Ante, siempre Aragona!, in «Monete Antiche», LXXXII, (Cassino, Luglio-Agosto 2015), pp. 37-42

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i 1 I EL 1 i 1 i i 1 i Monete Antiche BIMESTRALE Di NUMISMATICA CLASSICA E MEDIOEVALE i La serie fusa Roma/Ruota. Nuove proposte. Pescennio Nigro. Un aureo apparentemente inedito, coniato a Cesarea (Cappadocia). I l cristianesimo di Costantino il Grande. Monetazione di Valentiniano III nella donazione Piras del Civico Gabinetto Numismatico di Milano. Imitazioni normanne di un foUis anonimo bizantino attribuito a Romano III (1028-1034). Ante, siempre Aragona! ANNO XIV N. 8 2 LUGLIO/AGOSTO 2015 - € 5,50 0) c g a UJ co O ce u. O Q CD 5? CM CD CD LU (5 O LU _J n o < ce < in < CO LU < _l LU o Q.

Transcript of Ante, siempre Aragona!, in «Monete Antiche», LXXXII, (Cassino, Luglio-Agosto 2015), pp. 37-42

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Monete Antiche BIMESTRALE Di NUMISMATICA CLASSICA E MEDIOEVALE

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• La serie fusa Roma/Ruota. Nuove proposte.

• Pescennio Nigro. Un aureo apparentemente inedito, coniato a Cesarea (Cappadocia).

• I l cristianesimo di Costantino il Grande.

• Monetazione di Valentiniano I I I nella donazione Piras del Civico Gabinetto Numismatico di Milano.

• Imitazioni normanne di un foUis anonimo bizantino attribuito a Romano I I I (1028-1034).

• Ante, siempre Aragona!

ANNO X I V N. 8 2 LUGLIO/AGOSTO 2 0 1 5 - € 5,50

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ANTE, SIEMPRE ARAGONA!

Simonluca Perfetto

Nel recentissimo studio su Francese Ximenis^ le linee di ricerca abbozzate si sono rivelate particolarmente abbondanti, problematica che, per ovvi motivi di sintesi ed ulteriori indagini da portare avanti, non ha consentito di sviscerare in tutti i casi le relative pieghe. Una di esse è quella che si legge nel titolo di questo breve saggio, i l qua­le, a differenza dei miei consueti studi, caratterizzati dalla prevalenza documentale, si basa quasi esclusivamente sull'osservazione numismatica, peraltro guidata dai capisaldi documentaU dell'ultimo quinquennio di ricerca.

Nel citato studio è emerso con ragionevole certezza che gli alfonsini d'oro con palatura dello stemma nel secondo e terzo quadrante vennero coniati sotto Alfonso d'Aragona, mentre quelli recanti la palatura nel primo e quarto quadrante furono emessi sotto Ferdinando I d'Aragona. Tale catalogazione, benché non direttamente docu­mentata, poggia le basi su numerosi elementi storici, economici e contabih^, ma vieppiù i l nuovo cliché è stato pre­scelto all'esito della compilazione di una dozzina di catalogazioni possibili dei sesquiducati conosciuti. Smontando le escluse undici classificazioni, sulla base degli elementi certi, peraltro in possesso di tutti, ora è opportuno svolge­re ulteriori considerazioni nella nuova ottica numismatica.

L a coniazione aurea sotto Ferdinando d'Aragona non si interruppe con gli alfonsini emessi col nome del predecessore e, al di là della serie trionfale coniata a Lanciano con evidente valore simbolico, la striscia aurea pro­seguì attraverso i ducati e i loro multipU, recanti la palatura nel secondo e terzo quadrante a prescindere dalla zecca.

L a chiave di lettura è sin troppo evidente soprattutto grazie all'ultima catalogazione^- la palatura nel primo e quarto quadrante era destinata a coloro i quali non erano ancora legittimati ufficialmente al titolo di re delle Due Sicilie. Non a caso questa partitura dello stemma caratterizza le emissioni di Innico d'Avalos e quelle di Ferdinan­do nelle prime fasi di regno. A l contrario la palatura nel secondo e terzo quadrante caratterizza tutta l'epoca aìfon-sina e i l periodo di sicura sovranità dì Ferdinando sia sotto il profilo militare, sia sotto quello giuridico-feudale, at­tributo quest'ultimo appropriato, in virtii delle connotazioni allodiaU regnicele che qualificavano i l Regno come feudo del re concesso dal Papa.

D'altra parte è interessante notare che nelle monete d'oro con ritratto giovanile di Ferdinando I lo stemma sia sempre portato al dritto, come testimonia la legenda col nome del sovrano che circonda l'arme, proprio perché era importante denotare la partitura tornata identica a quella di Alfonso. Successivamente, nelle monete d'oro con l'effigie del re al dritto, questione ancora una volta distinguibile dalla legenda col nome del sovrano che la circon­da, la priorità non fu evidentemente quella di dimostrare in punto di diritto l'acquisita legittimità sul Regno attra­verso l'esibizione dello stemma, bensì quella di mostrare la supremazia sui Baroni appena sgominati, distinguendo la persona del re sopra agli altri in tutto il Regno.

Legare la legenda al dritto e al rovescio era dunque una questione giuridico-istituzionale, non un affare di accordo tra l'uno e l'altro numismatico sul fatto che il busto del sovrano debba valere o meno, sempre come dritto'*. Del resto è la parola stessa che suggerisce la soluzione: i l dritto, cioè i l diritto^, è un ruolo che va necessariamente assegnato alla faccia della moneta che debba o possa vantare il dritto del caso. Per i numismatici, esperti di monete imperiali romane, starei scrivendo qualcosa di nettamente scontato - si pensi al Mommsen o al Sambon - ma di fat­to esiste una evidente e talvolta pretesa confusione nell'individuazione dei dritti delle monete aragonesi, tendenza

^ Mi riferisco a PERFETTO 2015.

^ Su tutti cfr. il Llibre de Comptes de la seca de Nàpols { A G A R , R E A L PATRIMONIO DE CATALUNA, MAESTRE RACIONAL, Volùmenes, Serie General, 2011, Libro de cuentas de la ceca de Nàpoles, de Francisco Singniere, maestre de la ceca\. lr-60r. Napoli, 22/2/1453-31/8/1454).

^ Mi riferisco a PERFETTO 2015.

Così sembra pensarla TRAINA 1997, p. 60 («Per chi segue rigidamente 11 criterio del nome, abbiamo delle monete con al dritto il busto del Re e delle altre con al dritto lo stemma: il che è veramente un assurdo oltre che fonte di non pochi equivoci»), come se il criterio del nome indicato dalla legenda potesse essere scelto dal numismatico con spirito collezionistico. L'autore poi prosegue, sostenendo, per partito preso, che l'effigie sovrana è più importante dello stemma.

^ TRECCANI.IT: «dritto s. m., ant. - Forma sincopata di diritto, sia nel sign. più propriam. giuridico, sia nel sign. più ampio (il giusto, la giustizia, e sim.): m'avea in ira Assai più là che dritto non volea (Dante); no« è cortesia quella ch'è fatta contra l'onesto e cantra il dritto (T. Tasso); il dritto costituzionale (Leopardi).».

n dritto della moneta è quello da cui promana l'intestazione formale del nome del sovrano che garantisce la moneta e ciò può accadere in relazione alla propria effigie, ma anche più raramente in funzione di quello che garantisce il comando al sovrano.

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confermata da diversi studi^ o da comportamenti concludenti (rappresentazione delle monete 'a dritti invertiti' nei repertori). Tutta la bibliografia che dissocia il senso della legenda dall'effettivo dritto e rovescio prescinde dal dirit­to stesso che la moneta deve recare, affidando a mera questione estetica l'uno o l'altro lato e confliggendo con i normali criteri di lettura della legenda che esigono spesso continuità tra dritto e rovescio. Ovviamente l'assegnazione dei due lati, preventivamente stabilita dall'emittente, assume carattere istituzionale e, rispetto a questo profilo, i l gusto del collezionista è destinato a cedere il passo al piti largo concetto deìVubì moneta, ibi ius, adagio che è ap­plicabile non solo territorialmente tra diverse aree monetarie, ma anche alla ristretta area del tondello.

Segnatamente per il periodo aragonese, l'ordine o comandamento dato in Terracina i l 23 ottobre 1494 da Alfonso I I , prescrizione recante un testo già rivelatosi fondamentale ai fini dell'individuazione delle monete coniate nella zecca di Lanciano, torna utile anche per ricordare quali siano i dritti e i rovesci, giacché i l testo abbina ad ogni rovescio i l motto del caso e lascia a tutti i dritti la legenda col nome del sovrano, titolatura che, essendo sempre identica, non viene indicata nell'ordine. Parlando altresì i l documento di banda et altra banda, alla quale abbinare di volta in volta una legenda, si comprende che, a seconda della situazione, si volesse dare precedenza talvolta al busto talaltra a qualsivoglia allegoria.

Altro concetto è invece quello della determinazione del dritto e del rovescio sotto i l profilo delle metodolo­gie produttive che potevano imporre di invertire le facce nell'incudine, per comodità dell'incisore e dei coniatori^ Tuttavia, mutando l'ordine istituzionalmente impartito dalla legenda sul piano pratico, non si giungeva ad una lettu­ra diversa della moneta, né questo profilo strettamente numismatico poteva superare quello giuridico. Anche i l F i -netti scriveva che «il dritto si attribuisce al lato principale della moneta nel quale generalmente si fa riferimento all'autorità emittente con ritratti, insegne, stemmi o iscrizioni»^, definizione che si tiene in piedi in parte grazie a quel «generalmente», ma soprattutto perché è riferita pressoché esclusivamente alla dimensione produttiva della moneta, la quale, in sede dì lettura, è però orientata dair/ncip/r della legenda col nome del sovrano, a prescindere da busti e rappresentazioni varie.

Richiamati questi basilari concetti, utili anche per lo studio dei privilegi^ e costituenti rilievi che ci possono guidare nella lettura di tutte le monetazioni, nello specifico caso aragonese attinente appunto ad Alfonso e a Ferdi­nando I , bisogna semplicemente capire perché in numerose occasioni sia stato preferito lo stemma al busto, in mo­do da appurare come mai non si tratti di un «assurdo» per dirla con Traina, ma senza pretendere di sovvertire l'ordine recato dalla moneta per giustificare il busto al verso.

Ho già detto sopra della possìbile volontà dell'emittente di evidenziare la propria legittimazione attraverso lo stemma, ma approfondendo ulteriormente le dinamiche aragonesi, ho rilevato che l'anteposizione dello stemma catalano-aragonesa non si verificava solo sulle monete, ma essa caratterizzava anche las divisas del Rey, le suppel­lettili reali, i libri, etc. Dunque esisteva una tendenza studiata a mostrare non tanto i segni del re, quanto queUì della Casa d'Aragona. Ragionevolmente, ciò accadeva in virtii del motto di cui Alfonso si fregiava:

ANTE SffiNPRE ARAGONA, o

ARAGONA, SIEMPRE, AVANTE^^

^ In particolare si rimanda ai trattati generici, nei quali l'indicazione del dritto non è data quasi mai univocamente e non è mai indicata la fiinzione della legenda a termine di orientamento. Ricordo per esempio che, nella presentazione delle monete aragonesi, va a ruota libera il R A S I L E 1984, nonché il PANNUTI, RICCIO 1984, lavori successivamente sommersi dalle monete correttamente prospettate in the plates of GRIERSON, TRAVAINI 1998 (from piate 47 onward). Anche FABRIZI 2010, benché abbia tenuto in debito conto lo schema classificatorio di PANNUTI, RICCIO 1984, non ne segue l'esposizione numismatica delle monete.

In realtà è da dire che il sovvertimento ufficiale del dritto e del rovescio prese corpo da PANNUTI 1973 (pp. 18-19), studio nel quale si pretese di scegliere una convenzione, cioè di derogare arbitrariamente alla volontà sovrana nella scelta del dritto, peraltro riportandosi a BERNAREGGI 1968 (pp. 53-57) , il quale a sua volta scelse come dritto la faccia della moneta con l'effigie del sovrano, a prescindere dalla legenda. Più che il Pannuti, onesto numismatico, meraviglia il Bernareggi, munito di una certa competenza sul diritto langobardo.

Recentemente, nel tentativo di qualificare il dritto esclusivamente in presenza del busto, le considerazioni di questi due autori sono state riprese da Dì RAUSO2010 ,

Cfr. TRAVAINI 2007, p. 169.

^ DaFiNETTi 1987, p. 129. ^ I documenti vanno letti a partire dall'epigrafe (Ferdinandus, etc), non dall'inferirsi dell'inserto esecutoriale (Nobili viro [...]),

complesso diplomatico che paragonato ad una moneta rappresenterebbe rispettivamente il dritto e il rovescio. Del resto la moneta, tra le tante valenze che assume, è innanzitutto un documento di metallo.

10 Cfr. D E OSMA 1909, p. 74. Dunque, non 'avanti Alfonso' ma 'avanti la Casa d'Aragona'

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Sul finire dell'Ottocento, nel descrivere e inventariare la biblioteca aragonese, anche il Mazzatinti aveva ri­portato alla luce l'esistenza di questo motto aragonese:

«La prima pag. è inquadrata da una mirabile miniatura in cui sono rappresentati gli emblemi aragonesi (il libro aperto, l'ara, la montagna d'oro, il ragno che tesse la tela e, nello spazio fra le due col. scritte, il fascio di spi­che e la fascia col motto ante siempre Aragona): nel margine destro, entro a un medaglione è rappresentato un personaggio, con un libro in mano»^^

Tornando allo stemma, portato al dritto delle monete, ne possiamo verificare la compatibilità con quello presente sul manoscritto della biblioteca aragonese cui si riferisce i l motto, libro trasferito in epoca napoleonica presso la Biblioteca di Parigi, e con un'altra arme relativa al periodo di potere consolidato di Ferdinando.

Ciceronis Epistolae^^ Stemma di Ferdinando I d'Aragona^^

• A questi stemmi, identici a quelli battuti sulle monete, si riferisce i l motto de quo. Dunque andavano espo­

sti 'davanti' al sovrano. Sul punto è possibile spingersi oltre nell'ambito della discendenza aragonese, in quanto, sotto Alfonso I I , lo

stemma fu nuovamente portato al dritto e, all'esito di quanto scritto, pare ancora pili semplice spiegarne la ragione. Di certo le condizioni politiche erano nuovamente mutate e la necessità non era più quella di mostrarsi superiore ai Baroni dei tempi rivoltosi, bensì quella di ribadire la preminenza del motto 'ante siempre Aragona', sia in conside­razione della novella successione al trono, sia in vista dell'attuale minaccia francese, problematica dalla connota­zione esterna e dinastica in posizione nettamente diversa da quella baronale. Tutto ciò spiega ampiamente perché, quello che agh occhi di un 'esteta' sembrerebbe soltanto un'arbitraria inversione dei dritti e dei rovesci, rappresenta al contrario la volontà dell'emittente di fornire alla moneta il valore del caso.

Di seguito riporto i principali passaggi dello stemma recato sul dritti e su un rovescio (es. 6) della moneta­zione aurea, metallo di cui solo il sovrano poteva rivestirsi.

Tratto da MAZZATINTI 1897, pp. 49-50. L'Autore potrebbe riferirsi al Ciceronis Epistulae, anche se la segnatura ( B N F , ms lat. 4868} è diversa da quella che cita il D E OSMA 1909 (vd nota successiva), ma allo stesso modo «nel margine inferiore della prima pag. è miniato lo stemma aragonese sormontato dalla corona reale», come effettivamente si verifica sul ms lat, de quo.

B N F , Ms nùm. 8533, en dos tomos. L'immagine è riprodotta in D E OSMA 1909, p. 72. 13 Tratto da BORGIA 2010.

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1. Alfonso I V d'Aragona sesquiducato

Fonte: NAC 57^"^ lotto n. 212

Zecca: Si rimanda a PERFETTO2015, cap. XI^^.

Rif.: CNI38 van;

PR2var.; MIR 53/var.;

2. Ferdinando I d'Aragona sesquiducato

Zecca: Si rimanda a PERFETTO2015, cap. XI.

Rif.: CNI 3/var.;

PR 1/var.; MIR 52/var.:

Fonte: Kunker 258^^ lotto n. 620

3. Ferdinando I d'Aragona sesquiducato

Zecca: Si rimanda a PERFETTO 2015, cap. XI.

Rif.: CNI manca;

PR manca; MIR 52/4;

Fonte: NAC 69 lotto n. 685

4. Ferdinando I d'Aragona ducato

Zecca: Lanciano

Rif.: CNI 24;

PR 5/var.; MIR64/var.; PER 10/var.;

Franca moneda = sobirà i or

Fonte: Felsinea i ^ ^ lotto n. 833

Milano, Numismatica Ars Classica, che si ringrazia molto per tutti gli esemplari ivi presenti. 1^ In considerazione del fatto che il presente articolo è stato inviato alle stampe contemporaneamente a PERFETTO 2015, non ho ritenuto

opportuno inserire le zecche per i sesquiducati, monete che si trovano ivi più diffusamente catalogate e documentate. 1^ Fritz Rudolf Kunker GmbH & Co. KG , Osnabruck" thanks to „Lubke & Wiedemann, Stuttgart"

Bologna, Numismatica Felsinea, che si ringrazia molto.

40 M O N E T E A N T I C H E n. S2 - Luglio/Agosto 2015

Fonte: NAC 35 lotto n. 160

Fonte: Aureo & Calicò 218-2'°, Caballero de las Yndias lotto n. 710

Fonte: NAC 57 lotto n. 221

In via conclusionale, gli stemmi, nelle prime fasi aragonesi, vennero esibiti al dritto delle monete non solo in ossequio al motto 'ante siempre Aragona', ma anche per comunicare lo status sovrano attraverso le partiture. Se a ciò si aggiunge che la conquista del Regno di Napoli fu conseguita grazie alla cooperazione della consocia­zione degli stati catalano-aragonesi e al forzato consenso angioino all'uopo inquartato nello stemma, risulta ancor più evidente che la Corona avesse un pressante interesse ad imprimere i l proprio stemma sul lato principale della moneta, cioè il dritto^^

^° Barcelona, Aureo & Calicò, che si ringrazia molto. 1^ Per questo breve studio ringrazio Davide Fabrizi per la sua disponibilità nonché la Biblioteca 'Ettore Paratore' dell'Università di

Chieti.

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B I B L I O G R A F I A

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