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RICORDO DI DON GUGLIELMO BIASUTTI
Indimenticabile CAPPELLANO DELLA 'TAGLIAMENTO'
Nella lettera d'apertura del suo libro 'Nel nostro
Cimitero di guerra di Mikailovka', datata Udine, 10
Agosto 1961 e indirizzata 'Ai miei figlioli i Caduti e
Dispersi nella Campagna di Russia (1941-1943) ed ai
miei carissimi Reduci della Legione Tagliamento' il
Cappellano mons. Guglielmo Biasutti, a un tratto,
scrive: ' .. Ma per ora ci é consentito di ritornare lassù
saltanta cal pensiero. Ed io mi propongo appunto, in
queste pagine, di ripercarrere con voi le strade
d ’allora, di saffermarmi ad agni luogo ove qualcuno
dei nostri morì, di entrare - particalarmente - con voi
nel nostro Cimitero di Mikailovka e narrare la storia di
agni fossa. Non troverete, dunque, qui la storia della Legione, che
ci attendiamo dal nostro bravo Avenati. Io nan ho hè la
campetenza né la documentazione per farla. E non
troverete neppure la memoria di tutti i Caduti di Russia.
Perché ignoro la sorte, o ne so qualcosa solo per sentito
dire, di quanti caddero {o rimasero dispersi dal luglio al
dicembre 1942, quando io ero ormai rientrato in Patria.
Chissà che il datt. Pappalepore o Margini o Cristofoli o
Staffuzza o qualche altro, che abbia vissuto tutto il
calvario della Legione, non si senta spronato a
completare (e correggere) questi miei appunti!'..'
Nella lettera d'apertura della terza ristampa del libro,
pubblicato la prima volta nel 1861 e poi nel 1983, datata
Forgaria, 23 Febbraio 1992, il dr. Antonio Zuliani
Presidente del Circolo Culturale 'Mons. Guglielmo
Biasutti' di Forgaria nel Friuli realizzatore della ristampa
in ricorrenza del cinquantesimo anno della partenza dei
Nostri soldati per il Fronte Russo e nel 7°Anniversario
della morte dell'autore, a un tratto così scrive: ' .. Sulla
Campagna di Russia sono stati pubblicati numerosi
scritti, gli storici hanno lavorato e lavorano tutt'ora alla
ricerca della e delle "Verità", con la ripubblicazione del libro noi non vogliamo
entrare nel merito di certi fatti, che accaduti in
quell’epoca sono ora oggetto di alquanto deprecabili
strumentalizzazioni politiche; non è nostro compito!
I motivi che ci hanno indotto a decidere per la ristampa
sono essenzialmente questi:
– rendere omaggio alla figura di Mons.
Guglielmo Biasutti, uomo di Dio, testimone fedele della
Sua carità e del Suo amore;
– parlare della tragedia umana che si é
consumata sul fronte Russo senza veli o pregiudizi
ideologici che spesso danno una visione distorta della
realtà senza cogliere quegli aspetti umani che il
cappellano don Biasutti coi suoi occhi e con il suo cuore
seppe certamente trasfondere nel libro;
– onorare tutti i Caduti e i Reduci di quell’inutile
e assurda guerra.
Dopo mezzo secolo abbiamo visto l’ideologia
bolscevica crollare con tutti i suoi dogmi e le sue
certezze; per qualcuno questo improuviso crollo sarà
stata una sorpresa ma non per i reduci in quanto, anche
dalle pagine di Mons. Biasutti emergono precise alcune
testimonianze di come quella dottrina non fosse per
l’uomo ma contro l’uomo e le stesse povere popolazioni
locali ne subivano l'oppressione.'...
Nella prefazione della terza ristampa del libro, scritta
dal Presidente del Gruppo Reduci dal Fronte Russo
Cerimonie 2014
Con celebrazione della s.messa
in suffragio dei 43 caduti della
legione tagliamento :
domenica 25 maggio ore 10:30
presso il cimitero di rovetta
domenica 21 settembre ore 10:30
presso il cimitero del verano di
roma
rossa “Soli quei forti scesero, onta ai fratelli,in campo”
Anno I - n°1 - gennaio 2014
quadrimestrale online d’informazione a carattere storico e culturale
interno all’”associazione reduci 1^ legione cc.nn. “m” d’assalto tagliamento” http://associazionereducitagliamento.blogspot.it
Comitato onoranze
caduti di rovetta
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della Legione Magg. Dott. BRUNO STAFFUZZA,
proprio uno dei nomi auspicati, come sopra riportato,
da mons. Biasutti per il completamento dei suoi
'appunti', la figura del Cappellano, guardata attraverso
ricordi che rivelano le elevate componenti della sua
identità, emerge in tutto il suo ecelso spessore di uomo,
di religioso e di illuminato del Signore. Ripercorrendo
alcune tra le parole dello Staffuzza, ecco dunque come
appare il nostro Cappellano.
'Don Biasutti, laureato in teologia e in filosofia; in
PACE, rifiutando gli onori di una brillante carriera
ecclesisstica, segue la vocazione che lo spinge alla
beneficienza. Negli Anni Trenta fonda la "Piccola casa
'Federico Ozanam'" in Udine, "Il rifugio Giacomo
Bearzi" in Planis (UD) che poi donerà ai Salesiani.
Appena rientrato dalla Russia " L'Ospizio di S.Maria La
Longa", che lascerà all'Opera di Don Orione. Nel 1937-
38, Lui è l'unico ed il solo sacerdote italiano, che
interviene con vari scrittie memorie a difesa degli Ebrei,
deplorando l'infamia delle leggi razziali... Nell’aprile 1945, quale amministratore temporaneo della
parrocchia di Lauzacco (UD), schiera i suoi parrocchiani
in armi sugli argini del Torre pronti a contrastare le
eventuali avanguardie di Tito, che si affermava
volessero conquistare Udine e tutto il Friuli sino al
Tagliamento... Tutti sanno della Sua opera di riordino
dell’importante biblioteca arcivescovile di Udine, dove
lavorò per quasi trent’anni .
IN GUERRA: sul Fronte Russo, col Suo coraggio,
esaltato dalla profonda dottrina e dalla Sua fede
cristallina, Lui Sacerdote e non Uomo d'armi, forgia la
Legione, ne crea la POESIA; quindi LA FAMIGLIA.
DELLA TAGLLAMENTO.
Dice lo storico Carlo Moriondo: '... se é difficile fare
andare d’accordo due orologi, due meccanismi fatti
dalle stesse molle, lancette, rotelline, come é possibile
mettere insieme, in armonia degli uomini di tendenze e
provenienze diverse?'. Come poté il nostro cappellano
creare la POESIA e LA FAMIGLIA della
TAGLIAMENTO, tra 1686 UOMINI di cultura diversa,
di tradizioni diverse, di provenienze disparate? ...
POTE', perché Lui praticava naturalmente, in modo
eroico e continuo, le virtù teologali e quelle morali,
sapendo trasmettere a noi fede,
speranza, carita, prudenza, giustizia,
fortezza, temperanza.
Noi, volontari, arditi, ribelli alla
disciplina rigida, formale, per noi
insopportabile, voluta dal Comandante
Nicchiarelli (che proveniva dai
Granatieri), trovammo nel cappellano
la comprensione del nostro spirito. Egli
seppe addolcirlo nel culto dell’umiltà,
come sottomissione ad una volontà piu
alta, quasi divina, che da Lui
proveniva. Quando, perché VOLONTARI DI
GUERRA, i Comandi Superiori
pretesero da noi l'impossibile, non
dandoci il necessario cambio a
Woroscilowa, noi esasperati, sfiniti
dalla fame, dalla fatica, dai pidocchi,
dal sonno, dicemmo: "Mai più
Volontari di Guerra, ma, con te, cappellano, se
occorrerà, ancora VOLENTIERI!". In Lui avevamo
intuito qualcosa di DIVINO. Era, tra l'altro,
invulnerabile: tutti volevano uscire con Lui specie di
notte per raccogliere i feriti ed i morti nella terra di
nessuno, avvicinandosi alle trincee dei russi, che spesso
sentivamo parlottare.
Sentimmo nel nostro cappellano quel carattere
sostanziale dell’UNIONE (che i teologi chiamano
ipostatica) delle due nature: l’umana e la divina.
Intuimmo che don Biasutti era in possesso dello STATO
eterno ed incancellabile, “lo stato dell’unione col Cristo,
concessogli dall’unzione sacerdotale".
Da questo Suo stato provenivano i Suoi atti, il Suo
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modo di vivere “nel sacrificio”, "nella preghiera”, “nella
comunione”. Cioé nella distribuzione delle grazie del
Signore: serenità, pace dell'anima, dedizione al dovere
sino al sacrificio, amore per la Famiglia e per la Patria,
amicizia verso tutti, fraternità, amore che non conosce
invidia ed odio.
Capì che non c'era in noi odio persino KRUSCEV
(intervista del sottosegretario on. Codacci Pisanelli,
riportata da tutta la Stampa il 15 novembre 1961). Ci
fece tutti santi? NO! Ma ci fece capire cos’é la
SANTITA'.
Ci preparò alla VITA ed alla MORTE. Ci insegnò a non
ribellarsi neppure all’idea della MORTE, per non
ribellarsi a Cristo, che e “IL GIUSTO". Ci diceva "A
Cristo bisogna sempre rendere omaggio, come aveva
fatto il Centurione di Cafarnao...
Ci aveva insegnato a vivere in umiltà, “in
nascondimento", a non usare mai la prepotenza, a
trattare umanamente ed amichevolmenle i russi. Ci
ricordava che il Battista aveva data questa risposta ad
alcuni saldati che l’avevano interpellato: "Non abusate
della vastra forza e della vostra posiziane per fare
angherie... non partate via soldi a nessuno, ma
accantentatevi della vostra paga" (Luca: 3,14)...
Ci fece capire, o quantameno intuire, il Miracaolo della
TRANSU-STANZIAZIONE, per cui il pane ed il vino,
nella celebraziane della S. Messa, pur rimanendo gli
stessi negli accidenti, nella loro materia, vengono
convertiti nel corpo e nel sangue di Cristo. In questa
certezza Egli celebrava la S. Messa con suprema
devozione, e noi lo seguivamo con trasporto, senza
distrarci. Nan ci distraemmo neppure la sera del S.
Natale 1941 a Krestovka sotto le bombe. Molti ancora
ricordano quella S. Messa came la più bella della vita!..
Egli, si, scrisse con mirabile felicità espressiva quando
ricordò la Legione e la morte eroica e veramente
cristiana di tanti nostri compagni d’arme. Leggete ciò
che il cappellano ha scritto in questo volume dei
legionari e dei fanti del LXIII Big. ”Sassari”. Vi
segnalerò solamente alcuni nomi: Vincenzo Bagnoli, da
Udine, Francesco Sbaiz da
Codroipo, che canta per non
lamentarsi, Mengoli Giuseppe,
da Villa Gavazza (Reggio E.)
Tagliavini Otello, da Poviglio.
Nulla aggiungo a quanto ha
detto il cappellano del
Centurione Luigi Muti e del suo
Ten. Amilcare Mazzocchi.
Come sparirono in battaglia
Pelati Ezio e Palmieri Giuliano,
amici in vita ed abbracciati
nellamorte? Di Mario D'Antoni,
che morl nell’OC 387, il
cappellano Enelio Franzoni,
medaglia d’oro al V.M., reduce
di 14 anni di prigionia, scrisse a
don Biasutti.: “E morto un
Santo!". E che dire del "toscanaccio”
Vittorio Zoppi, che spirando
balbetta a don Biasutti: "Oh, si,
parlerò di Voi, cappellano, in Paradiso”...
Celebrata in Russia la S. Pasqua, il cappellano è
coslretto a rimpatriare per malattia: ci lascia con dolore
e nel dolore. Ancora mal sicuro sulle gambe, lascia
l’aspedale, contro il parere dei medici,
ed intraprende un lungo pellegrinaggio in Emilia ed in
Friuli, per portare la sua parola di canforto ai familiari
dei Caduti. "Eris semper sacerdas", Egli dice. Ed é Lui
che il 25 dicembre 1942 viene a Tarvisio ad accagliere
306 legianari e 5 ufficiali della prima legione, che
miracolosamente, avendo avuto l'avvicendamento sul
Don il 14 dicembre (all’inizio della disastrasa ritiraia)
sano giunti in Patria il dì del S. Natale!
Quindi, per lunghi anni, partecipa ai nostri raduni, che si
svolgono “nascostamente”, perché vietati da Quelli che
camandano. Conforta noi perseguitati ed epurati can le
Prediche, che ci invia a corredo del nastro Natiziario.
Questo foglio esce regolarmente piu volte all’anno, ma
sempre nelle ricorrenze del Natale e della Pasqua. E' il
foglio che tiene unita la FAMIGLIA della
TAGLIAMENTO. E la Legione, anche se le sue file in
terra vengono falcidiate, vive intensamente tra i
superstiti e con i Familiari...
Accogliendo il voto di alcuni reduci, attenuto il
permesso dall’arciprete di Latisana (mans. Lianello Del
Fabbro, già cappellano della Julia in Russia), fa erigere
nel sagrato del duomo il manumento ai Caduti della
Legione, dedicandalo alla “REGINA PACIS”. La
Madonnina della Tagliamento è ora " venerata da tutto il
popolo di Latisana. Il Consiglio Comunale ha intiltolato
lo spazio che sorge davanti al monumento: "Campiello
della Regina Pacis”. Finché le forze glie lo permisero
mans. Biasutti venne ogni anno a Calendimaggio a
Latisana a celebrare la S. Messa per i Caduti ed a farci
pregare ai piedi della nostra Madonna. Con i legionari
iniervengono gli Alpini ed altri ex cambattenti di
Latisana per porre un fiore ai piedi della Lapide ...'.
P.P. (da 'Nel nostro Cimitero di guerra di Mikailovka', terza ristampa)
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La Tagliamento: dalla Legione
all'Associazione
Nella Presentazione di Paolo Minucci Teoni del volume di Arturo Conti 'LEGIONE TAGLIAMENTO con gli Esuli in
Patria Mariano Renzetti e Fernando Caciolo', edito dalla Fondazione della R.S.I – Istituto storico, si legge: 'La più alta
aspirazione della Tagliamento , così come per ogni altra unità della Repubblica, sarebbe stata quella di poter essere
ammessa alla linea del fuoco per contrastare a viso aperto l'invasore angloamericano: ma solo pochi reparti ebbero questo
privilegio.
Alla Legione fu assegnato l'incarico più difficile, ingrato e pericoloso: il presidio del territorio a protezione delle bande
che, col passare dei mesi, si facevano sempre più agguerrite e intraprendenti. Ciò nonostante essa dette sempre il meglio
di sé meritandosi la stima dell'alleato, al prezzo di un pesante contributo di sangue.
Proprio per la saldezza e la combattivitàche le permisero di conseguire risultati positivi in più occasioni, la Tagliamento
ebbe in premio dai tedeschi ciò che soltanto poche altre unità della RSI poterono ottenere: l'integrazione del proprio con il
più efficiente armamento tedesco.
La fine giunse, come sempre accade, improvvisamente.
La Legione aveva distaccamenti sparsi in impervie località della Val Camonica e della Val di Scalve che, in assenza di
validi collegamenti e di ordini per un 'cessate il fuoco', alla notizia che Mussolini non era più a Milano, si disorientarono.
Alcuni si arresero ad improvvisati, ingannevoli, irresponsabili comitati cosiddetti di liberazione. Altri tentarono la via di
casa. I più determinati presero la strada del Passo del Tonale, nel vano tentativo di agganciare le retroguardie tedesche e
continuare così, con esse, una lotta giunta ormai irrimediabilmente all'epilogo.
Coloro che ingenuamente avevano pensato che la resa volontaria avrebbe portato pace, furono bruscamente riportati alla
realtà: per i perdenti la resa si tradusse in un percorso di soprusi e vessazioni in fondo al quale, alla sommità di un altro
Calvario, ad attender molti di loro stava la morte.
Onore a Voi Legionari di una indimenticabile ed irripetibile stagione vissuta con speranze di vittoria'.
E' appunto con l'intento di ricordare i Caduti della Legione 'M' Tagliamento e di conservare la memoria 'inalterata' di una
delle più prestigiose unità combattenti dell'Italia repubblicana, che i suoi Reduci, durante la cena del 21 Settembre 1989,
decisero di costituire la loro Associazione d'arma.
Gregorio Misciattelli, il giovane sottotenente citato da Giorgio Pisanò nel libro 'Lultimo saluto' per un delicato incarico
affidatogli dal Comandante della Legione Colonnello Merico Zuccari, fondò il nobile Sodalizio inizialmente denominato
'Gruppo Reduci Legione Tagliamento' concretizzando l'idea di esso avuta assieme al Cappellano e legionario Padre
Antonio Intreccialagli che fu eletto Presidente Onorario a vita.
L'Associazione, come riportato nel suo Statuto, si prefiggeva non solo di conservare la memoria dei Caduti, ma anche di
ricercarne le spoglie disperse e di assicurare loro una degna sepoltura; di rinsaldare i vincoli di amicizia e di cameratismo
sorti in guerra e di promuovere la solidarietà fra gli appartenenti alla Legione. Inoltre, di organ izzare l'assistenza a favore
di tali appartenenti detenuti per fatti di guerra, dei Famigliari dei Caduti, dei mutilati ed invalidi per cause di servizio
durante la permanenza nella Legione. Infine, di raccogliere e riordinare materiale documentario concernente la Storia
della Legione. In questo spirito e in queste direzioni, l'Associazione operò con successo sin dal suo sorgere guidata dal suo fondatore,
eletto poi Presidente, che impersonava devozione al Passato, percezione del futuro e trascinante carisma. Il Misciattelli
continuava così a 'combattere', anche dopo la fine del conflitto, una guerra che non considerava 'finita' non avendo la sua
Legione definita con orgoglio 'invitta', come asseriva, deposto le armi, alla fine, solo per propria autonoma scelta.
L'Associazione, al cui appello risposero i Reduci di molte regioni italiane che in essa si ritrovarono, dette così vita a
Iniziative in Memoria e Onore dei Caduti e nei luoghi sacri del loro 'sacrificio' in varie località d'Italia. Tra queste, è il Raduno dei Reduci della Tagliamento, che ha luogo ogni anno, ad ogni anniversario dell'eccidio, a
Rovetta, divenuta punto nodale e di riferimento dell'Associazione stessa. Esso per ragioni climatiche si effettua nel mese
di Maggio e la Commemorazione, storica e religiosa, culmina nella celebrazione della Santa Messa sul luogo del locale
cimitero dove caddero i 43 Legionari giovanissimi traditi e spietatamente fucilati nella nota Strage la mattina del 28
Aprile 1945.
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Il Misciattelli si avvalse, per la sua realizzazione, di
un Comitato per le Onoranze di tali Martiri ma da
considerarsi 'esteso', come teneva a ricordare, anche
alla memoria di tutti gli altri Caduti della
Tagliamento e della RSI. Esso fu fondato e operò nel territorio bergamasco
grazie all'aiuto generoso di collaboratori come
Mirella Bordin Mercandelli, Luigi Cornago e Franco
Mandelli che, quando il Cornago dovette assentarsi,
ne assunse la coordinazione.
Altra iniziativa è la fondazione di 'Emmerossa', il
notiziario dell'Associazione che reca e diffonde
l'immagine del Sodalizio, informa delle sue attività e
dei suoi programmi, rievoca la Storia della Legione,
onora di 'ricordo' i Caduti, in una ottica culturale e
spirituale.
Nel 2007, con lettera dell'8 Gennaio, Gregorio
Misciattelli, assegnava l'incarico della
organizzazione delle Manifestazioni di Rovetta e di
Lovere a Paolo Piovaticci, fratello di un Caduto di
Rovetta, al quale aveva il 21 Maggio 2006 concesso
l'onore di presentare il suo libro 'Sono morto per
l'Italia' dedicato al fratello Guido e agli altri giovani
con lui Caduti, ai piedi del muretto del Cimitero
dove furono barbaramente abbattuti.
L'Associazione si arrichì di nuove iniziative, in parte
'riprese con sviluppo' da quelle già esistenti. Fra le
più significative è l'innesto, nelle inaugurazioni dei
Raduni, dell'aspetto culturale, con l'apporto di
interventi, susseguitisi negli anni, di relatori come
Stelvio Dal Piaz, Carlo Viale, Maurizio Canosci, il
compianto Giovanni Zanoletti.
Altra iniziativa è, nel 2006, è il 'Riconoscimento
Nazionale Alto Morale' da assegnarsi annualmente a
chi ha più contribuito con opere concrete alla Memoria dei Caduti di Rovetta e della RSI. Esso è stato conferito, da
quell'anno a oggi, al Camerata e studioso della Storia della Tagliamento Giuliano Fiorani, al Presidente Gregorio
Misciattelli, allo scultore Pierino Bertocchi, al Legionario Giulio Di Marino, al Presidente di Continuità Ideale Umberto
Scaroni, al Legionario Mariano Renzetti ed alla Custode della Tomba dei Caduti del cimitero rovettese Mirella Bordin
Mercandelli.
Altra istituzione è la Visita annua alla Tomba dei Caduti di Rovetta del Verano di Roma dove giacciono le spoglie mortali
dei 43 Martiri, ivi translate l'11 Novembre 1947 con solenne cerimonia religiosa e partecipazione di popolo. Nella
Cerimonia, religiosa, viene celebrata la Santa Messa in suffragio dei Caduti e impartita la Benedizione.
Tale iniziativa, riprende e regola visite già esistenti, dandogli ritmo annuale in modo che ogni anno i 43 Martiri vengano
onorati in ambo i luoghi in Italia a loro sacri: a maggio a Rovetta sul luogo dove caddero, e a Settembre a Roma, dove
riposano.
L'11 Aprile 2010, all'età di ottantasei anni, veniva meno Gregorio Misciattelli. Sabato 22 Maggio 2010, nel corso della
Inaugurazione del XVII Raduno, veniva annunciata la nomina a Presidente del Camerata Reduce Mariano Renzetti che
quindi succedeva in tale ruolo al compianto Gregorio.
Con il Renzetti, figura d'alto profilo morale e senso militaristico organizzativo, l'Associazione ha fruito di un ulteriore
sviluppo migliorativo..
Sotto l'aspetto dell'immagine, ha visto ripresa la stampa della 'Emmerossa', il quotato Notiziario che nel tempo si era
dovuta sospendere, mentre, sotto l'aspetto giuridico, ha compiuto un avanzamento 'storico' con la regolarizzazione
'aggiornata' della sua Costituzione e del suo Statuto, esistenti in forma privata dal 1989, effettuata con registrazione
pubblica n.754 del 15 Giugno 2012.
In questa ufficialità, l'Associazione si muove nel pieno riconoscimento dallo Stato nello scenario delle Realtà similari
d'Area, e la sua attività sociale ha sempre più ampio e notato respiro, intrecciando o rinnovando rapporti con altri
prestigiosi Reggruppamenti come ad esempio l'Associazione 'Campo della Memoria' e 'X Mas-RSI', con le quali è nata
una esemplare cooperazione, al punto che le Manifestazioni di Rovetta e anche di Roma si fanno sempre più mèta di
aumentate partecipazioni nazionali specie di giovani.
Oggi Rovetta è fra i primissimi Appuntamenti d'Italia di 'coloro che non dimenticano': sempre più ostacolata e minata con
indegne 'rotture di lapidi' e 'intimidazioni' che, incredibilmente, sortiscono, al contrario, una pubblicità sempre maggiore
fausta alla numerosità delle presenze annuali di essa, ed anche alle Visite in Roma.
Paolo Piovaticci
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LO SPIRITO DELLA 'TAGLIAMEMTO'
in un esempio di 'vero' volontario
Riproponiamo il brano di un intervento di Gregorio
Misciattelli, Presidente della Legione 'M' Tagliamento,
apparso sulla Emme Rossa Anno III n. 8 di Ottobre
1999,pag. 3, che evidenzia lo spirito che animava il
Reparto e parificava nel merito di operare per la unica
causa ufficiali e
legionari.
Il brano fa parte di
una lettera da lui
diretta al Direttore di
'Italia volontaria,
gennaio-aprile 1998.
“Caro direttore, ho
letto su 'Italia
volontaria, n. 2 del
settembre-dicembre
1997, la lettera
indirizzata al Dr.
Intelisano.
Le comunico che il
Gruppo Reduci la
Legione 'M'
Tagliamento, di cui
mi onoro essere il
presidente, ha
iniziato le pratiche
per la riapertura del
processo contro i
partigiani che fecero
l'eccidio di Rovetta
che non fu un atto di
guerra, ma una
strage compiuta dopo
la fine della guerra
da partigiani
comandati da ufficiali
cosiddetti alleati
passibili di aver
violato la
convenzione di
Ginevra. La nostra Legione 44
anni fa, precisamente
il 26/04/1954 fu
giudicata dal
Supremo Tribunale Militare (Predidente
Buoncompagni) e fu riconosciuta come reparto
combattente.
Vorrei fare alcune precisazioni: 'i Martiri di Rovetta
facevano parte della Legione 'M' Tagliamento ed era un
plotone di formazione costituito da Legionari molto
giovani e malati e feriti in convalescenza, che era stato
lasciato a Presidio del p.asso della Presolana, lontano
dai combattimenti, nei quali era impegnato il resto della
Legione.
Ci sono errori nei nomi e nelle date di nascita nel vostro
elenco, ma sono cose
di poca importanza.
Altra cosa che invece
tengo a far notare è
che il Legionario
Giuseppe Mancini ,
essendo il figlio di
Edvige, sorella di
Mussolini, ne era il
nipote ma, nessuno
di noi lo sapeva, fu
scoperto solo quando
il Duce nell'Agosto
1944 ci venne ad
ispezionare al fronte
sulla linea del Foglia
e chiese al nostro
comandante Console
Merico Zuccari di
poter parlare con il
Legionario Mancini.
Il Console, molto
meravigliato che il
Capo dello Stato
volesse parlare con
un Legionario, lo
fece chiamare ed il
Duce notando la sua
meraviglia gli disse
che era suo nipote.
Questo è un esempio
di vero volontario
che non ha voluto
parlare della sua
parentela per essere
trattato come tutti e
non avere privilegi.
Mi scuso per essere
stato lungo ed invio
cordiali saluti.
Gregorio Misciattelli”.
E' lo 'spirito', questo di allora, che ha ereditato il
Gruppo, ora 'Associazione' dei Reduci della
Tagliamento creata da Gregorio, e che è il primo
fondamento imprescindibile di essa e dei suoi aderenti.
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Visita alla Tomba dei Caduti di Rovetta
Roma, 15 Settembre 2013
Imponente, la Visita in ricordo e
onore dei 43 Caduti di Rovetta e,
con essi, di tutti i Caduti della
Repubblica Sociale Italiana, del
15 Settembre 2013, che ha avuto
luogo al Verano di Roma davanti
alla Tomba che conserva i loro
resti mortali. Una Manifestazione
cresciuta grazie anche all'inter-
vento di prestigiose Associazioni
d'Area che si sono unite all'Asso-
ciazione Reduci della Legione
Tagliamento nell'omaggio annua-
le da questa istituito con tale Vi-
sita per i 43 giovanissimi Legio-
nari brutalmente abbattuti da par-
tigiani traditori e assasini il 28
Aprile 1945 a Rovetta. Queste
sono 'Il Campo della Memoria' di
Nettuno, la 'Flottiglia X MAS-
R.S.I.', i 'Volontari Reduci di
Guerra' di Roma, coordinate dal
Presidente di quest'ultima Alber-
to Indri.
Ritrovatisi puntualmente all'ingresso del Verano di Piazza delle Crociate alle ore 9,30 come da programma, i partecipanti,
convenuti numerosi più che mai anche da diverse Regioni d'Italia anche lontane come la Lombardia, hanno formato il tra-
dizionale Corteo: più di cento persone fra Reduci, parenti di Caduti, simpatizzanti tra cui molti giovani, rappresentative di
Associazioni con le loro insegne combattentistiche della RSI verso la Tomba dei Martiri.
Il Corteo, guidato da Alberto Indri, s'apriva con il labaro della Legione Tagliamento portato dal suo alfiere Ismaele Mensi,
dietro a cui seguiva la corona di fiori portata da Girolamo Misciattelli , e poi da molte insegne di associazioni tra cui i
'Volontari di Guerra Sezione Enrico Toti di Roma', la 'Flottiglia X MAS-RSI di Nettuno', l'Ass. Naz. Volontari di Guerra
Federazione dell'Istria Giovanni Grian' , l'Ass. Naz. 'Volontari di Guerra Federazione del Carnaro Annibale Noferi' e
l'Ass.ne naz. 'Volontari di Guerra Federazione della Dalmazia Francesco Rismondo'.
Giunti alla Tomba, il Corteo si è disposto a corona attorno ad essa, e il Presidente Alberto Indri dopo il saluto ai presenti
porto anche da parte delle Associazioni aderenti, ha dato la parola al Presidente dell'Associazione Reduci della Taglia-
mento, il Camerata Veterano della Legione Mariano Renzetti, che ha aperto l'Incontro dedicando parole commemorative
di elevata intensità ai Caduti ascoltate con profonda attenzione e anche commozione da parte dei presenti.
E' seguìta la Commemorazione del Cemerata professor Stelvio Dal Piaz, che ha rievocato il valore e il Sacrificio dei pu-
rissimi Martiri Ragazzi della Tagliamento, e dedicato parole e pensieri al messaggio da loro tramandato alle future gene-
razioni, e malgrado lo scroscio d'una pioggia che ha costrello ad aprire molti ombrelli e al riparo sotto ai cipressi del cimi-
tero, le persone sono rimaste al loro posto, come - commemterà poi l'oratore - da protocollo militare.
Ha quindi avuto la parola il Camerata professor Augusto Sinagra, il cui intervento ha suscitato non solo emozioni per il
ricordo dei Martiri, ma anche profondo interesse per gli argomenti di memoria storica trattati con rara logica su un elevato
piano culturale.
Dopo il saluto dato dal Camerata e Reduce della Tagliamento Fabio Poggio la cui assidua collaborazione è preziosa per la
realizzazione delle Manifestazioni romane, è stato effettuato, da Alberto Indri, il tradizionale Appello ai Caduti.
Sull'attenti, tutti i presenti ad ogni Nome da lui scandito, hanno risposto gridando con tutta la loro voce, ed insieme, 'Pre-
sente!' alzando il braccio teso nel 'saluto romano'. Dopo l'ultimo nome pronunziato, si è udito, suonato dal vivo con la
tromba, il 'Silenzio d'ordinanza', che ha concluso la parte commemorativa della Visita, per dare spazio alla cerimonia reli-
giosa.
Questa è consistita nella celebrazione della Santa Messa davanti alla Tomba, officiata su un piccolo tavolo adibito ad alta-
re, da Don Marco Solimena, di Roma, protetto da qualche ombrello dalla pioggia insistente che però non ha dissuaso i
partecipanti dall'assistere fino al termine alla funzione religiosa e alla bella ed elevata Manifestazione. Il sacerdote ha, nel-
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la breve omelìa, ricordato i Ragazzi ingiustamente abbattuti dalla malvagità umana, ed ha poi impartito la Benedizione
alla loroTomba.
In omaggio ai giovani Caduti ed a chiusura della Cerimonia religiosa è stata letta da Gurolamo Misciatteli, figlio di Gre-
gorio, il compianto fondatore dell'Associazione Reduci della Tagliamento, la 'Preghiera del Legionario', ed infine è di
nuovo risuonato con la tromba, tra i solenni cipressi del Verano, il 'Silenzio', che ha sigillato con le sue note lunghe di sa-
luto e di commiato, l'Evento.Va ricordato che alcune personalità che non hanno potuto, per giustificati motivi, essere pre-
senti, hanno inviato il loro messaggio, che qui riportiamo.
Giovanni Rebaudengo, Presidente RNCR-RSI-Continuità Ideale ha scritto:'Cari Camerati, dall’eccidio partigiano dei 43
giovani Legionari della Tagliamento sono passati ormai 68 anni. Ma né il tempo né le ingiurie avversarie sono riusciti a
cancellare in noi il loro ricordo. Il ricordo di un estremo sacrificio che ha assunto le stigmate della sacralità, e che riaf-
ferma ancora una volta, senza se e senza ma, la nostra assoluta fedeltà a quell’Idea per la quale i Ragazzi della Taglia-
mento si sono battuti e hanno immolato la vita. Oggi, come vecchio soldato superstite della Repubblica Sociale Italiana,
per forza di cose lontano da voi, e come Presidente dei Combattenti repubblicani vi sono spiritualmente accanto nel ren-
dere omaggio e testimonianza ai 43 Martiri caduti nell’immane lotta del sangue contro Giuda e contro l’oro. E con voi
alzo alto il grido: Presente!'.
La signora Mirella Bordin Mercandelli ha
scritto: 'Oggi 15 settembre un giovane Sa-
cerdote, don Marco Solimena, che condi-
vide i nostri ideali, nel ricordo di suo Pa-
dre, si sente onorato di celebrare la Santa
Messa per i 43 giovani Legionari trucidati
a Rovetta da belve sanguinarie. Lo spirito
dei Legionari sarà sull’Altare di Dio e i n
quella atmosfera mistica sarò presente
anch’io con i fedeli camerati , il mio cuore
e il mio pensiero sono accanto all’avello
dei Martiri.Sempre con il cuore appeso a
quel muretto intriso di sangue, lascio la
custodia di quel lembo di terra e della
Tomba al cimitero di Rovetta, all’Alfiere
della Tagliamento Ismaele Mensi che da
provetto giardiniere, metterà tutta la sua
passione e la sua fede per conservare quel
luogo della Gloria e dell’Onore nel modo
degno del loro sacrificio.Ringrazio don
Marco, e saluto tutti nel ricordo
dell’indimenticabile Gregorio Misciattel-
li.'.
Il dr. Mario Troviso, membro dei probiviri dell'Ass,ne Nazionale V Mas-RSI Genova ha scritto al cav. Paolo Piovaticci
Vicepresidente dell'Ass.ne Reduci Tagliamento: 'Caro Paolo, ti invio questo comunicato da leggere domenica 15 settem-
brep.v. al Verano per la commemorazione dell'eccidio di Rovetta.Ecco il testo:"A settanta anni dalla proclamazione della
R.S.I.è motivo di orgoglio ricordare le sante battaglie per affermare i principi ispiratori delle regole di vita di ogni popo-
lo oggi,domani e sempre:Patria Repubblica, Socializzazione.Orgoglio e commozione nel ricordo dei camerati caduti
combattendo contro le forze armate al servizio dei poteri della finanza internazionale,commozione per i caduti di Rovetta
massacrati dalle bande partigiane nella"radiosa primavera"del 1945. Orgoglio commozione e fierezza onorando il co-
mandante Borghese e tuttii caduti della X Mas e Benito Mussolini capo della prima repubblica sociale della storia.'
Il Cav. Paolo Piovaticci ha scritto: 'Un saluto ai 43 Caduti di Rovetta, fra i quali è il caro mio fratello Guido, i cui resti si
conservano in questa Tomba. Un saluto ai Reduci dell'Associazione Reduci della Tagliamento ed alle Associazioni 'Cam-
po della Memoria', X MAS-RSI' e 'Volontari di Guerra di Roma' che sono intervenute per unirsi a loro in questa Visita in
memoria e onore dei nostri Martiri.Un saluto a tutti i presenti qui convenuti per partecipare alla cerimonia commemora-
tiva e religiosa in onore di questi Ragazzi che vissero e caddero per l'Italia, e che non sono morti, ma seguitano a vivere
in noi che li ricordiamo, pregandoli di perdonarmi se per cause di forza maggiore oggi non posso essere tra qui tra loro.'
Malgrado il tempo piovoso, molti dei convenuti alla Visita per i nostri Caduti, si sono ritrovati per l'incontro conviviale in
programma al caratteristico e vicino Ristorante 'Le Crociate', dove, dopo il l'ottimo pranzo come al solito animato da uno
stare insieme cameratesco e allegro, e non scevro da qualche canto collettivo delle amate canzoni di guerra, la program-
mata Riunione del Direttivo dell'Associazione Reduci della Tagliamento presieduta con autorevolezza dal Presidente Ma-
riano Renzetti, si è conclusa felicemente per il prosieguo della positiva linea direttiva e operativa del prestigioso Sodali-
zio.
Paolo Piovaticci
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Ideologia e/o l'utopia marxista
Due parole sulla dottrina marxista
e il rapporto avuto il comunismo,
ovvero, vecchie teorie, da Marx a
Engels, a Lenin. Una delle più
grandi fabbriche di illusione del
'900 è stato il comunismo. Quel
comunismo teorizzato da Carlo
Marx (1818-1883), dove la mate-
ria era forza operosa e la religione
un prodotto della società. Per
Marx, è l'uomo che fa la religione
e non la religione che fa l'uomo,
ed è pura fantasia credere a una
ricompensa nell'aldilà. Nella sua
teoria del "Materialismo", Marx
affermava che "... il primo gesto
storico dell'uomo è la produzione
dei mezzi necessari a soddisfare i
propri bisogni", cioè: mangiare,
bere e vestire. Divideva la società
in due categorie: borghesia e pro-
letariato, in antagonismo tra loro,
dove il padrone retribuiva l'ope-
raio per una frazione di quello che
produceva e la rimanenza del la-
voro, non pagata, procurava al pa-
drone la formazione del capitale.
Pertanto il padrone era tutto il ma-
le; l'operaio invece era tutto il be-
ne e gli si doveva assoluta libertà,
prevedendo la rivolta del proleta-
riato contro l'oppressione dei capi-
talisti in nome di questa libertà.
Marx fonderà, nel 1864, l' "Asso-
ciazione Internazionale dei Lavo-
ratori", poi nota come "Prima In-
ternazionale". Friedrich Engels
(1820-1895), coordinatore di
Marx, aggiungeva "... finché una
nuova generazione, cresciuta in
nuove libere condizioni sociali,
potrà sbarazzarsi di questo stato
sociale in rovina". Lenin Nikolay-
Vladimir (1870-1924), seguace di
Marx e Engels, in conseguenza
alla sua attività nei circoli rivolu-
zionari di Pietroburgo, nel 1897
verrà confinato in Siberia e in se-
guito costretto all'esilio; rientrerà
in Russia dopo la rivoluzione del
1905. Lenin era per la rigida orga-
nizzazione del partito e della auto-
sufficienza del pensiero marxista,
ma dovrà emigrare nuovamente.
Durante la prima guerra mondiale
(1915-1916) era contrario alle
tendenze patriottiche della IIa In-
ternazionale, proponendo di sfrut-
tare la guerra in senso rivoluziona-
rio. "Noi non dobbiamo soltanto
spaventare i capitalisti, così che
essi sentano la forza del proleta-
riato che prevede ogni cosa... Noi
dobbiamo annientare anche la lo-
ro resistenza passiva, la quale è
indubbiamente ancora più perico-
losa e nociva... introdurre il lavo-
ro obbligatorio per i ricchi... di-
stribuire i generi di consumo, il
consumo dei ricchi venir commi-
surato dalle classi più povere...".
Lenin, nel 1917, rientrerà in Rus-
sia e sosterrà la dittatura del prole-
tariato come forma di transizione
del capitalismo al comunismo,
contro il parlamentarismo borghe-
se dal governo Kerenskiy. Ancor
prima che il comunismo conqui-
stasse il potere, reclamava: "E se
voi, sfruttatori, tentaste di opporre
resistenza alla nostra rivoluzione
proletaria, noi vi sopprimeremo
senza pietà; vi priveremo di ogni
diritto; più ancora, non vi daremo
pane... perché noi siamo realmen-
te e seriamente socialisti". Nel
novembre 1917, Lenin, dopo la
conquista bolscevica del potere,
prese la via del governo e inizia-
rono le uccisioni e le detenzioni
contro i contadini benestanti (i gu-
lak), i pope e le guardie bianche, e
tracciò le linee del nuovo Stato
sovietico. A dicembre 1917, nel
decreto sulla socializzazione
dell'economia nazionale, si ap-
prende che: "il servizio del lavoro
obbligatorio è introdotto d'ora
innanzi: tutti i cittadini di ambo i
sessi, nelle età fra i 16 anni e i 55
anni, saranno obbligati ad esegui-
re il lavoro ad essi assegnato dai
locali Sovieti dei rappresentanti
degli operai, soldati e contadini o
da altri organismi del potere so-
vietico. Allo scopo di un esatto
controllo e di distribuzione di vi-
veri ed altri prodotti necessari,
ogni cittadino dello Stato sarà ob-
bligato a fare parte di una coope-
rativa di consumo". L'ideale del
marxismo era quello di liberare il
lavoratore dalle catene impostegli
dal sistema capitalista che lo
avrebbe annientato come indivi-
duo e ne avrebbe fatto un oggetto
produttivo. Il marxismo propone-
va una società senza classi, fatta
da persone libere, impegnate alla
costruzione di un mondo fondato
sulla giustizia sociale. Purtroppo,
il comunismo verrà imposto con la
forza, dove si costrinsero i "prole-
tari", in nome della lotta ai ricchi,
a una rigorosa e ubbidiente disci-
plina, che, senza la possibilità di
contraddizione e reazione, si ritro-
varono con ben altre pesanti cate-
ne. Come dimenticare la fame
come mezzo di controllo, i campi
di lavoro di Stalin, la Cina di Mao,
la Cuba di Fidel Castro. Dove il
comunismo si è radicato, è costato
lacrime, sangue, fame e regresso,
fallendo in tutti i campi le teorie di
Marx. Diversi studiosi hanno pa-
ragonato il marxismo ad una reli-
gione laica con un suo dio e in
Marx il suo profeta; con Engels,
Lenin e Stalin i suoi santi; con il
partito, il suo clero. Il giorno del
Giudizio sarebbe arrivato con la
rivoluzione mondiale, dove il pro-
letariato è il popolo designato a
vivere in un Paradiso terrestre do-
po l'applicazione del comunismo,
poichè una società senza classi era
la Terra promessa. Da quella Terra
promessa, chi ha potuto, è fuggito.
Giuliano Fiorani
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l’agonia DEL REGIME
I sintomi clinici ci sono tutti, ma uno in particolare è significativo del disfacimento morale e materiale del regime: l’emergere della corruzione, non come evento episodico legato alla disonestà dei singoli (quello che sta emergendo a livello delle regioni ne è la prova ! ), ma come fenomeno strutturale del sistema, come fatto intrinseco ed abitudinario della vita stessa dei partiti che, nella democrazia italiana o, meglio, all’italiana, sono divenuti l’architrave di questa repubblica nata dalla sconfitta, dalla resistenza, dall’antifascismo. Si tratta di un fenomeno negativo inarrestabile ed ecco allora che emerge un’altra verità: le tare dell’attuale regime sono di natura congenita del sistema. A questo punto si rende necessario introdurre una riflessione intorno alla “democrazia”. E’ bene ricordare che la “democrazia” è una prassi di governo attraverso la quale il popolo esercita i propri diritti politici direttamente o, come accade nelle cosiddette democrazie moderne, indirettamente per mezzo di rappresentanze elettive. Questo è il meccanismo che abbisogna poi di istituzioni che costituiscono il cosiddetto “sistema democratico”: suffragio universale, partiti, parlamento, governo, capo dello stato. Le regole che portano alla selezione delle rappresentanze elettive non sono fisse e uguali in tutti i paesi che si reggono sul sistema democratico, ma variano a seconda delle circostanze, delle tradizioni, dei momenti storici, delle
opportunità e necessità contingenti. Questo intanto significa che la democrazia non può essere di per se classificata come prassi di governo perfetta; il continuo variare delle regole ( e in Italia ne sono state sperimentate di tutti i colori ! ), la costante ricerca di meccanismi correttivi, la critica alla quale è storicamente sottoposta da autorevoli esponenti del pensiero, i fallimenti di tipo etico e sociale di cui è risultata responsabile nel corso degli anni, dimostrano ampiamente che questa forma di governo non può assolutamente essere presentata o, peggio ancora, imposta come dogma inviolabile, un dogma nel quale una massa crescente di individui non crede più, tanto è vero che la partecipazione alle liturgie democratiche sta diminuendo e non solo in Italia Tutto questo mi sento di affermare in piena tranquillità di spirito, anche se mi rendo conto che tale impostazione concettuale mi espone agli anatemi di tutti coloro che si arrogano il diritto di dare la “patente di democratico” soltanto a chi accetta acriticamente e passivamente i sacri principi ideologici del 1789. Io di tutto ciò me ne frego perché, anche sull’esperienza di quanto è accaduto e sta accadendo di negativo in Italia in questo periodo ( e non solo in Italia ! ), sono
portato a sostenere che la
democrazia di per sé – non
essendo un valore, ma solo una
prassi di governo modificabile
secondo gli interessi della “casta”
– non garantisce e non può
garantire ( neppure in linea
teorica, si badi bene ! ), i legittimi
interessi del cittadino e, tanto
meno, i superiori interessi della
Nazione. Basti pensare che questo
meccanismo mette in piedi un
“gioco” democratico nel quale è
possibile cambiare il colore della
maglia durante la partita senza che
tutto questo porti all’interruzione
della partita stessa. Un cittadino elegge un suo
rappresentante in un dato
schieramento politico e può
ritrovarselo in un altro o,
addirittura, in uno costituito in
itinere. Questa analisi ci porta
ad un’ altra riflessione
conseguenziale. L’italiano medio,
che è poi il tipico rappresentante
della grande maggioranza degli
italiani, durante tutti questi anni,
ha lavorato, costruito, fatto figli,
studiato, risparmiato,
nell’illusione di vivere in uno
stato di diritto, cioè in un contesto
socio-politico organizzato e
finalizzato al bene comune per
mezzo di norme di garanzia e di
tutela valide per tutti. Questo
italiano medio, cresciuto ed
educato in un clima di pluralismo
ipocrita e formale – come
abbiamo dimostrato – ha
progressivamente perduto capacità
critica e libertà di giudizio e non
ha saputo tempestivamente e
correttamente decodificare segnali
e messaggi che indicavano il
consolidarsi al potere di fameliche
oligarchie, tra l’altro emanazioni
di autorità e lobbie sovranazionali.
Tra il significante e il significato
dei comportamenti di queste
oligarchie, si sono inseriti i mass-
media di regime, il coro dei
cosiddetti “intellettuali organici”
nonché gruppi dell’imprenditoria
assistita che hanno dato – tutti
insieme – di questa attività
pseudo-politica per non dire
“criminosa”, interpretazioni
univoche e rassicuranti, sulle quali
è stato poi costruito il famoso
“consenso” che ha portato
all’attuale “democrazia senza
demos”, per di più imbalsamata e
mummificata. Da parte sua,
l’italiano medio, per quel processo
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psicologico definito di “rimozione” ha cancellato dalla
propria memoria storica il peccato originale, il vizio
d’origine del sistema, e non ha tenuto conto di vivere in
uno stato a “sovranità sempre più limitata” con al potere
una classe dirigente mercenaria ed asservita ad interessi
stranieri. Il disegno mondialista della “trilateral” sta
adesso destabilizzando i vecchi equilibri geo-politici –
interni ed internazionali – con lo scopo di ricercare un
assetto che favorisca l’instaurazione definitiva ed
irreversibile del “ nuovo ordine mondiale “. In questa
fase la classe politica mercenaria del paese chiamato
Italia, non serve più, ha fatto quanto doveva fare e così,
la stessa, si ritrova improvvisamente senza coperture,
senza la protezione dei “padrini”. Ecco, quindi,
emergere il putridume di un regime che in questi anni è
riuscito soltanto ad accumulare fallimenti su fallimenti;
una classe politica e burocratica sulle cui spalle ricadono
responsabilità storiche i cui effetti perversi peseranno
alla lunga anche sulle generazioni future. Una classe
politica e burocratica che adesso si sente scoperta e che
sta passando repentinamente dall’arroganza alla paura e
al panico, una “casta” priva di dignità che si sente
tallonata, assediata, prossima alla resa dei conti. Questi
manigoldi vivono asserragliati nel “palazzo”, alla
ricerca di “nuove regole” del gioco da spacciare come
soluzioni salvifiche; cercano di mimetizzarsi, cambiano
il nome dei loro partiti, si scompongono e si
ricompongono in un vergognoso ruolo delle parti, ma
ormai – paradosso dei paradossi – i rappresentanti del
popolo sono in rotta di collisione col popolo; come pure,
gli stessi sindacalisti di regime, vengono sempre più
frequentemente contestati dai lavoratori, dai precari e
dai disoccupati. In una recente trasmissione televisiva l’attuale
presidente della repubblica è stato definito un
“criminale” a tutto tondo e questo appellativo è stato
applaudito dai presenti. I malfattori cominciano ad
accorgersi che la fame, la miseria, la precarietà,
l’insicurezza, la mancanza di un futuro, fenomeni che si
stanno diffondendo a macchia d’olio, potrebbero
divenire cattivi consiglieri circa i propositi di una
popolazione esasperata e non più disposta a tollerare le
loro inutili chiacchiere. Si tratta, pertanto, di una truffa
colossale affermare che con “nuove regole” del gioco si
possa garantire la soluzione di tutti quei problemi
morali, sociali ed economici creati proprio dalla
democrazia realizzata in Italia in questi ultimi decenni.
In tale contesto di palude mefitica e di stupidità
intellettuale è perfino poco gratificante, per noi
SOCIALISTI NAZIONALI, praticare il ruolo di
avversari di questo regime in agonia. A loro, a tutti loro,
il nostro disprezzo!
Stelvio Dal Piaz
DEMOCRAZIA DEL
“sistema”:
UN FALSO IN ATTO
PUBBLICO !
La loro “democrazia”, quella importata con l’invasione militare di occupazione del suolo europeo per intenderci, é una colossale truffa, un vero e proprio falso in atto pubblico direbbero dei magistrati impegnati seriamente nel loro lavoro. Come altro si può intendere un sistema perverso ed ipocrita che porta i cittadini (ignari o cretini a questo punto !?) ad andare a depositare in un’urna una scheda contrassegnata da vari simboli i quali non rappresentano nemmeno più Idee-forza ma sono agglomerati di comitati di affari in cui si sgomita per avere una poltrona da cui poi vedere cosa ricavare per sé e per i propri “famigli”. Una “democrazia”,tra l’altro, che come avviene nei paesi da cui trae origine ormai é rappresentativa si e no solo di un 50% di aventi diritto sempre più collocati nella fasce sociali che traggono vantaggi dal collegamento – spesso di tipo mafioso e lobbistico – con la cosiddetta “classe dirigente” dalla partitocrazia che ormai al suo stesso interno provvede a creare maggioranza ed opposizione in un balletto consumato secondo copioni predeterminati e pronti semmai – in caso di “emergenze nazionali” – a divenire sodali complici del malaffare pro domo loro a danno degli interessi della comunità di cui invece dovrebbero rappresentare i bisogni. Una “democrazia” che genera mostri giuridici di leggi senza regolamenti attuativi, di imposizioni di costume fuorvianti, di deliberazioni amministrative dettate da tecnocrati non eletti che perseguono obiettivi contrari alla giustizia sociale in nome e per conto di una centrale usuraia apolide ed internazionale avvitata sulla propria diabolica avidità. Eppure oggi é il 4 novembre, per noi italiani giorno della Vittoria (l’unica da poter festeggiare !), giorno che segna in qualche modo anche l’avvio di quella resurrezione sfociata nella Rivoluzione Nazionale del 1922, unico momento di ritorno ad una atavica grandezza del nostro Popolo; e vogliamo essere ottimisti nella speranza di saper ritrovare quei valori e quelle forze necessarie a dire una volta ancora: “E adesso….. basta !!! “ In alto i Cuori.
Maurizio Canosci
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rossa
Foglio informativo gratuito inviato
online agli iscritti
Anno I - N°1 – gennaio 2014
Responsabile mariano renzetti
via armando diaz 544/a, 03014 fiuggi, fr
-------------------------------------------------
Si invitano i Reduci della R.S.I. – continuità
ideale e le associazioni d’arma che volessero
segnalare episodi, celebrazioni, ricorrenze,
ad inviare il materiale a questo indirizzo:
Paolo PiovaticcI
Via XX Settembre 99, 52037 Sansepolcro, Ar
-------------------------------------------------
Chi volesse offrire un contributo
volontario per l’associazione che opera per
conservare, tramandare e onorare la
memoria dei Caduti di Rovetta e della R.S.i.
(o per rinnovo tesseramento) può farlo
inviando un versamento a mezzo
c/c postale n° 001 015 515 487
oppure tramite bonifico bancario
iban: it04b0760114800001015515487
intestati a:
"associazione reduci 1^ legione cc.nn. "m"
d'assalto tagliamento"
Blog:
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e-mail:
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Da oggi seguici anche su dispositivi mobili
scaricando l’ app ufficiale all’indirizzo:
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direttamente dal cell (non eseguibile da pc) o
scannerizzando il QRcode qui sopra con il
lettore di codice a barre dello smartphone
Dedicata ai Caduti, ai Reduci ed
alla vita dell’ Associazione creata
dal Tenente della “invitta” Legione
Tagliamento Gregorio
Misciattelli per la continuità
della memoria e dell’omaggio ai
purissimi Martiri di Rovetta e a
tutti gli altri eroici Caduti della
gloriosa Repubblica Sociale
Italiana.
”…noi reduci viviamo perché voi ci ricordate…”
Giulio Di Marino