La costituzione fenomenologica della persona umana in Edith Stein

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Fenomenologia e Umanesimo L’uomo immagine irrappresentabile a cura di Philippe Nouzille Contributi di Angela Ales Bello Stefano Bancalari Carla Canullo Emmanuel Falque Edoardo Ferrario Alain Flajoliet Jean-François Lavigne Philippe Nouzille Nicola Reali Francesco Valerio Tommasi

Transcript of La costituzione fenomenologica della persona umana in Edith Stein

Fenomenologia e Umanesimo

L’uomo immagine irrappresentabile

a cura di

Philippe Nouzille

Contributi diAngela Ales BelloStefano Bancalari

Carla CanulloEmmanuel FalqueEdoardo Ferrario

Alain FlajolietJean-François Lavigne

Philippe NouzilleNicola Reali

Francesco Valerio Tommasi

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via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I edizione: giugno

Indice

PresentazionePhilippe Nouzille

L’immagine irrappresentabile: l’uomoCarla Canullo

L’antropologia filosofico–fenomenologica di Husserlfra scienze della natura e scienze dello spiritoAngela Ales Bello

La costituzione fenomenologica della persona umanain Edith SteinFrancesco Valerio Tommasi

Il realismo fenomenologico di Max Scheler. Premesseper un umanesimo?Jean–François Lavigne

La rinuncia all’essenza dell’uomo. Heidegger umani-sta suo malgradoStefano Bancalari

L’ontologia fenomenologica sartriana: tra critica del-l’umanesimo e cancellatura della figura dell’uomoAlain Flajoliet

Una fenomenologia del sottosuolo: tra umanesimo enaturalismoEmmanuel Falque

Indice

Levinas o l’umanesimo inattualePhilippe Nouzille

Fuori di sé per essere sé. Il rifiuto dell’umanesimo inJean–Luc MarionNicola Reali

Il “proprio” dell’uomo. Derrida e l’umanismo ontolo-gico di HeideggerEdoardo Ferrario

Presentazione degli Autori

Fenomenologia e UmanesimoISBN 978-88-548-7251-6DOI 10.4399/97888548725164pag. 41–57 (giugno 2015)

La costituzione fenomenologicadella persona umana in Edith Stein

F V T

In questo testo cercheremo di seguire nel pensiero di EdithStein il rapporto tra “fenomenologia e umanesimo” — l’ar-gomento a cui è dedicata la raccolta — declinandolo secondodue passaggi: una preliminare chiarificazione di tipo soprat-tutto terminologico, dedicata alla galassia di termini che, nel-la fenomenologia steiniana, gravitano attorno alla questionedell’“umanesimo”: tale disamina condurrà a giustificare la scel-ta di affrontare la questione sotto il punto di vista più specificodella « costituzione fenomenologica della persona umana ». Inuna seconda parte, quindi, cercheremo di delineare alcuni trattigenerali della concezione steiniana della persona umana e delprocesso della sua costituzione. Il genitivo espresso nel titolo sirivelerà allora come un genitivo equivoco.

Contrariamente a quanto non di rado si ritiene, Stein nonesprime una impostazione del metodo fenomenologico defi-nibile immediatamente come “realista”; la persona umana neisuoi diversi strati è per lei — costantemente, sin dagli esordie fino alle opere più tarde — oggetto di costituzione da partedell’io puro, principio metodico inaggirabile. Tuttavia, il verosoggetto di questa operazione costitutiva sembra essere, perStein, non tanto un soggetto trascendentale considerabile astrat-tamente, quanto appunto la persona, dotata immediatamentedi caratteristiche più ricche e più profonde rispetto a quelledel mero io, che sembra rappresentare una astrazione utilemetodologicamente. Seguendo la trattazione della Einführungin die Philosophie — testo particolarmente significativo per mol-

Francesco Valerio Tommasi

teplici ragioni — cercheremo di chiarire e sostanziare questaaffermazione.

. Stein e la questione della persona umana

La persona è tema centrale di tutta la sua produzione steiniana.Non a caso, si tratta dell’argomento su cui sinora si è forseesercitata in misura maggiore la letteratura secondaria dedicataa questa pensatrice. I dettagli con cui Stein scandisce la suariflessione in merito sono per alcuni versi costanti, per altriversi invece variano a secondo del periodo, dell’opera e dunquedel contesto. L’estensione e la ricchezza di questa riflessionenon è sintetizzabile in un breve contributo. Su alcuni dettagli,tra l’altro, il dibattito specialistico è aperto o persino acceso.

Procediamo allora preliminarmente a un tentativo di inqua-dramento anzitutto terminologico, rispetto ai diversi e peròcontigui vocaboli che gravitano attorno alla magna quaestio che— agostianamente — io come uomo sono per me stesso. Giàrispetto a Husserl, il quadro si presenta molto frammentato.Dermot Moran ha scritto:

la terminologia husserliana è molto ampia: egli parla di « io empi-rico, io personale, io–uomo (Ich–Mensch), io–corpo (Ich–Leib), poloegoico (Ichpol), vita egoica (Ichleben), corpo vivente (Leib), corpoanimato (Leibkörper o Körperleib, a seconda dell’enfasi), io puro, iofenomenologico, ego trascendentale, anima (Seele), vita dell’anima(Seelenleben), il mio essere animato (mein seelisches Sein), l’egoico (dasIchliche), la sfera del proprio (Eigenheitssphäre), il mio sé proprio (Selb-steigenheit), l’io originario (Ur–Ich) » dell’epoché e così via. Husserlutilizza anche sovente termini tradizionali come « persona, soggettopersonale, vita, soggettività ecc. », assegnando loro, talora, un nuovo

. Abbiamo presentato un rapido (e comunque non esaustivo) elenco di titoliin F.V. T, L’analogia della persona in Edith Stein, Pisa–Roma, F. Serra, ,p. nota . A essi si deve già aggiungere almeno C. B, UnwiederholbaresGottessiegel. Personale Individualität nach Edith Stein, Basel, Reinhardt, .

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significato. Parla anche di “autocoscienza” e di “divisione dell’io”(Ichspaltung) [. . . ] e invoca il concetto leibniziano di “monade” [. . . ].

Sulla scia della sua formazione fenomenologica, Stein rece-pisce questa galassia, che nel suo pensiero diviene ancora piùfrastagliata a seguito della ricezione non solo della neoscolastica,ma anche della tradizione mistica, ed in particolare carmelitana(su tutti Giovanni della Croce e Teresa d’Avila): ma non sonoassenti nemmeno forti echi scheleriani, soprattutto nella fasegiovanile della sua produzione, così come un tentativo più tar-do di confronto con Heidegger, ad ulteriore arricchimento earticolazione.

Assunta la complessità del panorama, tentiamo allora di for-nire un primo orientamento rispetto ai termini più rilevanti: inStein è presente certo una riflessione sull’“uomo” (Mensch); main modo coerentemente fenomenologico nei suoi testi questotermine fa riferimento anzitutto a un oggetto specifico consi-derato a partire dal punto di vista dell’atteggiamento naturale.Significativamente, però, in Ideen II — testo sulla cui redazione,come è noto, non è stata lieve l’influenza di Stein quale assi-stente di Husserl — si trova ad esempio l’espressione originaleIch–Mensch, a testimonianza di quanto aspetto trascendentale–costitutivo e aspetto reale–costituito siano, nella fenomeno-logia di Stein e, ancor prima, nel periodo fenomenologicohusserliano con cui ha a che fare Stein, non immediatamentedistinguibili.

Parallelamente, in senso fenomenologico, l’antropologia èun’indagine che, rispondendo alla domanda di tipo obiettivante“cos’è l’uomo”, rappresenta una scienza rivolta a un ente spe-cifico del mondo; dunque a un segmento di realtà, oggetto diun’ontologia regionale, come Husserl rimarca ad esempio nella

. D. M, Edmund Husserl. Founder of Phenomenology, Cambridge–Malden,Polity Press, , p. .

. Cfr. E. H, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischenPhilosophie. Zweites Buch: Phänomenologische Untersuchungen zur Konstitution, DenHaag, M. Nijhoff, (Husserliana IV), § , p. ss.

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conferenza del su Phänomenologie und Anthropologie. Steinsi rivolge quindi all’“antropologia” soprattutto nella secondafase del suo pensiero, ossia dopo la conversione, nel tentativodi tenere insieme fenomenologia e neoscolastica. In particola-re nelle lezioni tenute all’istituto pedagogico di Münster nel e , che s’intitolano Der Aufbau der menschlichen Person.Vorlesung zur philosophischen Anthropologie (titolo tradotto initaliano con “la struttura della persona umana”, anche se l’o-riginale tedesco significa più letteralmente “costruzione”) eWas ist der Mensch? Theologische Anthropologie. Ma non si deveritenere che la distinzione tra fenomenologia e scolastica siasolo così netta: l’antropologia d’impronta neoscolastica in gene-rale e la descrizione degli strati costitutivi della persona umananella fenomenologia husserliana possiedono, oltre a ovvie edenormi differenze, alcune importanti analogie, ad esempio dimacrostruttura (come la tripartizione in corpo, psiche o anima,e spirito), per cui Stein ha anche buon gioco nei suoi intenticonciliatori.

Sin dai primi scritti fenomenologici, invece, è largamentepresente in Stein una riflessione sulla “psicologia”, corso distudi a cui tra l’altro, prima che alla filosofia, si era inizialmentededicata; si tratta anche in questo caso di una scienza specifica diun segmento di realtà, sia pur immateriale e mentale; va distintaanch’essa quindi anzitutto dalla fenomenologia: con “psiche” èda intendere altro rispetto all’“io” e alla “soggettività”, che indi-cano piuttosto l’ambito trascendentale, di tipo funzionale e nonsostanziale. Al tema della psiche e della psicologia Stein dedicaun lungo e articolato saggio pubblicato nel sullo Jahrbuchhusserliano (ma già terminato in sostanza nel ), pensatocome primo tentativo di abilitazione. Ma “psiche” va distinta

. In E. H, Aufsätze und Vorträge –, Dordrecht, Kluwer, (Husserliana XXVII), pp. –.

. Cfr. E. S Der Aufbau der menschlichen Person. Vorlesungen zur philosophi-schen Anthropologie, Freiburg im B., Herder, (ESGA XIV) e Was ist der Mensch?Theologische Anthropologie, Freiburg im B., Herder, (ESGA XV).

. Cfr. E. S, Beiträge zur philosophischen Begründung der Psychologie und der

La costituzione fenomenologica. . .

anche, per Stein e già per Husserl, da “spirito” (Geist) e dun-que dalle relative scienze (Geisteswissenschaften). Lentamente econ oscillazioni — secondo quanto avremo modo di ribadire— la “psiche” sembra differenziarsi in Stein anche dal concettodi “anima” (Seele), che, contrariamente a quanto si potrebbeprima facie ritenere, è concetto husserliano. Husserl infatti siinteressa negli anni ’ ad una psicologia razionale e affermapoi di rigettare quella che nel dibattito dell’epoca viene definitala “seelenlose Psychologie” o “Psychologie ohne Seele” (“psicologiasenza anima”). Non si tratta ovviamente, né per Husserl, néper la Stein di questi anni, dell’anima sotto il punto di vistareligioso, ma anzi la discussione ha un aspetto persino naturali-stico, senza che i due piani siano comunque necessariamentecontrapposti, come si può osservare ad esempio nell’operadi Conrad–Martius dedicata all’anima delle piante. Al pianoprevalentemente funzionale va poi ricondotto anche il “sé”(Selbst), l’io nella “sua struttura di vissuto” (Erlebnisstruktur), eche è oggetto di possibile autoriferimento (Rückbezogenheit).

Sin dagli esordi, infine, già dunque dalla dissertazione sullaEinfühlung, è presente in Stein una analisi della “persona”. Il ter-mine è certo scheleriano, ma anche in tutto e per tutto husser-liano, anche se il già citato secondo volume delle Ideen sembrainsistere soprattutto sull’“io personale” (persönliches Ich), sogget-to di una Umwelt. Quest’ultima, a sua volta, in quelle paginediviene già anche Lebenswelt, termine evidentemente pregno distoria fenomenologica, ad ulteriore testimonianza delle compli-

Geisteswissenschaften: Psychische Kausalität, Individuum und Gemeinschaft, Freiburg imB., Herder, (ESGA VI).

. E. H, Phänomenologische Psychologie. Vorlesungen Sommersemester ,Den Haag, M. Nijhoff, (Husserliana IX), pp. –.

. Cfr. H. C–M, Die „Seele” der Pflanze. Biologisch–ontologischeBetrachtungen, Breslau, Franke .

. Cfr. E. S, Zum Problem der Einfühlung, Freiburg im B., Herder, (ESGA V), p. .

. Cfr. E. H, Ideen. . . Zweites Buch. . . , § , p. ss.

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cazioni che la questione apre a ogni passo. Nel , scrivendoa Ingarden, Stein racconta di come si stia dedicando proprioall’approfondimento della questione della persona, lavorandomolto probabilmente proprio ad alcune pagine del testo cuitra poco rivolgeremo la nostra attenzione nello specifico. Maquesto interesse per la questione della persona rimane forteanche nella sua metafisica matura, che possiede un tratto moltoconnotato in senso personalistico.

In modo particolare, secondo una distinzione anche già hus-serliana, Stein si sofferma però in tutte le sue opere soprattuttosulla “persona umana”: i due termini — persona e uomo —pur non sinonimi, sono certo strettamente legati. Dell’uomo sipredica necessariamente — per Stein, come per Husserl e perla tradizione — l’essere persona; non vale, invece, la reciproca:sono pensabili e magari si danno persone che non sono uomini,ossia persone prive di corpo propio — Leib — o entità sovrain-dividuali, definite sovente anche “personalità”, Persönlichkeiten.I predicati dell’essere persona in generale tuttavia sono a lorovolta comprensibili solo a partire da quelli dell’uomo: le even-tuali persone non umane vengono conosciute e ricevono laqualifica di persona per analogia rispetto all’uomo.

Non è invece presente in Stein una disamina articolata dellaquestione dell’“umanesimo”. Qui vale la pena una rapidissimadigressione. Nel , come è noto, Stein entra in contatto conla neoscolastica francese grazie ad un incontro della SocietéThomiste a Juvisy sulla fenomenologia; là conosce tra gli altriJacques Maritain, con cui rimarrà in rapporto epistolare. L’annosuccessivo, la stessa sede organizzerà un convegno sulla que-stione della “filosofia cristiana”. Eco di questo dibattito si puòrivenire, per quanto riguarda Stein, in Endliches und ewiges Sein,e la letteratura ha già sottolineato l’influenza di Maritain su

. Ivi, Beilage XIII, p. .. Cfr. E. S, Selbstbildnis in Briefen III. Briefe an Roman Ingarden, Freibug im

B., Herder, , p. .. Cfr. ad esempio E. H, Phänomenologische Psychologie. . . , p. .

La costituzione fenomenologica. . .

Stein. Non si è invece ancora posta attenzione su un eventualeinflusso di Stein su Maritain. Maritain discute la fenomenologiain Les degrés du savoir, pubblicato in prima edizione proprionel . E nel più tardo Le paysan de la Garonne, pubblicatonel , menziona esplicitamente Edith Stein. Con Huma-nisme intégral, uscito nel , invece, anche Maritain entra inun dibattito, quello appunto sull’“umanesimo”, che è in partefenomenologico, ma solo indirettamente: sembra infatti es-sere proprio anzitutto della cultura francese (Sartre, Camus,Merleau–Ponty, ma anche Levinas), come lo stesso noto testo diHeidegger non fa che confermare. Pur senza esplicita citazionedi Stein, Humanisme intégral presenta una distinzione tra “uma-nesimo antropocentrico” e “teocentrico” che sembra moltovicina alla distinzione proposta da Stein già nel tra “filoso-fia teocentrica” ed “egocentrica” come elemento strutturantedel suo confronto tra Husserl e Tommaso d’Aquino. All’e-poca il dibattito su questa contrapposizione aveva coinvoltogià altre figure rilevanti, come Erich Przywara o Jean Héring.Sarebbe quindi interessante valutare, rispetto alla questionedell’umanesimo e alla tesi sviluppata da Maritain nel , quale

. Cfr. J. M, Distinguer pour unir ou les degrés du savoir, Paris, Desclée deBrouwer, , che cita Husserl o la fenomenologia ad esempio alle pp. –, o , ma che menziona anche Pfänder, Scheler, Heidegger.

. Cfr. J. M, Le paysan de la Garonne. Un vieux laïc s’interroge à propos dutemps présent, Paris, Desclée de Brouwer, , p. .

. Cfr. E. S, Husserls Phänomenologie und die Philosophie des hl. Thomas vonAquin, in Jahrbuch fur Philosophie und phänomenologische Forschung, Ergänzugsband,Tübingen, Max Niemeyer, (), pp. –. Nella versione dialogica originale iltesto è stato pubblicato in ESW XV, pp. –, con il titolo Was ist Philosophie? EinGespräch zwischen Husserl und Thomas von Aquin

. Cfr. J. M, Humanisme intégral. Problèmes temporels et spirituels d’unenouvelle chrétienté, Paris, Aubier, : « Umanesimo teocentrico e umanesimo an-tropocentrico », p. . Riguardo a Héring cfr. l’introduzione e la conclusione diPhénoménologie et Philosophie religieuse. Étude sur la théorie et la connaissance religieuse,Strasbourg, imp. Alsacienne, , dove si distingue tra approccio “antropocentrico”e “teocentrico”, secondo una contrapposizione già di E. Przywara in un articolo del intitolato « Theozentrische und anthropozentrische Frömmigkeit », in Ringender Gegenwart: Gesammelte Aufsätze –, voll., Augsburg, B. Vilser, , vol. ,pp. –.

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possa essere stato l’influsso di Stein, della fenomenologia e diquesto dibattito. Solo così, infatti, si potrebbe rinvenire un veroe proprio nesso con la questione dell’umanesimo.

. Una costituzione equivoca

Rispetto al pensiero di Stein, e secondo le distinzioni termi-nologiche descritte, sembra quindi più opportuno rivolgersial tema della “persona umana” e alla questione della sua “co-stituzione fenomenologica”. Volendone delineare alcuni trattipiù dettagliati ci rivolgeremo, secondo quanto accennavamoin apertura, al testo della Einführung in die Philosophie. Si trattadi una raccolta di manoscritti redatti da Stein in fasi successive,la cui datazione è stata ricostruita da Claudia Mariéle Wulf —sia pur con qualche elemento, comunque solo di dettaglio, cheforse lascia adito a qualche lieve perplessità, ma su cui non è quiil caso di soffermarsi. Nella sostanza, sembra decisamente plau-sibile l’elemento fondamentale della sua descrizione, secondocui lo scritto si sarebbe originato probabilmente da un nucleodi appunti per alcune lezioni che Stein tenne privatamente aBreslavia nei mesi successivi alla sospensione dell’attività diassistente presso Husserl, dunque nel .

Il testo è particolarmente significativo perché il tema assolu-tamente generale — appunto una “introduzione alla filosofia”— permette a Stein di affrontare la questione della costituzionedella persona di per sé, senza inquadrarla nell’ambito di un con-testo allotrio o sotto il punto di vista specifico di una disciplinagià settoriale, come ad esempio la psicologia, l’antropologia ola pedagogia; allo stesso tempo, da questa disamina di ampiorespiro si ricava la collocazione del tema della persona e dellaquestione della sua costituzione fenomenologica all’interno diquello che sembra essere un più generale “sistema” comples-

. Cfr. C.M. W, Hinführung a Einführung in die Philosophie, Freiburg im B.,Herder, (ESGA VIII), p. XX ss.

La costituzione fenomenologica. . .

sivo della filosofia. Inoltre, lungi dall’essere un punto di vistapoi abbandonato, quello espresso in questo testo costituisceuna sorta di scheletro della riflessione steiniana, che si ritrova apiù riprese, nei suoi elementi strutturanti, anche nelle operesuccessive. Non a caso il manoscritto accompagnerà Stein intutti i suoi trasferimenti, sino all’ultima tappa nel Carmelo diEcht. Per tutte queste ragioni, dunque, la Einführung in die Phi-losophie ci sembra rappresentare il punto di osservazione piùpertinente per affrontare la disseminazione terminologica dicui abbiamo accennato nel paragrafo precedente.

Il manoscritto in questione è organizzato anzitutto secondouna grande bipartizione: una prima parte dedicata alla “filosofiadella natura” e una seconda parte dedicata alla “soggettività”.Proprio quest’ultima, tuttavia, costituisce il nucleo originariodel testo. Si tratta probabilmente di quello scritto sulla strutturadella persona esito delle riflessioni di cui Stein accennava aIngarden e intitolato originariamente, come si può vedere sulmanoscritto, Die ontische Struktur der menschlichen Person undihre erkenntnistheorethische Problematik. La bipartizione — naturae soggettività — è certamente d’ispirazione husserliana e sirinviene ad esempio nelle lezioni su Natur und Geist del SS (tema che Husserl riprenderà più volte), di cui ci sono appuntimanoscritti steiniani. Ma lo schema di fondo si ritrova anchein Ideen II, il cui nucleo originario, tra l’altro, era dedicato allasoggettività e alla questione della psiche e dello spirito, mentrele parti sulla natura sono state redatte in una seconda fase. LaEinführung in die Philosophie — assieme al testo dei Beiträge sullapsicologia, pubblicato nel ma, come detto, terminato giàprecedentemente — è quindi rilevantissmo anche rispetto allacomplessa e vexata questione dell’influsso steiniano sul lavorohusserliano, di cui non è possibile però occuparsi qui.

L’inizio della Einführung ha movenze classicamente feno-menologiche, e viene delineato il risalimento all’io puro comecondizione necessaria di partenza della ricerca, la quale nonpuò basarsi né su certezze di fatto, né su dati già acquisiti daaltre scienze, ma deve invece trovare l’ultima fondazione in un

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piano di assoluta certezza. Sino alle sue opere più tarde, anchequando la filosofia scolastica sarà parte integrante del modo dipensare steiniano — e dunque anche in Endliches und ewiges Sein— Stein prende sempre le mosse dalla riduzione fenomenologi-ca, e non sembra mai smentirla o rifiutarla, ma eventualmentesuperarla o trascenderla, operazione però ben diversa. Non èlecito quindi ascrivere frettolosamente a Stein una posizioneimmediatamente o ingenuamente realistica; anche se comediremo immediatamente, la sua lettura della riduzione trascen-dentale possiede una tonalità e un accento peculiari, per cuinon si può di certo neanche definire Stein un’“idealista”.

Anche nella Einführung ci si rivolge anzitutto al metododell’epoché e della messa tra parentesi dell’esperienza naturale,di tutto il mondo e dell’atteggiamento spontaneo che poneaproblematicamente e in modo spontaneo come un dato difatto l’esistenza dello stesso. Il dubbio e la riduzione svelano ilterreno della coscienza pura e dell’io puro, su cui si fonda la fi-losofia come scienza di visione di essenze (Wesens–Anschauung),costituita da atti intenzionali composti necessariamente, sem-pre, da elementi sia noetici che noematici. Questi vengonoricondotti da Stein alla divisione tra aspetto soggettivo e natura-le e quindi vengono a essere l’architrave su cui si costruisce lamacrodistinzione che regge l’impianto dell’opera.

Così, Stein può giustificare immediatamente anche una trat-tazione della natura e del mondo e l’apertura del soggetto aessi.

Teniamo ben presente che, sempre e inevitabilmente, a ogni “noesi”corrisponde un “noema”; ciò, più concretamente, significa: a ognipercezione appartiene necessariamente un percepito, ad ogni vo-lere un voluto, ecc. . . e quindi, in generale, significa che un mondosta necessariamente di fronte alla coscienza. Si capisce così che èpossibile fornire una descrizione essenziale della coscienza solo se,

. Cfr. E. S, Einführung in die Philosophie. . . , p. ss.. Cfr. F.V. T, « Lo sviluppo di un dibattito fenomenologico: idealismo e

realismo nel pensiero di Edith Stein », in Aquinas, (/), pp. –.

La costituzione fenomenologica. . .

passo passo, si offre anche la struttura del mondo e la costruzioneessenziale (Wesenssufbau) di tutti i tipi di oggetti.

Nella prima parte dello scritto, quindi, dedicata ai Problemeder Naturphilosophie, il testo sembra rimandare a un model-lo vagamente kantiano, e l’impostazione di fondo sembra inqualche modo rappresentare una “via mediana” tra realismoe idealismo, presupponendo, secondo un’espressione nota epiù volte citata dalla letteratura sull’argomento, quanto Steincomunica ad Ingarden:

Mi illudo di sapere abbastanza cosa sia costituzione, ma in rotturacon l’idealismo. Le premesse perché si possa costituire una naturaosservabile (anschauliche Natur) mi sembrano essere da un lato unanatura fisica assolutamente esistente e dall’altro una soggettività condeterminate strutture.

Nella seconda parte del testo, invece dedicata ai Problemeder Subjektivität, le indagini si aprono ancora con una descri-zione dalle movenze fenomenologiche: facendo riferimentoalle analisi sulla natura, Stein definisce « il soggetto ovverosiala coscienza (Bewußtsein) » come « correlato del mondo ogget-tuale (gegenständliche Welt) » e nota come questa definizione siaevidentemente diversa dalla comprensione dell’atteggiamentonaturale che intende, con “soggetti” e “persone” (Personen),gli “uomini” (Menschen) nel mondo ». A uno sguardo più ac-curato, procede però Stein, i soggetti conoscono, agiscono emodificano il mondo, per cui « sono soggetti di una multiformevita dell’io (Ichleben), di una coscienza intenzionale ». Stein poiprocede definendo la “vita dell’io” come l’“interiorità” (dasInnere) della persona, la vita cioè della sua anima o spirituale(per ora quindi, in questa prima macrodistinzione, anima e spi-rito sono usati come sinonimi), mentre la sua “esteriorità” (das

. Cfr. E. S, Einführung in die Philosophie. . . , p. .. Cfr. E. S, Briefe an Roman Ingarden. . . , p. .. Cfr. E. S, Einführung in die Philosophie. . . , p. ss.

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Äußere) è rappresentata dal “corpo”; qui si introducono ancoragenericamente sia Leib che Körper, e il primo è poi poche righedopo contrapposto alla Seele, mentre il secondo al Geist. Steinprecisa che le definizioni di “interno” ed “esterno” non sonoda intendere letteralmente, perché il corpo è certo nello spazio,ma non così l’anima, che è essenzialmente priva di connotatispaziali, anche se inevitabilmente si trova sempre laddove è ilcorpo. Una vita di coscienza piena è propria solo delle “persone,capaci di atti intenzionali, mentre altri esseri viventi possonopossederne un mero analogo in una coscienza “sorda” (dumpf ).Proprio in virtù dell’intenzionalità, ossia la facoltà di essereorientati a oggetti, il “cogito”, la vita di coscienza dell’io vieneassimilata immediatamente da Stein alla vita della persona:

consideriamo anzitutto la persona (Person) come soggetto della vitadell’io (Ichleben): essa non si distingue dall’io puro (reines Ich). Questoè la fonte originaria del vissuto, il punto di scaturigine da cui i vissutis’irradiano verso i punti a cui tendono, gli oggetti.

La persona però non viene esaurita secondo Stein dal fattodi essere soggetto di una vita di coscienza, ma è dotata anche dicaratteristiche del corpo e della psiche, che si costituiscono sustrati diversi. Già queste considerazioni mettono in luce, quindi,il problema del rapporto non del tutto risolto che intercorre,in Stein, tra l’io puro e le altre componenti della soggettivitàe della persona, e che ora andremo a vedere ancora più neldettaglio.

Al di là dei vari livelli su cui si costituisce nello specifico lacorporeità vivente — che è oggetto materiale, ma anche por-tatrice di sensazioni, nonché organismo vivente — ci sembrainteressante notare soprattutto un particolare, da cui emerge unsignificativo parallelismo tra aspetto corporeo ed aspetto sog-gettivo: Stein afferma che vi è anche un principio di spontaneitàe crescita involontaria che presiede allo sviluppo e che rappre-senta una sorta di analogo dell’autodeterminazione cosciente

. Ivi, p. .

La costituzione fenomenologica. . .

dell’io. Questo è il “nucleo” (Kern) dell’animale (Lebewesen),che rappresenta un analogo del “nucleo della personalità”, dicui ora diremo, e che è capace di rispondere autonomamenteagli stimoli del mondo esterno, ancora analogamente rispet-to a quello che avviene nella vita di coscienza con il nessomotivazionale.

A differenza, ancora una volta, di quanto accade per i corpi (Körper)materiali, in ogni animale (Lebewesen) c’è un nucleo (Kern) o puntocentrale (Mittelpunkt) che è propriamente il primum movens, ciò dacui, in ultima istanza, prendono le mosse i propri movimenti. È ciòin virtù di cui, in senso stretto, si può dire che “vive” (lebt), mentredel corpo materiale (Körper) si può dire solo che è animato (belebtist).

Il corpo vivente, inoltre, è qualificato come organo dellavolontà e di espressione della psiche. Da parte sua il livellopsichico è molto articolato al suo interno. Anzitutto si deveosservare che il “termine psiche” sostituisce progressivamente,nell’elaborazione del manoscritto, il concetto di “anima”, an-cora centrale nella prima stesura così come nella dissertazionesull’empatia: seppur per molti aspetti sembra trattarsi qui di unsinonimo, nella versione finale Stein stessa afferma che l’animadefinisce « l’insieme delle qualità personali, sorrette da un io »,mentre la psiche è « l’unità delle caratteristiche e degli stati diun soggetto reale in quanto legato ad un corpo proprio e quin-di ad una natura ». In questi stessi passaggi, Stein definisceanche il “nucleo della personalità” (Persönlichkeitskern), di cuiaccennavamo, come ciò che « viene a dispiegarsi nello sviluppopsico–fisico della persona ».

In questa opera non sembrano invece ancora pienamentesviluppati due elementi della teoria della psiche che saranno pre-senti nel testo dei Beiträge sulla psicologia e che vanno almeno

. E. S, Einführung in die Philosophie. . . , p. .. Cfr. C.M. W, Hinführung. . . , p. XXX–XXXI ed in particolare, per i passi

citati, E. Stein, Einführung in die Philosophie. . . , p. .. Ibid.

Francesco Valerio Tommasi

rapidamente segnalati come due importanti apporti steiniani auna teoria fenomenologica della psicologia: una revisione delconcetto di motivazione così come teorizzato in precedenza daPfänder, per cui in Stein essa non riguarda solo gli atti liberi, maappare come la legalità propria di tutti i vissuti; e l’introduzionedella Lebenskraft, la forza vitale, che ha un aspetto sensibile euno spirituale, e che forse viene ispirata a Stein dalla traduzionetedesca dell’élan vital in Lebensschwungkraft.

Stein si sofferma altresì sulla distinzione della psiche dallacoscienza, perché si tratta di una “realtà del mondo”, mentrela coscienza — colta in purezza — è libera e contrapposta alnesso di tutti gli enti — come ciò “per la quale questo tutto èqui”. Al contrario della coscienza, che è costituita in se stessada una temporalità originaria, la psiche è nella temporalitàoggettiva, mentre partecipa della spazialità solo in virtù dellamediazione del corpo. Se sganciato dal riferimento al mondoreale, l’insieme dei vissuti psichici forma il flusso puro dellacoscienza, mentre la vita psichica è costituita dagli atti nella loroconnessione con la realtà. E questo elemento, nuovamente, fapropendere per il rifiuto da parte di Stein dell’assunzione di unrealismo che prescinda dalla riduzione trascendentale.

Tra le caratteristiche psichiche, oltre a percezione e intellet-to, Stein sottolinea in modo “particolare il carattere” (Charak-ter), che è sinonimo della “personalità” (Persönlichkeit), e cheè costituito dall’affettività e dalla volontà. Si tratta della possi-bile apertura ai diversi ambiti di valori, che rappresentano leoggettualità, ossia il correlativo intenzionale dell’affettività edella volontà; tale possibile apertura ad ambiti diversi esprimela disposizione che marca la peculiarità individuale, raccoltanel nucleo della persona (Kern der Person). Questo nucleo è quiespressamente definito come l’essenza della persona (Wesender Person) ed è ciò che rappresenta l’unità di tutti gli aspettipersonali, costituendo il punto più profondo e intangibile del-l’individuo, tale da non conoscere vero e proprio sviluppo, ma

. Ivi, p. .

La costituzione fenomenologica. . .

solo dispiegamento. Su di esso, appunto, e sulla sua aperturaai valori, si costituiscono gli atti intenzionali, volontari, liberie oggettivanti dello spirito. Ma proprio l’esperienza di fattiindipendenti dalla volontà dell’io, e che però lo influenzano inmodo decisivo, come la crescita, o di alcuni sentimenti vitali,come salute o malattia fisica, ma anche stanchezza o freschezzapsichica, testimoniano che l’io puro, come funzione che pre-siede alla coscienza e ai suoi vissuti intenzionale, è anch’essocollocato nel nucleo della persona, costituendone l’elementoprincipale, senza però esaurirlo. L’io puro e la coscienza, quindi,pur nella loro indipendenza, vengono a essere inseriti in unavita più profonda e più ampia, quella della psiche, del corpo,dello spirito e dunque della persona, secondo i suoi vari stra-ti, senza tuttavia che ciò significhi un rifiuto del loro primatometodico di punto di partenza del processo costitutivo.

All’anima appartiene il vissuto che si contrappone al mondo, il“vivere–in–sé” (In–sich–Leben), che è la sua specifica forma di esse-re (Seinsform), racchiude in sé la coscienza della separazione (dasBewußtsein des Abgetrenntseins) e la possibilità del trascendersi (Über–sich–hinauskommen) nella vita dello spirito, che tuttavia non è unabbandonarsi (Von–sich–Loskommen).

Stein procede rimarcando sempre un dato che ci sembrafondamentale: piano psichico e corporeo sono comunicanti ereciprocamente interconnessi. Il corpo vivente riceve “forma”(Gestaltung) dalla “vita psichica”, per cui sia il nucleo della per-sonalità che i singoli vissuti e atti si esprimono tutti nel corpovivente e attraverso di esso; si può parlare di “corpo vivente”(Leib) solo in quanto animato da una “psiche” (di per sé, astratta-mente, il corpo è considerabile altrimenti anche come un merooggetto fisico del mondo materiale — Körper). Reciprocamente,il nucleo della personalità è inserito in una psiche, la quale asua volta è strutturalmente vincolata al corpo; ne è principio

. Cfr. ivi, p. ss.. Ivi, p. .

Francesco Valerio Tommasi

vitale, ma con esso cessa definitivamente di vivere. Proprioquesto distingue il concetto religioso di anima, che qui nonviene preso in considerazione, da quello psicologico.

Il corpo si presenta dunque come corpo che è proprio di unio dotato di una psiche, mentre la coscienza da parte sua è sem-pre già inserita in un’anima che è principio vitale di un corpo.Il corpo vivente è per Stein il mezzo di espressione (Ausdruck)dell’io verso l’esterno; ma il corpo opera anche inversamen-te e trasmette verso l’interno l’influsso degli agenti esterni edel mondo. Sembra quindi che, pur in una stratificazione ge-rarchica di livelli, il movimento di costituzione della personaumana non sia unidirezionale. Certo è l’io puro lo strato su cuisi costituiscono tutti i fenomeni. Ma l’io puro, che è principio efondamento metodico, non è privo di limiti o di vere e propriecondizioni di possibilità, anche reali e sostanziali, da rinvenirenegli stessi strati costituiti: nella corporeità, nella psiche con ilsuo carattere e i suoi tratti di personalità, dipendenti a loro voltadal nucleo profondo della persona, ma anche nelle scelte vo-lontarie del soggetto, con l’aderire del suo spirito a un precisouniverso di valori.

Ecco dunque quanto intendevamo in apertura, affermandoche il genitivo formulato nel titolo — « la costituzione fenome-nologica della persona umana » — appare come un genitivoequivoco. Dire “costituzione della persona”, in Stein, significadire sia il modo con cui la persona, nei suoi strati, viene costi-

. La questione dell’hyletica fenomenologica, vero e proprio crocevia tra aspet-to corporeo e psichico, costituisce una prospettiva specifica da cui osservare questatendenza più generale. Si tratta del fondamento “materiale”, ossia sensorialmentelegato al corpo di gran parte dei vissuti, non solo quelli costitutivi degli oggettinello spazio; una sensazione percettiva, ad esempio, può dar luogo a un sentimentodi piacere o dispiacere su cui poi si innesta — come sua conseguenza e non comesua causa — un atto intenzionale come un giudizio o un atto morale. Angela AlesBello si è ripetutamente soffermata sulla hyletica, anche nel suo ultimo lavoro Ilsenso delle cose. Per un realismo fenomenologico (Roma, Castelvecchi, ) in cui apartire dall’espressione di Idee II per cui « l’intera coscienza di un uomo è in un certomodo legata al suo corpo proprio attraverso la sua base hyletica » (cfr. E. H,Ideen. . . Zweites Buch. . . , p. ) ha fatto riferimento in particolare a Stein e proprioalle lezioni di antropologia di Münster.

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tuita fenomenologicamente dall’io puro (genitivo oggettivo);sia il fatto che questa stessa costituzione è opera della personaumana in senso lato, dunque non solo dell’io puro (genitivosoggettivo).