Le vie dell apprendimento dalla percezione all integrazione doc

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INTRODUZIONE Quando un bambino nasce ha un organismo eccezionalmente capace e dotato di sistemi senso-motori ben funzionanti. Fin dai primi giorni di vita è capace di apprendere associazioni tra simboli e risposte e il ruolo del significato e della familiarità degli eventi diventa subito importante. Presta attenzione in maniera preferenziale a fattori con caratteristiche nette del tipo acceso-spento, luci in movimento e suoni intermittenti. Nel momento in cui si comincia ad acquisire rappresentazioni interiori o schemi dei fenomeni, si concentra verso situazioni che somigliano a quelle familiari o poco diverse perchè il nostro cervello è diviso in due emisferi, ciascuno dei quali riceve informazioni ed invia segnali anche alla parte opposta del corpo. Questo è un percorso caratteristico dello sviluppo del bambino che segue precise dinamiche che gli consentono di comprendere e acquisire capacità sempre più complesse. La persona che si prende cura di lui, solitamente la mamma, gli fornisce generalmente esperienze piacevoli riducendo il suo dolore e la disperazione. Il piccolo risponde a sua volta con vocalizzi, sorrisi, diventando giorno dopo giorno sempre più recettivo. Al contraio quando vive in un ambiente monotono e impersonale tende ad essere carente dal punto divista cognitivo ed emotivo e non reagisce alle persone in maniera socializzata. Il bambino di un anno che è stato trascurato in tal modo sembra possedere una notevole capacità di recupero se il suo ambiente cambia consentedogli libertà di esplorare il suo mondo e di stabilire rapporti di interazione con adulti e altri bambini. Anche le azioni motorie come gli schemi mentali nel bambino si siluppano rapidamente e presto infatti presenta una buona capacità di coordinazione motoria. A questo punto il bambino è diventato una creatura complessa capace di conoscenza e raziocinante, che ha acquisito alcune nozioni e idee sul mondo circostante e sui modi per affronatrlo. La percezione visiva, per es, è il canale principale di accesso sensoriale al sistema nervoso. Infatti il suo apporto 1

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INTRODUZIONEQuando un bambino nasce ha un organismo eccezionalmentecapace e dotato di sistemi senso-motori ben funzionanti. Findai primi giorni di vita è capace di apprendere associazionitra simboli e risposte e il ruolo del significato e dellafamiliarità degli eventi diventa subito importante.Presta attenzione in maniera preferenziale a fattori concaratteristiche nette del tipo acceso-spento, luci inmovimento e suoni intermittenti. Nel momento in cui sicomincia ad acquisire rappresentazioni interiori o schemi deifenomeni, si concentra verso situazioni che somigliano aquelle familiari o poco diverse perchè il nostro cervello èdiviso in due emisferi, ciascuno dei quali riceveinformazioni ed invia segnali anche alla parte opposta delcorpo.Questo è un percorso caratteristico dello sviluppo delbambino che segue precise dinamiche che gli consentono dicomprendere e acquisire capacità sempre più complesse. Lapersona che si prende cura di lui, solitamente la mamma, glifornisce generalmente esperienze piacevoli riducendo il suodolore e la disperazione. Il piccolo risponde a sua volta convocalizzi, sorrisi, diventando giorno dopo giorno sempre piùrecettivo. Al contraio quando vive in un ambiente monotono eimpersonale tende ad essere carente dal punto divistacognitivo ed emotivo e non reagisce alle persone in manierasocializzata. Il bambino di un anno che è stato trascurato in tal modosembra possedere una notevole capacità di recupero se il suoambiente cambia consentedogli libertà di esplorare il suomondo e di stabilire rapporti di interazione con adulti ealtri bambini.Anche le azioni motorie come gli schemi mentali nel bambinosi siluppano rapidamente e presto infatti presenta una buonacapacità di coordinazione motoria.A questo punto il bambino è diventato una creatura complessacapace di conoscenza e raziocinante, che ha acquisito alcunenozioni e idee sul mondo circostante e sui modi peraffronatrlo.La percezione visiva, per es, è il canale principale diaccesso sensoriale al sistema nervoso. Infatti il suo apporto

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è sempre chiamato in causa nel processo di apprendiemnto main generale è indispensabile in molteplici contesti. Nellospecifico possiamo dire che la retina f partireun’informazione che viaggia lungo il binario del sistemanervoso per giungere alla corteccia cerebrale. Lungo iltragitto la percezione iniziale si arricchisce di significatie si plasma secondo i modelli di organizzazionedell’esperienza propri dei centri di elaborazine di volta involta raggiunti.La vista predomina sulle altre modalità sensoriali el’estensione d’area dedicata nel cervello è molto ampia.Come visto il percorso di sviluppo del bambino è unitinerario ricco di emozioni ed è per questo che quando è inarrivo un bambino si creano molte aspettative. È difficileche nel periodo dei nove mesi di gestazione i genitoripossano pensare ad eventuali disturbi psichici o psicofisici.Accetatre che il proprio figlio abbia un problema del generenon è facile anche quando ci si rende conto che leresponsabilità non sono dei genitori. Madri e padri tuttaviapossono e devono assumersi la responsabiltà di far si che ifigli vengno aiutati il più presto possibile. Prima ildisturbo viene diagnosticato e curato, prima il bambino potràcominciare a condurre una vita soddisfacente.

CAP. 1 VERSO L’APPRENDIMENTOL’esperienza fondamentale della persona è senza dubbio lacomunicazione che porta a sviluppare il comportamemntosociale che in una società come la nostra risultaindispensabile. All’interno del libro si è studiato come i bambini sin dallanascita abbiano un potenziale intellettivo razionale,oggettivo e scientifco che li fa essere aperti a ognipossibilità, senza pregiudizi e valutano secondo un principioautonomi e indipendente: serve o non serve/ piace o nonpiace/si mangia o non si mangia. Per cui si può dire che ilmetodo messo in atto dal bambino è quello sperimentale dove

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la sita, l’udito, l’odore, il gusto e il tatto hanno moltaimportanza.Il modello familiare educativo adottato dai genitori,sicuramente sarà molto importante perchè è proprio attraversoquesto che al bambino viene chesto di attribuire unsignificato simbolico di bene o male ad ogni cosa cheincontri nel suo cammino. L’immagine simbolica dell’oggettoin questione si fisa nella memoria e risulterà uncondizinamento rigido e obbligato. Per cui ogni qual volta ilbambino userà la propria autonomia conoscitiva persperimentare comportamenti liberi e flessibili, il suocervello sarà aggredito dal modello familiare educativo deigenitori che lo condizioneranno.Così condizionato, da adulto sarà capace ancora di esercitareuna sua critica, ma non con un criterio oggettivo, valutandole caratteristiche intrinseche dell’oggetto sottoposto allasua attenzione, la eserciterà invece seguendo il criteriosoggettivo impresso dal modello familiare che risponde alladomanda “bene o male”.

Nell’uso comune l’espressione intelligenza ha un signififatovago e spesso viene confusa con cultura, con educazione omolto spesso con intuizione. In realtà l’intelligenza è datada tre fattori:

le capacità innate degli individui; la sua personale esperienza; l’esperienza indiretta che acquista attraverso la

comunicazione con gli altri;non esiste un mezzo attendibile per misurare l’intelligenzaperchè nessuno sa esattamente cosa sia. Quello che si puòdire è che sicuramente questa facoltà di comprendere econoscere è in parte ereditata e in parte acquisitaattarverso l’esperienza ambientale. Ciò che è sicuro è che unbambino molto intelligente non sarà necessariamente precocenel camminare o nel parlare ma dimostrerà eccezonaledinamismo, vivacità e capacità percettive. Esplorerà il suoambiente con insolita energia e curiosità. È necessario peròche queste capacità siano sollecitate e per cui l’ambiente diriferimento è senza dubbio importante. Quando sapere e poteresi uniscono e vengono a contatto con la realtà creano

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l’esperienza. Per cui la competnza è l’unione del sapere, delpotere e dell’esperinza.Questo a testimonianza che l’intelligenza non è piùconsiderata una cosa che si ha, ma un carattere che sisviluppa.Secondo l’opinione comune, attraverso i giudizi e levotazioni di profitto dà dei giudizi circa l’intelligenzadegli allievi. In realtà permette soprattutto di valutarealtri elementi quali la memoria,la buona volontà, la tenacia.I metodi psicologici invece permettono una completa e praticavalutazione dell’intelligenza e del carattere, in modo dapoter giungere alla previsione dei risultati che un certosoggetto potrà raggiungere nella vita. Sono metodi direttiche studiano le funzioni mentali dell’individuo nella loroapplicazione a problemi cncreti. Il risultato finale dellaprova viene valutato mediante un confronto statistico con ilrisultato ottenuto da altri individui posti nella medesimasituazione.I reattivi mentali vengono divisi secondo due criteri:reattivi di efficenza che studiano gli aspetti conoscitividella personalità e si suddivisono a loro volta in reattividi intelligenza, di attitudine e d acquisizione. I reattivimentali misurano soltanto una porzione dell’intelligenza diun individuo e in particolare la sua capacità di ragionare,di comprendere dei vocaboli e di usare dei simboli.I reattivi di personalità che studiano gli aspetti affettivio cmq il carattere e si suddividono in questionari, reattiviobiettivi della personalità e tecniche proiettive.La variabile che distingue un bambino da un altro è la suaeredità biologica la quale è diversa per ogni bambino. Laseconda variabile è rappresentata dall’effetto dell’ambientefisico e sociale, su una moltitudine di carattere ereditati,fra i quali va inclusa la sua sensibiltà alle pressioniambientali.

Il cervello è la vera macchina operativa del nostro corpo, èl’origine dell’unicità dell’uomo. Questo organo è usato perregolare eprogrammare ogni attività del corpo umano;l’attività più elevata e complessa di questa struttura è

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quella psichica e si sviluppa nella corteccia di due emisfericontrapposti, uno dominane l’altro recessivo.La superficie del cervello è di colore grigio mentre la parteinterna è bianca. Il colore bianco è dato da una sostanzadetta mielina che riveste le fibre nervose midollari. Ilcervello oggi svolge gran parte di quelle attività che in unafase precedente dell’evoluzione biologica arano esplicate dalmidollo allungato, ossia dal cervello arcaico.Per quanto rigurda la fidiologia del cervello si sonolocalizzate alcune regioni specializzate per determinarefunzioni mentali e fisiologiche e si possono anche osservarequali funzioni vengono alterate o abolite quando il cervellosubisce una lesione. In una parte di questo territorio sisvolgono le operazioni mentali che costituiscono ilfondamento del pensiero e dl linguaggio. E qui si compionoanche importanti associazioni che permettono di stabilire unacorrelazione tra suono della parola pronunciata e la formadella parola scritta, o fra le dimensioni di un oggetto e ilsuo aspetto esteriore.Come si diceva il cervello è suddiviso in due emisferi chesvolgono sia funzioni analoghe (vedi la presenza dei nerviottici) ma anche specifiche. Nella maggior parte dellepersone infatti il centro della parola è situatonell’emisfero sinistro mentre le operazioni non verabali sonocontrollate dall’emisfero destro. Negli adulti una lesioneall’emisfero sinistro può portare seri disturbi sullacapacità di usare le parole così una lesione dell’emisferodestro può menomare la capcità di distinguere le forme o icolori. Nel bambino piccolo è meno probabile che una lesionedell’emisfero sinistro ritardi lo sviluppo del linguaggio oche provochi un danno permanente, mentre un’uguale lesion nelcervello adulto sarebbe causa di danni irreversibili.Per quanto riguarda il controllo motorio, questo è compitodell’emisfero cerebrale opposto: l’emisfero sinistrocontrolla i movimenti del lato destro del corpo e viceversa.Il cervello occupa il maggiore spazio rispetto a tutti glialtri organi e all’età di 7 anni il suo sviluppo generale ècompiuto contrariamente all’ apparato scheletrico checompleta il suo sviluppo a 20 anni circa. Il bambino

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continuando a dipendere dall’ adulto farà si che il suocervello acquisisca informazioni e si organizzi con il tempo.Tale trasformazione avviene anche in vista di uno deiprocessi più importanti che avvengono proprio nel cervelloossia il processo di apprendimento.Si sono studiati diversi tipi di apprendimento:

apprendimento meccanico che è basato sulla ripetizione.È un tipo di apprendimento importante sia per i bambiniche per gli adulti. Si tratta di un tipo di procediemntoche comporta impare una piccola porzione dell’insiemeogni volta, e successivamente ripetere la parte imparataper assicurarsi che non venga diemnticata e poiprocedere ad imparare un’altra porzione. Non si deve maiperò cercare di imparare a memoria tanto in una voltasola perchè potrebbe accadere di non imparare nulla.CRITICHE: un processo di apprendimento meccanico diquesto tipo ben poco si adatta al coinvolgimento deiprocessi mentali superiori (sintesi, creatività,comprensione, valutazione critica) e colui che apprendeviene messo una posizione di estrema passività.

Apprendiemnto associativo dove il materiale appresoviene ricordato sostanzialmente nella stessa forma incui si è presentato la prima volta. Per esempio,l’apprendiemnto associativo avviene quando simemorizzano liste di numeri o di nomi e si ricorda ilnome in base a una sua caratteristica.

Occorre dire che l’apprendiemnto procede attraverso piccolirinforzi ma è difficile comprendere in modo soddifacente comequesto avvenga esclusivamente per intuizione. L’intuizione èla comprensione immediata e improovisa di una realtà. Questomodo di apprendere in un unico atto non è compatibile conl’apprendiemnto per gradi, a meno che i piccoli avanzamentinon si sommino internamente fino a dare luogo a quellaimmediatezza che si chiama intuizione.A parte ciò è chiaro che nell’apprendimento gioano una granparte l’zione e la stessa ripetizione degli atti sostenuta daun’adeguata motivazione.

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La capacità di apprendiemnto è fondamentale perl’intelligenza, anzi può essere considerata uno dei fattoriprincipali tant’è che dovrebbe essere sempre presa inconsiderazione all’interno dei percorsi didattici dellascuola.Apprendiemnto non significa, anche se lo comprende, impararenozioni o acquisire capacità specifiche come l’uso dellinguaggio. Apprendimento significa l’acquisizione da partedel bambino di comportamenti nuovi per effetto della suainterzione con l’ambiente: acquisizione di comportamentinuovi e modificazione di quelli precedenti che variano dabambino a bambino in seguito a l’esperienza di ognuno.Lo sviluppo della capacità di apprendere nei bambini ègraduale:è caratteristico dei bambini piccoli classificare per es.come cani tutte le cose che hanno quattro zampe e che simuovono. Poi, con il passare del tempo, imparano adifferenziare i cani dalle altre creature a quattro zampe. Ecosì avviene anche per tutti gli altri oggetti e fatti delmondo circostante: le percezioni inizialmente globali eindifferenziate diventano più particolareggiate e specifiche.Questo processo naturalmente, è legato alla crescentecapacità del bambino di incorporare i dati specifici inconcetti astratti.L’apprendiemnto inoltre non può essere scisso da altrielementi che lo integrano come la formazione ossia lacapacità di produrre cultura . la formazione ha luogo in uninterscambio con il mondo ed avviene anche grazieall’educazione e si estende anche all’istruzione e diconseguenza alla scuola.Nelll’epoca attuale formazione significa un complesso checomprende istruzione ed educazione. La scuola non è più lasola a formare al livello culturale l’individuo, ma è solouna delle tante agenzie educative.

COMUNICAZIONE il bambino fin dai primi giorni di vitacomunica con la mamma attraverso il pianto o il sorriso cheservono a richiamare la sua attenzione e a farsi consolare ecoccolare. All’inizio la comunicazione tra i due passasoprattutto attraverso un buon contatto corporeo. Entro i

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primi tre mesi inizia a comunicare i suoi bisogni e le sueemozioni con i primi vocalizzi e produce versetti sempre piùmodulati. I primi suoni che il bambino emette sono uguali intutto il mondo quindi non dipendono dall’ambiente ma fannoparte di una programmazione linguistica che è scritta nel DNAumano.Tra i quattro e i sei mesi il bambino inizia a sillabare.Questo fenomeno, noto come lallazione, diventa gradualmentepiù complesso e variato fino alla ripetizione di sillabe, chetanti genitori scambiano per protoparole. In realtà non sipuò ancora parlare di linguaggio.In genere nello sviluppo tipico le prime parole compaiono trai 9 e i 13 mesi. Esse sono prevalentemente legate al contestodi riferimento o connesse con le attività in corso.Gradualmente il linguaggio assume la sua caratteristicapeculiare: quello di essere un sistema simbolico ed astratto,utilizzato per descrivere oggetti assenti fisicamente, oltreche presenti, o eventi passati e futuri. A 16 mesi ilvocabolario medio di un bambino italiano è di circa 50parole. La relativamente immatura capacità produttiva ècompensata da una maggiore abilità di comprensione verbale.Poi a 18 mesi si assiste al fenomeno dell’esplosione delvocabolario: i bambini cioè incrementano rapidamente ilnumero di parole prodotte, imparano anche più termini in unasettimana, tantochè a 20 mesi il numero di vocaboli adisposizione del bambino è triplicato. A un anno si nota ilfenomeno dell’olofrase, cioè il bambino con una sola parolaesprime una frase più complessa. Ad esempio può dire “pappa”per esprimere “voglio la pappa”. Con l’espansione delvocabolario, a partire dai 18 mesi, aumenta anche la capacitàdi comporre frasi, che contengono, intorno ai due anni, anchedue o tre parole. Tra i 24 e i 36 mesi lo sviluppogrammaticale ha una rapida accelerazione, che conduceall’acquisizione dei meccanismi morfosintattici salientinella propria lingua madre. Anche la lunghezza media dellefrasi continua ad aumentare. Compaiono le prime proposizionidichiarative, è presente l’accordo soggetto-verbo. Dai treanni in poi la struttura sintattica dei periodi si fa semprepiù complessa, includendo le prime proposizioni subordinate,anche se sono presenti ancora delle difficoltà dal punto di

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vista grammaticale con gli articoli, con i plurali dei nomi econ l’uso dei pronomi, che in genere necessitano dellascolarizzazione per essere completamente padroneggiati Inogni caso, soprattutto perché stiamo considerando l’etàevolutiva, bisogna sempre ricordarsi delle differenzeindividuali. Esistono cioè bambini più precoci, come bambiniche pur iniziando a parlare più tardi ugualmente a tre annihanno uno sviluppo linguistico nella media. Molto infattidipende anche dall’ambiente e dalle stimolazioni che siricevono all’interno dello specifico contesto evolutivo. E’sicuramente un fattore stimolante per lo sviluppo dellecapacità linguistiche parlare e comunicare molto con ilproprio bambino. Questo è valido a tutte le età. Inparticolare dopo i tre anni è utile anche leggere racconti albambino coinvolgendolo attivamente nel dialogo, facendoglidelle domande. Non bisogna dimenticare che affinchè ciò che èdeterminato dal patrimonio genetico di ognuno possa giungerealla sua espressione è importante l’incontro con l’ambiente.In tal senso poter contare su degli stimoli ambientaliadeguati facilita l’acquisizione di determinate abilità.

Le tappe evolutive dello sviluppo del linguaggio riconosconoche:

2-3 mesi esista pianto differenziato, inizio deivocalizzi;

6-7 mesi intonazione, melodia, alternanza dei turni(prima parli tu, poi parlo io), iterazione sillabicaconsonante vocale (papapa-dadada);

9-13 mesi comprende 75 - 300 parole, fa segnaliritualizzati (mostrare, dare, indicare), richiesteritualizzate (usa l'adulto come mezzo per raggiungere unoggetto), prime parole singole (riferite specie a padre,madre, cibo, parole-segnale di saluto e scambio);

A 2 anni comprende 300 - 650 parole, usa circa 200 parole,combinazione di due parole e frase nucleare (ad es. mammalà); a 3 anni comprende sopra/sotto/davanti/dietro, usa circa800 parole, frase nucleare espansa (soggetto-verbo-oggetto) ocoordinazione tra due frasi, genere, plurale, articoli,aggettivi, pronomi; a 4-5 anni usa circa 2000 parole, usafrasi subordinate, forme interrogative, forme passive.

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Si dice che l’origine del linguaggio e il suo ruolonell’evoluzione umana è nel mondo liquido e sonoro della vitafetale. La prima forma di linguaggio che si sviluppa èinfatti proprio quella che inizia per empatia nell’uteromaterno. Una forma particolare di comunicazione che siinstaura tra madre e feto e che, pur essendo senza parole, èla sola capace di preparare le basi dell’evoluzionelinguistica e mentale successiva alla nascita. I bambinihanno un linguaggio tutto loro ed è importante che gli adultinon usino questo linguaggio ma pronuncino la parola nel modoesatta.

CAP.2 LO SVILUPPO DEL BAMBINOIl bambino appena nato:

ha occhi piccoli, naso piatto e testa che donodola. Il suo corpo è sproporzionato: la testa rappresenta un

quarto della lunghezza totale. Movimenti spasmodici, respirazione poco profonda, battito

cardiaco è frequente e variabile.Il bambino appena nato ha già compiuto un grande viaggio cherisulta particolarmente travagliato: per nove mesi circa havissuto in un ambiete comodo e riparato dove non dovevapensare a nulla perchè la macchina metabolica della mammapensava a soddisfarlo in tutto. Poi all’improvviso è statoespulso e non in maniera rapida infatti servono parecchie oredurante le quali il bimbo subisce parecchi traumi bastapensare che le ossa si sovrappongono a causa dellecontrazioni dell’utero. Quando il bambino riesce finalmentead uscire subisce altri piccoli ma nello stesso tempo granditraumi: gocce negli occhi, gli viene aspirato dal naso edalla bocca del muco che potrebbe ostacolargli larespirazione, gli hanno reciso il cordone ombelicale che loteneva unito alla madre e lo hanno avvolto in panni che glirisultano un po’ ruvidi.Ciò che è ancora più importante è che subito dopo la nascitail bambino deve modificare la propria funzione circolatoriain modo che il sangue venga ossigenato nei polmoni, haattivato i muscoli che permettono ai polmoni di espandersi einfine ha esplulso il fluido degli alveoli polmonari affinchèpossano contenere l’aria. Ha dovuto poi adattarsi ad un nuovo

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tipo di nutrizione e soprattutto di assunzione degli alimentie ancora ha dovuto adattarsi ad una temperatura molto piùvariabile di quella a cui era abituato, dove i suoini nonsono più attutiti. Dove non c’è solo il buio ma anche laluce.È molto sorprendente come i bambini piccolissimi riescano arispondere alle sensazioni tattili: è in grado di udire anchese non sa individuare la sorgente del suono, socchiude gliocchi se la luce è troppo viva, segue con lo sguardo unoggetto che si muove. Quando piange si quieta se preso inbraccio.Nel primissimo periodo della vita il neonato reagisce aglistimoli con tutto il corpo: con il tempo impara a dirigere lamano verso ciò che vuole senza muovere il tronco, infineriesce a coordinare i movimenti degli occhi e del braccio,della mano e infine della dita per compiere azioni semplicifino a quelle pù complesse.Comincia ad affrontare una varietà di esperienze e sensazionicome la fame, il caldo, il freddo e il dolore che lcostringono a fare qualcosa per alleviare il disagio. Lareazione tipica è piangere quando ha fame, emettere vocalzziquando è eccitato muoversi con energia quando sente dolore.Dal primo mese al al dodicesimo mese, il bambino fa una seriedi conquiste fondamentali per la sua autonomia: ciò che caratterizza il bambino di un mese è sicuramente ilpianto che è e sarà finchè non apprenderà il linguaggio,l’unico mezzo a disposizione per comunicare che qualcosaquello che sentono:fame, sete, freddo ecc…. Con il passare dei giorni l’aspetto del bambino comincia amutare. Inizia a controllare il movimento degli occhi e ilsuo sguardo diventa fisso, è più attivo a mostrare umoridiversi:manifesta i primi segni del suo temperamento. Le suereazioni sono ancora quasi tutte istintive ma fin da ora sipuò cominciare a stimolarlo con delicatezza. Il momento piùricco di stimoli e sensazioni è durante l’allattamento,perché il suo coinvolgimento diventa totale, tutti i suoisensi sono sollecitati. Il bambino al secondo mese affina lesue facoltà sensoriali e la percezione dell’ambiente. Ècapace di vedere alla distanza di trenta, quaranta cm eriesce a concentrare lo sguardo sugli oggetti di suo

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interesse: figure colorate, in movimento. In questa fase ècome ipnotizzato dalla voce della madre, che ormai conoscebenissimo. Sente gli odori, a cui attribuisce un valorefamiliare e affettivo, come quello del latte che associa alseno. Il sistema nervoso è in continuo sviluppo, i suoi movimentidiventano decisamente più armoniosi, anche se non sempre bencoordinati. Questo è il momento per cominciare a portarlo ingiro per la casa: guarda con attenzione gli oggetti e tentadi afferrarli, distingue le voci e cerca la provenienza deisuoni, incomincia a scoprire il mondo succhiandolo. Siamoquindi in quella fase che Freud chiama “fase orale” checaratterizzerà tutta la primissima infanzia del bambino:infatti a tre mesi il bambino cerca di scoprire ciò che locirconda mettendo tutto in bocca. Dà segni di “memorizzazione”, inizia a riconoscere e adifferenziare i membri della famiglia, aumentando leespressioni del viso, si esplora il viso, bocca, occhi con lemani. Già dai primi mesi si può delineare un po’ quella chesarà la sua personalità, stando magari attenti agli gli statiemotivi più frequenti, il grado di socievolezza, latolleranza alla novità. Si pensa che i bambini siano comedelle pagine bianche ossia plasmabili del tutto ma come sipuò delinare anche da queste prime caratteristiche, non è deltutto vero: nelle loro cellule sono insite certe possibilitàe tendenze che formano il substrato del comportamento. Per quanto riguarda il linguaggio è bene che la mamma parlial piccolo con un tono dolce e pacato per trasmetterglisicurezza e per abituarlo al linguaggio stesso.A quattro mesi il bambino affina ancora meglio i propri sensicome per es. la vista. Ora riesce a focalizzare oggettisempre più lontani, ha sviluppato la capacità di coodinare imovimenti degli occhi con quelli delle mani che si possonosollecitare attraverso il gioco. Migliora anche l’udito, edinfatti ora quando lo si chiama risponde al suono della vocee se usiamo spesso il suo nome, presto imparerà a rispondere.I vari gorgoglii si trasformeranno in sillabe, risate edurletti. Scopre il sorriso consapevole che riserva allepersone di famiglia.

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A cinque mesi il bambino scopre la propria immagine allospecchio a cui sorride e sviluppa un comportamento sociale,distingue i familiari dagli sconosciuti, ai quali riservaspesso reazioni di diffidenza.Dal sesto mese viene raggiunta la tappa della lallazione,ossia della ripetizione della stessa sillaba. Il bambino nonsi accontenta più di sperimentare con la bocca, vuole anchetoccare, manipolare, sbriciolare e in questo modo esercita iltatto e la mobilità delle dita. Tipico è “l’ansia daseparazione”, incomincia a capire che la sua mamma è fuori dilui e i movimenti di lei sono indipendenti dai suoi desideri.Questo periodo non è facile, il bambino soffre molto perquesta scoperta.Dal settimo mese in poi il bambino diventa sempre più curiosoe abile nel manipolare i suoi giochi. Dimostra di averememoria riconoscendo bene anche le persone che vedesaltuariamente ed è in grado di riconoscere un oggetto nuovoin mezzo a tanti altri. Procede gattono avanti e indietro,sta seduto da solo, grida per attirare l’attenzione,allontana con la mano ciò che non gli piace, comincia amanifestare i suoi sentimenti reagendo ad es. con il piantoquando mamma si allontana, saluta e batte le mani.A nove mesi il bambino Diventa ogni giorno sempre più attivoe socievole, ritrova un oggetto che ha visto nascondere, siannoia nei giochi ripetitivi, può ricordare un gioco fatto ilgiorno prima, regge solo il biberon per bere.A dieci mesi il bambino scopre la sua indipendenza: quandomangia vuol fare da solo, se desidera una cosa in particolarela indica ripetutamente. Gattona velocissimo per casa e tentadi attaccarsi ad un appoggio per sollevarsi. Si staccheràall’improvviso traballando un po’ sulle gambe ma alla finecompierà il suo primo passo. Alcuno bambini iniziano apronunciare le parole più semplici come mamma, papà o pappa.A undici mesi chiederà la mano per poter camminare da solo adun anno. Il bambino è in grado di agire con maggiorconsapevolezza: sta imparando a pensare e a parlare percomunicare il suo pensiero ed è in grado di compieremovimenti di alta precisione, come voltare le pagine di unlibro o mettere i cubi uno sopra l’altro.

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COORDINAZIONE SENSO MOTORIAIl primo stadio per quanto riguarda la coordinazione sensomotoria consiste nello spingere avanti un ginocchio a fiancodel corpo (28 settimane). Verso i 9 mesi i bambini imparano astrisciare ossia a muoversi con l’addome in contatto con ilpaviemnto. Questo perchè a questa età i muscoli del torace,le braccia e le gambe non sono abbastanza forti per sosteneretutto il peso del corpo.A 10 mesi comincia a procedere a carponi appoggiandosi sullemani e sulle ginocchia e questo comporta acquisire un nuovocoordinamento ed equilibrio, mentre la locomozione carponi sumani e piedi, è lo stadio finale della progressione prona, èsubito dopo. È anche possibile che i bambini saltino uno deidue stadi dello sviluppo, anche se cmq di solito il percorsoè completato tutto.Uno dei primissimicontrolli motori osservabili inun bambinoavviene di solito pochi giorni dopo la nascita e, cmq, maipiù tardi di alcune settimane dopo e si manifesta con lacoordinazione del movimento degli occhi che gli consente diseguire un oggetto in movimento. Durante il secondo meseriesce ad accompagnarlo con la testa. Generalmente un bambinonei primi tre mesi ha un marcato conrollo sui movimenti dellatesta e del collo ed infatti ben presto impara a girare latesta in direzione di una luce o di un suono che percepisce. Altra tappa per quanto riguarda la coordinazione sensomotoria il controllo visivo e l’afferrare un oggetto: all’etàdi un mese il bambino fisserà l’oggetto senza però cercare diafferrarlo; a due mesi e mezzo comincerà a cercare diprenderlo mancando però di molto il bersaglio; a quattro mesisolleverà la mano nelle vicinanze dell’oggetto, spostandoalternativamente lo sguardo dalla mano all’oggetto arrivandoa volte a toccarlo. Verso i cinque mesi riuscirà a stendereil braccio verso l’oggetto toccandolo facilmente. A sei mesiriesce a prendere con le mani gli oggetti che inizialmenteriuscva ad afferrare soltanto con gli occhi (perciò eranochiari visivamente ma erano difficlmente raggiungibili). Aquesta età riuscirà a tenere in mano i suoi giochi come lapalla riuscendola a muovere da una mano all’altra edacquisisce il controllo volontario sui movimenti delle suebraccia e mani, il suo controllo motorio dalle spalle, al

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tronco ai fianchi. A questo punto il bambino riesce a sedersianche se inizialmente ha bisogno di aiuto. Generalmente èproprio a sei/sette mesi che il bambino riesce a sedersiliberamente e a padroneggiare il suo spazio. Verso isette/otto mesi il coordinamento volontario raggiunge legambe fino al ginocchio ed il bambino impara a camminare acarponi o cmq a muoversi strisciando sul sedere con l’aiutodelle braccia, mani, gambe e piedi.Verso il nono/decimo mese il bambino cercherà di alzarsi inpiedi questo perchè il controllo motorio scende alle partiinferiori delle gambe e ai piedi fino ad arrivare all’età diun anno circa quando conquista la posizione eretta. A questopunto cercherà di muovere i suoi primi passi. È interessantenotare come il bambino si alza senza paura a manda avanti latesta, il collo e il tronco, mentre i piedi e le gamberimangono fermi. Un secondo dopo il bambino muove il piede,con un movimento tacco punta, e fa i suoi primi passetti perpoi ricadere seduto. È chiaro quindi che il controllo dellamobilità del bambino parte dalla testa e attraversa tutto ilcorpo fino a giungere ai piedi.È chiaro che lo sviluppo senso motorio del bambino seguedella tappe ben precise ma è pur vero che sono essenziale unambiente stimolante che porti il bambino a concentrarsi suglioggetti cui tendere il braccio e la mano o cmq un oggetto dapuntare con lo sguardo. I bambini non stimolati presentanodei ritardi per es. Nel puntare gli oggetti. È cmq importantedire che un ambiente stimolante porterà profitto solo quandoil bambino ha raggiounto un certo grado di maturità. Disolito a quattro mesi il bimbo studia gli oggetti attraenti ecerca di afferrarli, è a questo punto che occorre mettergli adisposizione oggetti che posasano cattuare la sua attenzione.Allo stesso tempo occorre stare attenti nel non bruciare letappe con stimoli a cui il bambino non è in grado di fornireuna risposta e questa è una delle cause di turbamento che lopossono affliggere. Per cui: il controllo motorio inizia dalla testa e culminacon il libero moviemnto e la deambulazione. Le capacità dimovimento in un bambino crescono soprattutto nel primo annodi vita e continuano ad aumentare nel secondo anno, periodonel quale il bambino inizia a giocare e correre. Allo stesso

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tempo il controllo motorio si fa più raffinato edifferenziato mano a mano che il bimbo guadagna il controllosui muscoli più sottili delle labbra, della lingua, della

laringe e della bocca che costituiscono il meccanismo dellaparola e impara a parlare.

Nel terzo anno di vita il pensiero del bambino si sviluppa:dalla percezione, dalla memoria e dall’immaginazione perarrivare alla capacità di formulare cponcetti, domande eidee.

L’atto psicomotorio: non è solo una successione di impulsifisiologici, ma anche un modo con il quale un individuo sipone in relazione con l’ambiente, in pratica è l’espressionedi un processo psichico diretto ad un fine. Dal movimentospontaneo privo di finalità si giunge, infatti,all’istituzione di schemi, alla loro memorizzazione e altrasferimento di quella determinata azione in condizionianaloghe. È importante operare sul piano psicomotorioaffinchè il corpo si educato sedcondo un sistema relazionalee di orientamento. In questo modo si intervienesull’impulsività cercando si creare dei meccanismi dicontrollo corporeo, di orientamento e di organizzazionespazio-temporale per permettere al bambino di identificarsipiù liberamente, per rendersi autonomo.

Schema corporeo: immagine che esiste nella mente relativaalla conoscenza o all’intuizione globale del corpo, inrapporto alle sue diverse parti, agli oggetti e allo spaziocircostante. Questa conoscenza è il risultato dei varirapporti che l’individuo stabilisce con il suo ambiente ilcui risultato, molto graduale, si completa verso i dodicianni. È importante che l’organizzazione dello schema corporeosia completa altrimenti il bambino incontrerà delledifficoltà nel percepire esattamente le cose. Le turbe delloschema corporeo non riguardano solo la conoscenza del propriocorpo o delle sue varie posizioni ma sono riferite ancheall’utilizzazione del corpo stesso: il bambino che nionconosce ben il proprio corpo e le sue possibiltà di movimentonon è in grado di di instaurare con gli oggetti e conl’ambiente dei rapporti soddisfacenti diventando in questo

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modo insicuro, ansioso, chiuso oppure aggressivo perchèdubita di sè e delle proprie capacità. Difficoltà vengonoriflesse anche nell’apprendimento scolastico come nel saperleggere, oppure nella scrittura, nei concetti logico-matematici oppure in movimento goffi o scoordinati. Unbambino che non riesce a riprodurre gesti o sequenze dimovimenti, non è in grado di riprodurre neanche graficamentelinee rette oblique e curve. Per riuscirlo infatti a fare conla matita deve essere prima in grado di sentire con il suocorpo una determionata posizione o situazione (deve per cuiviverle con il proprio corpo).La finalità essenziale che l’educazione psicomotoria sipropone è quella di condurre il bambino ad ottenere unagiusta percezione del proprio corpofissando nella mente tuttele posizioni, sia quelle relative alla sua globalità che inrapporto con le sue parti; di far raggiungere al bambino unacapacità di equilibrio e di autarlo nel suo processo dilateralizzazione ossia stabilire quale parte del suo corpoabbia carattere dominante, destra o sinistra, per migliorarnel’uso. Inoltre è importante far conquistare al bambino lacapacità di vincere le paure e le incertezze che siriscontrano e far in modo che raggiunga scioltezza edisinvoltura in tutti i suoi movimenti.Comportamento motorio:dalla nascita ai tre anni il comportamento motorio delbambino è globale e le sue ripercussioni emozionali sonoincontrollate.Da una confusa senzazione di essere parte di tutto, ilbambino passa a una progressiva distinzione del sè.È senza dubbio importante il dialogo tonico, ossia ilrapporto con gli adulti ma specialmente con la mamma che è laprima immagine che colpisce la mente del piccolo soprattuttoquando lei si china su di lui e a questa immagine il bimborisponde con un sorriso. Questo primo riconoscimentodi unqualcosa che esiste fuori di lui è il primo passo versol’atto concettuale.La seconda tappa corrisponde la periodo che va dai tre anniai sette e viene definito come il periodo delladiscriminazione percettiva cioè il bambino passa dallo stadioglobale a quello differenziato ed analitico.

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Il terzo periodo va dai sette ai dodici anni quando ilbambino raggiunge l’elaborazione definitiva dello schemacorporeo per acquisire la capacità di rilassamento globale osegmentario.L’ingresso del bambino nella scuola materna è una grandeopportunitànche gli consente una prima esplorazione dellospazio al di fuori del proprio mondo familiare. In questinuovi spazi il bambino deve essere incoraggiato, èrassicurato dalla presenza di coetanei e da adulti che devonoessere un’ ottima fonte di stimolazioni. La scuola materna èessenziale èper lo sviluppo senso mororio del bambino edinfatti è l’unico conteso dove non vengono impartireinformazioni nozioniostiche ma l’apprendere è il movimentovitale. Proprio per questo viene costruita su misura delbambino e i suoi principi corrispondono a una forteoperatività conoscitiva ed affettiva. Ciò non significa peròch ela scuola materna non è organizzata dal punto di vistametodologico o didattico, anzi è estremante organizzata tantoda preparare il bambino a compiere un grande passo ossia ilpassaggio dalla scuola materna alla scuola elementare.Il bambino frequenta la scuola materna dai tre ai sei anni ein questo periodo il bambino apprende con estrema velocitàcompetenze linguistiche che gli consente di raccontare ilpassato e di anticipare le azioni future.Il mezzo che consente al bambino di considerare un’unità ilfatto di parlare, comunicare e muoversi allo stesso tempo èil corpo che rappresenta l’insieme delle esperienze compiutenei primi anni di vita.Le attività psicomotorie devono essere situate nel più ampioquadro dello sviluppo integrale, armonico e completo dellapersona, dove le singole funzioni e facoltà sia fisiche cheintellettuali o morali, si sviluppano seguendo un ordineproprio, ma influenzandosi reciprocamente.Per cui l’educazione psicomotoria ha per mezzo il corpo delbambino che viene utilizzato come tramite per costruire lapersonalità dell’individuo.L’educazione psicomotoria è costruita siu basi scientifiche,parte dall’osservazione del comportamento del bambino peraiutarlo a risolvere i suoi problemi attraverso il movimentoe le esperienze corporee. Si tratta di un concetto nuovo di

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educazione, che supera la vecchia concezione disomministrazione di nozioni, cerca di stabilire un dialogocon il bambino permettendogli di fare esperienze libere,senzaimposizioni. Le finalità dell’educazione che la psicomotricità si proponedi raggiungere sono:

Strutturazione dello schema corporeo quindi conoscnza eaccetazione di sè;

L’io in rapporto al mondo degli oggetti: conoscenza eaccattazione del mondo degli altri;

L’io in rapporto al mondo degli altri: conoscenza eaccettazione del mondo degli altri;

Queste finalità si raggiungono attraverso la coscienza delproprio corpo, il controllo posturale, la coordinazionedinamica, la coordinazione oculo-motoria, il linguaggio.

L’intelligenza sensomotoria, ossia l’insieme delle primeforme di conoscenze legate al movimento che precede illinguaggio, si basa sul contatto e sull’uso che il bambionofa degli oggetti che caratterizzano il proprio ambiente.Attraverso il proprio corpo e il movimento, il bambinoconquista spazi sempre più grandi che lo conducono verso ciòche lo circondano e gli permettono di stabilire i primirappiorti sociali che costituiscono le basi di una futuramaturazione intellettuale e psichica. L’educazionepsicomotoria perciò non deve essere un intervento occasionalee non programmato ma deve rappresentare uno strumento dicrecita e di sviluppo globale indispensabile, soprattuttoquando emergono in lui difficoltà di apprendimento.

Il sonno: alla nascita il neonato alterna brevi periodi disonno a brevi periodi di veglia, di giorno come di notte sisveglia per mangiare, questo ritmo è detto “ultrauterino”.Quando dorme attraversa due fasi, il “sonno tranquillo” pochimovimenti del corpo, scarsa attività del cervello, movimentodegli occhi lenti, battito del cuore e respiro regolari. Il“sonno attivo” può ruotare col corpo anche a 360° con piccolimovimenti automatici del corpo, succhiare, sorridere,singhiozzare. Quando sogna il bambino spesso non distingue

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l’immaginario dalla realtà. Fino a cinque anni, le varieavventure notturne sembrano reali così come gli incubi. Eccoperché deve capire che sognare è un fattore positivo, e anchese il sogno è brutto non significa essere cattivi. Le primesettimane riposa anche 16 ore al giorno e più della metà è unsonno profondo che via via si riduce. Intorno al sesto mesecomincia a dormire parecchie ore di notte e stare più sveglioil giorno. Nel bambino il riposo è anche fondamentale perfavorire la crescita: durante le fasi del sonno profondo ilsuo organismo secerne alcuni ormoni tra cui quello dellacrescita e l’apprendimento: la fase di sonno profondaconsente l cervello di assimilare tutte le cose che ilbambino a fatto durante la giornata. Problemi di sonno comele coliche ma anche per cause psicologiche ossia neicambiamenti nella vita del bambino come il ritorno al lavorodella mamma, l’inizio della frequenza al nido. A due annisono poi frequenti le varie paure: buio, rumori, animaliimmaginari è necessario tranquillizzarlo senza prenderlo ingiro, tenere una luce accesa sul comodino.Il bambino piccolo esplora il suo abiente, vocalizza,sorride, piange, agita braccia e gambe, afferra ogni cosa cheriesce a prendere. Ma la sua attenzione è cmq sempre rivoltaverso quegli oggetti che presentano un forte contrasto dicolore o che si muovono. Gli occhi della madre corrispondonobene a questi due requisiti proprio perchè il volto dellamadre è intervallato da piccoli movimenti come quello dellelabbra, degli occhi; il bambino così vi concentra tutta lasua attenzione e trascorre lunghi intervalli di tempogurdandolo ed esplorandolo. Poi balbetta e la mamma glisorride e gli parla, e di nuovo lui balbetta; il sorriso comeil balbettio sono reazioni comuni tant’è che sembranoappartenere ad uno schema di azione fissa.I sorrisi dei bambini sono delle reazioni involontarie adelle modificazioni della stimolazione sensoriale; siverificano abbastanza spesso specie quando il bambino haappena mangiato e si addormenta.Questa risposta involontaria che caratterizaza il sorrisocambia quando il bambino ha circa due mesi lo stimolo che gligiunge è uditivo: il sorriso si trasforma in sorriso sociale.

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La voce umana è la più adatta a provocare sorrisi più diqualsiasi altro suono.All’età di quattro mesi il bambino sorride vedendo unariproduzione fissa del volto: per cui non serve più ilmovimento della testa o di qualsiasi altra parte, non servenemmeno la più la voce anche se cmq sono elementi sempreimportanti.Questo comportamento cessa verso il quinto mese/sesto mesequando il bambino comincia a sorridere in modo selettivo,dimostrando la sua preferenza per la mamma e distinguendocosì anche gli estranei a cui rivolge di solito un gemito.Con il suo sorriso intende dire che riconosce l’aspetto diuna persona e che comprende un evento nuovo dopo avercompiuto un certo sforzo mentale.Alcune scuole di pensiero ritengono che il sorriso sia unriflesso condizionato, cioè acquisito acquisito grazieall’interazione con le persone del proprio ambiente, altreche è un comportamento innato che viene modificato dalleesperienza del bambino.Il pianto: è una risposta che il bambino riesce a dare sindalle sue primissimi momenti di vita postnatale. Solitamentepiange in risposta di un turbamento interno o esterno: quandochi si prende cura di lui va ad alleviare il suo stato diangoscia, il piccolo rilassa i muscoli e dopo essere statopreso in braccio poggia la testa sulle spalle e le abbracciail collo.

Attaccamento: reazione prolungata di stimolo-risposta ogniqual volta il bambino ha una necessità. Con il tempo ilbambino apprende e riesce a riconoscere le persone che siprendono costantemente cura di lui e per cui ben presto chipotrà permettersi di cullarlo, di prenderlo in braccio sepiange o cmq di soddisfare i bisogni del bambino, sarannopoche persone elette. Per questo discorso la mamma è laprivileggiata: è legata al bambino da un rapporto che nasceancora prima che il piccolo venga alla luce e poi, atraversonumerosi gesti tra cui l’azione dell’allattamento, creaquella dipendenza o meglio quello che viene chiamatoattaccamento infantile.

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Ansia: nasce quando il bambino si trova difronte ad en eventodiverso da quelli da lui conosciuti: ansia nei confronti diun volto estraneo che porta al pianto; ansia dovutoall’allontanamento della mamma (ansia da separazione 10 mesi)che scompare quando il bambino diventa capace di rimediare inqualche modo a questa assenza. Man mano che il piccolocresce, conosce separazioni sempre più frequenti e diventacapace di rassicurare se stesso, il bambino diventerà piùtranquillo. È bene dire che la separazione del bambino di treanni lasciato per la prima volta all’asilo, comporta paurepiù complesse: la mamma che non torna a prenderlo, pauradegli altri bambini, insegnanti.

CAP. TERZO IO, BAMBINO DIVERSAMENTE ABILEIl rapporto con il proprio figlio, pewr qualsiasi genitore,ha inizio già durante il periodo delle gravidanza. La coppiain attesa proietta sul bambino che nascerà una serie difantasie e di aspettative. Quando il bambino che nasce però èportatore di un handicap, mentale o fisico che sia, igenitori vedono di colpo svanire tutte le loro aspetattiveper quanto riguarda quel “figlio perfetto” che desideravano.La maggior parte dei genitori prova un’iniziale reazione dishock e passa un periodo di comportamenti irrazionali,caratterizzati da pianti continui e sensazioni di impotenza.Alla nascita del bambino molti genitori cercano di sfuggirealla realtà e attutiscono l’impatto con il rifiuto che neicasi più gravi porta addirittura alla negazionedell’esistenza del figlio.Spesso nascono dei sensi di colpa nei genitori che possonoessere il risultato di idee circa l’ereditarietà e lastruttura genetica trasmessa la figlio. Bisognerebbe invececomprendere che la struttura genetica è un qualcosa ditalmente complesso che è impossibile far risalire laresponsabilità ai genitori per quanto riguarda ciò che è haereditato il figlio.Il primo passo da fare è quello di far comprendere aigenitori di quanto sia importante la loro unione con ilbambino, in questo modo non potranno ostacolarlo durante illoro percorso di crescita. È infatti fondamentale capire che

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ogni bambino non è semplicemente quello che si presenta allavista, ma è principalmente quello che diventerà nel futuro.

L’arrivo di un bambino diversamente abile può portarepuò creare problemi per i fratelli:è probabile che egliassorba molta parte dell’attenzione e del tempo dellamamma. L’atteggiamneto che i fratelli avranno ariguardodipenderà esclusivamente dal modo adottato dai genitori.È indispensabile che questi non rinuncino agli abitualilivelli di vita e cmq alla routine o meglio che nonadattino e trasformino tutta la loro vita e diconseguenza quella degli altri figli, alla condizionedel bambino portatore di handicap. Infatti se è vero chela famiglia può provocare frustazione al bambinominorato, anche questo ha i mezzi per provocare gravifrustazioni ai componenti della famiglia con ilrisultato che l’integrazione del bambino minoratorisulti ancora più difficile.

un bambino handicappato che lascia la famiglia perandare la prima volta a scuola è molto probabile che siaancora nel suo primo grado di sviluppo per cui habisogno di una guida anche perchè risulta essere moltovulnerabile. Per questo motivo la maestra ma anche isuoi compagni, dovrebbero essere bene informatidell’arrivo di questo bambino per predisporre per lui unambiente familiare. La figura dell’insegnate è semprestata molto importante sia per i bambini “normali” cheper quelli portatori di handicap:infatti sarà lei apreoccuparsi dell’appredimento e, a tal proposito, unmomento significativo, sarà quando i genitori nelcredere nel percorso educativo iniziato dal figlio,inizieranno un tipo di percorso continuativo infamiglia. I docenti della scuola dell’infanzia devonoorganizzarsi per l’inserimento e l’integrazione delbambino disabile nel gruppo classe. Importante è usaretutte le risorse disponibili sia in ambito scolasticoche exsta scolastico cercando di fissare come obiettivol’autonomia fisica e fisiologica, comunicativa, sociale,motoria e cognitiva. Tutti questi obiettivi si possonoraggiungere con un presupposto molto importante: lacollaborazione tra insegnati e genitori.

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Non tutti i disturbi mentali devono essere curati con ifarmaci. A volta la terapia comportamentale è quella piùindicata. In questo tipo di terapia vengono isolatideterminati sintomi e obiettivi e ogni fase della cura èdiretta a miminizzare quei sintomi e a raggiungerequegli obiettivi. Non si tratta di psicoanalisi perchènon si cerca di mettere alla luce traumi accaduti. Laterapia può includere tecniche di rilassamento tra cuirespirazione profonda e visualizzazione mentale,assistenza ai genitori e terapia familiare. I farmacisono preswcritti solo dopo un’attenta valutazionediagnostica e i genitori devono cercare di capire lapatologia del figlio facendo anche molte doamnde almedico e quindi evitare una posizione passiva.

La depressione: può capitare che in certi individui,considerati particolarmente vulnerabili, dopo unepisodio molto significativo quale per esempio laperdita di una persona cara, il fenomeno delladepressione. Ma è importante ricordare che ladepressione non è data dal lutto in famiglia o dallarottura con il ragazzo ma la causa del disturbodepressivo ha origine nel cervello. Quello che determinala predisposizione del bambino alla depressione è unstruttura ereditata dai genitori per cui la depressioneè un disturbo ereditario, nel senso che i figli dipersone depresse hanno possibilità superiori alla mediadi sviluppare la malattia. La depressione nei bambini oadolescenti presenta alcuni sintomi: incapacità diconcentrarsi, irritabilità, rabbia, stanchezza marcata,sentiemnti di inutilità, alterazione del sonno edell’appetito ma anche, soprattutto nell’edolescente,l’incapacità di provare piacere. Il disturbo si presentain maniera diversa nei bambini e negli adolescenti:colpisce, a volte, lo sguardo dei bambini che spesso ècaratterizzato da occhi bassi o un’espressione vuota.Ciò che stupisce è che molti bambini hannoun’atteggiamento più oppositivo che depresso, sonoirritabili, capricciosi e sembra che tutto li

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infastidisca. Spesso amnifestano disturbi delcomportamento come l’iperattività o assenza di gioconormale. Alcuni bambini, ma molto pochi, possonopresentare ideazione di suicidio o spesso lamentanodolori di mal di testa, di stomaco e mal di schiena.Negli adolescenti i sintomi del disturbo depressivo sonopiù simili a quelli degli adulti come: umore debole,incapacità di concentrazione,alterazione del sonno edell’appetito, sentimenti di svalutazione e pensieri disuicidio. Di solito i bambini ai quali è statodiagnosticato un disturbo depressivo hanno anchedisturbi di ansia, soprattutto l’ansia di separazione.Diagnosticare un disturbo di ansia è molto difficile nelsenso che può essere spesso confuso con problemi dovutia problemi di attenzione. La psicoterapia cognitivaaiuta negli atteggiamenti depressivi, per migliorare leproprie doti di socializzazione. La psicoterapiainterpersonale, programma terapeutico specifico per ildistrurbo depressivo,si è rivelata utile inizialmentenella cura di pazienti adulti affetti da forme leggere,poi è stata speriemntata con gli adolescenti. Secombinata con una terapia farmacologica adeguata, aiutail ragazzoa comprendere la malattia e risultaparticolarmente efficace, così come gli interventi alivello familiare che aiutano sia i ragazzi che igenitori a capire il disturbo del figlio e a migliorarel’ambiente in cui l’adolescente vive.

Disturbo di attenzione con iperattività: si tratta di undisturbo comportamentale che presenta 3 sintomicaratteristici:DISATTENZIONE/IMPULSIVITA’/IPERATTIVITA’. Si puòpresentare in forme lievi o più marcate. È facilescambiare tale disturbo con la vivacità o con il fattoche moltio bambini sono particolarmente irrequieti.Invece i bambini con problemi abbastanza gravipresentano problemi sempre e in qualunque ambiente:casa, scuola, mentre giocano per cui si tratta di unamalattia cronica e non episodica. Spesso i segnali didisturbo si presentano già in età prescolare se nnprimae con il tempo tendono a peggiorare. Ed infatti se

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il disturbo viene ignorato, durante l’adolescenza, ilragazzo potrebbe avere problemi come non avere amici,disattenzione costante, impulsività, irrequietezza.Esistono tre tipi diversi di disturbo da deficit diattenzione con iperattività: 1 meno comune,comportamento iperattivo/ipulsivo con irrequietezza eincapacità di stare fermi (bimbi nn riescono a stare infila) 2 disattenzione e disorganizzazione (noiperattività) (bambini compiono molti errori/diemnticanoe perdono spesso le cose/sognano a occhi aperti). Lamancanza dell’irrequietezza rende difficile la diagnosi.3 la più comune e è la somma delle precedenti per cui viè l’iperattività e disattenzione (se al bimbo gli sidice di nn fare una cosa, è come se nn sentisse e la falo stesso. La diagnosi si fa parlando con genitori einsegnanti e attraverso l’osservazione del bambinostesso. Si chiedono informazioni sulle prestazioniscolastiche, sul comportamento in classe e sul modo diinteragire. È sicuro che una precoce identificazione deldeficit e un intervento tempestivo sono estremamenteimportanti.

L’euneresi dal greco significa propriamente “urinaredentro”, sottointeso “nel letto”. La maggior parte deibambini smette di fare la pipì al letto all’età di 3massimo 5 anni mentre per alcuni, se soffrono dineuresi, non è così: l’euneresi ovvero l’emissioneinvolontaria di urina almeno due volte alla settimana,per almeno tre mesi, in bambini di età superiore ai 5anni. Può verificarsi sia di giorno che di notte.Generalemente ne soffrono più i maschi rispetto allefemmine con una proporzione di 3:1. l’euneresi infantilepuò apparire in tre diverse forme: FORMA PRIMARIA nellaquale il bambino, oltre i 4/5 anni, bagna il letto senzamai smesso di fare la pipì al letto; FORMA SECONDARIAquando il piccolo, in un primo tempo raggiunge ilcontrollo della vescica, ma riprende inseguito a baganreil letto, anche dopo molto tempo; FORMA AUTOMATICA nellaquale il disturbo si presenta non solo di notte, maanche di giorno. L’euneresi secondaria è più facilmentelegata a situazioni ambientali sfavorevoli, quali stati

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di ansia, angoscia, disorientamento, dovuti a situazioninuove e magari non ben accettate dal bambino (nascita diun fratellino/trasloco). Se il bambino non ha problemipsicologici, l’euneresi termina al momento stesso in cuila situazione ritorna nella norma. Nei casi in cuil’euneresi sia dovuta a stati di angoscia o insicurezzapiù importanti, chiaramente anche il fenomenodell’euneresi sarà più lento a scomparire e necessita dimaggiori attenzioni. Casi tipici sono quelli in cui ilbambino si sente trascurato e cerchi quindi di attrarrel’attenzione dei propri genitori in questa maniera. Visono buone possibilità che il problema si risolva, maesiste anche la possibilità che non sia così, più alungo il sintomo persiste, più è facile che il soggettovada incontro a ripercussionio sociali negative,compresi conflitti familiari. Se il disturbo persisteper più di tre mesi è il caso di intervenire. Esistonovarie teorie sulle cause nella euneresi: secondo quellapiù diffusa, la causa primaria del disturbo sarebbe unritardo di sviluppo. In questi bambini alcuni sistemi,tra cui quello urinario e quello cerebrale, non sisviluppano in equilibrio. Un’altra possibile causa èl’anormale regolazione di un ormano secreto delcervello, detto ormone antidiuretico, che determina lamodalità di ritenzione idrica nel corpo. Durante lanotte alcuni bimbi hanno una secrezione insufficiente diquesto ormone e il loro organismo produce una quantitàdi urina maggiore della capacità della vescica. Eancora, dorse i bambini affetti da eneuresi hannosemplicemente il sonno più profondo degli altri. Perquanto riguarda la cura: è vero che ci sono dei farmaciche possono ridurre l’emissione di urina stimolando ilbambino a concentrarsi su ciò che deve fare. Pereliminare però il problema alla radice è necessario cheil piccolo si comporti diversamente ossiail cervellodeve imparare a sentire e ascoltare il messaggio inviatoalla vescica. Una cosa molto triste è che alcunigenitori provano imbarazzo verso il comportamento delfiglio mentre altri pensano che sia un comportamentofatto a posta per farli arrabbiare. La verità è che

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l’enuresi non è intenzionale e anzi uno dei motivi percui questo disturbo provoca tante emozioni è che inalcuni casi anche uno dei genitori ne soffriva ed èrimasto traumatizzato da quell’evento e ora rivedrlo nelfiglio gli provoca inquietudine. È bene dire che la curacomportamentale avvenga di pari passo con un climasereno in famiglia altrimenti non è efficace: si insegnaai genitori a preparare un calendario dove annotare lenotti asciutte e quelle bagnate. Questo meccanismo,oltre a portare un controllo monitorato, porta anche ilbambino a diventare consapevole del problema eaddirittura basta questo, magari con un rinforzo come unpiccolo premio, può portare alla guarigione. TERAPIECOMPORTAMENTALI: bisogna sempre tenere conto che ilbambino non è in grado di risolvere il problema da soloe che soprattutto non ha nessuna colpa. Un primo aspettodeve riguardare il non responsabilizzare il bambino matranquillizzarlo spiegandogli il problema. Non serve anulla costringerlo a bere meno la sera o svegliarlo dinotte e portarlo di peso al bagno : questo neimpedirebbe anzi la crescita e la guarigione spontanea.

Sindrome di Down o mongolismo è una malattia geneticadovuta alla presenza di tre cromosomi 21 anchè due. Seil cromosoma in più fluttua libero parliamo diTrisonomia 21 libera ed è la causa più frequente dellasindrome di Down, se invece quel cromosoma 21 in più èlegato a un altro cromosoma parliamo di trisonomia datraslocazione, e se invece nella persona sono presenticellule di due tipi diversi e cioè alcuni con 46 altricon 57 cromosomi siamo difronte alla Trisonomia amosaico. Una caratteristica neurologica peculiare dellasindrome di Down è la degenerazione del sistema nervoso,che configura un quadro clinico simile alla malattia diAlzhaimer. Questa patologia colpisce una parte dellepersone con dindrome di Down dopo i 35 anni. problemi disalute nelle persone Down in età adulta comprendono:anomalie cardiache congenite e acquisite, malattiepolmonari croniche (entrambe con il 30%), epilessia(37%), demenza presenile tipo Alzheimer (42%), problemicomportamentali (50%), perdita delle abilità cognitive

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(55%-75%). Ci sono alcune caratteristiche fisiche comunidella sindrome di Down: -forma degli occhi che sembranoun po’ a mandorla; -naso piccolo e a volte un po’schiacciato; -orecchi minute; -bocca piccola; -craniopiccolo a base piatta; -faccia tonda con frontetondeggiante; -corpo tarchiato e arti corti; per quantoriguarda il ritardo mentale possiamo dire che questodipende da bambino a bambino, quello che è però certo èche sarà cmq in grado di capire, imparare e ricordarequello che ha imparato. La cosa più importante èsicuramente l’ambiente dove cresce: fino a non moltotempo fa questa sindrome era considerata come unhandicap gravissimo e senza speranza. Oggi, grazie avari studi, si è capito che occorre permettere albambino con tale sindrome di seguire un tipo di percorsoche lo porti all’autonomia e alla responsabilità perchètroppe volte, con un comportamento errato dei genitori,non di permette al bambino di fare delle scelte, né disfruttare le proprie capacità relazionali, né diinserirsi in un contesto sociale adeguato. si può direche, data una situazione familiare, educativa e socialeadeguata, una persona con sindrome Down può impararetutto quello che è necessario per avere una vitarelativamente autonoma e soddisfacente. Sia i bambiniche gli adulti con sindrome di Down hanno dei probleimidi linguaggio: a volte questo risulta scarso eimpreciso. Questo può essere dvuto a: -un problemiriguardanti infezioni dei canali uditivi che portano aproblemi di linguaggio; -difficoltà a coordinare imovimenti della lingua, delle labra etc; -oppure deideficit relativi proprio all’apprendiemnto dellinguaggio. Comunque sia, gli studiosi concordano neldire che dato lo sviluppo generale di una persona consindrome Down, ci si dovrebbe aspettare una migliorecapacità di esprimersi. In ogni caso la "terapia" non èspecifica per il linguaggio, perché riguarda tutte learee di sviluppo che sono legate alle capacitàpsicomotorie del bambino. Quando il bambino riuscirà acollegare la parola all’immagine che ha nella mente,all’inizio potrà esprimere il suo pensiero con i gesti,

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e questa fase può essere più prolungata nei bambini consindrome Down, poi con il tempo anche con le parole.

Alcuni dati sullo sviluppo nei primi anni di bambini consindrome Down paragonati allo sviluppo dei bambini senzasindrome Down dimostrano come, a parte il linguaggio, glialtri dati non differiscono molto tra i due gruppi, anche sec'è tra i bambini con sindrome Down una grandissima varietàtra un caso e l'altro. Ma in una percentuale dal 50 al 75 percento dei casi, i bambini con sindrome Down hanno unosviluppo che appartiene ai valori medi. Per esempio unbambino "normale" tiene la testa dritta e in equilibrio inmedia a 3 mesi, mentre un bambino con la sindrome intorno ai5 mesi; mentre quest’ultimo cammina da solo a 19 mesi, unbambino senza sindrome lo fa in media a 12 mesi. E ancora: unbambino con sindrome di Down riconosce i genitori intorno ai3 mesi e mezzo, mentre un bambino "normale" a 2 mesi.

Nella comunicazione le differenze sono più accentuate: mentreun bambino "normale" pronuncia le prime parole in media a 14mesi, un bambino con sindrome Down lo fa in media a 18 mesi,e se il primo esprime i suoi bisogni a gesti a 14 mesi circa,il secondo lo fa solo a 22 mesi.

Accettazione sociale: quali ostacoli?  

In numerosi studi è stato dimostrato che l’accettazione dellepersone con ritardo mentale da parte dei compagni di scuola edei colleghi di lavoro è fortemente collegata al lorocomportamento sociale e non al loro aspetto o al grado diritardo mentale. In altre parole un bambino o un adulto consindrome Down saranno accettati se si comportano in modoaccettabile e adeguato socialmente. Non sarà dunque ilritardo nell’apprendimento della lettura e della scrittura onell’esecuzione di un compito a determinare il rifiuto neisuoi confronti, ma la causa di un’esclusione sociale sarà uncomportamento infantile, onnipotente o aggressivo. Uncompagno di scuola non sopporterà tirate di capelli o bottein testa, ma non si preoccuperà minimamente di giudicare ilbambino con sindrome Down in base ai suoi quaderni.

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possibile formulare alcuni suggerimenti per i genitori?

Una persona con sindrome Down potrà avere una vitasoddisfacente se i suoi genitori cureranno fin dai primi annidi vita lo sviluppo delle capacità autonome e le regole di uncomportamento sociale maturo. Queste competenze sonoindispensabili per un reale inserimento nella scuola e nelmondo del lavoro, ma soprattutto per favorire una sicurezza euna stima di sé e delle proprie capacità senza le quali unavita insieme agli altri può essere difficile e improbabile.Ecco, quindi, alcuni suggerimenti per i genitori:

La gentilezza. È importante stabilire una modalitàgentile di rivolgersi ai figli che li aiuti a capire cheil genitore si aspetta che si comportino bene. Inoltre,cosi facendo, è insegnato loro anche a rivolgersi aigenitori in modo più gentile le buone maniere sono uninvestimento fondamentale per l’inserimento sociale dichiunque, quindi anche del bambino con sindrome Down.

Un passo per volta. È necessario curare al massimo gliaspetti legati all’insegnamento dell’autonomia e dellebuone maniere, perché nel caso di un bambino con sindromedi Down è maggiore il rischio che si determini neiconfronti di qualsiasi apprendimento quell’atteggiamentopassivo che i genitori chiamano pigrizia equell’indisciplina che finisce con il creare in ognimadre o padre un senso di scoraggiamento e di impotenza.

I complimenti. Naturalmente bisogna complimentarsi con unfiglio solo se è stato veramente bravo, se ha imparatobene qualcosa o se si è comportato bene, altrimentipotranno insorgere in lui una sfiducia nel giudizio deisuoi genitori e delle confusioni che vanno evitate. Loscopo è infatti quello di rinforzare solamente deicomportamenti che siano buoni e non gli sbagli. Icomplimenti andrebbero sottolineati soprattutto quando ilfiglio riesce ad essere bravo dopo qualche tentativo nonriuscito.

La fermezza. Di fronte a un problema di comportamento delbambino con sindrome di Down i genitori dovrannoaccordarsi su una linea comune da tenere con fermezza

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ogni volta che si manifesta il comportamentoindesiderato. Per esempio se la situazione non è piùsotto controllo, a volte può essere sufficiente ignorareil comportamento indesiderato facendo finta di nulla.Oppure distrarre il bambino con un’attività piacevole nonappena si prevede l’arrivo del comportamento disturbante

Si può lavorare sui singoli problemi individualmente.Il problema del linguaggio può essere superato portandoregolarmente e assiduamente il soggetto da un logopedistaspecializzato.La tendenza ad ingrassare va contrastata con una dietaequilibrata e molta attività fisica. Infine il problema delritardo mentale è il più importante da affrontare e ilconsiglio generale è quello di stimolare l'attivitàintellettiva del soggetto con molteplici attività fin dallatenera età, senza pretendere grandi risultati. Un ruoloimportantissimo è affidato ai primissimi educatori, genitorie i familiari stretti, che non devono mai smettere diinsegnare anche le cose più ovvie. Gli affetti da questasindrome presentano una socialità spiccata, quasiincontenibile. È quindi consigliato e significativo far levasu questo elemento come stimolo per l'apprendimento: quandoparliamo di strutture educative, l'isolamento dalla classe diappartenenza, spesso è controproducente: demotiva il ragazzoe rende faticoso il mantenimento dell'attenzione. Altrostimolo molto forte si può ricevere da un animale domestico(cane, gatto, cavallo) con cui viene instaurata un'amiciziaprofonda, che consente al bambino affetto da sindrome di Downdi superare alcune difficoltà in ambito relazionale. Lapossibilità, inoltre di maturare la responsabilità verso unanimale, è decisamente formativa e contribuisce allamaturazione dell'autonomia. L'uso di strumenti elettronici èproduttivo. Come tutte le sindromi associate a ritardimentali, infatti, anche il ragazzo affetto dalla sindrome diDown, è particolarmente sensibile alla ritualità delle azionie dei comandi. Questo comporta anche una certa rigiditànell'apprendimento che deve destare l'attenzione deglieducatori, poiché qualora il ragazzo abbia appreso uncomportamento scorretto, diviene faticoso farne apprendere

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uno più adeguato. Per questo si consiglia di avere moltaattenzione nell'insegnare azioni, frasi e comportamenti,eventualmente mostrare tutte le possibili strade e azioni dafare così che il figlio le apprenda subito tutte e poiutilizzi quella che secondo lui è più semplice.

L’autismo è considerato un disturbo che interessa lafunzione cerebrale la persona affetta da tale patologiamostra una marcata diminuzione dell'integrazione socialee della comunicazione. Normalmente i sintomi simanifestano come un ritiro autistico sono: Comunicazioneverbale e non verbale (Il 50% dei soggetti autistici nonè in grado di comunicare verbalmente. I soggetti chesono in grado di utilizzare il linguaggio si esprimonoin molte occasioni in modo bizzarro; spesso ripetonoparole, suoni o frasi sentite pronunciare (ecolalia).L'ecolalia può essere immediata (ripetizione di parole ofrasi subito dopo l'ascolto), oppure ecolalia differita(ripetizione a distanza di tempo di frasi o parolesentite in precedenza). Anche se le capacità imitativesono integre, queste persone spesso hanno notevolidifficoltà ad impiegare i nuovi apprendimenti in modocostruttivo in situazioni diverse da quelle che li hannogenerati in prima istanza.). Interazione sociale (Gliautistici mostrano un'apparente carenza di interesse edi reciprocità relazionale con gli altri; tendenzaall'isolamento e alla chiusura sociale; apparenteindifferenza emotiva agli stimoli o ipereccitabilitàagli stessi; difficoltà ad instaurare un contattovisivo: il bambino che intorno ai due anni di etàcontinui ad evitare lo sguardo degli altri mostra,secondo diversi studi, la possibilità di svilupparel'autismo. Gli autistici hanno difficoltà nell' iniziareuna conversazione o a rispettarne i turni, difficoltà arispondere alle domande e a partecipare alla vita od aigiochi di gruppo. Non è infrequente che bambini affettida autismo vengano inizialmente sottoposti a controlliper verificare una sospetta sordità, dal momento che nonmostrano apparenti reazioni, proprio come se avesseroproblemi uditivi, quando vengono chiamati per nome.

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Immaginazione o repertorio di interessi (Di solito unlimitato repertorio di comportamenti viene ripetuto inmodo ossessivo; si possono osservare posture e sequenzedi movimenti stereotipati (per es. torcersi o mordersile mani, sventolarle in aria, dondolarsi, compierecomplessi movimenti del capo, ecc.) detti appuntostereotipie. Queste persone possono manifestareeccessivo interesse per oggetti o parti di essi, inparticolare se hanno forme tondeggianti o possonoruotare (biglie, trottole, eliche, ecc.). Talvolta lapersona affetta da autismo tende ad astrarsi dallarealtà per isolarsi in un mondo virtuale, in cui sisente vivere a tutti gli effetti (dialogando talora conpersonaggi inventati). Pur mantenendo in molti casi laconsapevolezza del proprio fantasticare, è con fatica esolo con delle sollecitazioni esterne (suoni improvvisi,appello di altre persone) che riesce ad essere in variamisura partecipe nella vita di gruppo). Importanzadell'ordine (Si riscontra una marcata resistenza alcambiamento che per alcuni può assumere lecaratteristiche di un vero e proprio terrore fobico.Questo può accadere se viene allontanato dal proprioambiente (camera, studio, giardino ecc) o senell'ambiente in cui vive si cambia inavvertitamente lacollocazione di oggetti, del mobilio o comunquel'aspetto della stanza. Lo stesso può verificarsi se silasciano in disordine oggetti (sedie spostate, finestreaperte, giornali in disordine): la reazione spontaneadella persona autistica sarà quella di riportareimmediatamente le cose al loro ordine, e seimpossibilitato a farlo manifestare comunqueinquietudine. La persona può allora esplodere in crisidi pianto o di riso, o anche diventare autolesionista eaggressiva verso gli altri o verso gli oggetti. Altrisoggetti, al contrario, mostrano un'eccessiva passività,aprassia motoria e ipotonia [20] che sembra renderliimpermeabili a qualsiasi stimolo.) La gravità e lasintomatologia dell'autismo variano molto da individuo aindividuo e tendono nella maggior parte dei casi amigliorare con l'età, in particolare se il ritardo

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mentale è lieve o assente, se è presente il linguaggioverbale, se un trattamento valido viene intrapreso inetà precoce. L'autismo può essere associato ad altridisturbi, ma è bene dire che spesso mascheral'intelligenza di una persona, e che esistono gradi diautismo differenti tra loro. Alcune persone autistichepossiedono per esempio una straordinaria capacità dicalcolo matematico, sensibilità musicale o altri talentiin misura del tutto fuori dell'ordinario, comerealizzare ritratti o paesaggi molto fedeli su telasenza possedere nozioni di disegno o pittura. Inoltre simanifestano nell'autismo: Ansità e disturbo del sonno.Sicuramnete l’autismo ha bisogno di un interventoprecoce, integrato tra famiglia-scuola-istituzioneintegrato con un percorso di riabilitazione che vaadattato alle caratteristiche soggettive, ricercate conuna attenta valutazione per ogni individuo. Nella fasediagnostica la collaborazione della famiglia èassolutamente necessaria e strutturata in colloqui equestionari specifici. Esistono diverse checklist cheindagano sulle aree critiche della malattia:

Funzioni comunicative Comportamento sociale Comportamenti ripetitivi

In una fase successiva, le valutazioni si approfondiscono inaree specifiche per stabilire lo stato intellettuale, lacapacità adattiva del comportamento, le funzioni senso-motorie e le condizioni neurofisiologiche correlate.

Per molti questa malattia è dovuta a un conflitto emotivo così le varie tecniche utilizzate per la cura, mirano proprioa stimolare le emotività del bambino e a creare un legame affettivo con i familiari.

Il contatto fisico e visivo che ha il genitore e ilbambino è molto intenso, il bambino è costretto in unabbraccio affettuoso, ma forzato, con uno dei genitori,in una posizione che obbliga all'incontro di sguardi,accompagnato da un linguaggio tenero e dolce ( baby-

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talking). La comunicazione diretta diventa quasiinevitabile e generalmente il bambino da chiuso epassivo si attiva improvvvisamente manifestando il suorifiuto, reazione valutata positivamente in quantoespressione intensionale di una sua volontà.

Metodo Etodinamico: Si svolge in una stanza spaziosadotata di attrezzature (tavolo, sedie, divani,giocattoli) in cui il bambino è libero di muoversi e diinteraggire in attività ludiche con il genitorepresente; al terapeuta spetta il compito di stimolare ilgenitore a essere propositivo verso il figlio.

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