Post on 21-Feb-2023
SIIPE
Corso di specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia Eriksoniana - II anno
Postura ed Ipnosi(considerazioni preliminari)
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Tesi del II Anno del Dr. Alessandro Fedi
INTRODUZIONE
La postura è sempre più oggetto di ricerche e studi.
Le controversie metodologiche risiedono principalmente nel fatto
che è un campo traversale a molte discipline come neurofisiologia,
la psicofisiologia, la chinesiologia, l’ortopedia,la medicina e la
terapia riabilitativa, la clinica psicosomatica,l’odontoiatria,
l’oculistica, la vestibologia etc.
In molte delle definizioni proposte è infatti possibile
rintracciare una veduta di parte, riduttiva. Solo a titolo di
esempio se ne riportano alcune:
1) La postura è la capacità del nostro corpo di assumere e
cambiare posizione nell'ambiente di vita. 2) La postura umana è
l'assetto tridimensionale spaziale dei vari piani e segmenti del
corpo somatico. 3) La postura è la posizione che il corpo assume
per controbilanciare la forza di gravità in una situazione di
riposo o in movimento. 4) La postura è la posizione che il corpo
assume per controbilanciare la forza di gravità in una situazione
di riposo o in movimento. 4) La postura è la posizione che il
corpo assume sia da fermo che in movimento. 5) La postura è la
posizione che il corpo assume nella vita di relazione ed è
corretta quando le varie parti del corpo si dispongono in maniera
fisiologica. 6) La postura è la disponibilità e la capacità di una
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persona di mettere in relazione le varie parti del corpo in modo
da assicurare ora e per il futuro la massima efficienza nella
funzione comportamentale e nel funzionamento psicologico. 7) La
postura è la scienza del corretto allineamento e della corretta
gestione motoria del corpo umano in rapporto alla forza di
gravità. 8) La postura é la sinergia con cui le varie parti del
corpo nella loro interezza psicofisica concorrono all'attuazione
di qualsiasi gesto. 9) La postura è il linguaggio non verbale del
soggetto. 10) La postura è ciascuna delle posizioni assunte dal
corpo contraddistinta da particolari rapporti tra i diversi
segmenti somatici.
Già nel 2000 Scoppa (1) lamentava come lo spazio dedicato allo
studio degli aspetti psicologici nel campo della posturologia
fosse insufficiente ed incerto nei suoi confini, malgrado gli
aspetti psicosomatici della postura costituiscano quasi un luogo
comune nei detti della saggezza popolare. Portarsi il mondo sulle
spalle, fare le spalle tonde, sentirsi schiacciato dalla
responsabilità, farsi avanti, chinare il capo, etc. sono
locuzioni descrittive di un atteggiamento posturale che trova
riscontro in atteggiamenti psicologici. Il monismo di Lakoff,
quello di altri studiosi contemporanei e gli studi più recenti di
neuroscienze sembrano porre fine definitivamente al dualismo
cartesiano mente-corpo.
L’importanza degli stati psicoemotivi sull’atteggiamento
posturale e sulle conseguenze che questo può comportare in termini
di messa in tensione neuromuscolare e osteotendineoligamentosa
con tutte le implicazioni patologiche conseguenti è quindi
meritevole di studi approfonditi in un ambito interdisciplinare in
3
cui la psicologia deve rientrare a buon diritto in modo paritario
con gli studi biomeccanici di cui c’è messe più abbondante di
pubblicazioni. Ma non è l’unico aspetto di questa tematica.
Sarebbe ancora una volta riduttivo indagare in una solo verso di
direzione questo rapporto: è tuttavia ancor meno indagata la
qualità e tipologia di un reverse, ovvero di un cambiamento
positivo psicologico in soggetti sottoposti a trattamenti
manuali fisioterapici o medici.
Questo scritto non intende essere una rassegna completa dello
stato dell’arte in materia e, aderendo ad una teoria mente-corpo
monistica, piuttosto vuole riportare le rilevazioni personali del
sottoscritto su quanto esiste pubblicamente in materia e sulla
propria sia pur limitata esperienza, rilevando un aspetto
particolare ovvero l’elicitazione non prevista di cambiamento
psicologico in termini positivi eriksoniani in pazienti trattati
esclusivamente o per lo meno preponderantemente per problematiche
somatiche in ambito posturale.
Nei propri pazienti l’approccio metodologico dell’autore è stato
basato esclusivamente su terapia manuale e in ogni caso il
contratto terapeutico era esclusivamente medico. Inoltre il canale
di comunicazione è stato esclusivamente cinestesico, non potendo
tuttavia escludere qualche complemento verbale sfuggito alla
coscienza dell’operatore, in trance anch’egli in momenti focali
della terapia.
Per chiarezza interdisciplinare, pur essendo questo scritto
elaborato per la SIIPE, verranno usati anche termini propri della
medicina e dell’odontoiatria, dandone spiegazione del
significato. Infatti l’esperienza personale proposta è quella
propria di un’attività professionale interdisciplinare , in primis4
stomatognatica ( problematiche dello STOMA o bocca e del GNATOS o
mascella), conseguentemente posturale globale in visione
olistico-sistemica e quindi anche psicologica sulla base di
quanto suddetto.
I PROLEGOMENI sulle terapie posturali
Il sottoscritto esercita privatamente nel proprio Studio di
Odontoiatria e di Ortognatodonzia in cui l’attività di gnatologo è
personalmente condotta con cura ed attenzione da almeno 25 anni.
La Gnatologia è quella parte della Odontoiatria che nell'uomo
studia, in fisiologia e patologia, le funzioni della mandibola
(masticazione, deglutizione, fonatoria, posturale) e pertanto
studia i rapporti tra le ossa mascellari, i denti, le
articolazioni temporo-mandibolari di destra e sinistra, i muscoli
che muovono i mascellari, il sistema nervoso e la lingua.
Tale definizione , sempre valida sensu stricto, si è
opportunamente già da qualche da tempo estesa. Vediamo per esempio
la definizione che ne dà il Prof. Mario Molina nella introduzione
al proprio manuale (2) ≤ Per "Gnatologia" si intende lo studio di
tutti gli organi o apparati che dal lato fisiologico o patologico
possono essere collegati all'occlusione dentaria≤.5
È una definizione dunque più ampia, redatta da uno studioso
tradizionale della materia e nella quale si dà spazio a
correlazioni con molti altri organi o apparati: la funzione
linguale, la respirazione polmonare, la cosiddetta respirazione
cranio-sacrale (termine di Scuola osteopatica: la respirazione
cranio-sacrale o "movimento respiratorio primario"indica il
presunto movimento ritmico di espansione e flessione delle ossa
del cranio[The cranial bowl ed. originale 1939 trad. italiana La
sfera craniale ed 2004 per i tipi di Futura), la deglutizione
mediata dall'osso ioide con i muscoli lo collegano con mandibola,
le ossa temporali del cranio, il manubrio dell'osso sternale, le
clavicole, le prime coste toraciche, le scapole, le vertebre
cervicali.
In realtà non è ancora a nostro parere una definizione esaustiva.
Nel 2004 il sottoscritto, nel tentativo di sintetizzare quanto gli
appariva ormai evidente nella sua clinica e in quanto confrontava
con altre discipline come la chiropratica e l’osteopatia nonché
nelle sue letture dilettevoli di psicologia elaborò la seguente
definizione: “La postura è l’espressione somatica della relazione
della persona con la propria interiorità e con l’ambiente”, dove
per interiorità intendeva l’aspetto recondito dello psicosoma: la
Psiche.
Con questa definizione si intendeva allora uscire dal paradigma
riduzionista e meccanicistico degli gnatologici classici ed
entrare in un ottica sistemica ponendo bene l’accento su tre
postulati
1) la postura corporea è una funzione integrata individuale su cui
psiche, soma e ambiente esterno agiscono con un enorme numero di6
variabili. L'analisi completa ed esaustiva (che può rimanere
l’obiettivo teleologico di alcune ricerche, ma non della clinica
quotidiana) di tutte le variabili è attualmente IMPOSSIBILE.
2) un professionista seriamente impegnato in questa clinica col
suo buon corredo di semeiotica medica magari coadiuvata da
un’analisi strumentale veloce, economica e sufficiente può
evidenziare le variabili geometriche più importanti in confronto
ad una norma statistica ed intervenire positivamente.
3) è infatti POSSIBILE sempre migliorare la postura individuale
con un appropriato intervento loco regionale, ma per ottimizzarla
in modo stabile occorre indispensabilmente la collaborazione del
soggetto: questi si dovrà impegnare personalmente nel percorso
terapeutico suggerito e non pretendere di essere solamente
"aggiustato" sui denti, sui piedi o in altri punti. E' importante
che il paziente assuma nel livello cosciente l'obiettivo salute
come parte della propria individuazione.
Le espressioni “nel livello cosciente” e ”individuazione” di
derivazione Junghiana sottolineavano quanto ritenevo allora, e
cioè che il paziente dovesse assumere oltre ad una forte
motivazione personale anche la comprensione razionale dello
schema corporeo distorto e di come modificarlo per addivenire ad
una riposturazione in cui identificasse la sua nuova immagine
corporea per una correzione stabile. In realtà fino allora non
aveva potuto constatare che innumerevoli fallimenti nella costanza
dei risultati. I pazienti venivano trattati polidisciplinarmente e
nonostante dei miglioramenti temporanei e malgrado una intensa7
rieducazione ginnica recidivavano costantemente, sia pur con
frequenze variabili. La stabilizzazione dei trattamenti era un
miraggio.
Esercitava allora e da tempi precedenti come collaboratore nel
mio studio un chiropratico di scuola canadese che si occupava dei
suoi propri pazienti oltre che dei miei riferiti. Inoltre talora
“aggiustava” i componenti del personale di studio per dolori
abbastanza periodici come cefalee, cervicalgie e lombalgie .
Capitò così che, portato ormai dall’esperienza imitativa e dagli
studi teorici a esercitare autonomamente terapie manuali globali
me ne occupassi alternativamente anch’io constatando la netta
differenza di durata del risultato positivo, di pochi giorni e di
alcune settimane rispettivamente tra il suo e il mio operato.
Imputai allora il miglior risultato ad una maggiore attenzione da
parte mia al distretto stomatognatico e cominciai a rivolgere un
approccio misto manuale globale e gnatologico personalmente ad una
platea sempre più allargata di pazienti con soddisfacenti
risultati nella durata del miglioramento che mi premuravo di
controllare con la compilazione da parte pazienti, ad ogni seduta,
di questionari di autovalutazione.
Fu in quel periodo che mi accorsi di un fenomeno che non sapevo
spiegarmi e che addirittura mi inquietava: nel caso in cui non
riuscissi subito ad individuare i distretti da manipolare (in
questa sede rinuncio per la tematica proposta ad approfondire le
modalità di manipolazione) in base agli schemi teorici delle
cascate posturali classiche, chiudevo gli occhi e mi appellavo a
quello che avvertivo come una “guida istintiva” che mi portasse
ad esprimere nella giusta intensità il contatto manuale e nella
giusta localizzazione e direzione la manipolazione somatica.8
Questo metodo funzionava bene, tanto che col tempo mi ci abituai
e lo utilizzavo tutte le volte che lo reputavo necessario, ma non
smisi mai di chiedermi di che si trattasse. Non intendevo cedere
ad interpretazioni spiritualistiche malgrado letture di questo
tono come per esempio (3) Mani di luce di Barbara Brennan, un
fisico sensitivo americano, o di tono misto tra lo spiritualismo
e la psicologia come un testo (4) di John Pierrakos , psichiatra
allievo di Reich e collega di Lowen nonché fondatore della Core-
Energetics , non mancassero nella mia biblioteca.
Fatto sta che i miei pazienti ( sottolineo che si trattava di
pazienti giunti alla mia attenzione per problematiche gnatologico-
posturali ) si addormentavano spesso profondamente durane la
terapia manuale ed io attribuivo questa fenomenologia allo stato
di quiete ambientale e al ristoro dallo stress da cui sembravano
essere affetti: insomma un sonno riparatore dalle fatiche mentali
quotidiane in una situazione che lo rendeva possibile . E stavano
bene, almeno sensibilmente meglio, per lungo tempo.
Dalla mia prima constatazione di questa fenomenologia così
particolare sono passati dieci anni in cui ho avuto modo do
aumentare il mio grado di conoscenza delle terapie manuali e di
apprezzare i seguenti argomenti , che ci verranno in soccorso
per una comprensione della facilità con cui si può verificare ed
essere in vario modo teorizzata una embricazione della terapia
manuale con terapia psicologica, per quanto generalizzata e non
chiarita mai nosograficamente.
9
Terapia chiropratica :
Alla base della chiropratica , scienza riconosciuta in larga parte
del mondo come disciplina medica autorevole e negli USA equiparata
alla Medicina, c’è una filosofia in cui albergano tra gli altri
questi principi:
1.Tutti siamo dotati di una INTELLIGENZA INNATA NATURALE.
2. Un’intelligenza che si occupa di noi e ci guarisce quando ci
ammaliamo.
3. Un’intelligenza che mantiene ARMONIA ed EQUILIBRIO.
4. Una intelligenza che ci permette di CRESCERE, ADATTARCI e
PROSPERARE.
5. Questa intelligenza naturale, in Chiropratica si chiama
INTELLIGENZA INNATA.
6. L’intelligenza innata controlla e coordina le nostre funzioni
corporee: 24 ore al giorno,
7 giorni su 7 , ogni giorno della nostra vita.
7. In ogni essere vivente c'è un’intelligenza innata che indica la
strada verso la salute
“Mutatis mutandis” rimane il fatto che “Nomina sunt consequentia
rerum”. E’ facile riconoscere negli attributi dell’intelligenza
innata le connotazioni dell’inconscio positivo eriksoniano.
Alla base pratica della professione chiropratica c’è sempre
stato storicamente invece l’intervento sulla sublussazione
10
vertebrale: “la sublussazione vertebrale è (secondo il Presidente
dell’Associazione dei chiropratici francesi Dr. Ahmet Ralph Belig)
un’alterazione funzionale di una o più vertebre che può produrre
disturbi di compressione alle radici nervose, oppure molto più
spesso può essere associata a una tensione meccanica anomala del
midollo spinale e del cervello( n.del r. : tensioni meningee).
Queste sublussazioni vertebrali avvengono quando il sistema
nervoso non è in grado di gestire e di rilasciare completamente
l’energia e l’informazione, contenute in traumi fisici, situazioni
tossiche, stress mentali ed emotivi. Si possono considerare come
parte di un adattamento generale che diminuisce la flessibilità e
l’adattabilità dell’individuo.( n.del r. concetto mutuato da Hans
Selye :”The stress of life”). Perché succede questo? Si pensa, ed
è probabile che le informazioni troppo conflittuali per essere
accettate dal nostro cortex cerebrale, vengono reindirizzate verso
altri centri nervosi ( es. sistema limbico….) dove possono
acquisire una carica emotiva, con il risultato finale di un
accumulo di tensione meccanica nel corpo (n.del r.: e’ una
accettazione della teoria di Vittoz)”.
Secondo quindi i chiropratici più evoluti l'aggiustamento è
determinato dalla risposta del corpo al tocco effettuato che il
chiropratico applica in modo leggero o più deciso, a seconda delle
necessità. Continua il Dr. Belig “Ma come può un tocco così
leggero, correggere la sublussazione e la forte tensione che
esiste nel corpo? La verità è che l’aggiustamento non corregge la
sublussazione, ma permette al "cortex cerebrale" di porre
attenzione ad una situazione di distorsione che non identificava
più, per poi auto correggersi utilizzando il respiro e vari
11
movimenti muscolari. L’integrità funzionale della colonna
vertebrale e del sistema nervoso, garantisce sincronie e sinergie
nel lavoro delle parti del nostro corpo”.
Come si può non riconoscere un appello ad una risoluzione
autonoma attraverso l’inconscio delle problematiche somatiche di
ciascun individuo? E come può avvenire tutto ciò?
METODO DI COURCHET (LA RESPIRAZIONE DINAMICA RILASSANTE - R.D.R.)
E’ un metodo di rieducazione psico-motoria che nasce per
rieducare l'insufficienza respiratoria cronica. ne ampia gli
indirizzi e le indicazioni con esercizi dinamici, muscolari e
fasici (il recupero in rilassamento completo. Negli esercizi,
effettuati in ortostatismo, da seduti ed in decubito orizzontale
(i tre decubiti della vita, secondo l'Autore), vengono coinvolti
essenzialmente i muscoli del collo, della spalla, del bacino e del
tronco. Il metodo, che il suo creatore ha definito "psico-
ventilatorio", va appreso in un programma da svolgere nell'arco di
due mesi, attraverso fasi successive ed in parte concomitanti di
rieducazione respiratoria, training autogeno di Schultz ed
esercitazioni di suggestione psichica. Sembra qui spiccare un
accento su aspetti mentali mutuati dalla filosofia orientale;
qui il soggetto è portato a situarsi in un dato atteggiamento
mentale di fronte alla presa di coscienza degli atti respiratori
addominali, in cui si susseguono le fasi successive di
concentrazione, meditazione e contemplazione.
12
METODO DI WINTREBERT
Questo metodo, particolarmente indicato nell'educazione
psicomotoria dell'infanzia, si basa sulla mobilizzazione passiva
in successione delle differenti parti del corpo. Il soggetto deve
proporsi di non opporre nessuna resistenza e di lasciarsi
passivamente manipolare, dapprima nelle singole parti, e poi in
tutto il corpo: deve lasciarsi rotolare, trasportare, trascinare
su di un telo, sia da parte dell'istruttore sia, sotto forma di
gioco, da parte di coetanei o dei compagni di gioco. Viene
sfruttato anche come "dialogo tonico", cioè come comunicazione
attraverso il contatto fisico e l'espressione corporea, nella
rieducazione psicomotoria. E’ squisitamente un metodo cenestesico
puro, interessante per questo aspetto ma non espressivo di
connotazioni psicosomatiche.
METODO DI JACOBSON
Senza entrare nei particolari teorici di questo metodo, diciamo
che è basato essenzialmente sulla percezione del rilassamento che
segue una contrazione o una tensione muscolare localizzata.
L'educazione di queste percezioni permette di sentire e di
realizzare il rilassamento totale di ogni gruppo muscolare e
infine del corpo intero. Consente di ottenere una risoluzione per13
le tensioni parassitarie e di conseguenza ( sic) per le tensioni
psichiche che esse esprimono. Questo metodo di rilassamento
permette anche, sul piano somatico, di prendere coscienza delle
tensioni più particolari e più localizzate, e consente di ottenere
una percezione anche delle più piccole cose. Realizza dunque, dal
punto di vista neuromotorio, una educazione progressiva delle
percezioni propriocettive nei minimi particolari. Dal punto di
vista psicomotorio, la posizione sdraiata, l'immobilità totale, il
rilassamento degli altri segmenti favoriscono la concentrazione
mentale sulla sensazione propriocettiva localizzata.
Il soggetto parte alla scoperta del suo corpo " dall'interno "
( n.del r. per via cenestesica). Da questa esperienza abbastanza
inconsueta sec. Jacobson deriva un arricchimento dell'immagine
mentale del corpo, cioè dello " schema corporeo".
Per esaltare il rilassamento affettivo è opportuno iniziare dai
muscoli del viso, ponendo i preliminari, grazie al ruolo da questi
sostenuto, per una maggiore disponibilità percettiva psicologica.
Quando si sono ottenute la calma e l'immobilità, si può passare a
un rilassamento segmentario, per lo più sec. l’autore iniziando
dal’arto superiore , per poi proseguire sul resto del corpo.
METODO DI VITTOZ
Il metodo di Vittoz fu da lui messo a punto nel 1907. Egli
osservò quello che oggi è un luogo comune della psicosomatica
ossia che vi è una specie di vicariazione somatopsichica, come nei
14
vasi comunicanti : quando la tensione psichica diviene eccessiva
ne avviene una commutazione a livello fisico, come malattia
organica; da lì in poi i sintomi psichici diminuiscono o
scompaiono , mentre si aggravano i sintomi fisici, ai quali unici
il paziente attribuisce la causa del suo malessere .
Vittoz sostiene che tutto può essere controllato, sia i vissuti
mentali, che le condizioni fisiche , che da essi derivano, purchè
il paziente-discepolo si abbandoni dapprima alla presa di
coscienza di tutte le sensazioni che si sviluppano dal corpo;
perchè ciò accada è necessario porlo in uno stato di rilassamento
in cui possa osservare liberamente le nuvole di
sensazioni,percezioni e sentimenti , che si sviluppano in lui ;
in un secondo tempo, quando il paziente riesce a riconoscere e a
confrontare le proprie sensazioni, viene fatto concentrare, con
una tecnica che deriva dallo yoga, sulle singole parti del corpo e
infine viene aiutato a sviluppare un'analisi cosciente dei suoi
accadimenti interiori e a migliorare dunque il suo controllo su di
sè .
Va aggiunto che Roger Vittoz era stato all’inizio del secolo
fautore dell’Ipnosi che però abbandonò presto perché secondo lui
poco efficace nella sua pratica (Roger Vittoz: Traitement des
psychonevroses par la reéducation du controle cérèbral ) e
sostenne ila necessità della padronanza del cervello conscio sul
cervello inconscio.
METODO MEZIERES
15
Un contributo enorme alle tecniche posturali è stato dato da
Francoise Mezières fin da quando nel 1947 venne pubblicato il suo
libro "Rivoluzione in ginnastica ortopedica: cause e trattamento
delle deviazioni vertebrali e algie di origine muscolare". Con
questo lavoro la Mezières mise in discussione i principi della
ginnastica allora vigente e dei trattamenti dei dismorfismi, dando
vita ad una vera e propria rivoluzione culturale, aiutata per
lungo tempo da un suo allievo Philippe Emmanuel Souchard. Molti
altri, soprattutto di scuola francese, da M. Bienfait a T.
Bertherat, hanno successivamente contribuito a sviluppare una vera
e propria scuola di pensiero che, forse impropriamente, viene
definita a volte come "antiginnastica", a volte come "ginnastica
dolce".
I principi del metodo possono essere così riduttivamente
riassunti:
1. I muscoli posteriori si comportano come una unica catena
muscolare.
2. A causa delle continue sollecitazioni per opporsi alla forza di
gravità, i muscoli della catena
posteriore sono rigidi e contratti; vanno quindi rilasciati e non
rinforzati.
3. Il rilasciamento deve essere fatto in toto e non sui singoli
muscoli.
4. La correzione settoriale causa lateroflessioni e rotazioni sia
della colonna che degli arti.16
5. La tensione della catena posteriore provoca la rotazione
interna degli arti ed il blocco del
diaframma in inspirazione.
6. Il diaframma bloccato in questo modo è il principale
responsabile della lordosi.
7. Ciò che si oppone ad una respirazione libera non è il blocco
del diaframma in sé ma la
retrazione della muscolatura posteriore.
Da questi principi consegue che qualsiasi rinforzo muscolare grava
sulla colonna e crea a lungo andare problemi strutturali;
qualsiasi stretching locale ottiene l'elasticità di un segmento a
spese di un altro, e quindi solo stirando tutto si possono avere
dei risultati, laorando contemporaneamente sulla respirazione.
Quindi soltanto attraverso delle contrazioni isometriche
eccentriche è possibile allungare le catene muscolari, guadagnando
in forza ed elasticità.
Per ottenere tutto ciò, il paziente viene messo in una posizione,
o "postura", di stiramento globale, che evidenzierà gli squilibri.
Si procederà quindi ad un lavoro di eliminazione dei compensi e ad
un lavoro isometrico eccentrico di allungamento degli agonisti e
contemporaneamente di rinforzo degli antagonisti, il tutto curando
in modo preciso, senza tensione diaframmatica, la respirazione.
La Mezieres si rese conto benissimo che, mentre portava i corpi a
liberarsi di atteggiamenti, posture e tensioni acquisite nel
tempo, creava un processo di crescita interiore con tutte le sue
implicazioni emotive.17
Tuttavia ribadiva " non siamo psicologi …..il mio metodo non è
dolce….si rivolge all'elasticità
muscolare, non rinforza mai, non usa l'inspirazione e si rivolge
solo al fisico".
OSTEOPATIA
A rigore, l’osteopatia fin dalle origini si è interessata del
psicologia ponendola all’interno del proprio corpo dottrinale.
Risale al 1898 un articolo pubblicato sul Journal of Ostepathy
intitolato” Psychology and osteopathy “. In esso si afferma che il
sistema corpo mente dev’essere indagato sistematicamente e se
viene riscontrata una deviazione in una di queste due linee
occorre intervenire. Segue un lungo panegirico sulla fisiologia e
la psicologia che si conclude con l’impossibilità di avere un
corpus sanus senza mens sana e che le manovre . In seguito un ,
verso la fine degli anni settanta un osteopata americano,
Upledger, coniò il termine di rilassamento somatoemozionale per
il suo personale approccio osteopatico.Egli riprendeva l’antico
concetto della registrazione e sedimentazione corporea del trauma
psichico, liberato poi dalle sue manovre tattili e da talora
induzioni verbali.
Questa lista di metodiche corpo mente non è completa, anzi ci
sarebbe da aggiungerne un numero molto alto con ampia diffusione,
sia moderne come il metodo Trager e la Bioenergetica di Lowen, sia
18
antiche come le posture estatiche ritualistiche studiate da
Felicitas Goodman, gli Asana dell’Hata Yoga, il massaggio cranio
sacrale di derivazione osteopatica, le tecniche proprie della
medicina tradizionale cinese come il Qi Gong ( Bianchi di
Castelbianco) e tante altre non meno importanti.
Quello che emerge da questa breve rassegna è la contaminazione
procedurale e sostanziale, che coinvolge in modo vario ma costante
lo psicosoma intero durante manovre rivolte a migliorare l’assetto
posturale con lo scopo esplicito di risolvere alterazioni
dell’equilibrio statico e dinamico, disordini muscolari ed
articolari, sintomatologie dolorose. Viene implicata
implicitamente o esplicitamente la risoluzione di psicopatologia
non ben chiarita o specificata nosograficamente, riallacciabile
genericamente ad un maggior benessere conseguito con rilassamento
e approccio cognitivo razionale, quando addirittura non la si
constati come fenomenologia secondaria di cui ( Mezières) si
dichiara esplicitamente di non volersene occupare.
Il successo di queste terapie e la loro diffusione dovrebbe
stimolare alla riflessione e ad una maggior tipizzazione delle
procedure in quanto efficaci anche sulla psiche, alla luce delle
nuove acquisizioni delle neuroscienze.
ESPERIENZE PERSONALI
Riporterò fra tutte quelle consimili l’esperienza che ho avuto
durante il primo anno di frequentazione della SIIPE con una donna
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di circa quarant’anni, già mia paziente squisitamente
odontoiatrica . Ella mi narrava della sua condizione lombalgica e
cefalgica , che raggiungeva spesso punte elevate con episodi di
sciatica e/o emicrania franca . Mi narrava che traeva beneficio
da sedute fisioterapiche effettuate presso un terapeuta laureato
in scienze motorie , di cui mi parlava con grande trasporto ed
ammirazione. Senonchè doveva ricorrere molto spesso a queste
manovre essendo breve l’intervallo di beneficio che ne derivava.
Trovandosi nel mio studio odontoiatrico e sapendo della mia
specializzazione gnatologica le venne naturale chiedermi se, come
pubblicizzato con esagerata enfasi dalla pubblicità sanitaria, il
proprio assetto gnatologico contribuisse all’innesco della sua
sintomatologia. Già con un breve sguardo mi parve chiaro che tale
negativa influenza non fosse evidente e le proposi dunque un
breve ciclo di due-tre sedute di terapia manuale, così come ho
finora sempre definito ai pazienti le mie manovre aptiche che
mutuano da un mix da me rielaborato delle tecniche
precedentemente menzionate e che non merita qui descrivere
puntualmente. La donna accettò di buon grado, essendo di
carattere aperto all’esperienza. Non sapevo granchè della sua vita
personale tranne che aveva una figlia che aveva tirato su da sola
e che la sua situazione sentimentale non era soddisfacente e
quella economica non fosse florida. Il suo aspetto era comunque
curato ed elegante, con una silhouette che denunciava un passato
sportivo ma un’attuale trascuratezza dello sport, come lei mi
confermò.
Essendo un allievo della SIIPE solo da pochi mesi avevo
incorporato alcuni fondamentali concetti, ma ancora non li avevo
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riversati ordinatamente nella pratica clinica a me consueta. La
prima seduta, di una durata di un’ora circa si concluse
ottimamente: si alzò dal lettino felice di sentire molto meno
dolore e tensione nel corpo , alquanto stranita come dopo un
risveglio e mi annunciò di volersi recare subito a casa propria e
riposarsi, ma mi chiese il permesso di bersi un buon bicchiere di
vino bianco, di cui mi sembrava anche un’intenditrice. Ovviamente
glielo accordai, ma non dissi altro mentre la guardavo con
cordialità e compliance, compiaciuto, come può capitare ai neofiti
dell’ipnosi, di aver evocato la fenomenologia della trance. In
quella seduta mi ero attenuto semplicemente a un codice di manovre
cenestesiche finalizzate ad un riallineamento posturale secondo
uno schema spaziale dei rapporti tra i segmenti corporei
riconducibile ad una norma. Fu lei stessa a telefonarmi per
organizzare una seconda seduta che si svolse dopo una settimana.
Questa volta, osservando la sua postura, mi trovai fuori dello
schema della volta precedente e come ho narrato precedentemente mi
appellai alla “guida istintiva” ovvero andai di proposito in
trance e come sempre mi capitava in questi casi mi sentivo
incorporato così bene nella sua corporeità da toccare, sfiorare,
allineare e stirare senza esitazioni . Allo scadere dell’ora di
trattamento la paziente sembrava dormire profondamente e il suo
risveglio fu graduale e lungo. In questa zona grigia mi limitai ad
osservare ancora una volta compiaciuto. Alzatasi e messasi seduta
mi guardò e mi annunciò con certezza e determinazione che
intendeva cambiare la sua vita senza altro specificare. Non mi
sembrò opportuno farle troppe domande e rimanemmo d’accordo di
fare altre sedute se lei lo avesse reputato necessario. In seguito
fui chiamato al telefono dal suo fisioterapista abituale che mi21
chiedeva un incontro per capire che cosa le avevo fatto: “ la
signora è cambiata, dice di stare bene , la trovo bene e non mi
ha saputo spiegare in alcun modo che cosa è successo. Me lo
potresti spiegare?”.
Come dice Erikson ( OPERE ed. Astrolabio 1983 pag 250) : “
all’origine dello stato ipnotico o come risultato di esso troviamo
un’attenzione ed una recettività a idee e concezioni , come pure
una pronta responsività alle idee stesse, senza bisogno di porle
come stimoli che emergono dalla realtà oggettiva, esistente
all’esterno del sé o che ad essa appartengano”, concetti che in
senso lato, anche se non appartenente alla intenzione originale
dell’autore l’esplicazione su manovre cenestesiche, possiamo
applicare al nostro caso.
Il nostro rapporto si è poi interrotto a causa di una sopraggiunta
peritonite che ha comportato pericolo di vita e una lunga
convalescenza.
I PARALIPOMENI psicologici e eriksoniani sulle
terapie posturali.
Come è emerso da quanto sopra, fu solo dopo l’accesso alla SIIPE
che ebbi conoscenza della fenomenologia della trance e ancora più
felicemente di quanto asseriva Erikson ossia che è possibile
sviluppare la propria partecipazione al rapport attraverso la
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facilitazione di una condizione autoipnotica: “se sono in dubbio
sulla mia capacità di cogliere le cose importanti vado in trance.
Quando c’è qualche problema importante con un paziente e io non
voglio lasciarmi sfuggire il minimo dettaglio, vado in trance”.
Sempre nella SIIPE son venuto a sapere che studi neurofisiologici
hanno dimostrato che la trance è reciproca: non ci può essere
trance del soggetto senza trance dell’ipnotista. Quello che cambia
è sostanzialmente solo la direzione dell’attenzione. Mentre per il
soggetto l’attenzione è rivolta verso se stesso, per l’ipnotista
l’attenzione è rivolta primariamente verso il soggetto.
Questa conoscenza mi ha quindi confortato notevolmente,
chiarendomi sia lo stato personale in cui mi ero ritrovato durante
le mie sedute sia quello che mi era sembrato uno stato sonnolento
nei miei pazienti somatici.
Sul piano neurofisiologico ciò si esprimerebbe come:
1) attivazione dell’ippocampo
2) attivazione relativa dell’emisfero destro; ciò vuol dire che
alcune funzioni cognitive che sono prevalentemente espressione
dell’emisfero destro vengono attivate in misura superiore durante
la trance che non in stato di veglia.
Ciò si verificherebbe prima nell’ipnotista che nel soggetto.
Eva Banyai ha fatto esperimenti comparando i risultati
elettroencefalografici e i risultati di un elettromiografo
applicato al bicipite. L’attivazione dell’ipnotista precede quella
del soggetto. Il rilassamento precede ed è direttamente
proporzionale a quello del soggetto. Se non c’è questa sorta di
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orientamento comune non ci sarebbe trance. Banyai afferma: “non
esiste nessun altro stato di modifica della coscienza così
strettamente collegato alla interazione tra due persone come
l’ipnosi”.
Quantunque in questo caso Erikson non parli di induzione
specificamente cenestesica chiarisce fin dal 1958 ( OPERE già cit.
pag 247 e segg) come nell’uso in medicina, in odontoiatria e
psicologia l’ipnosi in primo luogo ha di mira la comunicazione di
idee e concezioni allo scopo di suscitare un comportamento
responsivo a livello tanto psicologico che fisiologico. E ancora
spiega la fondamentale differenza di responsività in ipnosi o in
vigilanza. “Nella responsività vigile il background esperienziale
di apprendimento e condizionamento è quello in cui idee e
concezioni si ricevono da una situazione di realtà totale e in cui si
reagisce attribuendo al comportamento responsivo un certo
significato il quale a sua volta deve essere integrato nella
situazione di realtà. Ma la responsività ipnotica ha un carattere
affatto diverso. La situazione di realtà in cui ha luogo l’ipnosi
è già di per sè una realtà estrapolata che deriva a volte da
processi esperenziali interiori del soggetto e che ha scarso
rapporto o non ne ha affatto con la realtà oggettiva”.
E ancora “ importanza anche maggiore per la distinzione tra
responsività vigile e responsività ipnotica ha la natura degli
scopi e degli obiettivi conseguiti. La responsività vigile tende
ad essere finalizzata ad una qualche forma di integrazione con la
realtà oggettiva, mentre la responsività ipnotica tende ad essere
fine a se stessa , completa in se stessa, senza alcun bisogno di
integrarsi alla realtà oggettiva”. Questa lunga citazione è
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riportata per intero per la sua chiarezza estrema, non facilmente
replicabile . A nostro parere è il punto archi medico per una
maggiormente stabile riabilitazione posturale, che sancisce la
diversa risposta tra una riabilitazione psicomotoria considerata
come allenamento muscolare, come ripristino di muscolarità nei
confronti della forza di gravità, come rieducazione per
apprendimento razionale della disposizione spaziale del corpo in
un migliore schema, rispetto ad una elicitazione delle proprie
risorse inconsce che possa modificare lo schema corporeo o meglio
ancora la propria immagine corporea in modo autonomo.
Si pensi alla difficoltà di far stare dritta una persona
ripetendoglielo , come usano fare le mamme agli adolescenti
indolenti e impigriti : “stai dritto”. Appena fuori del momento
imperativo la postura ingobbita ritorna a manifestarsi. O alla
difficoltà per un istruttore di far adottare un postura statica o
dinamica finalizzata per esempio ad uno sport con la sola
spiegazione e il richiamo continuo ad essa durante l’esecuzione:
“abbassa l’anca quando curvi (sci), piegati sulle gambe quando
rispondi di dritto (tennis), etc”.
Ho potuto così cominciare a comprendere perché le manovre tattili
e di riorientamento dei segmenti corporei che eseguivo, essendo
effettuate in trance del soggetto (oltre che mia), sortivano un
effetto duraturo, molto più che le manovre eseguite in soggetto
vigile e condotte razionalmente.
Né è possibile stupirsi della induzione e della sua efficacia
ipnotica condotta con manovre squisitamente cenestetiche. La vita
stessa di Erikson e i suoi handicap somatici sono suggestivi sullo
stretto rapporto tra l’ origine e lo sviluppo del suo pensiero e25
della sua pratica clinica e la sua autorieducazione motoria e
sebbene sia piuttosto identificabile nella sua storia un senso
prevalente dalla mente al corpo non si può negare che si sia
verificata una biunivocità del rapporto.
Le considerazioni sull’opportunità e la validità di una induzione
cenestesica sono ben state analizzate da Claudio Mammini nel suo
articolo pubblicato nel 2004 , n.2 della Rivista italiana di
Ipnosi clinica e sperimentale “Induzione di trance per contatto e
comunicazione non verbale: l’intervento in un caso di sordità”.
Erikson la illustra bene in “Tecniche mimate nell’ipnosi e loro
implicazioni” (Erickson, 1982, pp. 373-385) in cui l’autore
dimostra che è possibile indurre ipnosi in un’infermiera
attraverso un’induzione per stretta di mano. Mammini trova delle
spiegazioni nell’elemento sorpresa del toccamento e nel fatto che
il soggetto si trova a dover interpretare cognitivamente un
accresciuto stato di tensione interna (arousal) e che sia
possibile (Shachter e Singer-1962), “dirigere” l’interpretazione
cognitiva dello stato d’arousal vissuto dal soggetto nella
direzione suggerita da un operatore consapevole . Scrive ancora
Mammini come lo sviluppo di uno schema corporeo sia alla base di
un corretto sviluppo psicomotorio trattandosi questo di una
“immagine del corpo” in movimento (organizzazione tempo-spaziale;
Le Boulch, 1975). Tale schema si formerebbe a partire dalle
informazioni neurosensoriali che pervenendo costantemente
dall’intero corpo, stabilizzerebbero un’unità fenomenologica di
riferimento non esclusivamente sensoriale, ma anche di tipo
emotivo, libidico e affettivo.
.
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Storicamente il concetto di schema corporeo viene fatto risalire
alla fine del XIX secolo. Proposto da Bonnier, poi diffuso,
valorizzato e rielaborato da studiosi quali Lhermitte, Pick, Head,
il concetto di schema corporeo trova la sua consacrazione
scientifica nel 1935 con l’opera di Schilder “The image and
appearance of the human body” . Questa è la definizione di
Schilder: “lo schema corporeo è l’immagine tridimensionale che
ciascuno ha di se stesso: possiamo anche definirlo immagine
corporea”.
Secondo Ajuriaguerra-Hecaen: “lo schema corporeo è un dato
gnostico costantemente presente, che permette la coscienza del
nostro corpo come entità statica e dinamica”.
Secondo Vayer (1974); Picq-Vayer (1968): “lo schema corporeo è
l’organizzazione delle sensazioni relative al proprio corpo in
relazione ai dati del mondo esterno”.
Secondo Le Boulch (1975): “consideriamo lo schema corporeo o
immagine del corpo come una intuizione globale o una conoscenza
immediata che abbiamo del nostro corpo allo stato statico o in
movimento, nel rapporto delle sue diverse parti tra loro e nei
suoi rapporti con lo spazio circostante degli oggetti e delle
persone”.
L’aspetto per noi interessante è che con Le Boulch (1975), così
come con Fischer (1986), viene finalmente superata la distinzione
artificiosa e dicotomica tra i termini schema e immagine corporea,
essendo un modo di esprimere in due linguaggi diversi, l’uno
fisiologico, l’altro psicologico, “una sola e stessa realtà
fenomenologia che è quella del “corpo proprio”.
La differenza del linguaggio tra discipline diverse, come per
esempio quelle della salute dell’uomo ancora cartesianamente27
divise tra medicina e psicologia, mi ricorda spesso la biblica
torre di Babele e la punizione divina. Tale punizione in realtà
spesso ricade solo su chi cerca l’unificazione dei saperi andando
incontro alle resistenze di categoria, illustrate così bene da
Thomas Kuhn nella “ Teoria delle rivoluzioni scientifiche”. L’era
dell’informazione accessibile, in cui viviamo attualmente, rende
per fortuna più superabili ostacoli di questo tipo. Occorre
duttilità e apertura tra i saperi per una ricerca congiunta e
l’elaborazione creativa di nuove pratiche, in ordine con lo
spirito della nostra Scuola Eriksoniana.
Il concetto di corpo proprio (“corps-propre”) ci ricollega alla
fenomenologia della percezione del filosofo Merleau- Ponty
(1945), in cui l’Io è sempre situato nel mondo in quanto è
corporeità: “il corpo proprio è nel mondo come il cuore
nell’organismo: mantiene continuamente in vita lo spettacolo
visibile, lo anima e lo nutre interiormente, e forma con lui un
sistema”. In questo contesto lo schema corporeo si identifica con
l’esperienza del corpo al mondo: lo schema corporeo è un modo di
esprimere che “il mio corpo è al mondo” . Possiamo leggerlo come
una specie di “Sum ergo sum” in cui il cogito , essendo implicito
nel sum non ha più bisogno di menzione.
Conclude Mammini nell’articolo citato : “ Le tecniche d’induzione
ipnotica non verbale sono tecniche molto potenti, stranamente
marginalizzate dalla letteratura, forse perché troppo associate a
pratiche magiche o rituali segreti. Ingiustamente, o forse
ingenuamente, molti le ritengono frutto di sperimentazioni antiche
o retaggio di un passato da dover dimenticare.
Noi pensiamo che siano tecniche potenti perché viviamo in un epoca
e in una civiltà “distanziante” in termini di prossemica, quindi28
molto “sensibile” al contatto. In una società che privilegia la
relazione verbale e visiva ma rifugge al contatto con l’altro, il
toccamento diventa potente elemento di ristrutturazione della
relazione, perché riservato alle persone di cui ci si fida e/o
alla sfera intima.
Non è la tecnica, cioè la successione dei contatti e lo specifico
dei luoghi dove toccare, ad essere fondamentale per l’induzione,
bensì il metodo attraverso cui si espleta. Un metodo che
riconduciamo alla prassi di fornire uno shock iniziale (arousal) e
poi suggerire la trance”.
Noi pensiamo che le attuali acquisizioni neuro scientifiche e la
teoria dell’embodiment possano suggerire ulteriori ragionamenti .
Il monista Lakoff ha infatti supposto fin dalla fine del secolo
scorso che il linguaggio e il pensiero siano primariamente
incarnati (incarnato è la brutta traduzione italiana di embodied
che a parer nostro suonerebbe meglio come incorpato) , espressione
di strutture cerebrali radicate nelle aree preposte alla
processazione delle informazioni sensomotorie.
Informazioni radicate a loro volta come patterns costituitisi in
un percorso ontogenetico e filogenetico, accessibili
cognitivamente a procedere dai livelli più generalizzati (livello
categoriale di base sec. Rosch). Oggi evidenze neuro scientifiche
dimostrano che l’ascolto di frasi che descrivono azioni attivano
gli stessi circuiti visuomotori che presiedono all’esecuzione di
azioni (Tettamanti riportato da Balugani in Ipnosi e scienze
cognitive ed.Franco Angeli 2011 pag 202) ma ancora più
interessante è la ricerca di Van Elke ( rif. Idempag 204) che
dimostra come l’attivazione motoria nella processazione del
linguaggio supporta primariamente il recupero e l’integrazione29
dell’informazione lessicale-semantica. E poiché i ragionamenti si
possono susseguire in concatenazioni logiche Gallese ipotizza
molte attività cognitive superiori insistano su analoghi
meccanismi di risonanza senso motoria, “simulazione incarnata”
codice anche per la comprensione degli stati della mente
altrui
( Gallese rif.idem pag 205).
Alla fin dei conti seguendo l‘ ipotesi di Lakoff secondo il quale
gli schemi motori sono i paradigmi fondanti del pensiero astratto
e la metafora concettuale è l’explanandum della mappa senso
motoria explanans perché non ipotizzare anche la possibilità che
il nostro cervello , in condizioni di trance , non riesca ad
eseguire un percorso inverso dal senso motorio agito dalle terapia
corporea manuale verso una nuova, fino allora negata dalla
coscienza, metafora ? Se è vero che in ipnosi spesso gli aspetti
impliciti e indiretti prevalgono su quelli espliciti e diretti ,
in un momento di trance e stimolazione corporea può avvenire
quella sottrazione dell’usuale schema di giudizio del paziente,
l’accettazione di un nuovo schema senso motorio direzionato dal
terapeuta manuale e la sua elaborazione in metafora del
cambiamento. I dati empirici che questo possa avvenire sono ben
evidenti ma sono sfuggiti per ora al repertorio della ricerca
scientifica. Ma ancora ci può sostenere in questa direzione
Glenberg (pag. 205 rif. idem) che ipotizza che durante lo
sviluppo della semantica lo schema motorio sia usato come
paradigma per fondare i significati astratti correlati.
La psicoterapia “può” dunque prescindere dall’uso della parola,
anche se abbiamo la sensazione che un potenziamento della
comunicazione cenestesica con verbalizzazione metaforica potrebbe30
essere ancora più efficace nell’ evocare un cambiamento di schema
senso motorio e conseguentemente una metafora di cambiamento che
se ne disincarni .
Sarà interessante negli anni futuri impostare dei disegni di
ricerca che possano verificare scientificamente e protocollare dei
comportamenti operativi più specificamente, attingendo anche alla
larga base empirica, talora teorizzata in maniera semplicistica e
generalizzante ma comunque ineludibile nella sua evidenza.
(1) SCOPPA F., Un approccio globale allo studio della
postura. Il Fisioterapista,4,61-65,2000
(2) MOLINA , "Concetti fondamentali di gnatologia moderna”
( Edizioni Ilic, 2002)
(3) BRENNAN BARBARA, Hans of light Ed.Bantam; Trade
paperback. edizione (1 giugno 1988)
(4) PIERRAKOS C. JOHN, Core Energetics: Developing the
Capacity to Love And Heal reperibile in AMAZON LIBRARY
Altra bibliografia nel testo
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