Libri e dibattiti [G.A.M. Arena, Popolazione e distribuzione della ricchezza a Lipari nel 1610]

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I ,f. * :l' t: t I' INcoNTRI MSnIDIoNALI Rivista quadrimestrale di storia e cultura u2 - tee5 estratto ARENA G. A. M. Popotazione e distribuzione della ricchezza a Lipari nel '!610, Società di Storia Patria, Messina 1992 (G- Restifo) Rubbettino Editore

Transcript of Libri e dibattiti [G.A.M. Arena, Popolazione e distribuzione della ricchezza a Lipari nel 1610]

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INcoNTRI MSnIDIoNALIRivista quadrimestrale di storia e cultura

u2 - tee5

estratto

ARENA G. A. M.

Popotazione e distribuzione della ricchezza a Lipari nel'!610, Società di Storia Patria, Messina 1992 (G- Restifo)

Rubbettino Editore

Libri c dibarriti

Grussppn A.M. AnsNa , Popolazione e disnibuzione della ricchezza a Liparinel 1610, Società di Storia Patria, Messina 1992

Sono anni ormai che in molti incontri, anche all'interno della S.I.DE,.S.

(1a Società italiana di demografia storica), c'è sempre qualcuno che ricorda

come i "riveli" siciliani siano qualcosa di eccezionale, censimenti che quasi

nessun altro Stato europeo ha con simile continuità e ricchezza di dettagli'

Dopo, finito l'incontro, sono veramente pochissimi quelli che vanno a

spoìc"rsi le mani sulla polvere di quei "riveli". Si è arrivati anzi al punto

.h. .r.pprrr. più li si ricorda, anche nelle riunioni scientifiche della S.I.DE S.,

,"nro É À.*ui consolidato il giudizio sulla loro valenza di miniera d'informa-

zioni.Fra 1569 e 1861 l'operazione di censimento della popolazione sicilia-

na fu ripetuta, a date non fisse, per sedici volte; a scadenze non periodiche

il computo delle anime riguardò tutti i Comuni siciliani (con esclusione di

Messina fino al 1681 e di Palermo fino al 1798). Però trovare studiosi che si

accingano a ,,insediarsi" all'Archivio di stato di Palermo, per guardare le

.u.t.i.l Tribunale del Real Paffimonio o della Deputazione del Regno

attinenti ai "rivelil', è veramente difficile.Lipari ha rrovato Arena, il quale nella prefazione dà il senso del tempo

impiegato nell'operazione, quando afferma che l'inizio del lavoro si colloca

.,.i tgso, il libro vede la luce nel 1992,viene distibuito rrel'93, se ne sta

cliscutendo nel'94. Questo lungo lasso di tempo getta luce sull'impegno

profuso per guardare le carte archivistiche, fare i microfilm, compilare le

,.h.d", immetterle in computer, incrociare i dati, elaborare i risultati, pro-

cedere alla stesura del testo. Peraltro nel caso di Lipari e del suo "rivelo"

del t6tO, si è in presenza di una popolazione non eccessivamente ampia,

clal momento che riguarda 585 fuochi, nuclei familiari contenenti un totale

di 2.647 abitanti. Lipari appare come una città di "medio calibro" nella

Sicilia d'ancien régime, non certamente una città grandissima, ma anche

2.647 abitatti danno un gran da fare allo studioso'L'importanza dei dati dei "riveli" fa comunque superare l'ansia inizia-

le dello studioso: essi sono una sorta di dichiarazione dei redditi compiuta

di fronte a un funzionario statale. Anzi, nel caso liparese, compiuta addirit-

tura anche di fronte al vescgvo, che presenzia alle operazioni del censimen-

ro, a cominciare appunto dalle dichiarazioni dei capifamiglia. Ognuno di

questi,,rivela" il proprio nome e cognome, l'età, la professione, la residen-

za, se abitu in casa p.op.i" o in atfitto e, in questo secondo caso, chi è ilproprietario dell'immobile. Inoltre dichiara tutti i componenti della fami-

!1i", oo-presi servi, schiavi e quant'altri fossero ospiti, seppur di passaggio

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semplicemente in quel momento, nella sua famiglia. C'è quindi un'accezio-ne del termine "famiglia" alla maniera usata dagli Inglesi, quando non par,lano di "family", ma di "household". Non è la famiglia comunemente inresaai giorni nostri - basata sui rapporti di consanguineità e di solito di tiponucleare - ma la famiglia comc "convivenza sotto lo stesso tetto".

Oltre i dati demografici, nel "rivelo" si rrovano dichiarati i beni urba-ni e i beni rustici,le rendite e i "pesi", i debiti di varia narura che il dichia-rante afferma di dover corrispondere periodicamente. Una serie di molte-plici variabili è compresa quindi in ogni scheda familiare. E, queste si ripc-tono, nel caso di Lipari, per 585 volte.

Il la'oro s'olto da Arena è importante perché ci dà proprio l'esempiodi come con la ricerca e lo studio si possano colmare determinate lacunenella conoscenza del passato delle nostre comunità. Nel più recenre lavorosulla Srcria della popolazione siciliara, pubblicato da Gino Longhitano, c'èuna serie di schede riguardanti singoli Comuni della regione, messe di sup-porto alle numerose tabelle comprese nel r,olume. Per quanto concerne ilcircondario di Messina si comincia a spiegare alcune particolarità dei Co-muni di Bauso, Calvaruso, etc.; quando si giunge a Lipari f informazionemolto stringata è: "Saccheggiata nel 1544 dai Turchi che deportarono 1a

popolazione. Ripopolata in seguito, non compare nei ristetti àei riveli pri-ma del 1,798,ma f inventario dell'Archivio di Stato di Palermo (Trib. RealPatr.) indica l'esistenza diun rivelo di Lipari per il 1606-1607"(p.87). Difatti,quando poi l'autore mette in appendice, in ordine alfabetico, l'elenco ditr-rtti i Comuni siciliani con il dato della popolazione compresa l'ra 7569 e

1861, si vede chiaramente nel rigo "Lipari" un enorme spazio vuoto e poi ilprimo dato in corrispondenza dell'anno 1798, quando gli abitanti ammon-tano a 12.483 . Poi seguono le cifre sino al 1861 .

In questo vuoto "grafico".ha lavorato Arena. Intanto ha corretto ladata: è vero che le carte del rivelo di Lipari sono comprese fra quelle delTribunale del Real Patrimonio per il censimento del 1606,ma in realtà per1a piccola capitale dell'arcipelago eoliano l'operazione va posticipata a1 t610.Per comprendere sino in fondo il senso di questo "ritardo" occorre richia-marsi alla vicenda srorica di Lipari.

L'isola dal 1458 al i6t0 apparriene non al Regno di Sicilia, ma al Re-gno di Napoli. Dopo molte isranze, fra cui quella del vescovo, nel t6t0Lipari passa sotto la gir-rrisdizione del Regno siciliano. Nello stesso momen-to dei passaggio il viceré di Palermo tenta il colpo di mano, facendo effet-tuare la numerazione degli abitanti. Non si è quindi nel 1606, ma quarrroanni dopo; anzi dalle schede dei riveli, dalle singole dichiarazioni si puòverificare il momento esatto in cui l'operaziorle viene compiuta, cioè la se-

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conda metà del mese di giugno del 1610. Naturalmente i criteri di attuazio-ne sono quelli di quattro anni prima ed essendosi a ridosso del censimentodel 1606, il materiale documentario liparese viene aggregato a quello gene-rale della Sicilia.

Immediatamente dopo la chiusura delle operazioni però i Liparesipresentarono Al "nuovo" viceré tutti i privilegi di cui godevano. Quello fon-damentale era proprio di essere esentati dal pagamento delle tasse. Vivere a

Lipari era molto pericoloso e faticoso. Proprio il sacco di Khair ed-Din nel7544 7'aveva dimostrato ad abbondanza. Non era facile mantenere popola-zioni numerose nelle isole E,olie, che nella seconda metà del '500 erano cer-tamente molto diverse dal luogo turistico gradevole e ambìto dei nostri gior-ni. Per viverci occorreva una certa dose di coraggio, la disponibilità a fortisacrifici, la consapevolezza d'essere esposti alle incursioni corsare di Tur-chi e Barbareschi. Quindi, per mantenere popolate le isole e soprattuttoLipari, era stato necessario sollevare gli abitanti dalle preoccupazioni fisca-li.

Al contrario , il rivelo s.iciliano aveva fondamentalmente una finalitàfiscale: in base alle dichiaraziont dei redditi da lavoro e da proprietà, sidistribuiva il carico tributario. Altra finalità era quella militare: si censi-vano gli uomini atti a portare le armi, in particolare.quelli fra i 18 e i 60anni. Tutto questo era ben presente ai Liparesi del 1610: fecero di tuttoperché l'operazione non andasse in porto, perché non si giungesse alla ripar-tizione del carico fiscale.

I funzionari del Real Patrimonio riuscirono a elaborare i dati per l'appli-cazione delle tasse solo per 8 fuochi su 585. Solo per otto famiglie si ha ilreddito netto, dedotti gli oneri, ovvero lasciti pii, imposizioni testamenta-rie, censi, etc. che incidevano sul reddito lordo deducibile dalla dichiara-zione dei capi-famiglia. All'ottavo luoco i lavori dell'accertamento tributa-rio furono bloccati dall'esibizione dei privilegi liparesi; quindi manca il datodella popolazione nel ristretto del rivelo del 1606-1607.

Adesso nel vuoto "grafico" di cui s'è detto si può iscrivere almeno lacifra corrispondente al prirno censimento seicentesco; la cifra peraltro è

significativa del modo in cui la popolàzione delf isola si era ripresa dal sac-co del 7544,Inoltre, avendo il dato assoluto della popolazione alla data del1610, si può affrontare la ricostruzionddel movimento naturale per i quasi200 anni successivi, sino all'altro censimento del t798, verificando i com-portamenti demografici di Lipari sia nel critico XVII secolo sia nel XVIIIche in genere per la Sicilia prefigura nuovi mutamenti.

Al dato di "stato" della popolazione si può far seguire Io studio del"movimento", come dire il film dopo la fotografia. Perché il censimento è

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una fotografia, un'istantanea, ai nostri giorni scattata col llash in quanto

avviene alla mezzanotte del J 1 ottobre degli anni con cifra terminale in " 1 ".

Nel caso cli Lipari l'obiettivo ha il diaframma aperto per 15 giorni, la foto-

grafia è in certo senso diluita, ma in realtà dal punto di vista statistico que-

Ito influisce molto poco: si può essere d'accordo con Arena sull'ipotesi che

in quindici giorni non avvengono grandi stravolgimenti. In effetti è difficile

ipotizzur. che in due sertimane nella Lipari degli inizi del '600 partano e

arrivino decine di persone oppure ci siano massicci trasferimenti di pro-

prietà.si può dire in fin dei conti che della popolazione di Lipari si ha una

fotografìa non sfocata scattata in quei quindici giorni di quell'anno. I dati

dei riveli si possono intrecciare con quelli desumibili dalla registrÀzione

parrocchiale, che documenra battesimi, matrimoni e sepolture. Ma si po-

irebbe audacemente tentare un'operazione ancora più impegnativa: quella

del "linkage" nominativo, della prosopografia. Il concatenamento a questo

punto non sarebbe più numerico, ma nominativo: partendo dai nomi resi

noti dal rivelo,vi si potrebbero intrecciare i nomi che compaiono sugli atti

di battesimo, di matrimonio e di sepoltura'L'operazione è sicuramente suggestiva: partendo dalle 2647 persone

di cui abbiamo nome e cognome, seguirne la vicenda personale quasi una

per una e poi ancora vederne la discendenza, fino a ricollegarla all'altro

censimento clel 1798. Ovviamente, col tempo, emergeranno soltanto le fa-

miglie stabili, ovvero quelle presenti in ambedue i rilievi, ma allo stesso

,.Àpo, annotando quelle che scompaiono alla nostra vista e quelle dei nuo-

vi arrivati, si potrebbe avere anche un'idea della mobilità della popolazione

liparese nell'arco di 188 anni'L'impresa è ardua per il singolo studioso, ma non priva di concrete

possibilità cli sviluppo delle nostre conoscenze e anche di verifica dei mo-

delli cli comportamenti di una parte della Sicilia, che non è quella tradizio-

nale del feuio, del latifondo, dei baroni. Lipari è una delle 42 città demaniali,

di cui molto poco conosciamo quanto a comportamento demografico diffe-

renziale rispetto al resto della sicilia feudale. Solo di recente cominciano a

comparire studi su queste Università "autonome" e "autocefale": si può ri-

.or.ùr" il caso cli S.Lucia del Mela, studiata da Ida Fazio sotto il profilo

annonario. In questo caso l'angolatura è di quelle "sffutturali": la domanda

posta è come una città demaniale, per di più delta Sicilia nord-orientale

.orì pore.^ di grano, riesca a garantirsi il bene alimentare primario' come

.i.r.^ o u.fuln^À la propria popolazione e come 1a sua classe dirigente af-

fronti il rapporto con il Regno, le sue istituzioni, i suoi mercati'

L. pràuin.ia di Messina, sotto questo punto di vista, può offrire una

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serie di casi estremamente interessanti, da Taormina, a Castroreale e Milazzo.In quest;area si avrebbe la possibilità di verificare un modello diverso, quellodella Sicilia delle città, delle autonomie, delle colture non granarie.

Altra cosa molto interessante che uno studio del genere potrebbe per-

mettere è l'analisi dell'intreccio fra politica statale e autonomia locale, in-treccio molto spesso giocato attorno ai privilegi concessi alle città demaniali.

Iornando a Lipari, in occasione del censimento del 1610, va notato come ilviceré di Palermo debba sospendere l'operazione per gli abitanti dell'isola,abbassando la testa di fronte ai privilegi esibiti dall'Università eoliana. L'epi-sodio è solo la spia di una politica di compromessi e di mediazioni fra lesingole città demaniali e il governo centrale, che passa attraverso iCapitolidelle Università, i privilegi concessi e riconosciuti, e nuovamente esibiti inmomenti di ricambio istituzionale o di difficoltà di rapporti fra il centro e

la comunità.Questa si deve rapportare anche alla politica demografica indirizzata

dal centro governativo: anche in questo caso Lipari presenta un'esemplifi-cazione nitida. Nel 1)44 la città viene messa sott'assedio e poi saccheggiata

dal corsaro Khair ed-Din, che noi in italiano chiamiamo AriadenoBarbarossa: molto bella è la descrizione dell'avvenimento compiuta dal cro-nista Campis. C'è il problema, all'indomani del sacc.o di Lipari, se valga la

pena accanirsi a mantenervi una popolazione sempre esposta alle ruzzie. 1\

sciogliere il dilemma pensano non solo i pochi Liparesi scampati alla schia-

vitù o rientrati in breve tempo, grazie al riscatto; è importante la volontàpopolazionista espressa da Carlo V. Con un ulteriore privilegio, emanato

atraverso un editto in prima persona, l'imperatore decide di favorire la"rehabitatione" dell'isola; in particolare assicura I'immunità a chi ha guai

con la giustizia in terraferma e decide di trasferirsi a Lipari. Nelle disposi-zioni del governo centrale si ha la conferma dell'intreccio fra politicàstata-le e autonomia locale, stavolta a proposito delle direttive demografiche'

Dopo 1'editto di Carlo V, di fatto, si aprirà una grande correnteimmigratoria, che parzialmente si può verificare anche attaverso il censi-

mento del 1610. Su 585 fuochi, sono JJ i capifamiglia che si registrano come

oriundi, nati cioè in altre località e rèsidenti a Lipari. In prevalenza si trattadi Siciliani, ma non mancano i Calabresi e qualche provenienza da Napoli,da Genova, dalla Spagna. Alra cosa {ncora sono gli Spagnoli militari che

compaiono nel censimento e nel libro di Arena: vi si parla di 57 fuochi disoldati, per un totale di 258 abitanti. Ma il livello di integrazione con lacomunità è alto, dal momento che molte sono le spose locali, mentre didiversi figli si può supporre una nascita liparese. La cosa peraltro è confer-mata dalla fonte ecclesiastica denominata "Stato libero"I sono frequenti i

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casi di soldati spagnoli che si

per comprovare la loro libertà

Libri e dibartiti

presentano davanti al vescovo con i testimonida vincoli matrimoniali e poter così impalmare

una ragazza di LiPari.Di Lipari si è già- scritto molto. Arena peraltro è estensore di una ricca

Bibtiogralia liparese, con centinaia di titoli. Però ancora e più approfondi-

tamente si potrà scrivere in futuro: c'è una miniera documentaria finora

saltuariamente sfruttata, quel1a dell'Archivio vescovile' Il lavoro di riordi-

no delle carte, fino a questo momento effettuato solo parzialmente, potrà

mettere a disposizione degli studiosi documenti preziosi. L',approccio

demografico fa venir sete di storia sociale e Lipari sotto qrresto profilo è

troppo attraente per non continuare ad affascinare gli studiosi. Lo stesso

,,uàio demografico si potrebbe continuare in avanti, verso l'altro censimento

del 1798,rn" ^n.h. aLl'indietro, verso il 1544 e più indietro ancora verso il

,400, quando Lipari fa parte del Regno di Napoli. Insomma il lavoro non

manca e, spero, neppure le forze intellettuali disponibili. LGiuseppe Resti{o)

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