Verso la 6a riforma dello Stato in Belgio

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federalismi.it n. 1/2013 VERSO LA SESTA RIFORMA DELLO STATO IN BELGIO * di Gabriele Conti (Dottorando di Ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate Sapienza Università di Roma) 9 gennaio 2013 Sommario : Introduzione; 1. La riforma del sistema elettorale e le crisi di governo del 2007 e del 2011; 2. Le modifiche della legge elettorale nel Governo Leterme I (1999 2003); 3. La legge 13 dicembre 2002 e il ricorso alla Corte d’Arbitrato per BHV; 4. Le 13 proposte di legge di riforma dello Stato del 4 aprile 2012; 5. Riforma della forma di governo secondo gli accordi di governo dell’11 ottobre 2011; 6. Verso la sesta riforma dello Stato in Belgio; Bibliografia. Introduzione Il Belgio rappresenta uno dei più importanti case studies del diritto costituzionale in particolar modo per le relazioni esistenti tra la dimensione politica ed i processi di trasformazione del suo ordinamento giuridico. L’evoluzione dell’ordinamento belga raccoglie infatti se non tutti, almeno gran parte dei sistemi costituzionali adottati oggi nel mondo occidentale. In 182 anni di storia nazionale, si è passati da una Monarchia di stampo liberale con tipo di Stato fortemente accentrato, ad uno Stato Regionale e Comunitario e poi Federale che ha progressivamente messo sullo sfondo la figura monarchica, pur sempre centrale nell’assetto valoriale del sistema politico-istituzionale. * Articolo sottoposto a referaggio.

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federalismi.it n. 1/2013

VERSO LA SESTA RIFORMA DELLO STATO IN BELGIO*

di

Gabriele Conti

(Dottorando di Ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate

Sapienza – Università di Roma)

9 gennaio 2013

Sommario: Introduzione; 1. La riforma del sistema elettorale e le crisi di governo del 2007 e

del 2011; 2. Le modifiche della legge elettorale nel Governo Leterme I (1999 – 2003); 3. La

legge 13 dicembre 2002 e il ricorso alla Corte d’Arbitrato per BHV; 4. Le 13 proposte di

legge di riforma dello Stato del 4 aprile 2012; 5. Riforma della forma di governo secondo gli

accordi di governo dell’11 ottobre 2011; 6. Verso la sesta riforma dello Stato in Belgio;

Bibliografia.

Introduzione

Il Belgio rappresenta uno dei più importanti case studies del diritto costituzionale in particolar

modo per le relazioni esistenti tra la dimensione politica ed i processi di trasformazione del

suo ordinamento giuridico. L’evoluzione dell’ordinamento belga raccoglie infatti se non tutti,

almeno gran parte dei sistemi costituzionali adottati oggi nel mondo occidentale. In 182 anni

di storia nazionale, si è passati da una Monarchia di stampo liberale con tipo di Stato

fortemente accentrato, ad uno Stato Regionale e Comunitario e poi Federale che ha

progressivamente messo sullo sfondo la figura monarchica, pur sempre centrale nell’assetto

valoriale del sistema politico-istituzionale.

* Articolo sottoposto a referaggio.

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Il costituente belga ha saputo superare i momenti critici imposti da una realtà sociale

altamente frazionata, ancorando la discontinuità politica al supremo valore dell’unità

costituzionale. La realtà politico-istituzionale del Regno del Belgio si presenta come una rete

particolarmente elastica di rapporti tra forze contrastanti in campo politico, sociale,

economico, linguistico ed istituzionale. Lo strumento utilizzato dal costituente belga per far

fronte ad elementi di rottura è stato quello del compromesso: si è deciso, volta per volta, sulla

base di una struttura cooperativa, di dar vita a nuove modalità di convivenza sociale, senza

rinnegare gli assetti già consolidati. E’ per tali motivi che il Belgio è stato considerato da

Arend Lijphart come il più importante esempio di modello consociativo: a differenza del caso

cecoslovacco, quello belga si è caratterizzato per la capacità del costituente prima, e del

legislatore poi, di instaurare un modus convivendi tra due comunità separate da insanabili

differenze linguistiche e culturali. Si tratta della comunità vallone, di lingua francese e della

comunità fiamminga, legata invece all’orbita olandese.

I maggiori costituzionalisti belgi (Delpérée, Uyttendaele e prima di loro il Professor Perin)

individuano nella Capitale il collante unitario del Paese: Bruxelles si trova inglobata

all’interno della Comunità fiamminga ma l’80% della popolazione è di lingua francese o

comunque diversa dal neerlandese, la lingua dei fiamminghi. Sulla questione

dell’appartenenza di Bruxelles all’una o all’altra comunità si regge pertanto il delicato

equilibrio raggiunto in oltre quarant’anni di riforme dello Stato.

Si possono individuare due fasi principali del lungo processo di riforma istituzionale: la prima

fase coincide con le prime tre riforme dello Stato, occorse rispettivamente nel 1970, nel 1980

e nel 1988 nelle quali le comunità vallone e fiamminga sono state dotate di istituzioni proprie

(sia di carattere regionale che comunitario). La seconda fase invece va dal 1989 ad oggi e

comprende le riforme istituzionali del territorio brussellese (1989) e quelle riguardanti i

rapporti tra lo Stato Federale (1993), gli enti federati (Regioni e Comunità) e gli enti locali –

Province e Comuni (2001).

Se nel 2001 si è proceduto ad una razionalizzazione del modello di ripartizione delle

competenze, trasferendo alle Regioni l’intera legislazione delle Province e dei Comuni, nel

2002, il legislatore ha dovuto tener conto della mutata situazione amministrativa,

intervenendo sul campo della legislazione elettorale. La legge elettorale del 13 dicembre 2002

definiva le nuove circoscrizioni per l’elezione della Camera dei rappresentanti: si

abbandonava il principio “proporzionalistico” basato sul censimento, per abbracciare invece il

criterio “provincialistico”, maggiormente controllabile a livello regionale e coerente con la

riforma istituzionale adottata l’anno precedente. In questo senso, la spaccatura tra le due

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comunità è riemersa violentemente, nel momento in cui la provincializzazione delle

circoscrizioni elettorali rimetteva in causa la posizione di Bruxelles nell’assetto istituzionale

del Paese. L’assenza di una struttura provinciale nel territorio brussellese e il particolare status

bilingue assegnato alla Regione di Bruxelles-Capitale si sono scontrati con il nuovo sistema di

ritaglio delle circoscrizioni rendendolo disomogeneo con il resto del Paese, in parte

contrastante con il principio proporzionalistico dettato in Costituzione ed ancora in parte

discriminatorio nei confronti delle minoranze linguistiche residenti in territorio brussellese.

Non ci sembra azzardato ritenere che la questione dell’arrondissement elettorale di Bruxelles-

Halle-Vilvoorde sia la causa principale delle recenti crisi di Governo (quella del 2007 del

Governo di Yves Leterme e quella del 2010 – 2011 del duetto Elio Di Rupo – Bart de Wever).

In primo luogo perché Bruxelles rappresenta la piazza elettorale principale del Paese e non

solo per numero di elettori. In secondo luogo perché la Capitale si connette ad una duplice

dimensione, quella nazionale e quella locale in misura praticamente uguale, date le ridotte

dimensioni del Paese. In tal senso, le modifiche strutturali dell’assetto amministrativo della

Capitale incidono sia sui rapporti politici di livello federale, sia sulla struttura politico-

istituzionale che definisce i rapporti tra il centro, la periferia e la sub-periferia del Belgio.

1. La riforma del sistema elettorale e le crisi di governo del 2007 e del 2011.

Le elezioni politiche anticipate del 13 giugno 2010 in Belgio hanno rovesciato la maggioranza

Orange-Bleue (cristiano-democratici e liberali) del Governo di Yves Leterme (leader di

CD&V), aprendo una lunga fase di trattative tra i due partiti usciti vincitori dalle urne: da un

lato, i nazionalisti democratici di Nieuw Vlaamse Alliantie (N-VA, Alleanza Neo-fiamminga)

di Bart de Wever, dall’altro i socialisti valloni (PS) guidati da Elio Di Rupo. Nell’estate del

2010, il Re Alberto II aveva affidato a Bart de Wever il mandato esplorativo nel ruolo di

“formatore”, ma i dissensi con il PS e con gli altri partiti francofoni sulle questioni

istituzionali hanno determinato una situazione di impasse che si è prolungata per oltre un anno

e mezzo. Durante la crisi politica, il Re ha lasciato al Governo dimissionario di Leterme il

compito di svolgere i cosiddetti affari correnti e, nel marzo del 2011, di concludere l’iter per

la legge finanziaria1. Il programma della N-VA è stato ritenuto inaccettabile dai maggiori

partiti francofoni (in particolare da FDF e MR): negli obiettivi di N-VA vi è infatti quello di

separare la Comunità fiamminga dal resto del Paese costituendo in tal modo un nuovo Stato, il

28° dell’Unione Europea. L’obiettivo dei nazionalisti fiamminghi si pone al termine di un

1 Vedi C. BEHRENDT, BHV et le principe de l’uti possidetis, in riv. Fédéralisme Régionalisme, Volume 8,

2008.

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lungo processo di riforma dello Stato belga che procede ormai da oltre quarant’anni: nel 1970

il costituente belga ha abbandonato l’assetto centralistico adottato nel 1831, dando vita alle

Comunità Culturali e alle Regioni, due nuove entità che hanno eroso progressivamente le

competenze dello Stato centrale rispettivamente nel campo della cultura, dell’istruzione,

dell’impiego delle lingue e nella gestione delle risorse economiche. Nel 1980, una seconda

riforma ha istituito le assemblee legislative e gli Esecutivi sia per le Comunità che per le

Regioni fiamminga e vallone (solo da quel momento rese completamente operative2). Tra il

1989 e il 1993 si dà avvio, invece, ad un vero e proprio processo di federalizzazione, dotando

Bruxelles – fino ad allora esclusa dal processo di riforma – di istituzioni proprie (sia di rango

comunitario che regionale) e trasformando lo Stato centrale in Stato federale.

La crisi di Governo del biennio 2010 – 2011 affonda le radici nell’annoso problema di

Bruxelles e del suo circondario, sia per quanto riguarda la struttura politico-amministrativa

della città-Regione di Bruxelles-Capitale, sia per quanto attiene la circoscrizione elettorale

che ricomprende Bruxelles (Bruxelles-Hal-Vilvorde). Il territorio di Bruxelles, infatti, è stato

a lungo rivendicato dai nazionalisti fiamminghi come parte integrante della loro Comunità per

ragioni prevalentemente storiche. Tuttavia, la capitale belga si è ormai quasi completamente

francesizzata e le sue assemblee sono dominate dalle sezioni locali dei due maggiori partiti

francofoni, MR (liberali francofoni, al Governo di Bruxelles-Capitale dal 1999 al 2004) e PS

(socialisti valloni, al Governo di Bruxelles-Capitale dal 1989 al 1999 e dal 2004 ad oggi).

I nazionalisti fiamminghi della Volksunie, partito dalle cui ceneri nel 1999 è sorta la N-VA di

Bart de Wever, sono riusciti per oltre vent’anni a frenare il processo di riforma istituzionale

nel territorio di Bruxelles, il cui status giuridico è stato definito solo a partire dalla riforma del

1989. L’incertezza sulle sorti istituzionali del territorio brussellese hanno determinato lo

scontro politico tra valloni e fiamminghi durante tutto il processo di riforma dello Stato: i

primi, ottenendo la regionalizzazione di Bruxelles sono riusciti a preservare i diritti delle

minoranze francofone nella periferia della Capitale e ad evitare che Bruxelles rientrasse nel

territorio di competenza dell’amministrazione fiamminga; così facendo, inoltre, essi hanno

determinato un federalismo a tre (Regione Vallonia, Comunità fiamminga3 e Regione

Bruxelles-Capitale) che garantisce l’unità del Paese e mantiene inalterato il sistema dei

2 Vedi ANDRÉ MÉAN, La Belgique de Papa: 1970 le commencement de la fin, Ed. De Boeck, Université,

Bruxelles, 1993. 3 In Comunità fiamminga si sovrappongono in un’unica istituzione le competenze comunitarie e regionali a

differenza delle istituzioni francofone che mantengono le competenze separate. Per tale motivo, Marc Verdussen

definisce, quello belga, un “federalismo asimmetrico”, in MARC VERDUSSEN, Il federalismo asimmetrico in

Belgio, tr. in ita. di BARBERA C., in riv. di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo, Anno 2007, fasc. n.3, p.

1172-1182.

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trasferimenti delle entrate fiscali dal centro verso la periferia, sistema vitale per le sorti

economiche della Regione Vallonia. Nel 1989 i fiamminghi accettarono malvolentieri la

regionalizzazione della Capitale belga, ma riuscirono a mantenere inalterati i confini della

terza Regione del Regno: il territorio della Regione Bruxelles-Capitale, infatti, non può

allargarsi oltre i 19 Comuni (Bruxelles compresa) fissati dal costituente se non attraverso

l’adozione di una legge speciale che richiede maggioranze piuttosto ampie per essere

approvata4. La presenza di una terza Regione, quella di Bruxelles-Capitale, costituisce una

garanzia – nei confronti dei valloni – per il mantenimento dello statu quo istituzionale e

allontana i pericoli di un federalismo a due (Fiandra – Vallonia), politicamente impraticabile e

contrario alla logica unitaria. Il consolidamento del sistema federale ha spinto i fiamminghi a

cercare di frenare l’avanzata francofona nella périphérie della Capitale lasciando da parte

rivendicazioni più radicali. L’invasione francofona nel cuore della Comunità fiamminga si è

tradotta, sul piano istituzionale, con una serie di concessioni alle minoranze francofone del

circondario di Bruxelles, dapprima con l’instaurazione del regime delle facilités ed in seguito

con alcune modifiche della legislazione elettorale. Le riforme elettorali adottate durante la

legislatura guidata dal liberale Guy Verhofstadt (1999 – 2003) hanno determinato, infatti,

un’ulteriore spaccatura nel Paese, creando un sistema disomogeneo soprattutto per quanto

riguarda la definizione dei collegi elettorali nel territorio sottoposto a regime bilingue

(Bruxelles e periferia). Infatti, la presenza di una circoscrizione bilingue (l’unica del Regno)

che esula dal criterio della “provincializzazione” delle circoscrizioni elettorali, ha scatenato

una vera e propria tempesta politica: i nazionalisti fiamminghi hanno contestato la legge del

13 dicembre 2002 sulla riforma elettorale, facendo ricorso alla Corte d’Arbitrato belga la

quale si è pronunciata in merito con la sentenza n. 73 del 26 Febbraio 2003. Si può anzi

affermare che la crisi politica che ha letteralmente paralizzato l’apparato statale belga tra il

marzo 2007 e il dicembre 2011, derivi in buona parte dalle rivendicazioni dei fiamminghi sui

diritti elettorali delle minoranze neerlandesi residenti nella circoscrizione di Bruxelles-Hal-

Vilvorde e che la fine della crisi coincida con la soluzione presa dal Governo di Elio Di Rupo

proprio su tale questione.

4 Vedi J. GROOTAERS, La révision constitutionnelle de décembre 1970, in Courrier Hebdomadaire du Centre de

Recherche et d’information socio–politiques – CRISP – N. 555 – 556 del 17 marzo 1972, raccolta annuale, tomo

I, anno 1972, pag. 2 e ss.

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2. Le modifiche della legge elettorale nel Governo Leterme I (1999 – 2003)

Il 14 luglio 1999 il Governo Verhofstadt I invitò il Parlamento a “dar vita ad una

Commissione di rinnovamento che si occupasse, in modo particolare, della taglia delle

circoscrizioni elettorali”5. Il Governo stesso depositava una proposta di legge per la creazione

di tre nuove circoscrizioni in Comunità fiamminga. L’attivismo governativo6 in materia di

riforme, è sfociato dapprima nei famosi “Accordi di Lambermont-Saint-Polycarpe”7 del 2001

con i quali si è proceduto a trasferire alle Regioni le competenze legislative dei Comuni e

delle Province8. I francofoni ottennero inoltre il rifinanziamento della loro Comunità,

attraverso un complesso sistema di trasferimenti di competenze con le altre istituzioni di

lingua francofona (Regione Vallonia e Comunità francofona brussellese)9. Gli Accordi di

Lambermont, proprio in virtù del trasferimento alle Regioni dell’intera legislazione delle

Province e dei Comuni, costituiscono la base politico-programmatica della quinta riforma

dello Stato belga. Gli Accordi di Lambermont sono stati poi ulteriormente integrati da due

successivi accordi con i quali si è perfezionato il trasferimento di competenze e il

rifinanziamento delle istituzioni indebitate (si tratta degli Accord du Lombard10

e dello

Accord de la Saint Boniface). La regionalizzazione delle competenze provinciali e comunali

ha trascinato con sé una nuova ondata di proposte di riforme soprattutto nel campo della

legislazione elettorale.

Il panorama politico belga cambiava infatti in maniera radicale proprio in virtù del mutato

assetto amministrativo del Paese. In primo luogo, lo spettro dei partiti tendeva a polarizzarsi e

a frammentarsi ulteriormente: la Volksunie (nazionalisti fiamminghi cattolici) uscita sconfitta

dai negoziati che portarono all’Accordo di Lambermont, soprattutto per la mancata

regionalizzazione di alcune imposte, si spaccò lasciando il posto a due nuove formazioni, N-

VA e Spirit. Dall’altro lato, FDF aprì un dialogo altalenante con la famiglia liberale vallone i

cui maggiori partiti avrebbero dato vita più tardi al cartello MR. Gli esponenti dei partiti

5 Vedi Document législatif n. 2-491/1 e BLAISE PIERRE ET AL., Les réformes électorales sous la législature

1999-2003 in Les réformes électorales sous la législature 1999-2003, Courrier du CRISP 5/2003 (n° 1790-1791),

p. 42. 6 In DELWIT PASCAL, VAN HAUTE EMILIE, Les termes nouveaux de droit électoral aux élections fédérales:

philosophie et impacts, in L’année sociale, 2002, Bruxelles, De Boeck, 2003, pag. 33. 7 Vedi DELWIT PASCAL, HELLINGS BENOIT, Les accords de Lambermont-Saint-Polycarpe, in L’année sociale,

2001, Bruxelles, De Boeck, 2002, pagg. 43 – 54. 8 DELWIT PASCAL, HELLINGS BENOIT, op. cit., pag. 46.

9 L’accordo relativo alle questioni economiche e finanziarie è stato siglato in più tappe: il 1° dicembre 1999 si è

stipulato il cosiddetto Accord de la Saint-Eloi con il quale si è proceduto a rivedere il calcolo delle quote del

finanziamento da dividere tra le tre Comunità, abbandonando il precedente criterio del 1988 basato sul semplice

censimento. Nell’ottobre del 2000 si è stipulato invece l’Accord de la Sainte-Thérèse (o Sainte-Perlette per i

fiamminghi) con il quale si è sensibilmente allargato il potere fiscale delle Regioni. Vedi DELWIT PASCAL,

HELLINGS BENOIT, op. cit., pag. 45. 10

Vedi DELWIT PASCAL, HELLINGS BENOIT, op.cit., pag. 48.

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liberali vallone e fiammingo, Louis Michel e Herman De Croo, presentarono una proposta di

legge per l’introduzione del sistema maggioritario, proprio al fine di evitare il collasso di un

sistema dei partiti già ampiamente frammentato. Tuttavia, col l’avvento del Governo

“arcobaleno” (così chiamato a causa dell’ampiezza della coalizione, composta da ben sei

partiti – la coppia socialista PS – SP, quella liberale VLD – PRL e gli ecologisti Ecolo –

Agalev) di Guy Verhofstadt, il metodo proporzionale non è stato rimesso in causa. Le

principali innovazioni apportate dal Governo Verhofstadt I in materia di legislazione

elettorale riguardarono invece: “a) le provincializzazione delle circoscrizioni per l’elezione

della Camera dei rappresentanti del Parlamento federale; b) l’introduzione della soglia del

5% di sbarramento in ciascuna circoscrizione; c) la re-introduzione dei supplenti; d)

l’autorizzazione alle doppie candidature; e) la posizione delle donne nelle liste elettorali”11

.

In questa sede, analizzeremo nel dettaglio il primo punto della riforma.

La ragione addotta dal Governo Verhofstadt per l’adozione del criterio della

“provincializzazione” delle circoscrizioni elettorali per l’elezione del Camera dei

rappresentanti era “l’eliminazione delle distorsioni di fatto che si verificavano con le vecchie

circoscrizioni, per la compresenza del metodo degli apparentamenti di lista”12

. L’ostacolo

che si presenta al legislatore belga in tema di riforma dell’ampiezza delle circoscrizioni è dato

dall’articolo 63 della Costituzione belga secondo cui “ciascuna circoscrizione elettorale per

la Camera conta un numero di seggi proporzionale alla sua popolazione e questa ripartizione

dei seggi in funzione della popolazione è determinata ogni dieci anni da un censimento o

altro mezzo”13

. Il Governo federale provvede poi con decreto alla fissazione del numero dei

seggi da attribuire a ciascuna circoscrizione. La proposta fiamminga di provincializzare le

circoscrizioni scaturì proprio dalla proiezione demografica effettuata durante la prima

legislatura guidata da Guy Verhofstadt. I politici fiamminghi compresero, attraverso quei dati,

che la Fiandra avrebbe perso nelle successive elezioni almeno un seggio in favore della

Vallonia14

. Un gruppo ristretto di deputati dei maggiori partiti di Governo presentò pertanto

una proposta di legge il 15 luglio 2002 per la provincializzazione delle circoscrizioni elettorali

– proposta che prevedeva due eccezioni, vale a dire le circoscrizioni di Bruxelles-Hal-

Vilvorde e Louvain i cui confini sarebbero rimasti inalterati. La proposta di legge fu adottata

il 13 dicembre 2002: il legislatore ha posto l’accento su “le souci de garantir l’uniformité

mais également de mettre un terme à l’imprévisibilité et au caractère injuste de l’actuel

11

In ibidem, pag. 37, trad. mia. 12

In BLAISE PIERRE ET AL., op.cit., pag. 41, trad. mia. 13

In ibidem, pag. 42, trad. mia. 14

In ibidem, pag. 42, trad. mia.

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système d’apparentement et d’attribution des sièges”15

. Con la legge del 13 dicembre 2002 si

è passati dalle precedenti 20, alle attuali 11 circoscrizioni elettorali per l’elezione dei deputati.

L’unica eccezione, come accennato sopra, è data dalle circoscrizioni di BHV e di Louvain il

cui territorio non appartiene ad alcuna Provincia16

.

3. La legge 13 dicembre 2002 e il ricorso alla Corte d’Arbitrato per BHV.

Con la legge del 13 dicembre 2002 si modificava il Codice elettorale belga soprattutto nella

parte relativa all’ampiezza delle circoscrizioni elettorali. Il metodo di suddivisione territoriale

di tipo “proporzionalistico”17

– secondo il quale le circoscrizioni elettorali vengono

determinate in base al peso demografico della porzione di territorio che ricoprono – è stato

sostituito dal legislatore belga dal nuovo criterio “provincialistico”18

: le nuove circoscrizioni

elettorali seguono i confini delle Province belghe le quali vengono definite a loro volta dal

legislatore19

. Tuttavia, la legge del 13 dicembre 2002 ha posto un’eccezione: si tratta della

circoscrizione elettorale di Bruxelles-Hal-Vilvorde la quale non ricalca alcuna Provincia

definita a livello legislativo, ma assembla una parte dell’antica Provincia del Brabante

Fiammingo (Louvain), una parte dell’antica Provincia del Brabante Vallone (Nivelles) e

Bruxelles con il suo circondario (compresa la restante parte del vecchio Brabante Fiammingo,

Halle-Vilvoorde). A Bruxelles, infatti, non esiste alcuna autorità provinciale dal 1° gennaio

1995: l’antica Provincia del Brabante, di cui Bruxelles era il capoluogo, era attraversata dal

confine linguistico stabilito nel 1962 ed è per questo motivo che, da un lato, Bruxelles detiene

– sola in tutto il Belgio – lo status di Regione bilingue e che, dall’altro, proprio a partire dal 1°

15

In ibidem, pag. 43. 16

La legge 13 dicembre 2002 prevedeva che in Vallonia venissero mantenute le circoscrizioni di Namur, di

Luxembourg e del Brabante vallone, già coincidenti con le rispettive Province. La nuova circoscrizione di

Hainaut agglomera invece le vecchie circoscrizioni di Mons-Soignies, Tournai-Ath-Mouscron e di Charleroi-

Thuin. La circoscrizione di Liegi ora comprende le vecchie circoscrizioni di Liegi, di Huy-Waremme e di

Verviers. In Fiandra la vecchia circoscrizione Hasselt-Tongres-Maaseik viene agglomerata nella nuova

circoscrizione Limbourg. La nuova circoscrizione Fiandra Orientale agglomera le vecchie circoscrizioni di

Gand-Eeklo, Saint-Nicolas-Termonde e Alost-Audenarde, mentre la nuova circoscrizione della Fiandra

Occidentale agglomera Bruges, Furnes-Dixmude-Ypres-Ostende e Courtrai-Roulers-Tielt. Anvers (Antwerpen)

infine, agglomera la vecchia circoscrizione Anvers e quella di Malines-Turnhout, in ibidem, trad. mia. 17

“Jusqu’en 2002, les circonscriptions pouvaient être soit des arrondissement provinciaux (Liège, Verviers,

Huy-Waremme, Mons-Soignies, Charleroi-Thuin, Hainaut occidental, Gand-Eeklo, Alost-Audenarde, Saint-

Nicolas-Termonde, Anvers, Malines-Turnhout, Bruges, Courtrai-Roulers-Tielt, Furnes-Dixmude-Ypres-Ostende)

ou des provinces (Limbourg, Luxembourg, Namur, Brabant wallon, Brabant flamand). L’arrondissement de

Bruxelles-Hal-Vilvorde fait office de cas très particulier” in DELWIT PASCAL, VAN HAUTE EMILIE, op. cit., pag.

37. 18

“Le législateur a provincialisé toutes les circonscriptions. Il n’y aura donc plus d’arrondissements

provinciaux mais dix circonscriptions provinciales: Brabant wallon, Hainaut, Namur, Luxembourg, Liège,

Limbourg, Flandre Orientale, Flandre Occidentale, Anvers et Brabant Flamand” in DELWIT PASCAL, VAN

HAUTE EMILIE, op. cit., pag. 37. 19

Il criterio di suddivisione delle Province del Regno è vincolato costituzionalmente. L’articolo 6 cost. infatti

stabilisce che “Le suddivisioni delle province sono stabilite con legge”.

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gennaio 1995 – in seguito al trasferimento di alcune competenze provinciali alle Regioni – si

è deciso per la definitiva soppressione della Provincia del Brabante.

La mancanza di una struttura provinciale ha pertanto determinato questo “stato di eccezione”

per la Capitale ma non ha giustificato l’assemblaggio di tale porzione di territorio con una

parte del territorio della Comunità fiamminga ed una parte del territorio della Regione

Vallonia per la creazione di una nuova circoscrizione elettorale20

. In effetti, il ricorso dei

fiamminghi alla Corte di Arbitrato si è basato esclusivamente su questo “stato di eccezione”: i

requérants fiamminghi hanno denunciato lo “stato di discriminazione”21

posto dalla legge nei

confronti dei neerlandesi residenti nel Brabante fiammingo. I requérants hanno sostenuto che

“per l’elezione della Camera dei Rappresentanti nella circoscrizione BHV e di Louvain, la

ripartizione dei seggi non si effettua in funzione della cifra elettorale – ai sensi dell’articolo

63 della Costituzione22

– ma in funzione del comportamento elettorale. […] In tal modo”,

aggiungevano, “i sette seggi riservati ai partiti fiamminghi non potevano essere garantiti”.

La legge del 13 dicembre 2002 prevede infatti di “procedere in due tempi per la distribuzione

dei seggi nella circoscrizione di Bruxelles-Hal-Vilvorde. In un primo tempo, si determina il

numero dei seggi da attribuire alle liste francofone e il numero dei seggi da attribuire alle

liste fiamminghe, e questo in funzione del totale dei voti ottenuti, rispettivamente, da questi

due insiemi di liste. In un secondo tempo, per ciò che concerne le liste fiamminghe, si

sommano il numero dei seggi già ottenuti nella prima distribuzione all’intera circoscrizione e

il numero dei seggi (sette) che sono invece assegnati nella circoscrizione di Louvain; in

questo insieme, i seggi così totalizzati sono ripartiti tra le liste comuni a Bruxelles-Halle-

Vilvoorde e Louvain sulla base del totale dei voti ottenuti da queste liste comuni nelle due

circoscrizioni […]. Per quanto riguarda le liste francofone della circoscrizione di Bruxelles-

Hal-Vilvorde, queste ripartiscono tra di loro i seggi attribuiti nella prima distribuzione con

l’insieme delle liste francofone dell’intera circoscrizione”23

. La “discriminazione” si riferiva

pertanto ai due metodi di ripartizione dei seggi, uno dei quali non garantiva l’assegnazione dei

sette seggi riservati alle liste fiamminghe24

. Supponendo che “nel calcolo della ripartizione

20

Vedi DELWIT PASCAL, VAN HAUTE EMILIE, op. cit., pagg. 37 – 38. 21

Le motivazioni del ricorso alla Corte d’Arbitrato sono riportare nella sentenza della stessa al considérant B.6. 22

L’articolo 64 § 4 della Costituzione stabilisce infatti che “La legge determina le circoscrizioni elettorali” e che

“Ad ogni circoscrizione elettorale sono attribuiti tanti seggi quante volte il numero della popolazione in essa

residente contiene il quoziente federale, ottenuto dividendo il numero della popolazione del Regno per

centocinquanta”. 23

In BLAISE PIERRE ET AL., op.cit., pag. 45, trad. mia. 24

“Mescolando i voti ottenuti dalle liste fiamminghe comuni alle circoscrizioni elettorali di Bruxelles-Halle-

Vilvorde e di Louvain per il calcolo della ripartizione, [la legge 13 dicembre 2002] non garantisce alla

circoscrizione di Louvain di avere assegnati i sette rappresentanti attribuiti in ragione della sua taglia

demografica (stesso ragionamento valido per la popolazione fiamminga di BHV)”, in ibidem, pag. 46, trad. mia.

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alle liste comuni siano piazzati in ordine utile solo i candidati della circoscrizione BHV e che

nemmeno il voto di preferenza cambi l’ordine dei candidati sulle liste [quest’ultima ipotesi è

molto probabile], allora la circoscrizione di Louvain avrà assegnati meno seggi dei sette che

le spettano di diritto e forse neanche uno”25

. La Corte d’Arbitrato si è espressa per il

mantenimento dello statu quo per quanto riguarda le altre circoscrizioni elettorali e ha tenuto

conto dello “stato di discriminazione” che si era di fatto determinato nei confronti degli

elettori neerlandesi di Bruxelles-Halle-Vilvoorde. L’insieme delle misure di riforma della

legge elettorale apportate dalla legge del 13 dicembre 2002 sono così state ritenute “conformi

a Costituzione” ad eccezione della circoscrizione BHV. La Corte ha ritenuto che il

meccanismo di ripartizione dei seggi instaurato nella circoscrizione di BHV, “priva in

maniera discriminatoria gli abitanti delle due circoscrizioni fiamminghe delle garanzie

offerte dall’articolo 63 della Costituzione”26

che, lo ricordiamo, definisce la “proporzionalità”

come “il peso demografico di ciascuna circoscrizione”. La Corte ha anche sospeso

l’applicazione della soglia di sbarramento del 5% che avrebbe avuto senso solo in caso di

possibilità di apparentamento di lista tra le due Province del Brabante27

. Il Governo, anziché

modificare la legge contestata, come suggerito dalla Corte, ha tenuto un atteggiamento

prudente, soprattutto per il fatto che la pronuncia della Corte precedeva di soli tre mesi le

nuove elezioni28

. Pertanto, Verhofstadt decise di far applicare la legislazione elettorale

precedente alla legge del 13 dicembre 2002 ma limitatamente alla contestata circoscrizione di

BHV, lasciando invariata per le altre circoscrizioni la nuova disciplina elettorale.

La crisi sorta in seguito alle elezioni politiche federali del giugno del 2010 e conclusasi nel

dicembre 2011 con la formazione del Governo di Elio di Rupo, è originata proprio dalla

questione dell’ampiezza dei collegi elettorali ed in particolare sull’arrondissement di

Bruxelles-Hal-Vilvorde. Riteniamo necessario approfondire la prima parte delle riforme

prospettate dall’accordo del 2011 del nuovo Governo guidato da Elio di Rupo, vale a dire

quella relativa alle nuove circoscrizioni elettorali, prima di addentrarci nelle altre pur

25

In ibidem, pag. 46, trad. mia. 26

In ibidem, pag. 46, trad. mia. 27

“[La cour] suspend l’interdiction de déposer des listes bilingues à Bruxelles-Hal-Vilvorde, les nouveaux

modes de calcul pour la répartition des sièges dans cette circonscriptions et celle de Louvain, et le seuil

électoral de 5% dans ces trois circonscriptions. Elle rétablit par contre la possibilité de l’apparentement entre

les listes déposées à Bruxelles-Hal-Vilvorde et celle déposées, selon le cas, dans la circonscriptions de Louvain

ou dans celle du Brabant wallonn ibidem, pag. 47. 28

“Il nuovo accordo tra Fiamminghi e francofoni sul tema sensibile di Bruxelles-Hal-Vilvorde non poteva essere

trovato in pochi giorni, pertanto il Governo non prese alcuna iniziativa legislativa”, in ibidem, pag. 47, trad.

mia.

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sostanziali proposte (ancora non formalmente oggetto di proposition de loi) relative invece

alla modifica della forma di Governo e alla riforma delle istituzioni locali brussellesi.

4. Le 13 proposte di legge di riforma dello Stato del 4 aprile 2012

a) Proposte di legge n. 1560/1, 1561/1 e 1562/1 sulla riforma delle circoscrizioni elettorali

per l’elezione dei deputati della Camera dei Rappresentanti e del Parlamento europeo.

Con la proposta n. 1560/1, firmata dai senatori Wouter Beke (CD&V), Philippe Moureaux

(PS), Bert Anciaux (sp.a), Christine Defraigne (MR), Bart Tommelein (Open VLD), Marcel

Cheron (Ecolo), Freya Piryns (Groen!) e Francis Delpérée (cdH), si è inteso modificare il

Codice elettorale belga nella parte relativa alle elezioni della Camera dei rappresentanti, la

legge del 23 marzo 1989 relativa all’elezione del Parlamento europeo e la legge del 18 luglio

1966 sull’impiego delle lingue in materia amministrativa. La proposta di legge n. 1560/1 va

letta congiuntamente alla proposta di legge n. 1561/1 che prevede la modifica dell’articolo 68

§ 4 della Costituzione, con l’adozione di due nuovi comma (alinéa) secondo i quali, in

riferimento all’elezione della Camera dei Rappresentanti, “al fine di garantire gli interessi

legittimi dei neerlandofoni e dei francofoni dell’antica Provincia del Brabante, la legge

prevede una disciplina speciale” e che “le regole che fissano questa disciplina speciale non

possono essere modificate se non mediante legge adottata con la maggioranza prevista

all’articolo 4, ultimo alinéa”. La proposta di legge n. 1560/1 offre una soluzione al problema

sollevato dalla Corte Costituzionale belga con la sentenza n. 73 del 26 maggio 2003. Prima

della riforma elettorale del 2002, l'articolo 87 Titolo III del Codice elettorale belga stabiliva

che “le circoscrizioni elettorali sono composte da uno o più dipartimenti amministrativi

conformemente alla tavole annessa al presente codice” nel rispetto del principio di

proporzionalità stabilito in generale dall’articolo 62 Cost. In tal modo il legislatore aveva

un’ampia discrezionalità nella scelta dei criteri di suddivisione del territorio belga per la

determinazione dei dipartimenti amministrativi e dei collegi elettorali. Prima del 2002, il

criterio adottato per rispettare il principio della proporzionalità era quello secondo cui la

grandezza di una circoscrizione elettorale doveva essere tale nella misura in cui la

popolazione di quel determinato territorio fosse sufficientemente numerosa per essere

rappresentata da almeno due deputati29

. Prima della proposta di riforma dell’Aprile 2012, un

gruppo di senatori guidati da Francis Delpérée aveva tentato, nel 2004, di risolvere la

29

Vedi Document législatif n. 3-892/1, in www.senat.be, trad. mia.

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questione relativa alla circoscrizione elettorale di BHV, proponendo una nuova riforma

elettorale30

. Allo stesso modo, una proposta di modifica della legge elettorale è stata

presentata il 26 settembre 2007 da Josy Arens, Joëlle Milquet et alii al Senato. Con

quest’ultima si cercava di tornare alla legislazione precedente al 13 dicembre 2002,

cancellando così il principio provincialista31

.

La nuova proposta di legge, la 1560/1 del 4 aprile 2002 prevede, in primo luogo, la modifica

dell’articolo 87 del Codice elettorale belga, mediante la razionalizzazione del principio

provincialistico: l’art. 2 della proposta di legge prevede infatti il mantenimento del principio

suddetto per tutte le circoscrizioni che già lo adottano e l’attribuzione, all’arrondissement

administratif di Bruxelles-Capitale, dello status di arrondissement électorale. Si prevede

pertanto: “l’instauration, dans l’ancienne province de Brabant, de trois circonscriptions

électorales: une circonscriptions électorale du Brabant flamand et une circonscriptions

électorale du Brabant wallon dont les limites correspondent aux provinces, et une

circonscriptions électorale spécifique de Bruxelles-Capitale dont le territoire correspond à

l’arrondissement administratif de Bruxelles-Capitale”32

. Si procede così alla scissione

dell’arrondissement elettorale di Bruxelles-Hal-Vilvorde in tre nuove circoscrizioni: una

circoscrizione Brabante fiammingo, una circoscrizione Brabante vallone e una circoscrizione

Bruxelles-Capitale. Per la circoscrizione di Bruxelles-Capitale è prevista un’eccezione,

rispetto alla legislazione nazionale, dato il suo “carattere specifico”: gli elettori dei Comuni

previsti all’articolo 7 della legge coordinata del 18 luglio 196633

(i cosiddetti comuni à

facilités) potranno ottenere, al momento dello scrutinio, una scheda con le liste depositate

nella circoscrizione di Bruxelles-Capitale e una scheda con le liste depositate nel Brabante

fiammingo. I Comuni interessati saranno così riuniti in un cantone elettorale il cui capoluogo

sarà Rhode-Saint-Genèse (art. 4 della proposta 1560/1).

I seggi conferiti a ciascuna nuova Provincia sono stabiliti in base all’articolo 63§2 della

Costituzione: “cela veut dire concrètement que chaque circonscription électorale compte

30

Si trattava della proposta di legge n. 3-892/1 con la quale si intendeva lasciare immutata la circoscrizione

elettorale di Bruxelles-Hal-Vilvorde puntando invece sulla omogeneizzazione del sistema attraverso una

correzione delle possibilità di apparentamento di lista e mediante una nuova distribuzione delle altre

circoscrizioni. 31

“Revenir dans tout le pays aux circonscriptions électorales en vigueur avant la loi du 13 décembre 2002,

semble dès lors la solution adéquate qui répond de manière cohérente et directe aux arrêts de la Cour

d’arbitrage, et qui, en outre, ne nécessite aucunement une justification de différentiation de traitement. En effet,

l’équilibre au sein de l’arrondissement de Bruxelles-Hal-Vilvorde est maintenu, tout en lui assurant un statut

égal aux autres circonscriptions électorales”, in

http://www.lachambre.be/FLWB/PDF/52/0158/52K0158001.pdf. 32

In www.senat.be, proposition de loi n. 1560/1, pag. 3. 33

Si tratta di Drogenbos, Kraainem, Linkebeek, Rhode-Saint-Genèse, Wemmel e Wezembeek-Oppem.

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autant de sièges que le chiffre de la population de la circonscription électorale concernée

contient de fois le diviseur fédéral”34

. In ciascuna nuova circoscrizione verrà applicata la

soglia di sbarramento del 5% già adottata per tutte le altre circoscrizioni per le elezioni della

Camera dei Rappresentanti (art. 16 della proposta di legge n. 1560/1).

Nella proposta di legge 1560/1 si fa cenno anche alla Seconda Camera anche se la riforma

elettorale per il Senato viene però messa in cantiere “in attesa di una riforma del Senato

stesso”35

.

La proposta di legge 1560/1 prevede inoltre una modifica della legge elettorale per il

Parlamento europeo. La stessa proposta va letta congiuntamente con la proposta di legge

1562/1 con la quale si prevede una modifica dell’articolo 168bis della Costituzione “disposant

que pour les élections du Parlement européen, la loi prévoit des modalités spéciales aux fins

de garantir les intérêts légitimes des néerlandophones et des francophones dans l’ancienne

province de Brabant, et qu’une modification aux règles fixant ces modalités spéciales ne peut

être apportée que par une loi adoptée à la majorité prévue à l’article 4, dernier alinéa de la

Constitution”36

. La proposta di legge n.1560/1 invece propone l’accorpamento

dell’arrondissement administratif di Halle-Vilvoorde alla circoscrizione elettorale fiamminga,

la quale comprende tutti gli arrondissement administratif della Regione fiamminga (art. 25

della proposta di legge 1560/1). La circoscrizione elettorale di Bruxelles-Capitale per

l’elezione del Parlamento europeo coinciderà con l’arrondissement administratif di Bruxelles-

Capitale37

. In questa circoscrizione, gli elettori possono decidere se votare per liste di

candidati iscritte in collegi neerlandesi o francesi. Gli elettori del cantone elettorale di Rhode-

Saint-Genèse possono, allo stesso modo che per l’elezione dei deputati della Camera dei

Rappresentanti, scegliere se votare per candidati del collegio neerlandese o per candidati del

collegio francese38

. Con la proposta 1560/1 si procede al ritaglio delle nuove circoscrizioni

per l’elezione dei deputati della Camera dei Rappresentanti del Belgio e dei deputati belgi in

seno al Parlamento europeo, suddividendo la vecchia circoscrizione BHV in tre nuove

circoscrizioni e dotando quella di Bruxelles di una particolare specificità in entrambi i casi.

Con le proposte congiunte, la n. 1561/1 e la n. 1562/1 si procede invece ad una vera e propria

34

In ibidem, pag. 3. 35

In ibidem, pag. 4. 36

In ibidem. 37

In ibidem, pag. 6: il nuovo principio stabilito dalla proposta di legge 1560/1 per la definizione delle

circoscrizioni, riprende in parte quello provincialistico della legge 13 dicembre 2002, in parte accoglie un nuovo

criterio. Si tratta di un principio “amministrativo” secondo cui ciascuna circoscrizione elettorale comprende in sé

una o più circoscrizioni amministrative. La nuova regola è valida sia per la definizione delle circoscrizioni per le

elezioni del Parlamento europeo che per le elezioni nazionali. 38

In ibidem, pag. 5, trad. mia.

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modifica della Costituzione, rispettivamente agli articoli 68§4 e 168bis: viene cioè fissato

costituzionalmente il principio di protezione degli interessi delle minoranze linguistiche di

ogni circoscrizione. I criteri con i quali verrà fissato tale principio sono rinviati al legislatore

speciale (e non al semplice “legislatore”) al fine di “irrigidire” la riforma proposta ed evitare

così una nuova crisi sul tema.

b) Proposte di legge n. 1563/1 e n. 1564/1 sulla riforma del Consiglio di Stato.

Con la proposta di legge n. 1563/1 si intende trasferire la competenza sui contenziosi

amministrativi nei sei Comuni Periferici, all’assemblea generale della sezione dei contenziosi

amministrativi del Consiglio di Stato. Questo al fine di inserire i ricorsi amministrativi

all’interno di una cornice giuridica “linguistiquement paritaire”39

. Attualmente, infatti, il

rinvio all’assemblea generale avviene solo in due casi: “révision ou annulation pour

détournement de pouvoir ou pour assurer l’unité de jurisprudence, conformement aux articles

91 et 92 des lois coordonnées sur le Conseil d’Etat”40

. La presente proposta di legge viene

“consolidata” con una proposta di legge congiunta: si tratta della proposta di legge n. 1564/1

con la quale si intende modificare l’articolo 160 della Costituzione. Attraverso la modifica

costituzionale, “le nuove competenze e i modi di deliberazione dell’assemblea generale del

Consiglio di Stato non possono essere modificate se non da una legge adottata a

maggioranza speciale”41

.

c) Proposte di legge n. 1565/1, 1566/1, 1567/1, 1568/1 e 1569/1 relative alle istituzioni

brussellesi.

La proposta di legge n. 1565/1 prevede la modifica della legge del 9 agosto 1988 sulla

cosiddetta “pacificazione comunitaria” e della legge speciale dell’8 Agosto 1980. In

particolare, questa proposta di legge tende a rivedere le procedure per la nomina dei

borgomastri (sindaci) dei sei Comuni periferici previsti dall’articolo 7 delle leggi sull’impiego

delle lingue del 18 luglio 1966. La norma proposta ha il preciso intento di “evitare futuri

contrasti comunitari”42

. Il collegamento tra la riforma della norma sulla nomina dei

borgomastri dei sei comuni periferici di Bruxelles alla legge 9 agosto 1988 è presto detta:

“essa si iscrive nella continuità delle regole particolari della legge di pacificazione

comunitaria”. La legge di pacificazione comunitaria infatti non fa riferimento a tutti i Comuni

39

Proposition de loi 1563/1, pag. 1. 40

In ibidem, pag. 1. 41

In ibidem, pag. 3. 42

Proposition n. 1565/1, pag. 1, trad. mia.

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dotati di facilités ma solo specificamente ai sei comuni periferici di Bruxelles. La legge di

pacificazione è collegata poi alla legge speciale del 1980 sulla riforma dello Stato facendone

quest’ultima riferimento agli articoli 6§1, VIII e 7§143

. La legge di riforma istituzionale del

1980 prevede, in essi, la possibilità di modificare la legge di pacificazione solo mediante

ricorso alla maggioranza speciale.

La nuova procedura per la nomina dei borgomastri dei sei comuni periferici è descritta nella

legge proposta come segue: “l’atto di presentazione del borgomastro è confermato da un voto

del Consiglio comunale ed è trasmesso al Governo fiammingo, che ne controlla la legalità nel

quadro della sua competenza a nominarlo. In virtù di questo voto, l’interessato è designato

borgomastro e porta il titolo di ‘borgomastro designato’. Egli esercita a tale titolo tutte le

funzioni per cui è competente il borgomastro [nominato]. Egli non perde tuttavia lo status di

consigliere comunale (échevin) se è stato eletto come tale”44

. Il Governo fiammingo ha

sessanta giorni di tempo per esercitare la sua competenza a nominare il borgomastro. Se viene

nominato o, entro i sessanta giorni, il Governo fiammingo non si pronuncia, il borgomastro è

nominato “effettivo” e perde lo status di échevin45

. Se il Governo fiammingo rifiuta la sua

nomina nei sessanta giorni utili, lo deve anche comunicare al borgomastro designato, al

governatore e al governatore aggiunto della Provincia del Brabante fiammingo e al segretario

generale della sezione del contenzioso amministrativo del Consiglio di Stato. Il rifiuto alla

nomina deve essere motivato. Il borgomastro designato può ricorrere al Consiglio di Stato

entro trenta giorni ed il Consiglio di Stato si deve pronunciare sul ricorso entro novanta

giorni. In mancanza del ricorso entro i trenta giorni utili, il rifiuto di nomina è definitivo e il

consiglio comunale del Comune interessato può procedere a nuova designazione entro trenta

giorni. La sentenza del Consiglio di Stato in caso di ricorso del borgomastro designato ma non

nominato vale come nomina in caso di accoglienza del ricorso.

La proposta di legge n. 1566/1, che si collega indirettamente alla proposta di legge 1565/1,

prevede la riforma della legge speciale dell’8 agosto 1980 all’articolo 16bis e della legge del

12 gennaio 1989 relativa alle istituzioni brussellesi all’articolo 5bis. L’articolo 16bis della

legge 8 agosto 1980 prevede il principio dello “standstill” secondo il quale i decreti, i

regolamenti e gli atti amministrativi non possono pregiudicare le garanzie di cui godono i

Comuni à facilités. Tale principio viene esteso anche alla nuova procedura di nomina dei

borgomastri dei sei comuni periferici così come prevista dalla proposta di legge n. 1565/1;

43

In ibidem, pag. 2. 44

In ibidem, pag. 2, trad. mia. 45

In ibidem, pag. 3, trad. mia.

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tale principio viene esteso anche alla nuova normativa prevista dalla proposta di legge n.

1563/1 sulle competenze del Consiglio di Stato nei confronti dei contenziosi amministrativi

dei sei Comuni periferici. La modifica dell’articolo 5bis della legge del 12 gennaio 1989

estende l’applicazione del principio dello standstill anche nei confronti delle Regioni ma

anche delle Comunità ed in particolare alla Regione di Bruxelles-Capitale, alla Commissione

comunitaria comune, alla Commissione comunitaria fiamminga, all’Agglomerato brussellese

e ai poteri locali46

.

Con la proposta di legge n. 1567/1 si intende modificare l’articolo 92bis della legge speciale

dell’8 Agosto 1980, concernente la comunità metropolitana di Bruxelles. Le motivazioni che

sottendono la proposta di legge sono quelle che abbiamo accennato sopra: in virtù del ruolo

internazionale assunto da Bruxelles, il legislatore belga ha sentito la necessità di snellire e

razionalizzare l’assetto istituzionale della Capitale. A tal fine viene creata, con la presente

proposta di legge, una “comunità metropolitana di Bruxelles” composta dai rappresentanti del

Governo di ciascuna Regione. A questi si aggiungono i rappresentanti dei Comuni del

Brabante fiammingo e quelli dell’autorità federale47

. La comunità metropolitana avrà in

particolare il compito di coordinare la concertazione tra i membri rappresentanti di ciascuna

Regione sui temi di interesse transregionale. Gli accordi di concertazione saranno regolati con

le stesse modalità con cui vengono regolati i cosiddetti accordi di cooperazione.

La proposta di legge n. 1568/1 intende stabilire un rifinanziamento per le istituzioni

brussellesi: esso sarà inteso nella misura di 461 milioni di euro da distribuire in maniera

progressiva a partire dalla data di votazione della proposta di legge fino al 2015 e andrà a

beneficio della Regione di Bruxelles-Capitale, della Commissione comunitaria fiamminga,

della Commissione comunitaria francese e dei poteri locali.

La proposta di legge n. 1569/1 si collega alla precedente48

e prevede la creazione di un

ulteriore fondo di finanziamento per Bruxelles, questa volta esplicitamente “per il suo ruolo

internazionale” e per la “funzione di Capitale”.

46

In tal senso, la proposta di legge intende applicare la giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte

Costituzionale sull’estensione del principio dello standstill anche alle altre istituzioni oltre che alle Regioni. In

Proposition de loi 1566/1, pag. 3, trad. mia. 47

Proposition de loi 1567/1, pag. 2, trad. mia. 48

E alla proposta di legge organica del 27 dicembre 1990.

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d) Proposte di legge n. 1570/1 e 1571/1 relative alla “credibilità della politica”.

La proposta di legge n. 1570/1 prevede un “rafforzamento della democrazia e della credibilità

ella politica” intervenendo sulla legislazione relativa alle elezioni per il Parlamento vallone,

per il Parlamento fiammingo e per il Parlamento della Regione Bruxelles-Capitale mediante

l’introduzione delle seguenti misure: divieto di cumulo delle candidature alle elezioni

simultanee in caso di incompatibilità tra i mandati; perdita degli eventuali mandati in corso in

caso di elezione ad altra assemblea parlamentare; divieto di cumulo delle candidature a

piazzamento effettivo e a piazzamento supplente in una stessa lista. La proposta di legge n.

1570/1 va letta congiuntamente con la proposta di legge n. 1571/1 che prevede l’introduzione

delle medesime misure ma per l’elezione della Camera dei Rappresentanti del Parlamento

federale, del Parlamento europeo e del Parlamento della Comunità germanofona.

e) Proposta di legge n. 1572/1 relativa all’allargamento dell’autonomia costitutiva degli

enti federati.

La tredicesima e ultima proposta di legge, la numero 1572/1 prevede, anche in questo caso,

una modifica della legge dell’8 Agosto 1980, mediante l’allargamento dell’autonomia

costitutiva della Comunità francese, della Regione Vallonia e della Comunità fiamminga. La

Costituzione belga, all’articolo 118§2 definisce i contorni dell’autonomia costitutiva degli

enti federati: essa si limita alle materie relative all’elezione, alla composizione e al

funzionamento del Parlamento della Comunità francese, del Parlamento della Regione

Vallonia e del Parlamento della Comunità fiamminga. La stessa autonomia costitutiva è estesa

ai relativi Governi dall’articolo 123§2 della Costituzione49

. La proposta di legge speciale

intende allargare l’autonomia costitutiva della Comunità fiamminga, della Comunità francese

e della Regione Vallonia nella parte relativa alle regole per la composizione del Parlamento,

ai supplenti, alla creazione di una circoscrizione regionale e all’effetto devolutivo della casella

di preferenza nella scheda elettorale.

5. Riforma della forma di governo secondo gli accordi di governo dell’11 ottobre 2011.

Per quanto attiene le proposte di riforma relative alla forma di Governo, in assenza di formali

propositions de loi, faremo riferimento al documento dell’11 ottobre 2011 con il quale si è

giunti all’accordo istituzionale per la sesta riforma dello Stato e con il quale si è dato vita,

49

In ibidem, pag. 1, trad. mia.

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congiuntamente, al Governo di Elio Di Rupo50

. Il punto 1.4 del suddetto documento prevede

una riforma del bicameralismo, riforma che aspetta di essere attuata almeno dal 1993. In

particolare è prevista una riduzione del numero dei parlamentari; un adattamento del Senato

alla struttura federale dello Stato (molto probabilmente si opterà per un Senato completamente

rappresentativo delle entità federate). Il nuovo Senato sarà composto da 50 eletti indiretti,

ripartiti in gruppi linguistici (29 neerlandesi, 20 francesi e uno germanofono). La ripartizione

dei seggi avverrà in base ai risultati elettorali delle entità federali di ciascun gruppo linguistico

(non è ancora deciso se la rappresentanza si farà in riferimento alle Regioni o alle Comunità

anche se il problema non si presenta in comunità fiamminga dove, come visto, l’istituzione

comunitaria si sovrappone a quella regionale). E’ lasciata a ciascun gruppo linguistico la

possibilità di determinare la ripartizione e le modalità della rappresentanza dei parlamenti

delle entità federate. Ai 50 eletti indiretti se ne aggiungono 10 cooptati (6 neerlandesi e 4

francesi) ripartiti in funzione dei risultati elettorali della Camera dei Rappresentanti. Le

competenze del Senato saranno ulteriormente ridotte e comprenderanno in ogni caso le leggi

speciali, le leggi di revisione costituzionale e le dichiarazioni di revisione costituzionale. E’

rinviata ai rappresentanti di Governo (letteralmente “a un gruppo di otto partiti”) la

negoziazione dei principi e delle modalità con le quali si procederà alla riforma del Senato.

Il punto 1.5 del documento di Elio Di Rupo prevede l’introduzione del principio di

simultaneità delle elezioni politiche: la legislatura viene prolungata a cinque anni. Tale

disposizione comincerà ad entrare in vigore a partire dal 2014, in concomitanza con le

elezioni europee per il Parlamento dell’Unione. In ogni caso si procederà all’elezione della

Camera dei Rappresentanti sempre in concomitanza con l’elezione del Parlamento europeo. In

caso di scioglimento anticipato della Camera, la nuova legislatura non potrà eccedere il tempo

che intercorre tra lo scioglimento e la fine naturale della legislatura precedente, in modo da

rispettare il suddetto principio di simultaneità. Si intende, a tal proposito, razionalizzare il

meccanismo della sfiducia nei confronti del Governo (attualmente il Governo Di Rupo

sembra intenzionato a dare una svolta tedesca sul punto).

Il punto 1.7 intende, infine, dare sostanza al principio di loyauté fédérale con l’istituzione di

un Comitato di concertazione tra le varie entità federate e tra queste e la Federazione.

50

Vedi “Accord Institutionnel pour la sixième réforme de l’Etat – Un Etat fédéral plus efficace et des entités

plus autonomes”, sul sito istituzionale del Governo Belga. Cfr. B. BAYENET, “Les dérniers accords

institutionnels belges sur la 6ème réforme de l’Etat et le financement des communautés et des régions”, Centre

Etudes du PS, Janvier 2012 e P. JOOS, “La sixième réforme de l’Etat, Accord Papillon”, Université Libre de

Bruxelles, 2012.

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6. Verso la sesta riforma dello Stato in Belgio

Tralasciando il resto delle proposte di riforma contenute nei cosiddetti Accordi Papillon e

attinenti per la maggior parte a questioni di tipo finanziario e ai futuri trasferimenti di

competenze verso le Regioni, ci sembra utile ora soffermarsi sulle proposte supra presentate e

dare uno sguardo d’insieme alle intenzioni del costituente belga, alla luce della recente

approvazione di alcune di queste proposte. Alcuni costituzionalisti belgi (Behrendt51

) sono

scettici sui tempi previsti dalla riforma: lo stesso ministro-Presidente della Comunità

Fiamminga, Peeters, non esclude che si possa andare oltre il 2014 per approvare tutte le

misure inserite nel programma siglato da Di Rupo. Ritardi nell’attuazione della sesta riforma

dello Stato andrebbero tutti a vantaggio dei partiti fiamminghi legati all’ideale nazionalista:

nel caso, agli scrutini di giugno 2014 non sarà difficile convincere gli elettori fiamminghi che

la riforma si sia rivelata “insuffisante”52

. I timori per una “partition du Pays” sono alimentati

altresì dalla continua crescita dei partiti nazionalisti (oltre a N-VA, l’estrema destra

fiamminga Vlaams Belang) che insieme raccolgono, secondo alcuni sondaggi registrati sul

quotidiano Le Soir, oltre il 46% dei consensi in tutto il Paese. Si tratta di numeri enormi per

un Paese come il Belgio, caratterizzato da un multipartitismo estremo.

Per quanto queste considerazioni appaiano contingenti e comunque “faillibles”, è necessario

tenere conto, come scrive bene il Professor Behrendt53

, che in Belgio è in vigore un sistema

elettorale che, anche laddove le proiezioni elettorali previste dovessero rivelarsi errate, tende a

premiare i partiti più forti ma non di certo a marginalizzare quelli più piccoli. Ad ogni modo,

il sistema belga può consegnare la maggioranza assoluta alla Camera dei rappresentanti anche

ad un partito che abbia ottenuto meno del 50% dei voti. Il metodo d’Hondt, mai abbandonato

dalla fine del XIX Secolo ad oggi (nonostante le proposte di riforma per l’adozione di un

sistema maggioritario accennate più dietro) permette, è vero, in qualche modo, di semplificare

il paesaggio politico-istituzionale del Belgio: se in Vallonia è il Partito Socialista ad avere il

più largo consenso, a Bruxelles sono i liberali di MR ad aver ottenuto, negli ultimi dieci anni,

la maggioranza relativa, mentre in Fiandra il metodo proporzionale ha sempre premiato i

cristiano-democratici.

Non è più così dopo l’avvento della N-VA e lo strepitoso successo elettorale del giugno 2010

siglato da Bart De Wever. E’ quest’ultimo partito infatti a detenere la maggioranza relativa

51

Vedi C. BEHRENDT, “La 6e réforme de l’Etat”, in Réflexions, Université de Liège, 2012. 52

“J’aurais donc tendance à considérer, à l’instar de Monsieur Peeters, que la date ultime pour l’entrée en

vigueur des mesures décidées lors de la Sixième réforme de l’État doit être début 2014 ; toute entrée postérieure

serait susceptible d’avoir une incidence favorable sur les résultats de partis politiques dont l’objectif est à

moyen terme le démantèlement même du pays”, in ibidem, pag. 1. 53

In ibidem.

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nel Paese e quella assoluta in Comunità Fiamminga. La supremazia dei nazionalisti

fiamminghi si è confermata anche alle recenti comunali dell’Ottobre 2012, nelle quali il

leader Bart De Wever ha ottenuto la carica di borgomastro nella sua città, Anversa. Nelle vesti

di sindaco, De Wever ha già lanciato la sfida a Di Rupo, denunciando ancora una volta gli

Accordi Papillon e chiedendo una nuova riforma questa volta di tipo “confederale”, forte

dell’eccezionale risultato elettorale ottenuto in tutta la Fiandra.

Tuttavia nonostante il principio democratico premi il partito nazionalista, quest’ultimo deve

fare i conti con un’analisi più profonda delle reali intenzioni dell’elettorato fiammingo: non è

vero infatti che i “partisans” della N-VA (né tantomeno quelli del Vlaams Belang) siano tutti

irrimediabilmente legati all’ideale separatista. Lo dimostrano sondaggi nei quali si chiede agli

elettori fiamminghi se siano o meno d’accordo con la totalità del programma di Bart De

Wever. Questo correntismo all’interno dell’elettorato fiammingo è frutto d’altronde di una

crisi politica dei partiti fiamminghi che comincia proprio con la sparizione della Volksunie:

fatto fuori il principale referente per i nazionalisti fiamminghi, l’elettorato fiammingo si è

trovato spesso disorientato e frazionato in numerose liste spesso distanti tra loro in termini

ideologici e programmatici. Il panorama dei partiti fiamminghi ha visto passare molte

formazioni che non hanno avuto troppa fortuna, da Spirit alla cosiddetta Lista Dedecker. La

vittoria di N-VA alle elezioni politiche del 2010 e alle comunali del 2012 suggerisce piuttosto

che ci si trovi di fronte ad un’eccezione e che Bart De Wever sia stato più che altro capace di

far confluire l’elettorato fiammingo verso il suo partito per un insieme di proposte che stanno

al cuore del Nord del Paese, soprattutto di tipo finanziario, anziché convincere proprio sul

fronte della separazione dal resto del Belgio. La crisi del partito cattolico ha fatto il resto.

La vittoria di Bart De Wever nel 2010 e nel 2012 non può tuttavia costituire un motivo di

preoccupazione automatico per le sorti del Paese: “il serait erroné d’accréditer la thèse selon

laquelle l’État belge serait ipso facto voué à disparaître dès l’instant où ces deux partis

auraient conquis la majorité des sièges au groupe linguistique néerlandais de la Chambre”54

.

Ed in effetti l’opposizione dei nazionalisti fiamminghi alla sesta riforma dello Stato non ha

dato i suoi frutti sul piano istituzionale. Negli ultimi sei mesi si è proceduto alla attuazione

parziale delle misure previste nel piano Di Rupo senza grandi sorprese. In attesa di maggiori

chiarimenti sul fronte degli ulteriori trasferimenti in favore delle Regioni55

, il Governo di Elio

Di Rupo ha proceduto all’attuazione di alcuni dei provvedimenti più importanti, a partire

proprio dalla scissione dell’arrondissement elettorale e giuridico di Bruxelles-Halle-

54

In ibidem, pag. 4 55

Vedi “La sixième réforme de l’Etat émerge à peine des limbes”, in La Libre Belgique, 5/11/2012.

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Vilvoorde. Il 13 giugno 2012 si è votata la legge che prevede la scissione del collegio

elettorale BHV in tre nuovi collegi: Brabante vallone, Brabante fiammingo e Bruxelles-

Capitale, collegi attinenti alla elezione dei deputati della Camera dei Rappresentanti. Gli

elettori dei comuni à facilités nel circondario di Bruxelles, sono riuniti, come previsto nella

proposition de loi, in un unico cantone elettorale (Rhode-Saint-Genèse) separato dalle altre

circoscrizioni brussellesi.

La scissione dell’arrondissement elettorale di BHV ha dato così il via alla sesta riforma dello

Stato belga. Lo stesso giorno si è votato su un pacchetto di riforme che hanno compreso: “la

réorganisation de l’arrondissement judiciaire, le financement de la Région bruxelloise,

l’émergence d’une communauté métropolitaine englobant Bruxelles, de nouvelles règles de

désignation des bourgmestres dans la périphérie, des modifications dans les procédures de

recours devant le Conseil d’État, un chapitre « renouveau politique » (notamment : les

politiques siégeront à l’avenir dans l’assemblée pour laquelle ils ont été élus, sans marge de

manœuvre), et une série d’améliorations pour le vote des Belges à l’étranger”56

.

Alla fine del 2012 dunque si è proceduto alla attuazione della parte del programma di riforma

attinente alle questioni locali (BHV, rifinanziamento della Capitale, ecc.) nonché ad avviare il

più ampio progetto di miglioramento della “qualità della politica” con l’introduzione di regole

più stringenti per i candidati politici alle elezioni federali e locali ed un sistema di

rinnovamento della classe politica che fa sentire già i suoi effetti (con la spaccatura di FDF e

dei partiti ecologisti).

La parte relativa alla forma di Governo deve essere ancora attuata: si tratta forse della parte

più innovativa dell’intera riforma siglata da Elio di Rupo.

In effetti ci si domanda se le misure finora adottate abbiano completato o meno il lunghissimo

processo di federalizzazione dello Stato belga. Esse hanno piuttosto definito per la prima volta

i contorni dello Stato federale propriamente inteso, rompendo definitivamente l’ultimo ponte

esistente tra la comunità vallona e quella fiamminga, rappresentato appunto da Bruxelles-

Halle-Vilvorde e lasciando il Belgio di fronte ad un bivio istituzionale finora largamente

ignorato.

Tuttavia si tratta di misure, quelle adottate, che risanano i difetti di quel federalizing process

avviato nel 1970. Sarà invece il secondo “paquet” di riforme, quello relativo alla forma di

Governo, alla riforma del Senato, al trasferimento di competenze verso le Regioni e al nuovo

sistema di finanziamento degli enti locali a consolidare l’assetto federale belga. Con la

56

In D. COPPI, “Après BHV, le sort du Pays est entre les mains des Flamands”, in Le Soir, 23 luglio 2012.

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riforma della Seconda Camera infatti si procederà al completamento di un modello federale

finora quasi inesistente: i maggiori costituzionalisti belgi hanno infatti guardato alla struttura

federale belga come ad un “residuo dello Stato centrale del 1831” (Délpérée). Sembra invece

che l’introduzione di un comitato di concertazione che darà sostanza al principio di lealtà

federale, il rafforzamento del “potere costituente” delle entità federate, lo stabilimento di

precisi confini della struttura federale e soprattutto, la riforma della Seconda Camera in senso

federale, siano tutti elementi che possano definire quello belga un federalismo realmente

compiuto.

E’ possibile in questa sede mettere in rilievo alcune considerazioni sul futuro assetto

istituzionale del Paese, alla luce delle riforme messe in cantiere57

.

In primo luogo, come visto, la regionalizzazione del territorio brussellese è l’elemento che di

fatto impedisce ai fiamminghi di procedere ad una scissione “pulita” della loro comunità dal

resto del Regno: i nazionalisti del Nord infatti non si accontentano di dar vita ad uno Stato

Fiammingo che sia privo di Bruxelles, considerata la loro “capitale storica”. L’ordinamento

belga inoltre non riconosce un importante istituto di democrazia diretta, quello del

referendum: si tratta a nostro avviso di uno strumento essenziale, quasi un passaggio

obbligato per poter dare seguito ad una qualunque rivendicazione di tipo indipendentista,

come rivela la recente vicenda scozzese.

De Wever sembra inoltre aver rinunciato alla scissione tout court, prospettando una nuova

riforma dello Stato, questa volta di tipo confederale. Quest’ultimo progetto sembra essere in

linea con l’evoluzione del sistema istituzionale del Belgio e potrebbe dare una svolta

definitiva sul fronte politico-istituzionale: a nostro avviso, quella confederale, è la soluzione

adatta al contesto belga per molteplici ordini di fattori (politico, culturale, linguistico). La

Confederazione infatti non annulla il principio unitario (ed in tal senso non varrebbero più i

timori di chi vede nella separazione del Paese un elemento di instabilità che potrebbe

influenzare l’intera Unione Europea) e si sposa con le esigenze politiche della maggioranza

del Paese, quella fiamminga, senza rinunciare al principio di solidarietà nei confronti della

minoranza vallona.

La sesta riforma dello Stato ha fatto poi emergere alcune questioni che si presentano molto

più problematiche di quanto non lo siano nella realtà. In primo luogo, infatti, secondo alcuni

partiti francofoni, la scissione del Paese dovrebbe comportare l’isolamento dei Comuni à

facilités, i quali non avrebbero più alcun legame con la parte del Paese di lingua francofona,

57

Si vedano anche gli interessanti saggi di J. GHEUDE: “Le petit guide de l’après-Belgique”, Mols, 2010 e “On

l’appelait Belgique”, Mon Petit Editeur, 2011.

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essendo questi ultimi inglobati in Comunità fiamminga. Questo pericolo di “abbandono” dei

fratelli francofoni della periferia brussellese in caso di “déclatement du Pays” è in realtà

scongiurato dal fatto che la creazione di un nuovo Stato non annulla di certo i diritti conferiti

in virtù del loro statuto speciale. Non esiste poi nessuna regola di diritto internazionale che

impone che in seguito alla scissione di uno Stato vadano ripristinati i precedenti assetti

amministrativi presenti in quel territorio58

. In secondo luogo, la proposta fiamminga di

procedere alla scissione del Paese lasciando Bruxelles al suo destino internazionale (dovrebbe

cioè divenire una sorta di “distretto europeo”) sembra irrealizzabile per molti motivi: si tratta

di una soluzione che dovrebbe accontentare in negativo le due parti, poiché nel caso, nessuna

delle due avrebbe più il totale dominio sulla Capitale belga. Ma la proposta è inattuabile

perché la creazione di un distretto europeo metterebbe l’Europa di fronte a delle “vere”

competenze statuali: l’Europa dovrebbe amministrare un territorio in veste di sovrano, un

territorio abitato da cittadini che non fanno riferimento ad alcuna cittadinanza se non a quella

europea. Si deduce che tutto questo comporterebbe l’instaurazione di un ordinamento ex novo

che trascinerebbe con sé non pochi grattacapi giuridici59

. In terzo luogo, va precisato che,

nonostante il programma di N-VA non preveda alcuna soluzione per il resto del Paese in caso

di scissione, la creazione di uno Stato Fiammingo non comporta automaticamente la

sparizione del Belgio. Anzi, il riconoscimento internazionale già consolidato dello Stato belga

metterebbe i francofoni in una posizione privilegiata rispetto allo Stato Fiammingo, il quale

dovrebbe procedere ad ulteriori e più intricati negoziati per procedere alla scissione completa

dello Stato belga ed ottenere poi la soggettività internazionale60

. Di fatti, secondo alcuni

giuristi, difficilmente la Comunità Internazionale potrà riconoscere uno Stato Fiammingo

senza che questo venga dapprima consacrato da un accordo tra le comunità del vecchio Stato

belga e dunque, anche in caso di scissione, i francofoni avranno dalla loro parte un

grandissimo potere negoziale.

Tutto questo ci porta a pensare come in realtà la sesta riforma dello stato sia ben lontana dal

produrre una spaccatura definitiva nel Paese: se dovesse rendersi inevitabile, bisogna tenere

conto che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che si arrivi ad una conclusione del processo di

scissione.

Questo spiega i lunghi tempi di attuazione della riforma stessa. Il Governo Di Rupo sta

prendendo tempo per evitare problemi ben più gravi. E’ infatti preferibile che i negoziati tra le

58

In C. BEHRENDT, op.cit., pag. 5, trad. mia. 59

In ibidem. 60

In ibidem, pag. 6.

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due comunità presenti in Belgio si affrontino all’interno di una cornice statuaria anziché nel

campo internazionale, dove le rivendicazioni possono essere più violente e portare ad una

vera e propria rottura insanabile e che può prolungarsi nel tempo. Il rischio di una separazione

permanente e non negoziata è quello che i mercati internazionali, sensibili alle situazioni di

incertezza, potrebbero proprio per questo punire duramente i belgi nella loro totalità ancor

prima che si giunga ad una soluzione definitiva in campo istituzionale.

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