Pittura vascolare e politica ad Atene e in Occidente: vecchie teorie e nuove concezioni, in M....

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Monica de Cesare PITTURA VASCOLARE E POLITICA AD ATENE E IN OCCIDENTE: VECCHIE TEORIE E NUOVE RIFLESSIONI Estratto da Arte-Potere Forme artistiche, istituzioni, paradigmi interpretativi Atti del convegno di studio tenuto a Pisa Scuola Normale Superiore, 25-27 Novembre 2010 A cura di Marianna Castiglione e Alessandro Poggio Milano, LED Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 2012

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Monica de Cesare

PITTURA VASCOLARE E POLITICA AD ATENE E IN OCCIDENTE:

VECCHIE TEORIE E NUOVE RIFLESSIONI

Estratto da

Arte-Potere

Forme artistiche, istituzioni, paradigmi interpretativi Atti del convegno di studio tenuto a Pisa

Scuola Normale Superiore, 25-27 Novembre 2010 A cura di Marianna Castiglione e Alessandro Poggio

Milano, LED Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 2012

ISBN 978-88-7916-503-7

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Scuola Normale Superiore, Pisa

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SOMMARIO

Introduzione 7

Il re e la comunicazione del potere nell’arte siro-ittita (XI-X sec. a.C.) 11Stefania Mazzoni

Scrittura e potere nella Grecia arcaica: il caso di Creta e Cipro 33Albio Cesare Cassio

Bacchiads, Cypselids and Archaic Isthmia 45K.W. Arafat

I signori di Corinto e l’arte della città. La formazione della polis 57sotto le dinastie bacchiade e cipselideRachele Dubbini

Observations on feminity and power in early Greece 77Alan Johnston

Myth and images on the Acropolis of Athens in the Archaic period 87Fabrizio Santi

Pittura vascolare e politica ad Atene e in Occidente: vecchie teorie e nuove riflessioni 97Monica de Cesare

Società, architettura e immagini all’origine dell’arte romana 129Gabriele Cifani

Oligarchie al potere: gnorimoi e politeia a Taranto 147Enzo Lippolis

Art and power in Archaic Greek Sicily. Investigating the economic substratum 173Franco De Angelis

Greek choral lyric poetry and the symbols of power 185Herwig Maehler

Altari e potere 195Clemente Marconi

L’artista alla sbarra: il processo a Fidia. Distorsioni storiche, invenzioni letterarie 207Eva Falaschi

Immagini venatorie e monumenti dinastici: l’Impero Persiano tra centro e periferia 227Alessandro Poggio

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SOMMARIO

Lycian dynast, Greek art: the two small friezes of the Nereid Monument at Xanthos 243Francis Prost

Skopas alla corte macedone? Motivi stilistici skopadei tra Grecia e Macedonia 259Gianfranco Adornato

Immagini e potere alla corte dei Tolemei 273Elena Ghisellini

La tomba dei Giulii a Glanum (St. Rémy-de-Provence) in Gallia Narbonensis.Le ambizioni politiche del programma iconografico 301Maurizio Paoletti

Modelli urbani per forme di autorappresentazione locale. Il monumento funerariodi un eques pompeianus a Porta di Nocera 325Marianna Castiglione

L’arte augustea negli studi attuali: una nota 339Eugenio Polito

Ercole: l’immagine del potere (da Traiano ai Severi) 347Michela De Bernardin

Signa come segni. Riletture dell’antico per i Barberini 361Lucia Faedo

Referenze fotografiche e iconografiche 381

Elenco degli autori 387

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PITTURA VASCOLARE E POLITICA AD ATENE E IN OCCIDENTE: VECCHIE TEORIE E NUOVE RIFLESSIONIMonica de Cesare

Il dibattito acceso da John Boardman alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso 1 sul rapporto tra pittura vascolare e politica nell’Atene di età arcaica e classica, variamente sfuma-to nell’insidiosa marca di propaganda politica, appare oggi suscitare nuovi quesiti e rinnovate questioni, alla luce delle più recenti metodiche di approccio alla lettura delle immagini nella Grecia antica.

La questione in realtà precede Boardman, che come è noto ha incentrato la sua disa-mina principalmente – ma non solo – su Eracle e sui Pisistratidi, e vede invece coinvolta in prima istanza la saga di Teseo, il famoso «eroe della democrazia ateniese»; ciò accade già con Edmond Pottier, agli inizi del Novecento 2, e qualche decennio più tardi con Karl Schefold 3, che, attingendo anche alla documentazione vascolare, attribuisce a Clistene la responsabilità della creazione di Teseo come eroe nazionale.

L’ingresso dirompente, seppur cauto, di Boardman nella formulazione del riconoscimen-to di un ruolo della pittura vascolare nella «manipolazione politica del mito» 4, con il suo arti-colo del 1957 nel Journal of Hellenic Studies, a firma doppia con Parke 5, sancisce una nuova linea anglosassone di approccio allo studio delle immagini sui vasi, garantita dalla autorevolez-za dello studioso inglese.

Centrale inoltre per la definizione e sanzione di un tale tipo di approccio appare il Sympo-sium tenutosi ad Amsterdam nel 1984 (Ancient Greek and related pottery) 6, nel quale un’intera sezione del Convegno è dedicata ai Political and sociological factors as reflected in iconography,

1 Parke - Boardman 1957. 2 Pottier 1901, in parallelo con Eracle. Ma si veda ancor prima Helbig 1897, a proposito della figurazione di una coppa di Londra del Pittore di Lysippides, riconnessa con la vicenda pisistratea di Pallene (sui cui, più di recente, Williams 1983, 135-136; 1986; Angiolillo 1997, 116 nota 54). 3 Schefold 1946; analogamente Jacoby 1949, 394 nota 23. Secondo Schefold (1946, 65), gli Alcmeonidi avrebbero commissionato un poema, perduto, che doveva narrare le nuove avventure dell’eroe, ispirando la pit-tura vascolare: si veda Neer 2002, 154. Si ricordi inoltre il tentativo di Smith 1929 (ripreso e discusso in Shapiro 1980 e 1989, 16) di classificare come pro-Alcmeonidi i pittori della cerchia di Andokides e come pro-Pisistratide la bottega di Epiktetos, proposizione subito liquidata da Beazley come «an ingenious flight of fancy» (Beazley 1931b, 120); l’assunto di Smith anticipa in qualche modo l’idea di Boardman di Exekias supporter degli Alcmeoni-di. Sul rapporto tra produzione ceramica e Pisistratidi si veda poi Kluwe 1967. 4 L’espressione è in Boardman 1975, 12; si vedano anche Boardman 1989a, 158; 1996, 19; Osborne 1983-1984. 5 Supra, nota 1. 6 Brijder 1984.

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aperta naturalmente da Boardman 7. Lo studioso in questa sede introduce possibili connessioni dell’iconografia di Eracle, oltre che con i Pisistratidi, anche con altri esponenti dell’aristocrazia ateniese, come gli Alcmeonidi, trasformando l’associazione Atena-Eracle in un’immagine poli-tica in senso più lato.

Partendo da analisi statistiche sulla distribuzione cronologica e quantitativa delle pitture vascolari, nonché dalla registrazione delle varianti iconografiche introdotte nella raffigurazione di un mito, lo studioso testa le fonti storiche relative alle vicende politiche dell’Atene arcaica, connettendo la popolarità del tema figurativo della lotta tra Apollo ed Eracle per il possesso del tripode nella seconda metà del VI sec. a.C. con la prima guerra sacra 8, e passando poi, a partire dal suo articolo del 1972, Herakles, Peisistratos and sons 9, a enucleare le strette inter-connessioni tra Eracle e i Pisistratidi 10. Sono proposte in tal modo interpretazioni in chiave politica di variazioni o innovazioni del repertorio iconografico, quali la sostituzione di Tritone a Nereo come antagonista di Eracle a partire dalla metà circa del VI sec. a.C., collegata con la vittoria di Pisistrato su Megara 11, la nascita e diffusione del tema dell’ingresso di Eracle al l’Olimpo su carro, accompagnato da Atena, ancora alla metà circa del secolo, connesse con il trionfale ritorno del tiranno dopo il primo esilio (Fig. 1) 12; e ancora, l’affermarsi dell’Eracle mousikos a partire dal 530 ca. a.C., ricondotto alla regolamentazione degli agoni rapsodici nelle Panatenee 13, la sparizione di ogni indicazione di violenza nell’episodio della cattura di Cerbero e l’ingresso di Trittolemo nell’iconografia vascolare a partire dal 540-530 ca. a.C., messi in relazione con il rapporto dei Pisistratidi con l’ambiente eleusinio (Fig. 2) 14. Si arrivano quindi a sondare altri eroi (Aiace in primis) e saghe epiche dipinte sui vasi e del tutto estranee alla tradi-zione letteraria, quali in primo luogo l’episodio di Achille e Aiace giocatori di dadi, introdotto, come è noto, nel repertorio iconografico da Exekias (Fig. 3) 15 e letto come allusione in chiave anti-tirannica alla vittoria di Pisistrato a Pallene e al suo ritorno ad Atene, secondo il racconto di Erodoto 16.

Tale impostazione metodologica, mantenuta da Boardman nei dovuti toni cauti 17 ma spinta faziosamente in alcuni casi verso etichette più estreme sia da oppositori che da soste-

7 Boardman 1984. 8 Parke - Boardman 1957; Boardman 1978c; Boardman et al. 1990, 141. 9 Boardman 1972 e, più di recente, 1989a. 10 Una sintesi delle tappe di tale percorso critico in Rosati 2002; per un bilancio di tale approccio: Brandt 1997. Si veda anche l’intervento di F. Santi in questo volume. 11 Si vedano anche Boardman 1989b e 1991, 91; inoltre Glynn 1981; Ahlberg-Cornell 1984, 103; Pipili 1992, 835; Angiolillo 1997, 138; Icard-Gianolio 1997, 72; Nadal 2008, 42-43; Mackay 2010, 140-141 e 383-384. 12 Hdt. 1.60.4-5. Si vedano Boardman 1972, 61 ss.; 1991, 87-88; infra. Si consideri, inoltre, da ultimo, An-giolillo 2009 (con disamina della bibliografia); Mackay 2010, 183 ss. sull’anfora Faina da Orvieto di Exekias (si-gnificativa la titolatura data alla scena dipinta sul lato B del vaso: «Chariot scene (perhaps Peisistratos)»). Sull’in-troduzione poi del motivo del gorgoneion sullo scudo e sull’egida di Atena alla metà del VI secolo, interpretata alla luce del legame tra la dea e Pisistrato: Halm-Tisserant 1986. 13 Boardman 1972, 69; 1975, 10-11; Boardman - Palagia - Woodford 1988, 810 ss., in particolare 816; si vedano anche Schauenburg 1979; Angiolillo 1997, 140. Inoltre, da ultimo, con nuovi spunti esegetici, Berlinzani 2002. 14 Boardman 1975 e 1991, 91. Si vedano anche Hayashi 1992, 8 ss.; Angiolillo 1997, 139. 15 Infra, nota 83. 16 Hdt. 1.63.1. Si veda Boardman 1978a; infra. A sostegno della sua tesi Boardman valuta anche l’associa-zione del tema di Achille e Aiace con quello del ritorno dei Dioscuri, dipinto sul lato B dell’anfora del Vaticano (come su un’altra anfora frammentaria di Exekias: infra, nota 83). I Dioscuri, di origine spartana in quanto figli di Tindaro, non potevano che avere, secondo Boardman, un significato politico anti-tirannico: di lì a pochi anni infatti i Pisistratidi sarebbero stati cacciati dagli Spartani alleati degli Alcmeonidi. Di segno opposto l’interpreta-zione di Hermary (1978), che, leggendo la scena come l’introduzione dei Dioscuri all’Olimpo e constatando che le raffigurazioni di apoteosi di Castore e Polluce nella ceramica attica si datano tra il 540 e il 510 a.C., interpreta la coppia divina come immagine simbolica dei figli di Pisistrato (così Angiolillo 1997, 131), richiamando anche il di-scusso caso del cavaliere Rampin (su cui peraltro anche Boardman 1978b, fig. 114). Mommsen 1980 e 1988 pensa, più acutamente, a nostro avviso, a un parallelo tra i gemelli divini e Achille e Aiace, sostenendo che l’intento del pittore era quello di rappresentare Aiace come di pari grandezza ad Achille e dunque di celebrare il Salaminio co-me eroe attico; così, ma con qualche correttivo, Mackay 2010, 348, che riconduce l’associazione a uno dei poemi del ciclo epico. 17 Numerosi sono i richiami alla cautela nei suoi scritti; da ultimo, Boardman 2001, 208-209.

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nitori (che hanno trasformato variamente la marca di riflesso o valenza politica nella pittura vascolare in quella di propaganda e manifesto ideologico), ha suggellato di fatto una procedura che, portata all’estremo, fa di certe figure mitiche una diretta ipostasi di personaggi politici ateniesi e di alcune generiche scene dipinte sui vasi una vera e propria trasposizione metaforica o riecheggiamento diretto di puntuali episodi politici a noi noti dalle fonti. È esemplare al riguardo il caso della lettura proposta da Boardman della famosa anfora di Oxford del Pitto-re di Priamo, da Cerveteri (Fig. 1) 18, con il tema di Eracle su carro accompagnato da Atena, che riporta nello spazio tra i volti dei due personaggi l’iscrizione Herakleous kore, intesa dallo studioso come epiteto della dea, «figlia di Eracle», sottintendendo, in uno stretto intersecarsi del piano mitologico con quello metaforico, un rimando a Phye, nuora di Pisistrato, la donna che, secondo il racconto di Erodoto, si sarebbe travestita da Atena guidando il carro sul quale Pisistrato, novello Eracle (secondo Boardman), avrebbe fatto ritorno ad Atene dopo il primo esilio 19.

Non starò in questa sede a ripercorrere le diverse e articolate argomentazioni addotte da Boardman in una serie di articoli pubblicati tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso e più di recente ancora in The history of Greek vases 20, né proverò a riassumere le nette riserve e le serrate critiche apportate ad alcuni aspetti o all’intera impostazione metodologica dello studioso inglese da alcuni colleghi 21 – a cominciare da Bažant, Osborne, Moon, Cook e Block, e poi, più di recente, Brandt e Rosati 22 –, o infine le integrazioni, correzioni o varianti inter-pretative più o meno efficaci o felici proposte da altri studiosi su una più o meno comune linea metodologica con Boardman – penso in primo luogo ai diversi contributi di Shapiro 23, ma anche a Williams 24 e, per l’ambiente italiano, alla Angiolillo 25. Proverò soltanto a riformulare il problema, non partendo da una confutazione, ma aprendo all’Occidente e cercando di abbrac-ciare un’ottica non unicamente incentrata sui produttori delle immagini, ma anche sui fruitori e i possibili destinatari di esse.

Per poter avviare tale riformulazione, è tuttavia necessario precisare e ricordare che, ac-canto al gruppo di documenti sinora illustrato e fatto oggetto di analisi da parte di Boardman, ovvero la serie di iconografie mitiche con possibili impliciti rimandi alla più o meno contem-poranea realtà politica, nelle quali accanto a Eracle e ad Aiace un ruolo primario svolgono anche le tematiche teseiche 26, vi sono poi quei pochi documenti vascolari (le rare scenes di

18 Beazley 1931a, tavv. 7.9, 8.5-6, 9.3; ABV, 331, n. 5; Boardman - Palagia - Woodford 1988, 809, n. 1423, tav. 538; Beazley Addenda2, 90 (con ulteriore bibliografia). 19 Boardman 1972, 64 ss.; 1996, 29-30, con esegesi in chiave ‘politica’ anche dell’iscrizione kalos Munichos che compare sul vaso insieme all’altra; inoltre, in sintesi, Angiolillo 1997, 136-137, con illustrazione e discussione delle diverse esegesi del vaso. Beazley (1931a) leggeva invece la didascalia come frutto dell’erronea contrazione di due differenti espressioni: Herakleous (al genitivo, sottintendendo «immagine di»), e Dios kore, epiteto ricorrente in riferimento ad Atena. Moon (1983b, 106) pensa invece che l’espressione vada letta come «aiutante di Eracle» (per il significato di kore su un vaso di Napoli dello stesso Pittore di Priamo, infra, nota 66); similmente Angiolillo (1997, 136), che a ragione interpreta «Atena (protettrice) di Eracle». 20 Boardman 2001, 202 ss. 21 Per alcuni richiami specifici, note supra e infra. 22 Bažant 1982; Osborne 1983-1984; Moon 1983b; Cook 1987; Blok 1990; Brandt 1997; Rosati 2002; si aggiunga inoltre, da ultimo, Santi 2010, 330 ss. 23 In particolare nello studio dei rapporti tra iconografia vascolare e attività di culto ad Atene sotto i ti-ranni (ma con presa di distanza, in alcune sedi, rispetto a un’idea della pittura vascolare come strumento diretto di propaganda politica): Shapiro 1980; 1981a; 1981b; 1982; 1983; 1984; 1989, 16-17 e passim; 1991; 1992; 1993; 1994; 1996; 1998. 24 Williams 1983, in cui gli Alcmeonidi sono considerati responsabili della diffusione di certi miti eraclidi come simboli politici sia prima dei Pisistratidi che dopo la caduta della tirannide; inoltre Williams 1986 e 2009. 25 Angiolillo 1997, 115 ss.; 2009. 26 Si vedano al riguardo, dopo Schefold 1946, Kardara 1951; Fink 1960; Shefton 1962; Friis Johansen 1969; Webster 1972, 82 ss., 252 ss.; Gauer 1980, in particolare 129 ss.; Boardman 1982; Shapiro 1982; Laurens 1986; Neils 1987, 148-151; Pollitt 1987; Shapiro 1989, 143 ss.; 1991; 1992; 1994; Neer 2002, 154 ss.; Servadei 2005, 202 ss.; Nadal 2007, 162 ss. Si vedano inoltre miti di minore popolarità, quali quello di Borea e Orizia, la cui diffusione sui vasi a partire dal 480-470 a.C. è stata messa in relazione con il presunto intervento di Borea in favo-re degli Ateniesi nella battaglia di Capo Artemisio (in sintesi Neer 2002, 164 ss., con bibliografia di riferimento a nota 101; inoltre Arafat 2002, 109-110; Massa-Pairault 2007, che interpreta il soggetto come un tema funzionale

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Webster) 27, nei quali il collegamento con temi politici risulta forse più esplicito e immediato, almeno all’apparenza, come il piccolo gruppo di raffigurazioni dei tirannicidi (Figg. 9-11) 28 e anche la singolare immagine di Creso sulla pira dell’anfora del Louvre di Myson (500-490 a.C.; Fig. 16) 29. Inoltre, a completamento del quadro, che è necessario ricomporre, è opportuno aggiungere quella serie di testimonianze nelle quali la scrittura, le iscrizioni, hanno indirizzato verso un’interpretazione storicizzante della figurazione. Penso ad esempio all’oinochoe di Am-burgo della maniera del Pittore di Trittolemo, con la raffigurazione di un Greco che si appresta a sodomizzare un Persiano, al quale si associa l’iscrizione kubade esteka Eurumedon eimi («sto chinato, sono Eurimedonte»; 460 ca. a.C.; Fig. 4) 30, con rimando alla nota vittoria di Cimone, come espressione del trionfo sui barbari 31, o al caso ben più problematico dell’anfora del Pitto-re di Copenhagen (480-470 a.C.) 32, con la personificazione dello Strimone, insieme a Okeanos e Nilo nell’ambito della rappresentazione di Eracle nel Giardino delle Esperidi – collegata da Tiverios alla politica espansionistica dell’Atene cimoniana 33 –, o a quei vasi con iscrizioni che riportano nomi riconducibili a uomini politici noti dalle fonti, come per esempio la famosa pisside del 540-530 a.C. da Merenda con il nome di Stesagoras 34 (Fig. 5), il vincitore olimpico figlio di Cimone, secondo Immerwahr, Mommsen e Mackay 35. Quanto al piatto di Paseas da Chiusi conservato a Oxford (520 a.C.; Fig. 6), con arciere in costume orientale su cavallo e l’iscrizione Miltiades kalos 36, questo costituisce un caso ancora diverso, legandosi al problema del kalos (e dunque alle aristocratiche pratiche simpotiche) e considerando che non necessaria-mente il nome debba associarsi alla figura dipinta dal ceramografo 37, come anche l’iscrizione Hippokrates kalos su tre vasi del penultimo decennio del VI sec. a.C. (Fig. 7) 38.

all’interesse dei Filaidi nel Nord Egeo, ricordandone però la connessione anche con gli Eumolpidai); o ancora il tema dell’inseguimento di Egina da parte di zeus, la cui fioritura sui vasi attici (490-450/440 a.C.) è stata rappor-tata alle relazioni tra Atene e Egina (Arafat 1990, 78 ss.; 2002, 110 ss.). 27 Webster 1972, 74 ss. 28 Si tratta di nove vasi in tutto (infra), già al centro dell’attenzione di Beazley 1948 e su cui, da ultimo, si sono soffermati Oenbrink 2004 e Schmidt 2009. 29 ARV 2, 238, n. 1; Devambez 1954; Beazley Addenda2, 201; Laurens 1989; Denoyelle 1994, 120-121 e 193, n. 55 (con ulteriore bibliografia); Arafat 2002, 107-108. 30 Schauenburg 1975; Pinney 1984. 31 Neer 2002, 164 ss., che parla per la figurazione di tale vaso di immagine che esprime i valori caratteri-stici del V sec. a.C., riassumibili nell’anti-Medismo e nei privilegi maschili, oltre che nell’autoctonia; lo studioso cita a tal proposito anche la famosa coppa del Pittore di Oxford-Brygos, con la raffigurazione della lotta tra Greci e Persiani, da lui identificati con i combattenti nella battaglia di Platea. Si vedano inoltre Arafat 2002, 101-104; Kilmer 2002, 135 ss.; Giuman 2007, 128-129 a proposito dell’immagine del barbaro nell’Atene del secondo quar-to del V sec. a.C.; Cohen 2010, 168-169. 32 Cahn 1988; Tiverios 1991; Cahn 1994, 32, n. 4, tav. 22; Weiss 1994, 815, n. 1, tav. 577 (con rimandi interni). 33 Tiverios 1991; si vedano anche Cromey 1991, 166 nota 6; Shapiro 1992, 32. 34 Già attribuita a Exekias (ARV 2, 1699 e con più cautela Beazley Para., 61), è stata ora espunta dalla produzione di tale ceramografo: Mackay 2010, 347 nota 148, e 353, n. X3, tav. 80 (con bibliografia). 35 Sulla discussa identificazione di tale personaggio: Immerwahr 1972, 184, che parla di «gift to a member of the Philaid family»; Moore 1980, 433 nota 128, con menzione di Hdt. 6.103; 1986, 114 nota 55; Shapiro 1981b, 174; 1989, 157, che la considera una «special commission»; Mommsen 2002, 32-38; Mackay 2010, 353. Analo-go l’indirizzo interpretativo esercitato sull’anfora di Monaco dall’Italia meridionale, con la raffigurazione di un auriga denominato Alkmeon, ricollegato all’Alkmeone, figlio di Megacle che per primo vinse la corsa dei carri a Olimpia nel 592 a.C.: ABV, 401, n. 6; Cromey 1991, 166 nota 6. 36 Beazley 1927, tav. I.5; ARV 2, 1061; Beazley Para., 337; Beazley Addenda2, 182; Cromey 1991, 166 nota 6; Neer 2009, 206-207. 37 Così Neer 2009, 206. 38 Anfora di Psiax con Eracle su carro: ABV, 294, n. 23; Lullies 1956, tavv. 153.1-2, 154.1-4, 188.1; Beazley Addenda2, 77; anfora del Gruppo delle Tre linee con Eracle su carro: ABV, 321, n. 9; Beazley Addenda2, 86; hydria della maniera del Pittore di Lysippides con donne alla fontana (Fig. 7): Walters 1931, III He, tavv. 88.3 e 91.1; ABV, 261, n. 41, e 667; Beazley Addenda2, 68. Sulla interpretazione delle iscrizioni su tale gruppo di vasi: Webster 1972, 61-62; Shapiro 1980; Immerwahr 1990, nn. 144 e 1169; si veda anche Boardman 1972, 66. Sui problemi poi di cronologia dell’Onetorides kalos che compare su tre vasi di Exekias (tra cui sull’anfora del Vaticano con Achille e Aiace giocatori di dadi), da ultimo, Mackay 2010, 384-386, con richiamo alla tesi di Slater 1999 sul kalos come strumento di pubblicità per un membro di una famiglia cliente e protettrice di una bottega. Si veda infine, sul-l’Hipparchos kalos, da ultimo, Neer 2009.

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La prima precisazione da fare, a mio avviso, per affrontare correttamente tutta questa massa di documentazione, è quella di focalizzare i termini della questione e gli interlocutori del mondo delle immagini veicolato dai vasi: ci sono gli artigiani attici, i pittori e i vasai, ci sono gli acquirenti dei vasi, Ateniesi e non, ci sono gli oggetti, i vasi con i loro aspetti funzionali valorizzati nei diversi contesti, ci sono le immagini dipinte con i loro meccanismi di produzione e il linguaggio delle immagini condiviso con altri media, e c’è il politico in senso lato che rifun-zionalizza il mito per costruire messaggi ideologici identitari legando la sfera politica a quella religiosa, cultuale, artistica.

Per quanto riguarda gli artigiani, è opportuno chiedersi se è possibile ipotizzare un dialo-go di essi con il politico 39, aspetto che necessariamente richiede una definizione dello statuto dell’artigiano nell’Atene del VI e V sec. a.C., un annoso problema ancora di fatto irrisolto, che si associa, tra gli altri, a quello delle firme apposte sui vasi, sempre più interpretate in relazione anche alla clientela oltre che in rapporto a ceramisti e ceramografi 40. Sullo status sociale degli artigiani di recente la critica si è orientata in direzione di una rivalutazione di esso 41, sino a postulare l’ipotesi limite della presenza di aristocratici nel Kerameikos ateniese 42. Tale stretto contatto tra artigiani e aristocrazie potrebbe essere anche supportato dai diversi potter-portraits su vasi dei Pionieri 43, che ritraggono se stessi in contesti aristocratici di simposi; tali immagini ambigue potrebbero rimandare piuttosto, secondo la recente ben argomentata ipotesi di Neer, a «fantasy-image for elites within the drinking group», rispecchiando aspirazioni ‘sovversive’ di un gruppo di artigiani di chiara fama esplicitate in un «imaginary symposium of equals» 44, o forse preferibilmente rappresentare un’immagine di promozione non solo del proprio status, ma anche della propria ‘arte’ e del ruolo di essa nel contesto aristocratico del simposio, sempre comunque configurandosi non come proiezioni di una realtà, bensì come costruzioni fanta-stiche, concettuali, al pari dell’immagine della bottega di ceramisti incoronati da Atena sulla kalpis del Pittore di Leningrado 45, dove però la techne è più esplicitamente esibita 46.

Rimane a tutt’oggi difficile dunque stabilire, sulla base della documentazione a nostra disposizione, un possibile contatto diretto tra gli artigiani e la classe politica ateniese, pur ammettendo la possibilità di special commissions 47 e riconoscendo l’inserimento di pittori e vasai all’interno di un contesto storico-politico, religioso, monumentale e culturale in senso lato riecheggiato e tangente al mondo delle immagini dipinte sui vasi; si pensi infatti che, se non l’artigiano, certo il vaso, come gli stessi Pionieri ci ricordano con i loro autoritratti, veniva comunemente in contatto con l’ambito simpotico 48, che è uno dei luoghi del ‘politico’, intera-

39 Già Moon 1983b, 97; Brandt 1997, 315. Si veda inoltre, su tale problema, Stissi 1999, 88-89. 40 Viviers 2002, 80; 2004; 2006. Già Williams 1995, 157, in cui si richiama il ‘potenziale’ degli acquirenti privati; così Laurens 1995, 163. Villard (2002, 782) ritiene che «variations que l’on peut esquisser dans la signi-fication des signatures pourraient correspondre à des variations dans la nature de la clientèle». Di contro, da ultimo, Villanueva Puig 2007. 41 Birchler Émery 2008; Williams 2009, con una rivalutazione dell’aspetto figurativo della nudità. Sul livel-lo culturale elevato poi di certi pittori, indiziato da un uso della scrittura nell’imagerie vascolare: Schmidt 2005, seppure per un contesto più tardo (Pittore di Dario). 42 Così Williams 1997 e Kreuzer 2009 sulla possibile coincidenza tra la persona del Pittore di Kleophrades e Megakles. L’ipotesi è suggerita da uno skyphos molto frammentario di tale pittore con l’iscrizione lacunosa MEGA[…] posta di fronte a una figura maschile seduta (Agamennone secondo Williams). L’iscrizione è stata interpretata da Beazley come il nome del kalos, Megacle, e invece ricondotta da Williams, per l’assenza di ogni traccia della parola kalos e per l’incongruenza cronologica con il Megakles kalos dipinto dai Pionieri (Phintias e Euthymides) e più tardi dal Pittore di Kleophon e dal Pittore di Oreste, alla firma del pittore o del vasaio, conclu-dendo che il reale nome del Pittore di Kleophrades doveva essere Megacle. 43 Neer 2002, 87 ss.; si veda anche, da ultimo, Catoni 2010, 296 ss. 44 Neer 2002, 106; analogamente, seppure con sfumature diverse, Catoni 2010, 333. Si veda anche a tal proposito, Shapiro 1981a, che ritiene che la perdita in popolarità tra il 510 e 480 di tali scene di corteggiamento rappresenti la reazione contro le classi aristocratiche in associazione con i Pisistratidi, nel contesto della nuova democrazia clistenica e specialmente durante il movimento post-persiano attraverso la democrazia radicale. 45 ARV 2, 571, n. 73; Beazley Addenda2, 261; Sena Chiesa - Arslan 2004, 120, n. 100. 46 Si veda Catoni 2010, 359-361; analogamente, a proposito dei vasi con la raffigurazione di donne alla fontana, Ferrari 2003, 49 ss. 47 Webster 1972, 42 ss.; da ultimo, sulla questione, de Cesare c.s. (con bibliografia recente di riferimento). 48 Catoni 2010, 214-215.

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gendo con esso come con la pratica religioso-cultuale e rituale. L’artigiano inoltre dialoga – è oggi dato acquisito – con gli acquirenti, siano essi politai ateniesi, appartenenti a una classe o a una fazione politica locale, o anche consumatori stranieri, orientando la sua produzione sulla base della predilezione per certi temi figurativi di fasce diverse di mercato 49.

È opportuno dunque, quando si avviano analisi statistiche sulle immagini, tenere in conto il luogo (e anche il contesto, naturalmente!) di rinvenimento dell’oggetto, qualora noto, come già suggerito a suo tempo da Warren Moon 50, considerando che certamente non si può pensa-re solo a un «second-hand market» per le ceramiche attiche destinate all’esportazione 51. È da rilevare, per esempio, che praticamente tutti i vasi decorati con scene che ritraggono Eracle su carro accompagnato da Atena provengono dall’Etruria 52, in particolare da Vulci (possibilmen-te da contesti funerari); questo dato senz’altro deve essere letto anche in rapporto alla storia dei rinvenimenti dei vasi attici e alla casualità di essi, ma ugualmente stimola a interrogarci se die-tro la diffusione di tale tema, al di là delle allusioni a realtà politiche locali, non si celi anche un motivo più semplicemente connesso con il valore eroizzante (fors’anche a sfondo escatologico) del soggetto, come anche Christoph Reusser suggerisce 53.

È utile inoltre ricordare l’aspetto funzionale di questi vasi, che un’ottica unicamente in-centrata sulle immagini sembra svilire o mettere in ombra. Non è dato da trascurare infatti, a mio avviso, che la maggior parte delle scene di partenza di Eracle su carro siano dipinte su an-fore o vasi per il simposio, o che il tema delle donne alla fontana – altro soggetto ricollegato ai Pisistratidi, comparendo in pittura vascolare a partire dal 530 a.C. (Figg. 7-8) 54 – decori quasi unicamente hydriai, un tipo di vaso notoriamente di pertinenza femminile, al centro peraltro della celebrazione degli Hydrophoria, nell’ultimo giorno delle Antesterie, come ricorda Erika Simon a proposito delle hydriai decorate con questo soggetto 55; o ancora, che i ‘ritratti’ di pittori o vasai compaiano esclusivamente su vasi collegati con il simposio; o infine, che il tema dei Tirannicidi sia dipinto alla fine del V sec. a.C. su tre choes (una delle quali proveniente dal cenotafio di Dexileos; Fig. 11) 56, vasi comunemente usati nelle Antesterie, tralasciando la signi-ficativa testimonianza offerta dall’episema dello scudo di Atena dipinto su tre anfore panatenai-che del 403-402 a.C. (Fig. 12) 57, l’unico caso che, per la funzione ufficiale del vaso, potrebbe

49 Come ricorda Moon (1983b, 113), un «essential economic factor» doveva orientare l’industria ceramica ateniese. Su tale aspetto si veda de Cesare 2008. Ma già Boardman (1978a, 11-12), che precisa: «[…] the market determines the product, but the market can be conditioned and instructed». 50 Moon 1983b, 97. 51 Su tale teoria, formulata da Webster 1972, 293, 298, e discussa a più riprese, di recente, in sintesi, Reusser 2002, 10 (con bibliografia di riferimento); si veda inoltre, da ultimo, Mackay 2010, 2-3, 215-216 e 386, a proposito della testimonianza del dinos di Villa Giulia di Exekias da Cerveteri, con l’iscrizione «Epainetos mi ha donato a Charopos», per cui infra; infine, sul problema dell’uso o riuso dei vasi attici in Occidente: Catoni 2010, 119-120. 52 Un elenco delle occorrenze del tema in Brommer 1956, 94 ss. Si veda inoltre, a tal proposito, Moon 1983b, 106 e 113-114. 53 Reusser 2002, 180-181; si veda anche de La Genière 1999, 17-19, con presa di distanza dalla lettura po-litica di Boardman del tema. Alla predilezione per i cavalli e per i carri da parte dei compratori appartenenti alla classe aristocratica pensa Moon (1983b, 98), per giustificare la diffusione del soggetto; inoltre ivi, 106, sul valore eroizzante del tema. Si vedano anche Scheibler 1987, 95-96; Torelli 2007, 60-61, ripreso in Santi 2010, 334. 54 Infra, nota 61. 55 Simon 1983, 99, che riprende Diehl 1964, 128-133, con richiamo in particolare all’hydria di Londra (Fig. 8) con donne alla fontana alla presenza di Hermes e Dioniso (ABV, 333, n. 27; Beazley Addenda2, 90); si vedano inoltre Moon 1983b, 109-110; De Simone 2008. Di recente, su tale tema figurativo e in particolare sul pro-blema dell’identità sociale delle figure rappresentate, sono intervenuti anche Pfisterer-Haas 2002, 7 ss.; in sintesi (con bibliografia completa di riferimento), Iozzo 2003, richiamando anche la provenienza etrusca della maggior parte di tali vasi; Shapiro 2003; Ferrari 2003, 44 ss.; Kosso - Lawton 2009. 56 Schmidt 2009, 227 ss., figg. 9, 16 e 17 (con bibliografia di riferimento alle note 26, 48 e 49); si veda anche Oenbrink 2004, 38 ss.; l’autore osserva inoltre che le prime raffigurazioni del tema compaiono su vasi destinati al simposio connettendo l’immagine con l’ambiente aristocratico (infra, nota 72); su tale punto anche Schweizer 2006, 302. 57 de Cesare 1997, 69-70, nn. 427-429; Bentz 1998, 50 e 158, nn. 5.239, 5.244e 5.245, tavv. 95-97 (con bibliografia); Schmidt 2009, 228 nota 29 e fig. 10.

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realmente caricarsi di più puntuali significati politici, evocando possibilmente la caduta dei Trenta Tiranni ad Atene nel 403 a.C. 58.

È pur vero che la figurazione dipinta sui vasi è frutto di meccanismi produttivi, in cui la scelta di soggetti e schemi iconografici poteva derivare anche da impulsi esterni accolti dai ceramografi, quali esperienze visive legate alla realtà monumentale ateniese, al teatro, alla vita civica (cultuale e politica) della polis in cui gli artigiani vivevano 59. Se può, per esempio, essere plausibile che nell’iconografia delle donne alla fontana l’edificio raffigurato, qualificato in due casi da iscrizioni come Ka(l)li(r)rhoe e Kalirhe krene (Fig. 7) 60, possa ritrarre la monumentale fontana della polis ateniese ricordata dalle fonti anche in rapporto ai Pisistratidi e usata peral-tro durante i riti sacri delle Antesterie, non necessariamente si deve però concludere che tali raffigurazioni, data la presenza dell’edificio e l’esplicito riferimento per esso alla Kallirrhoe, siano il frutto di un voluto «richiamo all’opera dei tiranni», così come sostenuto da Boardman e poi ancora da Eva Keuls e più di recente dall’Angiolillo 61. Un collegamento in tal caso con una realtà cultuale locale, quale quella delle Antesterie (o piuttosto con qualche altra pratica ri-tuale collettiva di tipo iniziatico?), richiamata da Erika Diehl e dalla Simon, e ripresa di recente con nuovi argomenti da Ferdinando De Simone 62, ci sembra senz’altro più plausibile e meno contorto.

I recenti orientamenti del dibattito sul linguaggio per immagini, sviluppatosi dalla vec-chia disamina del rapporto tra pittura vascolare e produzione letteraria, hanno poi chiarito che dietro la tradizione figurativa vi è un sottofondo nutrito di oralità e formule visive, alla base anche della meccanica della comunicazione teatrale come delle ritualità religiose 63. A tal proposito quindi ci potremmo chiedere se il famoso rientro trionfale ad Atene di Pisistrato con la mascherata di Phye nei panni di Atena, riecheggiato più o meno esplicitamente secondo Boardman sui vasi dipinti con Eracle su carro accompagnato da Atena, non debba interpretarsi all’inverso come l’appropriazione da parte del tiranno di un linguaggio visuale ben compren-sibile agli Ateniesi, usi a personificazioni rituali di dei nei cerimoniali religiosi e nelle perfor-mances rituali – come suggerito da Sinos 64 –, ma anche forse già avvezzi, attraverso la cultura figurativa, all’immagine e al tema di Eracle su carro con Atena – la cui posteriorità rispetto all’evento storico sembra del tutto da discutere – o semplicemente al soggetto figurativo della divinità che sale sul carro, certo ben anteriore alla vicenda pisistratea 65. Se ammettiamo tale ipotesi, il tiranno avrebbe sfruttato dunque i mezzi della comunicazione non verbale, attuando un meccanismo di evocazione di un exemplum mitico a scopo di legittimazione politica.

Quanto ai vasi, non bisogna poi dimenticare la tradizione di bottega, le convenzioni e formule figurative consolidatesi all’interno di un’officina, come ha ben dimostrato Moon a pro-posito del Pittore di Priamo, nella sua serrata e convincente confutazione di alcuni assunti del Boardman: è così che l’anfora con l’iscrizione Herakleous kore (Fig. 1), collegata macchinosa-mente con Phye, rientrerebbe semplicemente nell’uso del Pittore di Priamo di creare epiteti per i suoi personaggi dipinti, dei, uomini ed eroi 66.

58 Si rimanda al riguardo all’acuta analisi condotta di recente da Schmidt 2009; si vedano in proposito an-che Ajootian 1998, 8; Ober 2003, 226 e 239 ss.; Oenbrink 2004. Gli altri tre vasi che riportano tale soggetto sono costituiti da uno stamnos probabilmente dall’Etruria, da uno skyphos a figure rosse da Gela e da una lekythos a figure nere da Atene, tutti databili in età severa (infra), cui è poi forse da aggiungere un frammento di skyphos del Pittore di Pan da Agrigento (ARV 2, 559, n. 147); inoltre, sulle provenienze di questi vasi, Beazley 1948, 28. 59 Infra. Così già Boardman 1978a, 11. 60 Si tratta dell’hydria della maniera del Pittore di Lysippides, che riporta anche l’iscrizione Hippokrates kalos, per cui supra, nota 38, e di un’hydria di Atene (ABV, 677; Worshiping women, 310, n. 338, M. Giannoupou-lou). 61 Boardman 1974, 206; Keuls 1983, 210; Angiolillo 1997, 120-121. Si vedano anche Webster 1972, 62; Shapiro 1980; Hannestadt 1984; Pedley 1987, 76-77. 62 Supra, nota 55. 63 In sintesi, de Cesare 1997; Catoni 2005. 64 Sinos 1993. 65 Su tale punto Brandt 1997, 323-324; si vedano inoltre Angiolillo 2009, 93-94; Santi 2010, 334. 66 Kore è sinonimo di Atena su un vaso di Napoli dello stesso Pittore di Priamo (Moon 1983b, 106); supra, nota 19.

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Temi e schemi figurativi, con i possibili significati politico-ideologici di cui si caricano, vanno dunque valutati in rapporto all’ambiente artigianale nel quale questi nascono e vengono impiegati e variati, oltre che in rapporto a una linea di tradizione. Emblematico, pur nella sua unicità, è il caso del tipo figurativo dei Tirranicidi, che si retrodata rispetto al gruppo scultoreo di Kritios e Nesiotes, configurandosi come il frutto di un processo di trasmissione e contamina-zione non soltanto di forme ma anche di contenuti politici, forse anche solo eroici; nel famoso gruppo statuario del 477 a.C. (Fig. 13) potrebbe riconoscersi non solamente una sorta di rifa-cimento del precedente gruppo di Antenore, ma anche una semplice e al contempo originale rielaborazione di formule o tipi preesistenti di combattenti (Eracle in primo luogo, ma anche Teseo), attestati dalla documentazione pittorica (Fig. 14) 67. Più esplicita sembra l’assimilazione Tirannicidi-Teseo sulle due coppe di Londra, l’una di Douris (480 a.C.), con Teseo contro la scrofa di Crommio e Teseo e Sini, e l’altra del Pittore di Codro, di qualche decennio più tarda (440 a.C.; Fig. 15), ancora con il ciclo di Teseo, entrambe da Vulci 68, nelle quali l’identifica-zione iconografica (e simbolica) tra Aristogitone e Teseo risulta sancita dall’identità di attributi dei due eroi e dalla ‘citazione’ della famosa opera scultorea, in un’Atene in cui i due tirannicidi erano diventati exemplum di virtù civica e simbolo dell’isonomia, pur appartenendo come ari-stoi al mondo aristocratico 69.

Eracle – l’eroe dei Pisistratidi per Boardman –, i Tirannicidi e l’eroe della nuova demo-crazia ateniese segnerebbero così, attraverso un gioco di contaminazioni formali e sostituzioni simboliche, una tradizione iconografica da un lato frutto di processi produttivi (vedi lo scor-poro e la ricomposizione dei due schemi di Armodio e Aristogitone sulle coppe succitate), dall’altro, soggetta a istanze politico-ideologiche e mitiche, recepite, forse solo in parte, o ri-funzionalizzate dall’ambiente di destinazione dei prodotti vascolari. I due tirannicidi sembrano essere assurti nell’immaginario ateniese a figure simboliche, entrando a far parte del mondo eroico 70; in questo senso dobbiamo fors’anche intendere la narrazione figurata dell’uccisione di Ipparco da parte di Armodio e Aristogitone sullo stamnos di Würzburg, del Pittore di Sy-riskos, probabilmente dall’Etruria (475 a.C.; Fig. 9) e sul frammento di skyphos di Villa Giulia (460-450 a.C.; Fig. 10), da Gela 71, precoci occorrenze del tema, in cui il fatto storico è narrato allo stesso modo in cui sono raffigurati altri eroi del mito (per esempio Oreste nell’uccisione di Egisto), sfruttando per i due tirannicidi non lo schema del gruppo statuario, ma tipi del comu-ne repertorio della pittura vascolare, e prediligendo l’aspetto narrativo e tragico dell’evento 72.

67 de Cesare 1997, 61 ss., che riprende Kardara 1951; si veda anche Shefton 1960, con menzione dell’Era-cle del cratere di Arezzo di Eufronio. Si veda infine Ermini 1997, 3 ss. 68 de Cesare 1997, 65-66, con bibliografia di riferimento alle note 125 e 126 e con menzione anche della coppa di Spina del Pittore di Pentesilea e della coppa di Madrid di Aison. 69 Shapiro 1994; Servadei 2005, 213. «Heroes of isonomia and symposium both» li definisce Neer 2002, 171, 175, e inoltre «secular heroes for the new democracy» (ivi, 180). Si veda infine, da ultimo, Jaccottet 2008, 46-49. 70 Neer (2002, 170) parla di «timeless heroic charge»; si veda anche Schweizer 2006, 298. In tale contesto sembra giustificarsi l’uso del tema sulla lekythos a fondo bianco del Pittore di Emporion (verosimilmente da un contesto funerario: de Cesare 1997, 211-212, n. 460, fig. 148, con bibliografia; Schmidt 2009, 227 nota 24); ma si veda anche infra, a proposito di una doverosa distinzione tra vasi pregevoli e prodotti seriali, con gradi differenti di consapevolezza nell’uso di temi iconografici. 71 Schmidt 2009, 221 nota 11, figg. 4 e 6, e 223 nota 18, fig. 5 (con bibliografia di riferimento). Per il fram-mento di skyphos da Agrigento, supra, nota 58. 72 Schmidt 2009, 222 ss. Di contro Neer (2002, 178) pensa che la mancata citazione o semplice rielabo-razione dell’iconografia del gruppo statuario, nonché la presenza del tiranno, omesso nel gruppo scultoreo come nelle più tarde raffigurazioni, rimuova in questo caso i tirannicidi dal mondo del mito, situandoli chiaramente all’interno della polis contemporanea e conclude: «[…] the assassination is not an isolated event, so to speak, but eminently civic: a deed performed in late Archaic Athens, before late Archaic Athenians» (ivi, 179). Si veda inoltre quanto osservato in Hölscher 1973, 87-88. Per il parallelo con l’iconografia di Oreste, si veda anche Petre 1997, in particolare 1214-1215, che ritiene lo schema dell’eroe del mito quale compare nella pittura vascolare atti-ca dei primi decenni del V sec. a.C. derivato da quello dell’Aristogitone (forse del gruppo di Antenore), ponendo l’iconografia vascolare all’interno di una riflessione sulla violenza politica. A noi sembra che Oreste abbia subito l’influsso dello schema dei Tirannicidi di Kritios e Nesiotes intorno al 470-460 a.C. (si veda il cratere di Boston del Pittore della Dokimasia) e che il nostro stamnos di Würzburg richiami piuttosto il vecchio schema dell’eroe, introdotto nella pittura vascolare attica all’inizio del V sec. a.C.: Gais 1981, 372 ss., nn. 6-13, tavv. 287-288. Su tale

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

Analogamente, sulla famosa anfora del Louvre di Myson, proveniente da una tomba di Vulci (Fig. 16) 73, il pittore, come sottolineato da Laurens 74, ha reso graficamente lo statuto speciale che possedeva Creso nell’immaginario greco, evocato anche dalle fonti letterarie 75. Immagine di sovrano quasi divinizzato, il re di Sardi, l’Orientale filelleno, che per associazione con la pira evoca l’immagine dell’apoteosi di Eracle 76, è abbinato all’eroe di Atene, Teseo (con Piritoo nel ratto dell’Amazzone Antiope, sul lato B del vaso), forse, come ragionevolmente pensa Boardman 77, a effigie della Grecia in lotta contro la Persia, in un’ottica tutta ateniese, che sembra anche collegare regalità e isonomia. Ma l’immagine può evocare anche aspettative eroizzanti e salvifiche, se dall’ambiente di produzione dell’immagine ci spostiamo a quello fu-nerario etrusco di utilizzo della stessa.

È inoltre opportuno distinguere rigorosamente tra una produzione vascolare di massa, presumibilmente frutto di procedimenti meccanici di scelta e d’uso delle immagini e di un utilizzo generalmente inconsapevole di formule iconografiche, da prodotti più ricercati e pre-gevoli, nati dalle mani di artigiani più creativi e meno prolifici, quali per esempio Exekias, e ve-rosimilmente destinati a élites più che a una middle-class maggiormente ricettiva nei confronti di prodotti più seriali 78. A questo proposito, si potrebbe osservare che alcune delle iconografie di età arcaica variamente ricollegate in letteratura a tematiche politiche derivino proprio da Exekias.

Sarebbe interessante vagliare in maniera più approfondita tutta la produzione pittorica di questo artigiano, tanto attento agli aspetti psicologici dei suoi personaggi mitici, in rapporto anche ai contesti – quelli noti – di rinvenimento dei suoi prodotti; il recentissimo volume di Anne Mackay, dal promettente titolo Tradition and originality: a study of Exekias, con un’ac-curatissima disamina di tutta la produzione figurativa di tale ceramografo, liquida a mio avviso un po’ troppo frettolosamente il problema dei contesti di rinvenimento, pensando all’Etruria come un «second-hand-trade» sulla base del dinos di Villa Giulia da Cerveteri, con l’iscrizione in alfabeto sicionio voluta dal presunto acquirente greco 79. Mi limiterò qui ad alcune osserva-zioni che derivano proprio dall’analisi di certi contesti.

È stata più volte sottolineata la predilezione di Exekias per Aiace, giustificata pensando a una provenienza del ceramografo da Salamina, patria dell’eroe, e variamente ricollegata alla guerra fra Atene e Megara per il possesso dell’isola, al tempo di Pisistrato 80, o piuttosto a un rapporto tra il pittore e i Filaidi, potente genos che vantava legami genealogici con l’eroe 81; tale predilezione si concretizza soprattutto nell’ideazione del tema del suicidio di Aiace – di recente letto da Joseph Basile come espressione degli ideali della aristocrazia messi in pericolo da una tirannide che cercò di consolidare il suo potere con il supporto popolare 82 – e soprattutto nella creazione del tema di Achille e Aiace che giocano ai dadi (Fig. 3a), del tutto estraneo alla tradizione letteraria 83. Come già ricordato, Boardman ha riconnesso l’ingresso di quest’ultimo

assimilazione si veda anche Oenbrink 2004, 384-385, in cui queste prime raffigurazioni del tema sono lette come espressione della reazione del ceto aristocratico al regime tirannico; infine Schweizer 2006, 302-303. 73 Supra, nota 29. 74 Laurens 1989, 80. 75 Duplouy 1999. 76 Devambez 1954, 116; Laurens 1989, 79 e 80-81. 77 Boardman 1982, 16 (in cui si considera il vaso una «special commission»); si veda inoltre Gauer 1980, 132. 78 Su tale aspetto, de Cesare 1997, 210-211; si veda anche Moon 1983b, a proposito del Pittore di Priamo. Inoltre, per il tema dei Tirannicidi: Ermini 1997, 1. 79 Supra, nota 51. Sul rapporto dei temi figurativi dipinti da tale pittore con la realtà politica a lui contem-poranea: Mackay 2010, 383 ss. 80 Boardman 1978a; di contro, Williams 1980. Si vedano anche Moore 1980, in particolare 433-434; 1987, 158 e 160. 81 Shapiro 1981b; 1989, 154-157. Si veda anche Angiolillo 1997, 126 ss., in cui si collega l’iconografia al-l’«avvenuta alleanza tra i Pisistratidi e il potente genos dei Filaidi» (ivi, 129). 82 Basile 1999, 21. Sull’anfora con il suicidio di Aiace, da ultimo Mackay 2010, 243 ss., n. 21, tavv. 58-59 (con bibliografia di riferimento). 83 Sulla famosa anfora del Vaticano, da ultimo, Mackay 2010, 327 ss., n. 32, tavv. I e 76c-78 (con bibliogra-fia di riferimento); il tema ricompare tra la produzione del nostro pittore, su un’anfora frammentaria proveniente

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tema nel repertorio figurativo vascolare al brano di Erodoto 84 relativo alla vittoria di Pisistrato a Pallene e al suo ritorno ad Atene nel 546 a.C., in seguito alla mancata vigilanza degli Ateniesi, pensando che il soggetto dovesse rappresentare un monito a non abbassare mai la guardia contro la tirannide, secondo una lettura anti-pisistratea; sempre su una linea di esegesi politica, Difry Williams rovescia l’interpretazione pensando piuttosto a un manifesto di propaganda di Ippia e Ipparco, volto a celebrare l’astuzia del padre e a riaffermare i loro diritti alla successio-ne 85. Rifiutando in partenza simili interpretazioni ‘propagandistiche’, con rimandi troppo pun-tuali a contingenze politiche, richiamo semplicemente il valore simbolico di questi due eroi – e soprattutto di Achille, il prototipo degli eroi – come exempla di arete, espressione di società a carattere aristocratico. Ricordo anche che, a cominciare dall’anfora del Vaticano di Exekias, molti dei vasi con tale soggetto, per i quali abbiamo indicazioni circa il luogo di ritrovamento, provengono da Vulci e in generale dall’Etruria, oltre che dalla Sicilia, soprattutto da Gela e Selinunte 86. In particolare, per quanto attiene Selinunte, due vasi provengono dal santuario della Malophoros 87, cui sono da aggiungere un’anfora a profilo continuo quasi integra dall’area del tempio E (Gruppo E), oggi esposta al Museo Salinas di Palermo 88, una lekythos del Pittore di Atena 89 e fors’anche tre lekythoi (Classe di Atene 581 e bottega del Pittore della Megera) della Collezione Mormino del Banco di Sicilia di Palermo, se ammettiamo una provenienza selinuntina per la maggior parte delle ceramiche di tale collezione 90; questi vasi potrebbero richiamare – in un’ottica coloniale, ribaltata rispetto a quella ateniese, se accettiamo una va-lenza politica del mito fatta propria dalle botteghe attiche – il legame di Aiace con Salamina e Megara, la madrepatria della colonia selinuntina 91.

Il caso selinuntino testimonia la necessità di abbinare un’analisi del contesto socio-cultu-rale in cui un’iconografia è formulata e impiegata, a una lettura dell’immagine in rapporto al contesto d’uso o di destinazione del vaso 92; è opportuno dunque considerare tanto i temi di interesse degli artigiani, quanto le aspettative dei compratori e dei lettori delle immagini dipin-

dall’Italia e probabilmente con la stessa associazione figurativa con i Dioscuri, come sul lato B dell’anfora del Vaticano: ivi, 311 ss., n. 30, tav. 73 (con bibliografia); supra, nota 16. 84 Hdt. 1.63.1. 85 Supra, nota 80. 86 Kossatz-Deissmann 1981, 96-103; 2009, 6. In particolare, dalla Sicilia, da Gela: frammento di lekythos a figure nere (Beazley Para., 238); coppa della Maniera del Pittore di Haimon (Panvini 2003, 223, fig. 117); cratere del Pittore di Efesto (de Cesare 2008, 120, fig. 9, e 123 nota 59, con bibliografia); da Agrigento: due lekythoi della Classe di Atene 581 (Calderone 1985, tav. 69.3-4; Veder greco, 152, n. 34); da Vassallagi: frammento di lekythos a fondo bianco della fine del VI sec. a.C. (Griffo 1987, 264); da Lipari: lekythos della Classe di Atene 581 (Beazley Para., 238); genericamente dalla Sicilia: coppa del Leafless Group (ABV, 646, n. 200, e 653, ma con indicazione dubbia di provenienza). Per le attestazioni selinuntine, infra. Si osserva che spesso il tema di Achille e Aiace giocatori di dadi si associa sul lato B del vaso a soggetti dionisiaci e talvolta al tema del komos o del simposio: l’associazione sembra alludere al significato del vino e del gioco, attività simposiache, quali complemento ai valori guerreschi aristocratici, ovvero al valore omologo di simposio, attività agonale e guerra nell’ambito della società aristocratica; in proposito si veda anche Mackay 2010, 348 (in relazione al lato B dell’anfora del Vaticano). Più ricorrente l’associazione con il tema della guerra, nella quale si può leggere un rimando eroizzante ai modelli miti-ci. Raro risulta invece l’abbinamento con il tema di Eracle e Atena su carro e con quello delle donne alla fontana. Attestata infine, anche se in maniera sporadica, l’associazione con le imprese di Eracle. Per il tema dei Dioscuri si veda infine supra, nota 16. 87 Paoletti 1996, 133 (frammento di anfora a profilo continuo, Gruppo E); Greco - Tardo 2009, 680-681e 682 (lekythos a fondo bianco con firma Ioilos epoiesen), con richiamo anche alla valenza del mito in relazione al le-game colonia-madrepatria; si veda pure de Cesare 2003, 116, a proposito della lekythos di Palermo, già Collezione Crisafulli, del Pittore di Atena, con lotta tra Aiace e Odisseo per il possesso delle armi di Achille alla presenza di Agamennone, analoga a un esemplare della Collezione Mormino di Palermo. 88 Gullini 1983, 106 nota 17: su lato B, «Partenza dei guerrieri troiani per la battaglia, con la figura di Priamo, al centro della scena»; l’anfora è in corso di studio e di pubblicazione da parte di A. Villa. 89 Haspels 1936, 258, n. 89. 90 Giudice et al. 1992, nn. D76, D102 (Classe di Atene 581), D239 (Scuola del Pittore della Megera). 91 Supra, nota 87. 92 Già Beazley (1948, 28), a proposito dei vasi con la raffigurazione dei Tirannicidi trovati in Sicilia, os-servava: «The Agrigentine who bought the glaux by the Pan Painter, the Gelan who bought our skyphos and dedicated it to the hero-founder of the city: did they think of them merely as handsome Attic vases? or had they also Emmenids, and Deinomenids, in mind?».

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te sui vasi, partendo dall’idea dell’esistenza di un rapporto dialettico tra produttori e consuma-tori, anche sul piano delle tematiche figurative 93. Se il contesto di produzione infatti non può dare sempre risposte certe circa gli intenti ‘ideologici’ alla base delle scelte dei temi, talvolta più espliciti risultano i dati forniti dai contesti d’uso e di fruizione, che possono in certi casi aiutare anche a capire le motivazioni alla base della diffusione di un determinato soggetto e di una particolare variante figurativa nell’ambito dell’artigianato attico.

Un caso degno di attenzione è senz’altro fornito da certi contesti etruschi, per i quali si ipotizza una sovrapposizione tra formulazioni degli artigiani ateniesi e ricezione di esse da par-te degli ambienti allogeni, un aspetto di recente indagato da Françoise-Hélène Massa-Pairault e da Cristiana zaccagnino a proposito dei messaggi ideologici esplicitati sulla ceramica espor-tata nell’area etrusca, in particolare in ambiente spinetico 94, spia di una sorta di omologazione locale ai modelli elaborati ad Atene. Un fenomeno che sembra essere testimoniato anche dalla diffusione dei temi teseici, in un processo di ‘atticizzazione’, registrabile in età classica e su cui si è fermata da ultimo Eliana Mugione 95.

Un altro caso interessante, ricco di sfumature diverse nel suo processo di elaborazione e diffusione, è rappresentato dal mito di Trittolemo (Figg. 2 e 17), carico di significati stori-co-religiosi e politici, simbolo della missione civilizzatrice di Atene e dunque funzionale alla legittimazione della politica ateniese, ma anche espressione di una cultualità demetriaca, varie-gata nei suoi aspetti ideologici e tradizionalmente sfruttata dalle tirannidi a fini politici, per il «mantenimento di strutture sociali stabili» 96, così ad Atene, nella forma di culto eleusinia, co-me nel l’Occidente, nella forma tesmoforica 97. L’analisi condotta da Anna Calderone e Alfonsa Serra sulla diffusione di tale mito in Occidente e sulle variazioni iconografiche manifestate dal tema nella ceramica attica, ha efficacemente dimostrato come le diverse aree culturali e politi-che dell’Occidente che hanno recepito il soggetto così come dipinto sui vasi hanno valorizzato alcuni aspetti rispetto ad altri della vicenda, anche in rapporto ai contesti d’uso degli oggetti 98; spingendoci oltre, si potrebbe ipotizzare che i ceramografi attici abbiano a loro volta orientato la loro produzione, creando variazioni nello schema figurativo o abbinando il soggetto a temi dif-ferenti al fine di sottolineare sfumature diverse del mito, sulla base di tali esigenze di mercato 99.

In conclusione, rifiutando un approccio che ravvisi un meccanico e diretto rapporto di filiazione del mito dipinto sui vasi da eventi reali, nonché direttive politiche alla base di certe scelte tematiche dei pittori vascolari e dell’evoluzione iconografica di un soggetto, che tra l’al-tro non rendono ragione anche degli sviluppi cronologici della vita e della fortuna di un ciclo o episodio mitico nella ceramica figurata 100, ci sembra più opportuno fermarci a un primo livello di ricezione o interpretazione ‘politica’ ovvero ‘civica’ 101 dei miti in immagine, in cui

93 Così Mugione 1997 e 2000, nel contesto di una analisi del repertorio figurativo mitico nella produzione vascolare italiota e siceliota, su cui anche Pouzadoux 2005. 94 Massa-Pairault 2007; zaccagnino 2007, a proposito del cratere del Pittore di Bologna 279 da Spina con i Sette a Tebe, ma ancora con uno schema interpretativo incentrato sul concetto di ‘propaganda’. Si vedano inoltre Massa-Pairault 1998, 150 ss.; Menichetti 2007, a proposito del mito di Thamyris. 95 Mugione 1997, in particolare 118. Ben diverso è il quadro per l’età arcaica, in cui l’introduzione dell’i-conografia di Teseo in Occidente, in particolare in Etruria, è stata interpretata piuttosto in relazione alla sua va-lenza di mito della regalità funzionale al processo di strutturazione delle poleis arcaiche (Menichetti 1994, 109 ss.; Mugione 1997, 111). 96 Calderone 1992, 38. Sul collegamento stabilito da Boardman tra l’ingresso del tema nella pittura vasco-lare attica e il legame dei Pisistratidi con il santuario eleusinio, supra, nota 14. 97 Calderone 1992, 38-39. 98 Calderone - Serra 2004, con analisi del soggetto in rapporto alla decorazione del lato B dei vasi presi in esame. Sui contesti occidentali di ricezione del tema è incentrato anche il più recente studio di Pierre 2008. 99 Si veda anche al riguardo de La Genière 1995, 1016, 1017 e 1019. Si ricordi poi che, tra le prime raf-figurazioni del mito, c’è l’anfora della maniera di Exekias, proveniente da Locri (Fig. 2): Calderone - Serra 2004, 242, n. 51 (con bibliografia di riferimento). Per quanto attiene alla Sicilia, un altro caso forse analogo è costituito dal mito di Filottete, che meriterebbe ulteriori approfondimenti: spunti in Nenci 1991, 134-135. 100 Servadei 2005, 204-205. Contro un significato propagandistico, si è espresso di recente anche Neer 2002, 181, a proposito delle raffigurazioni di Teseo e dei Tirannicidi. 101 Così Boardman 1996, 19, in cui si specifica che per «politico» si intende ciò che ha a che fare con la polis, «rather than political parties or personalities».

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una figurazione o un personaggio dipinto su un vaso possa solo evocare contesti e contenuti politici e sociali dominanti, pur anche promossi da una classe o da un uomo politico, contenuti identitari di cui la polis è compenetrata e si riveste, secondo un modello canonizzato da Tonio Hölscher 102. Si tratta dello stesso rapporto di autonomia creativa che intercorre tra pittura va-scolare e tradizione letteraria, ossia un rapporto nutrito di un sottofondo comune, ma mai con-figuratosi come una filiazione diretta 103, in una convergenza di temi e valori politici e sociali, nella quale un ruolo vincente giocano la malleabilità del mito, la polivalenza dell’immagine 104 e la transizione fluida tra mito e realtà 105.

E a tal proposito, per tornare a uno dei primi anelli di questa catena esegetica in chiave simbolica che ho qui ripercorso, mi piace concludere citando una frase di Pottier, che solo agli inizi del Novecento acutamente osservava: «Au fond de Thésée, nous reconnaissons un peu de Solon, un peu de Pisistrate, beaucoup de Thémistocle et peut-être même d’Alcibiade» 106.

102 Hölscher 1997 e 1999; a proposito dell’Atene del V sec. a.C.: Hölscher 1998. Si veda inoltre quanto os-servato in Rosati 2002, 125: «Resta in effetti sullo sfondo, o va ricercato all’interno di altri filoni di ricerca, il rap-porto con una politica che non sia intesa solo nei suoi aspetti pragmatici, contingenti, come attività connessa con la conquista e la gestione del potere, o genericamente, come gestione degli affari pubblici, ma, al contrario, come elemento strutturante di quella specifica conformazione del potere che fu la polis ateniese fra VI e IV sec. a.C. […]. Il suo [scil. della politica] compito è consistito nel dare un’identità alla polis, rinnovando i propri modelli simbolici». 103 «Painting is a process, an action, not the mirror of something else (‘politics’, ‘literature’, ‘history’)» (Neer 2002, 185). 104 Si veda, per Teseo: Neer 2002, 155 e 182, sulla capacità dell’immagine di cambiare fazione. Inoltre Shapiro1989, 146; Boardman 2001, 208: «Herakles was not a ‘Peisistratid emblem’ but, with Athena, an Athenian emblem». 105 Schmidt 1997, 892; inoltre Ferrari 2003; Servadei 2005, 215, a proposito dei miti teseici. 106 Pottier 1901, 18. Si veda anche Neer 2002, 155 e ss., in cui Teseo è considerato un eroe estremamente malleabile e adattabile, punto di incontro tra la vecchia e la nuova politica, in quanto espressione di una diallage, espressione di modelli di comportamento con i quali le élites ateniesi potevano negoziare un loro ruolo o posto nella polis della isonomia.

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

Fig. 1 – Anfora attica a figure nere, Pittore di Priamo. Da Cerveteri.Oxford, Ashmolean Museum,inv. 1885.668 (V 212) (lato A).

Fig. 2 – Frammentodi anfora attica

a figure nere,maniera di Exekias.

Da Locri.Reggio Calabria,

Museo Archeologico Nazionale, inv. 4001.

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Fig. 3 – Anfora attica a figure nere, Exekias.Da Vulci. Città del Vaticano,Museo Gregoriano Etrusco, inv. 16757(lato A e B).

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

Fig. 4 – Oinochoe attica a figure rosse, maniera del Pittore di Trittolemo. Amburgo, Museum für Kunst und Gewerbe, inv. 1981.173.

Fig. 5 – Pisside attica a figure nere. Da Myrrhinous. Brauron, Archaeological Museum, inv. 1591.

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Fig. 6 – Piatto atticoa figure rosse, Paseas.

Da Chiusi. Oxford,Ashmolean Museum,

inv. 310.

Fig. 7 – Hydria attica a figure nere, Pittore di Priamo. Da Vulci. Londra, British Museum, inv. B 331.

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

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Monica de cesare

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

Fig. 13 – I Tirannicidi di Kritios e Nesiotes (calco ricostruttivo).Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Museo dei Gessi.

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Monica de cesare

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Pittura vascolare e Politica ad atene e in occidente

Fig. 15 – Coppa attica a figure rosse, Pittore di Codro. Da Vulci. Londra, British Museum, inv. E 84.

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Monica de cesare

Fig. 16 – Anfora attica a figure rosse, Myson.Da Vulci. Parigi, Musée du Louvre, inv. G 197(lato A e B).

Fig. 17 – Cratere attico a figure rosse,

Pittore di OriziaDa Agrigento.

Palermo,Museo Archeologico

Regionaleinv. 2124.

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