Prove di welfare locale. La costruzione di livelli essenziali di assistenza in provincia di Cremona
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122VARIAZIONE DEI LIVELLI MARINI NELLA LAGUNA DI VENEZIA
DEDOTTI DAI DATI ARCHEOLOGICI
(*) - Equipe Veneziana di Ricercadi E. Canal e S. Cavazzoni (*)
Si ritiene che l’area lagunare veneziana di tipica formazione fluvio-ma-
rina, e quindi soggetta a fenomeni di subsidenza, si presti tuttavia ad una
ricostruzione dell’andamento dei livelli marini. L’assunto si basa sulla
considerazione che i livelli antropizzati delle varie epoche (databili per
via archeologica o mediante radiocarbonio) giacciono sulle superfici
abitabili delle contemporanee barene (Favero 1983), ad una quota cioè
strettamente legata all’escursione di marea. Strutture di tipo abitativo,
pubblico-amministrativo e cultuale venivano evidentemente costruite su
livelli esenti dagli allagamenti delle alte maree, mentre gli edifici portuali
ed in particolare quelli di alaggio giacevano a quote poco superiori al li-
vello medio marino.
L’abbassamento del suolo che ha interessato l’area lagunare, nel perio-
do in esame, e’ risultato da precedenti studi (Gatto, Carbognin 1981) do-
vuto al duplice processo di subsidenza ed innalzamento marino. Il tasso
di subsìdenza medio calcolato su dati geologici per gli ultimi 2000 anni
(prescindendo dal rapido abbassamento dovuto all’estrazione di acque
dal sottosuolo nel periodo 1930-’70) è risultato di circa 0,4 mm/anno per
l’area veneziana.
In questo studio si sono utilizzati i livelli dei siti archeologici lagunari e
il riferimento a due stazioni archeologiche della costa triestina, (di
un’area cioe’ ritenuta stabile nel periodo in esame) per calcolare eventua-
li tassi di subsidenza diversi da luogo a luogo.
Determinati i tassi di subsidenza si sono ricostruiti i livelli marini ba-
sandoli anche su documenti di archivio, riferimenti storici e letterari che
tuttavia vengono citati soltanto laddove i dati numerici risultino scarsi.
Considerazioni metodologiche
Si sono determinate le quote dei livelli dei siti archeologici con riferi-
mento al caposaldo della rete altimetrica dello Stato “Genova 1942” por-
tata a Venezia dal’I.G.M. nel 1968 e coincidente a meno di un cm. con il
l.m.m. di Venezia nel periodo 1964 - 73. (S. Cavazzoni, 1977).
Delle più di cento stazioni archeologiche lagunari (E. Canal 1998) non
tutte hanno potuto tuttavia essere utilizzate. In molti siti la situazione al
momento del rinvenimento o la successiva evoluzione del sito stesso, ren-
devano evidente l’avvenuta o ancora presente variazione dei livelli di
giacitura per effetto di fenomeni di “scivolamento” degli strati interessati
dal deposito archeologico. Il caso più eclatante si è verificato a S.
Leonardo in Fossa Mala dove i livelli delle fondazioni e dei pavimenti
della chiesa e del monastero benedettino dell’ Xl sec. sono stati soggetti a
grandi sconvolgimenti causati dal moto ondoso generato nell’adiacente
cosiddetto “canale dei petroli” scavato negli anni ‘60. Nel 1975 infatti il
piano di calpestio della chiesa era inclinato verso il canale di 3 – 4° e la
profondità massima era di 0,70 m..
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Nel 1995 tale profondità era di 2 m. Le fondazioni di un edificio vicino
alla chiesa che nel 1975 erano state rilevate a -0,70 m, nel 1995 erano
scese a circa 4 m di profondità. Il fenomeno è stato osservato per oltre
vent’anni e sembra consistere di due componenti: a) il dilavamento super-
ficiale della velma ai margini del canale per effetto del moto ondoso e
delle maree; e b) lo svuotamento dai limi degli strati di sponda del canale
anche per l’effetto della compressione da parte degli strati superiori. Il
fenomeno, anche se non di tale intensità, è riscontrabile in svariate altre
stazioni, ove l’azione del moto ondoso non si associa sempre alla presen-
za di canali profondi.
Sulla base di numerose indagini effettuate anche su altri siti
archeologici si può affermare che l’azione erosiva del moto ondoso può
determinare una traslazione di livello, attraverso un processo di erosione
del terreno d’appoggio e un successivo scivolamento delle fondazioni non
ancorate in profondità da palificata, fino ad un livellamento orizzontale
ad una quota che nella fase attuale delle ricerche non è quantificabile con
precisione (G. Shmiedt, 1972. F. Ricci Lucchi, 1980). Per evitare di in-
correre nel rischio che i livelli presi in considerazione siano stati oggetto
di simili processi di abbassamento, sono stati prescelti siti che, in base
all’indagine archeologica, non presentano tale inconveniente perché co-
struiti e mantenuti lontano da margini di riva cioè ben all’interno di aree
emerse. I siti che presentano questa caratteristica sono purtroppo ancora
pochi per cui le conclusioni da questi dedotte dovranno in seguito essere
confermate alla luce di ulteriori indagini archeologiche.
Un’altra considerazione che si premette all’esposizione di questa ricerca
e che potrebbe essere sviluppata in altra sede è il quesito circa le condi-
zioni fisico-ambientali che hanno consentito la formazione dei suoli abi-
tati e la relativa cronologia. Si formula l’ipotesi che fenomeni di lento au-
mento del livello marino abbiano provocato la crescita verticale delle
barene e che un successivo rapido abbassamento del livello del mare stia
alla base della conservazione di questi livelli, i quali conseguentemente
avrebbero poi offerto quelle platee emerse dove sarebbero sorti i primi
insediamenti di cui qui si parla.
Metodi di indagine e risultati.
Le stazioni archeologiche utilizzate ai fini della ricostruzione dell’anda-
mento delle variazioni del livello del mare negli ultimi 2000 anni sono
18, di cui 2 giacciono sul bordo interno lagunare (Sacca alle Case ed
Altino), 6 sono localizzate nella laguna nord ove i processi di modifica-
zione ambientale sembrano dovuti essenzialmente a cause naturali, 10 in
Venezia ove, oltre ai sìti archeologici di S. Pietro e Cannaregio nord, si
sono presi in considerazione i livelli medi dei “porteghi” originali di 5
gruppi di palazzi (bizantini, tardo bizantini, gotici, rinascimentali e sette-
centeschi) per un totale di 80 palazzi (Dorigo, 1983) e un pavimento del-
la retrocripta della Basilica di San Marco (datata all’829 A.D.) (Dorigo
1983).
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Tutte queste stazioni presentano una continuità di frequentazione
abitativa o quantomeno di area emersa tale da escludere fenomeni di este-
so abbassamento del suolo causati da azioni erosive per abbandono ed
alcune (S. Lorenzo scavo II e scavo IV) forniscono una sequenza di livel-
li abitati che coprono un arco di tempo di più di mille anni (Canal et alii
1989).
Le sequenze dei livelli sono costituite da piani pavimentati o di calpestio
di uso abitativo e, talora, da piani di approdo, di battigia e di riva.
Al problema della determinazione del franco altimetrico è stata dedicata
una speciale attenzione sia con varie ed appropriate misure dirette sia uti-
lizzando informazioni provenienti da documenti d’archivio o da antichi
progetti di fabbriche e ponti nella città di Venezia.
In particolare per l’epoca romana tardo-antica si sono utilizzati i dati
degli scavi stratigrafici effettuati nell’isola di S. Lorenzo di Ammiana
(laguna nord) in cui sono contemporaneamente presenti livelli abitativi,
di alaggio e di battigia. La battigia è quella fascia di riva inclinata di ~
8° soggetta all’ escursione di marea e in cui si distribuisce il bittium
reticulatum. Attribuendo ai livelli medi delle strutture di alaggio per bar-
che la quota di 20 cm, ancora attualmente in uso, il livello medio della
fascia di bittium reticulatum è risultata coincidente col livello medio
mare, come d’altronde risulta ancor oggi da varie misure effettuate in la-
guna. Rispetto a questo livello le quote dei piani di calpestio esterni e i
piani abitativi sono risultati rispettivamente di cm 130 e cm 150 circa.
I valori assunti sono stati confermati da livelli di riva (rinforzi lignei di
antiche sponde di canali realizzate in vimini intrecciati), strutture di sali-
ne, peschiere, etc. Questi valori di franco altimetrico sono risultati validi
anche per l’epoca medioevale avendo proceduto con lo stesso metodo sui
livelli degli scavi stratigrafici di Venezia Cannaregio, San Giobbe, San
Pietro di Castello e nelle isole lagunari di Murano, Mazzorbo, palude di
Burano, etc.
Per l’epoca moderna (sec XVIII) si sono utilizzati i segni della lettera
“C” rappresentante il livello di “comune alta marea” incisi alla fine del
secolo XVIII sulle murature esterne di palazzi e abitazioni prospicienti i
canali di Venezia. Un centinaio di misure, di cui 20 sono relative a co-
struzioni del secolo XVIII, forniscono per i pavimenti dei “porteghi” un
valore molto vicino a quello proposto di cm 150.
Un primo fondamentale confronto tra livelli abitativi lagunari
coevi di epoca romana lungo la direttrice che va dal bordo interno
lagunare al litorale ha consentito di quantificare i diversi tassi di
“sprofondamento”. DaI profilo altimetrico di tali siti pressoché coevi ri-
sultano variazioni di profondità tanto maggiori quanto più spesso è lo
strato di sedimenti olocenici (“recenti”) sottostante, cioè al di sopra del
livello del caranto (Favero 1983), ad eccezione del sito posto sulle sabbie
litorali, suoli dotati di scarsa comprimibilità. Si sono rilevate differenze
dei tassi di sprofondamento di 0,6 mm/anno tra bordo interno e centro
lagunare e di 0,2 mm/anno tra bordo interno ed esterno che sono state at-
tribuite alla diversa “subsidenza superficiale recente” cioè alla
compattazione dei depositi sedimentari di diverso spessore e compressi-
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(1) con: livmt
= livello medio marino al tempo t
liva = livello di giacitura attuale
fr.al = franco altimetrico proprio
coeff. sub = coefficiente di subsidenza proprio
t = tempo trascorso sino ad oggi.
bilità in condizioni di carico dovuto alle antiche edificazioni. Poiché in
corrispondenza dei siti sul bordo lagunare il caranto affiora o si trova a
piccola profondità si ritiene che lo sprofondamento quivi sia da attribuir-
si ad una eventuale “subsidenza profonda” cioè relativa agli strati
sottostanti il caranto (e forse comuni all’entroterra lagunare) oltre che
naturalmente all’innalzamento del mare.
Per quantificare il valore di tale “subsidenza profonda” si sono confron-
tati i livelli dei siti di bordo lagunare con livelli coevi di due stazioni
archeologiche sulla costa triestina, che per l’arco di tempo in esame è
considerata “stabile”, porto Cavana di Trieste e una villa romana di
Barcola, dotate di precisi riferimenti altimetrici (Maselli Scotti 1994;
Puschi 1896-97).
Dal confronto è risultata una differenza di livello di circa 40 cm in
~2000 anni corrispondenti ad un tasso di subsidenza intorno a 0,2 mm/
anno. Nell’ipotesi di un andamento lineare nel tempo della subsidenza, al
fine di ricostruire l’andamento dei livelli marini si sono quindi applicati
alle quote dei 40 livelli lagunari della Tavola I coefficienti di subsidenza
pari a:
• 0,2 mm/anno per le stazioni di Sacca alle Case ed Altino poste sul
bordo interno lagunare.
• (0,2+0,6) mm/anno = 0.8 mm/anno per le 8 stazioni poste a distan-
za intermedia tra bordo interno ed esterno (Motta S. Lorenzo, S. Cristi-
na, Torcello e S. Erasmo).
• (0,2+0,2) mm/anno = 0.4 mm/anno per la stazione di Lio Piccolo
situata sulle sabbie dell’antico litorale.
• Per l’area veneziana, che tra gli anni ‘30 e ‘70 è stata soggetta al
rapido abbassamento di ~10 cm di quota per estrazione di acqua dal
sottosuolo, si è calcolato un tasso di subsidenza che prescinde da tale fe-
nomeno confrontando i livelli veneziani, aumentati di 10 cm, con livelli
coevi di S. Lorenzo in laguna nord. Ne è risultato un coefficiente medio
di 1,2 mm/anno per i palazzi ed altri edifici di grande mole e di 0,8 mm/
anno per le aree soggette a carico ridotto.
Dalle quote di giacitura attuali si sono cioè dedotti i livelli marini delle
varie epoche secondo l’equazione:
livmt
= liva - fr.al + coeff.sub x t (1)
Con i livelli così elaborati (Tav. 1) si è costruito il grafico
dell’andamento temporale dei livelli marini in cui, nei periodi più scarsi
di dati, si sono riportate anche sei citazioni di documenti di archivio indi-
cate con Dn, ove n= 1 ... .6. (Fig. 1).
I dati sono stati elaborati per ottenere una rappresentazione sotto forma
di Q-spline.
Una conferma dell’andamento oscillatorio dei livelli marini viene anche
dal grafico degli spessori degli strati di riporto rilevati in quattro stazioni
(Fig. 2): i riporti sono infatti in coincidenza temporale con gli
innalzamenti marini ed i periodi di persistenza di quota dei suoli abitati
con le fasi di stabilita’ o abbassamento.
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Nel grafico si rileva anche una costanza relativa agli spessori di riporto
dell’ordine di 30 - 50 cm (Bonardi et alii, 1999).
Una conferma parziale, in quanto relativa ad un periodo di soli tre seco-
li e mezzo, proviene anche dagli scavi di Concordia Sagittaria posta sul
bordo dell’antica laguna di Caorle (Fig. 3) (V. Gobbo 1966, comunica-
zione orale).
Infine per inquadrare lo studio in un più ampio contesto e per un utiliz-
zo dei dati archeologici anche preistorici, ci si è proposti di elaborare an-
che un grafico rappresentante un possibile andamento qualitativo del li-
vello del mare per un periodo di 7000 anni. Gli inputs consistono nella
presenza più o meno diffusa di siti dotati di reperti, principalmente nel-
l’area perilagunare di Altino, ma anche di siti isolati nella laguna nord ed
in Venezia stessa (palazzo Coccina Tiepolo e Fondaco dei Turchi)
(Canal, 1998).
Ai numerosi reperti consistenti in punte di freccia, raschiatoi, grattatoi,
pugnali del Vl-V millennio a.C. (neolitico) seguono parziali presenze di
manufatti intorno al 3500 a.C. ed al 1500 a.C. per poi passare ad una
consistente presenza di reperti soltanto in epoca paleoveneta, VI-II sec
a.C., rappresentati anche da ceramiche di importazione (attica) testimo-
nianti traffici commerciali marittimi in atto. Nell’ipotesi che ad
insediamenti diffusi corrispondano bassi livelli marini, ad insediamenti
sporadici, spesso su dossi, livelli marini intermedi e alle cesure
insediative alti livelli marini si è costruito il grafico in figura 4.
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Fig. 2: andamento e consistenza temporale degli
interventi di riporto in quattro siti lagunari, relativi
a periodi parzialmente coincidenti. Ciascun
riporto è contemporaneo ad una fase di crescita
del livello del mare ed i periodi di persistenza di
quota coincidono con fasi di stabilità o
decrescita.
Fig. 3: confronto fra due situazioni equiparabili
con evidente rialzamento del suolo di pari valore.