Breve storia della fotografia a colori

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09/01/14 21:12 Breve storia della fotografia a colori Pagina 1 di 20 http://www.cultor.org/color/s.html Cultor Home Le ultime novità Global Cultural Network Estetica I grandi fotografi Oriente Torino Storia L'autore: Robert Hirsch è un fotografo, scrittore e direttore di Light research. Ha scritto diversi libri : Seizing the Light: A History of Photography, Photographic Possibilities: The Expressive Use of Ideas, Materials, and Processes, and Exploring Color Photography. Hirsch è stato Associate Editor di Digital Camera (UK) e Photovision Magazine, collaboratore di Afterimage, exposure, Buffalo Spree, Fotophile, FYI, History of Photography, Ilford Photo Instructor Newsletter, and The Photo Review, così come ex direttore della galleria CEPA. Breve storia della fotografia a colori di Robert Hirsch © Questa storia della fotografia a colori è la traduzione della prima parte del capitolo 2 del libro: "A Concise History of Color Photography from Exploring Color Photography" (5° edizione) di Robert Hirsch , edito dalla Focal Press. Ringraziamo per la collaborazione l'autore e Alan Griffiths, del sito: Luminous Lint for connoisseurs of fine Photography , che ha pubblicato questo estratto, in originale, sul web. 2.1. Le prime fotografie a colore: procedimenti di colore applicato Per capire cosa sta succedendo oggi nella fotografia a colori è utile sapere che cosa è capitato nel passato. La storia della fotografia a colori può essere ricondotta all'annuncio pubblico, del 1839, di Louis-Jacques-Mandé Daguerre, del suo processo dagherrotipo, che produceva un'immagine fotografica finemente dettagliata, unica nel suo genere, direttamente-positiva, attraverso l'azione della luce su una lastra di rame rivestita d'argento. I dagherrotipi, piacquero e stupirono, ma ciononostante la gente si lamentava perchè le immagini erano prive di colore. Poichè vediamo il mondo a colori, altri immediatamente cominciarono a cercare modi per superare questa carenza e le prime fotografie colorate fecero la loro apparizione in quello stesso anno. Il colore veniva applicato a mano, direttamente sulla superficie del dagherrotipo. Da allora sono state brevettati decine e decine di miglioramenti e nuovi processi per uso commerciale.

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L'autore: Robert Hirsch è unfotografo, scrittore e direttore diLight research. Ha scrittodiversi libri : Seizing the Light:A History of Photography,Photographic Possibilities: TheExpressive Use of Ideas,Materials, and Processes, andExploring Color Photography.

Hirsch è stato Associate Editordi Digital Camera (UK) ePhotovision Magazine,collaboratore di Afterimage,exposure, Buffalo Spree,Fotophile, FYI, History ofPhotography, Ilford PhotoInstructor Newsletter, and ThePhoto Review, così come exdirettore della galleria CEPA.

Breve storiadella fotografia a colori

di Robert Hirsch ©

Questa storia della fotografia a colori è la traduzione della prima parte del capitolo 2 del libro: "A Concise History of Color Photography from Exploring Color Photography" (5° edizione) di Robert Hirsch, edito

dalla Focal Press. Ringraziamo per la collaborazione l'autore e Alan Griffiths, del sito:Luminous Lint for connoisseurs of fine Photography, che ha pubblicato questo estratto, in originale, sul web.

2.1. Le prime fotografie a colore: procedimenti di colore applicato

Per capire cosa sta succedendo oggi nella fotografia a colori è utile sapere che cosa è capitato nel passato. La storia della fotografia a colori può essere ricondotta all'annuncio pubblico, del 1839, di Louis-Jacques-MandéDaguerre, del suo processo dagherrotipo, che produceva un'immagine fotografica finemente dettagliata, unicanel suo genere, direttamente-positiva, attraverso l'azione della luce su una lastra di rame rivestita d'argento. I dagherrotipi, piacquero e stupirono, ma ciononostante la gente si lamentava perchè le immagini erano prive dicolore. Poichè vediamo il mondo a colori, altri immediatamente cominciarono a cercare modi per superare questacarenza e le prime fotografie colorate fecero la loro apparizione in quello stesso anno. Il colore veniva applicato amano, direttamente sulla superficie del dagherrotipo. Da allora sono state brevettati decine e decine dimiglioramenti e nuovi processi per uso commerciale.

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importantifotografi internazionali

Joel Meyerowitz - Torri gemelle (pannello di destra) 25/09/20012001, 27 Settembre - Cromogenic color print - 48 × 60 pollici.

Edwynn Houk Gallery - Per gentile concessione di Edwynn Houk Gallery, New York, NY.

La capacità di un'immagine di registrare e fungere da testimone di un momento specifico nel tempo è stato il cuore della praticafotografica. Quando Joel Meyerowitz si trovò in mezzo alla folla che guardava i resti del crollo delle torri gemelle, un ufficiale dipolizia gli ricordò che si trattava di una scena di un crimine e quindi non era permessa alcuna fotografia. "Per me", ha dettoMeyerowitz, "nessuna fotografia significava nessuna storia. Quindi ho deciso che il mio compito era di realizzare una registrazionefotografica per il futuro".

Negli Stati Uniti, sono stati impiegati quattro metodi principali nella colorazione dei dagherrotipi: (1) applicando il colore direttamente a un dagherrotipo dorato (l'oro migliorava aspetto e stabilità); (2) applicando una vernice protettiva trasparente sopra la piastra, poi colorando a mano con vernici; (3) applicando i colori trasparenti a specifiche aree dell'immagine e fissandoli passando una corrente elettricaattraverso la piastra, con l'aiuto di una batteria galvanica; (4) riscaldando la parte posteriore della piastra con una lampada a spirito, invece di una batteria, per fissare icolori applicati selettivamente alla parte anteriore della piastra.

Sconosciuto - Ritratto di gentiluomo che legge, 1840-1865. Dagherrotipo, stereo, con applicata colorazione, lasciato a metà. 8.7 x 17.4 cm. -

Light Research

Luminous Lint

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L'inchiesta di Cultor citata dai Musei Vaticani

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Foto Museum Provincie Antwerpen - www.daguerreobase.org - Daguerreobase no: FMA-P-1973-231

Un altro esempio:

Fotografo non identificato (francese) - Nudo femminile. 1858 (ca).Dagherrotipo, stereo, con il colore applicato. George Eastman House

Per gentile concessione di George Eastman House, Rochester, NY.

Le prime fotografie a colori erano immagini in bianco e nero che avevano il colore applicato a mano. Questa immagine erotica,faceva parte di un vivace commercio sotterraneo di "studi di artista," è un eccellente esempio di quello che poteva essere realizzato.La maggior parte di questi lavori era meno precisa, mancante dell'attenzione al dettaglio che il colorista ha prodigato su questospecifico dagherrotipo.

1843 John Plumbe, Jr., di Boston pubblicizzava che la sua catena di sei gallerie, nel nordest, poteva realizzaredagherrotipi colorati. Nonostante tali rapidi progressi iniziali, ci vorranno quasi un centinaio di anni di ricerca esviluppo per perfezionare la resa del colore attraverso mezzi puramente fotografici.

John Plumbe Jr. - Uomo seduto non identificato, che sta leggendo un giornale, 1844Dagherrotipo, piastra 1/4 3 1.2 x 2 3/4 a. Getty Museum - Il J. Paul Getty Trust (84.XT.1565.22)

2.2. Procedimento di colore diretto: i primi esperimenti

Nel 1840 Sir John Herschel, noto astronomo britannico e creatore di molte idee seminali nella fotografia, segnalòdi essere in grado di registrare, rosso, verde e blu su carta rivestita di cloruro d'argento. Questi tre coloricorrispondevano ai raggi di luce proiettati sulla carta da uno spettro solare prismato. Il lavoro di Herschel suggerìche le fotografie a colori potevano essere realizzate direttamente dall'azione della luce su una superficiechimicamente sensibile. Tuttavia, poichè Herschel non era in grado di fissare i colori su carta patinata, questipotevano essere visti solo molto brevemente alla luce, prima di scurire e diventare neri. Altri sperimentatori, tra

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cui Edmond Becquerel, verso la fine degli anni 1840 e gli inizi del 1850, e Nièpce de Saint-Victor nel 1850 e1860, tentarono di registrare i colori direttamente sui dagherrotipi. Questo veniva fatto attraverso Eliocromia, unprocesso che non fa uso di filtri o coloranti. Anche se i colori non svanivano da soli, Nièpce de Saint-Victor nontrovò mai un metodo per correggerli permanentemente. Quando erano esposti alla luce diretta, senza unrivestimento protettivo, rapidamente viravano al grigio.

Julia Margaret Cameron. Sir John Frederick William Herschel, baronetto, Collingswood. 1867, 7 AprileStampa Albumen 36,1 x 28,1 cm. Museum Folkwang, Essen.

Acquisito 1961 per la raccolta di studio della scuola Folkwang, dal 1979 Folkwang Museum, Inv. 100/5/225, ©

2.3. La controversia Hillotype

Agli inizi del 1851 Levi L. Hill, un ministro Battista di Westkill, New York, annunciò un procedimento diretto dicolorazione, conosciuto come Hillotype, per cui era in grado di produrre immagini con colori permanenti.L'annuncio di Hill creò molto scalpore e bloccò temporaneamente la produzione di ritratti tramite Dagherrotipo,visto che il pubblico decise di attendere questo nuovo processo di colorazione. Tutti volevano sapere come Hillavesse realizzato questo miracolo. Anche se il pubblico attendeva ansioso, da Hill non arrivava nessuna novità, ecosì ben presto venne denunciato come ciarlatano. Cinque anni più tardi, Hill finalmente pubblicò, conabbonamento anticipato, un trattato di Eliocromia (1856). Piuttosto che un metodo passo per passo, era unracconto sconnesso della sua vita e dei suoi esperimenti, che non conteneva alcuna istruzione praticabile perattuare il suo processo segreto di fare immagini fotografiche a colori. Hill disse che il metodo era basato sull'usodi un agente di sviluppo nuovo, senza nome, al posto del mercurio. Al momento, il processo venne respintocome una bufala creata da Hill che, in realta, colorava a mano i suoi dagherrotipi. Appena prima della sua morte,nel 1865, Hill sostenne ancora di aver fatto immagini fotografiche a colori, ma che questo era avvenuto per caso.Egli dichiarò di aver trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita tentando di ripetere questa combinazioneaccidentale, senza successo. Le più recenti evidenze scientifiche segnalano che Hill realizzò un processo diparziale colorazione diretta in grado di produrre diversi colori naturali, ma che colorò a mano le sue tavole permascherare le loro mancanze*.

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Levi L. Hill. Paesaggio con casa colonica, 1851. Hillotype. Museo Nazionale di storia americanaPer gentile concessione della raccolta di storia fotografica, Museo Nazionale di storia americana, Washington, DC.

Levi L. Hill suscitò scalpore nel 1850 annunciando che aveva scoperto un modo per fare fotografie a colori direttamente dallanatura. La comunità fotografica aspettò invano che Hill pubblicasse i risultati ripetibili del processo fino a che le sue asserzioni

vennero respinte come ingannevoli. Ora, sembra che il suo metodo abbia combinato un'immagine fatta con una macchinafotografica, migliorata con il colore applicato a mano.

Ulteriore esempio:

Levi L. Hill. Riproduzione dei colori sperimentali di una stampa litografica europea a colori, raffigurante una ragazza e un animale, 1851-1856 (ca). Hillotype. Museo Nazionale di storia americana

Colori catturati su una piastra di dagherrotipo usando un processo sperimentale.

2.4. La teoria additiva: Prima immagine fotografica a colori

La prima legittima immagine fotografica a colori fu fatta nel 1861 da James Clerk Maxwell, uno scienziatoscozzese. Maxwell utilizzò la teoria additiva sviluppata da Thomas Young e raffinata dallo scienziato tedescoHermann von Helmholtz. Questa teoria additiva era basata sul principio che tutti i colori della luce possonoessere mescolati otticamente combinando, in proporzioni diverse, i tre colori primari dello spettro: rosso, verde eblu (RGB). Solo due colori primari possono essere mescolati in varie proporzioni per produrre molti colori di luce.

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Ad esempio, una miscela di giusta proporzione della luce rossa e verde produce il giallo. Quando tutti e tre icolori primari della luce sono combinati in uguali quantità il risultato è la luce bianca. Quando la luce biancaviene fatto passare attraverso un filtro di colore primario (RGB), il filtro trasmette solo quel particolare coloredella luce e assorbe gli altri colori. Un filtro rosso trasmette la luce rossa, assorbendo tutti gli altri colori, chesono combinazioni di luce verde e blu.

Anon. Il processo additivo n.d. Collezione privata di Robert HirschNel processo additivo i fasci separati di luce rossa, verde e blu si mescolano per formare qualunque colore nello spettro visibile.

Quando i tre colori primari additivi sono mescolati in proporzioni uguali, appaiono all'occhio umano come luce bianca.

2.5. Processo di proiezione di Maxwell

Facendo uso di questa teoria, Maxwell commissionò al fotografo Thomas Sutton la produzione di un'immagine acolori. Sutton fece quattro — non tre come comunemente creduto — singoli negativi in bianco e nero di unnastro tartan, attraverso diverse esposizioni, proiettandole attraverso fluidi (filtri)** colorati: blu-viola, verde,rosso e giallo. Da ogni negativo vennero fatti due positivi in bianco e nero. Questi positivi, tranne il giallo,vennero proiettati a registro (tutte le immagini perfettamente allineate) su uno schermo bianco da apparatiseparati, chiamati proiettori lanterna o lanterne magiche, con ogni diapositiva veicolata attraverso lo stesso filtrocolorato, usato per fare il negativo originale. Ad esempio, il positivo fotografato attraverso il filtro verde è statoproiettato attraverso lo stesso filtro verde. Quando tutti i tre positivi furono sovrapposti contemporaneamente suuno schermo, il risultato fu un'immagine proiettata a colori (non una fotografia) del nastro tartan multicolore.Anche se nessun risultato pratico è venuto fino a che il fotochimico tedesco Hermann Wilhelm Vogel è riuscito afare emulsioni più sensibili al colore attraverso l'uso di coloranti, la dimostrazione di Maxwell ha confermato lateoria del colore additivo e offerto un processo di proiezione pratico per produrre immagini fotografiche a colori.

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Thomas Sutton. Thomas Sutton (Cantab). 1875, 30 AprileIncisione. Google Libri. Pubblicato in "The British Journal of Photography", Volume XXII, 30 aprile 1875, p.211

Successivamente l'indagine scientifica ha rivelato che le prime emulsioni fotografiche che Sutton utilizzò perl'esperimento di Maxwell non erano in grado di registrare pienamente lo spettro visibile. Non erano ancora stateinventate le emulsioni ortocromatiche (sensibili a tutti i colori tranne rosso e profondo arancione) né lepancromatiche (sensibili al rosso, verde, blu e ultraviolette). Il test sarebbe fallito poiché l'emulsione utilizzatanon era sensibile al rosso e era solo leggermente sensibile al verde. E' dovuto passare un secolo per capire cheMaxwell ha lavorato con un'emulsione che non era sensibile a tutti i colori primari. Oggi si ritiene che il metodo diMaxwell sia riuscito a causa di due altre carenze nei materiali che hanno annullato l'effetto dell'emulsione nonsensibile: (1) il colorante rosso del nastro riflette la luce ultravioletta che è stata registrata sul rosso negativo, e (2) il suo filtro verde era difettoso, così da lasciare che qualche luce blu colpisse la piastra. Entrambi questi difetti hanno corretto la mancanza di sensibilità dell'emulsione a luce rossa e verde. Si è anchepensato che Sutton abbia fatto la quarta esposizione, col giallo, per contribuire a compensare il filtro verde,consentendo a più luce blu di raggiungere la piastra. In ogni caso la ricerca di Maxwell risulta essereteoricamente valida e fornisce la base i per sensori digitali che catturano elettronicamente immagini a colori.

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James Clerk Maxwell, Tartan Ribbon. 1861. Museo della scienzaRiprodotto con l'autorizzazione degli amministratori del Museo della scienza, South Kensington, Londra.

James Clerk Maxwell commissionò a Thomas Sutton la prima immagine fotografica a colori nel 1861. Il suo successo ha dimostrato la teoria del colore additivo e fornito il primo percorso per la creazione di un processo fotografico divero colore.

2.6. Metodo delle interferenze dirette di Gabriel Lippmann

Isaac Newton osservò che i colori potevano essere prodotti da interferenza quando una pellicola molto sottile diaria o liquido separa due lastre di vetro. Se una superficie leggermente convessa del vetro è posta su unasuperficie piana, una pellicola sottile intorno al punto di contatto produrrà cerchi colorati, noti come anelli diNewton. Inoltre, i colori in alcuni coleotteri, uccelli e farfalle, così come le tinte della madreperla e delle bolle disapone, sono il risultato di fenomeni di interferenza e non sono dovuti a pigmenti effettivi. Un altro esempiocomune può essere visto quando si versa benzina o petrolio su una strada bagnata.

Nel 1891 il fisico francese Gabriel Lippmann introdusse un processo di colore basato su principi di interferenzadella lunghezza d'onda che non faceva uso di coloranti o pigmenti, che aveva eccellenti proprietà nel processo diarchiviazione. Lippmann fece fotografie a colori utilizzando un'emulsione pancromatica e uno specchio dimercurio che rifletteva le onde della luce, in maniera simile a come viene prodotto il colore sulle chiazze dipetrolio. Nella fotocamera, la piastra di emulsione è stata posta a contatto con uno specchio di mercurio liquido,rivolto verso l'obiettivo. La luce attraversava la piastra e veniva riflessa dal mercurio, producendo un'immaginelatente del pattern di interferenza sulla piastra. Lippmann riuscì a produrre una lastra fotografica a colorisfruttando l'interferenza delle onde dell'immagine con la loro stessa riflessione su uno specchio di mercurio postodietro l'emulsione sensibile. Ogni raggio di luce impressionava l'emulsione in punti la cui distanza è legata allasua lunghezza d'onda, dunque al suo colore. Illuminando la lastra ottenuta in modo particolare, si possonoricostituire, per un angolo di vista abbastanza ridotto, i raggi che hanno generato la lastra. Anche se i coloripotevano essere sorprendentemente reali, il processo era poco pratico per uso commerciale generale perchérichiedeva precisione scientifica, osservazione estremamente lunga, metodi complessi e tempi di esposizione.Questo processo, per il quale Lippmann meritò il premio Nobel, è considerato una pietra miliare per il futurosviluppo dell'olografia.

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Gabriel Lippmann, autoritratto, n.d. Lastra di vetro di colore (processo di Lippmann)Musée de l'Elysée © Gabriel Lippmann

La Musée de l'Elysée pone la data di questa immagine intorno al 1892, ma William R. Alschuler (pers. comm. 30 dicembre 2009) hasottolineato che questa immagine mostra Lippmann, quando era anziano e malato (morì nel 1921). Basandoci su questo è piùprobabile datarla intorno al 1918-1921.

Un altro esempio:

Gabriel Lippmann. Nature morte, 1891-1899. Color glass plate (processo Lippmann) Musée de l'Elysée © Gabriel Lippmann

2.7. Processi con schermi additivi

Nel 1869 Louis Ducos du Hauron, uno scienziato francese, pubblicò Les Couleurs en photographie – solution duproblème, che ha anticipato molti dei quadri teorici per fare fotografie analogiche a colori. Tra le sue soluzioniproposte ce n'era una in cui la teoria additiva poteva essere applicata in modo da non richiedere il processo diseparazione complicata concepito da Maxwell. Ducos Du Hauron ha ipotizzato che uno schermo diviso in lineesottili, nei tre colori primari poteva agire come un filtro per produrre una fotografia a colori con una singolaesposizione, anziché le tre teoriche necessarie nell'esperimento di Maxwell. Al momento, ha fotografato ogniscena attraverso filtri verdi, arancioni e violacei (all'epoca considerati i colori primari della luce), poi stampato lesue tre esposizioni su sottili fogli di gelatina bichromated contenente carbonio, pigmenti di rosso, blu e giallo, i

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colori complementari. Quando i tre positivi (trasparenti) erano sovrapposti, si otteneva una fotografia a colori.Contemporaneamente, Charles Cros ha dimostrato indipendentemente come immagini a colori potevano esserefatte utilizzando la separazione dei tre colori negativi/positivi, confermando il percorso che potreva essere seguitoper una pratica evoluzione del processo di colorazione.

Louis Ducos du Hauron. Natura morta con gallo, 1869-1879 (ca)Colore di stampa, processo di imbibizione della tintura, 16.4 x 19.8 cm. George Eastman House

Un altro esempio:

Louis Ducos du Hauron, Agen, Francia. 1877. Heliochrome (processo di bicromato)16.5 x 22,6 cm (immagine) 19,6 x 25,7 cm (Monte). George Eastman House

Per gentile concessione di George Eastman House, 1981:0285:0001Nell'immagine la Cathédrale Saint-Caprais di Agen.

Per semplificare il processo, nel primo decennio del Novecento, aziende come la Sanger Shepherd in Inghilterracominciarono a fabbricare “Repeating Back”, che permettevano al fotografo di fare esposizioni separate di unsoggetto statico – ogni volta attraverso un filtro colorato diverso – che successivamente venivano combinate performare una singola immagine a colori. Poi seguirono le fotocamere "One shot" che utilizzavano lastre in biancoe nero per fare contemporaneamente tre esposizioni del soggetto stesso attraverso tre filtri di colore separati.Questo metodo è stato impiegato anche per il processo "Trichromie" dei fratelli Lumiere (o Trichrome). Seguirono miglioramenti e queste fotocamere a tripla esposizione sono state utilizzate per pubblicità e ritratti finoall'avvento delle pellicole multistrato come Kodachrome, Agfacolor e Kodacolor.

2.8. Colore Joly

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Nel 1894 John Joly, un fisico di Dublino, brevettò il primo processo di linescreen per le fotografie di coloreadditivo, basato sul concetto di Louis Ducos du Hauron. In questo processo, uno schermo di vetro trasparentecon righe rosse, verdi e blu, circa duecento linee per pollice, era disposto contro l'emulsione di una lastraortocromatica (non sensibile alla luce rossa). Fatta l'esposizione lo schermo veniva rimosso. La lastra eraelaborata e stampata a contatto su un'altra lastra per fare una trasparenza positivo nero, posta a registro esattocon lo stesso schermo utilizzato per rendere l'esposizione. Il risultato finale era una trasparenza fotografica daicolori limitati che veniva osservata in controluce. Introdotto nel 1896 come processo di colore Joly, questometodo ha goduto soltanto di un breve successo. Era costoso e le emulsioni disponibili non erano ancora sensibilia tutta la gamma dello spettro, così che l'immagine finale non era in grado di ottenere l'aspetto del colore"naturale". Tuttavia, il lavoro di Joly ha indicato che il processo con schermo additivo aveva il potenziale perdiventare un modo commercialmente conveniente di fare fotografie a colori.

Fotografo sconosciuto (irlandese). Uccelli impagliati, 1895 (ca). Colore Joly.George Eastman House. Per gentile concessione di George Eastman House, Rochester, NY.

Un altro esempio:

Marcel Meys, Costa rocciosa di notte. 1908 (ca). AutochromePer gentile concessione della collezione privata di Mark Jacobs.

Marcel Meys era conosciuto come il fotocromista a causa delle sue capacità artistiche e tecniche che gli permettevano di utilizzare'effetti speciali' per creare composizioni artistiche e lunatiche. Il lavoro di Meys può essere considerato un precursore delle moderne

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presentazioni multimediali con le sue proiezioni di immagini che servivano per accompagnare le poesie e anche per cantare eballare.

2.9. Autochrome

A Lione, in Francia, Auguste e Louis Lumière, inventori del primo proiettore cinematografico, nel 1904,brevettarono un importante passo avanti nella realizzazione di fotografie a colori. L'Autochrome Lumière fu il primo processo fotografico-colore commercialmente fattibile e ampiamente usato.Introdotto sul mercato nel 1907, rimase in produzione fino al 1935. L'Autochrome era un processo di inversione,che produceva un'immagine unica, una trasparenza positiva su un supporto di vetro che veniva visualizzato inproiezione o attraverso una fonte di luce trasmessa.

Fratelli Lumière, M. Louis Lumiere nel 1907: fotografia scattata al momento dello sviluppo dell'Autochrome, 1935, 9 Novembre.Riproduzione stampata da una lastra di vetro Autochrome - placche Autochrome

Collezione privata di Nadia Valla. © Illustration

Un altro esempio:

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Francia Lumière [attribuita a] I fratelli Lumière e la maglieria, 1907. Autochrome13 x 18 cm. Collezione privata - Scheibli. © Collezione Scheibli

Una lastra Autochrome veniva prodotta così: (1) un supporto di vetro era coperto con un primo strato di vernice che rimaneva appiccicosa; (2) lo strato di schermo di colore, composto da amido di patata in grani tinti di arancio-rosso, verde e blu-violetto, era spolverato sulla vernice appiccicosa; (3) una polvere sottile nero di carbonio riempiva i vuoti restanti fra i grani e gli strati erano pressati; (4) una seconda vernice veniva applicata per proteggere i grani di amido dall'umidità; (5) poi veniva applicato uno strato fotosensibile di emulsione di gelatina d'argento; emulsione pancromatica, cheestendeva notevolmente l'accuratezza nel registrare l'intera gamma dello spettro visibile, diventato l'emulsionepreferita una volta che fu commercialmente disponibile nel 1906; (6) dopo l'esposizione e l'elaborazione, il produttore consigliava uno strato finale di vernice per proteggereulteriormente la lastra prima che un vetro di copertura venisse applicato per preservare l'intera immagine acolori.

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Anon. Microfotografia del mosaico tricromatico della selezione Autochrome, fatto di grani di amido di patata tinti (7000 grani /mm2) n.d. Microfoto. Institut Lumière (Istituto Lumiere). © Institut Lumière.

Un altro esempio:

Fotografo non identificato Dettaglio di Autochrome che mostra i grani di amido tinti in arancio, verde e viola

n.d. Autochrome. Institut Lumière (Istituto Lumiere). © Institut LumiÞre

Per mantenere un equilibrio di colore adeguato, un filtro giallo intenso venne disposto davanti alla lente dellafotocamera. Dopo lo sviluppo, la piastra era ri-esposta alla luce e finalmente riqualificata per formare unatrasparenza positiva costituita da minuscoli puntini di colori primari. L'Autochrome era un metodo pionieristico diutilizzare i principi articolati di Ducos du Hauron e Charles Cros, in cui l'occhio miscelava i colori, in modo moltosimile al puntinismo di George Seurat nel quadro "domenica pomeriggio sull'isola di La Grande Jatte (1884-1886), per rendere un'immagine positiva al colore. Alfred Stieglitz ne cantò le lodi sul numero 20, dell'ottobre1907, di Camera Work: "La fotografia a colori è un fatto compiuto. La domanda apparentemente eterna se ilcolore sarebbe mai stato alla portata del fotografo ha avuto sicuramente risposta... Le possibilità del processosembrano essere illimitate... Insomma, presto il mondo sarà pazzo di colore e Lumière sarà il responsabile."

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Anon. "Fotografia a colori per tutti" - copertina di opuscolo, 1911. Collezione privata di Nadia Valla. © Nadia Valla

Utilizzato dal 1907 al 1935, l'Autochrome ha avuto i suoi limiti. Poiché la luce doveva viaggiare attraverso i granidi amido di patata e il filtro giallo sulla parte anteriore dell'obiettivo, i tempi di esposizione erano molto più lunghirispetto alle pellicole in bianco e nero del tempo. Nei processi additivi, non era raro che il 75 per cento o più dellaluce venisse assorbita da questa combinazione di filtri prima di raggiungere l'emulsione. Il tempo di esposizioneiniziale suggerito era tra 1/5 di secondo e 1 secondo a f/4 con luce diretta del sole a mezzogiorno in estate e seivolte più a lungo in una giornata nuvolosa, anche se nel tempo ci sono stati molti suggerimenti su comeaumentare la sensibilità. I grani di patata casualmente applicata tendevano a fare grappolo, creando macchie dicolore. Inoltre, le autocromie che non erano proiettate da lanterne, potevano essere difficili da vedere e a voltevenivano collocate in visori appositamente progettati, chiamati diascopes. Quando furono commercializzatiregolarmente a New York (ca. 1910), una scatola di quattro lastre3 1/4 × 4-inch costava $1,20 e una scatola dilastre 7 × 14-inch era venduta per $7,50, cifre li rendevano costosi per una persona comune.

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Anon. Agenda lumière - pubblicità n.d. Annuncio. Collezione privata di Nadia Valla. © Nadia Valla

Un altro esempio:

Fotografo non identificato. Diascope n.d. Collezione privata di Nadia Valla © Nadia Valla

I vantaggi di questo processo, tuttavia, erano numerosi. Le autocromie potevano essere utilizzate con qualsiasifotocamera con l'aggiunta di uno speciale filtro giallo-arancio; l'immagine era realizzata con una sola esposizione,non con tre. Anche se costoso, il prezzo non era eccessivamente proibitivo; tutto questo consentì anche aidilettanti un accesso molto più facile al colore; anche se i colori non erano accurati per gli standard odierni,producevano una calda, morbida e invitante immagine pastello che le persone consideravano abbastanzapiacevole.

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Fred Payne Clatworthy, Gruppo indiano Sioux. 1927. Autochrome. 5 × 7 ins.Collezione privata di Mark Jacobs. Per gentile concessione della Collezione Mark Jacobs.

Fred Payne Clatworthy era un fotografo indipendente del National Geographic specializzato nelle autocromiescenografiche del West americano. Clatworthy gestiva uno studio fotografico nel Rocky Mountain National Park. Nella didascalia originale di questa immagine si legge:"Nessuna altra tribù ha resistito alla marea in avvicinamento della civiltà dell'uomo bianco con piùdeterminazione rispetto ai Sioux coraggiosi e aggressivi. Un popolo ben attrezzato, sia fisicamente chementalmente, per molti anni hanno regnato nel paese che è ora chiamato Minnesota, Dakota e Montana. Gliantenati di alcuni dei capi fotografati qui, hanno pianificato ed eseguito la campagna in cui perì Custer".

Un altro esempio:

Fred Payne Clatworthy, Aspens, 1923. Autochrome. 5 x 7 in.Collezione privata di Mark Jacobs. © Collezione Mark Jacobs

Questa immagine è apparsa nell'aprile 1923 su "Western Views in the Land of the Best" del National Geographic.

La prima guerra mondiale è stato il primo grande conflitto ad essere raccontato dalla fotografia a colori. Le Autocromie divennero la base per pubblicazioni quali l'Histoire illustrée de la guerre del 1914. Alla fine dellaprima guerra mondiale, riviste come il National Geographic usarono autocromie per effettuare riproduzioni dicolore, per la prima volta nella loro storia. Tra il 1914 e il 1938, il National Geographic pubblicò 2.355autocromie, più di qualsiasi altro giornale, assumendo così un ruolo di leadership nel portare il "realismo" dellafotografia a colori a disposizione della massa. Autochrome fu il primo processo di colore a superare la fase della

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© 2013 Robert Hirsch

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novità e ad avere successo nel mercato. Infranse un grave ostacolo estetico in quanto fu accettato e preso sulserio per le sue potenzialità nel fare foto. Questo permise ai fotografi di iniziare ad esplorare le possibilità visive,di fare fotografie con colori significativi per progetti ambiziosi come gli archivi del pianeta di Albert Kahn. Tra il1909 e il 1931, il banchiere francese finanziò squadre fotografiche che visitarono più di 50 paesi, raccogliendocirca 72.000 lastre Autochrome, documentando a colori la diversità della condizione umana, non solo comereportage etnografico, ma anche ai fini di ispirare l'educazione e la pace universale.

Jean-Baptiste Tournassoud, Fanteria alpina al campo. 1914 (ca). Autochrome Lumière. 13 x 18 cm.Institut Lumière (Istituto Lumiere). © Coll. Institut Lumière, Lyon - France.

Un altro esempio:

Jean-Baptiste Tournassoud, Corazzieri (R. 7) - Camp de La Doua, 1913 (ca).Colore di stampa da un Autochrome Lumière. 13 x 18 cm.

Associazione degli amici di Jean-Baptiste Tournassoud© Coll. Mick Micheyl / des Assoc. Amis de J-B Tournassoud

2.10. Processp Finlay e lastre Paget

Altri processi con schermo additivo seguirono sulla scia dell'Autochrome. Nel 1906 l'inglese Clare L. Finlaybrevettò un procedimento che venne introdotto nel 1908 come Thames Colour Screen. Al posto dle modello a mosaico casuale utilizzato dall'Autochrome, questo sistema componeva su uno schermoseparato una scacchiera ordinata di elementi di rossi, verdi e blu, che poteva essere utilizzato con qualsiasi tipodi pellicola pancromatica o lastra per fare una fotografia a colori. Il Thames Colour Screen che combinava unoschermo integrale con l'emulsione per formare una lastra unica, fu pubblicato nel 1909. Entrambi questi processisono stati abbandonati dopo la guerra, ma le versioni migliorate furono commercializzate sotto il nome di coloreFinlay nel 1929 e nel 1931. I processi di colore Finlay dovevano essere i principali rivali per Dufaycolor finoall'introduzione dei materiali di processo sottrattivo, alla metà degli anni trenta.

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Fotografo non identificato (British). [Gruppo giovanile di oceano]. 1913 (ca). Lastra Thames 4 x 5 ins.Collezione privata di Mark Jacobs. Per gentile concessione di Mark Jacobs insieme.

Un altro esempio:

H.C. Tibbitts. Festival Hall da ovest, Panama-Pacific International Exposition, San Francisco, CA. 1915. Piastra di Paget. 3 1/4 x 3 1/4 ins. Collezione privata di Mark Jacobs

Per gentile concessione della Collezione Mark Jacobs.

Il processo con schermo di colore Paget ebbe un modesto successo utilizzando un mosaico regolare colore suschermo piatto. Per un breve tempo (ca. 1912-1914), fu uno dei pochi processi colore additivo utilizzati per farestampe tipo-riflessione su carta.

NOTE* “Was the inventor of the first color photograph a genius, or a fraud? New research reveals the answer to amuch debated 156 year-old mystery,” Getty Press Release October 29, 2007,http://www.getty.edu/news/press/center/hillotypes_release_102307.html .

** E.J. Wall, The History of Three-Color Photography (New York: American Photographic Publishers, 1925, andLondon and New York: Focal Press reprint, 1970), pp. 2 – 4 based on reports in Photo. Notes, 1861: 169 andBritish Journal Photography, 1861, 8: 272.

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*** David Okuefuna, The Dawn of the Color Photograph: Albert Kahn’s Archives of the Planet (Princeton, NJ andOxford: Princeton University Press, 2008), p. 7.

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I paragrafi del capitolo dedicato alla storia della fotografia a colori2.1 Le prime fotografie di colore: colore applicato i processi 2,2 colore diretto del processo: primi esperimenti2.3 La polemica Hillotype 2.4 la teoria additiva: prima immagine fotografica a colori2.5 Proiezione processo 2.6 interferenza diretta metodo di Maxwell di Gabriel Lippmann2.7 Schermo additivo processi 2.8 Joly colore2.9 Paget e quadricromie Autochrome 2.10 Finlay secco piatto2.11 Dufaycolor 2.12 Polachrome2.13 Additiva attrezzature - additivo ingranditori 2.14 ingrandimento digitale2.15 Televisione 2.16 il metodo sottrattivo2.17 Primario pigmento colori 2.18 il processo di assemblaggio sottrattiva: eliografia2.19 Kromskop tripla fotocamera e visualizzatore Kromskop 2.20 Carbro processo2,21 Processo di trasferimento di colore mezzetinte 2.22 Dye-imbibizione processo/tintura2,23 Film sottrattivo e sviluppo cromogeno 2.24 il processo Kodachrome2.25 Trasparenza cromogenico Film 2.26 cromogenico pellicola negativa2,27 C-41: sviluppo negativo cromogenico 2.28 colore aggiuntive processi - processo di tintura-Bleach/Dye-distruzione d'argento2.29 Interno Dye Diffusion-trasferimento processo 2,30 la Polaroid: Diffusione-trasferimento2,31 Accettazione di guadagni colore nei sistemi amatoriali mondo arte 2.32 spingere l'uso del colore2.33 Digital Imaging 2,34 la nascita dell'informatica2,35 1960: Arte in laboratorio di ricerca 2,36 anni settanta e ottanta: computer ottenere personali2.37 Digital Imaging entra nel Mainstream

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