Terremoto e ricostruzione a Ragusa (Dubrovnik) nel 1520

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02 2009 Città & Storia Semestrale - Sped. in abbonamento postale 70% - DCB - Roma - Poste italiane Spa Prezzo del volume € 30,00 & 09 Città Storia in copertina: Domenico Aspari, La demolizione delle fortificazioni del castello di Milano, 1801 (Museo di Milano). 02 Spazi e cultura militare nella città dell’Ottocento a cura di Massimiliano Savorra e Guido Zucconi Spazi e cultura militare nella città dell’Ottocento

Transcript of Terremoto e ricostruzione a Ragusa (Dubrovnik) nel 1520

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Semestrale - Sped. in abbonamento postale 70% - DCB - Roma - Poste italiane Spa Prezzo del volume € 30,00

&

09

Città Storia

in copertina: Domenico Aspari, La demolizione delle fortificazioni del castello di Milano, 1801 (Museo di Milano).

02

Spazi e cultura militare nella città dell’Ottocento

a cura di Massimiliano Savorra e Guido Zucconi

Spazi e cultura militare nella cittàdell’Ottocento

M. Savorra-G. Zucconi, Introduzione .................................................................................

M. Savorra, Città, territori e ingegneri militari nell’Italia dell’Ottocento: questioni, studi, ricerche

G. Zucconi, Ad est dell’Adriatico: lo smantellamento del Grenzenland asburgico.......................

S. ciranna, Aleksandropol’, Leninakan, Gyumri. Una città militare ai confini del Caucaso........

a. Fara, Luigi Federico Menabrea e la difesa dello Stato unitario 1864-1873. Organizzazione del territorio e architettura militare................................................................................................

E. DEllapiana, Dalle armi alla moneta. Il sistema delle fortificazioni a Torino come occasione im-mobiliare dalla prima metà dell’Ottocento al nuovo secolo..........................................................

S. pacE, Un passato ingombrante. Quando, come e perché la gloriosa cittadella cinquecentesca di Torino fu trasformata in monumento alla patria.......................................................................

a. DaMEri, La città e i militari: Alessandria tra Otto e Novecento.............................................

M.l. FErrari, Verona piazzaforte d’armata del Lombardo-Veneto: le opere strategiche e le infra-strutture.................................................................................................................................

S. ZaGGia, Dis-armare e attrezzare la città: mura, strade, edilizia a Padova tra Otto e Novecento

M. prEtElli, Cavallino-Treporti. Genesi e scomparsa di una «città militare»............................

o. niGlio, Tesori militari e ipotesi di trasformazione nel nuovo assetto urbano della città di Pisa

M.r. pESSolano, Fondazione e dismissione di una piazzaforte. Pescara fra Cinquecento e Ottocento..............................................................................................................................

a. Giuliano, Dai riusi degli spazi religiosi alle nuove costruzioni ottocentesche: il caso di Campobasso e del suo Distretto militare....................................................................................

G. aMirantE, Difese costiere napoletane tra Settecento e Ottocento............................................

r. pariSi, Un «Genio» in crisi tra «ragion di Stato» e logiche di mercato. Ingegneri militari e trasfor-mazioni urbane a Napoli nell’Ottocento...................................................................................

a cura di Massimiliano Savorra e Guido Zucconi

Città & Storia

Spazi e cultura militare nella città dell’Ottocento

S O M M A R I Oluglio-dicembre 2009Anno IV, n.2

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Abstracts

a cura di: M. aGuZZoli, a. caracauSi, M.G. D’aMElio, F. panZini..........................................

si parla di: p. cornaGlia-G.M. lupo-S. polEtto, Paesaggi fluviali e verde urbano. Torino e l’Eu-ropa tra Ottocento e Novecento; a. lonGhi (dirigé par), Cadastres et territoires. L’analyse des ar-chives cadastrales pour l’interprétation du paysage et l’aménagement du territoire/Catasti e territori. L’analisi dei catasti storici per l’interpretazione e per il governo del territorio; G. SiMoncini, Roma. Le trasformazioni urbane nel Cinquecento. vol. I: Topografia e Urbanistica da Giulio II a Clemente VIII; c. toSco, Il paesaggio storico. Le fonti e i metodi di ricerca tra medioevo ed età moderna

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Pubblicazioni ricevute

Riferimenti Autori

Saggi

F. MaSè, Analyse Comparee de chantiers d’urbanisation au cours du Moyen Âge: les ecclesiastiques venitiens a l’œuvre et l’entrée en scene de l’etat (XIe- XVIe siècle).................................................

E. GaroFalo, Terremoto e ricostruzione a Ragusa (Dubrovnik) nel 1520...................................

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TerremoTo e ricosTruzione a ragusa(Dubrovnik) nel 1520*

il 17 maggio del 1520, nel giorno della festività dell’ascensione, ragusa in Dalmazia è scossa da un forte terremoto, che causa ingenti danni all’interno della città e in un’ampia porzione del territorio della repubblica1. Da slano all’area di konavle (canali) e fino all’isola di mljet (meleda) si registrano lesioni e crolli in numerose case e in complessi appartenenti a ordini religiosi2, fratture e cedimenti nei canali dell’acquedotto, nei mulini e in alcune dimore extraurbane dislocati nelle contrade più prossime a ragusa (gravosa, ombla, breno)3.

∗ Questo contributo si inserisce in una ricerca intrapresa nel 2004, a seguito dell’assegnazione di una borsa di studio cnr-naTo, e condotta con la supervisione della prof. ivana burđelez, direttrice dell’in-ternational centre of croatian universities (iccu) di Dubrovnik, al cui supporto devo i risultati raggiun-ti; rivolgo inoltre un sentito ringraziamento alla prof. nada grujić per i suoi preziosi suggerimenti.

1 Per una sintetica cronaca dell’episodio sismico e dei suoi effetti sulla città v. Serafino razzi, La storia di Raugia, 1ª edizione lucca 1595, edizione consultata (con introduzione, note e appendice cronologica di g. gelcich) ragusa, editrice Tipografia serbo-ragusea a. Pasarić, 1903, pp. 8-9; franceSco Maria appendini, Notizie istorico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de’ Ragusei …, Tomo i, ragusa, dalle stampe di an-tonio martecchini, 1802, p. 324 (nota 1); g. Gelcich, Dello sviluppo civile di Ragusa, ragusa, carlo Pretner Tip. edit., 1884, pp. 75-77; M. Kišpatić, Potresi u Hrvatskoj [Terremoti in Croazia], «Rad Jugoslavenske Akademije znanosti i umjetnosti», CVII, Zagreb, 1891, pp. 97-98; M. Zamagna, La Storia di Ragusa, Trieste, Soc. editrice mutilati e combattenti, 1935, p. 214; L. Beritić, Utvrđenja grada Dubrovnika [Le fortificazio-ni della città di Dubrovnik], Zagreb, Jugoslavenska Akademija Znanosti i Umjetnosti, 1955, pp. 125-126; L. Beritić, Urbanistički razvitak Dubrovnika [Lo sviluppo urbano di Dubrovnik], Zagreb, Odjel za likovne umjetnosti JAZU, 1958, p. 27; V. Foretić, Povijest Dubrovnika do 1808 [Storia di Dubrovnik fino al 1808], vol. I (Od osnutka do 1526 ), Zagreb, Nakladni Zavod Mh, 1980, pp. 253-254.

2 si segnalano, in particolare: relativamente a slano danni consistenti nella residenza del cancelliere e nel palatium «habitationis comitis» e il parziale crollo della foresteria del convento dei frati minori (Državni arhiv u Dubrovniku [archivio di Stato di dubrovnik, d’ora in poi DaD], Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, cc. 243r, 245v, 253v); nell’area di konavle (canali) il danneggiamento di alcuni mulini (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 259r) e del palatium «habitationis comitis» (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 37, c. 130v); nell’isola di mljet (meleda) i danni riportati da abitazioni private (DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 34, c. 57v). un’unica testimonianza si è individuata, inoltre, di danni causati dal sisma a ston (stagno), nella domus di natale de gozze (DaD, Diversa Notariae, vol. 95, c. 211r).

3 in merito si rimanda ai seguenti documenti del DaD: Acta Consilli Rogatorum, vol. 37, c. 177v; Acta

«città e storia», iv, 2009, 2, pp. 497-515 ©2010 università roma Tre-croma

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all’interno della città, i documenti segnalano che non vi è casa che non riporti alme-no qualche lesione4, concentrandosi i danni al tessuto residenziale nella zona gravitante intorno a Priechiput (oggi Prijeki) e, dalla parte opposta della Platea (Placa o stradun), a Luzariza (lučarica), nonché negli edifici prospicienti sulla stessa Platea5. Tra le fabbriche religiose accusano i colpi più duri il palazzo vescovile e i complessi conventuali dei fran-cescani, delle clarisse e dei domenicani6. sul versante pubblico, il Palatium (ossia il palaz-zo dei rettori), sede dei principali organi amministrativi dello stato, risulta «[…] leso et aperto in pluribus locis»7, minacciando peraltro il crollo le carceri al suo interno alloggiate. la gravità dei danni è in questo caso testimoniata, tra l’altro, da un provvedimento di im-mediata scarcerazione dei nobili e dei rei di crimini minori (concedendo loro una sorta di ‘arresti domiciliari’), suggerito proprio dalla necessità di liberare gli ambienti pericolanti8.

Danni riportano infine anche la porta in prossimità della dogana (in particolare la volta a copertura del passaggio e le insegne della città ivi apposte)9 e il ponte ad piscariam10, men-tre pressoché illese rimangono le possenti mura difensive che circondano la città11 (fig. 1).

Due cronache manoscritte, custodite presso la biblioteca dei padri francescani di ragusa, databili probabilmente al Xvii secolo, riportano la stima dei danni, quanti-ficata complessivamente in circa centocinquantamila ducati, concordando sull’opi-nione «[…] che questo terremoto fu un flagello d’iddio»12.

Consilii Minoris, vol. 33, c. 251r; Diversa Cancellariae, vol. 109, cc. 171v-172r, 174v, 178r, 229v-230r; Diversa Notariae, vol. 95, c. 137v.

4 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 227v (segnalato in c. fiSković, Naši graditelji i kipari XV. i XVI. stoljeća u Dubrovniku [Architetti e scultori locali del XV e XVI secolo a Dubrovnik], zagreb, matica Hrvatska, 1947, nota 474); nel documento si legge: «[…] fuit terremotus ingens et tremebun-dus huic in civitate et per totum territorium nostrum ex quo multe domus ceciderunt cum interitu plurimum personarum, et non remansit domus in civitate qua non sumpsit lesionem adeo per magis durasset totam civitatem traxisset et convertisset in ruinam».

5 cfr. DaD: Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, cc. 230r, 232v; vol. 36, cc. 6r, 49v, 208r; Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 257v; vol. 34, cc. 50v, 62v (con riferimento a una «domus communis» utilizzata come «hospicium turcorum» a Prijeki), 80r, 84v, 89v, 90r, 99r, 260r. in merito ai danni riportati dalle case d’abitazione si segnalano inoltre: case nella «via calligariorum» (Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 246r; Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 248v), nella «via fabrorum» e nella «via aurificum» (Acta Consilii Minoris, vol. 34, cc. 116r, 279v); una «domus communis ad pillas», nella quale risiedeva e teneva bot-tega un vetraio (Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 250r).

6 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, cc. 249v, 254r; vol. 36, cc. 24v, 71r.7 Ivi, c. 226v.8 Ivi, c. 231r.9 Ivi, vol. 36, c. 44r (segnalato in l. beritić, Utvrđenja, cit., nota 914).10 Ivi, vol. 37, c. 70v; Acta Consilii Minoris, vol. 34, cc. 242r, 244v (segnalato in L. Beritić,

Utvrđenja, cit., note 934, 935, 936).11 Tra le strutture difensive, danni alle murature – comunque non molto gravi – si registrano sol-

tanto per il castello di san lorenzo; DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 184v (segnalato in l. Beritić, Utvrđenja, cit., nota 922) e c. 208r.

12 biblioteca franceScana di dubrovnik: ms n. 115, Annali di Ragusa accopiati da un manoscritto antico dall’anno 800. sin all’anno 1607, ff. 133-134; ms n. 303, Annali, o sia Notitie dell’Origine della

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Quella che sembrerebbe una frase fatta è in realtà una trascrizione fedele del primo approccio alla catastrofe registrato dalla documentazione coeva. la prima ordinanza pubblica di carattere generale post-terremoto, datata 19 maggio, prevede infatti, da quel momento in poi, la massima osservanza delle festività religiose, in particolare di quella dell’ascensione, stabilendo che durante la vigilia non si possa tenere macello né vendere carne e che nel giorno della festa si debbano celebrare solenni processioni in tutto il territorio dell’arcidiocesi, con la diretta partecipazione del vescovo, «[…] ut memoria ad posteros nostros continuis temporibus transferatur»13. il sisma viene cioè interpretato come un monito divino indirizzato alla comunità per richiamarla

Repuplica di Ragusa; e delle Cose piu cospicue occorse in diversi tempi nella mede.ma; racolte da varij Ma-noscritti antichi, f. 709. il terremoto del 1520 è menzionato anche in Annales Ragusini Anonymi, item Nicolai de Ragnina, monumenta spectantia historiam slavorum meridionalium, vol. Xiv, Scriptores, vol. i, zagabriae, ed. speratus nodilo, 1883, pp. 98-99 e 277.

13 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 225r.

fig. 1 - Pianta di ragusa della prima metà del Xvii secolo, con l’indicazione delle zone e degli edi-fici maggiormente danneggiati dal terremoto del 1520 (da i. Principe, Storie di carta. L’evoluzione urbana di Dubrovnik tra XV e XIX secolo nell’iconografia coeva, in Città e iconografia dal XV al XIX secolo, a cura di c. De seta, napoli, electa napoli, 2004).

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a un maggiore attivismo; a perenne memoria dell’accaduto, si decreta inoltre la co-struzione di una cappella votiva, intitolata all’ascensione di gesù cristo (oggi meglio nota come sv. spas o san salvatore)14.

la premessa non deve però ingannare sulla concretezza e le capacità organizzative del-la comunità ragusea; negli atti prodotti dagli organi amministrativi si susseguono infatti altri provvedimenti immediati, che restituiscono un interessante quadro delle modalità di gestione dell’emergenza da parte di un’organizzazione statale fortemente centralizzata, ma al contempo attenta a garantire la libertà dei singoli e l’equilibrio sociale al suo interno.

La ricostruzione attuata dai privatiun primo importante atto è la nomina di tre ufficiali addetti a revisionare le condi-

zioni statiche degli edifici privati colpiti dal terremoto all’interno della città, imponen-do ai proprietari degli immobili di intervenire a proprie spese per riparare, consolidare e, là dove si rendeva necessario, abbattere e riedificare, dovendo inoltre provvedere a sgomberare le vie pubbliche dalle macerie15. viene fissato un termine di quindici giorni per l’attuazione degli interventi richiesti e una pesante ammenda pecuniaria (cento ducati) per i contravventori16. l’attenzione all’equità dei provvedimenti è testimoniata da una clausola che prevede la sostituzione temporanea di un ufficiale in caso di legami di parentela con il proprietario di un immobile danneggiato17.

a breve distanza di tempo segue la nomina di altri tre ufficiali, con analoghe mansioni ma con una giurisdizione sul territorio extra civitatem18. l’attenzione di questi funzionari sembra indirizzarsi soprattutto sulle strutture dell’acquedotto che alimenta ragusa, nonché sui mulini sparsi in diverse aree nei dintorni della città, entrambi di vitale importanza per la sopravvivenza della stessa.

Per gli interventi su edifici privati nei quali risultano coinvolti più soggetti, tanto in città quanto fuori città, si effettua un accordo preventivo, con la supervisione di ufficiali appositamente nominati, attraverso i quali vengono gestiti anche i pagamenti dei lavori successivamente attuati19. nel caso di riedificazioni integrali all’interno della città si effet-tua un attento controllo del rispetto dei confini tra proprietà privata e suolo pubblico, con la misurazione, in fase esecutiva, delle vie sulle quali prospetta la nuova fabbrica20.

Per ridurre i pericoli di crollo e garantire l’incolumità dei cittadini, l’amministra-

14 Ivi, c. 227v.15 Ivi, c. 225v.16 Ivi, c. 240r.17 Ibidem. si è individuato un caso di applicazione della clausola: matteo di saracha e michael di bona

vengono eletti dal consiglio minore in sostituzione di francesco di gozze e nicola di gondola per deli-berare in merito ai provvedimenti da attuare per la casa di raffaele di gozze, lesionata dal terremoto, non potendo i due intervenire «[…] per parentelam» (DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 250r).

18 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 226v.19 Ivi, cc. 232v, 247v; vol. 36, c. 208r.20 DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 34, cc. 71r, 231r.

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zione statale dispone diverse forme di agevolazione in favore dei privati chiamati a in-tervenire con maggiore urgenza. nel giorno stesso in cui si era verificato il terremoto vengono ceduti a un privato per riparazioni urgenti alla propria abitazione elementi lapidei già predisposti per un cantiere pubblico21. la stessa operazione che verrà suc-cessivamente più volte ripetuta, anche per legname ed elementi in cotto (coppi e mattoni)22, essendo in alcuni casi concessi anche dei prestiti in denaro23.

l’amministrazione statale, inoltre, per ovviare alle difficoltà economiche che l’im-provvisa necessità di interventi più o meno radicali sugli immobili aveva in diversi casi creato, ne autorizza l’affitto previo accordo con il locatario di farsi carico delle necessarie riparazioni (talvolta realizzandole anche in prima persona), defalcandone il costo dal prezzo dell’affitto24.

soluzione analoga viene attuata anche per gli interventi più urgenti nelle fabbri-che religiose, giungendo in questo caso l’autorizzazione, non soltanto alla locazione ma anche all’alienazione di beni immobili e mobili, da un breve pontificio emesso in risposta a una supplica inoltrata al pontefice dallo stato raguseo25. l’attenzione ri-servata dal governo centrale ai beni ecclesiastici è confermata inoltre dalla nomina di pubblici ufficiali incaricati di compiere una generale ricognizione e stima dei danni riportati dagli immobili di proprietà dell’arcidiocesi26.

ancora sulla ricostruzione post-terremoto portata avanti dai privati i documenti restituiscono interessanti particolari in merito a modalità esecutive e funzionamento dei cantieri. l’avvio dei lavori è talvolta preceduto da una richiesta di preventivo di spesa, affidata in contemporanea a un muratore e a un ‘marangone’ (maestro d’ascia). a questi ultimi è affidata inoltre la realizzazione di ponteggi, là dove risultano necessari al cantiere. nella ricostruzione delle domus private sono impiegati soprattutto muratori, talvolta chiamati anche petrarij, le cui competenze spaziano dalla demolizione delle strutture pericolanti (nei casi più gravi preceduta da opere di puntellamento di muri e solai), alla costruzione di muri e volte, mettendo in opera elementi lapidei semplici da-gli stessi lavorati27. Quasi del tutto assenti risultano, invece, gli specialisti dell’intaglio, i lapicidi, coinvolti soprattutto nei cantieri pubblici. ciò deriva dalla natura stessa degli interventi sugli immobili privati, dovuti alla necessità contingente e non alla volontà di un rinnovamento formale. nei casi di riedificazione, anche in ragione di un’op-

21 il provvedimento in questione è indirizzato ai «[…] provisores fabricae fontici novi»; ivi, c. 248v.22 Ivi, cc. 249, 250r.23 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 249v.24 Ivi, 247v.25 DaD, Acta Sanctae Mariae Majoris, sec. Xvi, fasc. vii, doc. n. 385.26 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 101v.27 in merito si segnala la richiesta di una diversa lavorazione degli elementi lapidei adoperati per i

paramenti murari in base alla loro collocazione, cioè più grossolana per quelli esterni, rispetto a quelli interni. DaD, Diversa Notariae, vol. 95, cc. 108v-109r.

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portunità economica, appare infatti prassi diffusa la dismissione degli intagli lapidei, precedente alla demolizione, e il loro riutilizzo nella nuova struttura28.

una generale economia dei materiali da costruzione emerge dagli accordi rela-tivi alle demolizioni, che assegnano ai muratori la pietra presente nelle macerie – a esclusione dei pezzi intagliati –, mentre mattoni, ferramenta e legname restano di proprietà del committente, per essere reimpiegati29. fra i materiali di pregio figura infine una particolare pietra tufacea – tuffo nei documenti –, molto leggera. Per questa ragione e per l’indubbio vantaggio statico che ne deriva, se ne riscontra un impiego generalizzato nella costruzione di volte e di archi di consistente spessore, di diversa datazione (fig. 2).

all’esperienza del terremoto si deve probabilmente attribuire l’insistenza nei con-tratti sulla qualità delle opere in termini di solidità. i lavori infine vengono garantiti da crepature, rigonfiamenti e crolli per un periodo di tempo non inferiori a dieci anni, «[…] non essendo ira di dio»30.

nel complesso, in ambito privato l’episodio sismico attiva una serie di interventi d’urgenza. guidati per lo più dalla necessità di porre rimedio a problemi di carattere statico, questi non divengono l’occasione per un vero e proprio rinnovamento delle fabbriche; diverso appare invece l’approccio all’emergenza nella sfera pubblica.

I grandi cantieri pubblici e le riforme urbaneun importante e più complesso capitolo della ricostruzione post-terremoto è

rappresentato dai cantieri pubblici, avviati o riavviati in seguito al sisma, in tempi più o meno celeri a seconda delle necessità più urgenti o dell’importanza degli edi-fici. nuove costruzioni, riparazioni e veri e propri restauri di fabbriche preesistenti, completamenti di fabbriche in corso di realizzazione e interventi sugli spazi urbani, rappresentano l’ampia e diversificata gamma delle operazioni messe in atto.

Tra queste si annovera, innanzitutto, la costruzione della cappella votiva dedicata all’ascensione – cui già accennato –, decretata pochi giorni dopo il terremoto (il 22 maggio del 1520)31. la supervisione sull’opera è affidata ai provveditori della fabbri-

28 Ivi, cc. 104v, 108v-109r, 116r. la ricollocazione di tali elementi è affidata ai muratori, spettando al committente la fornitura di eventuali parti mancanti.

29 Ibidem; gli accordi assegnano inoltre ai muratori tutti gli oneri relativi all’asportazione delle ma-cerie dalla domus sulla quale si interviene e dalle vie d’ambito.

30 Ivi, c. 148v.31 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 227v (segnalato in c. fiSković, Naši graditelji, cit.,

nota 474). Per una complessiva analisi della vicenda costruttiva della chiesetta in questione si rimanda ai fondamentali scritti di cvito fisković, in particolare: Naši graditelji, cit., pp. 141-144, 158-165; Doku-menti o radu naših graditelja i klesara XV-XVI. […] stoljeća u Dubrovniku Dubrovniku [Documenti sull’at-tività di architetti e scalpellini del XV e XVI secolo a Dubrovnik], split, izdanje konzervatorskog zavoda u splitu, 1947, pp. 9-10. Per un inquadramento generale della fabbrica si segnalano inoltre sintetiche ma interessanti schede contenute in Zlatno doba Dubrovnika XV. i XVI. stoljeće [L’età d’oro di Dubrovnik XV e XVI secolo], catalogo della mostra (zagreb-Dubrovnik 1987), a cura di v. marković-m. Šimat-i.

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ca del palazzo dei rettori, incaricati in prima istanza della scelta del sito, individuato nello spazio libero esistente tra le mura e il complesso dei francescani, di fronte la fontana grande di onofrio, presso porta Pile32. contemporaneamente viene fissato un tetto di spesa33, la cui amministrazione è affidata, come per gli altri lavori pubbli-ci, agli officiales laboreriorum34.

l’edificio consiste in una piccola chiesa a navata unica divisa in tre campate co-perte da crociere costolonate e conclusa da un’abside semicircolare. la facciata tri-

Čukman Nikolić, zagreb, mTm, 1987, p. 327; G.M. pilo, «Per trecentosettantasette anni». La gloria di Venezia nelle testimonianze artistiche della Dalmazia, venezia, edizioni della laguna, 2000, p. 230.

32 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 228v (segnalato in c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 475).33 il budget di trecento ducati previsto inizialmente (ibid.), viene in breve drasticamente ridotto a

duecento ducati (ivi, c. 296v).34 si tratta evidentemente di funzionari aventi una mansione di natura puramente amministrativa,

spettando ad altri il controllo sulle scelte progettuali e costruttive; la scissione di questi aspetti garantiva sicuramente una maggiore trasparenza nella gestione finanziaria del cantiere.

fig. 2 - ragusa, arco in «tuffo» presso porta Ploce.

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lobata, con elementi di gusto classicista35 (fig. 3), è sicuramente ispirata all’analoga soluzione attuata nella cattedrale di sebenico36.

il disegno generale, oltre che la sua esecuzione, da un documento datato 16 giu-gno 1520 risultano ascrivibili a Petar andrijić, di curzola37.

ma l’aspetto più intrigante di questa vicenda costruttiva sta a nostro avviso nel di-battito e nelle incertezze sorte in corso d’opera circa la soluzione di copertura. nel mo-dello confezionato preventivamente all’avvio del cantiere esisteva infatti una cupoletta, la cui realizzazione è messa più volte in discussione e poi definitivamente abbandona-ta38 in favore di una soluzione a crociere costolonate, inconciliabile con la prima.

i tempi della costruzione saranno complessivamente piuttosto dilatati e, tra inter-ruzioni e nuovi impulsi, la chiesetta giungerà al completamento nel 1528.

un cantiere sul quale si concentrano particolarmente gli sforzi economici e l’at-tenzione della comunità ragusea è il restauro del palazzo dei rettori39, danneggiato

35 in merito ai capitelli all’antica di questo e altri edifici realizzati a Dubrovnik intorno al 1520 si veda l’interessante saggio n. Grujić, Antikizirajući kapiteli oko godine 1520. u Dubrovniku [Capitelli all’antica a Dubrovnik intorno al 1520], «radovi instituta za povijest umjetnosti», 1997, 21, pp. 6-21.

36 sull’affascinante tema delle facciate trilobate, realizzate in diversi esemplari, nelle chiese della costa croata si veda, in particolare r. Ivančević, Odnos pročelja i prostora Hvarske katedrale i problem stilskog odredenja [Il rapporto tra la facciata e lo spazio nella cattedrale di Hvar e il problema della determi-nazione dello stile], «Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji», 1984, 24, pp. 73-98; id., Trolisna pročelja renesansnih crkava u Hrvatskoj , [Le facciate trilobate delle chiese rinascimentali in Croazia], «Peristil», 1992-1993, 35/36, pp. 85-120; p. Marković, L’Architecture Renaissance en Croatie, in La Renaissance en Croatie, catalogue de l’exposition (musée national de la renaissance, château d’ecouen, 8 avril-12 juillet 2004; galerie klovićevi Dvori, zagreb, 26 août-21 novembre 2004) sous la dir. de a. erlande-brandenburg-m. Jurković, château d’ecouen-zagreb, réunion des musées nationaux Paris-galerie klovićevi dvori zagreb, 2004, pp. 71-110; 225-226.

37 DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 180r (trascritto e pubblicato in c. fiSković, Doku-menti o radu naših graditelja, cit., p. 22, nota 52).

38 DaD: Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, cc. 100r, 117v, 118r (segnalati in c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 488); Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 190r (trascritto e pubblicato in c. fiSković, Dokumen-ti o radu naših graditelja, cit., pp. 22-23, nota 54). su fattezze e dimensioni della cupola presente nel modello i documenti citati non forniscono alcuna indicazione; è possibile che questa si ricollegasse a una tipologia preromanica, presente nella città in monumenti di gran prestigio e valore simbolico, scomparsi nel sisma di 1667, e diffusa nel territorio della repubblica. su quest’ultimo tema si veda t. MaraSović, Renesansne remi-niscencije predromaničkog kupolnog tipa […] …[Reminiscenze rinascimentali del tipo a cupola preromanica …], in Likovna Kultura Dubrovnika 15. i 16. stoljeća stoljeća [La cultura figurativa a Dubrovnik nel XV e XVI secolo], zagreb, muzejsko galerijski centar, 1991, pp. 90-96; z. peković, Konzervatorski zahvat na crkvi sv. Petar na otoku Šipanu s osvrtom na konstrukcijska rješenja Kupola na crkvama južnodalmatinskog sloga [Intervento di conservazione nella chiesa di S. Pietro sull’isola di Sipan puntando l’attenzione sulle soluzioni costruttive a cupola nelle chiese del sud della Dalmazia], «godišnjak zaštite spomenika kulture Hrvatske», 2000/2001, 26/27, pp. 77-92; n. Grujić, Ljetnikovac Miha Bunića i početci ladanja uz Omblu Omblu [La villa di Miha Bunić e l’ini-zio della villeggiatura a Ombla], in id., Vrijeme ladanja [Tempo di villeggiatura], Dubrovnik, matica hrvatska Dubrovnik, 2003, pp. 9-29.

39 sulla lunga e complessa storia di questo interessante edificio, all’interno di una ben più ampia bibliografia, si segnalano in particolare i seguenti contributi: Ph. de Diversis Quartigianis, Situs aedificiorum, politiae et laudabilium consuetudinum inclytae civitatis Ragusii ipsius Senatum descriptio

TerremoTo e ricosTruzione a ragusa (Dubrovnik) nel 1520 505

fig. 3 - ragusa, cappella dell’ascensione.

506 emanuela garofalo

nelle sue strutture soprattutto sul fronte rivolto verso il mare, come rilevato dai pro-visores fabrice palatij incaricati di effettuare una generale ricognizione dei danni40, seguita dalla stesura di un modello che fissava – a scanso di possibili equivoci – gli interventi murari da effettuare41. i lavori intrapresi immediatamente dopo il sisma, a partire dal puntellamento della fabbrica lesionata42, si protraggono fino al 152543 e consistono non soltanto in opere di ricostruzione e consolidamento delle murature, ma anche nell’inserimento di nuovi elementi a intaglio, con il coinvolgimento, anche in questo caso, di Petar e Josip andrijić44. colonne, finestre, portali e un podiolum

(1440), Zadar, Woditzka, 1882; J. Tadić, O dubrovačkom dvoru [Il Palazzo dei Rettori a Dubrovnik], Zagreb, Obzor, 1934; C. Fisković, Naši graditelji, cit.; E. Portolan, Izvještaj o nalazima pri obnovi Kneževa dvora u Dubrovniku [Relazione sui risultati del restauro del Palazzo dei Rettori a Dubrovnik], «Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji», 1985, 24, pp. 121-159; I. Fisković, O značenju i porijeklu renesansnih reljefa na portalu Kneževa dvora u Dubrovniku Dubrovniku [Del significato e della provenienza dei rilievi rinascimentali del portale del Palazzo dei Rettori a Dubrovnik], «Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji», 1986-1987, 26, pp. 195-227; N. Grujić, Knežev dvor [Il Palazzo dei Rettori], in Zlatno doba, cit., pp. 292-293; Id., Rector’s palace, in The restoration of Dubrovnik 1979-1989, a cura di Božo Letunič, Zagreb, Zavod za obnovu Dubrovnika, 1990, pp. 71-74; I. Fisković, Antički motivi u simbo-lici dubrovačke državnosti [I motivi all’antica nei simboli della Repubblica di Dubrovnik], in Umjetnost na istočnoi obali Jadrana u kontekstu europske tradicije [Arte sulla costa adriatica orientale nel contesto della tradizione europea], a cura di N. Kudiš-M. Vicelja, Rijeka, Pedagoški fakultet Rijeka, 1993, pp. 217-227; J. Höfler, Florentine masters in early Renaissance Dubrovnik: Maso di Bartolomeo, Michele di Giovanni, Michelozzo, and Salvi di Michele, in Quattrocento Adriatico fifteenth-century art of the Adriatic rim, ed. with an introduction by C. Dempsey Firenze, Nuova Alfa Editoriale, 1996, pp. 80-103; K. Horvat-Levaj-R. Seferović, Barokna obnova Kneževa dvora u Dubrovniku [La ricostruzione barocca del Palazzo dei Rettori a Dubrovnik], «Radovi Instituta za povijest umjetnosti», 2003, 27, pp. 163-183 (riedito in lingua inglese in «Dubrovnik Annals», 2006, 10, pp. 87-122); N. Grujić, Palais des Recteurs, Dubrovnik, in La Renaissance en Croatie, cit., pp. 227-229; Id., Knežev dvor u Dubrovniku prije 1435.godine [Il Palazzo dei Rettori a Dubrovnik prima del 1435], «Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji», 2003-2004, 40, pp. 149-170; Id., Onofrio di Giordano della Cava i Knežev dvor u Dubrovniku [Ono-frio di Giordano della Cava e il Palazzo dei Rettori a Dubrovnik], in Renesansa i Renesanse u umjetnosti Hrvatske [Rinascimento e Rinascenze nell’arte croata], a cura di P. Marković-J. Gudelj, Zagreb, Institut za povijest umjetnosti e Odsjek za povijest umjetnosti Filozofskog fakulteta u Zagrebu, 2008, pp. 9-50.

40 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 226v; gli ufficiali in questione, si apprende, erano in carica dal 23 giugno del 1515.

41 Ivi, cc. 244v e 269v.42 le travi necessarie alle opere di puntellamento vengono prelevate dall’arsenale; ivi, c. 275v.43 nel 1522 vengono ultimati i lavori sul fronte rivolto verso il mare (DaD, Acta Consilii Rogatorum,

vol. 36, c. 256r). nel 1525 si registra un ultimo pagamento relativo a questo ciclo di lavori nel palazzo, indirizzato al lapicida curzolense Josip andrijić (marković) per la fattura di «[…] arcus duos voltarum», forse riferibile a una ricostruzione parziale del portico e loggiato sul cortile e delle relative volte (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 2, c. 17v; segnalato in c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 471).

44 Petar andrijić, riceve commissioni relative all’esecuzione di alcuni elementi tra ottobre e novem-bre del 1520 (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, cc. 184r-185v; segnalati in c. fiSković, Naši graditelji, cit., note 452-454). nel marzo del 1524 lo stesso Petar ottiene un salvacondotto dai suoi debiti per tornare a ragusa «[…] ut possit finire ecclesiam gloriose ascensioni set palatium dominij» (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 37, c. 168r); tra agosto e dicembre dello stesso anno si registrano, infine, pagamenti e commissioni rivolte a Petar e Josip andrijić, (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 2, cc. 13r, 15r, 16r; segnalati in c. fiSković, Naši graditelji, cit., note 455, 469, 470).

TerremoTo e ricosTruzione a ragusa (Dubrovnik) nel 1520 507

per la scala interna al cortile, gli elementi commissionati. una certa volontà di rinno-vamento formale della fabbrica traspare soltanto nell’indicazione relativa alle nuove finestre, nel documento descritte come «[…] fenestras septem romanas» – secondo una moda diffusa anche tra privati –, mentre per il resto è ricercata una decisa conti-nuità con la preesistenza. nello stesso documento per un portale si specifica, infatti, che deve essere uguale a uno già esistente di fronte la sala del consiglio maggiore e, ancora, in una precedente commissione di sette colonne, probabilmente per il corti-le45, in merito al disegno dei capitelli si specifica che debbano essere «[…] laboratos ad paragonem laboreriorum antiquorum magis pulcrocrum palatij predicti» (fig. 4).

nel maggio del 1521 viene riavviato un altro importante cantiere, la costruzione del fondaco nuovo della dogana (noto anche come palazzo sponza o Divona)46, già intrapresa nel 1516 sul progetto di Paskoje miličević47. il clima generatosi a ragusa nella fase di grande sforzo collettivo per la ricostruzione post-terremoto dà un im-pulso decisivo al cantiere, portato a compimento nel 1522, essendo una parte con-sistente della costruzione48, nonché l’intera sua definizione funzionale e scultoreo-ornamentale, ascrivibile a questo breve lasso di tempo49 (figg. 5-7).

Tra gli altri interventi si segnalano: le riparazioni al palazzo vescovile (dal 1521), che offrono peraltro l’occasione di un ripensamento del sistema di accesso, testimo-

45 nel documento si legge: «[…] per voltis dicti palatij superioribus sex colunnas […] et per vultas inferioribus unam colunnam rotundam».

46 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 57v.47 sul palazzo della dogana si veda l. beritić, Dubrovački graditelj Paskoje Miličević [L’architetto ra-

guseo Paskoje Miličević], split, izdanje konzervatorskog zadova za Dalmaciju u splitu, 1948, pp. 7-8; l. karaMan-c. fiSković, Pri završetku razgovora o dubrovačkoj Divoni [Alla fine di una discussione sul Palazzo della Dogana], «Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji», 1960, 12, pp. 180-196; i. fiSković, Kipar Beltrand Gallicus u Dubrovniku … [Lo scultore Beltrand Gallicus a Dubrovnik …],, «Peristil», 1994, 37, pp. 49-64; n. Grujić, Antikizirajući kapiteli, cit., pp. 6-21; id., Divona (Sponza), Dubrovnik, in La Renaissance, cit., pp. 229-230.

48 il primo ottobre del 1521 si ordina agli ufficiali preposti al controllo della fabbrica che «[…] possint et debeant prosequi cum laborerio dictam fabricam usque ad complimentum granariorum cum tecto» (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 106r) e, a distanza di circa venti giorni, nell’ottica di raggiungere tale completamento di «[…] ruinari facere stationes aurificum et in dictis stationibus facere quattuor magazena cum suis mezalinis involtatis secundum modellum» (ivi, c. 120r; trascritto e pubblicato in l. beritić, Dubrovački graditelj, cit., p. 8, nota 24).

49 in merito a questa fase dei lavori si conserva un discreto corpus documentale, comprendente, oltre ai provvedimenti già citati: acquisti di materiale lapideo per le murature; DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, cc. 181v, 187r, 188r (segnalati in c. fiSković, Naši graditelji, cit., note 382, 387), 190v, 191r. commissioni a lapicidi per lavori di intaglio in pietra di curzola, in primo luogo agli andrijić (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, cc. 177r, 183v, 186r – segnalati in c. fiSković, Naši graditelji, cit., note 380, 386, 383 –, 191r, 194r; vol. 2, cc. 10v, 11r; Acta Consilii Minoris, vol. 34, c. 177v), compresi i canali per la copertura, da eseguire sulla base del modello approvato, commissionati a ludovik suratović (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 188r) e il noto incarico scultoreo affidato a beltramus gallicus (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 189v; segnalato in c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 384). Dai documenti si evince inoltre la presenza di un locale adibito a cappella all’interno dell’edificio (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 37, cc. 64r, 67r).

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fig. 4 - ragusa, palazzo dei rettori; particolare del cortile interno.

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fig. 5 - ragusa, Divona o palazzo sponza; pianta (da The Restoration of Dubrovnik, cit.).

fig. 6 - ragusa, Divona o palazzo sponza; sezione longitudinale (da The Restoration of Dubrovnik, cit.).

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niato dalla richiesta di realizzare una scala in corrispondenza della porta del fronte rivolto a ponente (1523)50; la riedificazione di una domus della comune, sulla Platea di fronte la chiesa di san francesco, adoperata come scuola e affidata al prothomagister matko vlahušić (1521)51; le riparazioni alla fabbrica dell’arsenale (1521 e 1525)52; la ricostruzione di un pontem (forse un pontile) in pietra nell’area prospiciente il porto, detta piscariam (1523-1524)53.

50 Ivi, c. 35v.51 DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, cc. 118v-119r. in attesa del completamento della ri-

costruzione, la scuola viene temporaneamente trasferita nella chiesa di tutti i santi (DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 252r).

52 DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 186r; vol. 2, c. 22v (segnalato in l. beritić, Utvrđenja, cit., nota 911; c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 56).

53 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 37, cc. 70v, 122v, 183r; i lavori vedono ancora una volta, nel-

fig. 7 - ragusa, Divona o palazzo sponza; particolare del rilievo scultoreo nel cortile interno.

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alla ricostruzione post-terremoto, precisamente al 1520, risale, poi, una generale revisione dello spazio urbano antistante il palazzo dei rettori e compreso tra quest’ul-timo e la cattedrale. l’acquisto e la successiva demolizione di una domus di proprietà delle monache del convento di santa maria di castello è funzionale alla creazione di un «campum magis spatiosum, ante portam pontis et forum»54, per consentire una maggiore apertura della visuale verso la cattedrale e la sua sagrestia. una vera e propria rettifica dell’allineamento stradale viene inoltre realizzata davanti al palazzo dei rettori, allineando i fronti degli edifici, con il ricorso alla demolizione di scale esterne e alla rimozione di ogni altro impedimento, «[…] facendo ipsam viam planam et expeditam per transitum ad ecclesiam sanctae mariae maioris»55. sulla stessa linea si pone infine il divieto (23 agosto 1520) per i detentori di botteghe sulla Platea (lo stradun) di mante-nere ed erigere portici e altre strutture aggettanti dai fabbricati56, sebbene in questo caso si tratti di un provvedimento più volte emesso, anche precedentemente al sisma57.

Dalla documentazione è possibile ricavare inoltre interessanti informazioni su modali-tà di intervento e gestione del cantiere nel campo delle opere pubbliche. Per gli interventi più importanti, l’avvio dei lavori, anche quelli di completamento o di parziale ricostruzio-ne, è sempre preceduto dalla redazione di un modello tridimensionale (presumibilmente ligneo) sottoposto al parere del Consilium Rogatorum, in aggiunta ai disegni di progetto. ottenuta l’approvazione del consiglio, la supervisione dell’opera in fase esecutiva è affida-ta ai provisores, per gli aspetti progettuali e costruttivi, mentre i pagamenti alle maestranze e tutte le questioni di carattere economico sono gestite dagli officiales laboreriorum. a questi ultimi spetta inoltre di condurre gli accordi relativi alle competenze sui materiali da costruzione, incaricandosi in genere della fornitura di calce, sabbia ed elementi in cotto58. in proposito si segnala l’esistenza di una vera e propria industria per la produzione di coppi e mattoni gestita direttamente dal governo raguseo.

una importante testimonianza, relativamente a tale aspetto, è costituita da due mappe (figg. 8-9), prodotte in occasione della ricostruzione post-terremoto, che regi-strano la via indicata ai maestri cuppari per raggiungere il terreno del comune in cui

la fornitura del materiale lapideo lavorato, il coinvolgimento degli andrijić, Petar inizialmente (DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 34, cc. 242r, 244v, 262r) e poi anche Joseph, che si impegna a costruire le scale (DaD, Debita notariae pro communi, vol. 2, c. 12v). Per uno studio dell’area portuale di Dubrov-nik si veda il recente contributo a. Ničetić, Nove spoznaje o postanku Dubrovnika Dubrovnika [Nuove conoscenze sulla genesi di Dubrovnik], Dubrovnik, sveučilište u Dubrovniku, 2005.

54 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 236r. un primo approccio per l’acquisto dell’edificio risale al 16 giugno 1520, ma il provvedimento risulta cassato; la decisione di procedere nell’operazione è presa nel mese di agosto (ivi, c. 259r) e ad ottobre si provvede a inviare al pontefice una richiesta di dispensa apostolica che autorizzasse la monache a perfezionare la vendita (ivi, c. 269r). l’accordo si risolve, in realtà, in uno scam-bio di immobili, ricevendo le monache un altro edificio in cambio di quello ceduto (ivi, c. 280).

55 Ivi, c. 270v.56 DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 275v.57 ringrazio per cortese segnalazione la prof. nada grujić.58 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 53.

512 emanuela garofalo

estrarre la creta (nella zona denominata per questo ancora oggi kupari) e quella «[…] per portare la creta alla marina per far li coppi»59, poi utilizzati nei cantieri pubblici ma venduti anche ai privati.

la concentrazione nelle mani degli ufficiali laboreriorum della gestione dei materiali da costruzione ne consentiva un più agile smistamento; più volte infatti materiali pre-disposti per una fabbrica vengono ceduti a un altro cantiere, in ragione anche di una sorta di gerarchia di priorità che vede sicuramente al vertice il palazzo dei rettori.

una curiosità riguarda infine lo spinoso problema, incontrato nella ricostruzione effettuata all’interno della città, dello smaltimento delle macerie generate da crolli e demolizioni; l’ingegnosa soluzione adottata è quella di asportare le macerie attraverso le barche in uscita dal porto60.

Per quanto concerne gli operatori attivi nei cantieri pubblici, la scena è indubbia-

59 Ivi, vol. 35, cc. 306-309. ancora in merito alla scelta della via per il trasporto della creta si veda: ivi, vol. 36, c. 61v e vol. 37, c. 50r; sono registrate infine le relazioni in merito al sopralluogo effettuato dagli ufficiali incaricati per consegnare la strada dagli stessi designata ai maestri (DaD, Acta Consilii Minoris, vol. 33, c. 257r; vol. 34, cc. 54r, 58v, 60v).

60 Ivi, vol. 34, c. 62v; nello specifico caso delle macerie del palazzo del rettore l’incarico di organiz-zare l’operazione di sgombro è affidato al custode delle catene del porto.

fig. 8 - mappa della «via monstrata et data alli maestri cuppari» (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 309r).

TerremoTo e ricosTruzione a ragusa (Dubrovnik) nel 1520 513

mente dominata dai lapicidi provenienti dall’isola di curzola. intere famiglie dedite all’arte dell’intaglio lapideo tra le quali si distinguono gli andrijić61, Petar e Josip in particolare, autori in prima persona delle commissioni più impegnative e prestigio-se62, non soltanto in qualità di esecutori ma delineandone gli stessi il disegno com-plessivo (come nel già citato caso della facciata della cappella dell’ascensione). essi assumono anche un ruolo imprenditoriale nell’intera operazione di ricostruzione, facendosi garanti con il governo raguseo degli impegni assunti da altri lapicidi63.

Tornando alla questione progettuale, se un ruolo primario è sicuramente svolto dagli andrijić nei principali cantieri post-terremoto, è tuttavia probabile anche il coinvolgi-

61 Per un inquadramento generale di questa famiglia di artefici si veda c. fiSković, Naši graditelji, cit.; id., Dokumenti o radu naših graditelja, cit.; i. fiSković, Andrijić, voce in Hrvatski biografski leksikon [Dizionario biografico croato], zagreb, Jugoslavenski leksikografski zavod, 1983, vol. 1, pp. 145-146; G. nikšić, Andrijići u Dubrovniku [Gli Andrijić a Dubrovnik], in Renesansa i renesanse, cit., pp. 137-148.

62 un riepilogo dei lavori di intaglio realizzati da Petar andrijić per l’amministrazione ragusea fino a quel momento (2 agosto 1526) è riportato nel seguente documento: DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 38, cc. 149-151 (trascritto e pubblicato in c. fiSković, Dokumenti o radu naših graditelja, cit., pp. 23-24, nota 57).

63 si vedano in proposito i seguenti documenti: DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, cc. 178v, 179r, 183v.

fig. 9 - mappe della prima e della seconda «via data a li cupparj per poter portare la creta alla marina» (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, cc. 306v-307r).

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mento di un architetto estraneo al contesto locale in veste di consulente e supervisore, secondo una prassi consolidata nell’amministrazione ragusea. mentre in situazioni ordi-narie il governo statale si avvaleva per le questioni inerenti le fabbriche di un prothoma-gister64, nei momenti di difficoltà come quello in esame – ma questo vale in primis anche per il delicato tema della difesa – si registra di frequente l’assunzione, con salario mensile, di un professionista di consolidata fama, richiamato in genere dall’italia65.

anche in questo caso la volontà di dotarsi di tale risorsa è manifestata, ma la vicenda rimane avvolta da un alone di mistero. il 22 maggio del 1520 il governo raguseo delibera di inviare marino De benedictis a roma come proprio ambasciatore66. un riscontro di tale ambasceria si rintraccia in una lettera inviata al governo raguseo da Pietro soderini, referente della repubblica a roma presso la cerchia di leone X, che chiarisce la natura del-la missione67. l’ambasciatore raguseo doveva infatti recarsi a roma ed, eventualmente, in seconda battuta a firenze, per reclutare un architetto capace di far fronte all’impegnativa contingenza della ricostruzione, da assumere a salario per due anni.

un particolare vincolo di gratitudine legava soderini alla repubblica di ragusa68. ex gonfaloniere di giustizia della città di firenze, in pericolo di vita al rientro dei medici nel 1512, egli riuscì a sottrarsi a morte certa con una rocambolesca fuga, trovando rifugio e protezione proprio a ragusa. le sue sorti mutarono con l’ascesa al soglio pontificio di leone X, per la mediazione del fratello cardinale, volterraneo soderini, potendo così rientrare in patria.

nella lettera in questione, Pietro soderini, informato da marino De benedictis dei problemi causati dal terremoto, si impegna a inviare a ragusa un architetto di grande esperienza e comprovata abilità. le precise indicazioni sulle condizioni da applicare nella sua assunzione (uno stipendio di trecento ducati l’anno, la fornitura gratuita di un alloggio, il pagamento di altri venti ducati per le spese di viaggio, la possibilità di accettare commissioni per lavori di scultura, essendo corrisposta extra salario la retribuzione per questi ultimi) fanno intuire che soderini avesse in mente un nominativo preciso, che purtroppo però non compare né in questo né in altri documenti conservati a Dubrovnik.

64 Dell’esistenza in carica di un prothomagister, tale matko vlahušić, anche in questo frangente si apprende dal già citato provvedimento di ricostruzione dell’edificio che ospitava la scuola di fronte la chiesa di san francesco, per il riferimento archivistico si veda la nota 54.

65 illuminante in merito è un documento del giugno 1520, nel quale si registra la necessità per la particolare contingenza in atto di reclutare «ex partibus et locis italiae» un «ingeniarium architectum» «ultra illum prothomagistrum» già attivo a servizio della repubblica; DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 231v (segnalato in c. fiSković, Dokumenti o radu naših graditelja, cit., p. 24, nota 59).

66 DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 35, c. 226r.67 DaD, Acta Sanctae Mariae Majoris, fasc. vii, doc. n. 384.68 sulle vicissitudini di Pietro soderini e il suo legame con ragusa e la Dalmazia, si veda G. di pie-

tro luccari, Copioso ristretto degli annali di Ragusa, venezia, ad instantia di antonio leonardi, 1605, p. 126; G. Gelcich, Piero Soderini profugo a Ragusa, ragusa, coi Tipi di carlo Pretner, 1894.

TerremoTo e ricosTruzione a ragusa (Dubrovnik) nel 1520 515

chi poteva essere l’architetto-scultore primarium ac egregium individuato da soderini e quindi probabilmente a lui vicino, per origine (fiorentino) o per la comu-ne appartenenza alla cerchia di leone X69?

in realtà è anche possibile che l’accordo non sia andato a buon fine; l’assenza di pa-gamenti indirizzati a una simile figura, di norma puntualmente registrati nei volumi de-gli atti emessi dagli organi amministrativi dello stato, è in tal senso sospetta. la lettera di soderini giunge a ragusa il 22 agosto del 1520; il 22 settembre il governo assume bartolomeo da mestre come ingeniarium et magistro de scarpello stipendiato mensilmen-te70, decidendo probabilmente di soprassedere sulla ricerca di altri esperti professionisti.

Conclusionila ricostruzione post-terremoto attuata a ragusa dopo il 17 maggio del 1520

segna una stagione breve ma intensa; l’importanza dei cantieri attivati, di quelli pub-blici in particolare, è determinante nella generale fisionomia della città. il terremoto, in definitiva, dà un breve ma significativo impulso all’attività costruttiva, segnando un momento di affermazione per le maestranze locali e distraendo per un po’ dal pressante problema della difesa. Quest’ultimo in realtà torna a essere attuale ben presto interferendo in qualche misura con l’attività di ricostruzione, come testimonia tra l’altro il reclutamento nel 1522 dell’ingegnere cremonese vincenzo de avinatis71 e di sigismondo morello da carpi72, chiamati a revisionare e incrementare il sistema difensivo della città73.

Emanuela Garofalo

69 l’insieme di indizi segnalati all’interno di questo intrigante quesito indirizza verso personaggi di grande levatura; ci riserviamo tuttavia di effettuare ulteriori indagini prima di avanzare qualsiasi ipotesi.

70 DaD, Debita notariae pro communi, vol. 1, c. 182v (segnalato in c. fiSković, Naši graditelji, cit., nota 30). l’accordo è stretto dai «provisores ecclesiae sanctae mariae maioris» e prevede un salario di nove ducati al mese. maestro bartolomeo avrebbe portato con se da sebenico un suo «discipulus lapici-da et famulus», ma si specifica che «sit obligatus dictus magister bartholomeus propriis manibus labora-re»; l’atto risulta cassato in data 18 dicembre. sul ruolo di bartolomeo da mestre nei cantieri ragusei si veda G. Gelcich, Dello sviluppo, cit., p. 77; c. fiSković, Naši graditelji, cit., pp. 142- 144.

71 vincenzo de avinatis è assunto per una revisione generale dell’artiglieria e per la costruzione di bastioni; a questo scopo, secondo una prassi consolidata nel caso di consulenze sul sistema difensivo, realizza anche un modello di mura e torri esistenti (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, c. 237; Acta Consilii Minoris, vol. 34, c. 153r; segnalato in l. beritić, Utvrđenja, cit., note 923, 924).

72 anche sigismondo morello da carpi realizza un modello delle fortificazioni della città, nell’ottica di verificarne l’efficacia; lo stesso è inoltre incaricato di addestrare, per un anno, gli ufficiali deputati a sovrintendere sul sistema difensivo di ragusa (DaD, Acta Consilii Rogatorum, vol. 36, cc. 250r, 254r; vol. 37, cc. 104r, 105v, 112v; segnalato in l. beritić, Utvrđenja, cit., note 938-940).

73 Questa era infatti sprovvista di un ingegnere addetto a tale mansione fin dalla morte, nel 1516, di Paskoje Miličević, incaricato dal 1466 della difesa, non soltanto della città, ma di tutto il territorio della Repubblica di Ragusa. Ringrazio per la cortese segnalazione la prof. Nada Grujić.