Storie di Terracotta_"Il dio sfuggente" The receding god - marzo 2015

10
56 ARCHEO

Transcript of Storie di Terracotta_"Il dio sfuggente" The receding god - marzo 2015

56 a r c h e o

A destra: la statuina in terracotta rinvenuta in una tomba della necropoli romana di Alghero e identificabile con un’immagine del piccolo Telesforo, l’allievo-figlio di Esculapio.Nella pagina accanto: gruppo scultoreo in marmo bianco raffigurante Esculapio e Telesforo, dall’Italia. Età imperiale. Parigi, Museo del Louvre.

Il territorio della Nurra di Sardegna, nella provincia di Sassari, è ben noto per la

sua vocazione turistica: i suoi due centri principali – Alghero e Porto Torres – hanno entram-bi una lunga storia alle spalle, ma qui ci soffermeremo su un periodo assai breve, compreso tra il I e il II secolo d.C.In quest’epoca, l’isola è da tempo una provincia romana, melting pot di genti che si me-scolano a seguito di contatti commerciali, deduzioni di co-loni e assegnazioni di appezza-menti di terra a veterani di guerra, riorganizzazione di la-tifondi da parte di liberti (co-me Claudia Atte, amata da Ne-rone e poi relegata nell’isola) e facoltosi cittadini romani.Gli scambi marittimi nel Medi-terraneo nord-occidentale, in questo periodo, si concentrano sulla rotta ovest-est – che dalla penisola iberica porta a Ostia,

Il dIo sfuggentequalche anno fa, una tomba infantile della necropolidi alghero aveva restituito una statuetta in terracotta all’apparenza anonima. un esame piú approfondito del reperto sembra però portare a una conclusione molto diversa: la piccola immagine non potrebbe, forse, essere il ritratto del dio bambino, allievo e figlio di esculapio, nume tutelare della medicina?

di Alessandra La Fragola

a r c h e o 57

SCOPERTE • sardegna

attraverso le Baleari, la Nurra, le Bocche di Bonifacio e Olbia – e sulla rotta nord-sud, che dalle coste meridionali della Gallia conduce in Africa attraverso la Corsica e, in Sardegna: Bosa, Tharros, Sant’An-tioco, Nora e Cagliari.

snodo nevralgicoNella prima età imperiale, Porto Torres (Turris Libisonis) è una co-lonia fiorente, ricca di terme e palazzi riccamente decorati a mo-saico. Il territorio di Alghero, in-vece, è sede di un centro piú pic-colo, Carbia, poco piú di una statio (luogo di posta) lungo la direttrice costiera che da Turris arriva sino a Cagliari. Minore per dimensioni e monumentalità, Carbia è però un luogo di scambio tra la costa e l’interno dell’isola e, ancora in età romana, mantiene un ruolo d’im-portante centro cultuale grazie a un santuario esistente già in età nuragica e poi frequentato sino all’epoca tardo antica (IV secolo d.C. almeno).Le necropoli di Turris circondano la città antica, con tombe caratte-rizzate spesso da lapidi funerarie e forme talvolta imponenti. Il sepol-creto di Carbia, invece, individuato presso la collina di Monte Carru per l’età pienamente imperiale (I-

MarTirreno

Mardi Sardegna

La Maddalena

Cabras

Alghero

Porto Torres

Iglesias

Sant’Antioco

Santa Teresadi Gallura

Sassari

Olbia

Nuoro

Oristano

CagliariQuartu

Sant’Elena

A destra: Monte Carru di Alghero (Sassari). La sepoltura infantile del cui corredo faceva parte la statuina in terracotta identificata con Telesforo. I-II sec. d.C.In basso: ricostruzione grafica della deposizione del bambino all’interno della tomba, assieme alle cui spoglie viene deposto il corredo, comprendente la statuina.Nella pagina accanto, in basso: altri elementi del corredo della tomba: la statuina in terracotta raffigurante una figura femminile ammantata, forse una nutrice, una coppa a due manici e una brocchetta.

III secolo d.C.), non ha conservato segnacoli funerari. Ciò che acco-muna entrambi i cimiteri è però la somiglianza dei corredi funebri, la cui composizione tipica, in questo periodo, è costituita da una mone-ta, una lucerna fittile, un piatto, un vasetto/bicchiere e una brocca in ceramica o vetro. È molto proba-bile che vi fossero anche stoviglie in materiale organico (legno, giun-co), le prime ovviamente a di-struggersi nel tempo.E proprio dalle necropoli di Carbia e Turris Libisonis ha inizio la nostra

58 a r c h e o

a r c h e o 59

storia. Nel 2007, ad Alghero, lo sca-vo di una tomba del I secolo d.C. resituisce, insieme al resto del corre-do, tre statuine fittili.

un caso unicoSi tratta di un unicum in tutta la par-te indagata della necropoli (350 tombe circa), sia per la tipologia della sepoltura – che è l’unica depo-sizione infantile distinguibile da tutte le altre, per via di basse spallet-te a secco a delimitarne lo spazio – sia per la presenza delle tre statuette nel corredo: un’apparente nutrice,

SCOPERTE • sardegna

60 a r c h e o

un busto vagamente femminile e una sorta di piccolo siluro, quasi del tutto consunti per via della fragile argilla pastosa con cui furono fab-bricati. Consumate, quasi illeggi-bili, ma certamente con una sto-ria da raccontare, le tre statuette vengono inviate al restauro e, come a volte accade, dopo un po’ ci si dimentica di loro.

il piccolo dioA distanza di tempo, una rico-gnizione delle vetrine del vicino Antiquarium Turritano svela l’e-sistenza di altre rare figurine pro-venienti dalle necropoli della cit-tà, meglio conservate nei con-torni e definite genericamente «genietti» dagli studiosi degli anni Ottanta del secolo scor-so. Fotografate per altri stu-di, le statuette di Porto Tor-res cominciano a suscitare una crescente curiosità perché sono in parte uguali a quelle rinvenute ad Alghero. Nel frattempo emergono nuovi confronti bibliografici e, finalmente, dopo qualche anno, le statuette co-

minciano a essere studiate e a rac-contare la loro storia.

Per assurdo, la prima identifica-ta è proprio il piccolo «siluro», che, in realtà, è un personag-gio stante, totalmente avvol-to in un mantello dal cap-puccio a punta che lascia scoperti solo i piedi e il vol-to; i tratti del viso sono paf-futi, come quelli di un bambino, i piedi scalzi, co-me quelli delle divinità a carattere ctonio. Queste ca-ratteristiche permettono di identificarlo con Telesforo

(«colui che porta oltre»), il dio bambino meravigliosamente sfuggente nelle sue tante sfumature, giunto dall’O-riente mediterraneo fino nella Nurra sarda, dove fu venerato con ogni proba-bilità già all’interno di cul-ti domestici e poi lasciato a

custodia dei piccoli defunti.

la vera guarigioneDio della convalescenza, ma anche divinità che accompagna i morti nell’oltretomba, in particolare i bambini, Telesforo è insieme dio guaritore e dio infero, che affianca i piccini anche in quella che alcuni studiosi ipotizzano la vera guarigio-ne dalla convalescenza della vita, cioè la morte. Le statuette sono pertanto una sorta di pensiero com-pensativo della perdita subita, un ultimo atto di protezione e amore da parte di genitori forse solo un po’ piú abbienti di altri, che non potevano, invece, permettersi la ri-produzione in terracotta dell’effi-

gie del dio, bensí soltanto qual-che offerta o nulla piú di un’addolorata preghiera.Quelli erano tempi difficili per i bambini, in cui la malat-tia poteva nascere anche dall’infettarsi di un semplice

graffio (alcune tracce di infe-zioni letali si rinvengono ancora

oggi, osservando infiammazioni

In alto: statuine identificabili con Igea e Telesforo, da una sepoltura

infantile di Porto Torres.A sinistra: stele marmorea su cui

compare la triade Igea-Telesforo-Esculapio, da Kyustendil (Bulgaria).

II-III sec. d.C. Kyustendil, Museo Regionale di Storia

Jordan Ivanov.In basso: restituzione

grafica di una moneta di Commodo raffigurante

anch’essa la triade Igea-Telesforo-Esculapio.

Conio di Pergamo,177-192 d.C.

a r c h e o 61

penetrate sino al tessuto osseo, pe-riostiti, in particolare tibiali) ed evolvere rapidamente in morte.Telesforo, come detto, è un dio sfuggente. Poco noto e scarsamente rappresentato anche in età antica, è portatore di un culto da sempre definito raro, ma che, con la dovuta

attenzione, si riesce a rintracciare soprattutto nei livelli piú semplici di devozione popolare. Si tratta, però, di tracce labili, per via della povertà dei materiali con cui quelle comu-nità ne realizzavano i simulacri. È infatti possibile che, ad accompa-gnare i piccoli defunti nell’oltre-tomba, fossero perlopiú immagini intagliate nel legno o nel corno: in Sardegna la tradizione dell’intaglio è tuttora forte, ma il clima dell’isola difficilmente consentirà di trovare resti di questo tipo.

Non è questa la sede per illustrare il forte sincretismo che lega Telesforo ad altre divinità, rendendone cosí problematica l’individuazione. Ci limiteremo a sottolineare solo alcu-ne delle valenze piú note. Origina-rio probabilmente dell’Asia Minore, Telesforo entra nel tardo pantheon greco a partire dall’età ellenistica, come allievo-figlio di Asclepio/Esculapio e assume il carattere di dio guaritore. Da quel momento cammina nel mondo del mito a fianco del dio padre, con la sorella

Igea, raffigurato in triade con en-trambi, o anche da solo.A Roma approda da Epidauro (Grecia) sull’isola Tiberina, nel san-tuario dedicato al padre al cui culto viene associato a partire dal 292 a.C. Intorno al 100 a.C., lo troviamo anche nel tempio della Magna Mater sul Palatino, dove dev’essere giunto per tramite di Attis (figura connessa alla Magna Mater Cibele), a cui Te-lesforo è a sua volta legato da un sincretismo, se pur poco noto.

la versione celticaNel Nord Europa esiste inoltre una divinità di cui si discute da decenni l’affinità con Telesforo: è il genius cucullatus di origine celta o galata, del tutto assimilabile al nostro per il vestiario, ma che compare per lo piú in triade con se stesso o singolar-mente, anche in veste di adulto bar-bato itifallico, la cui funzione scara-mantica risulta chiara soprattutto nelle tombe. In Italia è attestato perlopiú nel Nord-Est.Oltre che nei santuari a lui espres-

osservando con attenzione la statuetta, si può riconoscere

l’immagine di un bambino, dal volto paffuto, avvolto in un mantello con

cappuccio e con i piedi scalzi

Qui sotto: la statuina fittile verosimilmente identificabile con Telesforo e la sua restituzione grafica, dalla necropoli di Porto Torres.In basso, a destra: metatarsali di gallo con speroni, dal santuario La Purissima di Alghero. L’animale era sacro a Esculapio.

SCOPERTE • sardegna

62 a r c h e o

come non pensare che i devoti si rivolgessero anche al dio guaritore per eccellenza – e, perché no, a suo figlio Telesforo – come lascia intuire, tra le altre, l’offerta di galli, che era-no animali sacri a questa divinità?

toponimi parlantiQualche altro indizio si r icava dall’onomastica e dalla toponoma-stica della Sardegna. A Porto Torres è stata rinvenuta un’epigrafe fune-bre del II secolo d.C. apposta da un padre, che di cognome fa Telespho-rus, sulla tomba del proprio figlio.Alla periferia di Cagliari, invece, in età giudicale (IX-XV secolo d.C.) il toponimo Santa Igia designava la capitale del Giudicato di Cagliari, una città quasi perduta nella sue tracce materiali, che però le fonti consentono di collocare presso l’at-

tuale stagno di Santa Gilla (toponi-mo che è una deformazione del nome originario). In questa zona, frequentata già in epoca punica e poi romana, sono state rinvenute bellissime terrecotte in parte legate alla sanatio. Sembra dunque plausi-bile che il toponimo nasca proprio dalla presenza nelle vicinanze di un culto di Igea che, come abbiamo

LA guARIgIonEARRIvA In SognoTra le prerogative di Telesforo, vi è quella dell’incubazione, (dal latino incubare, covare), connessa al suo carattere salutifero, che del resto caratterizzava anche il padre e la sorella. Come Asclepio e Igea, negli hospitalia allestiti nei santuari greci a loro dedicati, con tanto di medici al loro interno, il piccolo dio appariva ai malati durante il sonno (probabilmente indotto da oppiacei), indicando loro la cura da seguire per guarire.Quanto alla Sardegna, è nota l’esistenza a nora, città posta sulla costa sud dell’isola, a breve distanza da Cagliari, di un tempio di Eshmun/Esculapio importante già in età punica e poi romana.Da lí provengono statuette fittili di giovani dormienti/incubanti, di cui uno avvolto dalle spire del serpente/Esculapio. Questa iconografia non ha nulla a che vedere con Telesforo, ma dimostra la conoscenza nell’isola della pratica dell’incubazione, almeno in connessione con il dio maggiore della triade salutifera.Sempre in Sardegna, altre notizie interessanti arrivano da Sulki (Sant’Antioco), dove recentemente è stato identificato un tempio dedicato anch’esso a Eshmun/Esculapio, in cui gli studiosi ritengono che si praticasse l’incubatio. Anche se finora in nessuno di questi luoghi sono state rinvenute (o riconosciute?) statuette di Telesforo, che cosa impedisce di postulare una possibile conoscenza/presenza del piccolo dio, accanto al padre Esculapio, magari raffigurato con le sembianze generiche di un fanciullo incubante?

samente dedicati, Esculapio veniva evocato anche in relazione ai culti delle acque salutari e la Sardegna è disseminata di luoghi sacri di questo tipo, attestati da consistenti depositi di terrecotte votive. Uno di essi si trova proprio ad Alghero, dove l’im-ponente pozzo nuragico-romano abbonda di ex voto, soprattutto ana-tomici. Il santuario è panteistico, ma

Statuina in terracotta che raffigura un giovane intento alla pratica dell’incubazione, da nora. Il rito consisteva nel giacere in un luogo sacro, fino ad addormentarsi e a sognare: tali sogni, creduti inviati dall’entità extraumana titolare del santuario in risposta ai quesiti del fedele, venivano poi interpretati dagli indovini. nel caso di Telesforo, si credeva che il dio avrebbe cosí comunicato la cura da seguire per ottenere la guarigione.

la presenza di ex voto riconducibili alla triade igea-esculapio-telesforo

prova la diffusione dei culti salutiferi

a r c h e o 63

A destra: statua di Igea. I sec. d.C. Kassel, Antikensammlung.In basso: terracotta raffigurante una mano che tiene un serpente, da Santa gilla (Cagliari). Il confronto tra le due immagini ne evidenzia l’affinità e rafforza l’ipotesi che il toponimo della località sarda non sia altro che una deformazione dell’originario Santa Igia, a sua volta discendente dal nome della dea legata a Esculapio.La circostanza è un’ulteriore conferma della diffusione, fin da epoca antica, dei culti salutiferi nell’isola.

SCOPERTE • sardegna

64 a r c h e o

a r c h e o 65

un confronto simile a quello della mano che tiene il serpente (vedia p. 63). In questo caso si trattadella mano che regge un rotolodi pergamena. Lo vediamo qui

attestato da una terracotta rinvenutaa Santa gilla e da una statua di Esculapio, proveniente dall’Isola Tiberina (Roma), dove sorse, nelIII sec. a.C., un tempio dedicato al dio

della medicina. La scultura è la copia romana di un originale greco e risale al II sec. d.C. È conservata a Roma,nel Museo nazionale Romanoin Palazzo Altemps.

detto, era la sorella di Telesforo, anch’essa dotata di virtú terapeuti-che come il padre e il fratello. Le terrecotte, del resto, forniscono in-dizi significativi in tal senso, giacché fra di esse vi sono una mano con un serpente, che ricorda quella di Igea nell’atto di nutrire il serpente da una coppa, tenendolo avvolto nel braccio, e una mano che stringe un rotolo, riconducibile all’iconografia di Esculapio.Esculapio, Igea e Telesforo: quest’ul-timo – per ora – risulta attestato solo tra le comunità di Carbia e Turris Libisonis, nella sua accezione di protettore dei bambini. Ma per-ché proprio in questo territorio? Il rinvenimento in Spagna di diverse statuine in terracotta raffiguranti il piccolo dio, talvolta anche in forma di tintinnabulum (campanello), con-

sente di ipotizzare un suo arrivo nella Nurra dalla penisola Iberica, attraverso la rotta che nella prima età imperiale la collegava alle coste della Sardegna settentrionale.

gli armatori di turrisMa Telesforo può essere arrivato anche da Roma, sulle navi di quei navicularii Turritani, imprenditori marittimi di Turris Libisonis, cosí attivi nel porto di Ostia da lasciare traccia di sé nei mosaici del cosid-detto piazzale delle Corporazioni, una piazza porticata la cui decora-zione musiva rende omaggio alle attività commerciali che facevano la ricchezza della città.La ricerca su Telesforo in Sardegna non è ancora finita ed è assai proba-bile che il dio bambino (e con lui la sorella Igea) non tardi a farsi rico-

noscere in altri luoghi e in altre forme. Per il momento ci acconten-tiamo di averlo ritrovato a far com-pagnia ai piccini morti nella Nurra e speriamo che possa accompagnare anche i lettori-vacanzieri a fermarsi nel Museo della Città di Alghero, la cui apertura è imminente, e nell’An-tiquarium Turritano di Porto Torres: qui, insieme a tanti altri volti e sto-rie del passato, li aspetta il piccolo dio, finalmente riscoperto nono-stante la sua millenaria capacità di rimanere nell’ombra.

La scoperta di Telesforo è avvenuta nell’ambito delle ricerche effettuate da chi scrive per uno studio in corso con l’Università di Pisa, in collaborazione con Daniela Rovina e Gabriella Gaspe-retti della Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro.