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Arqueología Espacial 28 (2010) XX-XX Lo stato delle anime come mezzo per la ricostruzione della popolazione dei villaggi protostorici FRANCESCO DI GENNARO* ALESSANDRO GUIDI** *Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma **Università di Roma Tre Riassunto La consistenza demografica dei villaggi protostorici dell’Italia centrale non può – e forse non potrà – essere ricostruita su dati archeologici a causa sia dell’incompletezza degli scavi, sia della perdita dei dati planimetrici dovuta all’erosione. In passato il numero delle persone residenti negli abitati preistorici e protostorici, specie nel Vicino Oriente, è stato calcolato prevalentemente in base alla comparazione etnografica; diversamente, in questo contributo, una densità di 100-150 abitanti per ettaro negli insediamenti centroitaliani di epoca protostorica matura viene proposta attraverso una valutazione critica di dati storici, e in particolare dei censimenti detti “stati delle anime”, disponibili a partire dal ‘600. Abstract The population size of the protohistoric central Italian settlements can’t be (and probably will never be) reconstructed on the ground of the archaeological data owing to many types of bias (between them the natural erosion of the tufa plateaux and the inadequacy of the excavations conducted in these sites). The settlement size of the pre- and protohistoric settlements - specially in the Near East - was calculated with ethnographic comparisons; in this article we propose a figure of 100-150 persons x ha. for the protohistoric central Italian settlements thanks to a critical evaluation of the historical data, over all of the first censuses (in Italian “stati delle anime”) of the XVII century.

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Arqueología Espacial 28 (2010) XX-XX

Lo stato delle anime come mezzo per la ricostruzione della popolazione dei

villaggi protostorici

FRANCESCO DI GENNARO*ALESSANDRO GUIDI**

*Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma**Università di Roma Tre

RiassuntoLa consistenza demografi ca dei villaggi protostorici dell’Italia centrale non può –

e forse non potrà – essere ricostruita su dati archeologici a causa sia dell’incompletezza degli scavi, sia della perdita dei dati planimetrici dovuta all’erosione.

In passato il numero delle persone residenti negli abitati preistorici e protostorici, specie nel Vicino Oriente, è stato calcolato prevalentemente in base alla comparazione etnografi ca; diversamente, in questo contributo, una densità di 100-150 abitanti per ettaro negli insediamenti centroitaliani di epoca protostorica matura viene proposta attraverso una valutazione critica di dati storici, e in particolare dei censimenti detti “stati delle anime”, disponibili a partire dal ‘600.

AbstractThe population size of the protohistoric central Italian settlements can’t be (and

probably will never be) reconstructed on the ground of the archaeological data owing to many types of bias (between them the natural erosion of the tufa plateaux and the inadequacy of the excavations conducted in these sites).

The settlement size of the pre- and protohistoric settlements - specially in the Near East - was calculated with ethnographic comparisons; in this article we propose a fi gure of 100-150 persons x ha. for the protohistoric central Italian settlements thanks to a critical evaluation of the historical data, over all of the fi rst censuses (in Italian “stati delle anime”) of the XVII century.

Martín Escorza, C.; Baquedano Beltrán, I./ Arqueología Espacial 28 (2010) XX-XX2

Seguendo una tradizione di studi che affonda le radici nell’antropologia americana degli anni Trenta del Novecento, già nel 1946 Sherbourne Cook, studiando i siti paleoindiani, cercò di stabilire, in base a dati etnografici, un rapporto matematico tra il numero degli abitanti e l’estensione degli insediamenti (COOK, TREGANZA 1950); alcuni anni dopo, in un simposio tenutosi a Cold Springs, Robert Braidwood e Charles Reed proposero una stima demografica per il noto sito mesolitico di Starr Carr, per il villaggio neolitico di Jarmo e per i primi centri urbani dell’area mesopotamica (BRAIDWOOD, REED 1957).

Un approccio alternativo, pur se anch’esso basato su dati etnografici, fu proposto nel 1962 da Raoul Naroll (NAROLL 1962), che fondava il suo calcolo sulla somma delle superfici delle singole strutture abitative di un insediamento e proponeva una formula secondo la quale la popolazione di una struttura è di una persona ogni 10 m2 (così, ad esempio, se un’abitazione ha una superficie di 20 m2 sarà abitata da due persone, di 40 m2 da 4 e così via). Questa proporzione, che meriterebbe verifiche in diversi contesti ambientali, non può comunque essere presa a modello nell’Italia protostorica, dove, salvo rarissime eccezioni, non abbiamo alcun insediamento di cui siano conservate e tantomeno scavate tutte le strutture abitative; in ogni caso il calcolo stesso non sembra soddisfacente per le società di cui ci occupiamo, in cui la densità abitativa nelle capanne era probabilmente maggiore.

Nel suo Land behind Baghdad, Robert McC. Adams (1965) proponeva, per i villaggi mesopotamici da lui trovati nel primo grande survey effettuato nell’area, una stima di 200 persone per ettaro (ha), derivata da una sorta di media dei dati moderni rilevati nella città vecchia di Baghdad (216 persone per ha), e in altri centri della pianura di Susa (273 persone per ha) e del bacino del fiume Kur, in Iran (137 persone per ha).

Spetta però a Carole Kramer il merito di aver intrapreso un’attenta ricerca etnoarcheologica negli anni Settanta in Iran, proprio per affrontare il problema della paleodemografia dei siti preistorici del Vicino Oriente (KRAMER 1982); Kramer propose la stima di 100 persone per ettaro, che da allora è stata largamente utilizzata dagli studiosi di preistoria, in relazione ad aree abitative a tessuto non diradato quali i villaggi del pieno bronzo o i centri protourbani.

In Italia, una delle prime applicazioni di questi metodi è quella proposta per l’abitato dell’età del bronzo finale di Sorgenti della Nova da Nuccia Negroni Catacchio, che, pur seguendo la stima di Kramer, notava come probabilmente, sulla base del gran numero di capanne individuate in alcuni settori dell’abitato, si potesse in alcuni casi proporre - come vedremo non a torto - un numero maggiore di abitanti per ettaro (NEGRONI CATACCHIO 1981; per osservazioni analoghe v. HASSAN 1981).

Nel convegno sulla demografia dell’età del bronzo tenutosi a Ettlingen nel 1989, Andrea Cardarelli ha invece proposto, per l’area di diffusione delle terremare emiliane, come gli abitati più piccoli (di estensione stimata tra 1 e 2 ha) avessero una densità di 150

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persone per ettaro, quelli di media grandezza (2-10 ha) di 100 persone/ha, e infine quelli più estesi (oltre 10 ha), di 80-85 persone per ha (CARDARELLI 1997).

Parte di queste stime sono state applicate nel corso del convegno dedicato a Luigi Bernabò Brea a Lipari, nel 2000, utilizzando ancora una volta i dati dello scavo di Sorgenti della Nova (GUIDI 2003); in quella sede si proponeva, nonostante l’indubbia utilità dei metodi già proposti, una possibile alternativa, assai più utile per i contesti archeologici del bacino del Mediterraneo, all’impiego dei dati etnografici: l’uso dei censimenti antichi, già sperimentato da K. Julius Beloch (1886) per ricostruire il popolamento di età classica.

Per quanto riguarda gli abitati protostorici dell’Etruria meridionale, già da molti anni (di GENNARO 1986; 1988) si ritiene che, se si opera sul novero complessivo degli abitati, almeno dal Tardo Bronzo le superfici abitate coincidono con le aree difese su cui la maggior parte degli insediamenti si imposta. D’altra parte si è constatato che quella dell’area difesa è l’unica superficie misurabile negli abitati (di GENNARO 2006). Il suo perimetro ha in molti casi continuato a marcare il limite dell’abitato anche in epoca successiva, e si può constatare come fino a qualche decennio fa vi fosse spesso un’assoluta coincidenza tra l’estensione dei paesi e quella delle castelline o rocche tufacee con difesa perimetrale naturale che occupano.

Occorre ora fornire le premesse necessarie ad inquadrare lo specifico universo delle unità di osservazione, ovvero gli abitati protostorici medio-tirrenici, precisando che una occupazione completa ed intensiva delle aree difese occupate dagli abitati in questo territorio può essere ritenuta plausibile non prima dell’età del bronzo recente (XIII sec. a. C.), ma tale carattere del popolamento è pienamente conseguito solo nell’età del bronzo finale (XII-X sec. a. C.). Nel periodo iniziale della prima età ferro (X-IX sec. a. C.) si formano i grandi centri protourbani in cui l’occupazione sembra di nuovo diradata per la presenza di terreno coltivabile nei singoli lotti residenziali; infine a partire dal periodo recente della prima età del ferro (IX-VIII sec. a. C.) la superficie di questi grandi centri come di quelli minori torna ad essere abitata in modo intensivo.

La stima demografica che qui presentiamo fa riferimento soprattutto a quei periodi in cui l’occupazione delle aree difese risulta capillare; inoltre non sembra possibile, anche in prospettiva, disporre per questo territorio di una ricostruzione del popolamento “migliore”, ovvero basata su dati di scavo affidabili, trattandosi di aree di regola soggette a forti fenomeni di erosione.

Per muovere un passo avanti nel campo della definizione della consistenza demografica degli insediamenti protostorici abbiamo fatto riferimento alla compilazione di uno studioso di statistica, Francesco Corridore, che nei primi anni del Novecento raccolse i dati di tutti i censimenti effettuati nel territorio dello Stato Pontificio, a partire da quello, che qui prendiamo in esame, del 1656 (CORRIDORE 1906).

La “numerazione” (o “stato”) delle anime effettuata dai parroci che consegnavano i dati raccolti alle autorità ecclesiastiche le quali, a loro volta, le spedivano a Roma per il

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conteggio finale, aveva come scopo soprattutto l’esatta determinazione della popolazione assoggettabile ai tributi dovuti alle autorità pontificie; proprio per questo ne sono esclusi i bambini al di sotto dei tre anni. E pertanto lo stesso Corridore propone, per ricostruire la popolazione complessiva, di aggiungere il 7,4%.

Le osservazioni sopraesposte sui problemi di affidabilità delle fonti archeologiche specifiche, ci hanno spinto a privilegiare i dati storici, prendendo in considerazione in primo luogo i conteggi della popolazione residente in centri abitati concentrati su area difesa nel medesimo territorio, disponibili solo per un‘epoca recente, almeno post-medievale. Il confronto tra la situazione offerta dai censimenti moderni e quella di epoca protostorica è vivificato dalla constatazione che un certo numero delle aree difese dei paesi presi in considerazione era stata occupata proprio in età protostorica (si vedano le unità in grassetto nella tabella 1).

La prima tabella (tabella 1) comprende un’esemplificazione rappresentata da oltre 30 paesi1 (la localizzazione è riportata alla fig. 1) di cui è stato possibile – considerando alcune determinanti circostanze topografiche specifiche2 - calcolare la superficie delimitata (difesa o meno) dell’abitato (una scelta delle planimetrie è presentata nella fig. 2). Il valore medio della popolazione per ettaro di tessuto abitativo risulta di 213,44 abitanti.

Eliminando le più evidenti anomalie di segno positivo e di segno negativo (i 3 valori massimi e i 3 minimi) la media scende a quasi 204 (tabella 2).

Considerando la possibile presenza di frazioni minori o abitazioni sparse, i cui abitanti vennero necessariamente attribuiti all’abitato centrale di riferimento, si può quindi affermare che il numero medio degli abitanti per ettaro nei paesi del settore medio tirrenico dello Stato della Chiesa era di circa 200.

1. Abbiamo preso in considerazione anche Fermo e Bologna (fuori dai limiti della carta della fig. 1), che pur non appartenendo all’area mediotirrenica, da un lato rientrano nel censimento del 1656 in quanto compresi nel territorio dello “Stato Romano”, dall’altro sono sedi di importanti centri della prima età del ferro. Nel caso di Bologna, inoltre, pur non potendosi allo stato attuale riconoscere una vera e propria area difesa, la superficie racchiusa dalla cinta muraria di età medievale corrisponde grossomodo all’estensione del centro protostorico.

2. Di alcune di esse si può dare conto facendo riferimento alla sintetica casistica illustrata nella fig. 2: Calcata “vecchia” (n. 1), Sutri (n. 4), Orte (n. 5) e Orvieto (n. 6) rappresentano la categoria di centri in cui l’area difesa (del tutto isolata o raccordata al retroterra tramite un istmo), nettamente distinta dalle valli circostanti, è com-pletamente occupata dall’abitato. Barbarano Romano (n. 2) occupa la ristretta estremità di un vasto pianoro in cui lo sbarramento dell’estremità prossimale dell’abitato è realizzata con una fortificazione artificiale (è ben visibile il muro e parzialmente apprezzabile la presenza di un fossato all’esterno di esso). L’abitato moderno di Blera (n. 3) – espanso oltre il limite prossimale marcato da un fossato e da mura, ora demolite, solo in età contemporanea – occupa soltanto un limitato settore (circa 4 ha) della lunga e sinuosa formazione tufacea del centro antico (circa 15 ha); tutta la porzione distale (locc. Petrolo e Petrolone) è stata infatti “tagliata fuori” da un secondo fossato.

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Paese Abitanti Sup. in ettari Ab. x ha

CALCATA - 1 169 1 169FILACCIANO - 2 84 1,3 65BAGNAIA - 3 1527 3,5 436VETRALLA - 4 2306 6 384GALLESE - 5 1223 5 245MAZZANO ROMANO - 6 336 1,6 196BARBARANO ROMANO - 7 1470 4,3 342BLERA - 8 1079 4 270FABRO - 9 330 1,8 175PARRANO - 10 378 1,1 347FORMELLO - 11 417 2 208MAGLIANO ROMANO (PECORARECCIO)-12 387 2 193ARLENA - 13 515 3 171TESSENNANO - 14 537 2,7 199CIVITELLA D'AGLIANO - 15 597 1,7 351LUBRIANO - 16 390 3 130MONTEGABBIONE - 17 365 1,9 216FICULLE - 18 985 1,7 562VEJANO (VIANO ) - 19 412 2 206O RVIETO - 20 6097 85 72MUGNANO - 21 399 2 198VITO RCHIANO - 22 1599 7 228BISENZO - 23 141 1,5 94MO NTEFIASCO NE - 24 3050 9 338NEPI - 25 1029 11,2 92SUTRI - 26 1357 8,5 160CO RCHIANO - 27 540 2 270VALLERANO - 28 1328 6 221O RTE - 29 2143 8 267ANAGNI - 30 3281 20 164VELLETRI - 31 5656 29 195LANUVIO (CIVITA LAVINIA) - 32 625 8 78ARDEA - 33 435 4 109MAGLIANO SABINA - 34 1184 22,5 53

FERMO 8890 100 89BO LO GNA 57452 300 191

MEDIA 213,44

Tabella 1.

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Occorre infine considerare l’esistenza nel ‘600 di numerose abitazioni a più piani. Solo se si potesse stabilire che nel 1656 in qualche paese tutte le abitazioni erano a due piani si dovrebbe dedurre che una eventuale occupazione protostorica degli stessi luoghi – giacché il tessuto abitativo di età protostorica era invece rappresentato da abitazioni ad un solo piano - avrebbe contemplato un numero di individui pari alla metà del valore stabilito per il ‘600.

Paese Abitanti Sup. in ettari Ab x ha

CALCATA 169 1 169GALLESE 1223 5 245MAZZANO ROMANO 336 1,6 196BARBARANO ROMANO 1470 4,3 342BLERA 1079 4 270FABBRO 330 1,8 175PARRANO 378 1,1 347FORMELLO 417 2 208MAGLIANO ROMANO (PECORARECCIO) 387 2 193ARLENA 515 3 171TESSENNANO 537 2,7 199CIVITELLA D'AGLIANO 597 1,7 351LUBRIANO 390 3 130MONTEGABBIONE 365 1,9 216VEJANO (VIANO) 412 2 206MUGNANO 399 2 198VITORCHIANO 1599 7 228BISENZO 141 1,5 94MONTEFIASCONE 3050 9 338NEPI 1029 11,2 92SUTRI 1357 8,5 160CORCHIANO 540 2 270VALLERANO 1328 6 221ORTE 2143 8 267ANAGNI 3281 20 164VELLETRI 5656 29 195LANUVIO (CIVITA LAVINIA) 625 8 78ARDEA 435 4 109FERMO 8890 100 89BOLOGNA 57452 300 191

MEDIA 203,73

Tabella 2.

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Certamente, però, in molti paesi – a parte i palazzi nobiliari normalmente rappresentati in questi abitati da una sola unità - la possibilità tecnica di realizzare case a due o più piani si scontrava con la lunga durata di alcuni edifici con un solo livello residenziale (anche per le abitazioni a due livelli si deve pensare ad un uso residenziale del solo piano rialzato) e con le scarse disponibilità economiche di molte famiglie residenti, per cui tale teorica differenza numerica deve ritenersi attenuata.

In conclusione, pur ricordando sempre che la stima della consistenza demografica dei centri protostorici dell’Italia centrale tirrenica non può che essere approssimativa e puramente indicativa, sembra di poter giudicare non lontano dalla realtà, anche su base diversa da quella etnografica che ha informato a lungo questo genere di ricerca, che nella tarda età del bronzo e nella fase recente della prima età del ferro gli insediamenti presentassero una densità compresa tra 100 e 150 abitanti per ettaro.

Fig. 1. Posizione geografica delle località elencate nella tabella 1. I simboli vuoti indicano i centri con presenze di età protostorica.

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Fig. 2. Planimetrie di abitati: 1. Calcata; 2. Barbarano Romano; 3. Blera; 4. Sutri; 5. Orte; 6. Orvieto.

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