Il Montalbano. Un distretto stradale del medioevo (1996)

19
Il Montalbano: un distretto stradale del Medioevo Sin dai primordi, la catena collinare che separa il bacino di Firenze da quello di Fucecchio, per la sua spiccata individualità, dovette essere considerata come un 'altura tipica, donde l'origine dell' oronimo "Montalbano" , derivato con ogni probabilità dalla base "alba" (pietra, altura), largamente diffusa nell'area mediter- ranea (1). Ciò testimonierebbe anche della notevole antichità di insediamento dell'area pedecollinare e pianeggiante compresa tra il Montalbano e il corso dell'Ombrone pistoiese, dimostrata peraltro dall 'es istenza di nomi di luogo di origine prelatina, ascrivibili a rapporti con popolazioni liguri (vedi gli idronimi Fermulla e Ombrone), o alla presenza degli etruschi (vedi i toponimi di Artimino, Cecina e Bardena)(2). Tra l'altro, la presenza del toponimo Cecina, che si ripete anche sull'altro versante del Montalbano, ha contribuito a sostenere l'ipotesi di un tracciato viario etrusco che collegava gli insediamenti, accertati, di Comeana e Artimino, con quelli padani di Misa (Marzabotto) e Felsina (Bologna), attraverso i valichi appenninici a monte di Pistoia (3). Anteriormente alla conquista romana le sedi umane dovevano attestarsi sulle selvose pendici del Montalbano in un ambiente che non doveva allora presentarsi gran che modificato, per un inserimento dell'uomo nel paesaggio appena avvertibile, perché volto più a subire che a modificare i condizionamenti ambientali. Coni romani, a partire dal II secolo a.C., ebbe invece inizio un'azione programmati ca diretta a conquistare e a plasmare lo spazio organizzandolo in modo da sfruttarne più razionalmente le risorse. Nella storia dello sviluppo dell'occupazione e dell'organizzazione del territorio, questa è una tappa fondamentale, e non a caso i segni lasciati dall'azione umana si sono così durevolmente impressi da essere percepibili dopo oltre due millenni. Ci riferiamo principalmente alla tracce della centuriazione, ancora presenti in tanta parte della piana pistoiese e fiorentina, nonché alla ricca stratificazione toponomastica di origine latina, rappresentata dai numerosi toponimi prediali distribuiti nelle aree pianeggianti e pedecollinari dei due versanti del Montalbano (Larciano, Faltognano, Orbignano, Pulignano ; 37

Transcript of Il Montalbano. Un distretto stradale del medioevo (1996)

Il Montalbano: un distretto stradale del Medioevo

Sin dai primordi, la catena collinare che separa il bacino di Firenze da quello di Fucecchio, per la sua spiccata individualità, dovette essere considerata come un 'altura tipica, donde l'origine dell ' oronimo "Montalbano", derivato con ogni probabilità dalla base "alba" (pietra, altura), largamente diffusa nell'area mediter­ranea (1) . Ciò testimonierebbe anche della notevole antichità di insediamento dell'area pedecollinare e pianeggiante compresa tra il Montalbano e il corso dell'Ombrone pistoiese, dimostrata peraltro dall 'esistenza di nomi di luogo di origine prelatina, ascrivibili a rapporti con popolazioni liguri (vedi gli idronimi Fermulla e Ombrone), o alla presenza degli etruschi (vedi i toponimi di Artimino, Cecina e Bardena)(2). Tra l'altro, la presenza del toponimo Cecina, che si ripete anche sull'altro versante del Montalbano, ha contribuito a sostenere l'ipotesi di un tracciato viario etrusco che collegava gli insediamenti, accertati, di Comeana e Artimino, con quelli padani di Misa (Marzabotto) e Felsina (Bologna), attraverso i valichi appenninici a monte di Pistoia (3). Anteriormente alla conquista romana le sedi umane dovevano attestarsi sulle selvose pendici del Montalbano in un ambiente che non doveva allora presentarsi gran che modificato, per un inserimento dell'uomo nel paesaggio appena avvertibile, perché volto più a subire che a modificare i condizionamenti ambientali. Coni romani, a partire dal II secolo a.C., ebbe invece inizio un'azione programmati ca diretta a conquistare e a plasmare lo spazio organizzandolo in modo da sfruttarne più razionalmente le risorse. Nella storia dello sviluppo dell'occupazione e dell'organizzazione del territorio, questa è una tappa fondamentale, e non a caso i segni lasciati dall'azione umana si sono così durevolmente impressi da essere percepibili dopo oltre due millenni. Ci riferiamo principalmente alla tracce della centuriazione, ancora presenti in tanta parte della piana pistoiese e fiorentina, nonché alla ricca stratificazione toponomastica di origine latina, rappresentata dai numerosi toponimi prediali distribuiti nelle aree pianeggianti e pedecollinari dei due versanti del Montalbano (Larciano, Faltognano, Orbignano, Pulignano;

37

Senavalle Pistoiese

-­Fucecchio -

Ta-v-oi.a I

Per Senavalle

, • Casale \

\ ... l l

(

\ l

l ' ....

: P. te del Guado

• Pie vi

J. Canoniche

..... Badie

ffl Cl-Jies e

• Lo c alita'

- C onfi.ni Dio c e si Pistoia

Confini Diocesi Lucca

Legenda delle pagine successive

= l T tatti di selciato medievale

T tac ciato ipotetico

P etc ots o documentato

Tav. I

11 Montemagnc• Tav. II Tav.m

\ l

l .. _\

Ta"V"o1a. II

, /

" ' " l Toiano,."' 1 ...,., _____ , t Streda l • s-~ .. ~ l ' ~~ \ ., \

, l , ' ~ F ~ Cerreto /~

... , l l f

~ l l l l l \ l

' J ' l

\ l l l l l l l l l \ F

l f l l \ f \ . l 1 Last.nc ol l • ,.,.-# l ?

Ciilll.pof eda .

?

~

l

• l ,.l ,

\. l <

l l t

\ \ l

( l ,

... \

l f l

Buriano, Capezzana, Seano, Tizzana, ecc.) (4). Anche se l ' impronta ricevuta dal territorio nel suo nuovo assetto durò a lungo, non mancarono le modificazioni. Così ad esempio tra la tarda antichità e l 'alto medioevo è probabile si realizzasse un certo quale inselvatichimento della zona, nel quadro della generale decadenza della vita economica e sociale, conseguente alla disgregazione dell'amministrazione imperiale, alla guerra greco-gotica e alla successiva invasione longobarda. Se i contrafforti del Montalbano siano serviti a organizzare strategie di contenimento da parte dei bizantini per far fronte alla spinta dei barbari dilaganti dalla Lucchesia verso l'alto Valdarno e la Valdelsa, non è dato di sapere, se non per intuizioni e ipotesi (5), certo è che toponimi del basso versante occidentale del rilievo, quali Collegonzi e Farabonzi, attestano nella radice una presenza longobarda nella zona ( 6). Può darsi che l'interruzione delle necessarie opere di manutenzione e il deterio­rarsi delle sistemazioni abbiano determinato un parziale ritorno allo stato acqui­trinoso delle zone pianeggianti, con un conseguente trasferimento di parte della. popolazione nelle aree collinari; può altresì essersi verificato, con la ripresa dell'iniziativa economica intorno al Mille, un diffuso interesse per le potenzialità molitorie dei rivi del versante meridionale (sono numerosissimi i molini attestati in epoca rinascimentale tanto da rendere legittimo il sospetto che almeno una parte di essi avesse origini anteriori); resta il fatto che il Montalbano, specialmente nel versante che domina l'Arno, mostra tracce indiziarie, ma convergenti di moltepli­ci interessi, economici e strategici precedenti il periodo comunale. Non vi sono inoltre elementi sufficienti per datare l'edificazione del 'Castelvecchio', una postazione di osservazione e difensiva, situata su una delle cime più elevate del monte, a controllo della dorsale tra Faltognano e Bacchereto: già nel Duecento aveva un aspetto decisamente antico da meritarsi tale appellativo (7). L'esistenza di ulteriori costruzioni difensive nei dintorni, quel sistema murario definito "cinctam Montis Albani" nel Liber Finium Districtus Pistorii del1255, che verrà riutilizzato in parte per recintare la bandita di caccia dei Medici del Barco, e che ancora si incontra scendendo a piedi dal c.d. 'Pinone' in direzione dell'Arno, ci attesta che la funzione di controllo del territorio, accentuata dalla posizione oro grafica del sistema montuoso, fu pienamente sfruttata fin da prima dell'epoca comunale. Tra il IX e il X secolo, contemporaneamente ali' assestarsi del sistema feudale, con la sua economia curtense gravitante sul feudo e il suo signore, si hanno i primi indizi di una nuova organizzazione del territorio. Ce li offre la distrettuazione ecclesiastica con il sistema "per pievi", che si afferma proprio in quegli anni. Anche se i dati che ci permettono di ricostruire la configurazione spaziale dei territori di pertinenza delle pievi (i pivieri) risalgono ad epoca successiva, si può ragionevolmente supporre che le circoscrizioni plebale non abbiano subito grosse modifiche dalla loro nascita al XIII secolo. Orbene, nell'area compresa tra il Montalbano e la piana dell'Ombrone i pivieri si caratterizzano tutti per il loro orientamento da sud-ovest a nord-est, in conseguenza del quale i territori dei distretti ecclesiastici vengono a possedere una forma allungata che, partendo dalla zona pianeggiante del fondo valle dell' Ombrone, risale le pendi ci del Montalbano, in taluni casi superandone anche la linea di crinale. Questa conformazione territoriale è tipica dei pivieri di Quarrata, Montemagno, Bacchereto, Carmignano e Artimino.

40

Un fenomeno simile si ripete per i pivieri del versante del Montalbano che acquapende verso il Valdarno. Anche qui i territori di pertinenza delle pievi di Lamporecchio, Sant'Ansano a Greti, Cerreto e Limite, dal fondo valle dell'Arno risalgono il Montalbano spingendosi sino allo spartiacque del rilievo (8). Questa particolare configurazione delle circoscrizioni ecclesiastiche medievali ci riconduce al processo genetico della distrettuazione plebana, che dovette struttu­rarsi in funzione della viabilità. Le pievi, infatti , sorsero sulle principali vie di comunicazione poiché, in quanto chiese pubbliche, delle quali dovevano servirsi tutte le popolazioni del territorio ad esse sottoposto (il piviere), dovevano ubicarsi in punti facilmente raggiungibili dai fedeli: niente di meglio quindi che collocarsi su un'importante direttrice stradale, che è naturale servisse poi da elemento generatore della nascente circoscrizione territoriale. Sulla base di queste considerazioni possiamo affermare che nel medioevo il comprensorio del Montalbano doveva essere percorso trasversalmente da una serie di tracciati che mettevano in comunicazione i due versanti del rilievo, che peraltro, lungo tutta la sua linea di crinale, ospitava un tracciato viario di antichissima origine che da Artirnino raggiunge Serravalle in Val di Nievole, senza eccessive asperità, anzi potendo contare su numerose sorgenti che si incontrano a poche decine di metri a valle della strada stessa. E ognuno sa come l'acqua potabile sia, col cibo e un tetto, premessa fondamentale della comunica­zione medievale. Una puntuale conferma di ciò l'abbiamo dalla presenza di tutta una serie di enti ecclesiastici con funzioni ospitaliere e assistenziali situati in determinati punti dei percorsi. Troviamo così in corrispondenza di valichi la canonica di San Giusto, l'abbazia di San Baronto e l'ospedale di Sant' Allucio, quest'ultima una delle più importanti fondazioni del Santo, ricordata anche nella sua Vita (9); quanto all'abbazia di Santo Mato (o SanTomato) sembra ormai dubbia l'attribuzione del Re petti e dello Schneider al Montalbano, anche se qui il toponimo esiste, nella forma di Sant'Amato, e proprio in vicinanza del crinale, mentre sembra più credibile l'allocazione dell'abbazia alla zona di Montale (10) . E poi il monastero di San Martino in Campo, lo spedale di S. Pietro di Capraia, la canonica di Seano, gli spedali di Quarrata e Tizzana (11). Si tratta di strutture ospitaliere di grande antichità, talune delle quali godettero anche di notevole prestigio. L'abbazia di San Baronto, secondo la tradizione fondata come eremo da un monaco francese di quel nome, e divenuta benedettina già nellO 18, aveva annesso uno spedale per pellegrini che fu preso in seguito sotto la protezione del Comune di Pistoia (12). Al XII secolo risalgono le prime notizie documentate sul monastero di San Martino in Campo (13). Lo spedale di "Sanctus Ambrosius de Quarrata" è ricordato sin dall 'XI secolo in un "privilegio" papale ( 14 ). Le chiese di Seano e di San Giusto, entrambe di antica origine, sono ricordate come sedi di comunità canonicali almeno a partire dal XIII secolo (15), ed è noto come i canonici nel medioevo si distinguessero per la loro attività assistenziale nei confronti dei viandanti. Dello spedale annesso alla chiesa dei Santi Bartolomeo e Michele a Tizzana troviamo notizia nel Catasto dei Beni ecclesiastici del 1427-1430 (16) . Non meravigli un sistema viario così articolato, disposto "a cavaliere" del Montalbano. Come ebbe a rilevare Fernand Braudel (17), la montagna nel mondo mediterraneo non ha mai svolto una funzione di confine, essendosi sempre prospettata come "une sortie de prolongement de la plaine", grazie ai percorsi

41

Ta.-v-o1a III

Camugnano

P. g!o Glie gio

S. Giusto • Verghereto

Artir(lino '- • l '1.

.... '

..,. 1 ~~ Pieve di S Leonardo ..... ,/ '-r:."... ... ____ \~---,. ... ,.-~-.,. l

'~-- .. --1

1 S. Ma1iirLO inCan"flo ,..,.,..,.,.,.--' l l l l l

.. l l l l -, l

l l l l l l

~ • Puligrtano ?

Cartografia a cura di Luciano Bassini Collaborazione di Francesco Cianchi

Un tratto di strada selciata sulle pendici meridionali del Montalbano.

mediante i quali, in ogni epoca, l'uomo è riuscito a superare pm o meno agevolmente l'ostacolo naturale del rilievo. Inoltre, nel medioevo, è risaputo come, a livello locale, il sistema delle comunicazioni avesse uno sviluppo incomparabilmente maggiore di oggi, contemplando tutta una serie di modeste operazioni che alimentavano un intenso traffico di uomini e di merci per distanze relativamente brevi. Nel nostro caso, però, è da tener presente un altro fatto: le strade che valicavano il Montalbano non si limitavano a mettere in comunicazione la conca pistoiese­fiorentina con il Valdarno inferiore, ma servivano anche, in una visione a più vasto raggio, a collegare i centri della valle dell' Ombrone con il mare e con la via Francigena. Infatti, scendendo dal versante occidentale del Montalbano i viandanti giungevano in breve ad uno dei porti fluviali sull'Arno (Capraia, Limite, Empoli), che allora era navigabile sino a Pisa. Oppure, a Cerbaia, si potevano imbarcare sulle "navicelle" per attraversare la vasta palude di cui l 'Usciana è emissario, e raggiungere la via Francigena a Cappiano o a Fucecchio. E non a caso a Cerbaia era uno spedale, intitolato a San Dannino, il cui patronato fu acquistato dal Comune di Pistoia nel 1235 (18) . Ne consegue che il Montalbano era inserito a pieno titolo nel sistema delle vie di pellegrinaggio del medioevo, e infatti il reticolo di percorsi che solcava i due versanti del rilievo perderà la sua importanza solo in età moderna, col venir meno dei pellegrinaggi, anche se continuerà a svolgere un suo ruolo localmente, come tuttora dimostra la persistenza di strade che s'inerpicano sulle pendi ci selvose del monte. Ad esempio, dalla pieve di Montemagno (quota 164) una strada conduce ancora all'abbazia di San Baronto, transitando per Castelluccio (q.418). Da Lucciano (q.163) si guadagna la cima del Montalbano (q .522) al Poggio Campo di Baldo. Da Montorio (q.179) un sentiero permette di superare il rilievo a q. 486, scendendo poi lungo la vallecola del borro significativamente chiamato Valicatoio. Da Buriana (q. 201) una strada s'arrampica sul pendio del Montalbano superan­done il crinale a q. 452 e raggiungendo sull'opposto versante Sant'Amato. E così via sino alle propaggini sud-orientali del rilievo che digradano verso l'Arno in prossimità della sua confluenza con l' Ombrone. Uno di questi percorsi trasversali conserverà la sua importanza: ci riferiamo a quello che anche nel medioevo costituì la principale direttrice viaria del distretto montalbanese, la strada che da Pistoia faceva capo al passo di San Baronto dirigendosi poi, da una parte verso la Val di Nievole, dall'altra verso Vinci e quindi all'Arno. A questo punto, per comprendere la centralità del distretto stradale del Montalbano, occorre estender l'analisi all'influenza di Pescia, pieve al confine orientale del vescovato lucense, voluta da Matilde di Canossa quale capoluogo della Valdinievole, curtis di tutti i poteri tradizionali dell'XI secolo (19), dominante la viabilità a est e a nord del padule di Fucecchio, almeno fino a che non dovette cedere il predominio ad Altopascio, influenza che si concreta nella figura di Sant' Allucio, nato verso il l 070 da Homodeo, custode di un ospedale dei dintorni. Una delle principali attività di Allucio, che rivelò fin da giovane la propensione alla santità mostrandosi soggetto e oggetto di episodi miracolosi, è consistita, stando all'unica cronaca che ce lo riporta (20), nell'edificazione di ponti, chiese e spedali, raggruppati nella direttrice Pescia-Montalbano- Arno. Indizio forte di un interesse strategico di quelle comunità al controllo di una viabilità che non si limitava certo a esigenze di ordine vicinale. Se poi vogliamo dare credito illimitato

44

a quell'unico cronachista e agiografo del santo, questi appare di fatto uno dei primi santi votato all'ospitalità benefica: avrebbe impetrato l'intervento del vescovo di Firenze per ottenere la (ri)costruzione del ponte sull'Arno, impedita da potentati locali che lucravano rendite dal traghettare i pellegrini. Si tratta di informazioni troppo vaghe, che, pur nella loro vaghezza, riescono a stimolare riflessioni: perché il vescovo di Firenze, il meno competente territorialmente? Dove doveva sorgere o risorgere il ponte? Chi erano i potenti che si opponevano a questa pia iniziativa? Qui i commentatori sono divisi in due gruppi: l'interpretazione più credibile, tenuto conto che l'ospitale di Campugliano di Pescia regge per almeno quaranta anni il ponte di Fucecchio, in condominio con Rosaia e Altopascio, prima di doverlo cedere, dopo un'ennesima ricostruzione in cui forse l ' impegno economi­co non era stato mutuo e solidale come in precedenza, all'ordine di Altopascio nel 1173, propendono per interpretare appunto come ri-costruzione del ponte di Fucecchio l'intervento di Allucio sull'Arno, suffragati anche da un documento databile fra il 1124 e il 1134 in cui due nobili matrone, Cecilia ed Emilia, concessero 'potestatem sancto A/lucio in perpetuum edificandi pontem a Colle petre usque Ficecclum' (21) . Altri commentatori, secondo una tradizione che risale al Lami (22), cogliendo una senso diverso nella frase della 'Vita' in cui Allucio chiama in causa il vescovo di Firenze, ebbero ad avanzare una ipotesi meno credibile, ancorché più fascinosa. La vita dice infatti che 'iuxta Arnum etiam in strata publica, aliud hospitale constituit, in quo multi pauperes quotidie reficiuntur; iuxta quod hospitalefluvius erat magnus ubi multi peregrini periclitabantur. lpse vero ad episcopum Florentinum pergens litteras, ut pontem ibi hedificaret, invenit nobiles enim in partibus illis existentes, qui de navigio et hominum transitu plura lucrabantur, pontem ibi hedificari non permittebant. lpse vero Alluccius homines illos suis dulcibus et blandis verbis mollificans, sedavit; et ponte m i bi hed~ficari p e rmiserunt. Unde ipse institor et principium pontis Arnifuit.' Riportiamo la lunga citazione perché siano chiare al lettore le contraddizioni implicite nel testo: Allucio chiama in causa il vescovo di Firenze, che dovrebbe essere Ranieri, il quale non è territorialmente competente né sull'Usciana né sull'Arno in prossimità di Fucecchio; un'altra contraddizione è che i 'nobiles' che impediscono la costruzione del ponte lucrano sul traghettare, ed è difficile in tal caso restringere il campo delle ipotesi a Fucecchio dove un ponte, allora, già funzionava, anche se forse, all'epoca dei fatti, poteva essere stato distrutto da una delle tante piene rovinose. La lettura del passo che danno i seguaci del Lami, come di un ponte dalle parti di Signa, fin dove si spingevano, non dimentichiamolo, i possessi dei Cadolingi, di qua e di là da Badia a Settimo, identificando implicitamente fra questi i 'nobiles' del brano citato, perde sostanza di fronte al testo che vede le due matrone, Emilia e Cecilia, identificate con ampia probabilità come le vedove dell'ultimo dei Cadolingi, U gucchione e del Conte Guido Guerra dei Guidi, concedere ad Alluci o il potere di erigere il ponte a monte di Fucecchio. Anche se si tratta di un errore che conserva comunque un senso preciso, una dignità almeno 'sociologica' : le famiglie comitali dei Guidi e dei Cadolingi dominavano il tratto dell'Arno da Signa a Fucecchio, l'interesse di Allucio si proietta sulla via di crinale del Montalbano che da Serravalle scende fino alla piana di Signa, la competenza territoriale del vescovo fiorentino si ferma da quelle parti ... (23)

45

Certo è che se il racconto della 'Vita Allucii' ha una base di verità, a sostegno della quale lo Spicciani spende pagine persuasive (24), il santo ospitaliere aveva una prospettiva estremamente ampia e, per così dire, strategica, del suo impegno concreto per la promozione d eli' organizzazione della ricetti vità e delle comuni­cazioni: ripulì, sia pure miracolosamente, dai banditi la via che collegava Lucca -Pistoia- Faenza; fece rifiorire l'ospizio a sud di Pescia; creò, ed è quel che più conta per il nostro tema, un ospizio in uno dei punti strategici del crinale del Montalbano, di cui è rimasta la nota Torre di Sant' Allucio (q. 540), che conserva evidenti tracce di una costruzione medievale. La torre dominava i due versanti, la strada di crinale, a poche centinaia di metri dal 'Castelvecchio ' , in prossimità della Fonte del Romito detta anche fonte di Sant' Allucio, anche se di quest'ultima le notizie storiche non risalgono a prima del XV secolo. Non si tratta di interessi di breve respiro, né di una allocazione casuale. Prima e durante la vita terrena di Allucio, morto nel 1134, il versante sud del Montalbano vede coagulare su di sé gli interessi di potenti famiglie: i conti Cadolingi, partendo da Fucecchio e Rosaia, costeggiando il padule a Musignano, e salendo fino a Lamporecchio e Montemagno; i signori da Buggiano, nell'area di Vaiano e in quella di Cellere; i signori di Maona sempre nell'area di Vaiano, qui sostituiti poi dai Fralminghi (25); e, non ultimi, i conti Guidi , compattamente in sedi ati nell'area che da Cerreto, Lamporecchio e Vinci raggiun­ge e in certi punti oltrepassa l'Arno.

I Cadolingi, poi, oltre ad avere un imponente controllo territoriale su gran parte della Valdinievole e del Montalbano, avevano fondato alla fine del secolo X un monastero con annesso ospitale (Badia a Settimo) e due castelli (Settimo e Montecascioli) nell'unica zona in cui si hanno tracce di un attraversamento dell'Arno tra Firenze e Fucecchio, ali ' incirca dove l ' Ombrone si getta nell'Arno, in corrispondenza di una strada che proveniva dalla Badia di Montepiano sull'Appennino (26): fatto questo che completa il quadro di controllo strategico delle vie d'acqua (Arno - Usciana- padule di Fucecchio) fino al mare, ma anche delle vie di terra, data l'esistenza di tracciati pedecollinari, i n particolare sulla direttrice Streda-Vallebrecta-Pulignano-S .Giusto, oltre a quello di crinale, a cui si ricollega a San Giusto, che conducono poi in un imprecisato punto a monte della Golfolina, non oltre Badia a Settimo, dove si presume dovesse esistere un traghetto per la riva sinistra dell'Arno. Dopo una prima ricognizione in loco e basandoci su una serie di testimonianze scritte, ma anche verbali (27), abbiamo proposto alle pagine 38-39-42 delle carte in cui sono evidenziati i pezzi di tracciato e i tratti di antico selciato superstiti o la cui presenza è attestata in modo credibile e coerente. Contiamo con questo di dare impulso alle comunità locali e agli appassionati per portare avanti un lavoro di indagine che ha ancora molto spazio e può riservare notevoli sorprese. Per concludere queste nostre riflessioni sul "distretto stradale" montalbanese vorremmo accennare a due interessanti testimonianze jacopee rilevabili sul versante occidentale del rilievo, che attestano i rapporti con il pellegrinaggio compostellano, comprensibili alla luce del ruolo svolto al riguardo da Pistoia, divenuta dalla metà del XII secolo una sorta di "altera Compostella", avendo ottenuto il suo vescovo Atto dal presule compostellano Diego Gelmirez, un frammento del corpo di San Jacopo, reliquia dalla quale prenderà avvio a Pistoia il culto del santo e l'Opera a lui intitolata (28).

46

La pieve di Montemagno sul Montalbano.

Un dettaglio del coronamento absidale della chiesa di San Iacopo a Pulignano.

Particolare del sistema di copertura della chiesa di San iacopo di Putignano.

L'abside della chiesa di San iacopo di Putignano. Dettaglio della facciata della chiesa di San iacopo di Puti­gnano.

La scultura raffigurante due cavalieri affrontati, già posta nella chiesa di San Iacopo di Pulignano.

La torre di Sant'Alluccio e la viabilità di crinale del Montalbano (Archivio di Stato di Firenze (A.S.F.), Capitani di Parte Guelfa, Mappe di Popoli e Strade, Popolo di Santa Lucia a Paterno).

La zona absidale della canonica di San Giusto sul Montal­bano.

Particolare de lla facciata della canonica di San Giusto sul Montalbano.

Un dettaglio dell 'interno della canonica di San Giusto sul Montalbano.

Un dettaglio del partito decorativo dell'abside della chiesa (già abbazia) di San Martino in Campo.

In entrambi i casi si tratta di intitolazioni al Santo "per cui laggiù si visita Galizia" ; ma il riferimento compostellano si faceva particolarmente stringente a San Jacopo di Campostreda, chiesa ora scomparsa, il cui toponimo è rimasto a un podere tra Vinci, Cerreto e Colle Alberti non molto distante dall ' Arno. La chiesa, già suffraganea della pieve di San Leonardo a Cerreto, è possibile infatti che in origine riproponesse il toponimo di quella che fu la principale meta di pellegrinaggio del medioevo. L'altra chiesa dedicata a San J acopo ("Ecclesia S .J acobi de Putignano"), suffraganea della pieve di Santa Maria a Limite, all'intitolazione aggiunge la presenza di altri elementi di riferimento al "milieu" culturale del pellegrinaggio. Una lastra di pietra arenaria, forse in origine un architrave, attualmente murata (in copia) al di sopra del tetto di copertura dell'abside, reca scolpiti due guerrieri affrontati, con un preciso richiamo a quell'epopea cavalleresca, alla diffusione della quale contribuirono i pellegrinaggi: i pellegrini (''le genti che vanno al servigio dell'Altissimo") dovevano considerarsi soldati di Cristo, pronti a com­battere e a morire per la fede, proprio come avevano fatto gli eroi di Roncisvalle. In rapporto col mondo d'oltralpe sono poi i caratteri architettonici della chiesa di Putignano, edificio a un'unica navata absidata, scandita da grossi semipilastri con archi diaframma e coperta con volta a botte. L'influsso alverniate rappresentato da questo tipo di copertura pressoché ignoto nelle campagne toscane, è poi confermato dalla caratteristica imposta a forma di mensoletta troncoconica, di chiara derivazione monastico-borgognona, dell'arco in corrispondenza dell' absi­de. Nella facciata, invece, l ' archivolto del portale, a marmi bianchi alternati a cunei di grigia arenaria, accenna a una dicromia che riflette una pratica decorativa diffusa nel pistoiese e in rapporto con la scuola architettonica pisana; la ghiera dentata, che lo sormonta, conduce però di nuovo a pratiche decorative di provenienza oltremontana. La chiesa risulta essere affine per caratteri icnografici, stilistici e strutturali, alla vicina canonica di San Giusto, sul crinale del Montalbano, che si richiama anch'essa a esperienze d 'oltralpe, soprattutto nel tipo di copertura a volta che doveva essere previsto, come attesta la presenza di semicolonne e semipilastri a fascio addossati alle pareti della navata. Non meravigli questa presenza di forme oltramontane, perché in tutto il comprensorio del Montalbano è rilevabile una convergenza di linguaggi architettonici diversi: dalla cultura lombarda (pieve di Artimino) alle forme p i sane (pieve di Sant' Ansano a Greti) , che testimoniano una intensa circolazione delle espressioni della cultura artistica, possibile grazie agli orizzonti europei del sistema di vie che conduceva alle mete delle "peregrinationes

. " mawres . Renato Stopani e Fabrizio Vanni

Un ringraziamento sentito a Francesco Cianchi, per le ragioni esposte alle note 10 e 27, ma anche per averci guidato sul Montalbano, per aver curato insieme con Luciano Bassini la cartografia originale qui allegata e, più di tutto, per il suo trascinante entusiasmo sulla materia.

51

NOTE

CJJ C. BATTISTI, "Sostrati e paratrati nell'Italia preistorica". - Firenze : 1959, p. 31.

C2lN. NIERI CALAMAI, 'Sulla topografia antica del territorio pistoiese'- In: "Studi etruschi", VI, 1932, p. 122, (per gli idronimi liguri) ;

S. PIERI, "Toponomastica della Valle dell ' Arno".- In: 'Rendiconti dell'Accademia dei Lincei'.­Roma: 1919, (per i toponimi di probabile derivazione etrusca).

C3l A. TRACCHI, "Dal Chianti al Valdarno. Ricognizioni archeologiche in Etruria".- Roma: CNR, 1978.

C4l S. PIERI, Op. cit.

csJ La statio "Ad fanum Marti s" della Cassia, ricordata sia dall'Itinerarium Antonini che dalla Tavola peutingeriana e dali' Anonimo ravennate, che alcuni vogliono far coincidere con la località Alberghi di Pescia, da Pier Mari a CONTI viene assimilata al Castrum A martis, toponimo n. 543 della "Descriptio orbis romani" di Giorgio Ciprio, e da lui individuata nella odierna Castellina presso Serravalle Pistoiese. Anche N. RAUTY in varie pubblicazioni conferma tale allocazione. Fermo restando che diventa gratuita ogni disquisizione alternativa, si vuole qui ricordare l'esistenza, sulla cima del Montalbano del toponimo Pietramarina, da alcuni interpretato come Petra Martis a indizio di un antico luogo di culto pagano. Le due località, Pietramarina e Castellina, sono collegate dalla antichissima strada di crinale che si fa risalire al periodo etrusco: non se ne dovrebbe escludere pertanto una connessione logica, almeno come ipotesi di lavoro . Sull 'argomento si veda, oltre al lavoro del Conti ('L'Italia bizantina nella ' descriptio orbis romani' di Giorgio Ciprio', La Spezia 1975), anche A. BORGI "La rete stradale della Toscana nei suoi caratteri attuali, nella sua evoluzione storica, nelle sue esigenze di sviluppo", ne: 'L'Universo' , Anno LVI (1976) n. 6, in particolare p. 999 e nota 62.

L'esistenza di una importante via di comunicazione che collegava, passando da Quarrata, il pistoiese col medio Valdarno, scavalcando il Montalbano, viene postulata anche da Lucia GAI (in "Quarrata dalle origini all'età comunale", Pistoia, provincia, 1986, p.22) che attribuisce ad origini bizantine i toponimi Montorio e Pii! i sul versante nord del monte.

C6l Nel foglio l05 della Carta d ' Italia a l :25.000 dell'Istituto Geografico Militare il toponimo Fara bonzi è presente due volte a breve distanza lungo la direttrice Lamporecchio-Lazzeretto. Mentre Colle gonzi è località nel foglio 106 a valle di Vitolini verso l'Arno.

C?l Renzo CIANCHI da "La Nazione" Edizione di Empoli del18.8 .1981. E' il primo di tre articoli sullo stesso argomento pubblicati in giorni successivi.

csJ M. GIUSTI, P. GUIDI, "Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV", Tuscia II, Le decime degli anni 1295-1304. - Città del Vaticano : 1942.

P. GUIDI, "Tuscia I" . - Città del Vaticano: 1932.

C9l 'In monte Albano, magno in heremo sito, ecclesiam aliam in honorem sancti Bartholomey et sancti Clementis et sancti Columbani et aliorum sanctorum, cum summo desiderio magnoque labore ordinare curavit ad honorem hospitalis et pauperum substentationem, quod in suprascripto monte perfecerat.' Réginald GREGOIRE ed idi t in "Allucio da Pescia (1070 ca.- 1134)" a cura di C. VIOLANTE, Roma 1991 , p. 21. La vita di Allucio è inserita nella Relazione sul riconoscimento delle reliquie (4 giugno 1344) qui interamente trascritta e commentata dal Grégoire.

CIOJ Fabio REDI, nel "Bollettino Storico Pistoiese" Anno LXXV (1973), vol. VIII, terza serie, fase. l e 2, si prodiga in una documentata e credibile confutazione del! ' allocazione montalbanese dell'abbazia, propendendo per quella della zona di Montale. Sulla sua linea vedi anche Renzo CIANCHI "Toponomastica e storia: S. Amato a Vinci" pubblicato a puntate sul periodico pistoiese 'La vita' del 30 ottobre, 6, 13, 20, novembre e 18 dicembre 1983.

Anche secondo la testimonianza di Francesco CIANCHI, già membro del Gruppo Archeologico di Vinci, che compì saggi di scavo nella zona della presunta abbazia di Santo Mato sul Montalbano (presso il c.d. Muro a Michele) i pochi reperti affioranti sono muri di confine e non reperti abbaziali .

Cl l l Rationes Decimarum, cit.

C12l E. REPETTI, Dizionario, I, 282.

C13l E . REPETTI, Dizionario, I, 428.

Cl4l "Regesta Chartarum Pistoriensium, Canonica di San Zenone, ed. N. RAUTY, Pistoia 1985, documento n. 138, pp. 194-5, dove si parla di un "hospitale iuxta villam Quarratam" in data lO gennaio l090.

52

<'5l Rationes Decimarum, ci t.

0 6l A.S.F., Catasto 198, cc. 278-281.

<'7lF. BRAUDEL, "LeMéditerraneetle monde mediterraneen ·l 'èpoquede Philippell". -Paris: 1986, p. 137.

<18l "Liber censuum Comunis Pistorii", ed. Q. SANTOLI, Pistoia 1915, documento n. 299, p. 205.

<19l Christopher J. WICKHAM "Aspetti socioeconomici di una valle tra Lucca e Pistoia nel XII secolo: la Valdinevole".- In : "Allucio da Pescia" cit. p. 283.

<20l Réginald Grégoire edidit, in "Allucio" Op. ci t. , scilicet pp.20-23.

<21 l Il documento è in Archivio di Stato Lucca, Diplomatico, Dono Gamurrini n. 226. Lo discutono A. MAL VOLTI e P. MORELLI nel loro intervento al Convegno "Altopascio un grande centro ospitaliero nell'Europa medievale" (edito a cura del Comune di Altpascio nel1992, scilicet pp. 78 e nota 21 , e, più diffusamente alla p. 96 e segg.) e su questa linea si attesta lo Spicciani (ibidem).

<2lJ Giovanni LAMI (Hodoeporicon, Parte IV delle "Deliciae eruditorum". -Firenze: Paperini , 1754) è in linea con I'Ughelli, seguiti poi da Vincenzo FREDIANELLI (Vita di S. Allucio.- Pescia: Natali, 1797), fino a Ermenegildo NUCCI (S. Allucio da Pescia : memorie storiche. - Pescia : Benedetti & Niccolai, 1923).

<23l Ci sembra prematuro avanzare qui una nuova ipotesi, fondata sulla rilettura di documenti del secolo XII, senza esserci prima confrontati con altri studiosi del periodo e della zona. Contiamo di poter lo fare in uno dei prossimi numeri dell 'annuario.

<24l A. SPICCIANI, in "Allucio da Pescia" ci t. passi m.

<25lRosanna PESCAGLINI MONTI "Nobiltà e istituzioni ecclesiastiche in Valdinievole tra XI e XII secolo" in "Allucio da Pescia" cit. pp. 225-65.

<26l Serena ACOMANNI e Rita MA TTEI, "San Salvatore a Settimo: testimonianze cluniacensi e cistercensi" in 'Storia e arte della Abbazia cistercense di San Salvatore a Settimo a Scandicci' (Firenze: Certosa, 1995, p. 15). Purtroppo, nel brano citato non viene data indicazione delle fonti.

<27l Per queste ultime ci siamo avvalsi del prezioso contributo di Francesco Cianchi, 'cittadino in esilio ' del Montalbano, membro del Gruppo Archeologico di Vinci e figlio del compianto Renzo Cianchi , che fu insigne studioso di Leonardo, nonché bibliotecario della Biblioteca Leonardiana di Vinci, dal cui archivio privato, per il tramite del figlio , abbiamo attinto indispensabili notizie.

<28l Vedi in particolare il volume collettaneo 'Pistoia e il cammino di Santi ago: una dimensione europea nella Toscana medievale : atti del convegno internazionale di studi di Pistoia, 28-30 settembre 1984' l a cura di Lucia GAI.- Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 1987.

BIBLIOGRAFIA aggiunta di materiali non citati in nota.

Immagini da ventisette secoli : schedatura esemplificativa dei beni culturali del Montalbano l IRPET Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana.- Firenze: consorzio interprovinciale per il Montalbano, 1981.- 138 p. :ili. b-n. e carte; 24 cm. Contiene n. 157 schede con immagine relativa di altrettanti beni culturali dell'area da salvare o recuperare. Nessun tracci ato viario. In particolare si vedanolaschedan. 78 SAN JACOPOAPULIGNANOelaschedan.103 SANT'ANSANO IN GRETI.

Schema di piano per l'area del Montalbano: relazioni e interventi del convegno di Vinci , 10-1lluglio 1981 l IRPET Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana. -Firenze: irpet per consorzio interprovinciale per il Montalbano, 1982.- 172 p. ; 24cm. Scilicetalle pp . 71-78 gli interventi di Giancarlo lori e Giancarlo Fiori.

Piano dell'area del Montalbano: sintesi dell'attività svolta nel 1982 e indicazioni operative l IRPET Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana. -Firenze : irpet, 1983. - 14 p. + app. non numerate: tab.: mimeo ; 30 cm. Scilicet l'appendice 3 (Schedatura dei beni archeologici , fomiti dalla Sovrintendenza archeologica di Firenze) e l' appendice 4 (Scheda tura dei beni storico-artistici del Montalbano).

ANDREINI GALLI, Nori "La grande Valdinievole : dieci itinerari d 'arte e turismo". - Firenze: Vallecchi editore, 1970.

MONTEVERDI, Mario "Vinci e il Monte Albano".- In: 'Le vie d' Italia ' settembre 1957.

53

STUDI E RICERCHE SULLE VIE DI PELLEGRINAGGIO DEL MEDIOEVO

IV/l 1996

CENTRO STUDI ROMEI POGGIBONSI

Sommario

EDITORIALE ...... ........ ... ............. ................ ....... .... ...... .. ...... ....... ..... .. ..... ....... ..... ...... .. .... ... ...... .. ..... p. 7

CONTRIBUTI

La via Francigena da Valpromaro a Ponte San Pietro (Alessandra Cenci, Marta Giorgi, Fabio Lo Jacono) .. ... .............. .......... ............ ... ... .......... ..... ........ p. 9

Il Montalbano: un distretto stradale del Medioevo (Renato Stopani, Fabrizio V anni) .. .. ............. .. . p. 37

Viabilità storica e itinerari culturali. Verso un "museo della strada"

(Giuseppina Carla Romby) ...... .......... ....... ............. ...... ........ ...... ... .... .................. ........ .... .. ................ p. 55

I restauri ottocenteschi della Collegiata di San Quirico d'Orcia: contributo alla valutazione della decorazione scultorea (!rene Baldriga) ...... ..... ... ...... .. .... ... ...... .... ...... .. ... .... .. ... ... ... ... .. .......... ... p. 61

SPIGOLATURE

Una nota aggiuntiva sull'antichità del percorso valdelsano della via Francigena transitante per Poggibonsi (Renato Stopani) ... .. ...... .. .... .. ....... .. ....... ... .... ........... ...... ..... ..... .......... ...... ............... .. p. 79

I Templari sulla via Francigena: Santa Margherita a Fiorenzuola d'Arda (Bianca Capone) ... ... .... . p. 81

I falsi bordoni . A proposito di una videocassetta sulla via Francigena in Toscana

(Renato Stopani) ..... .. .... ... ...... ... ...... ........ ................ ... .... ..... ... ...... .. .... ... ......... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ..... p. 84

RECENSIONI .. ....... .... ........ .. ... ... ... ......... ..... .... .. .... .. ....... ... ... .. ..... ........ ... ... ... .. .... .. ... ... .... ................. p. 87

NOTIZIARIO ...... .. ...... ... ...... ............................ .............. ... .. .... ... .. .... .................................. .............. p. 95

IN CA_NTIERE ....... ........ ............ .. .... ...... ....... ... ............... ... .... ........................ .. .... ... .. .... ... .. .... ..... ..... p. 103