"Un petit conte vos vueil dire": 'Baril' e un suo inedito frammento

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Biblioteca della tradizione classica Centro interuniversitario di studi sulla tradizione Università degli Studi di Bari Aldo Moro Università degli Studi della Repubblica di San Marino 10 Direttori Davide Canfora, Olimpia Imperio, Domenico Lassandro Comitato Scientifico Stefano Bronzini (Bari), Grazia Distaso (Bari), Sabrina Ferrara (Tours), Maria Pilar García Ruiz (Pamplona), Margherita Losacco (Padova), Giorgio Otranto (Bari-San Marino), Domenico Ribatti (Bari), Francesco Stella (Siena-Arezzo), Paolo Viti (Lecce)

Transcript of "Un petit conte vos vueil dire": 'Baril' e un suo inedito frammento

Biblioteca della tradizione classica Centro interuniversitario di studi sulla tradizione

Università degli Studi di Bari Aldo Moro Università degli Studi della Repubblica di San Marino

10 Direttori

Davide Canfora, Olimpia Imperio, Domenico Lassandro

Comitato Scientifico Stefano Bronzini (Bari), Grazia Distaso (Bari), Sabrina Ferrara (Tours), Maria Pilar García Ruiz (Pamplona), Margherita Losacco (Padova), Giorgio Otranto (Bari-San Marino), Domenico Ribatti (Bari), Francesco Stella (Siena-Arezzo), Paolo Viti (Lecce)

Filologia e letteratura Studi offerti a Carmelo Zilli

a cura di Angelo Chielli e Leonardo Terrusi

Cacucci Editore - Bari

L’opera è pubblicata con il contributo del Comune di Castellaneta e del-l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

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Indice generale

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INDICE GENERALE

Premessa (Angelo Chielli, Leonardo Terrusi) pag. 7 La filologia di Carmelo Zilli (Domenico Lassandro) » 9 ROBERTO ANTONELLI Per una storia della Filologia romanza in Italia: Cesare De Lollis rivoluzionario e conservatore » 13 BEATRICE BARBIELLINI AMIDEI Il Congedo al lettore dal Libro d’Amore (mss. Ricc. 2317 e Pal. 613) » 25 ANNA MARIA COMPAGNA Giasone e Medea in Francesc Alegre (Barcellona 1494) e in Joan Roís de Corella (Gandia? 1435 - València 1497) » 33 GIULIO CURA CURÀ Note a Jacopo Alighieri, Dottrinale XLII, 37-54. Con alcune prime riflessioni sulla cronologia dell’opera » 51 CARLO DONÀ La Spada nella Roccia e altre spade del destino » 63 PIETRO MARIA FRAGNELLI «A suo tempo vi ricompenserà». Un invito alla lettura del Siracide » 81 PAOLO GRESTI Osservazioni sul rimario del Donat proensal ambrosiano » 85

Indice generale

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TERESA NOCITA La collezione di stampe antiche ‘Maurice Dumarest’ pag. 99 GIUSEPPE NOTO Due versi sinora sconosciuti del trovatore ‘fantasma’ Giuffredi (o Giuffrè) di Tolosa e un commento di Francesco Redi (poi cassato dall’autore) a Par. VIII, 147 » 119 SANDRO ORLANDO Il prezzo della virtù » 129 MARCO PICCAT La Chanson de Rome: un’altra ‘canzone’ per i marchesi di Saluzzo (BnF Rés 8-Ln 27-2688) » 139 ANTONIO PIOLETTI Esercizi sul cronotopo 10. Il Voyage de Charlemagne en Orient: la teatralizzazione della parodia » 153 LAURA RAMELLO «Un petit conte vos vueil dire»: Baril e un suo inedito frammento » 163 FERNANDO SCHIROSI Marcel Schwob et l’argot » 181 LEONARDO TERRUSI Nuove notizie di Lelio Manfredi » 193 ELISA TINELLI «Asinus ad lyram»: su un adagio di Erasmo da Rotterdam » 213

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LAURA RAMELLO

«Un petit conte vos vueil dire»: Baril e un suo inedito frammento

Nel panorama della narratio brevis oitanica riconducibile alla tipologia

letteraria del conte pieux – genere cerniera fra la narrazione agiografica e quella profana1 – il racconto avente per oggetto un nobiluomo, una penitenza e un misterioso barilotto che pare si rifiuti di riempirsi rappresenta senz’altro la testimonianza più nota; il suo successo è attestato da un lato dalla fortuna letteraria e dall’altro dalla nutrita tradizione manoscritta.

Per quanto concerne il primo aspetto, si trattò a quanto pare di una voga alquanto repentina, a giudicare dall’arco di tempo relativamente breve che ne vide la comparsa in tre diverse redazioni: nel volgere di mezzo secolo (ma si potrebbe forse circoscrivere ulteriormente la cronologia a soli trent’anni, fors’anche meno) si susseguirono una versione anonima, comparsa agli inizi del XIII secolo2, quella di Jehan de la Chapelle de Blois databile al 12183 e infine la redazione inserita all’interno della vasta raccolta di racconti edifi-canti intitolata Vie des Peres, datata da Lecoy intorno al 12304.

La vicenda è nota: un uomo di alto rango ma peccatore impenitente giunge suo malgrado da un eremita, che gli consegna, a mo’ di penitenza, un

1 Non a caso Françoise Laurent parla, in relazione a questo genere di racconti, di «position frontière»: «Ces Vies en vers… ont un statut ambivalent dû à leur position frontière. Elles se nourissent de la tradition cléricale et de la culture savante dont elles tirent leur origine et, en raison du changement de destination, de leur ouverture au monde laïque» (F. LAURENT, Plaire et Édifier. Les récits hagiographiques composés en Angleterre aux XIIe et XIIIe siècles, Paris, Champion, 1998, p. 20). Il concetto è ripreso da E. PINTO-MATHIEU, La Vie des Pères. Genèse de contes religieux du XIIIe siècle, Paris, Champion, 2009, pp. 461-62.

2 Il testo è stato pubblicato tre volte, dapprima da M. MÉON, Nouveau recueil de fabliaux et contes, Paris, Chasseriau, I, 1808, pp. 208-42, in seguito da O. SCHULTZ-GORA, Zwei altfranzösische Dichtungen, Halle, Niemeyer, 1919, pp. 91-127, e infine, in edizione critica, da F. LECOY, Le Chevalier au barisel, Paris, Champion, 1984. Per uno studio tematico cfr. fra gli altri F. ROMANELLI, ‘Le chevalier au barisel’. L’acculturazione dei cavalieri tra lo spazio dell’aventure e il tempo della confessione, «Medioevo Romanzo», XI (1986), pp. 27-54 e, per l’ed. italiana del testo, ID., Il cavaliere e l’eremita, Parma, Pratiche Editrice, 1987.

3 Edita da R. CHAPMAN BATES, Le Conte dou Barril, New Haven, Yale University Press, 1932.

4 Cfr. F. LECOY, La Vie des Peres, Paris, Picard, I, 1987, p. XXIII. Allo studioso si deve la più recente edizione, in tre tomi, della raccolta di racconti: ID., La Vie des Peres, 3 voll., Paris, SATF, 1987, 1993, 1999. Per la cronologia delle versioni cfr. anche PINTO-MATHIEU, La Vie, cit., p. 463.

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barilotto con il compito di riempirlo; al fallimento del primo tentativo l’uomo, indispettito, giura che non avrà pace fino a quando non sarà riuscito a riempire il recipiente. Dopo lungo peregrinare, innumerevoli tentativi ed altrettanti insuccessi, l’uomo ritorna dall’eremita con il barilotto vuoto e l’animo pieno di acredine; il disappunto che egli manifesta cede gradualmen-te il passo al pentimento: una lacrima, sgorgata dai suoi occhi, cade nel bari-lotto, colmandolo miracolosamente.

L’impianto narrativo di base, per il quale non è stata a tutt’oggi indivi-duata una fonte anteriore5, viene variamente sviluppato nelle diverse reda-zioni; le differenze sostanziali possono essere comunque ricondotte a due so-le tipologie, quella rappresentata dalla versione anonima e quella costituita dal racconto della Vie des Peres. Come nota Lecoy infatti, il testo anonimo e quello di Jehan de la Chapelle sono sovrapponibili, in quanto pressoché «calqués l’un sur l’autre»6 dal punto di vista della presentazione dei perso-naggi, della successione degli avvenimenti e dell’analisi dei sentimenti; quanto a questioni di precedenza, le argomentazioni di Bates, che considerava il testo di Jehan de la Chapelle da lui pubblicato come il modello della redazione anonima7, vengono messe in discussione da Lecoy, che giunge a conclusioni opposte sulla base di incoerenze narrative «d’un imitateur mal à l’aise et qui a cru devoir introduire quelques variantes dans un récit qu’au fond il suivait pas a pas», incoerenze che consegnano il ritratto di un personaggio che «paraît n’être qu’une copie qui aurait légèrement brouillé les traits de son original»8.

Alla struttura di base, la versione anonima e la Vie des Peres apportano variazioni a livello di ambientazione – occidentale (Normandia-Bretagna) nella prima, orientale (Egitto) nella seconda – di condizione sociale del pro-tagonista, chevalier nella versione anonima, più genericamente designato come halt home nella Vie des Peres, di stato civile del medesimo – celibe o sposato con prole – di gravità delle colpe commesse9 e di destino finale – la morte nella versione anonima, una vita morigerata e dedita ad opere di bene nella Vie des Peres; variabile è anche il lasso di tempo (un anno / due anni e mezzo) che il protagonista dedica alla sua ricerca.

5 Particolare che fa propendere la Pinto-Mathieu per una contemporaneità di ideazione:

«Tous deux [Baril et Copeaux] ont en commun d’être de véritables contes du XIIIe siècle, qui ne sauraient remonter à des sources anciennes tant ils illustrent une idéologie propre à leur temps» (PINTO-MATHIEU, La Vie, cit., p. 463).

6 LECOY, Le Chevalier, cit., p. XIX. 7 BATES, Le Conte, cit., pp. XXIX-XXXII. 8 LECOY, Le Chevalier, cit., pp. XIX-XX. 9 Mentre nella versione anonima si tratta di un ladro assassino, in quella contenuta nella

Vie des Peres la colpa del protagonista risiede piuttosto in una ricchezza malamente scialac-quata.

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Oltre a questi particolari narrativi, le due redazioni, notevolmente diver-genti sul piano dell’estensione – 1084 versi contro 289 – mostrano diffe-renze sostanziali a livello della rappresentazione della complessità psico-logica del personaggio e del suo dramma interiore: come ben nota Le-coy10, al signore nobile e arrogante, allo spietato assassino in cui «… tous mauls quë on puet faire / en dis, en fais et en pensés: / tous les eut en lui amassés»11, che viene condotto dall’eremita pressoché a forza dai suoi cavalieri, irridendo a qualunque pratica penitenziale, fa da contrappunto nella Vie des Peres un «coupable allant se confesser volontiers, presque de son propre mouvement, mais déclarant seulement qu’il souhaite une pénitence légère»12; fondamentalmente diverso è poi lo spirito del nucleo centrale del racconto, rappresentato dalla scena del ritorno all’eremita: al-l’ombra del giovane e aitante cavaliere che fu, lacero e smagrito e pur an-cora nel gorgo del suo tormento interiore («qui encore ert trestous en s’ire, v. 745»)13, che solo durante il secondo colloquio con il sant’uomo maturerà una dolorosa catarsi, condensata nella lacrima penitenziale, si sostituisce l’immagine di un individuo sì provato nel corpo, ma spiritual-mente già purificato dalla sua pur vana peregrinazione, purificazione che l’eremita non fa altro che esplicitare; da quintessenza del pentimento, la la-crima evolve a segno tangibile della misericordia divina14.

Oltre che dalla pluralità di redazioni, la fortuna del racconto, in qualche modo più ‘laico’ e dunque più accessibile ed appetibile di altri15, è documen-tata anche dalla tradizione manoscritta, che nella versione tràdita dalla Vie des Peres non può ovviamente prescindere da quella della raccolta di appar-tenenza; mentre la redazione anonima presenta una situazione – quattro ma-noscritti e un frammento – tutto sommato agevolmente districabile16, la Vie des Peres evidenzia una proliferazione di testimonianze i cui rapporti non appaiono ancora univocamente definiti.

10 LECOY, Le Chevalier, cit., p. XX. 11 Ivi, p. 2, vv. 56-58. 12 Ivi, p. XX. 13 Ivi, p. 23. 14 «Les pleurs qu’il verse en reconnaissant ses torts sont donc des pleurs d’une toute au-

tre valeur que ceux du chevalier au barisel. Ses larmes ne sont plus des larmes de repentir puisqu’un saint ermite vient de lui promettre joie et absolution. Le repentir, il l’a connu bien avant… Si le pénitent de Baril pleure, c’est de ne pas avoir reçu le signe divin et miraculeux de son absolution, en un mot la grâce» (PINTO-MATHIEU, La Vie, cit., p. 475).

15 Ivi, p. 471. 16 Si veda in proposito l’analisi e la classificazione della tradizione proposta da Lecoy

(Le Chevalier, cit., pp. III-X).

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L’ancora attuale studio di Schwan17 censì una trentina di codici; gli ulte-riori ritrovamenti ne hanno fatto ad oggi pressoché raddoppiare il numero, come testimonia la recensio di Lecoy18, che elenca cinquantasette manoscrit-ti di cui trentanove della Vie des Peres propriamente detta, sei di sillogi di racconti edificanti che comprendono anche alcuni brani della Vie des Peres, tre racconti isolati e nove frammenti; nella pagina internet, ancora recente-mente aggiornata, che gli Archives de littérature du Moyen Age (ARLIMA)19 dedicano all’opera, Laurent Brun riporta le indicazioni relative a cinquanta-nove codici, evidenziando fra essi le testimonianze frammentarie ma senza ulteriori distinzioni.

Il particolare ci conduce ad abbordare brevemente la questione delle in-formazioni offerte dai repertori bibliografici cartacei e dalle risorse on-line; il Dictionnaire des lettres françaises20 colloca le notizie relative al racconto in due articoli, l’uno dedicato al Chevalier au barisel21, in cui vengono espli-citati i dati narrativi del conte pieux all’interno della comune trattazione della versione anonima e di quella di Jehan de la Chapelle, e l’altro concernente la Vie des Peres22, in cui le informazioni relative al racconto emergono in fili-grana all’interno della disamina della più vasta raccolta di exempla. L’impianto di ARLIMA ricalca apparentemente quello del Dictionnaire, tut-tavia la scheda concernente il Chevalier au barisel23 tratta unicamente della versione anonima, mentre la pagina dedicata alla Vie des Peres è corredata da un link di approfondimento24 che rinvia ad una scheda in costruzione in cui l’elenco dei singoli racconti è completato da notizie relative alla loro forma, lingua, contenuto, incipit ed explicit.

Il punto di forza delle schede di ARLIMA non consiste soltanto nel fatto di consentire l’aggiornamento continuo delle indicazioni bibliografiche, principale vantaggio di un repertorio informatizzato rispetto ad uno carta-ceo25, ma anche nell’ambizione di fornire la lista completa delle testimo-nianze manoscritte sino ad oggi note relativamente ad ogni singola opera, nonché eventuali variazioni rispetto a collocazioni citate altrove; per quanto

17 E. SCHWAN, La vie des anciens Pères, «Romania», XIII (1884), pp. 233-63. 18 LECOY, La Vie, cit., pp. XV-XIX. 19 http://www.arlima.net/uz/vie_des_peres.html. 20 H. BOSSUAT, L. PICHARD, G. REYNAUD DE LAGE, Dictionnaire des Lettres Françaises.

Le Moyen Age, Paris, La Pochothèque, 1992 (1a ed. Paris, Fayard, 1964). 21 Ivi, p. 264. 22 Ivi, pp. 1476-77. 23 http://www.arlima.net/ad/chevalier_au_barisel.html. 24 http://www.arlima.net/uz/vie_des_peres_detail.html. 25 Per completezza dell’informazione, si ricorda anche il Complément Bibliographique

2007 del DEAF (Dictionnaire étimologique de l’ancien français) a. c. di F. Möhren, Tübingen, Niemeyer, 2007, coll. 524-29.

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riguarda la Vie des Peres ad esempio, del codice che Lecoy indicava con la segnatura «Collection Phillipps, 3643»26 viene fornita l’odierna localizzazio-ne presso la Bancroft Library della UC Berkeley (ms. 106)27.

Mettere ordine nella recensio della Vie des Peres non è peraltro impresa di poco conto; la questione appare alquanto delicata in particolar modo per ciò che concerne i frammenti, soprattutto in relazione al fatto che di molte testimonianze si sono oggi perse le tracce; dei nove lacerti citati da Lecoy, tre vengono indicati come attualmente irreperibili nella scheda ARLIMA28; analogo status viene attribuito ad un ulteriore frammento, di cui si fornisce l’indicazione di previa proprietà della famiglia torinese Bollati di Saint-Pierre, a seguito di un’antica appartenenza al canonico Bréan di Aosta. Analogo fenomeno, sia pure di portata più circoscritta, colpisce la versio-ne anonima: il frammento di Oxford, che già Lecoy non aveva potuto uti-lizzare direttamente29, scompare del tutto dalla scheda ARLIMA, in cui per contro si registra una nuova testimonianza, il codice 925 della Beinecke Library, Yale University, New Haven30.

Si tratta in effetti di un frammento, che tuttavia non ha nulla a che vede-re con quello di Oxford, non solo dal punto di vista dell’estensione (143 ver-si contro 182), ma anche sul piano del contenuto; l’esame dei versi iniziali permette di chiarire la tradizione di appartenenza:

La grant hautesce ou je sui! Bien voi que comme fox m’esmui [J]e vin matin de ma maison [Por] dire ma confession. Se max m’en vient, c’est a bon droit! Mais je m’en retour orandroit…

26 LECOY, La Vie, cit., p. XVIII. 27 Cfr. http://bancroft.berkeley.edu/; http://www.arlima.net/mss/united_states_of_ ame-

rica/berkeley/ university_of_california/bancroft_library/0106.html. 28 Riguardo ad un frammento di Metz, che ARLIMA riporta al n. 12 come «Metz, Servi-

ce départemental d’archives de la Moselle?» senza ulteriore indicazione, non è possibile capi-re se si tratti di quello indicato da Lecoy, di quello recentemente segnalato ed edito da Herbin (J. CH. HERBIN, Fragments inédits de la Vie des Pères, in Par les mots et les textes. Mélanges de langue, de littérature et d’histoire des sciences médiévales offerts à Claude Thomasset, a c. di D. James-Raoul e O. Soutet, Paris, PUPS, 2005, pp. 405-12) o di una nuova acquisizione; ciò che è certo è che il frammento edito da Herbin, relativo al racconto n. 5 (Copeaux) non è quello a cui si riferiva Lecoy (Demi-ami, n. 39) e che lo studio di Herbin non appare segnalato in ARLIMA.

29 LECOY, Le Chevalier, cit., p. IV. 30 Cfr. http://discover.odai.yale.edu/ydc/Record/3471804. Si tratta di un foglio pergame-

naceo databile al XIV secolo, in discrete condizioni di conservazione, riportante sul lato recto, in rosso, tracce di un’antica numerazione (.xij.); il testo in esso contenuto si articola su due colonne di 36 righe ciascuna ed è vergato in una gotica libraria con inchiostro bruno.

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Il brano corrisponde, con lievi varianti, ai vv. 9062-9067 della Vie des Peres che riporta31:

et la grant hautesce ou je sui! Bien voi ke conme fols m’esmui juï matin de ma meson por dire ma confession. Se mals m’en vient, c’est a boin droit! Mes je m’en retor orendroit…

Non di frammento della redazione anonima dunque si tratta, come la

classificazione di ARLIMA farebbe pensare, ma di una testimonianza che va ad arricchire la già nutrita tradizione della Vie des Peres; per quattro lacerti perduti, uno nuovo risulta acquisito: sulla base della descrizione fornita da Lecoy, che indica con precisione il contenuto dei frammenti a lui noti, è pos-sibile in effetti affermare che il ms. 925 non costituisce il recupero di un’attestazione che si credeva perduta, ma a tutti gli effetti di una nuova ac-quisizione; di tali elementi il repertorio on-line dovrà tenere adeguato conto.

Sul piano narrativo il brano che esso riporta, corrispondente ai vv. 9062-9205 della Vie des Peres, costituisce il momento topico della vicenda: il rac-conto si apre infatti sull’esclamazione dell’halt home nel momento in cui, ricevuto dalle mani dell’eremita il barilotto e recatosi al vicino corso d’acqua per riempirlo, nella vana illusione di poter sbrigativamente assolvere alla sua penitenza, non essendoci riuscito si interroga rabbiosamente sul da farsi e, forse più per orgoglio che per effettivo spirito di espiazione («N’est pas prodon qui s’en desdit / De sa promesce et de sun dit. / J’ai ce promis, si le tenrai: / Mainte-nant plus n’i atendrai», vv. 9080-9083), giunge alla determinazione di non avere tregua né pace fino a che il dannato barilotto non sia pieno.

Dopo due anni e mezzo di vane peripezie egli, «povres, maigres et en-fonduz, / entrepelez et haut tonduz / … las, esgarez, afemez, nuz» (vv. 9094-9095, 9106), imprecando contro Fortuna che l’ha «… mis ou fons de sa roe» (v. 9115), inizia a maturare una forma di pentimento («A bon droit me doi je douloir: / J’ai bien deservi ce que j’ai, / Nus ne le set max que je sai», vv. 9129-9131), arrivando alla determinazione di fare ritorno dall’eremita («Qu’au saint hermite revenroit / Et sun barrillaut li rendroit; / Si li raconte-roit sa vie…», vv. 9134-9136).

Giunto dal sant’uomo, da cui è riconosciuto solo grazie al barilotto, vie-ne accolto con gioia32; l’eremita ringrazia il cielo per il suo ritorno e accetta di buon grado di ascoltare il racconto delle sue peripezie (vv. 9155-9161)

31 LECOY, La Vie, cit., p. 294. 32 Per un’analisi della diversa accoglienza riservata dall’eremita al peccatore nel Chevalier au

Barisel e nel racconto della Vie des Peres si veda PINTO-MATHIEU, La Vie, cit., p. 474.

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De ce qu’il fu revenuz sains Rendi graces a Jhesucrit Et delez lui seoir le fist. Moult l’acola et conjoï Et de lui voulantiers oï La vie qu’il ot puis menee Qui moult li ot la char penee…

rivelandogli che egli ha comunque trovato misericordia nella grazia divina («De touz voz pechiez estes quicte», v. 9169) e che non ha più bisogno di altra penitenza, malgrado la determinazione dell’halt home ad insistere («…Frere, tant com vivrai / Q’utre penitence n’aurai / Devant que ceste soit parfaite», vv. 9184-9186). Udendo queste parole, l’eremita piange, e anch’egli «… ploroit fort / Comme ciz qui cognut sun tort» (vv. 9192-9193); il quel momento accade il prodigio (vv. 9194-9198):

De par Jhesucrit li avint Le barrillet devant lui tint Une de ses lermes cheï, Et Diex, qui pas ne le haï, Le barril de la lerme empli…

Esterrefatti dal miracolo, entrambi rendono doverosamente grazie a Dio

(vv. 9202-9205):

Quant le miracle ambedui virent, A Jhesucrit loanges firent Et a joie faire s’esmurent Comme cil qui faire le durent…

A questo punto il racconto tràdito dal lacerto si interrompe. Oltre alla rilevanza sul piano contenutistico, il frammento appare consi-

stente anche dal punto di vista formale: nella Vie des Peres il racconto com-pleto occupa 289 versi; con i suoi 143 versi, il ms. 925 reca la metà del-l’intero exemplum.

Prima di fornirne la trascrizione integrale, risulta necessario affrontare brevemente il non agevole problema della sua collocazione all’interno della tradizione manoscritta; la situazione risulta piuttosto intricata dal momento che, nonostante gli studi pregressi, non si è ancora giunti ad una rappresenta-zione stemmatica coerente ed esaustiva della traditio della Vie des Peres; ciò non è dovuto ovviamente a negligenza degli studiosi che si sono occupati del problema, ma ad un’oggettiva complessità della tradizione che ha indotto ad adottare soluzioni di volta in volta diverse.

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Lo studio di Schwan risulta ancor oggi fondamentale per diversi aspetti: la tavola33 in cui i vari racconti vengono designati mediante un titolo abbre-viato ed un numero d’ordine (nel nostro caso Baril, n. 18), elaborata da Gaston Paris e da lui ripresa, divenne punto di riferimento per tutte le ricer-che successive34, così come il sistema di sigle adottato per il censimento dei codici; a Schwan si deve inoltre il primo tentativo di elaborazione stemmati-ca35, basato sull’ordine con cui i racconti compaiono nei manoscritti, integra-to dall’esame delle varianti del racconto n. 42 (Merlot), criterio in base al quale Schwan giunge all’identificazione di tre famiglie.

Le indagini successive, che pure hanno accresciuto il numero di codici noti, non hanno condotto a sostanziali progressi sul piano della definizione dell’albero genealogico, concentrandosi piuttosto sulla spinosa questione compositiva della raccolta, che non è affatto un insieme omogeneo: poiché non tutti i codici trasmettono l’intero corpus di 74 racconti, la diversità sul piano compositivo ha fatto ipotizzare che ad un nucleo originario, rappresen-tato dai primi 42 exempla, si siano progressivamente aggregate delle conti-nuazioni che ne hanno fatto quasi raddoppiare il numero; secondo Schwan questo processo si sarebbe sviluppato in tre stadi, corrispondenti alla «pre-mière, deuxième et troisième Vie des Peres»36; le successive argomentazioni di Göran Bornäs37, secondo cui la raccolta non si comporrebbe che di due serie, vennero messe in discussione da Lecoy38, favorevole piuttosto, sulla scia di Schwan, ad un’impostazione sulla base dei tre gruppi. I problemi maggiori riguardano in sostanza i racconti successivi ai primi 4239; in ogni caso, le differenze fra il primo nucleo, caratterizzato da un quadro di am-bientazione orientale e mitico, e la parte restante, contraddistinta da un peso maggiore dei miracoli mariani e ambientata spesso in Francia e in un passato più prossimo, sono evidenti.

Le indagini sugli aspetti compositivi hanno comunque avuto il merito di acclarare che l’edizione della Vie des Peres, «vu le caractère composite de l’ensemble, ne peut guère se faire qu’en deux temps, sinon trois»40; ciò

33 SCHWAN, La vie, cit., p. 240 n. 5. 34 Essa viene riportata ancora da LECOY, La Vie, cit., p. IX. 35 SCHWAN, La vie, cit., pp. 242-50. 36 Ivi, pp. 251-52; cfr. anche LECOY, La Vie, cit., pp. X-XI e BOSSUAT, PICHARD,

REYNAUD DE LAGE, Dictionnaire, cit., p. 1476. 37 G. BORNÄS, Trois contes français du XIIIe siècle, tirés du recueil des Vie des peres,

Lund, C. W. K. Gleerup, 1968, pp. 9-12. 38 LECOY, La Vie, cit., pp. XII-XV. 39 Suddivisibili o meno in due gruppi; ivi, p. XII. Per una tripartizione propende comun-

que anche il recente studio di PINTO-MATHIEU, La Vie, cit., pp. 11-13. 40 Ivi, p. XX.

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significa affrontare la questione della filiazione dei manoscritti in tappe diverse, una per ciascuna parte della raccolta. A questo punto subentra un altro problema: come ha osservato Lecoy41, i precedenti tentativi di classificazione, pur apparendo piuttosto concordi sui piani alti dello stemma, «aboutissent à des résultats sensiblement différents dans le détail: les croisements et échanges de leçons sont, en effet si nombreux qu’on ne peut éviter une foule de décisions arbitraires sur la qualité de ces leçons, si l’on veut pousser jusqu’au bout la répartition des copies»42; l’osservazione di Lecoy mette l’accento su di un’altra problematica della tradizione manoscritta della Vie des Peres, vale a dire il suo carattere fortemente diffrattivo.

Lecoy non manca tuttavia di notare che i diversi tentativi di classifica-zione, suffragati dalle sue personali ricerche, concordano nel mettere in evi-denza come esista un certo numero di copie «qui offrent un texte cohérent, cor-rect dans l’ensemble, relativement uniforme et dont on ne peut douter qu’il re-produit avec une suffisante exactitude le texte initial»43; egli isola così un nucleo di sette codici44 fra i quali sceglie, come base per la sua edizione, f.

Sebbene Lecoy rinunci ad una rappresentazione stemmatica, le sue con-clusioni, se raffrontate con l’albero di Schwan45

41 Ivi, p. XIX. 42 Ibid. 43 Ivi, p. XX. 44 Si tratta dei mss. A (BnF, fr. 1546), B (BnF, fr. 1039), U (Oxford, Bodl., Douce 150),

f (BnF, fr. 24301), l (BnF, nouv. acq. fr. 13521), a (BnF, fr. 24758) e b (BnF, fr. 24759), ibid. 45 SCHWAN, La vie, cit., p. 250.

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mostrano come i dati si integrino vicendevolmente: A, pur offrendo un testo «excellent dans l’ensemble»46, viene scartato a causa dell’alto numero di lec-tiones singulares e della ricorrente omissione di distici; U, ottimo codice che Schwan non colloca nello stemma conoscendone l’esistenza, ma non il contenu-to, potrebbe essere, secondo Lecoy, un eccellente candidato se non fosse mutilo in più punti; B presenta l’inconveniente di essere trascritto in una lingua dai tratti fortemente piccardi; la scelta cade dunque su f, mentre N non viene preso in considerazione.

Il confronto con l’edizione Lecoy, esteso ad un campione, sia pur limita-to, di manoscritti da lui non utilizzati47, ha consentito di individuare qualche affinità fra il frammento in questione e parte della tradizione manoscritta; al v. 9091 nell’ed. Lecoy48 si legge: «a pié, sanz some et sanz hernois»; il ms. 925 riporta «Nuz piez et en povre hernois» e similmente U: «nuz piez et sanz autre hernois»; al v. 9113 dell’ed. Lecoy49 leggiamo: «dont ja ne me ploiera gaige»; si tratta di un emendamento apportato alla lezione originaria di f che reca: «dont ja ne ploierai a gaige», e allo stesso modo nel ms. 925: «Dont ja ne ploierai mon gaige»; l’affinità fra queste lezioni farebbe dunque ipotizza-re una collocazione del frammento nell’ambito della famiglia x. In un caso si è riscontrata una somiglianza piuttosto significativa con il codice s; ai vv. 9180-9181 dell’ed. Lecoy50 si rinviene: «si prendroiz autre penitance / tant k’a Deu truissoiz acordance», il ms. 925 al contrario reca: «Ni penrez autre penitence / Tant qu’a Dieu aiez acordence», lezione che potrebbe essere ge-neticamente imparentata con quella riscontrabile in s: «et prandrez autre pe-nitance / tant qu’a Dieu traiez acordance».

Il dato comunque maggiormente caratterizzante del frammento, che non fa che confermare la tendenza altamente diffrattiva della tradizione della Vie des Peres, è l’elevato numero di lezioni al momento non altrimenti definibili se non singulares, non essendo stato per ora possibile riscontrare una qualche so-miglianza con nessuna delle testimonianze sinora esaminate. Nella tabella che segue si riportano i casi più significativi:

46 LECOY, La Vie, cit., p. XX. 47 L’indagine ha per ora preso in considerazione i mss. I (BnF, fr. 1545), q (BnF, fr.

2187), s (BnF, fr. 15110), C (BnF, fr. 23111) e H (BnF, fr. 25438). 48 LECOY, La Vie, cit., p. 294. 49 Ivi, p. 295. 50 Ivi, p. 297.

«Un petit conte vos vueil dire»

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Edizione Lecoy Ms. 925 vv. 9068-9069 mes en piece ne ferai presse

ne por baril ne por confesse A piece ne ferai amprise Par barril ne par convoitise

v. 9105 nul mal; tot por santé beüsse Nul mal; au tout ce beüsse v. 9119 buer vet au mal ki s’en revient En ce que j’ai fait vaut neiant v. 9126 quant il li plest, d’ui a demain Quant li plaira d’ui a demain vv. 9146-9148 en sa saulete le reçut,

ja soit ce ke pas nel connut por sa megrece et por l’abit

En sa celle si le reçut, Je sai ce que pas nel cognut Par sun mesaise et par l’abit

Esistono poi casi in cui la lezione offerta dal frammento pare configurarsi

come chiaramente erronea: ai vv. 9098-9099 l’ed. Lecoy51 riporta:

Un jor a dementer ce prist por froidure ki le sosprist

Il ms. 925 per contro reca:

Un jour a guementer se prist Par froidure qui seur lui vint

È evidente che la variante del frammento altera lo schema rimico. E an-

cora: ai vv. 9152-915652, in relazione all’accoglienza riservata dall’eremita all’halt home, si dice:

Quant li prodom l’ot conneü et le barrillet ot veü, a lermes et a jointes mains de ce k’il fu revenus sains rendi graces a Jhesucrist…

Il ms. 925 riporta:

Quant li prodons l’ot cogneü Et le barrillet ot veü, Li hermites a jointes mains De ce qu’il fu revenuz sains Rendi graces a Jhesucrit…

La lezione li hermites, che determina una indebita ripetizione del sog-

getto, si configura come facilior dalla genesi piuttosto evidente, così come

51 Ivi, p. 295. 52 Ivi, p. 297.

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ad un banale errore di copia pare attribuibile l’alterazione riscontrabile al v. 9147: ed. Lecoy «ja soit ce ke pas nel connut»; ms. 925: «Je sai ce que pas nel cognut».

In alcuni casi le alterazioni generano versi ipometri, come il v. 9182 che riporta «Ciz as le cuer humble et douz» a fronte di «Cil ki ot le cuer humle et douz»53, o il v. 9163, che diviene ipometro a causa dell’omissione della con-giunzione iniziale «et»; altrove si tratta di veri e propri cambi di senso:

vv. 9167-9168 “Sire, vos avez los et pris

gaaignié”, fist li li hermites… “Sire, vous avez los et pris; j’ai guahignié” - dist li hermites…

Al di là della possibile collocazione del frammento nel più vasto conte-

sto delle linee di trasmissione della Vie des Peres, ritengo che le riflessioni sin qui esposte evidenzino in tutta la loro problematicità le peculiarità della tradizione di un testo che, per la natura stessa della sua composizione e con-tenuto e per la fortuna che lo caratterizzò, ebbe modo di ‘vivere di varianti’, in una continua evoluzione che non necessariamente va intesa in senso aber-rante; data la situazione, non è escluso che una collatio parcellizzata non so-lo, come fece Lecoy, sulla prima, seconda e terza Vie des Peres, ma sui sin-goli racconti, che meglio consentirebbe di valutare anche l’apporto dei frammenti, possa risultare di una qualche utilità ai fini delle scelte editoriali.

Nello specifico del racconto qui esaminato, l’alto livello di variabilità si evidenzia sin dal titolo; sulla scelta ai fini della sua attribuzione al frammen-to, per concludere, credo che qualche parola sia doverosa; la questione non è secondaria, dal momento che non è questo il titolo con cui il racconto com-pare nell’ed. Lecoy54, e assai varie appaiono le intestazioni offerte dai vari codici55.

Nella necessità di un’opzione, si è preferito andare nella direzione indi-cata da Lecoy nella sua edizione della redazione anonima56: anche in quel caso l’editore si trovò a dover procedere alla selezione di un titolo che fosse univoco – in altre parole che non si prestasse a possibili confusioni con le altre versioni – e che fosse sufficientemente consolidato da una qualche tra-dizione; a fronte delle varianti offerte dai codici («chevalier au barisel», «le dit du chevalier au barillet», «le dit du barisel»), egli decise di optare per la

53 Ibid. 54 «Del halt home qui empli le barrillet d’une lerme», LECOY, La Vie, cit., p. 290. 55 Ad esempio: BnF, fr. 1545: «Du riche homme qui avoit confession en despit»; BnF,

fr. 2187: «Dou preudome qui ne pot amplir lo barrilet»; BnF, fr. 15110: «De celui qui ampli lou barrillet»; BnF, fr. 23111: «De celui qui ne pot emplir le barillet d’iaue»; BnF, fr. 25438: «D’un chevalier qui ne povoit emplir un berri d’aigue por sa penitance faire».

56 Cfr. LECOY, Le Chevalier, cit., p. XXVI.

«Un petit conte vos vueil dire»

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prima, sebbene attestata dal solo ramo deteriore della tradizione, in quanto prima di lui utilizzata da Méon57 e preferibile al sintagma «li contes du ba-ril», che pure compare al v. 1080 del codice A, ma che offriva il fianco ad eventuali confusioni con la versione di Jehan de la Chapelle58.

Nel nostro caso, a fronte dell’estrema varietà delle intitolazioni presen-tate dai vari codici e nella necessità di evitare confusioni59, salvaguardando nel contempo l’esigenza di concisione che ad un titolo si deve, si è scelto di mantenere la forma sintetica inaugurata da Schwan60, secondo una prassi già adottata da Chaurand61 e che si sta ormai consolidando tanto nella più recente bibliografia quanto nei repertori informatizzati62.

57 MÉON, Nouveau recueil, cit., p. 208. 58 Tale è infatti il titolo adottato da Bates. 59 Il titolo attribuito alla versione del racconto contenuta nella Vie des Peres all’interno

del Dictionnaire des lettres françaises («…une troisième comprise dans le recueil La Vie des Peres sous le titre de Conte du Baril», BOSSUAT, PICHARD, REYNAUD DE LAGE, Dictionnaire, cit., p. 1476) non appare soddisfacente per la potenziale confusione con la redazione di Jehan de la Chapelle.

60 SCHWAN, La vie, cit., p. 240 n. 5. 61 Fou, dixième conte de la ‘Vie des Pères’, conte pieux du XIIIe siècle édité avec varian-

tes, notes et glossaire et précédé d’une introduction littéraire par J. Chaurand, Genève, Droz (Publications romanes et françaises, 117), 1971.

62 Cfr. PINTO-MATHIEU, La Vie, cit. In ARLIMA (http://www.arlima.net/uz/vie_des_peres_ detail.html) la prassi scelta consiste nel condensare il titolo presente nell’ed. Lecoy e la deno-minazione abbreviata inaugurata da Schwan; nel caso di Baril: «(XIX - 18) Del halt home qui empli le barrillet d’une lerme [Baril]».

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[Baril]63

La grant hautesce ou je sui! Bien voi que comme fox m’esmui 9064 [J]e vin64 matin de ma maison [Por] dire ma confession. Se max m’en vient, c’est a bon droit! Mais je m’en retour orandroit, 9068 A piece ne ferai amprise Par barril ne par convoitise A ce musart qui ça m’envoie, Qui par sun janglois me desvoie. 9072 Et arrieres comment irai? Se je retour, que li dirai? Retourner? Las! Ce ne puet estre Que je ja desdie mon maistre. 9076 Ja voir ne m’en retournerai; A la fuite me tornerai, Si ferai ce que j’ai promis Puis que au faire me suis mis. 9080 N’est pas prodon qui s’en desdit De sa promesce et de sun dit. J’ai ce promis, si le tenrai: Maintenant plus n’i atendrai”. 9084 D’illeuques se parti atant, De sun afaire ala doutant. Bien sot que Diex ne l’amoit mie N’an lui n’avoit de bien demie; 9088 Toutesvois prist le fraine aus denz Touz seus, au pluies et aus venz Et aus gelees et aus nois, Nuz piez et en povre hernois 9092 S’en torna lors li penanciers. Deuz anz et demei touz entiers Povres, maigres et enfonduz, Entrepelez et haut tonduz

63 Per l’edizione ci si è attenuti ai moderni criteri, sciogliendo le abbreviazioni e proce-

dendo all’inserimento della punteggiatura e delle maiuscole secondo le attuali consuetudini; i segni accentuativi si limitano come di norma all’accento acuto usato per distinguere e tonica da e atona in sede finale; i e y con valore vocalico sono state mantenute, mentre la fricativa palatoalveolare sonora è stata resa con j; è stata inserita la cediglia (ç) nella grafia della frica-tiva alveodentale sorda e sono state distinte u e v. La dieresi è stata posta sulle vocali i e u in iato. I versi sono stati numerati di quattro in quattro ed è stata mantenuta la numerazione loro attribuita nell’ed. Lecoy; il passaggio dal lato recto al verso delle carte è segnalato dalla sbarra (|), mentre la doppia sbarra (||) indica il cambio di carta. Le integrazioni sono segnalate da pa-rentesi quadre.

64 Ed. Lecoy: juï.

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9096 Erra, qu’il ne pot acomplir Sun veu dou barrillet emplir. | Un jour a guementer se prist Par froidure qui seur lui vint 9100 Et dist: “Las! Ou me suis je mis, Qui de joie me suis desmis Et si veil a honte morir! S’encor povoie acomplir 9104 Ce que j’ai ampris, je n’aüsse Nul mal; au tout ce beüsse Las, esgarez, afemez, nuz, Qui suis asis en gameüz! 9108 Las, desconfiz par mon folaige Et par mon cuer nice et volaige! Las, de toute joie essilliez, De toute vileance avilliez! 9112 Las, qui Fortune fait oultraige, Dont ja ne ploierai mon gaige, Ainz me chufle et me fait la moe Et m’a mis ou fons de sa roe, 9116 Autant estois au desus. Quant j’ai ce fait, il m’a65 plus; Belement partir m’en covient, En ce que j’ai fait vaut neiant. 9120 Si m’est il bien, que que je die: Quant je pour Dieu moine tel vie, Je ne la main pas em pardon, Ainz an aurai bon guerredon 9124 De Dieu, qui pecheours avoie Et qui touz confors leur envoie Quant li plaira d’ui a demain, Comme ciz qui tient en sa main 9128 Toutes choses a sun vouloir. A bon droit me doi je douloir: J’ai bien deservi ce que j’ai, Nus ne le set max que je sai”. 9132 Un jour erroit par .j. oraige, De par Dieu li vint en couraige || Qu’au saint hermite revenroit Et sun barrillaut li rendroit; 9136 Si li raconteroit sa vie Dont nul periceus n’a envie. Li besoins fait vielle troter: Ciz qui sun erre vost haster 9140 Par le mesaise qu’il avoit Qui de toutes pars li grevoit Arrieres se mist au chemin. N’est pas escrit en parchemin

65 Ed. Lecoy: n’i a.

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9144 En combien il revint arrieres. Li hermites a bele chiere En sa celle si le reçut, Je sai ce que pas nel cognut 9148 Par sun mesaise et par l’abit. Li chevaliers certain le fist Et le barrillet li moustra, Onques par lui riens n’i entra. 9152 Quant li prodons l’ot cogneü Et le barrillet ot veü, Li hermites a jointes mains De ce qu’il fu revenuz sains 9156 Rendi graces a Jhesucrit Et delez lui seoir le fist. Moult l’acola et conjoï Et de lui voulantiers oï 9160 La vie qu’il ot puis menee Qui moult li ot la char penee. Et ciz li raconta briement Sa vie et sun errement 9164 Et dou barril c’onques ne pot Emplir ne a main ne a pot, Dont il estoit moult entrepris. “Sire, vous avez los et pris; 9168 J’ai guahignié - dist li hermites. De touz voz pechiez estes quicte, | Qui avez fait si grant hachié Dont joie vous est ajuccié, 9172 Qui avez laissié voz hautesces Et voz honeurs et voz richesces Et voz enfans et vostre fame Pour le sauvement de vostre ame, 9176 Que Diex li peres vus ostroit. Si sachiez de voir orandroit, Se en ce point vus maintenez Es sun ciax serez coronnez 9180 Ni penrez autre penitence Tant qu’a Dieu aiez acordence”. Ciz as le cuer humble et douz Et a Dieu se fu donez touz 9184 Li dist: “Frere, tant com vivrai Q’utre penitence n’aurai Devant que ceste soit parfaite Et Jhesucriz sa grace i mete, 9188 Li sires a cui tout apent Si com de cuer je me repent”. Si com departir se vouloit Dou reclus qui par lui ploroit,

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9192 Et il meïmes ploroit fort Comme ciz qui cognut sun tort, De par Jhesucrit li avint Le barrillet devant lui tint 9196 Une de ses lermes cheï, Et Diex, qui pas ne le haï, Le barril de la lerme empli. Einsinc sun veu ciz acompli 9200 Et fist Diex la sa demoustrance Tout pour sa veraie repentence. Quant le miracle ambedui virent, A Jhesucrit loanges firent 9204 Et a joie faire s’esmurent Comme cil qui faire le durent.

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