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Milano • Giuffrè Editore RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO E PROCEDURA CIVILE Anno LXIV Fasc. 2 - 2010 GLI ACCORDI PROCESSUALI FRANCESI VOLTI ALLA «REGOLAMENTAZIONE COLLETTIVA» DEL PROCESSO CIVILE Estratto Maria Giulia Canella

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Milano • Giuffrè Editore

RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO E PROCEDURA CIVILEAnno LXIV Fasc. 2 - 2010

GLI ACCORDI PROCESSUALI FRANCESI VOLTI ALLA

«REGOLAMENTAZIONE COLLETTIVA» DEL PROCESSO CIVILE

Estratto

Maria Giulia Canella

MARIA GIULIA CANELLA

Ricercatrice dell’Universita di Bologna

Gli accordi processuali francesi voltialla « regolamentazione collettiva »

del processo civile (*)

SOMMARIO: 1. Premessa. — 2. Cenni sul processo ordinario di cognizione francese innanzi al

Tribunal de Grande Instance ed alla Cour d’Appel: i circuits e la fase della mise en etat.

— 3. Gli accordi processuali sulla regolamentazione del processo civile francese. — 4.

Gli accordi processuali relativi all’informatizzazione del processo civile francese. — 5.

Inquadramento sistematico ed effetti prodotti degli accordi processuali collettivi francesi.

— 6. Comparazione con i protocolli di procedura italiani. — 7. Conclusioni.

1. — A partire dalla meta degli anni ottanta (1) si e sviluppata inFrancia una pratica di stipulazione di convenzioni collettive finalizzate a

(*) La ricerca e stata finanziata dall’Alma Mater studiorum, Universita degli studidi Bologna, tramite la borsa di studio erogata nell’ambito del progetto Marco Polo e nonsarebbe stata possibile senza l’aiuto e l’ospitalita del prof. Loıc Cadiet, dell’UniversitaParis 1, Pantheon Sorbonne e la cortese collaborazione dei Presidenti delle giurisdizionifrancesi citate.

(1) ESTOUP, Le contrat de procedure en appel, in Dalloz, Chr., 1985, p. 195; CA-

RATINI, Le « contrat de procedure »: une illusion?, in Gazz. Pal., 1985, Doctr., I, p. 639 s.;CARATINI, A propos du « Contrat de procedure », in Gazz. Pal., 1986, Doctr., I, p. 61;GAUDIN, Le contrat de procedure? Une troisieme voie, in Gazz. Pal., 1986, Doctr., I,p. 61; RUSQUEC, A propos du contrat de procedure, in J.C.P., G., 1994, Doctr., 3774; Courde Paris. Protocole d’accord entre la Cour, le Greffe et les Batonniers du ressort en vued’ameliorer l’instruction des affaires prud’homales, in J.C.P., G., 1997, n. 22; MAGENDIE,Le nouveau « contrat de procedure » civile, in Gazz. Pal., 4-5 Avril 2001, nn. 94-95; CA-

DIET (a cura di), La contractualisation de la procedure de mise en etat devant la 3e cham-bre de la Cour d’appel de Paris, in J.C.P., G., 2001, Chr., I, 311; BINOCHE, Expertise etcontractualisation: de nouvelles avancees, in Dalloz, 2007, Act., 2380, riguardo all’ac-cordo stipulato il 4 maggio 2006 tra il Tribunal de Grande Instance di Parigi, l’Unionde compagnies d’experts de la cour d’appel di Parigi e l’Ordine degli avvocati di Parigiin materia di consulenza tecnica; GRANET, Protocole de procedure civile. Les bonnes pra-tiques devant le Tribunal de Grande Instance de Paris, in J.C.P., G., 2008, n. 24, 400;

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regolamentare i processi ed in particolare quelli che si svolgono innanziai Tribunals de Grande Instance (2) ed alle Cours d’appel.

Da un punto di vista soggettivo gli accordi vengono conclusi tra ipresidenti delle varie giurisdizioni da un lato e i Batonniers (presidenti)dei locali ordini degli avvocati o i presidenti delle Chambres des avoues,dall’altro lato (3).

Tali convenzioni sono per lo piu volte a regolare in modo specificola mise en etat (cio che grosso modo potrebbe essere considerata l’istru-zione della causa) (4), fase processuale che caratterizza la forma piucomplessa del processo di cognizione di primo grado, vale a dire il co-siddetto circuit long (5) ed il processo di appello.

Come si vedra nel prosieguo, l’ampio margine di « contrattazione col-lettiva » all’interno dell’ordinamento d’oltralpe si puo produrre in modoefficace in virtu della natura elastica del processo francese, in generale, edella fase della mise en etat, in particolare.

Infatti, a differenza del processo italiano, che appare oggi ormai de-finitivamente ancorato al sistema delle preclusioni stabilite direttamentedal codice (6), il processo francese e concepito in modo da potersi adat-tare piu facilmente all’oggetto ed alla complessita della lite, sotto la sor-veglianza del giudice, similmente a quanto avviene nell’ambito del casemanagement inglese.

Questa positiva propensione all’adattamento del processo francese,anche se concepita comunque per esplicarsi sotto la sorveglianza del giu-dice e non per essere lasciata alla liberta delle parti, ha tuttavia eviden-ziato nella pratica la necessita di prevedere regole omogenee da appli-carsi a tutti i casi simili innanzi alle singole giurisdizioni.

E bene chiarire che le norme processuali contenute nel code de pro-cedure civile (d’ora in poi c.p.c.) (7) sono state formulate per poter essereutilmente applicate dal giudice a seconda della complessita della lite, fa-vorendo una trattazione piu personalizzata ed efficace.

MAGENDIE, L’effectivite des droits passe par des procedures adaptees, in J.C.P., G., 2008,n. 22, I, 145.

(2) Equivalente grosso modo al nostro tribunale, avendo la competenza in primogrado per gli affari di valore economico piu rilevante.

(3) Si tratta del separato ordine degli avvocati, officiels ministeriels, che detengono(o meglio detenevano) il monopolio della difesa davanti alla Cour d’appel. Tale ordineconfluira infatti nell’ambito di quello degli avvocati a partire dal 1o gennaio 2010, perscomparire completamente il 1o gennaio 2011. Si v. www.chambre-nationale.avoues.fr.

(4) Sulla mise en etat, infra n. 2.(5) Infra n. 2.(6) Salva la possibile utilizzazione del procedimento sommario ex artt. 702-bis ss.

(BIAVATI, Appunti introduttivi sul nuovo processo a cognizione semplificata, in questa ri-vista, 2010, p. 185). Si v. anche la distinzione proposta tra controversie semplici e con-troversie complesse nell’ambito della proposta di riforma del codice di procedura civilecontenuta in Foro it., 2009, V, c. 1 ss.; PROTO PISANI, Per un nuovo codice di proceduracivile, ivi, c. 3 e artt. 2.22, c. 31 ss.

(7) Con l’abrogazione nel 2007 degli ultimi articoli del codice del 1806, non siparla piu di nouveau code de procedure civile, ma di code de procedure civile.

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Tuttavia, nell’ambito di una stessa giurisdizione, l’eccessiva indivi-dualizzazione del trattamento processuale e, dunque, la sostanziale e fi-siologica differenziazione delle scansioni processuali all’interno di cia-scuna causa, possono creare difficolta nella gestione organizzativa siadell’istituzione, sia del lavoro degli avvocati.

Per questo motivo alcuni tribunali e talune corti d’appello hannoproceduto alla approvazione di norme consensuali collettive volte allaarmonizzazione delle regole processuali, anche se, in base ai dati che estato possibile reperire, cio e avvenuto prevalentemente nell’ambito dellaregione parigina, salvo alcune eccezioni (8).

Altri « accordi collettivi » tra giurisdizioni e ordini forensi sono statistipulati al diverso fine di implementare lo sviluppo e l’applicazionedella comunicazione elettronica degli atti civili e penali.

Queste ultime convenzioni sono state concluse in esecuzione di unaccordo-quadro stipulato il 28 settembre 2007 tra il Ministro di giusti-zia ed il Conseil national des barreaux (l’equivalente in Francia del Con-siglio nazionale forense) (9).

Non manca peraltro un collegamento tra gli accordi volti all’infor-matizzazione del processo e quelli finalizzati all’introduzione di vere eproprie regole processuali, perche in alcuni casi la necessita di organiz-zare la procedura in modo piu omogeneo in vista dell’informatizzazionedella lite ha stimolato la conclusione di accordi volti alla regolamenta-zione del processo (10), mentre in altri casi protocolli di procedura giaadottati sono stati modificati per procedere all’integrazione con le dispo-sizioni in materia di processo telematico (11).

La convenzione-quadro in materia di informatizzazione del pro-cesso e stata tra l’altro gia applicata nella sua quasi totalita avanti allaCorte di cassazione, anche in questo caso a seguito di una convenzionetra il primo presidente della Cour e gli Avocats aux Conseils (12).

(8) Infra n. 3.(9) In esecuzione dell’art. 73 del decret n. 2005-1678 del 28 dec. 2005, in J.O. 29

dec. 2005. DERLANGE-ERRERA, L’essor des teleprocedure judiciaires en France et a l’etran-ger: vers la justice de demain, in J.C.P., G., 2008, I, p. 2224, spec. p. 26; SABATER, Nou-velles technologies et systeme judiciarie, in J.C.P., G., Doctr., 2008, I, 223; DIDIER-SABA-

TER, Dematerialisation des procedures: « une revolution culturelle est necessaire », inJ.C.P., G., 2008, Doctr., I, 118; GRANET, La communication electronique devant les tri-bunaux de grande instance est en marche, in J.C.P., G., 2008, Act., 599; RICARD-FERRETE,La technique au service de l’efficacite de la procedure civile: premieres vues sur le decretdu 28 decembre 2005, in Procedures, 2005, Etudes, n. 17, p. 35 ss. Si v. il recentissimoarrete 14 dec. 2009, in J.O. 26 dec. 2009.

(10) Come nel caso del Tribunal de Grande Instance de Bergerac.(11) Addendum n. 2 stipulato presso il Tribunal de Grande Instance di Nanterre il

24 febbraio 2009 ad integrazione del protocollo generale di procedura del 17 giugno2005. Infra n. 3.

(12) Si tratta degli avvocati legittimati a difendere innanzi alla Cour de Cassationed al Conseil d’Etat. Mi permetto di rinviare a CANELLA, L’avvocato civilista in cassa-zione. Una comparazione tra l’Italia e la Francia, in Rass. forense, 2007, p. 669 ss.

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I protocolli di procedura italiani presentano notevoli affinita con l’e-sperienza francese nelle finalita e nei contenuti.

Tale similitudine si ravvisa spesso anche nella forma, rappresentatadalla sottoscrizione del protocollo da parte del presidente della giurisdi-zione e dell’ordine degli avvocati (13).

Cio che li distingue e la capacita persuasiva che ha consentito alleregole elaborate nell’ambito delle giurisdizioni parigine, norme tecniche etalvolta innovative, di essere successivamente recepite dal codice di pro-cedura civile.

Infatti, il processo ordinario francese e stato oggetto di importanti ri-forme nel 2004 (14) e nel 2005 (15), che hanno tratto ispirazione in modoconsistente dagli accordi processuali stipulati in precedenza tra magi-strati e avvocati: le novita hanno visto la luce a seguito dell’elaborazionedi due commissioni di studio differenti (16) e la seconda riforma ha incisoin modo piu profondo sul processo.

La commissione presieduta dall’allora presidente del Tribunal deGrande Instance di Parigi, Jean-Claude Magendie (oggi presidente dellaCorte d’appello parigina), ha elaborato un progetto con la consulenza dialtri magistrati, di avvocati e professori universitari su incarico del Mini-stro della giustizia, finalizzato alla modernizzazione della procedura ci-vile, con l’aspirazione di far finalmente rientrare la durata del processofrancese nel limite del delai raisonnable (17).

Il tratto saliente consiste nel fatto che il presidente aveva sostenutoed implementato gli accordi di procedura davanti al Tribunal de Grande

(13) COSTANTINO, Un protocollo romano per la gestione delle udienze civili: Presen-tazione, in Foro it., 2003, V, c. 251; CAPONI, Per gli osservatori sulla giustizia civile, inForo it., 2003, V, c. 253; ID., L’attivita degli osservatori sulla giustizia civile nel sistemadelle fonti del diritto, in Foro it., 2007, V, c. 7 ss.; ID., Autonomia privata e processo civile,in questa rivista, 2008, numero straord., p. 112 ss., http://it.groups.yahoo.com/group/os-servatori_giustiziacivile/. Si v. altresı www.osservatoriogiustiziacivilefirenze.it.

(14) Decret n. 2004-836 du 20 aout 2004, in J.O. 22 aout, 2004, p. 15032 e de-cret n. 2004-1420 du 23 dec. 2004, in J.O. 29 dec. 2004, p. 22207, entrambi in vigoredal 1o gennaio 2005.

(15) Decret n. 2005-1678 du 28 dec. 2005, in J.O. 29 dec. 2005, p. 20350, in vi-gore dal 1o marzo 2006.

(16) GUINCHARD-FERRAND-CHAINAIS, Procedure civile. Droit interne et communau-taire, Paris, 2008, Dalloz, p. 787 ss., spec. p. 794.

(17) Si v. il c.d. Rapport Magendie che ha ispirato la novella del 2005: MAGENDIE

(a cura di), Celerite et qualite de la justice. La gestion du temps du proces, Paris, 2004,La documentation francaise, spec. p. 29 ss., p. 41 ss. e p. 83 ss. Sulla riforma del 2005 siv. AMRANI-MEKKI-JEULAND-SERINET-CADIET, Premieres vues du decret du 28 decembre2005 relatif a la procedure civile, in J.C.P., G., 2006, Act., 87; RAJI-WENDEL-THIBAUD MA-

LIN-RICHARD, La reforme de la mise en etat, in Procedures, 2006, Etudes, n. 11, p. 13;VILLACEQUE, A propos du decret du 28 decembre 2008 reformant la procedure civile: per-spective et regrets, in Dalloz, Chr., 2006, p. 539 ss.; VERDUN, Decret n. 2005-1678 du 28decembre 2005 relatif a la procedure civile: reflexions et commentaires, in Gazz. Pal.,2006, Doctr., p. 282 ss.; KARSENTY, L’apparition de nouveaux droits fondamentaux deprocedure en matiere de mise en etat, in J.C.P., G., 2007, Doctr., I, 160.

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Instance di Parigi e che i risultati di tale sperimentazione, divenuti parteintegrante del rapporto steso a seguito dell’incarico ministeriale, sonoconfluiti in gran parte nella riforma del 2005.

Una precisazione si rende necessaria: quando fu iniziata la praticadella stipulazione degli accordi processuali « collettivi », l’aspetto mag-giormente innovativo di tali convenzioni era rappresentato dalla previ-sione dei c.d. contratti di procedura (18).

Si tratta di accordi specifici, che intervengono nel corso della fasedella mise en etat tra parti e giudice istruttore al fine di stabilire i ter-mini perentori da applicarsi alla singola causa e che costituiscono unostrumento molto flessibile, funzionale alla trattazione piu efficace delprocesso: essi rappresentano pertanto un prodotto significativo ed inno-vativo dei « contratti processuali collettivi ».

A partire da questa pratica, o meglio a seguito del suo recepimentoda parte prima del rapporto Magendie (19) e poi del legislatore francesedel 2005, e stato introdotto un nuovo comma 3o all’art. 764 c.p.c. cheoggi prevede espressamente il contrat de procedure.

Quando sara necessario fare riferimento a quest’ultima ipotesi, siparlera, forse impropriamente nell’accezione italiana, di contratto e nondi accordo (o protocollo) di procedura (20).

La denominazione degli accordi italiani e francesi e differente: dallapiu sobria intitolazione italiana di « protocolli », alla piu ambiziosa ado-zione francese della forma contrattuale.

Cio non e casuale, poiche l’adozione della forma convenzionale siinserisce nell’ambito di una piu ampia tendenza generale dell’ordina-

(18) CADIET-JEULAND, Droit judiciaire prive, Paris, 2009, Litec, p. 617; GUIN-

CHARD-FERRAND-CHAINAIS, op. cit., p. 804 s.; RAJI-WENDEL-THIBAUD MALIN-RICHARD, op.cit., p. 14; AMRANI-MEKKI-JEULAND-SERINET-CADIET, Le proces civil francais a son pointde desequilibre?, in J.C.P., G., 2006, Doctr., I, p. 146, spec. p. 1161; GIVERDON, voce Tri-bunal de grande instance, in Juris classeurs, fasc. n. 221, spec. Mise a jour, 2006; TU-

DELA, Decret du 28 decembre 2005: vers une contractualisation de la procedure civile?,in Gazz. Pal., 2006, Doctr., p. 789. Sul contratto di procedura innanzi alla Cour d’appel,FRICERO, voce Appel, in Juris classeurs, fasc. n. 721, p. 12.

(19) MAGENDIE, op. cit., p. 83 ss.(20) MORTARA, Comm. al c.p.c., II, Milano, 1910, p. 552 ss.; COSTA, Contributo

alla teoria dei negozi giuridici processuali, Bologna, 1921, p. 91 ss.; DONA, Negozio giu-ridico processuale, Milano, 1930, p. 11 ss.; SATTA, Contributo alla dottrina dell’arbitrato,Milano, 1931, p. 43 ss.; CARNELUTTI, Contratto e diritto pubblico, in Studi in onore di Al-fredo Ascoli, Messina, 1931, p. 9 ss.; NOVELLI, voce Contratto giudiziale, in Noviss. dig.it., Torino, 1938, p. 107 ss.; SATTA, voce Accordo, Diritto processuale civile, in Enc. dir.,Milano, 1958, pp. 300-301; DE STEFANO, Studi sugli accordi processuali, Milano, 1959,p. 3 ss.; BETTI, voce Negozio giuridico, in Noviss. dig. it., Torino, 1965, p. 220; CHIO-

VENDA, Principii di diritto processuale civile, Napoli, 1965, p. 105 ss.; DENTI, voce Nego-zio processuale, in Enc. dir., Milano, 1978, p. 138 ss.; LUISO, Diritto processuale civile,Milano, 2007, I, p. 399; CARPI, Introduzione, in questa rivista, numero straord., 2008,p. 2 ss.; CAPONI, Autonomia privata, cit., p. 100 ss. Estremamente critico rispetto alla ca-tegoria del negozio processuale REDENTI, voce Atti processuali civili, in Enc. dir., Milano,1959, pp. 113-114.

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mento giuridico francese, volta al recepimento del consenso dei destina-tari delle norme giuridiche (21).

Tale tendenza assume uno specifico rilievo nell’ambito dell’ammini-strazione della giustizia (22) e non solo nei settori piu tradizionalmentetoccati da politiche in senso lato contrattuali (23).

E forse opportuno evidenziare che il raccordo tra processo e con-trattazione in senso ampio esula completamente dall’utilizzazione dellostrumento contrattuale nell’ambito della categoria dei metodi alternatividi risoluzione delle controversie.

Cio che interessa in questa sede e invece la possibilita di utilizzarela convenzione in quanto mezzo adatto a rendere piu efficace la giusti-zia statale e non comporta in alcun modo la volonta di richiamare l’i-deologia liberale.

Infatti, partendo da quest’ultima prospettiva, si potrebbe impropria-mente pensare ad « un’incidenza atipica e pervasiva dell’autonomia delleparti sul processo civile statale » (24), mentre un’evoluzione in senso latocontrattuale della gestione della giustizia si puo piuttosto considerarecome un riflesso della complessita della societa postmoderna nello speci-fico ambito del processo civile (25).

(21) CHASSAGNARD-HIEZ, La contractualisation de la production normative, Dal-loz, 2008, passim; CHASSAGNARD-HIEZ (a cura di), Approche renouvelee de la contractua-lisation, Aix-Marseille, 2007, PUAM, passim; CHASSAGNARD-HIEZ (a cura di), Approchecritique de la contractualisation, Paris, 2007, PUAM, passim; ANCEL, voce Contractua-lisation, in CADIET (a cura di), Dictionnaire de la justice, Paris, 2004, PUF, p. 231 ss.;CADIET, Le spectre de la societe contensieuse, in Melanges offerts a Gerard Cornu, Paris,1994, PUF, p. 29 ss.

(22) CADIET, Les jeux du contrat et du proces: esquisse, in Melanges en l’honneurde Gerard Fajat. Philosophie du droit et droit economique. Quel dialogue?, Paris, 1999,Frison-Roche, p. 23 ss.; CADIET, Liberte des conventions et clauses relatives au reglementdes litiges, in LPA, 5 mai 2000, p. 30 ss.; NORMAND, Les facteurs d’acceleration de la pro-cedure civile, in Melanges offerts a Pierre Drai. Le juge entre le deux millenaires, Paris,2000, Dalloz, p. 427, spec. p. 429 ss.; CADIET, Une justice contractuelle, l’autre, in Etu-des offerts a Jaques Ghestin, Paris, 2001, LGDJ, p. 177 ss.; CADIET, in ANCEL-RIVIER (acura di), Le conventionnel et le jurisdictionel dans le reglement des differends, Paris,2001, Economica, p. 34 ss.; CHAZAL, voce Justice contractuelle, in CADIET (a cura di),Dictionnaire de la justice, cit., p. 723 ss.; CADIET, voce Clauses relatives aux litiges, inJuris classeurs, 2008, fasc. 190; AMRANI-MEKKI, La dejurisdictionalisation, in Gazz.Pal., 4-5 juin 2008, Doctr., p. 1425.

(23) Oltre ai contratti collettivi di lavoro, si v. l’utilizzazione della forma consen-suale nell’ambito della pubblica amministrazione. BRUTI LIBERTATI, voce Accordi pubblici,in Enc. dir., agg., I, Milano, 2001, p. 1 ss.; GRECO, Accordi amministrativi. Tra provve-dimento e contratto, Torino, 2003, passim.

(24) CAPONI, In tema di autonomia e certezza nella disciplina del processo civile, inForo it., 2006, I, c. 136 ss. Senza alcuna pretesa di esaustivita CIPRIANI, Ideologie e modellidel processo civile, Napoli, 1997, passim; GIULIANI-PICARDI, VI, Modelli storici della pro-cedura continentale, II, Dall’ordo iudiciarius al codice di procedura, Perugia, 1994, p. 3 s.

(25) CADIET, La legalite procedurale en matiere civile, in Bull. inf. Cass., n. 636 del13 marzo 2006, p. 13; CHEVALLIER, L’Etat post-moderne, Paris, 2008, LGDJ, p. 138 ss.;LYOTARD, La Condition Postmoderne, Paris, Les edion de minuit, 1979, passim.

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Si tratta di collocare la logica contrattuale nell’ambito della attualetecnica di produzione giuridica.

Infatti si assiste ad una modificazione dei rapporti tra cittadini edistituzioni, consistente in un allontanamento dallo schema piramidale ti-pico del diritto moderno, nell’ambito del quale la norma di origine sta-tale si imponeva all’individuo.

Oggi si puo osservare una tendenza dello Stato ad utilizzare so-vente lo strumento in senso lato contrattuale, in modo da realizzareforme organizzative di tipo orizzontale e dando cosı luogo a norme che,anziche imporsi al singolo, vengono concordate con esso: in tal modo idestinatari della norma giuridica sono associati al processo di elabora-zione della regola (26).

L’utilizzazione del processo consensuale (o contrattuale) nell’elabo-razione della regola giuridica implica necessariamente uno snaturamentodella concezione tradizionale del contratto, che sfocia nella denomina-zione diversa di tali impegni reciproci sotto la forma di accordi, carte,convenzioni, quasi-contratti, patti, protocolli, che hanno poco a che farecon il contratto di diritto civile, implicando piuttosto l’utilizzazione ditale termine una nuova modalita di intessere rapporti.

L’accento posto sulla logica contrattuale non implica solamente lamodificazione dell’equilibrio tradizionale tra la legge e il contratto, magarantisce altresı una maggiore efficacia dell’azione pubblica (27), supe-riore a quella imposta dall’alto, permettendo di ottenere la cooperazionedei consociati (28).

A tale tendenza si sta iniziando a fare riferimento in Italia anchenell’ambito della regolazione del processo civile, sebbene si abbia l’im-pressione che sussista ancora qualche remora in proposito, nonostantel’autorevolezza di coloro che ne hanno immaginato un possibile ingressonel nostro ordinamento (29).

I protocolli di procedura italiani, al pari del contrats de procedureche si stanno per esaminare, ne costituiscono una evidente estrinseca-zione.

Per quanto riguarda i protocolli italiani si tratta forse di acquisireuna maggiore consapevolezza della loro importanza normativa non soloin senso lato, ma anche in quello piu proprio di costituire la base « vi-vente » del diritto sulla quale operare al fine di rendere finalmente piuefficace il nostro processo civile.

Al fine di poter illustrare il contenuto degli accordi di procedurafrancesi e necessario tracciare, almeno a grandi linee, e quindi senza al-cuna pretesa di completezza, il funzionamento del processo civile ordi-

(26) GIANNINI, Il pubblico potere, Bologna, 1986, spec. p. 125; GALGANO, voce Ne-gozio giuridico, in Enc. giur., Milano, 1977, p. 932 ss., spec. p. 947.

(27) LYOTARD, op. cit., p. 81 ss.(28) GRECO, op. cit., p. 212.(29) CARPI, op. cit., p. 1 ss.; CAPONI, Autonomia privata e processo civile, cit.,

p. 100 ss.; ID., Autonomia privata e processo civile (appunti sul possibile ruolo del no-taio nella crisi coniugale), in Foro it., 2008, V, c. 161 ss.

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nario di cognizione innanzi al Tribunal de Grande Instance e alla Courd’appel (30).

Infatti, solamente presso tali giurisdizioni si svolge la piu volte ci-tata fase della mise en etat, che e quella maggiormente toccata dagli ac-cordi.

Tuttavia tali brevi cenni saranno relativi non solo a questa impor-tante fase processuale, ma anche al processo ordinario in generale, poi-che gli accordi che saranno esaminati nel prosieguo riguardano anche al-tri aspetti del processo (31).

2. — Il processo ordinario innanzi al Tribunal de Grande Instanceha inizio attraverso atti differenti, ma si puo comunque genericamenteaffermare che esso comincia normalmente attraverso la notificazione diun atto del tutto simile alla nostra citazione: l’assignation (32).

A differenza della procedura italiana, che prevede l’iscrizione aruolo nei dieci giorni successivi alla notifica, il processo francese pre-vede che il convenuto deve predisporre una comparsa di risposta (actede constitution, art. 756 c.p.c.) tramite avvocato entro quindici giornidalla notificazione dell’assignation, informandone l’« attore » (art. 755c.p.c.).

La vera e propria costituzione in giudizio tramite l’iscrizione aruolo deve avvenire ad opera della parte piu diligente entro quattro mesidalla notifica della assignation con il deposito in cancelleria di una co-pia dell’atto introduttivo (art. 757 c.p.c.).

Ai sensi dell’art. 758 c.p.c., il presidente del tribunale fissa il giornoe l’ora nei quali sara chiamata la causa, eventualmente delegando un pre-sidente di sezione e dandone notizia agli avvocati tramite la cancelleria.

La procedura a jour fixe (artt. 788-792 c.p.c.) e riservata a casi d’ur-genza in cui il presidente autorizza l’« attore » a citare il convenuto a datafissa: in tal caso il convenuto deve costituirsi tramite avvocato prima delgiorno dell’udienza e la procedura segue uno specifico iter dettato dall’ur-genza (33).

Negli altri casi, il giorno della prima udienza « di smistamento » ilpresidente conferisce con gli avvocati sullo stato della lite e viene decisocon quale tipo di procedura sara trattata la causa, e cioe se con il c.d.circuit court, moyen o long.

(30) CADIET-JEULAND, Droit judiciaire prive, cit., pp. 609 ss. e 667 ss.; GUINCHARD-FERRAND-CHAINAIS, op. cit., p. 787 ss.; JULIEN-FRICERO, Droit judiciaire prive, Paris, 2009,in LGDJ, p. 161 ss.; GIVERDON, voce Tribunal de grande instance, in Juris classeurs, fasc.nn. 217, 221, cit., 223, 224; VUITTON, voce Tribunal de grande instance, in Juris clas-seurs, fasc. nn. 218, 219; MARCHAND-VUITTON, voce Tribunal de grande instance, in Jurisclasseurs, fasc. n. 222; GIVERDON, voce Appel, in Juris classeurs, fasc. n. 720; FRICERO,voce Appel, cit., passim; OUAISSI, voce Appel, in Juris classeurs, fasc. n. 722.

(31) Infra n. 3.(32) Artt. 55 ss. e 750 ss. c.p.c.: JULIEN-FRICERO, Droit judiciaire prive, cit., p. 162.(33) GIVERDON, op. cit., fasc. n. 225.

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Il primo caso si ha quando la causa e pronta per essere decisa nelmerito o se il convenuto non compare e la causa puo essere decisa nelmerito: il presidente dichiara chiusa l’istruzione e fissa la data dell’u-dienza di discussione, che puo tenersi anche il giorno stesso (art. 760c.p.c.).

Nel secondo caso (circuit moyen), il presidente decide che la causapuo essere rinviata ad altra udienza per una data che egli stabilisce, seritiene che un ultimo scambio di difese o la produzione di ulteriori do-cumenti sia sufficiente all’istruzione, fissando ai difensori i termini perla notificazione delle conclusioni e per l’eventuale produzione dei docu-menti: alla data fissata, il presidente rinvia la causa all’udienza di discus-sione (art. 761 c.p.c.).

Nei casi piu complessi (circuit long) si procede invece alla vera epropria mise en etat (istruzione) della causa davanti ad un magistratodella stessa sezione, che deve controllare il legale svolgimento della pro-cedura, con particolare riguardo alla puntualita dello scambio delle con-clusioni e della comunicazione dei documenti.

Le conclusioni sono sottoscritte e notificate nelle forme delle notifi-cazioni tra avvocati (34): e inserito un elenco dettagliato degli eventualidocumenti prodotti (art. 815 c.p.c.).

Esistono due diverse modalita di fissazione dei termini per l’istru-zione della causa, la prima tradizionale, che avviene unilateralmente daparte del giudice in relazione all’urgenza e alla complessita della causa ela seconda negoziata (35).

Infatti, come accennato, il juge de la mise en etat puo fissare il ca-lendario dell’istruzione a seguito di un accordo delle parti: tale nuovanorma introdotta nel code de procedure civile dalla riforma del 2005 haconsacrato la pratica c.d. dei « contratti di procedura » gia previsti da al-cuni accordi collettivi, utilizzati da tempo e con successo nell’ambitodelle giurisdizioni che li avevano stipulati (36).

I termini stabiliti attraverso l’accordo delle parti e del giudice sonoperentori per tutti i « contraenti » e possono essere prorogati solo in casidi gravi e documentati motivi.

Il calendario prevede il numero delle difese ed i rispettivi termini,la data della chiusura della fase istruttoria, quella in cui si terra la di-scussione della causa, nonche quella della pronuncia della sentenza(artt. 763 e 764 c.p.c.) (37).

Nell’ambito della mise en etat, ma anche in quello del circuit moyen,puo avvenire piu di uno scambio di differenti conclusions: soprattutto neicasi di maggiore complessita della causa, come avviene in Italia, spesso lerispettive conclusioni mutano nel corso del processo.

(34) Artt. 671-674 c.p.c. JULIEN-FRICERO, op. cit., p. 138.(35) GIVERDON, op. cit., fasc. n. 222, p. 6.(36) GIVERDON, op. loc. ultt. citt.; CADIET-JEULAND, Droit judiciaire, cit., p. 617.(37) La procedura davanti al juge de la mise en etat e regolata dagli artt. 763-787

c.p.c.

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Per questo motivo le parti, alla fine della istruzione e prima dellapronuncia della ordinanza di cloture de l’instruction (38), devono riassu-mere e riprendere tutte le conclusioni formulate in precedenza: si trattadelle conclusions recapitulatives.

Nel caso in cui nessuna delle conclusioni sia evocata nuovamentenell’ambito delle conclusions recapitulatives, le conclusioni non ripropo-ste sono considerate abbandonate (art. 753 c.p.c.) (39).

La chiusura dell’istruzione e consacrata dalla pronuncia della citataordinanza di cloture de l’instruction, non motivata ed inimpugnabile(artt. 779-784 c.p.c.): essa viene emanata dal presidente nel caso del cir-cuit court o moyen (art. 760, al. 3, c.p.c. e art. 761, al. 3, c.p.c.) o daljuge de la mise en etat che abbia ricevuto una delega in tal senso nell’i-potesi del circuit long (40) (art. 779, al. 1, c.p.c.), con rinvio della causaall’udienza di discussione.

L’effetto della pronuncia dell’ordinanza di cloture e quello di cri-stallizzare definitivamente l’oggetto della causa (41).

Il codice specifica che la data della cloture deve essere il piu possi-bile vicina a quella dell’udienza di discussione, in modo da evitare chesopravvengano fatti nuovi, cosa che potrebbe costringere il giudice a re-vocare l’ordinanza di cloture: in particolare e contrastata la pratica didifferimento della pronuncia di tale ordinanza fino alla data in cui si po-tra tenere l’udienza di discussione (42).

All’udienza di discussione e prima dell’inizio della stessa, il giudicedella mise en etat deve effettuare un rapport dal quale non deve esserepossibile desumere la decisione (art. 785 c.p.c.) (43).

Tale udienza si puo tenere anche innanzi al solo juge de la mise enetat, se gli avvocati non si oppongono (art. 786 c.p.c.) (44): spesso all’u-dienza non si svolge una vera e propria discussione orale secondo il det-tato dell’art. 440 c.p.c., che prevede che essa avvenga attraverso la di-scussione conclusiva delle parti, ma piuttosto essa si tiene nella formadelle c.d. plaidoiries interactives, costituite da un susseguirsi di do-mande e risposte (45).

In ogni caso, a seguito della modifica apportata dal decret del 28 di-cembre 2005, la discussione innanzi al Tribunal de Grande Instance sipuo svolgere in forma scritta: cio puo tuttavia avvenire solo nel caso in

(38) Infra.(39) CADIET-JEULAND, op. cit., pp. 610 s., 671 s.; GUINCHARD-FERRAND-CHANAIS,

op. cit., p. 836 ss.; JULIEN-FRICERO, op. cit., p. 182 ss.; BOURDILLAT, La reforme desconclusions recapitulatives ou la quete du succes improbable, in Dalloz, 2006, Doctr.,Chr., p. 427 ss.; BOLARD, Les « derniers conclusions », in J.C.P., G., 2001, I, 297; FRICERO,voce Appel, cit., spec. pp. 8-9.

(40) CADIET-JEULAND, op. cit., p. 616 ss.; JULIEN-FRICERO, op. cit., p. 188 ss.(41) JULIEN-FRICERO, op. cit., p. 189.(42) GIVERDON, op. cit., fasc. 223, spec. p. 3; PERROT, in Rev. trim. dr. civ., 1985,

p. 447.(43) CADIET-JEULAND, op. cit., p. 621 ss.(44) GUINCHARD-FERRAND-CHAINAIS, op. cit., p. 845.(45) CADIET-JEULAND, op. loc. ultt. citt.; JULIEN-FRICERO, op. cit., p. 191.

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cui le parti vi rinuncino (con l’eventuale accordo del pubblico mini-stero) (art. 779, al. 3, c.p.c.) (46).

La procedura davanti alla Cour d’appel (47) e del tutto simile a quellaseguıta innanzi al Tribunal de Grande Instance e prevede allo stessomodo la mise en etat, riproducendo i medesimi problemi del primogrado.

L’appello viene pero proposto attraverso un atto diverso rispetto aquello che introduce il processo di primo grado, cioe tramite la declara-tion (art. 901 c.p.c.), anziche con l’assignation (art. 750 c.p.c.) che, ol-tre ai requisiti previsti dall’art. 58 c.p.c., deve contenere l’indicazionedella sentenza impugnata ed eventualmente dei capi del provvedimentoa cui l’impugnazione e limitata (48).

Inoltre, e a differenza di quanto avviene per l’assignation nel pro-cesso di primo grado, la declaration d’appel e depositata in cancelleria ecio vale come iscrizione a ruolo.

La cancelleria stessa provvede a consegnare una copia dell’impu-gnazione all’appellato tramite l’invio di una lettera semplice, avvisandolodell’onere di costituzione (art. 903, al. 1, c.p.c.).

Nel caso in cui l’atto non sia stato ricevuto e percio il servizio po-stale lo abbia inviato nuovamente alla cancelleria, quest’ultima ne in-forma l’avoue, il quale provvede alla notifica ai sensi dell’art. 908, al. 1,c.p.c., con l’avviso all’appellato dell’onere di costituirsi entro quindicigiorni dalla notifica e con l’ulteriore avviso che in mancanza dell’adem-pimento a tale onere la sentenza sara resa in sua assenza, sulla base deisoli elementi forniti dalla controparte (art. 908, al. 2, c.p.c.).

Nel momento in cui l’avoue dell’« appellato » si costituisce, informadi cio il difensore dell’appellante, rimettendogli copia dell’atto di costitu-zione (art. 904 c.p.c.).

Ai sensi dell’art. 915 c.p.c., l’appellante deve depositare in cancelle-ria le proprie conclusioni entro quattro mesi dalla declaration d’appel, ameno che il conseiller de la mise en etat non provveda ad assegnargliun termine piu breve.

Il presidente della chambre (sezione) alla quale e attribuita la causae la cancelleria ne danno notizia agli avoues.

Fatta eccezione per la differente modalita di introduzione dell’impu-gnazione, l’istruzione della causa davanti alla Cour d’appel e molto si-mile a quella prevista innanzi al Tribunal de Grande Instance: l’art. 910c.p.c. prevede infatti che la causa sia istruita sotto il controllo di un ma-gistrato della sezione a cui e attribuita, ai sensi degli artt. 763-787 c.p.c.(che regolano la mise en etat — circuit long — innanzi al Tribunal de

(46) CADIET-JEULAND, op. cit., p. 622; GUINCHARD-FERRAND-CHAINAIS, op. cit.,pp. 844, 847.

(47) Per le modifiche introdotte al processo di appello dal decret n. 2009-1524 siv. J.O. 11 dec. 2009. Tale provvedimento entrera in vigore il 1o gennaio 2011.

(48) OUAISSI, voce Appel, in Juris classeurs, 2007, fasc. 722, p. 4 ss.; GIVERDON,voce Appel, in Juris classeurs, 2008, fasc. 719, p. 3 ss.

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Grande Instance), ad eccezione dell’applicazione delle norme specialipreviste per il giudizio di appello (49).

L’udienza di discussione e l’emanazione della sentenza seguono lostesso schema della procedura ordinaria innanzi al Tribunal de GrandeInstance, con un dibattito orale davanti alla formazione collegiale (50).

Cio che appare evidente da questa sommaria ricostruzione e la ten-denziale assenza di preclusioni previste dalla legge: infatti, tranne il ter-mine di quaranta giorni per la costituzione e quello di quindici giorni as-segnati al convenuto in primo e secondo grado per la costituzione, ilprocesso francese non prevede preclusioni uniformi (51).

Benche tale flessibilita costituisca un grosso pregio (52), tale assenzadi uniformita ha costituito una delle principali ragioni per le quali al-cune giurisdizioni hanno sentito l’esigenza di creare dei protocolli al finedi rendere piu omogenee le scansioni temporali (53).

Inoltre, come accennato all’inizio, la necessita di procedere ad unaschematizzazione si rende oggi necessaria al fine dell’informatizzazionedel processo, operazione che richiede un sistema piu rigido, pretesodalla logica dei sistemi telematici.

3. — Per quanto riguarda l’analisi degli accordi di procedura, si po-tra fare riferimento solo a quelli che sono stati segnalati dalle giurisdi-zioni interpellate.

Si tratta del protocolli stipulati davanti al Tribunal de Grande In-stance di Parigi, di Nanterre e di Perigueux e di quelli conclusi presso laCour d’appel di Parigi e di Versailles (54).

(49) L’art. 910, al. 2, c.p.c. delinea una procedura piu rapida per l’istruzione dellacausa, senza il ricorso alla mise en etat. CADIET-JEULAND, op. cit., p. 672.

(50) CADIET-JEULAND, op. cit., p. 672 s.(51) FERRAND, The respective role of the judge and the parties in the preparation of

the case in France, in TROCKER-VARANO (a cura di), The reforms of civil procedure incomparative perspective, Torino, 2005, p. 7 ss., spec. p. 19; TROCKER, Il processo civilein prospettiva comparatistica: recenti tendenze evolutive, in Rass. for., 2006, p. 1465 ss.,spec. pp. 1480-1481.

(52) Per una tendenza alla flessibilita delle novita italiane in materia di proceduracivile, si v. il nuovo art. 81-bis disp. att. c.p.c. BRIGUGLIO, Le novita sul processo ordina-rio di cognizione nell’ultima, ennesima riforma in materia di giustizia civile, in www.ju-dicium.it; BALENA, La nuova pseudo-riforma della giustizia civile. (un primo commentodella legge n. 18 giugno 2009, n. 69), in ww.judicium.it; SASSANI-TISCINI, Prime osserva-zioni sulla legge 18 giugno 2009, n. 69, in www.judicium.it; FABIANI, Il nuovo volto dellatrattazione e dell’istruttoria, in Corr. giur., 2009, p. 1161 ss.; PICOZZA, Il calendario delprocesso, in Riv. dir. proc., 2009, p. 1650. Sulla possibilita che l’introduzione del nuovoprocesso sommario consenta al giudice innanzi al quale e stato iniziato un processo nelleforme del rito sommario un vero e proprio potere di case menagement si v. BIAVATI, op.loc. ultt. citt.

(53) KARSENTY, op. cit., p. 14.(54) Particolare e l’esperienza del Tribunal de Grande Instance di Pau, il quale ha

specificato che la regolazione del processo civile non avviene attraverso la stipulazione diun unico accordo di procedura, bensı tramite riunioni semestrali che si tengono tra ma-

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Lo studio prendera in considerazione anche quello stipulato dal Tri-bunal de Grande Instance de Bergerac, sebbene esso sia stato conclusosolo a seguito del protocollo in materia di informatizzazione.

Altre giurisdizioni hanno invece reso noto che non e stato conclusoalcun accordo in materia di regolazione della procedura (55), benchequalcuna di esse abbia recepito il protocollo-quadro in materia di infor-matizzazione tramite accordo specifico in tal senso stipulato presso lasingola giurisdizione (56).

Ci si occupera solo di quanto previsto per il processo ordinario dicognizione.

Venendo ora all’analisi dei protocolli di procedura, l’esame avra ini-zio da quelli stipulati presso i Tribunals de Grande Instance.

L’ultimo protocollo concluso presso Tribunal de Grande Instancedi Parigi tra il presidente del Tribunale, il batonnier dell’ordine degli av-vocati presso la Corte d’appello di Parigi ed il direttore della cancelleriapresso il Tribunale porta la data dell’8 giugno 2008.

Esso prevede in primo luogo che i requisiti di contenuto-forma dicui agli artt. 750 e ss. c.p.c. per l’assignation debbono ritenersi previstia pena di nullita (57).

Per quanto riguarda la costituzione delle parti, vengono introdottealcune ulteriori regole che consistono nella specificazione di quelle giapreviste dal codice.

Infatti, in primo luogo, il convenuto si deve costituire rapidamente,trasmettendo in cancelleria l’originale ed il secondo originale della suacomparsa di costituzione, oltre ad altre due copie, che sono destinate altribunale. La cancelleria restituisce al convenuto l’originale della com-parsa ed all’avvocato dell’« attore » il secondo originale e le altre due co-pie destinate al tribunale.

In secondo luogo l’avvocato dell’« attore », dal momento in cui ri-ceve l’avviso che la sua citazione e stata iscritta a ruolo, deve depositarepresso la cancelleria della sezione presso cui si tiene la prima udienza le

gistrati, avvocati e cancellieri, fissando gli obiettivi e gli obblighi reciproci, attraverso l’a-nalisi dei malfunzionamenti: solo le pratiche che risultano efficaci vengono convalidateattraverso la stipulazione di specifici accordi di procedura.

(55) Si tratta della Cour d’appel di Amiens, della Cour d’appel di Rennes, dellaCour d’appel di Riom, della Cour d’appel di Poitiers, della Cour d’appel di Orleans, dellaCour d’appel di Agen. La Cour d’appel di Bastia ha tuttavia stipulato con l’ordine degliavvocati di Ajaccio un accordo sulle modalita attraverso le quali organizzare udienze invideoconferenza in materia civile. Nel caso della Cour d’appel di Angers, il primo presi-dente ha specificato che, pur avendo proposto la stipulazione di un protocollo di proce-dura, l’ordine degli avvocati ha rifiutato di sottoscriverlo.

(56) Infra n. 4. Si tratta del Tribunal de Grande Instance di Metz, del Tribunal deGrande Instance di Chambery, del Tribunal de Grande Instance di Nancy, del Tribunalde Grande Instance di Montpellier, del Tribunal de Grande Instance di Bourges. Pressola Cour d’appel di Digione e presso il Tribunal de Grande Instance di Lisieux e in corso lastipulazione di una convenzione in materia di informatizzazione del processo.

(57) Stessa regola vale per la requete, che e l’altra forma che puo rivestire l’attointroduttivo innanzi al Tribunal de Grande Instance (art. 750 c.p.c.).

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due copie destinate al tribunale: la cancelleria ne accusa ricevuta resti-tuendo all’avvocato del convenuto una delle due copie.

In terzo luogo si fa raccomandazione al difensore del convenuto disorvegliare il ritorno della copia di cui sopra, perche in caso di mancatodeposito da parte dell’« attore », egli ha l’onere di informarsi presso lacontroparte circa la sorte della procedura.

Infine, benche in teoria cio debba avvenire spontaneamente, si faraccomandazione alla parte che si costituisce di ricordare all’avversarioil deposito delle due copie per il tribunale e di sollecitare il deposito deidocumenti.

Nei casi di pluralita di convenuti, il difensore dell’« attore », dal mo-mento della ricezione della notizia delle costituzioni avversarie, ne dovrafornire una sintesi al tribunale e alle altre parti.

E indispensabile la presenza in udienza.Si ricorda che le citazioni, gli eventuali interventi in causa e le con-

clusions recapitulatives (58) devono essere notificate a tutte le parti, inparticolare a quelle che sono intervenute successivamente: in assenzadella notifica le domande non sono validamente formulate nei confrontidelle parti intervenute in corso di causa.

Per quanto riguarda la mise en etat, le parti sono esortate alla dili-genza ed al rispetto del contraddittorio.

Come in precedenza evidenziato, secondo l’art. 763 c.p.c. il juge dela mise en etat deve controllare l’istruzione della causa: ai sensi del pro-tocollo in esame si sottolinea ulteriormente che tale funzione deve esseresvolta allo scopo di promuovere il principio di concentrazione, cononere delle parti di descrivere sin dai primi atti difensivi tutti i fatti, in-dicando le norme di diritto invocate, i mezzi di prova, tutti i documenticonosciuti e disponibili sin dalle prime difese, nonche di citare in giudi-zio tutti i terzi interessati, onde evitare interventi coatti o chiamate ingaranzia a cascata.

Sempre al fine di realizzare la concentrazione del processo, si pre-vede la necessita di limitare il numero degli scritti difensivi: nel caso diun processo con due sole parti gli scritti devono limitarsi ad una cita-zione, una comparsa di risposta, una replica ed una controreplica, se-guıta dall’ordinanza di cloture, salve circostanze particolari.

Per quanto concerne il calendario della causa, il giudice puo alter-nativamente fissare unilateralmente i termini oppure concordarli con idifensori secondo la complessita del caso, eventualmente accordandoproroghe.

Nel primo caso i difensori devono depositare le loro conclusioni(che completano la citazione e la comparsa di risposta) almeno entrootto giorni prima dell’udienza fissata davanti al juge de la mise en etat,in modo che quest’ultimo possa prendere conoscenza degli scritti difen-sivi con sufficiente anticipo perche si possa tenere un’udienza utile.

(58) Retro n. 2.

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Nell’ipotesi in cui il giudice non disponga unilateralmente, e possi-bile che egli fissi un calendario della mise en etat in accordo con i difen-sori, attraverso il c.d. contratto di procedura: i termini fissati non pos-sono essere prorogati se non per gravi motivi.

Tenuto conto del principio di concentrazione, i termini stabiliti perle conclusioni del convenuto devono essere piu lunghi rispetto a quelliconcessi per la replica dell’« attore » e della eventuale controreplica delconvenuto, poiche quest’ultimo non ha la possibilita di preparare leprime difese con congruo anticipo.

E possibile prevedere un’udienza ulteriore se il rinvio puo avere lafunzione di facilitare la soluzione della causa, sia nel caso di fissazioneunilaterale dei termini, sia in quello di fissazione concordata.

La comunicazione dei documenti deve avvenire sulla base di unelenco specifico e la numerazione deve essere conservata nel corso ditutto il processo: se un documento prevede un allegato, l’elenco lo deveprecisare, attribuendo all’allegato il numero del documento principale eduna sub numerazione, mentre in caso di comunicazione in corso dicausa di nuovi documenti, questi debbono essere elencati a partire dalnumero immediatamente successivo a quello dell’ultimo documento pro-dotto.

Se viene citata giurisprudenza o dottrina, e necessario menzionare illuogo della relativa pubblicazione: se la giurisprudenza e inedita, e ne-cessario produrre copia integrale della decisione e ricomprenderla nell’e-lenco dei documenti, se vi sono documenti in lingua straniera devono es-sere accompagnati dalla traduzione.

La consulenza tecnica deve essere depositata in cancelleria nellaversione completa degli allegati, mentre gli altri documenti comunicatidevono essere depositati in cancelleria se il juge de la mise en etat lo ri-chiede.

Le dernieres conclusions (59) devono essere sintetiche ed enunciarechiaramente il fatto e le ragioni di diritto. Nel caso in cui esse siano par-zialmente dissimili rispetto alle precedenti, potranno indicare i soli para-grafi modificati.

L’art. 779, al. 2, c.p.c. introdotto dal decret n. 2005-1678 prevedel’eventuale deposito in cancelleria del dossier de plaidoire: non si trattaesattamente del nostro fascicolo di parte, quanto piuttosto di un plicocontenente la riproduzione delle dernieres conclusions, che non possonoessere modificate, dei documenti prodotti e della giurisprudenza even-tualmente citata.

La pratica del deposito del dossier de plaidoire era nata in applica-zione di un precedente protocollo stipulato presso il Tribunal de GrandeInstance di Parigi.

Tuttavia, a seguito dell’implementazione di tale prassi, proprio ilTribunale di Parigi, nell’« accordo collettivo » in vigore, ha evidenziatoche la sua utilita si e rivelata nel tempo assai ridotta, poiche il dossier,

(59) Retro n. 2.

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limitandosi a riprodurre le dernieres conclusions, nonche documenti egiurisprudenza gia agli atti, non riveste alcun interesse ai fini della di-scussione e pertanto nel proprio protocollo successivo ha di fatto abolitotale pratica, prevedendo che i documenti prodotti e la giurisprudenzaeventualmente indicata debbono essere contenuti nell’ambito delle der-nieres conclusions.

In definitiva il dossier de plaidoire potra contenere solo i documentiprodotti.

Si e gia visto come le modalita dell’eventuale dibattito all’udienzasiano stati recepiti dal legislatore del 2005, a seguito della pratica gia in-stauratasi innanzi al Tribunale di Parigi.

Tale pratica prevede oneri sia per agli avvocati che per i magi-strati.

Infatti il protocollo da un lato impone ai difensori di evidenziare l’e-ventuale non fedelta ai fatti di causa del rapport oral e, dall’altro lato, ri-chiede ai giudici di non far conoscere in alcun modo la propria opi-nione, in quanto il testo dell’art. 785, al. 2, c.p.c. si limita ad affermareche il rapport del giudice deve esporre l’oggetto della causa e delle di-fese delle parti e di menzionare i punti che possono chiarire il dibattito,e cio non solo per preservare fino all’ultimo istante la terzieta del giu-dice, ma anche per evitare che il rapporteur influenzi il collegio.

Dall’esame di questo primo contrat de procedure possono trarsi al-cune iniziali considerazioni.

Le regole hanno natura affatto differente tra loro, poiche alcunegiungono a stabilire una causa di nullita dell’atto introduttivo non previ-sta dalla legge per carenza di requisiti di contenuto-forma; alcune si li-mitano a dettare disposizioni esclusivamente organizzative; altre, invece,recependo o anche disattendendo pratiche consolidate nell’ambito dellastessa giurisdizione, inserendo o eliminando norme nuove, arricchisconol’impianto processuale, sempre al fine di ottenerne un migliore funziona-mento.

L’accordo di procedura vigente presso il Tribunal de Grande In-stance di Nanterre e stato stipulato il 17 giugno 2005.

In merito all’introduzione del giudizio, si prevede in particolare chein caso di pluralita di parti citate con atti diversi, tutti i procedimentidebbano essere riuniti per dare luogo ad un’unica causa.

Riguardo all’istruzione si prevede, contrariamente a quanto dispo-sto dal protocollo del Tribunal de Grande Instance di Parigi, che non enecessario che gli avvocati siano presenti a tutte le udienze, fatti salvi icasi in cui il giudice lo ritenga opportuno per conferire su un punto spe-cifico.

In tutte le altre ipotesi, i difensori comunicano con il giudice attra-verso un bulletin de procedure che sara loro trasmesso entro quaran-totto ore prima dell’udienza a mezzo posta elettronica o fax, con esclu-sione del telefono.

Per quanto concerne i termini per concludere o per comunicare idocumenti al juge de la mise en etat, essi non potranno essere inferioria un mese, salvo il diverso accordo delle parti.

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Il calendario del processo deve fissare i termini per le conclusioni,la cloture e la discussione: in caso di mancata osservanza dei termini lasanzione sara quella della cloture a carico della parte inadempiente (60).

A sua volta la data della pronuncia della ordinanza di cloture deveessere fissata almeno quindici giorni dopo le dernieres conclusions ed inmedia otto settimane prima dell’udienza di discussione: con tale provve-dimento vengono stabilite la data e la durata della discussione, infor-mando eventualmente i difensori che esse si terranno non davanti al pre-sidente, ma innanzi al juge rapporteur.

Il presidente puo decidere che lui stesso, il juge rapporteur o il jugede la mise en etat provvedano alla redazione del rapport ecrit secondole disposizioni dell’art. 785 c.p.c., ed in tal caso i difensori entro i quin-dici giorni precedenti l’udienza di discussione devono depositare il lorodossier.

Nel caso in cui le parti non intendano discutere la causa oralmente,potranno depositare il loro fascicolo.

La data della deliberazione viene resa nota all’esito dell’udienza didiscussione. Il presidente indica il giorno nel quale la sentenza sara pro-nunciata pubblicamente in giudizio oppure quello in cui il provvedi-mento sara depositato in cancelleria, con previsione anche dell’ora deldeposito.

Il protocollo di procedura vigente presso il Tribunal de Grande In-stance di Nanterre risulta assai razionale ed indica per lo piu preclusioniulteriori rispetto a quelle previste dal codice.

Anche in questo caso le norme hanno tenore diverso: alcune di no-tevole incidenza sistematica, come quella secondo la quale non e richie-sta la presenza degli avvocati in udienza, altre di contenuto precettivoconcernente l’organizzazione del lavoro del tribunale, come quelle inmateria di preclusioni, dal cui mancato rispetto deriva la cloture parzialea carico della parte inadempiente (61), altre ancora di scarso contenutoprecettivo in se, perche non contengono sanzioni, come quelle relative aitermini di deposito della sentenza, che tuttavia sono assai particolareg-giate e formulate in modo esortativo, al fine di comportare comunqueun impegno solenne da parte del tribunale.

Presso il Tribunal de Grande Instance di Perigueux la convenzionetra il batonnier del locale ordine degli avvocati e il presidente del Tribu-nale e stata sottoscritta il 25 settembre 2008.

Nella stessa sono contenute disposizioni relative alla prima udienzapresidenziale.

Si prevede che se il difensore del convenuto non si e costituito en-tro la data fissata, la causa viene rinviata di un mese per permetterne lacostituzione, salvo il caso in cui la notificazione sia avvenuta piu di seimesi prima.

(60) Ex art. 763, al. 3, c.p.c. e artt. 780-781 c.p.c., secondo i quali il giudice puoordinare una cloture parziale a carico della parte inadempiente.

(61) V. nota 60.

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Peraltro, se la comunicazione della data e effettuata oltre sei mesiprima dell’udienza e onere del convenuto costituirsi entro un mese dallastessa: in mancanza, se l’« attore » ne fa domanda, viene pronunciata or-dinanza di cloture e viene fissata udienza di discussione.

Nel caso di circuit court, all’udienza presidenziale le parti di co-mune accordo possono chiedere al presidente di fissare una data di clo-ture ai sensi degli artt. 760 ss. c.p.c., mentre nel caso di circuit longviene fissata l’udienza della mise en etat entro un mese dall’iscrizione aruolo.

Secondo l’accordo in esame, contrariamente a quella che sembra es-sere la ratio della norma, il calendario di procedura non puo essere utiliz-zato per le cause piu complesse e comunque non puo essere predispostoanteriormente alla comunicazione dei documenti da parte dell’« attore ».

Nei casi in cui si applica il calendario di procedura sono stabilitepreclusioni, il cui mancato rispetto comporta la sanzione della injonc-tion de conclure (62): i termini previsti per la trattazione della interacausa non possono superare complessivamente i sette mesi e possonosubire proroghe in caso di pluralita di parti.

Al fine di rendere piu razionale il trattamento della singola causa, ilmagistrato informa le parti circa le preclusioni stabilite per la trattazioneattraverso un documento scritto ad hoc, contenuto in facsimile nell’ac-cordo.

Nel caso del Tribunal de Grande Instance di Perigueux, le regolesembrano comportare obblighi assai stringenti anche per la giurisdizionee per il singolo magistrato.

Infatti, da un lato, la prima udienza si deve tenere entro un termineprestabilito (con conseguente gravoso onere per la gestione del conten-zioso) e, dall’altro lato, il magistrato deve predisporre un calendario diogni singola causa, imponendo specifiche preclusioni alle parti con ter-mini ridotti, oltre ad un termine molto ravvicinato per lo stesso giudiceper la pronuncia della ordinanza di cloture (63).

Infine un breve cenno merita il Tribunal de Grande Instance di Ber-gerac che, come evidenziato all’inizio, ha previsto un protocollo di pro-cedura non al fine di porre in essere una diversa e piu articolata regola-mentazione del processo civile, ma allo scopo, subordinato, di identifi-carne le scansioni temporali in considerazione della informatizzazionedella procedura.

Si distinguono tre momenti fondamentali: l’udienza presidenziale(di smistamento), che dovra avere luogo in presenza degli avvocati, leeventuali udienze innanzi al giudice della mise en etat (che normal-mente si tengono in assenza dei difensori) ed infine le udienze di cloturedell’istruzione, in cui e nuovamente richiesta la presenza dei legali.

(62) Art. 763, al. 3, e artt. 780-781 c.p.c.(63) Tre settimane per la comunicazione dei documenti dell’« attore », due mesi

per le prime conclusioni del difensore, due mesi per la replica dell’« attore », due mesiper le dernieres conclusions ed un mese per la pronuncia dell’ordinanza di cloture.

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Vengono stabilite, similmente al Tribunal de Grande Instance di Pa-rigi e di Nanterre, alcune scansioni temporali per il deposito della assi-gnation, per l’avviso di iscrizione a ruolo e per la fissazione dell’udienzapresidenziale, nonche i relativi termini di comunicazione dalle parti altribunale e viceversa.

Parimenti sono previsti termini per la costituzione del convenutoche non abbia provveduto alla stessa entro la data della prima udienza,con assegnazione di un ulteriore termine per la costituzione e con avver-timento delle conseguenze (cloture); allo stesso modo sono previsti ter-mini per comunicare i documenti.

Si specifica che le parti possono accordarsi per la scelta del circuitcourt o long e che il contratto di procedura potra essere applicato solonel caso di domanda espressa di tutte le parti.

Quando la causa e istruita, ogni parte costituita puo chiedere chesia pronunciata l’ordinanza di cloture ed il giudice potra anche d’ufficiochiudere l’istruttoria se la causa e idonea ad essere discussa.

Tutte le comunicazioni tra tribunale e avvocati devono avvenire pervia telematica.

Il protocollo vigente alla Cour d’appel di Parigi e stato stipulato il 5novembre 2008 tra il presidente della Corte, il presidente dell’ordine de-gli avoues e la direttrice della cancelleria della Corte.

In particolare tale accordo e connotato dalla volonta di implemen-tare la mediazione, con la conclusione di un contrat d’objectif che pre-vede la creazione di una commissione pilota presso l’ordine degli avouescomposta da difensori particolarmente impegnati in tale pratica e, in at-tesa della creazione di detta commissione, viene nominato un magistratoin qualita di referente che ha il compito di organizzare la mediazionepresso la Corte.

Anche in questo caso sono previste norme minuziose per la ge-stione delle cause.

Per quanto riguarda la comunicazione dei documenti, il presidente oil consigliere della mise en etat puo sollecitare il deposito di copie di do-cumenti che reputi necessari, tramite l’invio di un avviso della cancelleria.

Riguardo alle conclusioni, sono previste norme che incidono inmodo particolareggiato sul contenuto-forma degli atti di parte, i qualidevono necessariamente contenere l’elenco dei documenti.

Per l’appellante le conclusioni devono essere specifiche ed in parti-colare e dettato un ordine logico al quale il difensore si deve attenere:prima le conclusioni in rito, poi quelle di merito nonche, successiva-mente all’indicazione « par ces motives », l’obbligo di ricapitolare tutte ledomande nell’ordine della discussione.

Per l’appellato, le conclusioni devono evidenziare in primis gli ele-menti di contrasto con la controparte in fatto e in diritto e successiva-mente la specificazione delle conclusioni.

Nel caso della Cour d’appel di Parigi, le regole hanno soprattuttocarattere organizzativo in senso stretto, prevedendo sia ulteriori requisitidi contenuto-forma degli atti (non a pena di nullita), sia modalita di in-terazione tra giudice e avvocato.

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Sembra inoltre che nel caso in esame il maggior numero di obblighiprevisti sia a carico degli avoues.

Si deve anche rilevare che l’8 giugno 2009 la stessa Corte ha con-cluso un accordo in materia di consulenza tecnica, sottoscritto non solodal presidente della Corte e dei presidenti degli ordini degli avvocati, maanche dal presidente della Union de la compagnie des experts (consu-lenti tecnici) presso la Corte d’appello di Parigi.

L’analisi di tale documento esorbita parzialmente dall’oggetto di que-sta indagine, ma in ogni caso e opportuno evidenziare che esso stabilisceobblighi per le parti e per i consulenti al fine di ottenere una migliore or-ganizzazione della ctu; ad esempio, anche in questo caso, attraverso la re-dazione di un calendario e di un documento di sintesi della consulenza, emediante la massima collaborazione tra i professionisti per ottenere unarelazione tecnica piu efficace e rispettosa del principio del contraddittorio.

Infine la Cour d’appel di Versailles.Il protocollo di procedura in vigore presso la Corte e costituito in

parte da un vecchio accordo, sottoscritto il 17 dicembre 1985, noncheda un nuovo accordo complementare del 5 dicembre 2005.

L’accordo piu risalente era volto principalmente all’adozione delcontratto e del calendario di procedura; quello piu recente apporta al-cune modifiche ai termini, in particolare viene stabilito « un termine con-trattuale relativo al deposito delle conclusioni degli appellati, fissato insette mesi dalla data dell’appello ».

Riguardo alla prima udienza in appello, si stabilisce che i difensorientro i due giorni precedenti l’udienza devono trasmettere alla Corte edalla controparte per via telematica i dossiers della causa, al fine di con-sentire l’immediata pronuncia dell’ordinanza di cloture relativamente aidossiers gia maturi per la decisione; gli altri fascicoli sono soggetti allavera e propria mise en etat e si stabilisce che l’udienza fissata per la clo-ture deve avere luogo al massimo entro nove mesi dall’appello.

Si prevede di riunire ogni anno una commissione di studio sullamise en etat per evidenziare malfunzionamenti ed eventuali proposte dimiglioramenti.

In calce al protocollo e prima delle sottoscrizioni e apposta unaclausola che prevede la consegna ad ogni nuovo giudice e ad ogninuovo avoue delle copie dei protocolli con informativa delle « obbliga-zioni che ne discendono ».

Quest’ultimo punto e forse il piu interessante, perche prevedeespressamente che a seguito dell’accordo si producono obblighi a caricodei difensori e dei giudici.

4. — Un provvedimento ministeriale del 25 settembre 2008 sullaattuazione della comunicazione elettronica (64) ha recepito il contenutodei lavori del Conseil national des barreaux (l’omologo del Consiglio na-

(64) Arrete 25 sept. 2008, in J.O. 9 oct. 2008, p. 15506; DIDIER-SABATER, op. loc.citt.; SABATER, op. loc. citt.; GRANET, La communication, cit., p. 3 ss.

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zionale forense) e del Ministero della giustizia al fine di connettere larete privata degli avvocati e quella degli uffici giudiziari.

Tale provvedimento ministeriale costituisce una sorta di specifica-zione delle norme in materia di comunicazione elettronica gia contenutenel decreto n. 2005-1678.

Infatti quest’ultimo decreto, oltre ad aver introdotto le riforme diprocedura gia evidenziate, ha inserito nel codice un nuovo art. 729-1c.p.c., secondo il quale « il ruolo generale, i fascicoli ed i registri di can-cellerie possono essere tenuti direttamente su supporto elettronico, oltread aggiungere al Libro I un nuovo Titolo XXI rubricato « La comunica-zione per via elettronica » (artt. 748-1/748-6 c.p.c.).

In forza del citato provvedimento del 2008, a partire dal 1o novem-bre 2008, sessantotto Tribunals de Grande Instance sono invitati ad at-tuare la comunicazione elettronica.

A tal fine, nei giorni immediatamente seguenti all’adozione delprovvedimento ministeriale, il 28 settembre 2008, e stata stipulata unaconvenzione-quadro tra il Ministro della giustizia ed il presidente delConseil national des barreaux, al fine di stabilire le regole pratiche perla comunicazione e lo scambio elettronico dei documenti e dei dati tratribunali e avvocati nei processi civili e penali.

La convenzione-quadro costituisce un modello di accordo che dovraessere stipulato a livello locale.

Come gia evidenziato, alcune giurisdizioni hanno concluso questatipologia di accordi (65), che nella sostanza riproducono il modello prin-cipale e che enunciano obiettivi, ambito di applicazione, modalita tecni-che e scadenze temporali delle comunicazioni elettroniche.

Cio che pare interessante evidenziare e che nel contesto di tali con-venzioni sono previste espressamente delle obbligazioni per le parti inmateria di accesso, sicurezza e modalita organizzative del processo elet-tronico.

Presso la Cour de cassation la comunicazione elettronica e stata an-ticipata ed istituzionalizzata attraverso un provvedimento ministerialedel 17 giugno 2008 (66).

Tale anticipazione era stata da lungo tempo auspicata dagli avocatsaux Conseils e dalla Cour, a seguito di una collaborazione finalizzataalla comunicazione elettronica che durava ormai da dieci anni e che erasfociata nella conclusione di un accordo che aveva permesso di appli-care anticipatamente le norme relative alla sottoscrizione elettronica de-gli atti (67).

Anche in questo caso, la pratica della stipulazione di accordi si econcretizzata nel tempo nell’adozione di norme regolamentari in sensolato processuali, volte alla informatizzazione del processo.

(65) Nota 56.(66) Arrete del 17 juin 2008, in J.O., 2008, p. 10259; LAMANDA-LE PRADO, op.

loc. citt.(67) LAMANDA-LE PRADO, op. cit., p. 12.

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5. — Esistono, dunque, due diverse tipologie di contrats de proce-dure: una prima, volta piu specificamente ad organizzare la procedurapresso una determinata giurisdizione ed una seconda, finalizzata alla ap-plicazione delle norme sull’informatizzazione del processo.

La stipulazione degli accordi del primo tipo ha costituito il fruttospontaneo di iniziative delle singole circoscrizioni, e di cio si puo averecontezza osservando la loro concentrazione nella regione dell’Ile deFrance: anche se il fenomeno ha avuto origine dal basso, determinandoun’efficacia meramente persuasiva delle regole previste nei confronti diparti e giudici, come accennato all’inizio, l’autorevolezza delle giurisdi-zioni da cui le regole sono scaturite ha finito per determinare l’impor-tante effetto ulteriore di farle recepire dal legislatore, almeno parzial-mente.

Si deve comunque evidenziare che la capacita delle pratiche consen-suali di influenzare il legislatore francese si produce forse con una mag-giore facilita nel contesto costituzionale d’oltralpe.

Infatti l’art. 34 della Costituzione francese elenca tassativamente lematerie regolate dalla legge: in particolare, in materia processuale, l’in-tervento legislativo parlamentare e limitato alla procedura penale ed allacreazione di nuove giurisdizioni, nonche alla disciplina dello status deimagistrati, quindi con esclusione della procedura civile.

L’art. 37 della Costituzione francese stabilisce per parte sua che lematerie diverse da quelle sottoposte alla riserva di legge sono discipli-nate da regolamenti (68).

Questa sorta di deminutio capitis della procedura civile franceseimplica paradossalmente una maggiore possibilita ed ampiezza di svi-luppo degli accordi di procedura transalpini rispetto a quella riservata aiprotocolli italiani, che si collocano invece nel contesto della riserva dilegge di cui all’art. 111, comma 1o, cost. (69).

Infatti in Francia la possibilita di disciplinare il processo civile an-che attraverso regolamenti consente al legislatore di adottare con mag-giore celerita le buone pratiche sviluppatesi nell’ambito degli accordi diprocedura (70).

Oltre a cio, parte della dottrina italiana ha evidenziato che gli « ac-cordi collettivi » sulla procedura possono forse spiegare la propria effica-cia anche in direzioni ulteriori rispetto alla semplice efficacia persuasivae segnatamente e possibile pensare che la sanzione per l’eventuale man-cata osservanza delle regole possa consistere nella riprovazione socialeda parte degli appartenenti al gruppo, secondo la teoria sulla pluralitadegli ordinamenti giuridici di Santi Romano (71).

(68) CADIET, La legalite, cit., p. 3 ss.(69) CHIARLONI, Giusto processo, garanzie processuali, giustizia della decisione, in

Riv. dir. proc., 2008, p. 129 ss., spec. 132 ss. Infra n. 7.(70) CADIET, La legalite, cit., p. 3 s.(71) CAPONI, L’attivita degli osservatori, cit., c. 7 ss.; S. ROMANO, L’ordinamento

giuridico, Firenze, 1977, pp. 23-24, pp. 43-46.

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Per quanto riguarda invece gli accordi relativi alla comunicazioneelettronica, il processo attraverso il quale si e giunti alla loro stipula-zione e stato inverso rispetto a quello seguıto dai protocolli in materiadi regolazione della procedura.

Pertanto la fonte principale delle norme contenute nei Contrats eprima di tutto legislativa (decret, arrete) e poi para-legislativa (accordotra Ministero e Conseil National des barreaux).

Infatti in questo caso lo stimolo per la stipulazione di tali accordi epartito dall’alto.

Tali regole costituiscono quindi la sostanziale emanazione di unprovvedimento legislativo, non essendo tra l’altro nemmeno il fruttodella libera volonta delle parti, poiche la stipulazione dei singoli proto-colli e in qualche modo imposta dal legislatore e per tali motivi sembrache le norme in essi contenute possano esplicare in se un’efficacia ergaomnes.

E bene evidenziare la profonda differenza che intercorre tra que-st’ultima tipologia di pratiche consensuali e quella dei Contrats che rego-lano lo svolgimento del processo.

Il coinvolgimento della libera volonta delle parti riguarda solo gliaccordi la cui iniziativa di stipulazione e partita dal basso, mentre e evi-dente che il ruolo che assume la volonta dei « contraenti » nell’ipotesidella stipulazione di un contratto-quadro e assolutamente secondario.

Nell’ultima ipotesi si assiste non solo ad un completo appiattimentodella volonta dei « contraenti », ma si giunge ad ottenere l’esatto contra-rio, e cioe l’asservimento della volonta degli stessi a quella del legisla-tore, secondo il c.d. paradosso di Orwell.

Il burocrate risponde: «Noi non ci accontentiamo di un’obbedienzanegativa, e nemmeno della piu abietta sottomissione. Allorche tu ti ar-renderai a noi, da ultimo, sara di tua spontanea volonta » (72).

Sembra cosı che si possa parlare in senso proprio di c.d. contrat-tualizzazione solo nei casi in cui l’addivenire ad una convenzione di-penda dalla libera volonta delle parti e non dalla volonta del legislatore,con la conseguenza che l’efficacia delle norme contenute nelle conven-zioni sulla regolazione del processo non puo essere la medesima dellalegge, proprio perche il legislatore non e coinvolto in alcun modo nellasua redazione.

6. — Pur non costituendo l’oggetto specifico dell’indagine, tuttaviami sembra opportuno un breve cenno ai protocolli di procedura italiani.

Prima di iniziare un esame « a campione » dei diversi accordi, si ri-leva che la maggioranza di essi e stata sottoscritta dal presidente del tri-bunale e dal presidente dell’ordine, mentre in altre ipotesi la sottoscri-zione manca.

Pertanto, nei primi casi, la forma rivestita in generale dagli accordiitaliani risulta sostanzialmente la stessa di quelli francesi.

(72) ORWELL, 1984, New York, 1949, trad. it., Milano, 1980, p. 283.

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Il contenuto varia da protocollo a protocollo, con alcune somi-glianze ed alcune eccezioni.

In molti casi si rinviene l’esortazione alla cortesia tra i diversi ope-ratori giuridici, la richiesta di puntualita all’udienze, la specificazione diadempimenti in senso lato amministrativi e la puntualizzazione di alcunielementi di contenuto-forma degli atti, similmente a quanto si e osser-vato sopra per gli accordi francesi (73).

Per quanto riguarda l’oggetto piu specificamente processuale, mi li-mitero all’esame di alcune disposizioni.

Il protocollo stipulato a Firenze il 1o marzo 2009 prevede all’art. 27che « 1. La domanda del convenuto contro altro convenuto (c.d. do-manda trasversale) dovra essere proposta a pena di decadenza nella com-parsa di risposta tempestivamente depositata entro venti giorni primadell’udienza ex art. 183 c.p.c. 2. La domanda trasversale non rendera ne-cessario lo spostamento dell’udienza ex art. 183 c.p.c. e il convenuto de-stinatario della domanda potra svolgere le sue difese e proporre do-mande riconvenzionali all’udienza di trattazione ex art. 183 c.p.c. » (74).

Si puo evidenziare che questo articolo del protocollo consiste inun’esplicazione dell’art. 183 c.p.c. e contiene in se tre diverse norme, se-condo le quali in primo luogo una nuova domanda del convenuto (qualee quella c.d. trasversale) deve essere proposta venti giorni precedentidell’udienza, in secondo luogo che in tal caso non vi e spostamento diudienza ed in terzo luogo che l’altro convenuto deve proporre le sue di-fese entro la medesima udienza.

Mentre le prime due norme contenute nell’articolo (necessita diproporre la domanda entro venti giorni prima dell’udienza e non previ-sione dello spostamento della stessa udienza) pare che possano iscriversicompletamente nell’ambito dell’art. 183 c.p.c., diversamente si puo argo-mentare sulla terza norma (secondo la quale l’altro convenuto deve pro-porre le proprie difese entro la medesima udienza), poiche essa al con-trario si allontana dal dettato del codice.

Innanzitutto non sembra condivisibile la previsione secondo cui lapreclusione per il convenuto destinatario della domanda per poter pro-porre le proprie difese si verifica all’udienza: l’art. 183, comma 5o,c.p.c. prevede tale preclusione per l’attore e non pare che la posizioneprocessuale dell’attore e quella del « doppio convenuto » possano essereassimilate.

Infatti, anche a volere considerare il convenuto che propone la do-manda trasversale un « attore », si deve poi ammettere che l’altro conve-nuto e « convenuto doppiamente » e dispone di termini assai piu strettirispetto alle altre due parti (attore tout court e convenuto-attore) perpredisporre le proprie difese.

Secondo l’articolo in esame del protocollo fiorentino, il convenutoche non ha proposto alcuna domanda finisce per avere solo venti giorniper rispondere alla seconda domanda, mentre all’altro convenuto e con-

(73) Retro n. 3.(74) Si v. www.osservatoriogiustiziacivilefirenze.it.

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cesso il maggior termine di cui all’art. 163-bis c.p.c, decurtato di ventigiorni, al fine di proporre la domanda trasversale: a causa di questo dif-ferente trattamento del « doppio convenuto » non sembra perfettamenteapplicato il principio del contraddittorio e dunque si puo dubitare dellacostituzionalita della norma in esame.

Inoltre non si comprende la necessita della sua introduzione daparte del protocollo, in considerazione del dettato dell’art. 183, comma6o, n. 2, c.p.c., secondo il quale su richiesta delle parti il giudice asse-gna al convenuto un termine in pratica di sessanta giorni dalla primaudienza (trenta piu trenta dei numeri 1 e 2 dell’articolo in oggetto) perproporre eccezioni nuove che siano conseguenza delle domande ed ecce-zioni nuove proposte dalle altre parti.

Condivido l’intento di concentrazione del processo da parte dei re-dattori, ma forse l’integrazione di cui al protocollo puo risultare forzata,anche perche l’art. 183 c.p.c. impone gia preclusioni stabilite dal legisla-tore e non sembra quindi che possa essere considerata una norma ela-stica e suscettibile di integrazione.

Altre disposizioni contenute nei protocolli italiani prevedono l’onereper i giudici di fissare udienze ravvicinate (75), disponendo, ad esempio,che i rinvii nel corso dell’istruzione debbano essere di una « durata con-tenuta ».

Ci si puo in proposito domandare da un lato quale sia la sanzione diun’eventuale contravvenzione del magistrato alla previsione e, dall’altrolato, quale debba essere l’interpretazione dei concetti piu volte utilizzatidai protocolli di « udienze piu possibile ravvicinate nel tempo », « duratacontenuta », sui quali evidentemente possono sussistere idee diverse.

(75) L’art. 2 del protocollo stipulato presso il tribunale di Verona il 1o maggio2005 raccomanda che: « a) il giudice, nel fissare la data di prosecuzione delle cause, di-sponga rinvii delle udienze il piu possibile contenuti nel tempo, compatibilmente con ilproprio ruolo d’udienza; b) il giudice fissi comunque i rinvii d’udienza a distanza taleda consentire l’efficiente gestione amministrativa del fascicolo (almeno 15 giorni); c)se per motivi d’urgenza e necessario un rinvio piu breve, il giudice evidenzi il fascicoloalla cancelleria; d) i giudici che fanno capo alla stessa cancelleria si coordinino al finedi assicurare, ove possibile, l’assegnazione di termini in corrispondenza di scadenze di-verse, nella prospettiva di ridurre il numero degli accessi in cancelleria alle medesimedate; e) in caso di rinvio con assegnazione di termini, il giudice fissi l’udienza: — almeno10 giorni dopo la scadenza dell’ultimo termine, al fine di consentire il tempestivo inseri-mento degli atti a cura della cancelleria; — a distanza il piu possibile contenuta rispettoalla scadenza dell’ultimo dei termini concessi ». Il protocollo siglato presso il Tribunale diPordenone il 9 maggio 2007 all’art. 14.6 e l’art. 15.2 del protocollo stipulato presso ilTribunale di Bolzano il 9 febbraio 2007 prevedono che «Giudici concentreranno l’atti-vita istruttoria nell’arco di poche udienze il piu possibile ravvicinate nel tempo ». In mododifferente l’art. 2 del protocollo stipulato il 1o maggio 2005 presso il Tribunale di Napolie gli artt. 2.2 e 2.3 del protocollo per le udienze civili stipulato il 1o maggio 2005 pressola Corte d’appello di Lecce secondo i quali « La lunghezza dei rinvii in fase istruttoriaverra contenuta nei limiti minimi consentiti dal rispetto del numero massimo di causeda trattare in ciascuna udienza. Per la trattazione e la decisione delle cause si privilegerail criterio della maggiore vetusta ».

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Vi e riprovazione, e di che tipo (giuridica, sociale, politica), del tri-bunale e dell’ordine degli avvocati nei confronti del giudice che non ap-plichi in modo ragionevole queste disposizioni?

Ancora in modo diverso, e sovente utilizzato l’art. 168-bis, comma5o, c.p.c., che consente al giudice istruttore di differire la data dellaprima udienza a fini organizzativi, per gestire in modo omogeneo lecause via via iscritte a ruolo (76).

In tale ipotesi si tratta in effetti dell’utilizzazione di una norma ela-stica allo scopo di razionalizzare la trattazione della causa, operazioneche, al contrario di quella relativa alla c.d. « domanda trasversale », sem-bra invero iscriversi completamente nell’ambito delle disposizioni del co-dice.

Questa pur succinta esemplificazione consente immediatamente dievidenziare che il contenuto dei protocolli italiani, oltre ad essere varie-gato a seconda della giurisdizione cui afferisce, e estremamente compo-sito anche in relazione al tenore delle norme.

Da questo punto di vista probabilmente anche l’efficacia delle di-verse disposizioni varia a seconda del loro contenuto.

Si puo prevedere che le norme « di cortesia » avranno una scarsaportata obbligatoria, mentre quelle amministrative, provenendo dal pre-sidente del tribunale e passando per il dirigente della cancelleria, sa-ranno in generale applicate, come del resto anche quelle relative all’inte-grazione dei requisiti di contenuto-forma degli atti, che saranno certa-mente controllate con minuzia dagli addetti di cancelleria e dal magi-strato.

Anche le norme piu propriamente processuali, come nell’esempio dicui sopra, interpretative dell’art. 183 c.p.c., nonostante i dubbi di costi-tuzionalita gia espressi, saranno generalmente applicate dal giudice, cheha ricevuto un indiretto assenso degli avvocati attraverso la stipulazionedel protocollo.

Parimenti verranno potenzialmente utilizzate le norme flessibili checonsentono la gestione organizzativa delle cause, come nell’esempio del-l’art. 168-bis, comma 5o, c.p.c.

Cio che invece resta piu difficile e la possibilita per il singolo magi-strato di assegnare termini ragionevoli, come invece richiedono moltiprotocolli.

Poiche il processo non puo progredire efficacemente se non attra-verso l’attivita congiunta di tutti gli operatori, e nel momento in cui estato stipulato un accordo e evidente che tutte le parti desiderano ope-

(76) V. da ultimo il protocollo stipulato il 1o marzo 2009 presso il Tribunale diFirenze, il cui art. 4 prevede « 1. La facolta di differimento ex art. 168-bis, ult. comma,c.p.c. sara esercitata al fine di poter dedicare a ciascuna causa il tempo necessario per laeffettiva trattazione all’udienza ex art. 183 c.p.c.; di organizzare udienze omogenee pertipo di controversia, ove siano prevedibili attivita e/o sviluppi processuali omogenei; dismistare i fascicoli in modo razionale dal punto di vista quantitativo; di fissare ad orariprecisi le cause ove siano prevedibili incombenti specifici che richiedano una precisa pro-grammazione di tempi ulteriori: istanze ex artt. 648, 649, 186-ter, 186-bis c.p.c. ».

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rare nella stessa direzione, nel caso in cui, per i motivi piu disparati, an-che uno solo di essi non e in grado di mantenere il « ritmo », tali accordinon posso avere che un valore limitato e marginale.

E tuttavia evidente che, ove riuscissero ad emergere prassi di ori-gine convenzionale in grado di rendere piu efficace e funzionale il pro-cesso civile, sarebbe opportuno che il legislatore italiano sfruttasse l’op-portunita di adottare le norme nate in seno alle giurisdizioni e concor-date tra magistrati ed avvocati, che avrebbero, oltre alla possibilita dimigliorare il processo, l’indubbio vantaggio di essere accettate ed appli-cate con maggiore consapevolezza dagli operatori giuridici.

Prima di procedere in tal senso sarebbe tuttavia auspicabile che lepratiche consensuali, ove realizzate, fossero supportate da una forte le-gittimazione conferita dalla « base » sia degli avvocati che dei magistrati,onde poter penetrare all’interno dell’ordinamento efficacemente ed inmodo davvero condiviso.

7. — Una parte della dottrina si e interrogata sulla possibile incosti-tuzionalita dell’ingresso nel nostro Paese di norme processuali prove-nienti da una fonte diversa da quella legislativa ed in particolare daparte di una fonte consensuale, alla luce della riserva di legge previstadall’art. 111 cost., secondo il quale « la giurisdizione si attua mediante ilgiusto processo regolato dalla legge » (77).

Se infatti il processo dovesse essere regolato unicamente dallalegge, e evidente che sulla sua organizzazione non potrebbe intervenirealcun accordo e, tantomeno, un protocollo processuale della specie dicui si e appena detto.

Prima di poter verificare se i privati possono influire sull’organizza-zione del processo, e pertanto necessario accertarsi se ed entro quali li-miti sia possibile che un potere diverso da quello legislativo possa inter-venire sulla disciplina processuale.

In relazione al significato della riserva di legge di cui all’art. 111cost. la dottrina ha assunto due diverse posizioni.

Secondo un primo orientamento, la riserva inserita nel 1999 (78) noncomporta in alcun modo la necessita che i processi richiedano « una ri-gida predeterminazione delle forme, delle fasi e delle scansioni cronologi-che della attivita processuali »: infatti l’art. 111 cost. impone al legislatoredi regolare il processo secondo i parametri del giusto processo, ma cionon implica, ad esempio, che non si possa adottare uno schema procedi-mentale flessibile come quello camerale di cui agli artt. 737 ss. c.p.c. (79).

Sostanzialmente in accordo con l’impostazione appena illustrata, al-tra parte della dottrina sottolinea che la riserva di legge implica sempli-

(77) CARPI, op. cit., p. 3 s.(78) Art. 2 della l. cost. 23 novembre 1999, n. 2.(79) TROCKER, Il valore costituzionale del « giusto processo », in Il nuovo articolo

111 della Costituzione e il giusto processo civile, a cura di Civinini e Verardi, Milano,2001, p. 36 ss., spec. p. 40.

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cemente che il processo non possa essere regolato da fonti normative di-verse dalla legge (80) e dunque riguarda solamente i rapporti tra poterelegislativo ed altri poteri dello Stato legittimati ad emanare norme giuri-diche e cioe, sostanzialmente, tra potere legislativo ed esecutivo (81).

In forza del secondo orientamento, invece, la riserva di legge operadirettamente sulla regolazione del processo e si deve pertanto conside-rare in contrasto con l’art. 111 cost. un procedimento, come ad esempioquello camerale, ove le forme degli atti e dell’istruttoria siano rimesse inmassima parte alla discrezionalita del giudice (82).

Nonostante questa radicale presa di posizione, la medesima dottrinae poi costretta a concedere al giudice un margine di discrezionalita nellimitato ambito dell’esercizio dei poteri « di governo » del processo (83),quando cioe il magistrato faccia uso della propria discrezionalita a solifini organizzativi, come nell’ipotesi in cui si limiti a fissare la data delleudienze o altri termini processuali (84).

Nello stesso senso, altra parte della dottrina italiana, senza in que-sto caso effettuare alcun riferimento alla riserva di legge, ha affermatoche lo spazio lasciato dalla legge alla discrezionalita del giudice nell’am-bito della sequenza processuale e piuttosto limitato, ed e contemplatosolo in alcune specifiche situazioni come, ad esempio, quella della no-mina del giudice istruttore o della fissazione delle udienze (85).

Se in virtu del primo orientamento la riserva di legge non deter-mina la sottrazione della discrezionalita del potere giurisdizionale nell’in-tegrare le norme processuali, in forza della seconda prospettazione lospazio di valutazione lasciato al giudice e molto piu ristretto.

In Francia e stata concepita una suddivisione nell’ambito delle atti-vita del juge de la mise en etat, tra quelle piu propriamente giurisdizio-nali e quelle definite mesures d’adiministration judiciaire (86).

(80) O da atti ad essa equiparati.(81) CHIARLONI, Il nuovo articolo 111 della Costituzione, cit., p. 13 ss., spec. p. 17

ss. Piu di recente ID., Giusto processo, garanzie processuali, giustizia della decisione, inRiv. dir. proc., 2008, p. 129 ss., spec. p. 132 ss., p. 134.

(82) PROTO PISANI, Relazione conclusiva, cit., p. 317 ss., spec. pp. 320 e 323 s.Concorde CECCHETTI, voce Giusto processo (diritto costituzionale), in Enc. dir., Agg.,V, Milano, 2001, p. 13. Fa riferimento al principio di ragionevolezza ANDROINO, inComm. alla costituzione, a cura di Bifulco-Celotto-Olivetti, Torino, 2006, III, p. 2111ss. V. anche P. SANDULLI, Il diritto alla tutela giurisdizionale alla luce della dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948, in Riv. dir. proc., 2009, p. 381 ss.,spec. p. 386.

(83) Contrapposti ai poteri del giudice dal cui esercizio discendono effetti sulla de-cisione, secondo la distinzione operata da FABBRINI, voce Potere del giudice, in Enc. dir.,Milano, 1985, p. 321 ss., spec. p. 723; PROTO PISANI, op. ult. cit., p. 321.

(84) PROTO PISANI, op. loc. ultt. citt.(85) FAZZALARI, « Processo » e giurisdizione, in Riv. dir. proc., 1993, p. 1 ss., spec.

p. 14 ss.(86) DEGOFFE-JEULAND, Les mesures d’administration judiciaire en droit proces-

suel: problemes de qualification, in Etudes offerts a Jacques Normand. Justice et droitsfondamentaux, Paris, 2003, Litec, p. 141 ss.; PERDRIAU, Le pouvoir discretionnarie des

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Queste ultime sono le funzioni che il juge de la mise en etat esplicaquando, senza decidere in punto di diritto, rende decisioni che sonosemplicemente menzionate a verbale, prive di motivazione e che non co-stituiscono attuazione del potere giurisdizionale.

Tali mesures d’adiministration judiciaire non incontrano limiti rigi-damente prestabiliti e possono esplicarsi nell’ambito di confini assai fles-sibili: il potere organizzativo-amministrativo del giudice puo sicuramenteessere esercitato nei casi in cui egli provvede alla fissazione dei terminio al rinvio dell’udienza, sfuggendo tra l’altro al sindacato della giuri-sprudenza.

Una distinzione simile e rinvenibile anche nella dottrina italiana,come dianzi evidenziato (87), ma si deve rilevare che essa sembra averavuto nel nostro Paese minore fortuna.

Per sottolineare il differente valore che assume tale distinzione deipoteri del giudice in Italia e in Francia, si deve evidenziare che oltralpeessa e stata espressamente recepita dal legislatore all’art. 537 c.p.c., se-condo il quale « Le mesures d’adiministration judiciaire non sono sog-gette a reclamo », mentre nel nostro Paese, per quanto consta, essa estata solo oggetto di opinioni dottrinali, per quanto autorevoli.

Una volta evidenziato che la riserva di legge non preclude al giu-dice di dettare norme processuali, anche se l’ampiezza di tale marginevaria a seconda delle diverse prospettazioni, ci si deve domandare se leparti possano influire sulla regolazione del processo.

Mi sembra che la risposta sia positiva e che il limite della riserva dilegge nei confronti dell’accordo delle parti possa essere superato sullabase di due osservazioni.

In primo luogo, si deve rilevare che nell’ipotesi in cui si ammettessela regolazione convenzionale dei termini processuali, non si influirebbesull’esercizio vero e proprio del potere giurisdizionale, quanto sull’eser-cizio, sempre pubblico, del potere organizzativo attribuito al giudice.

In secondo luogo, per superare l’obiezione secondo la quale la rego-lamentazione consensuale dei termini processuali non e prevista espres-samente dalla legge e pertanto non potrebbe essere ricompresa nelle ipo-tesi positivamente disciplinate di accordi processuali ammessi dall’ordi-namento, si puo osservare che i negozi processuali propriamente dettiprovengono dalle sole parti, mentre, nell’ipotesi dei protocolli proces-suali di cui sopra, l’accordo ha natura trilaterale e coinvolge non solo idifensori, ma anche la giurisdizione che ha preso parte all’elaborazionedell’accordo.

Pertanto la giurisdizione che ha concluso l’accordo non viene in al-cun modo esautorata dei propri poteri, ma, al contrario, puo esercitare

juges du fond, in LPA, 15 nov. 2001, p. 8 ss.; KARSENTY, op. cit., p. 14 ss.; GUINCHARD-FERRAND-CHAINAIS, op. cit., 792; CROZE, Au-dela du droit processuel: pour un Theorie ju-ridique de la decision, in Etudes offerts a Jacques Normand, cit., p. 125 ss. V. anche CA-

DIET, La legalite, cit., p. 2.(87) FABBRINI, op. loc. ultt. citt.; PROTO PISANI, op. loc. ult. citt.

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il suo potere discrezionale nell’ambito della regolazione del processo, re-cependo l’accordo dei difensori.

E poi necessario sottolineare che la volonta delle parti puo influiresulla regolazione del processo solo ove non si sia in presenza di una det-tagliata disciplina legislativa che regoli le scansioni processuali.

Infatti il potere discrezionale del giudice (o dell’intera giurisdizioneche partecipa alla redazione del protocollo) puo essere esercitato soloove non si sia in presenza di una specifica disciplina legislativa e la vo-lonta delle parti puo partecipare alla regolazione del processo solo inpresenza di disposizioni flessibili che lascino spazio alla determinazioneeteronoma (88).

Nel nostro ordinamento una disciplina processuale flessibile si puorinvenire non solo in relazione ai numerosi procedimenti speciali, maanche nell’ambito del processo ordinario di cognizione.

Si tratta, da un lato, dei procedimenti speciali il cui iter non e disci-plinato in modo specifico dalla legge come, ad esempio, i procedimenticautelari e quelli in camera di consiglio, riguardo ai quali, come noto,l’istruttoria si svolge ai sensi degli artt. 669-sexies c.p.c. e 738 c.p.c., la-sciando una discrezionalita piu o meno ampia al giudice nell’imposta-zione delle scansioni della causa (89).

Dall’altro lato, si devono considerare le novita previste dalla novelladel 2009, che ha introdotto il calendario di procedura (art. 81-bis disp.att. c.p.c.) ed il processo sommario di cognizione ex artt. 702-bis ss. (90),i quali implicano una gestione fortemente discrezionale della causa.

Infatti, nel primo caso, il giudice del tribunale, nel momento in cuidispone sulle istanze istruttorie, ha la possibilita di fissare il calendariodel processo sentite le parti e valutata la complessita della causa, masenza altro limite processuale (fatto salvo ovviamente quello del rispettodel principio del contraddittorio).

Nel secondo caso, l’art. 702-ter c.p.c. disciplina l’istruttoria delprocedimento sommario, lasciando al giudice unico del tribunale unadiscrezionalita molto ampia sia nella scelta della disciplina processuale(« omessa ogni formalita non essenziale al contraddittorio »), sia nellostabilire se la causa che e stata introdotta con ricorso sommario debbainvece essere trattata con il rito ordinario e se l’eventuale domanda ri-convenzionale debba essere separata ed essere trattata con rito nonsommario (91).

(88) Cioe nel caso di previsione da parte di specifici accordi processuali espressa-mente previsti dalla legge.

(89) LANFRANCHI, La roccia non incrinata, Torino, 2004, p. 141 ss.; PROTO PISANI,in Il nuovo articolo 111 della costituzione e il giusto processo civile, cit., p. 317 ss., spec.pp. 320 e 323 s.

(90) BIAVATI, op. loc. ultt. citt.(91) Parla di « rito a basso tasso di formalita » MENCHINI, L’ultima « idea » del le-

gislatore per accelerare i tempi della tutela dichiarativa dei diritti: il processo sommariodi cognizione, in Corr. giur., 2009, p. 1025 ss., spec. p. 1030. Per la somiglianza dell’i-struttoria cautelare e quella del procedimento sommario, entrambe affidate alla discrezio-

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Dunque e agevole evidenziare che la legge in piu di un’occasionenon provvede alla regolamentazione del processo in modo dettagliato edal contrario affida al giudice direttamente (prevedendolo espressamente,come nel caso del processo cautelare o sommario) o indirettamente(nulla prevedendo, come nel caso dei provvedimenti camerali o nel casodel calendario del processo) la liberta di stabilire le scansioni proces-suali.

In tali casi, nei limiti lasciati dal legislatore alla discrezionalita delgiudice, mi pare dunque possibile che si inseriscano accordi tra quest’ul-timo e le parti per l’organizzazione del processo.

Sicuramente cio puo avvenire nell’ipotesi di fissazione delle udienzee dei termini processuali, perche in questi casi, come sopra evidenziato,la discrezionalita del giudice opera al di fuori del potere giurisdizionalepropriamente detto.

Piu problematico sarebbe invece affermare che in tutti i casi in cuisi rinviene un potere discrezionale del giudice e sempre ammesso l’inter-vento delle parti.

Portando l’esempio del procedimento sommario ex artt. 702-bis ss.c.p.c., quando il magistrato decide se la causa deve seguire la « viabreve » del sommario o la « via lunga » del processo ordinario, si e sicu-ramente in presenza dell’esercizio di un potere discrezionale, ma tale de-cisione si ripercuote sul contenuto della decisione, pertanto si tratta conevidenza di esercizio sı discrezionale del potere del giudice, ma di unpotere giurisdizionale in senso pieno, destinato a ripercuotersi sul conte-nuto della decisione ed e pertanto difficile pensare ad una negoziazionedi questa funzione.

Se da un lato si accetta questa ricostruzione e, dall’altro lato, siprende atto della stipulazione e della applicazione dei protocolli di pro-cedura in Italia, e consentito affermare che il nostro processo civile puoessere oggetto di una regolazione ad opera di una fonte diversa dallalegge e, segnatamente, da parte di un accordo che intercorra tra il giu-dice e le parti, quando cio riguarda il governo del processo (92).

Se la discrezionalita del giudice limitatamente alla funzione piustrettamente organizzativa del processo puo essere legittimamente inte-grata a livello di « accordi collettivi », mi sembra che sia breve il passoper ammetterla senza riserve al differente livello di stipulazione di ac-cordi ad hoc nell’ambito della singola causa, non implicando alcuna in-gerenza dei privati sulla funzione piu propriamente giurisdizionale.

L’accordo tra giudice e parti puo operare anche contemporanea-mente ad entrambi i livelli: se, ad esempio, un protocollo preveda a li-vello « collettivo » che nell’ambito di una giurisdizione le scansioni tem-

nalita del giudice e non alla legge, CAPONI, Un modello ricettivo delle prassi migliori: ilprocedimento sommario di cognizione, in Foro it., 2009, V, c. 334 ss., spec. c. 336, ilquale evidenzia la possibilita ed anzi la necessita che il rito sommario venga integratoda protocolli stipulati tra avvocatura e la magistratura, in considerazione dell’assenzadell’indicazione della tipologia delle controversie da affidare al procedimento sommario.

(92) CAPONI, Autonomia privata e processo civile, cit., spec. p. 118.

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porali di determinate tipologie di causa siano fissate attraverso un’intesatra parti e giudice, senza tra l’altro che nulla vieti di concordare anchela data di emanazione della sentenza.

Dopo i molti sforzi effettuati dal nostro legislatore per dotare l’Ita-lia di un sistema processuale efficace, rapido o almeno prevedibile, forsepuo essere sperimentata anche la via dell’accordo processuale in sensolato, raccogliendo le istanze degli operatori del diritto per assicurare laragionevole durata del processo civile.