L'acropoli prima del santuario

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VOLTERRA ALLE ORIGINI DI UNA CITTà ETRUSCA atti della giornata di studio in memoria di gabriele cateni volterra, 3 ottobre 2008 a cura di giovannangelo camporeale e adriano maggiani PISA · ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMIX

Transcript of L'acropoli prima del santuario

VOLTERRAALLE ORIGINI

DI UNA CITTà ETRUSCA

atti della giornata di studio

in memoria di gabriele cateni

volterra, 3 ottobre 2008

a cura di

giovannangelo camporeale e adriano maggiani

PISA · ROMAFABRIZIO SERRA EDITORE

MMIX

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SOMMARIO

Pietro Cerri, Fulvia Lo Schiavo, Edoardo Mangano, Andrea Pieroni, Cesare Bartaloni, Mariagiulia Burresi, Apertura 9

Adriano Maggiani, Gabriele Cateni e gli studi sulla protostoria della To- scana nordoccidentale 25Fulvia Lo Schiavo, Gabriele Cateni e il ripostiglio di Limone 39Filippo Delpino, Aspetti del momento iniziale dell’età del Ferro a Volterra 5@Giovannangelo Camporeale, Volterra nel Villanoviano recente. Apertu- re culturali 63Alexia Nascimbene, Volterra tra Villanoviano ii e Orientalizzante 87Fabrizio Burchianti, Anna Maria Esposito, L’ insediamento orien- talizzante e arcaico di Casalvecchio @9@Marisa Bonamici, L’acropoli prima del santuario 225Lisa Rosselli, Nuovi dati dalla necropoli delle Ripaie : i materiali sporadici 269Adriano Maggiani, Un cinturone villanoviano da Volterra 309Stefano Bruni, Importazioni corinzie a Volterra. Alcune note 333Giandomenico De Tommaso, I più antichi vetri di Volterra 349Elsa Pacciani, Filiberto Chilleri, I resti umani cremati dalla ne- cropoli della Guerruccia 353

L’ACROPOLI PRIMA DEL SANTUARIO

Marisa Bonamici

L’argomento della mia comunicazione è costituito da un cospicuo lotto di ceramiche dell’età del Bronzo e dell’età del Ferro che sono state recuperate

a più riprese in giacitura secondaria durante lo scavo del santuario dell’acropoli (Tav. i a), un’impresa patrocinata dal Comune di Volterra e affidata alla dire-zione scientifica di chi vi parla che dal @987 si svolge con campagne annuali in ideale continuità con l’opera di due illustri archeologi, D. Levi

1

@ e M. Cristofani. 2

Come ho già avuto occasione di evidenziare in varie sedi – ricordo la mono-grafia del 2003

3 e la mostra tenutasi a Volterra nel 2007 4 – rispetto alle comuni

conoscenze invalse dopo la pubblicazione di Cristofani del @973, le recenti cam-pagne di scavo (Fig. @) hanno portato alla luce una sequenza di fasi di vita e di strutturazioni edilizie amplissima, del tutto inaspettata e insolita anche rispetto alla situazione generale dei grandi luoghi di culto dell’Etruria. Dall’esplorazio-ne ormai più che ventennale è emerso infatti che la vita del santuario si svolge ininterrottamente dalla metà del vii secolo a.C. al iii secolo d.C., quindi per nove secoli di attività, passando senza ripercussioni apparenti attraverso mo-menti di cesura storica fondamentali, quali il compimento della formazione

In aggiunta alle consuete di «Studi Etruschi», in questo lavoro si utilizzano le seguenti abbrevia-zioni:

Atti xxxiv Riunione  Preistoria e Protostoria della Toscana, Atti della xxxiv Riunione Scientifica dell’Istituto  Italiano di Preistoria  e Protostoria  (Firenze,  @999),  Firenze, 200@.

L’età del Bronzo in Italia L’età del Bronzo in Italia nei secoli dal xvi al xiv a.C., Atti del Congresso (Viareggio, @989), «RdA», x, @99@-@992.

L’età del Rame D. Cocchi Genick, R. Grifoni Cremonesi, L’età del Rame in Toscana, Viareggio, @989.

Livorno @997  Dal Bronzo al Ferro, Catalogo della mostra (Livorno, @997-@998), a cura di A. Zanini, Pisa, @997.

Museo di Manciano   Museo di Preistoria e Protostoria della valle del fiume Fiora, a cura di N. Ne-groni Catacchio, Manciano, @987.

ppe Atti  Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti degli Incontri di studio, a cura di N. Negroni Catacchio, Firenze e Milano, @993 sgg.

Volterra 2003  Volterra. L’acropoli e il suo santuario, a cura di M. Bonamici, Pisa, 2003.Volterra 2007  Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei, Catalogo della mo-

stra (Volterra, 2007-2008), a cura di G. Cateni, Milano, 2007.Ringrazio gli amici Renata Grifoni Cremonesi, Tommaso Di Fraia e Giovanna Radi per l’aiuto com-

petente e affettuoso che mi hanno prestato nello svolgimento della ricerca. I disegni dei materiali sono stati eseguiti da Mario Epifani e Emanuele Taccola, le riprese fotografiche da Fausto Gabrielli, tecnici del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa.

@ D. Levi, Volterra. L’inizio degli scavi sul Piano di Castello, «ns», @928, p. 34 sgg.2 M. Cristofani, Volterra. Scavi 1969-1971, «ns», @973, suppl., p. 7 sgg.3 M. Bonamici, in Volterra 2003, passim.  4 Eadem, in Volterra 2007, p. 208 sgg.

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Fig.

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marisa bonamici

l’acropoli prima del santuario 227

urbana, ovvero l’instaurarsi del nuovo corso politico portato dalla romanizza-zione. Ma c’è di più, e da qui il titolo della mia comunicazione.

Il santuario fu fondato, o monumentalizzato, in un luogo che non era deser-to, ma aveva conosciuto una lunga vicenda abitativa, per essere stato individua-to nell’età del Rame e in seguito continuativamente occupato fino alla prima età orientalizzante, momento in cui si pone la costituzione dell’area sacra.

Tutto quanto riguarda le preesistenze rispetto alla vita di età storica del si-to lo deduciamo dalla cospicua quantità di materiali ceramici che sono stati rinvenuti in giacitura secondaria in varie zone dello scavo, ma con particolare frequenza nella terra di riempimento dei podii dei due templi ellenistici e in livelli di calpestio che insistono direttamente sulla roccia di base, ogni volta che si riesce ad attingerli nei nostri saggi in profondità.

Particolare attenzione merita il repertorio ceramico – circa mille frammen- ti – contenuto nel riempimento di una grossa faglia naturale della roccia (Tav. ii a-b) che fu colmata proprio per consentire la messa in opera del temenos an-tico dell’area sacra (Tav. i a), rimasto poi inglobato sotto il podio del tempio a (Tav. iii a).

È evidente come questo deposito, un cospicuo riporto eterogeneo non strati-ficato posto fisicamente sotto la struttura più antica dell’area sacra, rappresenti, anche visivamente, una sorta di summa, di sintesi in qualche modo, della fre-quentazione umana del sito durante la lunga epoca che precedette l’installazio-ne del luogo di culto.

Dell’argomento mi sono finora occupata cursoriamente, con una breve no-tizia nel catalogo della mostra “Dal Bronzo al Ferro”

1

@ e, in modo solo di poco più esteso, in un paragrafo nell’ambito della monografia del 2003 prima cita-ta,

2 dove alcune tavole di disegni e una notarella in sede di conclusioni possono essere sfuggite ai più. Vale dunque la pena che io ritorni più distesamente sul tema nel contesto specifico di questo colloquio e in ricordo di Gabriele Cateni che della protostoria volterrana è stato il pioniere.

Ma come si compone il repertorio ceramico del quale ci occupiamo in questa sede? La selezione dei materiali che si presenta analiticamente in Appendice, oltre al piccolo lotto già edito, evidenzia come primo dato di rilievo una se-quenza, e dunque una frequentazione umana, continua che esordisce nell’età del Rame per concludersi con l’Orientalizzante medio. Rimandando alla con-sultazione delle schede per i particolari della classificazione specifica di ogni singolo frammento, non posso dunque esimermi dal formulare qui alcune con-

@ M. Bonamici, M. Pistolesi, in Livorno @997, pp. @[email protected] Sui materiali di interesse per la problematica qui trattata cfr. M. Bonamici, M. Pistolesi, in Vol-

terra 2003, pp. 95-@0@, figg. 27-28 (prima anticipazione sul deposito del quale ci occupiamo in questo lavoro), p. @74 sgg., figg. 2-5 per i materiali protostorici rinvenuti sporadicamente in altri saggi dello scavo. Per l’interpretazione cfr. M. Bonamici, ivi, p. 5@7 sgg.

marisa bonamici228

siderazioni in merito, trattandosi di un’evidenza che risulta a tutti gli effetti straordinaria, se non unica.

Di particolare interesse appare il momento, l’Eneolitico, che vede l’indivi-duazione del sito, giacché la testimonianza dei due frammenti ceramici (nn. @-2) che qui si pubblicano (Fig. 8, nn. @-2; Tav. iii b), databili sicuramente nel-l’Eneolitico avanzato, si somma all’evidenza, ben più cospicua, della sepoltura collettiva di Montebradoni, ricca di un nutrito corredo di oggetti in metallo,

1

@ cui si aggiungono gli altri notevoli rinvenimenti del territorio, tra i quali, per limitarci al comprensorio della valle del Cecina, ricordiamo il complesso di Guardistallo

2 e la necropoli di Pomarance, località Le Stoppiacce. 3

Rispetto a questo stato di cose, da tempo noto, la scoperta di un insedia-mento nel sito eminente dell’acropoli costituisce un dato nuovo e di grande interesse almeno sotto due diversi punti di vista. In primo luogo infatti sembra configurarsi in nuce già da quest’epoca quello che sarà l’aspetto dell’aggregato protourbano nella sua articolazione canonica, con l’abitato ubicato sul terrazzo sommitale e poi sul sottostante pianoro e le sepolture ai piedi e nei dintorni della rupe.

4 In secondo luogo, nell’ottica di una possibile articolazione territo-riale, o comprensoriale, il sito dell’acropoli volterrana sembra emergere già in questa fase come un luogo strategico, di avvistamento e controllo rispetto ad un territorio circostante ricco di risorse minerarie.

Per utilizzare una periodizzazione introdotta da Carancini e divenuta or-mai classica, siamo infatti nel «primo orizzonte di metallurgia diffusa», che si colloca nel periodo evoluto ma non finale dell’Eneolitico, quando la presenza cospicua di oggetti di rame nel sito del futuro centro urbano (Montebradoni) e più in generale nelle località del comprensorio della valle del Cecina sopra menzionate sottende con ogni evidenza lo sfruttamento in atto delle miniere locali, nel nostro caso verosimilmente di quelle della zona di Montecatini Val di Cecina, dove si trovano anche giacimenti di rame nativo.

5

@ D. Cocchi Genick,  in L’età del Rame,  p.  32  sgg.,  fig.  @4, a;  più  recentemente L. Rosselli, V. Tinè, in Volterra 2007, pp. 42-45.

2 D. Cocchi Genick, in L’età del Rame, p. 36, fig. @5. Sul carattere composito del complesso, che impedisce di considerarlo come il corredo di un’unica tomba, cfr. R. C. De Marinis, Aspetti della metallurgia dell’antica età del Bronzo in Toscana, in Atti xxxiv Riunione, p. 262, nota 34.

3 D. Cocchi Genick, in L’età del Rame, p. 36, fig. @4, b.4 Sul rapporto nell’Eneolitico tra abitati e sepolture i dati sono non univoci, cfr. R. Grifoni Cre-

monesi, in L’età del Rame, p. 24@. Vedi tuttavia quanto osserva F. di Gennaro, Aspetti insediativi del-l’età del Rame nel Lazio settentrionale, in L’età del Rame in Europa, Atti del Congresso (Viareggio, @987), «RdA», vii, @988, p. 583 sg. circa l’ubicazione degli abitati di questa età nel Lazio, che predilige siti naturalmente difesi. Sui problemi della dislocazione degli insediamenti e degli itinerari cfr. da ultimo il lavoro di N. Chiarenza, I. Lambertini, Tipologie insediative nell’Eneolitico dell’Italia settentrionale e centrale, «Origini», xxviii, 2006, p. @37 sgg. e in part. per l’Italia centrale p. @58 sgg., dove si nota che la percentuale prevalente degli insediamenti è disposta su alture, in gran parte però di fascia inferio-re a quella del nostro sito. Dal lavoro emerge altresì come la ricerca e lo sfruttamento delle materie prime siano fattori determinanti nelle scelte abitative e nel costituirsi dei percorsi.

5 G. L. Carancini, Origini e primi sviluppi della metallurgia in Toscana nell’ambito delle fasi più antiche della protostoria, in Atti xxxiv Riunione, p. 235 sgg. e in part. p. 243 sgg.

l’acropoli prima del santuario 229

Una frequentazione assai ampia e una grande capacità di attrazione di que-sto distretto minerario pare testimoniata per quest’epoca anche dal fatto che strumenti metallici ricorrenti in ambito locale, come ad esempio pugnali tipo Remedello, pugnali tipo Gaudo (Fig. 2 a) e pugnali tipo Montebradoni (Fig. 2 b)

1

@ risultano inseriti in una circolazione a vasto raggio che coinvolge, oltre al distretto medio-tirrenico, regioni sia settentrionali che meridionali della peni-sola italiana.

2

Tornando ora al nostro insediamento dell’acrocoro volterrano, se è accettabi-le, come io ritengo, uno stretto collegamento di esso con il controllo dello sfrut-tamento minerario, non deve stupire la sua persistente vitalità durante il Bron-zo antico, vale a dire in un’epoca, quella del secondo e del terzo orizzonte della metallurgia diffusa,

3 nella quale l’area toscana restituisce una cospicua messe di evidenze e di ripostigli.

4 In questo contesto la valle del Cecina si inserisce bene con il gruppo delle sette asce (Fig. 3) conservate nel Museo Guarnacci di Volter-ra e provenienti dall’antica collezione del Museo,

5 cui si aggiunge l’attestazione a Pomarance di una alabarda tipo Calvatone

6 e a Guardistallo di due pugnali del tipo eponimo.

7 È da osservare a questo proposito come l’area di diffusio-ne di questi due tipi (Fig. 4 a) individui un ambito relativamente circoscritto, sostanzialmente incentrato sul distretto medio-tirrenico, segno forse dell’in-crementarsi e dello stabilizzarsi della richiesta da parte delle comunità locali.

E quanto a lavorazione locale del minerale metallifero, occorre riversare nel problema due interessantissime evidenze restituite da siti circonvicini rispetto al nostro comprensorio, quella di Campiglia località San Carlo, dove F. Fede-li

8 ha rinvenuto un insediamento dell’Eneolitico tardo con resti di lavorazione metallurgica e quella di Serrabottini presso Massa Marittima, da dove, grazie ad un recente recupero di un vecchio rinvenimento, conosciamo una panella di rame rapportabile ad attività fusoria in un contesto di Eneolitico-Bronzo antico.

9

@  Su questi tipi cfr. V. Bianco Peroni, I pugnali nell’Italia continentale, Stuttgart, @994 («pbf», vi, @0), risp. pp. @ sgg., 5 sgg., @2 sg.

2 Su questo tema cfr. da ultimo R. Grifoni Cremonesi, Le facies locali dell’Eneolitico toscano e loro rapporti con la cultura di Rinaldone, in Pastori e guerrieri nell’Etruria del iv e iii millennio a.C. La civiltà di Rinaldone a cento anni dalle prime scoperte, Milano, 2006 («ppe Atti», vii), p. @53 sgg.

3 Su questo cfr. G. L. Carancini, La metallurgia dell’antica età del Bronzo, in L’antica età del bronzo, Atti del congresso (Viareggio, @995), a cura di D. Cocchi Genick, Firenze, @996, p. 33 sgg. e in part. p. 38 sgg.

4  In generale si veda la relazione di D. Cocchi Genick, L. Sarti, Bronzo antico e medio, in Atti xxxiv Riunione, in part. p. 94 sgg., con carta di distribuzione a p. 97.

5 Valorizzate da G. Cateni, in Livorno @997, p. @93 sgg., figg. @[email protected] V. Bianco Peroni, op. cit. (supra, nota @), p. @5, n. 89, carta di distribuzione a tav. @02, a.7  Ivi, p. @6, nn. 90-9@, carta di distribuzione a tav. @02, a.8 F. Fedeli, Scavo di un insediamento eneolitico nel distretto minerario del Campigliese (li), in Tipologia

delle necropoli e rituali di deposizione. Ricerche e scavi, Milano, @995 («ppe Atti», ii 2), p. 73 sgg.9 B. Aranguren, M. Sozzi, Nuovi dati sulle attività estrattive e fusorie nell’età del Bronzo a Massa Ma-

rittima (Grosseto), in Materie prime e scambi nella Preistoria italiana, Atti della xxxix Riunione Scientifica 

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Fig. 2. a) Carta di distribuzione dei pugnali tipi Remedello e Gaudo (da Bianco Pe-roni, I pugnali nell’Italia continentale, tav. @00, a); b) Carta di distribuzione dei pugnali tipi Vecchiano, Ponte San Pietro e Montebradoni (da Bianco Peroni, I pugnali nell’Italia

continentale, tav. @0@, a).

a

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Fig. 3. Gruppo di asce del Bronzo antico nel Museo Guarnacci (da Livorno @997, fig. @26).

Passando ora al Bronzo medio, il piccolo nucleo di materiali restituito dal nostro deposito appare tuttavia significativo, nella misura in cui esso sembra indicare la compartecipazione del nostro insediamento alle due cerchie tipolo-

dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (Firenze, 2004), Firenze, 2006, p. @422 sgg. È opportuno ricordare a questo proposito che tracce di estrazione e lavorazione del minerale di rame sono state individuate anche in Liguria nella zona di Sestri Levante, cfr. R. Maggi, A. Del Lucchese, Aspects of the Copper Age in Liguria, in L’Età del Rame in Europa, cit. (p. 228, nota 4), p. 336 sg, fig. 3.

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Fig. 4. a) Carta di distribuzione delle alabarde tipo Calvatone e dei pugnali tipo Guar-distallo (da Bianco Peroni, I pugnali nell’Italia continentale, tav. @02, a); b) Ricostruzio-ne altimetrica della pendice meridionale della rupe volterrana (da Cateni, in Aspetti della cultura di Volterra etrusca fra l’età del Ferro e l’età ellenistica, fig. 3, rielaborazione

Bonamici).

a

b

l’acropoli prima del santuario 233

giche principali dell’ambiente centro-tirrenico, quella di Candalla che ha il suo fulcro nella vicina Versilia, e quella di Grotta Nuova ubicata nell’area meridio-nale di questo territorio.

1

@ In un contesto di questo genere spicca per interesse la presenza della ciotola carenata n. 8, che è forma tipica dell’ambiente terra-maricolo emiliano,

2 ad indicare probabilmente già da quest’epoca l’attivazione di contatti tra i due distretti che avranno pieno sviluppo nelle successive fasi del Bronzo recente

3 e finale.Come è noto a seguito di un’importante relazione che Cateni presentò in-

sieme a Maggiani in occasione del Convegno di Studi Etruschi tenutosi a Vol-terra nel @995,

4 proprio nella fase evoluta del Bronzo finale il sistema abitativo volterrano conosce un fondamentale salto di qualità, trasformandosi da abitato unico arroccato in un aggregato protourbano, con punti di occupazione dislo-cati sul pianoro sottostante all’acropoli ed emanati, a mio parere, dall’insedia-mento primario ivi stanziato.

5 Ad un momento di passaggio tra Bronzo finale ed età del Ferro si fa risalire inoltre l’attivazione della necropoli delle Ripaie,

6 ubicata ai piedi della rupe dalla parte di sud-est, destinata ad accompagnare il più antico sviluppo dell’aggregato protourbano come unico luogo di sepoltura fino alla fine della prima fase villanoviana.

Nello stesso tempo, il repertorio dei bronzi contenuti nei numerosi riposti-gli del distretto nord-occidentale della Toscana

7 evidenzia, come rilevò Cateni ormai più di trent’anni fa a proposito di quello di Limone,

8 rapporti specifici

@  Sull’articolazione della facies di Grotta Nuova in gruppi cfr. D. Cocchi Genick et alii, L’Italia centro-meridionale, in L’età del Bronzo in Italia, p. 7@ sgg.

2 Per la bibliografia e la citazione di confronti cfr. infra, scheda n. 8. Questa circostanza è giustamen-te rilevata da D. Cocchi Genick, art. cit. (nota precedente), p. 74, fig. @, b4.

3 Particolare interesse da questo punto di vista riveste l’insediamento di Fossa Nera di Porcari, sul quale cfr. A. Zanini, in Livorno @997, p. 68 sgg.; più recentemente si veda un ampio bilancio del pro-blema da parte di A. M. Bietti Sestieri, in A. M. Bietti Sestieri et alii, La protostoria della Toscana dall’età del Bronzo recente al passaggio alla prima età del Ferro, in Atti xxxiv Riunione, p. @34 sgg.

4 G. Cateni, Il Villanoviano i, in G. Cateni, A. Maggiani, Volterra dalla prima età del Ferro al v secolo a.C. Appunti di topografia urbana, in Aspetti della cultura di Volterra etrusca fra l’età del Ferro e l’età ellenistica e contributi della ricerca antropologica alla conoscenza del popolo etrusco, Atti del xix Convegno di Studi Etruschi e Italici (Volterra, @995), Firenze, @997, p. 43 sgg.

5 Sul problema della formazione urbana, per il quale lo scavo dell’acropoli ha recato un contributo di grande novità, cfr. infra, p. 236, nota @.

6 Dobbiamo ancora una volta a Cateni la prima notizia in sede scientifica su questo straordinario sepolcreto: G. Cateni, La necropoli villanoviana delle Ripaie a Volterra, in L’Etruria mineraria, Atti del xii Convegno di Studi Etruschi e Italici (Firenze-Populonia-Piombino, @979), Firenze, @98@, p. @93 sgg. Più recentemente si veda L. Rosselli, La necropoli delle Ripaie, in Volterra 2007, p. 56 sgg. e il contri-buto della stessa in questo volume. Di grande interesse su queste sepolture sono le osservazioni di A. M. Bietti Sestieri, art. cit. (supra, nota 3), p. @54, che ne evidenzia i forti tratti di omogeneità con l’ambiente felsineo e veneto.

7  In generale, sulla periodizzazione interna dei ripostigli di questo periodo si veda G. L. Caranci-ni, I ripostigli dell’età del Bronzo Finale, in Il Bronzo Finale in Italia, Atti della xxi Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (Firenze, @977), Firenze, @979, p. 63@ sgg.

8 G. Cateni, Il ripostiglio di Limone (Livorno), «StEtr», xlv, @977, p. 3 sgg.; più recentemente, Idem, in Livorno @997, p. 206 sgg. Nello stesso catalogo, p. 20@ sgg., cfr. una selezione di ripostigli e materiali isolati del Bronzo finale rinvenuti nel distretto della Toscana nord-occidentale. 

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dell’orizzonte metallurgico di questa zona dell’alta Toscana con l’ambiente settentrionale della penisola italiana, sia occidentale (armille tipo Zerba), sia orientale (coltellino-rasoio del tipo Fontanella-Oblekovice). In questo fran-gente, la documentazione dell’acropoli, pur nella sua modestia, sembra ri- specchiare la situazione di dinamicità e pluralità delle direttrici di scambio che coinvolgono il territorio nel momento in cui il suo centro primario si avvia a divenire un vero polo di aggregazione e ad assumere un ruolo egemone. Mi riferisco in particolare al piccolo nucleo dei frammenti ceramici che trovano precisi riferimenti nei castellieri della Liguria di Levante oltre che in ambiente veneto.

1

@

Nella medesima direttrice degli scambi che il distretto minerario dell’Etru-ria, e al suo interno Volterra, intrattiene e gestisce ora in forma organizzata con le regioni nord-orientali della penisola italiana

2 trovano infine la loro col-locazione alcuni frammenti ceramici del Villanoviano tardo (nn. 4@-43 e altri già editi) che trovano confronti specifici solo in ambiente felsineo e romagnolo. Degno di particolare attenzione mi sembra il frammento n. 43 pertinente ad una ciotola munita di largo orlo a tesa decorata con una fila di protuberanze a rilievo (Fig. @4, n. 43; Tav. v), giacché si tratta di una forma altrimenti del tut-to sconosciuta nella produzione ceramica dell’età del Ferro di ambiente tirre-nico settentrionale e meridionale, mentre ricorre frequentemente, con vari tipi di ornato sulla tesa, nel c.d. Villanoviano iv romagnolo ivi compreso il ricco corredo della tomba del Trono di Verucchio.

3

Infine, a tutt’altro ambiente ci riconduce il frammento di orlo n. 40, che ap-partiene ad un kyathos ornato a lamelle metalliche applicate, affine alla classe degli orcioli studiata da Bartoloni e Delpino e deve essere perciò attribuito a produzione tarquiniese.

4 Ciò contribuisce ad arricchire per Volterra il quadro già fervido di contatti con l’Etruria meridionale costiera così come emerse dieci anni fa in seguito alla scoperta della tomba del Guerriero di Poggio alle Croci, un complesso straordinario di bronzi di produzione etrusca meridionale databile nel Villanoviano evoluto, che fu prontamente pubblicato e pienamen-

@ Cfr. le schede nn. @5-@7, @9, 25, anche per la citazione di bibliografia e confronti. Sul problema, oltre al contributo di A. Zanini, Rapporti fra Veneto ed area medio-tirrenica nel Bronzo finale. Nuovi contributi per la definizione del problema, in Protostoria e storia del ‘Venetorum angulus’, Atti del xx Con-vegno di Studi Etruschi e Italici (Portogruaro-Quarto d’Altino-Este-Adria, @996), Pisa-Roma, @999, p. 307 sgg., cfr. A. M. Bietti Sestieri, loc. cit. (p. 233, nota 3).

2 A. M. Bietti Sestieri, L’Italia in Europa nella prima età del Ferro: una proposta di ricostruzione storica, «ac», l, @998, in part. p. 34 sgg.; Eadem, art. cit. (nota precedente), p. @50 sgg., dove giu-stamente si individua questa corrente come uno scambio direzionale avente come fondamento le risorse minerarie.

3 P. von Eles (a cura di), Guerriero e sacerdote, Firenze, 2002, p. 43 sgg., n. 46, tav. @6. Per altri con-fronti cfr. infra, scheda n. 43.

4 G. Bartoloni, F. Delpino, Un tipo di orciolo a lamelle metalliche. Considerazioni sulla prima fase villanoviana, «StEtr», xliii, @975, p. 3 sgg. e in part. p. @8 sg. e p. 35 sgg. per una interessante e tuttora valida rassegna degli scambi durante l’età del Ferro tra i due versanti dell’Etruria tirrenica.

l’acropoli prima del santuario 235

te valorizzato anche sul piano dell’esposizione museale dal compianto nostro amico.

1

@

Poche parole infine per commentare l’esigua rappresentanza di materiali orientalizzanti scelti per questa pubblicazione, tutti pertinenti a classi e forme già note dal santuario e già edite, se non per ribadire come questi materiali confermino per la chiusura del deposito sottostante al temenos un termine cro-nologico nel secondo quarto del vii secolo a.C.

Vengo ora alla parte conclusiva del mio discorso, lasciando ai colleghi studiosi di protostoria il compito di meglio contestualizzare i materiali di loro compe-tenza e riservandomi qualche considerazione sulla problematica della forma-zione urbana a Volterra, con le sue straordinarie premesse e la sua articolazione topografica che diverrà canonica.

Dalle presenze dei materiali ceramici sommariamente fin qui commentati emergono infatti elementi di giudizio importanti, che coinvolgono fondamen-talmente due ordini di problemi: il primo relativo alla configurazione del sito dell’acropoli in sé, come polo abitativo plurifase dotato di una straordinaria continuità, il secondo relativo al tema della formazione urbana e al ruolo del-l’insediamento dell’acropoli nel processo graduale della nascita della città.

Anzitutto la vicenda dell’acropoli: grazie ai nuovi rinvenimenti, il sito, già ri-tenuto marginale, si rivela ora, al contrario, come un vero central place, in altre parole un centro egemone, dove l’occupazione ha inizio precocemente nell’età del Rame ed è sostenuta poi da motivazioni forti, quali l’ubicazione eminente nell’ambito del contesto orografico, la visibilità, le potenzialità di avvistamen-to a vastissimo raggio, le caratteristiche di postazione difesa naturalmente, la possibilità di controllo su un territorio ricco di risorse minerarie che proprio in quest’epoca vengono individuate e sfruttate, insomma, tutte circostanze che sot-traggono il sito stesso alla normale dialettica di popolamento/spopolamento.

2

Un secondo aspetto del problema dell’acropoli riguarda il ruolo di questo sito nella dinamica della formazione urbana, un tema sul quale rimane fonda-mentale il lavoro di Cateni e Maggiani presentato nel convegno prima citato del @995, donde ripropongo come immagine particolarmente efficace, la rico-struzione altimetrica (Fig. 4 b) della pendice meridionale della rupe, con il ter-razzo dell’acropoli esposto verso sud-ovest, la necropoli delle Ripaie e un sito a mezza costa prospiciente la necropoli stessa, dove all’inizio degli anni novanta del secolo scorso fu raccolto durante lavori edilizi un piccolo lotto di ceramiche protovillanoviane (Fig. 5).

3

@ La tomba del Guerriero di Poggio alle Croci, a cura di G. Cateni, Firenze, @998.2 Sul concetto di central place e sui limiti della sua applicabilità in archeologia trovo utili le con-

siderazioni svolte da F. Cambi, N. Terrenato, Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Roma, 2006 (rist.), p. 24@ sgg.

3 G. Cateni, A. Maggiani, art. cit. (p. 233, nota 4), p. 43 sgg. Per la ricostruzione grafica che qui ri-proponiamo, rielaborata, si veda ivi, fig. 3. Questa ricerca è stata recepita in modo alquanto sommario e approssimativo nella monografia di M. Pacciarelli, Dal villaggio alla città, Firenze, 2000, p. @35 sg., fig. 78.

marisa bonamici236

Fig. 5. Gruppo di materiali protovillanoviani da un insediamento prospiciente lanecropoli delle Ripaie (da Cateni, in Aspetti della cultura di Volterra etrusca fra l’età del

Ferro e l’età ellenistica, fig. 2).

Ora nel modello di ricostruzione del processo così come proposto dai due stu-diosi, modello che conserva tutta la sua validità, i rinvenimenti del nostro scavo hanno introdotto un elemento di fondamentale novità, indicando l’acropoli come il centro propulsore di tutto il fenomeno insediativo, quale si conviene al luogo nel quale in epoca lontanissima era sorto l’antico nucleo abitato, destinato in una fase successiva a promanare verso il sottostante pianoro e gradualmente ad occuparlo (Fig. 6) fino a dare origine alla città storica. E va da sé che il valore ideologico del sito come luogo fondante della comunità fu riconosciuto preco-cemente, almeno dalla metà del vii secolo a.C. dalla comunità stessa e fu san-cito definitivamente con la costituzione del luogo di culto collettivo, pubblico.

1

@

@  Sul problema della formazione urbana e sul ruolo dell’acropoli cfr. M. Bonamici, in Livorno @997, p. @60; Eadem, in Volterra 2003, pp. 5@7-52@, donde è tratta la Fig. 6; Eadem, in Volterra 2007, p. 2@@.

l’acropoli prima del santuario 237

Fig.

6.

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Volte

rra

2003

, p. 5@

9).

marisa bonamici238

Non è facile individuare tra i centri urbani di antica formazione in Etruria una situazione analoga, dove il pianoro, ovvero lo spazio che ospita l’abitato proto-urbano, di solito individuato nel Bronzo finale

1

@ e capillarmente occupato nel Villanoviano, sia preceduto da un polo abitativo antico, ubicato su un’altura preminente e contigua, un polo che continui a vivere e a convivere con l’abi-tato sottostante.

Pur riservandomi di approfondire l’argomento estendendo l’indagine in mo-do sistematico anche oltre l’Etruria, mi sembra al momento che il caso più propriamente comparabile con la nostra acropoli sia quello della Castellina di Tarquinia rispetto al sottostante e adiacente pianoro della Civita (Fig. 7). Qui le ricognizioni di Alessandro Mandolesi hanno individuato tracce di una occupazione (materiali ceramici) il cui inizio si colloca nel Bronzo antico e che si protrae in seguito ininterrottamente fino ad età storica, con una rarefazione solo relativa al Villanoviano i.

2

2

Non è questa l’occasione per affrontare organicamente una simile problema-tica, ma non si può fare a meno di notare a questo proposito come nella miti-storia etrusca, che può avere conservato memorie collettive ataviche, Volterra da un lato e Tarquinia dall’altro, svolgano ambedue, ciascuna con la sua par-ticolare fisionomia, il ruolo comunque di città antichissime, primigenie, l’una (Volterra) come città fondatrice di città (nel caso Populonia),

3 oltre che centro di elaborazione della dottrina religiosa nazionale,

4 l’altra come città natale di Tarconte, il precursore di tutti gli Etruschi e il fondatore della loro disciplina, come colui che ne aveva raccolto i dettami direttamente da Tagete.

5

@ Ancora attuale, ad esclusione del caso Volterra, il bilancio del problema tracciato da M. Paccia-relli, Sviluppi verso l’urbanizzazione nell’Italia tirrenica protostorica, in La presenza etrusca nella Campa-nia meridionale, Atti delle Giornate di studio (Salerno-Pontecagnano, @990), Firenze, @994, p. 227 sgg; più recentemente cfr. Idem, op. cit. (p. 235, nota 3).

2 A. Mandolesi, La prima Tarquinia, Roma, @999, p. @38 sgg., donde è tratta la Fig. 7. Un caso in qualche modo analogo rispetto all’acropoli di Volterra potrebbe essere quello di Pisa, via Buonarroti (cfr. G. Radi, A. Zanini, in Livorno @997, p. 75 sgg., fig. 38 sgg.), con materiali che si dispongono dal-l’Eneolitico al Bronzo finale, ma le circostanze fortunose del recupero dei materiali in giacitura secon-daria impediscono di annoverare questo tra i casi di sicura continuità cronologica e topografica insieme.

3 Per la notizia cfr. Serv., ad Aen. x @72. Non è irrilevante in questa problematica il fatto che nel processo della formazione urbana le due città abbiano un comportamento del tutto diverso, a comin-ciare dal ruolo dell’acropoli, la cui occupazione, a Populonia, non risale oltre la ii fase villanoviana, come dimostrano i recenti scavi, cfr. V. Acconcia et alii, Poggio del Telegrafo (Piombino, li): saggi di scavo sull’acropoli di Populonia (pdt 2003), «RdA», xxi b, 2004-2005 [2006], p. @4 sgg. Per un bilancio recente dei problemi della formazione urbana a Populonia si veda G. Bartoloni, Populonia: l’insedia-mento della prima età del Ferro, in M. L. Gualandi, C. Mascione (a cura di), Materiali per Populonia, 3, Firenze, 2004, p. 237 sgg.

4 Un eminente personaggio della tarda società volterrana, Aulo Caecina, si assunse il compito, no-toriamente, di raccogliere in un’opera sfortunatamente andata perduta il corpus dottrinale della reli-gione etrusca, che egli aveva appreso dalle tradizioni familiari. Su questa figura cfr. P. Hohti, Aulus Caecina the Volaterran, in Studies on the Romanization of Etruria, Roma, @975 («airf», v), p. 409 sgg.

5 D. Briquel, Les Pélasges en Italie, Rome, @984, p. 225 sgg. e in part. p. 232 per il ruolo di eroe religioso.

l’acropoli prima del santuario 239

Abbiamo seguito così attra-verso le testimonianze dei no-stri frammenti ceramici la vi-cenda più antica dell’acropoli che sarà volterrana nelle sue tappe principali: un abitato arroccato (Eneolitico-Bronzo recente) che si fa centro pro-motore di un movimento di irradiazione del popolamento (Bronzo finale) per divenire poi esso stesso uno dei nuclei all’interno dell’aggregato pro-tourbano (età del Ferro), fino ad assestarsi definitivamente come santuario deputato ai culti poliadici, carico di va-lenze ideologiche e religiose.

Di fronte a questo straordi-nario caso di continuità e di forza propulsiva ci doman-diamo ancora una volta quale sia stata la ragione di fondo, il fattore determinante che nel lunghissimo periodo ha supportato una tale dinamica di sviluppo. Niente sappia-mo delle circostanze precise che indussero i primi abitatori – pastori e metallurghi – ad occupare questo sito di altura (550 m s.l.m.) e a stanziarvisi continuativamen-te, ma è certo che la loro scelta fu felicemente condizionata da due fattori di natura strutturale e dunque destinati a permanere nel tempo: la ricchezza dei giacimenti minerari e metalliferi del territorio circonvicino e la posizione del sito stesso in una sede dominante sul piano orografico e geografico. La rupe vol-terrana si colloca infatti alla confluenza di due valli, quella dell’Era

1

@ e quella del Cecina, che sono fino dalla preistoria due grandi vie di comunicazione, rispetti-

@ Non è casuale il fatto che questa zona stia rivelando una notevole vitalità nella preistoria soprat-tutto a partire dal Neolitico: si vedano vari contributi nel catalogo della mostra Preistoria e Protostoria tra Valdarno e Valdera, Pontedera, 2003. Di particolare interesse il lavoro di R. Grifoni Cremonesi, T. Telleschi, L’Eneolitico e l’età del Bronzo, ivi, p. 7@ sgg. dove si offre anche una rassegna aggiornata dei rinvenimenti nel comprensorio.

Fig. 7. Tarquinia, pianta dell’altipiano della Civita con l’acropoli della Castellina: in alto, fine xi-prima metà x sec. a.C; in basso, seconda metà x sec. a.C.

(da Mandolesi @999, fig. 62).

marisa bonamici240

vamente verso nord e il Valdarno e verso ovest e la costa. La valle del Cecina poi attraversa un territorio che pullula di giacimenti minerari, il cui sfruttamento anche in età storica e fino alla metà del secolo appena trascorso ha costituito l’at-tività economica fondamentale e il principale fattore di sviluppo del distretto.

1

@

Appendice

La scelta dei materiali che qui si presenta, da intendersi peraltro come un com-pletamento rispetto al nucleo già pubblicato, non è esaustiva della totalità dei reperti giacenti nel deposito del quale si è detto in apertura, per quanto de-purati della cospicua quantità di frustuli non identificabili ovvero scarsamente diagnostici, o infine semplicemente ripetitivi. Allo stesso modo non si tratta di una selezione proporzionale all’effettiva consistenza qualitativa e quantitativa del deposito, giacché l’esigenza prioritaria in questo lavoro era quella di eviden-ziare fase per fase la lunghissima vicenda dell’occupazione umana sull’acropoli, che esordisce nell’età del Rame per esaurirsi – ma questo solo nell’ottica che qui interessa – alle soglie dell’Orientalizzante medio. E va da sé che in questa operazione un’attenzione speciale è stata riservata ai materiali più antichi e più inaspettati del deposito – tali perciò da comportare un effettivo mutamento di prospettiva nell’interpretazione del sito – rispetto a quelli dell’età del Ferro e più recenti, frequentemente attestati e già largamente editi.

Rispetto ai materiali già pubblicati e che vanno considerati sul piano inter-pretativo congiuntamente a quelli qui editi, si ripresentano nuovamente in questa sede solo quei pezzi sui quali riteniamo di dovere nuovamente interve-nire, per apportare correzioni, modifiche o integrazioni.

Per quanto l’interesse precipuo di questo lavoro sia incentrato sul deposito del quale si è detto in apertura (materiali che recano nella sigla i numeri di us 248, 249/@-2, 0@05, 2@4), si è ritenuto opportuno al fine del nostro discorso non trascurare l’evidenza di taluni reperti provenienti da altri saggi del nostro sca-vo, nel caso che il loro contributo, come per il n. @ del nostro catalogo, avesse una particolare rilevanza per il problema che qui ci occupa.

@ Per le caratteristiche ambientali si veda A. Sestini, Introduzione all’Etruria mineraria: il quadro na-turale e ambientale, in L’Etruria mineraria, cit. (p. 233, nota 6), p. 3 sgg. e in part. p. @9; fondamentale circa il rapporto tra le riserve minerarie e gli insediamenti umani è tuttora il lavoro di M. Cristofani, Geografia del popolamento e storia economico-sociale nell’Etruria mineraria, ivi, p. 429 sgg. e in part. p. 433 sgg. Nelle biblioteche e negli archivi comunali della zona si conserva una cospicua documentazione che va dal xvi fino al secolo scorso riguardante le produzioni minerarie. Si veda a titolo indicativo: A. Marrucci, Panorama minerario del territorio volterrano alla metà del xvii secolo, «La Comunità di Po-marance», iv, 3, @990, p. 22 sgg.; Idem, I bagni e le moie del Volterrano alla metà del xvii secolo, ivi, xi, 2, @997, p. 37 sgg. In particolare sulla miniera di Montecatini si veda l’operetta La miniera cuprifera di Montecatini Val di Cecina. Memoria dell’Ingegner Aroldo Schneider, Firenze, @890 (ristampa 2002, a cura del Comune di Montecatini Val di Cecina); A. Riparbelli, Storia di Montecatini Val di Cecina e delle sue miniere, Firenze, @980, in part. p. 73 sgg. dove si tratta dell’attività mineraria dall’epoca granducale fino alla chiusura nel @906. Più mirato sulla situazione sociale in relazione allo sfruttamento minerario è il lavoro di M. Taddei, Montecatini Val di Cecina il paese del rame, Pisa, 2003.

l’acropoli prima del santuario 241

Per ragioni di brevità, nella descrizione dei singoli frammenti si prescinde dalla citazione di misure, stato di conservazione, contesto stratigrafico di rinve-nimento e si riduce all’essenziale l’apparato dei confronti.

Eneolitico-Bronzo antico iniziale@. Parete decorata (va 95.628.50) (Fig. 8, n. @; Tav. iii b).

Bibl.: M. Pistolesi, in Acropoli 2003, p. @75, n. @, fig. 2, @.Impasto semifine di colore rosso-bruno in frattura e nero in superficie.Frammento di parete con in basso accenno di attacco del piede. Superficie decorata

con finissimo tratteggio realizzato a spazzola.

A differenza di quanto è stato proposto in precedenza e nonostante che si regi-strino sporadiche attestazioni di questo tipo di ceramica in contesti più tardi,

1

@ ritengo che il nostro frammento sia da attribuirsi all’Eneolitico e costituisca una ulteriore presenza della i età dei Metalli in un distretto già ricco di testi-monianze, tra le quali spiccano per interesse la nota sepoltura di Montebradoni e quelle, non lontane, di Pomarance, località Stoppiacce e di Guardistallo.

2 Il trattamento della superficie a striature realizzate a spazzola è elemento tipico capillarmente diffuso nell’Eneolitico nel repertorio vascolare della Toscana set-tentrionale,

3 anche se non sconosciuto nel versante meridionale della regione. 4

La classe è documentata altresì in Liguria, nel castellaro di Uscio e nella grot-ticella sepolcrale di Val Frascarese (ge).

5

2. Orlo di poculo (va 00.249/2.4@8) (Fig. 8, n. 2; Tav. iii b).Bibl.: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Acropoli 2003, p. 97, n. 6, fig. 27, @2.Impasto grossolano di colore grigio chiaro con chiazze rossastre; superficie lisciata a

stecca con vacuoli e inclusi scistosi in evidenza.Orlo e parte di parete di poculo o bicchiere a corpo tronco-ovoide con orlo non di-

stinto, piatto. Immediatamente sotto l’orlo si conserva una bugna a base romboidale.

La decorazione a bugne, ovvero coppia di bugne, isolate poste sotto l’orlo o comun-que nella metà superiore del vaso è elemento tipico delle ceramiche eneolitiche della Toscana. Tipologie non dissimili rispetto al nostro esemplare sono attestate

 @ L. Domanico, Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, Grosseto), in L’età del Bronzo in Italia, p. 676 sg., contesto del Bronzo antico; M. Cipolloni Sampò, E. Remotti, Resti di sepoltura da un saggio di scavo presso Belverde di Cetona. Anno 1969, in Tipologia delle necropoli e rituali di deposizione, Milano, @995 («ppe Atti», ii @), p. @50, fig. 2, @, Bronzo medio.

 2 Su questi rinvenimenti cfr. letteratura supra, p. 228, note @-3. 3 La copiosità delle attestazioni mi esime da un censimento sistematico.  In generale  si veda D. 

Cocchi Genick, in L’età del Rame, p. @@7 sg.; più recentemente P. E. Bagnoli, N. Panicucci, La ceramica preistorica e storica dallo scarico di Ghezzano (Pisa), «RdA», xi, @993, p. @22, fig. 3, 8-9, con raccolta di altre attestazioni.

 4 P. Ucelli Gnesutta, A. Bertagnini, Grotta delle Settecannelle (Ischia di Castro - Viterbo), «RdA», xi, @993, p. 79, fig. 3, @8-20. 

 5 Archeologia dell’Appennino Ligure. Gli scavi del Castellaro di Uscio: un insediamento di crinale occupato dal Neolitico alla conquista romana, a cura di R. Maggi, Bordighera, @990, pp. @30, @58, fig. 79, 22.

marisa bonamici242

in ambito ligure (Castellaro di Uscio), 1

@ in Lunigiana, 2 in Versilia (Riparo dell’Am-

bra), 3 nelle grotte dei Monti Pisani,

4 a Corano presso Pitigliano, 5

5 a Ischia di Castro nella grotta delle Settecannelle.

6

6 Un esemplare in tutto simile al nostro ricorre nella tomba @8 della necropoli di Le Calle presso Manciano,

7

7 un altro, datato all’Eneoli-tico o inizio dell’età del Bronzo, si trova nella Grotta del Beato

8 e un terzo è stato rinvenuto nei livelli profondi, datati all’Eneolitico, della Grotta del Fontino.

9 Il tipo sembra persistere nel Bronzo antico

10

@0 fino al Bronzo medio (Paduletto di Col-tano).

11

@@ Sussiste infine la possibilità che il nostro frammento appartenga ad un bic-chiere monoansato del tipo attestato nell’insediamento dell’Isolone del Mincio.

12

@2

Bronzo antico-medio3. Orlo di olletta (va 89.249/@.3 + va 00.249/2.444) (Fig. 8, n. 3; Tav. iii b).

Bibl.: M. Pistolesi, in Acropoli 2003, p. @78, n. @3, fig. 2, @2.Impasto semifine di colore grigio bruno, con superfici interna ed esterna lisciate.Orlo e parte di parete di olletta con orlo non distinto leggermente inflesso, modellato

a gradino. Immediatamente sotto l’orlo cordone dal profilo irregolare, percorso da una serie di tacche sottili oblique forse ottenute con unghiate.

La forma e la posizione del cordone immediatamente sotto l’orlo trovano ri-scontro nel repertorio delle olle del Bronzo antico in particolare nei tipi carat-terizzati dall’orlo non distinto inflesso e parte superiore della parete convessa.

13

@3

Ben confrontabili con il nostro frammento risultano un esemplare dal livello @0, ma attribuito alla prima età del Bronzo, dalla Romita di Asciano

14

@4 e un

  @ Archeologia dell’Appennino Ligure, cit. (nota precedente), pp. @30, fig. 79, 2; @48, fig. 96, 250. 2 P. Perazzi et alii, Ricerche archeologiche in un’area della Lunigiana orientale: la valle del torrente

Catenella (comuni di Fivizzano e Casola in Lunigiana, Massa), in Atti xxxiv Riunione, p. 420, nota @2, fig. @, 8.  3 D. Cocchi Genick, in L’età del Rame, p. 20, n. @7, fig. 7, @9.

 4 Eadem, ivi, pp. 27, n. 23, fig. @0, a4; 30, fig. @@, 2.  5 Eadem, ivi, p. 70, n. 52, fig. 35, a2. 6 P. Ucelli Gnesutta, A. Bertagnini, art. cit. (p. 24@, nota 4), p. 77, fig. 3, @2. 7 N. Negroni Catacchio, Sala iv - L’età del rame, in Museo di Manciano, p. 265, tav. 93, b 3; cfr. 

anche Eadem, La cultura di Rinaldone, in L’età del Rame in Europa, cit. (p. 228, nota 4), p. 358 sg., fig. @2, 4-5 (Poggialti di Vallelunga).

 8 G. Radi, La Grotta del Beato Benincasa nel quadro delle culture dal neolitico all’età del bronzo in To-scana, Pisa, @98@, p. 73, fig. 23, n. 9.

 9 A. Vigliardi, La Grotta del Fontino. Una cavità funeraria eneolitica del Grossetano, Firenze, 2002, p. @04, fig. 34, 3.

 @0 F. Sammartino, in Livorno @997, p. 44, n. @0, fig. @7, Casa Saracino presso Rosignano Marittimo, esemplare di grandi dimensioni.

 @@ P. E. Bagnoli, A. Betti, in Terre e paduli, Catalogo della mostra (Coltano, @986), a cura di R. Mazzanti, Pontedera, @986, p. 74 sgg., fig. @7, nn. 5, @6.

 @2 A. Piccoli, R. Peroni, in L’età del Bronzo in Italia, p. 306, tav. vi, 7 (strato iv). Cfr. anche ivi, le olle nn. 5 e 8. 

 @3 D. Cocchi Genick, L’antica età del bronzo nell’Italia centrale, Firenze, @998, p. @72 sgg., forma @08, caratterizzata dal labbro tagliato obliquamente. Si vedano come riferimento generale anche le forme elencate ivi di seguito, non essendo possibile una classificazione precisa del nostro frammento a causa delle dimensioni esigue.

@4 R. Peroni, La Romita di Asciano (Pisa). Riparo sotto roccia utilizzato dall’età neolitica alla barbarica, «bpi», lxxi-lxxii, @962-@963, p. 329, tav. 37, 4.

l’acropoli prima del santuario 243

secondo dallo strato 9 del riparo dell’Ambra. 1

@ Meno frequente nel repertorio della prima età del Bronzo appare la decorazione del cordone a sottili unghiate, della quale tuttavia non mancano esempi.

2

2 Del tipo si conoscono attestazioni anche nella media età del Bronzo, come nell’insediamento di Valle Felici presso Cervia.

3

3

4. Orlo di olla (va 00. 249/2.443) (Fig. 8, n. 4).Impasto semifine di colore grigio rossastro in frattura, con superfici lisciate a stecca

di colore grigio chiaro all’esterno e rossastro all’interno.

Per la forma e la classificazione si veda l’esemplare precedente.

5. Orlo di olla (va 00.249/2.632) (Fig. 8, n. 5).Impasto grossolano di colore grigio con superfici lisciate a stecca con minuscoli va-

cuoli.

Forma e decorazione come i due esemplari precedenti.

6. Orlo di scodella (va 00.249/@.6) (Fig. 8, n. 6).Impasto grossolano di colore bruno con superfici interna ed esterna di colore grigio

con tracce di lisciatura a stecca e grossi inclusi scistosi in evidenza.Orlo lievemente ingrossato a taglio obliquo, al di sotto cordone orizzontale che con-

serva una sottile tacca obliqua.

La forma è documentata in contesti del Bronzo antico, come i livelli @-4 del deposito superiore della Grotta del Fontino (gr),

4 Casa Saracino presso Rosi-gnano Marittimo,

5 Fonteblanda, sito Valentina, area b. 6 La forma persiste nel

Bronzo medio, con profilo irrigidito e diversa decorazione (di solito cordone liscio e orlo a tacche).

7

@ D. Cocchi Genick, Il Riparo dell’Ambra. Una successione stratigrafica dal Neolitico tardo al Bronzo finale, Viareggio, @986, p. 72, fig. 23, 6, con commento e confronti a p. 89.

2 Si veda Archeologia dell’Appennino Ligure, cit. (p. 24@, nota 5), p. @30, fig. 8@, 62 (Castellaro di Uscio); P. Ucelli Gnesutta, A. Bertagnini, art. cit. (p. 24@, nota 4), p. 74 sg., fig. 3, 3, attribuito all’Eneo-litico (grotta delle Settecannelle). Il medesimo tipo di decorazione, applicato ad olle di forma diversa databili nella prima età del Bronzo ricorre nella Romita di Asciano, cfr. R. Peroni, art. cit. (p. 242, nota 9), pp. 329 sg., 337, tavv. 38, 4; 40, 7.

3 G. Bermond Montanari, in L’età del Bronzo in Italia, p. 379, fig. 4, n. 5.4 A. Vigliardi, in L’antica età del Bronzo, cit. (p. 229, nota 3), p. @@4, n. 7, fig. @. Più recentemente 

cfr. A. Vigliardi, op. cit. (p. 242, nota 9), p. 8@ sgg., fig. 26, 3, 7.5 F. Sammartino, in Livorno @997, p. 43, fig. @7, n. 4, variante priva di cordone, con presa. Si tratta 

della forma @7 della tipologia di D. Cocchi Genick, L’antica età del bronzo nell’Italia centrale, cit. (p. 242, nota @3), p. @0@ sgg., forma @7, fig. 9, con altre attestazioni.

6 G. Ciampoltrini, Insediamenti nella bonifica di Talamone (Orbetello, Grosseto): un contributo per l’in-sediamento perilagunare dell’età del Bronzo in Toscana, in Atti xxxiv Riunione, p. 535 sgg., fig. 3, 7.

7 D. Cocchi Genick, Classificazione tipologica e processi storici. Le ceramiche della facies di Grotta Nuo-va, Viareggio-Lucca, 200@, p. 254, forma 35@, b, fig. 63.

marisa bonamici244

Fig. 8. Materiali dall’acropoli. @-2: Eneolitico-Bronzo antico; 3-6: Bronzo antico-medio; 7-8: Bronzo medio.

1

Bronzo medio

7. Orlo di scodella (va [email protected]) (Fig. 8, n. 7; Tav. iii b).Bibl.: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. @74, nota 68, fig. 3, 3.Impasto semidepurato di colore grigio bruno con superficie interna lisciata a stecca

e scabra di colore bruno e superficie esterna di colore bruno chiaro.Scodella a vasca troncoconica con orlo lievemente assottigliato a margine arroton-

dato, munita di presa a forma arcuata che reca sul lato sinistro una coppia di solchi obliqui incisi a crudo.

2

3

4 5 6

7

8

l’acropoli prima del santuario 245

La forma, attestata nell’insediamento del Paduletto di Coltano, è diffusa nel-l’Italia centrale in contesti attribuibili al Bronzo medio 2a.

1

@

8. Ciotola (va 88.@@8.@) (Fig. 8, n. 8; Tav. iv a).Bibl.: M. Pistolesi, in Acropoli 2003, p. @76, n. 4, fig. 2, 3.Impasto grossolano di colore nero-bruno con superfici interna ed esterna accurata-

mente lucidate a stecca.Ciotola carenata con parete lievemente inclinata verso l’esterno e orlo non distinto

estroflesso con margine arrotondato.

Questa classe di ciotole, caratterizzata dal profilo sinuoso, carena posta nella parte bassa della vasca e orlo revoluto aggettante, è documentata in contesti attribuibili ad una fase avanzata del Bronzo medio sia nell’Italia centrale

2

2 che in Emilia e Romagna.

3

Bronzo medio-recente

9. Frammento di parete (va 00.249/2.708) (Fig. 9, n. 9).Impasto grossolano di colore rosso chiaro, con superficie interna ed esterna lisciata.

Sulla superficie esterna è applicato un cordone liscio che forma un motivo articolato non ricostruibile.

L’applicazione di cordoni lisci articolati a formare motivi complessi, non ignota nel Bronzo antico

4 è elemento tipico nell’Italia centrale delle produzioni cerami-che del Bronzo medio o medio-recente. Questo tipo di decorazione ricorre in Ver-silia,

5 in area pisana, 6 nel Livornese,

7 e in generale nella facies di Grotta Nuova. 8

@0. Presa (va 80.@0@.@@5) (Fig. 9, n. @0).Impasto grigio semidepurato con superficie lisciata di colore rosso chiaro, abrasa.Elemento a forma approssimativamente di cono schiacciato, con facce dissimmetri-

che, delle quali l’esterna maggiormente sviluppata.

@  Il nostro esemplare corrisponde alla forma 23c della classificazione di D. Cocchi Genick, Aspetti culturali della media età del Bronzo nell’Italia centro-meridionale, Firenze, @995, p. 37, forma 23, varietà c, fig. 6; più recentemente, Eadem, Classificazione tipologica, cit. (nota precedente), p. 26@ sg., forma 364, fig. 65, con altri confronti. 

2  Il nostro esemplare rientra nella forma 3@0 della classificazione di D. Cocchi Genick, Aspetti cul-turali, cit. (nota precedente), p. @95, forma 3@0, fig. @0@; più recentemente si veda Eadem, Classificazione tipologica, cit. (p. 243, nota 7), p. 2@4 sg., forma 298, fig. 49 (fase 2a). 

3 M. Bernabò Brea et alii, Ambiti culturali e fasi cronologiche delle terramare emiliane in base alla revi-sione dei vecchi complessi e ai nuovi dati di scavo, in L’età del Bronzo in Italia, p. 353, tav. 7, t 22 (Bronzo medio 3).  4 D. Cocchi Genick, op. cit. (p. 242, nota @3), p. 245, n. 239, fig. 63.

5 D. Cocchi Genick, Il Riparo del Lauro di Candalla nel quadro del Bronzo medio iniziale dell’Italia centro-occidentale, Viareggio, @987, p. 47 sg., fig. 26, 2 (Riparo del Lauro, strato 3); Eadem, in L’Età dei Metalli nella Toscana nord-occidentale, Catalogo della mostra (Viareggio, @985), a cura di D. Cocchi Genick, R. Grifoni Cremonesi, Pisa, @985, pp. 29@, fig. 9, 3 e 300, fig. @4 (Riparo della Roberta).

6 P. E. Bagnoli, N. Panicucci, art. cit. (p. 24@, nota 3), p. @20, fig. 5, 5.7 A. Zanini, in Livorno @997, p. 66, n. @5, fig. 32 (Calignaia, raccolta di superficie datata al Bronzo 

medio-recente).  8 D. Cocchi Genick, op. cit. (p. 243, nota 7), p. @08, n. 94, fig. 25.

marisa bonamici246

Questo genere di presa, applicata sull’orlo di piatti e, in posizione sormontante, sull’orlo di scodelle, ricorre frequentemente nel Bronzo medio

1

@ a partire dalla fase iniziale ed è tipico della facies di Grotta Nuova.

2

2 Se ne conoscono attesta-zioni anche nelle fasi recente e finale dell’età del Bronzo.

3

@@. Presa (va 00.249/2.6@3) (Fig. 9, n. @@).Impasto grossolano di colore grigio scuro, superficie esterna nera lucidata a stecca

con grossi inclusi scistosi in evidenza, superficie interna scabra per favorire l’aderenza alla parete del vaso.

Presa a linguetta a sezione triangolare.

Questo genere di prese, non sormontanti, è comune in forme chiuse nella me-dia età del Bronzo

4 ed è attestata anche in contesti del Bronzo medio-recente 5

e finale. 6

@2. Presa (va 00.249/2.803) (Fig. 9, n. @2).Impasto grossolano di colore nero con superficie levigata irregolare.

Forma e classificazione come l’esemplare precedente.

@3. Fuseruola (va 249/2.699) (Fig. 9, n. @3; Tav. iii b).Impasto depurato di colore grigio a chiazze rossastre, con superficie lisciata legger-

mente abrasa.Fuseruola a forma irregolarmente biconica compressa, percorsa da un foro che si al-

larga ad imbuto ad una delle estremità.

La forma ricorre in contesti databili al Bronzo medio 7 e perdura nel Bronzo

finale. 8

Bronzo recente

@4. Presa (va 00.249/2.645+407) (Fig. 9, n. @4; Tav. iii b).Impasto grossolano di colore bruno, con superficie lisciata di colore rosso chiaro. Presa di grandi dimensioni a forma di piastra triangolare, modellata con margini a

@ D. Cocchi Genick, Aspetti culturali, cit. (p. 245, nota @), pp. 27, forma 6 a-b, fig. 2; 45 sgg., for-me 37-38, figg. @0-@2.

2 D. Cocchi Genick, op. cit. (p. 243, nota 7), p. 286 sgg., forme 405, 4@4, 440, 449, 452, 453, fig. 7@ sgg.3 G. Radi, A. Zanini, in Livorno @997, p. 76, nn. 20-2@, fig. 39 (Pisa, via Buonarroti, Bronzo recen-

te-inizio Bronzo finale). Per il Bronzo finale cfr. N. Negroni Catacchio, Sorgenti della Nova. L’abitato del Bronzo finale, Firenze, @995, p. 353, fig. @34, @5. 

4 Cfr. senza pretesa di completezza M. Cipolloni Sampò, E. Remotti, art. cit. (p. 24@, nota @), p. @49, fig. 2, 3; P. E. Bagnoli, A. Betti, art. cit. (p. 242, nota @@), p. 74, fig. @3, 24-26.

5 L. Cherubini, in Livorno @997, p. 67, nn. 6, 9, fig. 33 (Vallescaia, Rosignano).6 M. Michelucci, Saturnia protostorica. Nuovi dati per una sintesi del problema, in Protovillanoviani e/o

protoetruschi. Ricerche e scavi, Firenze, @998 («ppe Atti», iii), p. @49, nn. 23, 27, 28, fig. 3. 7 P. E. Bagnoli, A. Betti, art. cit. (p. 242, nota @@), p. 77, fig. @8, 9; A. M. Bietti Sestieri et alii, 

in L’età del Bronzo in Italia, p. 443, fig. 3, @0 (territorio di Roma).8 N. Negroni Catacchio, op. cit. (supra, nota 3), p. 369 sgg., fig. @46, 74.

l’acropoli prima del santuario 247

Fig. 9. Materiali dall’acropoli. 9-@3: Bronzo medio-recente; @4: Bronzo recente.

spigolo vivo. Sulla faccia superiore si notano due lievi solcature dal profilo regolare che corrono parallele al margine.

Presa di grandi dimensioni che rimanda ad un recipiente dal diametro assai sviluppato probabilmente chiuso. Una presa di forma analoga e con una de-corazione simile è stata rinvenuta nell’insediamento di Fossa Nera di Porcari, datato al Bronzo recente-Bronzo finale iniziale.

1

@

@ A. Andreotti, A. Zanini, L’insediamento di Fossa Nera di Porcari (Lucca), «RivScPr», xlvii, @995-@996, p. 3@@, fig. 6, 5; A. Zanini, in Livorno @997, p. 72, n. 24, fig. 36.

9 10

11 12

13

14

marisa bonamici248

Bronzo finale

@5. Olla (va [email protected]+@3) (Fig. @0, n. @5; Tav. iv b).Impasto semidepurato con inclusi medi, di colore nero in frattura e bruno in corri-

spondenza delle superfici. Superficie esterna scabra, con porosità e zone di abrasione di colore grigio nerastro; superficie interna porosa di colore nero con sfumature ros-sastre.

Grazie alla perfetta analogia nell’impasto, il vasetto si può con buona verosimi-glianza ricostruire sulla base di due porzioni seppure non combacianti. Olletta a collo distinto svasato, corpo globulare compresso, fondo piano. All’attacco della spalla cordone rilevato recante una serie di tacche oblique di forma ellit-tica disposte con cadenza irregolare.

Forma e sintassi decorativa occorrono in contesti databili nel Bronzo finale, come gli insediamenti di Le Sparne presso Poggio Buco,

1

@ San Vincenzo Villa Salus,

2 di Stagno, 3 la Capriola di Camporgiano in Garfagnana.

4 La forma è at-testata altresì in ambito ligure, nei livelli del Bronzo finale del Castellaro di Uscio

5 e in ambito veneto, a Mariconda di Melara e a Villamarzana (ro). 6

@6. Olla (va 249/2.705) (Fig. @0, n. @6; Tav. iv b).Bibl.: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. 97, n. 2, fig. 27, 2.Impasto grossolano di colore nero, con superfici interna ed esterna lisciate di colore

rosso bruno, con vacuoli e inclusi scistosi affioranti.Olla a corpo cilindroide, orlo distinto estroflesso e spalla decorata da una fila di cup-

pelle a forma romboidale.

Questa classe di olle, caratterizzata da orlo estroflesso di norma a margine assottigliato e da una banda decorata all’attacco della spalla, è attestata nel distretto nord-occidentale della Toscana con esemplari dalla sintassi decora-tiva varia pur all’interno di una sicura omogeneità tipologica: in Versilia a Monte Lieto, con leggero cordone e cuppelle,

7 a Stagno, con leggero cordone a sottili tacche oblique,

8 a Camporgiano in Garfagnana, con orlo a tacche e

 @ A. Zanini, Insediamento del Bronzo Finale a Le Sparne di Poggio Buco (Pitigliano - gr), in Museo di Manciano, p. @89, n. @8, tav. 66.

 2 F. Fedeli, Nuovo insediamento protostorico sul litorale di San Vincenzo (li), «RdA», xii, @994-@995, p. 243, fig. 7, @.  3 A. Zanini, in Livorno @997, p. @@3, n. 47, fig. 65.

 4 G. Ciampoltrini, P. Notini, Nuovi documenti del Bronzo Finale dalla Capriola di Camporgiano (Lucca), «RdA», vi, @986-@987, p. 260, tipo 3, fig. 4, n. 492.

 5 Cfr. Archeologia dell’Appennino Ligure, cit. (p. 24@, nota 5), p. @34 sgg., fig. 99, 285. 6 Si vedano rispettivamente: L. Salzani, L’insediamento protoveneto di Mariconda (Melara - Rovigo),

rist. «Padusa», xx, @984, p. @73 sg., tavv. xi, 5; xii, 9; L. Salzani, A. Consonni, L’abitato protostorico di Villamarzana - Campagna Michela (ro). Scavi 1993, «Padusa», xli, 2005, p. 20, tav. 6, 4-5, fase @.

 7 B. M. Aranguren, in Museo Archeologico Versiliese Bruno Antonucci. Pietrasanta, a cura di E. Pari-beni, Viareggio, @995, p. 48, n. @2, fig. @4.

 8 A. Zanini, in Livorno @997, p. @@3, n. 47, fig. 65.

l’acropoli prima del santuario 249

Fig. @0. Materiali dall’acropoli. @5-@8: ceramiche protovillanoviane.

15

16

17

18

fila di cuppelle sulla spalla, 1

@ nei livelli del Bronzo finale del Castellaro di Uscio.

2

@7. Olletta (va 00.249/2.642) (Fig. @0, n. @7).Impasto semidepurato di colore grigio scuro con superficie interna lisciata legger-

mente porosa e superficie esterna con tracce di lucidatura.

@ G. Ciampoltrini, P. Notini, art. cit. (p. 248, nota 4), p. 256, tipo 2, fig. 5, 493.2 Archeologia dell’Appennino Ligure, cit. (p. 24@, nota 5), p. @34 sgg., fig. 82, 7@; fig. 88, @3@, @32, @36, @39.

marisa bonamici250

Olletta a corpo cilindroide con collo distinto estroflesso a margine leggermente in-grossato. All’attacco della spalla si distingue una decorazione che consiste in una serie di scanalature a forma di gocce allungate, dal fondo scabro.

La forma è facilmente inseribile in un orizzonte protovillanoviano, 1

@ così come la decorazione a fasci o bande di solcature verticali, per la quale si veda, a sco-po puramente indicativo, la serie degli ossuari dalla necropoli di Bismantova,

2

2 dove questo tipo di ornato figura lungo la linea di massima espansione.

@8. Olla (va 00.249/2.623) (Fig. @0, n. @8).Impasto semidepurato di colore grigio con inclusi di piccole dimensioni: superfici

interna ed esterna lisciate a stecca con minute particelle micacee in evidenza.Orlo ingrossato superiormente piatto con costa arrotondata e gola all’attacco con la

parete, verosimilmente ad andamento cilindroide.

Un esemplare ben confrontabile è stato recuperato durante ricognizioni di su-perficie in località La Puntata di Fonteblanda presso Talamone.

3

@9. Scodella (va [email protected]) (Fig. @@, n. @9).Impasto grossolano di colore grigio scuro con superficie interna ed esterna di colore

rosso bruno, lisciate e con inclusi in evidenza.Orlo e parte di parete di una scodella di grandi dimensioni a profilo troncoconico con

il bordo lievemente ingrossato decorato con impressioni digitali di forma romboidale.

La forma risulta assai rara in ambito toscano, dove mi è noto un solo esemplare ben confrontabile, proveniente dalla raccolta di superficie di Vallin del Man-dorlo presso San Vincenzo.

4 Al contrario, la classe è documentata frequente-mente in ambito settentrionale, nella Liguria orientale

5 e nel Veneto. 6

20. Scodella (va 00.249/2.508) (Fig. @@, n. 20).Impasto mediamente depurato di colore rosso chiaro, contenente numerosi inclusi

lapidei di piccole dimensioni. Superficie esterna ruvida con lievi segni di lisciatura; su-perficie interna lucidata a stecca.

Il frammento è ricostruibile come una scodella profonda tronco-conica con orlo non distinto assottigliato, al di sotto del quale è posto un cordone che con-serva due impressioni digitali di forma ellittica, oblique.

@  Si veda a mo’ di esempio N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 356, fig. @35, n. @9.2 M. Catarsi, P. L. Dall’aglio, La necropoli protovillanoviana di Campo Pianelli di Bismantova, Reg-

gio Emilia, @978, p. @5 sgg., tombe ii, xiii, xx, tavv. viii, xii, xv e passim.3 G. Ciampoltrini, Un contesto tombale del Bronzo finale nel Museo Civico di Orbetello, «bpi», lxxxiv, 

n.s. ii, @993, p. 496, fig. 5, @.4 F. Fedeli, Ricerche pre- protostoriche nel territorio di San Carlo (San Vincenzo, li). I materiali di Vallin

del Mandorlo, «RdA», xii, @994-@995, p. @64, n. 8, fig. 9, @8.5 S. Fossati et alii, Il castellaro di Vezzola (La Spezia), «RivStLig», xlviii, @982, p. @78 sgg., fig. 56, 

nn. 57 e 70.6 L. Salzani, A. Consonni, art. cit. (p. 248, nota 6), p. @6, tav. 2, 6, con confronti a Montagnana.

l’acropoli prima del santuario 251

Un buon confronto per forma e decorazione è dato da un esemplare rinve-nuto nello scavo dell’abitato di Farnese;

1

@ esemplari analoghi dalla raccolta di superficie di Poggio alle Fate (li).

2

2@. Scodella (va 89.255/4.9) (Fig. @@, n. 2@; Tav. iv b).Bibl: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. @74, nota 70, fig. 3, 6.Impasto depurato compatto, di colore grigio, con superfici interna ed esterna ben

lisciate di colore rosso chiaro.Scodella ovvero olla a larga apertura con orlo non distinto inflesso.

Immediatamente sotto l’orlo è posto un fascio di sette linee incise con anda-mento irregolare, marginato in basso da una sequenza di brevi segmenti a cor-dicella. Più in basso rimane l’estremità di un fascio di tre solcature oblique, parte di un motivo decorativo forse a zig-zag, pertinente con ogni verosimi-glianza alla banda di motivi a zig-zag staccati che è consueta su questa forma.

Si tratta in genere di scodelle o anche di olle munite di anse o prese la cui sintassi decorativa si compone di: fascio di solcature sotto l’orlo, quasi sempre presente, banda di zig-zag sulla spalla, frequente uso di linee o segmenti a cor-dicella per ornati accessori. Esemplari con decorazione non identica, ma simile sono noti da Sorgenti della Nova

3

3 e da altre località del Viterbese. 4 Il tipo è

documentato anche a Villa Cassarini presso Bologna. 5

22. Scodella (va 00.249/@.7) (Fig. @@, n. 22).Impasto semidepurato di colore grigio con superfici lisciate, l’esterna ben levigata,

l’interna rugosa e irregolare.Scodella di grandi dimensioni con corpo globulare e orlo non distinto inflesso, leg-

germente ingrossato dalla parte esterna. Il profilo dell’orlo, pur nelle ridotte dimen-sioni, mostra un andamento leggermente ondulato, non interpretabile come una con-formazione a turbante.

La forma è attestata a Valdicastello in Versilia, 6 nell’abitato di Sorgenti della

Nova 7 e a Tolfa, raccolta di superficie.

8 Un esemplare di forma identica, ca-ratterizzato dall’orlo ingrossato nella parte superiore, decorato, proviene dalla

@ D. Rossi, L’abitato protovillanoviano di Farnese (vt), in Museo di Manciano, p. @66, n. 5, tav. 60.2 A. Zanini, in Livorno @997, p. 88, nn. @2 (per la forma delle tacche) e @4 (per la forma dell’orlo).3 N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 353, fig. @34, @4; vedi anche B. Raposso, A.

Passoni, Sorgenti della Nova. Analisi dei dati stratigrafici per una cronologia interna dell’abitato, in Proto-villanoviani e/o protoetruschi, cit. (p. 246, nota 6), p. @0@, fig. 3, a, Bronzo finale 3.

4 F. di Gennaro, Forme di insediamento tra Tevere e Fiora dal Bronzo Finale al principio dell’età del Ferro, Firenze, @986, p. 53 sgg., fig. 7, @ (scodella con orlo non sottolineato) da Poggio Evangelista; p. @@0 sg., fig. 25 c, 3 (olla ansata), da Monte Roncione.

5 L. Kruta Poppi, L’insediamento protostorico di Villa Cassarini a Bologna, in Atti della xix Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria in Emilia e Romagna (Emilia e Romagna, @975), Firenze, @976, p. 338, fig. 9, @7.

6 B. M. Aranguren, art. cit. (p. 248, nota 7), p. 50, n. 2, fig. @5.7 N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 353, fig. @34, @2.8 F. di Gennaro, op. cit. (supra, nota 4), p. @2@, figg. 27, c @; 28, 6 (con attacco di ansa).

marisa bonamici252

Fig. @@. Materiali dall’acropoli. @9-23: ceramiche protovillanoviane.

19

20

21

22

23

necropoli di Nomadelfia, attribuita al Villanoviano iniziale, o meglio, ad epoca di passaggio dal Bronzo finale al Villanoviano i.

1

@

23. Scodella (va 00.249/2.43@) (Fig. @@, n. 23).Impasto depurato di colore grigio scuro; superficie interna ed esterna levigata con

minuscole particelle di mica in evidenza.Scodella a corpo globulare con orlo non distinto, inflesso.

@ G. Bergonzi, Ricerche protostoriche nei dintorni di Roselle, «StEtr», xli, @973, p. @0, fig. 5, @.

l’acropoli prima del santuario 253

Il frammento, per quanto privo di elementi decisivi per la classificazione, ap-pare con una certa probabilità attribuibile ad una forma documentata in ambi-to protovillanoviano, negli abitati di Sorgenti della Nova

1

@ e dell’Osteriaccia di Punton di Villa (Ischia di Castro).

2

24. Scodella (va 00. 249/2.438) (Fig. @2, n. 24).Impasto depurato di colore grigio bruno, contenente radi inclusi lapidei di gran-

di dimensioni. Superficie esterna ben levigata a stecca, superficie interna più irrego- lare.

Forma e classificazione come l’esemplare precedente.

25. Ciotola (va 00. 249/@.65) (Fig. @2, n. 25).Impasto grossolano di colore grigio brunastro con superfici interna ed esterna rugose

e scabre, con vacuoli e particelle micacee in evidenza.Fondo di piccola ciotola a vasca troncoconica, munito di piede a tromba a profilo

esterno obliquo e interno arcuato.

Si tratta di una forma documentata in contesti del Bronzo finale nella Toscana sia meridionale che settentrionale, così come in ambiente veneto.

3

3 Nel distretto nord-occidentale della Toscana l’unico esemplare finora conosciuto era quello della Capriola di Camporgiano.

4

26. Ciotola (va 00.249/@.63) (Fig. @2, n. 26; Tav. iv b).Impasto semidepurato di colore grigio scuro in frattura e grigio più chiaro con chiaz-

ze beige in superficie. Superficie interna lisciata a stecca, opaca; superficie esterna più accuratamente levigata.

Ciotola con vasca a calotta relativamente poco profonda, con orlo assottigliato e leg-germente ingrossato al margine interno.

Ansa a maniglia con sezione a bastoncello, impostata sotto l’orlo e sormontante.

Questo tipo di ciotola è attestato in contesti protovillanoviani soprattutto di abitato a partite dalla fase media e perdura nel Villanoviano iniziale. Le oc-correnze si addensano nella valle del Fiora, a Sorgenti della Nova,

5 a Poggio Buco,

6 a Sorano. 7 Numerosi esemplari di sagoma più profonda globulare sono

@ N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 362 sgg., fig. @4@, 46.2 F. di Gennaro, Recenti indagini nei comuni di Pitigliano e Ischia di Castro, in Museo di Manciano, p. 

@53 sgg., tav. 57, 2.3 Attestazioni raccolte da A. Zanini, Rapporti fra Veneto ed area medio-tirrenica nel Bronzo finale.

Nuovi contributi per la definizione del problema, in Protostoria e storia del ‘Venetorum angulus’, cit. (p. 234, nota @), p. 3@3, fig. 3, n. 4.

4 G. Ciampoltrini, P. Notini, art. cit. (p. 249, nota @), p. 26@, n. 437, fig. 5.5 N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 35@, fig. @33, @; B. Raposso, A. Passoni, art.

cit. (p. 25@, nota 3), p. @0@, fig. 2, a.6 A. Zanini, art. cit. (p. 248, nota @), p. @87, tav. 65, 8, da Le Sparne di Poggio Buco.7 A. Zanini, Tre ossuari ed una ciotola di copertura del Bronzo Finale dal territorio di Sorano, in Proto-

villanoviani e/o protoetruschi, cit. (p. 246, nota 6), p. 523, fig. @, 4.

marisa bonamici254

Fig. @2. Materiali dall’acropoli. 24-3@: ceramiche protovillanoviane.

24

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28

29

30

31

stati rinvenuti nell’abitato di Poggio Cretoncini (Tarquinia), attribuito al Vil-lanoviano iniziale.

1

@

27. Ciotola (va 249/2.686) (Fig. @2, n. 27).Impasto semidepurato di colore grigio chiaro. Superficie interna ben levigata; super-

ficie esterna lisciata con estese abrasioni.Fondo di forma aperta con umbilico rilevato.

@ C. Iaia et alii, Tarquinia. Scavo in un settore dell’abitato ‘villanoviano’ in località Poggio Cretoncini, ivi, p. 483, fig. 2, 3.

l’acropoli prima del santuario 255

Per la qualità dell’impasto questo fondo è da attribuirsi con ogni verosimi-glianza all’esemplare di cui alla scheda precedente o, più probabilmente, ad un esemplare della stessa forma, di dimensioni più ridotte.

28. Ciotola (va 00.249/2.53@) (Fig. @2, n. 28).Impasto mediamente depurato di colore grigio bruno all’esterno e grigio all’interno.

Superfici interna ed esterna lisciate a stecca, ruvide.Ciotola con carena nella parte superiore, orlo assottigliato leggermente rientrante,

vasca profonda, troncoconica.

La forma è documentata in contesti del Bronzo finale, a San Vincenzo, Villa Salus,

1

@ nella necropoli di Villa del Barone presso Populonia, 2 nell’insediamento

di Fossa 5 nell’area dell’ex lago di Bientina 3 e nei livelli sottostanti alla stipe

votiva di Ripa Maiale (Allumiere). 4

29. Ciotola (va 90.3@0.@) (Fig. @2, n. 29; Tav. iv b).Bibl: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. @74, nota 67, fig. 3, 5.Impasto depurato di colore nero con superficie interna lisciata a stecca e superficie

esterna con tracce di lucidatura. Ciotola a vasca profonda con orlo non distinto inflesso leggermente ingrossato nella

parte interna.Al di sotto dell’orlo decorazione che consiste in un motivo a zig-zag ramificati otte-

nuto con un fascio di quattro linee incise irregolarmente.

Un motivo decorativo analogo, realizzato però con linee a falsa cordicella, com-pare su una ciotola di forma analoga da Fossa Nera di Porcari, area @,

5 nonché su un esemplare da Volterra stessa, necropoli delle Ripaie.

6

30. Ciotola (va 00.249/2.637) (Fig. @2, n. 30; Tav. iv b).Impasto semidepurato di colore grigio scuro con superfici interna ed esterna accura-

tamente lisciate con tracce di lucidatura.Ciotola carenata con orlo verticale a margine assottigliato. Si conserva (parzialmen-

te?) una decorazione costituita da un fascio di linee oblique a chicco di riso.

Un esemplare del tutto analogo per forma e decorazione proviene da Narce, datato tra Bronzo finale ed età del Ferro iniziale.

7

@ F. Fedeli, art. cit. (p. 248, nota 2), p. 245, fig. @0, 2.2 F. Fedeli, La necropoli protovillanoviana di Villa del Barone (Piombino, li), «RdA», xxi a, p. 93, h2, 

fig. 77 a.3 G. Ciampoltrini, A. Andreotti, L’insediamento protostorico di Fossa 5 della Bonifica di Bientina

(Pisa), «bpi», lxxxiv, @993, p. 5@@, fig. 4, @3.4 V. D’ercole et alii, Nuovi dati dalla stipe votiva di Ripa Maiale (Allumiere-Roma), in Protovillanoviani

e/o protoetruschi, cit. (p. 246, nota 6), p. 530, fig. 2,6.5 A. Andreotti, G. Ciampoltrini, in Livorno @997, pp. @36, @44, fig. 82, 2.6 G. Cateni, in Livorno @997, p. @82, fig. @@9, 2.7 R. Peroni, M. A. Fugazzola, Ricerche preistoriche a Narce, «bpi», lxxviii, @969, p. 98, fig. 6, 4.

marisa bonamici256

3@. Parete decorata (va 08.052@. 409) (Fig. @2, n. 3@; Tav. iv b).Impasto depurato di colore grigio con superficie interna abrasa ed esterna scabra.Frammento di parete di forma chiusa recante parte di una banda decorata costituita

da fasci di solcature incise, obliqui e disposti a zig-zag.

Si tratta di una sintassi decorativa alquanto comune. In una realizzazione as-sai simile alla nostra per l’altezza relativamente ridotta delle bande e per il tratteggio rado il motivo compare sulla spalla della nota ciotola-attingitoio di Sorgenti della Nova

1

@ e su un frammento di parete da Vallin del Mandorlo (San Vincenzo).

2

2 In redazione diversa il motivo compare anche su materiali da Fossa 5 nel Bientina

3 e da Stagno. 4

32. Parete decorata (va 00.249/2.377) (Fig. @3, n. 32; Tav. v).Impasto depurato di colore grigio chiaro, con superficie interna lisciata a stecca e

superficie esterna levigata, opaca.Piccolo frammento di parete di forma chiusa che conserva parte di una decorazione

composta da un fascio orizzontale di linee a cordicella dal tracciato irregolare e, al di sotto, una fila di cuppelle profonde a cuneo.

Ornamenti composti interamente da linee a cordicella sono attestati su cera-miche da Fossa 5 nel Bientina,

5 oltre che nella necropoli di Poggio La Pozza. 6

Cuppelle a cuneo di forma identica a quelle del nostro esemplare compaiono su un’olla da Sorgenti della Nova,

7 mentre non mi sono note decorazioni che combinino i due tipi di ornato.33. Parete decorata (va 00.249/2.375) (Fig. @3, n. 33; Tav. v).

Impasto semidepurato di colore grigio scuro, con superficie interna ben lucidata e superficie esterna levigata, opaca.

Frammento di parete con piccola porzione di ornamento che consiste in un fascio di solcature piegato ad angolo, ovvero interrotto, contornato da grossi punti impressi.

Questo tipo di decorazione, a fasci incisi marginati da file di punti, è molto comune nel repertorio ceramico del Bronzo finale. In particolare, per un mo-tivo angolato ovvero a scaletta come doveva comparire sul nostro frammento si vedano materiali da Pisa, via di Gello

8 e da Stagno. 9

34. Parete decorata (va 00.249/2.376) (Fig. @3, n. 34; Tav. v).Impasto depurato di colore nero con superficie interna lisciata e lucidata, superficie

esterna opaca.

@ N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 353, n. @3, fig. @34.2 F. Fedeli, art. cit. (p. 250, nota 4), p. @78, n. 39, fig. @6, 54.3 A. Andreotti, G. Ciampoltrini, in Livorno @997, p. @44, n. 8, fig. 83 (area 3).4 A. Zanini, ivi, p. @@3, n. 39, fig. 64.5 A. Andreotti, G. Ciampoltrini, ivi, p. @35 sgg., nn. @-2, @9, 26-27, fig. 82 sgg.6 R. Peroni, Allumiere. Scavo di tombe in località “La Pozza”, «ns», @960, p. 35@, tomba 2, 2, fig. @2.7 N. Negroni Catacchio, op. cit. (p. 246, nota 3), p. 356, fig. @35, @9.8 S. Bruni, in Livorno @997, p. 99, nn. 2@, 30, figg. 56-58.9 A. Zanini, ivi, p. @@4, n. 6@, fig. 66.

l’acropoli prima del santuario 257

Fig. @3. Materiali dall’acropoli. 32-34: ceramiche protovillanoviane; 35-37: ceramiche villanoviane.

32 33 34

35

36

37

Decorazione costituita da una sequenza di fasci di solcature formanti motivi a trian-golo duplici che racchiudono nell’intercapedine file di punti impressi. Nella parte in-feriore tre linee incise sottilissime parallele, trasversali.

Questo genere di sintassi ornamentale compare su ossuari protovillanoviani da Puntone al Norcino

1

@ e da Sticciano Scalo. 2

2

 � L. Domanico, Analisi degli indicatori cronologici dalle necropoli del Bronzo Finale in Etruria, in Pro-tovillanoviani e/o protoetruschi, cit. (p. 246, nota 6), p. 59, 3 a, 4.

2 A. Zanini, La necropoli del Bronzo Finale di Sticciano Scalo (gr), «StEtr», lx, @994 [@995], p. 34, n. 24, fig. @5.

marisa bonamici258

Età del Ferro

35. Orlo di biconico (va 00.249/2.620) (Fig. @3, n. 35).Impasto grossolano di colore grigio scuro, con superficie interna modellata a mano

priva di segni di steccatura e superficie esterna fortemente corrosa. Parte superiore di un biconico con orlo distinto fortemente estroflesso.

Attribuibile genericamente ad epoca villanoviana.

36. Fondo di biconico (va 00.249/2.389) (Fig. @3, n. 36).Impasto semidepurato di colore bruno rossastro con superficie scabra; in corrispon-

denza dell’attacco della parete tracce di lucidatura e colore nerastro. Fondo di forma chiusa, probabilmente un biconico con accenno di piede ad anello

lievemente incavato nella parte inferiore.

Genericamente attribuibile ad età villanoviana.

37. Parete decorata (va 00.249/2.369+367+370) (Fig. @3, n. 37; Tav. v).Bibl: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. 97, n. 4, fig. 28, 3.Impasto semidepurato di colore grigio scuro, con superfici interna ed esterna ben

lisciate, opache, con miche lucenti finissime in evidenza. Decorazione eseguita con pettine a quattro punte: fascia orizzontale sopra la quale rimane parte di un motivo a meandro multiplo spezzato.

Si pubblica di nuovo questa porzione di parete poiché il recente riesame dei materiali ha comportato la ricomposizione del frammento precedentemente edito con altri frustuli contigui. Si è ottenuta così una porzione della parte in-feriore di un biconico decorato con il motivo del meandro multiplo, frequen-temente attestato su cinerari di Volterra e dei territori limitrofi nella i fase villanoviana fino all’inizio della ii fase e già documentata tra i reperti del santuario.

1

@

38. Parete decorata (va 00.249/2.368+373+372) (Fig. @4, n. 38; Tav. v).Impasto semidepurato di colore grigio scuro con superfici di colore nero, l’interna

scabra con tracce di lavorazione a stecca, l’esterna levigata.Porzione di parete pertinente alla parte superiore di un biconico, con decorazione

ottenuta con pettine a quattro punte: in basso fascia orizzontale continua, sormontata da meandro multiplo interrotto.

Per la classificazione cfr. scheda precedente.

39. Parete decorata (va 00.249/2.84) (Fig. @4, n. 39; Tav. v).Impasto semidepurato di colore nero con superfici interna ed esterna ben lisciate,

opache.Decorazione realizzata con pettine a quattro punte, costituita da una fascia continua

sormontata da un meandro spezzato.

@ Per la citazione di confronti si rimanda a M. Bonamici, in Volterra 2003, p. @85, n. 4, fig. 4, 4.

l’acropoli prima del santuario 259

Fig. @4. Materiali dall’acropoli: ceramiche villanoviane.

38 39

40 41

42

43

Per la classificazione cfr. schede precedenti.

40. Kyathos (va 00.0@05.@) (Fig. @4, n. 40; Tav. v).Impasto depurato di colore grigio scuro con superficie recante tracce di lucidatu-

ra.Orlo di forma aperta estroflesso, con margine assottigliato. Sulla superficie esterna

rimane l’impronta di un ornato di lamelle metalliche applicate, costituito da due sottili segmenti orizzontali disposti in modo sfalsato.

Per quanto consentono di giudicare lo stato di conservazione e le dimensioni

marisa bonamici260

ridotte, il frammento sembra potersi ricondurre ad un kyathos del tipo del-l’esemplare dalla tomba 284 della necropoli del Sorbo,

1

@ attribuibile ancora alla i fase. Sulla base della qualità dell’impasto dovrebbe trattarsi di un esemplare di importazione, probabilmente da Tarquinia.

4@. Ciotola (va 00.249/2.89) (Fig. @4, n. 4@).Impasto depurato di colore rosso in frattura con superfici interna ed esterna nere,

opache, con minutissime particelle di mica in evidenza.Ciotola con vasca a calotta, orlo non distinto fortemente rientrante con margine

assottigliato. Banda decorativa marginata da due linee orizzontali a falsa cordicella e consistente in una serie di segmenti obliqui composti da due linee a cordicella che rac-chiudono una fila di rade impressioni rettangolari.

La forma, caratterizzata dalla curvatura accentuata della vasca, trova confronti in ambiente felsineo,

2

2 così come la decorazione, 3 che ricorre anche su un’altra

ciotola, già edita, 4 dal medesimo strato dell’esemplare qui in esame. Sulla base

dei contesti felsinei la datazione si pone tra fine viii e inizio del vii secolo a.C.

42. Parete decorata (va 00. 2@4.@-2) (Fig. @4, n. 42; Tav. v).Impasto fine ben depurato di colore bruno in frattura, con superfici interna ed ester-

na nere. Sulla superficie interna, opaca, rimangono tracce della levigatura a stecca; sulla superficie esterna, lucidata, leggere abrasioni.

Nella parte alta del frammento leggerissimo cordone orizzontale rilevato posto tra due linee a cordicella che racchiudono una serie di segmenti obliqui anch’essi a cordicella.

Sia la qualità della pasta che la decorazione rimandano al Villanoviano finale, mentre la sagoma cilindroide restituita dal frammento potrebbe, molto dubi-tativamente, essere ricostruita come una situla,

5 ovvero una cista, 6 o anche un

sostegno, tutte forme note in ambiente emiliano e romagnolo, in contesti di fine viii-inizio vii secolo a.C.

43. Ciotola (va 00.249/@.@) (Fig. @4, n. 43; Tav. v).Bibl.: M. Bonamici, M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. 97, n. @, fig. 27, 6.Impasto depurato di colore grigio con sfumature brune, con superfici interna ed

esterna lisciate a stecca e inclusi scistosi in evidenza.

@ R. Vighi,  Il sepolcreto arcaico del Sorbo, «MonAntLinc», xlii, @955, col. @04, fig. 22;  lo stesso  in I. Pohl, The Iron Age Necropolis of Sorbo at Cerveteri, Stockholm, @972 («Acta Instituti Romani Regni Sue-ciae», 4°, xxxii), p. 77 sg., n. 3, fig. 62; più recentemente G. Bartoloni, F. Delpino, art. cit. (p. 234, nota 2), p. @8 sg., tav. v c. Ringrazio l’amica Gilda Bartoloni che ha esaminato gentilmente il frammento.

2 A. Boiardi, in La formazione della città in Emilia Romagna, Catalogo della mostra, a cura di G. Bermond Montanari, Bologna, @987, p. @2@, n. 7, fig. 80, Imola Montericco, tomba vii.

3 R. Curina, ivi, p. 80, n. 7, fig. 48.4 M. Bonamici, in Volterra 2003, p. 99, n. 7, fig. 27, 5 con citazione di confronti.5 P. von Eles, in La formazione della città in Emilia Romagna, cit. (supra, nota 2), p. @08, n. 22, fig. 

7@ (Pontecchio, tomba @).6 A. Boiardi, ivi, p. @@8, n. @3, fig. 76 (Imola Montericco, tomba @); S. Tovoli, Materiali del sepol-

creto di Villanova di Castenaso, scavi Gozzadini 1853-1855, in La pianura bolognese nel Villanoviano, Catalogo della mostra (Castenaso, @994), a cura di M. Forte, P. von Eles, Bologna, @994, p. 40, n. 2.

l’acropoli prima del santuario 261

Il frammento è ricostruibile come una ciotola con vasca a calotta o comunque a pro-filo convesso e largo orlo estroflesso a tesa. Lungo il margine esterno serie di leggeris-sime impressioni di forma ovale, sull’orlo fila di protuberanze coniche.

Questa ciotola, del tutto isolata per forma – ma non per le caratteristiche tec-niche – nell’ambito del repertorio ceramico del santuario, offre non poche dif-ficoltà di classificazione.

La morfologia trova confronti convincenti solo in ambito romagnolo, dove non sono infrequenti ‘vasi fruttiera’ caratterizzati da alto piede a tromba, vasca capiente globulare e largo orlo a tesa di solito riccamente decorato con motivi impressi (triangoli, croci, motivi a s) ovvero anche con motivi plastici (cordoni rilevati e bulle) di evidente ispirazione metallica.

Come confronti più vicini al nostro frammento e senza pretesa di comple-tezza richiamo due esemplari da Verucchio, rispettivamente dalla tomba @2 del sepolcreto villanoviano de La Rocca

1

@ e dalla tomba del Trono 2 e da Imola

Montericco, tomba @, 3 tutti contesti che assicurano per il nostro esemplare una

cronologia tra la fine dell’viii e l’inizio del vii secolo a.C.Rimane aperto il problema del luogo di produzione del nostro frammento,

che riterrei di probabile produzione locale sulla base delle caratteristiche tec-niche.

Orientalizzante

44. Coppa (va 00.249/2.638) (Fig. @5, n. 44).Impasto depurato di colore grigio bruno in frattura con superficie interna ed esterna

nera ben lucidata.Coppa a vasca profonda con carena accentuata e labbro obliquo leggermente rien-

trante.

Si tratta di una forma già largamente documentata nel santuario, databile in-torno alla metà del vii secolo a.C.

4

45. Coppa (va 00.249/2.430) (Fig. @5, n. 45).Impasto depurato di colore rosso bruno in frattura con superficie interna ed esterna

lisciate, nere, con tracce di lucidatura. Coppa a vasca profonda con orlo distinto, obli-quo rientrante.

@ G. V. Gentili, Verucchio, Roma, 2003 («MonAntLinc», lix, ser. monogr. vi), p. @72, n. 9, tav. 82.2 L. Bentini, T. Moretto, in Guerriero e sacerdote, a cura di P. von Eles, Firenze, 2002, pp. 43 sgg., 

63, n. 46, tav. @6.3 A. Boiardi, in La formazione della città in Emilia Romagna, cit. (p. 260, nota 2), p. @@5 sg., n. 3, fig. 

76.4 Per la citazione dei confronti si rimanda a M. Bonamici, in Volterra 2003, pp. @00, n. 2, fig. 27, 

9; 202, n. 3, fig. 5, @3. Per i corredi della necropoli della Guerruccia sui quali si fonda la datazione di questa forma cfr. ora A. Nascimbene, La necropoli della Guerruccia, in Volterra 2007, pp. 80 sg., n. 3; 82 sg., n. 2; 84 sg., n. 2, rispettivamente tombe 2@, @9, 26.

marisa bonamici262

Si tratta di una variante della forma precedente, che ricorre nei medesimi con-testi.

1

@

46. Orlo di olla (va 00.249/@.96) (Fig. @5, n. 46).Impasto depurato di colore grigio in sezione e rosso in superficie, lisciata e coperta

di vernice bianco-crema, all’esterno e all’interno.Collo estroflesso di forma chiusa, con orlo ingrossato e arrotondato; al di sotto del-

l’orlo, tracce di una sottile fascia dipinta in vernice rossa sul fondo bianco.

Il frammento, appartenente ad una classe locale variante della white on red del-l’Etruria meridionale, trova un confronto preciso in un esemplare già edito dal nostro stesso santuario.

2

2

47. Fondo umbilicato (va 00.249/@.8@) (Fig. @5, n. 47; Tav. v).Bucchero depurato di colore nero con segni di lucidatura e lievi abrasioni superfi-

ciali.Fondo di forma aperta con umbilico interno, al quale corrisponde all’esterno una

lievissima depressione.

La forma è probabilmente ricostruibile come un kantharos di una classe ritenuta di produzione populoniese, databile intorno alla metà del vii seco- lo a.C.

3

48. Fondo umbilicato (va 00.249/@.82) (Fig. @5, n. 48).Impasto buccheroide fine e depurato di colore rosso bruno in frattura e nero in su-

perficie, lisciata e opaca.Forma aperta con vasca profonda troncoconica e fondo stretto.

La conformazione del fondo dovrebbe indicare una classificazione di massima analoga al precedente.

49. Fondo umbilicato (va 00.249/2.78) (Fig. @5, n. 49).Impasto buccheroide fine e depurato, bruno all’interno e nero in superficie, luci-

data.

Esemplare di piccole dimensioni, di forma analoga al n. 47.

50. Ansa (va 98.940.@) (Fig. @5, n. 50).Impasto depurato nero, con superficie nera, opaca.Parte inferiore del montante esterno di ansa a nastro pertinente a kyathos o kantha-

ros, con i margini decorati da una doppia linea di impressioni a forma rettangolare. Sul fondo, in posizione centrale, rosetta a petali lanceolati stampigliata.

L’elemento peculiare di questa decorazione, la linea composta di piccoli pun-

@ Cfr. ad esempio il corredo della tomba @9 della Guerruccia, Nascimbene, art. cit. (nota preceden-te), p. 82, n. 3.   2 M. Pistolesi, in Volterra 2003, p. @94, n. 4, fig. 5, 4.

3 A. Maggiani, San Rocchino (Massarosa), in Etruscorum ante quam Ligurum, Catalogo della mostra (Pietrasanta, @989), a cura di E. Paribeni, Pontedera, @990, p. 76, n. @0, fig. 29.

l’acropoli prima del santuario 263

Fig. @5. Materiali dall’acropoli: ceramiche di età orientalizzante.

44

45 46

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49

50

zoni rettangolari, trova riscontro a Populonia, nel corredo della tomba @ del podere San Dazio.

1

@

� A. Romualdi et alii, La necropoli orientalizzante del podere San Dazio nel distretto minerario di Popu-lonia, «RdA», xii, @994-@995, p. 286, n. @8, fig. 8, 4.

marisa bonamici264

Tav. i. a) Volterra, santuario dell’acropoli: sullo sfondo la piazza dei Priori; b) Veduta aerea del santuario nel contesto urbano attuale.

a

b

l’acropoli prima del santuario 265

Tav. ii. a) Struttura del tratto di temenos arcaico: in primo piano pozzetto di alloggia-mento di un montante ligneo, a sinistra la cavità della roccia dopo l’asportazione della colmata; b) Veduta di prospetto del muro di temenos arcaico con sullo sfondo la cavità

nella roccia.

a

b

marisa bonamici266

Tav. iii. a) Plastico ricostruttivo dei due templi ellenistici dell’acropoli con vista verso nord: in primo piano il tempio a (progettazione M. Bonamici e L. Rosselli, esecuzione Ditta Pentagono, Bologna, 2007); b) Gruppo di frammenti ceramici dell’Eneolitico e

dell’età del Bronzo (la numerazione corrisponde a quella delle schede nel testo).

a

b

12

3

7

13

14

l’acropoli prima del santuario 267

Tav. iv. a) Ciotola scheda n. 8; b) Gruppo di frammenti protovillanoviani.

a

b

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29

3031

marisa bonamici268

Tav. v. Gruppo di frammenti protovillanoviani, villanoviani e orientalizzanti.

32 33 34

38 3739

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43

47

composto in carattere dante dallafabrizio serra editore, pisa · roma.

stampato e rilegato nellatipografia di agnano, agnano pisano (pisa) .

*Dicembre 2009

(cz2 · fg3)

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