The beauty of Saturn the perfect equilibrium between order and chaos Versione Academiaeu
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Candidato:
Rosaria Marraffino
Master in
Comunicazione delle Scienze
Relatore:
Prof. Leopoldo Benacchio
Anno accademico 2012-2013
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Abstract
Con questo lavoro ho voluto comunicare la bellezza del “sistema Saturno”, inteso come l’insieme pianeta‐
lune‐anelli e come ciò che noi percepiamo come armonia ed eleganza sia il risultato di un complesso
processo evolutivo durato miliardi di anni. In questo caso, infatti, dal caos in cui il Sistema Solare si trovava
all’inizio della sua storia, emerse una struttura ordinata e piena di armonia, grazie all’azione della gravità e
delle ferree leggi della meccanica celeste.
Ho pensato che la maniera migliore di comunicare quest’idea fosse quella di produrre un video in cui
montare, con una base musicale, le immagini scattate dalle fotocamere della sonda Cassini, in orbita
intorno al pianeta dal Luglio 2004. Ho visionato oltre 2600 immagini e ne ho selezionate 70, in base alla
particolarità dei dettagli, dei colori e della composizione. Il risultato finale è stato un filmato della durata di
circa 5 minuti, diviso in 5 sezioni: nella prima parte ho inserito immagini il più possibile a tutto campo, per
mostrare il “sistema Saturno” nella sua interezza. La seconda parte è dedicata agli anelli, mentre nella terza
sezione sono mostrate le conseguenze del fenomeno fisico della risonanza orbitale e dall’azione dei
“satelliti pastori”: le divisioni tra gli anelli e le onde provocate dalla forza di gravità al passaggio ravvicinato
di alcune lune minori. Nella quarta parte ho inserito le immagini di qualcuna delle sessantadue lune di
Saturno e, infine, ho concluso con gli scatti più significativi delle principali tempeste catturate dagli “occhi”
della sonda nel corso della missione spaziale. Nei titoli di coda ho inserito anche due immagini che
ritraggono prima la Terra da sola e poi insieme alla Luna, lontane un miliardo e quattrocento milioni di
chilometri: la distanza media che separa il nostro pianeta da Saturno.
Ogni sequenza d’immagini è introdotta da una breve descrizione in cui “presento” i fenomeni fisici coinvolti
e l’equilibrio delle forze in gioco, che rendono stabile il sistema e che sono la causa dello spettacolo
meraviglioso che questo pianeta, insieme alle sue lune e ai suoi anelli, offre alla nostra vista.
In questo testo, analizzo nel dettaglio cosa ho voluto comunicare, come ho proceduto alla realizzazione del
filmato, qual è stato il risultato e in che modo e su quali piattaforme intendo divulgare il prodotto finale.
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Indice
Capitolo 1
Il “sistema Saturno” ………………………………………………………………………………………………………………………… 4
1.1. Una questione di “gravità” ………………………………………………………………………………………………..… 4
1.2. Saturno …………………………..…………………………………………………………………………………………………… 5
1.3. Il Signore degli Anelli ………………………………..…………………………………………………………………………. 6
1.4. Una numerosissima famiglia …………………………………..………………………………………………………… 7
1.5. Mostri, Draghi e “bizzarre” figure………………..…………………………….……………………………………….. 10
1.6. (Breve) Storia delle osservazioni e delle “esplorazioni” di Saturno ………………………………….… 11
Capitolo 2
Comunicare la bellezza del “sistema Saturno” …………………………………………………………………………….. 13
1.1. Immagini ……………………………………………………………………………………………………………………………….. 13
1.2. Il video per raccontare una storia ………………………………………………………………………………………….. 13
Capitolo 3
Il prodotto finale …………………………………………………………………………………………………………..……………… 15
3.1 Fonti ……………………………………………………………………………………………………………………..……………… 15
3.2 Software ………………………………………………………………………………………………………………..……………… 16
Windows Movie Maker ………….…………………………………….……………………………………..……………… 16
Microsoft Power Point …………………………...…………………….……………………………………..……………… 17
3.3 The Beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos………………….………… 17
Capitolo 4
Diffusione ………………………………………………………………………………………..………………………..……………… 20
Bibliografia …………………………………………………………………………………..……………………………..…………………. 23
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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CAPITOLO 1
Il “sistema Saturno”
Saturno, insieme ai suoi anelli e alle sue lune, è l’esempio perfetto di come una struttura “caotica”, com’era
il nostro Sistema Solare all’inizio della sua storia, si sia trasformata, sotto l’azione della forza di gravità, in
un sistema perfettamente ordinato e nel quale qualsiasi parte non fosse in equilibrio è stata espulsa nel
corso della sua lunghissima evoluzione. Quello che intendo comunicare con il mio lavoro di tesi è che il
risultato di questo processo di formazione e stabilizzazione è stato, nel caso di Saturno, un sistema di
pianeta, anelli e numerosissime lune ‐ che nel seguito indicherò come “sistema Saturno” ‐ scolpito nel corso
del tempo e mantenuto in equilibrio grazie alle reciproche interazioni gravitazionali, che si presta con
estrema facilità ad essere eletto il più bello ed elegante del Sistema Solare. In questo capitolo descriverò
l’origine del Sistema Solare e poi passerò al “sistema Saturno” parlando, nell’ordine, del pianeta, degli anelli,
delle lune, dei principali fenomeni atmosferici e, infine, concluderò con una breve storia delle osservazioni
e delle esplorazioni spaziali.
1.1 Una questione di “gravità” Poiché i processi fisici che regolano la stabilità del “sistema Saturno” sono assimilabili a quelli che hanno
portato alla formazione dei pianeti intorno alla Sole, ho deciso di cominciare da qui questo capitolo. Circa 4
miliardi e mezzo di anni fa in una zona periferica della nostra Galassia, una fredda nube molecolare,
composta prevalentemente da idrogeno e in rotazione su se stessa, è collassata sotto l'effetto della forza di
gravità, che agisce sulle masse attraendole reciprocamente. L'azione combinata della rotazione della
nebulosa e della contrazione gravitazionale portò alla formazione di un sottile disco circolare mentre
intorno al nucleo centrale di questa nebulosa, che sarebbe diventato il Sole, si andarono lentamente
aggregando granuli di polvere e molecole, in condizioni di equilibrio rotazionale e gravitazionale. Col
passare del tempo si formarono agglomerati di materia sempre più consistenti e compatti che
rappresentarono il primo stadio della formazione dei pianeti. Grazie alle collisioni di questi “frammenti” e
alla loro reciproca attrazione gravitazionale, si produssero una serie di aggregati sempre più consistenti e
nella zona esterna al nascente Sistema Solare i residui di gas della nebulosa si aggregarono in corpi più
grandi originando i pianeti gassosi ‐ Giove, Saturno, Urano e Nettuno‐ e alcune delle lune che gli orbitano
intorno.
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Oggi sappiamo che ciascuno di questi pianeti “giganti” possiede un sistema di anelli, ma solo quelli di
Saturno sono visibili anche da Terra e rendono il profilo del pianeta così caratteristico. Ma qual è l’origine
degli anelli di Saturno? È molto probabile che essi siano il risultato di collisioni fra comete e asteroidi con
una o più delle sue lune, che si frantumarono in molteplici frammenti di dimensioni diverse, alcuni piccoli
come granelli di sabbia, altri grandi come grattacieli. Essi sono composti di ghiaccio, polvere e roccia che,
attratti per azione della gravità, si sono poi distribuiti intorno al pianeta nel corso del tempo fino ad
assumere la forma corrente. Quello che gli astronomi non sanno per certo, invece, è l’età degli anelli.
Secondo alcune teorie, se fossero stati nello spazio per 4 miliardi e mezzo di anni, il ghiaccio di cui sono
composti avrebbe dovuto essere molto più “sporco” di quanto non sia effettivamente, perciò dovrebbero
essere relativamente “recenti” ed essersi formati circa cento milioni di anni fa. Potrebbero, però, anche
essere vecchi quanto il Sistema Solare, essere stati “riciclati” nel corso del tempo in seguito ad altre
collisioni e continuare ad esistere ancora a lungo in futuro. La ragione per cui tutti i “detriti” di cui sono
composti gli anelli non si unirono a formare satelliti più grandi, come invece è avvenuto per le lune o i
pianeti del Sistema Solare, fu spiegata da Édouard Roche nel diciannovesimo secolo. L’astronomo francese
dimostrò che, entro una distanza di circa due volte e mezzo il raggio del corpo primario ‐ quello di massa
maggiore ‐ le forze di marea1 impediscono la formazione di un satellite con una densità uguale a quella del
primario. Ovviamente il valore esatto di questo “limite di Roche” – ovvero la distanza minima dal centro del
corpo principale al di sotto del quale un secondo corpo minore si frammenta, dipende dalla consistenza del
satellite. Nel caso di Saturno gli anelli si trovano al di sotto di questa distanza e Mima, la più interna delle
lune maggiori, è ad una distanza da Saturno di circa tre volte il raggio del pianeta.
1.2 Saturno Saturno è il secondo pianeta più grande del Sistema Solare dopo Giove: per avere un’idea delle sue
dimensioni, se la Terra fosse alta quanto una stanza, Saturno sarebbe alto quanto un palazzo di dieci piani e
il Sole avrebbe le dimensioni di un grattacielo che, di piani, ne avrebbe quasi novanta. Esso “contiene” la
Terra più di 760 volte ma ha una massa di “solo” 95 volte più grande. Questo fa sì che la sua densità – il
rapporto fra la massa e il volume ‐ sia minore di uno, ovvero più bassa di quella dell’acqua: se esistesse una
piscina abbastanza grande da contenere il pianeta, questo galleggerebbe. Saturno è il sesto pianeta per
distanza dal Sole, dal quale è lontano in media quasi un miliardo e mezzo di chilometri, dieci volte più
lontano di quanto non sia la Terra dalla nostra stella. Per fare un esempio: se considerassimo la distanza fra
1 Le forze di marea sono un effetto secondario della forza di gravità e sono le stesse forze che nel sistema Terra‐Luna provocano, tra gli altri effetti, l’innalzamento e l’abbassamento del livello delle acque.
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Sole e Terra equivalente a quella fra Bologna e Firenze, andare su Saturno sarebbe come andare da Bologna
a Parigi. Un anno su Saturno equivale a 29.5 degli anni terrestri, e questo non perché il tempo su Saturno
scorra in maniera diversa: il pianeta è così distante dal Sole che nel periodo in cui impiega a completare un
“giro” intorno al Sole – una rivoluzione ‐ la Terra, di giri, ne ha compiuti quasi trenta. La durata del giorno ‐
il tempo che il pianeta impiega a ruotare intorno al proprio asse ‐ è di 10.5 ore. Saturno è un pianeta
gassoso, composto principalmente da idrogeno ed elio e, a causa della sua veloce rotazione questi gas
hanno la tendenza a spostarsi all’equatore, perciò è il più oblato dei pianeti. Saturno è uno dei luoghi più
ventosi di tutto il Sistema Solare, con venti che negli strati più alti dell’atmosfera in corrispondenza
dell’equatore raggiungono anche i 1.800 chilometri orari2 – la Bora di Trieste arriva “al massimo” a 160
chilometri all’ora ‐ e di tanto in tanto violentissime tempeste3 scuotono gli strati di nuvole della sua
atmosfera. Essendo così distante, il sistema climatico di Saturno, ovvero le formazioni atmosferiche come
nubi e macchie, è molto meno visibile di quello di Giove, e le bande scure e le zone più chiare sono molto
meno prominenti, così deboli da non essere mai state osservate prima dell'arrivo delle sonde Voyager della
NASA, tra l’Agosto del 1980 e il Settembre del 1981.
1.3 Il Signore degli Anelli Saturno è probabilmente la singola immagine tra le più emblematiche di tutta l’astronomia, e il suo profilo
così peculiare gli è valso l’appellativo di “Signore degli anelli”. Visti da un telescopio a Terra gli anelli
appaiono come un disco solido che circonda il pianeta, ma sappiamo che essi non possono essere compatti,
altrimenti le forze gravitazionali del pianeta li distruggerebbero, come fu dimostrato nel diciannovesimo
secolo dal fisico James Clerk Maxwell4. Sono in realtà composti da miliardi di blocchi di ghiaccio, polvere e
roccia che orbitano in maniera indipendente in una cintura larga, da un’estremità all’altra, oltre 21 volte il
diametro terrestre ‐ quasi 270.000 chilometri‐ ma non più spessa di un chilometro. Essi sono costituiti da
migliaia di sottilissimi anelli individuali più piccoli, e le e diverse regioni differiscono le une dalle altre per
caratteristiche fisiche – ampiezza, densità, etc. – per cui sono classificate con nomi diversi e identificate da
lettere – A, B, C, D, E, F , G – nell’ordine in cui gli anelli furono scoperti. Il loro ordine effettivo, partendo
dall’interno, è, invece: D, C, B, A, F, G ed E. Gli anelli A e B sono i più brillanti, e il B è il più ampio e spesso
dei sette. Il C è talvolta chiamato “anello di crespo” o “di velo” perché è molto trasparente, mentre il D è
appena visibile. L’anello F è molto stretto ed è “tenuto insieme” da due lune, Pandora e Prometeo, che
orbitano ciascuna su uno dei due lati dell’anello. Esse sono chiamate anche “satelliti pastori” perché,
2NASA 3 Ne parlerò più approfonditamente al punto 1.5 4 Maxwell in realtà, pur avendo ottenuto un risultato corretto, era partito dall’ipotesi errata che gli anelli fossero in rotazione uniforme, e cioè che le parti di cui erano composti si muovessero tutte alla stessa velocità.
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attraverso interazioni gravitazionali, controllano e guidano il movimento dei “frammenti” all’interno
dell’anello. In questo curioso fenomeno la luna più esterna all’anello spinge questi blocchi di ghiaccio
facendo in modo che orbitino più vicini al pianeta mentre quella più interna li respinge nell’altra direzione,
tendendo ad allontanarli verso orbite più distanti. Come risultato le “particelle” sono “guidate” a formare
un anello, proprio come un pastore guida il suo gregge. Spostandoci ancora verso l’esterno abbiamo
l’anello G e infine quello E, composto da piccolissime, quasi microscopiche, particelle, espulse dai geyser
vulcanici della luna Encelado.
Tra la maggior parte degli anelli ci sono delle separazioni che portano il nome degli astronomi che le hanno
scoperte o che hanno contributo al loro studio. All’interno dell’anello A, la divisione di Enke, è creata dal
satellite Pan, la più interna fra le lune minori di Saturno. Lo stesso fenomeno avviene nella divisione di
Keeler, all’interno dello stesso anello, di cui è responsabile la luna Dafni. La più grande delle divisioni,
scoperta dall’astronomo Cassini nel diciassettesimo secolo e che porta ancora oggi il suo nome, separa gli
anelli A e B ed è larga 4.700 chilometri, quasi quanto la distanza fra L’Havana e La Paz. Queste separazioni
sono determinate da alcune lune tramite un fenomeno fisico chiamato risonanza orbitale, che tratterò più
approfonditamente nel prossimo paragrafo.
1.4 Una numerosissima famiglia
La famiglia di lune di Saturno, composta da sessantadue satelliti, è una delle più numerose del Sistema
Solare. La più grande e la più brillante delle lune di Saturno è Titano, addirittura più grande di Mercurio. La
sua atmosfera è composta per il 98% di azoto, con percentuali minori di metano ed ammoniaca,
probabilmente molto simile a quella della Terra primordiale. Mima, che ricorda l’astronave “La Morte Nera”
Fig.1 Anelli di Saturno e Divisione Cassini [Fonte: NASA]
Fig.2 Questa immagine in falsi colori mostra le diverse dimensioni delle particelle degli anelli: in rosso maggiori di 5cm, in blu minori di 5cm e in verde più piccole di 1cm
[Fonte: NASA]
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della saga Guerre Stellari, presenta un gigantesco cratere di impatto che l’ha quasi disintegrata. Encelado è
geologicamente attiva e ci offre la fantastica visione delle eruzioni dei suoi geyser. Giapeto è una delle più
curiose: un emisfero è coperto di materiale molto scuro mentre l’altro è più bianco della neve; Iperione
sembra una gigantesca spugna, Prometeo e Pandora al loro passaggio disegnano bellissime onde nell’anello
F, dovute alla forza di gravità.
Una delle scoperte principali è stato il ruolo che alcune delle lune di Saturno giocano nel mantenere
l’ordine e la struttura degli anelli. Mentre orbitano intorno al pianeta, la loro influenza gravitazionale si
estende attraverso gli anelli: quando le lune gli passano vicino, o addirittura attraverso, la loro attrazione
gravitazionale li “rimorchia”, li modella e disegna ampi sentieri attraverso le distese di “detriti spaziali” di
cui sono composti. Questi effetti a distanza ravvicinata sono meravigliosi da osservare, ma l’influenza più
significativa è esercitata da alcune delle lune che orbitano migliaia di chilometri al di fuori degli anelli.
Anche a questa distanza esse sono in grado di scolpirne la forma e la struttura attraverso un fenomeno
chiamato risonanza orbitale. Il periodo orbitale, ovvero il tempo in cui una luna o un blocco di ghiaccio
dell’anello compie un giro completo intorno a Saturno, dipende dalla distanza dal pianeta: più sono vicine e
più sono veloci, in accordo con la terza legge di Keplero. A distanze per cui i rapporti fra i periodi di luna e
“particella” sono esprimibili come frazioni di numeri interi – 2:1, 3:2, ecc. – si verifica il fenomeno della
risonanza. Per esempio, se una luna ha un periodo orbitale che è esattamente il doppio di quello di uno dei
blocchi di ghiaccio dell’anello, essi si ritroveranno nella stessa reciproca posizione dell’orbita esattamente
ogni due giri della “particella” e saranno alla più breve distanza tra di loro, quindi la forza gravitazionale
esercitata dalla luna sarà molto più forte che in ogni altro momento. Anche se queste “gomitate”
gravitazionali non sono molto forti di per sé, poiché si verificano sempre nello stesso punto dell’orbita, si
sommano, proprio come quando spingiamo un altalena: se la spinta avviene sempre nella stessa posizione ‐
alla stessa altezza dal suolo‐ il risultato di tante spinte si somma e l’altalena va sempre più in alto. In questo
modo la luna tende a spingere le particelle lontano dall’orbita risonante e lascia una separazione nella
struttura dell’anello. Il fenomeno è quindi il risultato della reciproca influenza gravitazionale tra corpi in
orbita intorno a Saturno: le orbite stabili delle lune e le separazioni tra gli anelli rappresentano naturali
punti di equilibrio, raggiunti dopo una lunga e complessa evoluzione temporale. Il sistema di lune è quindi
“ordinato” perché molto evoluto: tutti i pezzi dell’anello che non erano in risonanza sono stati espulsi dal
sistema nel corso di miliardi di anni. La luna Mimas, ad esempio, è responsabile della più grande tra le
separazioni fra gli anelli, la separazione Cassini, che si trova ad una distanza orbitale che ha una risonanza di
2:1 con la luna ‐ una particella in questa zona girerebbe due volte intorno a Saturno nello stesso tempo in
cui Mima compie una rivoluzione completa – così, viene “trascinata” gravitazionalmente da Mima nello
stesso punto dell’orbita ad ogni suo passaggio e, spinta dopo spinta, la particella viene espulsa dalla
divisione Cassini, ed è questo il motivo per cui questa è una “zona proibita”, così grande da essere visibile
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anche da Terra.
1.5 Mostri, Draghi e “bizzarre” figure
Ho accennato, nel paragrafo 1.2, alle tempeste che sconvolgono il sistema climatico di Saturno. Su ciascuno
dei poli del pianeta è presente un gigantesco vortice permanente dove il calore proveniente dall’interno si
sprigiona generando gigantesche tempeste e violentissimi temporali. Su nessun altro pianeta è mai stata
osservata una figura come “l’esagono” di Saturno: uno schema nuvoloso di forma esagonale che si trova al
Polo Nord ed è largo quasi 25.000 chilometri, profondo quasi 100 e potrebbe contenere circa quattro volte
la Terra. Gli scienziati non hanno ancora scoperto il perché di questa “bizzarra” formazione, che non
sembra ruotare mentre invece le nuvole al suo interno si muovono a più di 500 chilometri orari. Quando ne
avranno compreso la natura potrebbero ricavare informazioni sui movimenti dell’atmosfera e forse anche
degli strati più interni.
Le cosiddette “Monster Storms”, o Tempeste Mostruose, come le chiamano gli astronomi, si verificano
nell’emisfero nord di Saturno probabilmente all’incirca una volta ogni trent’anni, più o meno ogni “anno
saturniano”. Il nome è dovuto alle loro gigantesche dimensioni: la più recente di queste tempeste raggiunse
quasi 300.000 chilometri di lunghezza, quasi quanto tutta la circonferenza del pianeta e più o meno tre
quarti della distanza media fra la Terra e la Luna. La durata della tempesta, 200 giorni di attività, la rende
anche la più lunga mai osservata su Saturno.
La prima delle tempeste osservate su Saturno risale invece alla metà di settembre del 2004, ed è conosciuta
come “The Dragon Storm”, o Tempesta del Drago a causa della sua particolare conformazione che ricorda,
appunto, l’immagine di un drago. Essa si è formata nell’emisfero sud, in una zona chiamata dagli astronomi
“Storm Alley” – il vicolo delle tempeste – a causa della frequenza maggiore di eventi di questo tipo a questa
latitudine in particolare. Un altro motivo d’interesse per questa “curiosa” tempesta, oltre alla sua forma, è
che essa sembra essere periodica: rimane per un po’ nascosta al di sotto dell’atmosfera e poi riappare dopo
un certo periodo di tempo5.
Ma quali sono i fenomeni fisici all’interno di un’atmosfera? La gravità svolge un ruolo determinante per
determinarne lo spessore, e quindi il volume: attrae verso il suo centro tutte le sue componenti, mentre
l’agitazione termica delle particelle di cui è costituita le si oppone e tende a farle salire verso l’alto.
5 NASA
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Qualsiasi variazione nella densità o nella temperatura di un’atmosfera si ripercuoterà sulla sua pressione.
Esiste un equilibrio ben preciso che lega la pressione di un gas alla forza di gravità: l’equilibrio idrostatico.
Una particella a una certa quota è sovrastata da un numero minore di altre particelle rispetto a una che è al
suolo, per cui la pressione esercitata su di essa dalle altre decresce con l’aumentare dell’altezza. Questo
spinge i gas a salire, cioè a passare da dove la pressione è maggiore verso altitudini dove la pressione è
minore, opponendosi alla forza di gravità. Quando le due forze opposte si bilanciano si parla appunto di
equilibrio idrostatico. Nel caso delle tempeste di Saturno, gli astronomi ritengono che esse funzionino come
quelle convettive, più piccole, che avvengono sulla Terra: la massa di gas si alza e viene spinta attraverso
l'atmosfera superiore, queste perturbazioni si mischiano con i venti circolanti verso est e ovest, provocando
significativi cambiamenti nella temperatura dell'atmosfera. I fenomeni meteorologici sono, però, molto
complessi e dominati dal caos. È interessante notare che la teoria del caos ‐ quella che si è soliti esprimere
con la locuzione “effetto farfalla”, è nata proprio nell’ambito della meteorologia: Edward Lorentz, un
metereologo, nel 1963 fece notare che “se le teorie erano corrette, un battito delle ali di un gabbiano
sarebbe stato sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”6. In seguito Lorentz usò la più poetica
farfalla in una conferenza del 1972 che intitolò: "Può, il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un
tornado in Texas?”. Questa teoria afferma che piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema, come
quello climatico o anche quello economico, producono grandi variazioni nel comportamento a lungo
termine, che è quello che si verifica appunto in meteorologia e che fa sì che non si possano fornire
previsioni accurate per periodi di tempo superiori ai tre giorni.
6Thuan Trinh Xuan, 2000, p. 76
Fig.3 Nell’ordine: “The Dragon Storm”, la “bizzarra” figura esagonale al Polo Nord di Saturno, “The Monster Storm” [Fonte: NASA]
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1.6 (Breve) Storia delle osservazioni e delle “esplorazioni” di Saturno Nel 1610 Galileo Galilei fu il primo ad osservare Saturno attraverso un telescopio. Egli osservò quelle che lui
definì delle “orecchie”, o due “stelle minori”, che apparivano e scomparivano, e lo definì pianeta
“tricorporeo”: “… forse si sono consumate le due minor stelle, al modo delle macchie solari? forse sono
sparite e repentinamente fuggite? Forse Saturno si ha divorato i propri figli? O pure è stata illusione e
fraude l’apparenza con la quale i cristalli hanno per tanto tempo ingannato me con tanti altri che meco
molte volte gli osservarono?”7 Non fu che nel 1655, quando Christiaan Huygens, usando un telescopio
migliore, chiarì quello di cui Galileo stava parlando. Egli vide che queste “orecchie” erano in realtà degli
anelli e poiché il pianeta ruotava intorno al Sole, l’angolo sotto cui egli lo vedeva cambiava
progressivamente, causando la loro scomparsa e successiva riapparizione, in un periodo di circa 14 anni.
Giovanni Domenico Cassini scoprì poi, qualche anno più tardi, quattro dei satelliti di Saturno ‐ Giapeto, Rea,
Dione e Teti‐ la divisione fra gli anelli che porta il suo nome e fu il primo ad intuire che questi non fossero
un unico corpo rigido, ma composti da un enorme numero di “pezzi”.
Da allora, con i telescopi a Terra prima, e con le sonde spaziali poi, sono stati compiuti passi enormi verso
una più completa comprensione di questo magnifico pianeta e dell’equilibrio delle parti che lo compongono.
La prima “esplorazione” del pianeta da parte di uno strumento progettato e inviato dall’uomo, risale a oltre
trent’anni fa, quando la sonda Pioneer 11 e le due sonde Voyager hanno scattato le prime immagini
“ravvicinate” del pianeta Saturno, permettendo di rivelare dettagli mai osservati fino a quel momento. È
stato però solo dopo il 2004, anno in cui la sonda spaziale della Missione Cassini‐Huygens si è “agganciata”
7Galileo Galilei, terza lettera a Marco Veseri sulle macchie solari, riportato in Panek, 2000, p. 127
Fig.4 Ecco come appariva Saturno
attraverso il cannocchiale di Galileo
[Fonte: Museo Galilei, Firenze]
Fig.5 Il diagramma di Huygens mostra come Saturno “perda “ i
suoi anelli durante una rivoluzione intorno al Sole
[Fonte: Museo Galilei, Firenze]
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all’orbita del pianeta dopo un viaggio durato sette anni, che Saturno si è rivelato in tutta la sua meravigliosa
bellezza e complessità, grazie ad una tecnologia degli strumenti “fotografici” nettamente superiore alla
precedente.
La Missione Spaziale Cassini‐Huygens nasce da una cooperazione internazionale fra l’Ente statunitense per
le attività Spaziali e Aeronautiche (NASA), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI);
ad essa collaborano circa 260 scienziati di 17 paesi diversi, con lo scopo di ottenere informazioni, studiare e
comprendere maggiormente Saturno, il sistema dei suoi anelli, la sua atmosfera e le sue lune,
principalmente Titano, la più grande di tutto il Sistema Solare, dopo il satellite Ganimede di Giove. La sonda
Cassini è costituita da due distinte componenti: un orbiter progettato dalla NASA ed il lander secondario
Huygens dell'ESA, è stata lanciata alle ore 4:56 del 15 Ottobre 1997 e si è inserita nell’orbita di Saturno
sette anni dopo ‐ il 1 Luglio 2004 ‐mentre la sonda Huygens, dopo essersi staccata da quella principale il 25
Dicembre, è atterrata su Titano il 14 Gennaio 2005, allo scopo di studiarne la geologia, la temperatura delle
nubi e la composizione chimico‐fisica delle particelle della sua atmosfera. Le comunicazioni con la Terra
sono assicurate da antenne realizzate dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana); le dodici strumentazioni a bordo
della sonda comprendono delle speciali “fotocamere” in grado di “vedere” il pianeta in diverse lunghezze
d’onda, fornendo la possibilità di rilevare dettagli altrimenti non visibili, grazie anche ad un obiettivo
grandangolare e uno ad angolo stretto. Il primo è in sostanza un telescopio rifrattore, è dotato cioè di lenti,
mentre il secondo è un telescopio riflettore, dotato cioè di specchi. Inizialmente la missione sarebbe dovuta
durare 4 anni, terminando nel Giugno 2008, ma essa fu estesa fino al Settembre 2010 (Cassini Equinox
Mission) e poi ancora fino al 2017 (Cassini Solstice Mission), poiché nel Maggio di quell’anno si verificherà il
solstizio estivo saturniano, che contrassegna l’inizio dell’estate nell’emisfero nord del pianeta e l’inizio
dell’inverno in quello sud. Poiché l’arrivo di Cassini su Saturno era corrisposto all’incirca al solstizio
invernale, al suo termine la missione avrà studiato un ciclo stagionale completo del pianeta.
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Capitolo 2
Comunicare la bellezza del “sistema Saturno”
2.1 Le immagini
Ho scelto le immagini per esprimere e comunicare ciò che rende “bello” il “sistema Saturno”, come esso sia
il risultato di miliardi di anni di evoluzione in cui si è progressivamente stabilito l’equilibrio e, dal caos
iniziale del Sistema Solare, si è arrivati all’ordine imposto dalle leggi della meccanica celeste che agiscono
tramite l’azione della forza di gravità. La mia scelta è stata dettata dalla considerazione che nell’epoca
attuale, in cui la convergenza fra le piattaforme del Web 2.0 e ricerca scientifica è generalmente indicata
come Scienza 2.08, la comunicazione è diventata veloce e frammentaria e le immagini possono essere un
potente veicolo di diffusione di messaggi. Il linguaggio delle immagini può essere universale, non necessita
di “traduzioni” e ha la potenzialità di essere immediato: un’immagine è prima di tutto un oggetto percettivo
e un insieme di segni visivi a cui noi, dopo averli riconosciuti, attribuiamo un significato. La comunicazione
di massa è piena di immagini pressoché ovunque: nei cartelloni pubblicitari, in televisione, su internet. Tra i
Social Network, molti sono basati sulla condivisione di immagini: Instagram, Flickr e Pinterest, solo per
citarne alcuni. Il messaggio veicolato dalla fotografia può essere compreso in maniera sorprendentemente
rapida e perciò uno dei modi più “semplici” ed efficaci per portare la scienza nella vita delle persone è
comunicare attraverso le immagini. Fra tutte le discipline, le scienze osservative come l’astronomia, sono
nella migliore posizione per ottenere questo risultato. Le immagini dell’Universo sono affascinanti di per sé
e questo è dovuto al fatto che il pubblico ha la percezione che lo spazio sia qualcosa di “altro”, percezione
sicuramente rafforzata dai libri o dai film di fantascienza. L’astronomia può trarre vantaggio da questo tipo
di comunicazione poiché può dimostrare che quello che si sta osservando non è finzione o dovuto a effetti
speciali, ma è reale.
2.2 Il video per raccontare una storia
Sono, quindi, partita dalle immagini e tra tutti i mezzi a mia disposizione con i quali utilizzarle, ho pensato
che il video fosse quello che si presta meglio a far capire con immediatezza quanto il “sistema Saturno” sia
“bello”. Il video ha la potenzialità di essere in grado di narrare storie in maniera eccellente ed è
immediatamente fruibile, senza bisogno di troppe argomentazioni che potrebbero far perdere il senso di
8 Bennato, 2013, p.23
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
14
“magia”, tanto più nel caso particolare in cui si voglia comunicare un concetto come la bellezza, che ha
nella componente “visiva” e “visuale” la sua ragione di essere. Un altro dei motivi che mi ha spinto ad
optare per questa scelta è il fatto che gran parte della comunicazione Social e Viral si sta spostando
fortemente in direzione dei video9, che risultano, insieme alle immagini, tra le forme di comunicazione più
gettonate dagli utenti del web, i cosiddetti internauti. Basti pensare a YouTube: un enorme videoteca, con
milioni di visualizzazioni al giorno dove, oltre a musica e intrattenimento in genere, è possibile trovare
contenuti educativi, soprattutto sulla piattaforma YuoTubeEDU.
I docu‐film, o film‐documentario, al giorno d’oggi sono usati sempre più frequentemente allo scopo di
comunicare la scienza. Spopolano i siti di video scientifici, primo fra tutti DnaTube, uno dei più completi per
la comprensione di concetti biologici ed esplorabile per aree disciplinari, Atenei o gruppi di argomenti. Tra
le riviste, The Journal of Visualized Experiments (JoVE) pubblica articoli video in peer review 10 .
VideoLectures è un archivio gratuito di lezioni, workshop, seminari e conferenze di molteplici discipline
scientifiche11; ScienceHack è invece un motore di ricerca per video scientifici che, prima di essere disponibili,
sono visionati e valutati dagli scienziati che collaborano con il sito. Anche molti musei hanno cominciato ad
offrire servizi di tour virtuali per aprire le proprie porte ad un pubblico più vasto. L’utilizzo del video può,
quindi, espandere le possibilità conoscitive, di comprensione ed interpretazione dei fenomeni; può evocare
collegamenti e stimolare intuizioni, rappresentando diversi punti di vista e creando suggestioni emotive che
possono favorire i processi di apprendimento12.
9 Dati ottenuti da un sondaggio di OOYALA, compagnia leader nel settore della fornitura di prodotti di tecnologia video on line. OOYALA fornisce una piattaforma che consente ai siti web di pubblicare, gestire, monetizzare e analizzare i contenuti video online. 10 Letteralmente “revisione paritaria”: indica la procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione eseguita da specialisti del settore per verificarne l'idoneità alla pubblicazione su riviste specializzate. 11 Cristina Rigutto, La scienza oltre YouTube, Prometeus Magazine, 24 Settembre 2013. 12 Corazza, 2010
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Capitolo 3
Il prodotto finale
3.1 Fonti
Come ho sottolineato nel capitolo precedente, le immagini possono dire più di qualsiasi parola e io ho
avuto la fortuna di scegliere un soggetto del quale esistono migliaia di fotografie, di straordinario splendore
ed eccellente qualità, scattate dalle fotocamere a bordo della sonda Cassini e successivamente elaborate13
dal team scientifico CICLOPS (Cassini Imaging Central Laboratory for Operations). Una delle parti più lunghe
del mio lavoro è stata visionare tutte le fotografie ‐più di 2600‐ sul sito del team CICLOPS (www.ciclops.org)
e selezionare quelle che ho ritenuto “più belle” e significative per la particolarità dei dettagli, dei colori,
della composizione e, ovviamente, in base al mio gusto personale. Ho operato successivamente una
suddivisione in cinque categorie: il pianeta nel suo insieme, i suoi anelli, le sue lune, gli effetti della gravità
sulla stabilità delle orbite e sulla struttura degli anelli e, infine, le tempeste che sconvolgono gli strati
superiori della sua atmosfera. Dopo una prima selezione, avevo ancora circa 350 immagini, tra le quali ho
scelto le più suggestive e quelle che si accordassero meglio le une alle altre in una maniera, per così dire,
armonica. Scegliere è stato estremamente difficile: ciascuna di esse esprimeva magnificamente, a mio
parere, tutto il senso di bellezza, equilibrio e armonia che avevo in mente quando ho cominciato a pensare
al mio lavoro.
Nel sito di CICLOPS – nella pagina Cassini Imaging Diary ‐ le immagini di Saturno sono suddivise in quattro
sezioni: In Orbit, Saturn Arrival, Approach to Saturn, Beyond Jupiter. Ci sono tre ulteriori sezioni – Jupiter
Encounter, Masursky Flyby e Earth‐Moon Flyby – che raccolgono le immagini scattate dalla sonda dal
momento del lancio fino al superamento dell’orbita di Giove, avvenuto nel 2003. Sono inoltre raccolte le
immagini di Saturno scattate dalle sonde Voyager tra l’Agosto 1980 e il Settembre 1981 e altre immagini
scattate dalle sonde Galileo e New Horizon.
13Il processo di elaborazione delle foto consiste nel realizzare dei “mosaici” composti da immagini prese nell’arco di molte ore e
sovrapposte per migliorare la visibilità dei dettagli, mentre immagini ottenute con filtri diversi e a diverse lunghezze d’onda
vengono poi combinate per ottenere visioni in “natural color”.
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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3.2 Software
Windows Movie Maker
Tra i software gratuiti che avevo a disposizione, Windows Movie Maker mi è apparso uno dei migliori per la
tipologia di prodotto che avevo in mente. È intuitivo e pratico da usare e permette di ottenere un prodotto
di una discreta qualità. Essendo un software gratuito e non professionale presenta, però, lo svantaggio di
non fornire una grande varietà di scelta delle tipologie di effetti di transizione e animazione, ma d’altra
parte include anche strumenti per foto, instant messaging, email e social networking; con solo pochi clic si
può condividere facilmente il video sui principali social network ‐ YouTube, Facebook, Flickr, ecc.‐ o
scaricarli su SkyDrive, un hard disk virtuale accessibile da internet.
Durante l’editing, si possono spostare gli oggetti o accelerare e rallentare il video. Se si vuole inserire una
clip, la si può tagliare in qualche punto, in modo che nel filmato finale sia presente solo la parte desiderata:
si clicca sul video da tagliare e si trascina l’indicatore di riproduzione sullo storyboard nel punto in cui si
desidera che il video inizi o finisca la riproduzione nel filmato. È anche possibile dividere la clip in due
elementi più piccoli e spostarne una davanti all’altra, in modo da modificare l’ordine in cui vengono
riprodotti nel filmato, e modificare la velocità per accelerarne o rallentarne la riproduzione. Si può
aggiungere una colonna sonora e utilizzando le funzionalità di modifica si può regolarne il volume e la
dissolvenza in entrata e in uscita, si può cioè aumentare gradualmente l’audio all’inizio e alla fine.
Fig.6Storyboard di Windows Movie Maker
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Il software offre, inoltre, la possibilità di convertire il filmato scegliendo diverse risoluzioni e differenti
formati, in modo che sia visualizzabile su pc (Windows, Apple), schermo ad alta definizione, tablet o
smartphone. Si può scegliere anche in base al sistema operativo (Android, iOS, Zune) e alla grandezza dello
schermo. Se lo si vuole condividere on‐line si possono scegliere i settings adatti a ciascuno dei siti di
condivisione video più diffusi (YouTube, Dailymotion, Facebook, Flickr, Myspace, SkyDrive, Vimeo, Blip.tv).
Microsoft Office PowerPoint
Ho realizzato delle slide descrittive che introducono ogni sezione in cui ho suddiviso il video con PowerPoint,
che mi ha permesso l’utilizzo di effetti più elaborati rispetto a Movie Maker, come creare delle foto di
sfondo in trasparenza e aggiungere il testo successivamente. Mi ha permesso di lavorare sul colore e sugli
effetti applicabili ai caratteri allo scopo di renderli più evidenti e in contrasto con il background. PowerPoint
permette di creare dei mini video con molte più animazioni rispetto a quelle offerte da Windows Movie
Maker, ma ho preferito non aggiungere niente di diverso per avere un risultato che fosse il più possibile
omogeneo e privo di “salti” stilistici.
3.3 The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
Il risultato finale è stato un video di poco più di 5 minuti, a cui ho dato il titolo “The beauty of Saturn: the
perfect equilibrium between order and chaos”. La durata del video è in accordo con quella del brano che ho
scelto come colonna sonora. Delle oltre 2600 immagini visionate e delle 350 di una prima selezione, sono
arrivata al numero finale di 68 di cui 19 di Saturno, 6 dei suoi anelli, 28 delle sue lune, 11 degli effetti
Fig.7Esempi di formati di esportazione di Windows Movie Maker (dettaglio)
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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gravitazionali provocati dalle lune sugli anelli e 4 delle perturbazioni del suo sistema climatico. Il video è
diviso, per tema trattato, in cinque principali sezioni. Per ogni sezione descrivo brevemente con una slide i
fenomeni fisici coinvolti e l’equilibrio delle forze in gioco, che rendono stabile il sistema e determinano lo
spettacolo meraviglioso che questo pianeta, insieme alle sue lune e ai suoi anelli, offre alla nostra vista.
Il punto su cui ho insistito di più durante la fase di realizzazione e che mi ha impegnato maggiormente è
stato il lavoro sul “ritmo” al quale si succedono le immagini, che è diventata una componente essenziale del
video. La parte più difficile è stata, infatti, adattare la durata delle singole clip ai momenti in cui vi erano
picchi o cambi di ritmo della musica. Il software Windows Media Player non prevede una “funzione
automatica” che svolga questo compito, né la possibilità di ingrandire il profilo dell’onda per poter lavorare
visivamente sul grafico. Quello che ho dovuto fare è stato fermare le clip una per una sul fotogramma su cui
volevo ci fosse il “cambio” con il successivo.
La prima foto che ho scelto d’inserire è una foto molto bella, ma soprattutto molto importante. È stata
scattata il 19 Luglio 2013 ed è intitolata “The day the Earth smiled” – “Il giorno in cui la Terra ha sorriso” –
perché quel giorno in tutto il mondo era stato organizzato l’evento mediatico Wave at Saturn‐ Saluta
Saturno, in cui gli abitanti della Terra erano stati invitati a fotografare e salutare Saturno. L’importanza di
questa foto, composta da un mosaico di 141 immagini, risiede nel fatto che oltre al pianeta, tutti gli anelli e
7 delle sue lune, sono visibili anche Venere, Marte, la Terra, la Luna e oltre 800 stelle. E’ la terza volta che il
nostro pianeta viene fotografato dal Sistema Solare esterno e la prima volta in cui gli abitanti della Terra
sono stati informati in anticipo di quello che stava per accadere.
Fig.8“The day the Earth Smiled” [Fonte: NASA]
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Dopo questa foto e il titolo, nella prima parte ho inserito immagini di Saturno ripreso a tutto campo. Ho
proseguito con la parte dedicata agli anelli e successivamente quella dedicata alle risonanze orbitali,
all’azione dei satelliti pastori e alle onde generate dalla gravità al passaggio delle lune più piccole all’interno
delle divisioni fra gli anelli. In questa parte ho inserito anche un video in timelapse, sempre scaricato dal
sito ufficiale delle immagini della sonda Cassini, in cui sono mostrate le lune Pandora e Prometeo mentre
passano, l’una accanto all’altra, sui due lati dell’anello F, agendo da “pastori”. Segue una carrellata di
immagini di qualcuna delle 62 lune del pianeta, un altro video in timelapse della luna Rea che transita
davanti a Saturno e, infine, una breve parte in cui mostro alcune delle immagini più significative delle
tempeste catturate dagli “occhi” della sonda Cassini. Le ultime due fotografie sono invece dedicate al
pianeta Terra: prima ritratta da sola e poi insieme alla Luna, scattate da un miliardo e quattrocento milioni
di chilometri distanza. Queste due foto sono dei “particolari”, della prima foto del mio video: “Il giorno in
cui la Terra ha sorriso”. Ho voluto cominciare e finire allo stesso modo, anche se le “prospettive” sono
diverse. La Terra, quel “pallido punto blu”14 su cui sono confinati sette miliardi d’individui, ci sembra cosi
grande da quaggiù, ma in realtà è insignificante quando osservato da questa prospettiva e se comparato
alle distanze e alle dimensioni “astronomiche”, dei pianeti esterni, della nostra Galassia e di tutto l’Universo.
14Pale Blue Dot ‐ in italiano “pallido punto blu”‐ è il nome attribuito ad una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza e ottenuta grazie all’idea dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan di puntare la fotocamera verso il nostro pianeta.
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Capitolo 4
Diffusione
Ad una prima lettura, risulta evidente che non ho specificato in nessun punto quale sia il mio target, ossia il
destinatario della mia comunicazione. Questa è stata una scelta intenzionale perché questo video può
essere adattato facilmente a qualsiasi pubblico e/o in base alle piattaforme su cui intendo “caricarlo”.
Quello che è necessario, per adattarlo ad un pubblico di volta in volta diverso, è cambiare il “tono” delle
diapositive che descrivono ciascuna serie di immagini. La versione proposta nella mia tesi è pensata
principalmente per un sito web dedicato alla divulgazione scientifica, i cui “utenti” sappiano già cos’è la
gravità e abbiano un’idea di come agisca, quindi soprattutto studenti di scuole superiori, ma è altrettanto
valido per un museo della scienza. Ho scelto di usare l’inglese poiché la prevalenza dei siti di questo tipo è
in questa lingua e non ho trovato nessuna valida alternativa che fosse in lingua italiana. Non ho voluto
spiegare ulteriormente i termini scientifici che ho utilizzato, per non appesantire la visione, ma ho cercato
di dare comunque un’idea delle “implicazioni” di fenomeni quali la risonanza orbitale o l’azione dei ”satelliti
pastori”. Ovviamente, nel caso volessi adattare il filmato ad un pubblico diverso, come ad esempio gli
alunni di una scuola elementare, il tono cambierebbe in maniera significativa, mentre se volessi indirizzare
il lavoro ad un pubblico più “esperto”, potrei spiegare meglio alcuni concetti che in questa versione sono
solo accennati. Potrei facilmente tradurre le slide in lingue diverse: italiano, francese, spagnolo, solo per
fare degli esempi. È un prodotto abbastanza versatile e in un formato, il video, che può essere condiviso e
“raggiunto” in maniera sicuramente più facile rispetto ad un prodotto diverso. Come ho sottolineato nel
Capitolo 2 il filmato è una forma di comunicazione con delle potenzialità eccezionali e ha anche il pregio,
con una strategia di comunicazione mirata, di poter diventare “virale” su internet se inserito nel modo
giusto nei canali appropriati. La mia idea è di cominciare con YouTube, classico ma mai scontato, e Vimeo,
molto usato nelle scuole. Questi, pur non essendo siti “dedicati” alla divulgazione, hanno senza dubbio il
vantaggio di essere molto popolari, offrono molta visibilità e sono, quindi, delle ottime forme di
condivisione per un pubblico più generale.
Intendo proseguire caricando il video su siti creati appositamente per la divulgazione e la comunicazione
della scienza, come Virtual Science Hub o SciVee. Il primo (www.vishub.org) è una piattaforma on‐line dove
scienziati, insegnanti, comunicatori e studenti possono “incontrarsi” virtualmente. L’idea centrale è quella
delle “escursioni virtuali”, durante le quali si ha la possibilità di scoprire e imparare qualcosa di più su
argomenti scientifici di vario genere e nell’ambito di diverse discipline, dalla genetica all’astronomia, alla
zoologia o la mineralogia. Lo scopo dichiarato del sito è di riuscire a far “sentire” la scienza e non soltanto di
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
21
doverla studiare. Quest’obiettivo è perseguito attraverso il supporto di svariati media come “cartoline
didattiche”, video conferenze, esperimenti ed escursioni virtuali. Le escursioni virtuali – eExcursion‐ sono
delle presentazioni multimediali che possono essere caricate, previa iscrizione al sito, in maniera
abbastanza intuitiva. A queste presentazioni possono essere aggiunti contenuti digitali di qualsiasi tipo,
come collegamenti a siti web, immagini, video, audio, file in formato pdf, web cam che trasmettono live ad
esempio da un laboratorio o un museo, etc.. È un sito molto recente ‐ il lancio ufficiale è avvenuto nel
Dicembre 2012‐ ma se n’è parlato con entusiasmo nella seconda edizione della Conferenza Internazionale
“New Perspective in Science Education”15, che si è svolta a Firenze nel Marzo di quest’anno. Il sito è pensato
principalmente per l’insegnamento della scienza nelle scuole, ma può essere visionato da chiunque e
questo lo rende uno strumento valido anche per la divulgazione rivolta ad un pubblico generico, seppure
probabilmente di giovane età.
SciVee (www.scivee.tv) nasce principalmente per ricercatori e scienziati, ma il sito può essere visitato dal
pubblico generale, oltre che da studenti di ogni livello ed educatori poiché i contenuti video variano da
livelli estremamente tecnici a livelli decisamente più divulgativi. I video possono essere “sincronizzati” o, in
altre parole, combinati con documenti e immagini: nel caso questo avvenga con una pubblicazione
scientifica, sono chiamati pubcast, nel caso di sincronizzazione con il manifesto di una conferenza sono
detti postercast. I video non “sincronizzati” possono comunque essere accompagnati da un testo
supplementare. Gli utenti registrati – è gratis – possono caricare un numero illimitato di video, aggiungere
commenti, sincronizzare contenuti, avere accesso ad un servizio di social networking, creare delle
community e dei profili pubblici mentre gli utenti non registrati possono guardare i video e condividerli in
internet su siti esterni.
15Kieslinger, Holocher, Barra Arias, Fabian, Gallego Vico, Aguirre Herrera, Mihai, 2013
Fig. 9 Home page dei principali siti web per la condivisione di video e contenuti scientifici
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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Un’altra piattaforma per la condivisione dei video è Dailymotion‐ www.daylimotion.com‐ che ha anche una
sezione italiana e si occupa di diversi argomenti, non solo di carattere scientifico. Permette agli utenti di
diventare MotionMaker, che implica, tra le altre cose, la possibilità di creare e montare dei video che
vengono poi pubblicati sulla piattaforma del sito. Ovviamente è meno specifico degli altri, ma può attirare
curiosità anche in maniera “trasversale” in un pubblico che, pur non avendo necessariamente cercato
direttamente contenuti scientifici, può essere “indirizzato” in tal senso dalla posizione in cui i video prodotti
dai MotionMaker sono pubblicizzati all’interno del sito stesso.
The beauty of Saturn: the perfect equilibrium between order and chaos
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