Nora. Il foro Romano: I materiali da costruzione e i marmi bianchi

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Universita degli Studi di Padova- Dipartimento di Archeologia

NORA. IL FORO ROMANO

Storia di un'area urbana dall'eta fenicia alla tarda antichita

1997-2006

Universita di Padova - Dipartimento di Archeologia - piazza Capitaniato, 7 - 35139 Padova tel. +39 0498274574- +39 0498274591 www.archeologia. unipd. it

L' opera e stata realizzata con il contributo e la partecipazione di :

~N Y.~N~1~ ~~~~1R~sPA Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento- Universita di Padova

Dipartimento di Costruzioni e Trasporti- Universita di Padova

ISBN: 978-88-902721-2-7 © Italgraf- Noventa Padovana 2009. Tutti i diritti sono riservati. E vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.

Distribuzione: Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. - via Ajaccio 41/43- 00198 Roma tel. +39 0685358444- +39 0684241993 fax +39 0685833591 e-mail: qn @edizioniquasar.it www.edizioniquasar.it

Capitolo 33

I materiali da costruzione e i marmi bianchi

MICHELEAGus*, STEFANO CARA**, GrovANNA FALEZZA, MARco MoLA•••

Nell'ambito di una collaborazione scientifica interdisciplinare tra il Dipartimento di Archeolo­gia (DARC) dell'Universita di Padova e l'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR (IGAG) e stato intrapreso lo studio dei materiali la­pidei da costruzione, architettonico-decorativi e sta­tuari in marmo bianco rinvenuti nell'area del foro di Nora.

Scopo dell'indagine e quello di caratterizzare i diversi litotipi utilizzati per trarre informazioni sul loro impiego nelle tipologie edilizie riconosciute nell' area indagata, dove coesistono resti strutturali relativi a diverse fasi costruttive ( di eta punica, ro­mano repubblicana, proto imperiale, imperiale e tar­do imperiale ), e individuare, attraverso la prospezio­ne geoarcheologica del territorio, eventuali localita di provenienza delle materie prime. Un'informazio­ne questa di particolare importanza che permette di trarre indicazioni sulle capacita di sfruttamento e di impiego delle risorse naturali nel corso delle diverse fasi insediative della citta.

Non meno importante e il contributo che questo

' Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR (IGAG) - Sede di Cagliari, Facolta di Ingegneria.

•• Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR (IGAG) - Sede di Cagliari, Facolta di Ingegneria.

"' Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR (IGAG) - Sede di Cagliari, Facolta di Ingegneria.

Gli autori ringraziano: il prof. Lorenzo Lazzarini della Fa­colta diArchitettura dell'Universita IUAV di Venezia peril fon­damentale apporto fomito nell'interpretazione dei dati sui mar­mi bianchi; i proff. Francesco Leone, Myriam Del Rio e Carlo Corradini del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Univer­sita di Cagliari per il contributo fomito alia classificazione del calcare nero dell'iscrizione di Aristius Rufus; i dott. Vincenzo Santoni, Carlo Tronchetti e Paolo Bernardini della Soprinten­denza Archeologica per le Province di Cagliari e Oristano, che hanno in tutti i modi agevolato le operazioni di prelievo dei campioni e l'accesso all'area archeologica di Nora.

Tavv. XX-XXX

studio offre nell'ambito di una progettazione degli interventi di restauro conservativo del sito archeo­logico; interventi che non possono prescindere dalla conoscenza dei meccanismi di degrado dei materia­li ·e dall'individuazione di lapidei compatibili per eventuali integrazioni e risarcimenti.

Sui reperti in marmo bianco, grazie ai notevo­li progressi compiuti in questi ultimi decenni nel campo delle indagini archeometriche, sono stati determinati parametri mineralogico-petrografici e chimico-fisici peculiari per ciascuno di essi. In particolare, con l'ausilio di una banca dati recen­temente realizzata utilizzando un gran numero di campioni provenienti dalle principali cave sfruttate nell'antichita e da reperti di sicura attribuzione 1

, e stato possibile individuare le localita di provenienza dei marmi.

L'importanza dello studio dei materiali da co­struzione nel contesto norense fu gia evidenziata da Gennaro Pesce che, nella sua guida agli scavi di Nora, indica quelli pili frequentemente utilizzati nella citta antica ("arenaria, panchina, breccia con­chiglifera, tramezzario, andesite, trachite, granito; raro il marmo")2

• In tempi pili recenti si segnalano studi sui materiali da costruzione utilizzati nel te­atro3 e diversi lavori che hanno preso in esame la geomorfologia, le cave del territorio4 e l'analisi dei rapporti tra la citta di Nora e le aree circostanti5

Nessuna indagine, a tutt'oggi, ha affrontato il problema della provenienza dei marmi bianchi e co­lorati rinvenuti nella citta.

1 GoRGONT eta!. 2002. 2 PESCE 1957, 36-40. 3 MEus, CoLOMBU 2000. 4 DIGREGORIO, FLORIS, MATTA 2000. 5 Borro, FINOCCHI, RENDELl 1998; Borro, MEus, RENDELl

2000; FrNOCCHI 1999; FINoCCHI 2002a.

854 MrcHELE Aous, STEFANO CARA, GrovANNA F ALEZZA, MARco MoLA

Fig. 1. Pianta delle strutture dell'area del foro romano con indicazione dei punti di prelievo dei campioni dei materiali lapidei

da costruzione e delle pavirnentazioni in situ.

1. La campionatura e i metodi analitici

La campionatura, effettuata a partire dal genna­io 2006, ha interessato tutti i litotipi rappresentativi delle varie fasi edilizie individuate nell'area del foro e il blocco di un'importante iscrizione rinvenuta di recente nel portico orientale della piazza.

Le analisi archeometriche sono state eseguite nei laboratori di Cagliari e Roma dell'Istituto di Geolo­gia Ambientale e Geoingegneria del C.N.R.

Le tabelle 1, 2 e 3 riportano, rispettivamente, i dati di riferimento dei reperti in marmo bianco, dei lapidei da costruzione e delle pavimentazioni sotto­posti all'indagine archeometrica.

Sui reperti, e in particolare su quelli marmorei, sono state prelevate quantita di campione stretta­mente necessarie all'esecuzione delle seguenti ana­lisi di laboratorio:

- analisi petrografiche su sezioni sottili al micro­scopio polarizzatore;

I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 855

Campione Punta di prelievo Descrizione us Tavola

I Settore II frammento base colonna (NROO/PE/5701/MLR/25) 5701

2 Settore II frammento base colonna (NROO/PE/5701/MLR/24) 5701

3 Settore II frammento base pilastro (NROO/PE/5701/MLR/26) 5701

4 Settore I frammento astragalo (NROO/PD/5168/MLR/1) 5168 XX,3

5 Settore II frammento panneggio (NROO/PE/5701/MLR/27) 5701 XX,2

6 Settore II dito di statua (NR01/PE/5625/MLR/100) 5625 XX,4

7 Settore II frammento capitella lesena (NR01/PE/5625/MLR/99) 5625 XX, 1

8 Settore II frammento di statua (?) (NR01/PE/5625/MLR/101) 5625 XX,6

9 Settore II dito di statua (NR01/PE/5625/MLR/102) 5625 XX,5

10 Settore II frammento base pilastro (NR03/PF/5990/MLR/5) 5990

11 Settore IV frammento di panneggio (NR05/PH/11560/MLR/1) 11560

12 Settore IV frammento listello (NR06/PH/11645/MLR/710) 11645

Tab. 1. Elenco dei campioni di marmo bianco, punti di prelievo e descrizione.

Campione Punta di prelievo (Fig. I) Descrizione us Tavola

A Settore I ortostato edifici preromani isolato "A" 5178 XXI, 1

B Settore I paramento intemo vasca/cistema 5044 XXI,2

c Settore I rivestimento intemo silos 5188 XXI, 3

D Settore I muro edifici preromani iso1ato "B" 5347 XXI,4

E Settore I ortostato muro edifici preromani isolato "B" 5301 XXI, 5

F Settore II massicciata sostruttiva edificio sotto a! tempio romano 5433 XXI, 6

G Settore II massicciata sostruttiva edificio sotto al tempio romano 5433 XXI, 7

H Settore II muro edificio sotto a! tempio romano 5441 XXI, 8

I Settore II massicciata sostruttiva edificio sotto a! tempio romano 5433 XXI,9

L Settore I basamento monumento onorario a! centro del foro 5180 XXI, 10

M Settore III muro di fonda portico est 11350 XXII, 11

N Settore III fondazioni area nord-est 11258 XXII, 12

0 Settore IV plinto colonnato portico ovest 11563 XXII, 13 p Settore IV blocco con incasso portico ovest 11545 XXII, 14

Q Settore IV Iastra pavimentale della piazza del foro 5002 XXII, 15

R Settore III Iastra pavimentale dell'ampliamento nord-est del foro 11327 XXII, 16

s Settore II muri post anti chi sopra a1 tempio romano 5781 XXII, 17

T Settore II struttura preromana sotto a! tempi a romano 5971 XXII, 18

u Settore V muro di chiusura sud del foro (areni1e) 11479 XXII, 19

v Settore I rivestimento strada tardoarcaica 5300 XXII, 20

AR blocco dell 'iscrizione di Aristius Rufus

Tab. 2. Elenco dei campioni dei materia1i lapidei da costruzione con relativi punti di prelievo.

carbonio6. - analisi mineralogiche in diffrattometria X (XRD), utilizzando un diffrattometro per polveri Rigaku Geigerflex con tubo al rame operante a 30 kVe 30mA;

- analisi isotopiche in spettrometria di massa per carbonio e ossigeno su campioni finemente maci­nati (< 200 mesh) e attaccati con acido fosforico al 100% in una linea da alto vuoto. L'anidride carbo­nica estratta, dopo accurata purificazione, e stata raccolta in fiale e analizzata con uno spettrometro multicollettore di elevata sensibilita. I risultati sono espressi in unita delta, in parti per mille; lo standard di riferimento e il PDB sia per l'ossigeno, sia peril

E stata inoltre effettuata una campagna di pro­spezione geoarcheologica del territorio per indivi­duare georisorse compatibili con i manufatti lapidei analizzati ed eventuali siti estrattivi.

6 FRIEDMAN, O'NEIL 1977.

856 MrcHELEAous, STEFANO CARA, GrovANNA FALEZZA, MARCO MoLA

Campione Punti di prelievo (Fig. I) Descrizione us PF 1 Settore II pavimento cella del tempio 5403

PF 2 Settore II pavimento bianco tardoantico 5968

PF 5 Settore II pavimento tardoarcaico nella zona del pronao 5408

PE 1 Settore II mosaico bianco (non in situ) 5701

PE2 Settore II mosaico bianco (non in situ) 5625

PI 1 Settore I pavimento (non in situ) 5315

PH 1 Settore IV pavimento esedra portico ovest 11635

Tab. 3. Elenco dei campioni delle pavimentazioni e punti di prelievo.

2. Le indagini archeometriche

2.1 I marmi bianchi

Lo studio microscopico ha consentito di defini­re, per ciascun campione, i seguenti parametri: tipo di struttura (fabric) , forma dei contomi dei cristalli carbonatici (crista/ boundaries), M.G.S. (maximum grain size). Tali parametri petrografici sono consi­derati particolarmente utili per la caratterizzazione archeometrica di un marmo poiche indicano gli eventi metamorfici che hanno portato alla formazio­ne del marmo stesso e, con particolare riferimento all 'M.G.S., il picco di temperatura raggiunto7.

Tutti i campioni analizzati mostrano essenzial­mente struttura omeoblastica (1-2-5-7-9-10) e ome­oblastica/eteroblastica ( 4-6-11-12), di tipo poligo­nale a mosaico, piu marcata nei campioni 1-5-7-10 e 11 , con tripli punti piu diffusi nei campioni 1-5-7 e 10, fatta eccezione peril campione 3 che eviden­zia una struttura chiaramente eteroblastica di tipo mortar structure, con forma dei contomi dei cristal­li suturati o a golfi-suturati. Nei campioni 8 e 9 si possono distinguere leggere strutture di lineazione.

L' analisi microscopica ha messo in evidenza la presenza di fasi minerali accessorie quali quarzo, plagioclasio e, piu raramente, K-mica (campione 12).

I1 quarzo, presente in tutti i campioni seppur in percentuali differenti (piu diffuso nei campioni 6 e 1 0), si manifesta in piccoli individui, generalmen­te a contomi irregolari e, piu raramente, a tenden­za idiomorfa. I1 plagioclasio e stato individuato nei campioni 8-9-11, con una leggera prevalenza nel campione 11.

1 FRIEDMAN, O'NEIL 1977.

Le determinazioni del parametro M.G.S. hanno dato i seguenti valori:

Campioni M.G.S. (mm)

1 0,8

2 0,7

3 2,8

4 0,9

5 0,8

6 0,7

7 0,8

8 0,7

9 0,7

10 0,6

11 1 12 0,9

Le micrografie della tav. XXIII evidenziano le principali caratteristiche strutturali e mineralogiche dei campioni analizzati.

Lo studio dei tracciati diffrattometrici mostra che tutti i campioni sono caratterizzati dalla presenza di calcite dominante, alla quale si accompagna anche dolomite strumentalmente appena percettibile, con maggiori evidenze nel campi one 7.

In tutti i campioni sono presenti inoltre picchi di diffrazione, generalmente di debole intensita, riferi­bili a fasi silicatiche: ora a solo quarzo, ora a quarzo, plagioclasio e K-mica. I1 quarzo e riscontrabile in tutti i campioni, mentre la K-mica mostra esiti di diffrazione solo nei campioni 2-4-7-12. Nella tav. XXIV sono riportati due diffrattogrammi rappre­sentativi dei campioni analizzati.

Le analisi petrografiche, con particolare riferi­mento ai valori di M.G.S., combinate con le analisi in spettrometria di massa degli isotopi stabili del carbonio e dell' ossigeno, costituiscono, peri marmi, un valido criteria per stabilire con buona approssi­mazione il giacimento di provenienza. Infatti il rap­porto isotopico C/0 , congiuntamente al maximum grain size, e sensibile ai processi di formazione dei

I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 857

sedimenti originari, alla loro storia geologica e a fattori quali temperatura, salinita e composizione delle acque8

In accordo con gli schemi della banca dati di riferimento9 nella tav. XXV sono riportati i punti rappresentativi dei valori isotopici di carbonio e os­sigeno dei marmi di Nora.

Tutti i campioni ricadono nel diagTamma per M.G.S. < 2 mm (tav. XXV, a), ad eccezione del campione 3, che ricade nel diagramma per M.G.S. > 2 mm (tav. XXV, b) e peril quale si osservano quat­tro attribuzioni differenti (Proconnesio 1, Paros2/3 e Thasos2). Duplice attribuzione (Carrara e Imetto) spetta invece a tutti gli altri campioni.

2.2 I materiali da costruzione e l'iscrizione di Ari­stius Rufus

I campioni analizzati sono stati classificati dal punto di vista petrografico secondo la corrente ter­minologia descrittiva. In particolare, per le rocce sedimentarie carbonatiche (arenarie e calcari), e stata utilizzata la classificazione di Dunham 10 inte­grata con la terminologia descrittiva di Folk11 che consente una migliore definizione dell ' impalcatura della roccia. Per le altre rocce sedimentarie e stata invece utilizzata la classificazione composizionale di Pettijohn 12

• Le rocce vulcaniche infine sono state descritte secondo le caratteristiche macroscopiche e classificate sulla base dell'analisi minero-petrogra­fica.

I materiali sono stati ascritti a gruppi litologici omogenei, definiti sulla base delle analogie litologi­che e petrografiche riscontrate a seguito dell'analisi archeometrica (tab. 4).

Un discorso a parte merita il materiale lapideo utilizzato per 1 'iscrizione del quattuorviro Aristius Rufus, fonte di utili informazioni per l'interpreta­zione dell ' evoluzione storica della citta di Nora13•

L' epigrafe e stata incisa su una pietra calcarea molto compatta, di colore grigio scuro, la cui uniformita e interrotta da minute puntinature e sottili lineazioni bianche calcitiche. All' osservazione microscopica, in sezione sottile, la roccia mostra una matrice mi­critica con contenuto bioclastico disomogeneamente distribuito (packstone-wackestone) . La componente

8 MOENS eta/. 1988. 9 GoRGON! eta/. 2002. 10 DUNHAM 1962. II FOLK 1959; F OLK 1962. 12 P ETTIJOHN 1975. 13 BONETTO, B UONOPANE 2005 , 99-106.

organogena e costituita dall'associazione di bivalvi ( cardiola, spesso rappresentata da elementi an cora articolati) e frammenti di cefalopodi nautiloidei (or­thoceras ). 11 colore e, soprattutto, la tipologia della componente bioclastica rendono unico questo mate­riale fra quelli sin ora individuati nell' area del foro di Nora.

2.3 I pavimenti

Oltre ai materiali lapidei da costruzione, sono stati analizzati alcuni frammenti litoidi utilizzati per la realizzazione di pavimentazioni rinvenute nell 'area del foro . Le tipologie indagate sono rife­ribili a pavimenti a seminato di scaglie e a mosaico, nonche ad un frammento della pavimentazione ar­caica presente nella stratigrafia del pronao del tem­pio. Nella tab. 3 e riportato l'elenco dei campioni di pavimentazione analizzati e i punti di prelievo nell'ambito dell'area del foro.

Pavimento tardoarcaico della zona del pronao del tempio

Nella parte inferiore della sezione stratigrafica del pronao del tempio e presente un battuto pavi­mentale incoerente di colore nocciola chiaro (cam­pione PF5, tab. 3). Questa pavimentazione e stata realizzata utilizzando una sabbia scarsamente se­lezionata contenente ciottoletti litoidi e, in misura minore, frammenti fittili . La componente elastica e costituita da grani andesitici, di granitoide, gusci di bivalvi, di gasteropodi e da ciottoletti arrotondati di quarzo, spesso con struttura sferulitica. 11 battuto pavimentale non risulta contenere alcuna frazione legante e pertanto appare assai friabile e scarsamen­te conservato.

Pavimentazioni a seminato di scaglie Le pavimentazioni definite come seminato di

scaglie 14 (campioni PFl e PHI) sono state realiz­zate con vari tipi di materiali con lo scopo di confe­rire un effetto policromo al piano di calpestio. Nel pavimento originario della cella del tempio (cam­pione PF, tab. 3) il colore dominante e il bianco, ottenuto con l'utilizzo di calcari con frazione bio­clastica abbondante (gasteropodi, bivalvi, echinidi e foraminiferi) a cemento calcitico (packstone) . La colorazione grigia e grigio-verde e data invece da frammenti calcarei con matrice micritica (mudsto­ne) contenenti una scarsa componente bioclastica

14 NOVELLO 2005.

858 MICHELE A Gus, STEFANO CARA, GIOYANNA F ALEZZA, MARco MoLA

Campioni Litotipo Descrizione

A,N,T Grainstone Arenarie a componente bioelastica prevalente (circa il 60% sono bioelasti di bivalvi, gasteropodi, echinidi, talli di alghe rosse, foraminiferi, ecc.); ha un'elevata porosita, parzialmente ridotta dalla presenza di un cemento prevalentemente carbonatico. E presente anche una frazione terrigena quarzoso-feldspatica, e litoelastica con frammenti andesitici, metarenitici e metasiltitici con muscovite (nel complesso circa 30%).

L,M Packstone/ Grainstone Arenarie grossolane e ciottolose a componente bioelastica prevalente, con rhodoliti; scarso cemento carbonatico e ampia variabilita dimensionale dei grani che raggiungono i 3 mm. La frazione ciottolosa contiene litoelasti elaborati di origine granitoide, vulcanica e rhodoliti di dimensioni sino a circa 3 centimetri.

u Conglomerato arenaceo Roccia elastica costituita da ciottoli di vulcaniti, di roccia granitoide e metamorfica e da frammenti di arenaria bioelastica; matrice arenacea fortemente legata da cemento carbonatico con caratteristiche tessiturali, composizionali e strutturali di un grainstone, con frazione bioelastica costituita da alghe rosse, bivalvi e gasteropodi; la parte terrigena contiene grani di quarzo, K-feldspato, plagioelasio, metasiltiti e granitoidi.

B,E,H,I Litarenite e litarenite Roccia elastica a componente terrigena prevalente costituita per circa il ciottolosa 70% da grani di origine terrigena e ciottoli di varia dimensione ( da 3

mm a 2 em) di andesite e roccia granitoide. La frazione terrigena contiene inoltre grani di quarzo, K-feldspato, plagioelasio e una frazione carbonatica organogena (circa il20% di bioelasti, gasteropodi e gusci di lamellibranchi); il cemento e costituito da cristalli di calcite.

c Quarzoarenite Arenite di colore giallastro, a grana fine, molto matura sia dal punto di vista dimensionale (granulometria media pari a 0,2 mm), sia per composizione mineralogica, che risulta costituita quasi eselusivamente da grani di quarzo, disposti secondo una tessitura granosostenuta, con raro cemento carbonatico.

p Litarenite quarzosa Arenaria grigia con granulometria sino a 2 mm, costituita da grani di quarzo, K-feldspato, muscovite, biotite e abbondante frazione litoelastica (25-30%) rappresentata da frammenti granitoidi, metarenitici e metasiltitici. Gli spazi fra i grani sono spesso riempiti da frazione argillosa e cemento calcitico.

D Leucogranito a biotite Roccia granitoide leucocratica prelevata da depositi sedimentari di origine terrigena, parzialmente rielaborati in ambito litorale.

G Blocco silicizzato Materiale lapideo costituito da silice microcristallina disposta in strutture zonate a bande e anse sovrapposte, caratteristiche riconducibili aile formazioni quarzifere e/o tardomagmatiche correlate alia messa in posto delle formazioni granitoidi del territorio di Pula- Villa San Pietro.

0 Wackestone Calcare compatto, di colore nocciola chiaro, caratterizzato da una matrice micritica con frammenti bioelastici e miliolidi. Sono presenti anche vene di calcite secondaria che riempiono le microfratture della roccia.

F,S Andesite porfrrica Roccia vulcanica a struttura porfirica con fenocristalli di plagioelasio, anfibolo, pirosseno e matrice microcristallina a plagioelasio prevalente.

Q,R Autobreccia andesitica Vulcanite andesitica a struttura brecciata con inelusi clastici centimetrici di andesite porfirica immersi in una matrice microcristallina, fortemente alterata (argillificata), con plagioclasio prevalente.

v Wackestone Calcare compatto, di colore nocciola chiaro, caratterizzato da una matrice micritica e abbondante frazione bioelastica a foraminiferi, gasteropodi e bivalvi.

AR Packstone-Wackestone Calcare compatto di colore nero con matrice micritica e abbondante frazione bioelastica a bivalvi e cefalopodi nautiloidei.

Tab. 4. Classificazione petrografica dei materiali lapidei

l MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 859

(spicole di spugne e sottili pareti di bivalvi), mentre la colorazione rosso mattone e giallo-verde e dovu­ta, per lo piu, a frammenti fittili. Le scaglie nere e brune sono da riferire, infine, ad un materiale di tipo arenaceo con aspetto scoriaceo (tab. 3, campioni PFl e Pll). L'analisi petrografica di questo materia­le ha consentito di classificarlo come litarenite, con caratteristiche confrontabili a queUe riscontrate per le arenarie grigie della Formazione del Cixerri. Le scaglie analizzate tuttavia mostrano modificazioni della tessitura originaria, che si differenzia per una matrice intergranulare di colore bruno rossiccio e nero con fasi vetrose, diffusa porosita, con pori a contomi ansati e tondeggianti. Queste caratteristi­che e in particolare le parti vetrificate sulle superfici esteme delle scaglie indicano che il materiale ha su­bito un'intensa esposizione al calore. I1 fatto che il calore non abbia determinato modificazioni nei gra­ni quarzoso-feldspatici e la presenza di cristalli di calcite indicano temperature non superiori a 800°C. Date le caratteristiche composizionali della litolo­gia originaria (tab. 4, campione P) si deduce quindi che la fase vetrosa sia stata originata a spese delle componenti argillose e del cemento carbonatico, a granulometria piu fine rispetto agli altri componenti e quindi maggiormente reattive. Illegante di questa pavimentazione a scaglie e costituito da grassello di calc e.

La pavimentazione dell'esedra nel portico ovest (campione PHI, tab. 3) contiene anch'essa tipologie calcaree rna e caratterizzata, rispetto a quelle sopra descritte, da scaglie di colore rosato, giallo e bru­no-rossiccio, finemente lineate e con ampie plaghe bianche calcitiche costituite da grossi cristalli. Le sottili lineazioni calcitiche sono disposte sia secon­do livelletti paralleli, talora rimarcati da bande co­lorate di ossidi ferrosi, sia secondo una fitta maglia di intersezioni lineari. La presenza di queste scaglie conferisce un aspetto peculiare alla pavimentazio­ne, che si differenzia nettamente dalla pavimenta­zione precedentemente descritta. Le scaglie sono legate fra loro da una malta di calce (rapporto calce/ aggregato pari circa a 2:3) realizzata con la sabbia dell ' arenile di Nora.

Pavimento del settore I, saggio PI Questa pavimentazione (campi one PI 1) e stata

realizzata esclusivamente con frammenti arenacei neri e bruno rossicci con caratteristiche analoghe a quelle delle scaglie presenti nella pavimentazio­ne della cella del tempio (campi one PF 1 ), allettati con malta di calce con rapporto legante/aggregato di 1: 1; 1 'aggregato e costituito da grani di quarzo, K-feldspato e plagioclasio.

Pavimento bianco tardo del settore II, saggio PF La pavimentazione e costituita da frammenti ir­

regolari, centimetrici, di calcare fossilifero bianco bioclastico (packstone), legati da una malta di cal­ce con componente sabbiosa composta da quarzo, K-feldspato, plagioclasio, frammenti di metasiltiti, granitoidi, andesiti e arenarie (campi one PF2).

Lacerti di mosaico bianco del settore II, saggio PE Questi frammenti pavimentali (PEl- PE2) sono

stati realizzati con tessere bianche che, all'osserva­zione macroscopica, non mostrano apparenti diffe­renze tra di loro. L'analisi petrografica ha eviden­ziato, peraltro, la presenza di almeno due litotipi carbonatici differenti. La gran parte delle tessere e stata realizzata con un cal care cristallino che mostra una tessitura organizzata, a tratti poligonale e orien­tata, indice di un certo grado metamorfico. A questa litotipo si affianca in maniera apparentemente ca­suale un calcare micritico a peloidi e foraminiferi (packstone).

3. La prospezione geoarcheologica

I dati scaturiti dall'analisi archeometrica hanna permesso di classificare i materiali lapidei da co­struzione. Partendo da questi primi dati e stata im­postata una campagna di prospezione geoarcheolo­gica finalizzata ad individuare le georisorse compa­tibili presenti nel territorio. In quest'ottica, nell'im­postazione della prospezione, si e tenuto conto sia di precedenti segnalazioni di antiche cave, sia delle caratteristiche geolitologiche della regione.

Da quanto riportato nella tab. 4 si osserva che le areniti costituiscono il materiale da costruzione piu diffuso nell'area P. L'ampio utilizzo di queste litolo­gie e, in modo particolare, di queUe a composizione carbonatica, e senza dubbio legato alla presenza di estesi affioramenti di queste rocce nel promontorio di Nora e nella vicina penisola de "Is Fradis Mino­ris". In queste aree affiorano, come noto, depositi costieri tirreniani 15 che, secondo quel criteria geo­grafico costantemente applicato in antico soprattut­to per l'approvvigionamento dei materiali da costru­zione, sono stati oggetto di intensa attivita estrattiva sicuramente in eta romana 16

Gli affioramenti delle arenarie tirreniane si pre­stavano allo sfruttamento anche grazie alla presenza di discontinuita naturali (piani di stratificazione e

15 ULZEGA, H EARTY 1986. 16 BOTTO, FINOCCHI , RENDELl 1998; FINOCCHI 2000b; FINOC­

CHI 2002a.

860 MICHELE Aous, STEFANO CARA, GIOVANNA F ALEZZA, MARco MoLA

differenziazioni granulometriche legate a variazio­ni del regime deposizionale) e alla facilita di taglio legata al basso grado di cementazione, che ne fa­voriva 1 'estrazione e la realizzazione di manufatti. L'ubicazione di questa formazione in prossimita del litorale consentiva inoltre un agevole trasporto dei materiali via mare.

La serie sedimentaria tirreniana di Nora e suddi­visa in due sequenze principali con caratteristiche strutturali e composizionali differenti 17

. La sequen­za I, cronologicamente piu antica, e caratterizzata da arenarie e arenarie ciottolose a stratificazione pa­rallela e a stratificazione incrociata; gli affioramenti piu significativi sono quelli situati nella cala nord orientale del promontorio di Nora, in corrisponden­za della necropoli arcaica scavata dal Patroni18 (tav. XXVI, a). Queste arenarie sono caratterizzate da una componente terrigena predominante su quella organogena. La frazione terrigena, che rappresen­ta circa il 70% della roccia, e costituita da grani di quarzo, K-feldspato, plagioclasio, miche, framrnen­ti litoidi di origine metamorfica e granitoide, oltre che da una subordinata componente litoclastica di natura andesitica. La frazione organogena si attesta attomo al 20% ed e composta, per lo piu, da fram­menti bioclastici ( alghe rosse, lamellibranchi, gaste­ropodi, foraminiferi ed echinidi). Le caratteristiche descritte consentono di classificare le arenarie della sequenza I come litareniti e litareniti ciottolose.

Il limite superiore di questa sequenza e segnato da un livello conglomeratico grossolano costituito da ciottoli andesitici, granitoidi, metamorfici e da frammenti di litareniti.

Questa conglomerato, che definisce anche la base della sequenza II, ha una matrice arenacea prettamente di natura bioclastica tipo grainstone, che consente di differenziare la seconda sequenza dalla prima. Nella componente bioclastica e possi­bile riconoscere resti di alghe rosse e di molluschi tipici della fascia marina subtidale19

La sequenza II (tav. XXVI, b) prosegue verso l'alto con altemanze di livelli di grainstone a di­versa granulometria, costituiti per circa il 60% da framrnenti di origine organogena (bioclasti e gusci di molluschi). La restante frazione, di origine terri­gena, e composta da quarzo, K-feldspato, plagiocla­sio e litoclasti di varia origine (vulcanica, granitoide e metamorfica).

Alcuni livelli, caratteristici della sequenza II, presentano inoltre abbondanti concrezioni algali

17 KfNDLER, DAVAUD, STRASSER 1997. 18 PATRON! 1904. 19 KINDLER, DAVAUD, STRASSER 1997.

(rhodoliti), di dimensioni variabili da pochi milli­metri sino a cinque centimetri.

Una significativa sezione della sequenza II, che porta tra 1 'altro tracce evidenti di attivita estrattiva operata in antico, si osserva nella penisola di "Fra­dis Minoris" (tav. XXVI, c); limitatamente ai livelli basali, la sequenza II e presente anche in prossimita degli scavi archeologici di Nora, nella cala meridio­nale e in quella nord orientale, dove si osservano marcate cesure che delimitano blocchi di arenaria di dimensioni pari a 1,05 x 0,50 em (tav. XXVI, d-e).

Nella fascia intertidale della cala meridionale in­vece e ben visibile il solo conglomerato basale, che assume localmente i caratteri di una beach rock (tav. XXVI, f).

Sulla base di precedenti segnalazioni20 nel corso della Campagna di prospezione geoarcheologica e stata campionata 1' arenaria di una vecchia cava in localita "Sa Perdera" a nord-est di Pula21

Questa arenaria, di colore grigio e granulometria variabile da media a grossa, e riferibile alla serie se­dimentaria della F ormazione del Cixerri, i cui affio­ramenti nel territorio di Pula sono ben noti22

Le rocce vulcaniche costituiscono un'altra tipo­logia ampiamente diffusa fra i materiali da costru­zione della citta di Nora, utilizzate per la realizza­zione di varie strutture costruttive ed in particolare per i lastricati stradali e le pavimentazioni delle p1azze.

La presenza diffusa di queste litologie nell'am­bito urbana dell'antica citta e strettamente connessa con la natura geologica del promontorio di Nora, interessato in gran parte da prodotti vulcanici. Le vulcaniti di questa settore appartengono al ciclo magmatico calcalcalino Oligo-Miocenico della Sardegna e si ricollegano alla serie magmatica del distretto di Sarroch, caratterizzata da rocce andesiti­che e subordinatamente basaltiche23

La tipologia degli affioramenti di Nora, con par­ticolare riferimento al promontorio di S. Efisio, e ri­conducibile a quella di un domo lavico sub-circola­re, intensamente autobrecciato, con framrnenti litici di dimensione variabile fra 3 e 10 em, costituiti per lo piu da lave della stessa tipologia. L'estrazione in

20 Bono, FJNOCCHJ, RENDELl 1998, 215; FrNOCCHT 2002a, 169.

21 Dall'attuale proprietario del terreno su cui insiste la cava si e appreso che da questo sito, alia fine dell'Ottocento, sono stati prelevati i materiali per Ia realizzazione del ponte sui Rio Pula. Questa pietra per molti anni venne anche utilizzata per confezionare abbeveratoi per il bestiame.

22 PECORTNI, POMESANO 1969; MASSOLI-NOVELLI, PALMERTNT 1970; BARCA, MAXTA, PALMERTNI 1973.

23 CoNTE 1997; LusTRTNO eta!. 2004.

I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 861

antico di questi materiali non e testimoniata da se­gni evidenti di cava, tuttavia puo essere ritenuta ve­rosimile sulla base del criterio geografico applicato in antichita per 1' approvvigionamento delle materie prime da costruzione. A tal proposito, il deposito di crollo di blocchi di andesite porfirica nel settore oc­cidentale dell'altura della Torre di S. Efisio rappre­sentava, ad esempio, una fonte di materiale in loco per la realizzazione di murature di vario tipo. Poco distante, nella stessa area del promontorio, l'assetto strutturale e morfologico della parte pili alta degli affioramenti dell' auto breccia andesitica indica alcu­ni possibili fronti di estrazione di questo materiale. Tuttavia, come accennato in precedenza, 1 'assenza di segni evidenti di attivita estrattiva (gradonature, cesure, segni di subbia), probabilmente obliterati dell'erosione e dal degrado indotto dall'aerosol ma­rino, impone di sostenere con cautela questa ipotesi, che comunque pare fortemente probabile. Infatti la vicinanza di questo affioramento alia citta di Nora, la sua consistenza quantitativa e la posizione arre­trata dei fronti rispetto alia linea dellitorale, porta a ipotizzare un antico intervento antropico, in segui­to parzialmente obliterato dall'azione degli agenti morfogenetici marini, resa ancora pili incisiva dal progressivo arretramento della linea di costa24

.

4. La provenienza dei lapidei

Marmi bianchi Lo studio archeometrico di dettaglio effettuato

sui reperti in marmo bianco provenienti dall 'area di scavo del foro di Nora ha consentito di stabilire due diverse localita di provenienza. In particolare i cam­pioni 1-2-4-5-6-7-8-9-10-11-12 mostrano valori di M.G.S. (tra 0,6 e 1 mm), caratteristiche strutturali ( omeoblastiche e solo in pochi campioni omeobla­stiche/eteroblastiche ), mineralogiche (presenza di plagioclasio) e isotopiche tipiche dei marmi prove­nienti dalle antiche cave di Luni (Carrara), consen­tendo di escludere una provenienza dalle cave del monte Imetto i cui dati isotopici ricadono nello stes­so dominio del digramma di tav. XXV.

Il campione 3 sia per M.G.S. (>2 mm) sia per struttura ( eteroblastica) e valori isotopici e invece riferibi1e ad un marmo proveniente dalle cave del Proconneso (Isola di Marmara, Turchia).

Ai dati archeometrici e possibile affiancare al­cune considerazioni di carattere storico. Lo sfrut-

24 Dl GREGORIO, FLORIS, MATTA 2000.

tamento delle cave di marmo del territorio di Luni viene fatto risalire attomo all'80 a.C.25 sulla base di elementi epigrafici rilevati sia su blocchi e manufat­ti semilavorati rinvenuti in situ, sia su pareti delle aree di escavazione. Il marmo lunense fu tuttavia utilizzato per la prima volta su larga scala nella ri­costruzione della Regia di Roma, nel restauro del 37 a.C.26 Ebbe una forte diffusione, principalmente nelle province occidentali, compresa la parte orien­tale dell' Africa proconsolare27

, come testimoniato anche dallo studio dei carichi dei relitti delle navi lapidarie, tra cui il relitto dell 'Isola delle Bisce in Sardegna28

.

Recenti indagini archeometriche29 su reperti in marmo provenienti da diversi siti archeologici della Sardegna testimoniano l'ampia diffusione del mar­mo lunense nell 'Isola.

Il marmo Proconnesio, le cui cave sono localiz­zate nella piccola isola di Marmara (Turchia), fu uti­lizzato fin da epoca arcaica, e incomincio ad essere esportato in eta flavia, principalmente in Asia Mino­re e in Italia, raggiungendo una pili ampia diffusione in tutte le province dell'impero nel II e III secolo d.C. Impiegato principalmente per la realizzazione di elementi architettonico-strutturali (colonne, tra­beazioni, capitelli, comici ecc.) e decorativi, dal II e III sec. d. C. fu ampiamente utilizzato anche peril confezionamento di sarcofagi.

Le grandi potenzialita di cava e le favorevo­li condizioni di commercializzazione, legate alia dislocazione dei siti estrattivi in prossimita della costa, consentivano di contenere il costo di questo marmo, come risulta anche dall'Edictum de pretiis di Diocleziano che ne fissa il prezzo in 40 denari a piede cubico, ben al di sotto quindi di quello di altre varieta di marmi bianchi30

.

Materiali da costruzione Per quanto riguarda i materiali lapidei da costru­

zione l'indagine ha consentito di definire 1e caratte­ristiche e le differenti tipologie (tab. 4) e, per gran parte di essi, le possibili aree di provenienza.

In particolare, i materiali da costruzione in lita­renite e litarenite ciottolosa (tab. 4, campioni B, E, H, I) sono compatibili con quelli degli orizzonti pili anti chi della serie tirreniana ( sequenza I) individuati nell'area del promontorio norense. Le analogie ri-

25 DoLe! 2003, 78. 26 PENSABENE 2002; GNOLI 2001 , 248. 27 PENSABENE 2002, 214. 28 PENSABENE 1998, 343. 29 AGUS, GARBARINO 2004; AGUS, CARA c.s. 30 GJACCHERO 1974.

862 MICHELE Aous, STEFANO CARA, GJOVANNA F ALEZZA, MARco MoLA

sultana evidenti neUe micrografie di tav. XXVII (a, b).

I materiali classificati come grainstone (tab. 4, campioni A, L, M, N, I) sono invece caratteristici dei livelli piu recenti della serie tirreniana (sequen­za II), ampiamente rappresentata nella penisola di "Fradis Minoris". Iuttavia affioramenti della stessa sequenza sono presenti anche nell'area del promon­torio di Nora, seppur piu limitati in seguito, verosi­milmente, ad antica attivita estrattiva, le cui tracce sono tutt' oggi riscontrabili nella cala nord orientale dello stesso promontorio. La tav. VIII mostra le evi­denti analogie tra i reperti e le rocce degli affiora­menti (tav. XXVII, c, d).

Per quanto riguarda le litareniti quarzose ( cd. arenaria grigia, tab. 4, campione P) e stata riscon­trata una marcata compatibilita con le litareniti della formazione del Cixerri, ampiamente rappresentata in diversi affioramenti nel settore Sarroch - Pula. Nella tav. VIII si mettono a confronto le caratteri­stiche petrografiche del campione P con queUe del materiale proveniente dalla vicina cava di "Sa Per­dera" (tav. XXVII, e, f).

Fra le arenarie si annovera anche il campione C, una quarzoarenite con tessitura granosostenuta che differisce sensibilmente dalle litareniti quarzose so­pra descritte. Per questo tipo di materiale al momen­ta non e stato ritrovato riscontro negli affioramenti del territorio di Nora.

Ira i materiali lapidei da costruzione le vulca­niti sono state ampiamente utilizzate nella citta di Nora. I campioni analizzati, provenienti dall'area di scavo del foro, mostrano strette analogie con gli affioramenti del promontorio norense, rappresenta­ti da andesiti porfiriche (tab. 4, campioni F, S; tav. XXVIII, a, b) e da andesiti autobrecciate (tab. 4, campioni Q, R; tav. XXVIII, c, d).

Ira i lapidei da costruzione analizzati sono stati identificati anche calcari compatti, utilizzati per la realizzazione di conci (tab. 4, campione 0) e per decorazioni pavimentali (tab. 3, campioni PF 1, PF 2, PI 1, PE 1, PE 2, V).

II materiale calcarea che costituisce il plinto del portico ovest (tab. 4, campione 0) e risultato un cal­care di tipo wackestone a miliolidi. In ambito locale questa tipologia si riconduce alla serie sedimenta­ria eocenica del Sulcis, e identifica in particolare la Formazione del cd. "Miliolitico", riscontrabile in affioramento anche nel settore di Porto Pino31

II campione V mostra caratteristiche simili al campione 0, risultando anch'esso in calcare tipo

31 BARcA, CosTAMAGNA 1997; MURRu eta!. 2003.

wackestone, rna differisce per la componente bio­clastica, costituita in prevalenza da microforamini­feri, bivalvi, gasteropodi ed echinidi.

I risultati dell' analisi petrografica eseguita sul conglomerato del muro che segna illimite meridio­nale della piazza del foro romano (tab. 4, campione U) consentono una sua attribuzione alla porzione basale della sequenza II (serie tirreniana di Nora). La struttura campionata presenta superfici di taglio ricavate nella roccia e parallele alla linea dellitorale che defmiscono un andamento rettilineo; ulteriori campionature potranno consentire di individuare la presenza di discontinuita o integrazioni realizzate con materiali differenti.

Pavimenti L' area del pronao del tempio contiene una suc­

cessione stratigrafica piuttosto potente di strati pa­vimentali. Lo strato piu antico, relativo ad un piano di pavimentazione di eta tardo arcaica, e costituito da un semplice battuto di sabbia scarsamente sele­zionata, contenente ciottoletti di quarzo, bioclasti, frammenti granitoidi, andesitici e rari frammen­ti di manufatti fittili. Questa composizione trova forti analogie con quella del deposito dell'arenile di Nora, costituito dagli stessi componenti in ana­loghe proporzioni, fatta eccezione ovviamente per i frammenti ceramici. L'analisi archeometrica del campione prelevato da questa pavimentazione evi­denzia l'assenza di una componente legante. Cia fa presupporre che il battuto sia stato realizzato con un materiale arido al fme di regolarizzare e mantenere asciutta e compatta la superficie di calpestio32

Altre pavimentazioni piu recenti rinvenute nell'area del foro, datate alla seconda meta del I sec. a. C., sono state realizzate con la tecnica del semina­to di scaglie utilizzando frammenti litoidi bianchi, grigi e verdi-giallastri riferibili a litologie carbona­tiche. I frammenti di colorazione bianca, sulla base dei risultati dell' analisi macro e microscopica, sono riconducibili alla formazione calcarea miocenica dell'area cagliaritana33 (tav. XXVIII, e, f).

Quelli con colorazioni grigie, verdi-giallastre, ro­sate e ocra sono riferibili, verosimilmente, alla serie sedimentaria meso-cenozoica del Sulcis e, in parti-

32 Il substrata roccioso dell ' area del foro tende, anche per il solo intervento degli agenti atmosferici, a disgregarsi dando luogo ad un suolo argilloso, bentonitico, in grado di contenere grandi quantita di umidita ed assumere proprieta plastiche che mal si addicono ad un 'area di intensa frequentazione.

33 Per lo piu "tramezzario" e "pietra forte" della serie tor­toniano-messiniana di Cagliari; cfr. PECORINI, PoMESANO 1969; BARROCU, CRESPELLANI, LOI 1979, pp. 4-8 .

I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 863

colare, agli affioramenti di Porto Pino caratterizzati da calcari e calcari mamosi oolitico-bioclastici (con molluschi, briozoi, foraminiferi) le cui colorazioni variano dal grigio, al grigio bluastro, al nocciola, al giallo verdastro e bruno rossiccio34 (tav. XXIX, a, b).

Per quanto riguarda le scaglie nere e brune sco­riacee ( campioni PF 1 e PI 1 ), e stato verificato che esse derivano da blocchi di arenaria grigia, utilizza­ti ipoteticamente per la costruzione di una struttura produttiva, eventualmente all'intemo di un atelier (fomo per ceramica, per vetro, ecc.). Sulle superfici dei blocchi esposte al calore dei ripetuti trattamen­ti termici, in ambiente verosimilmente riducente, si sarebbero prodotte le patine vetrose, riscontrate sui bordi delle scaglie, a bass a temperatura ( 600-800 0 C)35

• In una fase di dismissione o di parziale risar­cimento delle parti usurate, queste strutture avreb­bero fomito il materiale scoriaceo utilizzato neUe pavimentazioni. L'ampia disponibilita di queste scaglie e testimoniata anche dalla composizione del pavimento bianco e nero proveniente del saggio PI (US 5315), realizzato esclusivamente con malta di calce e frammenti di questo materiale.

Una differenza sostanziale e stata riscontrata fra le pavimentazioni sinora descritte e quella dell'ese­dra che oma il portico ovest (tab. 3, campione PHI). Questa infatti e costituita per lo pili da scaglie cal­caree con colorazioni gialle, rosate e bruno-rossicce (tav. XXIX, a-b). Questi materiali non sono presenti nel territorio di Nora e provengono anch'essi, vero­similmente, dagli affioramenti meso-cenozoici del Sulcis. Un ulteriore carattere distintivo di questa pa­vimentazione riguarda le caratteristiche della malta legante. Mentre per il campione di pavimentazione Pll e stata utilizzata una malta con parti uguali di grassello e sabbia quarzoso-feldspatica (con grani a spigolo vivo), nella pavimentazione dell' esedra la miscela legante risulta avere proporzioni sposta­te in favore della frazione sabbiosa; quest'ultima, che mostra anche una scarsa maturita sia composi­zionale, sia granulometrica, trova forte affinita con i sedimenti degli arenili di Nora (tav. XXIX, c-d). Le differenze riscontrate fra le due pavimentazioni a seminato di scaglie evidenziano quindi che esse sono state realizzate secondo due canoni differenti, riconducibili forse alla diversa destinazione d'uso degli ambienti che rivestivano36•

34 BARcA, CosTAMAGNA 1997; MuRRu et al. 2003. 35 LETSCH, NOLL 1983. 36 Perle pavimentazioni del tempio e dell'esedra si vedano

i contributi diM. Novello eA. R. Ghiotto nel tomo I.

Infine, il pavimento bianco di eta romana tarda, prelevato nel saggio PF (tab. 3, campione PF 2), ri­sulta costituito da frammenti calcarei irregolari, le cui caratteristiche petrografiche sono riconducibili a quelle del "tramezzario" della serie miocenica di Cagliari (tav. XXIX, e, f).

Nell'area del foro sono stati ritrovati anche i frammenti di una pavimentazione a mosaico bian­co che, al momento attuale, non trova una precisa collocazione perche rinvenuti non in situ (tab. 3, campioni PEl-2). Le analisi archeometriche con­dotte sulle tessere di questo mosaico hanno rive­lata un'interessante combinazione di frammenti di calcare cristallino e calcare micritico bioclastico (packstone). Allo stato attuale degli studi, sebbene non si sia ancora trovato un sicuro riscontro, sembra ragionevole ipotizzare che il calcare cristallino pos­sa provenire da un ambito locale. A tal proposito, tra gli affioramenti della regione potenzialmente com­patibili che ospitano litologie calcaree a basso grado metamorfico, si segnalano i marmi della formazio­ne di Bithia (Chia) e quelli dell'aureola termometa­morfica di Monte Lapanu (Teulada).

Le altre tessere calcaree (wackestone) di questa pavimentazione mostrano un'associazione biocla­stica a foraminiferi, tra i quali si riconoscono mi­liolidi e rotalidi, che ne consentono un'attribuzione, come peril calcare del campione 0, alla formazione del cd. "Miliolitico" (tav. XXX, a, b).

Il materiale dell'iscrizione di Aristius Rufus Il calcare nero che compone il blocco recante

1 'iscrizione mostra alcuni caratteri peculiari che lo differenziano dagli altri litotipi carbonatici fin qui indagati: innanzi tutto il colore scuro che lo distin­gue nettamente da tutte le altre tipologie carbonati­che attestate nell'area del foro di Nora, rna princi­palmente il suo contenuto fossilifero caratterizzato dall'associazione lamellibranchi ed orthoceras, ti­pica della "Formazione di Flumini Maggiore" (tav. XXX, c-f). Questa formazione, sulla base di nume­rosi studi geologici e stratigrafici, e stata attribuita ai livelli del Siluriano superiore compresi nella serie siluro-devonica della Sardegna sud-occidentale37 •

Affioramenti attribuiti a questa serie geologi­ca sono stati segnalati anche nel territorio di Pula, nell'area del Monte Padenteddu, localita quindi re­lativamente pros sima all' antica citta romana.

MrcHELE Aous, STEFANO CARA, MARCO MoLA

37 GNOLI et al. 1981; GNoLI et al. 1990; FERRETTI, CoRRADI­

NI, SERPAGLI 1998; BoTQUELEN et al. 2006.

864 MicHELE Aous, STEFANO C ARA, GrovANNA F ALEZZA, MARco MoLA

5. L'utilizzo dei materiali nelle vicende edilizie dell'area

Incrociando i dati dell' analisi petrografica con quelli ricavati dalle indagini stratigrafico-strutturali e possibile in conclusione presentare alcune preli­minari riflessioni sulle modalita di impiego dei ma­teriali nelle diverse fasi edilizie che interessarono l'area del foro dall'eta tardo arcaica all'eta imperia­le avanzata. Si propongono qui di seguito alcune os­servazioni che paiono significative, anche se certo non esaustive, nell' auspicio di poter confrontare in futuro i dati ricavati per la zona del foro con quelli di altre aree di Nora e completare in questo modo il quadro dell'utilizzo dei materiali da costruzione e dell'approvvigionamento delle materie prime lapi­dee neUe diverse fasi di vita della citta.

5.1 Le strutture della pnma eta pumca (periodo IIA)

Risalgono alla prima eta punica (fine VI-inizi V sec. a.C.) due isolati (isolati "A" e "B") separati da un tracciato viario rinvenuti nella porzione centro­meridionale dell'area forense (settore I) ed un edifi­cio a probabile funzione sacra individuato al di sotto dell'edificio templare di eta romana (settore II), ol­tre ad alcuni lacerti strutturali di difficile lettura nel­la zona del portico orientale del foro ( settore III) 38•

Delle strutture murarie dei due isolati del setto­re 1 (interpretati come complesso misto a funzio­ne abitativo-mercantile) rimane lo zoccolo litico di base, composto da ortostati squadrati in litarenite e grainstone disposti a distanze variabili lungo i setti murari e intervallati da ciottoloni e scapoli di an­desite porfirica, quarzoarenite, wackestone, leuco­granito a biotite, grainstone, litarenite e packstone/ grainstone. Gli stessi litotipi sono riconoscibili ne­gli elementi lapidei che compongono il rivestimento intemo dei pozzi e la superficie del tracciato strada­le, dove si puo segnalare anche la presenza di por­fido e granitP9•

Dell 'edificio localizzato sotto al tempio romano, pure databile ad eta tardo arcaica, si sono invece conservati la massicciata di fondazione, in scapoli di litarenite, quarzoarenite, granito e andesite porfi­rica40, il muro di chiusura settentrionale, di cui sono

38 Cfr. il contributo di J. Bonetto nel tomo I. 39 Si segnala anche Ia presenza di un manufatto in lava ba­

saltica (probabilmente un macinello nuragico reirnpiegato). 40 Nella massicciata sono presenti ancbe un blocco siliciz-

visibili alcuni blocchi lavorati in litarenite presso l'angolo nord-orientale, ed un unico blocco squa­drato di grainstone sotto al pronao dell' edificio ro­mano. Fungeva da preparazione del piano pavimen­tale della struttura preromana un cospicuo livello di ciottoli rinvenuto in tutta l'estensione del vano; si tratta di materiale locale, verosimilmente recupera­to dalla spiaggia o dal greto del Rio Pula, rna molto selezionato dal punto di vista della pezzatura. Del piano pavimentale si conserva invece solo un ridot­to lacerto, costituito da un battuto di sabbia molto compattato con componenti litoidi, probabilmente proveniente dai depositi dell'arenile di Nora.

Risultano immediatamente evidenti l'ampia va­rieta e la sostanziale omogeneita dei materiali da costruzione utilizzati neUe strutture piu antiche in­dividuate nell'area: troviamo in prevalenza andesite porfirica, quarzoarenite, grainstone, litarenite, rna anche packstone/grainstone, porfido e graniti, senza sostanziali differenze tra i due isolati, la strada (set­tore I) e l'edificio a nord (settore II) nella scelta dei litotipi. In questa prima fase si tratta principalmente di massi non lavorati, ciottoloni e scapoli di piccole e medie dimensioni, per lo piu levigati e arrotondati dall ' erosione marina, che fanno pensare all'impiego prevalente di materiale disponibile sul posto, come i depositi di spiaggia, anziche all 'utilizzo di mate­riale di cava appositamente tagliato per la messa in opera.

Nelle strutture murarie sono tuttavia presenti anche alcuni blocchi squadrati e lavorati, impiega­ti con evidente funzione statica soprattutto presso i raccordi ad angolo dei setti murari: nei muri dei due isolati del settore I, realizzati con la tecnica "a orditura di ritti", sono infatti inseriti diversi ortosta­ti, cosi come manufatti squadrati sono presenti nel muro settentrionale e nell'area frontale dell'edificio tardo-arcaico sotto al tempio romano. Tali blocchi accuratamente lavorati sono tutti esclusivamente in litarenite o in grainstone, e provengono verosi­milmente dalle localita estrattive vicine alla citta (il promontorio di Nora, presso l'area dell'attuale bi­glietteria, o la penisola di "Fradis Minoris"), sfrutta­te quindi sin dalle prime fasi costruttive della citta. Si verrebbe cosi a confermare l'ipotesi gia avanzata di un utilizzo di queste cave di arenaria fino almeno dalla fine del VI sec. a.C.41 .

zato ed un mas so di grandi dimensioni in andesite basaltica. 41 Cfr. f TNOCCHI 1999, 188-189; FTNOCCHI 2002a, 170-172.

ln precedenza, lo sfruttamento intensivo delle cave di arenaria della costa sud-occidentale della Sardegna veniva per lo piu da­tato dal IV sec. a.C. in poi, sulla base dello sfruttamento delle cave tra Matzacara e Paringianu perle costruzioni dell 'abitato ellenistico di Monte Sirai (MoscAn, BARTOLONI, BoNDi 1997,

l MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 865

I dati indicano inoltre che nei cantieri degli edi­fici della prima eta punica tutti i materiali impiega­ti furono recuperati nella stessa area di cantiere o neUe zone strettamente adiacenti al centro urbano42

,

mentre non sembra registrarsi in questo periodo l'impiego di alcun tipo di materiale proveniente con certezza da cave del territorio della Piana di Pula o da aree piu lontane. Questa annotazione appare di particolare interesse se incrociata con i dati ricava­ti dalle campagne di ricognizione dell' entroterra di Nora, che hanna evidenziato una modesta o quasi inesistente diffusione nel territorio della citta di in­dicatori materiali che ne testimonino la frequenta­zione o lo sfruttamento fino al IV sec. a.C.43

; la citta nelle sue prime fasi di vita sembra quindi configu­rarsi sempre piu come nucleo autarchico, proiettato verso il mare piu che verso la terra, anche per quan­ta riguarda l'approvvigionamento del materiale fun­zionale alla realizzazione delle strutture edilizie.

Dal punta di vista tecnico-edilizio e possibile infine osservare come nei muri dei due isolati del quartiere arcaico, costituiti originariamente da uno zoccolo in materiali lapidei di circa 1 metro di al­tezza ( conservatosi in buona parte) ed un alzato (perdu to) in terra pressata (pis e), vengano impiegati nello zoccolo tutti materiali "duri"44

, evidentemente per la realizzazione di fondazioni salde, resistenti e impermeabilizzanti.

5.2 Le trasformazioni architettoniche e urbanistiche di eta romana repubblicana (fine del II sec. a.C. -inizio del I sec. a.C.) (periodo IliA)

Caratteristiche ancora diverse presentano le strutture realizzate tra la fine del II sec. a.C. e l'ini­zio del I sec. a.C. Risalgono a questa periodo alcuni ambienti situati ad ovest degli isolati tardo arcaici (isolato "C"), probabilmente collegati ad un'area scoperta con silos al centro, alcuni muri rinvenuti nell' area del portico occidentale del foro romano e una vasca/cistema che si inserisce negli ambienti dell'isolato A di eta tardoarcaica.

84, 90). 42 Lo stretto legame esistente tra materiali da costruzione e

contesto ambientale nell ' edilizia fenicia e punica e sottolineato anche in DE Soc1o 1983, I 06.

43 BoTTo, MELrs, RENDELl 2000, 263-264, 268-269; FINoc­CHI2002a, 185-186.

44 La durezza di una roccia e direttamente connessa alia na­tura dei singoli minerali che Ia costituiscono ed alia consistenza della !oro coesione reciproca all'interno della roccia stessa. Si fa riferimento alia scala di Mohs (minerali teneri: si scalfiscono con l'unghia; semi duri: si rigano con una punta d'acciaio; duri: non si rigano con una punta di acciaio ).

I muri degli edifici dell 'isolato "C" sono costi­tuiti da ortostati squadrati in litarenite e grainstone, molto ravvicinati, e da scapoli quasi esclusivamente di andesite porfirica. Il silos viene invece realizza­to utilizzando ciottoli e scapoli lapidei di medie e piccole dimensioni, piuttosto levigati e arrotondati dall' azione marina; si tratta soprattutto di quarzo­arenite e andesite porfirica, rna sono presenti anche litarenite e graniti. Nell'area del portico occidentale del foro i muri, della spessore di circa 0, 7/0,8 m, sono costituiti da massi di grainstone e andesite porfirica, sbozzati, grandi fino a 0,6 m, e da ciotto­loni granitici. La cisterna, infine, e realizzata quasi completamente con blocchetti squadrati di litareni­te, con qualche blocchetto in quarzoarenite.

I materiali piu utilizzati rimangono dunque la li­tarenite, il grainstone e !'andesite porfirica, le cui cave sono non a caso situate nelle immediate vici­nanze del centro urbano. I primi due litotipi sembra­no essere scelti in particolare qualora sia necessaria tagliare le pietre in modo regolare (per la realizza­zione degli ortostati dei muri, ad esempio, o per la copertura del silos, una lastra di forma circolare ), mentre i massi di andesite porfirica paiono sempli­cemente sgrossati fino a raggiungere le dimensioni desiderate. Si continua ad attingere anche ai deposi­ti di spiaggia, come dimostra la presenza di ciottoli e ciottoloni nei muri del settore occidentale e nel rivestimento del silos.

5.2 La fortificazione di eta romana repubblicana (prima meta del I sec. a.C.) (periodo IIIB)

Intomo alla fine del II sec. a.C. viene costruita una poderosa struttura muraria, probabilmente di natura difensiva, che corre parallela alla linea di co­sta a sud del tracciato stradale di eta tardo arcaica fino alla zona del futuro portico orientale del foro romano, dove piega ad angola retto verso nord. I1 muro e costituito da grandi blocchi e massi di grain­stone, litarenite, andesite porfirica, graniti e quarzo­arenite (talvolta grossi quanta l'intero spessore del muro) e presenta uno spessore variabile tra 0, 70 e 1,10 m45

.

Se i materiali utilizzati sono gli stessi degli edi­fici tardo arcaici, diverse sono invece le caratteristi­che dei blocchi che costituiscono la fortificazione della fine del II sec. a.C.: si tratta di blocchi squa­drati e grossi massi di grande pezzatura, sbozzati e non levigati dall' azione marina, mentre rari sono i ciottoloni, frutto di erosione naturale, cosi diffusi

45 Nel muro localizzato nell'area del portico orientale sono presenti anche alcuni blocchi intonacati di reimpiego.

866 MrcHELE Aous, STEFANO CARA, GrovANNA F ALEZZA, MARCO MoLA

nelle strutture pili antiche. Per l'approvvigionamen­to dei materiali, dunque, si ricorre meno in questa periodo ai depositi di spiaggia, recuperando i bloc­chi altrove, forse gia da localita estrattive. In par­ticolare, sembra altamente probabile che si sfrutti fin da queste fasi il deposito di crollo naturale di blocchi di andesite porfirica localizzato subito ad ovest dell'altura della Torre diS. Efisio (cfr. supra, par. 3), dove ancora oggi si trova una grande quan­tita di materiale staccatosi dalle pareti rocciose del promontorio46

La decisa crescita della frequentazione del retro­terra del promontorio norense riscontrata nelle cam­pagne di ricognizione del territorio per l'eta punica47

non sembra dunque trovare immediato riscontro nel materiale da costruzione utilizzato per gli edifici di questa fase , per i quali si continuano a sfruttare le cave situate nei pressi della citta. E dunque possibi­le che il popolamento della piana di Pula in questa periodo sia da mettere in relazione con lo sfrutta­mento solamente agricola o pastorale del territorio da parte della citta, e che per l'approvvigionamento di materiale edilizio si seguiti a rivolgersi alle loca­lita estrattive limitrofe all 'abitato, la cui posizione sul mare risultava particolarmente comoda per il trasporto dei blocchi48

5.4 La costruzione del foro romano ( seconda meta del I sec. a.C.) (periodo IV)

Il grande progetto dell ' area forense romana, con­datto nel corso della seconda meta del I sec. a.C. , prevedeva la realizzazione della piazza vera e pro­pria, dei due lunghi porticati che la fiancheggiano ad est e ad ovest, di alcuni ambienti affacciati sui due portici e dell'edificio templare che occupa una parte dellato settentrionale49

• Un cantiere edilizio di cosi vaste proporzioni richiese certo grande disponibilita di materiale da costruzione, e determino quindi un ampio sfruttamento delle vicine localita estrattive (cfr. supra, par. 4): l'istmo della penisola di Nora

46 Sui deposito di crollo cfr. anche Dr GREGORIO, FLORIS, MATTA 2000, 13. I blocchi del deposito, come quelli delle strutture esaminate, hanno spigoli vivi, non ancora levigati dall ' azione eolica o marina, e costituiscono senza dubbio un comodo bacino di approvvigionamento di materiale edilizio per !a citta. Per l ' estrazione di materiale dal promontorio in eta pu­nica si veda anche FINoccHr 2002a, 172.

47 Cfr. RENDELl 2003 , 19-22; BoTTo, MEus, RENDELl 2000, 269-270, con bibliografia precedente.

48 Cfr. FINOCCHT 1999, 188-189. 49 Cfr. i contributi di A.R. Ghiotto eM. Novello nel volume

I.

e "Fradis Minoris" per i livelli delle sequenze della serie tirreniana, la punta della Torre di S. Efisio per !'andesite porfirica e l'autobreccia andesitica.

Nelle diverse strutture vengono utilizzati diffe­renti tipi di materiali, in parte gia noti ed impiegati nelle fasi precedenti, rna qui ben differenziati dal pun to di vista funzionale. N ello specifico, 1 'intera su­perficie scoperta della piazza viene pavimentata con lastre squadrate e lavorate in auto breccia andesitica, materiale utilizzato anche per i gradini di accesso ai portici; le strutture di maggior rilievo monumen~ tale sono realizzate in grandi blocchi squadrati, per i quali si impiegano in modo pressoche esclusivo i litotipi della sequenza II della serie tirreniana; infine altre strutture, relative a muri forse con minore cari­co portante, sono costituiti da fondazioni in ciottoli e scapoli lapidei di svariati litotipi50

In grandi blocchi squadrati sono le fondazioni dei muri perimetrali e il setto murario che bipartisce il pronao dell' edifico templare sul lato settentrio­nale della piazza (litarenite ciottolosa, grainstone e packstone/grainstone), le fondazioni del muro di sostegno che limitava a sud 1' area forense ( conglo­mera to arenaceo )51

, le fondazioni delle colonne e i muri dei due portici (grainstone, packstone/grain­stone, litarenite quarzosa e litarenite ciottolosa), le fondazioni dell' edificio interpretato come basilica civile, nel settore sud-orientale (grainstone e lita­renite) e dell'edificio con cisteme sito immediata­mente a nord di essa, e infine il muro di fondo della curia, affacciata sul portico occidentale (packstone/ grainstone e litarenite). Blocchi di areniti vengono impiegati in modo massiccio anche nei basamenti dei monumenti onorari, come quello posto al centro della piazza (packstone/grainstone, grainstone e li­tarenite) o le basi collocate davanti alle colonne dei portici (litarenite ciottolosa).

In ciottoli e scapoli di grainstone, andesite por­firica, quarzoarenite, graniti e litarenite sono invece le fondazioni di alcuni tratti del muro del portico orientale (ad eccezione delle porzioni angolari, in blocchi), dei muri dell'ambiente quadrangolare lun­go il portico orientale a nord dell' edificio con cister­ne, e delle strutture murarie dell' esedra e dei muri laterali della curia aperte sul portico ovest.

Diversi materiali e diversa messa in opera pre­sentano altre strutture di funzione ancora differente.

50 Va tuttavia rilevato come, a differenza dei muri dei quar­tieri di eta arcaica, le strutture del foro romano siano conservate quasi solo a livello di fondazione .

51 Non e escluso pen) che il muro di chiusura meridionale del foro sfrutti fondazioni risalenti a! periodo III: cfr. i contribu­ti di J. Bonetto e A.R. Ghiotto nel volume I.

l MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 867

Tra le infrastrutture idrauliche, ad esempio, le cana­lette sono realizzate con svariati litotipi di pezzatura tra loro omogenea (blocchetti, scapoli e ciottoloni di medie dimensioni di andesite porfirica, litarenite e leucogranito per la canaletta sottopavimentale che corre dal centro verso l'angolo sud-orientale della piazza; blocchi squadrati di grainstone, packsto­ne/grainstone e litarenite e grossi scapoli e massi sbozzati di andesite porfirica e quarzoarenite per la canaletta che taglia trasversalmente il portico occi­dentale per il deflusso delle acque dall'invaso del teatro al mare), rna non manca di essere impiegata anche la litarenite, per la sua lavorabilita (la cisterna a bagnarola situata a nord della basilica e completa­mente rivestita di blocchetti squadrati in litarenite, cosi come in lastre lavorate di litarenite ciottolosa sono il pozzo e la relativa canaletta del pronao del tempio).

Uno sguardo va infine rivolto alle rare pavimen­tazioni conservatesi nel complesso monumentale: all' interno dell' esedra affacciata sul portico occi­dentale e presente un rivestimento in seminato di scaglie, realizzato con materiali non documentati nel territorio di Nora e provenienti verosimilmen­te da area sulcitana (cfr. supra, par. 4); in seminato di scaglie e pure la pavimentazione della cella del tempio, simile a quella dell'esedra e come questa costituita da frammenti litici provenienti dalla zona di Cagliari e di Porto Pino.

Dal punto di vista della tipologia dei materiali impiegati, nel cantiere di costruzione del foro roma­no vengono in definitiva sfruttati principalmente gli orizzonti della serie tirreniana (litarenite, grainsto­ne e packstone/grainstone), tagliati in blocchi squa­drati perle strutture murarie e le basi di colonne e di monumenti onorari, oppure lavorati in lastre o bloc­chetti a seconda dell'impiego (nel rivestimento della cisterna a bagnarola lungo il portico orientale e nel pozzo e nella canal etta del pronao del tempio )52

. Va dunque rilevata la continuita di utilizzo delle cave del promontorio di Nora (area della biglietteria) e della penisola di "Fradis Minoris" . Per quanto ri­guarda la messa in opera, si registra inoltre l'intro­duzione della malta, presente nei muri del portico orientale, nella canaletta sottopavimentale e tra le lastre di pavimentazione della piazza, il cui utilizzo costituisce un marcatore evidente di natura tecnolo­gica dei processi di romanizzazione.

A partire da questa momento, inoltre, iniziano ad essere adoperati due nuovi materiali da costruzione, del tutto assenti nelle strutture delle fasi precedenti :

52 Cfr. anche GHIOTTO 2004, 8.

l 'autobreccia andesitica, proveniente con ogni pro­babilita dagli affioramenti della zona della Torre di S. Efisio ( cfr. supra, par. 4) e sfruttata per tutta la pavimentazione della piazza ( oltre che, al di fuori dell'area forense , per la lastricatura delle strade53

),

e la litarenite quarzosa, estratta forse dalle cave di "Sa Perdera", che iniziamo ora a trovare seppure in quantita nettamente minore rispetto a litarenite e grainstone. La frequentazione di una nuova localita estrattiva nell'entroterra puo essere vista come il ri­flesso dell' abbondante presenza antropica registrata in tutta la piana di Pula per l'eta romana54

, legata ad un intenso sfruttamento delle risorse del terri­torio. La citta possiede ormai un affaccio netto su un' am pia area territoriale, dalla quale pervengono i prodotti e ·1e materie prime fondamentali per la sua economm.

L' approvvigionamento di materiale none tutta­via circoscritto unicamente alle zone vicine al cen­tro urbano. Se per le strutture si utilizzano litotipi di provenienza locale, infatti, per le pavimentazio­ni si fanno arrivare materiali anche da piu lontano, come i calcari della zona di Cagliari e Porto Pino e probabilmente, con l'inizio dell'eta imperiale5S, i marmi da svariate localita mediterranee (impiegati ad esempio nel rivestimento pavimentale della cu­ria) . La loro presenza e indizio dell'esistenza di un sistema di reperimento e trasporto dei materiali ad ampio raggio, non piu limitato alle sole risorse del territorio di pertinenza della citta.

5.5 Gli interventi di media eta imperiale (III-IV se­colo d.C.) (periodo V)

Nel corso del III-IV secolo il foro fu interessato da una serie di interventi strutturali che ne modifi­carono in parte l'aspetto monumentale. Furono co­struiti due archi monumentali di accesso alla piaz­za, a nord-est e a nord-ovest, le cui fondazioni sono interamente costituite da grossi blocchi squadrati di grainstone; la piazza stessa venne ampliata presso l' angolo nord-orientale, ed il nuovo settore, pavi­mentato omogeneamente al resto dell'area in lastre di autobreccia andesitica, e limitato a nord da un

53 Pietre di origine vulcanica sono impiegate nelle lastrica­ture di strade e piazze anche a Tharros e Fordongianus, vero­similmente per Ia !oro compattezza e resistenza all'usura (cfr. GHIOTTO 2004, 11).

54 Bono, MELis, RENDELl 2000, 264-266 e 270-271. 55 I1 materiale marmoreo non e stato rinvenuto in situ; per

1a crono1ogia si fa dunque riferimento in genera1e all'inizio del­le importazioni di questo materiale in Sardegna. Per i marmi bianchi cfr. supra (par. 4); per gli altri marmi, si veda il contri­buto diG. Furlan e E. Madrigali in questo stesso volume.

868 MICHELE A Gus, STEFANo CARA, GrovANNA F ALEZZA, MARco MoLA

muro curvo in opera cementizia con grossi blocchi squadrati di grainstone, litarenite e packstone/grain­stone e ciottoli e scapoli di dimensioni svariate di andesite porfirica e leucogranito. A nord di questo, ad est del tempio, venne realizzato un nuovo muro di recinzione in blocchetti squadrati di grainstone legati con malta, con fondazioni in scapoli di lita­renite, graniti e andesite porfirica. Risalgono inoltre alia media eta imperiale diversi interventi di costru­zione o risistemazione degli ambienti che si affac­ciavano sui due portici, realizzati talvolta con bloc­chi squadrati di grainstone, packstone/grainstone e litarenite, altre volte con materiali svariati e di di­versa pezzatura, anche di reimpiego (come nel caso dei muri del vano piu a nord del portico orientale, costituiti da blocchi tagliati di litarenite, grainsto­ne e packstone/grainstone, da ciottoloni di andesite porfirica e granito e da scapoli sbozzati di litarenite e grainstone). Infine, gia nel I sec. d.C. la canaletta di scolo sotto al portico occidentale era stata in par­te sfruttata da una nuova canaletta proveniente dal teatro costruita con materiali e tecniche molto diver­si rispetto a quella originaria: un' opera cementizia con scapoli andesitici di medie dimensioni, laterizi, blocchi di litarenite e grainstone, malta.

Rispetto alle strutture gia esistenti, si nota un'as­soluta coerenza nella scelta dei materiali edilizi im­piegati nelle nuove realizzazioni di eta imperiale, che vogliono inserirsi in modo omogeneo nel gia costituito quadro monumentale: le strutture mura­rie sono sempre in blocchi di grainstone, litareni­te e packstone/grainstone (Ie cui cave continuano evidentemente ad essere sfruttate senza soluzione di continuita), e del pari presente e !'andesite porfiri­ca. Un'unica differenza e forse determinata dal piu ampio utilizzo delle miscele leganti ad essicazione, impiegate nelle strutture costituite da ciottoli e sca­poli e non da blocchi squadrati (il muro che delimita l'ampliamento semicircolare della piazza e la cana­letta di scolo del teatro ).

5.6 Le strutture di tarda eta imperiale (prima meta del V secolo d.C.) (periodo VI)

Gli interventi che interessarono il foro nella tar­da eta imperiale riguardano la realizzazione di alcu­ne fondazioni in blocchi di litarenite e grainstone all'intemo della cella del tempio, l'erezione di un monumento onorario a fianco dell'arco d'ingresso nord-occidentale (in blocchi squadrati di litarenite ciottolosa e grainstone) ed alcune modifiche strut­turali nel portico occidentale. Questo fu risistemato nella sua porzione settentrionale, i cui muri sono in grandi blocchi di litarenite, grainstone e litarenite

quarzosa56 legati da malta; fu rifatta anche la parte settentrionale della fronte colonnata rivolta verso la piazza, connotata dai plinti delle colonne ben squa­drati (58 x 58 em, h 25 em) in un wackestone di colore chiaro.

Le caratteristiche del materiale impiegato per la risistemazione del portico occidentale denotano una particolare attenzione nella scelta dei litotipi e nel taglio dei blocchi. A fianco della consueta presen­za di litarenite e grainstone, va infatti notato l'im­piego massiccio della litarenite quarzosa, che qui e presente in quantita molto elevata rispetto al suo precedente utilizzo nel foro. Costituisce inoltre una novita l'utilizzo di un wackestone proveniente forse dalla zona di Porto Pino ( cfr. supra, par. 4 ), accura­tamente tagliato e lavorato per la realizzazione dei nuovi plinti delle colonne.

5.7 L'eta alto medievale (post 450 d.C.) (periodo VII)

Da ultimo, vengono ricondotti all'eta tardo an­tica diversi interventi nel settore settentrionale del­la piazza, sia nei dei due portici, con l'utilizzo di materiale di reimpiego, sia nel tempio, l'intemo del quale viene suddiviso in piccoli vani con l'erezione di muri in scapoli di andesite porfirica. Per i lavo­ri vengono utilizzati materiali di facile reperimento nelle vicinanze (areniti, scapoli di andesite porfi­rica) o piu probabilmente recuperati nei pressi da strutture gia esistenti.

GJOVANNA F ALEZZA

6. Conclusioni

Dall' analisi condotta si evidenzia chiaramente come, al di la dell'impiego dei vari litotipi nelle singole fasi edilizie individuate nell'area del foro, lo studio dei materiali da costruzione contribuisca significativamente all'indagine di una vasta serie di aspetti ad esso collegati in tutto l'arco di vita della citta: lo studio dei rapporti tra citta e territorio, delle capacita tecnologiche applicate all'architettura, del­le dinamiche di approvvigionamento di materiale da costruzione, fino ad una piu ampia valutazione dei grandi processi storici come quello della domina­zione cartaginese e della romanizzazione. Cosi, in

;6 I blocchi di litarenite quarzosa sono concentrati nella

porzione settentrionale del muro di fondo del portico.

I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI 869

accordo con i dati fomiti dalle indagini di superfi­cie, osserviamo come l 'utilizzo in eta tardo arcai­ca di materiale edilizio reperito esclusivamente in situ o in aree strettamente adiacenti al centro urbano indichi l'assenza di espansione della citta nel terri­torio circostante, e come !'interesse per l'entroterra aumenti poi gradualmente nei secoli successivi, fino all'eta romana, fase in cui Nora appare notevolmen­te proiettata verso il territorio di sua pertinenza, dal quale ricava le materie prime necessarie al suo svi­luppo monumentale.

Lo sfruttamento delle vi cine localita estrattive nel periodo romano e sistematico ed organizzato, rna va sottolineato come alcune di esse, ovvero quelle del­le areniti e delle rocce vulcaniche, siano utilizzate sin dalle primissime fasi edilizie della citta. In par­ticolare, gli orizzonti della serie tirreniana (litareni­te, grainstone, packstone/grainstone, conglomerato arenaceo) vengono impiegati senza soluzione di continuita da eta tardo arcaica fino almeno alla tarda antichita; le cause del fenomeno sono probabilmen­te da ricercarsi nelle qualita del materiale, molto adatto per leggerezza e lavorabilita ad essere taglia­to, trasportato e messo in opera. Anzi, la presenza delle cave nelle immediate vicinanze del promonto­rio dove sorge la citta (la punta di S. Efisio, l'istmo del promontorio della citta, "Fradis Minoris") puo apparire come una delle cause dello straordinario sviluppo monumentale di Nora nel corso del tempo e una importante ragione della scelta locazionale del sito abitato. La collocazione topografica delle cave paracostiere e del resto senz'altro decisiva per una loro fruizione particolarmente agevole, grazie alla possibilita di trasportare i blocchi via mare.

La continuita diello sfruttamento delle cave vi­cine alla citta e dell'impiego di ciottoli e scapoli lapidei trovati in situ (negli zoccoli dei muri degli isolati tardo arcaici fino alle fondazioni dei muri di eta romana) e inoltre indizio di un sistema di repe­rimento delle materie prime guidato indubbiamente da ragioni di ordine pratico (facilita di approvvi­gionamento e trasporto, costi inferiori). Criteri di economia di recupero e lavorazione del materiale sembrano in definitiva prevalere rispetto a criteri di funzionalita e selezione del materiale stesso, sebbe­ne si debba tenere in considerazione il vantaggio di cui godeva la citta nel disporre com9damente di due macrotipi adatti ai diversi utilizzi (le areniti tenere e lavorabili, le rocce andesitiche "dure").

In parallelo, lo studio dei materiali da costru­zione ha messo in luce 1' esistenza almeno dall' eta romana di direttrici commerciali per l'importazione di materiali lapidei da localita esteme al territorio della citta, utilizzati in particolare per gli elementi

di rivestimento e architettonici: calcari dalla zona di Cagliari e Porto Pino per le pavimentazioni in se­minato di scaglie, rna anche marmo da Luni, dalla Turchia e da diverse altre localita per gli elementi architettonici e i rivestimenti57

Una seconda serie di considerazioni riguarda 1' esistenza o meno di una relazione fissa tra mate­riale e funzione nelle due principali macrofasi co­struttive che interessarono l'area nel corso della sua storia (il quartiere abitativo-mercantile che venne via via estendendosi dalla prima eta punica all' eta romana repubblicana, e il grande complesso del foro romano). In tutte le fasi edilizie precedenti alla rea­lizzazione del foro non si nota una differenza nella scelta e nell'utilizzo del materiale da costruzione a seconda della tipologia o della funzione dell'edi­ficio in cui il materiale viene impiegato: gli stessi litotipi vengono adoperati indifferentemente nelle fondazioni e nell'alzato, cosi come gli stessi litoti­pi vengono usati, ad esempio, per i muri degli am­bienti e per il rivestimento della strada58

• Non cosi per quanto possiamo notare nel complesso forense romano, dove la lastricatura della piazza viene rea­lizzata interamente e unicamente in autobreccia an­desitica e le poderose fondazioni murarie in blocchi di areniti, evidenziando una diretta connessione tra il materiale e il tipo di struttura in cui esso viene im­piegato. Tuttavia e possibile individuare l'esisten­za di un rapporto tra materiale e funzione in tutte le fasi edilizie individuate, con il costante impiego delle areniti per la realizzazione di blocchi squadrati (presenti come ortostati nei muri tardo arcaici come pure nelle fondazioni murarie degli edifici del foro), evidentemente per ragioni legate alle caratteristiche di lavorabilita del materiale.

MICHELE AGUS, STEFANO CARA,

GIOVANNA F ALEZZA, MARco MoLA

57 Cfr. i contributi di A.R. Ghiotto e diG. Furlan ed E. Ma­drigali in questo stesso volume.

58 P. De Socio non ritiene infatti che nell'edilizia fenicio­punica in Sardegna e Sicilia esista una precisa relazione mate­riale/funzione: DE Soc10 1983, 106.

TAV. XX M. AGUS, S. C ARA, G. FALEZZA, M. MOLA - I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI

)

Alcuni reperti marmorei analizzati: 1) frammento di capitello di Jesena (camp. 7, tab. 1); 2) frammento di panneggio (camp. 5, tab. 1); 3) frammento di astragalo (camp. 4, tab. 1); 4) dito di statua (camp. 6, tab. 1); 5) dito di statua (camp. 9, tab. 1);

6) frammento di statua (?)(camp. 8, tab. 1).

M. Aaus, S. CARA, G. FALEZZA, M. MoLA - I MATERIAL! DA cosTRUZIONE E 1 MARMI BIANCHI TAV. XXI

1 2

3 4

5 6

7 8

9 10

Foto dei campioni dei materiali lapidei da costruzione (campioni A-L).

TAV. XXII M. AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M. MOLA - I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMl BIANCHI

11 12

13 14

15 16

17 18 /

19 20

Foto dei campioni dei materiali lapidei da costruzione (campioni M-V).

a

c

e

M. AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M. MOLA- I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI TAv.XXIII

0 2mm b 0 O.Smm

0 2mm d 0 0.2mm

0 2mm f 0 O.Smm

Micrografie dei marmi in sezione sottile (polarizzatori incrociati): a-d marmi a struttura omeoblastica, con numerosi punti tripli e cristallli di plagioclasio albitico (d); e-fmarmo a struttura eteroblastica del tipo mortar structure.

TAV. XXIV M. AGus, S. CARA, G. FALEZZA, M. MoLA- I MATERIAL! DA cosTRUZIONE E I MARMI BIANCHI

6000 Ca

I 5000

4000

(/)

f> 3000

2000

1000 ~A_ 9zj Ca

Ca+Qz Ca

0 ~ Ca Ca l ' Ca+Qz

4 8 12 16 20 24 28 32 36 40 44 48 52 56 60

2Q

b )

Diffrattograrnmi rapperesentativi dei campioni di marmo bianco analizzati: a) analisi XRD del campione 12; b) analisi XRD del campione 3. Ca= calcite; Qz= quarzo; M= mica; Pl=plagioclasio.

M. AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M. MOLA- I MATERIALI DA COSTRUZIONE E I MARMT BIANCHI TAv.XXV

,........ co 0 0..

u 00 .....

"0

Fine-grained marbles (average MGS < 2mm)

c= Pe-2

-14 -13 -12 -11 -10 -9

a

~

-8 -7 -6

01sO (PDB)

7

6

5

4

3

2

1

0

-1 10

11 -2

-5 -4 -3 -2 -1 0 1

Medium- to coarse -grained marbles (average MGS > 2mm)

3

~/- ~ : ,.-.. co 0 0..

u 00 ....

"0

N

-14 -13 -12 -11 -10 -9 -8 -7 -6 -5 -4

b 61sQ (PDB)

-3 -2 -1 0 1

Diagrammi dei valori isotopici di carbonio e ossigeno dei marmi bianchi di Nora a grana fi ne (a) e a grana medio-grossa (b). A ph = Aphrodisias; C = Carrara; D = Dokimeion; Hy = Imetto; N= Naxos; Pe = Penteli; Pa = Paros; Pr = Prokonnesos;

T = Thasos.

4

3

2

1

0

-1

-2

TAV. XXVI M . Aous, S. C ARA, G. FALEZZA, M . M oLA - I MATERIAL! DA cosTRUZIONE E 1 MARMJ BIANCHI

a b

c d

e f

Affioramenti di depositi tirreniani nell 'area di Nora: a) arenarie tirreniane a stratificazione incrociata, sequenza I cala nordorientale; b) conglomerato tirreniano della sequenza II, cala nordorientale; c) fronte di cava nella penisola di Fradis Minoris. Livelli a rhodoliti; d-e) cesure per l' estrazione di blocchi nella cala nord orientale in prossimita dell'area archeologica; f) conglomerato basale tirreniano

della sequenza II nella cala meridionale.

M. Aous, S. CARA, G. FALEZZA, M. MoLA - I MATERIAL! oA cosTRUZIONE E 1 MARMI BIANCHI TAv. XXVII

a b

c d ., " ... ' ..... ' ...

ilt ~to . • • .. ~·1". ·it-rf~ ; / • . .::·}b • r--. -~ ; - ~;- ~~:1- - f. " •. ,.._ _.,,__ . ...., '

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~ -~"1' -~ ' .. ' ....... - .. lii"'W'7 ' . - .......... ..-..: - ===

e f

Micrografie dei lapidei da costruzione in sezione sottile (polarizzatori incrociati), scala grafica = 2 mm: a) campione B, tab. 2; b) campi one di arenaria tirreniana della sequenza I, cala nord orientale; c) campi one L, tab. 2; d) campi one di arenaria tirreniana della

sequenza II daIs Fradis Minoris; e) campione P, tab. 2; f) campione di arenaria grigia dalla loc. "Sa Perdera".

TAV. XXVIII M. AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M . MOLA - I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI

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Micrografie dei lapidei da costruzione in sezione sottile (polarizzatori incrociati), scala grafica = 2 mm: a) campione F, tab. 2; b) campione di andesite porfirica dal promontorio diS . Efisio; c) campione Q, tab. 2; d) campione andesite autobrecciata dal

promontorio diS . Efisio; e) campione PFl , scaglie bianche, tab. 3; f) "Pietra Forte" della sequenza miocenica di Cagliari.

M . AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M. MOLA- I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI TAV. XXIX

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Micrografie dei lapidei da costruzione in sezione sottile (polarizzatori incrociati), scala grafica = 2 mm: a) campione PHI , tab. 3, scaglia bruna a bande bianche sub-parallele; b) campi one PHI, tab. 3, scaglia rosata a bande bianche; c) campione PHI, tab. 3, malta della pavimentazione; d) sabbia dell'arenile di Nora; e) campione PF2, tab. 3, scaglia di calcare bianco a foraminiferi; f) calcare "Tramezzario"

della serie miocenica di Cagliari.

TAv.XXX M. AGUS, S. CARA, G. FALEZZA, M . MOLA- I MATERIAL! DA COSTRUZIONE E I MARMI BIANCHI

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Micrografie della pavimentazione dell'esedra e del supporto dell 'iscrizione di Aristius Rufus in sezione sottile (polarizzatori incrociati), scala grafica = 2 mm: a) campione PE2, tab. 3, tessera bianca di calcare bioclastico a foraminiferi; b) campione 0 , tab. 2, calcarea miliolidi; c-d) campione AR, tab. 2, calcare nero utilizzato per Ia realizzazione del supporto dell 'epigrafe di Aristius Rufus; e) campi one AR, tab. 2, contenuto bioclastico del calcare nero dell ' iscrizione (cardiola (?) e orthoceras, scala grafica = 0.5 mm); f) campione AR,

tab. 2, bivalve articolato con all'intemo cristalli di calcite secondaria (scala grafica = 0,25 mm).

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