1 nota critica 7
2007 0 3
2008 0 20
2009 0 16
2010 0 15
2011 0 25
2012 0 25
Totale 1 nota critica 183
Dal 1999 al 2012 sotto la voce Sociologia: 1 recensione, 1 nota critica, 183
citazioni in articoli.
Beck Recensioni Sociologia Articoli in cui è citato
1999 0 1
2000 0 1 citazione in nota
critica, 3 citazioni in
articoli
2001 0 1 volta nel titolo, 9
citazioni in articoli
2002 0 9
2003 0 6
42
2004 0 9
2005 0 7
2006 0 10
2007 0 1
2008 0 6
2009 0 1 volta nel titolo
2010 1 2
2011 0 3
2012 0 11
Totale 1 80
Dal 1999 al 2012 sotto Sociologia: 1 recensione, 80 citazioni.
Note
L'unico risultato rilevante: una nota critica del sociologo Alessandro Dal Lago
del 2000: “Esistenza e Incolumità: una nota sulle recenti opere di Bauman”.
Le riviste di riferimento nel motore di ricerca sotto “Sociologia”, in cui
compaiono risultati sono: “Etnografia e Ricerca Qualitativa”, “Polis”, “Rassegna
Italiana di Sociologia”, “Scuola Democratica”, “Sociologica” e “Stato e
Mercato”. Nella rivista “L'Uomo Tradizione Società Sviluppo” non si riscontra
alcuna presenza di citazioni o riferimenti agli autori considerati.
Zygmunt Bauman non figura mai nel titolo né è presente come autore. I suoi libri
non sono recensiti nelle riviste specialistiche di sociologia, tutt'al più in
riviste di diverso argomento.
Pierre Bourdieu figura 2 volte come autore ed il suo nome appare 4 volte nel
titolo degli articoli pubblicati sulle riviste. Quello di Ulrich Beck appare 2
volte nel titolo.
Il nome di Zygmunt Bauman è spesso accostato a quello di Beck e di Giddens nelle
citazioni.
FRANCO ANGELI43
Articoli sotto
“Sociologia” in cui
l'autore è citato 2003-
2013
Articoli di
altri
argomenti in
cui l'autore
è citato
2003-2013
Zygmunt Bauman 4 2 (1 volta
nel titolo)
Pierre Bourdieu 8 (4 nel titolo) 4
Ulrich Beck 6 (2 volte come autore) 0
Note
Sotto Sociologia il nome di Bauman non appare mai nel titolo. Sotto altri argomenti
appare una volta nel titolo.
Quello di Bourdieu appare 4 volte nel titolo sotto Sociologia e quello di Beck 2 volte
come autore sempre sotto Sociologia.
STUDI DI SOCIOLOGIA (VITA E PENSIERO)
Studi di Sociologia cit. 2003-
2012
Zygmunt Bauman 51
Pierre Bourdieu 50
Ulrich Beck 40
Note
44
Il nome di Zygmunt Bauman non viene mai fatto nel titolo né è presente come autore. Quello di Pierre Bourdieu non è presente nel titolo né è presente come autore.
Ulrich Beck è presente una volta come autore.
Autore Articoli con almeno una occorrenza e
recensioni
Bauman 119
Bourdieu 247
Beck 126
Note
Ciò che emerge è una preminenza indiscussa del nome del sociologo francese
Pierre Bourdieu, presente come autore, nel titolo in citazioni e recensioni più
degli altri per un totale di 247 volte. A seguire Ulrick Beck con 126 volte,
Bauman 119. Questi sono i risultati per le riviste sotto il novero di
Sociologia. Il nome di Bourdieu è di gran lunga il più citato anche in ambito
non sociologico. E', invero, noto che Bauman abbia riscontrato nel tempo un
successo maggiore degli altri in ambito mediatico. Beck e Bourdieu sono
conosciuti sia in ambito mediatico che accademico. Il numero di citazioni, su
rivisteweb, per argomenti non riguardanti la sociologia è di 216 volte. Quello
che si vuole evidenziare è l'andamento crescente del numero di citazioni
nell'arco di tempo 2003-2012 fino a un picco raggiunto nel 2009 con 34
citazioni, per andare poi scemando negli anni successivi. Si suppone che Bauman,
dopo il picco di popolarità, verrà citato meno in futuro, forse perchè ritenuto
sempre più commerciale e poco interessante come autore. Un altro dato da
sottolineare è che Bauman sia maggiormente citato nella rivista Studi di
Sociologia di matrice cattolica. Il professore oggi gode di buona fama presso
gli ambienti cattolici in generale. La stessa biografia di Bauman “Il pensiero
45
di Zygmunt Bauman” è scritta da Tester, un collega sociologo dell'università di
Hull, non distante da Leeds. Il libro ha una prefazione di Mauro Magatti,
sociologo dell'Università Cattolica di Milano. Cionondimeno, Alessandro Dal
Lago, di formazione laica, nel duemila aveva dedicato una nota critica a quella
che era l'opera di Bauman prima di quell'anno. Questo probabilmente quando
l'opera di Bauman veniva considerata di maggiore interesse da una parte della
comunità scientifica.
Da sociologo marxista ortodosso, col tempo, ha superato tali ideologie per
occuparsi di tematiche di ampio respiro.
CONCLUSIONE
Indubbiamente Bauman si occupa di temi di una certa rilevanza,
come il comunismo e la globalizzazione, negli ultimi lavori
facendolo con un linguaggio semplice. Questo gli conferisce una
grande attrattiva. Il professore è inoltre capace di riferimenti
agli autori più disparati, da Platone a Foucault. Il tentativo di
rendere intellegibili ai più argomenti “alti” è un merito che non
gli si può negare. Ciò che gli viene criticato è il considerare la
realtà come un qualcosa di dato a cui è difficile opporsi. Egli dà
pochi spunti per delle soluzioni, ma spinge ad essere ottimisti.
Non dà delle ricette sul come si dovrebbe vivere bene, perchè ciò
dipende dalla specificità di ciascun individuo.
L'incertezza, coniugata nelle tre forme di “unsafety”,
“unsecurity” e “uncertainty”, domina nella condizione del cittadino
globale contemporaneo, secondo l'autore.
Ad esempio, in una recente intervista, Bauman cita Waltmann
per spiegare una situazione di incertezza che può risultare
“esplosiva”, riferendosi ai fatti del 14 settembre 2012, uno dei
46
più terribili giorni di crisi tra Islam radicale e Occidente,
quando un film blasfemo prodotto in USA "L'innocenza dei
Musulmani" causò violenze e scontri, iniziati l'11 settembre a
Bengasi con la morte dell'ambasciatore americano Stevens,e
proseguiti venerdì 14 con attacchi ad ambasciate ed obiettivi
americani a Karthoum, Il Cairo, Tunisi (con diversi morti),
Chennay, Dacca, Londra, Berlino, Sana'a, Giakarta, Tripoli in
Libano, nel Sinai.
«Reporter Dunque siamo qui, al "Festival della Filosofia" diModena, col prof. Bauman, e la prima domanda riguarda ciò che èsuccesso proprio questa notte: i vari attacchi alle ambasciateamericane in paesi musulmani dal Marocco all'India, giusto unoscatto, una fotografia della situazione delle relazioni tra ilmondo occidentale ed il mondo musulmano, dal suo punto di vista...
Bauman Partiamo da una allegoria: il [...] filosofo Waltmannsuggerisce che quando esiste un'energia accumulata ci sono duemodi fondamentali nei quali può essere sprigionata: una è...immaginate solamente un fiume che scorre dalle montagne. C'è moltapressione, molta energia nelle grandi acque che scorrono giù dallacima verso valle. Puoi prevedere quello che succederà, puoiprevedere quello che succederà semplicemente perché il fiume ha unletto scavato nelle rocce fatte di sostanze geologiche e tu saiche tutta questa energia sarà scaricata lungo questo letto delfiume che conduce al lago più vicino o al mare dove si getta.Questo è un modo dell'energia di essere sprigionata. L'altro modoè il "campo minato". Lì l'energia è tagliata. Le cause chepotrebbero far esplodere la mina sono sparpagliate. Sul campominato non puoi fare previsioni. Puoi predire una sola "cosagenerale". Quell'esplosione avverrà, ma nessuno può dire quando edove. Questo è fuori questione. Il mondo di oggi è pieno ditensioni, rabbia; tensione, tensione che è prodottadall'incertezza nascosta. La gente è incerta, essendo l'incertezzail non sapere da dove viene la minaccia. Tutto ciò che stalontano, che non è sotto controllo, di solito è minaccioso.»28
Bisogna ammettere che altri autori, come lo stesso Bourdieu,
28 Tratto dall’intervista di Associazione Asia svoltasi a Modena il 15 settembre2012 http://www.youtube.com/watch?v=O5rkxiSquUg
47
si propongono di superare le dualità, a partire dal superamento
del binomio soggetto/oggetto. Uno degli ambiti in cui sembra non
esserci soluzione è quello lavorativo. I riferimenti al Panopticon
di Bentham ed al “Grande Fratello” di Orwell di “1984” sono dei
modelli di controllo totale di un capo su dei subordinati, che
secondo Bauman sono stati resi ancor più “diabolici”, data la non
necessità dell'individuo al più alto grado di una gerarchia di
rimanere fisicamente a controllare i dipendenti. Nell'ambito di
tale riflessione, avendo io incontrato Bauman all'interno del mio
percorso universitario tramite la materia Sociologia Generale e
dato che da molti scienziati sociali Bauman non è nemmeno
considerato prettamente un sociologo, mi viene da pensare che
l'incontro tra me e l'autore sia stato frutto del caso. Questo
pensiero potrebbe essere guidato dal fatto che Bauman non ha mai
effettuato ricerca sul campo, non ha eseguito lavori di etnografia
o antropologia. La sua è una “teoria critica” che fa dell'impegno
e dello “schierarsi” il suo caposaldo. E' una linea che rifiuta il
freddo calcolo e la registrazione dei casi a favore di un impegno
costante nel sociale. Il suo pensiero riguarda l'Europa,
l'America, l'Occidente “civilizzato” e si riassume in una teoria
della modernità che esclude l'analisi di altri contesti
Essendo stato io lavoratore, mi rivedo in certi quadri che
Bauman dipinge in fatto di liquidità delle istituzioni ed in
determinati temi riguardanti la solitudine dell'individuo in un
mondo globalizzato. Anche le posizione marxiste iniziali hanno
esercitato un grande fascino su di me. Avendo incontrato il
pensiero di Marx tramite la sociologia stessa e per vie traverse,
è stato interessante approfondire determinate istanze. Il marxismo
stesso è sempre più facile affrontarlo tramite chi studia Marx
48
piuttosto che leggendo il “Capitale” o opere scritte da Marx
stesso. Bauman sembra quasi la voce del sindacato che oggi non si
fa sentire abbastanza o del partito che non parla dei problemi dei
singoli. O se ne parla, almeno in Italia, lo fa esasperando i toni
a scapito della propria credibilità. La presenza del professore è
sfoggiata con orgoglio ed è motivo di vanto per le istituzioni,
sia pubbliche che private, presso le quali egli fa visita. Il
congresso “Meet The Media Guru” a Milano, gli incontri con le
scuole (a Bari nel febbraio 2013), il Festival della Filosofia, al
quale ha partecipato nelle edizioni del 2001, 2002, 2007, 2010,
2011, 2012 e del 2013 ne sono la prova. La capacità di Bauman di
fotografare la realtà contemporanea è largamente apprezzata. Per
sua stessa ammissione, il sociologo, ad un certo punto della
carriera, ha abbandonato lo stile accademico a favore di uno più
divulgativo per parlare alla gente comune. Una scelta che può
essere criticabile, perchè inficierebbe la qualità dei suoi
scritti. Bauman piace anche perché si esprime attraverso metafore
semplici, come quella della casa che va a fuoco per spiegare il
“pensiero unico”.
«Dario Di Vico_ La cultura... Lei dice che ha perso il ruolo
critico nei confronti della società e il pensiero unico spinge
molti ad accettare la realtà come immodificabile. Cosa ha permesso
la diffusione del pensiero unico in 50 anni e perché non c'è stata
una opposizione forte ad esso? Z.B._ Io uso una metafora per
questo tipo di profezia: questa casa brucerà. Allora, prendi
taniche di benzina, le versi sulla casa, le dai fuoco e la casa
brucia davvero. Così lavora “le pensée unique”. Da un lato si dice che
il principio di base del pensiero unico è che non ci sono
alternative, la formula magica sembra dire. Poi tutti gli
49
strumenti, le possibilità di creare un mondo davvero alternativo o
di fare qualcosa per cambiare tutte le regole del gioco vengono
distrutti. Così non c'è modo di cambiare. Questa diventa una
profezia che si autodetermina. La casa brucia, ma la sto bruciando
io. Il pensiero unico cosa dice? «E' il solo mondo possibile».
Finché c'è libera concorrenza, finché c'è efficienza, redditività
e il valore economico è l'unica discriminante tra ciò che è giusto
e ciò che è sbagliato, finché è così, si distrugge la civiltà che
conosciamo, si distruggono le stesse condizioni della vita umana.
E poi, dato che uomini e donne, individui e gruppi e così via,
sono sottomessi senza eccezioni a queste leggi di mercato,
spietate e intolleranti, per cui tutto ciò che non ha valore
economico va eliminato, si crea la condizione che Pierre Bourdieu
chiama “precarietà”, e che perfino le politiche della
precarizzazione, rendono più precario, incerto, vacillante,
liquido. E quando le persone vivono in un mondo così liquido, non
osano fare progetti a lungo termine; perdono la fiducia in se
stessi.»29
In un'intervista a Mantova parla del suo amore per questa
città:
«Non ho avuto modo di esplorare Mantova nei particolari, ma la
mia impressione è di vedere un documento vivo, molto potente,
dell'ideale dialettico di perfezione. L'ideale di perfezione è
sempre in avanti: di centimetri o chilometri. Avere davanti questa
prospettiva è una benedizione; il sogno di poter riconciliare
dentro di sé le contraddizioni, di avere una perfetta coesione,
una perfetta coerenza, una totalità, una condizione in cui, diceva
Leon Battista Alberti, ogni ulteriore cambiamento non può che
29 Intervista del 22 ottobre 2008 a mantova ad opera dei blogger di “The Worm” http://www.youtube.com/watch?v=jeL0Qc-pQrQ
50
andare verso il peggio. […] D'altra parte mostra anche quanto ogni
ideale di perfezione sia relativo, provvisorio, proprio perchè è
sempre in avanti, non puoi mai afferrarlo.»30 Questa è un'idea che
si riflette nella sociologia di Bauman: il guardare sempre avanti
che lo contraddistingue dai suoi inizi.
Il suo stile è letterario, con influenze di Calvino e Kundera,
autori molto cari al pubblico italiano; lui stesso esprime il suo
riconoscimento verso opere quali “Le città invisibili”.
A mio parere, negli ultimi anni l'autore è caduto a volte
nella banalità, ma alcune sue idee rimangono comunque molto
valide.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
30 Ibidem.51
1. Bauman Z. 1966 “The Limitations of 'Perfect Planning'”, Co-existence, 5: 145-
162.
2. Bauman Z. 1974 “Officialdom and Class: Bases of Inequality in Socialist Society”, in Frank
Parkin (ed.), The Social Analysis of Class Structure, Londra, Tavistock
3. Bauman Z. 1976 “Towards a Critical Sociology. An Essay on Commonsense and Emancipation”,
Londra, Routledge & Kegan Paul
4. Bauman Z. 1987 “Intellectuals in East-Central Europe: Continuity and Change”, Eastern
European Politics and Societies, 1 (2): 162-186.
5. Bauman Z. 1990 “From Pillars to Post”, Marxism Today, febbraio: 20-256. Bauman Z. “Critical Theory”, citato in “The Bauman Reader” 1991, Peter Beilharz,
Oxford: ed. Blackwell.
7. Bauman Z. 1991 “Modernity and ambivalence”, Cambridge, Polity Press
8. Bauman Z. 2002 “La Società Individualizzata”, Bologna, Il Mulino
9. Bielefeld U. 2002 “Conversation with Janina Bauman and Zygmunt Bauman”,
Thesis Eleven, n. 70: 113-117.
10. Carroll J. 1983 “Humanism: The Wreck Of Western Culture”, Londra, Fontana Press
11. Ghiseni M. e Privitera W. (a cura di) 2009, “Sociologie Contemporanee. Bauman,
Beck, Bourdieu, Giddens, Touraine”, Novara, De Agostini Scuola
12. Hochfeld J. 1962 “In Memories of Cecil Wright Mills”, in The Polish Sociological Bulletin,
1-2(3-4): 5-7.
13. Joas H. 1998 “Bauman in Germany: Modern Violence and th Problem of German Self-Understanding” in «Theory, Culture & Society», 15(1) 47-5514. Marx K. 1977 “Economic and Philosophic Manuscripts of 1844”, Mosca, Progress
Publishers
15. Musil R. 1956 “L'Uomo Senza Qualità”, Milano, Einaudi
16. Ossowski S. 1974 “Social Coercion and Symbolic Action”, in The Polish Sociological Bulletin,
29 (1): 7-12
17. Tester K. 2005 “Il Pensiero di Zygmunt Bauman”, Trento, Centro Studi Erickson.
18. Varcoe I. 2003 “Identity and the Limits of Comparison: Bauman’s Reception in Germany” in «Theory, Culture & Society», 15(1), 57-72
52
SITOGRAFIA
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2. http://irradiazioni.wordpress.com/tag/zygmunt-bauman/
3. http://www.youtube.com/watch?v=xHlZ-dB-1kk&list=PL9B85E3BE6441223D
4. http://www.youtube.com/watch?v=O5rkxiSquUg
5. http://www.youtube.com/watch?v=jeL0Qc-pQrQ
6. http://www.youtube.com/watch?v=W2WmOltxYos
7. http://www.youtube.com/watch?v=DIaT8wwHnz0
53