"Il Sogno in due sogni" : William Shakespeare & Neil Gaiman
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA
Facoltà di Lettere e Filosofia
CORSO DI LAUREA IN LINGUE E CULTURE STRANIERE
Tesi di Laurea
“Il Sogno in due sogni”:
William Shakespeare & Neil Gaiman
Laureando Relatore
Ilaria Pernici Prof.ssa Rosanna Camerlingo
Anno Accademico 2010-2011
INDICE
INTRODUZIONE 1
CAPITOLO 1
“SUCH STUFF AS DREAMS ARE MADE ON” 4
1.1 Piccolo preambolo sul mondo fatato 4
1.1.1 La memoria è il tesoro dell’anima 5
1.1.2 Dal Medioevo al Rinascimento 5
1.2 Ubi spiritus, ibi libertas 6
1.2.1 L’epoca di Regina Elisabetta I 6
1.2.2 Le fonti e i modelli 7
CAPITOLO 2
“MORE WITNESSETH THAN FANCY’S IMAGES” 9
2.1 Il piccolo popolo di Shakespeare 9
2.1.1 Oberon e Titania, Re e Regina degli Elfi 10
2.1.2 Bottom & Puck: luce e ombra 12
2.1.3 “Fate, al servizio di Titania” 14
2.1.4 Il “giovinetto trafugato” 15
2.2 Lo spazio e l’immaginazione 16
CAPITOLO 3
“IT NEVER HAPPENED; YET IT IS STILL TRUE” 18
3.1 Neil Richard Gaiman 18
3.1.1 Biografia dei primordi 18
3.1.2 Le collaborazioni 19
3.1.2.1 Gaiman & McKean 19
3.1.2.2 I disegnatori 20
3.1.2.3 Le altre arti 20
3.2 Premesse a The Sandman 21
3.2.1 Anticipazioni 21
3.2.2 Karen Berger 21
3.2.3 Radici nel Folklore 22
3.2.4 Radici nei Comics 23
3.3 The Sandman, de te fabula 23
3.3.1 Filogenesi & personaggi 23
3.3.2 Differenze di presupposti 25
3.3.3 Differenza di pubblico 26
3.3.4 Il World Fantasy Award 26
3.3.5 Un sogno messo in scena 27
CAPITOLO 4
“THINGS HAVE CHANGED, AND WILL CHANGE MORE” 29
4.1 Gaiman & Shakespeare 29
4.2 Nei pressi del Longman di Wilmington 30
4.3 Il pubblico fatato 30
4.3.1 Peaseblossom 32
4.3.2 Umani & Fate 32
4.3.3 Lo spazio 33
4.3.4 Le Colorazioni 33
4.4 Robin Goodfellow 34
4.4.1 Puck & Ariel 35
4.5 Il Changeling 36
4.6 La ricompensa 37
CONCLUSIONI 39
BIBLIOGRAFIA 42
SITOGRAFIA 45
PRECISAZIONE:
Gli studi (citazioni e rimandi inclusi) dei testi principali sono stati condotti su:
- William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate; Introduzione di Nemi
D’Agostino; Prefazione, traduzione e note di Marcello Pagnini; Milano: Garzanti 2010.
Il testo seguito in questa edizione è quello curato da H. F. Brooks per la New Arden
Shakespeare, London 1979
- Neil Gaiman, The Sandman n.1-21, ed. it. Planeta DeAgostini 2007
- Neil Gaiman, The Sandman n.19 “A Midsummer Night’s Dream”; DC Comics Inc. 1990
Le citazioni dei testi principali seguono questo criterio:
- Per Sogno di una notte di mezza estate sono indicati tra parentesi ‘atto, scena, verso’.
- Per The Sandman sono indicati tra parentesi ‘numero del fumetto, pagina, tavola’.
ABSTRACT
The art of creating masterpieces of writing is what William Shakespeare and Neil Gaiman
have in common - the first by mainly composing drama, the latter by mostly writing comics.
This essay tries to compare a play and a comic born from the above-mentioned minds with a
gap of half a millennium: A Midsummer Night’s Dream.
After a ‘short preamble on fairy world’, where sources and authorities are shown, and an
idea of the way fairies were seen in the Elizabethan Age is given, the study goes on by
examining Shakespeare’s fairy people. Titania, Oberon, Puck and the ‘four fairies’ (especially
Peaseblossom) are protagonists, but the aim here is to focus attention on the general idea of
Imagination and Fantasy. A brief consideration is given on the ‘changeling boy’ and on the
spaces where the plots of the comedy are set.
An introduction on Neil Gaiman’s life, works and collaborations follows, The Sandman and
all that surrounds this literary-comic world; finally, a more deepened study on Gaiman’s
Dream within The Sandman. A comparison is set between Shakespeare and Gaiman’s works,
their characters and settings, together with their different visions of reality– unreality that
makes these two dreams ‘shadows of reality’.
1
INTRODUZIONE «L’arte è l’unica magia concessa agli umani» (Joe Sanders: 2004)
Durante la mia più tenera età sono stata affascinata dalla letteratura, dalla scrittura in
generale. Questo fascino è cresciuto, ha scavato molti tunnel come fosse un tarlo che negli
anni si è espanso al disegno, alla pittura, alla musica. Romeo e Giulietta è stata la prima
opera che ho letto di William Shakespeare e sono rimasta folgorata da quanto la profondità
dell’anima potesse venire dipinta in tutte le sue sfumature da parole tanto semplici. Senza
capirla appieno, intuendola proprio come si fa con un tramonto o con il più brillante cielo
stellato, ho sentito un’ondata di rivoluzione e mi sono detta: «spero un giorno di poter
parlare con lui». Questo pensiero mi ha posto il dubbio se l’autore fosse ancora vivo, ma la
data di pubblicazione dell’opera (che ho cercato solo quando ho concluso la lettura) ha
risposto in modo più che esauriente, dando vita a ulteriori pensieri: com’è possibile che un
uomo vissuto cinquecento anni fa abbia potuto avere pensieri tanto moderni, abbia potuto
esprimere in modo così chiaro i sentimenti umani? Crescendo ho letto altri suoi scritti, a
scuola li ho studiati e all’università li ho approfonditi e l’ammirazione nei suoi confronti non
è mai diminuita, forse perché, come scrive René Girard, «mentre tutti ripetono sempre le
stesse cose immaginando che siano nuove, egli solo dice cose nuove fingendo di dire le
stesse di sempre» (GIRARD: 1998).
Il Sogno di una notte di mezza estate ha rappresentato una svolta per la mia vita perché
ho avuto la prova concreta che quelle fate da cui tanto ero attratta non erano soltanto icone
infantili, ma rappresentavano, o meglio avevano il potere di rappresentare, qualcosa di
molto importante che risiede nella mente umana e che non auguro a nessuno di perdere,
perché tutti i colori diverrebbero grigi e lo stupore di osservare una foglia che cade non
significherebbe più niente: l’Immaginazione, la Fantasia. Sono convinta nel profondo che
questo non significhi essere immaturi o vittime della “sindrome di Peter Pan”, piuttosto
avere il pregio di mantenere una prospettiva più ampia, che non si limiti a pensieri aridi,
sterili e fini a se stessi, peggio se omologati come accade spesso al giorno d’oggi.
2
Intanto ammiravo le illustrazioni di Brian Froud, Amy Brown e Cicely Mary Barker, pittori e
illustratori inglesi del ventunesimo secolo, ed ero alla ricerca di un ‘non-so-bene-cosa’ che
fosse a me contemporaneo, che trattasse di fantasia ma che non fosse banale, che fosse
all’altezza di quel Sogno che mi aveva stregato. Finalmente un giorno l’ho incontrato proprio
dove non cercavo, in un mezzo al quale non davo peso un po’ per mia ignoranza, un po’ per
il pregiudizio di non trovare nulla più di “Bang! Pum! Splash!”: il fumetto, che come un
mondo sotterraneo sembra poco più di un buco se osservato da sopra, ma visto dall’interno
è un universo dentro il quale puoi perderti tanti sono i sentieri da scegliere.
Il primo numero di The Sandman mi colpì per molti particolari: la copertina, i colori accesi
delle vignette in contrasto con le atmosfere cupe in cui si viene immersi, la caratterizzazione
psicologica dei personaggi (comprese le comparse) resa dalla fusione di immagine e parola.
Un fumetto «manca di realismo fotografico, lasciando molto all’immaginazione e invitando il
lettore o osservatore a partecipare nella creazione dell’illusione» (PENDERGAST: 2008),
proprio quello che io stavo cercando e quello di cui molti oggi avrebbero bisogno.
Le premesse a ciò che avrei poi letto erano delle migliori, per dirlo con le parole
dell’autore e ideatore, il vero ‘Signore dei Sogni’, «è in queste storie che vengono gettati i
semi di tutto ciò che sarebbe fiorito dopo, e di ciò che dovrà ancora germogliare» (Neil
Gaiman, giugno 1991, dalla postfazione a The Sandman N.1, Planeta DeAgostini 2007).
Le aspettative non erano deluse, l’interesse aumentava insieme ai personaggi e all’intrico
delle trame e poi la sorpresa: una storia che si intitolava proprio “Sogno di una notte di
mezza estate”.
Questo studio paragona i due Sogni nel loro aspetto fantastico, argomentando differenze
e somiglianze con lo scopo di dimostrare come la genialità indiscussa di William Shakespeare
possa essere oggetto di nuove interpretazioni che non hanno nulla di scontato e come la
visione del fantastico non sia di molto mutata durante il lasso temporale di circa cinquecento
anni tra i due autori, entrambi britannici, specchi ognuno della propria epoca.
L’episodio del World Fantasy Award che andrò ad accennare è emblematico riguardo la
visione dell’arte fumettistica e la difficoltà che ho riscontrato nel trovare testi critici ai quali
riferirmi per The Sandman, ma anche riguardo ciò che mi ha spinto a condurre questi studi;
«se Shakespeare è venerato dalla elite culturale come un genio e autore intellettuale, molti
3
guardano con disprezzo la forma del fumetto perché “arte bassa”, cultura popolare»
(LANCASTER: 2000). Conducendo un’analisi delle due opere (e delle fonti a cui entrambi
hanno attinto) vorrei spiegare che la demonizzazione di questa “cultura popolare” è
ingiustificata, non è forse il teatro un atto popolare, per quanto colto? Inoltre, quando
Shakespeare scrisse il Sogno trasse grande ispirazione proprio dalla materia popolare,
rendendola letteratura. Gaiman ha fatto lo stesso per il fumetto, interpretando (in questo
caso) Shakespeare e la materia popolare da lui trattata, quel popolo fatato così etereo a
metà tra realtà e immaginazione.