F. BARELLO, L’impero romano in crisi. L’Italia nord-occidentale. Aspetti monetari, in "Un...

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Edizioni del Museo Civico Carlo Verri – Biassono ISBN_M18722 - K9DVSDOZ © 2014 Immagine di copertina: Antoniniano di GALLIENO, /RIC/ V,I p.182, n.589 - N.ingresso: M.1985-024-2 Grafica a cura di: Elena Monguzzi

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SOMMARIO

Introduzione

iv

Il Ripostiglio di Biassono e l’Impero Romano nella crisi del III sec.d.C.: La

propaganda di “regime” e i tipi monetari

Ermanno A. Arslan

1

Il Ripostiglio di Biassono. Il contesto archeologico

Anna Maria Fedeli

11

La circolazione monetaria in Egitto e in Siria nel corso del III secolo d.C.

Adriano Savio e Alessandro Cavagna

23

L’Impero Romano in crisi. Aspetti monetari della secessione dell’Impero

Gallico

Fabien Pilon

61

L'impero romano in crisi. Le Personificazioni come tipi monetali: realtà

e inganno

Rossella Pera

71

L’impero romano in crisi. L’Italia nord-occidentale. Aspetti monetari

Federico Barello

81

L’impero Romano in crisi. Aspetti della tesaurizzazione del bronzo in

Italia

Armando Bernardelli

93

L'Impero Romano in crisi: la Sicilia e l’Italia meridionale. Aspetti

monetari

Katia Longo

171

L’impero romano in crisi. La Tripolitania

Massimiliano Munzi

182

Ritratti monetali delle Augustae nel III secolo d.C. Una crisi di genere?

Claudia Perassi

193

La parola degli informatici 233

81

L’impero romano in crisi. L’Italia nord-occidentale. Aspetti

monetari

Federico Barello*

L’analisi che qui si intende proporre è basata innazitutto sui complessi di monete

isolate provenienti da scavi archeologici1. Pur con i limiti intrinseci legati a questo tipo di evidenza, ovvero la tendenza a privilegiare lo stock dei nominali più bassi in circolazione (rame e biglione), si ritiene che essa possa fornire comunque spunti essenziali anche per una verifica dei dati da ripostiglio nel tentativo di enucleare e poi interpretare i fenomeni salienti della circolazione monetale nel periodo tra i Severi e Claudio Gotico in Italia nord-occidentale. Il primo nucleo da cui si è partiti è quello proveniente dagli scavi urbani a Torino, Augusta Taurinorum, prendendo in considerazione i reperti monetali da 28 cantieri di

scavo (1987-2006)2. Si tratta di un complesso di 665 monete, delle quali 623

provengono di rinvenimenti isolati3. Da questo campione si sono isolati quattro gruppi: quello degli imperatori Antonini (138-193 d.C.), quello dei Severi (193-235 d.C.), quello degli imperatori militari sino alla metà del III secolo (235-253 d.C.) e quello della circolazione dell’antoniniano svilito sino a Claudio II (253-270 d.C.).

* Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.

1 Ringrazio le colleghe Fedora Filippi, Luisella Pejrani ed Emanuela Zanda per aver consentito e incoraggiato lo studio dei reperti monetali provenienti dai loro scavi.

2 Di questi solo due sono stati sinora pubblicati: BARELLO 2007, 2009a.

3 Tra queste 554 sono di epoca romana, 67 medievali/moderne e 2 incerte. Il quadro è leggermente aumentato rispetto a quanto presentato al Convegno di Ginevra Contexte et contextualisation de trouvailles monétaires (5-7 marzo 2010): BARELLO c.s.

82

Il quadro dell’età antonina comprende complessivamente 33 esemplari ed è il seguente:

Augusta Taurinorum as dp sest

Antonino Pio M. Aurelio caesar diva Faustina I Faustina II

8 2 (3) (2)

3 2 2

(totale 15 3 4)

M. Aurelio Faustina II Lucilla

(3) (2)

1 1

(totale 5 1 1)

Commodo 1

incerti 2 1

TOTALI 22 5 6

Calcolando una media annuale di dispersione della moneta, si ha un valore di 0,6 monete/anno, mentre se si valuta il valore complessivo dell’insieme in termini di assi, si ha una perdita di un asse per ciascun anno. Se confrontiamo tali dati con quanto possiamo calcolare in maniera analoga per la città di Industria, sull’asse del Po di fronte alla confluenza della Dora Baltea, presso l’attuale Monteu da Po, che dispone di un campione di 357 esemplari isolati dagli

scavi 1961-20034, riscontriamo parametri perfettamente ricalcabili, con una media annua di 0,5 monete, del valore equivalente di 1,2 assi. In questo caso si assiste già ad una prevalenza del sesterzio sugli altri nominali:

Industria as dp sest

Antonino Pio Faustina I diva

3 (1)

4 1

M. Aurelio Faustina II Faustina II diva

(1)

2 1 1

Commodo Crispina M. Aurelio divo

1 (1)

1 2

incerti 3 4

Pertinace 1

TOTALE 10 17

4 BARELLO 2011.

83

Passando al quadro dell’età severiana, a Torino si hanno solo 5 monete per 43 anni, pari a una media di 0,12/anno, che, tuttavia, calcolata in assi dà un valore di 0,7/anno, dato comunque il prevalere ormai definitivo del sesterzio sui nominali inferiori. Rientra anche in questo periodo un denario suberato di Geta, che potrebbe

essere stato scartato per questo motivo dalla circolazione:

Augusta Taurinorum as dp sest den

Settimio Severo Geta Giulia Domna

1 1

1 (suber.)

Geta

Caracalla 1

Elagabalo

Alessandro Severo

1

TOTALE 1 3 1

Nel quadro fornito da Industria, notiamo che, anche in questo caso, l’introduzione dell’antoninianus da parte di Caracalla non ha lasciato nessuna traccia, evidentemente per l’alto valore, nominale ma anche, relativamente, intrinseco, che questa moneta mantenne per qualche anno. A fine periodo fa la sua comparsa, invece, il denario, con due esemplari battuti da Severo Alessandro: siamo nel momento finale della sua circolazione, quando si rigistra un progressivo calo nella percentuale di fino nei denari battuti da Commodo

sino a Caracalla5. Non è un caso che i ripostigli di argento chiudano con questo

imperatore6. La media per anno è di 0,3 monete, per un valore pari a 1,5 assi:

5 DUNCAN-JONES 1994, pp. 101-102. Severo Alessandro è ritenuto aver effettuato alcuni tentativi di miglioramento della moneta argentea, che tuttavia risulterebbe in genere attestata intorno al 40% di Ag: RIC IV:2, pp. 66-67.

6 Vd. sotto.

84

Industria as dp sest den

Settimio Severo Giulia Domna

1 1 1 2

Geta

Caracalla Giulia Domna

(1)

Elagabalo

Alessandro Severo 1 4 2

TOTALE 3 1 7 2

Il periodo dell’anarchia militare (235-253 d.C.) segna qualche differenza con quelli precedenti. A Torino rimane prevalente il sesterzio, ma compare anche l’antoniniano:

Augusta Taurinorum as dp sest ant

Massimino Massimo caesar

1

Balbino e Pupieno

Gordiano III 1

Filippo I Filippo II Otacilia Severa

1 (1)

1

1

Decio

Treboniano Gallo

TOTALE 2 3 1

La media di perdita è di 0,3 monete/anno, equivalente a 2,4 assi/anno. A Industria si riscontra un quadro simile, con gli ultimi sesterzi presenti quelli di Filippo l’Arabo

(244-249 d.C.), mentre scompaiono i nominali inferiori e appare l’antoniniano7: qui la media annua è simile (0,4), ma l’equivalente in assi decisamente più alto (7,6), per una presenza maggiore di antoniniani; in ogni caso sembra di poter cogliere primi fenomeni inflattivi:

7 Si tratta di monete che devono possedere ancora un discreto tenore argenteo, mediamente tra il 35% e il 40%: King - NORTHOVER 1997, p. 72.

85

Industria as dp sest ant

Massimino 1

Balbino e Pupieno

Gordiano III 2 2 + 2 (?)

Filippo I 1

Decio

Treboniano Gallo

TOTALE 4 4

La fase dell’antoniniano (253-270 d.C.) mostra come gli anni immediatamente posteriori alla metà del III secolo siano quelli cruciali per crisi monetaria, i cui prodromi erano in incubazione da tempo. La moneta in biglione svilita è l’unica che lasci traccia della sua presenza in circolazione, soprattutto a partire dal regno di Gallieno come imperatore unico (260 d.C.), forse perché è verso la fine del regno congiunto con Valeriano che si ha una prima sensibile riduzione della percentuale di

fino8:

Augusta Taurinorum Industria

Valeriano I 1 1

Gallieno Salonina

9 1

16 3

Claudio II 12 6

Imperium Galliarum Postumo Vittorino

1 2

3

TOTALI 25 29

A Torino si ha una media per anno di 1,4 monete, mentre a Industria di 1,6; tale media calcolata in assi è, rispettivamente, di 44 e 51 assi/anno: questi valori mostrano un’evidente sproporzione rispetto a tutte e tre le fasi precedenti, sia come massa monetaria in circolazione, sia come valori in gioco. Un ruolo non marginale è poi svolto dalla monetazione degli usurpatori gallici, che in questo momento copre il 10-12% dell’insieme.

8 Al di sotto del 20%, in genere intorno al 14-16%. Verso il 264/265 d.C. vi è in occidente un ulteriore brusco calo, con medie che vanno a collocarsi tra il 3% e 6%: ibidem, pp. 74, 77, 79-80 e tabb. 11-14.

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A questo punto si può volgere lo sguardo ai ripostigli, premettendo che manca per

essi una documentazione analitica che ne consenta una conoscenza approfondita9. Per l’argento, conosciamo due rinvenimenti, entrambi che chiudono all’epoca di Alessandro Severo (222-235 d.C.), con una significativa analogia rispetto alla datazione degli ultimi denari rinvenuti isolati in scavo: a Settimo Torinese, presso la

cascina Isola (1886)10, si ha notizia di un accumulo di circa 800 monete da Vitellio a

Alessandro Severo; a Casalvolone (NO), Badia San Salvatore (1878)11, più di 2.000 monete da Augusto a Alessandro Severo; per entrambi resta un margine di dubbio se

si trattasse esclusivamente di denari12. La tesaurizzazione del bronzo mostra un preciso parallelismo alla circolazione dei sesterzi vista più sopra: due ripostigli chiudono infatti con Filippo l’Arabo (244-249 d.C.), mostrando come in quel momento debba essere arrivato l’ultimo consistente rifornimento di monete enea dal centro. Si tratta dei rinvenimenti di Busca (CN),

lungo la strada per Dronero (1898)13, e di Quaregna (BI), cascina Pot (1905)14. Un

presunto ripostiglio coevo da Libarna (Serravalle Scrivia, AL)15 è in realtà l’insieme delle 22 monete rinvenute nel corso degli scavi del 1952 nel settore nord-orientale

dell’insula I, nel quartiere dell’anfiteatro16. Il ripostiglio di Cureggio (NO)17, originariamente di 1.008 bronzi, è invece più antico: tra le 347 monete, essenzialmente sesterzi, attualmente conservate al Museo di Antichità di Torino, le

più recenti sono di Settimio Severo, databili al 196 d.C.18, che costituisce dunque il

9 Unica eccezione il ripostiglio di Pombia (NO) 1972: BARELLO 2009b.

10 PROMIS 1886.

11 MELLA 1878.

12 Un piccolo gruzzolo composto da " mezzo vittoriato corroso e tre denari di Settimio Severo, Alessandro Severo e Gordiano" risulterebbe rinvenuto nel 1926 a Ceres (TO), lungo la vecchia strada per Cantoira, in un "piccolo anfratto" (proprietà Rodes) (BAROCELLI 1933, p. 63, nota 1), ma i dati sono troppo scarni per poter interpretare l'associazione.

13 FERRERO 1898: 51 sesterzi da Traiano a Filippo I.

14 FERRERO 1905: 32 sesterzi da Vespasiano/Tito a Filippo II.

15 BERNARDELLI 2006, pp. 86, 89.

16 GUASCO 1952, pp. 222-223: “sparsi nel terreno” un denario di Commodo e 21 bronzi “in gran parte non decifrabili”, tra i quali il più recente è di Filippo I.

17 BAROCELLI 1922

18 Si tratta dei tipi RIC IV:1, nn. 719, 725, 730, così datati per l’indicazione dell’VIII acclamazione imperatoria, riferita (p. 60) alla presa di Bisanzio contro i seguaci di Pescennio Nigro in

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terminus post quem per l’interramento. L’accumulo rientra dunque nel fenomeno generale di selezione del sesterzio come nominale privilegiato per la tesaurizzazione del bronzo tra la fine del II e i primi decenni del III secolo d.C. e trova forse spiegazione nel calo di approvvigionamento di moneta che contraddistingue l’età severiana, come verificato dai ritrovamenti isolati. Negli anni tra i regni di Filippo I e Gallieno la realtà della circolazione monetale e di conseguenza le scelte di tesaurizzazione cambiano radicalmente. Scompare il

bronzo e si afferma l’antoniniano, sempre più svilito. I ripostigli19 ci mostrano accumuli di soli antoniniani chiusi in età gallienica, dove la presenza di esemplari del periodo da Caracalla a Massimino, Balbino e Pupieno è rarissima: il quadro numerico

è rappresentativo a partire da Gordiano III (238-244 d.C.)20. Dunque, tra la seconda metà degli anni ‘40 e l’inizio degli anni ‘50 il bronzo ha cessato di circolare: in parte viene tesaurizzato, selezionando i sesterzi, evidentemente ancora dotati di un valore nominale rappresentativo, ma soprattutto dotati di un valore intrinseco che tendeva a essere sempre maggiore del nominale, mentre si afferma definitivamente, per ragioni sempre di valore nominale adeguato alla scala dei prezzi, l’antoniniano. Le prime emissioni di quest’ultimo, però, vengono drenate dal circolante, probabilmente per la quantità di argento ancora elevata, ma non vengono subitamente tesaurizzate. Con Gordiano III e Filippo I la circolazione dell’antoniniano è tale da lasciare tracce anche nei rinvenimenti isolati e quegli antoniniani permangono nello stock circolante ancora negli anni ’50 e ’60, quando si formano i primi ripostigli dell’unico nominale che ha ormai sostituito, di fatto, il sistema augusteo dei valori monetati più bassi. Il bronzo è infatti scomparso dalla circolazione, probabilmente destinato al recupero

del metallo grezzo21. Una verifica dello scenario sin qui tracciato può venire anche dall’esame dei dati da aree limitrofe. Si è dunque costruito un campione di 245 esemplari isolati da scavi

quell’anno. Va notata anche la presenza di un sesterzio del 193 d.C. (tipo RIC IV:1, n. 657), uno del 195-196 d.C. (RIC IV:1, n. 704), due sesterzi per Giulia Domna datati in RIC IV:1 al periodo 193-196 d.C. (nn. 840 e 842; un terzo, ibrido, è in corso di studio), tre al periodo 196-211 d.C. (nn. 851 e 856), e un sesterzio di Clodio Albino (RIC IV:1, n. 54a:

19 In mancanza di studi analitici, si tralascia in questa sede di passare in rassegna la bibliografia sui singoli rinvenimenti, dal momento che sintesi esaustive dei dati sono presentate in: ARSLAN 1983, pp. 203-206; ARSLAN 1997; CHIARAVALLE 1990; MERCANDO 1992, pp. 251-252; DE MEGLIO 2003.

20 Tale situazione si riscontra anche in Veneto, dove gli antoniniani di Gordiano III si affiancano ai denari nei ripostigli di argenti degli anni ’40 del III secolo: GORINI 2002, pp. 186-187.

21 Secondo ARSLAN 2009, pp. 47-49, tale scomparsa va collocata negli anni 256-260 d.C.

88

ad Aosta/Augusta Praetoria (1971-2009), basato su notizie edite22. Le risultanze sono in linea con quanto già messo in luce a Torino e a Industria, così come riassunto nella tabella più sotto. In età antonina la media monete/anno è di 0,6, per un valore pari a 1,7 assi/anno; in età severiana la media scende a 0,3 monete/anno, con valori invariati (1,7 assi/anno): il denario appare nelle emissioni di Alessandro Severo; all’epoca degli imperatori militari la media risale a 0,6 monete/anno, per un valore di 5,7 assi/anno: l’inflazione comincia a mostrare i suoi segni con un denario di Massimino e antoniniani di Gordiano III e Treboniano Gallo; nel secondo quarto del secolo si afferma l’antoniniano, con smarrimenti di 1,7 monete/anno e nominali schizzati a 55 assi/anno; il 10% del totale è di emissioni degli usurpatori gallici: Augusta Praetoria den as dp sest ant

Antonino Pio M. Aurelio cesare Faustina I

3 3

1 2 1 1

M. Aurelio Faustina II Lucilla

1 (sub.) 1 (6) (1)

2 3 3

Commodo Crispina

3 1 3 1

Settimio Severo Giulia Domna

2 (1 fuso) 1

Geta 1

Giulia Maesa 1

Alessandro Severo Giulia Mamaea

3 1

1

2 (+ 1 AE prov.)

Massimino 1 3

Gordiano III 1 2 1

Filippo I 2

Decio 1

Treboniano Gallo 1

Gallieno Salonina Salonino

15 1 1

Claudio II 11

Imperium Galliarum Postumo Vittorino

1 2

22 Ricavati da: ORLANDONI 1976-77; 1979; 1994; GALLO-OTTOZ 2009.

89

Coerente con il quadro dei siti piemontesi è anche il ripostiglio di bronzi dell’ex Hotel

Mont Blanc del 1979, che chiude con un sesterzio di Gordiano III del 242 d.C.23, in linea con la cessazione dell’afflusso di moneta durante il regno dei Filippi vista più

sopra24. Analizzando campioni più ridotti, il quadro sembra il medesimo: così a Libarna, dove su 145 monete dagli scavi 1958-198625, gli ultimi bronzi sono costituiti da due sesterzi di Alessandro Severo e Giulia Mamea e uno di Gordiano III, così come i primi antoniniani a comparire sono quelli di Valeriano padre. Ad Augusta Bagiennorum, su

un campione di 67 esemplari26, gli ultimi bronzi sono un sesterzio di Massimino, un asse e un sesterzio di Gordiano III, mentre il primo antoniniano risale al regno di

Gallieno da solo (260-268 d.C.)27.

In Liguria, i dati sintetici su Albintimilium recentemente editi28 mostrano, su un notevole campione di oltre 700 monete, il bronzo esaurirsi con un sesterzio di Filippo I, uno di Filippo II, uno di Treboniano Gallo e uno di Volusiano (251-253 d.C.); i primi antoniniani sono di Gallieno (40) e Salonina (5). Con lo studio analitico dei ripostigli, almeno quelli conservati più o meno integralmente sino a noi, si potrà arrivare a chiarire meglio la circolazione dell’antoniniano, differenziando più chiaramente, nel periodo del suo boom iniziale, tra la prima fase (regno congiunto di Valeriano I e Gallieno) e quella immediatamente seguente (regno di Gallieno da solo). Le linee generali del fenomeni monetali del periodo appaiono comunque già sufficientemente chiari nei dati che i primi campionamenti sui rinvenimenti dalle regioni dell’estremo nord-ovest d’Italia offrono

alla riflessione.

23 ORLANDONI 1994, pp. 133-134: comprende, inoltre, monete di Adriano (1 as/dp e 1 sest), Antonino Pio (1 sest), Faustina I (1 as/dp, 1 sest) e Marco Aurelio (1 dp, 4 sest).

24 Da segnalare anche un possibile ripostiglio con assi di Plautilla: ORLANDONI 1983, p. 46, cita un rinvenimento in Aosta di un esemplare con “altri tre simili posseduti ora da privati ed alcuni esemplari esistenti nel Museo di Aosta”.

25 FAVA 1995.

26 In corso di pubblicazione da parte di chi scrive in un volume dedicato alla città a cura di M.C. Preacco.

27 Per quanto riguarda Alba Pompeia, i dati disponibili non sembrano affidabili, mostrando un brusco calo di presenze del bronzo già in età antonina: le presenze registrate chiudono con un asse di Caracalla e un sesterzio di Severo Alessandro, mentre l’antoniniano fa la sua comparsa con un esemplare di Treboniano Gallo (BARELLO 1997, pp. 550-551). Caso sinora unico la deposizione in una tomba di Pollentia di un asse di quest’ultimo (BARELLO 2006, p. 155).

28 BERTINO – BERTINO 2006-2007.

90

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