Un milanese nel Nuovo Mondo. Le Indie di Girolamo Benzoni

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Carlo Angelo Tosi Un milanese nel Nuovo Mondo Le Indie di Girolamo Benzoni

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Carlo Angelo Tosi

Un milanese nel Nuovo MondoLe Indie di Girolamo Benzoni

I N D I C E

INTRODUZIONE pag. 3

CAPITOLO IGIROLAMO BENZONI: UNA BIOGRAFIA PER APPROSSIMAZIONE.

1. Il mondo che si lascia alle spalle Girolamo Benzoni.“ 5

2. Le prime difficoltà del viaggio oltre l’Oceano.“ 9

3. Gli Spagnoli e la Spagna nel Nuovo Mondo“ 11

CAPITOLO IILA HISTORIA DEL MONDO NUOVO. LA PIÙ GRANDE AVVENTURA DELL’UMANITÀ RACCONTATA DA UN MILANESE DEL XVI SECOLO.

1. Metodologia “ 212. La Historia inizia dal frontespizio

“ 223. Le dediche alle due edizioni

“ 264. La struttura del testo. Le diverse facce de La Historia del MondoNuovo “ 305. Girolamo Benzoni, il dualismo tra autore e protagonista

“ 316. Le illustrazioni “337. L’alterità secondo Girolamo Benzoni

“ 348. Cristoforo Colombo. Il riscatto degli italiani delCinquecento “ 379. La critica negativa a Bartolomé de Las Casas

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10. Le perle e la disavventura di un altro milanese“ 41

11. La conquista secondo Girolamo Benzoni“ 43

12. I Mori, una nuova variabile verso la trasformazione delMondo Nuovo “ 4413. I corsari francesi, prima espansione dei conflitti europeinel Nuovo Mondo “ 4614. La malattia misteriosa di Girolamo Benzoni

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CONCLUSIONI “ 49

ALLEGATI “ 51

BIBLIOGRAFIA “ 52

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INTRODUZIONE

Dal 1519, anno in cui Hernán Cortés sbarcò sulle costedello Yucatan, l’espansione europea verso le IndieOccidentali assunse i toni di un’epopea collettiva.L’avventura e il racconto di Girolamo Benzoni s’inserisconoin questa storia. Un viaggio eccezionale, un racconto complesso, come moltialtri che, a partire dalla fine Quattrocento, suscitaronol’attenzione degli europei.La Historia del Mondo Nuovo di M. Girolamo Benzoni Milanese affrontale difficoltà di raccontare un Mondo assolutamentesconosciuto, di farne percepire le diversità, didescriverne le piante, gli animali e gli uomini. Il libroprova a raccontare i colori, gli odori, le sensazioni1:“come comunicare questo effettivo divario - l’unicitàdell’America - a coloro che non l’avevano mai vista? Ilproblema della descrizione ridusse alla disperazionescrittori e cronisti. Le differenze erano troppo profonde,e troppe erano le cose nuove da descrivere, come lamentavacostantemente Fernández de Oviedo. «Fra le cose che hovisto», scrisse di un uccello dal magnifico piumaggio, «èquella che più di ogni altra mi ha lasciato senza alcunasperanza di riuscire a descriverla a parole»”2. Il compitonon era facile per chi scriveva e ancor più difficile perchi leggeva. L’europeo mancava degli strumenti adeguati perpoter percepire una realtà che sconvolgeva quello che erastato, sino ad allora, il “suo” mondo. In più, come poche altre opere, La Historia del Mondo Nuovoaffronta il tema delicato della conquista senza porsilimiti di critica. “Viaggiatore e poligrafo, Benzoniinserisce la rievocazione della sua lunga avventurosaesperienza americana al seguito di una serie di spedizionischiavistiche all’interno di una ricostruzione dellascoperta e della conquista del Nuovo Mondo ch’egli delineaattraverso un vero e proprio collage di passi tratti dafonti fra loro molto diverse: dal volume americano di1M.DONATTINI, Dal Nuovo Mondo all’America. Scoperte geografiche e colonialismo (secoli XV-XVI), Carocci, Roma, 2004, p. 125. 2J.H.ELLIOTT, Il vecchio e il nuovo mondo, il Saggiatore, Milano, 1985, p. 33.

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Ramusio alle opere di Gómara. Fonti, è bene sottolinearlo,nei confronti delle quali Benzoni rivela una singolareindipendenza di giudizio”3. Nell’affrontare l’argomentodell’incontro tra la cultura europea e quella indiana,Girolamo Benzoni lascia libero il suo spirito critico, ilsuo essere milanese, il suo essere italiano ed esprime ilsuo punto di vista, che diventa “un atto d’accusa contro lapotenza preponderante tanto nel mondo italiano quanto nelleIndie occidentali”4, la Spagna.Girolamo Benzoni è figura complessa, sulla quale è ancoravivo un dibattito tra gli studiosi. La critica, infatti,ha messo in dubbio l’esistenza stessa dell’autore e indiscussione l’effettiva realtà del viaggio dallo stessoeffettuato nel Nuovo Mondo. Questi contrasti tra glistudiosi rendono, in ogni caso, viva la sua figura. Lefonti per controbattere ai dubbi e alle supposizioni,tuttavia, sono carenti. Le prove della realtà delpersonaggio e del suo viaggio, devono essere cercate neltesto. Non è poca cosa, ma non è forse sufficiente adissipare i dubbi. La cosa certa è che un uomo del XVIsecolo ha scritto un libro. Che egli fosse liberonell’esprimere i suoi giudizi o spinto da esigenze diverseè difficile dirlo, ma La Historia del Mondo Nuovo è senza dubbioun atto d’accusa nei confronti della Spagna, contro laquale l’autore non utilizzò mezzi termini. Apparso per la prima volta a Venezia nel 1565, il libroebbe solo due edizioni in lingua italiana5. Non fu quindi,in un primo momento un gran successo. Divenne un best sellerquando fu tradotto in latino, francese, tedesco, olandese.La traduzione nelle lingue europee permise al libro di3M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico. Storia di un’immagine da Temistitan all’Indipendenza (1519-1821), Edizioni Unicopli, Milano, 2004, p. 87-88.4Ibid., p. 87.5G.BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo di M. Girolamo Benzoni milanese. La qual trattadelle isole, ε mari nuovamente ritrovati, et delle nuove Città da lui proprio vedute, per acqua εper terra in quattordici anni, appresso F.Rampazzetto, Venezia 1565. Salvoeccezioni, puntualmente segnalate in nota, le citazioni nel testo sonotratte dalla seconda edizione: ID., La Historia del Mondo Nuovo di M. GirolamoBenzoni milanese. La qual tratta delle isole, ε mari nuovamente ritrovati, et delle nuove Cittàda lui proprio vedute, per acqua ε per terra in quattordici anni. Nuovamente ristampata,et illustrata con la giunta d’alcune cose notabili dell’isola diCanaria, in Venetia, ad istantia di Pietro ε Francesco Tini, MDLXXII.[Ristampa anastatica, Akademische Druck u. Verlagsanstalt, Graz,1962].

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raggiungere una trentina di ristampe, tra il XVI e XVIIsecolo6, diffondendosi nei paesi che avversavano la potenzaspagnola e nelle comunità protestanti, che malsopportavano e temevano la potenza imperiale spagnola.Indicativo della forza della critica contenuta nel libro,è il fatto che in Spagna il libro fu tradotto e pubblicatoper la prima volta solo nel 19897.Questa tesi è suddivisa in due capitoli. Il primo capitoloè dedicato allo studio del profilo biografico di GirolamoBenzoni. Il secondo capitolo svolge considerazioni su LaHistoria del Mondo Nuovo attraverso una de-costruzione deltesto.

Desidero ringraziare la Professoressa Silvia Maria Pizzetti perl’attenzione dedicata a questo mio lavoro e la Dottoressa Maria MatildeBenzoni che ha aperto il mio interesse nei confronti dell’opera diGirolamo Benzoni.

6Per approfondire le informazioni sul numero delle edizioni nellepagine conclusive della presente tesi, alla voce allegati, è riportatauna tabella tratta dallo studio di F. ROSSELLI, La «Historia del MondoNuovo» di Girolamo Benzoni milanese. Contrasti e polemiche su una cronaca italiana del XVIsecolo, Università degli Studi di Firenze, Firenze, 1979.7Le edizioni de La Historia del Mondo Nuovo in lingua spagnola sono due, laprima è uscita in Venezuela e la seconda in Spagna: L.CROIZAT,«Estudio preliminar», G.BENZONI, La Historia del Mundo Nuevo (traducción ynotas de M.Vannini de Gerulewicz), Caracas, Academia Nacional de laHistoria, 1967; M.CARRERA DIAZ, «Introducción», G.BENZONI, Historia delnuevo mundo, Madrid, Alianza, 1989.

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CAPITOLO IGirolamo Benzoni: una biografia perapprossimazione.

1. Il mondo che si lascia alle spalle Girolamo Benzoni.

Marco Allegri scrisse in un suo saggio del 1894: “Dellavita del Benzoni non si hanno altre notizie tranne quelleche egli ne abbia narrato. Per questi motivi chi hal’onorevole ma grave incarico di scrivere intorno alviaggiatore ed autore milanese non può che restringerel’opera propria ad un esame critico del racconto di lui[...]”8. Nel frattempo nessuna nuova fonte si è aggiunta.La biografia di Girolamo Benzoni deve dunquenecessariamente essere stesa per approssimazione. I primi ventidue anni di vita, Girolamo Benzoni litrascorse nella città di Milano. L’autore ci ha lasciatosolo poche righe, di questo suo primo periodo di vita,nella dedica alla prima edizione e nella prima pagina de LaHistoria. Per stendere una biografia per approssimazione hopensato di integrare questi pochi cenni con una sintesidegli avvenimenti storici di Milano e del suo ducato, neglianni che vanno dal 1499 al 1541. La scelta di questoperiodo si basa sull’ipotesi che la famiglia Benzoni possaaver vissuto direttamente questa fase travagliata dellacittà e che la vita di Girolamo possa esserne statainfluenzata, sia sotto l’aspetto materiale che morale.Girolamo nacque a Milano nel 1519, proprio nel mezzo dellacontesa tra Asburgo e Valois per la supremazia sull’Italia.La città di Milano e il suo Ducato furono i luoghi dove sisvolse questo lungo conflitto, che ebbe inizio conl’occupazione del Ducato da parte di Luigi XII re deifrancesi, avvenuta nel 1499. I conflitti si succedettero,in sostanza ininterrottamente, sino alla pace di Cambrainel 1529 e tolsero grandi energie alla Città. I cittadini e8M.ALLEGRI, Girolamo Benzoni e la sua Historia del Mondo Nuovo, in Raccolta didocumenti e studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana, per il IV° centenario dellascoperta dell’America, parte V, vol. III, Ministero della PubblicaIstruzione, Roma, 1894, p 136.

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gli abitanti del contado videro passare e sostare sulleloro terre non solo l’esercito spagnolo e l’esercitofrancese ma anche quelli di Venezia, del Papa e dellaSvizzera. I genitori di Girolamo Benzoni subirono, moltoprobabilmente, i vari bombardamenti e la prepotenzadell’occupazione. La loro casa, come racconta l’autore,andò infatti più volte in rovina9. Cercando poi di capire quale fosse la condizione dellafamiglia di Girolamo, si rileva che nella premessa allaprima edizione de La Historia, dedicata al pontefice Pio IV,l’autore scrive di essere nato da: “umil padre”10. Ma cosavoleva dire con questa espressione il Benzoni? Sipotrebbero, in effetti, dare almeno due diverse chiavi dilettura: la prima è che la famiglia di Girolamo non fosseabbiente; la seconda, invece, che egli non facesse partedelle famiglie nobili o patrizie della città. Da un lato,quindi, si sarebbe espresso un concetto relativo al cetoeconomico, e dall’altro un concetto relativo al cetosociale. Se analizziamo ora tutta la frase che GirolamoBenzoni scrisse: “Onde essendo io nato di umil padre nellamirabil Città di Milano[...]”11, si potrebbe sostenere cheil termine «umil», che si contrappone al «mirabil» dellaCittà, porta a pensare che l’autore abbia voluto dareevidenza alla sua origine: se così fosse, il significatodato alla parola “umile” potrebbe corrispondere all’ipotesidi ceto sociale. A supporto di questa interpretazione vi èil fatto che i Benzoni possedevano una casa: “…e essendoandata la nostra casa più volte in sinistro e rovina, tantoper le continue guerre, quanto per altri accidenti dellainiqua fortuna sempre nimica nostra [...]”12. E’ quindiragionevole presumere che la famiglia appartenesse ai civespopolari e che avesse qualche possibilità economica, tantoda essere in grado di ricostruire o restaurare più volte lapropria casa. Quattro anni prima della nascita di Girolamo, i francesi,dopo fasi alterne, avevano ripreso possesso del Ducato di

9G.BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo, [1565], citato in A.MARTINENGO (acura di), Girolamo Benzoni, in P.COLLO, P.L.CROVETTO (a cura di), NuovoMondo. Gli italiani (1493-1609), Einaudi, Torino, 1992, p. 552.10Ibidem. 11Ibidem.12Ibidem.

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Milano, sconfiggendo, nell’agosto del 1515 le truppesvizzere a Marignano (Melegnano). Per i milanesi passaronoquattro anni di relativa tranquillità ma qualche cosa dinuovo stava per accadere nella storia europea, che avrebbefortemente inciso sulla storia della Città e dei suoiabitanti. Lo stesso anno in cui nacque Girolamo Benzoni, Carlod’Asburgo fu nominato re dei Romani, assicurandosi così iltitolo d’imperatore per il futuro. Con la nomina ad imperatore di Carlo V, il regno di Franciaveniva praticamente accerchiato. Infatti, la Francia, chegià “dopo il 1516 si trovava circondata sia a sud (Aragona)sia a est (Fiandre, Hainaut, Lussemburgo e Franca Contea)dai possedimenti di un unico sovrano”13, era ora minacciataanche sul rimanente confine orientale. La guerra erainevitabile. Il Ducato di Milano ritornava così nel centrodel ciclone. Il 28 maggio 1521 l’imperatore Carlo V e papaLeone X conclusero un trattato segreto che prevedeva lacacciata dei francesi da Milano e la lotta contro imovimenti eretici. Gli eserciti del papa e quelli asburgicientrarono così nei territori del ducato ed assediaronoMilano. I francesi si ritirarono a Cremona. I papalini egli Asburgo entrarono in Città e ne affidarono il governo aFrancesco II Sforza, figlio secondogenito di Ludovico ilMoro. La definitiva disfatta delle truppe francesi avvennealla Bicocca, sotto le mura della città, il 27 aprile 1522.Girolamo Benzoni visse dunque i primi anni della suainfanzia in questo clima: aveva solo tre anni quando glispagnoli entrarono in casa sua, invasero le stradesequestrando i beni dei cittadini e non se ne andarono più.Oltre alla guerra, Girolamo con i suoi genitori dovettesuperare la terribile epidemia di peste nel 1524 e lecarestie devastatrici del 1526, 1528 e 1529 che lasciaronolo stato di Milano spopolato e stremato14. Girolamo probabilmente vide suo padre disperarsi per gliaffari, per le imposte da pagare o per la casa di nuovo inrovina e la madre affaticarsi per rimettere in ordine quelpoco che era rimasto, dopo le requisizioni dei soldati. Gli

13M.RADY, Carlo V e il suo tempo, il Mulino, Bologna, 1997, p.58.14D.SELLA,C.CAPRA, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, in G.GALASSO (direttada), Storia d’Italia, Vol. XI, Cap. IV, UTET, Torino, p. 107.

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occhi del viaggiatore non avrebbero più dimenticato la sua«mirabil» città maltrattata dagli spagnoli. Il giovaneGirolamo crescerà quindi con l’imprinting dell’oppressione. Igenitori gli avranno raccontato dei francesi e deglisvizzeri. Egli visse direttamente la mancanza della libertàe l’oppressione degli spagnoli e dovette superare annimolto difficili. I danni delle guerre subite dal Ducatoerano ben visibili: tra Vercelli e Pavia tutto era deserto,era difficile incontrare delle persone e nelle strade dellecittà s’incontravano bambini stremati, alcuni chiedevano damangiare e altri morivano di fame. La desolazione di Milanoera terribile, raccontava il nunzio pontificio in Spagna.Un ambasciatore veneto scriveva che lo stato lombardo erain totale miseria, la situazione di rovina e la mancanza diuomini facevano presagire che i danni non sarebbero statifacilmente superati15. La città avrebbe invece dimostrato ilcontrario: “conclusesi di fatto nel 1544 le guerred’Italia, con la definitiva affermazione del predominioasburgico sulla penisola, lo stato di Milano conobbe unlungo periodo di pace e di tranquillità [...]”16 che permiseai suoi abitanti e al loro dinamismo di superare con unacerta velocità la drammatica situazione. Ma quando ciòsarebbe avvenuto, Girolamo sarebbe stato ormai lontano. La situazione economica della famiglia, dopo tutti questifatti drammatici, molto probabilmente non era florida e ilpadre di Girolamo scelse per il figlio la stradadell’apprendistato: “[...] non potendo il padre mio allostudio sustentarmi, mi mandò di età giovenile in varieProvince, Francia, Ispagna, Alemagna, e altre cittàd’Italia”17. Sui contenuti e le motivazioni di questi viaggisi possono fare due ipotesi: la prima è che la professionedel padre di Girolamo rientrasse nell’area commerciale eche per questo mandasse il figlio all’estero per curare ipropri interessi. La seconda ipotesi è che Girolamo siastato affidato a qualche mercante milanese perché maturasseesperienza e imparasse il mestiere. Girolamo ci dice,anche, di aver appreso durante questi viaggi “de’ nuovi

15Ibid., pp. 107-108.16Ibid., p. 109.17G. BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo, cit., [1565], citato inA.MARTINENGO, Girolamo Benzoni, cit., in A. ALBÒNICO, G.BELLINI (a curadi), Nuovo Mondo. Gli italiani, cit., p. 552.

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Regni trovati”18. Questo potrebbe rinforzare le due ipotesiperché nessuno meglio dei mercanti poteva essere aconoscenza di tutte le novità e curiosità del mondo. Imercanti si ritrovavano nelle piazze dei mercati di tuttaEuropa, scambiavano informazioni su quello che avevanovisto e sentito direttamente o quello che avevano sentitoraccontare da altri mercanti. È possibile, anche, cheGirolamo Benzoni, nel suo girovagare abbia avuto percompagno qualche diplomatico o qualche studioso, chefacilmente si spostavano da città a città, ed abbia appresoda loro le novità sul Nuovo Mondo. Girolamo, in ogni caso,imparò a viaggiare, ad affrontare pericoli e fatiche, eapprese la capacità di destreggiarsi in paesi stranieri19. Nel 1535, Francesco II Sforza moriva senza lasciare eredi.I milanesi si ritrovavano così nuovamente nell’incertezza:“havendo sostenuta tanto tempo con gravissime spese, etincomodi la guerra a questo fine, che in quello stato fosseposto un Signore particolare, et italiano, vedevano per lamorte del Duca ritornare in nuovi dubbi et difficoltàquesto loro desiderio, et apparecchiarsi occasione, o forsenecessità di dovere ripigliar l’armi”20. Milano era laporta per impossessarsi di tutta l’Italia: “se Milanocostituiva, da tempo, il problema centrale della politicaeuropea; se la Val Padana era, dal ’21, campo di battagliasempre rinnovato, quest’era dovuto alla posizionegeografica dello stato sforzesco divenuto la cerniera, lachiave di volta di tutto l’impero di Carlo V”21. Milanoperò non poteva dirsi spagnola: era Carlo V l’imperatore enon Carlo I re di Spagna, che ne deteneva il possesso atutela e difesa dell’impero. Per l’imperatore una cosa eracerta: mai Milano sarebbe tornata ai francesi, perchésarebbe stata una rovina per la Casa degli Asburgo.L’importanza strategica del ducato di Milano era moltosentita dagli spagnoli anche da quelli che si trovavano aldi là dell’Atlantico. Un esempio importante è rappresentatoda Gonzalo Fernandez de Oviedo, celebre per la sua Historia

18Ibidem.19Ibid., p. 553.20Così scrive P. Paruta nella sua Historia Vinetiana (1605). Il passo ècitato da F.CHABOD, Storia di Milano nell’epoca di Carlo V, Einaudi, Torino, 1971,p. 20.21Ibid., p. 43.

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general y natural de las Indias. Il de Oviedo era stato a Milano afine Quattrocento ed anche lui considerava Milano come laporta d’Italia22.Questa città, così importante per gli spagnoli e ifrancesi, non poteva offrire però più nulla a GirolamoBenzoni. Le attività commerciali erano frenatedall’incertezza della situazione e il pericolo di un nuovoconflitto tra Asburgo e Valois rendeva ancor più incerto ilfuturo. Girolamo Benzoni era invece un ragazzointraprendente, sicuro di sé, libero e coraggioso. E’ eglistesso che in poche parole lo racconta: “Essendo iogiovanetto di età d’anni ventidue, ε desideroso di vedere,come molti altri, il mondo, ε havendo notitia di quei paesinuovamente ritrovati dell’India, cognomignati così datutti, il Mondo Nuovo; determinai d’andarvi; et così mipartì di Milano”23. Così inizia La Historia del Mondo Nuovo. Girolamo Benzoni è ungiovane esperto e non teme le incognite del viaggio.Viaggiare è la sua aspirazione. Il Nuovo Mondo, inoltre,fa ormai parte della realtà. Non c’è totale incoscienzanella scelta. Il Nuovo Mondo non era più un luogocompletamente misterioso. Le informazioni erano iniziate acircolare già con la Lettera a Santángel, una ventina d’anniprima della nascita di Girolamo, nel 1493. La Lettera a Santángel fu “il primo documento stampato dellastoria d’America, scritto senza dubbio da Colombo duranteil viaggio di ritorno, [...]”24. Quindi, ben si può dire chesin dall’inizio della sua invenzione, la stampa fu il mezzoche meglio permise la diffusione delle notizie: “stampare -con o senza permesso dell’autore - una relazione diviaggio, rappresentò sempre un buon affare, a Roma come aFirenze, a Venezia, a Milano, a Siviglia, ad Augusta, aBasilea, a Lione e a Parigi”25. Nei primi anni delCinquecento, la stampa si diffuse molto rapidamente,soprattutto in Germania e in Italia.

22Ibidem23G.BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 1.24P.E.TAVIANI, L’avventura di Cristoforo Colombo, Società editrice il Mulino,Bologna, 2001, p.153.25F.SURDICH, Verso il Nuovo Mondo, la dimensione e la coscienza delle scoperte, Giunti,Firenze, 1991, p. 70.

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Nelle città europee, oltre a testi dedicati ad un ristrettopubblico colto, venivano stampati anche libri menoricercati, dedicati ad un pubblico più vasto. Tra i varigeneri proposti vi erano poi i libri sui viaggi e ledescrizioni del Nuovo Mondo26, edizioni molto apprezzate daun pubblico composito. Queste edizioni probabilmente furono oggetto di lettura perGirolamo Benzoni. I libri di viaggi e le relazioni sulNuovo Mondo parlavano, tra le altre cose, di grandiricchezze facili da conquistare, per chi era dispostoall’avventura ed al rischio dell’incognito. La città diMilano, al loro confronto, non poteva offrire nulla. Lavoglia di fuggire diventava insopprimibile in un giovaneavventuroso e al quale le traversie subite dovevano avertolto ogni speranza di migliorare la sua vita rimanendonella sua città. Girolamo parte così da Milano “col nome diDio rettore, ε governatore di tutto l’universo, l’anno delM. D. XLI”27.

26L.BRAIDA, Stampa e cultura in Europa, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003, p.126.27G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 1.

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2. Le prime difficoltà del viaggio oltre l’Oceano.

Girolamo Benzoni era giovane e le difficoltà che sapeva didover incontrare facevano parte dell’avventura che loaspettava. Di quello che avvenne e cosa fece prima diarrivare in Spagna, il viaggiatore non ci racconta nulla:mancano ne La Historia riferimenti ai giorni e ai mesitrascorsi. A volte l’autore ci concede qualche riferimentotemporale, ma tutto quello che sappiamo della prima partedel viaggio è che arrivò in Spagna a Medina del Campo, dovesi svolgeva un’importante fiera; questa città era il luogod’incontro e di scambio dei mercanti che giungevano datutto la penisola iberica con le loro merci. Benzoni andò forse a Medina per vendere delle mercanzie erecuperare il denaro necessario per affrontare latraversata verso le Indie: “et me ne andai per terra àMedina del Campo; dove il popolo usa gran traffico, perrispetto delle fiere, ε gran mercatantie di tutta laSpagna”28. Spesso l’autore nasconde tra le righe de LaHistoria il costante problema del denaro. Come vedremo piùavanti, a volte nella narrazione questa necessità èdichiarata, a volte il lettore può comunque intuirla.Tornando alla tappa fatta a Medina, si può affermare concertezza che il Benzoni di denaro aveva bisogno, prima dispostarsi a Siviglia. E’ infatti proprio in questa cittàche Girolamo Benzoni avrebbe dovuto affrontare la primadifficoltà per poter partire per il Nuovo Mondo: ottenereil permesso per andare nelle Indie occidentali non era cosasemplice. “Gli spagnoli avevano qualche preconcetto sulmodo di colonizzare le Indie, ma furono il numero e laqualità di chi le popolò a condizionare i metodi e glistrumenti impiegati”29. Secondo Carlo Maria Cipolla, idivieti per le persone furono molto duri. La Spagna eraassolutamente contraria e si opponeva energicamenteall’insediamento di forestieri nelle sue terre oltrel’Oceano30. “Il primo documento che proibisce agli stranieridi stabilirsi nelle colonie è del 1501 e la proibizione furipetuta in altri documenti apparsi nel 1505, nel 1509 e28Ibid., p. 2.29L.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista. Spagna e Portogallo nel Nuovo Mondo, 1492-1700, il Mulino, Bologna, 1896, p.150.30C.M.CIPOLLA, Conquistadores, pirati, mercatanti. La saga dell’argento spagnolo, cit., p. 19.

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poi ancora nel febbraio e nel giugno del 1510”31. In ognimodo: “su un punto i re cattolici e i loro successoririmasero irremovibili: essi proibirono assolutamente agliebrei, ai cripto-ebrei, ai mussulmani, ai moriscos, e aglieretici di emigrare nei domini americani. Per rafforzare lesue linee di condotta la corona impose a tutti gliemigranti di ottenere delle licenze dalla Casa de Contratación(Reale casa di commercio) di Siviglia, con l’esclusionedegli ecclesiastici, dei soldati, dei marinai e deiservi”32.Probabilmente la licenza costituiva un problema perGirolamo Benzoni, che in ogni caso lasciò Medina e andò aSiviglia. Se riuscì ad avere l’indispensabile permesso nonsi sa, sappiamo però che prese una barca e navigando lungoil fiume Guadalchivir raggiunse San Luca di Barrameda33.San Luca di Barameda si trovava e si trova (oggi Sanlúccarde Barrameda) vicino a Cadice, a pochi chilometri daSiviglia ed era il porto da cui era partito CristoforoColombo per il terzo viaggio, il 30 maggio 149834. Comericorda lo stesso autore: “il qual porto è generalmente ditutte le navi, che vanno, ε vengono dall’India [...]”35.Come detto più sopra non sappiamo se Girolamo Benzoniavesse ottenuto un regolare permesso di viaggio.Nell’ipotesi in cui l’avesse ottenuto, comunque, sappiamoche il viaggiatore doveva trovare un imbarco trattando ilprezzo con il capitano della nave36. E quello checonosciamo è solo che Girolamo aveva trovato al porto diSan Luca di Barameda una nave che andava alle isole Canariee aveva lasciato con essa le coste dell’Europa.Salito sulla nave, per il passeggero iniziavano normalmentele difficoltà del viaggio. Il rollio continuo della naveera molto forte e causava nausee. Gli odori che provenivanodalla sentina non aiutavano certo un facile recupero.Giorno e notte il passeggero, che prima della partenzadoveva acquistare le proprie provviste per il viaggio,

31Ibid.., p. 20.32L.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., p. 151.33G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 2. 34J.HEERS, Cristoforo Colombo, Rusconi Libri, Milano, 2003, p. 299.35G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 2.36F.SURDICH, Verso il Nuovo Mondo, la dimensione e la coscienza delle scoperte, cit., p.63.

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doveva difenderle e sorvegliarle insieme ai propri averi.Il proprio posto doveva essere presidiato. Qualche svagoc’era: si poteva dialogare, per esempio, giocare a carte,suonare od ascoltare della musica, potevano esserci dellerappresentazioni teatrali improvvisate. E d’altronde questidisagi erano poca cosa a confronto dei pirati, delletempeste, degli uragani. Naufragare era una possibilità chesi verificava abbastanza frequentemente. Non ultimo, tra irischi del viaggio c’era il pericolo delle epidemie, tracui lo scorbuto dovuto alla mancanza di vitaminenell’alimentazione di bordo.37

La nave di Girolamo Benzoni, però, non andava nel NuovoMondo e qui bisogna fermarsi perché il passaggio non èchiaro. Girolamo Benzoni si giustifica dicendo che avevafretta di partire per il suo viaggio: in mancanza di meglioscelse una nave che andava all’Isola di Grancanaria.Scrive infatti l’autore: “[...] e trovata una nave, chepartir voleva, carica di mercantia, per l’Isola diGrancanaria, m’imbarcai, per non haver trovato più cortopassaggio, per lo mio cammino, volendo adempire tosto ilmio desiderio, ε per havere inteso che in quelle Isole, visi trovano del continuo navi, che vanno cariche all’India,di vini, farine, mele, cascio, ε altre cose necessarie perquei paesi”38. Girolamo Benzoni impiegò due mesi ad arrivare nelleGrancanarie: “così feci di là passaggio; ε arrivato intermini di due mesi”39 nell’isola de La Palma, s’imbarcòfinalmente su una caravella in partenza per il Nuovo Mondo.Il tragitto dal porto spagnolo di San Luca alle isoleCanarie era durato un bel po’ di tempo, se si considerache, in meno di un mese, era possibile raggiungere le costeamericane. Laura Silvestri al riguardo fa un’ipotesiinteressante: Benzoni ebbe “l’intento di ripercorrere ilcammino di Cristoforo Colombo”40 e come nel primo viaggiodell’Ammiraglio, decise di partire dalle Canarie, resta ilfatto che per raggiungere le Grancanarie, Girolamo Benzoni

37Ibid., p. 63-6838G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 2.39Ibidem.40L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni, in A.CARACCIOLOARICÒ (a cura di), Il letterato tra miti e realtà del Nuovo Mondo: Venezia, il mondoiberico e l’Italia, Bulzoni, Roma, 1994, p. 494.

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impiegò due mesi, un periodo di tempo eccessivo, anche aquei tempi, per percorrere il tratto di mare che va dallecoste spagnole a queste isole.Si può fare quindi una supposizione, forse l’autore erarimasto senza denaro e aveva trovato un ingaggio: perquesto si era imbarcato su una nave mercantile cheterminava il suo tragitto a La Palma, dopo aver toccatoaltri scali. Un’altra ipotesi è che Benzoni non fosseriuscito ad avere il permesso per andare nel Nuovo Mondo eche quindi avesse dovuto trovare una strada alternativa perarrivare a destinazione. Una terza ipotesi potrebbe esseredata dalla combinazione delle due precedenti. Il dato di fatto è che Girolamo Benzoni impiega circa tremesi per arrivare nel Nuovo Mondo ma non ce ne spiega ilperché.La caravella, su cui Girolamo Benzoni si era imbarcato alleCanarie, navigò per quattordici giorni quando “noi vedemmouna gran quantità d’uccelli marittimi, dove con moltaallegrezza nostra, facemmo giudicio, che eravamo alla terravicini [...]”41. Dopo due giorni l’equipaggio avvistò laterra, e dopo altri otto giorni la nave arrivò a Cubagua42.In ventiquattro giorni Girolamo Benzoni era finalmentearrivato nel Nuovo Mondo.

3. Gli Spagnoli e la Spagna nel Nuovo Mondo.

Quando Girolamo Benzoni arriva nel Mondo Nuovo la secondafase della conquista era ormai finita. Personaggi comeHernán Cortés e Francisco Pizarro avevano definitivamentesuperato il limite delle isole e posto le basi dell’Imperoamericano. L’uomo europeo, con la sua sete di conquista, eil desiderio di procedere verso l’ignoto, era dilagatoall’interno del Nuovo Continente.

Girolamo Benzoni sbarca a Cubagua.Nelle pagine dedicate a CristoforoColombo, l’autore racconta di unaparallela esperienzadell’Ammiraglio all’arrivo del suo

41G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 2. 42Ibidem.

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terzo viaggio: “Finalmente giunse nell’India, ε nel Golfodi Paria entrato, arrivò all’Isola Cubagua, detta da lui,Delle Perle. La origine di tal nome fu questo. Andandovolteggiando l’Ammirante con le sue Caravelle per quelGolfo, vide certi Indiani in una barca i quali pescavano, εper sapere che gente era quella, ε la loro habitatione, vimandò con uno schifo certi marinai, ε pigliato la barca siunirono con essi; à questo accostamento non si mossero, nèspaurirono punto i pescatori, anzi parendo loro huominibelli, con molto piacere gli rimiravano”43. Come emergedalla sua narrazione, anche Girolamo Benzoni, prima diraggiungere l’isola di Cubagua, incontra a distanza gliindiani, ma con ben altro risultato: “Noi vedemmo una barcad’Indiani pescatori, i quali vedendoci, si messero in fuga;noi seguimmo il viaggio nostro [...]”44. Seguendo questo parallelismo, dunque, possiamo rilevare cheCristoforo Colombo incontrò degli indiani affato intimoritie che si erano lasciati avvicinare dai nuovi arrivati.Trascorsi una cinquantina d’anni da quell’episodio, invece,agli indiani era venuta paura di quegli uomini diversi daloro e, considerando la fuga della piroga degli indianiavvistati da Girolamo Benzoni, si doveva trattare di unapaura considerevole. Appena arrivato nel Nuovo Mondo, Girolamo Benzoni siarruola come mercenario nelle truppe del Governatored’Ortal: “il quale tanto mi stimulò, che mi fece restar conlui, facendomi molte ε gran profferte, come sogliono faretali governatori del paese, dicendomi, come in breve sivoleva mettere in ordine con una buona quantità diSpagnuoli, per andar al Governo [...] che in breve tuttisaremmo arricchiti. Et così con queste parole di promessevane, ε molte altre maggiori, che mi disse, mi restai; comequello ch’era desideroso, così di vedere nuovi paesi, comefarmi ricco”45. Quest’ultima frase ci parla moltoprobabilmente delle motivazioni effettive del viaggio e cidice che l’autore, più che ad un mercante, assomiglia ora aun avventuriero46.

43Ibid., p. 21. 44Ibid., p. 2. 45G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 3. 46Ferdinando Rosselli sul punto osserva: “E’ vero che non sappiamoquale fosse la professione, ma è anche vero che Ortal stava

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Il Girolamo Benzoni mercante sfuma, lasciando il posto adun personaggio disposto a tutto per sopravvivere e metterea frutto la sua avventura. Probabilmente egli, ancora unavolta, aveva esaurito le risorse economiche e per questo siera dovuto arruolare come mercenario. Del resto, vaconsiderato che il lavoro del mercenario era un’attivitànormale e ben remunerata e che, al tempo, tutti glieserciti europei erano formati in questo modo. Iconquistatori del Nuovo Mondo seguirono questa stessaprassi per arruolare le loro truppe47.Girolamo Benzoni verosimilmente entrò a far parte di unacompañia e seguendo le istruzioni di chi lo avevaingaggiato, attese impaziente sull’Isola. Il governatoreaveva promesso a Girolamo che, non appena avesse trovato unnumero d’uomini sufficienti, sarebbero partiti “per andareal suo Governo”48 e lì, nel Nantal il Dorato, sarebberodiventati tutti ricchi49. In realtà Girolamo Benzoni nontrascorse molto tempo nell’Isola, perché a Cubagua arrivòun secondo governatore che il mercenario fu pronto aseguire, ovvero il governatore Pietro di Errera che eradiretto sulla terra ferma a caccia di schiavi. Questo è quello che appare dalla narrazione, e tuttavia ilracconto non è chiaro. “[...] vi arrivò Pietro di Erreragovernatore dell’Isola Margherita, con due brigantini,accompagnato da trenta Spagnoli, per passare in terraraccogliendo truppa per andare a rendere effettivo il suo governatorato[...]. Perciò questi si ingaggia come mercenario”, in F.ROSSELLI, La«Historia del Mondo Nuovo», cit., p. 14. 47Le prime esplorazioni avevano l’obiettivo di cercare fonti diricchezza oppure schiavi. Il mezzo con cui venivano effettuate era lacompaña o compañia, una specie di associazione in cui i partecipantiricevevano una quota dei guadagni proporzionale al capitale impegnato oai servizi resi. Dopo le spedizioni di Hernán Cortés, le imprese diconquista delle compañias furono meglio organizzate, era il re chedesignava le persone che avrebbero tenuto il comando. Queste personeavevano la carica d’adelantado ovvero di governatore. Una caricainferiore, che rispondeva al governatore, era quella di capitano a cuispettava il comando della truppa. La truppa poteva essere formata da uncerto numero d’uomini a cavallo (caballeros) e da un gruppo più numerosodi fanti, in L.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., p.135.48G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 3. 49Tra il 1520 e il 1540 gli spagnoli avevano stabilito delle basi sullecoste del Venezuela e della Colombia, e stavano procedendo versol’interno, verso le più salubri e temperate Ande venezuelane, inL.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., p. 141.

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ferma, à pigliare alcuni schiavi; ε così in breve tempo,una mattina à due hore di giorno noi partimmo, menando secoGirolamo d’Ortal [...]”50. Viene più logico pensare,soffermandosi sulle parole, che il governatore cacciatoredi schiavi abbia convinto il governatore Girolamo d’Ortal alasciargli i suoi mercenari in cambio di qualche beneficio.Il d’Ortal non seguì Pietro di Errera, e questo lo sappiamoda una lettura complessiva della storia: solo la suatruppa, tra cui Girolamo Benzoni, partì con il governatorePietro di Errera.I due brigantini raggiungevano la terra ferma a Cumana.Dopo due giorni la spedizione proseguiva il suo viaggio earrivava a Cariaco: “[...] noi ci partimmo di Cumana, etcosteggiando la costa verso Levante, per lo Golfo di Paria,ε andammo dov’erano alcuni Signoretti di pace [...]”51. I“Signoretti di pace” erano indiani che collaboravano con glispagnoli e che per un po’ di vino, una camicia, un coltelloe altre cose di poco conto, erano disposti a faraccompagnare la spedizione da alcuni loro sudditi allaricerca di schiavi. L’obiettivo di questi Signoretti era diindicare agli spagnoli i luoghi dove risiedevano i loronemici e in questo modo liberarsene. Il Governatore, conotto spagnoli, si fermò a Cariaco. Il viaggiatore con glialtri, accompagnati dagli indiani amici e al comando di unCapitano, si addentrarono nell’interno del territoriovenezuelano. La spedizione catturò duecentoquaranta schiavitra maschi e femmine, adulti e bambini. Durante il ritorno,però, i cacciatori di schiavi furono attaccati da alcuniindiani e Girolamo Benzoni fu coinvolto in una pericolosasituazione rischiando la vita, tanto è vero che sentìpersino saettare frecce avvelenate vicino alle sueorecchie. Dopo due giorni la spedizione, scampato ilpericolo, raggiunse Cariaco e si fermò alcuni giorni perriposare. Benzoni, nella sua frammentaria narrazione, non ci dicedove e con chi restarono i duecentoquaranta schiavicatturati, allorquando il Capitano riprese l’attività dicaccia, ma è probabile che nel frattempo il Governatore liavesse presi in consegna. I cacciatori di schiavi, infatti,seguirono la costa per ottanta miglia utilizzando delle50G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 3. 51Ibid., p. 4.

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piroghe indigene e mentre procedevano catturarono altriindiani. Scrive Girolamo Benzoni: “Per tutta quella costieracalano da’ monti alcuni Indiani alla marina à pescare; perònoi altri smontando ci nascondevamo in alcuni luoghi, dovenon ci potevano vedere [...] arrivati gli Indiani saltavanofuori à guisa di Lupi, che gli Agnelli predano, ε glifacevano schiavi”52. La spedizione venne però individuatadagli indigeni e il Capitano, che capì di non poter farepiù schiavi, andò a cercare l’aiuto di un altro Signorotto.Questo nuovo capo indiano non volle però che gli spagnoli sioccupassero della ricerca degli schiavi, “[...] ma toltouna parte della sua gente andò, ε ritornò l’altro giornocon sedici Indiani, legati con le mani dietro, ε gli donòal nostro Capitano”53. La spedizione spagnola tornò cosìfinalmente a Cumana. Il Governatore radunò gli schiavisino a quel momento catturati e li mandò a Cubagua eriprese poi il cammino con i suoi uomini verso ponente. Tutti gli schiavi che venivano catturati in quell’areavenivano mandati a Cubagua, scrive Benzoni: “[...] glischiavi [...] si conducono à Cubagua, conciosia che inquesta Isola ci stanno gli ufficiali del Re, i qualiriscuotono le rendite reali, come sono perle, oro, schiavi,ε altre cose, ε tutto se ne paga il quinto, cioè venti dicento”: questa è la percentuale che andava alla corona diSpagna. Marciando con gli altri, Girolamo Benzoni arrivò aAmaracapana, una “città54” di quaranta case. Dopo pochigiorni dal suo arrivo, arrivò la notizia che il GovernatoreGirolamo d’Ortal era stato arrestato e condotto all’isolaHispaniola per un delitto che aveva commesso. GirolamoBenzoni, a dispetto delle promesse che gli erano statefatte dal Governatore, perse così la sua occasione di

52Ibid., p. 5.53Ibid., p. 6.54L’autore utilizza il termine città ogni qualvolta incontra unagglomerato spagnolo anche se di poche case. Le prime abitazionicostruite dagli spagnoli avevano un carattere temporaneo ed eranorealizzate con i pochi materiali disponbili, solitamente erano fattecon legname, mattoni cotti al sole e canne. Le realtà urbane erano“[...] teatro e sede delle strutture istituzionali. La fondazione dicittà, lungo gli itinerari della conquista, ne costituì un vero eproprio leit-motiv: nel 1570, se ne contavano già due centinaia”, inL.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., pp. 128-129.

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divenire ricco e inoltre si ammalò a causa delle fatichedel viaggio. Un sacerdote si preoccupò di curarlo e probabilmente loaiutò anche economicamente: si trattava di Antonio de’Castigliani che fece imbarcare Girolamo Benzoni e lo mandònell’isola Margherita, dove aveva delle proprietà. Ilviaggiatore rimase con il de’ Castigliani per ben sei mesie alla fine lasciò l’isola imbarcandosi su una caravellache stava trasportando schiavi. Il sacerdote doveva esserestato molto magnanimo con l’autore: “[...] usò poi tantacarità verso di me, come s’io fossi stato un suo carissimofigliuolo [...], nel partirmi, mi dette grata licenza, εabbondantemente mi provedè di tutte le cose necessarie, perlo mio viaggio”55. La nave con cui Girolamo partì costeggiòCapo La Vela prima di attraversare il mare verso l’isola diBorichiù “che da gli Spagnuoli è chiamata San Giovanni, εper l’abbondanza dell’oro, ε dell’argento, che v’hannotrovato, la chiamano San Giovanni di porto ricco”56. Lacaravella si fermò alcuni giorni in quel porto, forse perscaricare gli schiavi e venderli ai proprietari delleminiere. “Riposatici adunque alquanti giorni in questaIsola [...]”57.La caravella riprese il mare e Girolamo Benzoni arrivò aSanto Domingo, nell’isola Hispaniola. Finalmente l’autoresegnala una data: “stando io nell’Isola di San Domenico,l’Anno del XLIIII [...]”58. Capiamo così che sono passatiun po’ più di due anni dalla partenza di Girolamo Benzonida Milano e, considerando i pochi accenni temporali fattinella prima parte del racconto, la possibilità che fosseeffettivamente trascorso questo periodo di tempo èabbastanza plausibile. D’altra parte, è da considerare chel’autore, molto probabilmente, non scrisse appunti duranteil viaggio e fece la ricostruzione della sua esperienza aposteriori: dopo qualche anno dal suo arrivo a Milano. E’quindi comprensibile non solo che le date siano state dalui dimenticate o confuse, ma anche che il ricordo degliaccadimenti possa essere carente. Anche Laura Silvestri, aproposito, scrive che Girolamo Benzoni: “[...] non avendo

55Ibidem.56G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 10.57Ibidem.58Ibid., p. 39.

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preso nota degli avvenimenti mentre si svolgevano, adistanza di molti anni non sarebbe stato in grado diricordarli con esattezza”59.

Girolamo Benzoni rimasenell’Isola Hispaniola per benundici mesi: cosa fece per tuttoquesto tempo non lo sappiamo inquanto non ve n’è traccia nel suolibro. Quando il viaggiatore siimbarcò su una nave diretta nelcontinente, dunque, un altro anno

in quelle terre oltre-oceano era passato o era alla suaconclusione. L’autore scrive in merito al suo arrivo:“[...] in termine di sei giorni, - dalla partenza da SanDomingo - arrivammo alla veduta delle Montagne nevate diSanta Marta; ε in brieve entrassimo nella Città diCartagena”60. Girolamo Benzoni, in realtà, non volevarestare in questa città, ma la nave con cui era arrivatofaceva acqua e dovette fermarsi. Girolamo aspettò perquarantaquattro giorni un nuovo passaggio e s’imbarcòquindi su un brigantino diretto a Nomen de Dios (Nombre deDios). La nave, costeggiando, arrivò nel Golfo di Uraua(oggi golfo di Uraba all’interno del più grande Golfo diDarien, Colombia), fermandosi nel porto della città diAchla “laqual città sta due tiri di balestra lontana allamarina, ε vi erano da otto case habitate da’ Spagnuoli,benché nel principio che la edificarono, v’erano più assainumero di vicini; ma poi che le cose sempre sono andate, etuttavia vanno declinando”61. Oggi nessuna città con questonome si trova in Colombia. Qui Girolamo Benzoni trovò dei mercanti che dovevanoportare, via terra, delle mule a Panama sbarcateerroneamente in quel porto otto giorni prima del suoarrivo. Racconta Girolamo Benzoni: “gli mercatanti mipregarono che io volesse esser contento di andar incompagnia loro, ε così si partissimo menando con noi unoSpagnuolo, non troppo pratico per guida, ε venti schiaviMori, li quali erano de’ Mercatanti, portando ciascuno unacortella in mano, per aprire il cammino, che senza questo59L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni,cit., p. 493.60G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p.74.61Ibid., p. 77.

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mai vi saria stato ordine di passare avanti, percioche eratappato di asprissimi rami [...]”62. Forse a Girolamo erastato offerto un lavoro e quindi una nuova opportunità diguadagno. Il cammino era molto difficile e una persona inpiù poteva rivelarsi indispensabile, soprattutto se espertad’armi. Secondo il racconto, la spedizione impiegò benquattordici giorni, a causa delle condizioni impervie delterritorio, per arrivare a metà del percorso. Guardando unacartina geografica, ci si rende conto che Panama non èmolto lontana dal Golfo di Uraba. Quattordici giorni perarrivare a metà percorso sembrano davvero molti. Solo unapersona che abbia vissuto direttamente questa esperienzacosì faticosa poteva raccontarla e stabilirne la durata: èun piccolo particolare, ma secondo me importante, a favoredella veridicità del viaggio benzoniano. Racconta Girolamo Benzoni: “[...] dipoi di havere caminatopian piano, per ispatio di quattordici giorni, havendofatto solamente un poco più della metà del camino, ε nontrovando che il segnale di molti popoli, [...] ε havendogià li mercatanti proposto di ammazzare una mula, perciochele vettovaglie erano finite”63, finalmente gli uomini viderodel fumo e la speranza di ristorarsi. Quello che trovaronofurono degli indiani spaventati e solo dopo averlirassicurati delle loro intenzioni, Girolamo Benzoni e isuoi compagni poterono finalmente riposarsi per quattrogiorni e ripartire sfamati. La spedizione, accompagnata dauna guida indiana, in otto giorni raggiunse infine Panama. Da questa città il viaggiatore si trasferì a Nombre deDios64, che distava una cinquantina di miglia. Qui siarruolò - anche se sconsigliato da un vecchio spagnolo -nell’esercito che il nipote del Governatore Diego

62Ibid., p. 78.63Ibidem.64Da Panama e da Nombre de Dios le esplorazioni partivano in duedirezioni: la prima in direzione nord, verso il Costa Rica, ilNicaragua e l’Honduras, la seconda lungo le coste del Pacifico fino alPerù. Panama fu fondata nel 1519 e fu esclusivamente un centro dicommercio e comunicazione che collegava il Perù ai Caraibi e alle rotteper l’Europa. Il suo corrispettivo, sull’altro lato dell’istmo, Nombrede Dios era un semplice punto d’attracco che si popolava soloall’arrivo delle flotte dalla Spagna, in L.N.McALISTER, Dalla scoperta allaconquista, cit., pp. 128-129.

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Gottieres65 stava approntando. Diego Gottieres aveva bisognod’uomini per poter prendere possesso della provincia di CostaRica, che l’Imperatore gli aveva assegnata. “Però come ioera giovane, ε gagliardo, ε pieno d’un certo vigore dianimo grande, pure desideroso di farmi ricco, (ecco che ilmotivo del viaggio ritorna, ndr) , non volendo dar creditoalle sue parole (dell’anziano spagnolo di cui sopra)determinai di andarvi, ε così partissimo, ε in termini diquattro giorni alla bocca del fiume Suere”66 dove ilGovernatore li aspettava. Il mare era grosso e le imbarcazioni dei mercenari nonpoterono raggiungere la bocca del fiume Suere. Laspedizione dovette rinunciare e restare nelle isole diZorobaro per ben settantadue giorni: “[...] per gli venticontrarÿ per essere del mese di Giugno, nel principio delloInverno, vi dimorassimo settantadue giorni, ε fra questotempo non vedessimo quattro hore di Sole, ε spetialmente lanotte, contanta abbondantia d’acqua, tuoni, lampi, chepareva che il Cielo, ε la terra rouinasse”67. Passati i settantadue giorni, la compagnia raggiunse infineil Governatore Diego Gottieres alla foce del fiume Suere.La conquista del Costa Rica tuttavia si rivelò un’impresadifficile: gli indiani attaccarono la spedizione e ladecimarono, Girolamo Benzoni si salvò a fatica. Isuperstiti ritornarono in riva al mare, dove patirono lafame nell’attesa che il tempo permettesse loro di prendereil largo. Quando il mare si calmò si imbarcarono per loScolatoio de Nicaragua: “Et abonacciato il mare partissimo,ε andammo allo Scolatoi de Nicaracqua à pigliare unPortogallese, detto Francesco Calato, il quale il nostroGovernatore, [...] ve lo haveva messo per suoLuogotenente”68. Al ritorno dal Nicaragua, tuttavia, ancorauna volta il mare non permise alla compagnia di navigareverso la meta di Nombre de Dios e gli uomini restaronosulla costa del Nicaragua per più di due mesi patendoancora la fame, che riuscirono a calmare solo cibandosi di

65Probabilmente il nome esatto è Gutiérrez, in mancanza di fonti perverificarne l’esattezza ho preferito riportarlo com’è citato inG.BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 83. 66G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 85.67Ibidem.68Ibid., p. 96.

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uova di coccodrillo. Quando finalmente fu possibileriprendere il largo, in quindici giorni i superstiti dellatragica avventura arrivarono a Nombre de Dios, ponendo cosìfine alla spedizione del Governatore Gottieres69.Sempre in cerca di miglior fortuna70, Benzoni senzaspiegarne il motivo, riprese il suo viaggio e da Nombre deDios raggiunse le coste dell’Honduras e dello Yucatan. “Diquesta città navigando lungo la Costa per ispatio di millemiglia verso Ponenete, laqual costa si è tutta disabitata,s’entra nella provincia di Fondura, e trecento miglia più àbasso, nella istessa costa, si giunge nel paese di Jucatan[...]”71.

69La colonizzazione del Nicaragua, dell’Honduras e del Costa Rica fupiuttosto lenta a causa dell’intransigenza degli indigeni e dellecontese tra gli spagnoli sino agli anni tra il 1540 e il 1550. Perquanto riguarda il Costa Rica soltanto dopo il 1560 i colonipenetrarono nel paese e vi fondarono Cartago nel 1564, inL.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., p. 191. 70A questo punto pare utile fare una sintesi del girovagare nel CentroAmerica del giovane milanese. Girolamo Benzoni seguì un percorso nonstudiato a tavolino, ma piuttosto deciso dalle opportunità incontratee dalle sue occupazioni (non sempre dichiarate). Esaminando una cartageografica attuale, risulta che Girolamo Benzoni sbarcò nel 1541nell’isola di Cubagua, sita tra l’isola Margherita e la penisola diAraya (Venezuela), raggiunse poi la terra ferma a Cumana (Cumanà),sempre di fronte alla penisola di Araya ma dal lato opposto. Partendoda questa città, costeggiando la costa del Venezuela verso levante,arrivò sulle coste del Golfo di Paria, poi tornò indietro a Cariaco,località che si trova all’interno, poco lontana dalla costa. Da qui,con la spedizione agli ordini del capitano del Governatore Pietro diErrera, penetrò nell’interno. Tornato a Cariaco, l’autore percorse lacosta e ritornò a Cumanà. Girolamo si ammalò a Amaracapana e fu mandatodal sacerdote de’ Castigliani nell’isola Margherita. Quando guarì,riprese il suo viaggio e, dopo aver percorso un tratto di costa, lanave su cui era imbarcato attraversò il mare verso l’isola di PuertoRico. Da San Giovanni di Puerto Rico, Girolamo Benzoni raggiunseHispaniola e si fermò a Santo Domingo nel 1544. Ripartito da Hispaniolaraggiunse nuovamente la costa e sbarcò a Cartagena in Colombia. Da quicosteggiò, sempre via mare, il continente e arrivò nel Golfo di Uraba(all’interno del Golfo di Darien). Sbarcato, raggiunse via terraPanama. Da Panama si trasferì nella città chiamata Nombre de Dios(l’attuale Colon all’imbocco del Canale di Panama).Dalla città diNombre de Dios, Girolamo raggiunse le coste del Costa Rica per poispingersi all’interno e, tornato sulla costa, entrare in Nicaragua perrientrare a Nombre de Dios. 71G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, p. 98.

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“In questa provincia vi sono cinque Città edificate dagliSpagnuoli e tutte non arrivano à cento, e venti case, lamaggior parte di canne,coperte di paglia, ε malhabitate, per essere leminiere dell’oro quasiconsumate e la principale èTrugilio [...]”72. Trujillo(Cabo de Honduras) sullacosta era la città piùimportante. La narrazione aquesto punto, ancora unavolta non è molto precisa:Benzoni via terra arrivò aComayagua, posta al centro dello stato e che oggi è a pocadistanza dalla capitale dell’Honduras, Tegugigalpa. Daqui, in compagnia di uno spagnolo, in quattro giorni sitrasferì nella città di San Giacomo: “[...] venti casecoperte di paglia, ε mal habitate”73. Ripartito da questaminuscola città passò per le miniere di Chiulutecca earrivò nella provincia di Nicaragua, sulle rive del mare diMezzogiorno (sulle sponde del Pacifico), dove fu ospitatoin casa di un indigeno. Benzoni peregrinò dunque in Honduras per più di un anno epoi, passando per il Nicaragua, arrivò nella città diGuattimala (Guatemala, attuale capitale dello statoomonimo). Dai racconti che l’autore fa di quel suosoggiorno, si intuisce che girò il paese ma nulla possiamoanche solo supporre sulle sue attività. Dal Guatemalaritroviamo il protagonista a Panama in partenza per ilPerù: “Et nel tempo ch’io mi partì di Panama per passare àquesto Regno, era il mese di Giugno, per essere in tempodel Verno [...]”74. Quando la nave arrivò all’isola della Gorgona (quest’isoladell’Oceano Pacifico si trova a circa 400 miglia a sud diPanama e 32 miglia ad Ovest della cittadina di Guapi sullacosta colombiana), era già primavera avanzata che, comenarra Girolamo Benzoni, qui inizia a fine Maggio e: “dimaniera, che quando in Panama comincia l’inverno, in72Ibid., p. 99.73Ibid., p. 100.74Ibid., p. 161.

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quest’altro paese principia l’estate. Per lungo quellacosta di terra ferma gli habitatori hanno molto oro[...]”75. Benzoni era a bordo della nave da tre mesi e, acausa del mal tempo, non vedeva la fine del viaggio. Ilcibo incominciava a scarseggiare e ventiquattro passeggeri,compreso Girolamo, decidevano dunque di sbarcare: erano invista di capo San Francesco, che distava cento trentamiglia da capo di Passao, vicino a Porto Vecchio (attualePortoviejo, Ecuador). Pensavano di trovare quei luoghiabitati da indiani e speravano quindi di trovare del cibo. Ipasseggeri si accordarono con il proprietario della naveperché andasse a riprenderli dalle parti del Golfo diCaraque. Non sapevano che sarebbe invece iniziato un viaggiotremendo: a piedi, senza viveri, scavando la terra pertrovare dell’acqua da bere e, in più, scoprendo che gliindiani fuggendo avevano bruciato i loro villaggi per nonlasciare ripari e viveri agli stranieri, la spedizionearrivò al Golfo di Caraque (Bahía de Caráquez). Gli uominisi fermarono per ventidue giorni perché non sapevano dovealtro andare, si cibarono di granchi e bacche, prendendol’acqua di un piccolo lago. Finalmente, la nave “entrò nelporto, tenendo per certo, che tutti fussimo morti dellafame, overamente che gli Indiani ne havessero uccisi, ilpadrone come ne vidde, subito mandò la barca [...]”76. Girolamo Benzoni arrivò così a Porto Vecchio, ventidue casecoperte di paglia. Da qui si mosse andando a visitarealcuni popoli da lui citati nel testo, come i Cama, iCamulioua e i Camuxioua77. Poi andò nella città di Manta,una delle principali città della costa. Da Porto Vecchio siinoltrò nel paese di Quancaviliqui, provincia del Regno delPerù e si fermò presso il popolo dei Colonchi che vivevanovicino a punta Santa Helena (Península de Santa Elena,Ecuador). Partito da Guaiaquil, passò per la montagna diChimbo per raggiungere Chito (l’odierna Quito). Sullamontagna di Chimbo rischiò di morire di sete e vennesalvato da un indio.

75Ibidem.76Ibid., p. 163.77Ibid., p.164

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Della bellezza dei paesaggi l’autore racconta: “[...]trovatomi in cima stetti un pezzo guardando, ε riguardandoquegli strani, ε maravigliosi paesi, ε non fusse, come unavisione”78. Girolamo Benzoni viaggiò per la provincia diQuito, nei territori di Tumebaba e arrivò a Cusco. Questeregioni erano state ricche d’oro e d’argento, ma quandopassa Benzoni erano già state sfruttate dai conquistatori“[...] gli Spagnuoli hanno scoperto molte ε grande, εricchissime miniere, così d’oro, come d’argento, ε le piùricche, che hanno scoperto d’argento sono quelle doPortosì, ε vicino a Cusco, hăno trovato in un fiume dettoCalvaia molto oro finissimo, [...] ma al presente quelledell’oro sono già quasi consumate, però quelle dell’argentotuttavia se ne cava in quăntità ma non già tanto, comeprima, perchè cavare, ε non mettere, non v’è montagna sìgrande che non si finisca[...]”79. Girolamo visitò le cittàdi Lima, Arechipita (Arequipa), Città nuova, Villadell’argento, Trugilio (Trujillo), Guaneco, Chiachiapoi(Chachapoyas), San Michele80.

Dopo tre anni di permanenza in PerùBenzoni aveva messo insieme “alquantimiliara di ducati”81. Era stanco edeterminato a partire. Va anche detto,tuttavia, che il Presidente dellaGasca aveva ordinato che tutti glistranieri se ne andassero dal paese ecosì Girolamo su una nave che eraarrivata da Panama a Guaiaquil(Guayaquil), dove si trovava, siimbarcò l’8 maggio 1550.

78Ibid., p. 168.79Ibid., p. 173.80In Perù dopo la fondazione delle città di Cuzco (1534), di Trujillo edi Lima (1535), l’urbanizzazione ebbe un momento di arresto che duròcirca una generazione. Questo arresto dipese dall’estensione delterritorio, dalla intransigenza degli indiani e dalle dispute fraconquistadores. La situazione migliorò quando i funzionari governativistabilirono delle regole per l’ordine pubblico. In seguito, nel 1545,fu scoperta una montagna ricca d’argento che fu chiamata Potosì e leentradas (spedizioni per la conquista) ripresero il loro cammino. Dal1550 gli spagnoli iniziarono a fondare diversi villaggi isolati. InL.N.McALISTER, Dalla scoperta alla conquista, cit., p. 193. 81G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, p. 174.

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In prossimità della città di Manta, però, la nave picchiòin uno scoglio e si inabissò rapidamente: i passeggeri e imarinai si salvarono mettendo in salvo la maggior partedell’oro e dell’argento. A Manta l’autore dovette attendereun altro passaggio e una nave proveniente da Lima lo portòquindi a Panama. Da Panama ritornò in Nicaragua esuccessivamente in Guatemala, dove si ammalò seriamente erimase per circa quattro anni. Sappiamo poi che nel 1553era nella città di Guatemala perché lo scrive egli stesso:“trovandomi io in Guattimala l’anno del MDLIII [...]”82. Girolamo Benzoni si imbarcò finalmente a Porto de’ Cavalper la Spagna, ma dopo alcuni giorni di navigazione la naverimase coinvolta in un fortunale ed ebbe un incidente. Nonè chiaro cosa successe esattamente, se non che nellevicinanze di Cuba Benzoni perse quasi tutte le ricchezzeche negli anni aveva accumulato. La nave fu riparata inqualche modo e dopo ben trentaquattro giorni arrivòall’Avana.Quando il viaggiatore arrivò, aveva perso due coseimportanti: “Trovandomi io nell’Avana tutto mal contentoper due cagioni; una per haver perduto parte della mia pocafacoltà nella nave sopradetta; ε l’altra per haver trovatapartita l’armata [...]”83. Le navi che partivano dallaSpagna e dal Nuovo Mondo, per evitare gli attacchi deicorsari, viaggiavano in convoglio. I convogli eranoscortati da navi della marina militare e partivano in datepre-fissate. Questo sistema era chiamato della Carrera de lasIndias e sebbene fosse da tempo utilizzato, fu regolamentatosolo il 16 luglio 156184. Probabilmente l’autore, a causadell’incidente, era arrivato a convoglio già partito, nelsettembre del 1555. Non aver preso quel convoglio fu una fortuna per luiperché, secondo la narrazione del Benzoni, di diciotto navipartite, tredici affondarono, altre due arrivarano malridotte a Santo Domingo, la nave capitana affondò vicino aSan Luca di Barrameda, una si arenò sulla costa delPortogallo e una sola entrò nel porto di Cadice. Undisastro, anche se forse si trattò di un caso82Ibid., p. 111.83Ibid., p. 175.84C.M.CIPOLLA, Conquistadores, pirati, mercanti. La saga dell’argento spagnuolo, il Mulino, Bologna, 1996, p. 27.

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particolarmente sfortunato perché da ricostruzioni dellecronache dell’epoca “tra il 1546 ed il 1650 tra le navi chefecero complessivamente 14.456 traversate solo 402 colaronoa picco”85. Fece bene, quindi, a scrivere Girolamo: “[...]laudai Iddio, ε la sua divina gratia, che me ne liberò, nepermiβe imbarcarmi, che senza dubbio periva con glialtri”86. Passarono dieci mesi e alla fine di luglio del

1556 Girolamo Benzoni si imbarcò su un altroconvoglio di quattordici navi: dopotrentanove giorni e dopo aver superato unospaventoso temporale, giunse a Madera edinfine dopo otto giorni, il 13 settembre1556, arrivò al porto di San Luca diBarrameda.

Sbarcato a San Luca, l’autore si trasferì a Cadice dove siimbarcò e in due mesi raggiunse Genova (nel novembre del1556, quindi). Girolamo Benzoni da lì arrivò rapidamente aMilano: “Sempre lodando la Maestà di Dio, ε la potenza sua,ε del nostro Salvatore, che mi ha fatto gratia di vedertante novità, e tanto Mondo, e tanti paesi strani, εliberatomi da innumerabili travagli, che un corpo humanohabbia potuto sopportare tanto”87.Quale fu la vita di Girolamo Benzoni dopo il suo rientro aMilano, non si sa. Certo non trovò una situazionepolitico-economica molto diversa rispetto a quando erapartito: gli spagnoli erano ancora padroni della città.L’imperatore Carlo V tra l’ottobre del 1555 e il gennaiodell’anno successivo si era via via privato, a favore delfiglio Filippo e del fratello Ferdinando, dei suoi titolireali, principeschi e imperiali88. Filippo II era cosìdivenuto il signore del Ducato di Milano. Quello che si sa è che la prima edizione de La Historia delMondo Nuovo fu pubblicata nel 1565, nove anni dopo l’arrivodel suo autore. Gli interventi nella seconda edizione fannopensare che l’autore fosse ancora vivo e attivo nel 1572. Scrive Marco Allegri in merito alle supposizioni sul suodestino, una volta rientrato dal suo lunghissimo viaggio:“[...] è incerto l’anno della morte di Benzoni. P.Amat di85Ibidem.86G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 168.87Ibid., cit., p. 176.88M.Rady, Carlo V e il suo impero, il Mulino, Bologna, 1997, p. 132.

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S. Filippo nel suo cenno biografico fa notare che, «a dettadell’Audifredi»89, egli viveva tuttora nel 1566. Chi volessecercare un argomento che confermasse questa asserzione, aconforto della quale non ne viene adotto alcuno,arriverebbe alla conclusione ragionevole, che il Benzonivivesse nel 1565, perché è evidente che egli stesso attesealla prima edizione della sua opera, che fu pubblicata nel1565, e che egli dedicò al papa. E partendo da questaconvinzione potrebbe con eguale fondamento affermare cheGirolamo Benzoni fosse ancora vivo nel 1572, perché riescenon meno evidente l’intervento di lui nella secondaedizione della Historia del Mondo Nuovo [...] Si riscontrano,nel testo della stessa, moltissime varianti in confrontodel testo della prima, le quali dinotano la curadell’autore di emendare, se non la sostanza, almeno laforma del suo racconto”90.I quattordici anni centrali della vita di Girolamo Benzonifurono anni straordinari, ma anche quelli che seguironocertamente furono molto interessanti perché come autorescrisse un libro ricco di riferimenti storici, aneddoti,critiche aspre e ironiche della vanagloria spagnola, con unumorismo91 che solleva lo spirito di chi legge e studia ilsuo manoscritto.

89Catalogus bibliothecae Casanatensis, Roma, Salvioni, 1761, vol. I, par. II, p.554, rif. in M.ALLEGRI, Girolamo Benzoni e la sua Historia del Mondo Nuovo,in Raccolta di documenti e studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana, per il IV°centenario della scoperta dell’America, parte V, vol. III, Ministero dellaPubblica Istruzione, Roma, 1894, p 136.90M.ALLEGRI, Girolamo Benzoni e la sua Historia del Mondo Nuovo, cit., pp. 137-138.91F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese,.cit., p. 17.

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CAPITOLO II

La Historia del Mondo Nuovo. La più grande avventuradell’umanità raccontata da un milanese del XVISecolo.

1. Metodologia.

La Historia del Mondo Nuovo è composta da molti elementi:racconti, avventure, considerazioni, giudizi, attacchi edifese, descrizioni naturalistiche e degli uomini. Lacronaca del viaggio sembra a volte passare in secondopiano. Il racconto spesso si riempie di sarcasmo e diamarezza. Le varie parti che lo compongono, come uncollage, diventano elementi di supporto ad una tesi. Ilrischio è di perdersi in un labirinto che conduce adun’unica uscita: la fobia antispagnola dell’autore, oppure dilasciarsi attrarre dal dibattito sull’enigma GirolamoBenzoni, ovvero cercare di indagare sull’effettivaesistenza del viaggiatore e sulla realtà del suoperegrinare. Questo ultimo tema è stato affrontato dastudiosi autorevoli ed è argomento ancora aperto.Il presente studio, più semplicemente, ha l’obiettivo diindagare la complessità del testo, che fu ideato da unuomo del XVI Secolo. La Historia fu scritta per lettori del Cinquecento: essi eranoin possesso di tutte le capacità per comprendere nella suainterezza l’opera di Girolamo Benzoni. Oggi, invece, lalettura non è agile, non tanto nella forma, che in ognimodo a volte è complessa, quanto nella sostanza. Come base per l’analisi, ho pensato di utilizzarel’approccio comunicazionale. In questa prospettiva,Girolamo Benzoni diventa l’emittente, che trasmette unmessaggio mediante il suo libro ad un ipotetico ricevente, cheè un lettore più vecchio di 440 anni rispetto al lettoreconsiderato dall’autore. Sostanzialmente il messaggio ècome se fosse fermo nel tempo, mentre il lettore ècambiato, il suo patrimonio storico (conscio e inconscio)lo affatica. La metodologia deve rimettere in moto i

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contenuti del libro, ricostruire il pensiero dell’autore.Il lettore di oggi, che ha un bagaglio di conoscenze piùvasto, deve farsi “altro” e cercare di avvicinarsi a uncontesto lontano nel tempo ma che non è perso, anzi hasolo bisogno di nuovi interpreti per rimettersi in moto eraccontare cose nuove e a volte sorprendentemente vicine.I punti toccati dall’analisi, secondo questa riflessionesono:

- i fatti principali: i punti toccati nella parte A.,cioè la biografia dello scrittore e i cenni storici sulperiodo in cui visse;- La Historia inizia dal frontespizio: l’importanza cheriveste l’impostazione del frontespizio e quello che cipuò raccontare; - le dediche alle due edizioni: le dediche hanno una lorofunzione, possono nascondere elementi importanti e gliobiettivi dell’autore; - la struttura del testo. Le diverse facce de La Historia delMondo Nuovo: lo schema fondamentale della narrativa,l’intreccio, la storia come è raccontata, la strutturadiscorsiva;

2. La Historia inizia dal frontespizio.

Nel periodo in cui l’autorepubblicò il suo libro, il filoneletterario dei viaggi e delleavventure era un filone fortunato.Gli editori erano disposti adinvestire in questo genere. Unbuon esempio è costituitodall’editore Tommaso LucantonioGiunti, “che tra il 1550 e il 1559diede alle stampe la Raccolta dinavigazioni e viaggi curata da GiovanBattista Ramusio”92, raggiungendoun notevole successo. Il Ramusio è

92L.BRAIDA, Stampa e cultura in Europa, cit., p. 80.

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una delle fonti a cui Girolamo si è ispirato e loritroveremo citato nel procedere dello studio. La Historia, però, è qualche cosa di diverso rispetto ad unlibro di viaggio. Già soffermandosi sul titolo del libro,si ha la sensazione che l’autore abbia voluto dare unrespiro più ampio, rispetto ad altri testi di simileargomento. Per questo motivo è dal frontespizio del libro edal suo titolo che inizia il percorso di analisi. “La Historia del Mondo Nuovo di M. Girolamo Benzoni milanese. La qual trattadelle isole, ε mari nuovamente ritrovati, et delle nuove Città da lui propriovedute, per acqua ε per terra in quattordici anni”, è un titolo complessoche vale la pena di analizzare nelle sue diverse parti.Anche se nel solco di una tradizione, Girolamo Benzoni, conquesto titolo, comunica che vuole raccontare la historia, lastoria del Nuovo Mondo. Il termine historia, come oggi“storia”, ha un significato molto ampio. Forse per questol’autore, per evitare equivoci, volle essere più preciso,aggiungendo tre elementi. Il primo ha l’obiettivo didescrivere i contenuti del libro. Gli altri due sono concettia supporto, dei rafforzativi per sgombrare il campo dapossibili fraintendimenti o dubbi sul significato dellaparola historia. Più in dettaglio vediamo:

- la descrizione dei contenuti del libroLa qual tratta delle isole, ε mari nuovamente ritrovati, et delle nuove Città.Questa storia intende raccontare dei nuovi mari scoperti edelle nuove isole trovate dagli spagnoli. Vuole ancheraccontare delle nuove città. Potrebbe essere plausibile laduplicità dell’aggettivo, nel senso di nuove città sinoallora ignote e nel senso di nuovamente fondate.L’argomento della storia è, in ogni caso, raccontare dellaconquista e della colonizzazione del Nuovo Mondo.

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- i due concetti a supporto1. da lui proprio vedute, per acqua, ε per terra. Un forte concetto asupporto del lavoro fatto dall’autore. Egli potevaraccontare questa storia, meglio di altri, perché quelleterre le aveva visitate. Aveva visto direttamente il mondodi cui scrive la storia, viaggiando nei due modi possibiliall’epoca, per mare e per terra. Quello che raccontaGirolamo Benzoni è concreto, vissuto, visto e sperimentato.2. in quattordici anni. Altro forte concetto a supporto. Quelladell’autore non era stata un’esperienza limitata nel tempo.Girolamo Benzoni aveva vissuto per ben quattordici anni nelNuovo Mondo e aveva scritto la sua storia basandosi suun’esperienza consolidata.

Un terzo elemento molto importante è la posizione cheassumono, all’interno del titolo, il nome dell’autore e laqualifica di “milanese”. La composizione, la scelta deicaratteri e del corpo ed anche la centralità: di M. GirolamoBenzoni milanese, non sembrano casuali. In questo modo, forse,l’autore aveva espresso il suo compiacimento e l’orgogliod’essere milanese. Ma potrebbe anche voler dire che il nomedell’autore era conosciuto e che, per questo, l’autore el’editore avevano deciso di farlo risaltare. Non esistonosupporti a quest’ipotesi, ma il ragionamento non è privo diuna sua logica e quindi da non scartare a priori. In ognicaso quest’ipotesi si contrappone alla tesi di FedericoRosselli, secondo cui “sotto questo nome d’arte si nascondaun convinto o prezzolato detrattore della Spagna”93. Unautore di tal genere, peraltro, non avrebbe avuto alcuninteresse a far apparire il suo nome in primo piano, sisarebbe limitato a posizionarlo in modo più discreto. A questo punto è importante soffermarsi sulla figuradell’editore. L’editore aveva una sua importanza: glieditori non erano persone che si limitavano a stampare,erano coinvolti in prima persona nella finalizzazionedell’opera. “L’editore si esprimeva anche attraverso lecaratteristiche materiali dei suoi libri, e vale a direnella scelta del formato, dei caratteri, delle93F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p.11

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illustrazioni, dell’impaginazione, elementi che, seppursilenziosamente, comunicavano e fissavano un’identitàvisiva che finiva col rendere riconoscibile e quindidistinguibile una marca dall’altra”94. Gli editori avevanouna loro politica di vendita, in particolare a Venezia,dove “[...] la concorrenza è tale che il mercato del librooffre un ventaglio di offerte diversificate [...]”95. Il titolo dell’opera aveva - questo è ormai chiaro - unruolo fondamentale. Era al titolo che spettava il compitodi incuriosire il lettore e stimolare la vendita, comed’altra parte succede anche oggi. Riflettendo sui concettisin qui espressi, viene logico pensare che Girolamo Benzonie il suo editore si aspettassero un buon ritorno dipubblico e di vendite dalla messa sul mercato del libro eper questo motivo il prodotto fosse ben curato. Furichiesta anche la privativa, messa in evidenza incopertina con la scritta con privilegio: “[...] una sorta dimonopolio commerciale che consentiva all’autore o allostampatore il diritto esclusivo di stampa e di vendita diun nuovo libro per un periodo di tempo determinato dallapatente stessa. [...] Gli stampatori veneziani facevanoampiamente ricorso alle privative”96. La richiesta diprivilegio, insieme alla licenza di stampa per la secondaedizione ottenuta nel 1565, sono gli unici documentioriginali, sicuramente riferibili a Girolamo Benzoni,conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia. Ilprivilegio era stato richiesto per la ristampa dell’operaper i successivi vent’anni97. Da questo si può desumere cheautore e editore fossero veramente convinti della validitàdell’opera: la seconda edizione doveva essere per loro unsuccesso assicurato. Come mai il successo, nel primoperiodo, mancò (forse) alle attese? E’ presumibile che lacircolazione del libro non sia andata oltre il confinedella Serenissima o comunque non abbia goduto di una buonadistribuzione, se non quella illegale, nei territoriasburgici di lingua italiana.

94L.BRAIDA, Stampa e cultura in Europa, cit., p.79. 95Ibidem.96Ibid., p. 72.97A.MARTINENGO (a cura di), Girolamo Benzoni, cit., in A. ALBÒNICO,G.BELLINI (a cura di), Nuovo Mondo. Gli italiani, cit., p. 549.

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Probabilmente, anche lo Stato pontificio creò degliostacoli alla circolazione del testo. Il libro, infatti,screditava anche l’opera di evangelizzazione degliindigeni. Le aggiunte e le correzioni alla seconda edizione“si infittiscono proprio in corrispondenza della tematicareligiosa [...]”98. L’autore dimostra “un atteggiamento inevoluzione probabilmente favorito dalla circostanza dellamorte del pontefice - dedicatario della prima edizione -,[...]”99. Questo inasprimento della polemica non erasicuramente piaciuto ai funzionari del nuovo papa e dicerto era osteggiato dai rappresentanti del potereasburgico. L’editore e l’autore, pertanto, nel periodoimmediatamente successivo all’uscita del libro, nonpoterono contare, sostanzialmente, su mezza Italia: Regnodi Napoli, Regno di Sicilia, Regno di Sardegna, Ducato diMilano e Stato della Chiesa.In ogni caso, i problemi di diffusione de La Historia inItalia, anche nel medio e lungo termine, furono creatisoprattutto da ragioni ideologiche. Certo, il testo diBenzoni veniva inserito nella “Bibliotheca Selecta” delgesuita Andrea Possevino e , come ha ben rilevato MariaMatilde Benzoni: “Sin dalla sua apparizione, l’opera diBenzoni entra infatti a far parte del corpus di fonti sulMessico e il Nuovo Mondo che va lentamente sedimentandonella penisola, come documenta il riferimento a «IeronimusBenzonius» nell’autorevole bilancio degli Auctores Antiqui qui deGeographia scripserunt Quive recentiores introductionem ad Geographicatradiderunt100 e tuttavia il lavoro di Girolamo Benzoni venivavisto più che altro come un riferimento per lo studiogeografico, ma non veniva contemplata l’opera nel suocomplesso: e così la sua critica ai metodi utilizzati daglispagnoli nella conquista del Nuovo Mondo veniva messa insecondo piano.Le due edizioni de La Historia, come abbiamo già detto, furonomolto curate. Fu fatta la scelta di stamparlo in ottavo,quindi un formato piccolo, che già dal primo Cinquecento

98Ibid., p. 552.99Ibidem.100A.PASSEVINO S.I., Bibliotheca Selecta qua agitur de ratione studiorum, in Historia, inDisciplinis, in Salute omnium procuranda, Romae, Ex Typographia ApostolicaVaticana, 1593, cit. in M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico Storia diun’immagine da Temistitan all’Indipendenza (1519-1821), cit., p. 93.

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aveva riscosso il favore degli uomini colti, che sispostavano da una corte all’altra, dei patrizi e delledonne dell’alta società101. Il libro fu corredato daincisioni sin dalla prima di copertina, elemento che ancor dipiù esaltò la caratteristica di pregio dell’edizione, ma lastrategia di marketing, come si dice oggi, non raggiunseinizialmente risultati positivi. Il libro incontròaddirittura “l’impermeabilità del pubblico della penisolanei confronti d’ogni attitudine apertamente critica neiconfronti della condotta degli spagnoli”102. Rispetto alla prima edizione, nella seconda edizione fuaggiunto un capitolo sulle isole Canarie e la precedentededica al Pontefice Pio IV fu sostituita con la dedica alsenatore milanese Scipione Simonetta, membro di una storicafamiglia cittadina. La seconda edizione ebbe miglior fortuna e fu “tradottanelle principali lingue europee, si diffuse rapidamente neivari paesi raggiungendo in pochi anni una trentina diristampe”103. Il successo alla fine, dunque, arrivò. Unsuccesso dovuto alle circostanze storiche del periodo. Idue libri “La Brevissima relación de la destruición de las Indias di LasCasas, uscita in Spagna nel 1552, e la vivace Historia delmondo nuovo di Girolamo Benzoni (Venezia 1565), portaronoin complesso tanti argomenti quanti ne avrebbero potutidesiderare anche i più fanatici nemici della Spagna.Entrambi questi libri iniziarono ad assicurarsi un pubblicoeuropeo nel momento in cui il conflitto tra la Spagna e lepotenze settentrionali, e fra Roma e Ginevra, stavanoraggiungendo il punto culminante. Un’edizione latinadell’opera di Benzoni, pubblicata a Ginevra nel 1578, fuseguita nel 1579 da traduzioni tedesche e francesi. [...].Gli ugonotti, gli olandesi e gli inglesi accolsero tuttiprontamente le teorie di Benzoni e Las Casas”104. I due personaggi, fra’ Bartolomé de Las Casas e GirolamoBenzoni hanno tuttavia profonde differenze. Bartolomé deLas Casas fu una delle figure più luminose della Spagna delsecolo XVI. Non scrisse solamente, ma mise tutto se stessoin quella che lui riteneva una causa giusta: la causa101L.BRAIDA, Stampa e cultura in Europa, cit., p. 64.102M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico, cit., p. 91.103L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni,cit., p. 491. 104J.H.ELLIOTT, Il vecchio e il nuovo mondo, cit., p. 109.

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degli indiani. Fece tutto questo con coraggio, con metodo edin modo instancabile. La sua campagna raggiunse un dupliceeffetto: quello principale di risolvere, almeno in parte,la situazione aberrante degli indiani e quello di dare allaSpagna la possibilità di riscattarsi dalle atrocitàcommesse da conquistadores e encomenderos. Per Las Casas,l’evangelizzazione era la sola cosa che giustificava lapresenza degli spagnoli nel Nuovo Mondo e doveva esserefatta solo con conversioni spontanee, libere e convinte.Las Casas non era un nemico della Spagna né della Chiesa.Girolamo Benzoni, per quanto ha scritto, invece, lo era. Ilpensiero e il libro di Las Casas avevano specifici ecircoscritti obiettivi, la sua campagna tesa a dimostrarel’assoluta illegittimità dei fautori della violenzasopraffatrice, dello sfruttamento incondizionato e dellaschiavitù fu ascoltata dall’imperatore Carlo V. Da quelmomento si avviò un processo che richiese tempo, mamigliorò considerevolmente la situazione degli indiani.Girolamo Benzoni, per quanto noi sappiamo, non aveva alcunintento riformatore. Il libro è l’unica cosa che rimane dilui. Una copertina può raccontare tante cose, un titolo puòportare lontano, la struttura grafica di un’edizione puòtrasmettere dei messaggi che possono indicare una strategiadi vendita. Il solo tenere in mano un libro, osservarlosenza aprirlo, può svelare l’interesse per i suoicontenuti. La prima di copertina de La Historia ha tutte questequalità. Subito dopo il frontespizio, il libro si apre con ladedica. Anche le dediche, come il frontespizio, possonosegnalare qualche cosa d’interessante e ora cercheremo diesaminare questo aspetto.

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3. Le dediche alle due edizioni.

Il forte pregiudizio nei confronti del clero e le apertecritiche nei confronti della gerarchia ecclesiastica - incontrasto con le dichiarazioni di fede dell’autore - nonimpediscono al Benzoni di aprire la prima edizione de LaHistoria con una dedica a papa Pio IV. E’ logico chiedersiquali potevano essere i punti di contatto tra l’autore e ilsuo dedicatario.Papa Pio IV era stato eletto il 25 dicembre 1559, tre annidopo il ritorno di Girolamo Benzoni. Nato nel 1499,Giovanni Angelo Medici come il Benzoni, era milanese. Unsecondo punto di contatto è che il Medici era d’umiliorigini, proprio come Girolamo Benzoni: “suo padre,Bernardino, era stato il primo della sua famiglia adarrivare a Milano e ivi si era costituito un piccolopatrimonio con pubblici appalti”105. Per ipotesi, sipotrebbe sostenere che l’età del pontefice fosse prossima aquella del padre di Girolamo e che, per questo motivo, ledue famiglie potessero essersi conosciute. Quando GirolamoBenzoni lasciò Milano, il futuro papa aveva quarantadueanni ed è quindi possibile che i due si conoscessero. L’ascesa della famiglia Medici fu straordinaria. Il primocomponente che uscì dall’anonimato fu Giangiacomo, fratellodel futuro papa. La carriera di questo personaggio non fucerto adamantina: si incaricò tra le altre cosedell’omicidio su commissione di Monsignorino Visconti.. Pois’impossessò, con uno stratagemma, di un castello e iniziòa vivere come i nobili. Si mise, in seguito, al serviziodell’imperatore e riuscì ad ottenere il titolo di marchesedi Marignano. Continuò a servire Carlo V “come capodell’artiglieria nella guerra contro i luterani e condussel’esercito imperiale davanti a Siena [...]. Conquistò Sienae fondò un casato illustre” 106. Il percorso di Giovanni Angelo fu molto più sereno: silaureò in diritto, si costruì la fama di giurista e scelseil sacerdozio. Divenne cardinale presso la curia di Roma.Il suo predecessore, Paolo IV, non lo poteva soffrire -105L.VON RANKE, Storia dei papi, cit., p. 234.106Ibid., cit., p. 234.

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tanto che il cardinale decise di tornare a Milano, dove sidedicò ad opere di beneficenza che lo resero famoso. Icontrasti tra il Papa ed il suo cardinale erano determinatidalle diverse radici familiari e dalla loro posizione neiconfronti della politica internazionale. Ranke fa unasintesi molto efficace scrivendo: “Paolo IV, un nobilenapoletano della fazione antiaustriaca, rigorista, monacoed inquisitore. Pio IV, un arricchito milanese,strettamente legato alla casa d’Austria per mezzo di suofratello e di alcuni parenti tedeschi, giurista, gioviale eattaccato alle gioie del mondo”107. La posizione politica di Pio IV rende quindi decisamentecriptici i motivi della dedica. Girolamo Benzoni, che avevadichiarato chiaro disprezzo e odio verso gli spagnoli,scelse un papa filo-asburgico, legato a doppio filo conl’imperatore Carlo V.Per cercare una risposta, si sono indagati i meritipubblici di questo papa. Pio IV ebbe il merito di riavviarei lavori del Concilio di Trento, che erano stati sospesinel 1547, e di chiuderli il 4 dicembre 1563. Quello chedistinse Pio IV, in particolare, fu il saper concentrare leforze dove il protestantesimo non era arrivato, stringendoaccordi con i Principi. Fu il primo pontefice adabbandonare, con piena coscienza, la tendenza dellagerarchia ecclesiastica a contrapporsi ai Principi. Nulla di tutto ciò, tuttavia, può giustificare la scelta diGirolamo Benzoni. Anzi, coerentemente con il suo intento, il papa scelse comesuo alleato più importante proprio la Spagna, che era laprima potenza europea ed era guidata da Carlo V, ferventecattolico. Un altro merito del papa, che a differenza diquelli sopra esposti poteva essere piaciuto a GirolamoBenzoni, era l’aver posto il nipote, Carlo Borromeo a capodella Chiesa ambrosiana. Carlo Borromeo era un uomopreparato politicamente e con obiettivi molto lucidi cheseppe gestire la difficile situazione della sua diocesi edello Stato ed utilizzò gli spagnoli ai propri fini. IlBorromeo riteneva che all’autorità civile competesse lapura e semplice funzione di rafforzare l’autoritàdell’arcivescovo e di difendere la diocesi dai possibili

107Ibid., p. 235.

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attacchi dei protestanti che premevano alle porte delloStato: “Il potere laico spagnolo, dunque, è tenuto a noninterferire nell’attività del vescovo, perché questi,affaticandosi per il bene delle anime commesse alle suecure, opera anche nell’interesse della Corona”108. L’usoborromaico degli spagnoli poteva essere piaciuto a GirolamoBenzoni, che forse interpretò la politica del cardinalecome antispagnola. Il papa Pio IV, in quanto zio delBorromeo poteva, quindi, essere sembrato a Girolamo Benzoniun potente e potenzialmente sensibile interlocutore. Ipotesiplausibile ma non provabile che, però, ritengo interessanteed utile a comprendere meglio il Benzoni. A questo punto è bene soffermasi ad esaminare la funzionedelle dediche in quei tempi. “La dedica si iscrive in una logica di restituzione di undono (elargito dal mecenate) e rivela i rapporti di poteree le modalità attraverso le quali si regge l’ancora fragile«repubblica delle lettere»”109. Progressivamente, gli autoriavevano acquisito una maggiore visibilità, nel senso cheerano diventati sempre più proprietari della loro opera, macome scrive Lodovica Braida: “[...] questa maggiore«visibilità» dell’autore non significa che chi scriveva nonavesse più bisogno del mecenate […]. Per tutto l’AnticoRegime l’offerta di un libro al principe o a un uomo dipotere aveva conseguenze fondamentali per la carriera di unautore. Poiché il mercato del libro non consentiva ancoraagli uomini di lettere e agli scienziati di viveredell’esercizio della sola penna o della sola ricerca, essinon potevano far altro che entrare nei circuiti delmecenatismo, accettando la protezione di un potente,ecclesiastico o laico, o quella delle grandi e piccolecorti, in cui ottenevano uno status che al di fuori nonavrebbero avuto”110. La dedica poteva avere, quindi, ancora una certa importanzaquando Girolamo Benzoni scrisse La Historia. E’ pertantopossibile che con la sua dedica Girolamo Benzoni, non

108A.BORROMEO, L’arcivescovo Carlo Borromeo, la Corona spagnola e le controversie giurisdizionali a Milano, in F.BUZZI e D.ZARDIN, Carlo Borromeo e l’opera della <Grande Riforma> . Cultura, religione e arti nella Milano del pieno Cinquecento, Amilcare Pizzi, Milano, 1997, p. 263.109L.BRAIDA, Stampa e cultura in Europa, cit., p. 71.110Ibidem.

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tenendo conto dei contenuti del suo libro, avesse volutorestituire “qualche cosa” a Pio IV. Un’altra ipotesiinteressante, ma destinata a rimanere anch’essa senzarisposta. Più si fanno ipotesi e più la dedica è paradossale. Questoparadosso viene mantenuto e rinnovato nella dedica al

senatore Simonetta, nella secondaedizione.Dai registri della Cancelleria delloStato di Milano, si evince che unoScipione Simonetta fu iscritto nel ruolodei salariati dello Stato di Milano il15 gennaio 1561111. Il dedicatario oltread essere senatore faceva parte già dal1557 del Consejo de Italia. “Iconsiglieri del Supremo consigliod’Italia erano detti reggenti. Nei primianni erano in numero di tre e poi dal1557, in seguito a disposizioni di

Filippo II del 29 marzo 1557 in numero di sei, cioè due perogni provincia: tre naturali, cioè nati rispettivamente neiregni di Napoli e di Sicilia e nel ducato di Milano e trespagnoli. A dirigere il Supremo consiglio c’era un nobilespagnolo con il titolo di presidente. Il Governatore diMilano marchese Ayamonte aveva proposto il senatoreScipione Simonetta, Sigismondo Picenardi e Camillo Porro”112.Il senatore Scipione Simonetta (o Simonetti) aveva, quindi,più di una carica importante. La dedica è più concisa rispetto a quella scritta per PioIV. Il testo sembra meno costruito, più spontaneo. L’autorefa riferimento anche ai predecessori del senatore, forseriferendosi, tra gli altri, a “Cicco Simonetta per moltianni dominatore della scena politica e arbitrodell’amministrazione, esponente dei casati partigiani degli

111“Ruolo dei salariati per il 1561, inviato da Madrid al Governo e da questo stesso al Magistrato ordinario in data di Milano, 15 gennaio 1561, A.S.M., Cancelleria dello Stato di Milano. Registri, S. XL, reg. 1, ff. 128 v. - 133r (pubblicato anche in Ordini diversi di sua maestà cattolica,voll. 3, Milano, s.d., I, pagg. 2 segg); vi figura il senatore ScipioneSimonetta” in U.PETRONIO, Il Senato di Milano, istituzioni giuridiche ed esercizio del poterenel ducato di Milano da Carlo V a Giuseppe II, Giuffrè, Milano, 1972, p. 111. 112U.PETRONIO, Il Senato di Milano, cit., pp. 100-101.

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Sforza”113, “fidatissimo collaboratore di Bona di Savoia”114.Lo stile è quello che si può ritrovare in molte dediche diquel tempo. La scelta di un rappresentante del Senatomilanese, organo che aveva un certo grado di autonomia eindipendenza nei confronti del potere sovrano, rende menoincongrua la dedica. Inoltre, Scipione Simonetta qualereggente nel Consejo de Espana, organo da cui dipendevanole decisioni per il ducato, aveva anche il compito diappoggiare gli interessi dei suoi abitanti. ScipioneSimonetta aveva quindi una funzione di mediazione, marimane, pur sempre, un personaggio legato al poterespagnolo. Girolamo Benzoni è molto critico nei confrontidegli spagnoli, posizione che il senatore non poteva certocondividere Definire le dediche contraddittorie è uno dei punti divista, ma è possibile analizzare il tutto in un’altraprospettiva: il milanese Girolamo Benzoni può essersirivolto ai due uomini, il pontefice e il senatore,aspettandosi una loro “protezione” e una condivisione suconcetti sostanziali. Girolamo Benzoni forse cercava inloro la condivisione di un problema comune, che andavaaldilà delle cariche e delle necessità politiche. GirolamoBenzoni scriveva nella prospettiva di un “mercante”milanese e scriveva le dediche a due milanesi, sensibiliper natura al significato della parola commercio, attentinei confronti di certi argomenti perché cittadini di unacittà nata e cresciuta sulle attività commerciali. La denuncia del milanese aveva un obiettivo pratico e ledediche probabilmente seguono questa logica, come notaanche Pier Luigi Crovetto: “talché, le accuse diinadempienza religiosa, massime in religiosi e prelati, difraudolenza, di crudeltà, di cupidigia e di avarizia senzafreno, verranno agitate non in termini morali o moralistici(ulteriore distanza dal «codice di evangelizzazione»), ma«funzionali», o «prammatici»”115, rivelando un atteggiamentoantispagnolo con caratteristiche specifiche: “ilnazionalismo esasperato e l’anticlericalismo programmatico,

113Ibid., p. 40. 114Ibid., p. 29.115P.L.CROVETTO, La Spagna, il Nuovo Mondo e l’indio nei testi dei mercanti italiani del Cinquecento, in G.BELLINI (a cura di), L’America tra reale e meraviglioso. Scopritori, cronisti e viaggiatori, Bulzoni, Roma, 1990, p. 305.

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intesi come opposizione ideale all’effettiva preponderanzaspagnola, nascono da una reazione di insofferenza comunealle genti italiane del XVI secolo”116. Girolamo Benzonidetestava gli spagnoli perché ai suoi occhi non eranoriusciti a cogliere le opportunità della scoperta del NuovoMondo. La loro incapacità aveva distrutto la verginità di unmondo che poteva essere sfruttato commercialmente. Il lorocontrollo, limitando la libertà degli individui e dellemerci, aveva completato l’opera. L’odio per gli spagnolidel Nuovo Mondo si aggiungeva all’insofferenza già benpresente per la potenza spagnola. A ben guardare, lo stesso papa Pio IV era insofferenterispetto a taluni atteggiamenti degli spagnoli. ScriveRanke: “Facciamo la sua conoscenza attraverso i dispacciveneziani [...]. Per quanto egli sia di sentimentifiloaustriaci, pure le maniere rigide e imperiosedell’ambasciatore spagnolo Vargas lo urtano”117: egli malsopporta la superbia spagnola. In sintesi, la potenza dellaSpagna è irritante, quello che Benzoni denuncia èl’ottusità, la superbia e la mancanza di prospettive.Scrive insomma “contro coloro che inibirono con la loroprassi dissennata alle virtualità del Nuovo Mondo”118.L’accusa è dunque quella del mercante milanese che non eratanto impressionato dal male in se stesso, ma piuttostodalle conseguenze negative che derivavano da taluniscellerati comportamenti che avevano limitato anche la sualibertà e la sua attività. Si potrebbe quindi arrivare adire che Girolamo Benzoni scrisse contro un metodo, controuna categoria di spagnoli che avevano agito in undeterminato ambiente e in un determinato momento.

116F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p. 131.117L.VON RANKE, Storia dei papi, , cit., p. 235.118P.L.CROVETTO, La Spagna, il Nuovo Mondo e l’indio nei testi dei mercanti italiani del Cinquecento, cit., p.305.

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4. La struttura del testo. Le diverse facce de La Historia delMondo Nuovo.

La linea di sviluppo dell’opera segue uno schemabiografico, all’interno del quale l’autore inserisce deifatti storici. La Historia è composta di tre libri, ognuno diquesti ruota intorno ad un argomento centrale. L’argomentodel primo libro è la scoperta del Nuovo Mondo, che ha comeprotagonista Cristoforo Colombo, cui Girolamo Benzonidedica venti pagine su sessantadue. Il secondo ha come temala conquista del Nuovo Mondo e indugia nelle descrizionidei viaggi da lui compiuti. Il terzo e ultimo libro ha comeargomento la conquista del Perù, ed offre l’opportunità perdescrivere il suo viaggio in questo paese. La Historia si conclude con il ritorno di Girolamo Benzoni aMilano. Nella seconda edizione, l’autore aggiunse uncapitolo conclusivo dedicato alle isole Canarie. La cornice biografica, come già detto, racchiude latrattazione nel suo complesso ed è completata da diversicapitoli dedicati alla descrizione degli usi e costumidelle popolazioni indigene. Questi argomenti sonosviluppati dall’autore con abilità anche se le sue capacitàdi scrittore non eguagliano quelle di altri autori, suoicontemporanei. Soprattutto in queste descrizioni, Girolamodimostra d’essere un attento osservatore, mostrando unacerta disponibilità nei confronti dell’Altro, pur entro ilimiti che ci si può aspettare da un europeo cristiano delsecolo XVI.Per quanto riguarda le ricostruzioni storiche, GirolamoBenzoni carpisce, parafrasa e talvolta ricopia alla letterada fonti diverse. Non sempre queste fonti sono citatedall’autore. La fonte principale è Gómara, seguito da Ciezade Leon, da Fernández de Oviedo, da Pietro Martire diAnghiera: autori che aveva potuto leggere in linguaitaliana. L’accusa di plagio, a questo proposito fattaglida alcuni studiosi, non è condivisibile perché, comeevidenzia Alessandro Martinengo citando quanto sostenutoanche da Rosario Romeo e Federico Chabod: “[...] la tecnicacompositiva del nostro autore corrispondeva alla maniera dilavorare consueta nella sua epoca, quando da un’opera,specialmente se appartenente all’ambito storico o

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scientifico, si richiedeva, più che un apporto originale,la sistematica e corretta esposizione di un sapere già inqualche modo acquisito”119.Gli eventi che l’autore narra traendoli dalle diverse fonticonsultate, in ogni caso, sembrano adattati per renderlicomprensibili al lettore. Forse, proprio per questo,Girolamo Benzoni scelse di narrare solo gli episodi piùrappresentativi di taluni eventi120: “[...] perciochel’intentione mia si è di ridurre questa mia breve Historiapiù accommodatamente che sia possibile, conforme al miodebile ingegno, acciocche meglio possa seguire per ordinele cose più notabili, viste ε venute à mia notitia,successe in questi paesi [...]”121. Come nota Maria MatildeBenzoni, la: “[...] ricostruzione della scoperta e dellaconquista del Nuovo Mondo ch’egli delinea [è] un vero eproprio collage di passi tratti da fonti tra loro moltodiverse: dal volume americano di Ramusio alle opere diGómara. Fonti, è bene sottolinearlo, nei confronti dellequali Benzoni rivela una singolare indipendenza digiudizio. Pur valendosi ampiamente dell’opera di Gómara,egli non manca per esempio di smascherarne gli intentiapologetici e l’insopportabile - per lui, milanese -ispanocentrismo”122. Girolamo Benzoni si pone al di fuori del panorama generale:“[...] dagli orientamenti prevalenti nei poligrafi, negliscrittori e nel pubblico della penisola italiana, i qualisi riveleranno invece pressoché unanimemente inclini atributare la loro incondizionata ammirazione nei confrontidella missione della Spagna, paladina della diffusione nelmondo intero del cattolicesimo romano dellaControriforma”123, Girolamo Benzoni è quindi una voce fuori dalcoro124, perché tutta la sua opera fu tesa a dimostrare che laconquista non fu uno “strumento provvidenziale - ma - al

119A.MARTINENGO (a cura di), Girolamo Benzoni, in A.ALBÒNICO, G.BELLINI (a cura di), Nuovo mondo. Gli italiani (1493-1609), cit., p. 549.120F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p. 16.121G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 3. 122M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico, cit., pp. 87-88.123Ibid., p. 86.124Ibid., p. 87.

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contrario una vera e propria calamità per le popolazioninative del Mar dei Caraibi”125.Procedendo alla destrutturazione del libro si hal’impressione che l’autore abbia voluto raccontare molte cosecon un eccesso di sintesi: come se avesse avuto adisposizione poche pagine. I cenni biografici, ad esempio, seuniti tra loro, danno l’impressione di un viaggio fatto dicorsa. Girolamo Benzoni rincorre un sogno di ricchezza,correndo si perde e viene trascinato dagli eventi. Quel pocodi ricchezza che riesce a mettere insieme, si perde essastessa nel corso di ben due naufragi, come se non fossemeritata oppure negata. La ricchezza è irraggiungibile perGirolamo Benzoni, come all’inizio della sua vita era stata lastabilità di una casa e di una patria. I colpevoli di questosuo amaro destino erano, per Girolamo Benzoni, gli spagnoli.Quando l’autore si dedica alle descrizioni degli usi e deicostumi indigeni sembra che la scrittura diventi più pacata,i ricordi paiono più chiari, si ha la sensazione che la suamemoria - non dovendo ricostruire la consequenzialità deifatti - sia più libera di esprimersi. Girolamo Benzonidiventa più disponibile, più aperto e la novità,l’eccezionalità della sua avventura ha finalmente lapossibilità di esprimersi: è allora che racconta quello cheha potuto vedere prima di molti altri. In questi momenti,quando l’uomo si lascia trasportare dalle sue sensazioni, leimmagini che descrive sono terse, come se fossero rimasteimpresse con maggior chiarezza nel suo ricordo.

5. Girolamo Benzoni, il dualismo tra autore eprotagonista.

Nel primo libro, che descrive il periodo in cui era appenasbarcato nel Mondo Nuovo, Girolamo Benzoni parte alseguito del governatore Pietro di Errera. Il Governatoreera diretto in terra ferma, dove si prefiggeva dicatturare degli schiavi. La spedizione sbarca, si muovelungo la costa e poi si addentra nelle terre alle spalledel golfo di Cariaco, una zona montuosa e impervia. Icacciatori di schiavi di Pietro Errera si muovonopreferibilmente di notte per sorprendere gli indiani nel125Ibid., p. 88.

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sonno. Il personaggio Girolamo Benzoni condivide levicende degli spagnoli: con gli altri, ghermisce uomini,donne e bambini, li strappa alla loro terra, alle loroabitudini e ai loro affetti per poterli vendere comeschiavi. Mi sono domandato se l’attività di Girolamo avesse potutoinfluenzarlo tanto da incidere anche sulla narrazione: ineffetti, dal momento in cui egli sceglie di arruolarsi, ilsuo modo di raccontare assume la prospettiva, il punto divita di un sottoposto che deve eseguire degli ordini. Daquesto momento, Girolamo Benzoni non poteva più decidereliberamente: riceveva ordini anche su dove andare e cosafare. Quello che avrebbe visto e gli sarebbe successosarebbe dipeso da scelte fatte da altri. Si ha anche, lasensazione che l’autore abbia voluto alterare la realtàdei fatti, dando al protagonista Girolamo Benzoni un ruolosuperiore a quello reale, ad esempio utilizzando spesso ilpronome “noi” nel racconto, con l’obiettivo di porrel’avventuriero sullo stesso piano di chi lo comandava. La cosa più importante è che, seguendo la narrazione, inalcuni momenti si ha la netta impressione che ilpersonaggio si stacchi dal suo autore, è come se avvenisseuno sdoppiamento e lo scrittore descrivesse le gesta diun’altra persona. Ad esempio l’autore, mentre ilmercenario Girolamo Benzoni si addentra in terreinospitali cercando possibili prede umane, si sofferma adescrivere il mondo degli indiani, i loro usi e costumi.Queste descrizioni, come già detto, entrano come nuoviquadri nella griglia del racconto, dando respiro allacruda realtà delle azioni, a cui il personaggio partecipa.L’autore descrive il modo di navigare degli indigeni, comedormono, il loro abbigliamento, le armi, le loro abitudinimatrimoniali, il modo con cui le frecce erano avvelenate,l’efficacia del veleno nel tempo e come, chi era colpito,poteva evitare la morte. Questo scollamento tra autore epersonaggio potrebbe essere la causa dell’apparenteincoerenza e poca attendibilità de La Historia, più voltedenunciate da molti studiosi. Laura Silvestri, nel descrivere il profilo psicologicodell’autore scrive: “...lo sguardo funziona in una duplicedirezione, nel senso che, per l’autore, guardare

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presuppone sempre anche la consapevolezza di essereguardato”126. Girolamo Benzoni autore, uomo maturo, ritornatonella sicurezza del proprio luogo d’origine, infatti, puòaver avuto la consapevolezza di guardare e di essereguardato, ma è anche possibile che il Girolamopersonaggio, narrato da se stesso, proprio per laconsapevolezza di essere guardato possa aver taciuto partedella verità. La mia ipotesi è che l’autore (persona)allontanandosi dal suo personaggio sia riuscito, ineffetti, ad assumere la consapevolezza della duplicepercezione. Il “personaggio” Benzoni, quindi, si èlasciato abilmente giudicare, ma la “persona” Benzoni non siè veramente lasciata guardare. Girolamo Benzoni si lasciò giudicare perché volevaraggiungere un obiettivo: come compartecipe di azioniesecrabili, l’autore diventò testimone diretto deglieventi, mettendo in risalto con maggior forza ilcomportamento degli spagnoli. L’autore, scegliendo questoruolo per il suo personaggio, forse non calcolò il rischioche il suo viaggiatore poteva sembrare costruito atavolino. Considerando questa prospettiva, l’opera nel suocomplesso corre il rischio di non sembrare vera. Illettore, di fronte a questo dualismo, può non capire doveinizia e dove finisce la verità e decidere di non crederea quello che gli viene raccontato. “Mettendo in mostra laparte peggiore di se, Benzoni induce a dubitaredell’onestà delle sue affermazioni. [...] La dichiarazionedelle proprie colpe e l’assegnazione dello statuto disoggetto all’altro, da sempre considerato depositario ditutti i mali, precludono all’autore il diritto di esserericonosciuto dai propri simili”127.E’ molto importante evidenziare che questa sensazione disdoppiamento, che nelle prime pagine è piuttosto evidente,tende a diminuire procedendo nel racconto e si esauriscenel terzo libro. La Historia, in un certo senso, è più concreta nel secondo eterzo libro. Confortati da quest’ultima considerazione sipuò azzardare una supposizione: con la disastrosaspedizione del Governatore Diego Gottieres in Costa Rica,

126L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni, cit., p. 495.127Ibid., p. 499.

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alla quale Girolamo Benzoni partecipò e dalla quale salvòper miracolo la vita, il mercenario esce di scena e ilconflitto tra l’autore e il suo personaggio si attenua perpoi sparire verso la fine del viaggio.

6. Le illustrazioni, un supporto in più al racconto .

Le illustrazioni hanno una funzione importante ne LaHistoria, aiutano a comprendere quello che le paroleraccontano. Con il loro supporto, l’autore riesce adaumentare la partecipazione del lettore sostenendolo nelladifficoltà dell’immaginare qualcosa di completamente nuovo.Una volta di più, infatti, Girolamo Benzoni e il suoeditore dimostrano di essere dei capaci professionisti. Ilmodo con cui le illustrazioni sono inserite nel testo èinteressante, le immagini sono sempre accompagnate da untitolo e sono sempre all’inizio di un capitolo.L’impaginazione segue la seguente impostazione: titolo inalto, centrato; immagine predominante al centro e testoalla base della pagina. Come già detto, quest’impostazioneè mantenuta per tutte le illustrazioni e assomiglia in modosorprendente all’impostazione che oggi è data ad unacampagna pubblicitaria a mezzo stampa.

A questo proposito, facendo unadigressione, è interessante osservareche i professionisti dell’advertisingoggi utilizzano questo schema ideale,all’interno del quale sono inseriti iconcetti da comunicare al pubblico,in sintesi: l’head line - ovvero iltitolo - unito all’immagine(illustrazioni, foto) hannol’obiettivo di catturare l’attenzionedel lettore e spingerlo a leggere labody copy, vale a dire il testosottostante. Il titolo e l’immaginetrasmettono la promessa, la body copyinforma sui contenuti della stessa.

La sola differenza, in questa prospettiva, è che GirolamoBenzoni non voleva vendere nulla, più semplicemente voleva

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superare il limite delle sue parole, che sapevainsufficienti per raccontare quell’incredibile realtà. Tutte le illustrazioni descrivono gli indiani, i loro usi ecostumi, la vegetazione del Mondo Nuovo, proprio quello cheera più difficile comprendere da parte di un lettoreeuropeo del XVI Secolo. Due illustrazioni si staccano perla crudezza dell’argomento: la prima rappresenta le torturefatte dagli indiani agli spagnoli catturati, la seconda isuicidi di massa che gli indiani mettevano in pratica per nonservire gli spagnoli. Due immagini che rappresentano beneil dramma che il Vecchio e il Nuovo Mondo dovetterorispettivamente affrontare.Con l’aiuto delle illustrazioni, Girolamo Benzoni riesce adare voce agli indiani, anima la loro diversità e gli indianisi muovono ed escono dal mondo dell’immaginazione. Le lorobarche, le loro case, il loro modo di dormire, di ballaresono più reali perché le illustrazioni li materializzano. Inun certo senso, ben si può dire che le incisioni coprono lostesso ruolo delle foto di cronaca d’oggi.

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7. L’alterità secondo Girolamo Benzoni.

Girolamo Benzoni, nelle prime pagine del suo libro,descrive le conseguenze tragiche e dolorose che l’attivitàdei cacciatori di schiavi portava con sé. In questo caso, come inaltre parti del libro, il punto di vista dell’autore neiconfronti della popolazione indigena è particolarmenteinteressante. Gli indiani ne La Historia non sono mai visticome soggetto passivo ma agiscono nel raccontointerpretando in diversi modi il proprio ruolo. Adesempio, un ruolo attivo è interpretato dai Signoretti amici,capi indigeni disposti ad aiutare gli spagnoli nellacattura degli schiavi pur di nuocere ai loro nemiciinterni: “[...] il Signorotto non volse che i Cristianiandassero con lui, ma tolto una parte della sua genteandò, ε ritornò l’altro giorno con sedici Indiani, legaticon le mani dietro, ε gli donò al nostro Capitano [...]”128,in cambio di poche cose, un po’ di vino, delle camice,qualche coltello. Al ruolo attivo si contrappone quello di chi soffre emuore: “Mentre che noi stemmo in questo luogo, vi arrivòil Capitano Pietro di Calice, conpiù di quattromila schiavi, ε moltipiù ne haveva presi, ma tanto permancamento di vettovaglia, fatiche,ε travagli, quando per lo dolored’abbandonare la patria, i padri,le madri, ε i figliuoli, erano perlo viaggio morti, ε se alcuni nonpotevano camminare, accioche nonrestassino dietro à far la guerra,gli Spagnoli gli cacciavano ne’fianchi ε nel petto le spade, ε gliammazzavano [...]”129. Infine, gli indiani si difendono eattaccano, dimostrando di sapercombattere. Girolamo Benzoni li aveva visti in azione eaveva sentito le loro frecce avvelenate fischiare:128G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 6. 129Ibid., p. 7.

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“Corsero i nimici a’ passi, dove noi dovevamo arrivare, masopravenendo il giorno, ε vedendoci assai più che nonpensavano, ε armati, si ritirarono, non restando però dioffenderci con quelle loro saette avvelenate, gridandocidietro, ladroni, cani, traditori, assassini, ε credo, chese non fosse stato per i nostri amici, che gli messero infuga, che ne pativamo danno ε rouina”130. Sembra ladescrizione di un’azione di guerriglia: gli indianiconoscevano il loro territorio, sapevano muoversivelocemente e cogliere di sorpresa gli spagnoli.“[…] Benzoni anima l’alterità, restituendole lapossibilità di esprimersi. Quella possibilità che rimaneesclusa quando lo sguardo è solo unidirezionale, quandocioè l’occhio dell’osservatore si fissa sull’altro, comese fosse una pura e semplice superficie, un contenitorevuoto, un corpo privo d’intelligenza, sentimenti e qualitàmorali. Capace di ricambiare lo sguardo, l’altro puòaccedere al cambio simbolico assegnato dalla culturaoccidentale all’atto della visione e può quindi giudicaree accusare”131. Questo ragionamento di Laura Silvestri, siriferisce ad un particolare passo dell’opera: “[...] laprima volta che io passai da questo paese alloggiai incasa di uno de principali Signori di quella provincia,nominato don Gonzalo, il quale era di età d’anni settanta,ε benissimamente intendeva la lingua Spagnuola, ε cosìstando una mattina sentato appresso di lui, guardandominel viso disse queste parole. Che cosa è Cristiano liCristiani? Dimandano il Maiz, la mele, il cotone, lamanta, la india da fare il figliulo; dimandano oro,argento, li Cristiani non vogliono travagliare, sonobugiardi, giocatori, perversi, ε bestemmiatori. Quandovanno alla Chiesa à veder Messa, sopra gli assenti fannoquestioni; si danno delle ferite, ε finalmente concluseche gli Cristiani non erano buoni, ε come gli dicesse, chegli tristi ε non gli buoni facevano queste cose, mirispose, dove sono li buoni? Percio che mai io ne hoconosciuto, salvo de’ tristi”132. Benzoni spesso dialoga con i nativi: “....à me èintervenuto andare à casa d’uno Indiano, ε dimandargli130Ibid., p. 5.131L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni, cit., p. 495.132G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 101.

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s’haveva un polastro da vendere, ε rispondermi che si, εcosa gli voleva dare in cambio, ε mostrandogli un reale,me lo tolse di mano, dicendomi, che cosa voleva farne delpolastro, rispondedogli, che lo voleva mangiare, l’Indianoguardandomi in faccia, si misse il reale tra i denti,dicendomi, ò Cristiano, se vuoi ch’io ti dia cosa damangiare à te, dammi tu il contracambio, ch’io possamangiare ancora me; pircioché questo che mi dai non valniente, ε quando che nò; pigliati il tuo reale, ε io mimangerò il polastro”133. Questi dialoghi evidenziano unapartecipazione personale dell’autore alla quotidianitàdegli indigeni ed un modo di entrare in contatto con i suoipersonaggi rendendoli vivi. La critica e la condanna nonsono viste da Girolamo Benzoni solo sotto la prospettivadell’europeo, ma tendono a coinvolgere gli indiani. Leazioni degli spagnoli non hanno una prospettivaunidirezionale, gli indiani non sono visti comeinevitabilmente perdenti, la loro fragilità è laconseguenza dei metodi adottati dagli spagnoli perconquistare il Nuovo Mondo. L’autore, ad un certo punto, fa questa riflessione: “Segli Spagnuoli quando cominciarono à entrar’ in questipaesi fussero con benignità apparsi, ε con benignità, εmansuetudine perseverati, come fecero con crudeltà, εavaritia, si deve credere che questa generatione [di]brutti animali, harrebbono imparato à viver con ragione, εsi sarebbero dati à qualche virtù, à honore, ε utile delnome Cristiano, ε non ne sarebbe dopo successo la morte ditanti Spagnuoli, nè la distrutione di tanta moltitudined’Indiani, come udirete nella seguente historia; ε si comeci portano odio perpetuo disonorandoci, ci amarebbono, εterrebbono in riverenza”134. Il discorso è contraddittorioe rimane sospeso “tra il rifiuto di condividere i vecchivalori e l’impossibilità di capire la nuova cultura. Ilriconoscimento dell’indigeno come soggetto presuppone lacomprensione, ma non l’intellegiblilità da parte dell’autore”135.Girolamo Benzoni non riesce ad accettare veramente laspecificità dell’altro ed a comprendere che possono

133Ibid., p. 75. 134G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 28.135L.SILVESTRI, Lo sguardo antropologico di Girolamo Benzoni, cit., pp. 499-500.

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esistere modi di vivere e di concepire la vita diversi daquelli a cui gli europei erano abituati. L’analisi del problema, in ogni caso, è complessa:Girolamo Benzoni definisce gli indiani “generatione [di] bruttianimali”, ma nel contempo pone gli spagnoli in un’areaconnaturata dalla violenza. Gli spagnoli, secondol’autore, non permisero agli indiani di viver con ragione e,sempre secondo lui, se si fossero comportati diversamenteforse gli indiani avrebbero potuto guardare con riverenza inuovi venuti.Che il punto di vista di Benzoni sia particolare edautonomo rispetto agli altri scrittori del tempo risultaevidente se lo si paragona, ad esempio, a quello di GonzaloFernández de Oviedo136. Il de Oviedo era convinto che lamissione della Spagna fosse necessaria per trasformare unmondo peccaminoso, immerso nel paganesimo e posseduto daldiavolo: “Proprio la Spagna è stata scelta per portare laluce, per redimere chi vive nel peccato. Perciò, se da unlato lo storico mostra comprensione per l’«umanità»dell’indio, dall’altro ne accentua le tare: gente «parapoco», che «por poca cosa se mueren», ma soprattuttoanimali, se «su principal intento era comer, e beber, efolgar, e lujuriar, e idolatrar, e ejecer otras muchassuciedades bestiales»”137. Gli indiani sono considerati daOviedo degli animali, così bestiali che la conquista eragiustificata e non descritta come atto violento mapiuttosto come mezzo necessario per la pacificazione e perla conversione del mondo americano alla fede cattolica138. Scrive John H. Elliott che per Oviedo la prova della loroinferiorità non era nel colore della pelle - il colore,nel XVI secolo, aveva poche connotazioni negative - ma eranelle proporzioni del cranio che avrebbero dimostrato unainferiorità delle facoltà razionali. L’equazione frabestialità, irrazionalità e barbarie degli indiani erageneralizzata e chi volle andare oltre fece ricorso alla

136Gonzalo Fernández De Oviedo scrisse la Historia general y natural de las Indiasla cui prima parte apparve nel 1535 e che Girolamo Benzoni utilizzòcome fonte.137G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 63.138Ibidem.

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dottrina aristotelica per giustificare la dominazionespagnola sugli indiani139. Girolamo Benzoni utilizzò Oviedo come fonte, ma non trovònessuna giustificazione alla violenza della conquista,perché il metodo adottato per la conquista mancavatotalmente di visione prospettica e chiudeva qualsiasipossibilità di cambiamento. Gli indiani erano animali perBenzoni, ma raziocinanti e secondo lui l’esempio e ildialogo sarebbero stati più efficaci della violenza,evitando morti inutili da entrambe le parti. Un punto, in ogni caso, accomuna Benzoni e Oviedo:entrambi cercavano giustificazioni o spiegazioni al drammadella conquista ed entrambi non riconobbero negli indiani deiloro simili. Il solo modo corretto di vita, per entrambigli scrittori, era il loro: anzi, il loro era il solo veromodo di essere pienamente uomini. Entrambi volevanocambiare le abitudini degli indigeni, senza considerarepossibili alternative. Anche Las Casas - che dedicò tuttala vita a confutare il diritto ispanico alla conquista,allo sfruttamento degli indiani e dei loro beni, che sirifiutò persino di assolvere, anche se in punto di morte,chi non aveva ridato la libertà agli schiavi e restituitoil mal tolto - non riuscì a superare questo limite. LasCasas come domenicano vide nell’impegno evangelizzatore,che egli voleva raggiungere con conversioni spontanee,libere e convinte, l’unica giustificazione della presenzaispanica nel Nuovo Mondo140. Un’ultima e conclusiva considerazione: l’ipotesi di unaconquista pacifica del Nuovo Mondo, fatta da GirolamoBenzoni, è in ogni caso utilizzata dall’autore solo perattaccare gli spagnoli. Il tono usato è polemico, acido epoco costruttivo e quindi, sebbene il messaggio abbia unintrinseco valore morale, esso perde ogni positività.

139J.H.ELLIOTT, Il vecchio e il nuovo mondo, cit., pp. 54-55.140G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 63

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8. Cristoforo Colombo. Il riscatto degli italiani delCinquecento.

Il parere di Marco Allegri è che le venti pagine dedicatedal Benzoni all’Ammiraglio siano prive d’originalità:“[...] il Benzoni ammannisce ai suoi lettori la storiellagrottescamente famosa e proverbiale dell’Uovo, fattorimanere in piedi sulla tavola durante un convito a cuierano presenti molti nobili spagnoli, i quali coi lorofrizzi cercavano di togliere merito d’iniziativa allascoperta dell’ammiraglio. Ecco il solo punto originaledella Historia del Benzoni! Originale in questo senso, cheesso non fu tratto dalla fonte d’ispirazione diquest’opera che è la raccolta Ramusiana”141. Questa pungente critica forse non rende totalmentegiustizia a Girolamo Benzoni, che anche in questo casoriesce a sviluppare riflessioni originali su contenutiespressi da autori a lui antecedenti. Ancora una volta,però, questa sua capacità è penalizzata dal modo in cui èsviluppata: così, ad esempio, riprendendo “[...] in chiavepolemica le considerazioni formulate assai più pacatamenteda Ramusio nel Discorso sopra [le] Navigazioni e Viaggi nella parte delmondo nuovo, Benzoni sconfessa ... apertamentel’attendibilità della leggenda del piloto anónimo”142. L’autorenon riesce ad eguagliare il tono calmo e razionale delRamusio, anzi sviluppa a favore di Cristoforo Colombo unvero e proprio panegirico carico d’animosità antispagnolae orgoglio italico. Questo diverso approccio al problematoglie il valore di confutazione, presente in GiovanBattista Ramusio, portando invece in evidenza la profondaamarezza e il forte disappunto di Girolamo Benzoni.Sembra di sentire la voce dell’autore tremare di rabbia eil pathos diventa eccessivo. Ancora confrontando l’approccio tenuto dall’autore versola figura di Cristoforo Colombo, rispetto a quanto fattoda altri scrittori ad esso coevi o precedenti, notiamo cheGirolamo Benzoni ne esalta l’atteggiamento antropologicoverso l’alterità. Ferdinando Rosselli evidenzia che141M.ALLEGRI, Girolamo Benzoni e la sua Historia del Mondo Nuovo, in Raccolta di documenti e studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana, per il IV° centenario della scoperta dell’America, cit., p 141.142M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico, cit., p. 88.

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proprio quest’atteggiamento d’apertura fu: “causadell’odio ispanico contro l’Ammiraglio” 143, che non accettòle atrocità commesse dai coloni contro gli indiani,perseguitati e torturati a causa della sete d’oro e che:“[...]fece morire tutti gli Spagnoli, i quali erano staticagione di queste rivolutioni, romori, ε danni; ε procuròdi amicare quei Caciqui in quel modo migliore, chepotette. Questo castigo fu causa che gli Spagnolicominciarono ad havere in odio l’Ammirante, ε per nonvoler comportare le ribalderie, ε latrocini lor, non lopotevano sentir nominare. Di quà nacque che assai di loro,al Re scrissero male assai, ε al del suo fratello cosedishonorate [...]”144. Cristoforo Colombo, probabilmente,voleva solo evitare guai peggiori ai pochi coloni presentia Santo Domingo, che poco avrebbero potuto fare contro larivolta che si stava profilando. Il suo comportamento perònon generò certo simpatia fra gli spagnoli che siconsideravano i “signori” dei nativi e che noncomprendevano come un europeo, un loro simile e un loropari, avesse potuto giudicarli così severamente. Il tema è trattato anche da Pietro Martire, nelle sueDecades de Orbe Novo, che si schiera chiaramente dalla parte diCristoforo Colombo e di suo fratello l’AdelantadoBartolomeo, ed insiste sulle responsabilità di RoldánJiménez (o Roldano Ximenes). Pietro Martire riferiva cheun certo capo indigeno aveva dichiarato di essere statotrattato in modo vergognoso, violento e che anche il suoatteggiamento remissivo e servile non gli era servito anulla. Roldán e i ribelli da lui guidati agirono senzafreni, violentando, predando e trucidando. Questa violenzaincontrollata fece sollevare gli indiani, che si diedero asanguinose incursioni.145. Quando Cristoforo Colombo arrivò a Santo Domingo, non glifu facile riprendere il controllo dell’isola: “Nel settimolibro della prima Decade Pietro Martire si sofferma sugliavvenimenti e la situazione dell’isola, dominata dallaribellione e dalla violenza di Roldán che, non contento diquanto aveva fatto, non solo non si presentò

143F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p. 24.144G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., pp. 19. 145G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 47.

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all’Ammiraglio, ma «cominciò a denigrarlo con accuseoffensive e a scrivere ai Re accuse nefande su entrambi ifratelli»146. Le lamentele dei ribelli sono poste in unrilievo del tutto negativo dall’Anghiera, mentre eglicondivide le accuse dell’Ammiraglio”147. Sempre sullo stesso argomento, Padre Las Casas confermeràle efferatezze compiute da Roldán e dai suoi. Colombo erainnocente, come i suoi fratelli e la parte degli spagnoliche ubbidivano ai loro comandi148. A fronte di queste considerazioni, fermo restando il pathose l’insofferenza dell’autore, che toglie efficacia aldiscorso di critica storica, Girolamo Benzoni ha tuttaviaben utilizzato le fonti. Il racconto della ribellione diRoldán Jiménez e quello del piloto anónimo ne sono esempi.Se epurati della personalità dell’autore, questi raccontinon sono molto dissimili da quelli di scrittori piùautorevoli, come Pietro Martire, Las Casas e Ramusio. Per quanto riguarda il vibrante orgoglio nazionale diGirolamo Benzoni, si può ravvisare negli scritti di PietroMartire qualcosa di simile, per esempio quandoquest’autore pone l’accento sulla nazionalità del ligureColombo, oppure quando scrive all’amico Pomponio Letolamentandosi della situazione dell’Italia, patria in rovina, esi conforta con le imprese dell’Ammiraglio149. Per gliitaliani, in un momento in cui l’Italia stava perdendodefinitivamente il prestigio internazionale che avevaavuto, Cristoforo Colombo rappresentava la conferma di unaeccezionalità insuperata.

146P.MARTIRE D’ANGHIERA, Dec. I, 6, in G.BELLINI, Amara America meravigliosa, la cronaca delle Indie tra storia e letteratura, cit., p. 48.147G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 48. 148Ibid., p. 49.149Ibid., p. 37.

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9. La critica negativa a Bartolomé de Las Casas.

L’atteggiamento d’avversione di Girolamo Benzoni neiconfronti del clero, che accompagna il forte biasimo versogli spagnoli, risulta particolarmente sorprendente nellacritica a Bartolomé de Las Casas. Girolamo Benzoni narra del tentativo di Bartolomé de LasCasas di realizzare un nuovo sistema di gestione perl’attività di raccolta delle perle nella zona di Cumanà.Le resistenze e gli ostacoli dovuti all’esasperazionedella gente oppressa dai conquistadores, impedì larealizzazione del progetto. Gli spagnoli, che avevanoseguito il Padre Las Casas e che avrebbero dovutoaffiancare gli indiani nella realizzazione del progetto,chiamati dall’autore cavalieri, vennero tutti massacrati.Scrive Girolamo Benzoni: “Il Dottore udita la morte de’suoi Cavalieri, subito si mise Frate in San Domenico;donde fece meglio à mio giudicio, che ritornare à Cubaguaà pescar perle”150. Nel 1522151 effettivamente, Las Casasdecise di ritirarsi in un convento domenicano ad Haiti.Il tono di voce intriso di sarcasmo di Girolamo Benzoninei confronti di un uomo che condannò con tutti i mezzi, imetodi della conquista e nel quale l’autore avrebbe dovutotrovare delle affinità è disorientante. Girolamo Benzoniconsidera Las Casas “un idealista folle e fallito e locondanna in modo assai poco generoso”152. L’impressione chese ne trae è che l’autore non sapesse di chi stava parlando,anche se questo è impossibile per varie ragioni:

- Girolamo Benzoni era stato a Cumanà tra il 1541 eil 1542, venti anni dopo il ritiro di Las Casasnel convento domenicano ad Haiti. Quindi l’autore,se solo avesse voluto, avrebbe potuto avereinformazioni dirette sull’accaduto, anche sel’attività del Benzoni, in quel momento, eraquella del cacciatore di schiavi e quindi

150G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 34.151G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 141.152F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p. 126.

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certamente non era interessato ad approfondire le“gesta” del Las Casas;

- Girolamo Benzoni per quattordici anni viaggiò inAmerica, nello stesso periodo in cui viaggiò ilPadre. I due visitarono anche gli stessi luoghi.Anche Bartolomé de Las Casas andò nelle Antille,in Guatemala, in Messico, e in Perù: unicadifferenza tra i due è che il Padre era tornatoper un periodo in Spagna153, ma forse proprioquesta è stata la causa per cui le loro vie non sierano incrociate;

- è, comunque impossibile, come già detto, chel’autore non abbia sentito parlare a fondo di LasCasas e che non fosse a conoscenza dell’operacombattiva del Padre. L’azione di Las Casas,infatti, fu addirittura una delle cause cheorientarono la legislazione spagnola versol’abolizione della schiavitù: “...nel 1530,infatti, un decreto reale vietò che si procedesseulteriormente, quale che fosse il pretesto, aridurre in schiavitù gli indiani, [...] il decretofu poi rinnovato con le celebri Leyes Neuevas del1542”154.

Insomma, la critica di Girolamo Benzoni è davveroincomprensibile. E’ vero che la campagna del Padre sisvolse ad alto livello, ma la sua fama e le azioni da luisvolte sul terreno non possono non essere giunte alleorecchie del nostro viaggiatore. Ed anche se la Istoria obrevissima relatione della distrutione dell’Indie Occidentali di Bartoloméde Las Casas fu tradotta e pubblicata in italiano a Veneziasolo nel 1626155, addirittura cinquantanove anni dopo laprima edizione de La Historia e cinquantaquattro dopo laseconda, non è una buona ragione per sostenere che l’autorenon fosse a conoscenza delle reali intenzioni che avevanoanimato il Padre. La Brevissima relación de la destrucción de las Indiasera stata pubblicata in Spagna nel 1552 e aveva provocatoscalpore, per motivi diversi, in Spagna e in Europa156;anche se Girolamo Benzoni non avesse potuto prendere153G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., p. 141.154J.H.ELLIOTT, La Spagna imperiale, cit., pp. 79.155G.BELLINI, Amara America meravigliosa, cit., pp. 149-150.156Ibid., p. 144

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visione del testo, dunque, una sua così gravedisinformazione non si spiegherebbe. Non resta che fare alcune ipotesi conclusive: la prima -anche se, forse, la meno sostenibile - è che il Benzoniabbia raccontato questo episodio senza poi verificare cosaavvenne e cosa fece Las Casas, dopo il fallimento del suotentativo e dopo essere stato nel convento domenicano. La seconda ipotesi è che il giudizio di Benzoni neiconfronti di Las Casas sia dovuto alla sua forte animositàverso gli spagnoli. Un’animosità così potente e cieca, cheil reale obiettivo dell’autore fu quello di colpire ilPadre domenicano in quanto interprete di un’azionepromossa dalla Spagna per migliorare la sua immagine alivello internazionale. Ipotesi interessante, ma forsetroppo razionale e complessa. La terza ipotesi è invece supportata dell’analisi fatta daFerdinando Rosselli in merito allo stesso argomento.Quando Bartolomé de Las Casas presentò a Carlo V larichiesta del governo di Cumanà per mettere in pratica ilsuo progetto, gli spagnoli che governavano l’Indiaespressero dei giudizi molto pesanti nei confronti delperorante: “giudicandolo un huomo inetto, ε inhabile pertale impresa, huomo vano, ε di poco credito, ε che nonintendeva le cose di questa natione”157. Questoatteggiamento “conservatore” e di chiusura fu un ottimoargomento per Benzoni per criticare e censurareferocemente il comportamento degli spagnoli, cheriuscirono a deridere, ostacolare e rovinare l’impresa delPadre158. In sintesi, la critica di Benzoni, anche inquesto caso, è diretta a contestare la politica deglispagnoli del Nuovo Mondo, che portò solo distruzione emassacri da entrambe le parti e terminò con la desolazionee lo spopolamento delle Grandi Antille.L’episodio di Las Casas narrato dal Benzoni, con la suafrase conclusiva: “donde fece meglio à mio giudicio, cheritornare à Cubagua à pescar perle”159, rimane comunqueassolutamente sorprendente; ma forse era questo ilrisultato che l’autore voleva raggiungere, cioè raccontare157G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo,, cit., p. 32. 158F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., p.126.159G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 34

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una storia ad effetto che evidenziasse l’assoluta incapacitàdegli spagnoli del Nuovo Mondo.

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10. Le perle e la disavventura di un altro milanese.

Ad avvalorare la tesi che il viaggio che stiamo esaminandosia effettivamente stato effettuato da Girolamo Benzoni,vi è la sua descrizione di un personaggio - Don Luigi daLampognano - più volte nominato e ricordato nellaletteratura coeva e successiva, come scrive Aldo Albònico:oltre a Girolamo Benzoni che fu il primo a citarlo, fu inseguito ricordato dallo storico Antonio de Herrera einfine dai due cronisti del Venezuela, i francescani Pedrode Aguado e Pedro Simón160. “L’esistenza storica di Luigi da Lampognano ha altresìtrovato in seguito [...] precisi riscontri in documentid’archivio. Specifico risalto alla figura diquell’italiano è stato dato una ventina di anni or sonodalla studiosa italo-venezuelana Marisa Vannini, nella suanota opera sulla presenza nazionale in quel paesesudamericano”161. Lo sfortunato personaggio del racconto diGirolamo Benzoni assume una certa importanza all’internodel dibattito che ha diviso e divide gli studiosi. In unanota al suo testo La cultura italiana e il Messico, Maria MatildeBenzoni scrive: “Gli studiosi hanno a lungo nutritoopinioni contrastanti sull’effettiva realtà del viaggio diGirolamo Benzoni. La puntualità delle descrizioni relativealle coste e all’entroterra americani che Benzoni sostienedi aver visto e i riferimenti a taluni personaggi, in primisal milanese Lampugnano, parente di quel Lampugnano che ucciseGaleazzo Maria Sforza, Duca di Milano, come ricorda lo stessopoligrafo nella sua Historia del Mondo Nuovo, paiono tuttaviaconfermare ch’egli si sia effettivamente recato nel NuovoMondo”162n..Girolamo Benzoni inizia il suo racconto così: “In queltempo che fioriva la pescaria delle perle, giunse inquesta Isola don Luigi da Lampognano, parente di quelLampognano che uccise Galeazzo Maria Sforza, Duca diMilano, con una provisione Imperiale, che potesse senzacontraditione alcuna, pescare per tutto quei termini di

160A.ALBÒNICO, Un milanese alla ricerca delle perle di Cubagua, cit., pp. 129-131.161Ibid., p. 131.162nM.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico Storia, cit., p. 87.

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Cubagua, la quantità delle perle, che lui avesse voluto[...]”163. Per quanto riguarda l’avventura di Luigi daLampognano è presto detto: egli era un ingegnoso lombardoche aveva “brevettato” un rastrello capace di pescare unaquantità incredibile di ostriche da perle e che eradisposto a mettere a frutto questa sua invenzionefacendosi “sponsorizzare” dagli spagnoli. Grazie alla suaidea, il Lampognano ottenne il permesso di recarsi nelNuovo Mondo per sfruttarne il territorio marino dietropagamento di un congruo importo alle casse reali. Per ognimaggior dettaglio sull’episodio narrato dal Benzonirimando alla lettura del saggio di Aldo Albònico, nontralasciando di evidenziare la frase conclusiva delsuddetto saggio: “La sostanziale coincidenza tra quantorivelatoci su Lampugnano dai documenti coevi e leaffermazioni de La Historia del Mondo Nuovo segna un punto afavore della autenticità, almeno parziale del resoconto”164.Grande era l’interesse e l’attenzione governativa neiconfronti dei giacimenti perliferi: il la corona di Spagna siassicurava infatti la quinta parte dei proventi, più tuttele altre entrate provenienti da dazi e tributi. “Sia sulluogo di produzione sia sulla piazza di arrivo delle perle,Siviglia, operavano non soltanto imprenditori e mercantispagnoli bensì italiani, tedeschi, fiamminghi ecc. In talecontesto si inserì l’attività di Luigi da Lampugnano”165.Dal 1503 Siviglia era la sede della Casa de la Contratacióne da quella data, la città con il suo anteporto di Sanlúcarfu la sede del monopolio commerciale ispano-americano.Sanlúcar era l’unico porto abilitato a commerciare con leterre recentemente scoperte166. Come già accennato, però, per gli stranieri non era facilestabilirsi nel Nuovo Mondo. Nei primi anni del regno diCarlo V, le disposizioni furono applicate con estremaseverità. Poi, nel 1525 e nel 1526 ci fu un improvvisocambiamento e patenti reali permisero agli stranieri distabilirsi nelle colonie. Questa liberalizzazione, però,durò poco167. Come fece ad avere la sua provisione Imperiale il

163G.BENZONI, Historia del mondo nuovo, cit., p. 35.164A.ALBÒNICO, Un milanese alla ricerca delle perle di Cubagua, cit., p. 152.165Ibid., p. 129.166C.M.CIPOLLA, Conquistadores, pirati, mercanti, cit., p. 21.167Ibid., p. 19-20.

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Lampugnano, visto che la real cédula con cui Carlo d’Asburgo,sovrano di Spagna e delle Indie, gli concedeva la licenzadi pescare perle per sei anni, era datata 10 gennaio 1528,ed in più “erano considerati stranieri anche tutti coloroche risiedevano in territori facenti parte dell’imperospagnuolo ma i cui padri o nonni non fossero nati inCastiglia, Leon e Navarra”168? Girolamo Benzoni, anche senon in modo diretto, risponde a questa domanda. “Questohuomo si partì di Spagna con quattro Caravelle, cariche ditutta la provisione, ε munitione necessaria per taleimpresa, laqual provisione gli fu comprata da alcuniMercanti Spagnuoli, ε fece fare un rastrello di tal fortefatto, che in qual si voglia parte del Mare, che lo avessegettato, facilmente tutte le Ostriche di perle, le haveriapoco manco di tutte portate fuori”169. L’ipotesi è che sianostati i mercanti spagnoli a far avere la real cédula alLampugnano: senza questa i loro finanziamenti non avrebberoavuto senso. Le quattro caravelle utilizzate per laspedizione, rinforzano questa ipotesi170.Inoltre, per avere la real cédula, i mercanti e il Lampugnanoavevano dovuto concedere al sovrano “la terza parte ditutte le perle pescate, di contro al quinto in genereriservato alla corona”171.Le perle furono importanti quanto l’oro e l’argento per glispagnoli del Nuovo Mondo che sfidarono non solo nemici,corsari e la furia degli elementi per venderle in Spagna,ma anche il loro impertore. Girolamo Benzoni in poche righedescrive con grande efficacia questa sfida tra gli spagnolidel Nuovo Mondo e il loro sovrano in merito alla provisioneconcessa dallo stesso al Lampugnano: “Ma gli Spagnuoliresidenti in Cubagua, tutti d’accordo contraddissero, ε nonvolsero ubidire tal provisione, dicendo, che l’Imperatoreera molto liberale di quel d’altri, ε se voleva farmercede, che lo facesse del suo, ε che loro avevanoguadagnato, ε conquistato, ε sostentato tutto quel paesecon grandissimi travagli, ε pericolo della vita loro, ε che168Ibid., p. 19.169G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 35.170Antonio de Herrera a proposito, scrisse trent’anni dopo: “LuysLampugnano, Milanés, Hijo del Conde Andrés Lampugnano, se ofreció ahacer un ingenio; con que se pudiessen pescar las perlas” inA.ALBÒNICO, Un milanese alla ricerca delle perle di Cubagua, cit.,p. 137.171177Ibidem.

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era più ragione, che lo godessero loro, che un forestiero[...]”.L’opposizione degli spagnoli del Nuovo Mondo salvò il fondomarino dall’essere deturpato dal rastrello del Lampugnano ele perle continuarono ad essere pescate dagli indiani, checontinuarono a morire sbranati dai pescecani o per malattiepolmonari. Il lettore contemporaneo può cogliere nel racconto, lasolita animosità benzoniana, ma anche supporre che ilLampugnano avrebbe avuto molto più successo se avesse fattoaccordi commerciali con i nuovi abitanti d’America checontrollavano le loro terre e le loro attività, piuttostoche con il loro lontano sovrano.

11. La conquista, secondo Girolamo Benzoni.

“Già i Lettori potranno considerare con che animo gliSpagnuoli hanno conquistato, et dominato queste nationiIndiane, ancor che tanto si laudano nelle sue Historie,d’haver sempre combattuto per la fede Cristiana, ma laisperienza specialmente in questi paesi, apertamentedimostra, che hanno combattuto per l’havaritia, ε chequesto sia la verità, ne fa fede la diversità de’ Capitani,ε governatori, che vi sono passati, perciò che dove nonhanno trovato ricchezza; non vi hanno voluto habitare, εfra tanti ne voglio nominare alcuni”172. Girolamo Benzoninon usa mezzi termini, dichiara che la verità dellaconquista è ben diversa rispetto a quella narrata dallestorie scritte dagli spagnoli. Per dimostrare la sua tesi,Girolamo Benzoni narra alcune avventure di conquistatori,tra le quali quella di Cortés. La storia di Cortés è più complessa rispetto alle altrevicende narrate. Girolamo Benzoni in modo molto sinteticoma efficace, narra dell’insubordinazione di Cortésall’autorità di Diego Velázquez, del primo conflitto nelNuovo Mondo tra europei, del comportamento del luogotenentedel conquistador, il Capitano Pietro d’Alvarado, che fu causadella ribellione dei mexicatl, della cacciata e dellariconquista di Tenochtitlan e delle conseguenti atrocità

172G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 93.

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degli spagnoli. Girolamo Benzoni trae le informazioni dalbiografo di Hernán Cortés, Francisco Lopez de Gómara, eprobabilmente anche dalla traduzione in italiano dellaterza Carta de relación. Le Cartas de relación sono cinque epistole,scritte da Cortés al suo sovrano Carlo I per informarlodella spedizione. La seconda, la terza e la quarta furonopubblicate coeve, nell’opera Navigazioni e viaggi di GiovanniBattista Ramusio. La terza Carta narra degli eventidrammatici della noche triste e dell’assedio finale diTenochtitlan173. La rilettura da parte di Benzoni di questefonti elimina totalmente qualsiasi tono encomiastico equello che ne risulta è la rabbiosa sete degli spagnoli perl’oro: “nelle pagine della Historia del Mondo Nuovo l’impresacortesiana viene infatti ridotta a una famelica e sfrenataricerca d’oro da parte degli spagnoli”174. Gli spagnoliguidati dal più grande dei conquistadores, non hanno limitiquando scoprono che gli indiani “haevano gettato nel lagotutto l’oro ε l’argento che havevano, ε così gli Spagnuolidisperati, cominciarono dispietatamente à tormentare glipaesani, dimandando dove stava l’oro, in tal maniera che nestorpiarono, ε ne ammazzarono molti, [...]”175. Cortés nellesue Cartas presentava la conquista di Tenochtitlan e delMessico come una legittima reconquista. Gómara la ripropose inchiave schiettamente etnocentrica. Per Girolamo Benzonientrambe le interpretazioni risultarono del tuttoinaccettabili 176 e per questo sviluppò una tesi totalmentediversa con un giudizio finale opposto. La sua posizione nei confronti del mito cortesiano è netta:anche se nessun conquistadore poteva rivaleggiare per famacon Cortés, Benzoni lo colloca insieme agli altri, facendolodiventare uno dei tanti, uno dei colpevoli del lungo elencodi atrocità commesse dagli spagnoli nel Nuovo Mondo.Benzoni depreca Cortés e tutti gli altri “soi pari” senzalasciare spazio a giustificazioni e chiude la sua criticascrivendo: “se queste cose che ho dette, ε altre infiniteche si potrebbono dire, sono di huomini che combattono perla fede; ogn’huomo lo può facilmente giudicare”177. 173A.ALBÒNICO, G.BELLINI (a cura di), Nuovo mondo. Gli spagnoli (1493-1609), cit., p. 107-108.174M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico, cit., p. 89.175G.BENZONI, Historia del mondo nuovo, cit., p. 95.176M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico Storia, cit., p. 89. 177G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 96.

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La Historia fu, in Italia ed in Europa, l’unico testodell’epoca, se si esclude la Brevíssima relación de la destrucción delas Indias del padre Bartolomé de Las Casas, che espresse unaposizione critica nei confronti dell’operato deiconquistadores e del clero nel Nuovo Mondo. La netta condannadi tutta la conquista e del conquistatore per eccellenza,Cortés, è presente solo in Girolamo Benzoni e in Las Casas,il quale ultimo non esita a paragonare il conquistador aNerone. Secondo, Rosario Romeo l’Historia costituirebbe l’unicodocumento, dopo il 1550, della «protesta della coscienzaitaliana contro le atrocità della conquista». A questoassunto, Alessandro Martinengo risponde che troppo mediocreè il personaggio Girolamo Benzoni, per potergli attribuirela rappresentanza di uno stato di coscienza collettivo178. Gli scrittori e i cronisti italiani - e con loro GirolamoBenzoni - furono a lungo con i colleghi spagnoli l’unicopunto di riferimento e di informazione degli europei: leloro opere e i loro scritti furono tradotti e circolarono.L’autore milanese fu la voce della contestazione, neiconfronti “[...] dell’avidità gretta e cieca che, a breveandare, aveva danneggiato gli stessi conquistatori[...]”179. Ancora una volta, però, mi preme sottolineare cheil modo di argomentare e di scrivere utilizzato dall’autoreè probabilmente la ragione della debolezza delle sueargomentazioni. Il suo modo di raccontare può essere statoaddirittura la causa del suo insuccesso editoriale pressoil pubblico italiano. E’ possibile immaginare che ilettori, scegliendo la lettura de La Historia, si aspettasserodi leggere qualche cosa d’evasivo ed invece il libroparlava con toni aspri di un mondo troppo duro, cheimpediva loro la gioia di una lettura lontana dalla loroquotidianità.

12. I Mori, una nuova variabile nella trasformazione delMondo Nuovo.

178A.MARTINENGO (a cura di), Girolamo Benzoni, in A.ALBÒNICO, G.BELLINI (a cura di), Nuovo mondo. Gli italiani (1493-1609), cit.,.p. 551.179F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese,cit., p. 131.

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Nella storia del Nuovo Mondo compaiono dei nuoviprotagonisti: non ci sono più solo gli spagnoli e gliindiani. Arrivano i Mori: gli schiavi negri acquistati inAfrica e precisamente in Guinea, terra conquistata dal Redel Portogallo. La storia di Girolamo Benzoni, toccando iltema dei nuovi schiavi allarga la problematica. Anche iMori, come gli indiani, non sono interpreti passivi ma alcontrario degli indigeni sono un problema importato. L’esistenza della schiavitù dei Mori nel Nuovo Mondo, perGirolamo Benzoni, è la conseguenza dello sfruttamento edella violenza perpetrata dai conquistadores sugli indiani:“A poi che gl’Indiani di questa Isola - l’isola Hispaniola- cominciarono à andare all’ultima rovina gli Spagnuoli siprovidero de’ Mori di Guinea”180. A causa deimaltrattamenti, delle torture, delle stragi e delle pessimecondizioni in cui erano tenuti, in un tempo relativamentebreve gli indiani erano scomparsi da Hispaniola. Anche per iMori, però, il trattamento era disumano. Per GirolamoBenzoni questa violenza che pare incomprensibile ha inveceun motivo: “Et perché fra la natione Spagnuola se netrovano di quelli, che non solamente son crudeli, ma ancoracrudelissimi”181. A causa dei maltrattamenti, molti schiavifuggivano verso l’interno dell’isola rifugiandosi nelleboscaglie e tra le montagne; gli spagnoli non riuscivano ariprenderli tutti e i Mori si organizzavano in bande cheperiodicamente assalivano i villaggi e la stessa città diSanto Domingo. I Mori di Hispaniola furono, più degliindiani, un problema per gli spagnoli. A differenza degli indiani, i Mori non erano sorpresidall’arrivo degli uomini barbuti, non pensavano che glispagnoli fossero dei, non erano sorpresi dalle grandi naviche arrivavano con le vele spiegate. I Mori, inoltre,sapevano combattere perché erano abituati alla guerra,provenivano tutti dall’Africa centrale, regione in cui i reerano sempre in guerra e “pigliandosi, si vendono àPortogallesi l’un con l’altro”182. L’odio che era maturatotra di loro venne tutto riversato sugli schiavisti.

180G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 63.181G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 64.182Ibidem.

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Il problema dei Mori divenne più complesso a causa dellescelte fatte dal presidente Ceratto183. Questi assunse lacarica di presidente di Hispaniola cercando di dareattuazione alla legge emanata da Carlo V per la libertàdegli indiani: “portò la provisione della libertà degl’Indiani, aperse il cammino à tutti, lasciando andareogn’uno dove voleva, ε come egli fusse di questo ripreso daalcuni Cittadini, adiratamente rispose, dicendo. Poi che laMaestà dell’Imperatore ha messo gl’Indiani in libertà, à menon par giusto che gli Spagnuoli debbano contro al voleredi sua Maestà tenergli per ischiavi, ε però si adempieva ilsuo precetto, ε parevagli ben fatto che andassero dove lorpiaceva liberi”184. Già prima della promulgazione della legge che aboliva laschiavitù degli indiani ridando loro la libertà, i Mori eranogiunti nell’isola ed erano scappati organizzandosi inbande. Dal racconto si capisce che la forza dei fuggiaschifu contenuta anche grazie al supporto degli schiavi indiani.Quando il presidente Ceratto dichiarò la libertà degliindiani questi non trovarono di meglio da fare che lasciarel’isola. La conseguenza fu che gli spagnoli si trovarono inuna situazione di forte debolezza sia per un problemanumerico - erano rimasti non più di millecento spagnolinell’isola che non riuscivano più a far fronte aifuggiaschi chiamati Cimaroni - sia perchè era venuta amancare loro la manodopera a basso costo Il presidenteCeratto per evitare il peggioramento della situazioneimpedì che anche gli spagnoli abbandonassero l’isola.Il racconto di Girolamo Benzoni su questo tema lasciatrapelare un’ennesima forte contraddizione: proprio lui cheesprime incondizionata condanna per le dure condizioni divita degli indigeni arriva a rimpiangere l’abolizione dellaschiavitù. La sua personalità contraddittoria lo porta atenere posizioni tra loro difficilmente conciliabili: da unlato abbiamo il Girolamo Benzoni schiavista, dall’altroabbiamo l’autore che condanna la violenza degli spagnoli evede come buona cosa la legge di Carlo V. Abbiamo l’europeoche non vede nella schiavitù dei Mori nessun problema e poidi nuovo l’autore carico della sua animosità che condanna183Il nome è qui riportato com’è citato in G.BENZONI, La Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 65.184Ibidem.

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le violenze sugli stessi e che in un certo senso comprendela loro fuga e la loro lotta. Il racconto, che coinvolge i Mori e gli indiani dell’isolaHispaniola, segue un ragionamento complessivo: dalladistruzione dell’economia indigena era nata, nel bene e nelmale, una nuova economia che prevedeva la schiavitù degliindiani. Anche questa economia, alla promulgazione dellanuova legge abolizionista, veniva con superficialitàdistrutta, senza che si fossero cercate soluzionialternative. Il Presidente Ceratto non sapeva fornirerisposte ai coloni e si limitava a rispondere«adiratamente» ai «Cittadini». Dal canto loro, gli ultimiindiani non trovarono opportunità di alcun genere dopo laloro liberazione, se non lasciare l’isola. I progettidegli spagnoli erano limitati, la colonizzazione era vistasolo sotto il profilo dello sfruttamento e non comprendevaorganizzazioni diverse dall’utilizzo della mano d’opera dischiavi. Come scrive Ferdinando Rosselli: “Il cronistatestimonia il crepuscolo della conquista, quando l’impulsoeroico - e le grandi rapine - sono sul finire, quandosarebbe stato necessario provvedere all’impianto di unanuova economia non più basata sul raccolto immediato. Perquesto può logicamente mostrare come le leggi del 1542,pur nella loro buona intenzione, non ebbero nemmenol’effetto di pacificare contese e attriti che, anzi,presero forza proprio per l’inaccettabilità da partespagnola del rescritto imperiale”185.

13. I corsari francesi, prima espansione dei conflittieuropei nel Mondo Nuovo.

I corsari furono, insieme alle tempeste, i veri pericoliche le navi spagnole dovettero affrontare nei viaggid’andata e ritorno dal Nuovo Mondo. I corsari e la pirateria costringevano la Spagna acombattere su due mari, quello Mediterraneo contro ibarbareschi e sull’Atlantico contro i più organizzaticorsari. I corsari operavano all’ordine degli statiavversari della Spagna. I primi corsari furono francesi. LaSpagna soffrì, a causa loro, dure perdite e sconfitte ma185F.ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese, cit., 82.

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riuscì comunque a contenere la minaccia della “guerra dicorsa”186.La storia dei corsari, con i suoi misteri e lo spiritod’avventura che l’accompagna, cattura l’interesse diGirolamo Benzoni che narra della “guerra di corsa”: “[...]grandissimi danni [...] i Francesi187 hanno fatto in questeIndie, tanto per mare, quanto per terra, alla nationeSpagnuola, non molto di poi che questi paesi furono trovati[...]”188. Il problema degli spagnoli non era dovuto solo all’audaciadei corsari francesi, ma era la conseguenza della loroingordigia (o, per dirla con il Benzoni, ingordità). Le navidei corsari francesi erano veloci e ben armate, quellespagnole partivano dalla Spagna e da Hispaniola con unarmamento sottostimato. Per far spazio alla merce e aipasseggeri, i comandanti spagnoli erano infatti disposti asacrificare l’armamento. Sebbene il Consiglio delle Indieavesse stabilito quale doveva essere l’armamento minimo, icommissari governativi, che ispezionavano tutte le naviprima della loro partenza dal porto di San Luca, eranofacilmente corruttibili e le navi partivano spesso con ledifese sguarnite. Ancora una volta, Girolamo Benzonisfrutta una situazione di difficoltà per criticarepesantemente il comportamento degli spagnoli. In questocaso la critica non si focalizza solo sugli spagnoliresidenti nel Nuovo Mondo, ma coinvolge anche la madrepatria. I Padroni delle navi e i funzionari dello statoerano i primi responsabili delle tragedie che avvenivanoper mare.

186C.M.CIPOLLA, Conquistadores, pirati, mercanti,cit., pp. 27-28.187Fu il Verrazzano ad aprire la via delle Indie ai francesi conun’iniziativa finanziata da banchieri di Lione: la sua nave salpò il 17gennaio 1524 dall’isola di Madeira e raggiunse ed esplorò l’Americasettentrionale scoprendo, tra l’altro, la baia dell’Hudson, dove oggisorge New York Tra i corsari francesi, la leggenda del corsaro di LaRochelle, Jean Florin, è entrata nella polemica storiografia.L’americano Buckingam Smith nel 1864, infatti, aveva associato il nomedi Jean Florin a Giovanni da Verrazzano, con l’obiettivo di contestarel’esistenza di questo ultimo, ma fu poi provato il contrario grazie alritrovamento di una lettera che il grande navigatore aveva scritto alsovrano francese. In F.SURDICH, Verso il Nuovo Mondo,cit., pp. 47-48.188G.BENZONI, Historia del Mondo Nuovo, cit., p. 66.

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Girolamo Benzoni attacca così il mal costume diffuso chemetteva a repentaglio la vita di tanta gente: “[...] conqualche Galleoncello de’ Francesi bene armato, ε sapendogià come gli Spagnuoli andavano male in ordine [...]”189 icorsari potevano prendere facilmente anche navi di grandestazza. Girolamo Benzoni si sofferma quasi con soddisfazione adescrivere le diverse azioni compiute dai corsari francesi,sia per mare che per terra. Le pagine dedicate dal Benzoni ai corsari terminano con ifrancesi che si allontanano dall’isola di Cubagua grazie adun’astuzia degli spagnoli che, con l’inganno, utilizzanogli indiani come truppe d’assalto contro la nave corsara:“[...] come fusse gli Spagnuoli conosciuta, pigliarono duebarche del paese, ε vi misero dentro cinquanta Indiani, coi loro archi, ε saette, et li mandarono alla nave, dandogliad intendere, che la gente che v’erano dentro eranosodomiti, ε se non procuravano d’ucciderli, salteriano interra, ε ne piglieriano molti di loro, ε se ne servirianocome di femine[...]”190. Neppure in questa fortunatacircostanza gli spagnoli acquistano dunque meriti agliocchi dell’autore, che li descrive impegnati nellosfruttamento della pesca delle perle e “[...] già pieni ditimore, si liberarono dalle mani de’ Francesi”191. Girolamo Benzoni soggiornò per dodici mesi a Hispaniola equi, molto probabilmente, sentì narrare le gesta deicorsari francesi dalla gente del porto di Santo Domingo.Dietro i racconti dei corsari troviamo comunque ben altreindicazioni: prima di tutto essi ci segnalano che iconflitti europei erano usciti dai confini del VecchioContinente. La guerra tra gli Asburgo e i Valois, che avevacolpito la Milano di Girolamo Benzoni, ora era combattutaanche su un nuovo campo di battaglia: il mare e le terredelle Antille.

14. La malattia misteriosa di Girolamo Benzoni.

Quando il viaggio di Girolamo Benzoni volge alla suaconclusione, qualche cosa di strano accade: l’autore189Ibid., cit., p. 67.190Ibid., p. 73.191Ibid., p. 74.

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racconta di aver perso quattro anni a causa di unamalattia: “[...] mi passai à Nicaragua, ε havendo passatauna lunga, ε gravissima infermità, tanto che al fine diquattr’anni [...]”. Quattro anni, dei quattordici passati nel Nuovo Mondo, sonoandati persi per colpa di una malattia e l’autore liquidal’argomento in due righe. Mi sono soffermato a lungo suquesto fatto, certamente non secondario, senza riuscire adare una risposta. Una possibile tesi è avanzata inun’intervista contenuta in un documentario che tratta diGirolamo Benzoni. La pellicola è stata prodotta nel 1992con il contributo dell'Assessorato alla Cultura dellaRegione Lombardia e si sofferma su alcuni particolari delviaggio di Girolamo Benzoni. La testimonianza è delProfessor Alberto Guaraldo, docente presso l’Universitàdegli Studi di Torino. Nella sua intervista Guaraldopropone la tesi che Girolamo Benzoni nasconda la verità inmerito alla sua lunga malattia e che in realtà non si siatrattato di un evento morboso ma del fatto che egli siastato sottoposto ad inquisizione192. Riporto integralmentela testimonianza del Professore: “E proprio da Cuba, versoil 1555, Benzoni partiva per fare ritorno nella sua Milano.Vi ritornava dopo quattordici anni di peripezie e diavventure nel Nuovo Mondo. Sull’ultima avventura, forse lapiù seria, una delle più gravi, il nostro autore nel suolibro è molto evasivo. Benzoni accenna al fatto chenell’America centrale, nei primi anni Cinquanta del SecoloXVI, una grave malattia lo tenne fermo per quattro anni frail Nicaragua, l’Honduras e il Guatemala. Noi in realtàsappiamo da documenti citati da storici messicani e cilenirecenti, che un Jerónimo Benzón milanese, residentenell’Honduras, che sicuramente è il nostro autore, fu inrealtà sottoposto a giudizio dell’inquisizione a Città delMessico, da parte dell’arcivescovo Montúfar, verso il 1555.Benzoni fu giudicato, fu riconosciuto eretico luterano manon gli fu applicata la grave pena della morte. Dovette

192Il Professor Alberto Guaraldo è docente di antropologia economicapresso la Facoltà di Economia. Il Professore, che ho interpellatotelefonicamente, mi ha confermato e mi ha autorizzato a pubblicarequanto da lui detto nel filmato. Il Professore mi ha confermato diessersi occupato in passato della figura di Girolamo Benzoni.

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espiare una pena e successivamente abbandonò l’America perritornare in Europa”193. Se questa tesi potesse essere confermata da altre fonti,ogni possibile dubbio sulla realtà del personaggio e sulsuo viaggio, verrebbe a cadere. Inoltre diventerebbe piùcomprensibile l’atteggiamento d’avversione nei confrontidel clero del Benzoni che unito all’intransigenzadell’inquisizione spagnola giustificherebbe anche il fortediscredito nei confronti degli spagnoli del Nuovo Mondo.Un fatto è certo: i quattro anni persi da Girolamo Benzonisono senza dubbio molti e la scarna giustificazione daquesti fornita non regge. Questo è, senza dubbio, il punto più fragile di tuttal’opera sul quale sarebbe opportuno sviluppare, in unprossimo futuro, una ricerca approfondita.

193Girolamo Benzoni: un milanese nel “Mondo Nuovo”, Regione Lombardia, Settorecultura e informazione, regia di Marco De Poli, Angelicum Film, Milano,1992. E’ possibile visionare il filmato nelsito:http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Search&testo=Girolamo+benzoni&tipo=testo.Il documentario è visionabile anche presso la Biblioteca Civica “RomeoBrambilla” di Abbiategrasso.

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CONCLUSIONI

La personalità di Girolamo Benzoni lascia molte domandeaperte e La Historia, con le sue imprecisioni e la scarsatrasparenza del racconto, che spesso sorvola su argomentiimportanti, permette di fare molte supposizioni ma non diarrivare a conclusioni certe.Cogliere la complessità de La Historia, testo scritto da unapersona vissuta nel XVI Secolo, è stato l’obiettivo che misono posto nello sviluppo della tesi.La figura del viaggiatore che emerge dalla biografia èplausibile: un giovane di ventidue anni con una certapropensione all’avventura lascia la sua città, attrattodalle novità del Nuovo Mondo. Il giovane non ha grandirisorse economiche e la sua vita è molto dura, ma alla fineraccoglie qualche frutto dalla sua avventura, anche se inmisura inferiore alle aspettative. In merito alla sua permanenza nel Nuovo Mondo, si puòsostenere che la descrizione dei luoghi toccati durante ilsuo girovagare è di conforto alla tesi della realtà delviaggio ed anche le attività da lui svolte, che sonodescritte in particolare nel primo e secondo libro, sonoconfermate da evidenze storiche. In ogni caso, iquattordici anni di viaggio contenuti ne La Historia sonoun’importante testimonianza dell’epoca in cui furonoscritti, indipendentemente dal fatto che Benzoni siarealmente esistito e che egli sia il viaggiatore di cui sinarra nell’opera. Personalmente propendo a credere che l’autore de La Historiacoincida con il viaggiatore perché le descrizioni deiluoghi, le difficoltà incontrate, i dettagli sui raccontidegli usi e costumi degli indiani e i dialoghi con i nativihanno una carica di pathos che solo chi abbia vissutodirettamente quelle esperienze poteva avere. Su questi quattordici anni restano certo molti punti oscurisu cui l’autore ha completamente sorvolato: inparticolare, non ci dice nulla sulle attività svolte nellaseconda parte del viaggio e giustifica un po’ tropposuperficialmente l’assenza di informazioni sugli ultimi

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quattro anni di permanenza in America centrale, adducendouna malattia che è difficile da comprendere. Per quanto riguarda la pubblicazione de La Historia, l’autoree l’editore seppero curare l’opera con molta attenzione,dimostrando di avere obiettivi molto ambiziosi. Le dedichesono una dimostrazione di quanto l’autore fosse convintodella qualità della sua opera, tanto da intitolare quelladella prima edizione al pontefice Pio IV e quella dellaseconda al Senatore Scipione Simonetta.Girolamo Benzoni scrisse La Historia con l’obiettivo diraccontare il suo punto di vista sulla conquista del NuovoMondo: secondo lui la conquista fu deleteria e gli spagnolierano colpevoli senza alcuna attenuante. I motivi chespinsero il viaggiatore a scrivere il suo racconto furonoprobabilmente molteplici. Come già detto da molti studiosi,Girolamo Benzoni non portò a casa molto denaro dal suoviaggio, anche a causa di due incidenti che lo privarono diparte dei soldi messi da parte, e quindi sperò diriguadagnare il perduto con la pubblicazione della suaopera. Un’altra motivazione è che Girolamo, tornato in Italia,ebbe la possibilità di leggere le opere sino ad allorapubblicate sul Nuovo Mondo e non condivise “[…]l’incondizionata ammirazione nei confronti della missionedella Spagna”194 degli autori italiani. Decise allora discrivere perché egli, meglio di altri, conosceva la verità,perché l’aveva vissuta direttamente. Forse ancora, più semplicemente e molto più amaramente,scrisse l’opera con l’intento di vendicarsi per i soprusisubiti dagli spagnoli e utilizzò il libro come un’arma. Infine, non si può dimenticare il possibile e comprensibileorgoglio che egli provava per aver compiuto un’impresa rarae molto importante e che sarebbe stato un peccato nonnarrare!Molto probabilmente tutte le ipotesi sopra esposte,combinate tra loro, furono il motivo che spinsero l’autorea mettersi all’opera. Girolamo Benzoni aveva bisogno dicomunicare, doveva liberarsi di tutto quello che avevavissuto, nel bene e nel male.

194 M.M.BENZONI, La cultura italiana e il Messico, cit., p. 87.

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Quest’opera, forse erroneamente considerata secondaria, toccaargomenti molto delicati e sempre attuali ed è proprio suquesto punto che mi sono soffermato più volte nello studio.Il mio parere è che Girolamo Benzoni si sia lasciatotrascinare dal proprio pathos nella narrazione, tanto che iltono polemico diventa predominante nell’opera. Nella miavalutazione complessiva, ritengo che l’eccessiva durezzadel giudizio compromise la volontà dell’autore di dare unatestimonianza veritiera e probabilmente portò ad un rifiutodell’opera da parte dei lettori italiani e ad unastrumentalizzazione della stessa da parte degli avversaridella Spagna.

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ALLEGATO

Edizioni de La Historia del Mondo Nuovo 195

Edizioni italiane1ª edizione 15652ª edizione 1573

Edizioni latine1578, 1581, 1586, 1594 (2 ed.), 1595 (2 ed.), 1596 (2 ed.),1600, 1610, 1612, 1617, 1644 14edizioni

Edizioni tedesche1579, 1582-83, 1594, 1595, 1597, 1613 (2 ed.), 1618

8 “

Edizioni olandesi1610, 1633, 1704, 1707, 1727 5“

Edizioni francesi1579, 1600, 1834-40 3“

Edizioni inglesi1625, 1837 2“

Edizioni spagnole1967, 1989 2“

195I dati per la costruzione della presente tavola sono stati tratti da:F. ROSSELLI, La «Historia del Mondo Nuovo» di Girolamo Benzoni milanese. Contrasti epolemiche su una cronaca italiana del XVI secolo, Università degli Studi diFirenze, Firenze, 1979, p. 141, a cui è stata aggiunta la data (1989)che si riferisce alla seconda edizione in lingua spagnola.

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__Totale edizioni34

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