Au rebours. Nota su alcune sculture in marmo dell’acropoli di Cuma

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INDICE

7 Premessa, Teresa Elena Cinquantaquattro11 1090 Introduzione, Carlo Rescigno

CUMA, IL TEMPIO DI GIOVE E LA TERRAZZA SUPERIORE DELL’ACROPOLI

13 CARLO RESCIGNO

Il Tempio di Giove sulla rocca cumana. Motivazioni di una ricerca

35 ROSARIA SIRLETO, ELIANA VOLLAROGli scavi storici dell’acropoli di Cuma. Contesti e materiali

63 RUGGERO MORICHI, ROSARIO PAONERiflessioni su una rilettura del rilievo del Tempio di Giove sull’acropolidi Cuma

67 GIUSEPPE CAMODECALa documentazione epigrafica e i templi dell’acropoli di Cuma romana

85 ELSA NUZZOAu rebours. Nota su alcune sculture in marmo dell’acropoli di Cuma

103 PAOLO CAPUTO, GENNARO CARANDENTE, MARZIA DEL VILLANO,CESARE GIORDANONote sulla terrazza superiore dell’acropoli di Cuma

119 GIANFRANCO DE ROSSILa chiesa di San Massimo: fonti storiche, evidenze archeologiche, ipotesiricostruttive

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127 CRISTINA REGISRecenti interventi di scavo nell’area della Cripta Romana a Cuma.Analisi della stratigrafia dal saggio del vestibolo

135 MARIO PAGANOAlcune nuove osservazioni su Cuma

Materiali e documenti (a cura di CARLO RESCIGNO, ROSARIASIRLETO, ELIANA VOLLARO)

I. Cartografie e immagini storiche II. Materiali dell’acropoli nei disegni di Raffaele OlivaIII. Documenti di archivio

217 Sintesi dei materiali rinvenuti

219 Abbreviazioni bibliografiche (a cura di ROSARIA SIRLETO, ELIANAVOLLARO)

150170196

84 GIUSEPPE CAMODECA

43 Dennison 1898, p. 398, n. 64: [- - -]imi aedem.44 Dennison 1898, p. 374 n. 2 = AE 1899, 33 = Not. Sc., 1901, p. 19 = AE 1901, 169; cfr.

Tran Tam Tinh 1972, p. 147: [Ex] iussu I(ovis) O(ptimi) M(aximi) Heliopolitan[i] / [aede]mdilapsam M(arcus) Ulpius Sabinus aeditus i[—]; alt.: 24 x +117,50 x 15; ora esposta al MuseoArcheologico dei Campi Flegrei; si vd. con foto la mia scheda in rete sul sito edr-edr-it:EDR071689.

85LA DOCUMENTAZIONE EPIGRAFICA E I TEMPLI DELL’ACROPOLI DI CUMA ROMANA

ELSA NUZZO*

Au rebours. Nota su alcune sculture in marmo dell’acropolidi Cuma

Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di comporre una valutazione preliminare sul Bildprogramm delle sculture in marmo che animavanol’Acropoli di Cuma. Il compimento di una campagna di scavo presso il cd.

“Tempio di Giove”, con l’ausilio di metodologie d’indagine rigorose da partedella Seconda Università di Napoli, consente di riflettere in maniera dialetticasui risultati degli studi cumani, vivificati dalle recenti ricerche del “Progetto Kyme”e dall’apertura al pubblico del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel castel-lo di Baia. In accordo con i principi del seminario, ho riesaminato la documenta-zione d’archivio (giornali di scavo e librette d’inventario), al fine di potere accer-tare le notizie concernenti i contesti di rinvenimento, procedendo all’analisistilistica dei marmi scolpiti e alla formulazione di ipotesi sulle tradizioni decorativee sui livelli della committenza che tale produzione investe. Per agevolare il ri-scontro nella documentazione, il lettore potrà consultare l’elenco trascritto inappendice e i testi della sezione documentaria del presente volume.

1. La decorazione architettonica attraverso i rinvenimenti sull’Acropoli

La difficoltà di identificare l’originario contesto di provenienza anche per gli

* Dottore di Ricerca in Archeologia della Magna Grecia – Università degli Studi di NapoliFederico II: [email protected]. Sono grata al Prof. Carlo Rescigno per avermi invitato a parte-cipare a questo incontro di studi sull’acropoli di Cuma, offrendomi la possibilità di discutere dialcune sculture in marmo ivi rinvenute nel corso del Novecento. Ad eccezione delle figure 3 e 4,che sono dell’autrice, le immagini sono tratte da Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1.

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elementi in situ o quelli emersi dalle recenti campagne di scavo è intrinseca-mente connessa alle vicende storiche di Cuma, che è stata interessata in epocatardoantica da una sistematica spoliazione degli edifici pubblici del Foro e dallatrasformazione dei templi dell’acropoli in basiliche cristiane1: ladefunzionalizzazione dello spazio pubblico, accompagnata dall’impianto dicalcare, il progressivo impaludamento dell’area forense e l’installazione in epo-ca moderna di numerose masserie che hanno inglobato le strutture antiche,pur costituendo interessanti testimonianze della vitalità di Cuma in epoca post-classica, hanno modificato radicalmente il paesaggio urbano, ostacolando, inalcuni casi, anche la localizzazione delle aree indagate nei secoli scorsi. Le ri-cerche archeologiche del ’900 condotte con spirito pionieristico da EttoreGabrici, da Vittorio Spinazzola e da Amedeo Maiuri hanno contribuito a valo-rizzare le vestigia della città antica, dando avvio, con annose pratiche diesproprio, alla creazione del parco archeologico. Tuttavia la documentazionedegli scavi, redatta dai “sovrastanti”, risulta esigua e spesso non sufficiente aidentificare i materiali, che sono stati collocati nei depositi locali, trasferiti inparte nell’Antiquarium Flegreo a Pozzuoli ed infine al Museo ArcheologicoNazionale di Napoli.

In assenza di precisi dati epigrafici e di documentazione stratigrafica deicontesti di scavo, la distinzione tra i vari tipi di committenza si evince non solodal livello qualitativo degli ornamenta, ma anche dalla scelta dei materiali, lo-cali e d’importazione. L’adozione di specifiche tradizioni artigianali da partedei marmorarii mette in risalto i meccanismi di formazione delle maestranze ele fasi di trasmissione del repertorio decorativo all’interno di un atelier, lascian-do intravedere forme di cooperazione tra scalpellini di diversa origine. Pur secome disiecta membra, i marmi architettonici recuperati sulla rocca nel corsodel novecento consentono di illustrare il processo di elaborazione delle tradi-zioni decorative a partire dagli ultimi decenni del I secolo a.C., quando ilmunicipium assume un ruolo centrale nell’azione politica e militare svolta daOttaviano e Agrippa, fino alla compiuta definizione del processo di adegua-mento all’Imago Urbis nel corso della età augustea.

In proprietà Poerio nel 1911, sull’Acropoli, è scoperta “una cornice doppiae lunga ca 1 m”, che ho individuato nella casa colonica di un erede del Poerio -ubicata ad ovest del Capitolium, alle pendici del Monte di Cuma2 (fig. 1). Puòessere ascritta a una fase sperimentale del linguaggio architettonico con i fioria girandola di tradizione ellenistica e una sintassi delle modanature non ancoraarticolata secondo le formule espresse negli ordini del Foro di Augusto a Roma3.Alla fase augustea può essere attribuito un blocco di mensola4, recuperato ildue marzo del 1917: il toro, raffigurato come una vittima sacrificale, èaccovacciato sulle zampe anteriori, nell’atto di chinare il capo, cinto da una

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tenia. La resa naturalistica del corpo an-cora vigoroso, segnato dalle pieghe vo-luminose, contrasta con l’aspetto stiliz-zato, a chiocciola, del vello. Alla mede-sima fase cronologica appartiene ancheun capitello ionico figurato con protomed’ariete il cui movimento si accorda conla spirale della voluta5. Il luogo di rinve-nimento, la Crypta Romana, lascia sup-porre, pur con le debite cautele, una pro-venienza dalle terrazze dell’acropoli6

(fig. 2).È stata scoperta sulla rocca nel 1917

una cornice marcapiano frammentariaa meandro, formata da una successio-ne di svastiche e quadrati con bugnacentrale, con un kyma lesbio continuosemplice in corrispondenza dei margi-ni superiore e inferiore. Il pezzo, con-servato nella Villetta Vergiliana, va con-frontato con numerosi frammentirecuperati nelle Terme del Foro, nel1952, caratterizzati da un diverso kymalesbio7. Questi ultimi riproducono fe-delmente le cornici delle nicchie cheaccoglievano le immagini dei summiviri e della gens Iulia nel Foro di Augu-sto8; trovano precisi confronti anche inalcuni frammenti del Palatino e delMuseo del Bardo, adespoti, riferibili aun modulo dimensionale standard (dialtezza pari circa a 1 piede romano).En passant, vorrei ricordare che le la-stre forensi sono state recuperate assie-me con la bella immagine di Psiche ed Eros, il donum ad Apollo cumano daparte di un Cn. Lucceius9. Sono sempre stata incuriosita dalla foggia dell’acanthusspinosa e dell’ornato floreale, che parrebbe indicare l’adozione di modelli invoga tra l’età triumvirale - prima età augustea, di tradizione greco-orientale10.La dedica al nume della città potrebbe suggerire anche l’ipotesi che la statua siastata esposta in un sacello consacrato ad Apollo nell’area forense e non sull’acropoli.

Fig. 1. Baia, Museo Archeologico dei CampiFlegrei. Cornice di coronamento.

Fig. 2. Baia, Museo Archeologico dei CampiFlegrei. Capitello ionico con protome di ariete.

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Nello sterro della Crypta Romanaè stato recuperato un architrave fregiomonumentale11, che reca l’iscrizionedi dedica da parte di Lucceia Maximasacetis, membro dell’insigne genscumana cui era riservato, come è noto,il sacerdozio di Cerere. Il pezzo,attribuibile ad un edificio del Foro in-dagato dal conte di Siracusa, Leopoldodi Borbone12, presenta sul retro delblocco, semilavorato, visibili tre incassiper l’alloggio delle travi del tetto e unacroce incisa sul marmo in epocapostclassica, quando il blocco, ridot-

to nello spessore in corrispondenza del fregio, fu forse reimpiegato come spoliumnelle basiliche cristiane dell’acropoli o in luogo di preghiera non identificabilecon certezza. L’epistilio, coronato da un listello e da una gola rovescia, è artico-lato in tre fasce di altezza decrescente; tra la I e la II è disposto un astragalo. Lagola rovescia è decorata da un Bügelkymation, formato da archetti dalla super-ficie scanalata che racchiudono una punta di dardo e si alternano a plasticitulipani. L’astragalo è costituito da perline ovali distese e fusarole a calotta.Entrambi gli ornati possono essere attribuiti all’età augustea: il Bügelkymatione l’astragalo corrispondono rispettivamente ai tipi B nella classificazione delLeon13. L’uso dell’astragalo con fusarole a calotta come elemento di separazio-ne tra le fasce è documentato soprattutto in età medio-augustea, quando s’im-pone come modello l’apparato decorativo del Tempio di Marte Ultore; in par-ticolare compare solo tra la summa e media fascia in un architrave di Cherchel14,in quello del tempio di Roma ed Augusto a Ostia15, in una lastra d’architrave diPompei16, secondo una sintassi che costituisce una versione semplificata delloschema tipo A del Foro d’Augusto17. Per la resa naturalistica dell’ornato pro-pongo una datazione tra la media e tarda età augustea, attribuendo l’esecuzio-ne del pezzo all’attività di una bottega che rielabora le formule decorative delForo di Augusto, semplificando il profilo dell’architrave, all’interno del lin-guaggio architettonico diffuso nella Regio I e in Mauretania (Cherchel).

Un frammento di architrave-fregio a tralci d’acanto, recuperato nella CryptaRomana, segna, invece, il compimento del processo di adeguamento all’Imagourbis18. Il progressivo aggiornamento del repertorio decorativo, probabilmenteavvenuto nel corso dell’età tiberiana, è documentato da alcune cornici19 (fig.3), forse provenienti dall’acropoli. Il kyma lesbio trilobato, che costituisce lamodanatura di transizione tra sima e corona, trova confronto in alcune cornici

Fig. 3. Cuma, cornice di coronamento.

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di coronamento di Cherchel20, analogamente alle mensole seguite direttamen-te da una fila di dentelli21, mentre il kyma ionico al di sotto di questi ultimi èattestato nell’ordine superiore interno della Basilica Aemilia22 ed in una corni-ce di Ostia23. Una sintassi simile si riscontra in un frammento collocato nelMuseo Archeologico Nazionale di Napoli, presso il “Cortile della Vanella”24.Accanto a soluzioni che ancora rivelano la dipendenza da schemi protoaugustei- l’uso dei dentelli come prima modanatura della sottocornice - appaiono ilprofilo a voluta delle mensole e il ridimensionamento dei dentelli, unacommistione formale che significativamente caratterizza le cornici del tempiodi Roma ed Augusto ad Ostia25. La formazione del linguaggio architettonico inetà tardo-augustea e tiberiana parrebbe segnata da un graduale aggiornamentodel repertorio decorativo con una marcata influenza delle formule proto-augustee. Inoltre le affinità ri-scontrate nelle cornici del Mu-seo di Napoli e in quelle diOstia lasciano supporre un ana-logo sviluppo nei centri flegreie laziali, rendendo anche vero-simile l’attribuzione alle stessemaestranze. Le cornici marmo-ree recuperate nel 1914 nei ter-reni di Poerio26 offrono lo spun-to per analizzare la fase di tran-sizione tra la tarda età giulio-claudia e quella flavia, rivelan-do il progressivo aggiornamen-to del repertorio decorativo, purnei limiti di una ricerca ostaco-lata dal carattere sporadico deirinvenimenti27 (fig. 4ab). In que-sta prospettiva d’indagine la do-cumentazione archeologica del-la Campania risalente al perio-do compreso tra il terremoto del62-63 e l’eruzione del 79 d.C.assume un ruolo centrale nellostudio della Bauornamentik, co-stituendo- drammaticamente-un contesto sigillato, nel qualeil processo di trasformazione del Fig. 4a-b. Cuma. Cornici di coronamento.

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repertorio decorativo appare fissato in un’immagine istantanea. Il motivo dellagola dritta di coronamento, uno Scherenkymation tipo E del Leon28, èstilisticamente affine a quello che compare, esempi tra altri, in una cornicecollocata nel Lararium di Pompei29, in alcuni esemplari del Museo Archeologi-co Nazionale di Napoli etc.30. Il kyma lesbio trilobato è assimilabile al tipo Adel Leon31. Il kyma ionico sottostante presenta ovuli tronchi superiormente eappuntiti alla base, che appaiono piuttosto isolati all’interno degli sgusci, diforma ovale, definiti da nastri piatti; le lancette presentano una cuspide ingros-sata, che annuncia la progressiva trasformazione in freccetta. I dentelli di formaquadrangolare, posti ad una distanza pari alla metà della loro larghezza e prividi elementi intermedi, rientrano in una tendenza decorativa di età giulio-claudia.Lo Scherenkymation di chiusa è composto di forbici tronche in alto e congiuntealle estremità inferiori, che inquadrano una spora centrale lanceolata, parzial-mente nascosta; lo spazio di risulta assume la forma di un triangolo ribassato.L’ornamento sembra abbastanza vicino alle versioni giulio-claudie del tipo Cdel Leon32, anche se è minore l’ondulazione del profilo. Nelle cornici menzio-nate è possibile, infatti, rilevare l’incipiente vegetalizzazione dei kymatia lesbi-ci, la graduale metamorfosi della lancetta in freccetta all’interno del kyma ionicoe il ridimensionamento dei dentelli. L’adeguamento all’Imago Urbis avviene aCuma con il restauro del Capitolium33 e la costruzione della cd. “Masseria delGigante” in età domizianea34. L’esecuzione dei marmi architettonici della “Mas-seria del Gigante” mi pare sia stata affidata a maestranze locali, aduse alla lavo-razione di ornamenta di piccolo modulo, come mostra, ad esempio, la mancatacorrispondenza assiale delle modanature; essa rivela tipologie decorativeascrivibili all’epoca flavia e la persistenza di formule di ascendenza giulio-claudia,rappresentate dalla corona e dal soffitto lisci, nonché dalla moderatavegetalizzazione degli ornati35. In Campania la persistenza della tradizione giulio-claudia in epoca vespasianea è documentata nei capitelli del sacello B dell’areasuburbana di Ercolano, un’aedes Veneris, restaurata da Vibidia Saturnina e dalfiglio A. Furius Saturninus intorno al 70 d.C.36. All’età vespasianea, come mo-stra l’iscrizione incisa sul fregio-architrave, risalgono alcuni frammentiarchitettonici del Perirrhanterion, ricostruito in una sala della CentraleMontemartini a Roma37. Nell’Urbs la tradizione tardo-augustea tiberiana so-pravvive in forme semplificate nella tarda età giulio-claudia, come rivela ladecorazione dei portici in Sacra Via, di poco successiva all’incendio del 64d.C.38. Questo fenomeno, coerente al sistema di trasmissione del repertoriodecorativo basato sulla consuetudine e sulla prassi, documenta una continuitàartigianale durante la seconda metà del I secolo d.C., quando a Cuma la realiz-zazione di elementi architettonici sembra essere affidata a maestranze locali,verosimilmente dipendenti da commesse municipali. La decorazione

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architettonica in marmo della cella del Capitolium a Cuma mostra una mise àjour del repertorio decorativo da correlare ai cantieri dell’Arco di Tito a Romae a quelli dell’Arco di Traiano a Benevento39. La ristrutturazione sembra accor-darsi con l’impegno urbanistico di Domiziano che investe, nell’insieme, im-portanti centri della Campania40 e Cuma, in particolare, con costruzione delTempio del Divo Vespasiano (CIL X 3698), della Via Domiziana e dell’ArcoFelice, in concomitanza, forse, con l’istituzione della colonia, come suggerisceCamodeca in riferimento alla seconda redazione della Lex libitinaria41.

2. I ritratti

Rilevando in alcuni casi influssi delle botteghe insulari, anche per la qualità delmarmo (fig. 5)42, i ritratti sostanziano il desiderio di autorappresentazione espres-so dalle élites locali, che paiono scegliere l’acropoli come luogo di esposizionedelle imagines gentilizie, già negli anni centrali del I a.C. Già le testimonianzeepigrafiche documentano atti di evergetismo nella tarda età repubblicana an-che se ad essi non possiamo far corrispondere ritratti. Tra l’80 e il 60 a.C., èattribuita l’iscrizione musiva rinvenuta nel 191043 nel pavimento del cd. Sacello

B sulla terrazza inferiore, con la più antica men-zione dei praetores cumani: un Cn. Carisius eun M. Papirius, già scriba quaestorius (G.Camodeca). All’età sillana Stefania AdamoMuscettola ha attribuito la realizzazione dellafronte orientale del foro, di forte impattoscenografico, il “Portico delle maschere”44.L’aristocrazia municipale, che Cesare percepi-sce nel 49 a.C. come fazione a lui ostile, pareschierarsi con Pompeo. Un’epigrafe scopertanel Foro (1952) celebra come patronus delmunicipium cumano un L. Gellio L. f., identi-ficato da Giuseppe Camodeca con il L. GellioPoplicola, che ottiene il comando da Pompeonel 67 a C. nella guerra contro i pirati. Il figlio,tra i sodales di Antonio, cons. nel 36 a.C., gui-da l’ala destra della flotta ad Azio, cadendo vit-tima nella battaglia navale (Camodeca 2010a).A conclusione delle guerre civili contro SestoPompeo e Antonio sono eretti i portici cheinquadrano il Capitolium, nel settore occiden-

Fig. 5. Baia, Museo Archeologicodei Campi Flegrei. Ritratto virile.

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tale del foro, con fregi d’armi e capitelli corinzidi “secondo triumvirato”45. Il tema delle armicompare ad ornare un fregio di un mausoleo46,manifestando il carattere uniforme del linguag-gio architettonico adottato da maestranze adusea scolpire materiali diversi, il tufo grigio e il mar-mo lunense. Tra i ritratti scoperti nella CryptaRomana vorrei ricordare l’immagine giovaniledi Tiberio47 (fig. 6). Il tipo Copenhagen 624, notoda 25 repliche, figura nel ciclo dinastico di LeptisMagna agli inizi degli anni venti del I secolo d.C.Come in numerose sculture flegree, è da notarela tecnica di esecuzione del pezzo, che sul latosinistro, dalle tempie all’occipite, era completa-to con tasselli di riporto, congiunti senza l’ausiliodi perni metallici. A Cuma i sacrifici compiuticon hostiae maiores dinanzi alle statue di Tiberioe della madre, Livia, sonoricordati in un decre-to dei decurioni in

onore di Gaius Cupiennus Satrius Marcianus48,mentre a Pozzuoli la munificenza dell’impera-tore verso le città d’Asia, colpite da devastantiterremoti tra il 17 e il 29 d.C., è celebrata nellacosiddetta “Base di Tiberio”49, replica in scalaridotta di un celebre monumento urbano.Alla età tiberiana è attribuibile anche unritratto di Caligola (?), oggi esposto, assie-me alle altre sculture recuperate nella CryptaRomana, nel Museo dei Campi Flegrei a Baia(fig. 7).

Le modalità di rinvenimento di alcunesculture di II secolo, tra materiali di spoglio,non consentono di accertare il contesto pre-ciso di provenienza dei ritratti50, anche se ladedica di due statue di Marco Aurelio e LucioVero da parte di C. Pomponius Xystus, tra il161 e il 169 d.C., lascia ipotizzare la presen-za sull’acropoli delle statue raffiguranti i divifratres51. Il rinvenimento di un ritratto di epo-

Fig. 6. Baia, Museo Archeologico deiCampi Flegrei. Ritratto di Tiberio.

Fig. 7. Baia, Museo Archeologico deiCampi Flegrei. Ritratto di Caligola (?).

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ca tetrarchica (fig. 8)52 nel 1935 potrebbe suggerire, secondo Fausto Zevi, l’espo-sizione, sulla rocca di Cuma, di un gruppo di tetrarchi, da cui potrebbe prove-nire anche il ritratto recuperato nello sterro della Crypta Romana53 (fig. 9). Nelpieno IV secolo sono dedicate due statue di Virius Turbo, cons. Campaniae54 e al350 d.C. risale la dedica di Fabius Titianus, cos. nel 337 e XVvir sacris faciundis, chescioglie un voto ad Apollo cumano.

Fig. 8. Baia, Museo Archeologico deiCampi Flegrei. Ritratto virile barbato.

Fig. 9. Baia, Museo Archeologico deiCampi Flegrei. Ritratto virile barbato.

3. Sculture e opera nobilia dell’acropoli nel II secolo d.C.

Possediamo un elenco di materiali trasferiti al Museo Archeologico Nazionaledi Napoli nel 1937, dunque un anno prima dell’avvio ufficiale delle indagininell’area del Foro; in esso è menzionata, al primo numero, una “testa virile didivinità barbata e con chioma a riccioli spioventi sulla nuca e diversi sulla

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fronte. Copia romana? Frammentata al-l’estremità del naso e alla punta dei ric-cioli. H. max. m 0,315; largh. m 0,225 em 0,250” (Appendice) che propongo diidentificare con la replica del tipo Milles-Barberini55 (fig.10). L’ipotesi, se fosse cor-retta, fornirebbe un terminus ante quemper il rinvenimento e individuerebbel’acropoli come contesto originario di pro-venienza del pezzo. L’originale, attribui-to alla cerchia fidiaca, è stato riferito al mo-numento degli eroi eponimi nell’agorà diAtene, i dieci eroi prescelti dalla Pizia perdare il nome alle tribù di Atene al tempodella riforma di Clistene. Il monumento,già restaurato in epoca ellenistica, esibì trale immagini patrie l’effigie di Adriano,l’imperatore filoelleno (Pausania, I, 1-5)56.Le caratteristiche formali hanno consen-tito a Carlo Gasparri di attribuire la repli-ca di Cuma al repertorio della bottega diBaia, rinnovato nel corso dell’età adrianea

attraverso l’adozione di modelli attici dello stile tardo-severo, come l’AspasiaSosandra 57 e la Peplophoros Candia-Ludovisi58 (fig. 11).

Mi pare interessante riflettere sulla selezione delle immagini compiuta inepoca adrianea attraverso le opere della “bottega di Baia” e sui fenomeni cheessa innesca su un segmento della produzione scultorea destinato soddisfare lerichieste dei committenti, in cui è possibile riconoscere l’imperatore e il suoentourage. A Cuma verosimilmente l’eroe attico contribuisce ad animare i luo-ghi della pietas apollinea, in accordo con gli atti munifici di Q. Tineius Rufus,un personaggio eminente dell’età adrianea, su cui si è soffermato G. Camodeca.Consul suffectus nel 127, egli fu legato in Giudea dal 130 al 133, al tempo dellagrande rivolta giudaica di Bar Kokhba59 . Se la ricostruzione cogliesse nel se-gno, la città di Cuma parrebbe sostanziare nell’esibizione dell’opus nobile un’im-magine archetipica dell’Atene classica, in accordo con gli ideali del Panhellenion60.Attraverso un ambizioso programma urbanistico compiuto da Adriano, è dise-gnata un’“immagine mitica” di Atene, dell’antica Grecia in generale, che per leélites romane, come per Adriano, ha costituito sin dai tempi di Cicerone unparadigma culturale ed artistico61. In epoca adrianea il classicismo si manifestanello studio e nella ripresa fedele dei modelli architettonici di epoca classica ed

Fig. 10. Baia, Museo Archeologico dei Cam-pi Flegrei. Testa virile barbata del tipoMilles-Barberini.

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ellenistica (ad esempio ad Atene nelcompletamento dell’Olympieion, nel-l’esecuzione di statue di culto in avorio eoro, secondo una tradizione scultorea le-gata a Fidia; etc.), finanche nei singolidettagli dei profili delle modanature e neisistemi di assemblaggio dei blocchimarmorei. In epoca antonina, verosimil-mente in seguito all’invasione dei Costo-boci nel 170 d.C., il fenomeno si ripetead Eleusi nella copia dell’arco di Adrianoad Atene, che diventa esso stesso un mo-dello della cultura classicistica62. La con-sapevole ripresa di prototipi attici investeanche Neapolis, come mostra un capitel-lo del Foro63, ascrivibile a una bottega cheadotta come precipuo stilema le formedell’acanto ellenistico, elaborate dall’archi-tetto Cossutius per l’Olympieion diAntioco IV Epiphanes, negli anni centra-li del II a.C. La città partenopea esibiscecultura e lingua greca anche in epoca im-periale, costruendo un’immagine di sé for-temente connotata dalla cultura classica,tràdita in epoca medioevale e umanistica64.Significativamente la città è una tappa delviaggio di C. Iulius Arion, uno deiPanhellenes, di origine spartana, impegna-to nel compimento di un sacrificio, in etàantonina65. A Pozzuoli è stato trovato unimportante documento epigrafico, relati-vo all’ammissione della città di Kibyra nelsinedrio del Panhellenion: Paola Lombardiipotizza che a Puteoli, in quell’occasio-ne, sia stato consacrato un monumento,forse un’ara, per il culto di Adriano de-funto, presso la tomba posta in una delleville di Cicerone o nello stadio66.

All’età adrianea può essere attribuitauna testa ideale femminile maggiore del

Fig. 11. Baia, Museo Archeologico deiCampi Flegrei. Testa di Peplophoros tipoCandia-Ludovisi.

Fig. 12. Baia, Museo Archeologico dei CampiFlegrei. Testa di divinità femminile.

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vero, in marmo greco, che Giuliana Tocco ha recuperato nella rampa di ac-cesso nord-occidentale al santuario di Apollo, presso la prima cisterna67 (fig.12). Pur nella difficoltà di identificarne l’originale, mi pare che la presenza diun erote sulla spalla possa avvicinare la scultura cumana alle immagini diVenus Genetrix,68 alla cui variante è assimilata l’Antonia Minore del Ninfeodi Punta Epitaffio69. In una preliminare prospettiva di analisi, annovero unastatuetta di Afrodite in marmo da Thasos tra le elaborazioni del tipoiconografico durante il II d.C.70. Nei recenti scavi del Foro di Cuma è statariconosciuta in una statua ritratto una variante della Afrodite Louvre-Napo-li, interpretata come Umbildung flavia della Venus Genetrix augustea71. Leaffinità formali della testa in esame con l’Apollo di Punta Pennata72 suggeri-scono l’attribuzione a una bottega comune di gusto eclettico attiva tra l’etàadrianeo-antonina nei Campi Flegrei. A Cuma la supplicatio in onore di VenusGenetrix e di Mars Ultor sembra essere già prescritta nel Feriale cumano,datato tra il 4 e il 14 d.C.73

4. Conclusione

Questo breve excursus mira a contestualizzare gli ornamenta marmorei di Cumain un più ampio circuito di produzione che investe nell’insieme la Regio I,mettendo in evidenza la pluralità dei fenomeni che hanno determinato la for-mazione e la diffusione del nuovo linguaggio architettonico a partire dall’etàaugustea, seppur attraverso la persistenza di formule decorative diffuse in epo-ca tardo-repubblicana. I materiali architettonici recuperati nella Crypta Roma-na, cui si è fatto riferimento in questo contributo, seppure adespoti, rappresen-tano i semata di una sintassi compositiva coerente, da riferire ad architetture dietà tiberiana. A questo periodo risalgono alcuni ritratti, un Tiberio e un Cali-gola (?), che potrebbero appartenere a una galleria di icone dinastiche, forseesposte sull’Acropoli. Le immagini ideali dell’eroe eponimo attico e dellaPeplophoros Candia-Ludovisi, opere attribuite alla cd. Bottega di Baia, manife-stano la munificentia di Adriano e del suo più ristretto entourage sulla roccaconsacrata ad Apollo.

Appendice documentaria

Un documento d’archivio attesta che nel 1937 alcuni materiali recuperati nellecampagne di scavo precedenti furono trasferiti al Museo Archeologico Nazio-nale di Napoli74.

AU REBOURS. NOTA SU ALCUNE SCULTURE IN MARMO 97

1) Marmo. Testa virile di divinità barbata e con chioma a riccioli spioventisulla nuca e diversi sulla fronte. Copia romana? Frammentata all’estremità delnaso e alla punta dei riccioli. H. max. m 0,315; largh. m 0,225 e m 0,250.

2) Marmo. Testa virile imberbe di uomo maturo mancante del naso. Ri-tratto romano. Lavoro in grossa parte abbozzato. Qualche scheggiatura. H. m0,29; largh. m 0,19 e 0,225.

3) Marmo. Testa virile di giovinetto. Ritratto romano di età augustea. Man-cante di parte del naso. Forse L. Cesare o C. Cesare o Augusto giovinetto. H. m0,29; largh. m 0,185 e 0,220.

4) Marmo. Ritratto virile imberbe di uomo maturo, lavorato a gradina aldisotto del collo per l’incastro di un torso. Manca del naso e del padiglione del-l’orecchio destro. Ritratto romano di età augustea. H. m 0,36; largh. 0,175 e 0,190.

5) Marmo. Testa virile imberbe di uomo giovane. Tagliata dallo zigomosinistro fino all’occipite: lavorata per essere connesso ad un altro pezzo. Lavo-ro in alcune parti abbozzato. La superficie della guancia destra e del padiglionedell’orecchio destro. Ritratto romano di età augustea. Misure h. m 0,265; largh.della parte conservata m 0,22.

6) Marmo. Testa virile imberbe e calva di uomo maturo. Mancante di partedel naso e di quasi tutta la metà posteriore, le orecchie sono abrase. Ritrattoromano. Il mento, la gola, il labbro inferiore sono scagliati. H. m 0,27.

7) Marmo. Testa virile barbata di uomo maturo. Con la punta del nasocorrosa e totale abrasione della superficie di tutta la metà destra. Ritratto roma-no di età traianea. H. m 0,265; largh. m 0,205 e 0,205.

8) Marmo. Testa virile imberbe di uomo maturo. Mancante di tutto il mentoe parte delle guance e della punta del naso, che era lavorato a parte, inserita;corrotto nella parte superiore, manca inoltre tutta la calotta cranica superiore etutto il lato sinistro. Ritratto romano. Misura dalla parte conservata h. m 0,20;largh. m 0,205.

9) Marmo. Testa di divinità femminile lavorata solo nella metà anteriore,con parte del collo scagliato e con il viso completamente corroso. Ha i capellistretti intorno alla testa da una benda che passa dietro le orecchie, rigonfi sullafronte con ciocche sporgenti sulle tempie e sulle guance e due lunghi boccolisul collo. H. m 0,26; largh. m 0,175.

10) Marmo. Testina femminile di Afrodite scheggiata e corrosa nella parteinferiore del viso, nella fronte e nell’orecchio destro. La testa ha i capelli spar-titi sulla fronte e stretti da una benda intorno alla testa, rigonfi sui lati e raccoltiin un nodo sulla nuca. H. m 0,18; largh. m 0,13 e 0,13. (v. ritratto antiquriamflegreo.

11) Marmo. Testa virile barbata. Terzina di divinità (Poseidon) con capellistretti da una benda e spioventi sulla nuca. Mancante del naso e di parte della

7

ELSA NUZZO98

barba a sinistra. H. m 0,225; largh. m 0,150 e 0,120.12) Marmo. Erma bicipite mancante di una faccia di divinità virile (Apollo)

di tipo arcaicistico con triplice serie di riccioli chiccioliforme sulla fronte ediadema, ornato sui lati, dio nudo, boccoli spiraliformi sul lato destro del viso,sul mento e sulle labbra.

13) Marmo. Ermetta bicipite di satirello e sileno barbato. Quasi integra,salvo qualche scheggiatura.

14) Marmo. Ermetta bicipite di Sileno e satirello ridente, alquanto logora-ta e scheggiata.

15) Marmo. Frammento di rilievo romano di arte augustea. Sono conser-vate due teste di littori con fascio e di sacerdote? Forse rappresenta una pompa.Misura della parte conservata h. m 0,20; largh. m 0,26. (150209)

16) Marmo. Frammento di rilievo con testa femminile di divinità con dia-dema e velata. Misura della parte conservata h. m 0,165; largh. m 0,155 e h.max del rilievo m 0,085 (150208).

17) Marmo. Statua di divinità femminile seduta sul plinto, coperto da cu-scino e sostenuto da pilastro di dimensioni 1 al vero. La dea (Anfitrite) indossaun sottile chitone cinto molto in alto sulla vita e al disopra di questo mantelloche le copre anche la testa con i capelli adorni di un diadema. Il viso e buonaparte della superficie della statua sono corrosi. Mancano il braccio destro finoal gomito e il sinistro fino al disotto della piegatura, il piede destro per unametà e parte della base. Sotto i piedi è uno sgabello. Lavoro ellenistico di artedecorativa. H. m 1,18; largh. max m 0,50.

18) Marmo. Statua terzina di divinità maschile seduta (Poseidon), nellostessa posizione e stesso schema della precedente con cui formava una coppia.Il dio è coperto dal mantello che è raccolto sulla spalla sinistra, tiene nelladestra un piccolo delfino poggiato sulla gamba destra. Parte della superficie èlievemente corrosa. Manca il naso, il braccio sinistro, la punta del piede destro,parte della base (lo spigolo e la zampa dello sgabello). Misure: h. m 1,70; largh.m 0,48.

19) Marmo greco. Torso mutilo di divinità femminile con chitone cintoalla vita e ampiamente rimboccato. È una replica dell’Eirene di Cefisodoto.Misura della parte conservata H. m 1,48; largh. m 0,60.

AU REBOURS. NOTA SU ALCUNE SCULTURE IN MARMO 99

1 Di recente: De Rossi 2006; Caputo, De Rossi 2006, pp. 68-70; Malpede 2005; P. Caputoin Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, pp. 419-422; Guardascione 2009, pp. 152-153, fig.6 (calcara).

2 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 375, n. inv. 313869 (Cuma, sala 21); Nuzzo2010, pp. 377-398, in particolare p. 379, fig. 1.

3 La sequenza di kyma ionico, dentelli, gola rovescia nella sottocornice diventa canonicanell’architettura imperiale: De Angeli 1992, nota 554.

4 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 391, n. inv. 241545 (Cuma, sala 22). È segna-lato al numero 127 nell’inventario del materiale archeologico rinvenuto nello sterro della“Grotta della Sibilla” (da intendere come Crypta Romana) e nel “Tempio di Giove” (C 18/8,fasc. 2) (cfr. all. III.29).

5 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 376 (Cuma, sala 21).6 È forse il caso di ricordare che nel 1911 a poca distanza da un “rudere di forma

ottogonale”, a sud del Tempio di Apollo, è stato rinvenuto “un capitello di ordine ionicoper ornamento di pilastro. Di esso avanza la parte anteriore ornata da motivi di mezzi ovolie da una voluta. Lungh. 0,40x0,18”, in marmo bianco. La notizia va correlata a un docu-mento che menziona il recupero, nel 1911, di un frammento di capitello ionico rivestito distucco pertinente alla decorazione del Tempio d’Apollo (h. m 0,65, largh. m 1) in proprietàPoerio (ACN C 18/28: documento n. di protocollo 4130 datato 7/10/1911; nell’anno suc-cessivo si denuncia l’avvenuta scomparsa del rivestimento in stucco: ACN, C 20/2, n. diprotocollo 3034 del 22/8/1912) e nel 1913 di un capitello in marmo bianco di ordine ionico(?), che misura m 0,19 x 0,70 x 0,33 (ACN, C 15/1, n. di protocollo 3447, datato 14/11/1913). Sarebbe opportuno compiere una verifica nei depositi locali, un lavoro arduo, ma chepotrebbe essere agevolato dai numeri di inventario apposti sui singoli pezzi, da confrontarecon quelli riportati nelle librette.

7 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 339, inv. n. 151082 a-d (Cuma, sala 19). Nellostesso contesto furono recuperate anche cornici marcapiano a tralci d’acanto: Museo Archeo-logico dei Campi Flegrei 1, p. 338, inv. n. 151081 a-g (Cuma, sala 19); Nuzzo 2010, pp. 385-386, figg. 12-13.

8 Nuzzo 2007, pp. 350, 359; per gli esemplari urbani: Ungaro 2007, p. 159, fig. 217;Polito 2002, pp. 91-112.

9 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, n. inv. 151072 (Cuma, sala 18).10 Cohon 2004, pp. 83-106.11 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, n. inv. 230793, p. 319 (Cuma, sala 17).12 Cfr. Camodeca 2005, pp. 175-177, fig. 5; Di Re, Pollio 2009, pp. 271-282; cfr. anche M.

Pagano in questo volume.13 Leon 1971, p. 246 (Bügelkymation), p. 271 (astragalo).14 Pensabene 1982, n. 169.15 Leon 1971, pp. 171, 254, 271, fig. 70,1; Hänlein-Schäfer 1985, p.132, tav. 4; Calandra

2000, p. 433, fig. 22.16 Mau 1892, p. 141, fig. 1.17 Leon 1971, p. 169, tav. 68,1.18 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 95 (Cuma, sala d’ingresso 4).19 Cuma, Cripta Romana. Presentano nella sopracornice la sima, solo parzialmente con-

servata, con il profilo di una gola dritta decorata da baccellature, un listello, una gola rove-

NOTE

ELSA NUZZO100

scia ornata da Bügelkymation, che segna la transizione alla corona liscia e al soffitto amodiglioni; nella sottocornice i dentelli che si collocano sotto il piano d’imposta delle men-sole, un kyma ionico, un astragalo ed infine una gola rovescia decorata da Bügelkymation.Un frammento, pertinente alla medesima serie, è conservato a Cuma, nel deposito dellaVilletta Vergiliana, n. inv. 67 (scaffale D, scomp. 1, rip. B, cassetta n. 357: la provenienzadalla Cripta Romana o dal Tempio di Apollo è riportata sulla cassetta).

20 Pensabene 1982, nn. 69-107, 133, 134.21 Pensabene 1982, nn. 8-28, tipi II-III, tavv. 31-33.22 Pensabene 1982, p. 172, 269, 278, tav. 69.3.23 Pensabene 1982, p. 193, tav. 111.3.24 Il pezzo, adespota, differisce solo per la presenza di uno Scherenkymation come

modanatura terminale della sottocornice25 Leon 1971, p. 184, tav. 79.4; von Hesberg 1980, p. 210, tavv. 32.3, 35.1; Pensabene

1995, pp. 356 e 360, fig. 369; Pensabene 1996, pp. 190-191, fig. 3; Calandra 2000, pp. 434-436, nn. cat. 12 a-b, figg. 25-26. Nella sottocornice si susseguono dentelli e kyma lesbio.

26 Nel febbraio del 1914 è recuperata una cornice di coronamento in marmo bianco,leggermente arcuata, intagliata con modanature decorate (dimensioni indicate: m 0,29x 1,73x0,75) e alla distanza di m 1,50 un frammento pertinente allo stesso tipo (ACN, C 15/11).

27 Proprietà Giacomo Poerio, via Cuma 1, s.n. Le cornici, in marmo lunense, presenta-no il profilo leggermente curvilineo e sono profilate con le seguenti modanature (dall’altoverso il basso): una gola dritta, delimitata da listelli marginali, decorata da uno Schrenkymationvegetalizzato; una gola rovescia ornata da un kyma lesbio trilobato; un ovolo con un kymaionico; un listello; una fila di dentelli e una gola rovescia con uno Scherenkymation.

28 Pensabene 1972, pp. 31-33, nota 52.29 Iacobelli, Pensabene 1995-1996, pp. 45-75, p. 51, fig. 8.30 MANN Box 15: nn. inv. 242736, 244718.31 Leon 1971, pp. 245-246 (età augustea).32 Leon 1971, p. 263.33 Gasparri 2007, pp. 17, 21; Petacco, Rescigno 2007; Rescigno 2009b; Foresta 2009.34 Sull’edificio: Coraggio 2007, p. 147.35 Cuma, Foro, s.n. Le cornici di coronamento orizzontale pertinenti all’ordine dei por-

tici presentano le seguenti modanature (dall’alto verso il basso): una gola dritta di corona-mento definita superiormente da un listello e decorata da uno Scherenkymation fitomorfo,un tondino ed un listello che segnano la transizione alla corona e al soffitto lisci; nellasottocornice un listello, una gola rovescia ornata da un Bügelkymation; un ovolo intagliatocon kyma ionico, un listello ed una gola rovescia liscia.

36 Guidobaldi, Balasco, Camodeca 2008.37 Al monopteros sono stati attribuiti dallo studioso alcuni elementi architettonici di

ordine corinzio recuperati nei depositi del Portico d’Ottavia: due capitelli corinzi, unarchitrave a tre fasce con iscrizione dedicatoria, un fregio decorato all’interno da tralci d’acantoe all’esterno da un serto d’alloro sorretto da corna di bucrani, una cornice di coronamentoa modiglioni. La Rocca 1993, p. 22; Bertoletti 2008, pp. 210-211; Vitti 2010, pp. 529-584.

38 Pensabene, Caprioli 2009, p. 110.39 Cfr. Demma 2007, p. 204 ss.40 Miseno: Camodeca 2000; Camodeca 2011c, pp. 374-391; Napoli: von Hesberg 2010,

pp. 44-48; Longobardo, Zeli 2010, pp. 43-44, fig. 20 (capitelli di tradizione tardoflavia-traianea,attribuiti al terzo ordine della scena); Pozzuoli, arco del Quadrivio dell’Annunziata, cuisono riferiti i noti rilievi Berlino-Philadelphia: rilievo con Germano, n. inv. 264910: MuseoArcheologico dei Campi Flegrei 2, p. 83 (Pozzuoli, sala 32).

41 Camodeca 2004, pp. 89-92 (con bibl.); Castagnetti 2004, pp. 133-146. La tabula èesposta nel castello di Baia: Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, pp. 354-355 (Cuma, sala20). Cfr. Gasparri 2009, pp. 131-147, in particolare p. 141.

42 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 380.

AU REBOURS. NOTA SU ALCUNE SCULTURE IN MARMO 101

43 Il ritrovamento è registrato nel Giornale di Scavo 1910 il giorno 25 maggio: ACNC21/2, fasc. 2.

44 Adamo Muscettola 2007, pp. 209-228; Di Re, Pollio 2007, pp. 229-234.45 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, pp. 94-95 (Cuma, sala 3).46 Il pezzo, recuperato durante le ricerche del Centre J. Bérard, è conservato a Cuma, nei

depositi del Foro.47 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 382, n. inv. 150197, 155748 (Cuma, sala 22).48 AE 1927, p. 158. L’iscrizione di età tiberiana, riferita all’acropoli da G. Camodeca, è

stata datata tra il 14 e il 29, anno della morte di Livia.49 L’originale, rinvenuto a Pozzuoli nel 1693, è esposto al MANN, inv. 6780. Museo

Archeologico dei Campi Flegrei 2, p. 33 (Pozzuoli, sala 28, calco in gesso).50 Il 7 dicembre del 1916, a nord del Tempio di Apollo, reimpiegata in un muro tardo, è

stata recuperata una statua femminile del tipo Orante, risalente all’età adrianea: Museo Ar-cheologico dei Campi Flegrei 1, p. 374 (Cuma, sala 21). Il 26 giugno del 1935 presso la cd.Torre Bizantina è rinvenuta una testa virile in marmo, identificata con un ritratto degli inizidel II d.C. Le lunghe ciocche di capelli sulla fronte formano un motivo a tenaglia sul latosinistro, secondo le formule iconografiche del ritratto di Traiano, creato per celebrare idecennalia del regno. Sul ritratto dei Musei Capitolini, inv. 276: Ritratti 2011, p. 272 (G.Colugnati).

51 C. Pomponius Xystus, uno dei membri della plebs degli Augustales di Liternum, consa-cra assieme a C. Pomponius Agon, probabilmente il figlio, un’arula in marmo proconnesio aIuppiter Flazus: Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 303 (Cuma, sala 16). In relazionea CIL X, 3695 e 3695a: Camodeca 2001b, p. 166.

52 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 386, n. inv. 150195 (Cuma, sala 22). ACN, C24/12 (26 giugno 1935): Rinvenimento testa barbuta pertinente ad una statua virile in mar-mo presso lo scavo della torre. Alt. 0,27 x 0,40 m. Lo scavo è stato sospeso, perché il muro dirinforzo alla parete est della torre, fatto in epoca posteriore, poggia su un terrapienopreesistente e che potrebbe essere l’antico piano di calpestio. Attraverso diversi saggi pareche il piano della torre fosse ricavato con lo spianamento della roccia tufacea sottostante econ la colmata si siano superati gli inconvenienti di dislivelli aventi la roccia. La colmata è caottanta cm e su questa, uniformemente, è nato uno strato di calce, di spessore 10 cm, ricava-to probabilmente con marmi, come rilevasi dai diversi pezzi raccolti e di non perfetta cottu-ra. Dal riesame dei documenti non appare accertato il rinvenimento durante lo scavo dellaTorre del ritratto, inv. n. 150193: Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 383 (Cuma, sala22).

53 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 387 (Cuma, sala 22).54 Tra il 5 e 11 giugno del 1911 durante lo scavo, iniziato sul lato occidentale del Tempio

di Apollo, si scoprono le due basi in travertino.55 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 388, n. inv. 150240 (Cuma, sala 22).56 Vatin 1995, pp. 33-41.57 MANN, inv. 153654. Il tipo della c.d. Aspasia, noto da più di 20 repliche, riproduce

un originale datato concordemente tra il 470-460 a.C., ma l’identificazione dell’artista restacontroversa: di recente Gasparri 1995, p. 176, nota 19; Ferrara 1999; Saletti 1999, pp. 68-73,figg. 1-8.

58 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 387, n. inv. 153655 (Cuma, sala 22). È possi-bile ipotizzare che la scultura sia stata rinvenuta nel 1952 nella Crypta Romana assieme alritratto, inv. n. 315392: Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 380 (sala 22).

59 Eck 1999, pp. 76-89.60 Graindor 1934; Oliver 1965, pp. 123-133; Benjamin 1963, pp. 57-86; Spawforth, Walker

1985; Willers 1990; Marotta 1995, pp. 157-167; Jones 1996, pp. 29-56; Romeo 2002; Galli2008.

61 A. Henrichs, in HSCP, 97, 1995, 258-61.62 Kienast 1959-1960, pp. 61-69; Clinton 1989, pp. 56-68; Giraud 1989, pp. 69-78; Antonetti

ELSA NUZZO102

1995, pp. 149-156; Baldassarri 2007.63 Capitelli corinzieggianti di lesena (n. inv. 312251): San Lorenzo Maggiore. Guida al

Museo e al complesso, Napoli 2005, a cura di D. Giampaola, n. 4, p. 18 (E. Nuzzo). Laricerca sull’attività di questa bottega di marmorarii tra l’età adrianea e antonina, di prossimapubblicazione, è stata da me condotta ad Atene, presso la Scuola Archeologica Italiana nel2010.

64 Adamo Muscettola 1994.65 Oliver 1965; Caldelli 2005.66 Dalla collezione del vescovo Rosini nel seminario di San Francesco: Lombardi 2003.

Cfr. Camodeca 2000-2001, pp. 147-175.67 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 378, n. inv. 241462 (Cuma, sala 22).68 Bieber 1933; Guerrini 1959-1960; Denti 1982, pp. 158-174.69 Museo Archeologico dei Campi Flegrei 3, p. 159.70 Musée Archeologique di Thasos, s.n. Recuperata nel Quartier de la porte d’Hermes a

Thasos, presenta un erote sulla spalla sinistra.71 Gasparri 2010, p. 34; Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 357 (Cuma, sala 20);

Foresta 2009, pp. 221-223, figg. 10-11.72 Scatozza 1976, pp. 31-33, tav. VIII, 11.73 ILS 108=Degrassi n. 44 “[...]i, Marti Ultori, Veneri [Genetrici]”. Rives 1994, p. 304.

L’iscrizione è esposta nel castello di Baia: Museo Archeologico dei Campi Flegrei 1, p. 313, n.inv. 3015 (Cuma, sala 17). Significativo il rinvenimento nel Foro di una statua di MarteUltore datata in epoca flavia: F.M. Guardascione, in Studi Cumani 2, pp. 160-163.

74 ACN, C18/8, I fascicolo.

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FINITO DI STAMPARE DALLA

ALFAGRAFICA VOLONNINO LAVELLO

PER CONTO DI

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