Note di onomastica pratoliniana

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GIOVANNI PIETRO VITALI NOTE DI ONOMASTICA PRATOLINIANA ESTRATTO da VASCO PRATOLINI (1913-2013) Atti del Convegno internazionale di studi Firenze, 17-19 ottobre 2013 Leo S. Olschki 2015

Transcript of Note di onomastica pratoliniana

Giovanni Pietro vitali

NOTE DI ONOMASTICA PRATOLINIANA

ESTRATTO

da

VASCO PRATOLINI (1913-2013)

Atti del Convegno internazionale di studiFirenze, 17-19 ottobre 2013

GABINETTO SCIENTIFICO LETTERARIO G.P. VIEUSSEUXSTUDI 25

VASCO PRATOLINI(1913-2013)

Atti del Convegno internazionale di studi Firenze, 17-19 ottobre 2013

A cura di Maria Carla PaPini, Gloria ManGhetti, teresa sPiGnoli

Leo S. Olschki2015

GABINETTO SCIENTIFICO LETTERARIO G.P. VIEUSSEUXSTUDI 25

VASCO PRATOLINI(1913-2013)

A cura di Maria Carla PaPini, Gloria ManGhetti, teresa sPiGnoli

Leo S. Olschki2015

GABINETTO SCIENTIFICO LETTERARIO G.P. VIEUSSEUXSTUDI 25

VASCO PRATOLINI(1913-2013)

Atti del Convegno internazionale di studi Firenze, 17-19 ottobre 2013

A cura di Maria Carla PaPini, Gloria ManGhetti, teresa sPiGnoli

Leo S. Olschki2015

Tutti i diritti riservati

Casa editriCe leo s. olsChki

Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it

ISBN 978 88 222 6341 4

Il volume è stato pubblicato con il determinante contributo di

— V —

INDICE

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. VII

RELAZIONI

François livi, Ripercorrendo «l’itinerario della memoria» da Il tap-peto verde (1941) a Cronaca Familiare (1947) . . . . . . . . . . . . . » 3

vittorio sPinazzola, Il presente dei poveri amanti . . . . . . . . . . . . » 21

Giulio Ferroni, Nel tempo delle Cronache . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29

elisabetta baCChereti, Vita scritta e scrittura della vita. Il Diariosentimentale di Vasco Pratolini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39

Cristina benussi, Metello tra Marx e il Vangelo . . . . . . . . . . . . . . . » 63

Marino biondi, Trilogia ultimo atto. Allegoria e derisione . . . . . . » 73

Caterina verbaro, Lo «stile tardo» di Pratolini. Il mannello diNatascia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 97

FranCesCo Paolo MeMMo, Appunti per una futura edizione dei racconti dispersi di Vasco Pratolini. Con un poscritto sul Roman-zo napoletano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115

Gloria ManGhetti, «Itinerario della memoria»: 1939-1940. Attra-verso la voce di alcuni poeti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 137

anna nozzoli, Autorappresentazione e autointerpretazione nelleinterviste a Vasco Pratolini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 169

davide luGlio, Vasco Pratolini o il cinema come integrazione narra-tiva della figurazione letteraria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 181

andrea vannini, Le «giornate memorabili» al cinema e le storie di Firenze del Novecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 195

Claudio Carabba, Vasco P. Storia di un italiano . . . . . . . . . . . . . . . » 203

INDICE

— VI —

Maria Carla PaPini, L’ammuina e Le quattro giornate di Napoli.Storia di un film che avrebbe potuto essere un romanzo . . . . . . . Pag. 211

COMUNICAZIONI

Claudia bonsi, «Una letteratura chiamiamola di memoria». Primaetà e Una giornata memorabile a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . » 229

elena Guerrieri, Lettere a Vallecchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 243

virna briGatti, I romanzi di Pratolini nell’editoria milanese . . . . . » 255

dario toMasello, «Margherite in pasto ai porci». Il lungo itinerariovariantistico de Lo scialo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 269

thoMas Peterson, L’estetica, la morale e la struttura di Allegoriae derisione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 279

elisabetta ProPerzi nelsen, Un Mannello di lettere e poesiole. La poesia di Vasco Pratolini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 289

Giovanni Pietro vitali, Note di onomastica pratoliniana . . . . . . . » 299

Gabriella MaCrì, Vasco Pratolini - Menis Kumandareas. Percorsiparalleli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 315

Giselle larizzatti aGazzi, Vasco Pratolini in Brasile. . . . . . . . . . . » 325

laura Piazza, Vasco Pratolini. Un narratore per il teatro . . . . . . . . » 333

antonio r. daniele, Cinema Italia ’53. Pratolini in sala al tempodella «dissoluzione neorealista» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 345

niCola turi, Per un documentario mai realizzato su Firenze e i suoi pittori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 359

teresa sPiGnoli, «Il ragionamento eterno dell’arte». Pratolini e la pittura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 373

Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 385

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Fu la sera in cui per la prima volta avvertii il peso di avere un nome, affetti da rifiutare, altri da muovere, giorni e anni da vivere con le mie braccia e il mio volto ai quali avrei dovuto prestar fede.1

1. introduzione

Uno degli aspetti meno studiati della produzione letteraria dell’autore fiorentino Vasco Pratolini, ma che credo sia foriero di interessanti spunti in-terpretativi, è il profilo onomastico delle sue opere. Durante il corso della mia attività di ricerca ho raccolto in repertori i nomi propri dei luoghi e dei vari personaggi presenti nei suoi testi e tentato un’interpretazione di caratte-re narrativo; l’obiettivo che mi propongo in questa sede è quello di elencare alcuni dei risultati più interessanti censiti durante questo percorso di analisi onomastica svolto sui romanzi e racconti dello scrittore fiorentino.

2. antroPoniMia

Credo che, stabiliti i rapporti! Soltanto un narratore possa capire in profondo, cosa intendesse Flaubert con la sua risposta lapidaria a proposito della Bo-vary. Madame Bovary: c’est moi.2

Per quanto riguarda gli antroponimi delle sue opere, Vasco Pratolini ricorre principalmente all’uso dei primi nomi palesando, in questo modo,

1 v. Pratolini, La prima avventura, in Romanzi, I, a cura di F.P. Memmo, Milano, Mondadori 1993, («i Meridiani»), p. 194.

2 Ivi, p. 335.

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come tra i vari personaggi vi siano dinamiche personali tali da giustificare il fatto che essi si chiamino tramite il nome di battesimo soprattutto all’interno del discorso diretto.

3.1 le Fonti

Nomi, tu dirai. Ma sono gente viva per me. Chissà se riuscirò a farli vivere agli occhi di chi legge.3

Le fonti dalle quali Vasco Pratolini attinge il suo repertorio onomastico sono di diverso tipo e lasciano intuire molto della vita dell’autore: la sua bio-grafia, le sue letture e frequentazioni.

In primo luogo è palese il forte influsso dell’esperienza biografica di Pratolini sulla sua opera, soprattutto nel periodo memorialista; si possono distinguere due tipologie onimiche diverse che prendono spunto dalla sua vita. Infatti alcuni nomi di persone conosciute realmente da Pratolini sono riportati direttamente nei suoi scritti palesando un parallelismo totale tra la loro esistenza reale e quella diegetica: è il caso ad esempio di Padre Pistel-li (Il tappeto verde e Lo scialo) e Semira (Cronaca familiare ecc…). Al pari di questi ci sono altri antroponimi appartenuti invece ad altrettante persone

3 id., Lettere a Sandro, a cura di A. Parronchi, Firenze, Polistampa 1992, pp. 139-142.

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affettivamente legate a Pratolini e citate indirettamente nell’opera come ad esempio Ugo (Lo scialo), che ha lo stesso nome del padre dello scrittore ma rappresenta un personaggio che con lui ha in comune soltanto il mestiere che svolge nel romanzo.

Al pari della sua esperienza di uomo, anche il periodo storico e la poli-tica lo hanno influenzato nella scelta dei nomi dei personaggi: per esempio i fascisti Tarbé (Lo scialo) e il Pisano (Cronache di poveri amanti e Lo scialo) rappresentano nella sua nominatio personaggi a lui contemporanei: Tarbé è l’anagramma di Berta, il giovane fascista che rimane ucciso durante un assalto al Pignone e ricordato come un martire dal cameratismo fiorentino, mentre il Pisano, nella mia interpretazione, corrisponde a Renato Ricci, il capo delle Legioni del P.N.F.4 di Carrara, Pisa, Grosseto e Siena.

Anche la mitologia sembra poter essere annoverata tra le fonti onomasti-che pratoliniane, infatti l’uso dell’antroponimo Ebe, che nella famiglia sacra del Pantheon greco è la dea dell’eterna giovinezza, è riservato ad un perso-naggio di Prima età, Via de’ Magazzini e Una giornata memorabile che si pren-de cura della dimora e della famiglia: ciò apre ad una analogia tra l’omonimo pratoliniano e quello mitologico attraverso le tematiche di cui entrambi sono portavoce e cioè la giovinezza e la custodia della casa e delle persone che la abitano.

Un altro antroponimo, Olimpia, la prostituta del Cervia di Cronache di po-veri amanti, permette di stabilire una relazione tra la nominatio pratoliniana e l’arte figurativa in quanto il quadro di Édouard Manet Olympia, sembra a tut-ti gli effetti avere alcune analogie con il personaggio delle Cronache. Questo confronto si rende possibile considerando l’esperienza lavorativa dell’autore al Ministero delle Belle Arti e come insegnante di Storia dell’Arte ma c’è un altro indizio che palesa la conoscenza pratoliniana del pittore francese, difatti Manet è citato anche in Il mannello di Natascia in un inciso dove si descrive proprio una prostituta.

Marcella, oh Marcella[…]quei nottambuli e quei fattori li portavain albergo, al Cervia, sulla cantonata dei Leoni.[…]Marcella col fiore nei capelliIl collarino come nei quadri Impressionisti: Manet? Toulouse?

4 P.N.F. è l’acronimo di Partito Nazionale Fascista.

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Ci colse Bianca e me una seraSulle scale. «Acqua in bocca» disse«Tuttavia, specie te bimba, non è un po’ prestino?»Due ragazzi e una puttana vecchia ma allegrona.5

Altra importante fonte per la formazione del suo profilo onomastico pra-toliniano è ad esempio la Bibbia; per citare un caso tra i tanti, Adamo (Lo scialo) è, come il suo omonimo delle sacre scritture, il primo uomo della vita di Ninì con il quale si sposerà per dovere, al pari di Eva la quale non aveva altre alternative se non condividere il suo destino con l’unico essere maschile esistente.

Anche altri romanzi sono usati nelle scelte degli antroponimi pratoliniani; ad esempio Enrico (Il tappeto verde) ha alcuni tratti comuni con l’omonimo protagonista di Cuore di De Amicis: stesso rapporto col padre e stesse dina-miche interpersonali con gli amici e i restanti membri del nucleo familiare.

La cultura del Trecento fiorentino è un’altra importante fonte onomasti-ca e l’eredità di cronachista fiorentino che Pratolini riceve in dono dai suoi lontani predecessori Donati, Villani e Velluti è evidente anche nelle sue scelte onimiche: Corrado, Margherita e Carlino (Cronache di poveri amanti) compa-iono infatti in numerose occorrenze di questa tradizione letteraria medievale dove indicano personaggi con caratteristiche analoghe a quelle dei loro cor-rispettivi pratoliniani.6

Infine anche il cinema suggerisce antroponimi all’autore: vedi il caso di Maciste (Cronache di poveri amanti), un nome che ha avuto un enorme suc-cesso e che venne creato da Gabriele d’Annunzio per il personaggio del liber-to marso del romano Axilla nel film Cabiria del 1914.

3.2 Casi di anoniMato o diversaMente noMinato

Andando ad analizzare alcuni casi operativi tra i romanzi del fiorentino, possiamo notare alcuni esempi di anonimato o diversamente nominato degni di interesse. È esemplificativo il racconto Paisà paisano dove i protagonisti partigiani, compagni di resistenza di Pratolini, sono chiamati attraverso i seguenti nomi puntati: A., B., G., P. Leggendo opportunamente questi so-

5 v. Pratolini, Il mannello di Natascia e altre cronache in versi e in prosa (1930-1980), Milano, Mondadori 1985, p. 33.

6 G.P. vitali, L’elemento storico e cronachistico delle scelte onomastiche di Vasco Pratolini, «il Nome nel testo», XI, 2009, pp. 445-454.

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prannomi come le lettere di un acronimo, il risultato che si può ottenere è B.G.A.P., cioè Brigata Gruppo d’Azione Patriottica, ovvero la sigla della stessa organizzazione clandestina di cui Pratolini faceva parte durante i giorni della liberazione a Roma; gli stessi narrati nel racconto in questione.

Un altro interessante esempio onimico è testimoniato dai nomi dei de-genti di Cronaca familiare, identificati attraverso numeri: Ferruccio, il fratello di Pratolini, è il 16 mentre gli altri sono i numeri 7, 8, 13 e 22. Sommando questi ultimi quattro soprannomi si ottiene 50 che corrisponde alla somma dei capitoli totali del romanzo, mentre il 16 è esattamente capitolo centrale dell’opera, dove i due fratelli protagonisti si incontrano nuovamente dopo essersi allontanati.

La nominatio pratoliniana prevede anche casi di nomi fatti in parte o totalmente da asterischi7 come ad esempio il signor *** (Cronaca familiare), il critico *** (Allegoria e derisione) o i nobili chiamati M*** (Lo scialo). Il pri-mo citato è il tutore legale di Ferruccio in Cronaca familiare, spesso rappre-sentato in termini poco gradevoli e ciò giustificherebbe l’omissione onimica che lo riguarda: Pratolini non vuole darci le sue generalità ma nonostante ciò possiamo risalire al suo cognome, lo stesso di Ferruccio, cioè Franchi.

Al contrario il critico *** di Allegoria e derisione sembra essere un an-troponimo un po’ complicato da sciogliere anche se nel testo, quando com-pare indicato anche come B**, può diventare passibile di una più semplice interpretazione:

Io, ormai, ho bisogno di considerare la letteratura, l’arte, «la cultura in quanto tale, vede B**, come un’operazione del sottosuolo catacombale».

«Oh l’amico degli ermetici!»«Non mi rifrigga anche lei la letteratura come vita! La vita come letteratura,

magari».8

Credo che il testo faccia riferimento a Carlo Bo e al suo articolo apparso su «Campo di Marte» nel 1938 dal titolo Letteratura come vita, nel quale si può intravedere una sorta di manifesto dell’ermetismo italiano.

L’ultimo caso di nomi ‘asteriscati’ è rappresentato dai nobili che gravitano attorno alla famiglia di Ninì in Lo scialo: il conte Guido Donati M* e la contes-sa Laura Donati M**. I due sono fratelli e appartengono alla famosa famiglia citata da Dante nella Divina Commedia e anche da Giovanni Villani nella

7 Cfr. l. terrusi, Silenzi, nomi, asterischi. Gli asterononimi manzoniani, «il Nome nel testo», XII, 2010, pp. 269-277.

8 v. Pratolini, Allegoria e derisione, Milano, Mondadori 1966, p. 573.

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sua Nuova Cronica;9 Guido e Laura, presentati come rampolli di una nobiltà fiacca e collusa con il potere fascista, possono essere messi in parallelo con gli stessi aristocratici descritti in toni poco encomiastici da Villani.10 Egli nomina proprio i Donati come Malefami in quanto a questa famiglia appartenevano alcuni personaggi condannati per diversi reati. Pratolini vuole dunque acco-stare gli omonimi aristocratici di allora a quelli della sua epoca per analogia rispetto alle malefatte compiute nel medioevo verso il popolo di Firenze e reiterate durante il fascismo con l’appoggio al regime.

3.3 GraFeMi

3.3.1 iniziali in M

Il Quartiere(1944)

Cronache di po-veri amanti(1947)

Metello(1955)

Lo scialo(1960)

Allegoria e de-risione(1966)

La costanza del-la Ragione(1963)

Giorgio Matteini MariaValerio

Maciste,Margherita,Mario, Milena

MetelloMarioneMarina

Valerio MarsiliVieriManganiMarinoMichele

Milloschi

Uno dei tratti più significativi dell’utilizzo dei grafemi nella nominatio di Vasco Pratolini è rappresentato dai nomi dei protagonisti marxisti delle sue opere che, in un ciclo narrativo che abbraccia i vent’anni della parte più importante della sua produzione, sono tutti caratterizzati dalla lettera iniziale M; scorrendoli uno a uno è possibile capire meglio quali siano i criteri che li legano tra loro.

In Il Quartiere si trova il capostipite di questi apostoli dell’ideologia, ossia Giorgio Matteini sposato con una donna di nome Maria e primo rappresen-tante di un modello concettuale di stampo socialista al quale si ispira il pro-tagonista autobiografico Valerio. Tra i tre si crea un triangolo paragonabile

9 G. villani, Nuova Cronica, II, a cura di G. Porta, Firenze, Guanda 2007, p. 39. 10 Cfr. ivi, p. 246: «Della casa de’ Donati era capo messer Corso Donati, e egli e quelli di sua

casa erano gentili uomini e guerrieri, e di non soperchia ricchezza, ma per motto erano chiamati Ma-lefami. Vicini erano in Firenze e in contado, e per la conversazione de la loro invidia co la bizzarra salvatichezza nacque il superbio isdegno tra·lloro, e maggiormente si raccese per lo mal seme venuto di Pistoia di parte bianca e nera come nel lasciato capitolo facemmo menzione».

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a quello che in Cronache di poveri amanti è formato da Mario, Margherita e Maciste (soprannome di Corrado). Quest’ultimo in particolare è considerabi-le come l’eroe positivo per eccellenza di tutta la narrativa pratoliniana: è un capo area del Partito Comunista clandestino, un uomo di poche parole, ma dai gesti emblematici e sinceri. Sua moglie Margherita è una donna forte la quale vive due terribili condizioni: la condanna di essere sterile e la perdita del marito a metà del romanzo; nonostante ciò ella resta sempre un punto di riferimento per tutta via del Corno. La coppia positiva Corrado e Margherita offre protezione a un giovane tipografo di nome Mario, letteralmente adotta-to dai due; egli, al termine del suo percorso formativo, prenderà il posto del maniscalco all’interno del partito. Il ragazzo si innamorerà profondamente di Milena, e ciò permette di ipotizzare che il grafema significante in questo caso indichi anche un passaggio ideologico di consegna tra Mario e Maciste e di prospettiva elegiaco-affettiva da Margherita a Milena (le due donne si trovano a condividere anche la stessa condizione di vedove).

Proseguire l’analisi con Metello significa assistere al primo momento del progressivo svuotamento del valore ideologico e morale che colpirà tutti i prossimi protagonisti marxisti pratoliniani. Infatti, allontanandosi temporal-mente da Maciste, ci si rende conto di come la coscienza politica dei successi-vi personaggi con l’iniziale in M sia sempre più compromessa. Metello arriva fino al punto di tradire la moglie, cosa che Maciste invece non avrebbe mai potuto fare. Nonostante ciò esiste ancora un fattore onomastico che li acco-muna ulteriormente e cioè il loro mestiere umile: Maciste è un Maniscalco e Metello un Manovale. Ciò è in linea col fatto che comunque anche Metello Salani riesce alla fine ad acquisire una coscienza di classe e a recuperare il suo rapporto con la consorte, riscattandosi al termine del romanzo.

Al contrario, in Lo scialo la prospettiva di coerenza ideologica è ancor più compromessa: il romanzo racconta infatti lo sfacelo della società italiana in seguito all’avvento del Fascismo, i protagonisti sono gli squadristi e i borghesi mentre i comunisti sono relegati al ruolo di personaggi secondari. All’interno di quest’ottica subordinante è presentato Marione che incarna gli stessi valori posseduti da Maciste e conquistati da Metello ma che non riesce, a differenza dei suoi predecessori, a mutarli in azione risolutiva. Inoltre il suo antroponi-mo è collegabile a quello di Mario, il tipografo di Cronache di poveri amanti, ma si presenta come una sua caricatura onomastica ottenuta attraverso l’ag-giunta del suffisso -one.11

11 Sull’uso del suffisso -one: cfr. G. rohlFs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti sintassi e formazione delle parole, III, Torino, Einaudi 19692, pp. 414-418.

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Lo svuotamento graduale del valore attribuito al significante del nome corrisponde alla svalutazione stessa dell’ideologia e si acuisce ulteriormen-te con l’arrivo di Milloschi (La costanza della ragione), un ex combattente e teorico della guerra partigiana impegnato nelle lotte sindacali. Egli soffre di una sorta di ottusità mentale e sociale per la quale risulta alternativamen-te gradevole o insopportabile.12 Questo elemento onimico oltre a suggerire qualcosa di viscido come un mollusco lascia desumere un gioco di parole come mil[lantatore] losco a causa del suo bieco difendere discutibili posi-zioni politiche in modo acritico. Inoltre, considerando l’aspetto fonetico del nome, è possibile accostare Milloschi alle tipicità dei nomi russi favorendo un’interpretazione dai risvolti molto interessanti. Nel periodo precedente a La costanza Pratolini era in forte critica con il P.C.I.13 in quanto i suoi qua-dri difendevano le scelte militari del Partito Sovietico che era intervenuto in Ungheria coi carri armati contro una rivolta popolare, quindi la scelta di attribuire un nome dalla sonorità russa a un personaggio ottusamente legato alle logiche di partito potrebbe palesare la critica pratoliniana ai due soggetti politici comunisti, quello italiano e quello sovietico. L’apparizione di Millo-schi rappresenta quindi l’ultimo atto della perdita d’aureola del comunista utopico della produzione del fiorentino.

Un successivo personaggio autobiografico identificato con una lettera M è Valerio Marsili, protagonista di Allegoria e derisione: un intellettuale di si-nistra politicamente impegnato ma in crisi con le sue posizioni. I suoi due nomi vedono il grafema M affiancato alla lettera V dell’antroponimo Valerio, nome caro all’autore per indicare se stesso nei suoi romanzi. A distanza di vent’anni, infatti, l’autore chiude il cerchio di questa genealogia di personaggi socialisti ormai delusi dalla politica ufficiale proprio come lui, nominando Va-lerio il protagonista di Allegoria e derisione (1966) allo stesso modo di quello di Il Quartiere (1946).

L’abbinamento in Allegoria e derisione delle lettere V e M lega inoltre il protagonista e il coprotagonista: Valerio Marsili ha le medesime iniziali di Vieri Mangani.

Sempre in questo ultimo capitolo di Una storia italiana la narrazione è in-terrotta dal racconto di una favola che ha per protagonisti due topini aventi la stessa particolarità onomastica legata sempre all’uso della lettera M: Marino e Michele. Infatti, questi due agenti segreti, appartenenti a un mondo ani-male con molti parallelismi con l’Italia del ventennio, sono due topi che per

12 v. Pratolini, La costanza della ragione, Milano, Mondadori 1963, p. 445.13 P.C.I. è acronimo di Partito Comunista Italiano.

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certi versi ricordano la storia dello stesso Pratolini con l’amico Bruno Bècchi all’indomani del loro cambio di fronte che li vide passare da un fascismo ri-voluzionario all’adesione alle teorie marxiste.

Infine l’ennesima attestazione dell’importanza della lettera M per l’autore fiorentino è da ricercarsi nella sua ultima fatica, Il mannello di Natascia, in cui Pratolini scrive un passo molto interessante dove conferma la sua attenzione ai nomi con questa iniziale.

Marino di Moore di Manzùmi arresto sulle emme come vedi, di Mirko diMazzacurati… la mia “testa” che quest’altro Marino plasmò e poi mi fuse ai miei vent’annigiace nelle cantine di Valle Giulia.14

Questo brano, nonostante sia significativo, non costituisce l’unico esem-pio di questa predilezione particolare per la lettera M a incipit del nome. Infatti, nel medesimo romanzo, Pratolini descrive la protagonista della nar-razione poetica con una lunga serie di antroponimi tutti con la medesima caratteristica.

con Cosetta, così l’ho chiamata,ma il suo nome è Maria, alias Mira Mirella Mariella Mariolina,anche Bandolera ovverosia Natascia.15

Questa panoramica sull’utilizzo della lettera M è utile al fine di ricapito-lare quali sono i personaggi chiave di tutta la narrativa pratoliniana, collocan-doli ognuno nel proprio romanzo d’appartenenza. Ciò permette di compren-dere quanto questo grafema caratterizzi tutte le opere di Pratolini come un vero e proprio marchio stilistico.

Invitando a una rilettura meno frettolosa e meno passionale. Si scoprirebbe tra l’altro che i diversi personaggi de Lo scialo sono gli stessi, coi loro nomi e situazioni di Una giornata memorabile, dei Poveri Amanti e di Metello, reintrodotti non per civetteria, ma perché indagati nei loro casi umani da un punto di vista decisamen-te razionale, mentre originariamente erano rappresentati ancora dentro la sfera dei sentimenti.16

14 v. Pratolini, Il mannello di Natascia, cit., p. 150.15 Ivi, p. 26.16 id., Dialogo con Pratolini sul romanzo, «Quaderni Milanesi», 3, 1962, pp. 24-25.

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3.3.2 ordini alFabetiCi

Gli anGeli di via del Corno

In Cronache di poveri amanti si assiste a un caso onimico molto interes-sante che coinvolge l’ordine onomastico dei cosiddetti Angeli di via del Cor-no, le ragazze al centro delle vicende del romanzo e definite in questo modo sin dalle prime pagine:

Il mondo, dalle Alpi al mare, è un inferno. Nel girone che ha nome Via del Corno c’è il Purgatorio degli Angeli Custodi.17

Le quattro protagoniste partecipano attivamente all’azione ed è la storia stessa del romanzo a dividere le loro strade e a differenziarne la crescita.

Avevano caratteri così diversi, l’una dall’altra, che non andavano mai d’accordo. Forse per questo stavano sempre insieme.

Aurora Cecchi, figlia di uno spazzino.Milena Bellini, figlia di un ufficiale giudiziario.Bianca Quagliotti, figlia di un dolciere ambulante.Clara Lucatelli, figlia di uno sterratore.Una domenica mattina si recavano alla Messa, vestite a festa e coi capelli belli

pettinati. La Signora, che non era ancora inferma, si trovava alla finestra e le vide passare. «Sembrano Angeli Custodi».18

I nomi delle ragazze, Aurora, Bianca, Clara e Milena, se osservati attenta-mente palesano l’esistenza di un ordine tale per cui i loro antroponimi recano lettere iniziali in successione alfabetica quasi perfetta. Essi non sono perfetta-mente in ordine nella misura in cui assieme ad Aurora, Bianca e Clara (A, B, C) si aggiunge Milena, che rompe questa sistematicità con la sua M iniziale. A causa delle peculiarità di questo personaggio, e considerato che la ragazza era l’unica a non essere nata in via del Corno, credo si possa affermare con certezza che l’iniziale in M sia il fattore onomastico che differenzia Milena dalle altre e che quindi la elegge al suo compimento narrativo: il distacco da via del Corno e dalla sofferenza nella prospettiva di una crescita ideologica e affettiva. Infatti la ragazza è l’unica delle quattro che realizza i suoi sogni e vive il suo amore alla luce di un’intensa passione politica. Com’è arrivata, così se ne va assieme all’uomo di cui è innamorata, lontano dai mali della storia e dalle

17 id., Cronache di poveri amanti, Milano, Mondadori 1993, p. 889.18 Ivi, p. 604.

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sofferenze di cui la via di Cronache di poveri amanti è la rappresentazione, fino ad arrivare in Francia.19 È l’unico angelo che usa le sue ali e non resta impan-tanato fino in fondo nel fango di questo Purgatorio chiamato via del Corno.

i Contadini di soPravinGone

Un altro ordine alfabetico è contenuto in Lo scialo dove l’uso delle ini-ziali caratterizza i tre fratelli socialisti della famiglia contadina dei Falorni, antifascisti di Sopravingone. I tre ragazzi, Antonio, Bixio e Carlo appaiono in ordine alfabetico come gli Angeli di via del Corno e tutti e tre hanno dei nomi legati a quella che fu l’Impresa dei Mille; infatti, oltre all’eloquente Bixio,20 anche gli antroponimi Antonio e Carlo identificano due celebri garibaldini: Antonio Mosto21 e Carlo Rodi.22 La conoscenza di Pratolini delle dinamiche dell’Impresa dei Mille è testimoniata anche in opere posteriori quali Allegoria e derisione dove leggiamo:

Generale, Bixio, contornato dalla sua Ceka, annulla la spartizione, toglie i pic-chetti e restituisce i feudi agli eterni baroni. Il Biondo in camicia rossa sconfessato dai suoi gerarchi come oggi il Nero, forte di un diverso potere, ammetterai.23

Inoltre numerosi sono i riferimenti a Giuseppe Garibaldi in tutte le opere del fiorentino, da Via de’ Magazzini alla Costanza della Ragione; in particolare in Cronache di poveri amanti l’unica icona ideologica che i comunisti possono tenere esposta liberamente è proprio quella dell’eroe dei due mondi a causa del ruolo che egli ebbe nel processo di unificazione della nazione e infatti Ugo ne tiene un ritratto in camera. Nei romanzi dello scrittore fiorentino si no-mina Garibaldi come un ispiratore della lotta socialista, idea comunemente diffusa durante tutto il secolo al punto che l’antroponimo del patriota venne utilizzato dai partigiani per dare un nome alle Brigate Garibaldi, i nuclei co-

19 Da notare che il cognome di Mario è Parigi, come, appunto, la capitale della Francia, il paese nel quale si rifugerà assieme a Milena.

20 Gerolamo Bixio detto Nino (Genova, 2 ottobre 1821-Banda Aceh, 16 dicembre 1873) è sta-to un militare, politico e patriota italiano, tra i più noti e importanti protagonisti del Risorgimento. Ha partecipato all’impresa dei Mille a capo della Prima Compagnia.

21 Antonio Mosto (Genova, 12 luglio 1834-Genova, 1880) è stato un patriota italiano. Ha partecipato all’impresa dei Mille a capo della compagnia dei Carabinieri Genovesi.

22 Carlo Rodi (vero nome Vincenzo, Bosco Marengo 1801-Fresonara, 22 febbraio 1861) è stato uno dei responsabili dell’Intendenza dell’Impresa dei Mille.

23 v. Pratolini, Allegoria e derisione, cit., p. 17.

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munisti della Resistenza Italiana. Infine anche il cognome Falorni contiene alcuni spunti interpretativi in quanto può essere accostato al falerno, un vino rosso che, come tale, ha in comune con la famiglia del Vingone lo stesso colo-re che caratterizza l’ideologia dei tre ragazzi antifascisti.

3.3.3 CoPPie oPPositive di iniziali

Un altro elemento interessante nell’utilizzo delle lettere iniziali è testi-moniato dallo strano caso narrativo di Alessandro Vergesi del romanzo Un eroe del nostro tempo, dove viene nominato con il soprannome di Sandrino. Questo è un caso particolare proprio perché dimostra come la prosa pratoli-niana e i suoi personaggi possano essere imprevedibili; Sandrino è un ragazzo di sedici anni rimasto a sei anni orfano del padre: questi era un fascista e, a causa della perdita, il figlio decide di seguirne le orme diventando un marò.24

Accanto a lui l’autore pone Virginia Aloisi, la protagonista femminile, una vedova di 33 anni capitata nello stesso palazzo in cui abita il Vergesi. Il marito della donna era anch’egli un fascista fucilato dai partigiani. Il loro è un incontro-scontro, da subito si instaura una simpatia tale per cui i due finisco-no per essere amanti in un rapporto sadico, da parte di Sandrino, e di quieta passività, da parte di Virginia. Questa situazione si tinge di tratti foschi quan-do il ragazzo comincia a percuotere la donna per un niente e si mette perfino a rubarle denaro per finanziare una banda il cui scopo sarebbe favorire la restaurazione del regime appena caduto. Tutto questo alimenta una spirale di violenza che culmina nell’epilogo dell’uccisione di Virginia, avvenuta, an-ch’essa, per mano del suo despota sedicenne nell’ultima pagina del romanzo.

I due personaggi, perfettamente bilanciati tra una pratica attiva e passiva della violenza, sono collegati da un primo e un secondo nome del quale lo stesso narratore non fa mistero, inserendo nella storia un passo che pone l’accento su questa particolarità:

Simulando il proprio proposito con dei richiami materni, Virginia si era data presto una risposta: fare in modo che Sandrino scoprisse ogni giorno di più qualcosa di comune tra la propria vita e la sua.

«In comune» egli aveva detto ridendo «abbiamo le iniziali: Alessandro Vergesi e Virginia Aloisi. Basta rovesciarle».25

24 Volontari che si iscrissero ai corpi d’armata come la Flottiglia Xa Mas dopo l’8 settembre e che vennero impiegati soprattutto negli scontri contro la partigianeria.

25 v. Pratolini, Un eroe del nostro tempo, Milano, Mondadori 1993, p. 1044.

NOTE DI ONOMASTICA PRATOLINIANA

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Questo inciso giustifica l’idea che si possa stabilire un criterio di recipro-cità oppositiva alle iniziali dei due protagonisti: A e V. In particolare all’idea del perché le due lettere siano opposte in nome e cognome. È chiaro che Pratolini abbia posto la sua attenzione sulle loro iniziali, anche perché oltre a essere rammentata nel testo, ricordiamo che Alessandro e Virginia sono nomi desueti nella prosa pratoliniana e mai usati prima di questo momento. L’ipo-tesi più convincente è ritenere che queste due lettere siano esemplificative dei rapporti di forza che si creano a livello narrativo tra i due e che porteranno Alessandro a essere prima l’A(guzzino) e poi l’A(ssassino) di Virginia, V(itti-ma) designata per lui.

4. toPonoMastiCa

La toponomastica pratoliniana descrive principalmente la zona di Firen-ze, i suoi vicoli, strade e piazze: compone così un quadro di luoghi che defini-sce chiaramente l’ambientazione dei suoi romanzi e giustifica l’iter narrativo dell’autore che dal memorialismo della sua gioventù fiorentina muoverà i suoi passi da Firenze per trasformarla nel simbolo dell’Italia intera nella costruzio-ne di Una storia italiana.

Erano circa le tre, ed era notte, ricordo, fitta di stelle, senza luna. Piazza Plebisci-to uno sfacelo di luce dai quattro angoli del parcheggio deserta [...] il sonno stanco

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e profondo dei poveri. Era Napoli la mia città, Firenze, le viuzze stesse della mia adolescenza, dietro Palazzo Vecchio, della mia giovinezza.26

Ogni luogo è sospeso tra le azioni compiute e quelle che si avviano al compimento, sono vie reali quelle del paese dell’anima di Pratolini al quale egli torna sempre con una nuova consapevolezza:

Tornato a Firenze, e a via del Corno, ogni sera come ad un paese dell’anima.27

Per esemplificare come Pratolini utilizzi i toponimi, desidero citare un caso tra tutti e cioè il triste epilogo della morte di Maciste durante l’episodio della Notte dell’Apocalisse di Cronache di poveri amanti, partendo dal forte carico simbolico che esso assume già dal suo inizio:

Il sidecar è la stella cometa che annunzia il diluvio agli uomini di buona volontà. Lo guida un San Giorgio alto due metri, a testa nuda, le labbra tra i denti e gli occhi fissi sull’orizzonte: un centauro mitologico che indossa una giacca operaia.28

Prendendo quindi spunto dalle allegorie di cui si compone il testo, sono persuaso che anche i toponimi si possano leggere come figure da interpretare al fine di comporre alcune brevi considerazioni sulla base della stessa corsa del sidecar che, in fuga nella notte, comincia la sua avventura a Porta alla Croce, in seguito incontra i fascisti al Mercato Coperto e infine viene colpito e ribaltato in San Lorenzo.

Innanzitutto è necessario premettere che Maciste, una volta ucciso, giace in posizione cristologica con le braccia aperte e la testa reclinata sul petto dimostrando che il nome del luogo dal quale questo drammatico percorso ha avuto inizio annunciava già l’esito dell’impresa: Porta alla Croce.

Il Mercato Coperto è invece il luogo dove il cielo non è visibile e la luce delle stelle, come quella rappresentata dal sidecar, è offuscata dal nero della notte, metafora dell’ideologia a cui aderiscono i fascisti che proprio in questo luogo incrociano Maciste e Ugo.

Infine la sconfitta di questi ultimi si consuma in San Lorenzo, dove il loro mezzo viene colpito, si ribalta e prende fuoco fino a spegnersi: San Lorenzo è infatti il giorno in cui cadono le stelle. Inoltre bisogna considerare che a Fi-renze si ricorda un eccidio avvenuto proprio la notte di San Lorenzo del 1944

26 v. Pratolini, Scrittori allo specchio. Vasco Pratolini, «Corriere del Libro», II, 2, 15 febbra-io-15 marzo 1947, p. 11.

27 Ibid.28 id., Cronache di poveri amanti, cit., p. 816.

NOTE DI ONOMASTICA PRATOLINIANA

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da parte dei nazisti nei confronti della popolazione civile di San Miniato,29 evento sicuramente conosciuto dall’autore; inoltre questo fatto di sangue era avvenuto solo tre anni prima della stesura finale delle Cronache e aveva coin-volto un paese, San Miniato, un luogo presente in molte sue opere. L’odoni-mo San Lorenzo può anche richiamare la sorte subita dall’omonimo Santo di origine spagnola che, come Maciste, subì il martirio tramite l’uso del fuoco. Infine un ultimo suggerimento interpretativo può essere ricercato in un dato quasi esclusivamente letterario: Giovanni Pascoli, nella sua poesia X agosto, ricorda nella notte si San Lorenzo, ovvero il 10 agosto, la morte del padre assassinato mentre tornava a casa il giorno di San Lorenzo.

29 L’evento è citato nel film di Paolo e Vittorio Taviani, La notte di San Lorenzo (Italia, 1982).

FINITO DI STAMPARE

PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE

PRESSO ABC TIPOGRAFIA • SESTO FIORENTINO (FI)

NEL MESE DI GENNAIO 2015

ISBN 978 88 222 6341 4