Lorologio di Augusto

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Topografia di Roma e dell'Italia Antica L'orologio di Augusto (Regio IX) Stefano Del Lungo ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 35 (25 Novembre 1994) http://www.bta.it/txt/a0/00/ bta00035.html Partendo dalla viabilità attuale, l'orologio solare di Augusto, noto nelle fonti come "horologium" e "solarium", o, in riferimento al proprio obelisco, come "gnomon" e "obeliscum", occupava lo spazio compreso tra le odierne Piazza del Parlamento, Piazza S. Lorenzo in Lucina, via del Giardino Theodoli e vicolo della Torretta. L'obelisco, utilizzato come asse indicatore del tempo (da cui i termini gnomon e gnomone), si trova attualmente davanti al palazzo di Montecitorio, un po' arretrato rispetto alla posizione occupata in antico (1) . Le indagini e gli scavi relativi all'orologio di Augusto condotti periodicamente dal 1975 al 1986 sono stati curati dall'Istituto Archeologico Germanico, in relazione ad una serie di interventi nel Campo Marzio e, in particolare, nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, per il suo avanzato stato di degrado architettonico. Le ricostruzioni che precedentemente erano state date del complesso orologio-obelisco erano del tutto errate (2) , tanto che nellla seconda metà degli anni '70 il prof. E. Buchner, presidente dell'Istituto nella sua sede a Berlino, decise di intraprendere scavi accurati nella zona di S. Lorenzo, partendo dai calcolo compiuti dal suo collega prof. Rakob, direttore della sezione di Roma dell'Istituto. La campagna portò al rinvenimento in via del Campo Marzio, a 8 metri di profondità, del livello augusteo e di un battuto che, subito, si pensò dovesse corrispondere al piano di giacitura delle lastre di pietra su cui poggiavano le strisce di bronzo

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Topografia di Roma e dell'Italia AnticaL'orologio di Augusto (Regio IX)

Stefano Del Lungo   ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 35 (25 Novembre 1994)http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00035.html 

Partendo dalla viabilità attuale, l'orologio solare di Augusto, noto nelle fonti come "horologium" e "solarium", o, in riferimento al proprio obelisco, come "gnomon" e "obeliscum", occupava lo spazio compreso tra le odierne Piazza del Parlamento, Piazza S. Lorenzo in Lucina, via del Giardino Theodoli e vicolo della Torretta.

L'obelisco, utilizzato come asse indicatore del tempo (da cui i termini gnomon e gnomone), si trova attualmente davanti al palazzo di Montecitorio, un po' arretrato rispetto alla posizione occupata in antico (1)   .

Le indagini e gli scavi relativi all'orologio di Augusto condotti periodicamente dal 1975 al 1986 sono stati curati dall'Istituto Archeologico Germanico, in relazione ad una serie di interventi nel Campo Marzio e, in particolare, nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, per il suo avanzato stato di degrado architettonico.

Le ricostruzioni che precedentemente erano state date del complesso orologio-obelisco erano del tutto errate (2), tanto che nellla seconda metà degli anni '70 il prof. E. Buchner, presidente dell'Istituto nella sua sede a Berlino, decise di intraprendere scavi accurati nella zona di S. Lorenzo, partendo dai calcolo compiuti dal suo collega prof. Rakob, direttore della sezione di Roma dell'Istituto.

La campagna portò al rinvenimento in via del Campo Marzio, a 8 metri di profondità, del livello augusteo e di un battuto che, subito, si pensò dovesse corrispondere al piano di giacitura delle lastre di pietra su cui poggiavano le strisce di bronzo

della meridiana.

Ciò confermava le stime del prof. Rakob per una superficie occupata dall'orologio di m 160 x 75, paragonabile a metà della Piazza S. Pietro attuale, e che la meridiana non fosse lastricata su tutta la superficie, ma solo sulle linee più importanti, dove si trovavano lle strisce di bronzo della larghezza di 3-4 cm; la restante parte era ricoperta da prato, come mostrano gli studi di paleobotanica effettuati sul polline rinvenuto nello scavo.

Scoperte ancor più importanti si ebbero nel 1979, quando nelle cantine dello stabile al ndeg. 48 di via del Campo Marzio il medesimo prof. Buchner (3)   trovò, quasi accanto allo scavo precedente ma, questa volta, a soli 6,30 m di profondità, sotto una falda d'acqua, un lastricato in travertino ricoperto da uno strato di cocciopesto, appartenente forse ad una vasca di età adrianea.

Sulle lastre vi erano impressi con lettere di bronzo i nomi in greco dei segni zodiacali e un asse con una serie di tacche perpendicolari, interpretato come uno dei punti di riferimento dell'ombra dell'obelisco.

Dato il dislivello con il piano augusteo, si pensò si trattasse di un rifacimento di fine I-inizi II sec. d. C., in cui si rialzò in parte la superficie dell'orologio, si calcolarono le angolazioni delle ombre, si usarono a rovescio le vecchie lastredi travertino e vi si incastrarono, in base alle nuove misure, le strisce di bronzo augustee.

In previsione di nuove indagini, si calcolò che il Mezzogiorno del 23 Settembre (giorno della nascita di Augusto) si trovasse sotto il bar posto a circa 40 m di distanza dal palazzo. Per adesso, comunque, gli scavi sono in corso sotto la sacrestia della chiesa di S. Lorenzo in Lucina, dove dovrebbe trovarsi l'ora Nona di un mese invernale non ancora noto.

Partendo da questi elementi e unendo le informazioni tramandateci dal Medioevo sull,orologio, si ha il seguente quadro storico:

1) negli anni 10-9 a.C. Augusto realizza il primo orologio,

sistemando il quadrante parte su travertino e parte sull'erba;

2) dopo poco inizia la progressiva ricopertura dell'area con i detriti lasciati dalle inondazioni del Tevere e dalle acque di scolo dei colli del Quirinale, Viminale e Pincio. Nell'arco di 30 anni (4)   l'orologio non funziona più, essendosi spostato l'obelisco di qualche centimetro e apprestandosi il quadrante a sparire sotto uno spesso strato di terra;

3)in un anno non precisato del principato di Domiziano (forse subito dopo l'80 d.C., quando un terribile incendio devastò il Campo Marzio), su un accumulo di detriti di ben 2 m di spessore si rimonta l'orologio, con il quadrante tutto in travertino e parti in mosaico. Anche in questo caso, però, l'opera ha vita breve, visto che, poco dopo, di lei si perde ogni traccia e testimonianza, resta solo l'obelisco-gnomon, che diviene il simbolo del Campo Marzio, come si vede nella decorazione del basamento della colonna di Antonino Pio;

4) a partire dal 1463 si susseguono le segnalazioni di ritrovamenti fortuiti di parti della meridiana. Il Lanciani (5)   per il 1484 cita la testimonianza di Pomponio Leto:"ubi est domus nova facta, quae est capellanorum cuiusdam capellae s. Laurentii" (l'autore si riferisce alla costruzione nel 1463 di una cappella in S. Lorenzo in Lucina ad opera del cardinal Calandrino) "fuit basis horologi notissimi" (ossia dell'obelisco). "Ubi est eph(ebeu)m capellanorum, ibi fuit effossum horologium, quod habebat VII gradus circum, et lineas distinctas metallo inaurato. Et solum campi" (cioè del Campo Marzio) "erat ex lapide amplo quadrato et habebat lineas easdem,et in angulis quattuor venti ex opere musivo cum inscriptione utBoreas spirat, etc.";

5) gli ultimi ritrovamenti casuali del piano dell'orologio avvennero un po' prima del 1876. Infatti, i curatori della primaparte del Corpus Inscr. Lat. vol. VI, e. Bormann e G. Henzen, a proposito dell'iscrizione posta su due lati della base dell'obelisco (6)   , scrissero: "...Senonchè i vicini, che intorno ad esso" (cioè l'obelisco) "hanno le case, asserivano che quasi tutti loro, nel corso degli scavi compiuti sulle rispettive proprietà per realizzare cantine, avevano trovato vari segni celesti di ottima fattura bronzea, posti su un

pavimento intorno allo gnomone..."

Accanto ai risultati degli scavi, l'unica fonte antica utile perapprendere la tipologia, l'aspetto e le modalità di funzionamento dell'orologio è Plinio il Vecchio (per il testo sirimanda alla nota (7).

Innanzi tutto bisogna capire se è venuto prima l'obelisco o l'orologio: Augusto, cioè, ha portato a Roma l'obelisco al fine di usarlo come ago (gnomon) per il suo orologio, oppure, una volta a Roma l'obelisco, ha pensato solo in un secondo momento di servirsene come gnomon ?

L'iscrizione della base dell'obelisco non menziona minimamente l'orlogio (quindi ci si avvicinerebbe alla seconda ipotesi) ma le prime righe del testo pliniano non aiutano certo a risolvere il dubbio; infatti, le seguenti parole: "Di quello che si trova nel Campo Marzio il divino Augusto fece un uso degno di ammirazione", possono essere a favore tanto della prima che della seconda ipotesi. E' anche vero, però, che l'obelisco in Egitto è il simbolo del Sole e a tale divinità Augusto fa riferimento nell'iscrizione della base, riportandoci all'idea della meridiana (8).

Altrettanto dubbia è l'identità del progettista dell'orologio. Imanoscritti dell'opera pliniana riportano due diverse versioni, accettate dagli editori solo in base a scelte personali:

1) "...et ingenio fecundo Novi mathematici..." ("degna... dell'ingegno fecondo del matematico Novus"). Si congettura una lettura di Novus per Nonius, identificando il matematico con il cavaliere romano C. Nonio, accusato al tempo di Claudio di congiura ai danni dell'imperatore e condannato a morte (9); oppure con il questore Novio Nigro, implicato nella congiura di Catilina (10);

2) "...et ingenio Fecundi Novi mathematici..." ("degna... dell'ingegno del matematico Fecundo Novo"); questa è la versionepiù seguita, anche con variazione di Fecundo in Facundo.

A proposito della costruzione del piano della meridiana Plinio distingue diverse fasi. All'inizio, per determinare l'estensionedel quadrante si osservò l'area coperta dall'ombra dell'obelisco

nel giorno del solstizio d'inverno (21 Dicembre), momento in cui, raggiungendo il sole il punto più basso sull'orizzonte, l'ombra è alla sua massima lunghezza e oscura con la sua rotazione una porzione maggiore di terreno che nel resto dell'anno.

L'indicazione dei giorni di ogni mese fu data da un reticolo di linee orizzontali-curve (percorso seguito dall'ombra nell'arco di una giornata) e verticali-rette (lunghezza dell'ombra in relazione alla minore o maggiore altezza del sole sull'orizzonte). Delle orizzontali solo una linea era retta, quella il cui tracciato conduceva direttamente all'Ara Pacis il 23 Settembre (giorno dell'equinozio di Autunno e, come si è già detto, della nascita di Augusto). Delle verticali, invece, quella centrale, perpendicolare all'obelisco ecorrispondente alle h 12 di ogni giorno, non solo era più corta delle altre, maanche era munita, in totale, di 182 barrette orizzontali, poste a distanze uguali e regolari, corrispondenti, ciascuna, a due giorni.

Accanto a queste erano incastrati nella pietra i nomi in greco delle costellazioni zodiacali e alcune indicazioni astronomiche,come "ETHESIAI PAUONTAI" (Etesìai pàuontai), cioè "cessano i venti Etesii", oppure "QEROUS ARCH" (Thérous arché), cioè "inizio dell'Estate".

Di queste note colpisce come si riferiscano a fenomeni celesti emeteorologici riscontrabili solo nella parte orientale del Mediterraneo, e automaticamente viene da pensare alla presenza di un modello alle spalle dell'orologio, da ricercare in Egitto,sulla costa siro-palestinese, in Asia Minore o in Grecia.

Infine, raffigurazioni a mosaico dei venti, come ci viene testimoniato nel Medioevo, dovevano trovarsi ai margini del quadrante.

In generale, partendo proprio da queste indicazioni, si è concordi nel ritenere che:

1) la posizione della meridiana nel Campo Marzio, a circa metà strada tra il Mausoleo di Augusto, l'Ara Pacis e il Pantheon di Agrippa non è casuale, ma obbedisce a precise regole

propagandistiche;

2) il corredo nel quadrante di iscrizioni in greco e non in latino, come sarebbe più logico a Roma, unitamente ad indicazioni astronomiche tanto particolari quanto inutili per l'Italia, può essere la prova che si tratti della copia esatta da un originale alessandrino, riprodotta sulla scia di quel gusto egittizzante che già aveva ispirato Augusto per gli altri obelischi e per il suo Mausoleo, e che rientrava nel piano di assomigliare sempre più ad Alessandro Magno.

L'obelisco, divenuto poi gnomon dell'orologio, risaliva al faraone Psammetico II (VI sec. a.C) e si trovava ad Heliopolis (11), in Egitto. Augusto lo fece portare a Roma nel 10 a.C, forse contemporaneamente o anteriormente agli altri tre obelischi, presi sempre in Egitto e posti uno sulla spina del Circo Massimo e due innanzi al proprio sepolcro (12).

Era un monolite di granito rosso, alto quasi 22 m e ricoperto digeroglifici su tutti e quattro i lati. Per quanto la sua funzione di gnomon venisse presto meno, l'obelisco rimase ancorain piedi per molti secoli (13). Cadde in una data ignota (forse a causa del sisma dell'Aprile dell'849 (14) o nel 1048, durante l'assedio di Roma da parte di Roberto il Guiscardo, dopo che la sua base, ben raggiungibile tramite l'accumulo di macerie che aveva ricoperto il piedistallo, era stata arrotondata dall'azione del ferro e del fuoco) e si ruppe in cinque pezzi. Per la gran quantità di detriti depositatisi al di sopra, se ne perse presto ogni traccia. Solo la memoria di questa pietra bizzarra e della relativa ombra rimasero nella piazza antistanteS. Lorenzo, dando vita ad una leggenda.

Si racconta, infatti, che ivi si ergesse una statua con il braccio e l'indice destro tesi, e sul dito la scritta "Percute hic", ossia "Batti qui". Dopo che molti avevano eseguito l'ordine della statua senza che nulla accadesse, vi provò il grande negromante Gerbert d'Aurillac (meglio noto come papa Silvestro II - 999-1003), ma in un modo del tutto particolare: attese il Mezzogiorno e segnò il punto dove cadeva l'ombra dell'indice, poi, la notte stessa, assistito da un servitore, aprì con un sortilegio la terra e si trovò in una reggia d'oro, piena di ricchezze e di statue di re, di dgnitari e di altri

personaggi celebri, anch'esse d'oro e poste a guardia dell'immenso tesoro. I due avendo tentato di sottrarre i gioielli e gli altri beni facilmente trasportabili, si videro circondati dalle statue, improvvisamente animate, e furono costretti alla fuga, non potendo portare con sé nulla. Il tesoroda loro visto era quello dell'imperatore Ottaviano Augusto, che naturalmente non fu più rinvenuto (15).

L'obelisco venne ritrovato per caso nel 1502; i suoi avanzi erano riuniti in una cantina del Largo dell'Impresa (strada non più esistente) e furono scoperti da un barbiere che ivi aveva ilsuo negozio.

Dopo gli infruttuosi tentativi di Sisto V di rimontare l'obelisco e di rialzarlo, Benedetto XIV nel 1748 fece raccoglierne i frammenti, che rischiavano di andare perduti, e li mise in salvo nel cortile di un palazzo in via della Vignaccia (strada anch'essa scomparsa). Solo tra il 1789 e il 1792 Pio VI riuscì a restaturarlo, ricorrendo anche a pezzi presi dalla base di Antonino Pio, e a innalzarlo in Piazza Montecitorio, sullo stesso piedistallo antico dove tuttora si trova (16).

Nonostante la grandiosità, l'importanza e l'eccezionalità di un monumento come l'orologio di Augusto, le fonti sembrano, in generale, non avere mai sentito parlare di esso.

Se proprio un accenno deve essere fatto, questo va, seppure in breve, all'obelisco. Lo stesso Plinio tratta dell'orologio in funzione dell'obelisco, in quanto quadrante di uno gnomon (non acaso la descrizione è collocata all'interno del capitolo dedicato agli obelischi di Roma).

Naturalmente questo è un argomento "ex silentio", poiché dal naufragio della letteratura classica nel Medioevo a noi sono giunte per la maggior parte opere e frammenti di autori che di topografia e tecnologia si interessano poco o nulla; ma è anche una constatazione. Infatti, escludendo Plinio (23-79 d.C.), non si capisce come mai Strabone (I sec. d.C.), Ammiano Marcellino (330- 400 d.C.) e i Cataloghi Regionarii (IV sec. d.C.) taccianodel tutto dell'orologio; in più è strano che tra il I e il IV sec. d.C. già vi sia il vuoto completo di notizie (17).

Pur non conoscendo le vicende dell'orologio dalla fine del I sec. d.C. in poi, sono proprio gli scavi compiuti dai tedeschi asuggerirci la risposta.

Come si è visto, tra la fase dell'orologio di Augusto e quella del successivo rifacimento domizianeo vi è un dislivello di 2 m,creatosi nell'arco di quasi un secolo a causa delle piene del Tevere e delle acque di scolo dei colli circostanti. E' possibile, allora, che il progressivo interramento di questa parte del Campo Marzio sia proseguito inesorabile amche dopo il ripristino del quadrante della meridiana e che già nella metà del II sec. d.C l'orologio si trovasse ad una profondità tale danon essere più visibile: dell'intero complesso solo l'obelisco sarebbe rimasto a provarne l'esistenza e il passato splendore.

NOTE

(1)   Per maggiore comodità del lettore si è ritenuto utile seguire la tradizione storico-topografica, trattando separatamente la storia dell'orologio da quella dell'obelisco e iniziando col parlare degli scavi più recenti, per poi andare alle testimonianze passate.

(2)   Il Rodriguez Almeida (E. RODRIGUEZ ALMEIDA, Il Campo Marzio settentrionale: solarium e pomerium, Rend. Pont: Acc Arch. LI-LII, 1978-1980, pp. 195-212), sulla base del ritrovamento dei cippi delimitanti il Pomerio all'interno dell'area ipoteticamente occupata dal quadrante, riteneva addirittura che l'orologio funzionasse solo nella metà orientale, dal mezzogiorno al tramonto (cfr. S. BOSTICCO, Frammento inedito dell'obelisco campense, Aegyptus, XXXVII-1957, p. 63 sg.

(3)   E. BUCHNER, Solarium Augusti und Ara Pacis, Mitt. deut. archaol. Inst., Rom. Abteil. LXXXIII-1976, pp. 319-365; E. BUCHNER, Horologium, Solarium Augusti. Vorbericht uber die Augsgrabungen 1979/80, Mitt. deut. archaol. Inst., Rom. Abteil. LXXXVII-1980, pp. 355-373; E. BUCHNER, L'orologio solare di Augusto, Rend. Pont. Acc. Arch., LIII-LIV 1981-1982, p. 330

sgg.; E. BUCHNER, Die sonnenhur des Augustus, Mainz am Rhein 1984

(4) Plin., Nat .Hist. XXXVI, 73

(5)   R. LANCIANI, Storia degli scavi di Roma, Roma 1902, vol. I, p. 83; cfr. Codice topografico della Città di Roma, a cura di R.VALENTINI e G. ZUCCHETTI, Roma-Ist. Stor. Ital. 1953, vol. IV, p. 427, ll. 9-13

(6) CIL VI, 702: (lato della base rivolto a S) "imp. Caesar divifil. / Augustus / pontIFEX MAXIMUS / imp. XII COS XI TRIB POT XIV / aEGYPTO IN POTESTATEM / pOPULI ROMANI REDACTA / SOLI DONUMDEDIT.

(7)   Plin., Nat. Hist. XXXVI, 72-73: "All'obelisco che è nel Campo Marzio il divino Augusto attribuì la mirabile funzione di segnare le ombre proiettate dal sole, determinando così la lunghezza dei giorni e delle notti: fece collocare una lastra dipietra che rispetto all'altezza dell'obelisco era proporzionata in modo che, nell'ora sesta del giorno del solstizio d'inverno l'ombra di esso fosse lunga quanto la lastra, e decrescesse lentamente giorno dopo giorno per poi ricrescere di nuovo, seguendo i righelli di bronzo inseriti nella pietra: un congegnoche vale la pena di conoscere, e che si deve all'acume del matematico Facondo Novio. Questi aggiunse sul pinnacolo una palla dorata, la cui estremità proiettava un'ombra raccolta in sé, perchè altrimenti la punta dell'obelisco avrebbe determinatoun'ombra irregolare (a dargli l'idea fu, dicono, la testa umana.Questa registrazione del tempo da circa trent'anni non è più conforme al vero, forse perchè il corso del sole non è rimasto invariato, ma è mutato per qualche motivo astronomico, oppre perchè tutta la terra nel suo complesso si è spostata in rapporto al suo centro (un fatto che - sento dire - si avverte anche in altri luoghi), oppure semplicemente perchè lo gnomone si è smosso in seguito a scosse telluriche, ovvero le alluvioni del Tevere hanno provocato un abbassamento dell'obelisco, anche se si dice che se ne siano gettate sottoterra fondamenta profonde tanto quanto è alto il carico che vi si appoggia".

(8) F. COARELLI, Roma sepolta, Roma 1984, p. 80; Collezione C. Orlando Castellano, L'Urbe, XXVII-1964, ndeg. 5, pp. 13-15

(9)   Tac., Annales XI, 22

(10) Svet., Caes. 17

(11)   Centro ad una cinquantina di miglia a N di Menfi, sulla riva destra del Nilo. Strab. XVII, C805; Amm. Marc. XVII, 4, 12

(12)   Nel 1587 papa Sisto V, tramite l'architetto D. Fontana, porta il primo in Piazza del Popolo e il secondo in Piazza dell'Esquilino. Il terzo viene trasferito nel 1793 per ordine dipapa Pio VI in Piazza del Quirinale.

(13) Negli Itinerarii dei secc. VIII e IX risulta ancora in piedi e alla vicina chiesa di S. Lorenzo in Lucina viene dato l'appellativo "Ad Titan", con chiaro riferimento all'obelisco.

(14) R. LANCIANI, Segni di terremoti negli edifizi di Roma antica, Bull. Comm. Arch. Com. 1918, pp. 3-28

(15)   Questa versione della leggenda si trova in S. DELLI, Le strade di Roma, Roma-Newton Compton 1988, p. 230 sg. Il Tomassetti (G. TOMASSETTI, La Campagna Romana nel Medioevo, Archiv. Soc. Rom. St. Patria 23-1900, p. 153), suggestionato dalracconto e convinto che comunque abbia una base reale, tende a ricondurre alla stesso motivo la notizia di una località "ad digitum Solis" (IX sec.), situata tra le città di Ostia e di Porto. Infatti, a proposito del curioso toponimo afferma: "deve significare una statua relativa al sole, con un dito in alto, statua che doveva decorare l'orologio solare del porto. Ed aggiungo che anche nell'orologio monumentale del Campo Marzio inRoma si ricorda una statua ma col dito abbassato... Forse due statue decoravano due antiche meridiane, l'una col dito in alto,da Levante, l'altra col dito in basso, da Ponente".

(16)   Cfr. C. FEA, Miscellanea filologica, critica e antiquaria, Roma 1790, tomo I, p. 74, 123, 166

(17) Cfr. A topographical dictionary of ancient Rome, a cura di AAVV, vol. II, p. 366 sg.

L'orologio solare di Campo MarzioIl 23 settembre al tramonto l´ombra dello "gnomone" calava sull´Ara Pacis in omaggio all´imperatore Si tratta della sezione di una meridiana con una sfera a puntale alta 29 metri e mezzo. Lo ideò un matematico ma restò in funzione solo mezzo secolo crollò per un terremoto. I primi cinque pezzi restaurati nel 1748 col granito rosso della colonna Antoninadi Claudio Rendina

La scoperta risale al 1979, quando dalle cantina della casa di via Campo Marzio 48, a 7 metri dal livello stradale e sotto 10 centimetri di acqua, appaiono grandi lastre di travertino sulle quali, in liste di bronzo orizzontali e verticali, sono riprodotti i segni zodiacali di Ariete, Toro, Leone e Vergine. E´ una sezione del grande orologio solare che si estendeva nella zona di Campo Marzio tra via della Lupa e piazza San Lorenzo in Lucina, là dove già nel ‘400 era stata scoperta una parte della grande meridiana. Che era quella realizzata dall´imperatore Augusto nel 10 a. C. ed estesa di 160 metri per 60. Ma come funzionava?

Vi era sovrapposto centralmente su uno zoccolo un obelisco, che Augusto aveva fatto trasportare dall´Egitto. Aveva la funzione di gnomone, cioè di «braccio indicatore», perché sulla cima svettava una sfera con puntale, raggiungendo un´altezza di cento piedi romani, ovvero 29 metri e mezzo; e l´ombra della sfera proiettata sul quadrante indicava l´ora, il giorno e il mese. Inoltre al tramonto del 23 settembre, nel giorno e nell´ora della nascita di Augusto, l´ombra calava sull´Ara Pacis come omaggio all´imperatore.

L´orologio solare, ideato dal matematico Facundus Novius, restò in funzione solocirca mezzo secolo, perché, come scrive Plinio, crollò per un terremoto e le inondazioni del Tevere, che vennero depositando larghi strati di melma sulle lastre del quadrante. Dunque, tutto perduto? No. Innanzitutto l´obelisco venne aluce in cinque pezzi del 1748 ad opera dell´architetto Giovanni Antinori e fu riconosciuto per quello usato come gnomone dalle iscrizioni augustee incise sul basamento che ricordano la conquista dell´Egitto. Fu restaurato con i frammenti di granito rosso della Colonna Antonina, che in piccole parti non ricomponibili già dal 1703 era stata scoperta, e tra il 1790 e il 1792 venne eretto in piazza Montecitorio davanti al palazzo dei Tribunali, oggi della Camera dei Deputati. 

E allora si pensò di riattivare la sua funzione gnonomica, sovrapponendovi un globo con tanto di simboli araldici del papa PIo VII e forato in modo che potesse passarvi un raggio di sole convogliato a terra, segnalando l´ora su appositi listelli da collocare nella pavimentazione della piazza. Ma quei listelli non arrivarono e per l´ora ci si rimise alle campane di Montecitorio. Si dovette arrivare ai giorni nostri per rinnovare la funzione gnonomica dell´obelisco. Il 7 giugno 1998, con l´inaugurazione della nuova sistemazione di piazza Montecitorio, sono stati infatti impiantati dodici selci-guida sulle gradinate antistanti il palazzo, e l´obelisco ha ripreso a segnalare l´ora. Ma chissà se qualcuno ci fa mai caso.(16 luglio 2007)

Un ‘nuovo’ allineamento solare nella Roma di AugustoDICEMBRE 27, 2013

tags: augusto, roma

Un ricercatore dell’Università dell’Indiana ha utilizzato delle simulazioni virtuali per riavvolgere il calendario di migliaia di anni, scoprendo così un nuovo allineamento del Sole con due monumenti della Roma di Augusto.

(Indiana University)

Per quasi mezzo secolo, gli studiosi avevano associato la relazione tra l’Ara Pacis – dedicata nel 9 a.C. all’imperatore Augusto – e l’obelisco di Montecitorio – un obelisco di granito alto 22 metri fatto portare dall’Egitto – con il compleanno di Augusto il 23 settembre.

Le ricerche avevano scoperto che, in quel giorno, l’ombra dell’obelisco (lo gnomone di un enorme orologio solare) avrebbe puntato il centro dell’Ara Pacis –opera che il Senato romano aveva commissionato per riconoscere la pace portata dalle vittorie militari di Augusto.

Nel corso dei suoi 40 anni di insegnamento di topografia romana, il docente all’Università dell’Indiana Bernie Frischer aveva sempre insegnato questa, prevalente, teoria. Ora però Frischer ha fornito un’altra spiegazione della posizione originale dei due monumenti, che erano entrambi paralleli e adiacenti alla Via Flaminia, la strada che da Roma arrivava fino all’Adriatico attraverso gli Appennini.

“Quello che è importante non è l’ombra dell’obelisco, ma il disco solare che si vede sulla punta dell’obelisco da una posizione sulla Via Flaminia di fronte all’Ara Pacis”, dice Frischer. Le nuove simulazioni al computer mostrano che la vecchia teoria del tedesco Edmund Buchner secondo cui l’ombra dell’obelisco colpiva il centro della facciata dell’Ara Pacis era sbagliata.

Utilizzando coordinate GPS, dimensioni originali e altre fonti bibliografiche, sono stati creati modelli 3D dell’Ara Pacis e dell’obelisco, tutti situati una volta nel Campo Marzio. È stato inoltre impiegato il programma della NASA Horizons System, che fornisce la posizione degli oggetti del sistema solare nel cielo in qualunque punto della storia, visti da qualunque punto della Terra. I test hanno determinato che la posizione del Sole sopra l’obelisco avveniva il 9 ottobre.

(Indiana University)

“Le iscrizioni sull’obelisco mostrano che Augusto dedicò esplicitamente l’obelisco alla sua divinità preferita, Apollo, (a volte identificato come) il dio del Sole”, dice Frischer. “E il tempio più lussuoso costruito da Augusto, il tempio di Apollo Palatino, era dedicato al suo padre divino ed edificato proprio a fianco della stessa casa di Augusto. “Quindi la nuova data di allineamento, il 9ottobre, è in realtà il giorno di festa annuale del tempio di Apollo Palatino”,

dice. “Nessun’altra data sul calendario religioso Romano sarebbe stata altrettanto appropriata”.

Frischer ha cercato delle conferme dei suoi ritrovamenti dall’astrofisico David Dearborn, della Lawrence Livermore National Laboratory. “Ha effettuato test indipendenti dei nostri allineamenti solari, usando diversi software e metodi, ele sue conclusioni hanno confermato ciò che abbiamo scoperto, dandoci la fiduciache la nostra scoperta è corretta”.

Università dell’Indiana

Orologi pubblici nella Roma anticaAntika > Guide > Orologi pubblici nella Roma anticaScegli un libro per approfondire questo argomento 

 Pianta del Comizio in etá repubblicana (FREYBERGER 2009)Gli orologi pubblici di Roma anticaForse non è molto noto che nei più importanti contesti pubblici della Roma antica c’erano degliorologi pubblici che servivano a scandire i tempi, i giorni e le ore della vita civica dell’ Urbe.Le fonti ci dicono che, secondo la tradizione, il più antico fu un orologio solare costruito o sul Campidoglio o – più probabilmente – sul colle Quirinale:Cens., De die nat., 23:

“[...] Dire quale di questi fosse il piú antico non è facile: infatti alcuni ritengono che il primo fosse stato costruito presso il tempio di Quirino, altri sul Campidoglio, nessuno presso il

tempio di Diana sull‘Aventino. Ció che conta constatare è che quello Foro non sia stato il primo [...]“.

Plin., N.H., VII.60:“[...] Il primo orologio romano fu eretto da L. Papririo Cursore davanti al tempio di Quirino undici anni prima della guerra contro Pyrro (292 a.C.), adempiendo così ad un voto fatto dal padre, come riportato da Fabio Vestale; ma dell’orologio si ignorano il funzionamento, da dove fosse stato traslato, nonché l‘artefice. [...]“

Orologio al tempio di QuirinoPlinio si schiera fra i fautori di questa seconda ipotesi: nel 292 a.C. il console L. Papirio Cursore ne ordinò l’erezione dinanzi al tempio di Quirino per adempiere una disposizione del padre (L. Papirio Cursore, console negli anni 326 a.C., 320 a.C., 314 a.C. e 313 a.C.). Sia il padre che il figlio erano stati entrambi fra i personaggi protagonisti della II e della III Guerra Sannitica: l’uno si era guadagnato ben tre trionfi durante la II Guerra Sannitica (325a.C., 319 a.C., 309 a.C.), l’altro annientò gli avversari nel 293 a.C. ad Aquilonia.La scelta del luogo in cui erigere l’orologio non fu casuale, perché nella triade Giove-Marte-Quirino, questo dio rappresentava il corpo civico romano nella sua totalità. Infatti nell’etimologia del nome,*co-virites, si riflette il concetto delle tribù del popolo romano chiamate a riunirsi neiComitii Curiati per decidere le sorti della città. La pregnante valenza simbolica del luogo, maggiormente esaltata all’indomani di queste aspre guerre, diventava ancora più forte perché proprio sul colle Quirinale avrebbero abitato un tempo i Sabini, il primo popolo unitosi ai romani e divetatone parte integrante. Doveva trattarsi del primo orologio solare monumentale, perché altri semplici sistemi più approssimativi di contare il tempo erano già in uso da secoli.Sappiamo, infatti, che originariamente le Dodici Tavole (451-450 a.C.) scandivano le attività giornaliere del Foro Romano solo per il loro inizio (l’alba) e per la loro fine (il tramonto); in un secondo momento fu aggiunta la divisione antimeridiana e postmeridiana. Fino al 263 a.C, sul finire della I Guerra Punica, la funzione di orologiofu assolta dalle stesse strutture del Foro Romano, in particolare dall’area del Comitium: nei giorni in cui il cielo era sereno, un servitore del console saliva sui gradini della Curia e osservava il transito del sole. Ad alta voce ne annunciava il passaggio fra i Rostra e la Graecostasis (mezzogiorno) e fra la Colonna Maenia e il Carcer (tramonto):Tav. I, 7-8-9:

“7. Qualora non si accordino [le parti], espongano la causa nel comizio o nel foro prima di mezzogiorno. Si discuta la questione in presenza di entrambe le parti 8. Dopo mezzogiorno si aggiudichi la lite a favore della parte presente. 9. Se ambo le parti sono presenti, il tramonto del sole sia il termine ultimo [per la discussione] “.

Plin., N.H., VII.60:

“[...] Nelle Dodici Tavole venivano nominati solo il sorgere e il tramontare del sole, dopo alcunianni fu aggiunto anche il mezzogiorno. Fino alla fine della prima Guerra Punica, nei giorni in cui il cielo era sereno, un addetto dei consoli annunciava dalla Curia l’affacciarsi del sole fra i Rostra e la Graecostasis. Quando il sole si trovava fra la Colonna Maenia ed il Carcere, gridava l’ultima ora. [...].”.

Gli scavi archeologici del 1899 hanno confermato la veridicità delle notizie pliniane, attestando il rifacimento del Comitium nella prima metà del III sec. a.C.. L’edificio venne ingrandito, ne fu modificatala pianta da quadrangolare a rotonda su modello degli Ekklesisteria grecie la Curia fu traslata in direzione nord-ovest. Tutto ciò impedì l’osservazione del sole dallo stesso punto.

Orologio solare da CataniaNello stesso anno il console M. Valerio Messalla pensò di rimediare al problema trasportando a Roma l’orologio solare di Catania, in quanto parte del suo bottino di guerra. L’orologio, però, era pensatoper la latitudine della città siciliana, perciò finì col segnare a Roma l’orario sbagliato. Nonostante ciò, rimase in uso fino al 165 a.C., quando il censore Q. Marcio Filippo ordinò di costruirne un altro lì accanto:

Plin., N.H., VII.60:“[...] M. Varrone tramanda che la prima meridiana sia stata portata a Roma da M. Valerio Messalla durante la prima Guerra Punica, dopo la presa di Catania (263 a.C.), quindi trent’anni dopo l’orologio papiriano. Sebbene le sue linee non corrispondessero all’ora del luogo, esso rimase tuttavia in uso per novantanove anni, quando Q. Marcio Filippo – censore con L. Paolo – ne fece erigere un altro accanto proprio lì accanto (165 a.C.). [...]“.

Cens., De die nat., 23:

“[...] la meridiana trasportata da M. Valerio dalla Sicilia fu collocata presso Rostra alla Colonna; poché era stato predisposto per la Sicilia e l’orario da esso indicato non corrispondeva a quello locale, il censore L. Filippo ne fece costruire un altro accanto. [...]“

Orologio ad acqua nella Basilica Fulvia EmiliaUn altro metodo di misurare il tempo della vita pubblica fu applicatonel 159 a.C., quando per volere del censore P. Cornelio Scipione

Nasica fu costruito nella Basilica Fulvia Emilia (179 a.C.) – a sud-est del Comizio – un grande orologio ad acqua:

Varr., De ling. lat., VI.2.4:“4. [...] Si dice solarium l’orologio con cui si contano le ore solari, o orologio ad acqua, quello voluto da Cornelio all’interno della Basilica Fulvia Emilia. [...] .

Cens., De die nat., 23:“[...] Dopo che il censore P. Cornelio Nasica ebbe fatto costruire l’orologio ad acqua, per l’abitudine di contare le ore in base all’andamento del sole, lo si inizio a chiamare solarium [...]“.

Plin., N.H., VII.60:“[...] Scipione Nasica – collega di Lenas – con l’orologio ad acqua divise equamente per la prima volta le ore del giorno e della notte; quest’orologio al chiuso fu da lui dedicato nell‘anno 595 dalla fondazione dell‘Urbe (159 a.C.). [...]“.

Ricostruzione dell’orologio ad acqua della Basilica EmiliaSi trattava di un orologio ad acqua, ovvero una clepsydra, la cui esatta collocazione è stata ricavata a rigor di logica. Sul lato sud-occidentale della Basilica correva una fila continua di botteghe, raggiunte da un complesso sistema di canalizzazione posto a circa 30 cm dal loro muro di fondo e direttamente collegato alla Cloaca

Maxima. Accanto a quello che era l’ingresso orientale della Basilica è stata identificata un’area quadrangolare che, a differenza delle altre botteghe, era chiusa su tutti e quattro i lati.Il pavimento e le pareti impermeabilizzati in cocciopesto non lasciano spazio a dubbi: questo era il luogo dove si ergeva l’orologio ad acqua. Il meccanismo rimaneva attivo anche durante la notte e segnava dettagliatamente le ore.

Orologio solare di Augusto nel Campo MarzioA distanza di tempo, ritroviamo l’orologio utilizzato come monumento di celebrazione dinastica e personale: nel 13 a.C., tornato vincitoredal suo viaggio nelle Gallie, Augusto ordinò la costruzione di un orologio solare nel Campo Marzio, lungo l’antica Via Lata (oggi via Del Corso):

Plin. N.H., XXXVI.72-73:

“[...] All’obelisco nel Campo Marzio il divino Augusto attribuì la mirabile funzione di catturare le ombre del sole, in modo da segnare la durata dei giorni e delle notti, così che durante la sesta ora del solstizio d’inverno l‘ombra dell’obelisco si estendesse per tutta la lunghezza dellostrato di pietra ai suoi piedi. A poco a poco questa descresceva giorno dopo giorno per poi crescere nuovamente, seguendo le linee di bronzo inserite nel lastricato. Tale meritevole opera si deve all’ingegno del matematico Facondo Novo. Questi fece collocare sulla sommità del pinnacolo una sfera dorata, la cui estremità proiettava un’ombra raccolta in sé, altrimentila punta dell’obelisco avrebbe determinato un’ombra irregolare – a dargli l’idea, dicono, fu la testa umana. Sono già trent’anni che questa registrazione del tempo non corrisponde più a quella reale, forse perchè per qualche ragione astronomica è mutato il corso del sole, oppure perché tutta la terra si è spostata in rapporto al suo centro (come ho sentito dire che è accaduto anche in altri luoghi) oppure semplicemente perchè lo gnomone si è smosso a seguito di scosse telluriche o perché le alluvioni del Tevere hanno provocato un abbassamento dell’obelisco [...].”

Quindi non siamo di fronte ad un semplice orologio, bensì ad una enorme meridiana che teneva il conto del passare delle ore, die giorni e delle stagioni. Il complesso fu eretto nei pressi dell’Ara Pacis, usando l’obelisco di Psammetico II (594-588 a.C.) che già ad Heliopolis funzionava come gnomon di un altro orologio solare. L’obelisco aveva un’altezza di m 29,5 – incluse base, piedi e sfera sulla sommità – e si trovava 200 m più a nord rispetto alla sua collocazione attuale (piazza Montecitorio).

Orologio solare di Augusto, schemaAutore del progetto fu il matematico Facondo Novo: su un grande lastricato in travertino ai piedi dell’obelisco si innestava un reticolato bronzeo per la suddivisione del tempo e l’ombra della palla sulla sommità dell’obelisto fungeva da indicatore. Negli anni 1979-1982 E. Buchner e F. Rakob hanno condotto degli scavi archeologici sotto la casa in via del Campo Marzio 48, per verificarese i loro calcoli erano esatti: secondo E. Buchner il reticolato bronzeo era formato da una serie di iperboli, ad eccezione della linea degli equinozi, che doveva arrivare a toccare l’Ara Pacis in modo tale che il 23 settembre – compleanno di Augusto e solstizio d’autunno – l’ombra dell’obelisco fosse proiettata sull’Ara, originariamente collocata lungo la Via Lata.

Gli scavi hanno confermato l’esattezza di questa ipotesi, ma hanno sollevato nuove problematiche: quanto venuto alla luce del lastricatoe del reticolato risulta appartenere ad una stratigrafia posteriore. Il livello augusteo si trova m 1,60 piú in basso e insieme ad esso è stata rinvenuta un’epigrafe del 75 d.C.. Ancora più sorprendente è stata la constatazione di essere davanti ad un calendario greco: caratteri greci in bronzo erano inseriti nel lastricato per indicare la fine o l’inizio delle stagioni e i segni zodiacali, usati per segnare il passaggio da un mese all‘altro. Sono venute alla luce anche alcune linee per la scansione giorni (16 per il tratto Toro/Leone e 11 per il tratto Ariete/Vergine).

Durante l’arco diurno l’ombra dell’obelisco percorreva l’intero reticolato, segnando le dodici ore. Alla VI ora del 23 dicembre

(solstizio d’inverno) l’ombra si estendeva lungo l‘intero tratto di pavimento ai piedi dell’obelisco, per poi descrescere giorno dopo giorno e ricrescere di nuovo.

A Margherita Guarducci fu affidato lo studio paleografico dei caratteri che non si rivelò risolutivo: le lettere potevano essere attribuite ad un arco temporale oscillante fra l’ellenismo e il II sec. d.C.. Pertanto non si può prescindere da un‘interpretazione allaluce della fonte pliniana: quando l’autore scrisse (78-79 d.C.) l’orologio non funzionava più da trent’anni. Egli non accenna ad alcun restauro, perciò il rinnovo delle strutture deve essere avvenuto dopo la sua morte (79 d.C.).

 Ricostruzione a volo d’uccello dell’orologio solare di AugustoDurante gli scavi è stata ritrovata una consistente quantità di ceramica del tipo Magda la Torre, molto diffusa agli inizi del II sec. d.C.. Quindi il rinnovo dell’orologio deve essere avvenuto fra l’età domizianea e l’età adrianea. Nel III sec. d.C. tutto l’apparatoera ormai totalmente fuori uso: l’obelisco si trovava m 2-3 al di sotto del piano di calpestio e la sfera sulla sommità, diventata inutile, fu poi riutilizzata per la statua colossale di Costantino. Nell’VIII sec. l’Anonimo Einsidlensis lo menziona ancora e nel 1748 fu diviso in cinque pezzi e portato altrove nelle vicinanze. Dal 1792è possibile ammirarlo a piazza Montecitorio e sulla sua base si leggeancora l’iscrizione con cui Augusto lo donò al sole:

„Imp. Caesar divi fil. / Augustus / pontifex maximus / imp. XII cos XI trib pot XIV / Aegypto in potestatem / populi romani redacta / soli donum dedit“

„L’imperatore Cesare, figlio del divino, Augusto, pontefice massimo, proclamato imperatore per la dodicesima volta, console per undici volte, che ha rivestito la potestà tribunizia per quattordici volte, avendo condotto l’Egitto in potere del popolo romano, diede in dono al sole“

Bibliografia E. BUCHNER, Solarium Augusti und Ara Pacis, in Roemische Mitteilungen

LXXXIII – 1976, pp. 319-365. E. BUCHNER, L’orologio solare di Augusto, in Rendiconti della Pontificia

Accademia 1982, pp. 331-345. E. BUCHNER, s.v. Horologium Augusti, in LTUR, vol., pp. 35-37, 1993. F. COARELLI, Roma, 1985. F. COARELLI, Il Foro Romano, II, 1985. K. S. FREYBERGER, Das Forum Romanum, 2009. M. SCHUETZ, Zur Sonnenuhr des Augustus auf dem Marsfeld. Eine Auseinandersetzung

mit E. Buchner Rekonstruktion und seiner Deutung der Ausgrabungsergebnisse, aus der Sicht eines Physikers, in Gymnasium 97 – 1990, pp. 432-457.

E. M. STEINBY, s.v. Basilica Aemilia, in LTUR, I, pp. 167-168, 1993. M. TORELLI, Typology and Structure of Roman historical reliefs, pp. 101-102,

Michigan 1982.

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Autore: redazione - Email [email protected]

OBELISCHI E MISURAZIONE DEL TEMPODall'orologio di Augusto alla meridiana di Montecitorio

di Matteo Liberti

.Alcune tra le principali piazze di Roma sono spesso decorate da alti obelischi:alcuni sono egiziani, altri sono copie di epoca romana. Il primo imperatore aportare gli obelischi in città fu Augusto, ma il suo esempio fu seguito danumerosi imperatori dopo di lui. In epoca imperiale gli obelischi non avevano una funzione decorativa, come oggi,ma avevano un significato politico e religioso: erano un bottino di guerra, ilsegno della potenza e della capacità tecnica dell’impero, ed erano collocati neitempli egizi (numerosi a Roma in quel periodo), nelle aree consacrate al dioSole o davanti a monumenti funerari. Quasi tutti trovavano quindi in luoghidiversi da quelli in cui sono posizionati ai nostri giorni. Oggi a Roma ci sono ancora 13 antichi obelischi, ma originariamente erano dipiù, almeno 17. Uno degli obelischi romani ancora visibili è quello augustianosituato in piazza di Montecitorio.

.

Figura 1 Figura 2Figura 3.

Il toponimo di questa piazza è oggetto di varie interpretazioninel tempo: una afferma che derivi dal latino Mon septorium, per lavicinanza con la saetta, luogo ove si riunivano i cittadini peressere chiamati ad entrare nei recinti per le votazioni. Oppure, c’è chi ha considerato l’epiteto “accettatorio” perindicare la funzione di scarico dei rifiuti, o piùverosimilmente, di terra di riporto, perché essendo una zonapaludosa, a rischio malarico, furono ricoperte le acquestagnanti con un grosso cumulo (mons). L’imperatore Augusto, tra gli anni 9 e 10 a.C., fece arrivaredall’Egitto (precisamente da Eliopoli) un obelisco di circa 22 metri, percelebrare la vittoria dei Romani sull’esercito egizio. L’obelisco era statofatto erigere dal faraone Psammetico II intorno al 586 a.C., per commemorare lavittoria sull’Etiopia. Il grande monolite in granito rosso fu pensato come gnomone di una meridiana che(considerate anche le relazioni con i  monumenti a lui vicini ), attraverso lasua ombra, segnasse le ricorrenze più importanti legate all’imperatore stesso ealla sua politica, nonché il mezzogiorno solare dei vari giorni dell’anno su di unquadrante lapideo attraversato da una striscia di bronzo dorato. Quest’ultima,graduata, era la materializzazione della linea meridiana (Nord-Sud). Dunqueduplice funzione: indicatore giornaliero del mezzogiorno reale e calendario. L’obelisco doveva essere collocato a nord-est dell’attuale incrocio tra via delCampo Marzio e Via dei Prefetti, nella parte settentrionale di Campo Marzio, cheall’epoca d’Augusto era completamente disabitato: c’era solo la Via Flaminia(oggi via del corso), fiancheggiata da tombe monumentali, tra le quali unapiramide (o forse due); non esistevano né le mura Aureliane, né la portaFlaminia, realizzate circa 300 anni dopo.Era un enorme spazio libero, scelto da Augusto per manifestare simbolicamente lasua potenza. Difatti era inserito in un sistema di monumenti carichi disignificato: tra l’Ara Pacis, l’altare marmoreo fatto costruire nell’anno 9 a.C.( celebrazione dell’età  augustea come periodo di prosperità e pace dopo lelunghe guerre civili) e il Mausoleo della famiglia imperiale.

 Risulta importante ricordare come l’asse mediano della base (quadrata)dell’obelisco, diversa da quella attuale, non risultasse coincidente con la linea meridiana, ma rispetto ad essa deviata di 15° verso ovest. Ciò faceva sìche all’alba del 21 Aprile, giorno della nascita di Roma, il lato est della basedello gnomone si trovasse esattamente perpendicolare alla direzione del Sole inquel momento, nonché perpendicolare all’asse dell’Ara Pacis. Un altro evento importante, sia dal punto di vista astronomico che legato allavita dell’imperatore, era l’Equinozio d’autunno (il  23 settembre), giorno delcompleanno  di Augusto: in questo giorno, al tramonto, l’ombra dello gnomonetoccava l’Ara Pacis. Il giorno del Solstizio d’inverno, 22 dicembre (inizio del Segno del Capricorno,nonché data presunta del concepimento dell’imperatore), sappiamo che il Sole sitrova nel suo punto più basso sull’Eclittica e l’ombra segnata dallo gnomonepresumibilmente copriva interamente la lastra lapidea alla base dello stesso,per poi decrescere lentamente: il decrescere dell’ombra corrisponde all’ascesadel Sole, a simboleggiare il nascere di una nuova era di pace....L’orologio ha smesso di funzionare pochi decenni dopo la sua realizzazione,perché la piazza era continuamente ricoperta di detriti portati dalleinondazioni del Tevere..L’obelisco è rimasto in piedi fino all’undicesimo secolo d.C., poi è crollato,forse a causa di un incendio, ma c'è chi afferma che già precedentemente fossestato spezzato in cinque parti, dopo l’invasione di Totila nel sesto secolod.C., rimanendo coperto dai detriti. I primi frammenti dell’obelisco, furono ritrovati casualmente nel 1502  e papaSisto V tentò più volte di rimetterlo in piedi ma invano.Ci riuscì Pio VI che nel 1794, lo ricompose definitivamente, collocandolo inPiazza Montecitorio, dove è ancora oggi. Il 7 giugno del 1998, con l’inaugurazione della nuova sistemazione della piazza,è stata anche riattivata la funzione gnomonica dell’obelisco (vedi riproduzione).Attualmente l’obelisco, con la nuova base, è alto 33,97 metri. Ad oggi, in ogni caso, non è più possibile ricostruire integralmente l’antica eimponente meridiana augustea. Per quanto riguarda gli studi fatti in epocarecente sul funzionamento della meridiana di Montecitorio, non si possono nonricordare le ricostruzioni sul progetto della meridiana augustea, e la suainterpretazione da parte di illustri personalità come l’archeologo tedescoE.Buchner e gli studiosi R.Almeida e Claudio Assandri. Nel 1979 l’archeologo tedesco Buchner effettuò degli scavi in via del CampoMarzio. Dagli scavi emerse, a 6,30 metri di profondità, un lastricato intravertino dove erano impresse, con lettere in bronzo, i nomi greci dellecostellazioni zodiacali e alcune indicazioni astronomiche, come ”ETHESIAI

PAUONTAI”, cioè "cessano i venti Etesii", oppure “QEROUS ARCH”, cioè "iniziodell’estate"…Il lastricato era inoltre attraversato perpendicolarmente da tacche di 3-4 cm dilarghezza. Si trattava, dunque, di una linea meridiana.Buchner sosteneva che l’orologio di Augusto comprendesse un’area molto estesa eche fungesse anche da orologio giornaliero, con le ore segnate dall’alba altramonto.L’indicazione dei giorni di ogni mese, sarebbe stata data, secondo Buchner, daun reticolo di linee orizzontali (curve) rappresentanti l’ombra nell’arco di unagiornata, e da linee verticali (rette) rappresentanti la lunghezza dell’ombra inrelazione alla maggiore o minore altezza del Sole sull’orizzonte.Effettivamente, delle curve/linee da oriente a occidente orizzontali, solo unaera retta, la linea degli Equinozi. Delle verticali, la linea centrale, la piùcorta, rappresentava il mezzogiorno..Ma come già detto dagli scavi è emersa solo la linea meridiana del mezzogiorno:del resto dell’aracne non vi era traccia....A sostenere che lo gnomone servisse esclusivamente dacalendario e indicatore del mezzogiorno sono gli studiosiAlmeyda e Assandri. La loro ipotesi, più recente di quella di Buchner, si basaanche su un passo di Plinio il Vecchio tratto dalla NaturalisHistoria(78 d.C.). Da Plinio si desume che la plateadell’orologio avesse una lunghezza pari a quella dell’ombradell’obelisco all’ora  sesta (mezzogiorno) del giorno delSolstizio invernale (22 dicembre), inoltre si parla solo diuna lastra con righelli di bronzo: è esclusa la presenza dialtre indicazioni orizzontali orarie che farebbero dellognomone parte di  un orologio..Lo stesso Buchner, d’altronde, ha ritrovato solo la linea del mezzogiorno:è allontanata, dunque, l’ipotesi della presenza di un arachne (sistema di lineeorarie).

Figura 4La ricostruzione di Almeida ed Assandri, si è rivelata la più attendibilesecondo gli studi ed i rilevamenti eseguiti oggi sul luogo..Per concludere citiamo l'opera di Plinio. Vi si può leggere come tale meridianafosse “…un congegno che vale la pena di conoscere, e che si deve all’acume del matematico FacondoNovio…”.  

Riferimenti bibliografici:

 www.romaspqr.it/Romawww. Romaguide.it/passeggiate romanewww.romaonline.net/guida turistica/monumentiwww.scudit.netwww.montagnedoc.itwww.gnomonicaitaliana.it

www.augustoplacanica.itwww.romaturismo.it

Il grande orologio solare di Augusto

PUBBLICATO 03 MARZO 2010

DI PASQUALE ZENGA

Nel 1979 avviene una scoperta importante: una delle tante che tutti i giornivede Roma protagonista. Nella cantina della casa di via Campo Marzio 48, siscende a 7 metri dal livello stradale e sotto 10 centimetri di acqua appaionodelle grandi lastre di travertino sulle quali, in liste di bronzo orizzontali everticali, sono riprodotti i segni zodiacali di Ariete, Toro, Leone e Vergine.

Veniva scoperta una sezione del grande orologio solare che si estendeva nellazona di Campo Marzio tra via della Lupa e piazza San Lorenzo in Lucina. Propriodove già nel ‘400 era stata scoperta una parte della grande meridiana. Quellarealizzata dall´imperatore Augusto nel 10 a. C. ed estesa di 160 metri per 60. 

Viene da chiedersi come funzionava? Al centro vi era sovrapposto su uno zoccoloun obelisco, che Augusto aveva fatto trasportare dall´Egitto ed aveva lafunzione di “gnomone”, cioè di «braccio indicatore».

Sulla cima era posta una sfera con puntale, raggiungendo un´altezza di centopiedi romani, ovvero 29 metri e mezzo; e l´ombra della sfera proiettata sulquadrante indicava l´ora, il giorno e il mese. Inoltre al tramonto del 23settembre, nel giorno e nell´ora della nascita di Augusto, l´ombra calava sull´Ara Pacis come omaggio all´imperatore.

L´orologio solare, ideato dal matematico Facundus Novius, restò in funzione percirca mezzo secolo, perché, come scrivePlinio, crollò per un terremoto e leinondazioni del Tevere depositarono larghi strati di melma sulle lastre delquadrante. Tutto perduto? Assolutamente no. L´obelisco venne alla luce in cinquepezzi nel 1748 ad opera dell´architetto Giovanni Antinori e fu riconosciuto perquello usato come gnomone dalle iscrizioni augustee incise sul basamento chericordano la conquista dell´Egitto.

Fu restaurato con i frammenti di granito rosso della Colonna Antonina, che inpiccole parti non ricomponibili già dal 1703 era stata scoperta, e tra il 1790 eil 1792 venne eretto in piazza Montecitorio davanti al palazzo dei Tribunali,oggi della Camera dei Deputati. 

Si pensò di riattivare la sua funzione gnonomica, sovrapponendovi un globo contanto di simboli araldici del papa Pio VII e forato in modo che potesse passarviun raggio di sole convogliato a terra, segnalando l´ora su appositi listelli dacollocare nella pavimentazione della piazza. Quei listelli non arrivarono e perl´ora ci si dovette accontentare delle campane di Montecitorio. Si è dovutoaspettare i giorni nostri per rinnovare la funzione gnonomica dell´obelisco. Il7 giugno 1998, in occasione della sistemazione di piazza Montecitorio, sonostati collocati dodici selci-guida sulle gradinate antistanti il palazzo, e l´obelisco ha ripreso a segnalare l´ora. 

L' Ara Pacis orologio di AugustoNel 9 a.C. il Senato dedica nel Campo Marzio l' Ara Pacis in onore di Augusto pacificatore del mondo romano, e della sua famiglia. Augusto collocal' altare della sua pace in stretta corrispondenza col suo orgoglio solare. L' ombra dello gnomone di questo orologio (un obelisco al centro di un pavimento marmoreo, sul quale è disegnata la curva dell' equinozio) incrociava l' asse centrale dell' Ara Pacis ogni 23 settembre - giorno genetliaco di Augusto -. Questo messaggio simbolico rendeva evidente la volontà celeste: le divinità hanno destinato Augusto al potere, per donare la pace e la salvezza a Roma. L' Ara Pacis s' innalzava su un alto podio, dentro un recinto quasi quadrato (m 11,65 per 10,62). Il complesso era un grande manifesto politico in marmo; il recinto era decorato con una serie dibassorilievi, interni ed esterni, che esaltavano le origini, la tradizione, la religione di Roma e i benefici della pax Augusti. Questo «racconto» propagandistico si concludeva con la processione rituale dei familiari del principe, per sottolineare che Augusto aveva pacificato il mondo e la dinastia Giulia era garante della pacificazione. L' Ara Pacis è riscoperta nel 1568 sotto l' angolo posteriore dell' attuale palazzo Fiano-Almagià. Neisecoli molti pezzi sono scavati e depredati. A cavallo tra XIX e XX secolo il complesso è semisommerso dall' acqua e nel 1937/38 è estratto, congelandol' acqua e tagliando il ghiaccio a blocchi. Nel 1938 sembra un' idea eccezionale ricostruire l' Ara Pacis sul lungotevere di fronte al mausoleo di Augusto, risarcendo i pezzi mancanti e orientando l' altare in senso nord-sud. Il complesso viene racchiuso in uno «scatolone» di cemento armato e sul basamento, dal lato dell' Augusteo, è trascritto a lettere di bronzo il testamento di Augusto, altro celebre manifesto politico dell' antichità.

Durante il periodo bellico il monumento fu sepolto dai sacchetti di pozzolana della protezione antiaerea; quindi fu isolato da grandi vetrate esterne donate daL Rotary Club; ora si attende la ristrutturazione di tutto il complesso ad opera dell' architetto Meier.

Sanfilippo Mario

Pagina 57(20 gennaio 2004) - Corriere della Sera