Da Gesù a Marx, ebrei apocalittici

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Marcello Caroti Da Gesù a Marx Ovvero Nascita e Morte di una Civiltà Il contenuto della presente opera e la sua veste grafica sono rilasciati con la licenza Common Reader Attribuzione - non commerciale - non opere derivate – 4.0 internazionale Il fruitore è libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico,rappresentare, eseguire e recitare la presente opera alle seguenti condizioni: - dovrà attribuire sempre la paternità dell’opera all’autore - non potrà in alcun modo usare la riproduzione di quest’opera per fini commerciali - non può alterare o trasformare l’opera, né usarla per crearne un’altra Maggio 2018

Transcript of Da Gesù a Marx, ebrei apocalittici

Marcello Caroti

Da Gesù a Marx

Ovvero

Nascita e Morte di una Civiltà

Il contenuto della presente opera e la sua veste grafica sono rilasciati con la licenza Common Reader Attribuzione - non commerciale - non opere derivate – 4.0 internazionaleIl fruitore è libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico,rappresentare, eseguire e recitare la presenteopera alle seguenti condizioni:- dovrà attribuire sempre la paternità dell’opera all’autore- non potrà in alcun modo usare la riproduzione di quest’opera per fini commerciali- non può alterare o trasformare l’opera, né usarla per crearne un’altra

Maggio 2018

SommarioIntroduzione................................................................................................................................3I - Gesù di Nazareth, la storia.....................................................................................................4

Le fonti.....................................................................................................................................4Un poco di storia della Palestina.............................................................................................6Apocalitticismo........................................................................................................................8Gesù di Nazareth, gli inizi.....................................................................................................12

II - Gesù di Nazareth, la sua rivelazione...................................................................................15La rivelazione di Gesù nei Vangeli........................................................................................15La rivelazione di Gesù, gli Eletti............................................................................................17La rivelazione di Gesù, l’amore e l’odio................................................................................21Gesù di Nazareth, la fine.......................................................................................................25

III - Il Cristianesimo, il nichilismo...............................................................................................27Il Nichilismo, la Croce............................................................................................................27La Fede.................................................................................................................................29Il Nichilismo, da Gesù al Cristianesimo.................................................................................33Il Monachesimo, la negazione della vita...............................................................................39

IV - Il Cristianesimo, una nuova civiltà......................................................................................43Una nuova etica....................................................................................................................44San Paolo, una nuova religione............................................................................................48I sacrifici rituali.......................................................................................................................55Lo schiavismo........................................................................................................................57La gestione della giustizia.....................................................................................................58La vita umana........................................................................................................................64I monaci occidentali, i primi europei......................................................................................66

V - Gesù, era Cristiano ?..........................................................................................................69VI - Lo scontro di due culture....................................................................................................72

L’Ultimo Romano...................................................................................................................73I nemici della luce..................................................................................................................80Folle frenesia.........................................................................................................................81La città di Dio.........................................................................................................................86

VII - Pagani contro Cristiani......................................................................................................90La Grande Prostituta.............................................................................................................90Una esiziale superstizione....................................................................................................93Una perversa e sfrenata superstizione.................................................................................94Altri Cristiani, orge e cannibalismo........................................................................................98Le persecuzioni...................................................................................................................101

VIII - La morte di una civiltà....................................................................................................108Le invasioni.........................................................................................................................110Il sangue dei martiri.............................................................................................................114Fine dell’impero e nascita dell’intolleranza.........................................................................116Un mini Rinascimento.........................................................................................................119L’islam, i Secoli Bui.............................................................................................................126

Il Cattolicesimo, inizia una nuova civiltà.................................................................................131La Civiltà dei Comuni..........................................................................................................131San Francesco e la sua sindrome......................................................................................131

La Riforma, l’ Evo Moderno....................................................................................................132L’Illuminismo, la Civiltà Occidentale.......................................................................................133Il Socialismo, lo Stato Totalitario.............................................................................................134Il Progressismo, la fine della Civiltà Occidentale....................................................................140Bibliografia..............................................................................................................................143

Introduzione

C’è un’affermazione che sento da tanti anni e che mi ha sempre irritato: Gesù Cristo era un co-munista!Quest’affermazione m’irritava per vari motivi. Innanzi tutto perché metteva Gesù in posizioned'inferiorità rispetto a Marx come se Gesù potesse essere considerato un discepolo di quelgrand’uomo di Marx e inoltre perché, essendo Marx arrivato 1800 anni dopo Gesù, sarebbe sta-to più sensato dire che Marx era un cristiano; una cosa che comunque mi avrebbe lasciato per-plesso.Infatti, non vedevo nulla in comune tra quei due personaggi, per quel che ne sapevo il messag-gio di Gesù non aveva nulla di violento e mi sembrava chiaro che Gesù aveva rifiutato iniziativedi carattere strettamente politico, la sfera d'influenza del suo pensiero era legata all’ambito spiri -tuale; Gesù rifiutava rivolte sociali o politiche.Poi è successo un qualcosa che cambiò radicalmente il mio modo di vedere tutti questi argo-menti perché, in effetti, la mia irritazione nascondeva una sensazione, indefinibile, che c’eraqualcosa di vero in quell’affermazione.

Accadde che il successo strepitoso del libro di Dan Brown, Il Codice Da Vinci, mi fece decideredi mettermi a studiare la storia di Gesù perché sapevo, più o meno, che quel libro era pieno disciocchezze ma le mie conoscenze della storia di Gesù erano quelle del cristiano medio alleva-to nella fede cattolica e poi divenuto laico, erano quindi superficiali e tradizionali. Il successo di quel libro mi aveva messo la voglia di saperne di più e quindi ho iniziato a cercarestudiosi seri che potessero farmi conoscere lo stato dell’arte della storia di Gesù; a me servivala storia, quella seria. Mi accorsi subito che questa ricerca non era facile perché c’erano in girotante di quelle “favole” che facevano apparire Dan Brown come un rigoroso scienziato. Alla fine mi sono imbattuto in due studiosi americani e ho iniziato a studiare.E’ stato questo studio sulla ricerca del Gesù storico che mi ha fatto intuire, per caso, quello chenon stavo cercando: il nesso tra Gesù e Marx, tra cristianesimo e socialismo.

No, state tranquilli, Gesù non era un discepolo di Marx; il punto è che c’è un filo evolutivo checollega queste due persone.

Erano entrambi profeti ebrei apocalittici.

I - Gesù di Nazareth, la storia

Non è facile scrivere la storia di Gesù per vari motivi. Innanzi tutto il condizionamento mentaledovuto al radicamento di una fede religiosa che ha prodotto un personaggio, Gesù Cristo, diffi -cilmente compatibile con un’analisi storica. Infatti, gli storici non vogliono avere a che fare conun uomo-dio nato da una donna vergine e risorto dopo la morte.

Le fonti

A questa dimensione “miracolosa” si deve aggiungere il problema delle fonti. La ricerca deglistudiosi ha identificato, fino ad oggi, ben quaranta Vangeli prodotti da varie sette cristiane. Moltidi questi vangeli sono simili a quelli che conosciamo, i Vangeli canonici, ma molti altri sono di -versissimi e molti di questi sono chiaramente un delirio.Contrariamente a quello che è stato divulgato negli ultimi tempi da certi movimenti culturali laici -sti che vogliono spazzare tutta la fede cristiana nell’immondizia della storia come se si trattassedi una colossale montatura, la cosa che stupisce lo studioso è quanto interesse questo “ebreomarginale” abbia suscitato anche tanti anni dopo la sua morte. I laicisti dubitano che Gesù di Nazareth sia mai esistito, ma a noi questa sembra una sciocchez-za. Come è possibile che tanta gente si sia messa a scrivere la vita, le opere, gli insegnamentidi un uomo che non era esistito?Al contrario, noi dovremmo riflettere su cosa aveva di così speciale questo “ebreo marginale”per motivare così tanta gente a scrivere su di lui per interpretare il suo messaggio. E’ un fattoevidente che nessun personaggio dell’antichità ha suscitato un tale interesse per così tantotempo.

Purtroppo Gesù non ci ha lasciato nulla di scritto, anche se lui sapeva leggere e, probabilmente,anche scrivere. Le informazioni che noi abbiamo su di lui e che sono arrivate fino a noi, sonostate scritte da persone che non l’hanno conosciuto personalmente ma che hanno avuto acces-so a varie tradizioni orali e a tanti scritti che iniziarono a essere prodotti subito dopo la sua mor-te. Molti critici affermano che i nostri Vangeli non sono affidabili come fonti storiche perché furo-no prodotti tanti anni dopo la sua morte da persone che non lo avevano mai visto, ma questonon è corretto. Innanzi tutto le tradizioni orali sono più affidabili di quanto oggi si possa pensare,infatti, quasi tutta la storia antica è stata prodotta in questo modo, cioè è stata scritta tanti annidopo gli avvenimenti descritti, partendo da tradizioni orali e da vari scritti che erano in circolazio-ne. Anche i vangeli canonici sono stati prodotti così, mettendo assieme tante storie tramandateoralmente o scritte su documenti che poi sono spariti e quindi non possono più essere analizzatima che furono prodotti molti anni prima dei nostri vangeli, quindi molto vicino ai nostri avveni-menti e, molto probabilmente, da testimoni oculari dei fatti.

Così inizia il Vangelo di Luca:Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimentoin mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni ocularie che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente in-formato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, perché tu ri-conosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate (Lc 1:1-4).

Gli studiosi suppongono che Luca sia stato prodotto tra l’80 e l’85 AD, quindi 50 anni dopo lamorte di Gesù. Qui Luca ci dice chiaramente che ha attinto a tante fonti che originavano da per-sone testimoni dei fatti. Quali fossero queste fonti noi non lo sappiano.

Di una di queste fonti possiamo supporre l’esistenza, è la più importante: il Vangelo Q. Q sta per “Quelle” che in tedesco vuol dire “fonte” perché gli studiosi lo ritengono il Vangelo dalquale i nostri canonici hanno attinto buona parte della loro storia. Noi sappiamo che questo van-gelo è esistito perché due dei nostri Vangeli canonici, i sinottici Matteo e Luca, hanno molte fra -si identiche che possono essere state inserite così solamente se copiate da un documento pre-esistente. Purtroppo questo Vangelo è sparito perché i cristiani non hanno più ritenuto necessa-rio copiarlo per diffonderlo perché erano impegnati a diffondere i propri Vangeli. Infatti, a queitempi stampa e carta non esistevano; ogni copia doveva essere fatta a mano da uno scriba pro-fessionista scrivendo su papiro che non è un materiale molto resistente, quindi, se un libro nonveniva più copiato, spariva perché si distruggeva il papiro su cui era scritto. La copiatura di un li -bro era molto costosa e poche persone se la potevano permettere. Questo è il motivo per cuitutta questa letteratura non è più a nostra disposizione; noi possiamo solamente supporre lasua esistenza analizzando i testi che abbiamo.Molti “nuovi” Vangeli sono stati trovati negli ultimi sessanta anni solamente perché erano statinascosti in Medio Oriente, in luoghi molto caldi e asciutti. Si tratta quindi di situazioni assoluta-mente eccezionali.

Diamo una breve cronologia delle nostre fonti in base a quanto gli studiosi suppongono sia sto-ricamente avvenuto. Premesso che non esiste alcun originale delle nostre fonti e che tutti i documenti in nostro pos-sesso sono delle copie prodotte molti anni dopo, i primi documenti prodotti da cristiani e chesono arrivati a noi sono le lettere di San Paolo. Sono state prodotte tra il 50 e il 60 AD. Nulla possiamo sapere del fantomatico Vangelo Q a parte che dovrebbe essere antecedente alprimo dei nostri Vangeli, quello di Marco, che è stato prodotto tra il 65 e 70 AD.Luca e Matteo tra l’80 e l’85, Giovanni verso il 95. Dopo il 100 vengono gli apocrifi che, salvoun’eccezione, non hanno alcun contenuto che abbia un valore storico.

In questa nostra analisi noi prenderemo in considerazione solamente i Vangeli canonici nellaversione NR2006.

Il problema principale che devono affrontare gli studiosi della storia di Gesù è che tutti i Vangelisono talmente pieni di eventi miracolosi che viene il dubbio che sia tutta una montatura e, inol -tre, tra i vari Vangeli ci sono differenze importanti ove si vede l’intenzione di chi scrive di “fabbri-care” un’immagine di Gesù allo scopo di dare inizio a una fede cristiana conforme alle idee dellasetta di cristiani che aveva deciso di scrivere quel Vangelo. E’ successo che a mano che gli stu-diosi s’inoltravano in questa ricerca del Gesù storico, sono emerse una moltitudine di sette cri-stiane che si contendevano il primato soffocando le altre e ognuna di queste pretendeva di es-sere la sola che conosceva il vero Gesù. Ognuna di queste produceva un suo Vangelo.

A questo punto gli studiosi hanno dovuto individuare dei criteri per decidere cosa era storia ecosa era fantasia. Una cosa non facile. Noi non vi annoieremo con questi studi, voi avrete giàcapito che noi aderiamo alla tesi che Gesù era un profeta ebreo apocalittico. Questa è la tesiche va per la maggiore tra gli studiosi della storia di Gesù; nel prossimo capitolo ve la presen-teremo.

Un poco di storia della Palestina

Prima di iniziare a parlare di Gesù di Nazareth dobbiamo fare una breve storia della Palestinadei suoi tempi altrimenti sarebbe impossibile comprendere quello che andremo a illustrare.

I romani conquistano la Palestina nel 63 AC e nel 40 nominano Erode re degli ebrei che regne-rà fino al 4 AC, anno che si suppone sia nato Gesù.Negli anni della predicazione di Gesù la Palestina è divisa in due, la Galilea (ove Gesù eseguela sua predicazione) è governata dal figlio di Erode, Antipa, mentre la Giudea (ove si trova Ge-rusalemme) è governata direttamente dai romani per mezzo di un loro Prefetto che ai tempi del -la predicazione di Gesù era Ponzio Pilato.La dominazione dei romani non era molto invadente; a loro stavano a cuore solamente duecose: l’ordine e le tasse. Per tutte le altre cose, i popoli soggetti all’impero godevano di tutta l’autonomia possibile.Le tasse erano pesanti ma non eccessive e, assieme all’ordine, assicuravano ai popolidell’impero una sicurezza e una pace come non si erano mai viste prima. L’impero chiedeva molto ai suoi sudditi sia in termini di tasse sia in termini di fedeltà all’autoritàdell’imperatore e dei suoi funzionari, ma dava anche tanto a tutti.Tutti i sudditi erano coscienti di questo e accettavano, più o meno di buon grado, l’autoritàdell’impero. Pensiamo che si possa affermare che nessun impero ha ottenuto una tale obbe-dienza e consenso così a lungo da tanti popoli così diversi come l’impero romano.La libertà di circolazione delle persone, delle merci e delle idee, assieme al notevole aumentodel benessere generale, produssero una civiltà classica così brillante da essere rimasta unadelle più importanti civiltà della storia.Tutti i popoli dell’impero apprezzavano, partecipavano e godevano di questa civiltà, tranne uno:gli ebrei.

Per gli ebrei, la Palestina non era semplicemente il loro paese, come per tutti gli altri popoli, maera la terra che Dio gli aveva assegnato e quindi avere una potenza straniera che dominava suquesta terra era un affronto alla loro fede; e loro si consideravano il popolo eletto di Dio. Qui i romani si scontrarono con un fenomeno a loro sconosciuto e che non potevano compren-dere: la fede.La religione nella civiltà classica, greco-romana, era il paganesimo, una religione antropomorfaove gli dei avevano tutte le caratteristiche degli umani con le loro virtù (poche) e i loro vizi (tanti)e non pretendeva di offrire un modello di comportamento etico indipendente dalle norme dellasocietà laica. Nella civiltà classica l’etica era una branca della filosofia, non della religione.Il paganesimo non aveva i dieci comandamenti e non “forzava” i fedeli a comportamenti che po-tevano opporsi alle leggi dello Stato. Gli ebrei, invece, erano posseduti dalla loro fede e rifiutavano, fino al supremo sacrificio dellavita, di obbedire a quelle norme che ritenevano in contrasto con la loro fede; un fatto assurdo eincomprensibile per i romani.Inoltre, per l’ebraismo la cultura classica costituiva una minaccia esistenziale; era un problemadi vita o di morte perché la cultura classica, proprio per essere così brillante, penetrava nel po-polo e l’ebraismo rischiava un annientamento culturale. I romani non obbligavano nessuno a vi-vere con il loro stile di vita ma, anche senza alcuna forzatura, il fascino di una cultura sofisticatacome quella ellenistica attirava tanti ebrei come un magnete.

Tutto questo fece sì che la storia della dominazione romana della Palestina fu una storia di con-trasti irriducibili; un fenomeno unico nella storia dell’impero. Le rivolte armate erano frequenti, a volte scoppiavano spontaneamente e a volte erano organiz -zate. Alcuni esempi.

Nel 6 AD i romani deposero il figlio di Erode per installare un loro funzionario e fecero un censi -mento per raccogliere le tasse; scoppia una rivolta che è repressa nel sangue.

Quando nel 26 AD Pilato prese il comando, fece mettere degli stendardi con l’immaginedell’imperatore intorno a Gerusalemme. Gli ebrei insorsero chiedendo di rimuoverle. Centinaiadi maggiorenti ebrei si riunirono davanti alla sua residenza in silenzio. Dopo cinque giorni Pilatofa intervenire le truppe minacciando di ucciderli tutti. Gli ebrei porgono il collo alle spade dei ro-mani. Pilato cede e fa togliere gli stendardi.Anni dopo l’imperatore Caligola decise di mettere una sua statua nel Tempio. Migliaia di ebrei siriuniscono per opporsi e affrontano due legioni romane mandate per eseguire l’ordine dell’impe-ratore. La situazione rimane tesa per diversi giorni e il bagno di sangue fu evitato solo perché,proprio in quei giorni, Caligola morì assassinato. In occasione della Pasqua i romani mandavano truppe a Gerusalemme per tenere sotto control -lo la folla degli ebrei che si recavano al Tempio per i sacrifici rituali. Le truppe stazionavano neltempio e nel 50 AD accadde che un soldato romano sul muro del tempio girò la schiena versola folla di ebrei e face un rumore volgare per mostrare il suo disprezzo. Scoppia una rivolta e iromani dovettero massacrare migliaia di ebrei per ristabilire l’ordine.Nel 70 AD i romani misero le mani nel tesoro del Tempio per saldare alcune tasse, gli ebrei si ri -bellarono e i romani decisero di mettere fine allo stato di Israele con la prima guerra giudaica.Quattro legioni al comando di Tito distrussero il Tempio e cacciarono tutti gli ebrei da Gerusa-lemme. L’ultima resistenza degli ebrei sul monte di Masada si concluse con la morte per suici-dio di tutti gli assediati tre anni più tardi.

A noi sembra di vedere una strategia nel dominio romano in Palestina. Di fronte a rivolte non violente che non avevano provocato uno spargimento di sangue i romanicedevano sperando, forse, che col tempo gli ebrei si sarebbero adattati al loro dominio cometutti gli altri popoli dell’impero. Arrivarono persino a esentare gli ebrei dal servizio militare. Se messi di fronte a una rivolta armata i romani intervenivano sterminando gli insorti fino all’ulti-mo uomo e senza alcuna esitazione.Ma gli israeliani non accettarono mai il loro dominio e i romani finirono per decidere di distrug-gere lo stato ebraico.

Dobbiamo ora fare alcune riflessioni che sono indispensabili per comprendere la nostra storia.

I romani non si opponevano agli ebrei o all’ebraismo, loro si scontrarono con il rifiuto degli ebreiisraeliani di accettare il dominio dell’impero. Gli ebrei della diaspora che vivevano sparsi su tuttoil territorio dell’impero godevano di tutte le libertà di qualunque altro suddito. Perché i romani lasciarono gli ebrei liberi di vivere a modo loro nell’impero?Perché la fede ebraica non prevede il proselitismo. Gli ebrei non volevano diffondere la lorofede tra tutti i popoli come poi farà il cristianesimo. Pagavano le tasse ed erano disciplinati. Vivevano nelle loro comunità chiuse in modo da non di -sperdersi tra i gentili e quindi non erano un problema per l’ordine pubblico. Per questo i romani pensavano di non aver alcun motivo per perseguitarli. Li lasciarono persino liberi di rifiutare l’omaggio all’imperatore, una cosa che avrebbe comporta-to la pena di morte per gli altri sudditi. Forse questo era dovuto al fatto che i romani si sentivano sicuri di se?Ci saranno altre due guerre giudaiche che si conclusero come la prima, con lo sterminio dei ri -voltosi. Comunque i romani non intrapresero mai una guerra contro l’ebraismo nonostante que-sto avesse dimostrato di non volersi adattare all’autorità dell’Impero.

Da questa nostra storia emerge chiaramente che gli israeliani non avevano alcuna possibilità diliberarsi dei romani con la forza; contro l’impero non avevano alcuna chance.Inoltre era inevitabile che, col tempo, la cultura classica avrebbe portato a una diluizione dellafede ebraica nell’animo degli ebrei con il rischio di compromettere per sempre l’identità del po-polo eletto del Signore.

Questa situazione drammatica (dal loro punto di vista) ove non si vedeva alcuna luce in fondo altunnel della disperazione, provocò due atteggiamenti opposti da parte degli ebrei. Da un lato deicontinui tentativi, inutili, di rivolta violenta e dall’altro un fenomeno conosciuto come Apocalittici -smo.

Apocalitticismo

Apocalisse è una parola che viene dal greco, vuol dire rivelazione (da parte di un essere supe-riore), per cui un apocalitticista è un visionario, uno che ha le visioni perché gli è stato rivelatoqualcosa. Col tempo, a seguito del cristianesimo, il termine apocalisse viene usato per indicare la “fine delmondo” perché questa era la visione di Gesù. In questo nostro documento lo useremo anche inquesto senso, “fine del mondo”, anche se questo non è il significato corretto del termine.

L’apocalitticismo è un’ideologia che prese piede in Israele a seguito dei disastrosi avvenimentiche travolsero la nazione ebrea, in ultimo la dominazione romana.Gli ebrei credevano che Dio avesse fatto un patto con loro: Lui li avrebbe protetti se loro aves-sero rispettato la Legge. La Legge era un complesso e dibattuto insieme di precetti tra cui la circoncisione dei neonatimaschi, il rifiuto di certi cibi, il riposo del sabato, e tanti altri. In cambio Dio li avrebbe condottinella terra promessa e li avrebbe fatti trionfare sui popoli vicini. Era evidente che questo non era avvenuto. Israele era stato conquistato da diversi altri popoli,esiliato e ora, in ultimo, la dominazione dei romani che metteva in forse la sua stessa esistenza.Qui entrano in gioco i complessi di colpa.Molti profeti prima di Gesù davano la colpa di queste disgrazie agli ebrei non osservanti che coni loro peccati avevano tradito il patto con Dio e avevano precipitato Israele nella sventura.Però, con il proseguire delle sventure molti ebrei iniziarono a pensare che non era solamentecolpa dei loro peccatori ma ci doveva essere una qualche forza malvagia che si accaniva controdi loro per opporsi a Dio. Questa forza ebbe un nome: Satana.

Qui entra in gioco la paranoia. La paranoia porta con sé allucinazioni e delirio.E’ inevitabile che messi di fronte a una minaccia che potrebbe distruggere il loro mondo e chenon può essere evitata, gli esseri umani iniziano a produrre allucinazioni che danno alla loromente l’illusione di poter superare il disastro. Questi meccanismi di “auto protezione” della psi-che umana possono essere definiti col termine: delirio.

I profeti apocalittici iniziarono a rappresentare una realtà ove Iddio era stato, in qualche modo,sconfitto e Satana aveva preso possesso del mondo: questo era il motivo per cui i Giusti (gliebrei rispettosi della Legge) soffrivano. Quindi la salvezza poteva venire solamente da un inter-vento di Dio nel mondo per sconfiggere definitivamente Satana con uno sconvolgimento globaleche avrebbe stravolto il mondo conosciuto, avrebbe cacciato Satana e dato vita a un mondonuovo dove non ci sarebbe più stato il Male. Così i Giusti avrebbero avuto la loro meritata ri-compensa per l’eternità.

Sia prima sia dopo Gesù furono prodotti diversi documenti, chiamati Apocalisse, che davano laloro visione di questi avvenimenti e del futuro dell’umanità.

In generale l’Apocalitticismo prevedeva una realtà dualistica ove il Bene e il Male lottano per ilcontrollo del mondo e alla fine vince il Bene. E’ una visione molto pessimista della realtà pre-sente perché l’umanità non può fare nulla per sconfiggere Satana. Questa “impotenza” degli uo-

mini fa sì che si debba aspettare l’intervento di Dio. Alla fine i Giusti saranno vendicati da Dio, ilMale schiacciato ed espulso dal mondo. La buona notizia (Vangelo) è che l’intervento di Dio eraimminente, sarebbe arrivato in breve tempo:Diceva loro: «In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la mor-te finché non abbiano visto il regno di Dio venuto con potenza» (Mc 9:1).

Per Gesù l’Apocalisse e la salvezza sarebbero arrivate tra pochi anni, prima che alcuni dei suoidiscepoli fossero morti, quindi si suppone non oltre una ventina d’anni.

Per comprendere la nostra tesi è importante evidenziare che non tutta l’umanità sarebbe statasalvata da Dio, solamente i Giusti. Che cosa avrebbe dovuto fare un qualunque individuo peressere un Giusto, oltre che pentirsi dei propri peccati?Questo è l’elemento fondamentale che distingue Gesù dagli altri profeti apocalittici, e che saràl’argomento di questo nostro lavoro. Chi sono i Giusti? Cosa si deve fare per essere un Giusto?Lo vedremo nel prossimo capitolo.

Sia prima sia dopo Gesù diversi profeti apocalittici apparvero in Israele; un breve elenco.La setta degli Esseni noi la conosciamo anche per mezzo dei rotoli del Mar Morto. Alcuni diquesti Esseni, qualche migliaio d’individui, si erano addirittura ritirati dalla società israeliana inuna specie di comunità monastica, vicino a Qumran, per attendere l’arrivo di Dio. In un futuro prossimo, alla fine del tempo, Dio sarebbe arrivato e avrebbe guidato i “figli dellaluce” (gli Esseni) contro i “figli delle tenebre” (gli ebrei rinnegati e tutte le altre nazioni del mon-do). Dio avrebbe trionfato in una battaglia finale (la madre di tutte le battaglie) e i figli della lucesarebbero entrati in un nuovo regno meraviglioso. Noi non conosciamo i dettagli ma si pensa che questa comunità di Qumran si sia unita ai rivol -tosi nella prima guerra giudaica pensando che fosse venuto il momento della battaglia finale. Sisbagliavano, furono completamente annientati dai romani.Pochi anni dopo Gesù, un profeta chiamato Theudas radunò una larga folla di seguaci promet-tendo eventi miracolosi che avrebbero liberato gli ebrei. I romani non aspettarono questi eventie temendo che la situazione degenerasse inviarono le truppe, sterminarono i seguaci e portaro -no a Gerusalemme la testa del profeta.Qualche anno dopo un profeta chiamato l’Egiziano radunò una folla di seguaci promettendo diabbattere le mura di Gerusalemme e li avviò verso la città. Anche qui i Romani non attesero eintervennero sterminando la folla. Poco prima della guerra giudaica apparve un profeta che si chiamava anche lui Gesù, figlio diAnania. Questo Gesù andava in giro urlando a tutti di pentirsi perché la fine era vicina. I sacer -doti del Tempio lo consegnarono ai romani per metterlo a morte ma il prefetto di allora, che nonera più Ponzio Pilato, decise di non umiliare la giustizia dei romani alle assurdità degli ebrei edopo aver fatto frustare il disgraziato fin quasi alla morte, si convinse che era solo un poveropazzo e che non c’era nulla da temere. Lo lasciò libero. Questo Gesù morì durante l’assedio diGerusalemme colpito da una pietra scagliata da una catapulta romana mentre andava in giro aproclamare la fine del mondo.Il più famoso di tutti, noi lo conosciamo dai Vangeli, è Giovanni Battista. La presentazione diGiovanni Battista richiede un’analisi più estesa perché ha avuto un’influenza determinante nellavita di Gesù.

Giovanni Battista aveva abbandonato la società, si era ritirato in un luogo desertico sulle spon-de del Giordano vicino alla sua foce nel Mar Morto e lì predicava la fine del mondo.Gesù di Nazareth fu attirato da questo profeta, lasciò la famiglia in Galilea e si unì a lui iniziandocosì la sua conversione a profeta apocalittico. Si suppone avesse trent’anni:In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. (Mc1:9).

Così il Vangelo di Matteo ci descrive il Battista:

In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: «Rav-vedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse:«Voce di uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”».Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si ci -bava di cavallette e di miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la regione in-torno al Giordano accorrevano a lui; ed erano battezzati da lui nel fiume Giordano, confessandoi loro peccati.Ma vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere, chi viha insegnato a sfuggire l’ira futura? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento. Non pensa-te di dire dentro di voi: “Abbiamo per padre Abraamo”; perché io vi dico che da queste pietreDio può far sorgere dei figli ad Abraamo. Ormai la scure è posta alla radice degli alberi; ogni al-bero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua,in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degnodi portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco. Egli ha il suo ventila-bro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà lapula con fuoco inestinguibile» (Mt 3:1,12).

Vogliamo far notare che il Battista praticava il battesimo e la confessione. Queste erano duepratiche non in uso nella fede giudaica, sembra fossero originali del Battista. Diventeranno due sacramenti della fede cristiana.

Noi dobbiamo osservare che è stupefacente la carica di odio che motivava questi profeti. Macosa avevano fatto questi sadducei e farisei per provocare tanta rabbia?Queste due sette ebraiche dei tempi di Gesù erano molto importanti nell’ambito della societàebraica, noi le dobbiamo descrivere perché avranno una parte decisiva nella vita e, soprattutto,nella morte di Gesù.

I Farisei erano una setta di ebrei ultra osservanti delle regole della Legge; pignoli e fanatici finoall’ossessione maniacale. Il problema era che la Legge non era stata definita in modo precisodalla Bibbia. Ad esempio, il divieto del lavoro di sabato, un reato per il quale la Bibbia prevede-va la pena di morte, non diceva se viaggiare fosse da considerarsi un lavoro e, se sì, quantolontano si dovesse arrivare perché si trattasse di lavoro e quindi si dovesse proibire. I farisei simisero d’impegno e produssero una loro “regola” che sarà inclusa nel testo sacro del Talmuddue secoli dopo Gesù. Questo li costrinse a vivere un po’ separati dagli altri ebrei per non corre-re il rischio di contaminarsi con i peccatori; di fatto si ghettizzarono da soli all’interno della socie-tà israeliana. Comprendere i farisei è molto importante perché Gesù prenderà le distanze daquesto fanatismo e i farisei offriranno ai cristiani la pietra di paragone per definire il Cristianesi-mo nei confronti della religione ebraica. Questo è il motivo per cui nei nostri Vangeli ci sonomolti episodi ove Gesù si confronta con i farisei, anche se questo non sembra possibile. I fariseierano una piccola parte della popolazione e non potevano essere dappertutto per confrontarsicon Gesù ovunque lui andasse. I farisei non godevano delle simpatie dell’opinione pubblica israeliana a causa della loro mania-ca ossessione per la Legge per cui focalizzavano tutto il loro impegno nell’osservanza di regoleformali dimenticando l’amore per il prossimo pur essendo anche questo un precetto della Bib-bia.

I Sadducei erano considerati l’aristocrazia israeliana, erano composti principalmente dai sacer-doti che governavano il Tempio di Gerusalemme. Il Tempio era il più importante edificio degli ebrei perché era la dimora di Dio. Naturalmente Dioera dappertutto ma abitava nel Sancta Sanctorum, che era la stanza più segreta del Tempio,ove solo il Grande Sacerdote poteva entrare, solamente una volta l’anno, per compiere un sa-crificio per l’espiazione dei peccati di tutti gli ebrei. Questa stanza era completamente vuota enon vi era alcuna immagine di Dio perché Dio non può essere rappresentato.

La Legge di Mosè prescriveva che si facessero sacrifici rituali di animali in varie occasioni equesti sacrifici potevano essere fatti solamente nel Tempio. Il problema era che c’era un soloTempio per tutti gli ebrei del mondo e tutti gli ebrei del mondo dovevano contribuire con una tas-sa per la costruzione e la manutenzione del Tempio. Era un fabbricato enorme, la sua costru-zione era stata iniziata nel 516 AC e fu terminata trenta anni dopo la morte di Gesù. Fu distruttosette anni dopo dai romani; che disgrazia. L’amministrazione del Tempio si riduceva, di fatto, a un enorme sfruttamento del popolo ebreo. Ifedeli dovevano innanzi tutto cambiare il loro denaro nella moneta ufficiale del Tempio dai cam-biavalute che erano all’ingresso, poi dovevano comprare uno degli animali tenuti nel Tempio (senon se lo erano portato da casa) per farlo uccidere. I Leviti, che erano gli assistenti dei Saddu-cei, si prendevano cura degli animali, li selezionavano per i sacrifici, dopo li squartavano e da -vano la carne ai fedeli che avevano pagato per portarsela a casa e mangiarla. Tutto questo co-stava caro, a iniziare dal cambio della valuta, per questo il Tempio e i Sadducei erano malvistida molti ebrei e, in particolare, erano particolarmente odiati dai profeti apocalittici che conside-ravano tutta questa faccenda una blasfemia.Da parte loro i Sadducei si consideravano gli unici interpreti legittimi della Bibbia e considerava-no blasfemo il lavoro dei Farisei che avevano prodotto una loro interpretazione della Legge. Es-sendo la Bibbia la parola di Dio non si poteva aggiungere nulla, anche se in molti casi i fedeli ri -manevano nel dubbio di cosa fosse giusto fare.Comunque la maggior parte degli ebrei accettava questi riti perché così era scritto nelle Bibbia.I Sadducei erano la casta più autorevole della società israeliana che condizionavano per mezzodi un loro organo collegiale chiamato Sinedrio. I Sadducei col loro Sinedrio erano l’unico interlo-cutore autorevole che il prefetto romano avesse nella Giudea. Ai romani i Sadducei servivanoper tenere a bada la massa del popolo israeliano, ai Sadducei i romani servivano per tenere invita il culto del Tempio. Questo naturalmente rese i Sadducei particolarmente odiosi a tanti altriebrei che li consideravano dei traditori e venduti al nemico.

Insomma, era una situazione esplosiva che si reggeva grazie a equilibri molto delicati ove tuttele parti, i romani, i Sadducei, le altre sette e la massa degli israeliani dovevano essere pronte afare un passo indietro ma senza pregiudicare il proprio potere.

E’ importante considerare il rapporto che Ponzio Pilato aveva col Sinedrio e soprattutto colgrande sacerdote in carica, Caifa. Infatti, Pilato era riuscito a realizzare una tregua instabile maduratura con gli israeliani, che durò lungo tutta la sua amministrazione, sopportando le follie de-gli ebrei e ottenendo così una pace e un rispetto per la dominazione dei romani che cesseràquando Pilato fu rimosso e sostituito da un altro prefetto che non avrà la stessa tolleranza di Pi -lato e porterà alla rottura finale tra romani e israeliani.

In particolare, per quanto riguarda la storia di Gesù, dobbiamo evidenziare che il Sinedrio inGiudea, come il re Antipa in Galilea, aveva ampi poteri per amministrare la regione e aveva an-che degli uomini armati per appoggiare il proprio potere; comunque non potevano eseguire con-danne a morte. I romani si erano riservati questo potere e, per questo motivo, i Sadducei colloro Sinedrio dovettero trovare il modo di convincere Pilato a condannare a morte Gesù.Gesù riuscì a predicare il suo messaggio così a lungo, tre anni circa provocando in continuazio-ne gli ebrei senza essere ammazzato, grazie alla pax romana che Pilato era riuscito a realizza-re. Noi pensiamo che senza questa “protezione” dell’amministrazione romana, Gesù non sareb-be durato così a lungo.In altri termini, senza il dominio romano in Palestina, avremmo mai avuto il Cristianesimo?

Gesù di Nazareth, gli inizi

La nostra storia, predicazione e morte di Gesù, inizia quando Gesù decide di lasciare la comu-nità di discepoli che si era formata attorno a Giovanni Battista. Torna nella sua regione, la Gali-lea, ma non torna a casa sua a Nazareth. Si suppone che avesse troncato i rapporti con la suafamiglia che probabilmente non approvava questa sua conversione all’apocalitticismo. La mas-sa della popolazione israeliana era fedele ai sacerdoti e al culto del Tempio e diffidava di questiprofeti che seminavano disordine e mettevano un ebreo contro l’altro.D’ora in poi Gesù farà base a Cafàrnao.Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth eandò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali … Da allo-ra Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi perché il regno dei Cieli è vicino». (Mt 4:12-17).

Era successo che il re Antipa aveva intrecciato una relazione e poi aveva sposato la moglie disuo fratello, pur essendo lui già sposato. Giovanni si era scagliato pubblicamente e ripetuta-mente contro questo scandalo e alla fine Antipa lo aveva fatto arrestare ma, temendo l’ira popo-lare, lo teneva in carcere e non si decideva a ucciderlo. Ma anche la nuova moglie aveva inodio Giovanni e dopo qualche tempo riuscì comunque a farlo giustiziare da Antipa.

I Vangeli ci spiegano le differenze tra Gesù e Giovanni. Gesù non era d’accordo con Giovanni sul suo metodo di predicazione, sul suo stile di vita, e an-che sul contenuto del messaggio che si doveva far arrivare al popolo: la sua rivelazione era di -versa e lui la voleva annunciare.

Giovanni si era allontanato dalla società ritirandosi nel deserto e la gente doveva fare tanta stra-da per ascoltarlo e per farsi battezzare, il suo messaggio era pieno di rancore e di odio. Lui, Gesù, invece sarebbe andato tra la gente, avrebbe vissuto in mezzo a loro, avrebbe man-giato e bevuto con loro senza curarsi se fossero ebrei osservanti o peccatori (una cosa estre-mamente sconveniente per un rabbi) perché erano i peccatori che avevano bisogno della suaparola. Lui avrebbe predicato la Buona Novella (Vangelo) che il Regno di Dio era vicino, avreb-be portato un messaggio di speranza e non di condanna: la speranza nella salvezza.

L’arresto del Battista fece decidere Gesù a staccarsi dalla comunità del Battista e iniziare la suamissione con suoi propri discepoli. Resterà comunque legato al suo vecchio maestro e avrà contatti con lui tramite i di lui discepoli.Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli, «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» Gesù rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è an-nunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!»Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste avedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma che cosa andaste a vedere? Un uomo av-volto in morbide vesti? Ecco, quelli che portano delle vesti morbide stanno nei palazzi dei re. Ma che cosa andaste a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è [infatti] colui del quale è scritto:“Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.In verità io vi dico che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista; eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il battista finoad ora, il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono. Poiché tutti i profeti e

la legge hanno profetizzato fino a Giovanni. Se lo volete accettare, egli è l’Elia che doveva veni-re. Chi ha orecchi [per udire] oda. (Mt 11:2-15).

Qui Gesù esprime il suo dolore per la sorte toccata al suo maestro Giovanni che lui ritenevafosse stato mandato da Dio. Si può avvertire la sua frustrazione e risentimento nei confronti delpopolo di Israele che non aveva riconosciuto la grandezza di Giovanni respingendo così la vo-lontà di Dio.Gesù continua così il suo lamento contro il popolo di Israele:Ma a chi paragonerò questa generazione? È simile ai bambini seduti nelle piazze che gridano ailoro compagni e dicono: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; [vi] abbiamo cantatodei lamenti e non avete pianto”. Difatti è venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dico-no: “Ha un demonio!” È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco un man-gione e un beone, un amico dei pubblicani e dei peccatori!” Ma la sapienza è stata giustificatadalle sue opere». (Mt 11:16-19). Qui l’espressione “Figlio dell’uomo” si riferisce allo stesso Gesù.

Gesù riconosce con amarezza che il popolo di Israele non si era convertito ai messaggi apoca-littici né del Battista né al suo, nonostante avessero tentato due approcci diversi.Il Battista faceva l’eremita e predicava condannando i costumi del tempo con violenza e il popo-lo lo aveva giudicato un indemoniato.Lui Gesù aveva scelto uno stile opposto vivendo assieme alla gente predicando l’amore e loavevano giudicato un mangione e beone, amico dei peccatori.Gesù paragona questa situazione a un gioco che i bambini facevano nei villaggi. Un gruppo dibambini mimava dei suonatori di flauto e l’altro gruppo avrebbe dovuto mettersi a ballare ma seun gruppo mimava dei lamenti, l’altro gruppo avrebbe dovuto mimare un pianto.Il popolo di Israele era simile a questi bambini che non vogliono stare al gioco e litigano perchénon vogliono seguire l’altro e non reagiscono né se incoraggiati all’allegria né alla tristezza.In queste poche pagine abbiamo illustrato la situazione in Palestina e come Gesù ha iniziato lasua missione.

Prima di spiegare la rivelazione ricevuta da Gesù, vogliamo fare chiarezza su due espressioniche ricorrono spesso nei nostri Vangeli: il Figlio dell’uomo e il Figlio di Dio.Questi due personaggi compaiono nella Bibbia e hanno un significato opposto a quello che noipotremmo credere.Il Figlio dell’Uomo era un essere divino, non umano, che Dio manderà sulla terra per scatena-re l’apocalisse. Sarebbe stato una specie di angelo? Il Figlio di Dio era un essere umano che gli ebrei consideravano talmente eccezionale da sem-brare un figlio di Dio, era un super eroe ma assolutamente umano. Il re Davide, ad esempio, erachiamato Figlio di Dio. Il Dio degli ebrei era un essere trascendente e non poteva fare figli. Nella Bibbia questo è chiarissimo ma nei Vangeli questi personaggi, Gesù, Figlio dell’Uomo eFigli di Dio, si confondono tra loro e si sovrappongono fino ad arrivare a produrre un Gesù chesintetizza in se tutti questi personaggi ma non nel loro significato biblico. Queste espressioni acquisteranno un nuovo significato tutto cristiano.Questo si può comprendere se consideriamo che la religione pagana era piena di esseri mitolo-gici; spesso gli dei scendevano dall’Olimpo e si accoppiavano con donne umane producendo fi -gli umani ma superdotati. Questo per l’ebraismo era inconcepibile e blasfemo perché il Dio degli ebrei è un’entità trascen-dente che non può assolutamente accoppiarsi con una donna e produrre figli umani. Per questo il Cristianesimo ha dovuto introdurre un’altra entità divina, lo Spirito Santo, cheavrebbe fecondato Maria senza un vero e proprio atto sessuale, lasciandola vergine, e produ-cendo così un essere che allo stesso tempo era dio e uomo.

Se Gesù fosse nato da un reale accoppiamento di Dio con Maria sarebbe finito assieme allamoltitudine di eroi che affollavano il Panteon della mitologia greco-romana e non sarebbe maidiventato il Dio venerato dai cristiani.In altre parole, senza la verginità di Maria il Cristianesimo non sarebbe neanche iniziato.

II - Gesù di Nazareth, la sua rivelazione

Quale era la rivelazione ricevuta da Gesù? Gesù profetizzava che un essere divino inviato da Dio, il Figlio dell’Uomo, sarebbe sceso dalcielo per mettere fine a questo mondo e iniziare un mondo nuovo, il Regno di Dio, popolato dauna minoranza di Eletti. Il Figlio dell’Uomo avrebbe messo fine a questo mondo con un cataclisma cosmico, un eventotragico che per distruggere il mondo attuale avrebbe provocato morte e devastazione su di unascala mai vista nella storia. Nessuno poteva sfuggire a questa devastazione per cui immensesarebbero state le sofferenze. Neanche la morte poteva essere un rifugio perché al terminedell’apocalisse, quando l’ira divina si fosse esaurita, tutti sarebbero risorti per essere sottopostial giudizio universale. Ai Giusti si sarebbero aperte le porte del Regno di Dio mentre tutti gli altri,la maggioranza, sarebbero stati gettati nelle fiamme eterne. Quest’apocalisse era indispensabile perché il mondo era arrivato a un tale stato di perdizione, ilMale lo aveva talmente contagiato, che non era più possibile redimerlo. L’ira di Dio si sarebbescatenata per distruggerlo in modo tale da poter poi creare un mondo nuovo, sempre su questaterra, ove non sarebbero più esistite le forze del Male. Nessuno poteva prevedere quando sarebbe arrivata l’apocalisse, ma sicuramente sarebbe av-venuta nello spazio di una generazione, era quindi indispensabile che i Giusti si tenessero pron-ti ad affrontare questa catastrofe imminente.

La rivelazione di Gesù nei Vangeli

Così il Vangelo di Marco descrive l’apocalisse:Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo [del re-gno] di Dio e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete alvangelo» (Mc 1:14,15).Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e pec-catrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suocon i santi angeli. (Mc 8:38).Poi, mentre era seduto sul monte degli Ulivi di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni eAndrea gli domandarono in disparte: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il se-gno che tutte queste cose staranno per adempiersi?»Gesù cominciò a dire loro: «Guardate che nessuno v’inganni! Molti [infatti] verranno nel mionome, dicendo: “Sono io”; e ne inganneranno molti. Quando udrete guerre e rumori di guerre,non vi turbate; è necessario che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazio-ne contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie[e tumulti]. Queste cose saranno un principio di dolori. Badate a voi stessi! Vi consegneranno aitribunali, sarete battuti nelle sinagoghe, sarete fatti comparire davanti a governatori e re, percausa mia, affinché ciò serva loro di testimonianza. E prima bisogna che il vangelo sia predicatofra tutte le genti. Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in an-ticipo di ciò che direte [e non lo premeditate], ma dite quello che vi sarà dato in quell’ora; per -ché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo. Il fratello darà il fratello alla morte e il padre,il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa delmio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

Quando poi vedrete l’abominazione della desolazione [,della quale ha parlato il profeta Daniele,]posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giu-dea fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda e non entri per prendere qualcosa dacasa sua, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. Guai alle donne che sa-ranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che ciò non avvenga d’inverno!Perché quelli saranno giorni di tale tribolazione, che non ce n’è stata una uguale dal principiodel mondo che Dio ha creato, fino ad ora, né mai più vi sarà. Se il Signore non avesse abbreviatoquei giorni, nessuno si salverebbe; ma, a causa degli eletti che si è scelto, egli ha abbreviato queigiorni. Allora, se qualcuno vi dice: “Il Cristo eccolo qui, eccolo là”, non credeteci; perché sorge-ranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, [anche]gli eletti. Ma voi state attenti; [ecco,] io vi ho predetto ogni cosa.Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suosplendore; le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno scrollate. Allora sivedrà il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole con grande potenza e gloria. Ed egli allora mande-rà gli angeli e raccoglierà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremo della terra all’estremo delcielo. Ora imparate dal fico questa similitudine: quando i suoi rami si fanno teneri e mettono lefoglie, voi sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sap-piate che egli è vicino, alle porte.In verità vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute.Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio,ma solo il Padre. State in guardia, vegliate [e pregate], poiché non sapete quando sarà quel mo-mento. È come un uomo che si è messo in viaggio dopo aver lasciato la sua casa, dandone la re -sponsabilità ai suoi servi, a ciascuno il proprio compito, e comandando al portinaio di vegliare.Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, oal cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.Quel che dico a voi, lo dico a tutti: “Vegliate”». (Mc 13:3-37).

La descrizione dell’apocalisse in Matteo è quasi identica, solo Gesù evidenzia maggiormentecome sia imprevedibile ma che dovrebbe comunque avvenire dopo che il Vangelo sia stato pre-dicato a tutti i popoli. Inoltre sembra che identifichi Gesù con il Figlio dell’Uomo:Mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si avvicinarono in disparte, dicendo:«Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’etàpresente?» (Mt 24:3).E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza atutte le genti; allora verrà la fine. (Mt 24:14).Infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà [anche] la venuta del Fi -glio dell’uomo. Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile. Subito dopo la tribola-zione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cieloe le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allo-ra tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvoledel cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riuni -re i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli. (Mt 24:27-31).Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo:che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e nonlascerebbe scassinare la sua casa. Perciò anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate,il Figlio dell’uomo verrà. (Mt 24:42-44).Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo tro-no glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, comeil pastore separa le pecore dai capri (Mt 25:31-32).

In Luca la descrizione dell’apocalisse è molto simile ma si conclude in modo meno drammatico:

Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalleansiose preoccupazioni di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvvisocome un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra. Vegliate dunque,pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stannoper venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Lc 21:34-36).

In Giovanni l’apocalisse è praticamente assente: Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico che [da ora in poi] vedrete il cielo aperto e gli angeli diDio salire e scendere sul Figlio dell’uomo». (Gv 1:51).Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere ilregno di Dio». (Gv 3:3).

Ora dobbiamo informare i nostri lettori che questa visione apocalittica di Gesù non era sua origi-nale. Questo personaggio divino, il Figlio dell’uomo, è preso dalla Bibbia, dal libro di Daniele(Dan 7:2-14) che era stato scritto un paio di secoli prima di Gesù.Noi dobbiamo evidenziare che tutta la visione di Gesù è ben radicata nella Bibbia ma, con lasua predicazione prima e con l’avvento del Cristianesimo poi, la sua visione avrà un’evoluzionetutta nuova e imprevedibile per gli uomini del suo tempo. Questa evoluzione del pensiero di Gesù prima e dei cristiani poi, rispetto alla Bibbia, porteràalla nascita di una nuova religione: il Cristianesimo.

La rivelazione di Gesù, gli Eletti

Analizziamo brevemente gli insegnamenti di Gesù per vedere cosa possono fare i Giusti per en-trare nel Regno di Dio.Sono tanti gli insegnamenti di Gesù ed è difficile separare quelli che si possono attribuire alGesù storico da quelli inseriti dagli evangelisti negli anni di “costruzione” del cristianesimo.

Quello che è importante è rendersi conto che gli insegnamenti impartiti da Gesù dovevano ser-vire ai Giusti per entrare nel Regno di Dio, non dovevano servire a costruire una società più giu-sta e progressista perché questo mondo sarebbe finito dopo pochi anni e quindi sarebbe statoinutile, mentre nel Regno di Dio il Male era assente e quindi chi entrava nel Regno sarebbe ri -masto un Giusto per l’eternità. Per i cristiani, invece, che promuovevano una nuova fede che avrebbe dovuto durare fino allafine del tempo, gli insegnamenti di Gesù erano un effettivo codice etico di comportamento chedoveva essere accolto dalle società cristiane e, possibilmente, incorporato nelle leggi. Questo ha creato delle enormi ambiguità e contraddizioni nell’etica cristiana che hanno obbliga-to gli interpreti dei Vangeli a delle difficilissime acrobazie intellettuali per accomodare questi in-segnamenti di Gesù nella vita politica degli stati cristiani.

Inoltre, anche se il messaggio di Gesù è profondamente originato nella Bibbia, lui se ne disco -sta spesso e anche in modo molto radicale.Ad esempio, essere un ebreo e rispettare la legge di Mosè non sarà sufficiente per entrare nelRegno. Anche i gentili che avranno fede in lui, Gesù, possono essere tra gli Eletti.Ed egli dirà: “Io vi dico che non so da dove venite. Allontanatevi da me, voi tutti, malfattori”.Là ci sarà pianto e stridor di denti, quando vedrete Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nelregno di Dio, e voi ne sarete buttati fuori. E ne verranno da oriente e da occidente, da settentrio -ne e da mezzogiorno, e staranno a tavola nel regno di Dio. Ecco, vi sono degli ultimi che saran-no primi e dei primi che saranno ultimi» (Lc 13:27-30).

Questa visione di Gesù lo mette in un contrasto insanabile con il fondamento stesso della fedeebraica perché il suo elemento fondamentale è che gli ebrei sono il popolo eletto del Signore.Questo intervento divino del Figlio dell’uomo avrebbe coinvolto tutta l’umanità, non soltanto gliebrei e, per giunta, rispettare la Legge non sarebbe stato sufficiente per essere un Eletto; evi-dentemente anche i gentili potranno entrare nel Regno.Era inevitabile che la maggior parte degli ebrei lo volesse morto.

Un altro esempio di come sia difficile definire il messaggio apocalittico di Gesù lo dà il seguenteepisodio. Tutti noi conosciamo l’insegnamento più famoso presente nei Vangeli:Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene a loro, si avvicinòe gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» Gesù [gli] rispose: «Il primo [di tutti icomandamenti] è: “Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore. Ama dunque il SignoreDio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua”.[Questo è il primo comandamento.] Il secondo è questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Nonc’è nessun altro comandamento maggiore di questi». Lo scriba gli disse: «Bene, Maestro! Tu haidetto, secondo verità, che egli è l’unico e che non v’è alcun altro all’infuori di lui; e che amarlo contutto il cuore, con tutto l’intelletto, [con tutta l’anima,] con tutta la forza, e amare il prossimocome se stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva rispostocon intelligenza, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno osava più interro-garlo. (Mc 12:28-34).

Ora dobbiamo dare un dispiacere ai bravi cristiani perché questi due comandamenti non sonoinsegnamenti originali di Gesù: vengono dalla Bibbia. Il primo dal Deuteronomio (Deut 6:4-5) e ilsecondo dal Levitico (Lev 19:18). Erano precetti biblici che venivano normalmente insegnati edibattuti nelle sinagoghe. Il punto che dobbiamo chiarire per la comprensione di questa nostra opera è che gli insegna-menti di Gesù che riguardano la salvezza degli Eletti non sono tra gli insegnamenti promossidalla Bibbia, sono tutti originali di Gesù.Per essere inclusi negli Eletti è necessario fare dell’altro oltre a quanto prescritto dalla Bibbia. E’per questo che Gesù dice allo scriba: “Tu non sei lontano dal regno di Dio” e non gli dice che luisarà un Eletto e potrà entrare nel Regno.

Per entrare nel Regno è necessario adeguarsi a insegnamenti assolutamente originali di Gesùche non sono presenti nella Bibbia, eccoli:Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci ase stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chiperderà la sua vita per causa mia e del vangelo, la salverà. (Mc 8:34,35).Giunsero a Capernaum; quando fu in casa, domandò loro: «Di che discorrevate [fra di voi] perstrada?» Essi tacevano, perché per via avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande. Allo-ra, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: «Se qualcuno vuole essere il primo, sarà l’ultimo ditutti e il servitore di tutti». (Mc 9:33-35).In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nelregno dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vidico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi per -tanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunquericeve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. (Mt 18:1-5).

Ecco cosa è necessario, annientarsi, annullarsi, diventare deboli e inoffensivi come un bambi-no; dare tutto di se oggi, fino anche la propria vita, perché questo avrebbe assicurato la vitaeterna tra pochi anni nel Regno di Dio. E’ necessario soffrire e umiliarsi, accettare ingiustizie esoprusi.

Bisogna prendere la propria croce, quindi è necessario accettare la sofferenza, le cattiverie, etutto il male del mondo. E’ indispensabile “perdere” la propria vita per conquistare la vita eternanel Regno di Dio.

Il discorso delle Beatitudini ci mostra chiaramente chi sono gli Eletti:Egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:«Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro.Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete.Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteran-no al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai profeti. (Lc 6:20-23)

Gli Eletti, o i Beati, o i Giusti sono i “perdenti” della vita, sono gli sconfitti. Sono quelli che soffro -no perché impotenti a farsi giustizia in questo mondo. Devono essere persone umili e inoffensi-ve che non possono (e non devono) fare nulla per migliorare la propria situazione, devono ac-cettare tutte le loro disgrazie perché solo l’intervento divino può distruggere questo mondo mal-vagio e fare giustizia nel Regno di Dio che verrà tra breve. E’ esattamente questa loro impotenza che li farà entrare tra gli Eletti. Questa è la Buona Novella, questo è il Vangelo che Gesù predica ai poveri di tutto il mondo; voinon potete farvi giustizia, ci penserà Dio a farla per voi e poi vi porterà nel suo Regno facendovipassare davanti ai vostri persecutori:Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il miogiogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per leanime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero. (Mt 11: 28-30).

Per essere ammessi tra gli Eletti è necessario mettersi dietro agli altri:Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che quelli che sono reputati prìncipi delle na-zioni le signoreggiano e che i loro grandi esercitano autorità su di esse. Ma non è così tra di voi;anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà es -sere primo sarà servo di tutti. (Mc 10:42-44).Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato». (Mt 23:12).Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi [perché molti sono chiamati, ma pochi eletti]». (Mt20:16).

Solo chi si mette in fondo alla fila entrerà nel Regno diventando così il primo ma chi cercherà diprimeggiare con potere o ricchezza per affermarsi in questo mondo malvagio sarà dannato ineterno.Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete {o di che cosa berrete};né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento e il corpo più del ve-stito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e ilPadre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può, con la propriaansietà, aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vesti-re? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vidico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, si vestì come uno di loro. Ora se Dio veste inquesta maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di piùper voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berre-mo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; il Padre vostroceleste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno {di Dio} e la suagiustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani,perché il domani si preoccuperà di se stesso. (Mt 6:25-34).

E’ amore questo? No, è nichilismo.

Allora, chi sono questi Eletti che si salveranno? Nella visione di Gesù i Giusti sono quelli che hanno rinunciato al proprio io, al proprio interessee alla propria personalità. Per potersi salvare è richiesto un annullamento totale dell’individuo. Questo è il messaggio di Gesù.

Il messaggio evangelico di Gesù è sostanzialmente un’espressione di nichilismo.Il nichilismo è il filo conduttore di questo nostro lavoro, che ci porterà fino a Karl Marx.

E’ stupefacente fino a che punto Gesù porta il suo nichilismo.Dato che l’apocalisse distruggerà il mondo presente, essere attaccati ai beni di questo mondo èun nonsenso che impedirà di entrare nel Regno. Si deve essere pronti a privarsi di tutto quelloche si ha:Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepo-lo. (Lc 14:33).Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; bene -dite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su unaguancia, porgigli anche l’altra, e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tu -nica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete chegli uomini facciano a voi, così fate a loro. (Lc 6:27-31).

Quest’autoumiliazione deve arrivare al punto di non giudicare mai nessuno perché sta per arri-vare il giudizio di Dio che farà giustizia per sempre: Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, saretegiudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. (Mt 7:1,2).

Ma come si fa a vivere senza mai giudicare nessuno?Infatti, non si può se non si è decisi ad annullare la propria persona.Questo annullamento del proprio io lo si può fare solamente per mezzo della fede. Avere fede nella rivelazione è indispensabile; gli Eletti devono credere e pentirsi:… E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regnodi Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; mai pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentitineppure dopo per credere a lui. (Mt.21:31,32).

La fede è talmente importante che persino le prostitute passeranno avanti agli ebrei che, purosservando scrupolosamente la legge di Mosè, non hanno avuto fede nella sua rivelazione o inquella del Battista.La fede è così importante perché lasciarsi “possedere” dalla fede è un modo per “perdere” sestessi, la propria capacità di raziocinio e la propria volontà. Vedremo nel prossimo capitoloun’analisi più approfondita di questo argomento.

La rivelazione di Gesù, l’amore e l’odio

Abbiamo visto che Gesù intendeva lanciare un messaggio d’amore e di speranza ma i Vangelicontengono anche una buona dose di risentimento se non di odio. Questa nostra analisi può sembrare sconcertante ma è indispensabile far vedere con quanta fa-cilità l’amore può trasformarsi in odio.Il nichilismo può essere considerato una manifestazione di sadismo che può essere rivolto con-tro se stessi o contro gli altri, ma naturalmente il sadismo si scatena quando gli altri non si ade-guano alla visione del profeta.

Infatti, accadde che la sua rivelazione e la sua interpretazione della legge mosaica, che predi -cava nelle sinagoghe dei paesi della Galilea, avevano provocato reazioni ostili; si accorse quin-di che il suo messaggio sarebbe stato accettato da pochi:Venuto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano:«Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono questeopere potenti fatte per mano sua? Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello diGiacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizza-vano a causa di lui (Mc 6:2-3).Udendo queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni d’ira. Si alzarono, lo cacciarono fuori dallacittà e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per precipitarlogiù. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. (Lc 4:28-30).

La sua reazione a questa ostilità contraddice tutto quello che si è visto finora:Così Gesù esprime il suo rancore verso le città ove lui aveva fatto la sua predicazione e avevacompiuto i suoi miracoli ma non si erano ravvedute: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le operepotenti compiute tra di voi, già da molto tempo si sarebbero pentite, con sacco e cenere. Perciòvi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vo-stra. E tu, o Capernaum, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino all’Ades. Per-ché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, essa sarebbe durata fino adoggi. Perciò vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollera-bile della tua». (Mt 11:20-24).

Se si considera che Sodoma fu distrutta da Dio con una pioggia di fuoco e zolfo per la sua em-pietà è chiaro che non c’è alcuna traccia di amore o perdono nelle sue parole.

Lui aveva dichiarato: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il miogiogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per leanime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero. (Mt 11: 28-30).

In realtà lui non era né mansueto né umile. Quando manda settantadue suoi discepoli in giroper i paesi a fare proseliti queste sono le sue istruzioni:In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi sarà messo davanti, guarite i ma-lati che ci saranno e dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi”. Ma in qualunque città en-triate, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: “Perfino la polvere della vostra città che si èattaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate tuttavia questo, che il regno diDio si è avvicinato a voi”. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile diquella di tale città. (Lc 10:8-12).

Deve essere chiaro che solamente Dio per mezzo del Figlio dell’uomo poteva agire per dare legiuste punizioni sia con l’Apocalisse che col Giudizio Universale. I discepoli di Gesù non dove-vano assolutamente reagire altrimenti non sarebbero stati inclusi negli Eletti che devono sem-pre essere passivi; la violenza non è consentita ai Cristiani. Sarà comunque inevitabile che, una volta arrivati al potere, molti Cristiani decideranno di agiredi conseguenza senza aspettare il Figlio dell’uomo.

Non si può non notare che parole di odio e rancore s’inseriscono a più riprese in un messaggioche parla continuamente di amore per il prossimo.Non c’è dubbio che i Vangeli sono pieni di esortazioni all’amore per il prossimo in un modo cheva anche oltre quanto prescritto della Bibbia:«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suotrono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri,come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sini-stra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate ilregno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste damangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fuiammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno:“Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e tiabbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e tiabbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovar-ti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei mi-nimi fratelli, l’avete fatto a me”. (Mt 25:31-40).

L’amore per il prossimo deve andare al di là delle azioni, anche la mente ne deve essere coin-volta, si deve fare attenzione persino ai propri pensieri e intenzioni:Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entre-rete affatto nel regno dei cieli.«Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere; chiunque avrà ucciso sarà sottoposto altribunale”; ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello [senza motivo] sarà sottoposto altribunale; e chi avrà detto a suo fratello: “Raca” sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto:“Pazzo!” sarà sottoposto alla geenna del fuoco. (Mt 5:20-22).«Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico che chiunque guardauna donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. (Mt 5:207-28).

L’annullamento del proprio io deve arrivare fin nel profondo, non sono sufficienti le buone azio-ni. Dobbiamo notare che anche quando Gesù promuove l’amore, lo fa in modo che il nichilismoè presente sotto forma dell’annullamento della nostra personalità e dei nostri istinti.

Dopo aver dichiarato beati coloro che soffrono, Gesù aggiunge la condanna per chi non sta sof-frendo e anche qui l’odio emerge di nuovo:Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai [a voi] che ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete. Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i loro padri facevano lo stessocon i falsi profeti. (Lc 6:24-26).

Cosa c’è di male a essere ricchi o sazi o gioiosi? Non sono cose queste che si augurano allepersone che si amano? Il punto è che gli Eletti sono coloro che soffrono, invece quelli che sono contenti della propriavita perché hanno avuto successo saranno dannati. Qui il nichilismo arriva a un livello chiaramente patologico; quest’odio per i “ricchi” lo vedremo dinuovo all’opera nel socialismo.

I problemi provocati da questo nichilismo si manifestano tragicamente là dove si parla dell’operamissionaria degli Apostoli ed emerge con violenza l’odio che si sarebbe scatenato contro i suoidiscepoli a causa dei contrasti provocati dai suoi insegnamenti: Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li fa -ranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla finesarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; perché io vi dico in ve-rità che non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che il Figlio dell’uomo sia venuto.(Mt 10:21-23).

Gesù sapeva che la diffusione della sua fede avrebbe provocato reazioni violente contro i suoidiscepoli che avrebbero dovuto avere una fede così salda da affrontare senza timore le perse-cuzioni nell’attesa del Figlio dell’uomo. Il nichilismo arriverà a penetrare così a fondo la psichedei cristiani che cercheranno loro le persecuzioni per essere sicuri di essere tra gli Eletti quandoarriverà il Figlio dell’uomo o il giorno del Giudizio. Questa è la base ideologica del Culto dei Martiri che sarà attivamente praticato dai cristiani. In questo modo il Cristianesimo prepara il terreno al socialismo. Questa glorificazione del marti-rio entrerà così a fondo nella psiche dei popoli Cristiani che all’arrivo del socialismo i comunistitroveranno facilmente gente decisa ad affrontare le persecuzioni per realizzare la visione diMarx: la dittatura del proletariato.

Qui lo storico deve fermarsi e riflettere su questi messaggi di Gesù. Come faceva questo ebreosconosciuto che viveva in un angolo sperduto dell’impero, come faceva a sapere cosa la suafede avrebbe provocato? E’ chiaro da quanto lui ci dice che lui sapeva perfettamente cosa sa-rebbe successo tra la gente, nei rapporti tra le persone e tra queste e l’autorità, a causa dellapredicazione del suo messaggio. Prima di lui non c’era stata alcuna fede a scuotere la società equeste reazioni non erano prevedibili. E’ stata questa sicurezza a spingerlo a sacrificare sestesso; lui sapeva cosa lui avrebbe potuto realizzare con il suo sacrificio.

La fede provocherà reazioni talmente violente da mettere in crisi persino i rapporti familiari:Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, maspada. Perché sono venuto a mettere l’uomo contro suo padre, la figlia contro sua madre e la nuoracontro sua suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre piùdi me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. (Mt 10:34-37).

Qui si vede la massima espressione del suo nichilismo; odiare la propria vita e la propria fami-glia perché tutto, ma proprio tutto, deve essere sacrificato per la fede. Quanto deve essere fortequesta fede da farti decidere di spezzare anche i rapporti con la tua famiglia? Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso di loro, disse:«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persi-no la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. (Lc 14:25-27).

Qui il sadismo, sotto forma di masochismo, si scatena di nuovo. Avrà delle conseguenze dram-matiche quando i Cristiani (in particolare i monaci) cercheranno torture sempre più fantasioseper tormentarsi portando così il nichilismo a livelli mostruosamente patologici:Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; maguai all’uomo per cui lo scandalo avviene! Se la tua mano o il tuo piede ti fa cadere in peccato,taglialo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due manio due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo egettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed es-sere gettato nella geenna del fuoco. (Mt 18:7-9).

Dobbiamo chiarire che queste parole non erano dette per spingere I suoi discepoli a commette-re alcuna violenza, servivano a convincere la gente dell’importanza del proprio comportamento e di metterli in guardia contro le punizioni che avrebbero ricevuto da Dio.Il problema con questa sua predicazione era che si indirizzava alla repressione di istinti elemen-tari che sono necessari alla conservazione della specie. Questo produce paranoia che penetre-rà così a fondo nelle Civiltà Cristiane da renderle vulnerabili a esplosioni sistematiche di follia criminale.

Per entrare nel Regno non sono ammesse le mezze misure, la dedizione alla rivelazione deveessere totale, chi vuole entrare deve essere pronto a sacrificare tutta la propria persona, se ne -cessario.

Nel Regno di Dio non sarebbe stato necessario avere nulla, né beni né ricchezze, e neancheuna famiglia. Era meglio rinunciare subito a questi legami per dedicarsi interamente alla missio-ne. Infatti, lasciarsi “possedere” da una fede così nichilista avrebbe provocato la rottura dei rap-porti sociali intrattenuti fino allora dall’individuo.

Questo era quello che era successo a lui. I suoi familiari erano scandalizzati dalla sua interpre-tazione della Bibbia e dalla sua visione apocalittica. Lo consideravano un pazzo; i loro rapportisi ruppero:Poi entrò in una casa e la folla si radunò di nuovo, così che egli e i suoi non potevano neppuremangiare. I suoi parenti, udito ciò, vennero per prenderlo, perché dicevano: «È fuori di sé». (Mc3:20-21)Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e, fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare. Una folla glistava seduta intorno e gli dissero: «Ecco tua madre e i tuoi fratelli e le tue sorelle là fuori che ticercano». Egli rispose loro: «Chi sono mia madre e i miei fratelli?» Girando lo sguardo su coloroche gli sedevano intorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque avrà fatto la volontàdi Dio, mi è fratello, sorella e madre». (Mc 3:31-35).

Gesù sapeva, per esperienza personale, che la sua fede avrebbe potuto spezzare persino i le-gami familiari:Ma Gesù diceva loro: «Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti ein casa sua». (Mc 6:4).

Lui, Gesù, aveva rinunciato al matrimonio e alla sessualità per dedicare tutto se stesso alla suamissione:Ma egli rispose loro: «Non tutti sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltantoquelli ai quali è dato. Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eu-nuchi i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi i quali si sono fatti eunu-chi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca». (Mt 19: 11-12).

Questa rinuncia volontaria di Gesù sarà determinante nel posizionare il cristianesimo riguardoall’ascetismo e alla sessualità. Un’altra manifestazione di nichilismo.

Abbandonare tutto quello che si ha è un sacrificio molto doloroso che pochi erano disposti afare se non con la promessa di una generosa ricompensa:Pietro gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». Gesù [,risponden-do,] disse: «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, omadre, [o moglie,] o padre, o figli, o campi, a causa mia e a causa del vangelo, il quale ora, inquesto tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insiemea persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi e gli ultimi,primi». (Mc 10:28-31).

Lui si era scelto dodici apostoli perché dodici erano le tribù che componevano il popolo di Israe-le e nel Regno di Dio i suoi apostoli sarebbero stati messi a capo di ciascuna tribù; una bellapromozione per persone di umili origini:E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomosarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito sarete seduti su dodici tro-ni a giudicare le dodici tribù d’Israele. (Mt 19:28).

Come vedremo in seguito, queste parole gli procureranno la condanna a morte.

Gesù di Nazareth, la fine

La maggior parte degli israeliani gli rimase ostile. Non solo il suo messaggio nichilista era diffici -le da accettare; anche la sua interpretazione della legge mosaica era un problema perché eraconsiderata blasfema dalla grande maggioranza degli israeliani. In effetti, la sua visione dell’ebraismo usciva dalla definizione che la maggior parte degli ebreidava alla propria religione. Innanzi tutto il fatto che ebrei e gentili avrebbero avuto lo stesso trattamento, sarebbero stati ac-comunati nell’apocalisse e avrebbero avuto le stesse possibilità di entrare nel Regno di Dio.Questo era totalmente in disaccordo con l’essenza stessa dell’ebraismo ove gli ebrei eranol’unico popolo eletto del Signore. La sua interpretazione della Legge, riguardo al sabato, al trattamento delle donne e altro era indisaccordo con tutta la tradizione biblica.Inoltre era contrario al culto del Tempio con i suoi sacrifici di animali; l’apocalisse avrebbe di -strutto anche il Tempio di Gerusalemme, il luogo più sacro degli ebrei:Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre eche edifici!» Gesù [, rispondendo,] gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietrasu pietra che non sia diroccata». (Mc 13: 1-2).

Questo ha fatto dubitare che Gesù fosse ebreo ma se si considerano tutti i movimenti dissidentiebrei quest’avversione per il culto del Tempio non è eccezionale.

Era inevitabile che molti israeliani e soprattutto i custodi dell’ortodossia, Farisei e Sadducei, cer-cassero il modo di farlo giustiziare dai romani. Il problema per i Sadducei era che non potevano denunciarlo per aver tradito la loro fede ebrai -ca; questo per i romani non era un reato. Dovevano quindi trovare un qualcosa nella sua attivitàdi predicatore che fosse un reato talmente grave per i romani da indurli a condannarlo a morte.Per questo i Sadducei con il loro Sinedrio trovarono il modo di corrompere Giuda per tradireGesù rivelando i dettagli della sua predicazione che lo avrebbero compromesso agli occhi deiromani. Non gli fu difficile. Gesù predicava la venuta del Regno di Dio ove i suoi dodici Apostoli sarebbero stati posti acapo delle dodici tribù di Israele e quindi era inevitabile supporre che lui essendo il capo deisuoi apostoli si considerasse il futuro re di Israele. Per i romani questo era più che sufficiente per una condanna a morte.

Noi possiamo supporre che, dopo tre anni di predicazione, si sentisse deluso del risultato. Il suo maestro Giovanni era stato ucciso e lui non era riuscito a fare breccia nell’ortodossia degliisraeliani. Non gli rimase altra scelta che portare il suo nichilismo fino alle estreme conseguenze con il su-premo sacrificio di se stesso.

In occasione della Pasqua dell’anno 30 decise di andare a Gerusalemme per affrontare i Sad-ducei e i romani e provocare la loro reazione:Vennero a Gerusalemme e [Gesù], entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevanoe compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colom-bi; e non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendoloro: «Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”? Ma voi ne avetefatto un covo di ladri» (Mc 11:15-17).

Durante l’interrogatorio del Sinedrio, prima di essere messo a morte, lancia per l’ultima volta ilsuo messaggio:Allora il sommo sacerdote, alzatosi in piedi nel mezzo, domandò a Gesù: «Non rispondi nulla?Che cosa testimoniano costoro contro di te?» Ma egli tacque e non rispose nulla. Di nuovo ilsommo sacerdote lo interrogò e gli disse: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?» Gesù disse:«Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nuvole delcielo». (Mc 14:60-62).

Il giorno dopo i romani lo crocifiggono con l’accusa di essersi dichiarato re dei giudei.Allora i soldati del governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta lacoorte. E, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine,gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti alui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» E gli sputavano addosso, prendevano lacanna e gli percuotevano il capo. E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto e lo rivesti-rono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo. (Mt 27: 27-30)Al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: «Questo è Gesù, il re dei Giu-dei».Allora furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra. (Mt 27:37-38)

III - Il Cristianesimo, il nichilismo

Probabilmente molti bravi cristiani saranno sconcertati da questo Gesù storico, così diverso dalCristo della loro fede, ma questo è quanto emerge dagli studi che da anni sono stati fatti daglistorici per comprendere e descrivere l’uomo che, in qualche modo, ha fatto partire una nuovareligione: il Cristianesimo.

Dobbiamo chiarire che noi abbiamo evidenziato solo un aspetto della predicazione di Gesù perillustrare la nostra tesi; queste poche pagine non possono certo esaurire l’argomento del Gesùstorico.Abbiamo voluto evidenziare l’elemento di nichilismo presente nel suo messaggio evangelico eora, in questo capitolo, esamineremo e analizzeremo le implicazioni esistenziali di questa nuovafede che produrranno una nuova civiltà e poi metteremo in evidenza i fenomeni prodotti dal ni-chilismo in questa nuova civiltà.

Dobbiamo aggiungere che una visione così apocalittica accompagnata da un’etica così nichili-sta difficilmente avrebbe potuto attirare così tanti fedeli da far nascere una nuova religione uni-versale come il Cristianesimo e sembra inoltre impossibile che il nichilismo da solo possa darvita a una nuova civiltà. E’ evidente che il Cristianesimo non può essere ridotto al solo nichilismo.Quindi, mentre in questo capitolo esamineremo come il nichilismo abbia caratterizzato il cristia-nesimo delle origini, nel prossimo esamineremo come altri valori del Cristianesimo abbiano datoorigine a una nuova civiltà che ha cancellato dalla storia la civiltà greco-romana facendo partireuna civiltà completamente nuova, un nuovo inizio per tutti i popoli dell’Europa e del Mediterra -neo.

Per qualificare la nostra tesi dobbiamo aggiungere che noi riteniamo che l’arrivo di Gesù di Na-zareth abbia segnato una pietra miliare nella evoluzione dell’homo sapiens perché le implicazio-ni psichiche di questa nuova religione produrranno un uomo nuovo e siamo convinti che questogiustifichi il fatto che la storia dell’umanità sia divisa tra il prima e il dopo Cristo.Analizziamo qui di seguito gli elementi di questa novità. Questi elementi ci seguiranno lungo tutto il nostro percorso fino a Karl Marx.

Il Nichilismo, la Croce

Iniziamo illustrando il significato nichilista della Croce, lo strumento di tortura e di morte che i ro-mani riservavano ai più miserabili tra i criminali.

Per fare questo rileggiamo quel brano che è chiamato il discorso delle beatitudini:Egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro.Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteran-no al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai [a voi] che ora ridete, perché farete cordo-glio e piangerete.Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i loro padri facevano lo stesso con i falsi profeti (Lc 6:20-26).

La prima parte è la glorificazione degli sconfitti e la seconda è la demonizzazione dei vincitori.E’ esattamente l’opposto di quello che pensano le persone di buon senso in possesso delle lorofacoltà mentali.Essere sconfitti è bello e glorioso e ti farà entrare nel Regno, mentre se hai avuto successo e sela gente ti ammira sarai dannato.Non sorprende che tanti ebrei rimasero ostili alla sua predicazione. Un ribaltamento così assur-do dei valori della vita era difficile da mandar giù.

Questo atteggiamento mentale è paralizzante. Se accettato bloccherebbe qualunque sforzoverso il miglioramento e la conquista di nuove mète. Non solo castrerebbe l’aggressività (buonao cattiva) che normalmente gli umani hanno nei loro rapporti ma toglierebbe la curiosità di cono-scere, la soddisfazione di costruire, il piacere di un lavoro ben fatto. Il risultato sarebbe disumanizzante, una società di zombi impotenti. A un osservatore superficia-le potrebbe sembrare positivo perché potrebbe dare una società pacifica e senza contrasti, mala realtà non è così. L’aggressività umana serve anche alla sopravvivenza e le persone maturesanno controllarla e usarla quando serve per ottenere una società armoniosa e funzionante. Sesi castra l’aggressività delle masse si ottiene una società anarcoide che produce oppressione emiseria. Questa è la società che è stata realizzata dal comunismo nel ventesimo secolo.Torneremo su questo argomento quando analizzeremo la sindrome di San Francesco.Poi tornerà ancora alla nostra attenzione quando esamineremo l’antiamericanismo dei nostrigiorni.

Qui vogliamo mettere in evidenza che Gesù non si è limitato a predicare questa etica, lui l’harealizzata con e sulla propria persona. Quando decise di andare a Gerusalemme per provocare le autorità, sia ebree che romane, sa-peva a cosa sarebbe andato incontro: un processo fatto a forza di torture e il supplizio della cro-ce.La condanna a morte per crocifissione era una delle più umilianti e dolorose possibili. Il condan-nato veniva esposto sulla croce al disprezzo del popolo che era affascinato dallo spettacolo del -la morte. Infatti la morte avveniva lentamente per soffocamento dovuto alla trazione del corposulle braccia che impediva la respirazione. Per questo il condannato tentava ripetutamente disollevarsi spingendo sui piedi inchiodati alle caviglie e questa pressione era estremamente do-lorosa. Quindi lo spettacolo consisteva nello stare a guardare per quanto tempo il condannatosarebbe riuscito a superare il dolore della pressione sulle caviglie inchiodate per alleggerire ilpeso sulle braccia. Naturalmente tutto questo aveva un termine dato dalla sue forze e dalla suacapacità di sopportare il dolore. Più il condannato era forte e più durava lo spettacolo. A volte,per dare più soddisfazione al popolo, i romani inchiodavano una assicella al tronco della crocesotto le natiche del condannato in modo che lui potesse appoggiarle all’assicella allungandocosì la durata del tormento e dello spettacolo.Se invece non c’era tempo o, per un qualunque motivo, i romani volevano porre termine all’ese-cuzione, spezzavano le gambe al condannato in modo da non poter spingere sulle caviglie. Lamorte sopravveniva in pochi minuti e così terminava lo spettacolo.Normalmente i cadaveri dei morti per crocifissione venivano gettati in qualche discarica per es-sere mangiati dai cani. Fu solamente per l’intervento di un membro del Sinedrio, GiuseppeD’Arimatea, una persona influente, che il corpo di Gesù fu consegnato ai familiari per la sepoltu-ra.

Andando volontariamente incontro al sacrificio Gesù diede l’esempio mettendo se stesso nellaposizione dell’ultimo degli sconfitti. Dopo una tale morte lui sarebbe stato sicuramente tra i piùqualificati per essere un beato ed entrare nel Regno.Era inevitabile che dopo questa prova i suoi discepoli lo abbiano considerato il più grande deiprofeti e, dopo che si diffuse la fede nella sua resurrezione, lo elevarono al Messia mandato daDio per redimere Israele e tutta l’umanità.Seguendo gli insegnamenti di Gesù ribaltarono completamente la scala di valori considerata ov-via nella loro società ed elevarono a Figlio di Dio l’uomo che aveva realizzato questo ribalta-mento sulla propria pelle andando a morire di una morte atroce e umiliante.La Croce diviene il simbolo e la realizzazione pratica del nichilismo cristiano; da strumento dimorte viene trasformata nel simbolo dell’eroismo di coloro che hanno fede, da strumento di umi -liazione diviene la chiave per la gloria celeste. Non solo non distrugge l’immagine di Gesù madiviene il simbolo della perfezione del Cristo: la vittoria della vita sulla morte.La Croce viene assunta a bandiera e simbolo di questa nuova religione; una cosa che a moltipagani sembrerà assurda.

Il problema fu quando questi ebrei cristiani si trovarono ad affrontare l’incredulità degli ebrei or-todossi nel tentativo di convertirli a questa nuova fede.Il Messia, l’unto del Signore di cui parlava la Bibbia che gli ebrei attendevano, sarebbe stato unpersonaggio potente che li avrebbe liberati dal dominio romano, li avrebbe fatti trionfare su tutti iloro nemici e gli avrebbe conquistato finalmente il posto riservato al popolo eletto del Signore.I Cristiani proponevano come Messia un nessuno venuto da un piccolo paese della Galilea, diumili origini, morto di una morte atroce e umiliante in mezzo a due ladri. Questa idea era per gli ebrei: ridicola, assurda, demente e blasfema. Come potrebbe una talenullità guidare il popolo di Israele alla conquista del primato su tutti i loro vicini?Inevitabilmente la massa degli israeliani, per non parlare delle loro classi dirigenti, recepirono iltentativo dei Cristiani di convertirli come un insulto alla loro fede, alla loro intelligenza e al lorobuon senso e scatenarono una persecuzione accanita, come Gesù aveva previsto.

Alla luce di questi ragionamenti, la scelta di San Paolo di andare a fare proseliti tra i gentili, sa-rebbe stata una scelta obbligata: era estremamente improbabile che questo nichilismo cristianopotesse convincere gli ebrei della natura divina di Gesù.Resta da capire come fu possibile che il Cristianesimo ebbe invece un tale successo tra i paga-ni arrivando a cancellare dalla storia la civiltà classica . Lo vedremo nei prossimi capitoli.

La Fede

La fede è la grossa novità che il Cristianesimo porta nell’evoluzione dell’homo sapiens.Lo abbiamo già accennato nei capitoli precedenti; abbiamo già detto dell’enorme differenza trala religiosità del mondo classico e quella del Cristianesimo.Ora vogliamo precisare e approfondire questo argomento: la fede.

Iniziamo col dare un esempio di religiosità nel mondo classico per confrontarla con il Cristiane-simo.Leggiamo una lettera scritta nel terzo secolo AD da un ragazzo, un certo Aurelius Dius, al padreAurelius Horion. Dius era stato mandato dal padre a studiare in Egitto: “Aurelius Dius ad Aurelius Horion, mio dolcissimo padre. Tanti saluti. Io recito tutti i giorni unapreghiera per te agli Dei di questo paese. Non ti preoccupare per i nostri studi, padre. Noi lavo-riamo forte ma abbiamo anche tanto riposo così che tutto andrà bene. Saluti a nostra madre

Tamiae e a nostra sorella Tnepherous … . Io prego che tu abbia buona salute, padre.” (Oxy-rhinchus, P.Oxy.1296).

Qui vediamo un ragazzo che prega per la salute del padre, ma non prega gli Dei della sua fami -glia che era lontana. Lui prega gli Dei del paese ove si trovava perché evidentemente pensavache essendo questi Dei più vicini a lui le sue suppliche sarebbero state più efficaci.A questo serviva la religione, a ottenere il favore degli Dei per una qualunque necessità e quindisi pregavano gli Dei più autorevoli. Gli Dei egiziani, essendo il loro culto molto antico, eranoconsiderati particolarmente autorevoli. Per questo il ragazzo pensava che, essendo lui in Egitto,se avesse pregato gli Dei di casa sua, greco-romani, gli Dei egiziani avrebbero potuto offender-si rischiando così un grave danno a tutta la famiglia.

Con l’avvento del Cristianesimo tutto questo diventerà impensabile.Se un cristiano avesse pregato gli Dei pagani, o un qualunque altro Dio, sarebbe stato conside-rato un tradimento della propria fede.

Agli Dei ci si raccomandava con le preghiere ma, più importante, con i sacrifici. I sacerdoti e lesacerdotesse servivano a questo, ammazzare qualche povero animale sacrificandolo al Dio inquestione che si sarebbe ritenuto in debito verso il sacrificante e gli avrebbe fatto il “favore” ri -chiesto. Dato che questi sacrifici costavano cari i fedeli si rivolgevano ai sacerdoti che consiglia -vano come e a quale Dio si dovesse sacrificare per ottenere il miglior risultato dall’investimento.Tutto questo veniva fatto sia in occasione di festività ricorrenti sia in occasione di eventi specia-li. Ogni comunità dell’impero sacrificava regolarmente ai suoi dei per rispettare le tradizioni altri -menti questi dei si sarebbero offesi. La carne che veniva prodotta con questi sacrifici, era man-giata dai fedeli durante la cerimonia e se avanzava era messa in vendita.I cristiani si rifiutavano di partecipare a questi sacrifici e di mangiare questa carne. Agli occhi dei pagani questo comportamento era equivalente a un sabotaggio degli sforzi dellacomunità di ingraziarsi gli dei; era un atto di ribellione che avrebbe potuto portare tragiche con-seguenze alla comunità. Questo sarà il motivo per cui a volte esplodeva la rabbia dei paganiche si sfogavano perseguitando e uccidendo i cristiani.Un'altra occasione per rivolgersi alle divinità era quando si cercava di prevedere il futuro in oc-casione di iniziative particolarmente impegnative come una guerra.Gli strattagemmi inventati dagli aruspici erano tra i più diversi. Chi guardava nelle viscere deglianimali sacrificati: fegato, intestini, ecc. Chi guardava il volo degli uccelli. Chi gettava in terradelle ossa e dalla loro posizione capiva il futuro. E’ un elenco divertente e deprimente se si con-sidera come persone intelligentissime che hanno fatto la storia potessero affidarsi a queste “su-perstizioni”.In vero non tutti ci credevano; diceva Cicerone che non capiva come due aruspici che si incon-travano non scoppiassero a ridere!Tutte queste “superstizioni” saranno cancellate dal Cristianesimo, … ma non completamente.

Etica. La Fede ha un’etica. Nel mondo classico l’etica era una branca della filosofia non dellareligione. La religione pagana non pretendeva di imporre comportamenti etici ai fedeli. L’imposi-zione di un certo comportamento era privilegio esclusivo dello Stato che con le leggi regolava eimponeva certi comportamenti agli individui. La religione pagana mai si sarebbe intromessa inqueste faccende.Non esistevano un Inferno o un Paradiso (per non parlare del Purgatorio), non c’era alcun Giu-dizio Universale e nessuna divinità avrebbe punito o premiato il popolo nell’aldilà perché nonesisteva nulla di paragonabile ai Dieci Comandamenti.I pagani, in genere, credevano all’esistenza dell’anima ma l’anima dei pagani non era la stessacosa e non comportava le stesse implicazioni dell’anima dei Cristiani perché nessun sacerdotepoteva minacciare i fedeli con la morte dell’anima e con la Dannazione Eterna.L’idea di anima non aveva lo stesso significato per le due comunità.

L’Etica fornisce il criterio di selezione dei “Giusti”, gli Eletti che potranno entrare nel Regno. Gesù ci ha dato un criterio di selezione che esaspera il nichilismo presente nell’animo umanoportandolo a dei livelli impossibili.Tutto ciò produce una situazione ansiogena ove l’individuo si rende disponibile a obbedire ai sa-cerdoti, i custodi e gli interpreti della Fede, per non perdere l’opportunità di salvarsi.

Nasce così un atteggiamento di “noi contro loro” ove i loro sono non solo gli infedeli ma anche ipeccatori che sono presenti tra i noi che di fatto sono un ostacolo per il raggiungimento dellamèta.La psiche di ogni individuo è spaccata in due nel senso che l’individuo si sente obbligato a ri-spettare sia l’autorità della comunità laica, lo Stato, sia l’autorità religiosa, la Chiesa, che ha ilcontrollo della fede. Questa spaccatura è presente sia all’interno di ciascun individuo, nella suacoscienza, sia all’interno della società ove si creano gruppi di individui con sensibilità diverse equindi con diversi modi di interpretare questo conflitto tra Stato e Chiesa.

Escatologia. E’ l’elemento più importante della Fede. Tutta la storia dell’umanità tende a unameta unica che è il Regno di Dio. E’ un’idea assolutamente originale per la civiltà classica chenon prevedeva alcun fine ultimo per l’umanità. I Vangeli propongono un fine ultimo per il genereumano e per l’universo al quale tutti gli individui sono chiamati a partecipare perché è inevitabileed è scritto nella rivelazione (Apocalisse) che un ente trascendente (Dio) ha dato al Profeta. Dobbiamo insistere sul concetto di inevitabilità perché è determinante per l’efficacia dellaescatologia; i fedeli devono essere sicuri che quanto promesso avverrà. Convincere gli adepti della inevitabilità della mèta è il compito fondamentale del Profeta perchésolo così può conquistare l’animo dei suoi fedeli e questo può essere fatto solamente appellan-dosi a una rivelazione ricevuta dall’ente superiore che governa l’universo e la storia.

A noi sembra che questo sia l’elemento più potente che ha condizionato la mente dei convertitiportandoli a vedere il mondo con occhi diversi dando loro la determinazione di professare laFede anche a rischio della vita e ha determinato il successo della Fede nel mondo classico.L’escatologia proposta da Gesù, con l’Apocalisse e il Regno di Dio, dà uno scopo alla vita deifedeli e dà loro l’illusione di partecipare a un’evoluzione universale che conquisterà il mondo li -berandolo dal Male.

Queste allucinazioni sono estremamente potenti perché offrono un antidoto efficace control’Angoscia Esistenziale.

E’ un fatto che, per sopravvivere, tutti gli esseri viventi sulla Terra, uomo incluso, devono ucci -dere e mangiare un’altra vita. Nessuna vita può esistere mangiando sassi, siamo tutti costretti auccidere per vivere. Ogni giorno tutti gli esseri viventi devono affrontare un mondo pieno di altrecreature che possono fornire il cibo alla loro vita ma possono anche ucciderlo per la propria vita.A un osservatore superficiale può sembrare che i vegetali siano solo le vittime di questa situa-zione ma anche loro per vivere devono resistere agli erbivori e devono togliere il terreno ad altrivegetali per nutrirsi poi dell’humus prodotto dalla loro morte.

Questa situazione non la si può superare, tutta la vita sarà così e nonostante i nostri migliorisforzi prima o poi, un giorno, anche noi moriremo. E’ inevitabile!E’ naturale che questa situazione provochi l’angoscia di dover vivere. A cosa serve passare tutta la vita a uccidere, a cosa serve superare la paura di essere uccisi,se alla fine anche noi moriremo?L’escatologia fornisce uno scopo all’esistenza perché propone all’individuo di entrare in una co-munità ove non sarà più solo perché tutti assieme saranno impegnati a far nascere un mondonuovo che si realizzerà inevitabilmente. Questo è possibile solo se il profeta ha sufficiente cari-sma per convincere i neofiti della inevitabilità del loro successo. In questa nuova situazione la

morte non sarà più così rilevante perché può essere superata dall’immortalità dell’anima e così i“Giusti” potranno entrare in questo nuovo mondo meraviglioso ove non c’è il Male che provocal’angoscia e goderlo per l’eternità.

Nel mondo greco-romano non esisteva alcuna escatologia. I filosofi tentavano di dare un sensoalla vita ma non produssero nulla di convincente perché i loro dei non erano entità trascendenticome il Dio degli ebrei. Questo “vuoto esistenziale” era espresso molto bene dal detto: muoregiovane che è caro agli Dei. Il sommo poeta Omero lo ha descritto magistralmente quando fa andare Ulisse, l’uomo che tut-to voleva sapere, nel regno dell’Ade, l’aldilà. L’aldilà dei greci non aveva nulla in comune con l’inferno cristiano; non c’erano né punizioni népremi, non c’era nulla. L’Ade era posto al confine dell’oceano e le anime dei morti vagavanosenza sosta, inattive e incoscienti. Per comunicare con loro era necessario sacrificare un ani-male e far bere il suo sangue alle anime con cui si voleva parlare.Tra gli altri Ulisse incontra sua madre e le vuole chiedere di Itaca e della sua famiglia che nonvedeva da venti anni. Alla fine del loro incontro:Disse: io, tra me pensando, avrei volutol’ombra abbracciare della madre morta.Tre volte mi slanciai, mi urgeva in cuoredi abbracciarla, e tre volte dalle bracciami volò via simile ad ombra o a sogno. (Odissea, canto XI)

Nulla descrive meglio di questo canto dell’Odissea la visione dei greci del significato della vita:tragica e inutile.

La Giustizia. La Fede produce un’allucinazione che viene chiamata “giustizia”, che non haniente a che vedere con la gestione dei rapporti interpersonali che serve a produrre una comu-nità ordinata e funzionante. D’ora in poi gli uomini se messi di fronte a una novità si chiederanno: “è giusto o non è giusto”.Piuttosto che chiedersi: “è vero o non è vero”, oppure “è utile o è dannoso”.La tormentata ricerca di questa “giustizia” sarà un problema per le società cristiane che sarannoscosse dai contrasti provocati dalle diverse interpretazioni di questa “giustizia” prodotte dalle di-verse pulsioni dell’inconscio dei vari gruppi sociali, culturali e religiosi della società. Quando quest’allucinazione, la Giustizia, si scontra con la realtà, produrrà l’esplosivo psichicoper la Follia Criminale. Vedremo all’opera la potenza di quest’allucinazione nel socialismo.

Pescatori di Uomini. Gesù si era appena stabilito a Cafarnao e iniziava a mettere assieme iprimi discepoli: Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro eAndrea, suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: «Ve-nite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. (Mt4:18-20).

Il convertito è posseduto dalla Fede ma da questa acquisisce anche una forza “magnetica” cheattira gli altri e lo fa diventare un “pescatore di uomini”.Tutti gli elementi che abbiamo descritto producono nella mente umana un effetto di assuefazio-ne e dipendenza che potrebbe essere paragonato agli effetti delle droghe.E’ una tragica realtà che la forza di penetrazione delle droghe, alcool, fumo, coca, eroina, ecc.,è data dalla mania dei contagiati di far “proseliti” tra i propri compagni. Il Proselitismo è una delle principali caratteristiche della Fede e con il Cristianesimo entra nelmondo che non sarà più lo stesso. Il convertito non riesce a trattenersi dal fare opera di conversione tra i propri conoscenti.

Nascono i nuovi personaggi del Predicatore e del Missionario, persone cioè dedicate al Proseli-tismo.La Fede annulla le capacità critiche della mente e fa diventare il convertito un burattino posse-duto dalle sue allucinazioni o dall’autorità dei Sacerdoti che hanno in mano la gestione dellaFede. Nella predicazione di Gesù questa “perdita di se stessi” è un requisito fondamentale peressere un Eletto ed entrare nel Regno di Dio; si diventa “bambini”, ma si acquisisce anche laforza di affrontare sofferenze, persecuzioni e morte che conferisce al missionario la capacità difare proseliti. Un fenomeno sconosciuto nel mondo classico e quindi incomprensibile per i romani.

I Vangeli descrivono perfettamente questa forza data dalla Fede quando Gesù dà istruzioni agliApostoli prima di mandarli in missione:«Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e sem-plici come le colombe. Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e viflagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia,per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. Ma quando vi metteranno nelle loromani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momen-to stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito delPadre vostro che parla in voi. (Mt 10:17-20).

Questo è il dono di chi è posseduto dalla Fede; sarà la Fede che parlerà per lui e in lui dandoglila forza per “pescare” altri uomini.

Settarismo. La Fede produce nel convertito una visione del mondo Manichea ove il mondo è ilcampo di battaglia tra il Bene e il Male. Naturalmente i convertiti si considerano dalla parte delBene mentre chi non è con loro sta con il Male. Questo esaspera a livelli patologici la Paranoia,fino al delirio, producendo contrasti insanabili ove Odio e Intolleranza dominano gli animi sen-za possibilità di compromessi. Dato che ogni convertito vede la Fede a modo suo ben presto iconvertiti si dividono in sètte. Con l’avanzare del Cristianesimo nell’impero questo settarismoproduce tante sètte cristiane che gli studiosi sono ancora al lavoro per produrre un elenco com-pleto. In futuro i cristiani daranno il meglio delle loro forze a combattersi tra di loro. Scriverà unodegli ultimi autori pagani: neanche le belve feroci sono feroci come i cristiani quando si combat-tono tra di loro.Il socialismo produrrà lo stesso fenomeno.

Vogliamo concludere elencando quelli che a nostro parere sono gli elementi essenziali di unafede, Tutti e tre sono indispensabili perché una fede abbia successo:Il Profeta, è indispensabile un uomo con un carisma traboccante che abbia un messaggio. Ilsuo carisma è indispensabile per far credere ai seguaci che il messaggio lo ha ricevuto da unEnte Supremo. Deve essere talmente carismatico da superare la statura di tutti gli altri adeptiIl Libro Sacro, il messaggio e l’interazione del Profeta con l’Ente Supremo devono essere fis-sati in un libro che sarà “sacro”. Un libro da adorare o odiare, da diffondere o da bruciare.L’Escatologia, è il fine ultimo contenuto nel messaggio, serve a “giustificare” la vita dei fedeli, lirende giusti di fronte all’Ente Supremo e dà un senso alla loro vita.

Il Nichilismo, da Gesù al Cristianesimo

Il nichilismo proposto da Gesù agli Eletti avrebbe reso impossibile la vita di una qualunque so-cietà. Nessuna comunità umana, anche se poco sviluppata, avrebbe potuto sopravvivere se isuoi componenti avessero accettato alla lettera la visione di Gesù.

Questo per Gesù era irrilevante perché lui non voleva creare una nuova società, lui voleva cheil popolo degli Eletti adottasse un certo stile di vita (praticamente irrealizzabile) per attenderel’Apocalisse ed entrare nel Regno. Questo stile di vita così nichilista non doveva servire a pro-durre una società più “giusta” o più “progressista” perché tra pochi anni sarebbe arrivato il Figliodell’Uomo e tutto il mondo presente sarebbe stato sconvolto e distrutto, quindi fabbricare unanuova società sarebbe stato inutile. Gli Eletti dovevano adottare uno stile di vita follemente pas-sivo per entrare nel Regno, non per creare una società più “giusta”. I primi cristiani accettarono questa proposta e iniziarono a fare proseliti provocando, come Gesùaveva previsto, una feroce persecuzione da parte degli ebrei. Accettarono persecuzioni e mortesempre aspettando l’Apocalisse. Ma l’Apocalisse non arrivava e così, col passar degli anni, i cri -stiani si trovarono obbligati a modificare radicalmente il messaggio evangelico per produrre unanuova religione con una nuova etica che consentisse la convivenza civile in una nuova civiltà.Questa evoluzione del Cristianesimo, iniziata pochi decenni dopo la morte di Gesù, spingerà iCristiani a produrre dei testi che servissero da guida ai nuovi convertiti: i Vangeli. In questi testi il messaggio e la vita di Gesù saranno modificati nel tempo e alla fine furono fis-sati dalla setta degli Ortodossi con le quattro versioni dei Vangeli Canonici, arrivando così aprodurre una nuova religione con una nuova etica. Dobbiamo far notare che, in effetti, l’evoluzione del Cristianesimo non si è mai fermata.

I Vangeli Canonici che noi abbiamo preso in considerazione non sono stati scritti per essere deidocumenti storici. Sono stati prodotti da comunità cristiane, che noi non conosciamo, per ferma-re su uno scritto la loro idea di Cristo e del Cristianesimo.Per comprendere questo dobbiamo tenere presente che subito dopo la morte di Gesù iniziaronoa circolare racconti e scritti dei più disparati su questo personaggio che in qualche modo avevaaffascinato tanti israeliani; forse per essersi offerto spontaneamente al sacrificio della croce oforse perché, affermavano i suoi discepoli, era risorto dalla morte.Inevitabilmente queste voci e i primi documenti scritti, che non sono pervenuti a noi, non eranotutti identici e non davano la stessa immagine di Gesù e del suo messaggio.Questo fece sì che alcune comunità di cristiani, che noi chiameremo proto-ortodossi, deciserodi raccogliere i soldi per incaricare uno scriba di mettere per iscritto su papiro la loro visione delCristianesimo non la realtà storica di Gesù, che loro non avevano mai visto. Loro volevano fare proseliti per la loro causa.Questi cristiani decisero da subito che il loro messaggio doveva essere universale e quindi sidoveva usare la lingua franca dell’epoca: il greco antico.La loro lingua non era il greco, molto probabilmente era l’aramaico, la lingua di Gesù, ed è im-probabile che loro sapessero scrivere in greco, dovevano quindi affidare il lavoro a uno scribaprofessionista per avere un documento scritto in un buon greco per farlo circolare tra un pubbli -co molto vasto che, evidentemente, non era tutto israeliano.La produzione della prima copia di ogni Vangelo deve essere stata molto costosa, ma ancheogni successiva copia era costosa.

Probabilmente molti israeliani sapevano un po’ di greco, così come oggi tanta gente sa un po’ diinglese, ma non così bene da poterlo scrivere o leggere. La diffusione di questi documenti avveniva per mezzo di riunioni di persone interessate, o sem-plicemente curiose, ove un lettore che conosceva bene il greco leggeva ad alta voce il docu-mento. A quei tempi, quando uno diceva di aver letto un documento non intendeva dire di averpreso il libro in mano e averlo letto con i suoi occhi. Normalmente lo aveva ascoltato da un letto-re esperto in queste riunioni perché a quei tempi i libri costavano cari, troppo cari per la poveragente tra la quale è nato il Cristianesimo.Leggere questi libri era molto difficile. Le parole erano scritte tutte attaccate, non c’era alcunospazio tra di loro, non esisteva la punteggiatura e gli a capo. Non c’erano paragrafi e capitoli,per non parlare dell’indice.La lettura di questi libri era molto difficile, ci si sbagliava facilmente.

Inoltre dobbiamo mettere in evidenza il fatto che non esisteva alcuna garanzia che chi copiavaun libro lo avrebbe fatto senza modificare qualcosa, a parte gli inevitabili errori.Sappiamo che alcuni episodi dei Vangeli sono stati aggiunti nelle copie successive.

Oggi, uno studioso che volesse capire chi fosse stato veramente l’uomo Gesù si troverebbe indifficoltà perché è evidente che i cristiani che hanno prodotto i Vangeli volevano proporre la lorointerpretazione del Cristianesimo quindi già in partenza i loro libri non erano completamente ve-ritieri. A questo si devono aggiungere tutti gli errori e le modifiche intenzionali degli amanuensiche nei 1000 anni successivi hanno prodotto le copie che noi oggi leggiamo. Il problema è tro-vare dei criteri efficaci per decidere cosa c’è di vero (storico) nei quattro Vangeli e cosa è statoaggiunto, inventato, o distorto dai cristiani che li hanno prodotti.

Per quanto riguarda lo scopo di questo nostro lavoro possiamo affermare che il nichilismo origi-nario del messaggio di Gesù è stato a volte esasperato con l’inserimento di alcuni episodi chenon sono riconducibili al Gesù storico ma sono stati inseriti dagli evangelisti.Sempre ai fini della nostra analisi, che vuole arrivare al socialismo, il più importante riguarda ilpericolo delle ricchezze:Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò:«Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Perché michiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu sai i comandamenti: “Non ucci-dere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onoratuo padre e tua madre”». Ed egli [, rispondendo,] gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osser-vate fin dalla mia gioventù». Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca! Va’, venditutto ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni [,prendi la croce] e segui-mi». Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente perché aveva molti beni. Gesù,guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchez-ze entreranno nel regno di Dio!» (Marco 10:17-23).

Dobbiamo notare che nei Vangeli non esiste alcun episodio ove un seguace di Gesù abbia datole sue ricchezze ai poveri. Esistono invece, diversi passi ove si evince che i suoi apostoli aveva-no lasciato tutto per seguirlo, (lavoro, famiglia, casa, attrezzi, ecc.) ma non lo avevano donato aipoveri; in qualche modo tutto era rimasto in famiglia. Si può anche ritenere che chi aveva qual -cosa da dare la doveva dare a lui, Gesù, per il mantenimento di tutto il suo seguito che era nu-meroso. Chi teneva la cassa era Giuda Iscariota. E’ chiaro che solo in circostanze eccezionaliGesù aveva risolto il problema con la moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Sembra evidente che questo episodio è stato inventato ad arte dai primi cristiani per esasperareancor più il nichilismo del messaggio di Gesù. Avrà un effetto disastroso nella Civiltà Cristiana.

Questo è confermato dagli Atti degli Apostoli in un episodio che ha fatto felici tanti socialisti. Così gli Atti descrivono gli inizi di questa piccola setta di ebrei cristiani:La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola; non vi erachi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era in comune tra di loro. Gli apostoli,con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grandegrazia era sopra tutti loro. Infatti non c’era nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli chepossedevano poderi o case li vendevano, portavano l’importo delle cose vendute e lo deponeva-no ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno. (Atti 4:32-37).Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà e tenne per sé par-te del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e un’altra parte la consegnò, deponendo-la ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuoreda farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si ven-deva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti seimesso in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». Anania, udendo queste

parole, cadde e spirò. E un gran timore prese tutti quelli che lo udirono. I giovani, alzatisi, neavvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo seppellirono.Circa tre ore dopo sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò. E Pietro, rivolgendosi alei: «Dimmi», le disse, «avete venduto il podere per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto». Allo-ra Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quel -li che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te». Ed ella inquell’istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, laseppellirono accanto a suo marito. Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti quel-li che udivano queste cose. (Atti 5:1-11)

Anche negli Atti non esiste alcun episodio ove gli apostoli abbiano donato alcunché ai poveri; sipretendeva invece che chi poteva desse al movimento almeno una certa parte delle sue ric-chezze. Questo episodio ci lascia stupiti; è possibile che fin dall’inizio i cristiani fossero così feroci quan-do si trattava di soldi? Vedremo questa ferocia all’opera nel socialismo.

Riprendiamo ora in considerazione la visione di Gesù per analizzare tutti i suoi elementi e vede-re come si sono evoluti dopo la sua morte con l’affermazione del Cristianesimo. Quanto espostoqui di seguito non è strettamente legato al nichilismo; è comunque necessario per dare un qua-dro intero della realtà storica del Cristianesimo.

Fisicamente reale. Nella visione di Gesù, il Regno di Dio sarà realizzato su questa terra; sarà un’entità fisicamente reale, non un’entità metafisica nell’aldilà. La terra deve essere sconvolta dall’Apocalisse per estirpare il Male e per dar vita a una nuova realtà, ove non ci sarà più malattia, povertà, peccato, odio o morte.Secondo i Vangeli, i morti risorgeranno per essere giudicati e questo avverrà qui su questa terradopo l’Apocalisse. Tutti saranno giudicati, i cattivi saranno gettati nell’inferno mentre i buoni en-treranno nel Regno. Dobbiamo supporre che anche l’inferno fosse su questa terra, non sappiamo dove o come ma non esiste alcun elemento per supporre che Gesù volesse introdurre delle entità metafisiche esistenti solo nell’aldilà.

Questa visione di Gesù sarà radicalmente modificata con l’evoluzione del Cristianesimo perchétutto questo sarebbe dovuto avvenire tra breve, non oltre la presente generazione degli Aposto-li. Col passare del tempo i primi cristiani si resero conto che tutto ciò non si sarebbe verificatoquindi, col passar degli anni, gli evangelisti furono obbligati a mettere la sordina all’Apocalisse. Produssero quindi una nuova visione secondo la quale l’Apocalisse si sarebbe verificata alla“Fine del Tempo” e crearono un personaggio, Cristo, che assorbì in se stesso i personaggi:Gesù, Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo, Messia e Redentore. Così i cristiani produssero una nuovareligione che si staccava completamente dall’ebraismo pur mantenendo le sue radici nella Bib-bia perché tutti quei personaggi erano comunque personaggi biblici.I cristiani furono obbligati a produrre due entità metafisiche, il Paradiso e l’Inferno, che non sonosu questa terra. La terra resterà una “valle di lacrime” irrimediabilmente compromessa dal Malea cui è inutile opporsi. Alla Fine del Tempo arriverà l’Apocalisse con il ritorno di Gesù-Figliodell’Uomo-Figlio di Dio, la terra sarà distrutta, i morti risorgeranno per essere giudicati nel Giudi -zio Universale. I cattivi andranno nell’Inferno, i buoni in Paradiso e tutto resterà così per l’eternità.

Liberazione dal bisogno. E’ la caratteristica più importante di questo Regno di Dio perché nonessendoci più il Male gli Eletti avrebbero vissuto una vita “paradisiaca” libera dal bisogno. Anche la morte sarà sconfitta con la resurrezione dei morti e malattie, fame, guerre, non ci sa-ranno più per l’eternità. Questa è la Bona Novella che Gesù annuncia agli ebrei.

Essere liberi dal bisogno è il sogno eterno di tutta l’umanità, ma il Cristianesimo lo pone al cen-tro della sua visione escatologica e lo pone nell’aldilà, dopo la morte.Questo ha dato la possibilità alle classi dominanti nelle società cristiane di utilizzare questaescatologia come “instrumentum regni”, per tener buona la plebe con la promessa di una vitamigliore nell’aldilà se la plebe fosse stata brava e obbediente. Questo però si rivelerà una spa-da a doppio taglio per il potere costituito perché lo renderà dipendente dal potere della Chiesa ecomunque produrrà nella plebe il desiderio di ottenere un anticipo di questa “felicità” qui su que-sta terra producendo quindi una forte instabilità sociale. Il socialismo sfrutterà fino in fondo questa “ansia di giustizia” della plebe promettendo la libera-zione dal bisogno “qui e subito”.

Universalismo. Tutti i popoli della terra saranno travolti e coinvolti in questa apocalisse. Gesù(o San Paolo?) fa uscire la Fede monoteista ebrea dalla microscopica comunità israeliana e lalancia nel mondo coinvolgendo tutta l’umanità. Questa novità segna una pietra miliare nell’evo-luzione dell’homo sapiens perché la fede cambierà la mente di tutti i popoli. Questo universalismo è un elemento indispensabile per produrre un’escatologia convincente.Vedremo come solamente il socialismo avrà un’escatologia universale e con questa riuscirà ascalzare il cristianesimo.Tutti i Vangeli insistono che la Buona Novella di Gesù deve essere predicata anche ai gentili, inon ebrei, e così la Fede esce dal ristretto ambito delle comunità ebree e si spande in tutto ilmondo grazie all’opera incessante dei missionari.Noi dobbiamo precisare che non siamo sicuri che questo elemento appartenga al Gesù storicoe non sia stato inserito nei Vangeli dai primi Cristiani a seguito dell’opera di San Paolo. Dobbia-mo tenere presente che tutti i Vangeli sono stati scritti molti anni dopo la morte di San Paolo.Comunque, dopo Gesù il mondo non sarà più lo stesso.

Vocazione al Martirio. Si deve essere pronti a sacrificare tutto quello che si ha, fino alla propriavita. La vocazione al martirio è la massima espressione di un nichilismo che viene rivolto controdi sé. Il Sangue dei Martiri sarà un elemento determinante per la vittoria della fede cristianasulle religioni pagane. Vedremo come i cristiani riusciranno a “pescare” i pagani semplicementefacendosi martirizzare.

Anarchia. Gli insegnamenti di Gesù proponevano una società follemente anarchica. Qualunqueiniziativa che migliorasse la società o il tenore di vita dei singoli o della comunità era condanna-ta. Ambizione, progresso, ricerca del sapere erano considerati peccaminosi e le persone cheavessero ottenuto un qualche successo nella vita sarebbero state dannate. In questa società sarebbe stato impossibile far rispettare l’ordine e la legge. Oggi lo storico ha un compito difficile quando cerca di conciliare questa anarchia così nichilistacon l’etica cristiana. Come è possibile che questa anarchia si sia evoluta fino a produrre nellesocietà cristiane un’etica così penetrante? Nel prossimo capitolo vedremo come i Cristiani abbiano superato l’anarchia evangelica per pro-durre una nuova civiltà.

Famiglia. Gesù aveva volontariamente rinunciato al sesso e a farsi una famiglia perché volevadare tutto se stesso alla sua missione. Qui il nichilismo dei Vangeli è ambiguo; sembra che la ri-nuncia alla famiglia e al sesso sia necessaria solamente a quella ristretta parte degli Eletti chehanno deciso di seguirlo mentre gli altri possono e devono dedicarsi alle loro famiglie. E’ evi -dente che il messaggio evangelico è radicato nella Bibbia e nei Dieci Comandamenti ove si co-manda di “onorare il padre e la madre”. Ma è anche evidente che gli Eletti devono anteporre ilmessaggio di Gesù ai doveri impliciti nella famiglia e questo viene anche espresso in un modoparticolarmente violento: Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, maspada. Perché sono venuto a mettere l’uomo contro suo padre, la figlia contro sua madre e la nuora

contro sua suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre piùdi me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. (Mt 10:34-37).

Sembra chiaro che Gesù considerava la famiglia un impedimento per la realizzazione dei giusti.Anche su questo argomento i cristiani dovranno “ignorare” le parti più violente dei Vangeli perprodurre un’etica estremamente orientata verso il rispetto della famiglia. Questo argomento metterà in difficoltà il Cristianesimo di fronte al socialismo che proporrà sen-za esitazione l’abolizione della famiglia.

Proprietà privata. Anche questo argomento, come la famiglia, è molto ambiguo. Nei Vangeli èespresso chiaramente il dovere di non rubare stabilito nei Dieci Comandamenti. Comunquedobbiamo osservare che, anche se Gesù non ha espressamente condannato la proprietà priva-ta, i suoi insegnamenti implicano la sua rinuncia. Se per essere tra gli Eletti è necessario rinun-ciare alle ricchezze, non opporsi ai furti e alle prepotenze e neppure tentare di recuperare lecose rubate, cosa ne resta del diritto alla proprietà? Inoltre ci si aspettava che i discepoli mettessero in comune quanto possibile dei loro beni persostenere il movimento. Anche questo argomento metterà in difficoltà il Cristianesimo di fronte al socialismo che propor-rà chiaramente l’abolizione della proprietà privata in un momento in cui le società cristiane ave-vano prodotto un’etica fortemente orientata al rispetto della proprietà. Il socialismo tenterà di realizzare una società senza la proprietà privata con risultati disastrosi.

Uguaglianza. Nei Vangeli non si parla espressamente di uguaglianza tra gli uomini ma è ovvioche se i Giusti devono rinunciare a se stessi e annullare le proprie ambizioni, tutti i Giusti diven-teranno uguali. Nessun Eletto deve tentare di primeggiare su gli altri e quindi tutti gli Eletti di-venteranno uguali. E’ difficile immaginare una società più egalitaria di quella voluta da Gesù. Anche su questo argomento le società cristiane dovranno fare delle acrobazie intellettuali peraffermare una giurisprudenza che consentisse le fortissime diseguaglianze che inevitabilmentesi producono in una società che vuole progredire.Il socialismo, in tutte le sue versioni, Marxista-Leninista, Maoista, Castrista, eccetera, aboliràquesta ambiguità e tenterà di realizzare pienamente questa allucinazione con risultati mostruo-si.

Rivoluzione. Ai tempi di Gesù non esisteva il concetto di “Rivoluzione” perché questo archetipoè stato inventato dalla Civiltà Occidentale molti secoli dopo. Non c’era questa idea di una rivoltaviolenta che avrebbe cambiato la struttura della società per sostituirla con un’altra radicalmentediversa e più “Giusta”. Oggi noi dobbiamo notare che la visione di Gesù comportava una rivoluzione totale perché gliultimi sarebbero diventati i primi e viceversa. I ricchi e i potenti sarebbero stati annientati dal Fi-glio dell’Uomo mentre il Regno si sarebbe aperto ai Giusti che fossero rimasti poveri e inermi. E’un fatto evidente che nessuno ha mai proposto una rivoluzione più radicale e profonda di quellaproposta da Gesù. Anche questo elemento ha subìto una profonda evoluzione nella dottrina cristiana che ha ripu-diato quantomeno le espressioni più radicali di questa Rivoluzione. Questa componente rivoluzionaria non è stata compresa dalla cultura occidentale moderna per-ché Gesù pretendeva una totale passività per entrare nel Regno, tutta la violenza sarebbe sta-ta prodotta da Dio per mezzo del Figlio dell’Uomo mentre il popolo, beneficiario della rivoluzio-ne, non doveva fare assolutamente nulla. Nella nostra cultura invece, l’idea di rivoluzione è as-sociata a una sollevazione violenta prodotta dallo stesso popolo che poi ne avrebbe beneficiato.Lungo tutta la storia del Cristianesimo questo elemento sarà sempre trattato in modo ambiguocon atteggiamenti contrastanti che a volte volevano un popolo passivamente obbediente al po-tere e a volte spingeva il popolo a rifiutare l’autorità costituita. A volte la Chiesa insegnava di ac-cettare un qualunque governo a volte promuoveva ribellioni all’autorità dello stato ma non per

produrre rivoluzioni; lo faceva nel quadro del conflitto tra stato e chiesa per imporre la sua vo-lontà allo stato. Il socialismo deve molto al condizionamento mentale che il Cristianesimo ha instillato nei popolicristiani e ha sfruttato abilmente questa ambiguità del Cristianesimo riuscendo a sostituirsi a luinella psiche del popolo utilizzando il Culto della Rivoluzione che diventerà parte della sua vi-sione escatologica. Anche qui con dei risultati mostruosi.

Nichilismo, Sadismo, Masochismo. Il nichilismo è sostanzialmente sadismo esasperato dallaParanoia che è parte integrante della Fede. Il sadismo lo si può rivolgere contro gli altri ma an -che contro se stessi, masochismo.Sembra che Gesù lo abbia rivolto principalmente contro se stesso ma dobbiamo notare comeviene presentata l’Apocalisse: Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che ciònon avvenga d’inverno! Perché quelli saranno giorni di tale tribolazione, che non ce n’è statauna uguale dal principio del mondo che Dio ha creato, fino ad ora, né mai più vi sarà. (Mc13:17-19).

Cosa aveva fatto l’umanità per meritare una tale punizione? Da dove viene tutto questo odio?Qui si vede come l’Apocalisse di Gesù sia una manifestazione di sadismo. Infatti il Regno di Diopuò arrivare solo dopo un sacrificio orrendo con tanta sofferenza e con l’annientamento di unagran parte dell’umanità. Solo dopo un sacrificio colossale gli eletti avranno pace e felicità. Questo è lo scopo della Rivoluzione: produrre un sacrificio tale che possa soddisfare i Com-plessi di Colpa.

Il Culto della Rivoluzione socialista è il prodotto di questo sadismo.

Nell’evoluzione del Cristianesimo le due componenti di amore e di odio presenti nel messaggioevangelico saranno sempre presenti provocando conflitti interni alle coscienze dei credenti e alcorpo sociale.

Il Monachesimo, la negazione della vita

Noi pensiamo che il Monachesimo sia la più estrema realizzazione del nichilismo cristiano e perquesto lo vogliamo analizzare in un capitolo a parte.

Con l’affermazione del Cristianesimo nell’impero si produce un fenomeno ove migliaia di indivi-dui “abbandonano il mondo”, escono dalla società e vanno, da soli o in comunità, in luoghi ap-partati per vivere in solitudine e povertà a pregare per espiare le colpe dell’umanità.Noi abbiamo raccolto questo fenomeno sotto il termine “monachesimo” ma si presenta in formediverse: stiliti, dendriti, asceti, anacoreti, eremiti, monaci, suore, recluse e altre.

Questo fenomeno era sconosciuto e incomprensibile nel mondo greco-romano. Noi conosciamola storia di Diogene che viveva in una botte, ma si trattava di un uomo solo e la si può conside -rare l’iniziativa di uno svitato. Qui noi parliamo di un movimento composto da una parte rilevante della popolazione ammiratoe addirittura venerato dall’opinione pubblica.

Dobbiamo mettere in evidenza il fatto che rinunciare al sesso e ai soldi implica la rinuncia allavita perché senza sesso (eterosessuale) non si fanno figli e senza soldi si muore di fame.

E’ un fatto che sesso e soldi sono indispensabili alla vita ed è quindi naturale che entrambi sia-no desiderati. Nella civiltà classica questo desiderio era considerato naturale e nessun senso dicolpa impediva al popolo di goderne.Il Cristianesimo, col suo nichilismo, ha instillato nei cuori della gente un senso di colpa per que-sto desiderio perché, secondo questa nuova etica nichilista, sesso e soldi avrebbero reso im-possibile l’elevazione spirituale verso un più stretto contatto con Dio con il rischio della danna-zione eterna. Il disprezzo, ma si potrebbe anche dire la paura, che motivava i monaci è un sintomo di un ni -chilismo che implica la rinuncia alla vita.

Stiliti. Gli stiliti erano dei monaci che vivevano su una piattaforma posta in cima a una colonnaper testimoniare pubblicamente la propria fede. Ci rimanevano molti anni e spesso fino allamorte. Erano assistiti da loro confratelli che portavano tutti i giorni vitto e acqua.Una variante a questo tema erano i Dendriti che vivevano in cima a un albero.Questa forma di ascetismo era praticata nella parte orientale dell’impero. Qui durò fino agli inizidel secondo millennio e in Russia fino al XV secolo. Un esempio di questo fenomeno ce lo dà San Simeone il Vecchio, uno stilita vissuto nella primametà del V secolo. Con una madre estremamente devota, sin da ragazzo rimase affascinato dalla vita monastica.Per isolarsi meglio dal mondo andò a vivere su uno sperone roccioso di una montagna nel norddella Siria, ma la sua fama di asceta era tale che un flusso continuo di pellegrini andava a tro -varlo. Decise quindi di farsi costruire una piattaforma sulla cima di un pilastro alto 4 metri e diandare a vivere là sopra. Col tempo e con l’aumentare della folla di adoratori che andavano adisturbarlo, distraendolo dalla preghiera, si fece innalzare il pilastro fino a 15 metri di altezzacon in cima una piattaforma grande 4 metri.Alle donne era proibito avvicinarsi alla colonna, compresa sua madre. Passò tutto il resto della sua vita, trentasette anni, sul pilastro senza scendere mai, fino allamorte.Era sempre molto impegnato dai visitatori che, avendo ottenuto l’autorizzazione, salivano conuna scala fino a lui per ascoltare i suoi consigli.Pur essendo in una posizione “difficile”, produsse una quantità di corrispondenza per dare giudi -zi e consigli. Tutti gli imperatori gli scrissero e anche il Concilio di Calcedonia volle la sua opi -nione.Quando si ammalò l’imperatore gli mandò tre medici che gli chiesero di scendere per farsi cura-re, ma lui si rifiutò dicendo che si sarebbe affidato a Dio.E’ stato dichiarato santo da Cattolici e Ortodossi.Oggi un monaco georgiano vive da venti anni in cima a una colonna di roccia alta 40 metri assi -stito dai suoi confratelli che hanno un convento ai piedi della roccia; ma non è esposto alle in-temperie, vive dentro una minuscola costruzione in pietra.

Anacoreti o eremiti. Sono uomini, ma anche qualche donna, che si ritirano in posti isolati ovevivere in solitudine per fuggire dalla società e realizzare una maggiore “perfezione spirituale”.Questo movimento inizia nel III secolo in Medio Oriente quando il cristianesimo era ancora per-seguitato nell’impero e acquista velocemente proporzioni rilevanti. Normalmente il loro rifugioera una grotta, i rami di un albero o una costruzione improvvisata di pietre e legno. Nel MedioOriente andavano nel deserto, in Europa le foreste e i monti erano i luoghi preferiti. Vivevanoarrangiandosi a coltivare qualcosa e a raccogliere il cibo che la natura del luogo gli metteva adisposizione; più spesso venivano aiutati a sopravvivere dai pastori o dagli abitanti dei paesi vi -cini. Gli eremiti non vogliono essere impegnati nel mondo, vogliono restare soli a meditare, pre-gare e contemplare i misteri divini. Col tempo e con la progressiva scarsità di luoghi solitari que-sti anacoreti iniziarono ad aggregarsi assieme in comunità. Nascono così i primi cenobi e poi imonasteri ove questi eremiti si facevano delle celle ove poter restare comunque in solitudine.Questa aggregazione era inoltre resa necessaria dal fatto che questi eremiti avevano comun-

que bisogno dell’assistenza di un sacerdote e di una chiesa per essere guidati nella loro vitaspirituale.

Monaci e Monache. Col passar del tempo, considerando che l’ondata di uomini e donne chedesideravano fare una vita ascetica cresceva a dismisura, sia la Chiesa Cattolica sia la Orto-dossa si resero conto che questo fenomeno andava regolato e, soprattutto, che si dovevanoproteggere da eventuali eresie che non mancavano mai di prodursi tra questa gente che vivevalontano dalla comunità, visitati da folle di ammiratori chiaramente vulnerabili a idee non graditealla gerarchia. Nascono così gli ordini monastici. Sono gruppi di eremiti che si mettono assieme costruendosi una casa comune ove praticare laloro vocazione alla solitudine, alla preghiera e alla “mortificazione della carne”. Questo compor-tava la preparazione di una Regola che definisse l’organizzazione della vita comune e degliscopi della loro missione. Questa regola doveva essere scritta e presentata al Papa per essereufficialmente approvata dalla Chiesa. Sono comunque richiesti a tutti i voti di povertà, castità e obbedienza. Il monachesimo fornisce così la più avanzata realizzazione del nichilismo cristiano.

Il nichilismo si manifesta con questo desiderio di “uscire dal mondo”, un desiderio che potrebbesembrare comprensibile se si considera che l’Europa era stravolta dalle invasioni barbariche male pratiche ascetiche che questi monaci si imponevano erano una chiara manifestazione di unmasochismo patologico. Si trattava di vere e proprie torture. L’idea era che il monaco non potesse arrivare all’unione intima con Dio se non si fosse “purifica-to nel crogiuolo dell’ascesi”. In altre parole, la sofferenza era indispensabile per arrivare a Dio;quindi era indispensabile torturarsi.Interruzione del sonno, digiuni, auto-flagellazione erano le pratiche più comuni. Il cilicio era una tortura particolarmente utile per mortificare il proprio corpo; era una cintura o fa-scia molto ruvida e pungente che veniva stretta al corpo provocando irritazioni e ferite. Si arrivòa utilizzare fasce di metallo con punte che si conficcavano nella carne provocando dolore a ognimovimento. L’elenco di queste torture è molto lungo perché nella loro storia secolare gli ordinireligiosi impiegarono il meglio del loro masochismo per inventarne di nuove.

Reclusi. Erano uomini, ma più spesso donne, che si facevano rinchiudere in una cella di unmonastero o di una chiesa per meglio restare in solitudine ed evitare le distrazioni del mondo.Questa reclusione poteva durare per un tempo determinato o poteva essere per tutta la vita; eraconsiderata una simbolica forma di “morte al mondo” nella speranza di trovare la via a Dio nellacalma, pace e tranquillitàNelle forme più severe, la porta della cella veniva murata e veniva lasciata solamente una pic-cola apertura per far passare luce, aria e il cibo necessario.Nel XIV secolo a Roma c’erano fino a 250 recluse sparse in varie chiese e monasteri, nel XVIsecolo quattro recluse vivevano in San Pietro, nel XVII secolo c’erano ancora varie recluse inFrancia mentre in Russia si conosce l’esistenza di recluse e reclusi fino alla fine del XIX secolo.Questa pratica era sottoposta a una regola per cui il richiedente doveva restare sotto osserva-zione per alcuni anni in un monastero; alla fine era necessaria l’autorizzazione del vescovo chesi accertava della sincerità del suo proposito. La porta della cella veniva murata durante una cerimonia ufficiale alla presenza del vescovo,con gran festa di tutta la comunità che accompagnava la cerimonia col canto dei defunti. Avereuna reclusa era una cosa estremamente gradita alla comunità, convento o città, perché la reclu-sa avrebbe passato il resto della sua breve vita a pregare per la loro anima, non soltanto per lasua.

Andando avanti con gli anni, questi ordini religiosi non si limitarono a mortificare la propria car-ne; si impegnarono anche a mortificare i laici perché non avevano rinunciato ai piaceri del mon-do come facevano loro. Per secoli, i laici in punto di morte venivano persuasi, incoraggiati, sipotrebbe anche dire ricattati, per cedere al monastero le loro proprietà in modo da guadagnarsi

il perdono dei peccati. Infatti, dato che i laici non disprezzavano sesso e soldi, come avevanofatto loro, avevano un gran bisogno di essere perdonati. Questi beni non potevano essere inte-stati ai monaci o al monastero, loro avevano fatto voto di povertà, quindi si ingegnarono a trova-re formule giuridiche che consentissero agli ordini di ammassare, sempre restando loro poveri,quantità sempre crescenti di beni al sole che poi sarebbero divenuti inalienabili. Qualche secolo dopo la Chiesa e i suoi ordini religiosi saranno i maggiori proprietari di terre ededifici in Europa. In alcune regioni d’Europa arrivarono a possedere l’80% dei terreni coltivabili.Niente male per un movimento “spirituale” nato per mortificare la carne e per vivere la povertàevangelica.

Quanto detto qui sopra non esaurisce questo argomento. Per quanto possa sembrare incredibi-le nel prossimo capitolo vedremo come il Monachesimo occidentale diventerà la molla che faràsuperare all’Europa i secoli bui e fornirà la spinta ideale per una nuova civiltà.

IV - Il Cristianesimo, una nuova civiltà

In questo capitolo vedremo l’altra faccia del Cristianesimo. Vedremo quel movimento che è natodalle rovine della civiltà Classica ed è stato il punto di partenza di quella che oggi chiamiamoCiviltà Occidentale.Il crollo dell’Impero Romano e la dissoluzione della sua civiltà sono argomenti molto dibattutidagli storici perché non è facile dare una risposta agli interrogativi che sorgono da un esameapprofondito. Noi pensiamo che questo sia un fenomeno unico nella storia dell’umanità; una civiltà così evolu-ta, circondata da popoli molto meno civilizzati che si è lasciata distruggere e poi è stata cancel-lata dalla storia.Il fatto più eclatante da considerare è che la civiltà Classica è stata cancellata dal Cristianesi-mo.Di fatto, il Cristianesimo ha fatto tabula rasa e ha fornito un nuovo inizio per tutti i popolidell’Impero. Tutte le religioni presenti nell’Impero sono sparite, distrutte per sempre. Solo i rude-ri ci sono rimasti dei loro templi. Tutti i movimenti culturali, filosofici, artistici sono stati azzerati; ilCristianesimo divenne l’unico protagonista. Nel pensiero, nelle arti, nell’architettura, nella scien-za, nella politica, in tutto.Oggi è diventato un luogo comune, molto abusato, affermare che la Grecia è stata la culla dellanostra civiltà perché lì sarebbe nata la nostra democrazia.A noi questa sembra una bellissima sciocchezza, molto bella e anche un po’ romantica, ma nonè andata così.La nostra democrazia moderna ci viene dal Cristianesimo con la sua evoluzione nei movimenti“protestanti radicali e dissidenti”, e dalla loro interazione con la filosofia dell’Illuminismo.

Nel capitolo precedente abbiamo visto che il modello di comportamento che Gesù proponeva aiGiusti per essere inclusi tra gli Eletti non erano delle regole di vita che servivano per fondareuna nuova religione o una nuova società; servivano solamente a entrare nel Regno. Abbiamoanche evidenziato che questi suoi precetti erano tutti suoi originali, non venivano dalla Bibbiaanche se molti dei precetti biblici dovevano essere rispettati.

Ma la predicazione di Gesù non si è limitata a questo. Oltre a predicare l’Apocalisse Gesù ha anche proposto una sua visione dell’etica biblica. Que-sta sua visione contrastava con l’etica prevalente in Israele, quella dei Farisei e dei Sadducei.Loro pretendevano di essere i più autorevoli interpreti della Bibbia e non gradivano di esserecontraddetti su questi argomenti. Per questo Gesù si sentì in dovere di affrontarli e di contra -starli per affermare la sua interpretazione dei precetti biblici andando così incontro a una con-danna a morte perché questa sua interpretazione dava scandalo sia alle classi dirigenti siaall’opinione pubblica in generale.

Noi non siamo sicuri che questa etica evangelica (o quale parte di essa) sia originaria di Gesù ofu invece inserita nei Vangeli dai primi Cristiani, ma per lo scopo di questo nostro lavoro la di -stinzione è irrilevante perché a noi interessa studiare come tutto questo si sia evoluto, fino aprodurre una nuova civiltà, a prescindere da dove questa nuova etica si sia originata, quindi, aprescindere da chi abbia iniziato questa evoluzione, Gesù o i suoi primi seguaci Cristiani chehanno scritto i Vangeli Canonici.Questa etica contenuta nei Vangeli ha fatto supporre che Gesù voleva essere un riformatoredell’ebraismo piuttosto che il fondatore di una nuova religione. Noi non sappiamo rispondere a questo interrogativo.

Una nuova etica

Il divieto di mangiare i cibi impuri era tra i più importanti comandamenti stabiliti dalla legge diMosè. La Bibbia elenca tutti i cibi che gli ebrei non devono assolutamente mangiare pena la rot-tura del patto sacro fatto con Dio.Nel brano che segue Gesù chiarisce perfettamente cosa lui pensa di questo legge Mosaica emette in evidenza, in termini molto decisi, la sua differenza con l’ebraismo ortodosso:Poi, chiamata di nuovo la folla a sé, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete: non c’è nulla fuo-ri dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono le cose che escono dall’uomo quelleche contaminano l’uomo. [Se uno ha orecchi per udire oda.]»Quando lasciò la folla ed entrò in casa, i suoi discepoli gli chiesero di spiegare quella parabola.Egli disse loro: «Anche voi siete così incapaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che daldi fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre ese ne va nella latrina?» Così dicendo, dichiarava puri tutti i cibi. Diceva inoltre: «È quello cheesce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che esco-no cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia,sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro econtaminano l’uomo» (Mc 7:14-23).

Dichiarare puri tutti i cibi era un oltraggio a uno dei fondamenti della fede che gli ebrei ortodossinon avrebbero perdonato.

Il lavoro nel sabato doveva essere punito con la morte. Su questo la Bibbia non lascia alcundubbio ma, anche qui, nonostante l’estrema gravità delle sue affermazioni, Gesù esprime il suodissenso:In quel tempo Gesù attraversò di sabato dei campi di grano; e i suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare. I farisei, veduto ciò, gli dissero: «Guarda! I tuoi di-scepoli fanno quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quel-lo che fece Davide, quando ebbe fame, egli insieme a coloro che erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio e come mangiarono i pani di presentazione che non era lecito mangiare né a luiné a quelli che erano con lui, ma solamente ai sacerdoti? O non avete letto nella legge che di sa-bato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli? Ora io vi dico che c’è qui qualcosa di più grande del tempio. Se sapeste che cosa significa:“Voglio misericordia e non sacrifi-cio”, non avreste condannato gli innocenti; perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato». (Mt 12:1-8).

La logica degli ebrei ortodossi era che raccogliere le spighe, separare i chicchi e mangiarli eraun lavoro e quindi non poteva essere fatto di sabato. I farisei dedicarono molte energie per definire con la maggior precisione possibile cosa era unlavoro e cosa no. Un esempio di questa ossessione maniacale ce lo hanno dato nel dibattere ilcaso in cui qualcuno, o un qualche animale, fosse caduto in un pozzo di sabato. Cosa si sareb-be potuto fare per salvarlo? Si poteva andare a casa a prendere una corda per tirarlo su? No,sostenevano i farisei, questo era un lavoro. Quindi si doveva aspettare la notte per tirarlo su,sperando che nel frattempo il tizio non fosse affogato. Ma c’era un’altra possibilità; chi era lì vicino al pozzo poteva togliersi gli abiti e farne una funeda gettare al poveretto: questo non era considerato un lavoro!

Sembra comunque, che tutto questo fosse vissuto dalla maggior parte degli ebrei con una note-vole ipocrisia, se così Gesù si rivolge ai farisei:

Ed egli disse loro: «Chi è colui tra di voi che, avendo una pecora, se questa cade in giorno di sa-bato in una fossa, non la prenda e la tiri fuori? Certo un uomo vale molto più di una pecora! Èdunque lecito far del bene in giorno di sabato». Mt (12:11-12.

Non fa meraviglia che Gesù, o i primi cristiani, si siano scagliati contro l’ipocrisia dei farisei:Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre den-tro sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere [edel piatto], affinché anche l’esterno diventi pulito.Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli difuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sem-brate giusti alla gente, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. (Mt 23:25-28).

A onor del vero dobbiamo però far notare anche un’altra di queste invettive:Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del cominoe trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sonole cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e in-ghiottite il cammello! (Mt 23:23-24).

Qui Gesù si riferisce al fatto che i farisei si sentivano in obbligo di pagare, al momentodell’acquisto, la decima su tutti i prodotti agricoli, persino su prodotti da nulla come la menta,l’aneto e il comino. Questo perché la Legge prescriveva che chi vendeva prodotti della terra pa-gasse al Tempio un decimo del ricavato, ma se per caso questi avesse mancato di pagare que-sta tassa allora i farisei, per stare tranquilli, la pagavano loro al momento dell’acquisto; così ilTempio avrebbe ricevuto la sua parte; o forse il doppio. Gesù sapeva che i farisei si sobbarca-vano una tassa non loro, ma per lui le questioni di tasse non erano le cose più importanti dellaLegge.

Il ruolo della donna nella società viene profondamente rivisto da Gesù.Così la Bibbia racconta la creazione dell’uomo e della donna:Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale el’uomo divenne un’anima vivente. (Gen 2:7).Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto alui». Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli delcielo, li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere viventeportasse il nome che l’uomo gli avrebbe dato. L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agliuccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò un aiuto che fosseadatto a lui. Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormen-tò; prese una delle costole di lui e richiuse la carne al posto d’essa. Dio il SIGNORE, con la costolache aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: «Questa, fi-nalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è statatratta dall’uomo». Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saran-no una stessa carne. (Gen 2:18-24).

In ebreo uomo si dice “’’ish” e donna “’isshah” che vuol dire dall’uomo o per l’uomo.E’ chiaro che la Bibbia considera la donna una creatura inferiore all’uomo creata da Dio per dar -gli un aiuto che fosse adatto a lui dato che gli animali non erano in grado di farlo. La donna viene creata per essere la compagna dell’uomo.

La situazione della donna nel matrimonio non era facile.La Bibbia specifica che la moglie è una proprietà del marito assieme alla casa e agli altri anima-li. Naturalmente lei ha una posizione speciale perché è da lei che nascono i figli che erediteran-no il nome del padre e daranno continuità alla sua (dell’uomo) famiglia.

I Dieci Comandamenti comandano di “non desiderare la donna d’altri”. Questo però non signifi-ca che l’uomo si sarebbe reso colpevole di infedeltà verso la propria moglie. Il reato di adulterioveniva commesso nei confronti dell’uomo proprietario di quest’altra donna: padre, marito, fratel-lo, ecc. Essendo la moglie proprietà del marito non aveva alcun diritto alla sua fedeltà.Per la donna infedele la pena era la morte per lapidazione comunque avesse commesso il fatto.Nella società israeliana dei tempi di Gesù l’uomo era l’unico protagonista e la donna era un og-getto.Il divorzio non esisteva perché il divorzio comporta che sia l’uomo sia la donna possono prende-re l’iniziativa di divorziare. Il divorzio esisteva nella società classica che poco tempo prima ave-va iniziato un’evoluzione in senso “progressista” e la donna poteva trovare un lavoro che le con-sentisse una certa indipendenza dall’uomo. Ma, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, gliisraeliani si rifiutavano di partecipare a questa evoluzione.Ai tempi di Gesù in Israele c’era il ripudio che poteva essere esercitato solo dall’uomo e a suopiacimento. Il marito non doveva rendere conto a nessuno della sua decisione, non era richiestaalcuna sentenza di alcun tribunale.Per il marito poteva sorgere un problema solo se la famiglia della donna si fosse opposta inquanto il ripudio era una offesa alla famiglia della donna.Per la donna il ripudio era una tragedia. Se la sua famiglia non era forte abbastanza da opporsipoteva riprenderla in casa ma poteva anche rifiutarsi perché la donna ripudiata era una vergo-gna per tutta la famiglia. In questo caso la donna aveva solamente due scelte: poteva andaredavanti a una sinagoga a chiedere l’elemosina o poteva prostituirsi. Non ci risulta che esistessealcuna possibilità per le donne di trovare un lavoro che le consentisse di sopravvivere da solenella società israeliana.Sul ripudio Gesù si scontra con i Farisei:Dei farisei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito a un marito mandarvia la moglie?» Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permi-se di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù [,rispondendo,] disse loro: «È per la durez-za del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione [Dio]li fece maschio e femmina. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre {e si unirà a sua moglie}, e i duesaranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo, dunque, non separiquel che Dio ha unito». (Mc 10:2-9).

Questo brano segnerà per sempre la dottrina della Chiesa Cattolica nei riguardi del divorzio.

Qui Gesù condanna senza mezzi termini la crudeltà del ripudio. Secondo la sua interpretazionedella Bibbia, una interpretazione tutta sua personale, Mosè aveva ceduto e aveva concesso agliuomini la possibilità di commettere un atto così crudele solo perché si era reso conto di quantofosse “duro” il loro cuore e quindi aveva dovuto cedere.

Gesù inizia da subito a mettere le donne in una nuova posizione. Alcune donne entrano sindall’inizio nella cerchia dei discepoli di Gesù e lo seguono per tutta la durata del suo ministero,fin sotto alla croce. Saranno delle donne le prime che vedranno la tomba vuota e saranno lorole prime ad annunciare la sua resurrezione.Il fatto che alcune donne andassero in giro per il paese in mezzo a una compagnia di uomini, dasole senza i loro mariti o fratelli, era considerata una cosa estremamente sconveniente. Questa “promiscuità” costituiva un precedente pericoloso.Per quel che ne sappiamo, queste che accompagnavano Gesù erano delle donne ricche e po-tenti che si potevano permettere di mantenersi da sole e anche di contribuire con le loro sostan-ze al mantenimento della comitiva di discepoli rendendo un servizio utilissimo al movimento.Comunque, pur essendo il ruolo di queste donne all’interno della compagnia il ruolo tradizionaledella donna, perché servivano e provvedevano per gli uomini, questo provocava l’ira degli ebreiortodossi.

Nelle prime comunità cristiane le donne avranno un ruolo anche più attivo in quanto partecipe-ranno alla diffusione del Vangelo. Questo lo sappiamo dalle lettere di San Paolo ove l’apostolocita i nomi di molte donne attive nelle prime comunità, più attive di molti uomini. Questo non lo dobbiamo vedere come un anticipo di femminismo perché San Paolo proponecomunque per le donne un ruolo tradizionale all’interno della famiglia e della società, ma con-temporaneamente le incoraggia a farsi avanti e lavorare per il movimento e rende omaggio sen-za esitare al loro contributo. Dopo il periodo iniziale di diffusione del Cristianesimo, quando questa nuova religione si affer-merà come la religione ufficiale dell’impero, alle donne sarà ordinato di tornare al “loro posto”.Tutto questo comunque cambierà la cultura della società cristiana e col passare dei secoli por-terà a un cambiamento del ruolo della donna nelle società occidentali che sarà unico nella sto-ria dell’umanità.

I bambini erano considerati dei piccoli adulti troppo deboli e incapaci per essere utili a qualco-sa, la sola cosa che dovevano fare era crescere il più in fretta possibile per prendere il loro po-sto nella società.Gesù non li vedeva così:Gli presentavano dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli sgridavano coloro che glieli pre-sentavano. Gesù, veduto ciò, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano da me;non glielo vietate, perché il regno di Dio è di chi è come loro. In verità io vi dico che chiunquenon avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto». E, presili in braccio,li benediceva ponendo le mani su di loro. (Mc 10:13-16).

Questo nuovo modo di considerare le donne e i bambini va comunque visto come una confer-ma della sua visione apocalittica perché questi erano sicuramente gli ultimi nella società israe-liana e quindi sarebbero divenuti i primi nel Regno di Dio. Ma noi pensiamo che Gesù abbia anche voluto dare un po’ di spazio all’amore, in una societàestremamente rigida e tormentata dal fanatismo, senza aspettare l’arrivo dell’Apocalisse.

Gesù chiarisce senza alcun dubbio cosa è importante per la sua etica: sincerità, onestà, miseri -cordia, perdono. Insomma tutte quelle virtù che tengono assieme una società.Ma il vostro parlare sia: “Sì, sì; no, no”; poiché il di più viene dal maligno. (Mt 5:37).

Nel frattempo la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli uni gli altri. Allora Gesù cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocri-sia. Ma non c’è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre sarà udito nella luce, e quel che avete detto all’orecchio nelle stanze interne sarà proclamato sui tetti. (Lc 12:1-3).

Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta. (Mt 5:23-24).

Razza di vipere, come potete dire cose buone essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza delcuore la bocca parla. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dalsuo malvagio tesoro trae cose malvagie. Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta,gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustifi-cato, e in base alle tue parole sarai condannato». (Mt 12:34-37).

«Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; al-trimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli.Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è ilpremio che ne hanno. Ma quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la de-

stra, affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa [palesemente]. (Mt 6:1-4).

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che ènell’occhio tuo? Come puoi dire a tuo fratello: “Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che è neltuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell’occhio tuo? Ipocrita! Togli primadall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuofratello. (Lc 6:41-42).

Tutta questa nuova etica che Gesù propone e che dovrebbe sostituire la Legge di Mosè può es-sere condensata in poche parole:Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perchéquesta è la legge e i profeti. (Mt 7:12).

Quello che abbiamo visto in questo capitolo fa di Gesù un personaggio unico nel panoramaisraeliano (e nella storia) a motivo della sua avversione per il rispetto formale delle regole, vis -suto in modo maniacale e ossessivo, dell’ortodossia ebraica. Secondo Gesù questo aveva fattodimenticare agli ebrei quello che per lui era il comandamento fondamentale della fede: l’amoreper il prossimo. A noi sembra di vedere nelle parole di Gesù la rabbia e lo sdegno per questo tradimento delvero significato della sua fede. Da questa rabbia nasce la sua decisione di predicare una nuovaetica che andava in rotta di collisione con l’ortodossia ebraica, portandolo così alla condanna amorte.

Così nei Vangeli abbiamo due personaggi: il profeta apocalittico e il predicatore di una nuovaetica. Il primo follemente nichilista e il secondo assolutamente positivo.

Il problema per lo storico è che questa sua etica sembra che metta da parte l’etica ortodossaebraica, che era stata elaborata partendo dalla Bibbia, perché era così diversa da far pensareche Gesù volesse far partire una nuova religione antagonista all’ebraismo. E’ vero che Gesù neiVangeli insiste che nulla sarà cambiato della Legge biblica, ma la sua interpretazione della Bib-bia è così “originale” che lascia gli storici perplessi. Comunque, i poteri forti di Israele compresero la forza dirompente del suo messaggio e fecerodi tutto per eliminarlo. Se il suo ministero è durato così a lungo, tre anni, lo dobbiamo alla pre -senza dei romani che impedivano agli ebrei di “sistemarsi” le loro faccende tra di loro.Ma per questi poteri forti le cose non andarono come loro volevano perché i pochi seguaci diGesù che erano rimasti dopo la sua morte non si dispersero, si misero assieme decisi a iniziareuna nuova religione … a tutti i costi. Sfidarono prima gli ebrei poi i romani e dopo tre secoli eb -bero la meglio sui loro avversari. Cancellarono la civiltà classica dalla faccia della terra mentregli ebrei resteranno una minoranza perseguitata, senza un loro paese e straniera ovunque an-dasse.

San Paolo, una nuova religione

Per gli storici, l’entrata in scena di San Paolo costituisce un altro problema.Era nato da una famiglia ebrea benestante, cittadino romano, era divenuto fariseo e da bravofanatico si era sentito in dovere di dedicare se stesso a combattere la blasfemia di questa nuo-va setta ebrea, i Cristiani. Pochi anni dopo la morte di Gesù, in poco tempo, si distinse per il suozelo nella repressione ma, all’improvviso senza alcun motivo apparente, si convertì alla fedeche lui stava perseguitando. Così lui ci racconta come avvenne:

Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non è opera d’uomo; perché io stesso nonl’ho ricevuto né l’ho imparato da un uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo.Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quando ero nel giudaismo;come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; e mi distinguevo nel giudaismopiù di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizionidei miei padri. Ma Dio che m’aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato me-diante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra glistranieri. … Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento.(Gal 1:11-20).

Come vedete, qui San Paolo ci mette tutta la sua autorità e credibilità.Ma come è potuta avvenire una conversione così radicale?Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostripeccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo leScritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una vol-ta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo,poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto; perché io sono ilminimo degli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato lachiesa di Dio. (1Cor 15:3-9).

Lui ci dice, ci dà la sua parola d’onore, che all’improvviso Dio gli rivelò suo figlio Gesù risorto eda lui conobbe tutta la verità. Essendo San Paolo un fariseo, lui credeva nella resurrezione dei morti. Evidentemente, la sua attività di persecutore di cristiani lo mise in contatto con tanti cristiani edovette imparare a conoscerli per individuarli. Da questi contatti venne a sapere del loro cultoper Gesù, figlio di Dio, che si era sacrificato per noi sulla croce e che Dio padre aveva risuscita-to dalla morte. Dobbiamo supporre che fu colpito da questa idea e dato che lui credeva nella re-surrezione dei morti e che probabilmente sapeva dalla Bibbia della profezia dell’arrivo del Figliodell’Uomo, deve aver concluso che se era vero che Gesù aveva vinto la morte era lui il Figliodell’Uomo che avrebbe scatenato l’Apocalisse. Forse, in un attimo, avrà realizzato che l’Apoca-lisse era imminente e che Gesù era il Messia che gli ebrei attendevano, unendo in se il Figliodell’Uomo, il Figlio di Dio e il Messia.

Per uno storico questa conversione è un evento straordinario e difficile da spiegare perché èpiena di elementi soprannaturali che non possono essere analizzati dalla storia. Purtroppo lelettere di San Paolo che sono giunte a noi sono poche, frammentarie e confuse; noi non abbia-mo la sua completa e definitiva visione di Gesù e del Cristianesimo in un suo Vangelo.

Comunque la conversione di San Paolo sarà determinante per far partire e dare forma a questanuova religione, il Cristianesimo. Si può affermare che è stato lui che ha indirizzato questa nuova fede fuori dall’ ebraismo versoil mondo dei gentili. Con lui si ha la definitiva abolizione della Legge di Mosè: non sarà necessa-rio diventare ebrei per salvarsi. La salvezza viene dalla fede in Cristo Redentore, come era avvenuto a lui stesso:Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, sappiamo che l’uomo non è giustificato per leopere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi credutoin Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perchédalle opere della legge nessuno sarà giustificato. (Gal 2:15-16).Infatti, in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l’incirconcisione; quello che vale è lafede che opera per mezzo dell’amore. (Gal 5:6).

Pochi anni dopo la morte di Gesù San Paolo affermò in modo risoluto e senza compromessiche la morte e resurrezione di Gesù avevano di fatto superato la Legge di Mosè. Il patto che gli

ebrei avevano fatto con Dio era semplicemente un inizio che era servito ad aprire la strada allafede in Gesù Cristo. Quindi i cristiani non dovevano più, assolutamente, osservare le regole,che lui chiama le “opere della legge”, stabilite nella Bibbia e che i Cristiani dovevano usciredall’ambito dell’ebraismo. Questo San Paolo lo fece approvare a tutti gli altri apostoli con una certa difficoltà e dopo forticontrasti. Lui ci ha lasciato solamente poche righe per descrivere come lui realizzò questa radi-cale trasformazione ma noi sappiamo che dopo di lui i cristiani non saranno più una setta ebrea.

Nasce così una nuova religione.

Il Cristianesimo nasce in due passi. Il primo si ebbe quando i seguaci di Gesù hanno creduto nella sua resurrezione dando così ini-zio a una nuova setta ebraica che venerava Gesù come il Messia venuto per anticipare il Regnodi Dio. Era questa una setta di ebrei e quindi tutti erano tenuti al rispetto della Legge di Mosè,che vuol dire: circoncisione, riposo del sabato, sacrifici rituali, niente cibi proibiti, e tutte quelleazioni che San Paolo chiama “opere della legge” e che distinguono gli ebrei dai gentili.Il secondo passo si ebbe quando, grazie a San Paolo, gli aderenti a questa setta decisero di ab-bandonare l’ebraismo respingendo l’idea del popolo eletto del Signore e portando il Cristianesi -mo tra i Gentili. A questo punto le “opere della Legge” non erano più ammesse perché i Cristianidovevano separarsi chiaramente dagli ebrei. Dovevano vivere secondo l’etica predicata daGesù e da San Paolo, in sostanza i Dieci Comandamenti, ma in mezzo ai pagani per convertirli.I Cristiani non dovevano tenersi separati dai gentili come facevano gli ebrei; dovevano vivere inmezzo a loro per fare proseliti e … ci riuscirono.

Resterà comunque in Palestina una piccola setta di ebrei cristiani che avranno un loro Vangelo,gli Ebioniti. Purtroppo di questi Ebioniti nulla è giunto a noi, a parte il loro nome e alcuni fram-menti del loro Vangelo perché sono stati citati nelle opere dei proto-ortodossi che combattevanole eresie. Infatti sembra, che a giudicare dalla quantità di questi documenti, gli Ebioniti furonomolto attivi in molte parti dell’impero prima di essere definitivamente messi a tacere dagli orto-dossi.

San Paolo si era convinto e aveva aderito al messaggio apocalittico di Gesù; così lui vedeval’Apocalisse:Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricon-durrà con lui quelli che si sono addormentati (quelli già morti). Poiché questo vi diciamo median-te la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, nonprecederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voced’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo;poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare ilSignore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore. (The 4:14-17).

Da questa sua descrizione sembra che il Regno di Dio non sia su questa terra ma in cielo. Lasua è un’Apocalisse molto meno drammatica di quella descritta nei Vangeli, ma è altrettanto im-prevedibile, nessuno sa quando avverrà ma sicuramente quando alcuni di loro saranno ancorain vita:Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessisapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando di-ranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alladonna incinta; e non scamperanno. (The 5 1-3).

Vogliamo notare che i Vangeli useranno lo stesso paragone: un ladro nella notte.I pochi elementi di nichilismo presenti nella sua predicazione sono molto meno radicali di quellipresenti nei Vangeli. San Paolo affronta esplicitamente il tema della sessualità:

Ora, quanto alle cose di cui [mi] avete scritto, è bene per l’uomo non toccare donna; ma, per evi-tare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il maritorenda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. La moglie non hapotere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul propriocorpo, ma la moglie (1Cor 7:1-4).

Il matrimonio è necessario per evitare la fornicazione quindi è dovere di entrambi i coniugi sod-disfare la sessualità dell’altro. Ogni coniuge “ha potere” sul corpo dell’altro e in questo sonouguali, non c’è alcun accenno a un maschilismo che era comune in altre culture, una tra tutte ilgiudaismo. Per quanto riguarda la sessualità i due sessi sono alla pari.Comunque San Paolo colpevolizza in qualche modo la sessualità:… io vorrei che tutti gli uomini fossero come sono io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro.Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io. Ma se non riescono a contenersi, si sposino; perché è meglio sposarsi che ardere (1Cor 7:7-8).

Anche lui come Gesù si asteneva dal sesso e aveva rinunciato a farsi una famiglia e questo lodefinisce un “dono” che gli è stato dato perché lui non sentiva l’ardore del desiderio e quindi nonaveva bisogno di sposarsi.A differenza dei Vangeli, lui sconsiglia il matrimonio e raccomanda l’astinenza a tutti quelli checi riescono. Evidentemente i casti sono considerati persone superiori agli altri che “ardono daldesiderio”.Quello che San Paolo ci dice costituisce una sfida alla psicanalisi. Come è possibile che un uomo abbia rimosso in un modo così radicale le proprie pulsioni ses-suali?

A tutti suggerisce di restare nel loro stato presente, padroni o schiavi, sposati o nubili, giudei ogentili perché, tra breve, tutti i giusti entreranno nel Regno di Dio a prescindere dal loro stato.

Quello che è sorprendente è esaminare chi sono i giusti per San Paolo:Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete: né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, néavari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate al-cuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del SignoreGesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio. (1Cor 6:9-11).

Qui San Paolo manifesta una enorme differenza rispetto ai Vangeli.Il criterio di selezione dei Giusti (lui non parla di Eletti) è dato da una stretta osservanza di rego-le morali mentre non è presente nelle sue lettere alcun riferimento all’annullamento della propriapersonalità, non dice mai che gli ultimi saranno i primi e che solo i perdenti si salveranno.La salvezza è nella fede e nella sua nuova “etica cristiana”, un’etica assolutamente positiva chenon ha nulla di nichilista.

La sua etica è allineata con quella predicata da Gesù nei Vangeli che abbiamo appena descrit -to: sincerità, onestà, fedeltà, misericordia e perdono. Ma soprattutto, amore.Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossi-mo ha adempiuto la legge. Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare»,[«non attestare il falso»,] «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questaparola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amorequindi è l’adempimento della legge. (Rom 13:8-10).

Chiede ai suoi di restare aperti ai contatti con i pagani anche se sono peccatori, ma di essereassolutamente intransigenti nei riguardi dei fratelli cristiani che non rispettano questa etica:

Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornica-tori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gli idolatri; perché altrimenti dovreste usciredal mondo; ma quel che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia unfornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dove-te neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli didentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi. (1Cor 5:9-13).

Nessuno prima di lui ha parlato dell’amore come di un collante per la società dei giusti, nessunoaveva insistito per una solidarietà amorevole e comprensiva senza divenire permissiva. Lui par-la di gioia e autocontrollo:Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: [adulterio,] fornicazione, impurità, dissolutez-za, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie,[omicidi,] ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso:chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, man-suetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. (Gal 5:19-23).

Dobbiamo notare che la gioia entra nell’etica religiosa, un fatto nuovo e originale del Cristianesi -mo. La gioia descritta da San Paolo è la gioia di amare il prossimo.Il perdono è un dovere e a tutti i peccatori deve essere data la possibilità di riabilitarsi, semprefacendolo con amore.Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansue-tudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. Portate i pesi gli uni degli altri eadempirete così la legge di Cristo. Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla,inganna se stesso. (Gal 6:1-3).

Nessuno prima di lui ha descritto l’amore in questi termini:L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; {l’amore} non si vanta, non si gonfia, non sicomporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita ilmale, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, speraogni cosa, sopporta ogni cosa. … Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; mala più grande di esse è l’amore. (1Cor 13:4-13).

Torna a parlare di uguaglianza ma non lo fa in un’ottica apocalittica, distruttiva, bensì conl’intenzione di dar vita a una società più solidale e coesa dove l’amore non sia solo un idealema una attenzione concreta ai bisogni del prossimo.La buona volontà, quando c’è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quelloche non ha. Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di se -guire un principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze la vostra abbondanza serve a suppli-re al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci siauguaglianza, secondo quel che è scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi avevaraccolto poco non ne ebbe troppo poco». (2Cor 8:12-15).

In molte delle sue lettere si parla di una colletta che lui fa per mandare dei soldi ai cristiani po-veri che sono in Palestina:Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondante-mente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non dimala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso. Dio è potente da far abbondaresu di voi ogni grazia affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quello che vi è necessario, ab-bondiate per ogni opera buona; come sta scritto:«Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno». (2Cor 9:6-9).

La sua etica non ha nulla di nichilista, si applica anche al mondo del lavoro e degli affari, Unaparticolare attenzione deve essere data al proprio corpo che deve essere curato e rispettato inquanto datoci da Dio:Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, checiascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a pas-sioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratel-lo né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già viabbiamo detto e dichiarato prima. (The 4:3-6).

A differenza dei Vangeli non esiste nelle sue lettere né rabbia né odio per coloro che non vo -gliono accettare il suo messaggio. San Paolo non odia scribi e farisei come il Gesù dei Vangelie soprattutto: San Paolo non odia i ricchi. Questa è una enorme differenza rispetto ai Vangeli, qui si vede come il suo nichilismo sia molto,ma molto, più contenuto.

Aiuto reciproco, generosità, perdono, è la sua ricetta per la salvezza:Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i debo-li, a essere pazienti con tutti.Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni deglialtri e quello di tutti.Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è lavolontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. (The 5:14-16).

San Paolo ci ha anche anticipato l’idea che tutti gli uomini sono creati uguali:Ma ora che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore; perché siete tutti figli di Dio per lafede in Cristo Gesù. Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina;perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. (Gal 3:25-28).

San Paolo pone un problema agli storici.Lui scriveva molti anni prima che fossero prodotti i Vangeli canonici e non ci risulta che esistes-se alcun Vangelo quando lui scriveva le sue lettere; lui non menziona mai alcun documentoscritto a parte le sue stesse lettere.Era anche lui un ebreo apocalittico, aveva avuto una visione: Gesù risorto gli era apparso e gliaveva trasmesso tutta la “verità”. Il problema per gli storici è che questa sua visione si discostain modo sensibile dalla visione di Gesù descritta dai Vangeli.La sua visione è diversa da quella dei Vangeli perché contiene un nichilismo che è appena ac-cennato. Inoltre non esiste alcun accenno alla selezione degli eletti come sarà poi espressa neiVangeli ove gli ultimi diventeranno i primi grazie alla loro passività. Questa espressione, gli ulti -mi saranno i primi e i primi gli ultimi, non esiste nelle sue lettere. Al contrario lui esprime la sua etica con molta forza, non sembra che i suoi giusti siano cosìpassivi come vorrebbero i Vangeli. La sua etica è il meglio che si possa avere per costruire unasocietà solidale, ordinata e felice; l’etica proposta da San Paolo non serve solamente per entra-re nel Regno di Dio, serve soprattutto a creare una nuova società, migliore di quella attuale.Cosa ne sarà di questa società dopo l’Apocalisse? Se è possibile costruire una società così bella e felice, perché questo mondo dovrebbe esseredistrutto dall’Apocalisse? Se gli uomini si possono migliorare come vuole San Paolo, perché Dio dovrebbe mandare il Fi -gli dell’Uomo per distruggerci? E’ evidente che in San Paolo non esiste la minima traccia dell’odio verso scribi, farisei e saddu-cei che è così pervasivo nei Vangeli. Non c’è alcuna traccia di odio nella sua Apocalisse a diffe -renza dell’Apocalisse dei Vangeli ove le sofferenze che il popolo dovrebbe affrontare evidenzia-no l’odio profondo che il profeta nutre contro l’umanità.

San Paolo non odia chi lavora per migliorarsi, al contrario sembra lodare e incoraggiare chi la-vora per guadagnare. Lui stesso era un artigiano che lavorava la pelle, lui si manteneva con ilproprio lavoro e ce lo dice con orgoglio. Lui non chiedeva elemosine o sussidi per vivere e viag -giare mentre diffondeva la sua fede; al contrario, se quanto ci dice è vero, la sua è una presta-zione notevole. Dobbiamo notare che nei Vangeli non esiste alcun elemento per supporre che Gesù abbia mailavorato.

In verità dobbiamo notare che nelle sue lettere lui manifesta un forte risentimento e si potrebbeanche dire odio, nei confronti di quei predicatori che si qualificavano come cristiani e andavanoa predicare nelle sue chiese, che lui aveva fondato, un Cristianesimo, forse Ebionita, che volevarestare nell’ambito dell’ebraismo e pretendeva che i gentili che si convertivano al cristianesimosi praticassero la circoncisione. Questo scatena l’ira di San Paolo.

Resta la domanda: perché gli evangelisti ci hanno dato dei Vangeli (tutti scritti dopo le lettere diSan Paolo) che propongono un Cristianesimo diverso da quello di San Paolo?Tutte queste obiezioni lasciano perplessi gli storici perché diventa difficile identificare il fondato-re del Cristianesimo, Gesù o San Paolo?Forse la risposta più plausibile è: tutti e due.Non possiamo non notare che a dispetto delle loro differenze, tutti e due morirono uccisi dai Ro-mani.

Ora dobbiamo riprendere l’argomento del nostro lavoro che è l’evoluzione del nichilismo nel Cri -stianesimo. Come abbiamo detto, non è corretto ridurre il Cristianesimo al nichilismo e questocapitolo dovrebbe aver mostrato ai nostri lettori come il Cristianesimo, con la sua etica costrutti -va, abbia superato il suo stesso nichilismo e andrà poi a produrre una nuova civiltà.Le due componenti, nichilismo e positività, resteranno assieme e saranno sempre presenti intutte le espressioni di questa nuova civiltà.

Finché arriverà Lutero che con la sua riforma tenterà di eliminare il nichilismo dal Cristia -nesimo provocando la frattura del mondo occidentale cattolico.

Per completare la tesi di questo capitolo qui di seguito analizzeremo alcune problematiche chenon sono mai citate nei Vangeli ma che danno una chiara idea di come questa nuova civiltà sisia evoluta producendo una cultura, la Civiltà Occidentale, che si discosta radicalmente dallepratiche in uso nel resto del mondo.E’ una osservazione evidente che la Civiltà Occidentale ha sviluppato delle istituzioni che sonosue esclusive, nessuna altra civiltà della storia ha prodotto una realtà simile e tutto questo vienedalla parte “positiva” del Cristianesimo.

I sacrifici rituali

Ai tempi di Gesù tutte le popolazioni che abitavano l’Europa e il mediterraneo praticavano sacri -fici rituali e questo lo facevano da secoli. Nessuno aveva mai espresso alcun dubbio se fossesensato ammazzare un povero animale, quando non si trattava di uomini, per chiedere un favo-re agli dei. Per quanto noi sappiamo gran parte dell’umanità ha attraversato nella sua evoluzio-ne una fase ove credeva che fosse un obbligo uccidere qualche bestia per non rischiare la col -lera degli dei.E i popoli di cui parliamo non erano neanche i peggiori. Pensate alle civiltà precolombianed’America; in queste civiltà i sacrifici umani arrivavano a livelli mostruosi, fino al cannibalismo.

Per avere una idea corretta di questo problema ci dobbiamo rendere conto di quanto potentefosse la presa di questa “superstizione” sulla mente umana. Sembra che fosse impossibile per quelle civiltà liberarsi da questa follia.

Nei Vangeli Gesù non fa alcuna menzione dei sacrifici che venivano compiuti nel Tempio per ri-spettare la Legge di Mosè. Non esiste alcuna critica o obiezione alla uccisione di tutti questi ani -mali.Esiste invece, ed è eclatante, l’intervento che lui fa nel Tempio qualche giorno prima di esseremesso a morte, rileggiamolo nella versione dataci da Giovanni:La Pasqua dei Giudei era vicina, e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio quelli che vende-vano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti. Fatta una sferza di cordicelle, scacciò tuttifuori dal tempio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole,  e aquelli che vendevano i colombi disse: «Portate via di qui queste cose; smettete di fare della casadel Padre mio una casa di mercato» (Gv 2:13-16) .

In questo brano, sembra che lui condanni il costo di questo culto per i poveri ebrei che venivanosfruttati dalla casta sacerdotale, non condanna la pratica, barbara e inutile, di uccidere degli ani-mali al di fuori del normale bisogno di nutrirsi. Inoltre i Vangeli ci dicono che pochi giorni dopolui celebra la Pasqua assieme agli Apostoli, quindi si deve dedurre che abbia comprato un qual-che animale nel Tempio e lo abbia fatto sacrificare per poi mangiarlo nell’ultima cena.

Questo è quello che si deduce da quanto scritto ma … fu veramente così? Noi ne dubitiamo.

E’ credibile che Gesù metta in scena una manifestazione così violenta e scandalosa per poicomprare anche lui un animale per celebrare la Pasqua? A noi sembra incredibile.

Ora leggiamo San Paolo. Lui condanna senza alcun compromesso il culto dei sacrifici rituali. Le “opere della legge”, comelui le chiama, non devono più entrare nella vita dei cristiani e in particolar modo i sacrifici.Era successo che qualche suo discepolo aveva comprato la carne che avanzava dopo i sacrificipagani perché veniva venduta a buon mercato. San Paolo si scaglia contro questa pratica per-ché, anche se i suoi discepoli la mangiavano a casa loro al di fuori della cerimonia pagana, que-sto avrebbe potuto mettere in dubbio la sincerità della loro fede e avrebbe fatto dubitare se percaso loro fossero ancora segretamente legati a questa superstizione.Quindi: mai mangiare questa carne, per nessun motivo e in nessuna circostanza.

Qui lo storico si trova in difficoltà. Se San Paolo nelle sue lettere condanna con tanta forza la pratica dei sacrifici, perché nei Van -geli questa problematica è totalmente ignorata? Che senso ha la violenta protesta messa in scena da Gesù nel Tempio?Se il Cristianesimo abolisce i sacrifici (è quello che farà) che senso ha l’ultima cena?

Cerchiamo di dare un senso a tutto ciò e per fare questo partiamo dalla fine, cioè dal risultatodella vittoria del Cristianesimo sul paganesimo.Per quanto riguarda i sacrifici rituali il Cristianesimo segna una pietra miliare nell’evoluzionedell’homo sapiens. Quando il Cristianesimo prende il controllo di una società cessano i sacrifici.Questo è il risultato della vittoria del Cristianesimo.Data l’estrema importanza di questo evento nella storia dell’umanità, lo storico cerca di com-prendere come ci si è arrivati. Noi daremo qui la nostra interpretazione di quanto è accaduto.

Noi pensiamo che non sia credibile che San Paolo abbia deciso di sua iniziativa di condannare isacrifici; in qualche modo questa rivoluzione culturale deve essergli stata trasmessa dalla predi-cazione di Gesù e quindi questo implica che gli evangelisti hanno ignorato questo problema. In

altre parole c’è un “buco” nei Vangeli e questo non deve sorprendere se si pensa a come i Van-geli sono stati messi assieme. Secondo noi Gesù era contrario al culto del Tempio (come molti altri ebrei) e contrarissimo aisacrifici. Quell’incidente nel Tempio descritto nei Vangeli non è stato descritto correttamente.Secondo noi, Gesù intendeva condannare e denunciare tutta l’organizzazione e in modo spe-ciale voleva denunciare i sacrifici, cioè l’idea che Dio pretende che noi si uccida qualcuno persoddisfarlo. Questo è coerente con tutto il suo ministero.L’ultima cena non è stata la celebrazione della Pasqua ebraica perché questa prevedeval’acquisto nel Tempio di un animale, il suo sacrificio e la preparazione della sua carne per esse-re cotta e mangiata. L’ultima cena è stata esattamente quello che dice il suo nome: l’ultimacena con i suoi discepoli prima di essere ucciso. Così ce la descrive San Paolo:Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nellanotte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «[Prendete,mangiate;] questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Nello stessomodo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel miosangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che mangiatequesto pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».(1Cor 11:23-26).

Dobbiamo notare che tutti i Vangeli ripeteranno le stesse parole di San Paolo.Gesù sa che sta offrendo se stesso in sacrificio per la sua causa, lui sa che la sua morte saràispirazione per i suoi discepoli a continuare sulla strada da lui tracciata. Lui è contrario ai sacrifi -ci rituali e vuole che il suo sacrificio sia l’ultimo. Lui sa quanto sia potente la spinta che obbligagli uomini a uccidere in nome di Dio e quindi vuole che i suoi ricordino questo suo sacrificio inmodo da esorcizzare questo spettro. Li invita quindi a ripetere questa cerimonia del pane e delvino perché tutti tengano a mente che lui è morto affinché nessuno sia più ucciso.

Noi sappiamo che i credenti hanno interpretato tutto questo in modo diverso ma, da un punto divista storico, noi non vediamo in quale altro modo si possa spiegare tutto ciò.

Ora vogliamo fare una digressione dal soggetto del nostro lavoro, che è l’evoluzione del nichili -smo nel Cristianesimo, per mostrare al nostro lettore la difficoltà di analizzare e comprendere idocumenti sui quali dobbiamo studiare questa materia.Abbiamo già citato la setta degli Ebioniti, cristiani ebrei che consideravano il Cristianesimocome una setta dell’ Ebraismo e non volevano dar vita a una nuova religione; quindi erano con-siderati eretici dai Cristiani. Loro pensavano che Gesù fosse un profeta, un uomo eccezionale,nato da un rapporto normale tra Giuseppe e Maria e “adottato” da Dio come un suo figlio perfarne di lui il Messia che salverà Israele; questo, peraltro, è il significato corretto di Figlio di Diopresente nella Bibbia. Questi Ebioniti consideravano un dovere rispettare tutte le opere della Legge, che erano tutte ri -fiutate da San Paolo, tranne i sacrifici nel Tempio. Gli Ebioniti erano contrari ai sacrifici rituali.Questo lo sappiamo dagli scritti di un cristiano proto-ortodosso, Epifanio, che in un suo librocontro le eresie cita questo comandamento degli Ebioniti che sarebbe stato dato da Gesù stes-so nel loro Vangelo degli Ebioniti. In un passo di questo Vangelo i discepoli di Gesù gli chiedono dove si dovrebbe mangiarel’agnello della Pasqua e lui risponde: “Non ho alcun desiderio di mangiare la carne di questoagnello pasquale con voi … Sono giunto ad abolire i sacrifici; se non smettete di sacrificare,l’ira di Dio non cesserà di gravare su di voi”.E’ forse questo il “buco” nei Vangeli Canonici di cui abbiamo parlato?Se prendiamo per vere queste parole di Gesù allora tutto quanto esposto sopra acquista unsenso compiuto e appare chiaramente che San Paolo non si era inventato lui il rifiuto dei sacrifi-ci rituali.Oggi lo storico può supporre che i proto-ortodossi eliminarono queste parole dai loro Vangeliper prendere le distanze dalle tesi eretiche degli Ebioniti.

Comunque sia avvenuto tutto questo, nei quattro secoli che seguono la morte di Gesù tutti i po-poli dell’impero si convertirono al Cristianesimo e cessarono i sacrifici.Tre secoli dopo un nuova fede, l’islam, invade le parti sud e orientale dell’impero e qui riprendo-no i sacrifici perché l’islam è fanaticamente attaccato ai sacrifici. Oggi con la scristianizzazione della società occidentale, quel rituale del pane e del vino cheesorcizza i sacrifici è scomparso dalla nostra cultura. E’ forse questo un motivo per cui alcunioccidentali si avvicinano all’islam? Forse sentono l’attrazione fatale e irresistibile di questa su-perstizione?

Lo schiavismo

Ai tempi di Gesù tutto il mondo praticava lo schiavismo. Tutti i popoli che avessero superato lafase della “caccia e raccolta” possedevano schiavi o rischiavano di essere fatti schiavi. Chi per-deva diventava schiavo, se non veniva ammazzato.Nella Bibbia lo schiavismo è considerato un normale fatto della vita.Nei Vangeli non esiste alcuna menzione di questa istituzione, anche se si può dedurre che es-sendo gli schiavi gli ultimissimi della società erano i più interessati di tutti al messaggio di Gesù.San Paolo voleva che tutti restassero nella condizione in cui erano in attesa dell’Apocalisse. Inparticolare abbiamo una delle sue lettere che tratta di uno schiavo, cristiano, che era fuggito dalsuo padrone, un cristiano convertito da lui. In questa lettera possiamo vedere che San Paolonon ha nulla da obiettare riguardo all’esistenza della schiavitù ma gli schiavi dovevano esseretrattati con umanità. In questo caso lui suggerisce al padrone di dare a lui lo schiavo, visto chesi trovava così male.Col tempo la Chiesa sviluppò un atteggiamento ambiguo nei riguardi dello schiavismo. In teoria,se tutti erano cristiani sarebbe stato inaccettabile che alcuni fossero proprietà di altri, ma non cifu una convinta spinta verso l’abolizionismo. Di fatto però, col tempo la schiavitù fu vista comeuna cosa intollerabile in una società cristiana e fu abolita. Una delle prime comunità a ufficializ -zare l’abolizione della schiavitù fu la nascente città di Venezia.Dobbiamo tenere presente che i cristiani dovevano affrontare una successione di invasioni dibarbari che praticavano lo schiavismo e non era facile convincere i vincitori che loro avevanotorto.Di fatto, quando il cattolicesimo si diffuse in Europa occidentale nessuno veniva più fatto schia-vo anche se non era stata scritta una chiara condanna di questa istituzione dichiarandola in-compatibile con il Cristianesimo.Questa ambiguità verrà alla luce quando nel ‘300 alcuni comuni italiani stabilirono che i non cri -stiani potevano essere tratti in schiavitù. Comunque il numero di questi schiavi era irrilevante edera sufficiente la loro conversione per passare allo stato di servo, che non era molto migliore.La catastrofe arrivò quando spagnoli e portoghesi doppiarono Dakar, l’estrema punta ovestdell’Africa, superando via mare i paesi mussulmani ed entrando in contatto diretto con le popo-lazioni negre del sud ovest Africano che ovviamente praticavano lo schiavismo. Queste erano da secoli tormentate dall’insaziabile fame di schiavi dei mussulmani ed erano abi -tuati a offrire i loro schiavi come merce di scambio o come prezzo per essere lasciati in pace.Fecero lo stesso con gli europei.L’ambiguità del Cattolicesimo su questa materia provocò un ritorno di spagnoli e portoghesi allapratica dello schiavismo che ora però è strettamente basato sulla differenza razziale e religiosa.

La tragedia esplode quando gli spagnoli e i portoghesi delle colonie americane si rendono contoche i negri erano ottimi schiavi al contrario dei poveri indios che non resistevano alla brutalitàdei loro padroni e morivano come mosche. Inizia così la deportazione degli africani in America.

All’inizio del ‘600 gli inglesi entrano nel commercio di schiavi impiegando tecniche più avanzatedando così il via a una colossale deportazione di massa.L’entrata dell’Inghilterra, protestante anglicana, nella tratta dei negri fa nascere in questo paesealcune sette, contrarie all’anglicanesimo, che dichiararono senza alcuna ambiguità che lo schia-vismo è incompatibile col Cristianesimo facendo così nascere i primi movimenti abolizionisti nel-la storia dell’umanità. Queste sette sono passate alla storia come sette protestanti radicali e dis -sidenti; la più famosa i Congregazionalisti meglio noti come Puritani.L’importanza dei Puritani nella nostra storia è dovuta al fatto che emigrarono nel Nord Americae qui, nelle colonie del Nord, svilupparono una nuova civiltà assolutamente abolizionista. Es-sendo colonie inglesi dovettero sopportare l’introduzione dello schiavismo finché non si ribella-rono all’Inghilterra e una volta ottenuta l’indipendenza dichiararono lo schiavismo incompatibilecon la loro civiltà e lo abolirono.Inizia così il giro di boa della Civiltà Occidentale che nel secolo successivo divenne chiaramenteabolizionista e poi col colonialismo riuscì a sradicare quasi completamente lo schiavismo dallafaccia della Terra. Oggi la decadenza della Civiltà Occidentale assieme alla sua scristianizza-zione sta facendo riemergere lo schiavismo in diversi paesi e sta mettendo in forse il progressodei secoli precedenti perché l’abolizionismo è una idea esclusiva del Cristianesimo e non è maiesistito al di fuori della civiltà occidentale cristiana.

La gestione della giustizia

Abbiamo visto nel capitolo precedente che la fede porta con se una certa idea di giustizia che èun prodotto della paranoia associata alla fede.Non è questo il nostro argomento. Qui noi vogliamo parlare di quella funzione esercitata in tuttele società umane che dovrebbe servire a tenere assieme e a far funzionare questa società.All’epoca di Gesù, l’impero era probabilmente all’avanguardia nella gestione della giustizia se losi paragona ai popoli confinanti, ma era pur sempre una gestione che oggi noi giudicheremmobrutale e incivile. Le “inchieste” giudiziarie erano fatte a suon di bastonate se non di torture, nonesisteva una vera procedura che garantisse i diritti dell’imputato; non esisteva neanche l’ideache tutti sono innocenti finché sono giudicati colpevoli da un tribunale. I metodi impiegati eranomolto sbrigativi, non esisteva un vero e proprio dibattito con una giuria imparziale. Si può affermare che funzionava in quanto manteneva la pace e l’ordine ed era accettata da tut -ti i popoli dell’impero, ma le punizioni per i condannati erano crudeli e venivano comminate conuna leggerezza che oggi ci fa rabbrividire.Naturalmente le invasioni barbariche non migliorarono la situazione; il crollo del potere centraleportò all’anarchia e l’amministrazione della giustizia rimase affidata alle piccole comunità o alpotere militare prevalente in quel luogo, cioè al bandito più feroce della zona. La giustizia dove -va solo servire a tenere il popolo in soggezione, e questo lo si faceva diffondendo la paura dellagiustizia, non certo la fiducia in essa. Per comprendere la situazione dobbiamo esaminare cosa “giustificava” il potere. Naturalmentesi credeva che il potere venisse da Dio, ma cosa dava alla plebe l’idea del potere?Il potere era credibile solamente se incuteva timore, paura, terrore. Le pene erano feroci e san-guinarie non solo per soddisfare la sete di sangue e il sadismo presenti in tutte le comunitàumane; erano così perché altrimenti il potere non sarebbe stato credibile e non avrebbe tenutoil popolo in soggezione.La Chiesa era l’unica protezione, l’unico rifugio per il popolo contadino. I preti e i monaci eranogli unici che, protetti dal loro abito, affrontavano i padroni per ottenere condizioni più umane peril popolo.Si potrebbero citare migliaia di esempi ove si vede la Chiesa che tenta di convincere il potere diadottare metodi meno stupidi e barbarici.

Noi abbiamo scelto l’intervento di Papa Niccolò I che nel 866 scrive al khan dei bulgari, Boris,che si era da poco convertito al cristianesimo. I bulgari erano una popolo barbaro che pochianni prima si era impossessato di una regione a nord della Grecia:Mi dite che presso di voi quando avete arrestato un presunto ladro, il quale si ostina a negarequello che gli viene contestato, il giudice lo bastona in testa e gli tormenta i fianchi con pungolidi ferro fino a che non manifesti la verità. Ora, questo modo di agire è contrario alla legge divinae a quella umana, giacché la confessione deve essere non estorta ma spontanea. Eppoi, se siverificasse il caso che anche dopo tali tormenti non fosse possibile stabilire la verità di ciò cheimputavate a quell’infelice, non sareste almeno allora costretti a vergognarvi di voi stessi e a ri -conoscere finalmente quanto iniquo sia il vostro modo di procedere nei giudizi? Che se poil’imputato non potendo più resistere ai tormenti confessa crimini che in realtà non ha commessi,ditemi di grazia su chi ricade la responsabilità di un tal delitto se non su colui che, con iniquaprocedura, ha costretto il malcapitato a mentire? Ma è ben chiaro che la sua non può dirsi con-fessione, poiché egli ha detto con le labbra quello che in cuor suo era costretto a negare inquanto non rispondente a verità.1

Dovete considerare che in quegli anni l’Europa cristiana sopravviveva a stento sotto gli attacchidei Vichinghi a nord e dei mussulmani a sud. Si può dire che reggeva l’anima coi denti.Erano quelli gli anni più bui della civiltà ed è sorprendente che l’Europa cristiana sia riuscita asopravvivere.Quindi non si può non rimanere colpiti dal coraggio con cui i cristiani tentavano di affermare laloro nuova civiltà. I barbari erano i nuovi vincitori e non era “prudente” dirgli che erano degli inci -vili; ma i cristiani non avevano paura del martirio. Evidentemente c’era una nuova civiltà che voleva nascere, ma dovranno passare mille anni af-finché quelle parole di Papa Niccolò entrino nel sentire comune della nostra civiltà.

Un'altra occasione per promuovere la sua civiltà la Chiesa la ebbe quando si trovò a combatterecontro le eresie per mezzo dell’Inquisizione.Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il settarismo dei cristiani fa del Cristianesimo unvulcano di eresie; ne produceva in continuazione.

Nel XI secolo inizia a manifestarsi l’eresia dei Catari, o Albigesi, e si diffonde con rapidità so-prattutto nel sud della Francia. Avevano una visione del mondo assolutamente manichea. Dio aveva creato il mondo ma il de-monio si era impossessato di tutte le cose visibili e opprimeva le anime imprigionandole nei cor-pi. Solo lo spirito è buono mentre la materia è cattiva. L’Antico Testamento è un prodotto del de-monio e quindi Dio ha dovuto inviare in terra tre angeli: Gesù, Maria e Giovanni Battista. Il corpodi Gesù era solo apparente; non è morto e non è risorto.Il matrimonio è una istituzione del demonio perché serve a produrre altri corpi. Quindi il liberoamore è il rimedio giusto (non sappiamo cosa proponevano per evitare la gravidanza). Eranovegetariani e amavano gli animali. Predicavano l’anarchia quindi incoraggiavano a non rispetta-re le leggi, né della Chiesa né dello stato; rifiutavano il giuramento di fedeltà feudale e si oppo -nevano a tutte le iniziative della giustizia terrena.Avevano un solo sacramento, il Consolamentum. I loro “preti” erano i “perfetti” mentre il popolo erano i “credenti”. I credenti dovevano prostrarsi aterra di fronte ai perfetti e dovevano mettere a loro disposizione tutto quello che avevano.Erano totalmente amorali perché se il Consolamentum veniva dato in punto di morte tutto, maproprio tutto, gli veniva perdonato; di fatto potevano commettere impunemente qualunque delit-to. Se in punto di morte veniva dato il Consolamentum i perfetti attendevano che il credente mo-risse perché non doveva più restare in questo mondo. Se per caso si riprendeva, veniva soffo-cato oppure i perfetti si mettevano accanto al suo letto e impedivano ai familiari di dargli damangiare finché il consolato non moriva di fame. Questa pratica era chiamata Endura.

1 Mariano d’Alatri, E l’Inquisizione?, (Roma: Edizioni Paoline, Roma 1959) pag.64

Il Catarismo era un delirio che aveva portato il nichilismo cristiano ai livelli della follia criminale.Oggi, alla luce di quanto avvenne, e cioè che i Catari furono perseguitati fino al loro annienta-mento, la stupidità tutta cristiana che considera eroi tutti i perseguitati li ha trasformati in poverevittime dei cattolici, ma questa è solo un’altra manifestazione del genetico cretinismo dei cristia-ni.

Quando il Catarismo inizia a mettere in crisi la coesione della società, iniziano le violenze sia daparte dei catari sia del popolo e delle autorità secolari. Il problema era che queste autorità nonerano abituate a trattare una tale situazione e reagivano in modo incoerente in mezzo alla vio -lenza generalizzata. Inoltre, dato che agli eretici si doveva espropriare il patrimonio, chi era alpotere ne approfittava per accusare di eresia quelli che voleva derubare. In poco tempo, le re -gioni ove il Catarismo era penetrato a fondo piombarono nell’anarchia. Il Papa naturalmente vo -leva prendere l’iniziativa perché spettava alla Chiesa decidere chi fosse eretico e chi no, non alpotere secolare, non era il suo mestiere. Inoltre era divenuto indispensabile togliere la respon-sabilità di scovare gli eretici al potere secolare perché la sua brutalità e la sua corruzione eranoinaccettabili; la Chiesa non poteva collaborare con pratiche incompatibili con la carità cristiana.

Per avere un’idea di quale fosse il problema che il Papa doveva affrontare, leggiamo come ve-niva amministrata la giustizia dal comune di Assisi ai tempi di san Francesco, intorno al 1230:Invano il podestà infierisce contro i rei con i tormenti più barbari; taglia la mano ai falsi testimonie la mano destra ai manipolatori di falsi documenti e il piede ai saccheggiatori; danna al rogo gliavvelenatori e i sodomiti; ordina lo squartamento di coloro che tradirono la repubblica e sono, inpena del loro delitto, trascinati a coda di cavallo per le vie e dopo l’esecuzione appiccati a bran-delli sulle forche innalzate davanti a ognuna delle porte della città, un quarto di carne per ogniporta … ; e i ladri famosi acceca, bolla in fronte con ferro rovente, appicca sulle forche del tor-rione posto lungo la via di Spello e della strada sotto a Valecchie. Noi udiamo, in una annotazione alla Leggenda di san Bonaventura, l’urlo disperato del ladroche il giudice Ottaviano condanna innocente e si raccomanda a san Francesco per la sua sal -vezza, mentre è trascinato al supplizio atroce per ordine del podestà, Ottone. Il manigoldo si in-dugia a frugar col coltello nelle orbite del condannato e ne sguscia gli occhi che getta per terra.Gli astanti a meglio gustare la voluttà del tormento, rivoltano nella polvere coi loro bastoni queipoveri globi morti e se li additano l’un l’altro con curiosità avida e bestiale. Il popolo partecipaalle esecuzioni delle sentenze gavazza nel sangue dei giustiziati si abbevera dei loro strazi conla ferocia delle fiere che si precipitano su quelle tra di esse che cadono nella lotta, per divorarli.2

Dovete considerare che questo avveniva nella civilissima Assisi durante il fiorire della civiltà deicomuni, in una città ricca e governata da un governo cittadino, non da un feroce feudatario.Il problema era che la crudeltà e il sadismo erano diffusi tra il popolo; non erano il prodotto delgoverno arbitrario dei nobili (che forse non era così feroce).

A questo punto la Chiesa si dovette inventare un metodo e una struttura stabile per amministra-re la giustizia nei casi di eresia: l’Inquisizione.Il problema della Chiesa era di mettere in opera un cuneo che si inserisse tra l’autorità secolaree il popolo per individuare gli eretici, senza interferenze da parte del potere secolare, e convin-cerli a ritrattare. Se non ci riusciva, la Chiesa si ritirava e consegnava l’eretico al potere secola-re che ne avrebbe fatto quel che voleva. Ma questo sarebbe stato fatto solamente dopo un re-golare processo per accertare obbiettivamente se il sospettato fosse un eretico oppure no.

Ci furono vari tentativi di organizzare un tribunale dell’Inquisizione che fallirono perché invi-schiarono ancor più la Chiesa nell’anarchia e nella violenza che dominavano le comunità ove siera infiltrato il Catarismo.

2 Arnaldo Fortini, Nova Vita di san Francesco, (Milano, 1926) pag. 127

Infine nella prima metà del ‘200 Papa Gregorio IX organizzò il tribunale della Inquisizione mona-stica, così detta perché era gestita da Domenicani e Francescani (che non erano monaci mafrati). Erano questi due nuovissimi ordini mendicanti che erano nati proprio per aiutare la Chiesaa combattere le eresie.

Tutta la struttura si incentrava attorno alla figura dell’inquisitore. Doveva avere sin dall’inizio una buona preparazione culturale, religiosa e giuridica, aiutato danumerosi manuali e prontuari.L’inquisitore era totalmente indipendente da qualunque autorità sia religiosa sia secolare, ri-spondeva solamente al Papa che lo aveva incaricato. Poteva portare in giudizio tutti i battezzatitranne il Papa stesso. Veniva eletto dai ministri provinciali dei francescani e domenicani, dovevaavere almeno quarant’anni e il suo incarico era a termine ma rinnovabile. Aveva un vicario alquale poteva delegare qualche lavoro e aveva un compagno col quale confessarsi e avere assi -stenza morale.L’inquisitore era sia istruttore sia giudice, ma doveva far partecipare il vescovo a tutte le suesentenze. Doveva anche avere il consenso dei boni viri, un collegio di fino a 50 persone sceltedi volta in volta tra quelle più rappresentative della comunità: preti, professionisti, uomini di leg-ge o magistrati cittadini. Avevano un potere consultivo e dovevano ricevere tutti gli atti scritti re-lativi all’istruttoria ma senza il nome dell’inquisito per evitare favoritismi o vendette; la loro pre-stazione doveva essere gratuita.Aiutava l’inquisitore un notaio per scrivere le deposizioni, le testimonianze e le sentenze; eraaiutato da alcuni scrivani perché tutto, ma proprio tutto, doveva essere messo per iscritto e co-piato più volte per essere trasmesso a chi di dovere: inquisito, avvocati, vescovo, boni viri e Va -ticano. Ogni processo comportava un notevole lavoro.L’inquisitore aveva a disposizione i famigli che portavano le armi e lo proteggevano, consegna-vano le citazioni e arrestavano gli inquisiti se non si presentavano spontaneamente.All’inizio l’inquisitore si recava nella città ove doveva eseguire la ricerca degli eretici, presentavale sue credenziali scritte alle autorità del luogo e iniziava il suo lavoro chiedendo pubblicamentel’aiuto di tutti gli abitanti con una riunione pubblica ove si esortavano gli abitanti a collaborare.Coloro che si erano avvicinati all’eresia potevano presentarsi spontaneamente, nel giro di qual -che mese, per essere perdonati con delle pene molto semplici. Dopo questo periodo di graziainiziava il lavoro; venivano chiamati a comparire i sospetti che avevano fino a un anno per pre-sentarsi, altrimenti sarebbero stati condannati in contumacia. La detenzione era riservata ai so-spetti pericolosi. La fase istruttoria era segreta ma al momento dell’accusa l’imputato doveva ricevere tutti i docu-menti scritti e poteva chiedere un avvocato che doveva avere accesso a tutti i documenti. Que-sti poteva portare prove a favore e correggere la deposizione resa dal suo cliente. Un solo testeera considerato nullo e due erano considerati insufficienti.Il processo era pubblico alla presenza di testimoni a garanzia dell’imputato. L’imputato potevachiedere la consegna di tutti gli scritti con le deposizioni contro di lui ma poi doveva risponderea ciascuna per iscritto. L’imputato poteva far escludere i testimoni che lui reputava prevenuticontro di lui e veniva esaudito; se l’imputato insisteva a negare poteva essergli richiesto un giu-ramento formale.Si arrivava alla sentenza se c’era la confessione o se c’erano prove sufficienti. Sempre era ri-chiesto il parere del vescovo e dei boni viri.Poteva esserci l’assoluzione, la confessione o la condanna. In caso di condanna il condannato poteva appellarsi al Papa. Tutta la documentazione venivaspedita a Roma e una apposita commissione esaminava il lavoro dell’inquisitore. Se veniva tro-vato in difetto, l’inquisitore veniva condannato a pene che andavano dalla rimozione al carcerea vita.La sentenza di condanna doveva essere messa per iscritto con le motivazioni e doveva esserepronunciata pubblicamente con una cerimonia alla presenza del popolo e delle autorità secolari:l’auto de fe.

Con questa sentenza l’Inquisizione dichiarava la sua sconfitta: aveva individuato un eretico manon era riuscita a convincerlo del suo errore.A questo punto cessava l’attività dell’Inquisizione. Il condannato veniva passato all’autorità se-colare che avrebbe eseguito la sua condanna. Non c’era molto da discutere, l’imperatore Fede-rico II, lo stupor mundi, non aveva dubbi: il rogo.Comunque, anche dopo aver ceduto il condannato all’autorità secolare, l’Inquisizione non ces-sava di seguirlo nella speranza di ottenere fino all’ultimo la sua abiura, lo seguiva fino ai piedidel rogo. Se dopo la condanna l’imputato si ravvedeva l’Inquisizione doveva affrontare il potere laico e ilpopolo assetati di vendetta per riprendersi il pentito. Se l’imputato era povero la pena era unpellegrinaggio o portare un simbolo sui vestiti, Se era ricco doveva contribuire al bene comunecon una strada, un ponte, o altro. Il carcere era riservato ai più duri.Ogni inquisitore poteva mitigare o revocare le pene assegnate e lo facevano spesso. Quasi tut-te le pene furono mitigate o eliminate perché lo scopo dell’Inquisizione era di recuperare gli ere-tici, non era di ucciderli.

Nel caso della condanna al rogo l’Inquisizione voleva che il condannato fosse accompagnato alrogo da alcune confraternite che impedivano al popolo di infierire sul disgraziato e ce ne era ungran bisogno. All’uscita dal carcere si frapponevano tra il condannato e la folla per portarlo inco-lume fino al luogo del supplizio.Per capire quanto ce ne fosse bisogno leggiamo uno storico del medioevo che descrive la pro-cessione che accompagnava i condannati dei tribunali laici alla loro esecuzione:Per lo più erano anche portati sul luogo dove avevano commesso il loro delitto, a torso nudo, edil carnefice, durante il lungo e doloroso percorso, tagliava loro le mani, le orecchie, la lingua, ilnaso, cavava loro gli occhi o strappava a brandelli con tenaglie roventi la carne dal petto, dallebraccia, dalle cosce versando poi nelle piaghe cucchiaiate di olio bollente, resina infiammata,zolfo fuso. Tutto ciò perché si riteneva equo che il condannato assaporasse sì fatta agonia intutta la sua atrocità onde soddisfare pienamente la vendetta dell’odio privato e della legge.3

Queste poche righe, comunque, non rendono giustizia allo sforzo della Chiesa, la situazione eramolto peggiore, tanto che non è possibile descriverla in poche righe.L’Inquisizione monastica è un’altra testimonianza di questa nuova civiltà che voleva nascere maveniva sistematicamente soffocata da un mondo ostile ossessionato dalla morte e dal sangue.L’inquisizione fu un capolavoro di equilibrio e di giustizia che resterà ineguagliato per molti se-coli. Oggi, sapendo quanto è stato faticoso per la nostra civiltà arrivare a una gestione della giu-stizia che si possa definire civile, siamo stupiti di come la Chiesa abbia escogitato un metodo euna struttura così equilibrata e complessa in un mondo tormentato dal fanatismo religioso e dal -la sete di sangue.

E’ un triste fatto che il mondo non comprese lo sforzo della Chiesa e quindi la osteggiò in tutti imodi. Raccontiamo brevemente questa storia.

Sin dagli inizi la Chiesa non riuscì a selezionare uomini che avessero compreso la lettera e lospirito di questo nuovo modo di amministrare la giustizia.In Germania inizia con l’inquisitore Corrado di Marburgo che continuò con i metodi brutali deiprocessi secolari provocando le proteste dei vescovi che chiesero la sua rimozione; ma non cene fu bisogno perché fu assassinato dai Catari.In Francia inizia con Roberto il Bulgaro che era stato lui stesso un cataro ma si era poi ravvedu -to ed era passato alla Chiesa diventando un frate domenicano. Anche lui proseguì con i metodibrutali dei processi secolari. I vescovi protestarono, Roberto fu messo sotto processo dal Papae condannato al carcere a vita.

3 C.Reviglio della Veneria, L’Inquisizione Medioevale e il processo inquisitorio, (Torino, 1951) pag.128

In Francia, a Tolosa e a Vienne il Papa cercò di addolcire l’impatto associando un frate france-scano ma la reazione violenta dei Catari nel 1242 arrivò ad assassinare gli inquisitori con tutto illoro seguito. I vescovi francesi chiedono di prendere nelle loro mani la lotta contro l’eresia.Anche in Italia le violenze contro gli inquisitori da parte degli eretici rendono difficile l’eserciziodel loro lavoro. Nel 1249 gli eretici di Orvieto picchiano a sangue l’inquisitore mettendolo fuoricombattimento.L’imperatore Federico II chiede a Gregorio IX di essere più severo ma lui stesso più di una voltasi schiera dalla parte degli eretici. Era successo che in Italia la lotta tra guelfi a ghibellini avevadato agli eretici delle zone franche nei comuni ghibellini ove l’Inquisizione non poteva entrare.Gregorio IX, scoraggiato sospende l’attività dell’Inquisizione.Innocenzo IV, riprende l’iniziativa riuscendo finalmente a mettere in funzione la macchinadell’Inquisizione.Per motivi che non conosciamo concede l’uso della tortura nei processi. Forse lo fece per ce-dere alle insistenze delle autorità laiche che la usavano correntemente, infatti la tortura rimasein uso in Europa per altri quattro secoli nei tribunali secolari, fino al ‘700 e oggi è ancora in usoin qualche parte del nostro pianeta.Comunque, gli inquisitori la usarono pochissimo perché tutto doveva essere messo per iscritto eloro non gradivano essere associati a una pratica che giudicavano stupida e contraria allo spiri -to cristiano. A Tolosa tra il 1309 e il 1323 furono celebrati 636 processi e solo in 1 fu usata latortura.Col volgere del secolo, agli inizi del ‘300 l’eresia dei Catari si stava spengendo e questo fu do-vuto solo in minima parte al lavoro dell’Inquisizione perché era così garantista per quei tempiche non ebbe un grande impatto. I motivi della scomparsa del Catarismo sono dovuti principal-mente alla sua follia nichilista e criminale che finì per alienargli le simpatie del popolo, inoltremolto utili furono gli ordini mendicanti, Francescano e Domenicano, che andavano in mezzo alpopolo e lo convincevano della follia del catarismo. L’Inquisizione fu molto utile nel senso chediede ai fedeli la sicurezza che la Chiesa stava con loro, aveva preso l’iniziativa e li avrebbeaiutati contro le violenze dei Catari.

Continuiamo brevemente questa storia per evidenziare ai nostri lettori che la storia che ci è sta-ta raccontata è stata sostanzialmente falsificata nell’800, assieme alle invenzioni della cintura dicastità e dello ius primae noctis, ad opera della Massoneria spinta dall’odio ideologico contro laChiesa che ci ha rappresentato un medioevo da non credere. Nei secoli successivi si succedono molte nuove eresie che hanno tutte in comune con il catari-smo un nichilismo portato a livelli impossibili da tollerare.Valdesi, spirituali, fraticelli, beghini, bizzocchi, stregoni, maghi, flagellanti, wyclifiti, hussiti, lollar-di. Tutte queste eresie mettono alla prova la società del basso medioevo Per quanto riguarda l’Inquisizione possiamo affermare che anche lei finì con i Catari perchéd’ora in poi, o la sua organizzazione fu stravolta oppure la sua gestione fu presa in mano, inmolti paesi. dal potere secolare e quindi non si può più parlare di tribunali dell’Inquisizione. Que-sti tribunali rispondevano al re che non aveva alcuna intenzione di rispettare le regole stabilitedai papi che avevano creato questa istituzione.In tutto questo tempo l’opera della Chiesa si distingue per la sua irrilevanza.

Particolarmente famosa è stata l’Inquisizione spagnola che di fatto o di diritto fu diretta in Spa-gna dal re per mezzo di ecclesiastici nominati da lui e che rispondevano solo a lui, nonostantele proteste del Vaticano. Famosissimo Fra Tommaso Torquemada, un domenicano confessoredei re Isabella e Ferdinando che loro misero a capo dell’Inquisizione per 15 anni; mandò al rogo2000 persone. Una scheggia impazzita.A onor del vero va detto che non tutta la Chiesa di Spagna collaborò con questa assurdità o ri -mase a guardare. Si distinse il vescovo di Grenada, Talavera, che prese le difese dei moriscos,fu accusato di eresia ma fu salvato dal Vaticano. In tutto, nei 350 anni di esistenza è stato sti -mato che questa Inquisizione mandò al rogo dalle 10 alle 15 mila persone. Si distinse questa In-quisizione nelle colonie americane perché mise sotto processo il papa stesso.

Per sua fortuna Sisto V era morto da poco.

Questa nuova civiltà che voleva nascere fu soffocata nei paesi cattolici, ma non si fermerà,prenderà altre strade che passeranno per i paesi anglosassoni e protestanti, ma non sarebbegiusto non ricordare il tentativo di quei papi che abbiamo menzionato:“L’Inquisizione è una pagina della Storia della Chiesa; ma essa costituisce, forse, addirittura uncapitolo nella storia della civiltà occidentale. Essa è il prodotto di un dato momento della civiliz-zazione europea, alla quale ha resi degli innegabili servigi.”4

La vita umana

Gli spettacoli di gladiatori iniziarono come una forma particolarmente crudele di condanna amorte: “ad gladium”. Essendo gente pratica i romani pensarono che, dato che alcuni criminalivenivano condannati a morte e quindi dovevano morire, sarebbe stata una buona idea divertirsia vederli battersi tra di loro nel disperato tentativo di sopravvivere un giorno in più. Così si sa -rebbe unito l’utile al dilettevole.Sembra che il primo spettacolo organizzato si tenne nel 264 AC a Roma. Col tempo questi spettacoli divennero sempre più elaborati e sofisticati perché attiravano comeun magnete folle di plebei e di matrone romane affascinate dal sangue. Il “popolo” pretendevasempre più spettacoli e sempre più sanguinosi. Furono anche introdotti spettacoli di combatti-menti contro animali esotici portati appositamente dall’Africa: il popolo voleva sangue.Il fenomeno più preoccupante fu che molti cittadini liberi volevano partecipare a questi giochiper mostrare il loro valore o per il piacere di combattere, conquistati dal fascino morboso delsangue e della morte.

A questo punto gli spettacoli divennero sempre meno cruenti e più “sportivi”, ma il rischio di es-sere uccisi c’era sempre.All’apice della loro popolarità i morti erano sempre di meno perché un gladiatore costava caro ese moriva l’impresario doveva essere risarcito del suo futuro mancato guadagno. I gladiatori erano, oltre ai soliti condannati a morte, anche uomini liberi e schiavi addestrati peranni in apposite scuole e quindi la loro vita costava cara. Il sangue versato dai gladiatori era og-getto di particolari traffici; veniva venduto come un ricostituente o afrodisiaco.I politici in cerca di fama e di popolarità spendevano cifre sempre più esagerate per farsi propa-ganda offrendo questi spettacoli gratuiti alla plebe, con un grave danno alle casse dello statoperché poi si sarebbero rifatti sui soldi incassati dalle tasse. Molto spesso era lo stato stessoche prendeva l’iniziativa e pagava per questi giochi in occasione di feste ricorrenti. Il problemaera che più giochi venivano messi in scena e più il popolo ne voleva.Questo fenomeno di “dipendenza” del popolo dai giochi era limitato alla parte occidentaledell’impero, nella parte orientale il popolo amava le corse dei cavalli e le rappresentazioni tea-trali.Con la diffusione del Cristianesimo inizia un movimento di rifiuto degli spettacoli gladiatori.All’inizio del terzo secolo lo scrittore cristiano Tertulliano definisce questi giochi un “assassinio,guardarli è spiritualmente e moralmente dannoso, il gladiatore è lo strumento del sacrificio uma-no pagano”. Nel quarto secolo, dopo la sua conversione al Cristianesimo, l’imperatore Costantino proibiscegli spettacoli gladiatori: “quindi ordiniamo che non ci siano più combattimenti gladiatori. Quelliche sono stati condannati a fare i gladiatori andranno a lavorare nelle miniere. Così pagheran-no per i loro delitti senza dover spargere il loro sangue”. Ma dovette rimangiarsi la sua parolaperché non riuscì a spegnere la sete di sangue del popolo.

4 Mariano d’Alatri, E l’Inquisizione?, (Roma: Edizioni Paoline, Roma 1959) pag.8

I giochi continuarono ma i cristiani non si scoraggiarono e, mentre la civiltà romana si stavaspengendo, riuscirono lentamente a soffocare il cieco fanatismo con cui il popolo bramava que-sto sangue. Nel 399 vengono chiuse le scuole di gladiatori a RomaNel 439 si tiene l’ultimo spettacolo gladiatorio a Roma.Alla fine l’insistenza dei cristiani e il crollo della civiltà greco-romana misero fine a questo feno-meno.

La mutilazione rituale dei neonati maschi erano un obbligo per gli ebrei: la circoncisione. Su questo la Bibbia non lascia dubbi; tutti i neonati maschi nella famiglia di un ebreo, anchequelli dei suoi servi o schiavi, devono essere circoncisi. Con il Cristianesimo si diffonde l’idea che il nostro corpo ci è stato dato dal Signore e noi nedobbiamo avere cura. San Paolo è chiarissimo nella sua condanna della circoncisione.Con la diffusione del Cristianesimo, nei paesi cristiani cessano queste mutilazioni tranne che tragli ebrei che non hanno mai cessato questa pratica.Oggi la scristianizzazione e il “progressismo” dei paesi occidentali ha fatto diventare la circonci-sione un fenomeno di massa a causa degli immigrati di origina mussulmana. Inizialmente lacosa è stata accettata perché si vuole “rispettare la cultura” di questa gente ma poi si è arrivatial punto ove alcune regioni italiane pagano l’operazione con il nostro servizio sanitario.Il dramma è che la circoncisione si sta allargando anche a quella femminile che per fortuna èancora illegale, ma per quanto? E’ stato stimato in decine di migliaia il numero di bambine euro-pee che sono state mutilate, nella totale indifferenza della opinione pubblica, in particolar mododelle femministe europee.Il problema è che i mussulmani non hanno alcuna intenzione di uniformarsi all’etica dei cristianie questo fenomeno è divenuto endemico in tutte le comunità mussulmane d’Europa grazie alla“tolleranza” degli europei.

Il suicidio non era considerato un crimine nella cultura classica . Anzi in certi casi l’etica corren-te lo considerava una scelta onorevole e coraggiosa perché evitava l’umiliazione di una sconfit-ta intollerabile.Il Cristianesimo condanna inequivocabilmente il suicidio perché la vita ci è stata data da Dio enoi dobbiamo fare di tutto per conservarla.Fino ad oggi in tutte le civiltà cristiane il suicidio è stato osteggiato e condannato; si fa di tuttoper evitarlo. Oggi però si presenta un problema nuovo che è dato dalla permanenza in vita di persone mala-te che desiderano mettere fine a una vita che non vogliono più vivere.L’opinione pubblica si è divisa se accettare pratiche di “suicidio assistito”.Noi dobbiamo puntualizzare che questo non è paragonabile a quanto avveniva duemila anni fa.Oggi viviamo un problema tutto nuovo provocato dalla capacità della medicina di mantenere invita persone che anni fa sarebbero morte. Noi pensiamo che sia necessario formulare nuovedefinizioni di suicidio senza compromettere il rispetto della vita umana. Una cosa non facile.

L’ospedale non esisteva nella civiltà classica . Chi si ammalava se ne restava a casa sua echiamava un medico, se se lo poteva permettere. Questo edificio dedicato alla cura dei malatinasce col Cristianesimo e in particolare con la civiltà dei comuni durante il medio evo. Il suo fun-zionamento era finanziato solo in parte dai malati mentre per il resto ci si affidava alla carità Cri-stiana cioè a donazioni fatte da chi se lo poteva permettere e al lavoro di tanti “volontari” chedavano il loro lavoro per l’amor di Dio, senza una retribuzione.Anche questo personaggio, il volontario, nasce col Cristianesimo. Nasce il desiderio ma si po-trebbe anche definire il bisogno di dare un significato alla propria vita contribuendo al benesserecomune, della comunità, e in particolare ai più bisognosi.

I monaci occidentali, i primi europei

Abbiamo parlato del monachesimo nel capitolo precedente e lo abbiamo definito la più compiu-ta realizzazione del nichilismo cristiano.Ora però dobbiamo esaminare un fenomeno che produrrà un monachesimo così diverso che di -venterà la molla che farà nascere l’idea di Europa e l’inizio della Civiltà Occidentale.Il monachesimo nasce nella parte orientale dell’impero e si espande irresistibilmente nella parteoccidentale nel quarto e quinto secolo.In particolare il monachesimo irlandese si rese famoso per le sue pratiche ascetiche intese a“mortificare la carne” e per le pratiche di espiazione dei peccati, quindi un monachesimo intrisodi nichilismo e a volte ai limiti del delirio.Nel sesto secolo entra in scena in Italia San Benedetto. Nato a Norcia, appena dopo la finedell’impero d’occidente, fonda un suo movimento monastico con una Regola tutta originale cheesclude le pratiche ascetiche manifestamente masochiste mentre mette l’enfasi sulla costruzio-ne di una comunità di monaci che possa raccogliere i pezzi della civiltà appena scomparsa.Ora et labora, prega e lavora, è il più famoso dei suoi precetti.Non basta pregare, si deve lavorare perché c’è una civiltà da ricostruire. La sua Regola stabilisce: “L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavo-ro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio”. E fornisce quindi un dettagliato calendario per ciascun periodo dell’anno per fissare questo ob-bligo.San Benedetto ci dà un monachesimo estremamente originale che prende le distanze dalle al-tre forme di monachesimo per il suo carattere moderato, saggio e discreto, ma soprattutto, privodel nichilismo proprio del monachesimo originario. Anche i suoi monaci dovevano fare voto dipovertà, castità e obbedienza, ma poi la loro vita sarebbe stata dedicata al progresso, materia-le, spirituale e culturale del popolo che gli veniva affidato.

Nell’816 l’imperatore Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, fa adottare da una assemblea diabati la regola di San Benedetto come l’unica regola valida nel Sacro Romano Impero.Da allora tutte le abbazie dell’impero, maschili e femminili, diventano benedettine e intorno adesse l’Europa comincia a ricostruire un nuovo assetto dopo il crollo dell’impero romano. Alleloro mura, che garantiscono ospitalità e riparo in un mondo pericoloso e ostile, fanno capo sem-pre più spesso le strade percorse da pellegrini. Si cancellano gli antichi percorsi per sostituirlicon nuovi e più sicuri tracciati, che portano da un monastero all’altro e lungo i quali rifioriscono icommerci, gli insediamenti urbani, le aree coltivate.Tutto l’Impero Romano d’Occidente si era sgretolato ed era iniziato un movimento di polverizza-zione dei popoli in tanti piccoli gruppi stanziati sul proprio territorio, in costante conflitto tra diloro. In un continente ormai frammentato in diverse etnie, lingue, legislazioni, culture reciprocamenteostili, l’unificante regola benedettina, il latino parlato da tutti i monaci, la stabilità secolare di tuttii monasteri, forniscono l’unico e il più visibile segno di unità.Lentamente e con ostinazione i monaci coprono l’Europa occidentale con una rete di monasteriche sono la punta di lancia di una nuova civiltà che si sta aprendo a fatica la strada tra le rovinedell’impero più famoso della storia. A loro fanno capo i lavori di dissodamento e di bonifica, cherecuperano all’agricoltura vaste aree di terreno inselvatichito da secoli di abbandono. Nel mona-stero gli strumenti di lavoro vengono sempre migliorati: si passa per esempio dall’aratro di legnoa quello di ferro, vengono utilizzate invenzioni meccaniche come i mulini a vento e ad acqua perrendere il lavoro più efficace e meno faticoso.

Questi monaci vengono da tutti i paesi dell’Europa Occidentale ma parlano tutti la stessa lingua,il latino. Pur appartenendo a popoli diversi lavorano e viaggiano attraverso l’Europa tenuti assie-me dalla loro fede. Dal Portogallo alla Polonia, dalla Scozia alla Sicilia i loro monasteri servono

tutti i popoli d’Europa allo stesso modo, ricevono i pellegrini, fanno assistenza a tutti, organizza-no il lavoro dei campi e delle bonifiche mentre la violenza domina incontrastata fuori dai loromonasteri.Sono l’unico rifugio e speranza per il popolo contadino che è alla mercé dei tanti tiranni, banditi,delinquenti che tormentano le loro vite.Il popolo contadino era attaccato a questi monaci e, anche se era costretto a combattere controtutti i popoli confinanti perché non esisteva più alcun punto di riferimento unificante, attraverso imonaci questo popolo si rende conto di appartenere assieme ai propri vicini a una nuova civiltàche non aveva ancora un nome. I monaci hanno trasmesso a tutti un’idea: l’idea di Europa.

Questi monaci sono i primi europei.

L’idea di Europa non esisteva nella cultura romana, Europa era solo il nome di una delle tantedee pagane. Nei documenti scritti da questi monaci appare per la prima volta il nome Europaper identificare l’area geografica ove loro operavano.Questa idea non riuscì a spingere i popoli a costruire un’entità politica che li rimettesse assiemecome aveva fatto l’impero romano ma d’ora in poi, anche se gli europei daranno sempre il me-glio di se a combattere tra di loro, avranno tutti la coscienza di essere Europei. Che famiglia disgraziata!

Altrettanto importante il contributo che questi monaci danno alla nostra civiltà salvando dalla di-struzione tanti libri prodotti dagli scrittori classici.Dobbiamo a loro se il ricordo della civiltà classica non è stata cancellata dalla storia.In tutti i monasteri c’è una libreria che contiene non solo i libri sacri ma anche tanti libri prodottiprima del Cristianesimo. Oltre alla libreria c’è uno scriptorium un luogo ove alcuni monaci dedi-cano la loro vita a copiare gli antichi manoscritti su codici fatti di pergamena.La pergamena è ricavata dalla pelle di capre e pecore e può diventare un supporto per la scrit-tura solo dopo un’elaborata lavorazione. Era molto cara. Il papiro non arrivava più in Europa a causa della conquista mussulmana dell’Egitto che avevatagliato questa fornitura. Quindi questi monaci dovevano spendere una fortuna per ricopiare itesti antichi.Tutto quello che noi sappiamo della civiltà classica, a parte quello che si può saperedall’archeologia, lo dobbiamo a questi monaci sconosciuti che hanno dedicato la loro vita e leloro risorse finanziarie a salvare questa civiltà dall’oblio.

Alla luce di quanto illustrato in questo nostro lavoro si direbbe che San Benedetto abbia ignora -to il Gesù apocalittico e nichilista per adottare il Cristianesimo di San Paolo. Oggi si fa fatica a capire perché un individuo che si voleva dedicare al progresso della propriacomunità doveva fare voto di castità, povertà e obbedienza. Si fa anche fatica a capire perché abbiano dedicato tanto lavoro e tanti soldi per salvaredall’oblio la civiltà che avevano appena distrutto.Evidentemente era diffusa nel popolo la volontà di non sprofondare ulteriormente nella deca-denza e una nuova civiltà voleva nascere. Questa spinta doveva usare le modalità consentitedalla forza dominante in quel momento: il Cristianesimo.

V - Gesù, era Cristiano ?

In questo capitolo usciamo brevemente dalla narrazione di questo nostro lavoro per porci unadomanda e per vedere se sia possibile darle una risposta.

Quanto esamineremo in questo capitolo esula dal filo logico del nostro lavoro. Abbiamo decisodi dedicare qualche pagina a questo argomento perché siamo sicuri che molti nostri lettori si po-trebbero porre questa domanda.Questa infatti è una domanda assolutamente legittima e scaturisce logicamente da quanto ab-biamo esposto nei capitoli precedenti: Gesù intendeva iniziare una nuova religione ?

Esaminiamo la questione.Dopo centinaia di anni di Cristianesimo era dato per scontato che questa religione era stata fon-data da Gesù di Nazareth, ma dopo l’Illuminismo molti studiosi hanno iniziato un’analisi criticadelle Sacre Scritture per tentare di scoprire chi è stato l’uomo Gesù; chi era l’uomo che ha crea-to il Cristianesimo. Questa ricerca non è stata esclusiva di laici agnostici o atei, molti uomini difede hanno partecipato a questi studi perché la fede Cristiana, definita nel credo di Nicea, stabi-lisce chiaramente che Gesù era uomo e dio allo stesso tempo. Quindi tanto per uno storico lai -co quanto per un uomo di fede c’era un uomo da scoprire e da capire. Questa ricerca dell’uomoGesù ha messo in crisi le certezze che i Cristiani avevano dei testi sacri, che comunque eranogià entrate in crisi con lo scisma Protestante. Da allora gli studiosi hanno prodotto tante doman-de alle quali non siamo sicuri si possa rispondere.

Una piccola parentesi: tralasciamo l’argomento se Gesù sia esistito o meno perché è una do-manda talmente sciocca che non vale la pena di essere trattata.

La domanda alla quale vogliamo rispondere è essenzialmente posta in questi termini: Gesù vo-leva far partire un’altra religione distinta dall’ebraismo o voleva essere un radicale riformatoredell’ebraismo. In altri termini: se non fosse stato ucciso, sarebbe divenuto una specie di MartinLutero dell’ebraismo? O sarebbe stato il primo Papa di questa nuova religione ?

Un uomo di fede non mi seguirebbe oltre a queste domande perché secondo la fede Gesù nonfu ucciso per iniziativa del Sinedrio ma fu inviato sulla terra dal Padre per redimere l’umanità dalpeccato originale con la sua morte. La sua risposta sarebbe inequivocabile: Gesù non era unMartin Lutero, e non poteva diventare Papa perché doveva morire e poi risorgere per tornare alPadre.

Ma uno storico non può non porsi questa domanda.

Se andiamo nel dettaglio la questione si riduce a chiedersi se la scelta di San Paolo di usciredall’ebraismo e predicare ai gentili era stata già decisa da Gesù oppure fu una sua iniziativa.Una sua iniziativa che Gesù non avrebbe condiviso.

Non è facile rispondere a questa domanda perché i Vangeli sono stati scritti molti anni dopoSan Paolo quando il Cristianesimo si era già orientato verso la scissione dall’ebraismo ed eradivenuto una religione a se stante.Questo vuol dire che è difficile stabilire se gli evangelisti abbiano inserito l’idea che il Vangelodoveva essere predicato a tutto il mondo perché era un’idea originata dallo stesso Gesù o peradeguarsi a San Paolo.

Abbiamo visto che assieme al Cristianesimo di San Paolo si era sviluppata una setta di ebreiCristiani, gli Ebioniti. Questi credevano che Gesù era un uomo come tutti gli altri. Era comunqueun grande profeta e maestro di vita che aveva interpretato correttamente la Bibbia e aveva sco-perto il vero senso della Legge. Questi Ebioniti, essendo ebrei, avevano mantenuto il dovere diosservare le “opere della legge” definite nella Bibbia, tranne i sacrifici nel Tempio di Gerusalem-me. Noi abbiamo già illustrato la nostra tesi che anche Gesù era contrario a questi sacrifici equindi sembrerebbe avvicinarsi al personaggio del riformatore dell’ebraismo cioè agli Ebioniti.Quanto fossero forti questi Ebioniti non lo sappiamo perché i Cristiani proto-ortodossi hannocancellato tutte le altre forme di Cristianesimo che furono partorite nell’impero, ma se conside-riamo quanto San Paolo e, dopo di lui, quanti altri scrittori Cristiani proto-ortodossi si sono senti -ti in dovere di combattere le tesi degli Ebioniti, potremmo concludere che ebbero un peso im-portante fino al terzo secolo. C’erano quindi un numero rilevante di ebrei e anche di gentili cheaderivano all’ebraismo ma all’interno di una “setta Cristiana”. Tutta gente che riteneva che Gesùera un riformatore dell’ebraismo e non era il fondatore di una nuova religione. Ai gentili che vo-levano diventare Ebioniti era richiesta la conversione all’ebraismo, compresa la circoncisioneper i maschi.

Esaminiamo ora i Vangeli.Abbiamo visto che Gesù era un profeta apocalittico, predicava la fine di questo mondo con suc-cessiva nascita del Regno di Dio. La fine di questo mondo sarebbe stato un evento così radica-le che avrebbe sconvolto la vita di tutta l’umanità; è difficile immaginare una apocalisse dram-matica come quella descritta nei Vangeli che avrebbe coinvolto solo gli ebrei. Ci sembra eviden-te che la sua visione riguardava tutta l’umanità e quindi il suo messaggio non poteva essereconfinato nella società ebraica. Questo comunque non escluderebbe un Gesù Ebionita.

Sempre per un Gesù Ebionita, dobbiamo notare che solamente una volta in tutto il suo ministe -ro si rivolge a un non ebreo e questa sembrerebbe una osservazione risolutiva. Solo una volta nei Vangeli Gesù ha un contatto con un centurione romano per guarire suo figlioma non per una sua iniziativa, è il centurione che lo manda a chiamare. Se il Vangelo doveva essere predicato a tutta l’umanità, perché non ha iniziato lui?A questa osservazione si potrebbe obbiettare che in Israele, a quei tempi, sarebbe stato estre-mamente sconveniente per un rabbi rivolgersi a un gentile. Si potrebbe quindi supporre cheGesù era già troppo impegnato a vincere le resistenze degli ebrei e potrebbe aver pensato chenon poteva aggiungere anche questo problema alle sue difficoltà. Anche qui ci troviamo di fronte a un dilemma.Sempre per appoggiare la tesi del Gesù Ebionita, dobbiamo notare che nel Regno di Dio i suoidodici Apostoli sarebbero stati messi a giudicare le dodici tribù di Israele. Questo è un argomen-to molto importante perché ha consentito al Sinedrio di farlo condannare a morte.Noi dobbiamo notare che Gesù non aveva previsto alcun apostolo per i gentili nel Regno di Dio.Questo renderebbe impossibile la tesi del Gesù Cristiano.

Dall’altro lato, se esaminiamo i Vangeli e vediamo fino a che punto Gesù intendeva riformarel’ebraismo potremmo avere una risposta risolutiva, verso la nuova religione, perché le sue ideeerano così diverse da quelle della Bibbia riguardo al matrimonio, il lavoro del sabato, i cibi proi-biti, l’ipocrisia dei Farisei e il loro formalismo che farebbe pensare che Gesù intendeva fondareuna nuova religione. Questo argomento sarebbe confermato dalla reazione degli ebrei ortodos-si: Farisei e Sadducei. Se hanno fatto tutto quello che era in loro potere per ucciderlo evidente-mente loro erano sicuri che la religione di Gesù era incompatibile con la loro, e loro l’ebraismolo conoscevano bene.Questa tesi si rafforza ulteriormente se confrontiamo la Bibbia a fronte della visione apocalitticadi Gesù ove i primi sarebbero stati gli ultimi e viceversa. Se consideriamo che gli Eletti al Regnodi Dio sarebbero stati i perdenti della vita, questa idea è assolutamente contraria alla vera es-senza dell’ebraismo. Nella Bibbia gli ebrei erano il popolo eletto del Signore che li avrebbe por-tati nella terra promessa e li avrebbe fatti trionfare su tutti i loro nemici. La Bibbia non è un do-

cumento pacifista, al contrario, si esalta la forza di Israele e la guerra è lo strumento per la suaaffermazione. La visione apocalittica di Gesù è l’opposto della lettera e della spirito della Bibbia.

Se invece consideriamo le differenze tra Gesù e San Paolo verremmo portati alla tesi opposta.San Paolo è stato l’artefice della conversione del Cristianesimo a nuova religione. Perché gliApostoli non hanno iniziato così subito dopo la morte di Gesù? Perché è dovuto intervenire SanPaolo che comunque non è riuscito a convincere tutti i discepoli? Infatti sono rimasti gli Ebioniti.Questo farebbe pensare che Gesù era un riformatore e non un fondatore.Inoltre come spiegare le differenze tra San Paolo e i Vangeli?Nei Vangeli l’elemento fondamentale che qualifica gli eletti per il Regno di Dio è essere dei per-denti: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. Questa espressione non è mai citata nelle let-tere di San Paolo, i suoi eletti lo sono per mezzo della fede in Gesù e di una stretta osservanzadella sua etica. Gli eletti di San Paolo sono molto diversi da quelli dei Vangeli.Se Gesù intendeva fondare un Cristianesimo perché il suo Cristianesimo è così diverso daquello di San Paolo? Perché San Paolo non ha sentito il bisogno di uniformarsi al Cristianesimoche sarà poi definito nei Vangeli ? Forse i Vangeli non hanno esposto la vera intenzione diGesù? Forse San Paolo voleva promuovere una religione diversa dall’ebraismo a prescinderedalle reali intenzioni di Gesù?

A questo punto sospettiamo di aver creato una gran confusione nella mente del nostro lettore,ma questo non lo deve preoccupare: anche noi siamo molto confusi.

Se ci possiamo azzardare a esprimere la nostra opinione dovremmo deluderlo. Noi pensiamo che non sia possibile dare una risposta esauriente in merito a questa questione.Quello che sappiamo di Gesù di Nazareth non è sufficiente per dare una risposta definitiva.

Comunque la domanda che ci siamo posti in questo capitolo è legittima, non è stravagante enon è provocata dal desiderio di sembrare originali.Se esaminiamo Gesù di Nazareth per una ricerca storica, dobbiamo rassegnarci e accettare ilfatto che non possiamo sapere tutto perché le nostre fonti non ce lo dicono. Chi ha fede può continuare senza problemi, gli storici devono mettersi l’anima in pace.

Ora possiamo proseguire nella tesi di questo nostro lavoro.

VI - Lo scontro di due culture

Nei prossimi capitoli esamineremo come il Cristianesimo si sia affermato nell’Impero e comeabbia contribuito al suo annientamento.

Entriamo ora nel vivo dell’intuizione che ci ha motivato a scrivere questo documento, ma primadi iniziare vogliamo descrivere brevemente questa nostra intuizione, anche se in modo non pre-ciso, per anticipare al lettore cosa andrà a leggere e il filo logico che seguiremo.

Come il Cristianesimo ha contribuito alla distruzione della civiltà greco-romana, così ilsocialismo ci sta portando all’annientamento della Civiltà Occidentale.

La parte centrale della nostra tesi è che in entrambi i casi il nichilismo è stato l’elemento princi-pale delle forze che hanno spinto queste civiltà a distruggersi. Nel primo caso è stato il nichilismo del Cristianesimo nel secondo il nichilismo socialista o, forsemeglio, cristiano-socialista.

La fine dell’Impero Romano è un argomento estremamente complesso che richiede studi appro-fonditi ed estesi ma a noi qui interessa solamente esaminare come il Cristianesimo, con il suonichilismo, abbia contribuito alla distruzione dell’Impero. Quando lo storico inglese Gibbonespresse l’opinione che il Cristianesimo era in parte responsabile del declino e della finedell’Impero diede inizio a un dibattito che dopo due secoli continua ad appassionare gli storici. Con molta probabilità questo dibattito andrà avanti per molti anni ancora; qui noi daremo un no-stro contributo.

Innanzi tutto dobbiamo avvertire il lettore che tutti i documenti relativi all’antica Roma che sonoin nostro possesso, sono stati copiati da monaci amanuensi nei monasteri medievali; noi nonabbiamo alcuna copia originale dei documenti dell’antichità. Questo implica che non sempre sipuò prestare fede a quello che leggiamo, se l’argomento è il Cristianesimo, perché è probabileche questi monaci sconosciuti abbiano “ritoccato” il testo là dove non era consono alla lorofede. Negli ultimi anni gli studiosi di testi antichi hanno dibattuto la credibilità di queste opere;noi vi presentiamo i testi che sono ritenuti credibili dalla maggioranza degli studiosi.Inoltre il lettore deve sapere che la letteratura pagana che si oppone alla penetrazione del Cri -stianesimo è molto più abbondante di quel poco che è giunto fino a noi per il semplice fatto chei monaci non hanno ritenuto doveroso trasmetterla ai posteri. Quel poco che abbiamo lo sappia-mo solamente perché era contenuto in opere cristiane che polemizzavano con questi pagani. Sitratta ovviamente di frammenti, di brevi citazioni che però ci fanno sapere che gli intellettuali pa-gani non sono stati con le mani in mano e si sono attivamente prodigati in un’abbondante mes-se di lavori che intendevano contrastare questa “superstizione malvagia”; ma fu tutto inutile.

Iniziamo illustrando il metodo che vogliamo impiegare per esaminare questa questione.Quando si parla dell’annientamento dell’impero romano si devono distinguere le varie entità chesono state distrutte.Innanzi tutto l’entità politico-amministrativa, poi la civiltà come insieme di conoscenze scientifi-che, culturali, filosofiche, artistiche e altro, poi le realtà fisiche che erano state costruite comeedifici, strade, acquedotti e altro. Questa distinzione è indispensabile perché queste entità non furono distrutte tutte assieme, nonper le stesse cause e non da un unico “distruttore”. Inoltre, per complicare ulteriormente la no-stra analisi, questa tragedia si è sviluppata in modi diversi e in tempi diversi tra le due metàdell’Impero, Orientale e Occidentale.

Tutto questo lo faremo con un metodo un po’ originale; abbiamo deciso di iniziare dalla fine.Esamineremo tre autori, un pagano e due cristiani, che vissero verso la fine dell’impero. Vedre-mo perché e in quale modo si confrontarono e si scontrarono.

L’Ultimo Romano

Siamo nel 1494 nel monastero di Bobbio, sull’Appennino emiliano. Uno studioso italiano, Gior-gio Galbiati, scopre per caso un manoscritto in latino che passerà alla storia perché è l’ultimaopera della letteratura latina che sia giunta fino a noi. Dopo questa opera più nulla. La fine. Ilbuio.L’opera è giunta a noi incompleta, ne manca la parte finale anche se cinquant’anni fa una stu-diosa italiana ha trovato, nella Biblioteca Nazionale di Torino, altri frammenti di pagine diquest’opera. Forse è per questo che non conosciamo il titolo datogli dal suo autore. Gli studiosi l’anno intitolata: Il Ritorno.

L’autore è un certo Claudio Rutilio Namaziano e fino alla scoperta del suo libro era sconosciutoagli storici. Tutto quello che sappiamo di lui lo sappiamo da quanto lui ci dice di se stesso inquesta sua opera.Rutilio non era romano. Era nato nel sud della Gallia sul finire del IV secolo, probabilmente vici -no all’odierna Tolosa ove la sua famiglia aveva grandi proprietà. La sua etnia era quindi Gallo-Celtica ma era stato così conquistato dalla “romanità” che lui si considerava un romano e dedi-cò la sua vita a servire con incarichi pubblici la civiltà romana che lui amava. Il padre, diventato governatore della Tuscia, lo porta con se in Toscana. Da qui Rutilio va aRoma per partecipare al governo della città e fa una brillante carriera fino a diventare praefec-tus Urbi, una delle massime cariche dell’Impero.

Ora per comprendere la nostra storia dobbiamo fare un breve resoconto degli avvenimenti diquel periodo.Rutilio nasce, probabilmente, sotto il regno dell’imperatore Teodosio, uno spagnolo. Teodosio era un cristiano ortodosso, fedele all’atto di fede stabilito nel concilio di Nicea ottantaanni prima dei nostri avvenimenti: il credo niceno. Nel 381 Teodosio mise fuori legge il Cristia-nesimo non ortodosso, instituì la settimana con un giorno di riposo obbligatorio, la domenica, eproibì i riti pagani provocando diverse rivolte che furono represse nel sangue. I templi pagani furono convertiti in chiese Cristiane o distrutti. Proibì inoltre i Giochi Olimpici mettendo fine a questa tradizione millenaria della civiltà greca.Con Teodosio l’intolleranza religiosa del Cristianesimo si afferma senza più alcuna esitazione,sia contro i pagani che contro i Cristiani non ortodossi: ariani, gnostici, e tanti altri di cui abbia-mo perso le tracce. Dopo secoli di persecuzioni il Cristianesimo andato al potere mostra la suafaccia violenta e totalitaria.L’intolleranza di Teodosio andava crescendo. I cristiani che fossero ritornati al culto pagano ve-nivano perseguitati e per chi eseguiva sacrifici pagani c’era la condanna a morte.Sparisce così un pezzo della civiltà classica , la libertà di religione, e si modifica il ritmo del tem -po della società civile che ora è diviso in settimane. Questo avveniva in entrambe le metà dell’Impero.Teodosio porta la capitale dell’Impero a Milano; muore nel 395 e gli succede, nella parte occi-dentale, il figlio di dieci anni Onorio che porterà la capitale a Ravenna. Nella parte orientale di-venta imperatore l’altro figlio, Arcadio, che ha diciotto anni ed è sotto tutela del prefetto Rufino.E’ sotto il regno di Onorio che il nostro Rutilio fa la sua carriera.

E’ questa un’epoca ove la vita doveva sembrare un incubo a tutti gli abitanti dell’Impero. L’etniaromana era sparita da tempo e l’esercito “romano” era composto, in buona parte, da soldati dietnia germanica, erano cioè presi dagli stessi popoli che stavano invadendo l’impero perché ipopoli sudditi dell’impero non erano più capaci di fare il soldato. Naturalmente questa gente nonprovava alcun senso di fedeltà nei confronti dell’impero e combatteva solamente per il propriotornaconto; non ci si poteva fidare di nessuno. Tutti tradivano tutti, tutti combattevano contro tut -ti ed era sempre incerto chi stava con chi. L’assassinio era il metodo più usato per sbarazzarsidi un politico o di un generale scomodo. In quel tempo furono pochi gli individui al potere cheebbero il privilegio di morire di morte naturale.Il nemico più temuto erano i Goti, un popolo germanico che premeva per impossessarsi di qual-che regione dell’impero per stabilirvisi. Erano stati cacciati dalle loro terre da ondate successivedi invasori provenienti dalle steppe della Russia; li comandava Alarico.L’esercito romano dell’occidente è al comando di Stilicone che appartiene a un’altra tribù ger-manica, i Vandali.Approfittando della debolezza dei due giovani imperatori Alarico si ribella e invade i Balcani, Sti -licone muove contro di lui ma viene fermato da Arcadio che temeva un’ingerenza del fratello piùdi quanto temesse Alarico. Stilicone manda delle truppe a difendere Costantinopoli al comandodel generale Gainas, di origine gota ma fedele a Roma (forse). Queste truppe uccidono Rufinoche viene sostituito da un eunuco, Eutropio, nel 395.Alarico approfitta della situazione e mette a ferro e fuoco la Grecia, Stilicone gli muove controma Eutropio nomina Alarico comandante in capo dell’esercito imperiale orientale. Inoltre favori -sce una ribellione delle truppe nel Nord Africa che tagliano le spedizioni di grano a Roma affa-mando così la capitale. Questa insurrezione viene stroncata e i rifornimenti riprendono. I Goti orientali sotto il comando di Tribigildo si ribellano a Eutropio e lo uccidono. Nel 400 il comando dell’impero orientale passa di fatto nelle mani dalla moglie di Arcadio che sioppone ai goti per cui Gainas si allea col suo compaesano Tribigildo e occupano Costantinopo-li. Ma gli abitanti, che non amavano i “barbari”, si ribellano, li massacrano e un altro generalegoto, Fravitta, attacca Gainas e lo uccide. Poco dopo Fravitta è accusato di tradimento e ucciso.In occidente Stilicone è sotto pressione sul Reno da parte di invasori Vandali e Alani, Alarico neapprofitta e muove contro l’Italia. Stilicone è costretto a sguarnire il fronte del Reno per muovergli contro. I barbari, Vandali, Alani,Svevi ed altri ne approfittano, sfondano il limes e invadono la Francia.

Stilicone sconfigge Alarico ma non lo uccide, lo lascia libero forse pensando di servirsene con-tro l’impero d’oriente.Nel 406 un capo goto, Radagaiso, al comando di un esercito composito di varie tribù germani -che scende in Italia, attacca Firenze ma viene sconfitto da Stilicone che lo uccide e assorbe lesue truppe nel suo esercito “romano”. Nel 407 le truppe “romane” in Britannia, al comando del generale ribelle Costantino passano laManica ed entrano in Francia per opporsi alle invasioni e per ritagliarsi un regno tutto loro. Di fatto la Britannia diventa indipendente; non è più parte dell’Impero. Un’altra tribù germanicaresidente nel nord della Germania, i sassoni seguiti poi dagli angli, ne approfittano e invadonola Britannia. I popoli celti dell’Inghilterra sono costretti a sottomettersi o fuggire. Nasce così il primo popolo “anglo-sassone”.

Alarico approfitta della situazione e ricatta Onorio pretendendo una somma di 4000 libbre d’oro.Onorio deve umiliarsi e pagare. Nel 408 muore Arcadio e Stilicone pensa di usare Alarico per attaccare Costantinopoli, ma Ono-rio sospetta un tradimento e fa uccidere Stilicone.Alarico torna in Italia e assedia Roma, I romani pagano un pesante riscatto per essere liberatidall’assedio, ma Alarico torna a chiedere delle terre per i suoi, gli vengono negate e nel 410 at-tacca di nuovo Roma e la saccheggia con tre giorni di distruzioni e massacri.E’ una fatto inaudito, Roma, la capitale del mondo e della civiltà, saccheggiata dai barbari.

Alarico lascia Roma con un cospicuo bottino e con la sorellastra di Onorio, Galla Placidia, chetiene in ostaggio. Va verso sud, forse vuole passare in Africa ma muore di morte naturale. Glisuccede il cognato Ataulfo.Ataulfo non riesce a passare in Africa, quindi risale la penisola devastando le regioni che attra-versa. Si mette d’accordo con Onorio e passa in Francia per reprimere la ribellione iniziata daCostantino. Conquista e si stabilisce a Narbona ove, nel 414, sposa Galla Placidia con grandefasto quasi volesse farsi imperatore. I “romani” allora gli bloccano i porti francesi in modo che non possa ricevere i rifornimenti di gra-no dall’Africa e lo costringono a sloggiare dalla Francia. Ataulfo passa in Spagna devastando leregioni attraversate. Tra queste ci sono le terre possedute dal nostro Rutilio.In Spagna Ataulfo ha un figlio da Galla Placidia ma viene assassinato nel 415 dai suoi che vo-gliono riprendere a invadere e saccheggiare l’impero. Anche il suo successore viene assassina-to. I Goti si fermano per un paio di anni.

E’ qui che si inserisce la nostra storia del Ritorno di Rutilio. Il sud della Francia è relativamentein pace per un paio di anni e quindi il nostro Rutilio decide di lasciare Roma per recarsi nei suoipossedimenti che erano stati devastati dai Goti, per rimetterli in piedi e far ripartire il lavoro.

Abbiamo sintetizzato questa storia per non annoiare i lettori ma la realtà è molto più complicatae tragica di come abbiamo descritto.L’impero si stava sgretolando mentre il Cristianesimo prendeva potere e soffocava nel sangue,se necessario, ogni voce di dissenso. In questi anni inizia il movimento di frazionamento del ter-ritorio in unità politico amministrative sempre più piccole. Dato che il potere centrale imperialenon era più capace di difenderle, le comunità si organizzavano per mettere in piedi una qualcheresistenza agli invasori. Un tentativo tanto tragico quanto inutile; i barbari erano troppo forti perqueste piccole entità territoriali. Fra tutte, una sola ebbe successo: Venezia.E’ in questi anni che le isole della laguna iniziano a riempirsi di abitanti che fuggono dalle deva-stazioni dei barbari.

Ora possiamo riprendere l’analisi della nostra opera: Il Ritorno.

Gli studiosi posizionano la data di scrittura dell’opera tra il 415 e il 417. Rutilio vive a Roma e hasaputo del disastro prodotto nelle sue proprietà dal passaggio dei Goti di Ataulfo; quindi decidedi lasciare la città per tornare nelle sue terre e dedicarsi alla ricostruzione. Il viaggio è possibileperché in quegli anni i barbari si sono calmati e una relativa pace si è stabilita in Francia e inItalia.Il Ritorno è il diario di questo viaggio di Rutilio da Roma al sud della Francia.Dobbiamo mettere in evidenza che Rutilio era rimasto un convinto pagano. Detestava il Cristia-nesimo anche se questo implicava per lui correre il rischio di affrontare l’ira dell’imperatore. Persua fortuna l’imperatore Onorio era più tollerante di suo padre Teodosio, tanto che sembra chepreferisse mettere nelle più alte cariche dell’impero dei pagani come Rutilio. Forse si era resoconto che i cristiani non erano affidabili in quanto non amavano l’impero e la romanità.

Il diario inizia con il suo congedo dagli amici e con una invocazione ai suoi dei pagani:“Concedimi, ti prego, un mare placato …. Se non ti dispiacqui quando amministravo la giustiziadei Romani … Ma la circostanza che nessun delitto mi abbia fatto sguainare la spada non siascriva a gloria di me quando ero prefetto, ma del popolo.”5

Pur essendo ricco e potente aveva mantenuto la modestia delle brave persone che fanno conimpegno il proprio dovere. Lui ci dice di non aver mai dovuto dare delle condanne a morte, manon per merito suo, fu per merito del popolo che si era comportato bene. Questo sembra un fat-5 Tutte queste citazioni vengono da: Claudio Rutilio Namaziano, Viaggio di Ritorno, a cura di Tommaso Picone (Como: Edizioni Graficorp, 1987)

to straordinario se si considera che la città era stata devastata dai Goti solamente 5 o 6 anni pri -ma e quindi l’anarchia avrebbe dovuto dominare la città ma, evidentemente, così non fu.

Il lettore è colpito dal mezzo che lui impiega per il viaggio: via mare con una flottiglia di barche.“Ho scelto il mare perché le vie di terra in pianura sono inondate dai fiumi e in collina sono irtedi sassi. Da quando la campagna toscana e la carreggiata Aurelia, avendo patito il fero e il fuo-co delle orde gotiche, non hanno più case per consentire tappe nelle foreste, né ponti per attra-versare i fiumi, è preferibile affidare le vele al mare, anche se è infido.”Tre anni prima Ataulfo aveva devastato tutte le regioni attraversate nel passare dalla Calabriaalla Francia. La via Aurelia, una delle più importanti strade romane, era stata messa fuori usotanto da preferire di fare il viaggio via mare in una stagione non adatta.A quei tempi si andava per mare con le grandi navi solamente dalla primavera all’autunno per-ché non si poteva navigare d’inverno quando c’erano forti probabilità di incontrare una tempe-sta: mare clausum.Si era nell’autunno inoltrato e per questo viaggio Rutilio mette assieme una piccola flotta di cim-be, grandi barche con una vela quadra che non poteva stringere il vento; in questo caso si an-dava avanti a remi. Queste barche erano comunque non troppo grandi e in caso di mare mossovenivano trascinate a terra in attesa di un tempo migliore. Per la notte si facevano un riparo conle vele appoggiate sui remi piantati nella sabbia.Era questo un modo di viaggiare che si potrebbe definire primitivo, roba da età della pietra.Questa era la situazione alla quale si era ridotta la società romana.

In cuor suo Rutilio sapeva che non sarebbe più tornato a Roma, il grande amore della sua vita.“Imprimo ripetuti baci alle porte che devo lasciare, i piedi varcano a malincuore le sacre soglie.Con le lacrime agli occhi imploro perdono e a mo’ di sacrificio offro quest’encomio nella misurain cui il pianto mi consente che sgorghino le parole:”Quindi ci scrive un’ode appassionata alla civiltà romana che gli studiosi hanno chiamato: Inno aRoma:“Ascoltami, o bellissima regina del mondo che ti appartiene, Roma, accolta fra gli astri del cielo,ascoltami, madre degli uomini, madre degli dei; grazie ai tuoi templi non ci sentiamo lontani dalcielo. Ti cantiamo e sempre ti canteremo, finché i fati lo consentiranno; nessun vivo ti può di-menticare. … Non ti ha trattenuto l’Africa con le sue rene infuocate, non ti ha respinto l’Orsa ar-mata del suo gelo; per quanto le terre abitate si estendono verso i poli, altrettanta terra si èaperta al valore delle tue legioni. A genti diverse hai dato un’unica patria; essere da te dominatiha giovato ai popoli senza leggi che hai conquistato; e, offrendo ai vinti piena partecipazionealle tue leggi, hai fatto del mondo intero una sola città. ... nella vittoria la clemenza mitiga la for -za delle armi …; di qui la buona disposizione per il combattere, la buona disposizione per il per -donare; Roma vince quelli cha ha temuto, quelli che ha vinto ama. … Ogni angolo del mondoromano ti celebra, o dea, e conserva libero il collo sotto un giogo apportatore di pace. Tutti gliastri che eternamente roteano nel cielo non hanno mai visto un impero più splendido … né tunascendo avevi più potenza e più forza, ma maggiore saggezza e senso della giustizia. Per legiuste cause delle tue guerre e per le paci non tracotanti, la tua gloria è giunta ai più alti fastigi:il fatto che tu domini ha meno importanza del fatto che tu meriti di dominare, con le tue gesta tusuperi tutte le grandi imprese.”Nessun impero della storia ha mai avuto una tale dichiarazione d’amore.

La Roma che Rutilio amava aveva fondato l’impero sul suo valore militare: la forza delle sue le-gioni. Lui ci dice che alla forza si erano poi aggiunti la sua saggezza e il suo equilibrio nel volercostruire questo impero in modo che tutti i popoli vinti potessero convivere come un unico popo-lo. Nel mondo pre-cristiano nessuno dubitava che la guerra fosse lecita. Era un semplice fatto dellavita che le relazioni tra i popoli si basassero sull’uso della forza; l’originalità di Roma stavanell’aver aggiunto alla forza la saggezza del buongoverno.Questo era quanto di meglio si poteva avere secondo un’etica pagana.

Non così per i cristiani che condannavano sempre l’uso della forza e il militarismo: la guerra erasempre un male. Il loro nichilismo arrivava al punto che i cristiani non prendevano neanche in considerazionequanto fosse utile avere a disposizione un’istituzione così efficace per il bene comune comel’impero romano. Quando Rutilio scriveva, il Cristianesimo era diventato la religione ufficialedell’impero, una cosa assolutamente antitetica alla civiltà classica , eppure i cristiani odiavano laromanità e il suo impero. La frattura era profonda perché la romanità, così come ce la descrive Rutilio, era l’opposto deiprincipi che secondo i cristiani avrebbero dovuto regolare i rapporti umani.

Cinque giorni dopo Rutilio arriva a Faleria, vicino all’odierna Piombino, e sbarca. “Per caso proprio allora per i rustici crocicchi gli abitanti del borgo, allegri, ricreavano gli animistanchi con sacri giochi; infatti in quel giorno Osiride, finalmente risuscitato, fa spuntare i rigo-gliosi germogli per le nuove messi”.Il culto di Osiride, nato in Egitto molti secoli prima, era entrato in uso nel mondo romano e veni -va festeggiato nell’autunno in quanto dea della vegetazione. Agli incroci delle strade nei campi,la gente si riuniva per festeggiare la rinascita della vita dopo la semina. Era una festa campe-stre gioiosa e Rutilio mette in evidenza questa gioia per confrontarla con la tristezza che perva-de le religioni rivelate. Come possiamo vedere, la mentalità dei pagani era tale per cui quello che contava era la “po-tenza” del Dio in questione per ottenere una certa prestazione. Osiride era considerata moltopotente dato che dopo l’inverno non mancava mai di far rinascere i campi con le nuove messi.Il fatto che questo culto fosse nato in Egitto e non fosse originario della loro religione era total-mente irrilevante per i romani. Quello che contava era solamente il risultato.I cristiani chiamavano tutto questo: “superstizione”. Per i pagani, invece, la fede giudeo-cristianaera una “malattia devastante”.

“Sbarcati, ci avviamo verso una locanda e vaghiamo nel bosco … Ma mi fece pagar caro il ripo -so di quel delizioso soggiorno il locandiere … : infatti gestiva quel locale un ebreo brontolone,essere cui ripugnano i cibi umani. Egli ci dà colpa di arbusti rovinati, di alghe spiaccicate, si la -menta di ingenti danni per un po’ d’acqua bevuta. Rendiamo gli insulti che si merita quella turperazza, che, svergognata, asporta il prepuzio, razza che è fonte di stoltezza, a cui sono cari ifreddi sabati, ma il cui cuore è più freddo della sua religione; ogni settimo giorno è condannataad una obbrobriosa inerzia, quasi languida immagine del loro dio stanco. Credo che non ci sianemmeno un bambino che possa prestar fede agli altri vaneggiamenti di questa masnada di im-postori. … Il contagio di questa pestilenza, apparentemente stroncata, si diffonde in più largospazio ed il popolo vinto opprime i suoi vincitori.”Evidentemente non è stato il Cristianesimo che ha inventato l’antisemitismo.

Rutilio era rimasto orgogliosamente pagano, lui odiava il Cristianesimo e non sorprende cheodiasse anche gli ebrei, perché in effetti lui odiava la fede che costringe la gente a comporta-menti assurdi se esaminati razionalmente.Si percepisce chiaramente la sua indignazione per la circoncisione dei bambini, una pratica sa-dica e incomprensibile. Come pure è incomprensibile il fatto di rifiutare alcuni cibi anche se per-fettamente adatti all’alimentazione. Disprezza la “obbrobriosa inerzia” degli ebrei che non pos-sono fare di sabato alcuna attività che assomigliasse a un lavoro.Quello che più sorprende è l’ultima frase che abbiamo citato. Lui si esprime con la parola “pesti-lenza” come se si trattasse di una malattia contagiosa e ci dice che si stava diffondendo tantoche loro, gli ebrei che erano stati vinti con ben tre guerre giudaiche, erano arrivati ad “opprime-re” i romani che li avevano vinti. A noi non risulta che gli ebrei facessero proseliti in modo siste-matico e non si capisce come potessero loro opprimere i romani. Evidentemente in questo suosfogo Rutilio confonde e li mette assieme, ebrei e cristiani. Infatti era da tempo che i cristianiperseguitavano i pagani e reprimevano tutte le loro manifestazioni; alla fine del secolo il paga-nesimo sparisce, completamente cancellato dal Cristianesimo.

Quello che non si capisce in Rutilio è la convinzione che gli ebrei opprimono i gentili; sarà que-sto un ritornello dell’antisemitismo fino ai giorni nostri. Una convinzione impossibile da sradicarenonostante la sua assurdità.

Il giorno dopo il vento è contrario e superano Populonia a forza di remi.“Procedendo ancora nel mare, ecco profilarsi la Capraia; l’isola si presenta squallida, piena diuomini nemici della luce. Essi stessi con termine greco si denominano monaci, perché voglionovivere soli, senza alcun testimonio. Essi temono i doni della sorte e nello stesso tempo hannopaura delle avversità. C’è mai qualcuno di sua volontà infelice solo per il timore di diventarlo?Qual mai folle frenesia di un cervello pervertito può essere quella di temere i mali e non potertollerare i beni? Forse essi stessi richiedono un luogo di pena per espiare i loro misfatti, oppureil loro sciagurato ventre è gonfio di nero fiele.”L’isola della Capraia era una delle mete preferite dai cristiani che volevano farsi monaci. Il termine monaco viene dal greco e indica una persona che vive in solitudine. Rutilio fa dell’iro-nia sul fatto che andavano in tanti su una piccola isola per stare in solitudine e di fatto creavanoun affollamento. Con l’espressione “uomini nemici della luce” lui si riferisce ai cristiani, probabil-mente per la loro mania di scavare sottoterra delle gallerie, le catacombe, dove seppellire i mor-ti e riunirsi per pregare.Qui si vede la profonda avversione che Rutilio aveva verso il Cristianesimo anche se lui non ciparla di cristiani, lui parla solo di monaci. La loro isola è definita “squallida” ma si capisce che luinon si riferisce all’isola: questo è quello che lui pensa del Cristianesimo. Criticare apertamente ilCristianesimo sarebbe stato pericoloso per un pagano, si rischiava anche la morte perché il Cri -stianesimo era la religione di stato. Invece criticare il monachesimo era possibile dato che an-che tanti cristiani lo facevano. Rutilio qui percepisce il nichilismo dei cristiani e ne è disgustato. Notiamo le parole “ folle frene-sia” e “cervello pervertito”. Rutilio è sbalordito dal fatto che degli uomini che nella vita di tutti igiorni non avevano dato manifestazioni di squilibrio, una volta posseduti dalla fede cristiana an-davano a esiliarsi su uno scoglio a scontare delle pene per “misfatti” mai compiuti.

Il giorno dopo, il settimo giorno di viaggio, avanzano col vento a favore verso Pisa e passano vi-cino alla Gorgona. Rutilio dà ancora sfogo al suo risentimento contro i cristiani.“Sorge in mezzo al mare, recinta di flutti, la Gorgona fra la costa pisana e quella corsa; ci sipara davanti uno scoglio che ci richiama un recente scandalo: qui dimorava, sepolto vivo, un in-felice concittadino. Infatti or non è molto il giovane, uno dei nostri, d’illustre casato, né meno illu -stre per ricchezze e per nozze, colto da pazzia, abbandonò gli uomini e il mondo e, credulone,vive come esule in un turpe nascondiglio. Immagina, l’infelice, che i sentimenti religiosi si ali -mentino con la sozzura e si tortura da solo più spietato contro di sé degli dèi offesi. Mi chiedo:questa setta non è forse peggiore dei veleni di Circe? Allora si tramutavano in bestie i corpi, orasi tramutano gli animi.”

Era successo che un suo conoscente, “uno dei nostri”, uno che apparteneva all’elite dei ricchi epotenti di Roma non solo per la sua famiglia ma anche per un buon matrimonio, aveva abban-donato tutto per seppellirsi vivo “in un turpe nascondiglio” colpito da questa malattia mentale: ilCristianesimo. Si percepisce nelle parole di Rutilio il dolore, lo sgomento, lo smarrimento e il rancore per que-sta malattia, incurabile, che avanzava inarrestabile e incomprensibile. Lui fa un paragone conl’episodio dell’Odissea ove la maga Circe tramuta i corpi dei compagni di Ulisse in maiali conuna pozione magica; ma solo i corpi sono tramutati, le loro menti restano integre.Il Cristianesimo, invece, è una malattia dell’anima, trasforma gli animi degli uomini in animi be-stiali perché come fossero porci lasciano la civiltà per andare a vivere nella “sozzura”. Così que-sto “credulone” si è esiliato volontariamente sull’isola e “si tortura da solo”, con maggiore crudel-tà di come avrebbero fatto gli dèi, per delle colpe inesistenti. Questo avvenimento era stato un “recente scandalo” nella sua cerchia di amici perchéquest’uomo era diventato un traditore: traditore di Roma, traditore della civiltà.

Il giorno dopo Rutilio scende a terra per andare a Pisa ospite di un amico:“Qui mi apparve l’immagine del venerato padre, che i Pisani posero nel proprio foro; non riescoa trattenere il pianto alle lodi del genitore perduto e una mesta letizia bagna di lacrime le mieguance. Un tempo infatti mio padre fu a capo della regione etrusca”.Da questo episodio apprendiamo che Rutilio non considerava il Cristianesimo il maggior perico-lo dell’impero. Più minacciosa era la corruzione che suo padre e, si comprende anche lui, com-batterono con forza spinti dalla loro dedizione all’ideale dell’impero:“Giustissimo amministratore un tempo del tesoro imperiale, non respinse forse la Arpie che visi raccoglievano attorno? Le Arpie dai cui artigli il mondo è lacerato, quelle che con piede gluti -noso trascinano via ciò che hanno toccato, …, quelle che divorano in mezzo ai custodi il dena -ro pubblico rubato. … Una sola mano riuscì ad opporsi a tante mani che agivano insieme.”.

La parte dell’opera che è giunta fino a noi arriva fino ad Alassio, non sappiamo nulla di quelloche accadde dopo.Con molta probabilità riuscì ad arrivare a casa ove mise assieme i suoi ricordi o le note cheaveva preso durante il viaggio, scrivendo tutto in questo diario. Sicuramente non tornò a Roma.Sparisce nel nulla questo bravo “romano” inghiottito nel gorgo del naufragio dell’impero. Di luisolamente una copia del suo diario è rimasta a galla tra i rottami del naufragio andando a finire,per un oscuro disegno del destino, in un monastero sull’Appennino emiliano.Ma, più importante per la nostra storia, sparisce con lui la letteratura latina.Sparisce il latino come lingua parlata dalla gente, si frantuma in tanti dialetti che poi nei secolidiventeranno le lingue nazionali. Il latino resterà solamente come lingua universale della ChiesaCattolica.

Dobbiamo notare che Rutilio non pensava affatto che Roma stesse per morire, non pensavache la sua decadenza fosse terminale.Lui cita vari episodi della sua storia, quando i Galli conquistarono Roma o quando Annibale fuvicino a distruggerla e altri ancora. Tutte le volte Roma si era rialzata più forte di prima: “E’ abi-tuale per te sperare nel successo durante la avversità; come il cielo, ti ritrovi più ricca dopo aversubito danni … le cose che non possono essere sommerse riemergono con maggiore slancio ebalzano dal profondo, spinte più in alto”. Rutilio credeva fin nel profondo del suo animo che Roma non sarebbe morta mai: “ Il tempo cheti resta non è soggetto a limiti; esisterai finché durerà la Terra, finché il cielo sosterrà gli astri;quel che gli altri regni dissolve, rinvigorisce te; è legge del tuo rinascere diventare sempre piùgrande attraverso le sventure.”

Per sua fortuna Rutilio non dovrà assistere alla morte del suo grande amore.Sessant’anni dopo questi avvenimenti, il barbaro Odoacre, di fede ariana, re della tribù germa-nica degli Eruli e capo di tutte le truppe germaniche di stanza in Italia, fu promosso dal senatoromano a patrizio della diocesi d’Italia.Forte di questo potere, decise di mettere fine alla finzione di un impero che non esisteva più,depose l’imperatore bambino che era stato messo sul trono, non nominò nessun altro imperato-re e spedì a Costantinopoli tutte le insegne imperiali riconoscendo così l’autorità dell’imperod’oriente sull’Italia. Divenne lui di fatto il primo re d’Italia.

Finisce così l’impero romano d’occidente nel 476.

Rutilio non poteva neanche immaginare che il Cristianesimo avrebbe cancellato dalla faccia del -la terra la sua civiltà classica . Così lui termina il suo Inno a Roma perché la speranza è l’ultimaa morire: “Sia che mi venga concesso di terminare la vita nella terra dei padri, sia che un giornotu venga restituita ai miei occhi, vivrò felice e mi sentirò beato al di là di ogni speranza, se ti de-gnerai di ricordarti sempre di me.”.

I nemici della luce

Ora prendiamo spunto dalla denuncia che il nostro bravo Rutilio fa del Cristianesimo per analiz-zare come il suo nichilismo abbia contribuito all’annientamento dell’impero e della civiltà classi-ca.

Rutilio chiama i cristiani: “uomini nemici della luce”. Noi possiamo supporre che sia dovuto aquel fenomeno, oscuro e incomprensibile, di scavare lunghe gallerie dove seppellire i morti: lecatacombe.Questo fenomeno è una sfida per gli storici a trovare una spiegazione.Tempo fa si diceva che lo facessero per difendersi dalle persecuzioni, ma questa è una scioc-chezza.Quando i cristiani diedero inizio a questa pratica, le catacombe erano già in uso da parte degliebrei romani. I cristiani andarono avanti con questa pratica fino a scavare chilometri di gallerie.Iniziarono nel secondo e terminarono nel quinto secolo quando finalmente il Vescovo di Romaproibì questa pratica. Quello che potrebbe aiutare a capire il fenomeno è che il Vescovo le fecechiudere quando il Cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero e lui prese possessodella città; quando cioè lui era diventato l’unica autorità al di sopra di quello che restava del se-nato romano e dei grandi proprietari terrieri che spadroneggiavano nella città oramai priva di ungoverno credibile.Alcuni studiosi sostengono la tesi che i cristiani lo facessero a causa della loro fede nella resur-rezione della carne. Infatti la società romana usava la cremazione dei cadaveri che distruggen-do i corpi avrebbe impedito la loro resurrezione.Questa tesi ci lascia perplessi perché anche la sepoltura distrugge i corpi in pochi anni e non sivede quale sia la differenza; i cristiani non potevano essere così stupidi. Di fatto questi cadaverivenivano mangiati in pochi giorni da un esercito di topi e scarafaggi. Infatti erano deposti lungo ilati delle gallerie dentro delle nicchie scavate nelle pareti. Una lastra di pietra era posta perchiudere la nicchia e per coprire alla vista lo scempio che i topi avrebbero fatto del cadavere;così, al riparo da sguardi indiscreti, le bestioline potevano mangiare in santa pace.Noi consideriamo questa pratica funeraria come una delle più inumane manifestazioni del nichi-lismo cristiano.

Le catacombe venivano scavate, mantenute, abbellite, con dipinti e altri manufatti, da squadredi lavoratori specializzati nei vari lavori necessari a mantenerle in funzione; costavano care.I familiari erano accompagnati da apposite guide verso i loculi dei propri defunti perché era im-possibile orientarsi in quel labirinto senza l’aiuto di gente che si fosse imparata a memoria tuttala catacomba.L’aria era pesantissima perché c’erano solamente alcuni pozzi che scendevano dalla superficieper far arrivare un po’ di aria e di luce, ma proprio poca non essendoci alcuna ventilazione.Considerate che le catacombe scendevano fino a 5 piani sotto terra; ben poca aria arrivava finoin fondo.Non è facile immaginare il tanfo che assaliva chi entrava e doveva percorrere fino a centinaia dimetri in mezzo a centinaia di corpi alcuni dei quali ancora in decomposizione.

I ricchi si facevano scavare lungo la parete uno spazio di pochi metri quadrati, chiamati cubicolio cripte, per utilizzarlo come luogo di sepoltura della famiglia. In questi slarghi si potevano riuni-re a pregare in occasione dell’anniversario della morte.Non sorprende che i pagani odiassero e disprezzassero i cristiani. Non comprendiamo perchéle autorità non abbiano proibito questa pratica; evidentemente la tolleranza dei romani paganiera maggiore di quello che ci è stato raccontato.

Eppure i cristiani non si sono fermati finché il Papa non glielo ha proibito.Può aiutare a comprendere il fenomeno se consideriamo che dopo aver proibito questa praticala nascente Chiesa Cattolica “rimosse” dalla memoria del popolo la stessa esistenza delle cata-combe. In breve tempo le entrate crollarono, i pozzi si chiusero e si perse persino la memoriadella loro esistenza. Fu per un caso fortuito che nel XVII secolo alcuni studiosi trovarono una diqueste gallerie e “scoprirono” le catacombe. Queste scoperte andarono avanti fino al XIX seco-lo. E’ evidente che ci fu una rimozione del fenomeno dalla psiche collettiva dei cattolici. Perché questa rimozione?La nostra interpretazione è che le autorità cattoliche si resero conto, una volta che erano loro alpotere, che queste pratiche funerarie erano degradanti e disumane. A quel punto la parte pro-gressista del cristianesimo prese il sopravvento sulla parte nichilista, quindi, non solo chiuserole catacombe ma rimossero dalla memoria una pratica che sarebbe stata considerata una ver-gogna non consona alla dignità di questa nuova fede.

Folle frenesia

Abbiamo visto che nel Ritorno il nostro Rutilio dà sfogo al suo risentimento nei confronti di que-sta nuova religione che lui definisce una “folle frenesia di un cervello pervertito”. Ci scrive che imonaci si illudevano che “i sentimenti religiosi si alimentino con la sozzura”. Questo potrebbe sembrare solamente un insulto alla religione che lui detestava, ma non è così.Il suo disprezzo era fondato su elementi di fatto ben conosciuti.Oggi, a seguito della scristianizzazione della nostra società, noi non riusciamo a immaginarecosa volesse dire essere cristiani a quei tempi; è quindi indispensabile che ci accostiamo aquelle persone che iniziarono il cristianesimo per cercare di ricostruire nella nostra mente unaimmagine di questo nuovo modo di vivere.Vogliamo far vedere ai nostri lettori come il Cristianesimo abbia provocato una involuzione neicostumi, nel pensiero e nel comportamento che contribuirono alla distruzione della civiltà classi-ca .Il nostro problema di uomini moderni è che non possiamo comprendere i primi cristiani se nonleggiamo quello che ci hanno trasmesso. La nostra mentalità e cultura sono così lontane dallaloro “spiritualità” che se non leggiamo quello che ci hanno scritto questo nostro documento sa-rebbe incomprensibile e inutile.Nei capitoli che seguono tenteremo di fare in modo che il nostro lettore possa entrare nella psi-che dei primi Cristiani per comprendere la validità della nostra tesi.

Leggiamo un altro libro scritto negli stessi anni del Ritorno da un cristiano vissuto negli stessianni del nostro bravo Rutilio.Abbiamo preso come pietra di paragone La Storia Lausiaca di Palladio di Galazia, vissuto a ca-vallo tra il quarto e quinto secolo, quindi contemporaneo di Rutilio. Nel 386 Palladio si fa monaco, va nel deserto egiziano per fare l’eremita e ci resta nove anni incompagnia di tanti altri eremiti. Nel 400 diventa vescovo di Elenopoli di Bitina, nel nord dellaodierna Turchia, rimane coinvolto in alcune dispute teologiche per cui viene esiliato ma dopopochi anni riebbe la sua carica. Prima di morire scrisse questo libro in ricordo dei nove annipassati come eremita. Il libro contiene decine di brevi biografie di questi suoi compagni di ere-mitaggio e ci dà una buona idea di come vivevano questi eremiti nel deserto.Sembra che tutto iniziò col monaco Pacomio a cui un angelo apparve per dettargli la regola: “Egli consegnò una tavola di bronzo su cui erano incise queste parole:…”6.Gli disse come costruire il monastero, dove mettere il cibo, come dormire (seduti), come vestire,come organizzarsi in confraternite diverse (identificate dalle lettere dell’alfabeto greco).

6 Tutte queste citazioni vengono da: Palladio, La storia lausiaca (Mondadori, Verona 1974)

A tavola dovevano portare qualcosa sul capo in modo da non essere visti masticare, non dove-vano parlare e non potevano distogliere lo sguardo dal piatto. Erano specificate quante preghiere dovevano recitare ogni giorno.

Diversi monasteri avevano adottato questa regola per un totale di settemila uomini.La comunità cercava di essere autosufficiente ma a volte qualcuno doveva andare al mercato diAlessandria per vendere i propri prodotti e comprare quello che loro non producevano.Palladio ci elenca tanti lavori diversi: “In esso ho visto quindici sarti, sette fabbri, quattro carpen-tieri, dodici cammellieri, quindici gualcherai. Esercitano ogni arte, e con quello che loro restamantengono i monasteri femminili e le prigioni.”.Tutti sono occupati in qualcosa e la tavola è sempre pronta perché ogni confraternita mangia aore diverseTutti devono imparare a memoria le Scritture.C’è anche un monastero femminile al di là del fiume che i monaci non possono attraversaretranne il presbitero e il diacono ma solamente la domenica.Sembra che la prigione fosse molto utile, infatti le tensioni tra monaci e tra monache erano fre-quenti. Un episodio, il più antico caso di mobbing che io conosca, ci mostra che l’atmosfera nonera idilliaca. Una monaca era stata vista parlare con uno straniero di passaggio “… un’altra che aveva vistoil colloquio, quando dopo un certo tempo scoppiò una lite, ispirata dal demonio e spinta da unagrande perversione e da ira ribollente, la calunniò davanti alla comunità; poche altre si associa-rono a lei nella malvagità. La novizia fu presa dal dolore, pensando che era stata vittima di unaforma di calunnia che neppure era in grado di concepire, e incapace di resistere si gettò di na-scosto nel fiume e morì. Similmente la calunniatrice riconoscendo di aver calunniato per malva-gità … si prese e si impiccò.”

Il libro è composto da una serie di brevi biografie di monaci da lui conosciuti o di cui gli avevanoparlato con lo scopo di edificare il lettore e mostrargli la via verso la santità.“Dunque, furono quasi duemila gli uomini nobilissimi e fervidissimi con i quali mi incontrai e vissinegli eremitaggi che attorniano Alessandria, per la durata di tre anni: mi ritirai allora da quel luo-go e venni alla montagna della Nitria. … Sulla montagna abitano circa cinquemila uomini condiverse abitudini di vita: ognun fa quel che può e quel che vuole, tanto che è possibile restaresoli o in compagnia di uno o di molti. Vi sono anche sette forni per il pane che servono a questiuomini e agli anacoreti del deserto, che sono in numero di seicento”.

Queste comunità di monaci (c’erano anche donne) si regolavano in un modo molto originale:“Su questo monte della Nitria c’è una grande chiesa nella quale si trovano tre palme: ciascunareca una frusta appesa. La prima serve a punire gli eremiti che peccano, la seconda i ladri, semai vengano colti, la terza è per chi capita: in modo che tutti coloro che peccano e che vengonodimostrati meritevoli di percosse abbracciano la palma, e quando abbiano ricevuto sul dorso lepercosse assegnate vengono assolti”.I viaggiatori sono accolti in un albergo per il tempo che desiderano, anche anni, finché non deci -dono di andarsene. Possono stare a riposo per un certo periodo di tempo poi gli danno un lavo-ro. Tra i tanti lavori ci sono anche medici e pasticceri; si produce vino e ognuno si fabbrica i suoiabiti.

Il primo eremita di cui Palladio ci parla è Isidoro “… un uomo straordinario, che sia per tempramorale sia per cultura era nobilitato da ogni dote: Isidoro presbitero … io ho visitato la sua cellasul monte della Nitria. … Fino alla morte non portò mai alcun panno di lino all’infuori di una ben -da per il capo, non fece mai un bagno, non mangiò carni … io lo vidi molte volte scoppiare in la -crime sulla tavola e, gli sentii dire: Mi vergogno di partecipare a un nutrimento materiale, mentresono un essere spirituale … ”. Secondo Palladio non fare mai un bagno era una nobile dote che dimostrava una forte tempramorale così come provare vergogna di nutrirsi.

Sembra che lavarsi non fosse considerata una virtù ma una vanità.Il monaco Evagrio insegnava ai suoi discepoli: “Da quando sono giunto nel deserto non ho toc-cato una lattuga, né alcun altro legume verde, né frutta, né uva, né carni, né acqua per lavarmi”.Anche peggio la santa Melania. Durante un viaggio in Egitto assieme al diacono Iovino “… capi-tò che Iovino, presa una bacinella, si lavasse accuratamente le mani e i piedi con acqua fred-dissima, e dopo essersi lavato si sdraiasse a riposare. Gli si accostò Melania, come una saggiamadre di un vero figlio, e lo motteggiava per la sua raffinatezza, dicendogli: come osi, alla tuaetà, quando il tuo sangue è ancora ardente, viziare così la tua carne meschina, senz’accorgertidei pericoli che si generano da essa? Ebbene, credi, credi pure a me: in sessant’anni di vita, néil mio piede né il mio viso né alcuna delle mie membra ha mai toccato acqua, tranne l’estremitàdelle mani”.Questi eremiti pensavano che lavarsi fosse un vizio perché prendersi cura della propria “carnemeschina” era fonte di pericoli. Oggi facciamo fatica a comprendere quali fossero questi perico-li; ma anche per i pagani questa era una cosa inconcepibile. Il nostro Rutilio denunciava giusta-mente la follia dei monaci perché pensavano, per davvero, che “i sentimenti religiosi si alimen-tano con la sozzura”. Come vedete questo non era l’insulto di un nemico del Cristianesimo, erala denuncia di un comportamento diffuso.

Palladio insiste nel tessere le lodi di questa santa Melania: “Ella si rivelò donna di alta cultura efu presa d’amore per le Scritture” leggendo fino a otto volte le opere dei più importanti teologidel tempo. “Per questo appunto ella poté liberarsi da quella che falsamente è detta scienza, edella grazia di quei libri fare ali al proprio volo: nutrita di buone speranze, ella si trasformò in unuccello spirituale e compì il balzo fino a Cristo”. Sicché la scienza dei pagani era falsa mentre le allucinazioni dei teologi cristiani potevano fartivolare fino a Cristo.

Il sesso era ovviamente considerato un ostacolo verso la perfezione.Abbiamo l’esempio di Amun che era stato obbligato a sposarsi e quindi la notte delle nozzeconvinse la sposa, con le Sacre Scritture alla mano, di quale grande dono fosse la verginità e laconvinse. Vissero assieme in castità per diciotto anni poi lui le lasciò la casa e andò alla Nitriaper fare l’eremita. Si fabbricò una dimora ove visse ventidue anni in solitudine fino alla morte.

Più tragico e disgustoso il destino della giovane Alessandra “… la quale lasciata la città e chiu-sasi in una tomba riceveva attraverso un’apertura il necessario per sopravvivere senza aver difronte mai il volto di donna o di uomo, per dieci anni. Nel decimo anno si compose ed entrò nelsonno eterno … Parlava di lei anche Melania …: Non la vidi mai in viso, ma stando pressol’apertura la invitai a spiegarmi il motivo per cui si era chiusa nelle tomba. Ed essa attraverso lafessura mi disse: Un uomo si è sconvolta le mente per me; e io, perché non sembrasse che vo-lessi farlo soffrire o esporlo alla calunnia, ho preferito rinchiudermi viva nella tomba, piuttostoche scandalizzare un’anima fatta ad immagine di Dio”. Per questo si era punita con una punizione durata dieci anni fino a uccidersi.

Ci parla di Ammonio eremita che “… insieme a tre altri fratelli e a due sorelle, giunti al culminedell’amore di Dio, fecero del deserto la loro dimora, gli uomini e le donne si stabilirono in postiseparati, in modo che tra di loro ci fosse una sufficiente distanza. Poiché l’uomo era straordina-rio conoscitore di libri sacri …” alcune persone chiesero di averlo come vescovo ma lui si rifiutòe, dato che insistevano troppo, per non sentire più le loro richieste “… mentre essi lo guardava-no prese un paio di forbici e si recise l’orecchio sinistro fino alla base”.Ma non è tutta qui la sua follia: “Di Ammonio si tramanda un gesto straordinario: quando sorge-vano in lui tentazioni voluttuose, non ebbe mai riguardo per la sua misera carne, ma dopo averearroventato un ferro se lo applicava sulle membra, tanto che era tutto coperto di piaghe.”.Secondo Palladio Ammonio faceva questo perché era “giunto al culmine dell’amore di Dio”.

Macario aveva un modo originale di celebrare la Quaresima: “… si collocò ritto in un angolo, efinché quaranta giorni furono compiuti e giunse la Pasqua non toccò né pane né acqua; nonpiegò il ginocchio, non si abbandonò a terra; non prese nulla all’infuori di poche foglie di cavoloe questo di domenica per dare l’impressione di mangiare”.La sua ascesi richiedeva in continuazione metodi nuovi e sempre più dementi di mortificare lapropria carne: “… fui preso da un altro desiderio: volli fare in modo che per almeno cinque gior -ni la mia mente non venisse mai distratta da Dio. Presa questa decisione, chiusi la cella e il cor -tile in modo da non rispondere a nessuno, e mi tenni immobile a partire dal secondo giorno. …Dopo aver resistito per due giorni e due notti, irritai talmente il demonio che divenne una fiam-ma e bruciò tutto ciò che c’era nella cella; anche la stuoia su cui stavo si incendiò, e credettiche io stesso sarei bruciato completamente. Infine, percosso da timore desistetti il terzo giorno;non riuscii a fare in modo che la mia mente fosse immune da distrazioni “.Non sorprende che il demonio sia una presenza costante nei racconti di Palladio; senza sostaquesto demonio passava da un eremita all’altro per tormentarli e impedire loro di raggiungere laperfezione. Non è possibile comprendere e interpretare questo demonio-fiamma senza l’ausiliodella psicanalisi.Questo Macario faceva anche miracoli: “Sotto i miei occhi gli fu portato un ragazzo possedutoda uno spirito maligno. Postagli una mano sulla testa ed un’altra sul cuore, pregò finché lo fecerestar sospeso in aria. Il fanciullo divenne gonfio come un otre e s’infiammò a tal punto da sem-brare malato di erisipela. Improvvisamente, levato un grido, cominciò a versare acqua da tutti ivarchi dei suoi sensi, e infine si placò e ritornò alla dimensione che aveva prima. … In tal ma -niera dunque lo guarì.”. Qui Palladio ci dice che tutto questo avvenne sotto i suoi occhi.

La fede può sostituire l’anestesia. Questo è quello che ci dice del monaco Stefano di Libia: “Lanostra visita lo colse quand’era caduto in preda a una terribile malattia; proprio nei punti dei te -sticoli e del glande, aveva formato una piaga, che viene chiamata ulcera cancrenosa. Lo tro-vammo che era assistito da un medico; con le mani lavorava e intrecciava fibre di palma discor-rendo con noi, mentre il resto del corpo veniva operato; egli si comportava come se fosseun’altra persona a sopportare il coltello del chirurgo. Le membra furono tagliate come se fosse-ro capelli; egli era reso insensibile dall’altezza della sua esperienza religiosa”. Così Stefano gli spiega come lui interiorizza e giustifica questa sua forza: “Forse queste miemembra erano debitrici di un castigo, ed è utile che esse vengano punite in questo mondo piut-tosto che dopo aver lasciato l’arena della vita“.

Questi episodi ci mostrano quello che il nostro Rutilio denuncia quando ci dice che il monaco “sitortura da solo più spietato contro di sé degli dèi offesi”. L’elenco di queste torture è lungo e noinon vogliamo annoiare il lettore con altre descrizioni; già da questi brevi esempi possiamo ve-dere come la loro fantasia fosse l’unico limite nell’escogitare nuove torture e nel trovare nuovipretesti per sottoporcisi. Se consideriamo che decine di migliaia di individui, in tutto l’impero, “lasciavano il mondo” inquesto modo, se consideriamo che molti di questi erano ricchi e potenti e distruggevano tutte leloro ricchezze in “opere di carità”, abbiamo una chiara immagine della follia con cui il nichilismocristiano stava annientando la civiltà classica .

Noi dobbiamo comunque ripetere la nostra opinione che tutto questo non lo si può far risalire alnichilismo del Gesù dei Vangeli. Nei Vangeli non esiste alcun suggerimento che lavarsi fosse sintomo di vanità, e non esiste al-cun episodio ove si glorificano torture auto inflitte.Naturalmente si potrebbe affermare che Gesù stesso abbia dato l’esempio perché andò di suainiziativa a farsi torturare e uccidere e non c’è dubbio che l’esempio di Gesù fosse la molla chespingeva tanti individui su questa strada. Ma Gesù aveva un obiettivo in mente che voleva raggiungere e si sacrificò perché la sua predi-cazione non dava i risultati sperati, quindi decise di ricorrere a metodi estremi: il suo personalesacrificio.

Il suo sacrificio non era fine a se stesso, era fatto allo scopo di convertire gli ebrei alla sua visio -ne della Bibbia in modo che si concentrassero sull’amore per il prossimo e abbandonasserol’ossessione per le “opere della Legge” come facevano i Farisei e, inoltre, lo fece affinché ces-sasse il culto del Tempio con relativi sacrifici. Il sacrificio di Gesù aveva uno scopo ben definitoe ottenne il risultato desiderato: ha avuto un successo strepitoso.

Da questo punto di vista, quei monaci operavano in senso opposto a quello voluto da Gesù.Contrariamente a quello che pensavano quei monaci, noi riteniamo che queste forme di nichili-smo non siano consone né allo spirito né alla lettera del Vangelo. Questa nostra opinione è rafforzata dall’esempio di San Paolo e a questo proposito noi non riu -sciamo a comprendere perché questi monaci non siano stati frenati dai suoi insegnamenti.Forse San Paolo non era oggetto di culto nei primi anni del Cristianesimo?Da questi racconti di Palladio vediamo che il Cristianesimo era andato molto oltre il nichilismoevangelico (per non parlare di San Paolo).

Si dovrà aspettare San Benedetto affinché il Cristianesimo prenda una strada più consona alGesù dei Vangeli e all’etica di San Paolo ma, a quel punto, l’impero romano non c’era più.

Il punto centrale di questa nostra tesi è che il nichilismo fatto partire dal Cristianesimo ha inizia-to un’evoluzione nella psiche dei popoli dell’impero andando ben oltre quello che ci si potevaaspettare da una lettura dei Vangeli. Questa evoluzione del nichilismo ha generato comporta-menti auto distruttivi che, non solo hanno fatto un gran danno alle persone vittime di questa fol-lia, ma nei secoli hanno contribuito all’annientamento della civiltà classica .Noi pensiamo che il nichilismo, una volta avviato dai Vangeli, abbia preso una vita tutta sua chenon aveva più nulla a che fare con il Cristianesimo, comunque lo si voglia interpretare.Questo nichilismo arriverà, nei secoli, a produrre una ideologia distruttiva come il socialismo.Noi non abbiamo conoscenze di psicoanalisi o psichiatria per poter analizzare come questo sisia verificato. Noi possiamo solamente raccontare i fatti e mettere in evidenza un fenomeno in-comprensibile alla razionalità.

Prima di lasciare Palladio e la sua storia vogliamo citare un episodio che conferma la nostra tesiper cui il Cristianesimo non era solo nichilismo ma aveva in se anche gli elementi di progressonecessari a far partire una nuova civiltà.Ecco un episodio nella Storia Lausiaca che ci fa vedere il lato positivo del Cristianesimo.Si tratta di Efraem, un diacono della chiesa di Edessa: “Una grave carestia si abbatté sulla cittàdi Edessa ed egli impietosito … avvicinò gli uomini doviziosi di beni materiali e disse loro: Per-ché non avete compassione della natura umana che si sta estinguendo e lasciate intanto marci-re le vostre ricchezze per la condanna della vostra anima? Essi, dopo avere riflettuto gli rispon-dono: Non abbiamo di chi fidarci, per lo scopo di mettersi al servizio degli affamati: tutti sfrutta-no la situazione per trafficare. Egli domanda: Che opinione avete di me? Gli rispondono: Sap-piamo che sei un uomo di Dio. Allora, dice, abbiate fiducia in me; ecco, per voi io mi eleggoospitaliere. Ricevuto del denaro, divise i porticati con delle transenne e vi pose circa trecentoletti; prestava assistenza agli affamati, dando sepoltura a quelli che morivano, e prendendosicura di quelli che avevano una speranza di vita; in breve, a tutti coloro che si presentavanospinti dalla fame concedeva ospitalità e assistenza ogni giorno, usando le risorse che gli veni -vano offerte. Trascorso l’anno, siccome era sopraggiunta l’abbondanza e tutti se ne tornavanoa casa, non avendo più nulla da fare rientrò nella sua cella e morì dopo un mese; Dio gli avevaconcesso l’occasione di quest’opera, che fu come una corona alla fine della sua vita.”.

Sempre allo scopo di mostrare il lato positivo del Cristianesimo citiamo un altro passaggio checi indica un atteggiamento nei confronti delle donne che porterà la civiltà cristiana a rivoluziona-re il rapporto tra i sessi: “E’ necessario ricordare in questo libro anche alcune donne di viriletempra, alle quali Dio ha concesso la grazia di sostenere lotte uguali a quelle degli uomini affin-ché non si possa addurre come pretesto che esse son troppo deboli per esercitare perfettamen-

te la virtù. Di queste ne ho vedute molte, e ho incontrato molte donne di nobile carattere, siavergini che vedove.”

La città di Dio

Continuiamo nella nostra lettura di testi prodotti dai primi cristiani per comprendere la loro ostili -tà nei confronti di Roma. Esaminiamo uno dei più autorevoli padri della Chiesa: Sant’Agostino.Era contemporaneo del nostro bravo Rutilio e quindi anche di Palladio.Come abbiamo detto vogliamo analizzare il declino della civiltà greco-romana iniziando dallasua fine. Questi personaggi hanno vissuto, tutti e tre, negli stessi anni a cavallo del 400.

Agostino nasce nel Nord Africa nel 354 in Numidia, odierna Algeria, da una famiglia benestantecon una madre ossessivamente cristiana che imprimerà nella sua mente in modo indelebile ilbisogno della fede.

Un uomo di profonda cultura, all’inizio aderisce alla setta dei Manichei ma poi l’abbandona ab-bracciando la fede Cristiana. Viene battezzato a Milano da Sant’Ambrogio a trentatre anni, quin-di torna in Africa ove diviene vescovo della città di Ippona nel 395.Passerà il resto della sua vita, 35 anni, a combattere le eresie che senza sosta si scatenavanocontro la sua ortodossia. La violenza era endemica e lui stesso rischiò di essere ucciso. A que-sta violenza fu costretto a rispondere con la forza e con la repressione, ma non approvò mai lapena di morte per gli eretici.Tutta la sua vita la dedicò alla predicazione per ottenere l’unità dei cristiani per mezzo della per-suasione. La parola e la penna erano le sue armi.

La sua produzione letteraria è enorme, nel suo lavoro più importante, Le Confessioni, ci raccon-ta il suo percorso verso la fede che lo portò a divenire uno dei più importanti padri della Chiesa. Nella Città di Dio, difende il Cristianesimo dalle accuse dei pagani che resistevano alla sua pe-netrazione tra i popoli dell’impero. Era successo che dopo il sacco di Roma del 410 molti pagani si erano rifugiati in Africa e diffon-devano l’idea che la caduta di Roma era stata provocata dagli dei pagani per aver l’imperoadottato il cristianesimo come religione di stato. Agostino smentisce nel suo libro queste opinio-ni e afferma che Roma era stata giustamente punita dal Dio Cristiano perché era lei la principa-le realizzazione della Città Terrena che si contrapponeva alla Città di Dio.E’ stato stimato che in quegli anni circa la metà degli abitanti dell’impero o erano rimasti paganio non avevano comunque aderito al Cristianesimo L’impero era oramai ufficialmente cristiano e doveva impegnare le sue forze per reprimere il pa-ganesimo che di nascosto continuava a venerare i suoi dei. Agostino sapeva perfettamentecome stavano le cose e ce lo scrive chiaramente nella sua Città di Dio:“ … nelllo stesso tempo si doveva spiegare come i falsi dèi da loro venerati, un tempo aperta-mente e ancor oggi occultamente, non sono altro che spiriti immondissimi, demoni estrema-mente perfidi e fallaci …”.Non sembra avere alcun rimorso per il fatto che i pagani erano costretti a venerare di nascosto ipropri dei.

Nella Citta di Dio, Agostino sostiene che l’alternativa tra il vivere “secondo la carne” e il vivere“secondo lo spirito”, presente in ogni individuo, si ritrovi nella storia. Essa è dominata daun’eterna lotta tra la Città Terrena e la Città Celeste. La Città Terrena, nata dopo la caduta diAdamo e fondata da Caino, ospita gli uomini “dominati da una stolta cupidigia di predominio

che li induce a soggiogare gli altri”, e quelli che aspirano alla gloria. La Città Celeste, invece, haorigine con gli angeli e con la comunità di quegli uomini giusti che hanno scoperto Dio e che “sioffrono l’uno all’altro in servizio con spirito di carità”. L’impero Romano, nato dal fratricidio di Ro-molo (che richiama quello di Caino), è la più alta espressione della Città Terrena. Lo Stato, tut-tavia, non viene considerato un male poiché mira a garantire il bene temporale dei suoi membri;ciò nonostante, i beni materiali non devono diventare il fine ultimo da perseguire. Le due città al momento sono unite e insieme confuse, ma con il Giudizio Universale saranno fi -nalmente divise. Per quanto riguarda la storia, Agostino la divide in sei epoche, in riferimento aisei giorni della creazione: la prima va da Adamo al diluvio universale, la seconda da Noè adAbramo, la terza da Abramo a Davide, la quarta da Davide sino alla cattività Babilonese, laquinta arriva alla natività di Cristo e la sesta comincia con la nascita di Cristo e si concluderàcon il suo ritorno e la fine del mondo: “Lì riposeremo e vedremo, vedremo e ameremo, amere-mo e loderemo. Ecco quel che si avrà senza fine alla fine. Infatti quale altro sarà il nostro fine,che giungere al regno che non avrà fine?”.

La sua è una visione escatologica della storia, perfettamente in linea con i Vangeli: assoluta-mente nichilista.

Così lui giudica l’impero romano e tutti gli imperi che lo avevano preceduto:“Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Per-ché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un grup -po di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino sidivide secondo la legge della convenzione. Se la banda malvagia aumenta con l’aggiungersi diuomini perversi tanto che possiede territori, stabilisce residenze, occupa città, sottomette popo-li, assume più apertamente il nome di Stato che gli è accordato ormai nella realtà dei fatti nondalla diminuzione dell’ambizione di possedere ma da una maggiore sicurezza nell’impunità.Con finezza e verità a un tempo rispose in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata cat -turato. Il re gli chiese che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con francaspavalderia: “La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono considerato un pirataperché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un condottiero perché lo fai con una grande flotta”.

E’ una visione anarcoide della società basata sulla sua idea di “giustizia”. Lo Stato romano nonera giusto perché era una delle tante manifestazioni della Città Terrena: il prodotto della sete dipotere e della violenza della guerra. Purtroppo Agostino non ci ha spiegato come dovrebbe es-sere strutturato uno stato per essere giusto; non poteva spiegarcelo perché la sua “giustizia”,come abbiamo già spiegato, è un’allucinazione. La sua visione della realtà era troppo nichilistaper concepire e proporre una struttura della società che la avrebbe resa giusta. Secondo la suavisione escatologica della storia tutti gli uomini sono compenetrati della Città Terrena e quindi lasua giustizia si sarebbe realizzata solamente con la fine del mondo e col Giudizio Universaleche avrebbe separato i buoni dai cattivi; c’era molto da attendere.Questa sua visione anarchica non era neanche ammorbidita dal fatto che l’impero romano siera dichiarato cristiano e soffocava anche con la forza il paganesimo e le eresie, un fenomenoassolutamente antitetico alla civiltà classica.

“L'amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato finoal disprezzo di sé genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette aldi sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupi -digia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offronol'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina so-ciale”. (Città di Dio, XIV,28).

Qui vediamo una impostazione mentale che diventerà la radice del pacifismo cristiano, ma pernoi è una manifestazione di nichilismo. Secondo Agostino la Città di Dio può essere raggiunta

quando l’amore di Dio viene portato fino al disprezzo di se stessi; una affermazione chiaramen-te psicotica.

Ma come abbiamo già detto, il nichilismo va sempre assieme alla positività nella civiltà Cristianae questo lo vediamo anche in queste affermazioni di Agostino. Infatti è positiva la condanna della devastante aggressività degli esseri umani. Come vedremo a proposito della fine dell’impero, la delirante sete di potere degli alti gradi mili -tari e politici dell’impero stava uccidendo la società romana. Non si può non condividere il di -sprezzo di Agostino quando afferma: “son dominati da una stolta cupidigia di predominio che liinduce a soggiogare gli altri”.Il problema è che questa cupidigia può essere fermata solamente da una seria determinazionedi mettere in gioco la propria vita combattendo con le armi per contrastare e fermare quella fol -lia; le parole e la persuasione non bastano. L’ultima frase esprime il contributo che il Cristianesimo darà alla nascita del socialismo: “ i citta-dini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docil-mente i doveri della disciplina sociale”.

Agostino dedicò tutte le sue energie per far cessare le violenze provocate dalle eresie e dalleincursioni che le tribù del deserto, i Mauri, compivano in Numidia. Tentò di comporre il dissidiotra le autorità della Numidia e l’autorità centrale dell’impero perché la debolezza dell’impero in-coraggiava i Mauri ad approfittarne per devastare la regione. Così scrive in una sua lettera all’inviato imperiale: “Titolo più grande di gloria è proprio quello diuccidere la guerra con la parola, anziché uccidere gli uomini con la spada, e procurare o mante-nere la pace con la pace e non già con la guerra. Certo, anche quelli che combattono, se sonobuoni, cercano senza dubbio la pace, ma a costo di spargere il sangue. Tu, al contrario, sei sta-to inviato proprio per impedire che si cerchi di spargere il sangue di alcuno”.

Una proposizione molto bella e in linea con il Vangelo; sembra che si illudesse di far cessare leviolenze con la persuasione. Ma l’impero si stava sfasciando e la sua autorità non faceva pauraa nessuno, né agli eretici e tanto meno ai barbari. Invece, dato che colui che gli dei vogliono di -struggere prima lo rendono pazzo, qualcuno dalla Numidia, per motivi suoi personali, chiamò latribù germanica dei Vandali per essere liberato dall’impero. I Vandali si erano stabiliti in Spagna ma erano sotto pressione dalla tribù dei Goti che volevanofarli sloggiare e impadronirsi del paese.Genserico, il capo dei Vandali, afferrò al volo il suggerimento, nel 429 passò lo stretto di Gibil -terra e invase in nord Africa deciso a ritagliarsi un regno tutto suo.Le truppe imperiali offrirono scarsa resistenze (ovviamente) e le città della Numidia potevanosolamente affidarsi alle pietre delle loro mura per salvarsi dall’invasione. Ippona possedevaun’ottima cinta di mura e si rifiutò di assoggettarsi ai Vandali che erano cristiani ma di fede aria -na. I Vandali mettono Ippona sotto assedio.Agostino considera suo dovere restare per condividere le sofferenze del suo gregge, accoglieuna massa di profughi in città e si prepara a sostenere l’assedio. Così ce lo narra un suo biografo, Possidio, nella sua Vita del santo: “Le lacrime erano, più delconsueto, il suo pane notte e giorno e, giunto ormai all’estremo della sua vita, più degli altri tra-scinava nell’amarezza e nel lutto la sua vecchiaia … Vedeva infatti, quell’uomo di Dio, gli eccidie le distruzioni delle città, abbattute le case nelle campagne e gli abitanti uccisi dai nemici omessi in fuga e sbandati, le chiese private dei sacerdoti e dei ministri, le vergini sacre e i religio -si dispersi da ogni parte, tra essi, altri venuti meno sotto le torture, altri uccisi di spada, altri fattiprigionieri, perduta l’integrità dell’anima e del corpo e anche la fede, ridotti in dolorosa e lungaschiavitù dai nemici”. Neanche questa tragedia provoca un ripensamento in lui e gli fa riconsiderare il suo giudiziosull’impero. Agostino non esprimerà alcun rimpianto per aver perso la forza e l’autoritàdell’impero di Roma che aveva assicurato secoli di pace e prosperità alla sua terra.

Muore nel 430 nella sua Ippona assediata che resisterà per un anno e mezzo. Poi le mura ce-deranno agli sforzi dei Vandali, Ippona sarà messa a ferro e fuoco e i suoi abitanti massacrati. IVandali prendono il controllo della regione e fondano un loro regno. L’impero romano perde un altro pezzo.Fortunosamente alcuni suoi discepoli riusciranno a sottrarre le sue spoglie alla furia dei vincitoriche le volevano distruggere e il suo corpo viene portato a Cagliari. Tre secoli dopo un re longo-bardo lo fece portare a Pavia ove riposa tuttora.

VII - Pagani contro Cristiani

Ora facciamo un salto indietro e andiamo alle origini del cristianesimo, pochi decenni dopo lamorte di Gesù. Esamineremo come è nato e si è evoluto il contrasto tra queste due culture evedremo come alla fine una abbia sopraffatto l’altra.Leggeremo gli scritti, non molti, che ci sono arrivati che testimoniano come questo scontro siastato sanguinoso.Vogliamo dimostrare che il contrasto tra pagani e cristiani era un contrasto profondamene ideo-logico e quindi irriducibile. Entrambi proponevano due società incompatibili tra di loro. Una delle due doveva sparire.

La Grande Prostituta

Il Libro della Rivelazione, meglio conosciuto come Apocalisse di San Giovanni, è uno dei libriCanonici.Fu scritto alla fine del primo secolo sull’isola di Patmos, nell’Egeo, da un cristiano sconosciutodi nome Giovanni che non era l’apostolo prediletto da Gesù e non era neanche l’autore delquarto Vangelo. Questo è l’unico libro del Canone ove è specificato il nome del suo autore.Fu scritto con molta probabilità dopo le persecuzioni di Nerone e dopo la distruzione di Gerusa-lemme da parte dei romani con la prima guerra giudaica. Non sorprende quindi che Cristiani edebrei odiassero i romani. In questo libro Giovanni si rivolge alle comunità cristiane di sette città dell’Asia Minore, vicine aPatmos, per esortarle a sopportare le persecuzioni, combattere contro i falsi profeti e restaresaldi nella fede.Questo libro è il racconto di una sua visione ove Gesù gli rivela come avverrebbe la fine di que-sto mondo e, in particolare, come Dio punirà Roma per la sua empietà.Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza inGesù [Cristo], ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianzadi Gesù [Cristo]. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce po-tente come il suono di una tromba che diceva: «Quello che vedi scrivilo in un libro e mandaloalle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea» (Riv1:9-11).

Giovanni si volta per vedere chi gli sta parlando e vede Gesù: … Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai [sette] candelabri, uno simile aun figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altez-za del petto (Riv 1:12-13).

Segue una descrizione di Gesù a dir poco stravagante, molto diversa da come oggi ce lo imma-giniamo; tra l’ altro:Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, eil suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza (Riv 1:16).

Gesù detta a Giovanni sette lettere da consegnare alle sette comunità cristiane e gli dice di scri -vere quello che vedrà e quello che sta per avvenire, cioè la fine del mondo.

Per questo Giovanni viene portato in cielo ove vede il trono di Dio; una persona è seduta sultrono con un libro nella mano destra ove è svelato il futuro della terra, ma il libro è chiuso daSette Sigilli.Solo una persona degna può rompere i sigilli e tra i presenti nessuno è degno. A quel punto ap-pare un agnello che sembra sia stato sacrificato (un’altra immagine di Gesù). L’agnello prende illibro e inizia a rompere i sigilli. Alla rottura di ciascun sigillo una catastrofe colpisce la terra:guerra, pestilenze, carestie, inondazioni, eccetera. Alla rottura del sesto sigillo sembra arrivarela fine, il sole diventa nero, la luna rossa come il sangue, le stelle cadono dal cielo e poi il cielostesso sparisce. Ma non è ancora la fine; la fine arriva con la rottura del Settimo Sigillo.Appena rotto quest’ultimo sigillo un silenzio di morte cala sulla terra poi sette angeli appaionoche rovesciano sull’umanità una disgrazia dopo l’altra con animali mostruosi che emergono dalmare per perseguitare e tormentare tutti i malcapitati.Il settimo angelo, col suono di una tromba, annuncia l’inizio della fine con la discesa sulla terradell’Anticristo e dei suoi profeti. Questo scatena l’ira di Dio che manda altri sette angeli con del-le coppe piene della sua ira, queste coppe sono versate sulla terra.Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne a dirmi: «Vieni, ti farò vedere il giudi-zio che spetta alla grande prostituta che siede su molte acque. I re della terra hanno fornicatocon lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione» (Riv 17:1-2).

L’angelo lo porta nel deserto e gli mostra una donna coperta di gioielli e di vesti lussuose:In mano aveva un calice d’oro pieno di abominazioni e delle immondezze della sua prostituzio-ne. Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: Babilonia la grande, la madre delle prostitutee delle abominazioni della terra. E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e delsangue dei martiri di Gesù. (Riv 17:4-6).

Questa donna rappresenta Roma (Giovanni la chiama Babilonia): “la grande città che domina sui re della terra”.Ma l’angelo lo rassicura: i cristiani la vinceranno.Quindi lui vede un altro angelo scendere dal cielo e annunciare che Roma è caduta:Poi udii un’altra voce dal cielo che diceva: «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siatecomplici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; perché i suoi peccati si sono ac-cumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità. Usatele il trattamento che lei ha usa-to [con voi], datele doppia retribuzione per le sue opere; nel calice in cui ha versato ad altri, ver-satele il doppio. Datele tormento e afflizione nella stessa misura in cui ha glorificato se stessa evissuto nel lusso. Poiché dice in cuor suo: “Io sono regina, non sono vedova e non vedrò mailutto”. Perciò in uno stesso giorno verranno i suoi flagelli: morte, lutto e fame, e sarà consumatadal fuoco; poiché potente è Dio, il Signore che l’ha giudicata. (Riv 18:4-8).

Segue una denuncia di Roma dei suoi delitti, del suo lusso e la descrizione della sua rovina.«Rallègrati, o cielo, per la sua rovina! E voi, santi, apostoli e profeti, rallegratevi perché Dio, giu-dicandola, vi ha reso giustizia».Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una grande macina e la gettò nel mare, di -cendo: «Così, con violenza, sarà precipitata Babilonia, la grande città, e non sarà più trovata. Inte non si udranno più le armonie degli arpisti, né dei musicisti, né dei flautisti, né dei suonatoridi tromba; né sarà più trovato in te artefice di qualunque arte, e non si udrà più in te rumore dimacina. In te non brillerà più luce di lampada, e non si udrà più in te voce di sposo e di sposa;perché i tuoi mercanti erano i prìncipi della terra e perché tutte le nazioni sono state sedotte dal-le tue magie. In lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono statiuccisi sulla terra». (Riv 18:20-24).

I cristiani di tutta la terra esultano per la distruzione della Grande Prostituta Roma:Dopo queste cose, udii nel cielo una gran voce come di una folla immensa, che diceva: «Alle-luia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio,  perché veritieri e giusti sono

i suoi giudizi. Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostitu-zione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei» (Riv 19:1-2).

Una volta distrutta Roma Cristo ingaggia una battaglia con l’Anticristo, lo vince e lo getta in unlago di zolfo incandescente per essere tormentato per l’eternità; anche Satana è sconfitto e im-prigionato in un pozzo senza fondo. A quel punto può iniziare il Giudizio Universale ove tutti gliuomini risorgono per essere giudicati. Quelli che hanno vissuto per il Cristo sono portati nel suo Regno mentre i nemici di Cristo sonoportati via verso un tormento eterno assieme a Satana e alla Morte.Quindi la visione di questo Regno di Dio viene offerta a Giovanni. Una nuova Gerusalemmescende dal cielo, ha le strade lastricate d’oro, non ci sono né paura né oscurità non ci sono sof-ferenza, male o morte. Qui i Giusti e i Buoni vivranno per l’eternità.

In questo libro vediamo odio e sete di vendetta, sentimenti non proprio evangelici. Dobbiamo notare che le persecuzioni erano iniziate per caso, non per una decisione pianificatadai romani di distruggere il Cristianesimo. Erano iniziate perché Nerone scelse, a caso, i cristia-ni per scaricare su di loro la colpa dell’incendio di Roma. Alla fine del primo secolo il Cristianesi-mo era una setta microscopica sconosciuta alla maggioranza degli abitanti dell’impero e le per-secuzioni erano sporadiche e occasionali, non ci sembra possibile che furono queste persecu-zioni a provocare tanto odio.La nostra opinione è che questo odio ha una profonda motivazione ideologica: la rivalità e la in-compatibilità tra la civiltà classica e il Cristianesimo.La religione pagana prevedeva che tutta la popolazione partecipasse al culto pagano e ai sacri-fici per ottenere il favore degli dei, e quindi quelli che si rifiutavano di partecipare o, peggio, mo-stravano palesemente il loro disprezzo e il loro senso di superiorità verso il paganesimo, eranonaturalmente visti come nemici della comunità.Oggi noi facciamo fatica a comprendere questa situazione. I pagani credevano che, assiemeagli uomini, il mondo era abitato dagli dei e questi dei avevano tutti i vizi degli uomini e pochequalità. Invidia, gelosia, risentimento, vanità, orgoglio, eccetera. Era indispensabile evitare illoro risentimento e adulare la loro vanità altrimenti loro si sarebbero vendicati. Tutti gli uomini diallora ci credevano seriamente ed erano seriamente risentiti della blasfemia dei cristiani; i paga-ni credevano per davvero che le loro comunità sarebbero state punite per la mancanza di ri-spetto che i cristiani mostravano ai loro dei.

Un altro argomento spinoso era il culto dell’imperatore. Quando la decadenza dell’impero iniziaa manifestarsi alcuni imperatori pensarono di rimediare pretendendo di essere venerati comeun Dio. Questo era, comunque, in linea con le idee su potere e religione nella parte orientaledell’impero, ma non si accordava con la cultura della metà occidentale.Ovviamente il culto dell’imperatore incontrò la ferma opposizione dei cristiani che si rifiutavanodi rendere omaggio a un uomo Dio diverso dal loro.Inoltre l’impero romano era basato sul culto della forza e sulle capacità militari delle sue legioni.L’impero era tenuto assieme oltre che dal desiderio di partecipare a una civiltà così sofisticata,anche dal timore delle rappresaglie dell’esercito romano.

I cristiani invece condannavano sempre e in tutte le circostanze la guerra e l’uso della forza, illoro sogno era di costruire un impero del consenso basato sulla loro fede e regolato dai loro ve-scovi e papi. Vedremo più avanti che questo si rivelerà impossibile (ovviamente), ma a queitempi i cristiani ci credevano (vedi Sant’Agostino). Oggi uno storico moderno laico potrebbe considerare questo atteggiamento dei cristiani un pro-dotto di quelle che lui considera “superstizioni”; noi lo consideriamo un prodotto del nichilismocristiano perché i cristiani non avevano alcuna riserva a distruggere un impero che assicuravapace e benessere a tutti (più o meno) per fabbricare una società nuova che era irrealizzabile.Non era possibile conciliare la rivalità ideologica tra cristiani e pagani. Uno dei due doveva sparire.

Vedremo questo nichilismo all’opera nel socialismo.

Sorprende la sicurezza di Giovanni nell’affermare che il Cristianesimo vincerà Roma:Combatteranno contro l’Agnello e l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Redei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i fedeli. (Riv 17:14).

Questa è la profezia che gli fa l’angelo e lo storico non può non mettere in evidenza come que-sta setta microscopica sin dall’inizio intendesse distruggere la civiltà nel cui seno era nata. An-che se suona incredibile i cristiani iniziarono così una lunga marcia che li porterà alla vittoria,fino ad annientare la più illustre civiltà della storia.Questa sicurezza è il prodotto della escatologia data dalla fede. I cristiani erano sicuri di vincereperché credevano, loro sapevano che Dio li avrebbe fatti vincere perché tutto il mondo dovevaprepararsi alla sua fine come era previsto dai Vangeli per dare agli Eletti il Regno di Dio. Non èpossibile non essere stupiti dalla sicurezza di questi cristiani; loro erano una pulce sulle spalledi un gigante, come potevano pensare di distruggere questo gigante? Nelle prossime pagine cercheremo di spiegare come questo è avvenuto.

Una esiziale superstizione

Ora vediamo il punto di vista dei pagani.Iniziamo dai primi documenti scritti dai pagani a proposito del cristianesimo.

I primi documenti scritti da pagani sui cristiani sono stati scritti in occasione delle persecuzioni diNerone a seguito dell’incendio di Roma. Siamo nel luglio del 64, quindi appena 30 anni dopo lamorte di Gesù. Ce ne parlano lo storico Tacito, che scrive i suoi Annales cinquant’anni dopoquesti avvenimenti, e lo storico Svetonio che scrive anche lui mezzo secolo dopo l’incendio.

Tacito ci dice che Nerone ebbe l’idea di incolpare i cristiani di aver attizzato l’incendio per ri-muovere dalla sua persona il sospetto di essere stato lui il responsabile; sembra che Neronenon fosse amato dal popolo e quindi aveva bisogno di dargli un responsabile da odiare.Secondo Tacito una di queste dicerie, che circolavano tra il popolo, era che Nerone avesse ap-piccato l’incendio per distruggere una parte della città per costruirci un suo enorme palazzo, chein effetti poi fu costruito, la Domus Aurea: “Perciò per far cessare tale diceria, Nerone si inventòdei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa del -le loro nefandezze, denominava cristiani”.Tacito ci dice che il cristianesimo era abbastanza diffuso a Roma tanto da essere conosciuto eodiato dal popolo. Il motivo di questo odio lo abbiamo già descritto precedentemente, ma nonsappiamo se Tacito si riferisce alle stesse motivazioni. Lui non ci dice il motivo per cui il popolodi Roma odiasse così tanto i cristiani.Tacito sembra condividere questa opinione in quanto anche lui detestava i Cristiani: “Origine diquesto nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dalprocuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovosi diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogniparte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso”.A quei tempi a Roma confluivano dalle provincie orientali tanti culti, misterici ed esoterici, che luidefinisce “superstizioni” in quanto alieni al culto degli dei pagani che era il fondamento della reli -giosità dei romani. Tacito definisce questi culti “turpi e vergognosi” e li ritiene uno dei sintomi della decadenza dellaciviltà romana che lui contrappone al vigore dei popoli germanici che in quegli anni minacciava-no l’impero. In particolare il Cristianesimo viene definito una malattia: “quel morbo”.

Secondo Tacito Nerone dà inizio a una feroce persecuzione contro i cristiani: “Perciò, da princi-pio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannatauna ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell’incendio, quanto per odio del genere uma-no. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, periva-no dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illumi-nazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi cir -censi, mescolato alla plebe in veste dì auriga o ritto sul cocchio”.Qui ci sembra di capire che Nerone abbia dato inizio a una caccia alle streghe per puro spiritodi sadismo, “per odio del genere umano”, coinvolgendo così una “ingente moltitudine” di genteinnocente nel senso che non erano cristiani, oltre a non essere loro i responsabili dell’incendio.Tacito ci dice anche che questo sadismo si torce contro Nerone perché suscita la compassionedel popolo: “Benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pie-tà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo”.A onor del vero dobbiamo aggiungere che forse l’idea che i Cristiani fossero responsabili deldelitto potrebbe non essere del tutto inventata.Questo lo possiamo desumere perché Tacito ci fa anche sapere che: “Nessuno poi osava com-battere il fuoco, per le ripetute minacce di molti che proibivano di spegnerlo e perché vi eranoaltri che apertamente lanciavano fiaccole e gridavano d'aver ricevuto ordine di farlo, sia per ru -bare più facilmente sia effettivamente per aver ricevuto ordini in tal senso”.Da queste parole si potrebbe dedurre che ci furono davvero delle persone che erano attivamen-te responsabili dell’incendio.E’ pensabile che questi fossero alcuni cristiani che volevano vendicare l’uccisione di Gesù?Non esiste alcuna conferma di questa tesi e quindi resterà un’ipotesi.Purtroppo il racconto di Tacito è un po’ confuso, non si capisce quale fosse la colpa dei cristianise lui stesso ci dice che l’accusa di Nerone era inventata. E’ possibile che alcuni cristiani si fossero decisi a muoversi vedendo che l’incendio era fuoricontrollo e che le autorità Romane non riuscivano a fermare quel disastro. Forse pensarono chefosse giunto il momento di vendicarsi. Sono tutte supposizioni anche se teoricamente possibili.Quello che è interessante notare, per lo scopo di questo nostro lavoro, è il disprezzo e l’odioche i cristiani avevano suscitato nei romani sin dall’inizio della diffusione del Cristianesimo.

Quanto ci dice Tacito è confermato da un altro storico, Svetonio. Nella sua Vita Neronis così luisi esprime: “Sottopose a supplizi i Cristiani, una razza di uomini di una superstizione nuova emalefica”.Anche qui disprezzo e odio verso i Cristiani.

Una perversa e sfrenata superstizione

Siamo nella provincia romana della Bitinia, parte nord della odierna Turchia sulle rive del MarNero; l’imperatore al potere è Traiano che ha messo come governatore della provincia Plinio ilGiovane, il nipote di Plinio il Vecchio che era morto nel disastro di Pompei.

E’ l’anno 113, cinquant’anni dopo l’incendio di Roma, siamo ai tempi di Tacito e di Svetonio.Plinio non ha mai avuto a che fare con i cristiani e per caso, senza essere andato a cercarli, siscontra con questo fenomeno e non sa come comportarsi. Scrive quindi all’imperatore chieden-do istruzioni. Questo, a nostro parere, è il documento più importante, per quanto riguarda la nostra storia,che sia sopravvissuto al naufragio dell’impero. E’ il documento che ci illumina più di qualunquealtro per comprendere il contrasto nato nell’impero in quei tempi. Tutti gli storici lo considerano

autentico, evidentemente i monaci amanuensi hanno fatto un buon lavoro, senza di loro tuttoquesto sarebbe sparito:“E’ per me un dovere, o signore, deferire a te tutte le questioni in merito alle quali sono incerto.Chi infatti può meglio dirigere la mia titubanza o istruire la mia incompetenza? Non ho mai pre -so parte ad istruttorie a carico dei Cristiani; pertanto, non so che cosa e fino a qual punto si siasoliti punire o inquisire. Ho anche assai dubitato se si debba tener conto di qualche differenza dianni; se anche i fanciulli della più tenera età vadano trattati diversamente dagli uomini nel pienodel vigore; se si conceda grazia in seguito al pentimento, o se a colui che sia stato comunquecristiano non giovi affatto l’aver cessato di esserlo; se vada punito il nome di per se stesso, purse esente da colpe, oppure le colpe connesse al nome. Nel frattempo, con coloro che mi veni-vano deferiti quali Cristiani, ho seguito questa procedura: chiedevo loro se fossero Cristiani. Seconfessavano, li interrogavo una seconda e una terza volta, minacciandoli di pena capitale;quelli che perseveravano, li ho mandati a morte. Infatti non dubitavo che, qualunque cosa con-fessassero, dovesse essere punita la loro pertinacia e la loro cocciuta ostinazione. Ve ne furonoaltri affetti dalla medesima follia, i quali, poiché erano cittadini romani, ordinai che fossero ri-mandati a Roma. Ben presto, poiché si accrebbero le imputazioni, come avviene di solito per ilfatto stesso di trattare tali questioni, mi capitarono innanzi diversi casi. Venne messo in circola-zione un libello anonimo che conteneva molti nomi. Coloro che negavano di essere cristiani, odi esserlo stati, ritenni di doverli rimettere in libertà, quando, dopo aver ripetuto quanto io formu-lavo, invocavano gli dei e veneravano la tua immagine, che a questo scopo avevo fatto portareassieme ai simulacri dei numi, e quando imprecavano contro Cristo, cosa che si dice sia impos-sibile ad ottenersi da coloro che siano veramente Cristiani. Altri, denunciati da un delatore, dis-sero di essere cristiani, ma subito dopo lo negarono; lo erano stati, ma avevano cessato di es-serlo, chi da tre anni, chi da molti anni prima, alcuni persino da vent’anni. Anche tutti costorovenerarono la tua immagine e i simulacri degli dei, e imprecarono contro Cristo. Affermavanoinoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba e intona-re a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpe-trare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla pa-rola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò,avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad ognimodo comune e innocente, cosa che cessarono di fare dopo il mio editto nel quale, secondo letue disposizioni, avevo proibito l’esistenza di sodalizi. Per questo, ancor più ritenni necessariol’interrogare due ancelle, che erano dette ministre, per sapere quale sfondo di verità ci fosse, ri-correndo pure alla tortura. Non ho trovato null’altro al di fuori di una perversa e sfrenata super-stizione. Perciò, differita l’istruttoria, mi sono affrettato a richiedere il tuo parere. Mi parve infatticosa degna di consultazione, soprattutto per il numero di coloro che sono coinvolti in questo pe-ricolo; molte persone di ogni età, ceto sociale e di entrambi i sessi, vengono trascinati, e ancoralo saranno, in questo pericolo. Né soltanto la città, ma anche i borghi e le campagne sono per -vase dal contagio di questa superstizione; credo però che possa esser ancora fermata e ripor-tata nella norma. Si sa comunque con certezza che si è ripreso a frequentare i templi, già quasiabbandonati, a celebrare i consueti riti, da lungo tempo interrotti, e a vendere la carne delle vitti -me, di cui finora assai di rado si riusciva a trovare un compratore. Non è di conseguenza diffici-le arguire che un gran numero di persone potrebbe essere tratta dall’errore, qualora si conce-desse loro la possibilità di pentirsi.»

Qui Plinio ci fa sapere di non essersi mai imbattuto nel “problema cristiani” che evidentementegià all’inizio del secondo secolo erano considerati un problema per l’impero e talmente serio daprovocare una condanna a morte.Purtroppo lui non ci dice espressamente perché fossero un problema così serio. Questo divieneancora più incomprensibile quando leggiamo che “tutta la loro colpa o errore” era di riunirsi acantare un inno a Gesù come se fosse un dio e a giurare “non a perpetrare qualche delitto” maa impegnarsi a essere onesti e sinceri! Lui ci dice di non avere l’evidenza di alcun delitto! Anzi lui ci dice che questi cristiani erano cittadini esemplari, e allora, perché la morte?

Questi primi cristiani si potrebbero definire i “boy scout” dell’epoca. Era questo che disturbavacosì tanto i romani ?Dobbiamo far notare al nostro lettore che ai tempi di Plinio non c’era alcuna legge o editto impe-riale che proibisse la fede cristiana. Ogni singolo governatore doveva comportarsi come a luisembrava più opportuno o più giusto,Per questo motivo è sorprendente quando scrive che: qualunque cosa confessassero, dovesseessere punita la loro pertinacia e la loro cocciuta ostinazione.Quindi lui sostiene che meritassero la morte per essere loro ostinati, ma ostinati in quale colpa?Una colpa che lui non conosce! Quale confessione si aspettava da loro?Sempre alla ricerca di chissà cosa mette a tortura due schiave (probabilmente due diaconesse)“per sapere quale sfondo di verità ci fosse”; la verità di cosa?Quindi con molta delusione ci dice di non aver trovato nulla se non “una perversa e sfrenata su-perstizione”. Ma perché questa superstizione era un tale problema per l’impero da meritare lamorte?Da tutto questo ci sorge una domanda: cosa stava cercando Plinio?Lui ci parla del Cristianesimo come di superstizione, follia, pericolo, una malattia mentale che inqualche modo poteva recare danno all’impero essendo estremamente contagiosa.

Questa colpa dei cristiani forse la possiamo intuire quando Plinio ci dice che lui li lasciava liberi“dopo aver ripetuto quanto io formulavo, invocavano gli dei e veneravano la tua immagine”.Sembra di capire che il problema era che i cristiani non volevano venerare alcun dio dell’imperoe l’immagine dell’imperatore.Questo è vero, e a noi ci risulta da tanta altra letteratura sull’argomento, ma allora, cosa stavacercando Plinio? Perché non ci dice chiaramente che era questa la colpa dei Cristiani che giu-stificava la persecuzione?Lui ci dice che un vero cristiano veniva smascherato in un modo molto semplice: “quando im-precavano contro Cristo”. Questo è vero e da questo noi possiamo desumere che si trattava di cristiani proto-ortodossi.Infatti questa era l’unica setta cristiana che considerava un dovere e un privilegio affrontare ilmartirio e mai sconfessare la propria fede. Tutte le altre sette cristiane, ed erano tante, pensa-vano che questa fosse una sciocchezza e non si facevano scrupolo di abiurare la fede per poiriprenderla quando cessava la persecuzione. Parleremo in seguito per esteso delle persecuzio-ni.

Dobbiamo notare che, secondo lui, questo Cristianesimo si era diffuso nella sua regione in unmodo segreto ma profondo, sia nelle città che nelle campagne, aveva conquistato tanta di quel-la gente che i templi e i sacrifici andavano deserti, non si riusciva neanche a vendere tutta lacarne dei sacrifici. Infatti, come abbiamo visto, San Paolo aveva proibito ai fedeli di accostarsiper nessun motivo a questa carne.In questo documento vediamo che Plinio è un serio, fedele e sincero servitore dell’impero; ve-diamo una persona smarrita di fronte a un fenomeno incomprensibile che lui non riesce neppu-re a indagare e tutto questo, ovviamente, gli fa paura.Lui si rende conto di aver dato il via a una caccia alle streghe e si ferma, chiede aiuto e illumina-zione al suo superiore, perché lui non capisce.

Vediamo ora la risposta dell’imperatore Traiano:“Traiano saluta Plinio. Ti sei comportato come dovevi, o mio Secondo, nell’istituire i processi dicoloro che ti furono denunziati come Cristiani. Non è possibile infatti stabilire una norma gene-rale e, per così dire, con un principio fisso. Non è necessario andarli a cercare; quando venga-no denunziati e confessino, siano puniti; resti fermo tuttavia che chi neghi d’esser cristiano e loprovi con i fatti, adorando cioè i nostri dèi, ottenga per tal abiura il perdono, anche se perl’addietro fosse sospettato. Quanto poi alle denunce anonime, esse non devono avere alcunpeso per nessuna accusa. Giacché ciò è di pessimo esempio ed indegno dei nostri tempi”.

Qui vediamo una persona seria, di nobili sentimenti, certamente non un bieco tiranno.Lui conferma a Plinio che il Cristianesimo merita la morte ma dandogli la possibilità di ravveder-si e di abiurare quella follia. Anche lui ci dice che il problema può essere risolto se “lo provi con ifatti, adorando cioè i nostri dèi”. Questo era il problema.Ma c’è una cosa che ci stupisce, lui dice a Plinio che “non è necessario andarli a cercare”.I Cristiani vanno perseguiti solo dietro una chiara denuncia che non deve essere anonima.Non devono essere attivamente ricercati! Ma se il Cristianesimo è un tale problema da meritare la morte come è possibile che non deb-bano essere cercati, individuati e repressi?Che senso ha lasciarli crescere di nascosto e intervenire solo se qualcuno, chissà perché, li de-nuncia in modo manifesto?Non ha senso!Cerchiamo di trovare un senso a tutto ciò.

Quello che cerchiamo di capire è il motivo di una certa riluttanza, quasi passività, dell’impero neiconfronti dell’espandersi del Cristianesimo.A nostro parere i motivi erano sostanzialmente due.Innanzi tutto i romani non capirono mai cosa stava succedendo. Non capivano le conseguenzeche la diffusione di questa fede avrebbero avuto per la coesione della società e il rispetto perl’autorità dell’impero.Non potevano capire perché nel loro mondo non c’era mai stata una fede; non potevano sapereche la fede avrebbe conquistato i cuori e le menti del popolo provocando un’evoluzione cheavrebbe portato ad avere un’altra autorità, diversa da quella dello stato, che si sarebbe impostasul popolo e lo avrebbe condizionato nelle sue scelte e nel suo comportamento. Da qui lo smar-rimento e l’incredulità di Plinio di fronte a un fenomeno incomprensibile.

Il secondo motivo era la “superstizione” dei romani. I romani credevano, anzi sapevano, che ilmondo era popolato, oltre che dagli uomini, anche da una moltitudine di entità divine che anda-vano dai lari e penati, alle divinità dell’Olimpo, alle divinità egizie, eccetera. Queste entità divinesi muovevano e interferivano tutti i giorni, di continuo, con tutti i fenomeni naturali, con tutti gliindividui ed erano la principale causa dei problemi o disgrazie che perseguitavano gli umani.Questi dei erano: gelosi, invidiosi, vendicativi, mentitori, astuti, disonesti, rissosi; insomma ave-vano tutti i difetti possibili e nessuna qualità degli uomini.Era imperativo, ai fini della loro sopravvivenza, che gli uomini cercassero di ingraziarsi questidei: tutti gli dei possibili. Questo è il punto; tutti gli dei concepiti da tutte le civiltà presentinell’impero potevano essere la causa di qualche disgrazia, non solo gli dei dell’Olimpo che loroavevano preso a prestito dai greci. Anche il Dio degli ebrei poteva essere la causa di un qualche problema. Infatti questo Dio eramolto antico, più antico dei loro dei e inoltre era fortemente radicato nel popolo ebraico oltre chetra i Cristiani. Anche questo Dio avrebbe potuto causare dei guai o avrebbe potuto aiutare i ro-mani contro un qualche loro avversario. Era prudente farselo nemico?

Secondo noi, i romani non volevano intraprendere una lotta a fondo per distruggere il Cristiane-simo che cresceva in mezzo a loro perché non si rendevano conto delle conseguenze che il Cri -stianesimo avrebbe comportato per la loro esistenza e allo stesso tempo temevano di farsi ne-mico un dio molto antico e autorevole.

Altri Cristiani, orge e cannibalismo

Abbiamo visto fin qui i rapporti che i Romani avevano con i Cristiani della setta dei proto-orto-dossi, quelli cioè che poi vinsero su tutte le altre sette cristiane e fecero conoscere al mondo laloro versione del Cristianesimo.Questo lo possiamo desumere, con buona probabilità, da quello che ci dicono di loro.Ma i proto-ortodossi non erano l’unica setta Cristiana attiva nell’impero, ce ne erano molte altre.Abbiamo già affermato che il Cristianesimo, per la sua stessa natura, è un vulcano di nuove in-terpretazioni di Gesù e del suo messaggio, un vulcano che non ha mai cessato di eruttare. Que-sto era ancor più vero a quei tempi. Naturalmente i Romani non potevano sapere di tutto questo fiorire di sette anche perché i Cri -stiani, tutti, tendevano a operare in disparte, se non in segreto.Sicuramente i Romani li confondevano tra di loro, oltre che con gli ebrei.Gli studiosi hanno dovuto lavorare a fondo per tentare di ricostruire la situazione ma sono anco-ra al lavoro per finire l’elenco di tutte le sette attive nell’antica Roma.Noi qui ci limiteremo a mostrare un paio di queste sette per illustrare la portata e la penetrazio-ne del nichilismo anche fuori dai proto-ortodossi.

Marco Aurelio Frontone è stato un oratore e scrittore attivo nella metà del secondo secolo. Fuprecettore di due imperatori, fu console e alla sua morte l’imperatore gli fece un monumento. E’stato un personaggio molto serio e influente; le sue opinioni avevano un peso.Così lui ci descrive una setta di Cristiani. Non sappiamo se li avesse conosciuti di persona o seavesse di loro notizie di seconda mano. Lui non ci dice il nome di questa setta, lui sapeva solamente che si dichiaravano Cristiani:Essi, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le donnicciole, facili ad abboccareper la debolezza del loro sesso, formano una banda di empia congiura, che si raduna in con-greghe notturne per celebrare le sacre vigilie o per banchetti inumani, non con lo scopo di com-piere un rito, ma per scellerataggine; una razza di gente che ama nascondersi e rifugge la luce,tace in pubblico ed è garrula in segreto. Disprezzano ugualmente gli altari e le tombe, irridonogli dei, scherniscono i sacri riti; miseri, commiserano i sacerdoti (se è lecito dirlo), disprezzanole dignità e le porpore, essi che sono quasi nudi! Che fantastica follia, che incredibile audacia! Loro disprezzano le sofferenze del presente anche se temono quelle che sono incerte e future;e anche se temono di morire dopo la morte, non hanno timore di morire nel presente: così unasperanza illusoria allevia la loro paura con il conforto di una resurrezione.Senza alcun dubbio questa congiura deve essere sradicata ed esecrata. Loro si riconosconocon segni e simboli segreti, inoltre si amano a vicenda quasi prima ancora di essersi conosciuti.Dappertutto in mezzo a loro si può percepire una certa adorazione della lussuria, loro si chia-mano a vicenda, nella promiscuità, fratelli e sorelle cosicché una normale fornicazione diventaun incesto: è così che la loro vana e insensata superstizione si gloria nei delitti. … Ho sentitoche adorano la testa di un asino, quella volgare creatura resa sacra da non so quale credenza.… Alcuni dicono che adorano i genitali del loro pontefice e sacerdote come se adorassero ilsesso del loro padre. … Io non so se tutto questo è falso, ma sicuramente dobbiamo sospettaredei loro riti segreti e notturni … Le storia della iniziazione dei giovani novizi è tanto ben conosciuta quanto orrenda, Un neonatoviene completamente ricoperto di farina, allo scopo di ingannare il novizio. Viene quindi presen-tato alla persona che vuole essere ammessa alle loro cerimonie. Al novizio viene chiesto di col-pire più volte l’oggetto, e questi colpi sembrano innocui a causa della farina che ricopre il bam-bino. Così il bambino viene ucciso con ferite che rimangono invisibili e nascoste. E’ il sangue diquesto bambino – che orrore – è questo sangue che loro leccano con avidità; queste sono lemembra che vengono distribuite con impazienza. Questa è la vittima con la quale suggellano illoro patto; è con la complicità in questa infamia che si costringono al silenzio. …

In un giorno solenne si radunano per una festa con tutti i loro figli, sorelle, madri, gente di tutti isessi e di tutte le età. Dopo aver festeggiato, quando l’atmosfera si è scaldata, e il fervore di undesiderio incestuoso è bollente per l’ubriacatura, legano un cane a un lume e lo provocano get -tandogli del cibo al di là della portata della catena In questo modo la luce viene rovesciata espenta e con essa anche la coscienza delle loro azioni; senza vergogna, nel buio con lussuriainnominabile si accoppiano alla rinfusa, tutti colpevoli allo stesso modo di incesto.

Quale sfrenata fantasia ha potuto mettere assieme una storia così orrenda?Frontone era un serissimo personaggio, come ha potuto credere a questa roba?Inoltre, il nostro lettore si chiederà come è possibile che i monaci amanuensi abbiano spesotempo e risorse per copiare una simile diffamazione dei Cristiani.Infatti, è per un puro caso che queste parole di Frontone sono sfuggite all’oblio. Sono state in -cluse in un libro, Octavius, scritto da un apologeta cristiano, Minucio Felice, per far vederecome i pagani avessero diffamato i cristiani. E’ così che queste parole sono giunte fino a noi.

Resta da capire come Frontone abbia potuto credere a tutto ciò.Vi propongo alcune considerazioni.Le feste orgiastiche non erano sconosciute nella Roma imperiale, noi sappiamo che più volte leautorità proibirono i Baccanali, una festa in onore del dio del vino Bacco, perché erano degene-rate in orge e delitti.L’infanticidio era una pratica estremamente comune. Per la legge romana il padre aveva dirittodi vita e di morte su tutta la sua famiglia quindi, se un tizio non voleva avere un figlio lo ammaz-zava dopo il parto senza pensarci su due volte. Dobbiamo notare che l’aborto era una praticanon molto sicura per la donna; meglio partorire e poi buttar via il bambino.Sono questi i chiari sintomo di una civiltà che non voleva più vivere, ci torneremo nel prossimocapitolo.Dobbiamo aggiungere che i Romani non potevano comprendere la cerimonia cristiana della Eu-caristia. Il celebrante trasforma il pane e il vino nel corpo e sangue di Gesù e poi i fedeli lo man-giano. Per i Romani questa era senza dubbio una cerimonia di cannibalismo rituale.

Noi vogliamo credere che nel denunciare questi “cristiani” Frontone volesse mettere in evidenzae far riflettere sui delitti che venivano commessi impunemente nella società romana del suotempo: il volto orrendo della decadenza.

Allora quanto scritto sopra era tutta una diffamazione? No; sicuramente c’era qualcosa di vero.A questo punto dobbiamo esaminare un paio di sette cristiane operanti a Roma nel secondo eterzo secolo. Noi abbiamo notizia di queste sette perché i proto-ortodossi ne hanno parlato nelleloro opere scritte per combattere e denunciare queste deviazioni dal messaggio evangelico.

I Carpocraziani erano una setta di Cristiani gnostici di cui abbiamo notizia dal libro di Sant’Ire-neo, vescovo di Lione, Contro le Eresie. In breve; gli gnostici ritenevano che la materia era il Male mentre lo spirito era il Bene. Quindi ilDio degli ebrei che aveva creato il mondo era il dio del Male. Lo spirito divino che è presente inmolti uomini è intrappolato dentro il corpo materiale che lo imprigiona e gli impedisce di tornareal Padre. Per liberarsi l’anima deve arrivare alla conoscenza (gnosi) dell’Assoluto. Questo lo sipuò fare solo dopo essere passati attraverso tutte le esperienze possibili, sia morali che immo-rali, e questo implica il disprezzo delle leggi per mettere fine alla tirannia delle inibizioni impostedalla società; era quindi necessario accettare passivamente tutti i desideri. Fintantoché l’indivi -duo non fosse arrivato alla conoscenza dell’Assoluto era condannato a reincarnarsi in un altrocorpo alla sua morte. Conseguentemente i Carpocraziani praticavano il libertinaggio e il rifiuto del matrimonio, l'aboli-zione dei ranghi sociali e la messa in comune dei propri beni (una forma di comunismo ante lit-teram), ed erano dediti alle arti magiche e alla preparazione di filtri d'amore.

Erano contrari alla proprietà privata di tutti i beni ma soprattutto delle mogli. Quindi tutte le don-ne dovevano essere messe in comune in modo che tutti potessero sperimentare tutto. Sembrache fosse inclusa anche l’omosessualità.

Vedremo una reinterpretazione di queste pulsioni nel Manifesto del Partito Comunista di Marx.

Da qui viene la fama dei Carpocraziani di essere estremamente promiscui e di praticare orgesfrenate. Non abbiamo notizia di cannibalismo.

Per pubblicizzare la loro fede avrebbero adottato un loro Vangelo che avevano ricavato da unfantasioso Vangelo Segreto di Marco aggiungendogli alcune storie. Il Vangelo Segreto di Marcoè rimasto segreto e nessuno l’ha mai visto. Così come non abbiamo mai visto il loro Vangeloove le storie che loro avevano inserito descrivevano Gesù come un omosessuale che “approfit-tava” dei giovani uomini per portarseli a letto.Queste storie furono messe in circolazione nel 1958 da uno studioso americano (che per altrogodeva della massima considerazione) ma dopo un aspro dibattito la comunità di esperti le harespinte come una “bufala”. Questo studioso era omosessuale e sembra abbia voluto “divertirsi"a ingannare i suoi colleghi.

I Fibioniti, un’altra setta di Gnostici era attiva in Egitto nel terzo e quarto secolo.Abbiamo notizie di loro da Sant’Epifanio nel suo libro Panarion:"Venivano serviti pasti sontuosi con carni e vino anche se essi sono poveri. Quando mangiano assieme in tal modo e ricolmano per così dire le loro vene, volgono il sovrappiù di energie in eccitamento. L'uomo, lasciando sua moglie, dice alla sua stessa moglie: "alzati e fai l'amore con il fratello". Quindi gli sciagurati si accoppiano fra loro e in verità sono pieno di vergogne neldire le cose vergognose che fanno... Dopo essersi abbandonati alla fornicazione, innalzano al cielo le loro bestemmie. L'uomo e la donna prendono nelle loro mani il liquido eiaculato dall'uomo, si alzano in piedi e rivolti al cielo, le mani insozzate dall'impurità, dicono: "Ti offriamoquesto dono, il corpo di Cristo", mangiano quindi la loro stessa ignominia, dicendo: "Questo è ilcorpo di Cristo e questa è la Pasqua per cui i nostri corpi soffrono e sono costretti a confessarela sofferenza di Cristo". Lo stesso avviene con la donna: quando accade che essa abbia il flus-so di sangue, raccolgono il sangue mestruale della sua impurità e lo mangiano insieme dicen-do: "Questo è il sangue di Cristo".

Epifanio ci dice che essendo loro gnostici, credevano che il corpo fosse un Male, la prigionedell’anima, quindi erano contrari alla procreazione. Se una delle loro donne restava incinta la fa -cevano abortire, il feto veniva cosparso di miele e spezie e mangiato dalla comunità come unpasto eucaristico.Quegli uomini che avevano raggiunto la “perfezione” non avevano più bisogno delle donne e sidedicavano a rapporti omosessuali.Epifanio conobbe questa setta perché fu contattato da due belle donne Fibionite che tentaronodi sedurlo per farlo entrare nella setta ma lui fu abbastanza saldo nelle fede, quella vera, e si ri -fiutò. Ebbe poi dettagli su questa setta da vari documenti che loro avrebbero scritto per diffon-dere la loro fede.

Noi dobbiamo affermare che dalla documentazione prodotta dagli gnostici, che noi abbiamo adisposizione, emerge una setta estremamente ascetica, esattamente l’opposto di quanto ripor-tato da questi autori proto-ortodossi. Comunque noi non pensiamo che tutto questo fosse falso.Da che mondo è mondo sono sempre esistite feste o cerimonie “religiose” orgiastiche (pensatealle messe nere) e non ci dobbiamo stupire se queste pulsioni verso la sfrenatezza sessuale sisiano infilate anche nel Cristianesimo.

Noi pensiamo che Frontone non si fosse completamente sbagliato e inoltre vogliamo far riflette-re il nostro lettore su quelle sue parole che a nostro giudizio sono la più bella descrizione cheun pagano abbia fatto dei Cristiani:“Loro disprezzano le sofferenze del presente anche se temono quelle che sono incerte e future;e anche se temono di morire dopo la morte, non hanno timore di morire nel presente: così unasperanza illusoria allevia la loro paura con il conforto di una resurrezione”.

Le persecuzioni

Hanno scritto i fratelli Goncourt che “le menti mediocri giudicano l’ieri da quello che è l’oggi”.Questa osservazione mette in luce quella che è la principale difficoltà per uno storico: descrive-re persone e fatti antichi senza farsi influenzare dalle idee, ideologie, religioni, filosofie del pro-prio tempo. Il problema è riuscire a osservare i fatti passati alla luce della struttura mentale degli uomini deltempo che si sta studiando. Questo è particolarmente difficile nel trattare l’argomento delle per-secuzioni che i pagani misero in essere contro i cristiani.Abbiamo già accennato a questo fatto, ma ora vogliamo spiegare per esteso queste persecu-zioni interpretandole alla luce delle idee degli antichi romani.

Considerando che praticamente tutta la storiografia odierna definisce “tolleranti” i romani riguar-do alle religioni, noi vogliamo ribadire e approfondire questo argomento.Noi vogliamo affermare che i romani non erano per nulla tolleranti.Questo deve essere chiaro al nostro lettore. La tolleranza è una “virtù” del nostro tempo scono-sciuta nel mondo classico perché in quel mondo non esisteva la fede, quindi non era necessarioessere “tolleranti” per arrivare ad un consenso necessario alla convivenza. In quei tempi tutti erano assolutamente intolleranti su tutti gli argomenti che contavano per loro,ovviamente! Va da se che noi, sugli argomenti che non consideriamo importanti, siamo tutti tolleranti; a partequelli che hanno un brutto carattere. A quei tempi, nell’impero romano, di importante c’erano l’ordine e le tasse. Nient’altro!Su queste cose i romani erano assolutamente intolleranti.Quando se lo potevano permettere, ovviamente. Su tutto il resto i sudditi potevano fare quello che volevano, compresa la religione, e questo peril motivo che i romani non avevano alcuna ragione per preferire una religione ad un’altra.In altre parole, non c’era nulla che i romani dovessero tollerare.

Ora dobbiamo comprendere la “religiosità” del mondo classico.Nel mondo classico, secondo la cultura di tutti i suoi popoli, tutti i fenomeni naturali erano in-fluenzati dal capriccio di un qualche dio, tutte le malattie, guerre, epidemie, sconfitte o delusionierano decise da un qualche dio a seconda di chi gli stava simpatico o meno.La società del tempo era molto più vulnerabile della nostra ai disastri naturali e alle malattie.Loro non avevano i Canadair per gettare acqua sugli incendi né pompe giganti per irrigare vasteestese agricole in caso di siccità. Non avevano una chimica che li difendesse dai parassiti e dal -le malattie delle piante indispensabili alla sopravvivenza.Se un dio vendicativo riteneva di non essere stato rispettato da una certa comunità poteva sca-tenare un qualche disastro naturale in qualunque momento. Se il nemico contro cui si stava combattendo aveva fatto più sacrifici di noi al dio della guerra,c’era il serio rischio di perdere la guerra.Questa visione della realtà faceva parte del comune sentire di tutti i popoli dell’impero, fornival’occasione per ritrovarsi tutti assieme a pregare un dio per sperare in un futuro migliore, scandi -

va il tempo con le sue ricorrenze, era la tradizione, Faceva parte della cultura popolare comeoggi è il Natale anche se la maggior parte della popolazione non è più credente.Per tutti i pagani il problema era come e quando venerare gli dei. Queste cerimonie erano co-stose e andavano fatte in modo da non ingelosire nessun altro dio; dovevano essere il più effi-caci possibili. Era molto importante decidere quale sarebbe stato il dio più influente nella mate-ria che si voleva trattare, non necessariamente doveva essere un dio della tradizione classica.Quello che contava era il risultato.I romani erano disponibili ad accettare e considerare il culto di un qualunque Dio venerato da unqualunque popolo dell’impero perché tutto poteva essere utile nella quotidiana lotta per la vita.L’affermazione che i romani erano tolleranti non è né giusta né sbagliata, è senza senso.

Naturalmente i romani si aspettavano da tutti i popoli dell’impero il rispetto per i propri antichidei e ancor più il rispetto e la “venerazione” dell’imperatore. Il culto dell’imperatore non era daintendersi al modo orientale ove il monarca al potere è considerato un dio (come è stato inGiappone), era da intendersi come il rispetto per l’autorità che governava l’impero. Lo si potreb-be considerare come il giuramento di fedeltà che gli studenti americani facevano agli Stati Unitiall’inizio delle lezioni (pledge of allegiance).

Ora vediamo perché i cristiani si sono scontrati in un modo così drammatico con i romani .Abbiamo già visto nell’Apocalisse che i Cristiani dichiaravano apertamente il loro odio nei con-fronti dell’impero e della romanità. Abbiamo visto che il nichilismo cristiano si esprimeva inmodo inequivocabile contro i valori della romanità che erano: culto della forza, ambizione diconquista, avidità di potere e di soldi delle elite patrizie romane che volevano dominare il mon-do. Parcere subiectis et debellare superbos, ha scritto il sommo Virgilio; chi non voleva sotto-mettersi a Roma era considerato un superbo!Esattamente il contrario dell’etica espressa nel discorso delle beatitudini. Se nel Regno di Dio iprimi fossero stati gli ultimi, allora i romani sarebbero andati tutti all’inferno.Il problema era che i cristiani esprimevano apertamente questa loro etica nichilista e con essaun chiaro disprezzo per i valori dei romani, i loro dei, la loro religiosità, i loro culti, i loro sacerdo -ti, i loro indovini, eccetera. Sant’Agostino li dichiara: spiriti immondissimi, demoni estremamente perfidi e fallaci.Pubblicamente e ostinatamente i Cristiani si rifiutavano di partecipare ai culti dell’impero, di pre-gare gli dei romani, o egizi o qualunque altro dio. Si rifiutavano di mangiare la carne dei sacrifici,si rifiutavano di stare a sentire gli indovini.Inoltre, col progredire della decadenza dell’impero e con lo sgretolamento della sua società, gliimperatori insistevano sempre più nel pretendere l’omaggio dei sudditi che consisteva nel bru-ciare un poco di incenso davanti alla statua o effige dell’imperatore. Non era molto importante egli ebrei furono esentati da questo obbligo, ma non i cristiani che quindi opponevano un netto ri-fiuto. Lo scontro tra queste due culture era inevitabile a causa della totale intolleranza dei cristiani perqualunque altro culto o religione.I romani avrebbero incluso anche il dio dei cristiani nel loro pantheon ma i cristiani non avrebbe-ro mai accettato. Il Cristianesimo è una religione monoteista e non ci può essere più di un Dio, illoro. I Cristiani volevano conquistare il mondo e distruggere tutte le istituzioni che non eranoconformi alla loro visione della vita e del soprannaturale. Mai avrebbero preso in considerazionealcun compromesso.

Questo scontro iniziò negli strati più bassi della società perché è qui che nasce il Cristianesimoed è qui che il popolo è più sensibile alle offese fatte alla sua cultura. Le classi popolari nonhanno il distacco aristocratico delle classi dirigenti, sono più sensibili ai danni che la società puòsubire da comportamenti asociali perché sono i primi a subirli.Il popolo sapeva che la blasfemia dei Cristiani avrebbe provocato molte sciagure scatenate da-gli dei offesi.

Questa situazione fu descritta benissimo da Tertulliano, uno scrittore e apologeta cristiano vis-suto attorno al 200 a Cartagine:“Essi (i pagani) pensano che i cristiani siano la causa di ogni disastro pubblico, di ogni afflizioneda cui il popolo è colpito. Se il Tevere si innalza fino alle mura della città, se il Nilo non mandale sue acque sui campi, se il cielo non dà pioggia, se c’è un terremoto, se c’è carestia o pesti -lenza, subito il grido è: I cristiani in pasto ai leoni!” (Tertulliano, Apologetico 40).

Nei primi secoli gli imperatori e i governatori delle provincie si trovarono nella situazione di do -ver mediare tra la rabbia del popolo e l’ostinazione dei cristiani per riportare l’ordine nella regio -ne. Ma il popolo non mollava, se una qualche sciagura aveva colpito la comunità, il popolo vo-leva vendetta.

L’odio verso i Cristiani si manifestava anche a seguito di rivalità personali. Ad esempio, vediamo come il pagano Apuleio cerca di generare il sospetto che un suo nemico,Emiliano, sia segretamente un cristiano:“lo so che alcuni – e il nostro Emiliano in testa – trovano divertente deridere le cose divine. In -fatti, come vengo a sapere da cittadini di Oea che lo conoscono, fino ad oggi non ha mai prega-to nessuna divinità né frequentato nessun tempio; se passa davanti a un luogo consacrato èconvinto che portare la mano alle labbra in atto di adorazione sia un gesto empio. Neanche aglidèi della campagna, che gli procurarono da mangiare e da vestirsi, lui dedica qualche primiziadel raccolto, della vigna o del gregge; non un santuario, non un luogo o un bosco sacro si trovanel suo podere” (Apuleio, Apologia, 56).

Qui vediamo cosa i romani pensavano dei cristiani: traditori. Apuleio esprime la sua indignazione per un comportamento indegno: “Neanche agli dèi dellacampagna, che gli procurarono da mangiare e da vestirsi …”. Neanche la più elementare grati-tudine riesce a dissuadere i cristiani dalla loro blasfemia. Questo è quello che i romani credeva-no nella più completa sincerità; i raccolti dei campi erano un dono degli dei che ad ogni prima-vera facevano rinascere la natura per dare agli uomini i suoi frutti.

Le classi popolari vivevano in zone affollate della città, abitavano grandi edifici, le insulae, ovetutti assieme dovevano convivere. La classe dirigente viveva nelle sue ville sontuose, spaziose,con acqua corrente e giardini, oltre ad una abbondante servitù. Ma il loro atteggiamento distac-cato non era solamente il risultato della loro condizione di privilegio; loro avevano la responsabi -lità del governo e nella civiltà classica nessuno era mai stato ucciso per motivi di religione. Mainessuno!E’ assolutamente comprensibile quello che abbiamo già visto con Plinio e Traiano. Le classi di-rigenti erano assolutamente restie a scendere al livello dei Cristiani per fare una guerra di reli -gione perché nella loro società non ce ne era mai stata una. Per questo motivo non riuscironomai a capire cosa stava succedendo; per i primi due secoli pensarono che prima o poi i Cristianisi sarebbero allineati con tutti gli altri culti dell’impero. Ma così non fu.

Queste persecuzioni contro i cristiani erano quindi rare, non programmate e non volute dalle au-torità imperiali. Non esisteva alcuna norma o legge che proibisse il Cristianesimo.

Ora presenteremo al nostro lettore alcuni episodi di queste persecuzioni.Iniziamo con il martirio di Sant’Ignazio, vescovo di Antiochia. Siamo nel 110 nella città di Smirne, odierna Turchia, quindi non molto distanti dalla Bitinia di Pli -nio e negli stessi anni.Ignazio era stato coinvolto in disordini nella sua città di Antiochia e fu condannato a morte. Nonsappiamo i retroscena di questa faccenda, né sappiamo quale fosse l’accusa, Possiamo sup-porre che fu condannato a morte dal governatore romano di Antiochia solamente per essere cri -stiano. In questo caso il governatore ebbe l’idea di mandarlo in dono agli abitanti di Roma perfarlo divorare dalle belve in un circo romano. I romani erano gente pratica e se qualcuno doveva

morire, sarebbe stata una cosa utile divertire la plebe con un bello spettacolo ove si potevanovedere le belve divorare un uomo dal vivo.Il governatore di Antiochia mise Ignazio nelle mani di un gruppo di soldati e lo spedì a Roma, unviaggio molto lungo.La comitiva si ferma nella città di Smirne ove si riposa per qualche giorno. Avendolo saputo lecomunità cristiane dei dintorni mandarono alcune delegazioni a incontrare Ignazio. Il nostro let -tore penserà che lo fecero per tentare di convincere le autorità romane a desistere da una simi -le atrocità. Nulla di tutto questo.Dobbiamo supporre che sarebbe stato inutile, comunque, le autorità di Smirne lasciarono chetutta questa gente si incontrasse con il prigioniero per discutere le loro faccende riguardo allavera fede. In questa occasione Ignazio scrisse quattro lettere, tre a queste comunità e una aiCristiani di Roma anticipando il suo arrivo. Noi oggi facciamo fatica a comprendere questa situazione e per quale motivo le autorità roma-ne fossero così “comprensive” nei riguardi di un soggetto che doveva essere dato in pasto allebelve. Che senso ha lasciare libero Ignazio di incontrarsi con i suoi amici a discutere della lororeligione che, secondo queste autorità, meritava la pena di morte?Ma se questo è difficile da comprendere quello che Ignazio scrive alle chiese di Roma è ancorapiù stupefacente. Qui il nostro lettore può vedere cosa volesse dire essere cristiani a quei tempi. Questa è la massima espressione del culto del Supremo Sacrificio:“Scrivo a tutte le chiese e annunzio a tutti che io muoio volentieri per Dio, se voi non me lo im -pedite. Vi prego di non avere per me una benevolenza inopportuna. Lasciate che sia pasto del -le belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e macinatodai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo. Piuttosto accarezzate le fiere perché di-ventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo ed io morto non pesi su nessuno. Allora saròveramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. …Potessi gioire delle bestie per me preparate e m’auguro che mi si avventino subito. Le alletteròperché presto mi divorino e non succeda, come per alcuni, che intimorite non li toccarono. Seincerte non volessero, le costringerò. Perdonatemi, so quello che mi conviene”. (Ignazio, Ai Romani).

Ignazio scrive ai cristiani di Roma di non rovinargli la festa: lui vuole affrontare il martirio perchécosì potrà essere una “imitazione di Cristo”.Per i proto-ortodossi il martirio era un privilegio che avvicinava al Regno di Dio in quanto rende -va la vittima simile a Cristo.Così si esprimeva Tertulliano:“Né vi preoccupi la separazione dal mondo (la morte): se infatti teniamo a mente che il mondo èla vera prigione, capiremo che voi siete usciti da un carcere invece di esservi entrati”. (Tertullia-no, Ai martiri 2).Nel caso di Ignazio, secondo la tradizione, lui ottenne quello che voleva: fu divorato dalle belve.

La parola martire viene dal greco e vuol dire “testimone”, questo perché il cristiano col suo mar -tirio testimoniava la sua fede di fronte al popolo. Se lui avesse abiurato il popolo non avrebbepotuto sapere di questa nuova fede che voleva conquistare il mondo.Molti cristiani, in mezzo ai pagani, assistevano a queste esecuzioni che evidentemente lascia-vano un segno nella psiche di tutti. Non c’è dubbio che per i cristiani che assistevano allo spet-tacolo i martiri erano imitatori di Cristo perché, come aveva già fatto lui, andavano volontaria-mente a sacrificare la propria vita come una offerta per la vittoria della fede.Se i loro corpi venivano sepolti i Vescovi riunivano i fedeli per celebrare l’avvenimento e fissareil ricordo dell’eroe. Il corpo del martire veniva dissepolto, era fatto a pezzi per essere distribuitiin tutte le chiese e venerato come fosse il corpo di Cristo: nasce così il culto delle reliquie.

All’opposto la setta dei cristiani gnostici, ad esempio, considerava tutto ciò una follia. Gli gnosti -ci abiuravano tutto quello che i romani volevano da loro e poi riprendevano la loro fede; oggi di-

remmo che li “facevano fessi”. Ma se consideriamo che i proto-ortodossi sconfissero tutte le al-tre sette cristiane e le cancellarono dalla storia, forse potremmo iniziare a comprendere comequesta nuova religione sia riuscita a spazzare via tutti i suoi nemici.Ha scritto Tertulliano: “Quindi noi conquistiamo nel morire; noi afferriamo la vittoria proprio nelmomento in cui siamo sopraffatti”. E così è stato.

I martiri Scillitani sono passati alla storia grazie alla scoperta degli Atti dei Martiri Scillitani, ilprimo documento scritto in latino di letteratura cristiana. Probabilmente il documento riporta ilverbale stesso del processo, quindi ci fornisce una buona rappresentazione di come si svolge-vano queste persecuzioni. Siamo nel 180 a Cartagine e il proconsole romano Saturnino ha convocato 6 persone, uomini edonne, al suo cospetto per rispondere della accusa di essere cristiani e di non voler rendereomaggio agli dei pagani:Saturnino: “Potete meritare l’indulgenza del nostro sovrano se ritornate a pensieri di rettitudine”Sperato (un cristiano): “Non abbiamo fatto niente di male, non abbiamo commesso nessuna ini-quità, né detto mai male di alcuno, anzi abbiamo sempre reso bene per male; per la qual cosaobbediamo al nostro imperatore”.Saturnino: “Anche noi siamo religiosi e semplice è la nostra religione. Giuriamo per il genio delnostro sovrano e rivolgiamo agli dei suppliche per la sua salvezza, cosa che anche voi dovetefare”.Sperato: “Se mi presterai ascolto con calma, ti spiegherò il mistero della semplicità”.Saturnino: “Non ti ascolterò in questa iniziazione ove offendi i nostri riti; ma giurate piuttosto peril genio del nostro sovrano”.Sperato: “Io non conosco il potere del secolo ma sono soggetto a quel Dio che nessun uomo hamai visto né può vedere con i suoi occhi. Non ho mai commesso un furto, ma ogni volta checoncludo un affare pago sempre il tributo perché obbedisco al mio sovrano e imperatore dei redi tutti i secoli”.Saturnino: “Desistete da tale convinzione!”.Sperato: “E’ un cattivo sistema minacciare di uccidere se non si giura il falso”.Saturnino: “Non aderite a questa follia!”.Cittino (un cristiano): “Non abbiamo da temere nessuno se non il nostro Signore che è nei cieli”.Donata (una cristiana): “Onore a Cesare come sovrano ma timore soltanto a Dio”.Vestia (una cristiana): “Sono cristiana”.Seconda (una cristiana): “Quello che sono, voglio essere”.Saturnino: “Persisti a dichiararti cristiano?”.Sperato: “Sono cristiano”. E tutti assentirono alle sue parole.Saturnino: “Volete un po’ di tempo per decidere?”.Sperato: “In una questione tanto chiaramente giusta, la decisione è già presa”.Saturnino: “Cosa c’è nella vostra cassetta?”Sperato: “Libri e lettere di San Paolo, uomo giusto”.Saturnino: “Avete una proroga di trenta giorni per riflettere”.Sperato: “Sono cristiano” e tutti furono d’accordo con lui.Saturnino: “Si decreta che siano decapitati Sperato, Nartzalo, Cittino, Donata, Vestia, Secondae tutti gli altri che hanno dichiarato di vivere secondo la religione cristiana, poiché, pur essendostata data loro facoltà di ritornare alle tradizioni romane, l’hanno ostinatamente rifiutato”.Sperato: “Rendiamo grazie a Dio”.Nartzalo: “Oggi saremo martiri in cielo. Siano rese grazie al Signore”Il proconsole fece leggere la sentenza al banditore, gli imputati furono decapitati.

La storia, scritta dai cristiani, ci ha fatto avere molti altri resoconti di queste persecuzioni, masono pieni di eventi soprannaturali e non vogliamo annoiare il nostro lettore.

Nel 250 l’imperatore Decio cambia completamente strategia. Inizia una persecuzione in tuttol’impero, non aspetta più che qualcuno denunci i cristiani, li va a cercare.Non sappiamo per quale motivo ci sia stata questa inversione di rotta, forse era dovuta al fattoche Decio aveva aderito al culto del Sol Invictus, un culto monoteistico. Più probabilmente i ro-mani avevano compreso che il Cristianesimo non avrebbe mai accettato la cultura pagana e ro-mana e quindi era chiaramente un nemico dell’impero. Sembra che i Cristiani rifiutassero il ser-vizio militare e l’impiego nell’amministrazione dell’impero.L’imperatore ordina che tutti i sudditi dell’Impero dimostrino la loro fedeltà alla religione delloStato compiendo un sacrificio agli dèi in presenza di una commissione. A chi sacrificava eradato un libello: una sorta di certificato di “buona condotta religiosa”. Per tutti coloro che si rifiuta-vano c’era la pena di morte.I romani non riuscirono ad andare a fondo in questa persecuzione; i cristiani avevano ormai pre-so il controllo di una vasta parte della popolazione dell’impero e si erano costruiti una loro auto-rità per mezzo di una organizzazione capillare ove i vescovi erano i leader della comunità. I ve-scovi erano proprietari di immobili, erano anche riusciti ad avere una veste giuridica ufficiale percui potevano intestare proprietà a nome della chiesa. Sembra che Decio sia arrivato troppo tardi.

Pochi anni dopo l’imperatore Valeriano colpisce i vescovi con la confisca di tutte le loro proprie-tà; dobbiamo notare che ha rinunciato a metterli a morte.Nel 260 Gallieno fa restituire ai Vescovi tutte le loro proprietà. Cessano le persecuzioni.In altre parole: troppo poco e troppo tardi!

Questo fu ancora più evidente nel 303 in occasione dell’ultima persecuzione, quella di Diocle-ziano.E’ stata definita la Grande Persecuzione; gli studiosi hanno stimato in tremila le vittime di que -sta persecuzione durata 10 anni e che di fatto si esaurì senza alcun risultato. Il Cristianesimo siera diffuso troppo, era entrato in tutti gli strati sociali del’impero, non poteva più essere distrutto.Nel 311 l’imperatore Galerio mette fine alle persecuzioni e restituisce alle chiese i beni confisca-ti.La svolta definitiva si ha con Costantino che evidentemente aveva fatto suo il motto: se non lipuoi battere unisciti a loro. Con l’editto di Milano del 313 il Cristianesimo diviene una religione consentita che può quindi le-galmente fare il suo proselitismo. Nel 392 l’imperatore Teodosio I dichiara il Cristianesimo religione di stato e mette fuori legge iculti pagani. Da perseguitati i cristiani diventano persecutori.Inoltre rifiuta la carica di Pontefice Massimo, un titolo che veniva automaticamente assegnato atutti gli imperatori. Il Vescovo di Roma, con una mossa astuta e spregiudicata, si prende lui que-sto titolo così che può distruggere tutti i templi pagani o convertirli in chiese Cristiane.Il Cristianesimo, ortodosso, ha stravinto e ha cancellato tutti i suoi nemici da tutte le terredell’Impero.

Prima di passare al prossimo capitolo vogliamo valutare queste persecuzioni in termini di nume-ri e di impatto sulla società dell’epoca.I numeri delle persecuzioni dei romani sono molto modesti, le stime che conosciamo parlano dimeno di 10.000 vittime in tre secoli.Nello scontro tra i germani ariani e i romani ortodossi che avvenne nel quinto secolo in NordAfrica nel regno dei Vandali gli ariani tentarono una repressione degli ortodossi che fece 4.000vittime in cinque anni.Con la riforma protestante si ebbero altre persecuzioni e tanto per dare qualche numero, nellasola notte di San Bartolomeo i cattolici francesi massacrarono 30.000 ugonotti.In Giappone nel ‘600 la repressione dei cattolici fece 40.000 vittime in pochi anni; il cattolicesi-mo fu completamente cancellato dal paese.Con la rivoluzione francese i numeri iniziano a crescere.

Robespierre tentò di sostituire alla fede cattolica il culto della Dea Ragione, e non si risparmiò.Ai preti venne imposto di rinnegare la chiesa di Roma e giurare fedeltà alla repubblica. Quasitutti si rifiutarono e questo provocò una reazione antirivoluzionaria nella regione fortemente cat-tolica della Vandea che si ribellò alla repubblica. I rivoluzionari misero in atto quello che è consi -derato il primo genocidio dell’epoca moderna: 117.000 vittime.I numeri saltano in alto con i regimi totalitari del XX secolo, in particolare col comunismo.

Nel 1917 la Chiesa Ortodossa russa contava circa 210.000 membri del clero (preti e monaci),entro il 1941 ne furono fucilati 150.000. I vescovi erano 300, 250 furono uccisi.Nel 1941 con l’aggressione nazista cessano le persecuzioni e nel momento del massimo peri-colo Stalin fa appello alla Chiesa russa di appoggiarlo nella lotta all’invasore. Così si salvaronogli ultimi membri di questa Chiesa che altrimenti sarebbe stata distrutta.Dopo la guerra e la morte di Stalin il regime continuò nella repressione della religione ma senzaricorrere agli omicidi. I comunisti erano sicuri che tra breve il comunismo avrebbe trionfato e lareligione sarebbe sparita dal paese. Si sbagliavano.Non vogliamo annoiare il lettore con altri elenchi di delitti; per concludere diciamo che nel corsodella storia le vittime cristiane di persecuzioni sono state stimate in 70 milioni ma di queste ben45 milioni solamente nel XX secolo: cattolici, protestanti e ortodossi. Per quanto riguarda il XXI secolo, a giudicare dall’inizio, sarà uno dei periodi più tragici nellastoria del Cristianesimo.

Di fronte a questi numeri possiamo valutare l’impatto che può aver avuto la persecuzione dei ro-mani. Anche se fu eseguita su una popolazione complessiva dell’impero molto modesta (50-60 milio-ni), dovremmo giudicarla irrilevante.

VIII - La morte di una civiltà

In questo capitolo analizziamo la morte dell’Impero e la fine della civiltà classica . Noi vogliamo distinguere questi due accadimenti perché la fine dell’impero romano e la distru-zione della civiltà classica non sono avvenuti assieme. L’impero era una struttura politico-amministrativa che fu distrutta innanzi tutto dalla sua stessadecadenza a cui il cristianesimo ha dato un contributo importante ma l’opera di distruzione fina-le fu eseguita dai popoli germanici. La civiltà, intesa come quell’insieme di idee, religione, rela-zioni umane, cultura, modo di vivere fu cancellata dal cristianesimo. Se invece consideriamo laciviltà come l’insieme di produzione letteraria, progresso scientifico, infrastrutture civili e militari,tecniche agricole, controllo delle acque, scambi commerciali, strade e flotte, vedremo che tuttoquesto non sarà distrutto dai barbari o dal cristianesimo ma sarà distrutto dalle invasioni islami-che e vichinghe nel settimo e ottavo secolo. Dopo questo annientamento il cristianesimo ha iniziato una evoluzione nella metà occidentaledell’impero che ci ha portato verso una civiltà tutta diversa che oggi chiamiamo, appunto, CiviltàOccidentale.

Dobbiamo fare un esempio per spiegarci al nostro lettore.Quando Gengis Khan invase la Cina lo fece portando morte e distruzione su di una scala maivista prima, ma non ha distrutto la civiltà cinese. Dopo di lui i cinesi hanno continuato a vivere,vestire, venerare i propri dei, lavorare, parlare, scrivere, produrre arte così come avevano fattoprima. Le dinastie mongole hanno vissuto come era costume cinese e inoltre hanno introdottoriforme e novità che hanno portato nuovi elementi di progresso alla civiltà cinese. Infatti i mongoli non intendevano distruggere la civiltà cinese, al contrario volevano goderla e sepossibile migliorarla. E lo fecero con quella che è passata alla storia come la “pax mongolica”. Ilpotere dei mongoli ha creato una struttura politico-amministrativa che ha consentito alla Cina,per la prima volta nella storia, di avere collegamenti stabili e regolari con tanti altri popoli arri -vando fino all’Europa. Un fatto eccezionale nella storia cinese che finirà con la fine del governodelle dinastie mongole perché ai cinesi avere rapporti regolari con popoli lontani non interessa-va.

Nel caso dell’impero romano e della sua civiltà la storia è molto diversa e molto più complicata. I barbari germanici distrussero l’impero ma non (almeno non completamente) la sua civiltà per-ché sia loro che i cristiani non intendevano distruggerla. Il cristianesimo produsse una civiltà di-versa perché i cristiani intendevano vivere in una civiltà tutta loro ma non distrussero le infra -strutture civili che assicuravano il benessere di tutto l’impero. Questa distruzione finale sarà fatta dall’islam.

L’inizio della decadenza di Roma la possiamo far risalire alla sconfitta dei Gracchi.A seguito di questa sconfitta sparisce il personaggio del contadino-soldato che aveva fatto gran-de Roma e su cui si basava la forza e la coesione della società. I grandi proprietari terrieri siappropriano delle terre di questi contadini romani che si vedono costretti a rifugiarsi in città e af-fidarsi alla “assistenza” dello stato. Nasce così in città una classe di romani plebei disoccupatiche vedono come unica possibilità di sopravvivenza l’aiuto di qualche patrizio a cui si affidanocome “clientes”.Questa evoluzione è anche aggravata dallo schiavismo che portava in città una massa di schia-vi da tutte le provincie dell’impero con i quali i patrizi potevano fare a meno del lavoro del prole -tariato romano. I romani poveri si trovano sempre più estraniati dalla loro società e di fatto stra-nieri in casa propria. Infatti era abbastanza comune che questi patrizi liberassero qualche loroschiavo che aveva dato prova di essere dotato di qualità utili al padrone. Questi liberti restavano

legati al padrone e diventavano di fatto personaggi importanti perché essendo uomini di fiduciadei patrizi, cioè dei padroni dell’impero, finivano per essere personaggi molto influenti nella so-cietà.I plebei romani sprofondavano sempre più nell’anonimato e nella miseria.Non sorprende che la società romana fu lacerata da una serie di guerre civili perché tutta que-sta massa di sub-proletariato urbano non provava più alcun senso di fedeltà alla repubblicamentre non poteva fare a meno di parteggiare per il proprio patrizio e con la parte politica allaquale lui apparteneva.Quando Augusto abolì ufficialmente la repubblica romana non dovette fare una gran fatica; ilpopolo di Roma non sentiva più alcun senso di appartenenza a questa repubblica. E ovviamen-te ancor meno gli schiavi, liberati o meno.L’impero continuerà a portare a Roma masse di schiavi e l’etnia romana sparirà sommersa dauna massa di immigrati, sia schiavi che persone libere, che emigravano nella capitale dell’impe-ro.L’immigrazione provocò la scomparsa dell’etnia romana cioè il ceto popolare plebeo romano.Gli abitanti di Roma diventarono una massa “multiculturale” senza alcuna identità e nessun sen-so di fedeltà a Roma.Buona parte di questa plebe era mantenuta dallo stato con elargizioni di grano che veniva com-prato in Egitto dove era molto abbondante e costava poco. La città di Roma diventò una gigantesca sanguisuga che viveva a spese del resto dell’impero,E’ stato stimato che la città assorbiva il 10% delle entrate dell’impero. Questo mise in crisi il por-to di Ostia che non riusciva a smistare tutta la merce di cui Roma aveva bisogno. Si dovette farricorso al porto di Pozzuoli.Più lo stato spendeva soldi a Roma, più immigrati arrivavano (schiavi o liberi), più peggiorava lasituazione finanziaria dello stato che doveva spendere sempre di più per tenere buona tuttaquesta plebe, Un circolo vizioso che l’impero non riuscirà mai a superare. La popolazione dellacittà arrivò a un milione di abitanti. Lo stato non solo doveva dar da mangiare a buona parte diquesta gente, doveva anche rifornirla di acqua, doveva costruire terme per consentirgli di lavar-si, doveva dargli giochi di gladiatori e corse di cavalli per distrarsi. Una situazione disastrosa.

La società romana è divisa tra una piccolissima minoranza di patrizi ultraricchi, con enormi pro-prietà terriere coltivate dai loro schiavi, una massa di lavoratori urbani dediti al commercio eall’artigianato e una ancora maggiore massa di sub-proletariato urbano cronicamente dipenden-te dall’assistenza pubblica.La classe dei senatori e dei cavalieri, pur essendo una minima parte della popolazionedell’impero deteneva tutto il potere, sia a Roma che nelle provincie. A loro l’imperatore affidavatutti gli incarichi di governo.Nelle campagne la classe dei piccoli proprietari sparì dall’impero (soprattutto dalla parte occi -dentale) lasciando il posto a enormi latifondi coltivati da schiavi o da contadini che sin dalla na -scita erano considerati forza lavoro dei padroni; non erano schiavi ma non potevano lasciare ilposto dove erano nati. Nasce così la servitù della gleba; una istituzione che caratterizzerà il Me-dio Evo.

L’esercito romano divenne un esercito di professionisti pagati dallo stato; i soldati non erano piùromani, erano presi dalle provincie; innanzi tutto quelle italiane. Erano pagati bene e avevanodiritto a parte del bottino ricavato dalle vittorie sul nemico. Col tempo, l’impero non riuscirà più a colmare i ranghi con sudditi dell’impero e dovette ricorrereall’arruolamento di barbari germanici e poi sarmati. Con questa evoluzione l’impero si mettevanelle mani di queste tribù: stava ipotecando il suo futuro. Ma sembra che non potesse farne ameno. Dal punto di vista istituzionale nessun imperatore riuscì mai a mettere in opera una struttura po-litico amministrativa credibile che definisse con una certa chiarezza il metodo di nomina degliimperatori e delle più alte cariche in modo da frenare l’arbitrio degli imperatori e dei governatori

delle provincie. Molti imperatori lasciarono il potere a seguito di una morte violenta. Pochi di loromorirono in pace nel proprio letto.A un certo punto gli imperatori erano tutti comandanti militari che venivano “nominati” per accla-mazione dalle proprie truppe. Qualunque generale che avesse ottenuto un certo successo pote-va pensare di diventare imperatore. Ci fu un momento ove erano in lotta tra di loro ben quattrodiversi pretendenti. E’ sorprendente vedere come la sete di potere accecasse tutti questi militari. Loro sapevanoche il potere portava spesso a una morte violenta, eppure, in continuazione dagli alti gradidell’esercito emergevano contendenti alla carica di imperatore. Chi perdeva in questa gara per-deva la vita e spesso anche quella dei suoi familiari.

A questo punto lo storico si deve chiedere cosa fosse che teneva assieme questo impero. Qui possiamo vedere il “genio” di Roma. I patrizi romani non ebbero alcun problema a portarenelle proprie fila le classi abbienti delle provincie. Era comunque gente super ricca che avrebbefatto il possibile per mantenere i privilegi della propria classe e al tempo stesso dava al governodell’impero la legittimità e l’autorità per governare le provincie. Con questo metodo la classe do-minante poteva mantenere il potere consentendo all’impero di governare le provincie.

E’ qui che risiedeva la forza dell’impero, nelle provincie. La città di Roma era un enorme paras-sita che consumava risorse da tutto l’impero senza produrre nulla.Le provincie producevano e vivevano la loro civiltà sotto la protezione dell’impero che assicura-va ordine, progresso e difesa dai barbari (fino al terzo secolo). Sembra che i popoli dell’imperosi fossero adattati a fare la propria vita incuranti di quello che succedeva a Roma tra i padronidell’impero.Evidentemente tutti i popoli erano coscienti di cosa avrebbero perso se l’impero fosse crollato;non ci fu mai alcuna seria rivolta popolare per liberarsi dal giogo dell’impero, a parte gli ebrei.Gli unici che non condividevano questo entusiasmo erano i cristiani; non provocarono mai unaaperta ribellione contro l’impero ma non accettarono mai la sua autorità. Loro volevano la Città di Dio. Mai espressero il minimo senso di appartenenza all’impero, nean-che nei momenti più bui delle invasioni quando sembrava che tutto dovesse crollare. E’ qui cheemerge il nichilismo cristiano: neanche nei peggiori momenti ove tutto stava crollando e venivadistrutto dalle invasioni i cristiani mostrano alcun ripensamento sulla utilità di questo impero.

Le invasioni

L’ultima invasione subita dai romani da parte di tribù germaniche era avvenuta alla fine del se-condo secolo AC da parte di Cimbri e Teutoni. Venivano dal nord della Danimarca e inflisserodurissime perdite ai romani provocando il panico nella città che temeva di essere attaccata.Dopo notevoli sacrifici i romani distrussero entrambe le tribù. Da allora nessuno pensò più alpericolo germanico; l’impero si sentiva sicuro di se.All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno nel 170 DC scoppia il disastro.

Prima di questa data, l’impero aveva tenuto buone le tribù germaniche senza doversi impegna-re in una guerra. Il confine nord era presidiato da truppe stanziate stabilmente sulla frontiera eresidenti in varie fortificazioni. L’esercito romano era occupato a combattere l’impero persiano per prendere il controllodell’Armenia e della Mesopotamia, due regioni molto ricche e progredite. La Germania, povera e barbara, non aveva alcun interesse per loro. Era abitata da tante tribù assolutamente refrattarie a qualunque disciplina e organizzazione.Come ha scritto Tacito: “nulla è più caro ai Germani della loro libertà”.

Non arrivarono mai ad unirsi sotto un re, non ebbero mai una capitale, erano sempre in lotta tradi loro e con gli altri popoli che si affacciavano sull’Europa dall’Est.I romani sfruttavano abilmente queste loro divisioni e stavano tranquilli,Accadde però, nella metà del secondo secolo, che questi barbari iniziarono a costruire alleanzee federazioni tra le tribù allo scopo di aggredire l’impero. Per i romani iniziavano i guai. Se ne accorsero nel 170 sotto l’imperatore Marco Aurelio, uno dei migliori imperatori che Romaabbia avuto. L’impero era impegnato in una guerra con la Persia e aveva subito una disastrosapestilenza che aveva decimato anche l’esercito.I Marcomanni e i Quadi attaccarono passando il medio corso del Danubio. I Costoboci attacca-rono nel basso corso del Danubio, a mille chilometri di distanza. I Costoboci invasero la Greciaarrivando fino ad Atene. I Marcomanni sbaragliarono le truppe romane sul confine e invasero ilnord-est dell’Italia mettendo sotto assedio la città di Aquileia. Lo scopo di queste invasioni era disaccheggiare, uccidere, distruggere. In questa fase delle invasioni non cercavano altre terre sucui sistemarsi.I Costoboci furono distrutti dai romani in Grecia mentre i Marcomanni restarono un anno ad oc-cupare il nord est dell’Italia. Dopo un anno, avendo distrutto e saccheggiato tutto quello che po-tevano, la terra, rimasta incolta non produceva nulla e i barbari non avevano più da mangiare.Se ne tornarono a casa loro con tutto il bottino che riuscirono a portarsi appresso. Furono inter-cettati dai romani al passaggio del Danubio e annientati.Questo primo scontro si concluse con la totale vittoria dei romani, ma ad un osservatore attentonon poteva sfuggire la tragica realtà della situazione: i confini dell’impero erano indifendibili.

A nord il confine partiva dal delta del Reno nel mare del Nord, correva a sud lungo il fiume, at -traversava la foresta nera e passava sul Danubio fino al suo delta nel mar Nero. Tremila chilo-metri indifendibili. A sud il confine passava lungo il bordo del deserto del Sahara dall’Atlantico al mar Rosso e poia nord del deserto dell’Arabia.A est c’era l’impero persiano, una avversario formidabile, e a est del mar Nero le sconfinatesteppe euroasiatiche che attiravano invasori fin dai lontani confini cinesi.Per quante risorse l’impero potesse dedicare alla difesa, non sarebbero mai bastate.L’impero era oramai condannato, se c’è una cosa che stupisce lo storico è come abbia fatto aresistere così a lungo.

La tragedia si scatena nel secolo successivo. Evidentemente i barbari si erano passati parolache c’era una terra ricchissima ma abitata da un popolo di debosciati che non era capace di di -fendersi. Bastava allungare la mano e prendersi le loro ricchezze.I romani fecero qualche tentativo di sottomettere i germani ma non ci riuscirono. Il problema erache i germani non avevano un regno con un capo da sconfiggere, non avevano una capitale daconquistare, non avevano una economia da distruggere. Quando l’esercito romano li attaccava,la tribù spariva nelle foreste. Era tragicamente evidente che la conquista della Germania sareb-be stata difficile e pericolosa, ma più che altro: inutile. Inoltre i germani, per loro natura non erano integrabili nella società romana; non avrebbero mairiconosciuto l’autorità dell’impero al di sopra delle loro tribù. Qualunque patto o alleanza i roma-ni avessero fatto, i germani avrebbero tradito in qualunque momento, se gli tornava utile.Il rapporto delle popolazioni germaniche con Roma era ambiguo. Se gli tornava utile si arruola-vano nel suo esercito e avevano un istintivo desiderio di vivere nell’impero per godere della suaciviltà senza avere però la capacità o la volontà di comportarsi in un modo compatibile con que-sta civiltà. Oppure preferivano impugnare le armi e andarsi a prendere con la forza quello chevolevano scatenando una insensata furia distruttiva, il “furore teutonico”, che terrorizzava tutti ipopoli dell’impero.

Questa nuova ondata di invasioni inizia nel 212 e prosegue fino alla fine del secolo. Sono ger -mani e sarmati, un insieme di tribù di origine iraniana. Questi barbari non vengono per conqui -stare territorio, vengono per saccheggiare, hanno lasciato le loro famiglie fuori dall’impero. At-

taccano per terra e per mare. I sassoni partono via mare dal nord della Germania sul mare delNord e devastano tutte le città sulla costa fino a Nantes. I Goti, ancora via mare sul mar Nero,devastano le città della costa e poi anche quelle dell’Egeo fino a Cipro.Dobbiamo notare che alcune città, se il popolo era deciso a difendersi e se le loro mura eranosolide, riuscirono a salvarsi dalla strage. Questo per mostrare che i barbari non erano invincibili,quando gli abitanti delle città si battevano con valore riuscivano a respingerli; un chiaro sintomodella debolezza del potere centrale e della relativa salute delle provincie.Una nuova federazione di barbari, i Franchi, che erano stanziati nell'odierna Olanda, attaccanola Francia e vanno avanti fino ad arrivare a Gibilterra. L’Italia viene invasa fino ad Ancona, e poii Balcani e la Grecia. Anche i persiani attaccano in Siria e devastano la regione. L’impero viene attaccato anche nel nord Africa, una situazione disastrosa che stava per far mo-rire l’impero con due secoli di anticipo.Fu salvato in un modo molto strano.

Fu salvato da due secessioni: l’impero delle Gallie e il Regno di Palmira.

Sul fronte del Reno, nel 260, il comandante delle truppe romane, Postumo, aveva sconfitto ibarbari e ne aveva ricavato un grosso bottino che fece distribuire alle sue truppe, ma il figliodell’imperatore, Salonino, gli ordinò di consegnargli il bottino. Postumo gli mosse contro ma nondovette combattere perché i soldati di Salonino consegnarono a Postumo sia lui che il loro co-mandante, Silvano. Postumo uccise entrambi e si dichiarò imperatore delle Gallie mettendo as-sieme la Britannia, la Gallia e la Spagna. Batteva una propria moneta, migliore di quelladell’imperatore a Roma. Il suo regno durò circa 10 anni. Governò molto bene e respinse tutte leincursioni dei barbari assicurando la pace del suo “impero”; la capitale fu stabilita prima a Colo-nia poi a Treviri. Respinse anche alcuni tentativi dell’imperatore di Roma di riconquistare la re-gione. Fu assassinato dalle sue truppe.Altri “imperatori” gli succedettero che, ovviamente, furono anche loro assassinati.Questo mini impero fu riunito all’impero nel 273 da Aureliano.

Nel medio oriente si sviluppa la storia della regina Zenobia. Sembra fosse di origini arabe, par-lava greco, aramaico, egiziano e anche latino. Era la seconda moglie di un glorioso comandan-te dell’esercito romano, Odenato, che aveva già avuto un figlio dal suo primo matrimonio. Zeno-bia, nel 267, avendo partorito un suo figlio, fa assassinare il marito e il figliastro per far dichiara-re re di Palmira il suo unico figlio avuto da Odenato, fa quindi uccidere il sicario. Si fece dichia-rare reggente in nome del figlio che aveva un anno. Inizia così il regno di Palmira dal nome della sua capitale. Zenobia fa la pace con i persiani,strappa all’impero romano la Turchia, l’Arabia e l’Egitto. Si inventa una discendenza da Cleopa-tra, quindi dai Tolomei e si fa nominare dall’imperatore Aureliano Augusta e Regina d’Egitto confacoltà di battere moneta ove da un lato c’era l’effige di suo figlio e dall’altro l’effige dell’impera-tore Aureliano. Aureliano riconobbe il regno di Palmira perché era troppo occupato a combatte-re i germani nel Nord Europa e perché riteneva che Zenobia fosse una buona amministratrice e,soprattutto, teneva a bada i persiani.Ma nel 271 Zenobia si fece proclamare Imperatrix Romanorum e fece togliere l’effige dell’impe-ratore dalle sue monete. Aureliano reagì.Riconquistò facilmente il regno di Palmira, assediò e conquistò la città nel 272. Zenobia fu por-tata prigioniera a Roma ove sembra che le fu donata una villa a Tivoli. Si risposò con un sena-tore che evidentemente era un uomo coraggioso.

Queste due secessioni avevano di fatto fermato le invasioni e avevano dato all’imperatore aRoma del tempo per rimettere assieme un esercito romano. Inizia così la ripresa dell’impero, ibarbari vengono ricacciati nelle loro terre e Roma riconquista i suoi confini.Ma è evidente a tutti che ora l’impero è il fantasma di se stesso. Nessun comandante dell’eser-cito ha il ben che minimo senso di fedeltà a Roma; non è esagerato affermare che questi co-mandanti mettevano più impegno ed energie a combattersi tra di loro che a respingere i barbari.

Non deve stupire il lettore il fatto che, laddove gli abitanti di qualche città trovarono la forza diorganizzarsi, ebbero più successo dell’esercito romano a respingere i barbari.L’etnia romana era sparita e la massa dei sudditi si trovava in un calderone multiculturale ovenon esisteva alcun senso di appartenenza a un popolo o a una civiltà. Resistevano alle invasio-ni e restavano ufficialmente sudditi dell’impero perché sapevano cosa avrebbero perso dal crol-lo dell’impero, ma questo non è sufficiente a creare quell’unione, quello spirito di sacrificio equella dedizione che, forse, avrebbero potuto salvare l’impero.

Nel quarto secolo le invasioni cambiano carattere, non sono fatte solamente per saccheggiare edistruggere. Alcuni popoli germanici invadono l’impero con tutte le loro famiglie perché non han-no più una terra sulla quale vivere. Altri invasori li hanno cacciati dalle loro terre, sono gli Unni.Questi erano un insieme di popoli che venivano dall’Asia centrale, dall’odierna Siberia meridio-nale e Cina occidentale. Al tempo di Cristo avevano già costruito un enorme impero che andavadall’antica Cina fino alle steppe russe, a un passo dai confini dell’impero. Nel quarto secolo at-taccano tutte le tribù germaniche spingendole oltre il confine nel territorio dell’impero.

Nel quinto secolo cessano le incursioni degli Unni e i popoli germanici che si erano stabiliti, peramore o per forza, nell’impero si ritagliano dei regni romano-barbarici portando via all’imperoquasi tutta la sua parte occidentale. Come abbiamo detto i Germani non si integravano nella so-cietà romana e neanche tra di loro. Nascono i regni dei Franchi, nella Francia del nord, degliOstrogoti in Italia (con capitale Ravenna), dei Vandali in nord Africa, dei Visigoti in Spagna eFrancia. Inoltre piccoli regni degli Svevi nel nord-ovest della Spagna, degli Alani nel sud ovestdella Spagna, degli Alemanni nel medio corso del Reno e dei Burgundi nella Borgogna.Così ogni tribù si ritagliò un suo regno. Questi erano organizzati secondo l’appartenenza etnicadelle persone: i Germani rispondevano alle loro leggi e i “romani” alle loro. Due diverse strutturelegislative convivevano sullo stesso territorio. I Germani si erano riservati la professione dellearmi, i romani l’amministrazione civile; una situazione estremamente instabile. Con gli anni le ul -time vestigia di romanità sparirono, i barbari si convertirono al cristianesimo e le due popolazio-ni si fusero. Cade l’impero d’Occidente.

In questi anni di guerre ininterrotte, guerre di tutti contro tutti, il Cristianesimo cresce e non mo-difica la sua opinione sull’impero. I Cristiani si rifiutano di rendere omaggio all’imperatore.Come è possibile, pensavano i romani, che questi Cristiani non si rendessero conto di viverenella società migliore che si potesse avere a quei tempi?Come era possibile che fossero così ciechi da non vedere che l’unica alternativa alla pace eprosperità romana era la barbarie dei popoli che vivevano fuori dell’impero e che lo minacciava-no?I Cristiani dicevano di amare l’umanità, ma non vedevano che l’umanità non aveva mai avuto unsuccesso più grande che a Roma?

I pagani erano sconcertati dalla forza di penetrazione del Cristianesimo, ma non si rendevanoconto di quanto profonda fosse la decadenza della loro società.Il sintomo più evidente di questa decadenza era il crollo delle nascite praticato con aborti e so-prattutto con l’infanticidio. Tragici sintomi di una civiltà che non voleva più vivere.I Cristiani, per contro, non ammettevano queste pratiche ed erano chiaramente contrari alla uc-cisione dei neonati. Questo può aiutare a spiegare come i Cristiani divenissero una parte sem-pre maggiore della popolazione. La capacità di penetrazione del Cristianesimo è un fenomeno complesso, per comprenderlodobbiamo analizzare le forze che agiscono nel profondo della psiche umana.

Il sangue dei martiri

Ha scritto Tertulliano: “Il sangue dei martiri è seme dei cristiani” (Apologeticum, 50, 13).Sicuramente c’è del vero in queste parole di Tertulliano ma, a nostro parere, questo sangue deimartiri non è sufficiente a spiegare come il Cristianesimo sia riuscito a conquistare tutti gli abi -tanti dell’Impero sostituendosi alle religioni pagane e cancellandole dalla storia.Senza dubbio la testimonianza che i martiri volontariamente davano della loro fede facendosidivorare dalle belve nel circo piuttosto che abiurare, lasciava un segno nella psiche degli spetta -tori. Anche il popolo che odiava i Cristiani non poteva non restare impressionato dal “coraggio”di queste persone.I martiri infatti ripetevano il sacrificio di Gesù che volontariamente aveva provocato la sua mor-te. Questo gesto, Gesù lo aveva ben compreso, affascina e si può dire ipnotizza e soggiogal’opinione pubblica. I Cristiani lo ripetevano migliaia di volte; sicuramente conquistava tante altrepersone. Non c’è dubbio che molti, impressionati da tanta dedizione, decidessero di accostarsial Cristianesimo. Ma questo non basta a spiegare la sua vittoria.

Dobbiamo andare più a fondo e analizzare quegli avvenimenti per spiegare come il Cristianesi-mo abbia avuto un successo così strepitoso: è stata la prima fede monoteista che si sia affac-ciata sulla storia dell’umanità e abbia tentato di conquistarla. Dobbiamo riprendere gli elementi che abbiamo analizzato nel III Capitolo; sono gli elementi checaratterizzano la fede.

Innanzi tutto l’Escatologia. Per la fede Cristiana tutta la storia dell’umanità tende al Regno diDio che sarà inevitabile. Tutta l’umanità sarà coinvolta in questa faccenda e sarà divisa tra iGiusti e i Dannati. Questa selezione sarà fatta in base all’Etica Cristiana producendo così una forte spinta para-noica perché tutti vogliono essere tra i Giusti. Questa paranoia è inoltre esasperata dal fine ulti-mo dell’Escatologia che produrrà una realtà ove tutti i Giusti vivranno liberi dal Bisogno; unatentazione irresistibile per la massa di proletari e di schiavi privati del senso di appartenenza auna comunità.Tutto questo esaspera l’Odio che ovviamente i fedeli nutrono nei confronti di coloro che non vo-gliono credere e che bloccano la realizzazione di questi sogni. Questo produce una irresistibilespinta al Proselitismo.L’Escatologia fornisce un antidoto per l’Angoscia Esistenziale, mentre il sacrificio dei martiriporta al parossismo i Complessi di Colpa.Tutto questo avviene nel profondo della psiche dell’individuo a un livello completamente incon-scio. Era quindi inutile per i pagani argomentare che l’impero era il migliore dei mondi, pur essendouna affermazione evidente, perché:

la realtà e la ragione sono assolutamente impotenti di fronte ai fantasmi dell’inconscio.

I pagani non capirono mai cosa stava succedendo perché non avevano mai sperimentato unafede e, inoltre, non avevano mai avuto un Sigmund Freud. Forse avrebbero potuto bloccare ilCristianesimo se fossero riusciti a bloccare la loro decadenza; lo esamineremo qui di seguito.

Noi vogliamo andare ancora più a fondo perché pensiamo che quanto detto finora non è suffi -ciente a spiegare il successo del Cristianesimo. E’ una opinione comunemente accettata tra gli storici che il Cristianesimo abbia più o menocontribuito al declino e alla decadenza dell’impero, ma noi vogliamo portare il nostro lettore ver-so una tesi più elaborata.

Noi vogliamo ribaltare l’approccio a questa questione e vogliamo proporre la tesi che è stata ladecadenza dell’impero che ha fornito l’ambiente necessario alla penetrazione e crescita del Cri-stianesimo che poi ha distrutto la civiltà classica assieme a tutti gli altri cristianesimi che eranonati in questa società. In altre parole, Cristianesimo e decadenza si sono influenzati a vicenda fino a produrre l’affer -mazione del Cristianesimo e la morte della civiltà classica. E’ qui che si inserisce il nichilismo Cristiano.

Le classi popolari non avevano alcun potere e dovevano obbedire ai ricchi e potenti, ma questipadroni dell’impero non mostravano alcun senso di fedeltà e di dedizione a quella stessa socie-tà che loro dominavano e con il passar del tempo si dimostravano incapaci di arrestarne la de-cadenza. Anche di fronte a barbari analfabeti con un basso livello di tecnologia davano prova dinon essere all’altezza del loro compito.Di conseguenza, anche gli dèi romani si dimostravano inetti e inutili allo scopo per il quale era-no venerati.Forse un altro Dio avrebbe dato un risultato migliore.L’escatologia è stato l’elemento determinante nella conversione dei pagani perché mentre tuttocrolla e la classe dirigente si dimostra inutile, il popolo si volge verso altre soluzioni che sposta-no l’appagamento dei bisogni nel futuro, nell’aldilà Cristiano.La radice del problema delle classi popolari, particolarmente nelle provincie, era di essere inuna situazione disperata dalla quale non potevano uscire. Non potevano rovesciare il dominiodelle classi patrizie e dell’esercito per prendere il potere e combattere i barbari per salvarsi.Nessuna via di uscita!Vogliamo ripetere le parole di Frontone: “… così una speranza illusoria allevia la loro paura conil conforto di una resurrezione”.Quindi l’unica possibilità era di sprofondare sempre più nel nichilismo cristiano e rassegnarsialla morte dell’impero per mano dei barbari.

Col tempo anche le classi dominanti si convertivano al Cristianesimo, come ci ha raccontato ilnostro bravo Rutilio.In questo caso la decadenza ebbe un effetto ancora maggiore perché questi padroni dell’imperonon potevano non essere scoraggiati dalla loro stessa impotenza. La “romanità” si esprimevacon la forza delle armi e con la saggezza del comando. Non potevano non chiedersi cosa fosserimasto a loro delle virtù dei romani. Evidentemente gli dèi ai quali loro sacrificavano li avevanoabbandonati. Era necessario rivolgersi altrove.Questa tendenza ad abbandonare gli antichi dèi romani si manifestò anche con il successo diculti orientali, misterici ed esoterici, che di fatto tendevano ad una religiosità simile al Cristiane-simo. Monoteismo, misticismo e mondo ultraterreno diventavano sempre più popolari tra le classi do-minanti.Altro contributo importante al successo del Cristianesimo lo ha dato il Neoplatonismo. Era unafilosofia che esaltava la virtù dell’anima contro la materia e proiettava gli uomini verso una reli-giosità trascendente.Questi sviluppi religioso-culturali spianarono la strada al Cristianesimo perché mostrarono lainadeguatezza degli dèi pagani a rispondere ai bisogni di una società decadente che stava mo-rendo; indicavano la via verso la trascendenza e il misticismo, senza però fornire un culto soddi -sfacente come il Cristianesimo.Il Cristianesimo non ebbe difficoltà a mostrare la sua superiorità rispetto a queste dottrine.Loro non avevano un Profeta, una Escatologia e un Libro Sacro. Il Cristianesimo li aveva tutti etre.La decadenza dell’impero, la corruzione delle classi dominanti, l’impotenza di Roma di frontedei barbari, indicavano un futuro senza alcuna speranza. Solamente morte e distruzione.Il Regno di Dio e il Paradiso per i Giusti, riempiva gli animi dal vuoto provocato dalla disperazio -ne.

E anche questo spiega solo in parte il successo del Cristianesimo. L’ultimo elemento, determinante, è stato la repressione. Lo vedremo qui di seguito.

Fine dell’impero e nascita dell’intolleranza

L’anno cruciale per la rivoluzione che stiamo esaminando fu il 313.L’impero era stato diviso in due parti, Costantino era diventato imperatore della parte occidenta-le dopo aver sconfitto e ucciso Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, vicino a Roma.Questa divisione dell’impero in due parti è importante per questa nostra storia.E’ da questa divisione che prenderà il nome la nostra Civiltà Occidentale, la civiltà che si svilup-perà nella parte occidentale dell’impero nel millennio successivo.

La leggenda vuole che fu in questa occasione che Costantino decise di farsi appoggiare dai Cri -stiani nella sua lotta contro Massenzio, un appoggio che porterà nel 313 all’Editto di Milano.

Questo editto è anche stato chiamato l’Editto di Tolleranza, un titolo assolutamente inadeguato.Fu firmato a Milano da Costantino assieme all’imperatore dell’oriente, Licinio.Una lapide in una chiesa di Milano ricorda questo fatto: “… Licinio e Costantino nell’anno 313 ri-conobbero ai cristiani il diritto di professare liberamente la fede, esempio al mondo di libertà re -ligiosa”. Nulla di più falso (Licinio continuò a perseguitare i cristiani).Con questo editto il Cristianesimo si libera dalle persecuzioni, accede al potere e si trasformada perseguitato in persecutore. Con questo editto termina la libertà di religione nell’impero.

L’intolleranza entra nel mondo che non sarà più lo stesso.

Un tragico errore di Costantino?Probabilmente non aveva altra scelta. Il Cristianesimo aveva dimostrato una solidità a prova diqualunque persecuzione, con i vescovi aveva stabilito una organizzazione in tutto l’impero benpiù solida della scarsa autorità dei funzionari imperiali. Probabilmente Costantino decise di usare il Cristianesimo per rafforzare l’autorità dell’impero.Una decisione disastrosa; sarà il Cristianesimo che userà l’autorità dell’impero per cancellaretutte le altre religioni e poi la stessa civiltà classica.Con questo editto i Cristiani possono professare liberamente la loro fede e fare proseliti, otten-gono l’immunità fiscale per tutti i beni di tutti i membri del clero, vengono autorizzati tribunali ec -clesiastici con autorità su cause che li riguardano. Inoltre vengono incentivate donazioni allaChiesa che la faranno diventare la più ricca organizzazione dell’impero. Questo veniva fatto inun momento in cui la moneta battuta dall’impero era talmente scarsa e scadente da obbligare lagente a praticare il baratto. Disastroso.In altre parole la Chiesa di fatto fu autorizzata a costruire uno stato nello stato.

E’ stato stimato che in quell’anno il cristianesimo aveva conquistato il 10% della popolazionedell’impero. Alla fine del secolo erano il 50% perché i Cristiani erano riusciti a far dichiarare laloro religione, religione di stato. Ora il Cristianesimo può usare il potere dello stato per schiac-ciare il dissenso.Nel secolo successivo, crolla l’impero di occidente e il cristianesimo diviene l’unica religionepraticata nell’impero, il 100%, almeno ufficialmente.Un successo strepitoso.Ma questo successo non fu ottenuto solamente con la persuasione e col sangue dei martiri; larepressione fu determinante.

Il paganesimo e le altre sette cristiane furono distrutti con tutti i mezzi.Questa repressione fu principalmente orientata verso le altre sette cristiane. Infatti con la lorovittoria i Cristiani esasperano ancor più le loro lotte intestine. Il Cristianesimo diviene un vulcanodi eresie che dovevano essere represse.Ben presto fu evidente a Costantino che era indispensabile definire nel modo più chiaro possibi -le questa fede altrimenti l’impero si sarebbe lacerato anche lungo le linee di frattura del Cristia-nesimo, oltre alle enormi fratture già esistenti.Costantino aveva riunito l’impero sotto la sua autorità, uccidendo Licinio e la sua famiglia, mal’autorità dell’impero era sempre più fragile e il Cristianesimo aveva chiaramente peggiorato lasituazione.Non sappiamo se Costantino si pentì mai di questa sua decisione, ma pochi anni dopo l’editto sivide costretto a convocare il primo concilio ecumenico cristiano.

Nel 325 Costantino convoca e presiede il primo concilio di Nicea.Furono chiamati a partecipare 1800 vescovi, 1000 dall’oriente e 800 dall’occidente ma parteci-parono in tutto circa 300 delegati. Il Vescovo di Roma inviò una delegazione di due preti; nonandrà mai a nessuno dei concili “orientali”. Solo cinque dei partecipanti venivano dall’occidente.Lo scopo del concilio era quello di rimuovere le divergenze sorte inizialmente nella Chiesa diAlessandria d'Egitto, poi diffuse largamente, sulla natura di Cristo in relazione al Padre. In parti-colare, se egli fosse “nato” dal Padre e così della stessa natura eterna del Padre o se invece,come insegnava Ario, egli fosse stato “creato” e avesse così avuto un inizio nel tempo.

Non sappiamo come Costantino sia riuscito a gestire un dibattito su un argomento così assurdoper un “romano”.I delegati vennero alle mani e si dovette usare la forza. Alla fine stravinse la tesi degli ortodossi, solo due delegati votarono per la tesi di Ario. Ario fucondannato all’esilio così che l’arianesimo fu predicato solamente ai barbari che divennero tuttiariani.I contrasti non cessarono mai, una lotta senza quartiere. Ario fu riabilitato e ricondannato finchéfu accolto da Costantino a corte ove morì in circostanze non chiarite.Comunque il Concilio di Nicea è stato una pietra miliare nella storia del Cristianesimo perchéstabilì una volta per tutte l’atto di fede dei Cristiani. A tutt’oggi è l’unico atto di fede di Ortodossi, Cattolici e Protestanti.

Con l’atto di fede di Nicea nasce ufficialmente il Cristianesimo e nasce Ortodosso.

Pensiamo sia necessario chiarire che il Cattolicesimo non esisteva ancora. La parola cattolicoviene dal greco e vuol dire universale, ma tutte le sette Cristiane di allora si ritenevano univer -sali, ovviamente.Nel Concilio di Nicea si confrontarono Ortodossi e Ariani, non c’era alcun Cattolico. Vogliamo anche chiarire che il termine Pope, che poi diverrà Papa per i Cattolici, era un titoloonorifico concesso a quattro vescovi, tutti ortodossi, e indicava un primus inter pares, non con-feriva alcun primato sugli altri vescovi in quanto il capo della chiesa Ortodossa era l’imperatored’oriente. L’Ortodossia era una religione di stato. Era l’imperatore che nominava i vescovi e cheinterveniva nelle decisioni cruciali in materia di fede.Nella chiesa Ortodossa i quattro Pope erano i vescovi di Gerusalemme, Antiochia, Costantino-poli e Roma perché erano le città più importanti dell’impero nei riguardi della fede.Dobbiamo supporre che fu per questo motivo che il vescovo di Roma non partecipò mai ad al-cun concilio tenuto nella parte orientale dell’impero. Forse era risentito di dover accettare deci-sioni prese di fatto in questa parte di impero. Lui, in quanto vescovo di Roma, cioè della vera eunica capitale dell’impero non accettò mai di dover sottostare a decisioni prese da altri.Non c’è alcun dubbio che la decisione di Costantino, di legittimare il Cristianesimo, indebolì ulte-riormente l’impero. I Cristiani, anche se andati al potere non cessarono di opporsi alla romanitàcome è tragicamente testimoniato da Agostino. I Cristiani sognavano la Città di Dio e non teme-

vano le distruzioni delle invasioni barbariche; loro disprezzavano le ricchezze mondane e l’usodella forza. Inoltre aggiunsero le loro contese all’anarchia che stava uccidendo l’impero.Dopo Costantino l’impero fu nuovamente diviso in due. Questo era anche una conseguenzadella profonda differenza culturale e sociale tra i popoli dell’oriente e dell’occidente. L’imperod’oriente non lasciò che i barbari si stabilissero stabilmente in alcuna regione dell’impero. Seprendevano dei barbari nel loro esercito li tenevano sempre sotto il comando di ufficiali “roma-ni”. Inoltre non distrussero mai la classe dei piccoli proprietari terrieri.Ebbero sempre una loro moneta che circolava normalmente; non ebbero mai bisogno di ricorre -re al baratto. A differenza dei loro fratelli occidentali non sprofondarono nella decadenza.

In occidente l’autorità dell’impero non riuscì più ad arginare la pressione dei barbari e cedetteaccordando loro di stabilirsi nell’impero. Ma i germani non erano integrabili nella civiltà romana.Nel 476 l’impero d’occidente era frazionato in una decina di regni barbarici, restava solo l’Italiache dipendeva ufficialmente da un imperatore a Ravenna. Fu a questo punto che il generalegermano Odoacre depone l’imperatore bambino in carica, si fa acclamare Rex Italiae dalle suetruppe, tutti germani, e spedisce a Bisanzio una delegazione di senatori romani che consegna-no all’imperatore d’oriente le insegne del potere imperiale romano mettendosi così sotto l’altaautorità dell’imperatore d’oriente. Batte una sua moneta ma con l’immagine dell’imperatored’oriente. Finisce così l’impero romano occidentale.

L’impero d’oriente resisterà ancora molti secoli. I nostri storici lo hanno chiamato impero Bizanti -no dal nome della capitale, la città greca di Bisanzio. Noi però dobbiamo chiarire al nostro letto -re che loro non si definivano “bizantini”, parlavano greco, (il nome latino imperator divenne basi-leus) ma loro si consideravano “romani” e il loro paese lo chiamavano Romània. Bisanzio si die-de l’appellativo di Seconda Roma, ma di romano aveva solo la pretesa. Era un impero cristiano,una cultura, una civiltà che non aveva più nulla a che vedere con la romanità e con la culturaclassica.Un inciso: quando Bisanzio cadrà sotto i Turchi, questo titolo di “Romano” sarà preso da Moscache si dichiarerà la Terza Roma; il potere di un nome!

Il cristianesimo aveva conquistato tutti, barbari e romani, orientali e occidentali. Tutti erano Cristiani; una nuova civiltà doveva nascere. Sarà chiamata Civiltà Occidentale per-ché è nata e si è sviluppata nella parte occidentale dell’impero.Vogliamo citare l’opinione di uno storico del Cristianesimo perché non potremmo scriverlo me-glio di così:“E’ impossibile sopravvalutare il significato storico della vittoria del Cristianesimo proto-ortodos-so. La forma di Cristianesimo che emerse dai conflitti del II e III secolo era destinata a diventarela religione del’Impero romano: da lì si sviluppò fino a diventare la più importante istituzione reli -giosa, politica, economica, sociale e culturale dell’Occidente per secoli, fino al presente. I Cri -stiani che vivevano durante quei conflitti non avrebbero mai immaginato quanto il loro esito sa-rebbe stato importante per la configurazione della civiltà occidentale. Le ripercussioni si sento-no ancora oggi in modi che anche noi facciamo fatica a capire”.

Queste ripercussioni, cioè cosa il Cristianesimo abbia portato nella storia dell’umanità, lo abbia-mo illustrato, molto brevemente, nel IV Capitolo.Lo scopo di questo nostro lavoro è di andare oltre, vogliamo illustrare come il Cristianesimo ab-bia preparato il terreno al socialismo che oggi ha praticamente scristianizzato la Civiltà Occiden-tale. Vogliamo spiegare come la Civiltà Occidentale sia arrivata al socialismo, partendo dal Cri-stianesimo, e come oggi si stia suicidando.

Un mini Rinascimento

Abbiamo già detto che la fine dell’impero romano e della sua civiltà classica è un argomentoestremamente complesso sul quale gli storici non hanno mai cessato di argomentare. Ora fare-mo vedere al nostro lettore la complessità di questo argomento e come si presti a diverse inter-pretazioni.

La storiografia occidentale divide la nostra storia in quattro epoche: l’evo antico che si chiudecon la scomparsa dell’impero romano d’occidente nel 476, il medio evo che si chiude con lascoperta dell’America nel 1492, l’evo moderno che si chiude con la rivoluzione francese o conla rivoluzione industriale alla fine del 1700 e l’età contemporanea ove viviamo noi.Noi non concordiamo con nessuna di queste periodizzazioni della storia e ora iniziamo a pre-sentare al nostro lettore la nostra versione.

Dobbiamo distinguere cosa viene distrutto e da chi.Nel 476 cessa di esistere l’impero romano d’occidente, cessa cioè una struttura politico ammini-strativa che invece sopravvive nell’impero d’oriente. La civiltà classica non muore, si trasforma.Il Cristianesimo prende il controllo di tutto l’impero e impone una nuova civiltà che sarà molto di -versa da quella classica. Possiamo dire che con la fine del quinto secolo cessa di esistere la ci-viltà classica pagana, una civiltà che ammetteva tutti i culti purché non si scontrassero con il po-tere dell’impero, ovviamente. Era una civiltà caratterizzata da uno spirito razionalista che rispet-tava la ragione e la ricerca della conoscenza e non conosceva il fanatismo religioso.

La nuova civiltà cristiana, invece, è assolutamente intollerante ed è decisa ad affermare conogni mezzo il modo di vedere la vita, la società, la cultura e l’interazione tre le persone alla lucedella sua stessa etica, definita nelle Sacre Scritture. Questo porta nella società un serio proble-ma perché l’interpretazione delle Sacre Scritture produce un getto continuo di nuovi modi diconcepire la religione (eresie) e quindi questa nuova società è tormentata dalle fratture prodottein continuazione da queste interpretazioni. Un tormento senza fine, un fenomeno sconosciutonella civiltà classica. Secondo noi questa è chiaramente una nuova civiltà.

Ma se consideriamo la civiltà prodotta dall’impero al di fuori della religione, possiamo vedereche questa civiltà, non più romana e non ancora chiaramente Cattolica, non cessa di esisterecon la fine dell’impero d’occidente.

La civiltà romana era caratterizzata da grandi centri urbani collegati da una efficiente rete di co -municazioni, un’estesa partecipazione del popolo alla vita culturale e quindi con un buon livellodi alfabetizzazione, una stupenda produzione di cultura e di arte, un buon ordine pubblico ove irapporti tra le persone erano regolate dalla legge, la continua costruzione di infrastrutture pub-bliche (strade, porti, acquedotti, terme, teatri, canali, fogne), buone tecniche di irrigazione e dicontrollo delle acque, buone tecniche agricole che assicuravano assieme alla forte espansionedei commerci un buon livello di sussistenza a tutto il popolo. Il Mediterraneo era stato ripulito dai pirati dalla flotta da guerra romana ed era stato reso sicuro.Era solcato da flotte di navi da trasporto che assicuravano la condivisione tra i popoli dell’impe-ro del meglio della produzione di ciascuna delle sue provincie e il meglio della loro cultura.Il Mediterraneo dell’impero era una superstrada ove scorreva la linfa economica e culturale del-la civiltà.Tutto questo produceva ricchezza e dava lavoro alla massa di popolo che aveva lasciato lacampagna e affollava le città dell’impero alla ricerca di una vita migliore.Era una civiltà caratterizzata da una notevole circolazione di moneta, sia d’oro che d’argento,che assicurava la fluidità dei commerci e la distribuzione della ricchezza.

E’ importante mettere in evidenza che tutto questo non cessa con la fine dell’impero d’occidenteperché sia i Cristiani che i Germani non avevano alcuna intenzione di distruggere questa civiltà.Non c’è dubbio che era stata molto compromessa dalle invasioni ma non era stata distrutta. In altre parole, non è questo l’inizio del Medio Evo come viene normalmente insegnato. I Secoli Bui devono ancora arrivare.

Per comprendere come l’Europa sia sprofondata nei Secoli Bui, il Medioevo, dobbiamo innanzitutto chiarire al nostro lettore la natura dei rapporti tra le due metà dell’impero.La parte orientale era di gran lunga la più progredita, la più ricca, la più culturalmente evolutadelle due. Si può dire che le provincie dell’impero occidentale vivevano di luce riflessadall’oriente. La città di Roma viveva con le forniture di grano che venivano dall’oriente, Egitto eNord Africa in particolare. Le principali scuole di pensiero erano in oriente, le più popolose cittàerano in oriente. La fornitura più importante che teneva in vita la civiltà romana era il papiro cheveniva prodotto solamente in Egitto. Il papiro era l’unico supporto per produrre documenti di unqualunque tipo, dai libri sacri alle scritture contabili, dai messaggi tra i funzionari dell’impero allacorrispondenza privata.Le librerie delle città più importanti contenevano il massimo che si potesse avere sulla cultura diquel tempo: filosofia, letteratura, scienza. Contenevano un volume di conoscenze senza ugualinel mondo; nessuna altra civiltà poteva stare a paragone dell’impero d’oriente. I greci avevanodeterminato che la terra era rotonda e avevano anche misurato la sua grandezza. Gli astronomiavevano acquisito una buona conoscenza dei fenomeni astronomici anche se erano bloccatidalle teorie del massimo pensatore ellenistico, Aristotele, che stabilivano che la terra era al cen-tro dell’universo. Erano molto avanti nella medicina e chirurgia, pubblicavano libri e tenevano le -zioni di medicina nelle loro scuole.Le comunicazioni tra le provincie orientali e occidentali erano indispensabili per il mantenimentodella civiltà romana in occidente sia da un punto di vista strettamente economico che scientificoe culturale. Per questo motivo dobbiamo studiare cosa è successo nella parte orientale dell’impero se vo-gliamo comprendere come e quando sia crollata la civiltà nella parte occidentale.

Con la fine delle invasioni nella parte occidentale questi rapporti riprendono con più vigore diprima anche se l’Italia fu invasa dai Longobardi nel sesto secolo; questo non produsse alcuntrauma particolare e forse avrebbe potuto fornire alla penisola una nuova struttura statale se ilvescovo di Roma non si fosse opposto.I regni romano-barbarici si erano stabilizzati all’interno dell’Impero d’oriente che ufficialmente,anche se non di fatto, comprendeva anche la parte occidentale. I re germanici di questi regnivolevano essere considerati “romani”. Si ritenevano funzionari dell’impero (d’oriente), accettava-no i titoli onorifici che l’imperatore gli concedeva, mandavano i loro figli a studiare a Bisanzio perfarli diventare “romani” e le monete d’oro che coniavano a loro nome portavano su di un latol’immagine dell’imperatore d’oriente. Un esempio di quanto fosse profonda la “romanizzazione” dei barbari ce la dà il caso di Teodo-rico, re degli Ostrogoti e d’Italia. A sette anni suo padre lo manda come ostaggio a Bisanzio overiceve un’educazione romana; a diciotto anni l’imperatore lo nomina magister militum e patriziodell’impero ed infine nel 474 lo adotta. Sposò una principessa imperiale e fu nominato console.Sua sorella era una dama di compagnia dell’imperatrice.

E’ importante notare che, grazie al Cristianesimo, questi regni avevano un basso livello di con-flittualità tra di loro.Grazie a questa ritrovata stabilità dalla fine del quinto all’inizio del settimo secolo assistiamo adun mini-rinascimento nei regni romano-barbarici.In questo periodo di quasi due secoli vediamo all’opera la parte positiva del Cristianesimo e isuoi risultati sono sorprendenti.La completa cristianizzazione di tutti i popoli di questi nuovi regni comportò la fine degli infantici -di e degli aborti con un conseguente aumento della popolazione che si era notevolmente ridotta

a seguito delle invasioni. Questa pressione demografica spingerà verso la ripresa di quella cheanche dai Germani e dai Cristiani era considerata la civiltà. Rinascono le città distrutte dalle invasioni e se ne creano di nuove. Si cerca di ristabilire le co -municazioni ricostruendo i ponti crollati o sostituendoli con ponti di barche. Si riprende a naviga-re.Un nuovo stile architettonico si afferma: il Romanico.Anche se questa nuova civiltà è chiaramente Cristiana dobbiamo mettere in evidenza che erauna società “secolare”. Tutta l’amministrazione di questi regni è secolare perché tutto il potere èconcentrato nelle mani dei laici; nessun potere era dato ai vescovi. Questo non è il sintomo diun contrasto tra il re e la chiesa, i rapporti tra la corona e la chiesa erano buoni perché non ten-tavano di sopraffarsi. Il capo della Chiesa, Ortodossa, era l’imperatore d’oriente, il vescovo diRoma era un Pope come gli altri tre e non aveva alcun potere sulle istituzioni laiche dello stato.Il vescovo di Roma non è ancora il Vicario di Cristo in terra.Il re era un laico puro e non aveva alcun bisogno di essere “approvato” dal Papa per averel’obbedienza dei suoi sudditi, il suo potere gli veniva dai suoi diritti di nascita e dall’approvazionedell’imperatore. Non era necessaria alcuna cerimonia religiosa per fargli avere la sua autorità: ilMedioevo non è ancora arrivato.La moneta ufficiale era d’oro, il segno di una economia florida e in crescita; buona parte di que-sto oro veniva dall’oriente. Le monete coniate in questi regni erano molto simili e si basavanosul solidus romano. Avevano tutte l’effige dell’imperatore d’oriente su di un lato e quindi forniva-no un’unica valuta per tutte le attività commerciali pur essendo coniate in zecche diverse. Que-sto di fatto creava un mercato unico per tutte le transazioni in tutto il territorio del vecchio impe-ro; un enorme vantaggio per tutti questi regni e per le provincie orientali dell’impero. Questa èforse la più importante manifestazione della volontà di tutti di non rompere l’unità che l’imperoromano aveva assicurato a tutte le sue provincie.Era normalmente praticato il prestito con interesse (usura) anche se la Chiesa lo voleva proibi-re. Lo stato, realizzato da quei regni, era uno stato laico e nonostante le proteste dei vescovi ilprestito con interesse era praticato in larga misura da ebrei e sicuramente anche dai cristianisenza alcuna opposizione da parte delle autorità. Ebrei e cristiani lavoravano assieme nel setto -re finanziario che non aveva ancora “inventato” la banca ma ci si stava avvicinando.

Nel campo della cultura e della scienza c’è una ripresa dei rapporti con la cultura classica permerito dei monaci benedettini e di altri intellettuali come Boezio e Cassiodoro. Si parla di nuovodi neoplatonismo e le opere dei classici latini vengono insegnate e discusse. Se ne ricava unaimmagine di un mondo ove l’apprendimento e la cultura non erano l’esclusivo dominio dellaclasse sacerdotale. Si andava a teatro e si parlava dei filosofi sia greci che latini.Boezio ci ha lasciato dei trattati sulla aritmetica e la musica. Pur essendo lui cristiano il suo pen-siero non ha nulla di bigotto e non aveva problemi a dichiarare la sua ammirazione per Platone.Nelle corti degli Visigoti e dei Vandali gli uomini di cultura erano protetti e incoraggiati conti -nuando nella tradizione del mecenatismo romano. E’ questa un’epoca che non presenta nessu-no dei caratteri di una intollerante teocrazia.Abbiamo già parlato nel IV Capitolo di San Benedetto e vogliamo menzionarlo ancora, senza dilui ben poco della cultura classica sarebbe arrivato fino a noi.E’ in questo tempo che nascono in occidente i primi ospedali. Per la prima volta vengono utiliz -zati degli edifici allo scopo di curare i malati, una assoluta novità che non esisteva nella societàRomana.Nascono all’interno dei monasteri e la loro cure erano gratuite; il primo esempio di medicina so-ciale organizzata. Evidentemente il sacrificio di Gesù non è stato invano.I monasteri diventano centri di studio e apprendimento della medicina grazie anche alla presen-za nelle loro librerie di testi antichi di medicina. I monaci studiano le qualità curative delle erbe eci danno un inizio delle scienze botaniche e biologiche.In questi anni l’Occidente inizia a prendere pratica con tecnologie che vengono dall’estremooriente, come la seta, probabilmente filtrate attraverso l’impero persiano. La novità più impor-tante di tutte fu il vomero dell’aratro che rivolta la zolla e aumenta la produttività dei campi as-

sieme anche alla tecnica della rotazione delle coltivazioni. Si produce un acciaio migliore sia pergli utensili che per le armi, si introduce il collare per il cavallo da tiro e la sella con le staffe. Sidiffonde l’uso del mulino.Questo progresso durato quasi due secoli, tra la fine del quinto e l’inizio del settimo, sarà inter -rotto dai Secoli Bui per ben tre secoli ma sarà poi ripreso con ancor maggior vigore alla fine diquesta tragica interruzione della civiltà.

L’elemento più sorprendente della “ripresa” della civiltà nei regni romano-barbarici è la diffusio-ne della cultura classica in zone dell’Europa occidentale mai raggiunte dalle legioni romane.Il fenomeno più eclatante lo abbiamo in Irlanda che nel sesto secolo si guadagna la fama della“Terra dei Santi e degli Studiosi”. La leggenda ci parla di San Patrizio, un ragazzo inglese cattu-rato da trafficanti di schiavi irlandesi e portato in Irlanda. Da qui riesce a fuggire, torna in Inghil -terra, si fa prete quindi torna in Irlanda come missionario. Qui ha un successo straordinario.L’Irlanda non era stata neanche toccata dalla civiltà romana, era una terra barbara dominatadalle sue tribù senza alcuna traccia di civiltà. Con una rapidità stupefacente Patrizio converte gliirlandesi al cristianesimo, introduce l’alfabeto latino e inizia a registrare le tradizioni orali celti -che. Assieme alla alfabetizzazione dei convertiti si diffondono i testi sacri ma, è sorprendente,anche i testi pagani sia latini che greci. Si costruiscono cattedrali, prima in legno poi in pietra,che diventano piccole università in miniatura; ci si studia tutto quello che la cultura presente inoccidente sapeva produrre.Infiammati evidentemente dall’entusiasmo del neofita, missionari irlandesi passano in Scozia ein Inghilterra portando anche lì la cultura classica assieme alla loro versione del cristianesimo.Il più famoso di tutti, San Colombano, fonda un monastero nell’isola scozzese di Iona e da que-sta isoletta i missionari si spargono in tutta la Britannia e poi proseguono per la Francia, la Ger-mania e l’Italia. Così la cultura classica si diffonde assieme al cristianesimo fino alle spondedell’Elba ove le legioni romane erano state respinte. Il loro più importante stabilimento sarà ilmonastero di Bobbio nell’Appennino emiliano. Questi monaci non temevano il martirio ed erano spinti da nient’altro se non dall’amore di Dio;un enorme novità rispetto alla sete di conquista dell’impero romano e della sua civiltà.

La situazione dell’Inghilterra era molto particolare e diversa da tutti gli altri regni barbarici.L’invasione dei barbari germanici anglo-sassoni era stata molto diversa dalle altre. Gli anglo-sassoni invadono la Britannia romana con una furia distruttiva senza eguali. Non hanno alcunaintenzione di godere della civiltà romana, la odiano, voglio solo distruggere. Le città sono di-strutte assieme a tutta l’economia “romana”. Si torna al baratto perché sparisce la circolazionedella moneta.La Britannia, nel quarto secolo, sprofonda davvero nei secoli bui: è la fine della civiltà. Ma non per molto; qui vediamo come fosse “plastica” la situazione nel nord Europa in queglianni.I monaci irlandesi entrano in un paese barbaro come la loro Irlanda e trasformano tutta la Bri-tannia in un paese cristiano e progredito. Riprende l’economia, si ricostruiscono le città e ripren-de il commercio con gli altri paesi del Mediterraneo. Una delle tante testimonianze di questicommerci ce la ha dato il ritrovamento a Sutton Hoo del tesoro di una sepoltura reale, del 600,ove sono stati trovati oggetti importati da Bisanzio e da tutto il Mediterraneo. Inoltre una quantitàdi gioielli prodotti in Inghilterra che mostrano una competenza e una tecnologia all’altezza dellemigliori produzioni dell’epoca.Anche in campo culturale il progresso fu rapidissimo e profondo. Sappiamo che il monaco Alcui -no, un secolo dopo, aveva una libreria a York con libri di Aristotele, Cicerone, Lucano, Plinio eVirgilio. Sappiamo che era anche un buon conoscitore di Ovidio e Orazio.Questo “cristianesimo irlandese” ha inoltre introdotto in Inghilterra una nuova forma d’arte, laminiaturizzazione dei codici: i “manoscritti illuminati” della cultura Iberno-Sassone. Sono lavoriove si usa tra gli altri il colore blu ultramarino prodotto dai lapislazzuli, un materiale carissimo,che venivano importati dall’Afghanistan, il segno evidente di una economia florida e niente affat -

to chiusa su se stessa. Tra i più famosi il Vangelo di Lindisfarne prodotto in un monastero fon-dato da monaci irlandesi su quest’isoletta vicino alla costa nord orientale dell’Inghilterra.

E’ evidente che una nuova civiltà voleva nascere nella parte occidentale dell’Europa ove la finedell’impero romano aveva lasciato un vuoto che queste nuove forze barbaro-romane, infiamma-te dal cristianesimo, volevano riempire. Sembrava essere arrivati a un passo dalla realizzazione della Città di Dio di Sant’Agostino.In questi secoli infatti vediamo l’ingresso del cristianesimo nella storia. Sembra che gli uomininon siano più “dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri ”ma “si offrono l’uno all’altro in servizio con spirito di carità”.Vediamo all’opera la parte positiva del cristianesimo.

Lo storico si deve chiedere se questo rinascimento avrebbe potuto essere il punto di iniziodell’evoluzione di una nuova civiltà. Da quel che ne sappiamo ci sono tutti i presupposti per unnuovo inizio, ma così non fu. La storia prenderà tutta un’altra strada.

Per comprendere il motivo per cui non siamo ancora all’inizio di una nuova civiltà dobbiamo ri-prendere il tema di questo nostro lavoro: il nichilismo cristiano.Questo tema presenta caratteristiche diverse nelle due metà dell’impero.

In occidente, nei regni romano-barbarici, la situazione militare era che la minoranza di germanisi era riservata la professione delle armi. Erano una piccola minoranza; è stato stimato che innessuno di questi regni superava il 10% della popolazione. Questo dato ci fa comprendere aquale livello di inettitudine fosse sprofondata la popolazione indigena a seguito della decadenzadella civiltà romana e dell’introduzione del cristianesimo. Erano assolutamente incapaci di por-tare le armi e fare il servizio militare mentre la chiesa gli insegnava che era giusto così, avreb-bero tutti ricevuto il loro premio nell’aldilà. L’ideologia di Sant’Agostino espressa nella sua Cittàdi Dio era penetrata in profondità e non veniva messa in discussione: la guerra era un male,sempre. La massa del popolo contadino era costituita da servi della gleba che non avevano più neanchela forza di spostarsi da dove erano nati. La minoranza di germani che avrebbe dovuto assicura-re un esercito efficiente si era cristianizzata anche lei e si era “romanizzata”, si era cioè civiliz -zata e naturalmente dopo aver assaggiato i piaceri della civiltà aveva perso tutto il suo vigoremilitare. Dopo più di un secolo di pace anche loro non avevano più alcuna intenzione di rischia-re tutto con altre guerre. Questa è la parte positiva del cristianesimo ma questo cristianesimo non concedeva alcuna le-gittimità all’uso delle armi, neanche per difendersi. La realtà è che questo crea un vuoto di potere e il potere ha orrore del vuoto.

Nella parte orientale la situazione era ancora peggiore. Esisteva ancora una struttura politicoamministrativa che, tra le altre cose, teneva anche in piedi un esercito. L’impero, però era sottopressione da invasioni di Avari e Bulgari che gli avevano strappato larghe aree della sua parteeuropea, mente in Asia era sempre in guerra con l’impero Persiano, una guerra senza fine. I persiani veneravano Zaratustra e il loro conflitto lo si potrebbe vedere anche come una guerradi religione.La stragrande maggioranza del popolo considerava il servizio militare e la guerra come unacosa che non lo riguardava, la guerra non era affar suo, erano troppo impegnati a discutere sul-la vera fede. Questa situazione era infatti aggravata dal tipo di cristianesimo che aveva preso piede in orien-te; era questo un cristianesimo tormentato dalle eresie, l’ossessione maniacale per l’ortodossiaera talmente penetrata in tutto il popolo da essere diventata una psicosi collettiva. L’impero eraquindi in serie difficoltà militari; si stava disintegrando sia per gli attacchi esterni sia per l’anar-chia interna.

Il disastro esplode nei primi decenni del settimo secolo.Nel 614 scoppia un’altra guerra con la Persia, porterà all’assedio e alla perdita di tutte le cittàdel Medio Oriente, Gerusalemme viene conquistata e rasa al suolo, i suoi abitanti uccisi o de-portati, i persiani arrivano a conquistare l’Egitto. L’imperatore Eraclio pensa di abbandonare lacapitale assediata e di portarsi a Cartagine ma viene dissuaso dal patriarca: le sue mura avreb-bero resistito. E così fu.Nel 628 Eraclio ha liberato la sua capitale dall’assedio e riconquistato le provincie perdute, hainflitto una severa sconfitta ai persiani e può iniziare un tentativo di riforma dell’impero: questariforma che riguardava la religione.Sembra che per i bizantini il problema più pressante non fosse la morte dell’impero per manodei persiani ma la contesa per l’eresia del monofisismo. Noi non vogliamo annoiare il nostro lettore ma non è possibile rendersi conto della situazione senon ci si immerge, almeno un poco, in queste questioni religiose. Dobbiamo far vedere come il nichilismo cristiano abbia contribuito alla rovina della civiltà.

Il monofisismo è una teoria secondo la quale la natura umana di Gesù era “assorbita” da quelladivina e quindi in lui era presente solamente la natura divina. La Madonna non doveva esserechiamata madre di Cristo ma madre di Dio, così come volevano i cristiani Nestoriani che eranoall’opposto delle tesi dei monofisiti perché per loro le due nature, umana e divina, di Gesù eranototalmente distinte e non potevano coesistere. Il Concilio di Calcedonia condanna il monofisismo ma questo non soddisfa nessuno. Eraclio tenta di offrire un compromesso con una sua dottrina: il monotelismo. Questa teoria so-stiene che in Cristo esistono due nature ma una unica volontà o energia.Anche questa teoria non soddisfò nessuno e fu dichiarata eretica. I contrasti rimasero insanabilie non si limitarono alla religione.

E’ a questo punto che entrano in scena i nuovi invasori, gli arabi mussulmani; i monofisiti sischierano con loro. Così ce lo spiegano: Eraclio non ammise gli Ortodossi [Monofisiti] alla sua presenza e non ac-colse le loro proteste circa le chiese di cui erano stati privati. Fu per questo che il Dio di vendet -ta, che solo e onnipotente..., vedendo la malvagità dei Romani che nei territori in loro dominiocrudelmente saccheggiavano le nostre chiese e monasteri e senza pietà ci condannavano, por-tò dal Sud i figli di Ismaele [Arabi] per liberarci dalle mani dei Romani. E se invero qualche dan -no abbiamo patito, giacché le chiese parrocchiali che a noi erano state sottratte e date ai se -guaci di Calcedonia [cattolici] sono rimaste in loro possesso, dato che, quando le città si sotto-mettevano agli Arabi, costoro garantivano a ogni confessioni quali templi avevano all'epoca .(Michele Siro, II, 3).

Per l’impero è un completo disastro; nel 638 perde Gerusalemme, nel 641 Babilonia, nel 642Alessandria.

Alla morte di Eraclio, nel 641, l’impero è ridotto alla Tracia con la capitale Bisanzio, ovest dellaTurchia con la costa dell’Egeo, Atene in Grecia, le grandi isole del Mediterraneo e pezzi di Italia.Nel Nord Africa gli è rimasta la Tunisia con Cartagine. Era un fantasma agonizzante, dal 674 al678 Bisanzio viene assediata da una flotta mussulmana.Alla fine del secolo l’impero ha perso tutta l’Africa del nord e tutto il medio oriente, ha perso lesue aree più popolose, le più ricche e progredite del mondo.Nel 711 i mussulmani entrano in Spagna approfittando delle divisioni e dei tradimenti dei princi-pi cristiani visigoti. All’inizio i mussulmani non hanno difficoltà a fare accordi con i principi cristia -ni e metterli l’uno contro l’altro. Molte città spagnole aprono le porte senza combattere. L’avan-zata sarà fermata nella metà del secolo sui monti del nord della Spagna e nel sud della Francia.Per la Spagna inizia una guerra civile di tutti contro tutti che durerà fino al 1492 con la definitivacacciata degli islamici dalla Spagna. Un incubo durato otto secoli.

Questo potrebbe far pensare che i cristiani si sarebbero concentrati nel contenimento dell’inva-sone islamica, ma così non fu.

Sembra incredibile, ma trovarono tempo ed energie per combattere tra di loro nelle guerre perla iconoclastia. Ancora la religione.Sempre per illustrare il contributo che il nichilismo cristiano ha dato alla distruzione della civiltàraccontiamo brevemente queste guerre anche se rischiamo di annoiare il nostro lettore..

L’iconoclastia è un movimento religioso bizantino che inizia nella prima metà del 700, quindi nelpieno dell’avanzata mussulmana (nel 718 una flotta mussulmana aveva tentato di nuovo la con-quista di Bisanzio). Questo movimento condannava la venerazione delle immagini sacre perchéa molti sembrava sconfinasse nella idolatria. Il problema era che per la massa dei fedeli orto-dossi l’oggetto della venerazione era l’immagine stessa e non il personaggio rappresentato:Gesù, Madonna, o altro.Il movimento inizia con la distruzione delle immagini sacre nelle chiese; si distruggono statue,mosaici, pitture, quadri, affreschi. Secondo alcuni questo fu fatto per togliere agli islamici unpretesto per distruggere le chiese cristiane perché l’islam proibisce la rappresentazione delleimmagini.Dobbiamo però far notare che in effetti c’erano già state delle serissime obiezioni alla rappre-sentazione di Gesù o di altri personaggi biblici dato che non ne esisteva alcuna loro descrizionenelle Scritture. Inoltre a molti cristiani la venerazione delle immagini faceva pensare ai culti pa-gani; alcuni padri della Chiesa si erano dichiarati contrari a queste rappresentazioni perché por -tavano il culto dei cristiani verso pratiche che assomigliavano al paganesimo. Negli anni 20 del 700 l’imperatore Leone III, convinto da un cristiano passato all’islam che l’iradi Dio si era riversata sul suo impero a causa delle immagini sacre, le proibisce. Ma il popolodella capitale scatena una rivolta e una parte dell’esercito si schiera con i rivoltosi marciandosulla città per imporre un altro imperatore; furono sconfitti e l’usurpatore decapitato. Leone tentadi convincere il patriarca di Costantinopoli e il vescovo di Roma di seguirlo nella sua iconocla-stia, ma i due si rifiutano. Le truppe bizantine in Italia si ribellano e pensano di marciare su Bi -sanzio ma il Papa non lo consente perché sperava di usare Leone contro i Longobardi in Italia.Truppe bizantine fedeli all’imperatore attaccano Roma e tentano di assassinare il suo vescovoma le truppe stanziate a Roma li bloccano. Ravenna si ribella e i bizantini mandano una flottaper sottometterla, ma viene distrutta. I Longobardi ne approfittano e conquistano diverse città inItalia. Nonostante questo nel 730 Leone emette un editto che ordina la distruzione di tutte le im-magini sacre ma il patriarca in carica si ribella, Leone lo sostituisce ma ora anche la Chiesa diRoma si oppone e convoca un sinodo per condannare l’imperatore. Leone invia una flotta in Ita-lia ma anche questa viene distrutta. La iconoclastia viene respinta definitivamente e così oggipossiamo ammirare la Cappella Sistina.

Evidentemente i Cristiani non pensavano che l’invasione islamica fosse il loro problema princi-pale.

Il nostro lettore si chiederà perché abbiamo dedicato tanto spazio a questi due secoli. Lo abbia-mo fatto perché qui iniziamo a vedere all’opera l’oggetto di questo nostro lavoro: il Cristianesi -mo diviso tra il suo nichilismo e la sua parte positiva. Infatti in questi due secoli ci fu il primo ten -tativo nella storia di creare una civiltà Cristiana e naturalmente questo fu fatto in base a come ilCristianesimo era vissuto in quegli anni. Nella parte occidentale il Cristianesimo si esprimeva con l’etica espressa nella Città di Dio, unpacifismo fuori dalla realtà. Nella parte orientale il Cristianesimo si esprimeva con una ossessione maniacale e deliranteper la “vera fede”.Questo mini-rinascimento dei regni romano-barbarici dell’Europa occidentale non poteva esserel’inizio di una nuova civiltà perché questi regni erano politicamente e militarmente delle nullità; la“civilizzazione” e il Cristianesimo li avevano resi impotenti.

La storia andrà avanti verso la sua logica conclusione, arriveranno i Secoli Bui, la fine della civil -tà per mano dell’islam.

L’islam, i Secoli Bui

L’invasione islamica è completamente diversa dalle invasioni dei barbari germanici. I Germani erano pagani, non avevano una fede e i Cristiani li hanno convertiti facendosi marti-rizzare e massacrare, così come hanno fatto con i romani. Mai i cristiani hanno preso le armiper imporre la loro fede e neanche per difendersi. Il sangue dei martiri aveva sempre funzionato con i barbari così come con i romani.Solamente dopo essere arrivati al potere i Cristiani hanno dovuto impiegare la repressione permantenerlo; è infatti impossibile mantenere il potere assoluto richiesto dalla fede solamente conil consenso, una qualche forma di repressione è indispensabile soprattutto nei riguardi delleeresie.

Gli arabi erano portatori di un’altra fede. L’islam è una fede monoteista che sembra essere speculare al nichilismo cristiano. E’ iperag-gressiva e ultraparanoica, si impossessa della mente dei convertiti con una forza che non è maistata superata da alcuna altra ideologia o fede nella storia dell’umanità.Qui dobbiamo presentare al nostro lettore un nuovo concetto: l’intensità di fede. L’intensità di fede esprime la forza con la quale questa fede o ideologia si radica nella mente eresiste alla sua rimozione o sostituzione con altra fede o ideologia (o con nulla, ma questo èraro).Il convertito perde, in modo più o meno profondo, l’uso della sua ragione e la possibilità di unaanalisi razionale della realtà; le sue reazioni e il suo comportamento vengono “pilotate” dallafede. In un modo più o meno grave il convertito diviene un burattino.Noi pensiamo che la forza di questa intensità di fede sia in funzione della forza della paranoiache la fede riesce a instillare nell’animo umano. L’islam ha una intensità di fede di molto superiore al Cristianesimo, era quindi impossibile che icristiani riuscissero a convertire i mussulmani facendosi massacrare e martirizzare da loro. Con l’islam il sangue dei martiri non funziona.

I cristiani si trovano di fronte a una situazione che non comprendono e non riescono ad affronta-re. Non sono i mussulmani invasori che si convertono (come era successo con i Germani), sonoi cristiani che abbandonano la loro fede e si convertono all’islam. Il sangue dei martiri non puòfunzionare con l’Islam perché le due fedi sono complementari tra di loro; sembra che siano fattel’una per l’altra. Il nichilismo dei cristiani è complementare all’aggressività dell’islam.

Secondo la teologia islamica il mondo è diviso in due parti: il Dar al-Islam, la Casa dell’Islam, eil Dar al-Harb, la Casa della Guerra. Tutta la parte di mondo che non si è convertita deve esseresottomessa con la guerra; le terre degli infedeli diventano la Casa della Guerra perché i bravimussulmani non devono avere pace finché tutto il mondo non sia stato sottomesso con la forza.La dichiarazione di guerra deve essere preceduta dall’intimazione agli infedeli di convertirsi cheè un vero e proprio ultimatum. Solo dopo il loro rifiuto si devono iniziare le ostilità.Maometto ordinò una sessantina di attacchi e lui partecipò a ventisette di questi.Lo storico Gibbon cita Maometto: “La spada è la chiave del cielo e dell’inferno: una goccia disangue sparso per la causa di Dio, una notte passata in armi, è più utile di due mesi di digiunoo di preghiera: a chi cade in battagli sono perdonati i peccati”.

Non ci deve mai essere pace tra l’islam e la Casa della Guerra; al massimo una tregua se tornautile a loro.

Nonostante questi precetti islamici fossero chiari e ben dichiarati noi siamo colpiti dall’incredulitàdei cristiani che sembra si rifiutassero di accettare la realtà. Citiamo un colloquio del presidenteJefferson che aveva chiesto a un ambasciatore saraceno per quale motivo attaccassero le naviamericane che transitavano nel Mediterraneo; l’America era un paese nuovo col quale non era-no mai stati in guerra. La risposta: “… è scritto nel Korano che tutte le nazioni che non hanno ri-conosciuto la sua autorità, sono peccatrici, che è nostro diritto e dovere fargli guerra dovunquesi trovino e di fare schiavi tutti quelli che fossero presi prigionieri e che ogni mussulmano chefosse ucciso in battaglia sicuramente sarebbe andato in Paradiso”. Eppure era da secoli che i saraceni attaccavano le navi dei cristiani e prendevano schiavi gli eu-ropei, come poteva Jefferson non saperne nulla?

La guerra per sottomettere gli infedeli è sempre santa (jihad), un’idea assolutamente inconcepi-bile per il Cristianesimo in quei tempi. Vedremo poi come l’ideologia Cristiana cambierà a segui -to dalla lotta contro l’islam, ma solo per i Cattolici.

Il martirio dell’islam è l’opposto di quello dei Cristiani. Per i Cristiani un martire è un credente che “testimonia” la sua fede dichiarandosi Cristiano,senza nascondersi e senza cercare di evitare il martirio. Il suo ruolo è assolutamente passivo,lui subisce volontariamente il martirio. I martiri dell’islam sono i credenti che muoiono nella guerra santa; muoiono nel tentativo di ucci -dere gli infedeli perché in guerra è inevitabile che ci siano delle perdite. L’islam garantisce aquesti martiri non solo il Paradiso: avranno a disposizione 72 vergini dedicate alla loro soddisfa-zione per l’eternità. Inoltre il buon mussulmano deve mettere in atto tutti i trucchi possibili per non farsi scoprire cioèper non farsi martirizzare. Deve abiurare qualunque cosa gli venga richiesta se la sua posizionenon è forte abbastanza per uno scontro vittorioso. E’ una grande virtù islamica fingere per in -gannare gli infedeli perché poi, col tempo, quando saranno più forti potranno vincerli. Esattamente l’opposto del martirio Cristiano.Questo è chiamato Taqiyya, Kitman o “santa ipocrisia”; la capacità di ingannare l’infedele.Come tanti concetti Islamici, taqiyya e kitman furono formati dentro la matrice di tribalismo nelconcetto Arabo-Islamico, di guerra espansionistica e di conflitto. Taqiyya è stata usata dai Mus-sulmani fino dal settimo secolo per confondere e dividere il nemico. Una tattica favorita era"l'inganno triangolare" inteso a persuadere il nemico che la Jihad non era mirata a loro ma a unaltro nemico. Un'altra tattica era quella di negare che ci fosse una Jihad. Naturalmente la sorte di chi cadeva in questo inganno era la morte.Questo rende l’islam una fede estremamente difficile da estirpare perché diviene impossibilecapire se il soggetto ha abiurato o no. Un fenomeno che i Cristiani non sanno come affrontare.

Gli islamici non hanno alcuna intenzione di godere della civiltà che trovano nei territori che con-quistano, loro hanno il dovere di distruggere o sfruttare fino alla distruzione tutto ciò che non ap-partiene alla loro fede.Quindi non si tratta di una insensata furia distruttiva come il “furore teutonico”, il prodotto di unamentalità barbarica che si può evolvere. Si tratta di un impegno richiesto dalla fede; è con unadedizione religiosa che gli islamici affrontano la distruzione della civiltà classica. Non possono essere fermati e non possono essere convertiti.

Una dopo l’altra le città dei territori conquistati dall’islam vengono distrutte per non essere più ri -costruite: Palmira, Cesarea, Petra, Cartagine e tante altre. Queste città cessano di vivere nonsolo a seguito della distruzione provocata dalla conquista, il disastro è anche dovuto al fatto chei mussulmani hanno il diritto di vivere sulle spalle degli infedeli. I beduini portavano al loro segui -to la loro versione di agricoltura: branchi di capre che devastano la terra. I beduini si ritenevano

in diritto di far pascolare i loro greggi in mezzo alle coltivazioni dei cristiani: distruggevano tutto.In pochi anni le terre conquistate diventano aride e semi-desertiche, crolla la popolazione. Nonabbiamo stime accurate, solo una stima approssimata che riduce la popolazione fino ad un de-cimo. Il Nord Africa che era stato il granaio di Roma si desertifica. Lo strato superficiale fertile del terreno viene lavato via dalle piogge che va a depositarsi nelfondo valle, sulle aree edificate abbandonate, riempie i porti. Questo strato di terra compare intutto il Mediterraneo, dalla Siria alla Spagna, e indica la fine della civiltà classica. Assieme allacomparsa di questo strato si registra l’abbandono delle terre vicino al mare e la fuga della popo-lazione in cima ai monti.Crollano le terrazze sostenute da chilometri di muri a secco ai quali non viene più fatta manu-tenzione.

Per la Spagna fu un disastro epocale. Lo storico Louis Bertrand ha scritto: “La prima parte del dominio islamico non fu altro che unalunga serie di lotte, massacri, assassini. Fu l’anarchia con tutti i suoi orrori, nutrita dagli odi dellefamiglie e dalla rivalità tra le tribù, Arabi del nord contro Arabi del sud, Yemeniti contro Kaishiti,Siriani contro Mediniti. Tutti avevano comunque un nemico in comune nel nomade africano, ilBerbero. Le esecuzioni, normalmente eseguite dopo la tortura, erano quasi sempre per crocifis-sione. … Da tutte queste uccisioni non emerge nient’altro che la brutalità e la crudeltà dei nuoviarrivati. Sotto la loro dominazione la Spagna si abituò ad essere sopraffatta e devastata in con-tinuazione … che divenne una regola come l’alternarsi delle stagioni. … I territori cristiani delnord venivano attaccati due volte all’anno. Inoltre la Spagna islamica divenne il centro di un va-sto traffico di schiavi. Centinaia di migliaia di schiavi europei … furono importati nel Califfato,per essere usati (le donne) come concubine e (i maschi) per essere castrati e messi a guardiadell’harem o come guardie personali del Califfo. … Questo esercito di eunuchi era lo strumentoprincipale dell’autorità del Califfo. … Si manteneva solamente grazie a questi stranieri”.

Anche dopo la conquista i cristiani che non si erano convertiti non potevano vivere in pace. Inteoria erano protetti se pagavano una tassa, ma la realtà era che i diritti dei cristiani e degliebrei erano sempre subordinati a quelli dei mussulmani nei tribunali perché la testimonianza diun mussulmano aveva sempre più valore di quella di un infedele per cui l’infedele poteva esse-re insultato, derubato, aggredito e anche ucciso impunemente. Era sufficiente che il mussulma-no dichiarasse che l’infedele aveva insultato il profeta.Era inevitabile che col tempo i cristiani si convertissero. Oggi il Cristianesimo è praticamentesparito dal Medio Oriente e Nord Africa.

Nel campo scientifico e culturale si assiste alla distruzione delle librerie e alla repressione dellacultura classica o cristiana. L’episodio più drammatico di tutti, l’incendio della biblioteca di Ales-sandria: la singola più disastrosa perdita di cultura in tutta la storia dell’umanità.

Col volgere del settimo secolo il commercio dell’Europa occidentale con l’oriente cessa comple-tamente, un disastro economico. In particolare cessa l’importazione del papiro e l’occidente nonha più un supporto sul quale scrivere. La pergamena che si ricava dalle pelli delle pecore ha uncosto proibitivo; solamente i conventi più ricchi potevano permettersi di produrre libri.L’insegnamento diviene impossibile. Tutti i popoli occidentali sprofondano nell’analfabetismo.

Spariscono dal Mediterraneo le flotte mercantili, sono sostituite dalle navi dei pirati saraceni: ilMediterraneo diventa una frontiera insanguinata.

I regni romano-barbarici ricavavano la maggior parte delle loro entrate dai dazi di importazionedi merci dall’oriente, crollano queste entrate e con loro crolla l’autorità dei governi centrali.

Da un punto di vista militare la situazione si era stabilizzata verso la fine del settimo secolo e imussulmani erano stati respinti dalla Francia. Tutto il loro impegno era dedicato a sopprimere leresistenze cristiane in Spagna. Non per questo l’islam lascia in pace il resto dell’Europa. La guerra agli infedeli può anche es-sere fatta con incursioni piratesche sulle coste dei paesi cristiani partendo dal Nord Africa. Que-ste incursioni si spingono molto all’interno. Viene saccheggiato e distrutto il monastero di Mon-tecassino, Roma viene attaccata e il Vaticano è saccheggiato. Si tratta di centinaia, forse migliaia di attacchi che scatenarono un’ondata di pirateria senza pre-cedenti nella storia del Mediterraneo.L’obbiettivo principale di questi attacchi è prendere schiavi; questo produce uno stato di guerracontinuo in tutto il Mediterraneo e senza alcuna possibilità di fare una pace. Da allora, fino al 1800, quando le potenze coloniali europee conquistarono il Nord Africa, le in-cursioni saracene furono una costante della vita nel Mediterraneo. Un tormento durato mille anni.Le coste divennero invivibili, gli abitanti le dovettero abbandonare rifugiandosi in cima ai monti,le pianure costiere non furono più coltivate e non ci fu più alcuna manutenzione delle opere irri-gue. Queste pianure divennero paludi dominate dalla malaria.Si modifica il paesaggio mediterraneo, le coste si riempiono di torri di avvistamento per darel’allarme ai paesi vicini alla costa. Non abbiamo stime di quanti europei furono deportati schiavi in questo periodo, sono tropposcarse le fonti. Abbiamo una stima su un periodo più vicino a noi e più affidabile ove si dice chetra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo (quando terminarono le incursioni) l’Europa mediter-ranea subì la cattura di più di un milione di schiavi. In vero in quel periodo i saraceni del NordAfrica arrivarono fino in Norvegia e Islanda per prendere schiavi, le donne bionde avevano unbuon prezzo nei mercati di schiavi del Califfato.

Questa inesauribile fame di schiavi dei mussulmani fornì anche la spinta per un’altra invasionebarbarica dell’Europa occidentale: i vichinghi. La storiografia ufficiale segna l’inizio delle invasio-ni vichinghe nel 793 con il saccheggio vichingo del monastero di Lindisfarne, ma questo è dovu-to alla gravità del fatto. Le incursioni vichinghe nel nord Europa erano già iniziate per prendereschiavi da vendere al Califfato, attraverso l’Ucraina. Monete islamiche sono state trovate inRussia che testimoniano questo traffico e lo fanno risalire all’inizio dell’ottavo secolo.I Vichinghi erano barbari germanici e pagani. Per due secoli tormentarono tutto il nord Europacon i loro saccheggi, distruzioni, massacri e la tratta di schiavi, ma alla fine il sangue dei martirifece il suo effetto. I vichinghi si convertirono al Cristianesimo, cessarono le incursioni e divenne-ro loro un baluardo della fede Cattolica. Così l’Europa occidentale si salvò dall’annientamento. Non si salvò la civiltà.

La civiltà ereditata dall’impero romano che era ancora viva in occidente, da cittadina e colta di-viene rurale e analfabeta, le grandi vie di comunicazione spariscono per mancanza di manuten-zione, le città si riducono e cessa la costruzione di nuovi edifici mentre gli abitanti abbrutitidall’ignoranza usano i grandi edifici ereditati dai romani come cave di pietre che loro non sannopiù produrre, l’agricoltura diviene più primitiva, cessa di circolare la moneta e si deve tornare albaratto, gli europei si sono adattati a vivere in cima ai monti arroccati in villaggi fortificati che sa-ranno l’origine dei castelli medioevali, il fenomeno dell’incastellamento.La struttura politico amministrativa dei regni si disintegra in migliaia di minuscole aree “governa-te” dal bandito più feroce della zona che tormenta il popolo dal riparo del suo castello. Sparisceil governo della legge e si trasforma nell’arbitrio di questi banditi che diventeranno i baroni me-dioevali.

Col finire del settimo secolo muore definitivamente la civiltà classica. Finisce l’Evo Antico e inizia il Medioevo.

Abbiamo parlato dell’invasione islamica nell’area del Mediterraneo. Vogliamo anche parlaredell’espansione islamica verso il sud, in Africa, anche se esula dall’argomento di questo nostrolavoro: il nichilismo cristiano. Pensiamo che il nostro lettore debba conoscere il drammadell’espansione dell’islam a sud del Sahara per avere una idea realistica di cosa ha portato nelmondo l’invasione islamica.Ben presto gli islamici trovarono il modo di attraversare il deserto per le loro scorrerie alla ricer-ca di schiavi. Giunti in contatto con le popolazioni africane iniziarono la più colossale deporta-zione di massa nella storia dell’umanità. Gli islamici del nord Africa avevano una capacità organizzativa e una tecnologia di molto supe-riore alle tribù africane che si trovarono completamente indifese di fronte a questo attacco.Non sapevano costruire muri o fortificazioni come gli Europei, unica loro difesa fuggire nelle fo-reste.Col passare dei secoli questi razziatori arrivarono fino in Angola e in Mozambico, guidati da si-gnori della guerra arabi o da capi tribù negri islamizzati. Questo dramma ebbe fine solo quando gli islamici furono fermati dalle potenze coloniali euro-pee quando occuparono tutta l’Africa durante il diciannovesimo secolo e misero fine allo schia-vismo.

Per gli africani fu un olocausto durato mille anni.

Fu da questi razziatori che gli europei, spagnoli e portoghesi, riscoprirono lo schiavismo quandoarrivarono con le loro navi sulle coste dell’Africa sud orientale nel quindicesimo secolo. Fu da questi razziatori che acquistarono gli schiavi da portare in America. Un regalo della “cultura islamica” alla civiltà cristiana.

Prima di lasciare l’impero romano vogliamo invitare il lettore a riflettere su cosa è stato persocon la distruzione dell’impero e della sua civiltà. Naturalmente è difficile paragonare la nostra ci -viltà a quella romana ma è possibile fare alcuni confronti anche se molto approssimati.Se consideriamo l’architettura, l’Europa riuscirà a costruire edifici paragonabili ai grandi edificiromani solo dopo l’anno 1000 con le grandi cattedrali gotiche, quindi dovremo attendere 300anni.Se consideriamo le arti come pittura e scultura, l’Europa ritornerà a un grado di evoluzione simi -le con il Rinascimento, dopo 600 anni.Se consideriamo la medicina e chirurgia, dovremo aspettare altri 1000 anni.Se consideriamo le comunicazioni, possiamo stimare che l’Europa avrà una sistema di comuni-cazioni affidabile come le strade romane dopo 1000 anni.Se consideriamo la città di Roma, questa ritornerà ad avere quella popolazione e quella portatadi acqua dei suoi acquedotti solamente nel XX secolo. Mille e trecento anni.Se consideriamo il livello di alfabetizzazione e di circolazione di opere letterarie dobbiamoaspettare l’invenzione della stampa, 800 anni.

Noi non conosciamo alcun episodio simile nella storia dell’umanità, una civiltà così sofisticatadistrutta in un modo così radicale.

Il Cattolicesimo, inizia una nuova civiltà

Il successo militare dell’Islam è sbalorditivo, sbaragliano con facilità gli eserciti dell’Impero d’Oriente eall’inizio del nuovo millennio minacciano la capitale dell’impero, Bisanzio. Il Patriarca deve umiliarsi echiedere aiuto al Papa di Roma.A questo punto nell’occidente cattolico avviene un fenomeno sorprendente. Il Papa si rende conto chesolo un ricorso sistematico alle armi può fermare l’Islam, se si resta appiattiti sul nichilismo evangelico èla fine. Al grido di “Dio lo vuole” il Papa scuote le coscienze dei cattolici per emanciparli dal pacifismoevangelico. E’ un grido di disperazione: Dio non può volere che la sua fede sia cancellata dalla terra.Oggi Dio non vuole che porgiamo l’altra guancia, oggi Dio vuole che lottiamo e uccidiamo. L’Europa cat-tolica risponde con un entusiasmo travolgente e completamente irrazionale. Le Crociate erano un’impre-sa impossibile per l’Europa feudale anarcoide e divisa in mille pezzi che, ancora peggio, daranno il me-glio di se stessi a lottare tra di loro mentre il Papa era chiaramente incapace a fornire una leadership mi-litare, non era il suo mestiere.Ma ora l’Europa cattolica è cambiata, ha chiaramente reagito al nichilismo mentre gli ortodossi ne sonoancora schiacciati. Di fatto, nei secoli a venire, tutti i paesi ortodossi cadranno sotto il dominio dell’Islammentre l’Europa cattolica riuscirà a resistere e a sopravvivere.

La Civiltà dei Comuni

Un’altra manifestazione del superamento del nichilismo l’Occidente la darà con la splendida fioritura del-la civiltà comunale. L’industria, i commerci e le arti si sviluppano e iniziano a smantellare le strutture feu-dali in varie parti dell’Europa occidentale. I complessi di colpa sono sempre presenti ma vengono esor-cizzati in vari modi; gli artisti producono principalmente arte sacra e i mercanti intestano conti a “Dome-neddio” ove versano parte dei loro guadagni da destinare ai poveri.

San Francesco e la sua sindrome

Non sorprende che proprio in quegli anni il nichilismo cristiano reagisca a questo progresso con una del-le sue più drammatiche interpretazioni, entra in scena il principe dei nichilisti: San Francesco.San Francesco prende alla lettera gli insegnamenti del Vangelo e propone un monachesimo ai limiti del-la capacità di sopportazione degli umani. Chi entra nell’ordine deve dare tutto ai poveri gettando sul la-strico i suoi familiari, non bisogna mai opporsi al male ma accettare qualunque offesa, non si deve pos-sedere nulla neanche i conventi ove si abita, si deve sempre vivere di carità. La regola di San Francescosi scontra con la realtà e con la Chiesa; viene ammorbidita e lui abbandona il suo proprio ordine. E’ giu-sto che San Francesco fosse considerato un secondo Gesù perché nessuno come lui ha tentato di rea-lizzare il nichilismo evangelico. Dopo la sua morte i suoi francescani tentano di avvicinarlo al Cristo in-ventandosi le stimmate e la Chiesa, con riluttanza, accetta il culto di questo santo.Per la nostra storia le conseguenze del francescanesimo sono altre: a sette anni dalla sua morte i fran-cescani fanno partire l’Inquisizione.Qui vediamo come il sadismo presente nel nichilismo possa emergere in momenti diversi. Non c’è alcundubbio che San Francesco si sarebbe opposto, lui aveva rivolto il sadismo solamente contro di se; nonfaranno così i suoi discepoli. Questa, la “sindrome di San Francesco”, è l’eredità che lui ha lasciato allaCiviltà Occidentale; è per questo che oggi è il santo preferito dai comunisti.San Benedetto e San Francesco sono i due estremi raggiunti dal nichilismo nella civiltà cattolica.

La Riforma, l’ Evo Moderno

Nel XVI secolo esplode finalmente una rivolta radicale contro il nichilismo con la Riforma Protestante.I protestanti, in particolar modo Calvino, propongono un cristianesimo completamente diverso dalla vi-sione e dagli insegnamenti del Gesù storico; in effetti è esattamente l’opposto.I successi che uno ha realizzato nella propria vita sono un segno della predestinazione.Il progresso economico, sociale, scientifico, industriale che si riesce a realizzare nella società per miglio-rarla e per aumentane le ricchezze (assieme alle proprie) sono il segno dell’approvazione divina. Ogni cristiano deve poter leggere le scritture per decidere secondo coscienza come esprimere la propriafede ottenendo così l’emancipazione del singolo individuo dalle gerarchie ecclesiastiche che detengonol’autorità della fede: il dissenso diviene legittimo. Questo sviluppo del cristianesimo è molto strano perché è chiaro che l’etica del lavoro è esattamentel’opposto degli insegnamenti del Gesù profeta apocalittico. Questo è stato possibile perché il Gesù stori-co con il suo messaggio erano sconosciuti; gli studi sul Gesù storico iniziano nel XIX secolo.Nasce una nuova religiosità e una nuova cultura, nasce un uomo nuovo che cerca di liberarsi definitiva-mente dal nichilismo evangelico. Molto importante in questo sviluppo è l’abolizione del monachesimo; i conventi vengono chiusi e i lorobeni espropriati. Le terre incolte o paludose saranno messe a produzione da gente regolarmente sposa-ta e con figli così come i libri saranno prodotti da stampatori, anche loro sposati e con figli, che lavoranoper un guadagno da ricavare dalla vendita dei libri sul libero mercato.Ora i protestanti assorbono dai Vangeli gli insegnamenti di Gesù utilizzandoli per costruire una societàbasata sull’etica cristiana e la Bibbia diventa una guida per un comportamento etico nella vita. In partico-lare, nonostante nei Vangeli fosse scritto l’opposto, la famiglia e la proprietà privata diventano elementifondamentali della società.Il cattolicesimo riesce a tenere il suo monopolio nei paesi latinizzati mentre il protestantesimo vince neipaesi di etnia germanica. Con la Controriforma la Chiesa affonda ancor più i paesi cattolici nel nichilismomentre i protestanti iniziano un percorso che cambierà profondamente la società occidentale: finisce ilMedio Evo e inizia l’Evo Moderno. Tra le altre cose, dopo la Riforma gli artisti smettono di produrre santi e madonne e si dedicano a sog-getti mondani (sia lodato il Signore).

L’Illuminismo, la Civiltà Occidentale

Dopo le guerre di religione gli europei reagiscono con un diffuso scetticismo verso la fede e, in particola-re, la Chiesa cattolica perde molta della sua autorità perché è sempre più considerata dagli intellettualicome un’istituzione reazionaria e oscurantista. Inizia in Europa un movimento culturale ed elitario, l’Illu-minismo, ove si cerca di recuperare il lume della ragione e il senso della realtà; un movimento decisa-mente anti nichilista e anti religioso. Queste nuove idee riescono ad attecchire nel popolo in America ovenasce il primo stato federale, democratico, liberale e laico, un primato nella storia dell’umanità. E’ unacultura assolutamente anti nichilista con una fortissima enfasi sulla proprietà privata e la libera iniziativa,che porterà gli Stati Uniti a diventare il paese più progredito, più ricco e potente del mondo in appena unsecolo. Sono la massima espressione della Civiltà Occidentale; l’abolizione dello schiavismo e la demo-crazia sono i contributi più importanti che hanno dato alla storia della civiltà.In Europa, invece, l’Illuminismo era rimasto sostanzialmente una cultura elitaria con scarso seguito tra lemasse popolari e poco dopo quella americana scoppia la rivoluzione francese che è il primo tentativonella storia di stabilire uno Stato Totalitario. Il nichilismo rientra in gioco e il sadismo chiede con prepo-tenza il suo contributo di sangue.

Qui dobbiamo chiarire il concetto di totalitarismo perché è propedeutico al socialismo. Il Cristianesimo era iniziato in Europa con l’ortodossia che è un religione di stato, alle dipendenze dellegerarchie dello stato. Il Cattolicesimo che si sviluppa in occidente ha una sua autonomia e autorità a pre-scindere dallo stato ed è in concorrenza con lo stato per affermare la sua autorità sui sudditi. Re e Papalottano per tutto il Medio Evo per conquistarsi la fedeltà del popolo; il re ha bisogno della fede come in-strumentum regni e il papa ha bisogno del braccio armato dello Stato. Il protestantesimo non nasce come religione di stato ma lo deve diventare per necessità. Così, alla fine del XVIII secolo la coscienza degli europei è divisa tra due autorità, quella laica e quellareligiosa, e questa frattura è molto più profonda nei paesi cattolici.Lo stato totalitario vuole superare questa divisione affermando una “fede laica”, senza Dio: una ideolo-gia. Questa ideologia è “amministrata” dal partito che controlla il governo e così lo Stato può afferrare ilcontrollo della totalità dell’individuo scaricando definitivamente la religione.Il giacobinismo fallisce in questo tentativo perché il nazionalismo che vuole affermare come la nuovafede non ha tutte le caratteristiche necessarie a una fede e non riesce a scalzare il cristianesimo.Il nichilismo deve trovarsi un’altra ideologia per riprendersi lo spazio lasciato vuoto dalla crisi del nichili-smo cristiano provocata dal Protestantesimo e dall’Illuminismo. L’Occidente è pronto per il Socialismo.

Il Socialismo, lo Stato Totalitario

“Il socialismo è la filosofia del fallimento, il credo dell’ignoranza, il vangelo dell’invidia. La sua virtù intrin-seca è l’equa condivisione della miseria”. Sono parole di Winston Churchill e danno una corretta defini-zione del socialismo ma noi qui vogliamo spiegare cosa il socialismo ha significato per la nostra civiltà eper fare questo iniziamo da un’affermazione di un segretario del partito socialista italiano: “Il socialismoè portare avanti tutti quelli che sono nati indietro”. Ci dà quindi una definizione del socialismo che lo ren-de simile al messaggio di Gesù: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. In questa analisi delle analogie tra cristianesimo e socialismo faremo riferimento principalmente alle teo-rie di Marx/Engels perché anche se, a differenza dal cristianesimo, il socialismo nasce e si evolve con ilcontributo di un gran numero di profeti, il più importante di tutti è stato Karl Marx perché è l’unico che halasciato un’impronta duratura e ancora oggi è considerato un leader da una gran parte della sinistra intutto il mondo. Come Gesù, anche Marx aveva una sua visione del destino dell’umanità ma questa non gli era stata ri-velata da Dio, gli era stata rivelata dalla “Scienza”: il totalitarismo ha bisogno di una fede laica senza unDio.Marx aveva “capito” le leggi che regolano l’evoluzione della società umana per mezzo dei suoi studiscientifico-filosofici e aveva ricevuto la visione che la società borghese, che aveva soppiantato la societàfeudale e aristocratica, aveva al suo interno delle “contraddizioni” che avrebbero portato inevitabilmenteal suo annientamento ad opera del Proletariato che era una nuova classe sociale prodotta dalla stessasocietà borghese perché non poteva farne a meno. “Il progresso industriale, di cui la borghesia è tramite involontario e passivo, rimpiazza l’isolamento deglioperai, scaturente dalla concorrenza, con la loro unione rivoluzionaria tramite l’associarsi. Il progressodella grande industria rimuove quindi da sotto i piedi della borghesia la terra stessa sulla quale essacrea i prodotti e se ne impossessa. Essa crea, in primo luogo, i suoi stessi becchini. Il suo tramonto e iltrionfo del proletariato sono parimenti inaggirabili”.La Scienza gli aveva rivelato come fosse inevitabile che il proletariato avrebbe poi distrutto la societàborghese per costruire una nuova società senza classi. Questo si sarebbe realizzato entro pochi anniper mezzo di un evento violento e traumatico, la Rivoluzione, che era inevitabile: “Il proletariato, lo stra-to più infimo dell’attuale società, non può innalzarsi, non può drizzarsi in piedi, se non fa esplodere inaria l’intera sovrastruttura degli strati che compongono la società ufficiale”.La rivoluzione avrebbe realizzato la Dittatura del Proletariato, una nuova società retta da una dittaturaespressione del nuovo stato proletario che aveva il compito di annientare la borghesia. La distruzionedella società borghese avrebbe poi prodotto automaticamente la nuova società senza classi (della qualeMarx non ci ha lasciato il nome) che sarebbe stato il regno della libertà e, si suppone, sarebbe durata ineterno. La Dittatura del Proletariato è una fase di transizione indispensabile perché la resistenza della borghesiaalla rivoluzione avrebbe richiesto da parte dei proletari un’azione violenta sotto la guida dei Comunisti,l’elite dei proletari, che avrebbero potuto prendere il potere solamente con metodi violenti, repressivi edittatoriali. La rivoluzione sarebbe stato un evento molto traumatico che avrebbe richiesto enormi sacrifi-ci ai comunisti che, organizzati in un partito rigidamente disciplinato ,dovevano essere pronti a qualun-que sacrificio (e a qualunque delitto). Una volta completata la distruzione della società borghese si sa-rebbero aperte le porte della nuova società senza classi ove tutta l’umanità avrebbe potuto vivere unavita paradisiaca libera dal bisogno: il regno della libertà.“Quando, nel corso dello scontro con la borghesia, il proletariato è costretto dalla forza delle circostanzea organizzarsi in classe, diventa … classe dominante e, in quanto tale, abolisce violentemente gli antichirapporti di produzione. … In luogo dell’antica società borghese, con le sue classi e i suoi scontri di clas-se, subentra una comunità al cui interno il libero sviluppo di ognuno è la condizione per il libero sviluppodi tutti”.Tutto questo era scritto nella Storia ed era quindi inevitabile: l’intero movimento della storia è l’atto realedi generazione del comunismo. Eseguire la volontà della Storia è la missione del proletariato guidato dai comunisti; lui, Marx, era il pro-feta che aveva visto la luce e ora si sarebbe posto alla guida dei socialisti verso il Sol dell’Avvenire.

Nel 1836, a Londra, prende la guida della Lega dei Giusti, una società segreta composta da artigiani te-deschi socialisti fuggiti dalla Germania (come lui), e la trasforma nella Lega dei Comunisti. Ora i Giustisono i comunisti.I Giusti proponevano una società senza proprietà privata, ove tutti indossavano gli stessi abiti, i giovanierano allevati dallo stato, i vecchi erano ospitati in enormi colonie dello stato, le donne erano in comune,non esistevano criminali e si sarebbe parlato un linguaggio universale ma, a parte la stravaganza delleloro proposte, questa Lega era poco efficace perché era una società segreta.Marx porta allo scoperto la Lega dei Comunisti perché è giunto il momento di gridare al mondo che la Ri-voluzione è vicina e i comunisti non devono aver paura di mostrarsi in pubblico e dichiarare la propriafede nella rivelazione marxista che viene presentata al mondo nel Manifesto del Partito Comunista. “I comunisti si rifiutano di celare le loro idee e i loro propositi. Essi proclamano a gran voce che i loro finipossono essere ottenuti solamente tramite il sovvertimento violento dell’intero ordinamento sociale cheè esistito fino ad oggi. Che le classi dominanti si intimoriscano pure al cospetto di una rivoluzione comu-nista. I proletari non hanno alcunché da rimetterci se non le loro catene. E da guadagnare hanno unmondo intero”.Marx si rivela subito un leader carismatico e si impegna a trasformare il socialismo artigianale, sentimen-tale e utopistico dei Giusti nel socialismo “scientifico” dei comunisti.Si tratta di trasmettere la sua fede nella rivelazione a quei socialisti che sono ancora prigionieri dell’uto-pia e questo lo fa convincendoli del rigore scientifico delle sue teorie sulla storia, sull’economia e sull’ine-vitabile destino del proletariato. I comunisti devono prima credere per poi combattere.In sostanza il socialismo utopistico voleva ottenere che a ciascuno fosse dato secondo il suo lavoro (chinon lavora non mangia) ma per Marx questo faceva il gioco della borghesia perché lavorare per un sala-rio era una “schiavitù salariata”, un inganno della borghesia per sfruttare i lavoratori derubandoli del “plu-svalore”. La meta era la società comunista ove ciascuno avrebbe contribuito secondo le sue capacità etutti avrebbero ricevuto secondo i propri bisogni (altro che salario!). Così l’umanità si sarebbe liberata dal bisogno e avrebbe realizzato il “trapasso dal regno della necessitàal regno della libertà” (Engels). Qui sembra che loro intendano per libertà essenzialmente la libertà dalbisogno, un sogno antico e perenne dell’umanità.Tutto questo lo si sarebbe realizzato tramite l’abolizione della proprietà privata e con la proprietà pubbli-ca dei mezzi di produzione“Il proletariato si avvarrà del suo potere politico per sottrarre alla borghesia, un po’ alla volta, tutto il capi-tale, per concentrare gli strumenti di produzione in mano allo Stato, vale a dire in mano al proletariatostrutturato come classe dominante, e per aumentare, nella maniera più rapida possibile, la massa delleforze produttive. Questo ovviamente può accadere dapprima soltanto tramite interventi dispotici nel dirit-to di proprietà e nei rapporti di produzione borghesi”.

Queste teorie gli erano state rivelate dalla Scienza e quindi la sua visione riguardava tutta l’umanità. In-fatti l’abolizione delle classi per mezzo della Dittatura del Proletariato avrebbe portato, inevitabilmente,all’annullamento delle nazioni e alla pace mondiale.“Nella misura in cui viene soppresso lo sfruttamento di un individuo ad opera di un altro, si sopprime losfruttamento di una nazione ad opera di un’altra. Con il tramonto dello scontro tra le classi, nell’ambitodella nazione, tramonta la conflittualità tra le nazioni stesse”.I suoi critici gli obiettavano che così avrebbe privato tutti i popoli della loro patria e la sua risposta eramolto semplice: “I lavoratori non hanno patria. Non li si può privare di quello che non hanno”.In questa lotta epocale contro la borghesia era indispensabile la collaborazione di tutti i proletari delmondo: “L’unità d’azione, per lo meno dei paesi civili, è una delle condizioni primarie per la sua (del pro-letariato) emancipazione”. Il Manifesto termina con la sua frase più famosa: “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”

L’abolizione della proprietà privata avrebbe prodotto una società molto diversa ove non ci sarebbe piùstato bisogno della famiglia, un’istituzione borghese che doveva sparire assieme al matrimonio. Anchequesto era inevitabile.“Su che cosa si regge la famiglia di oggi, la famiglia borghese? Sul capitale, sul guadagno privato. Nellasua forma perfettamente riuscita, la famiglia esiste esclusivamente per la borghesia: tuttavia, essa trovail suo completamento nell’assenza obbligata di famiglia dei proletari e nella pubblica prostituzione. Natu-ralmente, la famiglia del borghese si estingue tramite l’estinguersi di questo suo complemento: e sial’una sia l’altro spariranno quando sparirà il capitale”.

Sembra che Marx considerasse il matrimonio una forma di prostituzione legale approvata dalla societàborghese perché solo i borghesi avevano i soldi per poter metter su famiglia e quindi “comprarsi” unamoglie. Affetti e sentimenti non hanno posto nel mondo marxista.Nella Dittatura del Proletariato i giovani sarebbero stati affidati a strutture statali per il loro mantenimentoe la loro educazione in modo da abolire definitivamente le differenze di classe.“Gli eleganti discorsi borghesi sulla famiglia e sull’educazione, sul rapporto intimo tra genitori e figli, sifanno tanto più nauseanti quanto più, a causa della grande industria, per i proletari viene infranto ognivincolo familiare, e i figli vengono tramutati in meri articoli commerciali e strumenti di lavoro”.Ai borghesi che accusano i comunisti di volere la comunanza delle donne, risponde.“I comunisti non hanno bisogno di introdurre la comunanza delle donne, in quanto essa è esistita quasisempre. Non soddisfatti di disporre delle mogli e delle figlie dei loro proletari, per non menzionare la pro-stituzione ufficiale, i nostri borghesi trovano uno dei loro principali divertimenti nel sedursi reciproca-mente le mogli. In realtà, il matrimonio borghese è la comunanza delle mogli. Si potrebbero al massimoaccusare i comunisti per il fatto che vogliono rimpiazzare la comunanza delle donne, nascosta in modoipocrita, con una comunanza ufficiale e proclamata”.Per fortuna su questo punto Engels è più chiaro: “L’ordinamento comunistico della società farà del rap-porto tra i due sessi un mero rapporto privato che riguarderà soltanto le persone che vi partecipano, enel quale la società non deve infiltrarsi. E lo potrà fare perché sopprime la proprietà privata ed educa incomune i bambini, facendo saltare in aria, in questo modo, le due colonne del matrimonio quale si èavuto fino ad oggi: la dipendenza della donna dall’uomo e dei figli dai genitori causata dalla proprietà pri-vata. … La comunanza delle donne è una situazione del tutto legata alla società borghese e che al gior-no d’oggi esiste in maniera compiuta nella prostituzione. Però la prostituzione si regge sulla proprietàprivata e precipita insieme ad essa. Pertanto, l’organizzazione comunista, anziché introdurre la comu-nanza delle donne, la sopprime”.Engels ci dice che nel capitalismo la famiglia è uno strumento di oppressione delle masse femminili. Lafamiglia borghese non è, come tenta di farci credere la pubblicità, il luogo dove si realizzano le naturalivocazioni della donna e dell'uomo, luogo dell'amore e degli affetti, della riconciliazione fra i sessi e le ge-nerazioni. Essa è piuttosto il luogo dove si perpetua l'oppressione e subalternità fra i sessi e fra genitorie figli e dove la donna è schiava della casa e della famiglia e l'uomo, suo malgrado, è il veicolo di taleoppressione e schiavitù: “Se nella famiglia il marito è il borghese, la donna rappresenta il proletariato”.Nella società comunista la donna si sarebbe resa indipendente dall’uomo con il proprio lavoro e dato chei figli sarebbero stati allevati dallo stato e tutti i lavori domestici e assistenziali svolti dalla donna nella fa-miglia sarebbero stati presi in carico dallo stato, non era necessario un legame stabile tra i due partner ecosì era possibile praticare il libero amore e abolire il matrimonio.

Ora vogliamo evidenziare gli elementi che fanno di Marx un profeta ebreo apocalittico come Gesù.Escatologia, tutta la storia dell’umanità tende a una meta unica che ora è la Dittatura del Proletariatocon successivo regno della libertà. E’ inevitabile perché è scritto nella Storia.Manicheismo, l’umanità è divisa tra Giusti e Malvagi che ora sono i proletari e i borghesi, una rivoluzio-ne violenta e sanguinosa avrebbe fatto giustizia.Liberazione dal bisogno, è la caratteristica più importante del nuovo mondo senza classi ove tuttiavrebbero ricevuto secondo i propri bisogni. Inoltre l’abolizione della proprietà privata avrebbe liberato ilmondo dal vincolo del matrimonio e dal peso dell’allevamento dei figli; la liberazione dai tabù e dai com-plessi consentita dal libero amore avrebbe, forse, fatto ritrovare all’umanità l’innocenza perduta. Si ripro-pone l’archetipo del Paradiso Terrestre.Universalismo, tutti i popoli della terra saranno coinvolti in questa apocalisse e tutta l’umanità sarà tra-sformata in una società senza classi. Non si può non notare l’affermazione: “i proletari non hanno patria”.Ottant’anni dopo Hitler e Mussolini, con il loro nazionalsocialismo, ci faranno vedere quanto si sbagliava.Fisicamente reale, la società comunista è una entità fisicamente reale su questa terra che sarà prodottadalla Rivoluzione e dalla Dittatura del Proletariato. Marx non lo sapeva ma le sue teorie ci riportano allavisione di Gesù e rimettono sulla terra l’obiettivo finale dell’umanità che non deve più essere cercatonell’aldilà, in Paradiso.Infatti nulla faceva infuriare i socialisti più delle prediche dei preti che volevano un popolo piegato e as-servito dall’idea che questo mondo era dominato dal Male e la felicità e la giustizia le si poteva avere so-lamente dopo la morte. Mentre i preti volevano un popolo docile e mansueto, adattato a qualunque so-pruso, i comunisti la giustizia l’avrebbero realizzata ora e su questa terra. Era inevitabile che i comunistiodiassero i preti; loro volevano un popolo accecato dall’odio per le “ingiustizie” e pronto a qualunque de-litto. Per questo dicevano che la religione è l’oppio dei popoli ma … avrebbero dovuto aggiungere che ilmarxismo è l’eroina.

Nella rivelazione di Marx il nichilismo è ancora più evidente che in quella di Gesù. Il messaggio che luilancia con il suo Manifesto è stracolmo di odio perché lui deve spingere i proletari a distruggere la socie-tà borghese senza curarsi delle conseguenze per se stessi e per il proprio paese. Consideriamo i singolielementi.Sadismo. Come l’Apocalisse, anche la Rivoluzione è inevitabile e chi pensa che migliorare le condizionidi vita delle classi meno abbienti possa evitare la Rivoluzione è un “nemico del popolo”; il compito deicomunisti è sfruttare ogni situazione di disagio per spronare i proletari alla rivolta. Non si tratta di aumen-tare il PIL o di una più equa distribuzione della ricchezza, queste sono trappole dei borghesi. Si deve di-struggere questa società borghese perché così è scritto nella Storia: è un odio ideologico. Anarchia. Come per il Regno di Dio, non esiste alcuna descrizione di questa società senza classi senzaproprietà privata e senza famiglia. Non si sa in virtù di quale organizzazione e struttura sociale si sareb-be realizzato il regno della libertà; la descrizione di questa nuova società è sostanzialmente anarcoide. Ibolscevichi dovranno inventarsi una loro società con il Marxismo-Leninismo.Fede. La fede in lui e nelle sue teorie economico-storico-sociali è determinante per dare ai proletari lacertezza di combattere per una “giusta causa” che inevitabilmente conquisterà il mondo. Questa fedeconquisterà la mente dei suoi discepoli consentendo di organizzare un partito ultra disciplinato. La disci-plina dei comunisti riesce ad annientare la capacità critica di chi entra nel partito e conferisce ai suoi diri-genti (i maiali di Orwell) un controllo totale della mente degli adepti; diventerà leggendaria. Le sue teoriesaranno un magnete per gli “intellettuali” che diventano un’arma preziosissima per la propaganda delpartito.Vocazione al Martirio. I comunisti devono essere pronti a sacrificare tutto quello che hanno, fino allapropria vita. Il “sangue dei martiri” sarà un elemento importante nella propaganda comunista.Famiglia e proprietà privata. La loro abolizione è l’essenza del nichilismo marxista. Si annienta l’indivi-duo, la sua iniziativa, il suo desiderio di creare e inventare, i suoi affetti e i suoi sentimenti.Uguaglianza. E’ un obbiettivo fondamentale del comunismo, una società senza classi. E’ un altro stru-mento per schiacciare l’individuo.Rivoluzione. E’ l’Apocalisse dei comunisti, è inevitabile che tutta l’umanità debba soffrire. Ai tempi diMarx, dopo le rivoluzioni americana e francese, la Rivoluzione è una “idea” che ha già stregato tutta laciviltà occidentaleSettarismo. L’insieme degli elementi che abbiamo elencato provoca un settarismo patologico. Come peril Cristianesimo, il socialismo produce un gran numero di sette che si odiano e si combattono con unaviolenza feroce. In particolare, l’odio tra comunisti e nazionalsocialisti modellerà la storia del XX secolo.

E’ evidente che le visioni di Gesù e di Marx seguono lo stesso schema. Entrambe sono state rivelate da un’entità superiore, Dio o la Scienza. Il mondo presente è dominato dal male che ha provocato tremende ingiustizie negli “strati più infimi” del-la società, i Giusti o i Proletari, che non possono essere corrette.E’ indispensabile che questo mondo sia distrutto con un evento violento e traumatico, Apocalisse o Rivo-luzione, per dar vita a un mondo nuovo; tutta l’umanità dovrà soffrire.Questo sconvolgimento drammatico darà vita a una nuova società, Regno di Dio o Dittatura del Proleta-riato.Non c’è alcuna descrizione di come questo nuovo mondo possa funzionare, in questo modo ognuno puòriempire questo vuoto con i propri desideri o, meglio, allucinazioni. Si può solamente essere certi chel’umanità sofferente avrà giustizia e sarà liberata dal bisogno per l’eternità in modo da essere ricompen-sata per le sue sofferenze.Tutti questi sconvolgimenti avverranno sicuramente in breve tempo; ci dobbiamo preparare.Le patologie elementari di queste allucinazioni sono: paranoia, sadismo, complessi di colpa.

Dobbiamo comunque mettere in evidenza che c’è un’enorme differenza tra le due visioni.Per Gesù i Giusti devono annullare se stessi e accettare con umiltà l’Apocalisse che Dio manderà: han-no un ruolo passivo. Per Marx la Rivoluzione deve essere fatta dai proletari, che si devono ribellare e forzare il corso, comun-que inevitabile, della Storia: hanno un ruolo violentemente attivo.Questo ha dato l’impressione che i due messaggi fossero diametralmente opposti ma, se li esaminiamocome due passi successivi dell’evoluzione del nichilismo nella nostra società, vediamo che il socialismova nella stessa direzione, verso un nichilismo sempre più spinto.Nella visione di Gesù il nichilismo è evidente ma molto temperato all’interno di un messaggio che propo-ne una diversa etica dei rapporti umani, che avrebbe anche potuto fornire (e lo ha fatto) la base per un

nuovo ordinamento della società. Le espressioni di odio sono poche e isolate in un contesto che parlaprincipalmente di amore per il prossimo, e dato che il ruolo dei suoi discepoli deve essere passivo, laspinta verso la distruzione della società è meno violenta.Nella visione di Marx il nichilismo è molto più aggressivo perché i comunisti devono guidare i proletariverso la distruzione di questa società, non devono fare nulla per migliorare le condizioni del popolo o peraumentare il benessere del paese: devono distruggere. Questo nichilismo è evidente anche nell’anar-chia che caratterizza il suo messaggio. L’anarchia è indispensabile per dare la possibilità a un qualun-que psicopatico di riempire questo “vuoto” con le proprie proiezioni nevrotiche o allucinazioni; cosa che èstata fatta con risultati mostruosi. Nel messaggio di Marx l’odio è presente ovunque ed è un elemento fondamentale per il condizionamen-to della mente dei comunisti che devono odiare i “nemici del popolo”. L’odio è indispensabile per motiva-re i rivoluzionari perché con questo odio il comunista diventa uno “schiavo del partito”, perde ogni auto-nomia di giudizio e la sua mente, dominata dalla paranoia, non riesce più ad elaborare idee proprie: èuna malattia dalla quale non si guarisce. Il comunismo arriva a un livello di condizionamento della mente dell’individuo che è stato superato solodall’islam.

In queste poche pagine abbiamo mostrato l’evoluzione del nichilismo da Gesù a Marx per far vedere cheanche Marx era un profeta ebreo apocalittico come Gesù e l’elemento profondo che li accomuna è il ni-chilismo.Questo ci porta ad affermare che: i socialisti sono i nuovi cristiani.

L’affermazione dalla quale siamo partiti, Gesù era un comunista, è una sciocchezza. Secondo noi, questa affermazione che mette Gesù in un posizione di inferiorità rispetto a Marx, è dovutaal fatto che il socialismo ha una carica di nichilismo molto superiore al cristianesimo e quindi si può ave-re l’impressione che le teorie di Marx completino il messaggio di Gesù; è il nichilismo che guida. Le implicazioni della nostra affermazione per il destino della nostra civiltà sono drammatiche. Infatti, se isocialisti sono i nuovi cristiani il socialismo avrà un impatto sul mondo analogo a quello che ha avuto ilcristianesimo.A questo punto è giunto il momento di enunciare chiaramente la nostra tesi, il motivo che ci ha spinto aprodurre questo documento. Non lo abbiamo scritto per offrirvi un ripasso della storia della nostra civiltà,lo abbiamo fatto per presentare una nostra intuizione.

Come il cristianesimo ha annientato la civiltà greco-romana, così il socialismo annienterà la Civil-tà Occidentale.

Proseguiamo con l’analisi dell’evoluzione del nichilismo socialista nei paesi occidentali per illustrare lanostra tesi. Con il termine socialismo ci riferiremo a tutti i movimenti politico-culturali che sono nati daquesto e che oggi, forse, potrebbero essere meglio definiti con il termine Progressisti.

Nel 1864 nasce la prima Internazionale Socialista ove Marx emerge come il leader di questa nuova dot-trina, diventando così uno dei “pensatori” più conosciuti al mondo; evidentemente era anche lui un “pe-scatore di uomini”. Ben presto il socialismo si frantuma in numerose sette in lotta tra di loro per prenderela guida del proletariato. La prima scissione è con gli anarchici che non accettavano la teoria marxista del partito unico condottocon metodi dittatoriali e quindi sono espulsi dall’Internazionale. La socialdemocrazia nasce verso la fine del secolo e propone un socialismo talmente diverso dalleteorie di Marx che non si capisce perché abbiano voluto rimanere nell’Internazionale Socialista con tantaostinazione. In sostanza la nuova società socialdemocratica sarà realizzata dalle riforme ottenute con lapartecipazione dei socialisti alle istituzioni democratiche (parlamento), quindi niente Rivoluzione, nienteDittatura del Proletariato e niente violenza. Questa società sarà caratterizzata da una forte limitazionedella proprietà privata e della libera iniziativa per mezzo di regolamenti, tasse e una massiccia partecipa-zione dello stato nell’economia. Piuttosto che uccidere i capitalisti è meglio mettergli guinzaglio e muse-ruola e “usarli” per il bene del popolo. La famiglia e il matrimonio resteranno per far contenti gli inguaribiliromantici ma entrambe le istituzioni saranno svuotate di significato dal nuovo diritto di famiglia; la “libera-zione della donna” diventa un obiettivo primario della società. Il socialismo è ancora universalista ma tuttii partiti socialdemocratici d’Europa appoggeranno l’entrata in guerra dei relativi paesi nella prima guerramondiale: decisamente ambiguo. I comunisti reagiranno con violenza a questo tradimento della fede

marxista e, dopo che i sovietici presero il potere in Russia, i socialdemocratici saranno i primi a “perderela testa”.Nello stesso periodo un’altra setta si sviluppa all’interno del movimento socialista, il nazionalsociali-smo, che è un fenomeno ancora più irrazionale. Il nazionalsocialismo riesce a sintetizzare nazionalismoe socialismo in una nuova ideologia spostando l’analisi marxista della storia dalla lotta tra le classi allalotta tra le nazioni. Esistono nazioni proletarie che sono sfruttate dalle nazioni demo-plutocratiche-giu-daico-massoniche e quindi si devono riscattare con un evento violento, la guerra (che sostituisce la rivo-luzione o l’apocalisse). L’odio di classe si somma all’odio etnico arrivando a livelli mostruosi e produce lepiù colossali follie conosciute dall’umanità (dopo l’islamismo). La società nazionalsocialista è comandatada un leader carismatico, niente democrazia, e la sua economia è assolutamente dirigista, niente liberomercato, ma i capitalisti non vanno uccisi, devono essere usati per la grandezza della nazione. La fami-glia e la condizione femminile sono gestite con politiche fortemente conservatrici, esattamente l’oppostodelle teorie marxiste. Esplode un odio feroce tra comunisti e nazionalsocialisti.

Fino alla Grande Guerra il socialismo mantiene al suo interno tutte queste sette e non possiamo nonchiederci cosa era che li tenesse assieme, erano talmente diversi che si fa fatica a capire.La nostra risposta: il nichilismo.Il nichilismo esplode con la paranoia nazionalista e inizia la Grande Guerra. Gli europei avevano conqui-stato o colonizzato tutto il possibile, cioè tutte le terre emerse tranne Cina e Giappone. Non essendocipiù altre terre conquistabili si sono sbranati tra di loro iniziando così un processo di autodistruzione; inparole povere, il suicidio collettivo di una civiltà.Lo sconvolgimento della guerra porta in evidenza le contraddizioni del movimento socialista che si spez-za in diversi movimenti e partiti: comunisti, socialisti, socialdemocratici, nazionalsocialisti.Comunisti e Nazionalsocialisti prendono il potere in vari paesi e ci danno i primi stati totalitari della storia:Lenin, Mussolini, Hitler, Mao, Ho Chi Minh, Castro, Pol Pot. Nello stato totalitario il nichilismo si scatenae il sadismo produce le più colossali mostruosità che il mondo abbia conosciuto. Naturalmente il cristianesimo con il suo nichilismo non erano andati in vacanza, sono ancora presenti.Lo possiamo notare quando gli americani salvano il regime leninista sovietico dal disastro totale conmassicce forniture di grano consentendo a Lenin di trascinare la Russia fino al fondo delle sue allucina-zioni; lo fecero per salvare vite umane, non per salvare il comunismo. Lo si nota nell’ostinato pacifismodelle democrazie a fronte dell’aggressività nazista; anche questo per salvare vite umane.

Il Progressismo, la fine della Civiltà Occidentale

Dopo la seconda guerra spariscono i regimi nazionalsocialisti e nei paesi occidentali è il momento dellasocialdemocrazia. Infatti, lentamente i partiti comunisti perdono aggressività perché l’opinione pubblica,“ammorbidita” dal benessere della pax americana, non è più disponibile ad avventure radicali come laDittatura del Proletariato e per sopravvivere i comunisti dei paesi occidentali accettano logiche socialde-mocratiche. Il marxismo è sempre meno popolare e l’Unione Sovietica ha deluso gli “intellettuali”.Il nichilismo cristiano-socialista deve trovare altre strade. Negli anni ’60 negli Stati Uniti esplode l’antiamericanismo e, grazie a Hollywood, contagia tutto il mon-do con la rapidità di un fulmine.Negli anni ’70 l’estrema sinistra scopre l’ambientalismo che è un ottimo metodo per gettare sabbia negliingranaggi della malvagia macchina capitalista. Loro dicono che lo fanno per salvare il mondo dal disa-stro, che sarebbe anche una motivazione plausibile, ma le energie rinnovabili che propongono consuma-no più energia per essere fabbricate, messe in opera e dismesse dell’energia utile che producono duran-te la loro vita. Che la loro motivazione sia il nichilismo appare anche dal fatto che i paesi comunisti eranole società più sporche e inquinanti della terra e si potrebbe pensare che gli ambientalisti fossero estremi-sti di sinistra pentiti del disastro commesso. No, i partiti verdi ecologisti si posizionano all’estrema sinistradi tutti gli schieramenti politici: nessun pentimento. Il motivo per cui gli ecologisti spingono con tanta fedele energie rinnovabili è che costano care e rendono impossibile alle aziende elettriche di ottenere un pro-fitto, devono essere sovvenzionate dalla comunità con una perdita rilevante. Qui vediamo come il nichili-smo abbia riattivato nella società occidentale la sindrome di San Francesco che ora diviene il santo degliambientalisti.Negli anni ’80 il nichilismo cristiano-socialista finalmente scopre l’islam. L’islam è la bomba termonuclea-re del nichilismo occidentale, è la “soluzione finale”. Infatti l’islam non si squaglierà come è successo alcomunismo in Russia; è tra noi da 1400 anni. Ha una intensità di fede che lo rende impermeabile alla“corruzione” del capitalismo e se si riesce a inoculare questo agente all’interno della società occidentalequeste cellule cresceranno e devasteranno il corpo che le ospita perché hanno un tasso di riproduzionemolto superiore al nostro. Si fabbrica il mito della società multiculturale e multirazziale e lentamente mainesorabilmente spuntano moschee in tutto il mondo occidentale mentre i “convertiti” occidentali diventa-no un elemento importante del terrorismo islamista mondiale. Un fenomeno in crescita costante che evi-denzia in modo drammatico la capacità corruttiva dell’occidente attuale.Negli anni ’90, crolla l’Unione Sovietica, si ridefiniscono i rapporti di forza e le gerarchie tra i paesi delmondo, il marxismo diviene una forza irrilevante nella società occidentale mentre il cristianesimo divienesempre più ininfluente a causa della progressiva laicizzazione della società quindi le sinistre di Europa eStati Uniti convergono verso una nuova cultura di sinistra che si potrebbe definire Progressismo. A que-sta cultura “transatlantica” partecipano liberal americani, laburisti inglesi, socialdemocratici scandinavi,socialisti europei, social comunisti mediterranei e, naturalmente, i cristiani non conservatori. E’ il trionfodel nichilismo.

Il Progressismo è l’ultima tappa della nostra analisi e per descriverlo non possiamo seguire lo schemausato per cristianesimo e socialismo.Innanzi tutto il progressismo non ha alcun profeta ne libro sacro. Nasce spontaneamente attingendo alnichilismo già presente nella cultura cristiano-socialista.Sostanzialmente segue gli schemi della socialdemocrazia che vuole annientare la società borghese aforza di riforme e senza violenza. Si accetta l’economia di mercato ma con tanti regolamenti, tasse e in-terventi diretti del governo nell’economia che la libera iniziativa ne viene seriamente compromessa men-te l’enorme crescita dei “poteri forti” rende problematica la libera concorrenza. I sindacati e il governohanno un tale peso nel mercato del lavoro da rendere molto difficile una gestione del personale che pre-mi i migliori e faccia emergere le capacità dell’individuo.Famiglia e matrimonio vengono quasi annientati dal nuovo diritto di famiglia mentre gli obbiettivi principa-li della società sono la liberazione della donna e la legittimazione dell’omosessualità.L’assistenza sociale ha uno sviluppo abnorme fino a diventare una rapina per le generazioni successive,un modello di sviluppo insostenibile. Questo è l’obiettivo del progressismo, forzare la società borghesesulla via di uno sviluppo insostenibile che provochi un collasso sociale e/o finanziario.

La Escatologia progressista è in funzione di questo obiettivo: il nuovo fine ultimo dell’umanità è la So-cietà Multirazziale e Multiculturale. Niente Regno di Dio o Dittatura del Proletariato.I paesi occidentali hanno il dovere di “integrare” tutti i diseredati del mondo per dar vita a una nuova so-cietà che sarà la risultante del miscuglio di tutte le razze, tutte le religioni e tutte le culture: il regno dellatolleranza. Questo è il compito che è stato assegnato al Grande Uomo Bianco, è un dovere al quale nonsi può sottrarre: si tratta di fabbricare un uomo nuovo. E’ un’altra iniziativa delirante di ingegneria umanatanto cara a cristiani e socialisti, sempre impegnati a imporre la loro “giustizia”.La Fede che viene professata comporta una nuova etica espressa col Politicamente Corretto che alleanime semplici sembra solamente la glorificazione del ruffiano.Il Manicheismo si manifesta nella contrapposizione tra i Giusti (loro) e i Razzisti (chi non è d’accordocon loro) e si inventa un nuovo delitto, mai visto prima nella storia dell’umanità: la Discriminazione. Questo delitto (sembra sia un delitto tremendo) porta con se la definizione di molti altri delitti come l’isla-mofobia e l’homofobia, ma è così flessibile che può essere usato per fulminare un gran numero di com-portamenti “scorretti”. Si è rivelata un’arma potentissima; ha ottenuto un effetto così paralizzante sull’opi-nione pubblica che si resta sbalorditi.Della Vocazione al Martirio non ce ne è bisogno; che la gente venga fatta a pezzi non è un problema,anzi, diventa uno spettacolo che affascina i telespettatori: il corpo sociale non reagisce più.Il Sadismo si manifesta nella paralisi a fronte dei delitti che oramai lasciano l’opinione pubblica un po’annoiata. Dobbiamo considerare che oggi i media offrono un palcoscenico enormemente più grande delColosseo. Stiamo forse guardando tutto questo come una riedizione in chiave moderna dei sacrifici uma-ni delle società primitive? Con il progressismo il nichilismo arriva a un tale livello che si deve parlare esplicitamente di autodistru-zione.

Abbiamo analizzato l’evoluzione del nichilismo nella società occidentale per evidenziare comesia andato crescendo, dal cristianesimo al socialismo al progressismo, fino al progetto di distru-zione della civiltà occidentale. Lo scopo di questo documento è di far vedere che questo delirocristiano-progressista non è un problema contingente della società odierna, viene da lontano, esi impone con l’ottusità, l’arroganza e la forza della fede in una visione escatologica della storia.Detto con parole diverse, si potrebbe anche affermare che oggi siamo arrivati al capolinea di due-mila anni di cristianesimo.

Vogliamo chiudere questo nostro documento con alcuni esempi di come il nichilismo stia distruggendo lanostra civiltà.Il più evidente di tutti è il crollo della natalità. Questo è un fenomeno molto complesso e lo si potrebbeanche considerare un fatto ragionevole se consideriamo il problema dell’eccesso di popolazione umanasu questo pianeta ma se lo esaminiamo più a fondo non è questo che ha spinto gli occidentali a faremeno figli. Infatti, se così fosse non sarebbero così fanaticamente decisi a fare entrare masse di disere-dati vanificando in questo modo il loro obiettivo. In particolare colpisce il fanatismo degli ambientalistiche dovrebbero essere i più ostili di tutti all’immigrazione. Mentre da un lato gli occidentali hanno fattoben poco per incoraggiare i paesi ad alta natalità a diminuire la pressione demografica, dall’altro hannosempre dato il massimo per aiutare questi paesi a fare ancora più figli e scoraggiare le forze politiche diquesti paesi che cercavano di fare come loro. Quale è il senso profondo di tutto ciò?. Gli occidentalisono decisi a trascinare tutto il mondo nel loro disastro che è quello che hanno già fatto con due guerremondiali. Il sadismo viene sempre fuori al seguito del nichilismo.

Anni fa il papa chiese formalmente perdono per le crociate, anche se nessuno glielo aveva chiesto. Chesenso ha andare a riprendere un fatto di mille anni fa? La cosa che sorprende è che non si vede perchémai i cristiani avessero fatto tanto male a riprendersi quello che i musulmani gli avevano portato via qual-che secolo prima. E’ accaduto migliaia di volte, nei corsi e ricorsi della storia, che civiltà in conflitto siscontrino in questo modo. Quello che disturba maggiormente è che questo intervento del papa avvenivamentre i musulmani erano impegnati in una guerra feroce per riprendersi la Palestina, un’altra crociata,appunto. Per capire il significato di tutto ciò dobbiamo ricordare quanto scritto poche pagine indietro quando ab-biamo illustrato come l’occidente cattolico abbia reagito al nichilismo cristiano con le crociate che, anchese fallirono l’obiettivo, segnarono un momento importate nel risveglio dell’occidente. Dobbiamo ricordareche nei secoli successivi tutti i paesi ortodossi caddero sotto il dominio dell’islam mentre i cattolici riusci-rono a sopravvivere. Questo è quello di cui ci dovremmo pentire!

Vogliamo proporre una riflessione: questo terrorismo islamista che oggi sta insanguinando il mondo è la“estensione” nel mondo islamico del nichilismo occidentale. Ancora il sadismo all’opera.

Dopo il 9/11 i musulmani di New York decisero di fare una moschea accanto a Ground Zero e ci furonomolte proteste con petizioni al presidente per bloccare l’iniziativa. La risposta fu che la Costituzione vuo-le che tutte le religioni siano libere e quindi non si può proibire la costruzione di alcun tempio religioso. Eppure, nella sua storia, l’America ha più volte preso iniziative contro qualche religione o qualche praticareligiosa e sembrerebbe ragionevole porre un freno alla costruzione di moschee che sono un terreno dicoltura e di aggregazione del fanatismo islamista. Sembra inevitabile che prima o poi si dovranno pren-dere delle iniziative per contenere la crescita dell’Islam nella nostra società.Considerate che nel 2011 una serissima società di ricerche ha trovato che l’1% dei musulmani americaniha dichiarato che gli attacchi suicidi sono “spesso giustificati”, il 7% che sono “a volte giustificati”, il 5%che sono “raramente giustificati”. Questo vuol dire che ci sono negli Stati Uniti circa 180.000 musulmaniamericani che considerano gli attacchi suicidi più o meno giustificati. E’ possibile che le forze dell’ordineamericane riescano a tenere sotto controllo un così alto numero di potenziali terroristi? Questo numerosta aumentando in continuazione a causa dell’immigrazione dai paesi musulmani che non può esserebloccata perché sarebbe “discriminazione” e quindi … meglio la morte che il peccato.Bigotti allucinati!

Il motivo che ci ha spinto a produrre questo documento è che, per quanto ne sappiamo, non c’è mai sta-to nella storia dell’umanità un fenomeno di autodistruzione così grottesco come quello che stiamo viven-do ora. Abbiamo cercato di analizzare le radici profonde del nostro comportamento e la conclusione èche sembra che l’occidente non possa fermare questa follia; sembra quindi inevitabile che ci dobbiamorassegnare al nostro destino. Detto in altri termini, questo nostro lavoro è una dolorosa conferma chel’homo sapiens è un tragico burattino dominato e pilotato dalle sue allucinazioni.

Bibliografia

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