Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine
Responsabile - Lodovico Antonini
RASSEGNA STAMPA
Anno XVIII
A cura di Giuditta Romiti – [email protected]
Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
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Rassegna del 20/06/2018
FABI20/06/20184.55.00
Eco di Bergamo 9 Banco Bpm, tavolo rotto con i sindacati Ora ipotesi sciopero f.b. 1
19/06/20186.53.00
ECONOMIASICILIA.COM
1 La FABI in Sicilia si rafforza, eletto all’unanimità PietroSantangelo, Portavoce regionale in Unicredit
... 2
20/06/20183.33.00
Giornale di Sicilia 6 In breve - Fabi, Santangelo nuovo portavoce in Unicredit ... 3
20/06/20184.06.00
Italia Oggi 12 Una startup bocconiana trova lavoro per 10 mila - Alla ricerca di135 mila informatici
Valentini Carlo 4
20/06/20185.21.00
Sicilia 15 Santangelo portavoce fabi in unicredit ... 5
20/06/20183.24.00
Sole 24 Ore 11 Banco-Bpm, i sindacati minacciano lo sciopero ... 6
SCENARIO BANCHE20/06/20182.48.00
Avvenire 20 Iniziativa. Il premio e una proposta per ridare un'etica alla finanza Guerrieri Alessia 7
20/06/20184.24.00
Corriere del Trentino 19 Credito coop, discussione in Senato - Credito coop, si discute inSenato Bagnai: cautela su riforma e Npl
E.Orf. 8
20/06/20184.33.00
Corriere del VenetoVenezia e Mestre
13 Castagna: «Le tensioni sullo spread hanno rallentato il pianoExodus»
Favero Gianni 9
20/06/20184.33.00
Corriere del VenetoVenezia e Mestre
13 Bpvi, Fondazione Roi valuta la causa al cda di Zonin Collicelli Gian_Maria 10
20/06/20184.29.00
Corriere della Sera 31 Il riassetto di doBank, la spinta dell'Italia Puato Alessandro 11
20/06/20184.48.00
Corriere della Sera 35 Sussurri & Grida - Banco Bpm cede 5 miliardi di sofferenze al34,3%
G.str. 12
20/06/20184.50.00
Corriere della Sera 35 Sussurri & Grida - Abete confermato al vertice FeBAF ... 13
20/06/20185.06.00
Corriere Torino 11 L'inchiesta sulla romana Csp legata all'imprenditore Piccini apreun filone su Finpiemonte
Lorenzetti Simona 14
20/06/20182.04.00
Giornale 18 Scontro politico su Cdp La partita nomine verso lo slittamento Conti Camilla 15
20/06/20180.50.00
Il Fatto Quotidiano 17 Etruria e il patto occulto tra Corriere e Repubblica Maroni Marco 16
20/06/20185.50.00
Italia Oggi 37 Estratti conto, una stretta sui contenziosi bancari Finocchio Maurizio -Ferrara Antonio_Fabio
17
20/06/20182.39.00
Libero Quotidiano 20 Banco Bpm vola sulle voci di cessioni extra di Npl ... 18
20/06/20182.41.00
Messaggero 17 Banco Bpm, Castagna cauto su cessione piattaforma Npl r.dim. 19
20/06/20182.42.00
Messaggero 17 L'Abi Ad aprile insolvenze ancora in flessione ... 20
20/06/20182.46.00
Messaggero 17 Sofferenze, Nouy apre al compromesso Dimito Rosario 21
20/06/20185.27.00
Mf 3 Il Parlamento Ue facilita le cessioni di npl - Ue, più facili le cessionidi npl
Ninfole Francesco 22
20/06/20185.29.00
Mf 4 Banco Bpm cede a Crc gli abs di Exodus e alza il velo sulla nuovavendita
... 23
20/06/20185.31.00
Mf 4 Il governo chiarisca il suo piano alternativo per le bcc. Se ce l'ha De Mattia Angelo 24
20/06/20185.33.00
Mf 4 Verso il rinnovo la garanzia pubblica sugli npl cartolarizzati - Per laGacs si prepara il rinnovo
Gualtieri Luca 25
20/06/20185.44.00
Mf 9 Banche, Abete confermato presidente della Febaf ... 26
20/06/20186.00.00
Mf 9 Ad Arvedi 435 min per lo shopping - Dalle banche 435 min adArvedi
Montanari Andrea 27
20/06/20186.06.00
Mf 11 Il nuovo piano mette al centro la gestione dei crediti deteriorati -doBank svolta sul servicing di npl
Carosielli Nicola 28
20/06/20186.06.00
Mf 14 Fondazioni, un baluardo della sussidiarietà Segre Giuliano 29
20/06/20186.10.00
Mf 14 Perché le banche italiane fanno più fatica di quelle estere quando itassi sono bassi
Trevisan Enrico 30
20/06/20185.01.00
Nazione 20 Bcc toscane, il gigante cresce «E con Iccrea ancora più forti» ... 31
20/06/20185.04.00
Repubblica 27 DoBank cambia non più banca ma società di service ... 32
20/06/20182.27.00
Sole 24 Ore 5 Cdp, ipotesi ticket Scannapieco-Palermo come ad e dg Serafini Laura 33
20/06/20183.49.00
Sole 24 Ore 14 Npl, Bce sceglie la linea soft: ad ogni Paese il suo target - Npl, laBce apre alla linea soft: ogni Paese avrà il suo target
Romano Beda 34
20/06/20183.52.00
Sole 24 Ore 14 Le erogazioni alle Pmi restano «toniche» Ma.Ce. 35
20/06/20183.58.00
Sole 24 Ore 15 Le Bcc ora sperano nella proroga Si riaffaccia il modello tedesco Serafini Laura 36
20/06/20184.17.00
Sole 24 Ore 17 Denaro&lettera - Banco BPM Al via data room per la vendita dimaxi-pacchetto di Npl
... 37
20/06/20184.34.00
Sole 24 Ore 18 In breve - Abete confermato presidente Febaf ... 38
20/06/20185.47.00
Sole 24 Ore .lavoro 31 Carriere - UniCredit, arriva il Disability manager ... 39
20/06/20185.01.00
Stampa 16 L'app che fa risparmiare s'allea con le tabaccherie Tropeano Maurizio 40
WEB19/06/20180.03.00
ADESSONEWS.IT 1 Banco Bpm: i sindacati aprono procedura di sciopero; inviatalettera all’Abi - Agevolazioni Finanziamenti @AgevolazioniFinanziamenti #Agevolazioni Finanziamenti
... 41
19/06/20180.03.00
ECONOMIASICILIA.COM
1 La FABI in Sicilia si rafforza, eletto all’unanimità Pietro Santangelo, Portavoce regionale in Unicredit
... 42
art
Banco Bpm, tavolo rotto con i sindacati Ora ipotesi sciopero Il clima, per vari motivi, era già caldo da qualche tempo. E lunedì, dopo la rottura del tavolo delle trattative di
settimana scorsa, i sindacati Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin hanno consegnato a Banco-Bpm una
procedura di raffreddamento. Che tradotto significa che le parti hanno 15 giorni di tempo per tentare la strada
della conciliazione, viceversa è plausibile che i primi di luglio scatti uno sciopero a livello nazionale. Una protesta
che vedrebbe coinvolti i 23 mila dipendenti del gruppo (circa 1.100 nella nostra provincia). Tra i nodi del
contendere ci sono, stando alle cinque sigle sindacali, una combinazione di pressioni commerciali, carichi di
lavoro e provvedimenti disciplinari, a cui si aggiunge la questione del mancato preavviso per i trasferimenti di
personale (circa 6 mila) e l'incertezza sul futuro dei lavoratori del settore Npl (in tutto 300; 14 a Bergamo) e di
ProFamily (credito al consumo). Partiamo proprio dai lavoratori del settore Npl, che i14 giugno hanno inviato una
lettera indirizzata al presidente di Banco Bpm, Carlo Fratta Pasini, e all'amministratore delegato, Giuseppe
Castagna. Nella missiva esprimono i loro timori per «l'ipotesi di una cessione della piattaforma Npl». Con
«possibili negative ricadute in termini contrattuali, economici ed occupazionali», si legge nel documento. I
sindacati hanno incontrato i lavoratori di Banco Bpm in diverse assemblee (a Bergamo il 15 maggio),
condividendo l'iniziativa dello sciopero. Secondo Fabio Benaglia, segretario dell'organo di coordinamento per la
Fabi, «l'azienda non ha fatto niente per evitare di arrivare a questo punto, esasperando i rapporti con i colleghi e
inasprendo quelli con i sindacati: per questo abbiamo dovuto imboccare questa strada». Dal canto suo, Carlo
Mancino, coordinatore regionale per la Fisac-Cgil, rileva: «Tutte le incertezze provocano una mancata serenità tra
i lavoratori. Non vogliamo arrivare allo sciopero per motivi ideologici: se le risposte dell'azienda saranno
soddisfacenti, le valuteremo attentamente, altrimenti siamo pronti ad andare avanti per la nostra strada». Ennio
Piantoni, segretario responsabile per la First-Cisl del Banco, afferma: «Abbiamo cercato di trovare soluzioni al
tavolo e abbiamo indetto assemblee con i lavoratori per far emergere il disagio palesatosi, per il quale siamo
arrivati a dover proclamare una procedura di raffreddamento e lo sciopero. Anche se non è esclusa un'eventuale
e auspicata conciliazione». Banco-Bpm, interpellata, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. F.U.
Eco di Bergamo 20-giu-2018
FABI 1
art
La FABI in Sicilia si rafforza, eletto all’unanimità Pietro Santangelo, Portavoce
regionale in Unicredit La FABI in Sicilia si rafforza, eletto all’unanimità Pietro Santangelo, Portavoce regionale in Unicredit Home »
News Sicilia » La FABI in Sicilia si rafforza, eletto  all’unanimità  Pietro  Santangelo,  Portavoce
regionale in Unicredit La FABI in Sicilia si rafforza, eletto  all’unanimità  Pietro  Santangelo,
 Portavoce regionale in Unicredit Postato da Economia Sicilia il 19/06/18 A Palermo presso i locali del SAB
 FABI  territoriale, si è tenuto martedì 19 giugno  un incontro fra i Coordinatori territoriali della FABI di
Unicredit  alla presenza del Coordinatore regionale, Carmelo Raffa. All’ordine del giorno l’elezione del
nuovo Portavoce in Sicilia di Unicredit, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del Vice
Responsabile del Coordinamento Aziendale Unicredit, Emanuele  Amenta,   che ha riportato i saluti delÂ
Responsabile del Coordinamento Aziendale, Stefano Cefaloni. Per Emanuele Amenta, “sono stati fatti
importanti accordi epocali aziendali per i lavoratori con Unicredit, non a caso siamo in crescita, per questa
voglia di fare che ci contraddistingue da sempre, sono in programma importanti appuntamenti negoziali che
vedranno la FABI protagonista con i giusti interventiâ€. “La Sicilia per Unicredit è una realtà complessaÂ
– gli fa seguito Gaetano Motta della FABI di Siracusa – l’eliminazione graduali degli sportellisti nella
nostra regione sta creando dei gravi disagi in termini qualitativi di servizi prestati alla clientela, che con
l’accorpamento di molte agenzie tale fenomeno è notevolmente peggiorato, richiediamo delle nuove
assunzioni , la nostra regione non è da bollino rossoâ€. La realtà bancaria  isolana di Unicredit,   è emerso
dall’incontro, rappresenta un caso a parte in Italia, per via di una diversa cultura d’approccio alle
innovazioni tecnologiche  e lavorative. “Le pressioni commerciali –  ha replicato  Paola Corallo della
FABI di Ragusa – stanno generando un atteggiamento ipocrita da parte di Unicredit, le pressioni non sono
estemporanee, ma sono di chiara emanazione aziendale, malgrado un accordo con un impianto sanzionatorio
in essere voluto fortemente dal nostro sindacato, che spesso è costretto ad intervenire per garantire
l’apertura delle agenzie, spesso senza personale necessario a garantire l’operatività quotidiana,
appare chiaro che Unicredit sta adottando una politica di disimpegno , consegnando il territorio al nulla, ciò va
impedito in sede trattante con la presenza di quadri sindacali siciliani che conoscono le problematiche
territorialiâ€. “Sono soddisfatto per la rappresentanza siciliana in sede nazionale della FABI –  spiega
Camillo Bongiovì responsabile FABI Agrigento – ma dobbiamo essere vigili più che mai al fine di evitare
ingiustizieâ€. “Il concetto di squadra ha funzionato – gli fa eco Pietro Santangelo della FABI di Catania –
però la situazione è disastrosa in Sicilia, Unicredit non dialoga all’interno delle sue funzioni commerciali e
risorse, generando dei cambiamenti di dimensionamento con modiche improvvise massacrando le filiali con fare
schizofrenicoâ€. Sul finire della prima sessione di lavori mattutina,  i quadri sindacali presenti hanno designato
all’unanimità  il nuovo Portavoce dei Coordinatori territoriali siciliani di Unicredit in Sicilia , nella personaÂ
di Pietro Santangelo, il quale prende il posto dell’uscente Cetty Di Benedetto meritatamente ringraziata.
Nella seconda sessione pomeridiana dell’incontro, ha riaperto Filippo Virzì del Comitato di redazione di Uni-
Inform , il periodico ufficiale della FABI in Unicredit, il quale  ha sottolineato la sensibilità del neo eletto
indispensabile per portare avanti le istanze dei lavoratori, ribadendo la funzione primaria della comunicazione
puntando sullo sviluppo digitale della rivista Unin-Inform al fine di una capillare diffusione dello stessoâ€. “Sul
nuovo Portavoce della FABI in Unicredit Sicilia, Pietro Santangelo, da tempo conosco la precisione del
collega – riprende  a seguire  Giuseppe Angelini , componente del Coordinamento Aziendale di Unicredit
– ringrazio Amenta per la sua presenza e per il suo contributo qualitativo e culturale alla nostra siglaâ€. Ha
concluso Carmelo Raffa,  Coordinatore regionale della FABI Sicilia dichiarando , “la serenità e la serietÃ
nel lavoro anzitutto, il mio desiderio è premiato da un gruppo in Unicredit coeso pronto a nuove sfideâ€.
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allunanimita-pietro-santangelo-portavoce-regionale-in-unicredit/
ECONOMIASICILIA.COM 19-giu-2018
FABI 2
art
In breve - Fabi, Santangelo nuovo portavoce in Unicredit Pietro Santangelo della Fabi di di Catania è il nuovo portavoce della Federazione dei bancari all'interno di
Unicredit Sicilia. Santangelo, è stato eletto al termine dell'assemblea regionale di ieri, alla presenza del segretario
vicario del gruppo Emanuele Amenta. Santangelo sarà quindi il nuovo referente della Fabi nelle relazioni sindacali
con i responsabili regionali di Unicredit.
Giornale di Sicilia 20-giu-2018
FABI 3
art
Una startup bocconiana trova lavoro per 10 mila - Alla ricerca di 135 mila
informatici CARLO VALENTINI Appunti per Luigi Di Maio che essendo (anche) ministro del Lavoro ha il compito di facilitare
la creazione di nuovi posti di lavoro oltre che di fare incontrare domanda e offerta. In che modo ottenere risultati
concreti, pur con l'automatizzazione e i robot che avanzano e stanno arrivando a sostituire perfino gli impiegati di
banca? Conferma Carmelo Raffa, del sindacato dei bancari, Fabi: «In molte filiali ormai è il computer che gestisce
le posizioni finanziarie e i rapporti col cliente». Che fare? La ricetta la propongono due laureati alla Bocconi che
hanno costituito una startup (Meritocracy, sede a Milano, ora con 20 dipendenti) che utilizzando la tecnologia
digitale in tre anni è riuscita a trovare occupazione a diecimila coetanei. Il contratto di governo, sottoscritto da
Lega e M5s, prevede la riforma delle Agenzie del lavoro, ma si tratta dell'ennesimo annuncio. Il vero nodo, essi
sostengono, è spostare i giovani verso la digitalizzazione. Le aziende non crescono perché non riescono a trovare
sul mercato tecnici che sappiano di informatica e di tecnologie avanzate. Insomma, occorre un diverso approccio
alle problematiche dell'occupazione, tagliando col passato e con la burocrazia, acquisendo consapevolezza della
rivoluzione digitale in corso e velocizzando nuovi apprendimenti e quindi i conseguenti accessi al lavoro. Come
tanti loro colleghi, Riccardo Galli e Alberto Manassero, ottenuta l'agognata laurea in economia si sono messi in
cerca di lavoro ed è stata una via crucis. Difficile capire esattamente le figure professionali che le aziende
richiedevano e altrettanto difficile comprendere se il proprio curriculum era appropriato. Così si sono messi a
studiare lacune e pregi di quanto succede nel mercato del lavoro in Italia e all'estero e alla fine hanno individuato
un nuovo modo per approcciare la questione evitando ai loro coetanei la loro defatigante esperienza e
suggerendo la soluzione a chi intende davvero riformare il mercato dl lavoro. In cosa consiste questa innovazione
dal cuore digitale? Nel proporre una piattaforma, in questo caso il sito web https://meritocracy.is , in cui è possibile
effettuare un viaggio virtuale nei processi di ricerca e sviluppo ma anche produttivi delle aziende che sono alla
ricerca di determinate figure professionali, sentire le motivazioni dei componenti il team che dovrebbe accogliere il
candidato, visionare la storia dell'impresa. In questo modo chi cerca lavoro può verificare l'ambiente in cui si
ritroverebbe inserito e le caratteristiche dell'azienda proprio come se la visitasse di persona e sulla base di queste
informazioni può decidere se presentare la propria candidatura. In questo caso deve compilare un questionario
che viene vagliato e approfondito dallo staff del sito e, nel caso, trasmesso all'azienda. Si stanno approntando
anche dei test che serviranno per completare l'identikit del candidato. «Tuttora le domande di assunzione e le
chiamate ai colloqui da parte delle aziende avvengono al buio, senza che vi sia una pre-conoscenza reciproca»,
dicono Galli e Manassero. «Noi offriamo questo primo impatto in forma digitale, ci si conosce via web e si decide
se allacciare o meno un rapporto. E tutto nella maniera più trasparente». Il servizio è gratuito per chi cerca lavoro
(vi sono 160 mila curricula nel sito) mentre le aziende vi accedono versando una quota d'iscrizione. Oltre 350
sono quelle già presenti, tra le quali Lamborghini, Ducati, Tetrapack, Suzuky, Samsung, Bmw, Accenture,
Moleskine e così via. Dice Galli: «Uno dei problemi che intralciano l'incontro tra domanda e offerta di lavoro è la
mancanza delle figure professionali che le aziende richiedono ma vi è da aggiungere che i meccanismi sono
farraginosi, non c'è una reciproca conoscenza: i candidati non conoscono le caratteristiche delle aziende e le
imprese faticano a comprendere la professionalità dei candidati. Il risultato è che da entrambe le parti si perde
moltissimo tempo in colloqui inutili. Nella società di oggi questo si può evitare con l'aiuto delle nuove tecnologie e
con beneficio per tutti». Poi c'è la questione-università: gli atenei preparano adeguatamente i giovani? Risponde
Manassero: «Spesso si lanciano, anche a ragione, j'accuse verso le università. Quasi mai però si sottolinea che
non sempre vi è la volontà da parte dei neolaureati di utilizzare quanto hanno appreso durante il corso
universitario per impegnarsi in una specializzazione. La laurea non può essere considerata, da sola, un
passaporto per il lavoro. Oggi i giovani più intraprendenti si formano anche fuori dai canali tradizionali, per
esempio è possibile specializzarsi nella programmazione informatica e nello sviluppo di software direttamente in
rete». Una recente indagine dell'Unione europea prevede che entro il 2020 in Italia vi saranno circa 135.000 posti
di lavoro vacanti nell'ambito delle tecnologie informatiche e 750.000 in tutta Europa. Chi cerca lavoro sa dove
Italia Oggi 20-giu-2018
FABI 4
trovarlo. Conclude Galli: «Non è stato facile incominciare. Quando spiegavamo il progetto e proponevamo alle
aziende di confezionare un loro tour virtuale da postare nel sito ci guardavano increduli. Ma siccome avevamo
scelto aziende assai avanzate sul piano dell'innovazione alla fine hanno partecipato al progetto, anche perché in
certi casi è drammatica la carenza di personale e questo impedisce alle imprese di crescere. Pensiamo alla
grande prateria dell'e-commerce, ormai non c'è azienda che non abbia un proprio sito di vendita diretta, ma per
gestirlo al meglio occorrono professionalità che non si trovano».
FABI 5
art
Santangelo portavoce fabi in unicredit Pietro Santangelo della Fabi di Catania è il nuovo portavoce del sindacato dei bancari in UniCredit Region Sicilia.
L'assemblea dei quadri sindacali riunitasi ieri a Palermo, alla presenza del segretario coordinatore vicario di
Gruppo, Emanuele Amenta, ha acclamato Santangelo. Per Carmelo Raffa, coordinatore regionale Fabi Sicilia,
«c'è un gruppo sindacale in UniCredit coeso e pronto a nuove sfide».
Sicilia 20-giu-2018
FABI 6
art
Banco-Bpm, i sindacati minacciano lo sciopero Tra le ragioni pressioni commerciali e garanzie per chi si occupa di Npl Se la procedura di raffreddamento riuscirà
a fermare lo sciopero si vedrà nei prossimi giorni, per ora però i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca,
Unisin) hanno consegnato al gruppo Banco-Bpm una lettera «contenente le principali criticità lavorative che
affliggono il nostro Istituto». Come risposta alle sollecitazioni degli ultimi mesi, i sindacati dicono di avere ottenuto
solo parole ma nulla di scritto e proprio per questo hanno deciso di affrontare in maniera molto diretta i problemi
dei bancari che ogni giorno si relazionano con la clientela. Motivi delle tensioni sono, secondo quanto lamentano i
sindacati, le pressioni commerciali, l'inasprimento delle sanzioni disciplinari non giustificate dall'entità dei fatti
contestati ai lavoratori, alcune disapplicazioni contrattuali relative ad alcune indennità, la riorganizzazione della
rete accompagnata da circolari poco chiare e intempestive, la mancata formazione preventiva all'assegnazione
dei ruoli e/o delle mansioni, che accentua i rischi operativi dei lavoratori e le garanzie per i colleghi che sono
impegnati nella gestione degli Npl e in Profamily.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
FABI 7
art
Iniziativa. Il premio e una proposta per ridare un'etica alla finanza ALESSIA GUERRIERI Un nuovo modo di guardare ai soldi e al mercato finanziario. Riappropriarsi, insomma, di
un corretto rapporto etico e morale con il denaro, l'economia e la finanza «in una prospettiva non più rinviabile di
sostenibilità affinché la società, la famiglia, l'impresa, il risparmiatore e la persona tornino ad essere al centro
dell'attenzione e non più il mezzo per raggiungere ingiustificati profitti». E proprio su questo linea che si svilupperà
il documento che Aibim onlus - Ramo etica e banche (un'associazione che si occupa della sostenibilità ambientale
e della finanza etica), insieme ad una serie di esperti, sta predisponendo per consegnarlo dopo l'estate alle
commissioni Finanza di Camera e Senato, insieme alla richiesta di una audizione. Tra i temi su cui mettere mano,
le disposizioni in materia di usura (legge 108/96) ed estorsione (legge 44/99), come quelle sul sovraindebitamento
(legge 2/2012). «Abbiamo bisogno di risolvere una guerra che oggi è economica. Serve una nuova etica verso
l'economia e la finanza», le parole con cui ieri alla Camera dei deputati il presidente Aibim Elvio Ermacora ha
aperto l'incontro Impresa, economia, finanza, giustizia, etica - La nuova via per superare la grave crisi economica,
finanziaria e sociale, in cui è stata presentata l'edizione 2018 del premio nazionale Economia e finanza etica. Un
riconoscimento - quest'anno consegnato afine ottobre a Milano - assegnato a istituzioni, aziende, società o
persone che si sono contraddistinte per aver operato nel pieno rispetto dell'etica umana, ambientale, del lavoro e
del vivere quotidiano. A vincere la scorsa edizione il servizio InOltre, attivato dal Asl 7 di Pedemontana veneta,
che aiuta gli imprenditori in difficoltà economica e le vittime del crac di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dal
2012, grazie al contributo della Regione Veneto, così 12 psicologi rispondono h24 e classificano il rischio di
suicidio della persona da 0 a 5. «Interveniamo immediatamente, accompagnando con avvocati e commercialisti
nel percorso di dialogo con le banche e le amministrazioni», spiega la responsabile del progetto Emilia Laugelli;
mentre per i piccoli risparmiatori truffati «siamo noi ad andare nelle assemblee pubbliche, per spingere le persone
ad aprirsi e farsi aiutare». Ma è anche il mondo della giustizia italiana che ha bisogno di una riforma, visto che il
46% delle cause trattate nel 2016 riguarda proprio temi finanziari. «Occorre una organizzazione almeno europea
se non internazionale nelle indagini finanziarie - spiega infatti Giuseppe Corasaniti, sostituto procuratore generale
della Corte di Cassazione - smantellando le isole felici di capitali riciclati», magari prevedendo nuove fattispecie di
reato all'interno della riforma del codice penale.
Avvenire 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 8
art
Credito coop, discussione in Senato - Credito coop, si discute in Senato Bagnai:
cautela su riforma e Npl BOLZANO La messa in discussione della riforma delle Bcc arriva in Parlamento. Il senatore della Lega Alberto
Bagnai, relatore in Aula sul Def, ha rimarcato la sua linea: «Occorrerà esercitare cautela, sia sullo smaltimento
degli Npl, che per procedere con la riforma del credito cooperativo, settore rispetto al quale non si ravvisano
particolari urgenze avendo dimostrato particolare resilienza nel corso della crisi». Ci si aspettava l'apertura di un
tavolo fra il Governo Federcasse, Confcooperative e le future capogruppo, ma per ora non ci sono segnali. Intanto
il direttore della Federazione Raiffeisen, Paul Gasser, dice che fra i presidenti degli istituti altoatesini «c 'e
parecchia aspettativa» dopo la messa in discussione della riforma. Dal Trentino Enzo Zampiccoli, presidente della
Rurale Alto Garda (la seconda per dimensioni) è ottimista: «Tutto è perfettibile, tutto si può sistemare». La
sensazione, in questa fase, è che le future capogruppo — Ccb, Iccrea e Centrale Raiffeisen — stiano spingendo a
testa bassa per portare a termine la riforma. Si attende una valutazione positiva da parte di Bankitalia, dopo la
presentazione dell'istanza all'inizio di particolare, difficile interpretare cosa succederà — dice Zampiccoli —.
Comunque tutto è perfettibile e le Rurali hanno sempre dimostrato capacità di adattamento. Qualche correttivo
credo si potrà fare, difficile dire se prima o dopo. D'altronde c'è una stretta molto forte sul dato patrimoniale e se si
vuole sostenere l'economia è difficile. Per non parlare poi del contratto di coesione». «La Bce — continua —
dovrebbe rispettare la proporzionalità, relativa alla differenza fra Bcc e altre banche. Ma non si sa cosa significhi:
trattare tutti allo stesso modo non è una cosa buona». Macerano alternative? «In Germania si è scelto la
soluzione Ips, un fondo di garanzia che preserva la piccola dimensione. Invece il governo italiano ha fatto questa
scelta, forse con fretta» riprende Zampiccoli, che sottolinea: «Bisogna fare scelte ponderate: abbiamo in mano il
denaro dei risparmiatori e l'economia dei territori. Questi territori in cui noi abbiamo il 50% del mercato, un fatto mi
maggio, dopodiché, se tutto va per il verso giusto, si dovranno convocare le assemblee straordinarie, comprese
quelle delle capogruppo, per poi arrivare alla nascita in gennaio. D'altro canto però Confcooperative, Federazione
Raiffeisen, forse un po' anche Federcasse, sembrano più dialoganti. Magari perché sentono i mal di pancia della
base, dei presidenti delle banche, alle prese con un cambiamento che forse non attendevano così drastico. Dopo
che venerai scorso a Bolzano i vertici nazionali del credito coop hanno sentito le idee della maggioranza, «il
sentiment. Come l'ho recepito io, è di parecchia aspettativa — afferma Gasser —. Dai relatori è emersa una
posizione netta, ci si attende che seguano passi concreti». Le province di Trento e Bolzano, a differenza forse di
altri territori italiani, sentono molto questo cambio di paradigma, proprio per l'importante fetta di mercato che
ricoprono. Fra gli impieghi in entrambi i casi si e intorno al 50%. «È un momento un po' i a mette un po' di
ansia. Anche se comunque resto ottimista: si riuscirà a trovare una soluzione». Nel suo intervento al Senato
Bagnai ha parlato anche di Npl: «Si rileva positivamente una ripresa fisiologica dello smaltimento dei crediti
deteriorati nel sistema bancario, associata a una generale ripresa della crescita economica. Riteniamo pero' che
si debba esercitare attenzione nel non impartire un eccessivo impulso a questo processo, in particolare valutando
con la opportuna cautela eventuali inviti in tal senso che dovessero giungere dagli organismi europei».
«Sicuramente la pulizia forzata non fa piacere. E una vendita sotto pressione anche di posizioni che non sono
perdite secche — nota Gasser —. Se c'è la possibilità di recuperare è meglio. Noi per fortuna non abbiamo molte
sofferenze: ora sono 238 milioni per tutto il sistema e non abbiamo fatto molte cessioni. Ma il tema c'è». E. Orf.
Bcc In alto il senatore della Lega Alberto Bagnai, poi il direttore della Federazione Raiffeisen Paul Gasser e il
presidente della Cassa Rurale Alto Garda, Enzo Zampiccoli ***
Corriere del Trentino 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 9
art
Castagna: «Le tensioni sullo spread hanno rallentato il piano Exodus» VICENZA Banco Bpm completa la vendita di sofferenza per 5,1 miliardi. Il tassello definitivo sul piano che fa salire
a 9,5 i miliardi ceduti è stato messo ieri, con la decisione del cda riunito a Verona di vendere il 95% dei bond
mezzanine e junior, per 203,8 milioni di euro, emessi nella cartolarizzazione «Exodus» al fondo specializzato
Christofferson. La tranche senior da i,6 miliardi dei bond, su cui interverrà la garanzia dello Stato, restano in
portafoglio alla banca. La vendita permette di deconsolidare i 5,1 miliardi conferiti al veicolo Red Sea, a un prezzo
del 34,3% del valore nominale, pari a 1,7 miliardi, di fatto senza impatti sul patrimonio di vigilanza. Portando, con i
4,5 miliardi già venduti, ad aver già completato al 73% l'obiettivo dei 13 miliardi di cessioni concordato con Bce.
Sull'ultima tranche da 3,5 miliardi è già avviata la data room per raccogliere manifestazioni di interesse. Si tratta di
un'operazione rilevante per la riduzione del rischio della banca: il rapporto sofferenze nette sugli impieghi cade dal
7,1% al 3,2%, mentre il livello lordo dei crediti deteriorati sul totale dei crediti scende dal 24% al 16%. E non a
caso ieri, sulla base delle indiscrezioni sull'operazione, la Borsa aveva già premiato il titolo Banco Bpm con un
+5,6% a 2,53 euro, in una giornata piatta. Il valore dei titoli ceduti, fa presente l'istituto, «è fra i più alti realizzati sul
mercato». Ma per l'amministratore delegato, Giuseppe Castagna, rimane il rammarico di condizioni che avrebbero
potuto essere migliori, se solo il Paese non avesse conosciuto, nelle ultime settimane, le tensioni sui mercati per
l'incertezza del quadro politico: «Questa fase italiana — ha commentato ieri Castagna - ha un po' rallentato il
percorso. Diciamo che l'ultimo è stato un mese vissuto pericolosamente per la grande attenzione sullo spread.
Quando gli investitori internazionali smettono di investire su titoli di Stato, banche e azioni, lo fanno anche sui
crediti deteriorati. Mercato interessantissimo; ma se il Paese è considerato a rischio è chiaro che a risentirne sono
i prezzi». Dunque, prosegue il manager, se non si fossero registrate le inquietudini delle passate settimane
«avremmo potuto chiudere con un prezzo leggermente superiore». Non che per questo la fase in cui si trova il
Paese possa dirsi superata: «Non è mai tutto bianco o nero. Lo spread era schizzato a 300 punti, oggi siamo a
zoo, dunque ancora un po' sopra i `tempi d'oro' di fine marzo. Continuiamo a rimanere osservati speciali. E giusto
che ora si attuino le politiche che si ritengono opportune e che sono richieste dalla necessità di giocare con
attenzione sul mercato globale. Teniamo sempre a mente che dipendiamo da investitori internazionali e di loro
non possiamo fare a meno». Ora si vedrà se, con il procedere delle vendite di crediti in sofferenza, Banco Bpm
vorrà o meno cedere anche la piattaforma interna di gestione. «Siamo nella fase uno, grazie a cui ci è stato
possibile deconsolidare più del 70% dei titoli. Bisogna portare avanti il secondo piano annunciato - ha detto
l'amministratore delegato -. Occorre comprendere la portata delle manifestazioni di interesse. Se queste
riguardano un importo quasi totale degli Npl in vendita, allora possiamo fare a meno di conservare la piattaforma,
dato che verrebbe a mancare la materia prima. Se invece l'interesse fosse solo parziale i ragionamenti
andrebbero modificati». Con la diminuzione degli indicatori di rischio anche l'operatività «ordinaria» dell'istituto
dovrebbe accelerare. «Man mano che ci liberiamo di fardelli pesanti — prosegue Castagna — è chiaro che
aumenta pure la tranquillità. Ma abbiamo già ottenuto buoni risultati. Certo, quando potremo dedicare la nostra
energia ai crediti buoni piuttosto che a quelli cattivi tutto migliorerà ulteriormente». Gianni Favero
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 10
art
Bpvi, Fondazione Roi valuta la causa al cda di Zonin VICENZA Si fa più concreta la possibilità di una seconda azione di responsabilità a Gianni Zonin. L'ex-presidente
Bpvi, già destinatario con consiglieri e manager di quella promossa dalla banca, è stato anche presidente della
Fondazione Roi dal 2009 aL 2016. Proprio l'ente culturale vicentino valuta se muoverla al vecchio cda presieduto
da Zonin. La Fondazione gestisce il lascito ereditario del marchese, che nel wog lasciò 91 milioni di patrimonio tra
immobili e azioni a una realtà legata a doppio filo con Bpvi (che nominava 3 consiglieri). Legame così stretto (e in
conflitto d'interesse), che l'ente, con una serie di corposi acquisti, era divenuto uno dei primi azionisti Bpvi, con
510 mila azioni, circa lo 0,59, e per 7 anni (fino al 2016) guidata dallo stesso Zonin, che replicava il tandem con il
vice Marino Breganze. L'azzeramento delle azioni della banca ha provocato una perdita di circa 26 milioni di
patrimonio perla Roi, che ieri ha presentato un bilancio complessivo di 71 milioni di euro chiuso con un utile di 30
mila euro (contando anche i 5,1 milioni incassati con la transazione con la banca firmata lo scorso anno). Il
periodo a guida Zonin è finito sotto la lente del nuovo cda della Roi, dal 2016 presieduto dal sociologo Ilvo
Diamanti. L'ente ha raccolto tutti i documenti sulla gestione del portafoglio tra 2009 e 2015 da parte della banca e
ha chiesto una valutazione allo studio legale Gitti di Milano sull'ipotesi di un'azione di responsabilità verso il cda
che gestì la Roi. Il condizionale è d'obbligo. Ma la strada pare tracciata, visto che lo studio di un'azione giudiziaria
è al vaglio da luglio 2017 e il mantra del mandato di Diamanti è uno solo: «Portare la Roi oltre le vicende
passate». «Attendiamo una valutazione dei legali - dichiara Diamanti -. Io sono deciso ad andare fino in fondo,
almeno fino a quando potrò; altrimenti lascerò tutto alla prossima amministrazione». All'eventuale causa potrebbe
affiancarsi la costituzione di parte civile nel processo agli ex vertici Bpvi («Non abbiamo ancora deciso», chiosa il
vicepresidente, Andrea Valmarana). Con probabilità ili ultimi atti della presidenza Diamanti. Il cda e scaduto con il
bilancio 2017, su cui si attende l'ok entro luglio della Regione. Ma dopo la liquidazione di Bpvi, che nominava 3
membri (che ne indicavano altri 3), si è arrivati ad un nuovo schema di selezione, con il nuovo statuto presentato
ieri: il cda scende da 7 a 5 membri, 3 indicati da Fai (Fondo ambiente italiano), diocesi di Vicenza e Accademia
olimpica, che possono cooptare un quarto membro e a cui si affianca il direttore del museo civico di Palazzo
Chiericati, membro di diritto. Con la novità del segretario generale, che può essere nominato dal cda. Gian Maria
CoIIicelli
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 11
art
Il riassetto di doBank, la spinta dell'Italia Primo piano industriale a quasi un anno dalla quotazione in Piazza Affari per doBank. La banca della galassia
Softbank (è controllata dal gruppo statunitense Fortress, che a Softbank fa capo), ex Unicredit, specializzata nella
gestione e nel recupero dei crediti deteriorati (per esempio, quelli di Mps), inaugura una nuova struttura di gruppo,
si concentra sull'attività di servizio e dichiara gli obiettivi al 2020: ricavi in crescita dell'8-9% all'anno (oltre i 230
milioni nel 2018, dai 213 milioni del 2017), margine operativo lordo (Ebitda) in aumento di più del 15% all'anno,
nuovi portafogli per 15 miliardi di gestione crediti in sofferenza. E dividendi di almeno il 65% degli utili. Con
investimenti per 14 milioni quest'anno. Il piano industriale, presentato ieri, si accompagna all'annuncio della
trasformazione di doBank in società di servicing, con un cambio di rotta: oltre che degli Npl, i crediti inesigibili
classici, doBank si vuole rafforzare anche nei più morbidi (e redditizi) Utp, gli «unlikely to pay»: le inadempienze
probabili, quei crediti che, a differenza dei deteriorati, possono essere riscossi e generano quindi più redditività.
«Un mercato che sta vivendo una fase di intensa attività», dice la società. Soprattutto in Italia, dove le banche
sono molto esposte su queste sofferenze. Soggette, in genere, al rientro in positivo, perché viene classificato così
tutto ciò che non è pagato entro i termini: le aziende con questi debiti di solito non sono sull'orlo del fallimento.
L'altro mercato di riferimento è la Grecia dove doBank sta già anche negoziando in esclusiva 1,8 miliardi di euro di
Utp con le banche sistemiche. E proprio in Grecia intende assumere 3o persone. Concentrandosi sul servicing
(pur restando quotata: -1,09% il titolo ieri, -14,44% in sei mesi) doBank dovrà rinunciare però alla licenza
bancaria, che verrà tuttavia richiesta per una nuova banca: si chiamerà anch'essa doBank, ma farà parte di un
nuovo gruppo, controllato da una newco che avrà il 100% anche delle attuali divisioni Italfondiario, doSolutions e
doData. La società stima di completare il riassetto entro i primi mesi del 2019, dopo le autorizzazioni di Banca
d'Italia e Bce. «I risultati dello scorso anno dimostrano che la visione dietro doBank sta creando valore. Siamo
leader nel più grande mercato degli Npl in Europa», ha detto il ceo Andrea Mangoni. Al suo fianco, Andrea
Giovannelli (ex Unicredit) per Utp e banking, Fabio Balbinot (servicing) e la nuova cfo Manuela Franchi.
Alessandra Puato
Corriere della Sera 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 12
art
Sussurri & Grida - Banco Bpm cede 5 miliardi di sofferenze al 34,3% (g.str.) È stata Banco Bpm ieri la regina del Ftse Mib, con un rialzo del 5,6%, sulla scia delle aspettative di
un'accelerazione nella cessione dei crediti deteriorati. Attese poi confermate in serata da una nota dell'istituto, che
ha deliberato la cessione a Christofferson Robb e Company di una quota fino al 95% dei titoli «mezzanine» e
«junior» (in totale, 203 milioni) emessi con la cartolarizzazione del «Project Exodus», che viene così completato.
Con la mossa l'istituto porta quindi a termine una cessione di sofferenze da 5 miliardi circa «a un prezzo
complessivo — si legge nella nota — pari al 34,3%, un valore ai livelli più alti mai realizzati sul mercato italiano»
per queste operazioni. Previsto a breve l'ottenimento della garanzia statale «Gacs» sui titoli senior emessi con la
cartolarizzazione. Le cessioni di sofferenze a partire dal 2016 valgono ora 9,5 miliardi. Per le rimanenti vendite nel
piano di derisking, 3,5 miliardi, la banca ha avviato una «data room» per raccogliere manifestazioni di interesse.
Sul fronte sindacale invece, per questioni legate al lavoro, le associazioni dei bancari si preparano a un possibile
sciopero.
Corriere della Sera 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 13
art
Sussurri & Grida - Abete confermato al vertice FeBAF Luigi Abete (foto) è stato confermato alla presidenza della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF).
Abete, presidente di Bnl (Gruppo Bnp Paribas) e numero uno della Federazione dal 2014, guiderà la FeBAF fino
al 2020. È stato nominato anche il consiglio direttivo, composto da Abete (Presidente), Maria Bianca Farina e
Innocenzo Cipolletta (Vice Presidenti), Antonio Patuelli, Andrea Andreta, Paolo Bedoni, Patrick Cohen, Augusto
dell'Erba, Agostino Ferrara, Dario Focarelli, Gian Maria Gros Pietro, Gianpiero Maioli, Andrea Mencattini, Gianni
Franco Papa, Mario Alberto Pedranzini, Giovanni Pirovano, Giovanni Sabatini, Maurizio Sella, Dominique Uzel,
Alberto Vacca e Alessandro Vandelli.
Corriere della Sera 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 14
art
L'inchiesta sulla romana Csp legata all'imprenditore Piccini apre un filone su
Finpiemonte Nomi che ricorrono con frequenza sospetta, società che si intersecano l'una con le altre, suggestioni che non
possono non destare l'interesse della Procura. Tutto questo si celerebbe dietro la frode fiscale smascherata dagli
uomini della Guardia di Finanza. Nel mirino dei militari, coordinati dal pm Ciro Santoriello, è finita la Csp, società
romana di information technology legata all'imprenditore di Terni Pio Piccini e che tra il 2015 e il 2016 ha rilevato il
Consorzio di informatizzazione del Canavese (Cic). Piccini, che in questa vicenda giudiziaria non è indagato,
figura come consulente di Csp attraverso la sua azienda Global Contact, di cui è socio accomandatario. E un
personaggio ben noto alle cronache per aver patteggiato un anno e otto mesi per la bancarotta Agile-Eugenia e
che in questa storia avrebbe giocato il ruolo di uomo chiave capace di mandare in porto il salvataggio del Cic,
finito nel sois in liquidazione e rilevato dalla Csp nel gennaio del 2016. In quello stesso periodo, però, Piccini era
anche amministratore della Gesi e si stava adoperando per il salvataggio di un'altra società, la Gem dell'ex
presidente di Finpiemonte Fabrizio Gatti: operazione, quest'ultima, che è raccontata nelle carte dell'inchiesta che
vede l'imprenditore di Terni e lo stesso Gatti indagati per peculato per aver fatto sparire dalle casse della
finanziaria sei milioni di euro. Piccini e Gatti si conoscono a Roma proprio nell'estate del 2015. E mentre andava
in porto l'affare Gem, Piccini si adoperava anche per salvare il Cic: sarebbe stato infatti Gatti, all'epoca, a
presentare l'amico a Giuseppe Inzerillo, il liquidatore del consorzio pubblico con sede a Banchette d'Ivrea.
L'incontro è il primo step della missione che ha poi portato Csp a rilevare la società canavesana. Coincidenze che
erano già trapelate oltre un anno fa e che oggi, alle luce dell'inchiesta su Finpiemonte, potrebbero spingere i pm
ad approfondire alcuni aspetti di questi rapporti societari e la concomitanza delle operazioni in corso. Per ora di
certo c'è la frode fiscale che riguarda il Csp e che ha portato alla notifica di tre misure cautelare. Ai domiciliari è
finita Claudia Pasqui, presidente e amministratore delegato della società, mentre il consigliere delegato Fabrizio
Barton ha l'obbligo di firma e una terza persona è ai domiciliari. I finanzieri hanno eseguito anche un sequestro di
10 milioni di euro. Questa storia parte da Banchette, dove ha sede il Cic. II Consorzio è stato rilevato per poco
più di 2500 euro dalla Csp, che però si è accollata le perdite pregresse e ha provveduto a una ricapitalizzazione
conferendo crediti per un milione e mezzo di euro e un software denominato Dhe, comprato pochi giorni prima
dalla Gesi che lo aveva sviluppato e venduto a partire dagli anni Novanta. Le indagini sono partite da irregolarità
fiscali alla Csp. Nel mirino la fusione con cui Csp ha incorporato una società la cui unica «attrattiva» era il
possesso di un credito Iva di circa 3 milioni di euro. «Una dote» originata da un vorticoso giro di fatture false per
oltre 70 milioni di euro. L'azienda governata da Pasqui aveva anche effettuato la cessione Fittizia di un ramo
d'azienda, trasferendo «sulla carta» ben 200 dipendenti a una società consortile del Napoletano, che pur avendo
emesso fatture per 12 milioni di euro risulterebbe sconosciuta al fisco. Piccini, al momento, non pare coinvolto in
questa indagine. Ma la sua figura si staglia in maniera quantomeno sospetta. Basti pensare che La Global
Contact ha sede a Roma allo stesso indirizzo degli uffici di Csp. E ancora. La Global Contact è, oltre che di
Piccini, di Raffaele Belardi, la quale è anche socia di minoranza di Gesi.
Corriere Torino 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 15
art
Scontro politico su Cdp La partita nomine verso lo slittamento Camilla Conti Il governo non ha trovato ancora la quadra sulla nomina dell'amministratore delegato e per il
rinnovo del vertice di Cdp ora spunta l'ipotesi di un nuovo rinvio. Il patron dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, dovrebbe
riunire oggi le Fondazioni per mettere il sigillo al nome del candidato presidente e ai due consiglieri di
amministrazione della Cassa Depositi che spettano agli enti in qualità di azionisti di minoranza (con il 16%). In
pole position sembra restare Massimo Tononi, uomo di fiducia di Guzzetti. Ma se il consenso sul banchiere
trentino non fosse unanime, il presidente dell'Acri potrebbe calare sul tavolo la carta del «delfino» Matteo Melley,
già suo vice nell'associazione. Dove per?) il caos regna ancora sovrano è attorno alla carica di ad che compete al
Tesoro insieme a sei consiglieri. Ed è qui che si rischia lo stallo, a quattro giorni dal termine ultimo per presentare
due liste separate (il 24, che per?) cade di domenica) se Fondazioni e Mef non troveranno l'accordo su un unico
elenco che per statuto pub essere portato direttamente sul tavolo dell'assemblea il 28. Tanto che i tecnici di via
XX Settembre starebbero studiando una exit strategy per prendere tempo: lasciare aperta l'assemblea per
approvare giovedì 28 solo il bilancio senza rinnovare i vertici sfruttando la legge che consente alle aziende a
prevalente partecipazione pubblica una prorogatio fino a 45 giorni. I precedenti non mancano: nel 2012 l'assise
del Gestore del servizio elettrico rimase aperta per settimane perché Mise e Tesoro non trovavano l'intesa sul
nuovo cda. Un copione già considerato anche in Cdp nell'aprile 2013 quando sulla riconferma del tandem Franco
Bassanini-Giovanni Gorno Tempini si era aperta una frattura politica tanto da ipotizzare una proroga (poi non
usata) in attesa dell'insediamento del nuovo governo. Ma in questo caso le cariche sono scadute e un nuovo
governo si è già insediato. Solo che non riesce a mettersi d'accordo sulle nomine. A cambiare il ritmo del valzer di
poltrone fra Lega e M5s sono state le intercettazioni relative alle cariche in Cdp contenute nelle carte dell'inchiesta
sullo stadio della Roma. Il disegno grillino tracciato dall'ex numero uno di Acea, Luca Lanzalone, sembrava quello
di puntare sulla figura di direttore generale con deleghe forti e la persona giusta per i pentastellati, secondo i
rumors di palazzo, sarebbe stato l'attuale direttore finanziario di Cdp, Fabrizio Palermo. L'«effetto Lanzalone» ora
avrebbe per) sparigliato le carte e aumentato il peso del Carroccio nelle trattative, anche alla luce del sorpasso di
Salvini sui 5 Stelle negli ultimi sondaggi. La Lega spinge per Massimo Sarmi, ex ad di Poste, sponsorizzato dalle
prime linee del partito come Giancarlo Giorgetti che sta gestendo la partita. Altri nomi continuano a circolare, da
Giuseppe Bono di Fincantieri a Domenico Arcuri di Invitalia, passando per il vicepresidente della Bei, Dario
Scannapieco, assai gradito a Mariio Draghi. L'accordo su Cdp è perb solo un pezzo del puzzle delle nomine che
vanno fatte nelle altre partecipate, nelle commissioni parlamentari, oltre a quelle dei consiglieri di Stato e alla
scelta delle deleghe di viceministri e sottosegretari. Senza dimenticare che va sostituito il direttore generale del
Tesoro, Vincenzo La Via, di fatto scaduto ma non prorogato. Intanto, lascia una casella pesante da riempire
Fabrizio Pagani: il capo della segreteria tecnica del Mef è approdato al fondo newyorchese Muzinich e farà base a
Parigi e a Londra.
Giornale 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 16
art
Etruria e il patto occulto tra Corriere e Repubblica Un accordo segreto tra i due maggiori quotidiani italiani. Un intreccio tra potere, affari e grandi giornali, che ha tra i
suoi protagonisti la massoneria toscana, con la sua banca di riferimento, Banca Etruria. E' ricostruendo la storia di
quest'ultima, che un collettivo di giornalisti d'inchiesta che si firma con lo pseudonimo di Lucio Giunio Bruto, svela
al grande pubblico, nel libro "La Banda Etruria", maneggi e accordi di cui sui giornali non si è parlato. DI BANCA
Etruria sono note soprattutto le vicende del crack da un miliardo del 2015, con i risparmiatori truffati e i conflitti
d'interesse della ministra aretina del governo Renzi, Maria Elena Boschi, che si interessava delle sorti della banca
dissetata mentre il padre Pierluigi ne era amministratore e vicepresidente. Meno noto è il fatto che Etruria sia
stata la banca di riferimento della loggia P2, la consorteria criminale guidata da Licio Gelli, sul cui conto corrente
affluivano le quote degli affiliati. Ed è tra le carte sequestrate a Gelli nel 1981 dai magistrati di Milano, che gli
autori hanno scovato lo strano documento che riguarda Eugenio Scalfari, fondatore con Carlo Caracciolo del
gruppo che ed itaL'Espresso e la Repubblica, giornale di cui Scalfari è stato per 20 anni direttore ed è tutt'ora
editorialista. Il documento, datato 5 luglio 1979 ha per titolo "Accordo gruppo Rizzoli-Caracciolo/Scalfari". In
pratica, un'intesa tra i due principali quotidiani ital iani (l'altroè il Corriere), dasempre antagonisti e con linee
politiche diverse, della cui concorrenza dovrebbe beneficiare il pluralismo dell'informazione. Visi legge che i due
gruppi concordano di realizzare "operazioni di acquisizione di testate locali"; che agiranno insieme "nella
risoluzione dei problemi particolari dell'industria giornalistica, quali la sistemazione di alcune grandi testate";
metteranno in atto "la più stretta collaborazione nella risoluzione dei nodi strutturali del settore ed in particolare su
alcuni temi di fondo quali la legge sull'editoria, il rapporto con le televisioni, il problema della distribuzione, le
politiche federative, le politiche dei prezzi". Perla Rizzoli l'accordo è sottoscritto dai due piduisti Angelo Rizzoli,
editore, e Brunio Tassan Din, direttoregenerale. Sentito il 13 maggio 1981 dai giudici istruttori Giuliano Turone e
Gherardo Colombo, Scalfari confermerà gli incontri con Rizzoli e Tassan Din e la firma dell'accordo, a Roma, nella
sede Rizzoli. Dichiarando però di non sapere come i documenti fossero finiti in possesso di Licio Gelli. Il radicale
Massimo Teodori, della Comissione parlamentare sulla P2 ha scritto: "La pressione della P2 aumentava nel
settore della stampa con l'intento non solo di controllare completamente il gruppo Rizzoli, ma anche di allargare il
sistema delle alleanze sulla base di tregue e di spartizioni monopolistiche. La singolarità del patto sta nell'accordo
per un terreno segreto di trattativa e di alleanza. Se si era sentita la necessità di mantenere il patto segreto, è
ipotizzabile che l'accordo economico fra i due gruppi riflettesse un'intesa politica più sostanziale". LA PRIMA
firma sull'accordo è di quello stesso Scalfari che anni dopo celebrerà il premier Renzi, al punto da paragonarlo a
Giovanni Giolitti. E Repubblica è lo stesso giornale (poi andato a nozze con la Stampa del gruppo Fca) che
l'editore Carlo De Benedetti schiererà a favore della riforma costituzionale renziano-berlusconiana. Un tentativo di
rafforzare l'esecutivo e diminuire il controllo democratico dal basso, che appare, insieme a un più stretto controllo
della stampa, soprattutto quella locale, tra i punti del "Piano di rinascita democratica", il progetto politico di Gelli.
Il Fatto Quotidiano 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 17
art
Estratti conto, una stretta sui contenziosi bancari MAURIZIO FINOCCHIO E FABIO ANTONIO FERRARA Nei giudizi aventi ad oggetto rapporti bancari in conto
corrente, una volta che sia stata esclusa la validità della pattuizione relativa agli interessi a carico del correntista,
la banca, per dimostrare l'entità del proprio credito, ha l'onere di produrre tutti gli estratti conto dall'inizio del
rapporto, senza soluzione di continuità. E quanto ribadito dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 15148
pubblicata l'11 giugno 2018. Lo spunto, ancora una volta, è tratto da una «tipica» opposizione promossa dal
correntista avverso un decreto ingiuntivo fondato sul saldo negativo di un conto corrente, giudizio nell'ambito del
quale è tornata a riproporsi l'annosa questione dell'onere della prova del credito in capo alla Banca. Gli Ermellini,
secondo un orientamento ormai consolidato, hanno rammentato che, nei giudizi di opposizione a decreto
ingiuntivo introdotti su iniziativa del cliente, è onere dell'ingiungente Banca, in quanto attrice/creditrice in senso
sostanziale, ancorché formalmente convenuta e quindi trascinata in Tribunale dal cliente, dimostrare l'entità del
proprio credito. Tanto la Banca è chiamata a fare secondo i principi «ordinari» vigenti in materia di onere della
prova, per cui chi vuole far valere un diritto deve darne dimostrazione, in genere, in modo diretto e completo (art.
2697 cod. civ.); ciò al di là delle prescrizioni del Testo Unico Bancario (Tub). Ha ritenuto, infatti, il Collegio, che
quando sia accertata la nullità delle clausole che prevedono, relativamente agli interessi dovuti dal correntista,
tassi superiori a quelli legali e la capitalizzazione trimestrale (ovvero altre forme di nullità), diviene indispensabile
rideterminare il saldo dovuto ricostruendo l'intero andamento del rapporto sulla base di tutti gli estratti conto a
partire dall'apertura del conto. A nulla rilevano, quindi, l'art. 119 Tub e l'art. 2220 cod. civ. (sulla conservazione
delle scritture contabili), che circoscrivono al decennio l'obbligo di mantenimento della documentazione afferente
al rapporto con il cliente. Tali norme generalmente soddisfano l'esigenza di trasparenza e completezza contabile,
ma non eliminano l'onere della banca, operatrice professionale, di trattenere anche oltre dieci anni i documenti su
cui pretenda di fondare il proprio credito, in omaggio al succitato principio dell'onere della prova. Altro è il dovere
di preservare per dieci anni, a fini fiscali, il carteggio relativo all'attività d'impresa, compresa quella bancaria, altro
è l'incombenza di suffragare, anche oltre il decennio, un credito, se così risalente, da azionare in Tribunale. Anzi,
a tale ultimo proposito, vi è recentissima giurisprudenza di legittimità secondo cui «il comportamento della banca
che si disfa della documentazione afferente a un credito di cui non ha ancora ottenuto soddisfacimento integra
una negligenza grave, che viola apertamente il dovere di sana e prudente gestione di cui all'art. 5 del Tub» (cfr.
Cass. n. 4102/2018). Tempi duri, quindi, per gli Istituti di credito, specie per quelli che, basandosi sulla normativa
di settore, si sono «disfatti» dei vetusti carteggi dai propri archivi, ritendendo al più sufficiente una ricostruzione
contabile dei rapporti, spesso invocato riconciliazioni figurative dei conti rimesse a consulenze tecniche d'ufficio
disposte nel processo. II panorama del contenzioso bancario appare così quanto mai incerto, essendo sempre più
costellato da pronunce, come quella in parola, che sembrano sconfessare la ritenuta, in passato, specificità
dell'impresa bancaria, con le sottese «agevolazioni probatorie» del Tub, in omaggio a un riequilibrio delle
posizioni processuali rispetto al cliente, in preminente applicazione delle norme processual-civilistiche.
Italia Oggi 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 18
art
Banco Bpm vola sulle voci di cessioni extra di Npl Il titolo Banco Bpm ha guadagnato ieri il 5,59% a 2,53 euro sotto la spinta delle indiscrezioni circa la possibilità
chele cessioni di Npl vadano ben oltre l'asticella dei 3,5 miliardi mancanti per raggiungere l'obiettivo dei 13 miliardi
di cessioni di crediti in sofferenza.
Libero Quotidiano 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 19
art
Banco Bpm, Castagna cauto su cessione piattaforma Npl ROMA Giuseppe Castagna manifesta prudenza sulla possibilità di vendita della piattaforma comprendente circa
200 dipendenti assieme a un portafoglio di partenza di 3,5 miliardi a salire. Ieri durante il cda svoltosi a Verona,
alla presenza degli uomini del joint supervisory team della Bce che assistono di frequente ai board degli istituti,
l'ad di Banco Bpm ha fatto il punto sul piano di derisking, dopo la chiusura positiva del progetto Exodus di 5,1
miliardi con la gacs, a un prezzo medio del 34,3%, più basso solo all'ultima operazione realizzata da CreVal. E
con i 5,1 miliardi, il gruppo milanese ha ceduto finora 9,5 miliardi di sofferenze dal 2016, «corrispondenti a circa il
73% del nuovo obiettivo di cessioni, passato dagli 8 miliardi indicati nel piano strategico a 13 miliardi». L'Npe ratio
scende all'8,9%. Il 95% dei titoli mezzanine e junior di Exodus ceduto a Christofferson Robb e Company
l'operazione verrà finalizzata entro fine giugno mentre per luglio dovrebbe arrivare la garanzia statale gacs.
Nell'informativa sulle mosse future, Castagna ha spiegato che per il progetto Ace sul tavolo da 3,5 miliardi all'insù,
che ha Deutsche e Deloitte come advisor, è già stata avviata una data room. Il primo step è fissato per il 10 luglio.
Molti degli interessati spingono per una soluzione sul modello Intesa Sp-Intrum, comprendente anche i dipendenti.
Il presidente Carlo Fratta Pasini si sarebbe espresso a favore di proposte riguardanti la piattaforma. Di diverso
avviso, invece, Castagna mostratosi molto cauto anche per non minare i rapporti interni. C'è da dire che il
banchiere napoletano avrebbe percepito che all'interno dell'istituto sta montando la protesta dei dipendenti. Nelle
lettere di invito sono previste varie opzioni di tranche e sulla piattaforma. Il banchiere non ha escluso la possibilità
che in assenza di garanzie, l'ulteriore tranche di cessione di crediti deteriorati potrebbe avvenire sempre con la
gacs, visto che il Tesoro ha già da tempo avanzato richiesta alla Ue di estensione per altri sei mesi. Infine, il cda
avrebbe anche deciso la nomina di Maurizio Nigro come nuovo capo della compliance. Anche Nigro proviene
dalle file ex Bpm.
Messaggero 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 20
art
L'Abi Ad aprile insolvenze ancora in flessione Prosegue la caduta delle sofferenze nette bancarie. Ad aprile, secondo gli ultimi dati dell'Abi, sono calate a 50,9
miliardi di euro (114 miliardi quelle lorde), il valore più basso da aprile 2012. Rispetto al mese precedente il
ribasso è stato di 1,6 miliardi. I prestiti bancari a famiglie e imprese sono in crescita su base annua del 2,3%,
proseguendo la «positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere».
Messaggero 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 21
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Sofferenze, Nouy apre al compromesso ROMA Messa alle strette in seno all'Ssm, Danièle Nouy apre a un compromesso sugli Npl dove però l'intera
materia è sub judice rispetto all'approvazione della proposta legislativa da parte del Parlamento Ue. «I crediti
deteriorati erano e sono ancora una questione molto rilevante per il sistema bancario Ue, sebbene progressi
significativi sono stati fatti grazie al duro lavoro dei supervisori», ha detto ieri il presidente della Vigilanza Bce
durante un'audizione a Bruxelles, «oltre il 60% del to- tale degli Npl ridotti negli ultimi quattro anni è stato ottenuto
nel 2017». E dopo aver ricordato il lavoro parallelo di Bce e Commissione per evitare i nuovi npl, ha sottolineato
come «sulla questione di come affrontare gli stock, stiamo ancora sviluppando la nostra policy, e mi aspetto di
poterla discutere nei dettagli più tardi nel corso dell'anno». La Nouy rinvia quindi ai prossimi mesi la
regolamentazione delle sofferenze precedenti all'aprile 2018 mentre nell'autunno scorso aveva annunciato
l'emanazione di regole per marzo di quest'anno. Nouy ha preso tempo anche perché a novembre prossimo
scadrà il suo mandato e non è rinnovabile. Più che un ravvedimento sia pure tardivo, la Nouy sarebbe stata
costretta dall'opposizione interna all'Ssm guidata da Italia e Spagna, ad ammorbidire la sua linea rigorista. Ieri il
presidente della Vigilanza Ue ha fatto trasparire nella Commissione Econ presieduta da Roberto Gualtieri di voler
trovare un compromesso. Due le potenziali soluzioni: introduzione di tempistiche più lunghe rispetto ai 2 anni
(crediti non garantiti) e 7 anni (crediti garantiti) per le banche di paesi con sistema giudiziario lento nell'escussione
delle garanzie come l'Italia. L'alternativa sarebbe la suddivisione degli istituti in cluster in base a percentuali di
crediti deteriorati su totale crediti (Npe ratio) in portafoglio o in base a esposizione in settori industriali
problematici, tipo lo shipping. I FALCHI IN PARLAMENTO Dalle parole pronunciate dalla Nouy i presenti hanno
percepito la ricerca di una posizione mediana tra tempistica comune e approccio caso per caso, con maggiore
discrezionalità per non irritare troppo i paesi con un fardello di crediti deteriorati alto come Italia, eredità di una
recessione economica. Sul mercato e tra gli addetti ai lavori più sofisticati si sta facendo largo il convincimento
che ormai l'insidia non proviene più tanto dall'addendum, quanto dalla macchina legislativa sulla proposta che è in
movimento e sarà vincolante per tutti. In Parlamento ci sono almeno sette deputati tedeschi, svedesi e austriaci
con il fucile puntato contro l'Italia e gli Npl. Di questi, cinque sono del Ppe: il tedesco Burkhard Balz, lo svedese
Gunnar Hökmark, l'altro tedesco Markus Ferber, l'austriaco Othmar Karas, l'olandese Esther de Lange. Uno è del
gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici (SeD) Peter Simon e il tedesco dei Verdi Sven
Giegold. Sempre ieri la Commissione Econ ha approvato il pacchetto bancario, composto dalle due relazioni su
Crr II e Crd V e le due su Brrd e Srmr. L'esito del voto consente di avviare i triloghi col Consiglio. Rispetto alla
proposta della Commissione la sensazione è di aver limitato i danni, il Parlamento ha una posizione su Tlac e
Mrel più morbida rispetto al Consiglio. Tuttavia permangono molte criticità di impatto sul sistema bancario italiano.
Infatti aumenteranno i costi di raccolta, vi saranno buchi da coprire, con le conseguenze del caso; il tutto per un
sistema bancario che si finanzia ancora principalmente con i depositi, e ha poco accesso al mercato dei capitali.
Infine Mario Draghi ha detto dal Portogallo che la Bce è «paziente, persistente e prudente» nel mantenere lo
stimolo monetario all'economia dell'Eurozona. Dal simposio di Sintra, il presidente Bce torna a rassicurare i
mercati e gli operatori economici dopo l'annuncio dell'addio al Qe a partire da gennaio 2019. Rosario Dimito
Messaggero 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 22
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Il Parlamento Ue facilita le cessioni di npl - Ue, più facili le cessioni di npl FRANCESCO NINFOLE Il Parlamento Ue ha varato ieri nuove regole bancarie con buone notizie per l'Italia su
crediti deteriorati, mutui, prestiti alle pmi e soglie Mrel. La commissione economica presieduta da Roberto
Gualtieri ha votato il pacchetto che modificherà le norme su requisiti di capitale (Cif e Crd) e risoluzioni (Bmí).
«Abbiamo ottenuto un risultato molto positivo», ha commentato Gualtieri con MF-Milano Finanza. «II Parlamento
si presenta al trilogo con un testo che è significativamente migliore rispetto a quello del Consiglio e che definisce
un buon equilibrio tra riduzione del rischio e sostegno alla crescita». Gualtieri ha osservato che il lavoro sui testi,
durato oltre due anni, ha permesso anche di sventatare un blitz sui titoli sovrani: alcuni Paesi hanno spinto per un
limite alla concentrazione nei bilanci bancari. Sulle regole serve ora l'intesa con il Consiglio Ue, che ha adottato
un approccio più severo (si veda MFMilano Finanza del 26 maggio). Ieri le prime reazioni dal mondo bancario
sono state positive. II tema sarà affrontato oggi nel comitato esecutivo dell' Abi, che ha sostenuto molte delle
proposte approvate. Quali sono le principali novità per l'Italia approvate ieri dal Parlamento Ue? Per quanto
riguarda Crr e Crd, è prevista la sterilizzazione delle grandi cessioni di npl (per piani di oltre il 15% dei deteriorati)
per il calcolo della loss given default (Lgd) ai fini dei requisiti patrimoniali: non ci saranno penalizzazioni per le
vendite dal 23 novembre 2016 fino a 5 anni dopo l'entrata in vigore della disciplina. Lo sconto patrimoniale per i
prestiti alle pmi (Sme supporting factor) è stato esteso fino a prestiti di 3 milioni (da 1,5). La ponderazione sui
mutui con loan-to-value inferiore al 75% è stata abbassata dal 35 al 30% e una riduzione è stata introdotta per i
prestiti con cessione del quinto di stipendio. È stato ridotto l'add-on sui reverse repo con titoli di Stato. L'Eba dovrà
presentare proposte per facilitare green e social bond. E stata fissata una lista di criteri per escludere banche di
promozione Ue dai requisiti di capitale (il Consiglio ha escluso solo le promotional bank tedesche). Quanto alla
Brrd, è previsto che i titoli subordinati per la disciplina Mrel non siano mai oltre il 18% degli asset ponderati per il
rischio, come sancito dalle regole internazionali Tlac (il Consiglio ha deciso soglie più alte e con flessibilità al
rialzo). È stata introdotta la facoltà di moratoria sui depositi se una banca viene dichiarata vicina al dissesto, ma il
blocco non potrà andare oltre 2 giorni (invece dei 5 discussi) e si potrà comunque ritirare denaro per le attività
quotidiane. Ieri la commissione ha anche ascoltato in audizione Danièle Nouy, presidente della Vigilanza Bce.
Sulla normativa sugli stock esistenti di crediti deteriorati Nouy ha detto: «Stiamo ancora sviluppando la policy ma
mi aspetto di essere pronta a discuterla più in dettaglio più avanti quest'anno». In seguito ha aggiunto: «Siamo più
propensi a un approccio caso per caso, ma con elementi di sicurezza». Le decisioni su singole banche sono già
oggi possibili per la Vigilanza. Sembra coi sfumare la linea rigorista di Nouy, che prevedeva un calendario di
riduzione simile a quello dell'addendum sui nuovi npl: il Ssm appare orientato a una maggiore cautela, secondo
indiscrezioni anche in seguito ad analisi d'impatto del braccio monetario della Bce. La Vigilanza ha intanto avviato
ispezioni sugli asset illiquidi delle banche più esposte (Deutsche Bank, Bnp Paribas e SocGen) a quasi quattro
anni dalla partenza del Ssm. Sui crediti deteriorati c'è stata invece attenzione sin dalla nascita della Vigilanza
unica. Ieri Nouy ha riconosciuto che sugli npl «è stato compiuto un progresso significativo» e che in generale è
stata ottenuta «una significativa riduzione dei rischi», ma ora si deve procedere con la loro condivisione.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 23
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Banco Bpm cede a Crc gli abs di Exodus e alza il velo sulla nuova vendita Banco Bpm ha completato la penultima tappa del processo di derisking. Ieri il cda della banca guidata da
Giuseppe Castagna ha deliberato di cedere fino al 95% dei titoli mezzanine e junior, emessi nell'ambito della
cartola izzazione Exodus, al fondo Christofferson Robb e Company. Il collocamento degli abs, curato da
Mediobanca, Deutsche Bank e Banca Akros permetterà alla banca di procedere al deconsolidamento delle
sofferenze oggetto della cartolarizzazione, pari a 5,1 miliardi di euro nominali, a un prezzo complessivo pari al
34,3%, un valore ai livelli più alti mai realizzati sul mercato italiano per questa tipologia di operazioni. 11 prezzo
tiene conto anche della concessione della garanzia pubblica (gacs) sulla tranche senior dell'emissione. Nel
frattempo Banco Bpm ha alzato il velo su Project Ace, lo smaltimento di uno stock da circa 3,5 miliardi di non
performing loans anticipato nelle scorse settimane da MFMilano Finanza. È questo infatti il gap che resta da
colmare per raggiungere gli obiettivi concordati con la Vigilanza dopo l'innalzamento dell'asticella a inizio anno.
L'importo è impegnativo e proprio per questa ragione la banca avrebbe deciso di avviare uno studio di fattibilità
che individui l'approccio migliore. Al momento tutte le ipotesi sono aperte, dalla cessione di portafogli alla vendita
della piattaforma di gestione sulla scia di quanto fatto da Intesa Sanpaolo con Intrum Iustitia. Per quest'ultima
soluzione fanno il tifo investitori istituzionali e servicer, ingolositi dall'operazione chiusa nelle scorse settimana
dalla Ca' de Sass. «Dopo l'importante operazione realizzata da Intesa abbiamo ricevuto diverse proposte per
vendere la nostra piattaforma di gestione insieme ad altri Npl oltre a quelli la cui cessione è già prevista nel
piano», ha ricordato Castagna nel corso della recente conference call sui risultati trimestrali. In quella sede il
banchiere ha peraltro ricordato che l'istituto manterrà un comodo livello di copertura dei crediti deteriorati «per
poter esplorare qualsiasi opportunità e andare co si oltre gli obiettivi del piano di derisking».
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 24
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Il governo chiarisca il suo piano alternativo per le bcc. Se ce l'ha DI ANGELO DE MATTIA Bisogna che sia fatta chiarezza sugli intenti del governo relativamente alla riforma delle
banche di credito cooperativo. II motivo sta nel fatto che, oltre alle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, una
mozione della Lega chiede che sia sospesa la riforma delle bcc e ciò viene interpretato innanzitutto come volontà
di sottrarre questa categoria di banche, ma soprattutto i gruppi cooperativi nazionali dei quali esse devono far
parte, ai controlli della Vigilanza della Bce, prevedendo l'esclusiva supervisione della Banca d'Italia, cioè della
Vigilanza nazionale, a somiglianza di quel che avviene in Germania con le Sparkasse. E noto che le bcc, a
differenza di quel che è avvenuto per le popolari, sono arrivate alla revisione del proprio ordinamento attraverso
un procedimento di autoriforma - sotto la spinta della Banca d'Italia - che dunque le ha viste largamente partecipi
della rivisitazione. La legge poi approvata può avere qualche aspetto bisognoso di miglioramento, ma sempre
finalizzato a una sintesi migliore tra finalità mutualistiche e solidaristiche nell'ambito del territorio di competenza
con i canoni propri dell'erogazione del credito. Ciò presuppone comunque il superamento di distorte visioni
localistiche che sbilancerebbero la sintesi a danno della sana e prudente gestione del credito e della tutela della
stabilità. Sulla riforma, in ogni caso, non si sono registrate particolari e diffuse reazioni negative da parte della
categoria, al di là di qualche querelle sulla formazione e appartenenza a grippi cooperativi nazionali. Tuttavia un
chiarimento è necessario per capire se si tratta di rivedere solo l'attribuzione della competenza della Vigilanza
ovvero se si progetta di intervenire anche sui caratteri dell'operatività e sulla governance. Di frequente su queste
colonne abbiamo segnalato le gravi carenze e i frequenti unilateralismi della Vigilanza unica. Nel contempo
abbiamo ricordato spesso che la Vigilanza bancaria è innanzitutto «di prossimità» (in specie nei riguardi degli
istituti operanti in ambiti territorialmente ben definiti) e abbiamo richiamato a tal fine il principio di sussidiarietà, alla
base del Trattati fondativi dell'Unione, che in questo campo troverebbe naturale applicazione. Dunque, se si
persegue lo scopo di mantenere in capo alla Banca d'Italia il controllo anche dei gruppi nazionali, il progetto non
sarebbe qui giudicato negativamente: con alcune precisazioni, però. Se l'idea è caldeggiata per sperare in
controlli meno rigoristici, se non meno rigorosi, allora si tratta di un' idea sbagliata che è bene abbandonare
subito, dal momento che certamente a livello nazionale non si commetterebbero gli errori e le gravi forzature che
registriamo in campo europeo ma non si tratterebbe affatto di una Vigilanza permissiva. Ma c'è di più: se per
rendere possibile il decentramento sarà necessario dare ai gruppi una diversa configurazione societaria -
fondandosi su una parità totale degli istituti partecipanti - che riduca o annulli l' unitarietà degli stessi nonché la
capacità di impartire indirizzi e assumere decisioni, in determinate materie, anche per la bcc partecipanti, allora
andrebbe valutato se il gioco valga la candela. Si rischierebbe, infatti, di disperdere la ratio che ha inteso in
qualche modo proteggere le banche in questione con uno scudo centrale avente determinate attribuzioni mirate
anche a correggere pratiche non corrette degli istituti partecipanti. L'urgenza del chiarimento è motivata, più in
particolare, dalla condizione in cui si potrebbe trovare un certo numero di bcc che non attraversano momenti di
condizioni ottimali, sospese tra il definitivo decollo della riforma e le ipotesi della messa in discussione della
stessa. Insomma, torna, qui, l'importanza di un avvertimento che riguarda la particolare attenzione che bisogna
riporre quando si parla di banche per evitare distorti effetti-annuncio e disorientare risparmiatori e prenditori di
credito. Sono le stesse ragioni per le quali di recente abbiamo scritto a proposito anche della riforma delle
popolari, per la quale il governo ha del pari annunciato un progetto di revisione, ma dei contenuti non ha indicato
neppure una «et». Ribadiamo di confidare nel fatto che il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che conosce il
mondo del credito ed è sensibile ai problemi indicati, voglia rapidamente contribuire a un tale chiarimento,
innanzitutto assumendo in prima persona questa materia, sulla quale un po' tutti nell'esecutivo ritengono di
intervenire con argomenti a volte accettabili e altre volte strampalati.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 25
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Verso il rinnovo la garanzia pubblica sugli npl cartolarizzati - Per la Gacs si
prepara il rinnovo LUCA GUALTIERI Al momento non c'è ancora nulla di ufficiale, ma nel sistema finanziario italiano si ritiene che
la garanzia pubblica per le cartolarizzazioni di crediti deteriorati possa essere rinnovata. La misura, varata nel
2016 per dare un impulso allo smaltimento dei crediti deteriorati, arriverà a scadenza nel prossimo mese di
settembre, dopo un primo rinnovo avvenuto l'anno scorso. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, gli uffici
della Commissione Europea (in particolare quelli della direzione Concorrenza diretti da Margrethe Vestager)
avrebbero già fatto aperture informali sul rinnovo, visto che l'impostazione del provvedimento è sostanzialmente
quella degli anni scorsi e la disciplina degli aiuti di Stato risulterebbe rispettata. Dopo il via libera della
Commissione, la palla passerebbe al Governo dove il neoministro dell'Economia Giovanni Tria starebbe già
seguendo il dossier. In una recente intervista al Corriere della Sera del resto l'inquilino di via XX Settembre ha
usato parole rassicuranti nei confronti del sistema bancario, promettendo misure per favorirne la stabilità. E
peraltro possibile che nella sua nuova versione il provvedimento sia esteso non solo agli npl, ma anche agli
unlikely to pay (utp) e ai leasing, per allargare il margine di manovra degli istituti di credito. Proprio lo smaltimento
degli utp del resto è la nuova priorità delle banche dopo il pressing esercitato dalla Bce con l' addendum del
febbraio scorso. Estendere la garanzia pubblica a questa asset class faciliterebbe l'attività di derisking delle
banche, del resto appena iniziata su questo specifico aspetto. In attesa che il governo sblocchi la partita, le
banche hanno stanno accelerando i processi in corso per chiuderli prima della scadenza della garanzia. Se si è
appena chiuso il collocamento di Banco Bpm nell'ambito del progetto Exodus (si veda box in pagina), la prossima
a muoversi potrebbe essere Ubi Banca che avrebbe in cantiere una cartolarizzazione da oltre tre miliardi di euro
di valore nominale. In fase avanzata sono anche le due operazioni da complessivi 3 miliardi predisposte da Bper
Banca per la capogruppo e per la controllata Banco di Sardegna. Alla garanzia pubblica potrebbero ricorrere
anche istituti di dimensioni inferiori come la Cassa di risparmio di Asti (circa 800 milioni), Iccrea (900 milioni), Bim
(500 milioni) e il Banco di Desio (500 milioni). Gran parte di queste operazioni dovrebbero arrivare al
collocamento nel mese di luglio. «Il rinnovo della garanzia sarebbe un risultato molto importante per il sistema
bancario perché consentirebbe agli istituti di smaltire portafogli importanti a prezzi superiori rispetto a quelli di
mercato», spiega a MF-Milano Finanza Riccardo Serrini, direttore generale di Prelios, uno dei servicer più attivi in
questo mercato.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 26
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Banche, Abete confermato presidente della Febaf Luigi Abete è stato confermato alla presidenza della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (Febaf). Lo ha
deciso all'unanimità il nuovo consiglio direttivo della Febaf, che si è insediato ieri a Roma. Abete, presidente di Bnl
Gruppo Bnp Paribas e numero uno della Federazione dal 2014, guiderà la Febaf fino al 2020. Il nuovo consiglio
direttivo 2018-2020 sarà così composto: Luigi Abete (presidente), Maria Bianca Farina (vicepresidente),
Innocenzo Cipolletta (vicepresidente), Antonio Patuelli, Andrea Andreta, Paolo Bedoni, Patrick Cohen, Augusto
dell'Erba, Agostino Ferrara, Dario Focarelli, Gian Maria Gros Pietro, Gianpiero Maioli, Andrea Mencattini, Gianni
Franco Papa, Mario Alberto Pedranzini, Giovanni Pirovano, Giovanni Sabatini, Maurizio Sella, Dominique Uzel,
Alberto Vacca, Alessandro Vandelli. Inoltre l'assemblea della Federazione, confermando il segretario generale
Paolo Garonna, ha accolto la domanda di adesione alla Federazione da parte della Aipb (Associazione Italiana
Private Banking)presieduta da Fabio Innocenzi. Salgono dunque a 12 le associazioni dell'industria finanziaria che
fanno parte della federazione fondata nel 2008 da Abi e Ania. Assieme alle due fondatrici, aderiscono ora a
Febaf: Aifi, Assoreti, Adepp, Aipb, Assofiduciaria, Assofin, Assogestioni, Assoimmobiliare, Assoprevidenza,
Assosim.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 27
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Ad Arvedi 435 min per lo shopping - Dalle banche 435 min ad Arvedi ANDREA MONTANARI Una robusta iniezione di liquidità che è al contempo una conferma della fiducia nei
confronti dell'azienda. Al gruppo Arvedi, secondo quanto riferito a MFMilano Finanza da fonti finanziarie vicine
all'operazione, è stato concesso un nuovo maxi finanziamento da 435 milioni da un pool di banche italiane in cui
alle capofila Intesa Sanpaolo e Unicredit si sono affiancate Ubi Banca (in qualità di joint mandated lead arranger),
Banco Bpm e, probabilmente, anche Mps. Capitali che arrivano a due anni di distanza dai 240 milioni concessi
alla società di Cremona, tra i big italiani ed europei dell'acciaio, dagli stessi istituti di credito (all'epoca
nell'operazione erano coinvolti anche Cariparma, Banca del Mezzogiorno e Bper) e utilizzata dal gruppo Arvedi
per rimborsare l'importo residuo del prestito concesso dalla Banca Europea per gli Investimenti e dal
Mediocredito. Con ogni probabilità la nuova maxi dote concessa dal sistema bancario andrà a sostenere e
rafforzare il completamento del business plan al 2020, che chiude il piano decennale, definito nel 2007
dall'azienda che fa riferimento a Giovanni Arvedi e che ha richiesto investimenti complessivi superiori a 1,5
miliardi. Costi sostenuti per aumentare la produzione di prodotti siderurgici da 1,5 a 3,8 milioni di tonnellate su
base annua: attualmente la produzione è di 3,2 milioni di tonnellate, in crescita rispetto ai 2,95 milioni del 2016.
Dal punto di vista operativo il gruppo di Cremona ha definito il piano di espansione con il rilancio del polo
siderurgico di Trieste e l'applicazione di nuove tecnologie nella sede centrale. Progetti e investimenti che hanno
fatto lievitare il giro d'affari consolidato della società dai 2,14 miliardi del 2016 ai 2,4 miliardi dello scorso anno,
generando un margine operativo lordo di 391,5 milioni da 268 e un utile netto più che triplicato da 41 a 138
milioni. Nello specifico il finanziamento complessivo da 435 milioni concesso dalle banche al gruppo lombardo
prevede una linea di 240 milioni finalizzata a rifinanziare parte dell'indebitamento a medio-lungo termine che fa
riferimento alla società Acciaieria Arvedi, un'altra linea di 45 milioni a favore della Arvedi Tubi Acciaio per il
rimborso parziale della propria esposizione a lungo termine e, infine, una revolving credit facility da 150 milioni
destinata a finanziare il fabbisogno operativo e in particolare per sostenere l'eventuale acquisto e messa a regime
dello stabilimento di Piombino, in provincia di Livorno.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 28
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Il nuovo piano mette al centro la gestione dei crediti deteriorati - doBank svolta
sul servicing di npl NICOLA CAROSIELLI DoBank solleva il velo sul piano industriale al 2020 mostrandosi nella nuova veste di
servicer a supporto delle società di gestione e recupero di portafogli di crediti ceduti dalle banche, trasformazione
appena approvata dal cda. L'attuale attività bancaria di doBank confluirà in un istituto di nuova costituzione
interamente posseduto dalla capogruppo. Caratterizzato da una maggiore specializzazione delle società
operative, il gruppo vedrà al vertice una società operativa speciali7J2ra nello special servicing e nei servizi di real
estate, tramite la fusione di doReal Estate nella capogruppo stesa il nome della nuova entità sarà definito dopo
l'ottenimento delle necessarie autorizzazioni e deterrà il 100% del capitale di Italfondiario, doSolutions, doData e,
appunto, della nuova banca che fornirà servizi correlati e di supporto all'attività di servicing. La riorganizzazione
dovrebbe essere completata nei primi mesi del prossimo anno e avrà efficacia per l'intero 2019. Una scelta
coerente con il business mix del gruppo che genera la quasi totalità dei ricavi dal servicing e solo in misura
marginale dall'attività bancaria. La mossa quindi allinea doBank ai peer europei, rimuovendo i limiti all'utilizzo del
capitale e all'ottimizzazione della struttura finanziaria. E quindi il servicing uno dei grandi protagonisti del piano
2018-2020, che in Italia punterà a rafforzare la leadership di mercato nel servicing dei crediti deteriorati. Su
questo fronte il management prevede nuovi portafogli di sofferenze per quasi 15 miliardi di euro (valore lordo di
bilancio) tra il 2018 e il 2020, e degli unlikely-to-pay (utp) che si andranno ad aggiungere ai 2 miliardi del 2017.
Sempre nel servicing degli npl, un altro mercato su cui punta il gruppo è la Grecia, in cui opera tramite doBank
Hellas, che è in chiusura delle trattative in esclusiva per un portafoglio da circa 2 miliardi di euro di crediti delle
quattro maggiori banche elleniche, ossia Eurobank, National Bank of Greece, Piraeus Bank e Alpha Bank. Un
deal che, come ha sottolineato a margine della presentazione del piano a Londra il ceo Andrea Mangoni, «si
chiuderà a breve», molto probabilmente nel giro di due settimane. Quanto invece alle ultime indiscrezioni, che
vedrebbero doBank in corsa per la vendita di npl avviata dal Banco Bpm, Mangoni ha confermato la
partecipazione al deal sottolineando però che «la disciplina finanziaria è fondamentale per il gruppo» e
aggiungendo che «lavoreremo insieme con un consorzio per il portafoglio crediti, mentre per la piattaforma di
gestione correremo da soli». Tornando al business plan, i target prevedono ricavi lordi di gruppo in crescita tra
1'8 e il 9% in media all'anno tra il 2017 e il 2020, ebitda in crescita di oltre il 15% in media all'anno e utile per
azione in aumento a tassi superiori all'incremento dell'ebitda. Ha trovato poi conferma l'obiettivo di «un'elevata
remunerazione degli azionisti attraverso un payout almeno del 65% dell'utile consolidato ordinario e il massimo
utilizzo della leva finanziaria inerente nella nuova struttura di gruppo per sostenere la crescita tramite opportunità
di acquisizioni» hanno specificato dal gruppo. E guardando al mea una delle priorità è rappresentata dal Sud
Europa, che si andrà ad affiancare alle già annunciate Italia e Grecia, mercato, quest'ultimo, in cui «puntiamo alla
leadership» ha specificato il neo cfo Manuela Franchi durante la presentazione dei risultati. Guardando al 2018, i
ricavi lordi sono previsti superiori a 230 milioni (da 213 milioni nel 2017) ed è atteso un aumento del margine di
ebitda. «I nostri risultati dello scorso anno dimostrano che la visione dietro doBank sta creando valore. Siamo
leader nel più grande mercato degli Npl in Europa» ha poi sottolineato Mangoni. La nuova organizzazione
prevede anche una riduzione delle funzioni che riferiscono direttamente all'amministrazione delegato e la
contestuale creazione di tre direzioni volte a migliorare i proessi decisionali e l'efficienza del gruppo. Si tratta della
Direzione Servicing, guidata dal cfo Fabio Balbinot, con diretta responsabilità dello sviluppo e gestione del core
business e dei servizi specializzati a supporto del credit servicing, a cui fanno capo sia le funzioni di business in
doBank che le controllate Italfondiario, doReal Estate, doDatae la branch doBank Hellas. Poi c'è la Direzione Utp
e Banking, guidata da Andrea Giovanelli, con diretta responsabilità dello sviluppo e gestione dei servizi bancari
specializzati e degli Utp. Infine c'è la Direzione Operations, affidata ad interim al ceo Mangoni, con diretta
responsabilità di tutte le funzioni a supporto del business: la controllata doSolutions e le aree Ict Governance e
Innovation, Resources e Transformation e Procurement e Facility.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 29
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Fondazioni, un baluardo della sussidiarietà GIULIANO SEGRE Un congresso guardingo, di fronte a un governo sconosciuto e mai evocato nei passaggi
congressuali, spronato dalla presenza del Presidente della Repubblica a ricordare alle fondazioni bancarie la loro
storia che nasce in una Italia che ancora non c'era, tanto che esse portano tuttora nei loro organi memorie di
diverse origini istituzionali. Poteva quindi essere un incontro di semplice conferma della propria esistenza, se non
fosse che subito il presidente Guzzetti ha dato un segnale politico: sottoposte a difficoltà finanziarie, talvolta con
esiti micidiali, investite da insussistenze politiche, coinvolte da ricorsi alla magistratura civile in qualche periferia,
le fondazioni sono ancora molto presenti nel tessuto economico-decisionale del Paese, per migliorare il welfare e
sostenere lo sviluppo economico tramite il braccio Cdp-Sace-Simest, di cui sono gli unici soci diversi dal ministero
dell'Economia e delle Finanze. Il suggello a questa positiva situazione è stato messo dal presidente Guzzetti in
modo singolare, con una frase che ha destato interrogativi. A pagina 8 della sua relazione compare una frase
sibillina, pur nella sua normalità: «Oggi esistono ancora 88 fondazioni di origine bancaria». Quell'ancora appare
strano: perché quella puntualizzazione? Per un'evidente ragione politica. Infatti o le fondazioni formano un
sistema o il progetto si smarrisce. Il presidente Mattarella aveva appena ricordato la loro natura di enti intermedi
fra cittadino e Stato, operanti in autonomia sociale e territoriale nell'attuazione del principio costituzionale della
sussidiarietà. Operatori intermedi dai connotati materiali ben visibili, esse costituiscono quella catena fra pubblico
e privato che la sociologia politica predica da tempo, negando efficienza sociale al mero comportamento
individuale, neppure quando le singole scelte private si consolidano nei tasti di un computer. Bella partecipazione
quella, in una piattaforma dedicata al conteggio delle singole scelte umane, quasi fosse un bookmaker che —
come dice la parola — registra sul libro le scelte dei presenti e votanti, non disponibili al dibattito e quindi
all'eventualità di correggere o migliorare la propria scelta, quindi cristallizzata fino a quando non si riapre la
piattaforma. Non vi sono nella nostra complessione politica molti altri protagonisti dell'intermediazione sociale
(partiti, parrocchie, sindacati, associazioni strutturate) e quindi le fondazioni sono fondamentali per dare
essenziale contributo a questa caratura costituzionale, socialmente sostenuta da comportamenti valoriali volontari
e collaborativi. Da questa considerazione politica deriva poi il precetto comportamentale per le piccole o
sfortunate fondazioni di origine bancaria, prescritto addirittura nel Protocollo Mef-Acri del 2015: verificandosi
situazioni di disagio patrimoniale, le proprie attività, anziché cessare, possono esser sviluppate in collaborazione
con altre fondazioni, aggiungendo la propria presenza a progetti già in atto. Solo se la situazione non consente
altri sbocchi potrà essere attivata la fusione fra Fondazioni, previa autorizzazione della Vigilanza: ma così il
numero delle fondazioni diminuisce e con esso la capacità politica di intermediazione verrebbe sempre meno,
riducendo le «libertà sociali» che la Corte Costituzionale riconobbe nel 2003 connaturate al fenomeno delle
fondazioni. Che oggi sono ancora 88.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 30
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Perché le banche italiane fanno più fatica di quelle estere quando i tassi sono
bassi ENRICO TREVISAN Negliultimi anni il tema della redditività delle banche è stato spesso legato agli Npl. Eppure,
non sono solo i crediti deteriorati a mettere a repentaglio l'ultima riga del bilancio. La crescente pressione
competitiva, l'eccesso di liquidità sul mercato e l'aumento dei costi legato ai cambiamenti normativi sono tra le
principali cause della riduzione dei margini. Oltre al notevole sforzo impiegato per ridurre i costi, in un contesto
così complesso le banche italiane dovrebbero dedicarne altrettanto al miglioramento dei ricavi. Cosa che
generalmente è declinata in due modalità: pricing e strategie commerciali. Le banche italiane oggi si basano
ancora molto sulla relazione con il cliente. Rispetto ai player internazionali esse sono infatti più orientate a
costruire strategie commerciali finalizzate a favorire il cross-selling, fondamentale per diversificare le fonti di
ricavo. Ma è sul pricing che le banche italiane si differenziano di più rispetto ai player esteri, soprattutto sulla
capacità di decidere il prezzo dei prodotti sul mercato senza andare a incidere sui volumi. Gli istituti italiani, in
particolare sui finanziamenti commerciali, ritengono infatti di avere meno potere da questo punto di vista. Questo
è un aspetto estremamente significativo, perché direttamente collegato alla capacità della banca di generare
profitto. Entrando nel dettaglio, mentre a livello globale le banche tendono a mantenere o aumentare i prezzi su
tutte le categorie di prodotto, gli istituti italiani sono più portati a ridurre i prezzi di prodotti e servizi. A fronte di una
limitata libertà di gestire la leva del prezzo, le percentuali elaborate da una nostra ricerca evidenziano uno stacco
significativo tra l'Italia e la media del resto del mondo: per i prestiti commerciali il 60% del campione italiano riduce
i prezzi rispetto a una media globale del 32%, per i prestiti specializzati l' Italia registra un 32% mentre il resto del
mondo si attesta al 22%, per le attività di trade finance le percentuali sono il 27% in Italia contro il 20% a livello
globale mentre per i servizi di pagamento sono il 24% contro il 19%. Sul versante dei depositi, in Italia si osserva
una maggiore attenzione al livello di rendimento offerto alla clientela, anche a scapito dei volumi. Più della metà (il
53%) ridurrebbe i tassi dei depositi (rispetto a una media globale del 41%). Altre leve fondamentali di redditività
sono la relazione e la personalizzazione e, nello specifico le attività di cross selling, essenziali per diversificare le
fonti di ricavo e fidelizzare la clientela. Una tendenza tutta italiana, meno accentuata all'estero, e riconducibile in
ampia misura non solo a uno storico radicamento territoriale delle banche, ma anche a una tendenza diffusa nel
Paese a percepire i prodotti bancari più semplici come delle commodity. Una percezione che costringerà le
banche a riflettere sulle proprie strategie per prediligere attività ad alto valore aggiunto, come la consulenza
finanziaria. Ultimi, ma non in ordine di importanza, i temi della digitalizzazione e del fintech come fattori su cui far
leva per migliorare la redditività. In relazione al fintech, le banche italiane risultano allineate ai player finanziari
internazionali. Da questo punto di vista il report evidenzia come sia dentro che fuori i confini nazionali tale
fenomeno sia percepito come inarrestabile anche nel corporate banking, rappresentando un'opportunità ma
anche una sfida alla capacità di pricing e di conseguenza alla redditività delle banche. Quanto agli interventi sulla
digitalizzazione in senso stretto, il mercato tricolore resta indietro: secondo il report solo il 59% dei rispondenti
italiani ritiene che si debba investire su strumenti digitali per raccogliere e analizzare i dati dei clienti, mentre
all'estero la quota sale al 71%. Discorso analogo per i big data: solo il 41% delle banche con passaporto italiano
ritiene si debba investire sulle capacità di analizzare grandi quantità di dati, mentre il 55% di quelle straniere
mostra maggiore sensibilità al tema. Percentuali differenti anche per gli investimenti sulla formazione dei gestori
(50% in Italia, 58% all'estero) e sull'orientamento al cliente della forza vendita (23% contro il 37% all'estero).
Tendenza opposta invece per gli investimenti in modelli di pricing basati sulla relazione, sui quali i banchieri
italiani risultano leggermente più attenti rispetto al resto del mondo (59 contro il 56%) dimostrando anche in
questo caso una più spiccata sensibilità ai temi legati al prezzo e alla relazione. Non solo cessione e gestione dei
crediti deteriorati quindi: per le banche italiane sarà essenziale nel prossimo futuro allinearsi ai player globali
investendo in efficaci strategie commerciali e in ricerca e sviluppo, applicando nuove tecnologie utili a offrire
servizi più completi e integrati e crescere anche in un contesto di bassi margini.
Mf 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 31
art
Bcc toscane, il gigante cresce «E con Iccrea ancora più forti» UN SISTEMA solido e ben radicato, con dati economici che confermano un ruolo di riferimento per famiglie ed
imprese — ma, più in generale — per l'intero sistema economico della Toscana. Questi gli elementi sostanziali
emersi dall'assemblea della Federazione Toscana delle Banche di Credito Cooperativo, organismo associativo
che riunisce le quattordici Bcc presenti sul territorio regionale. Un sistema bancario sano, che nonostante le
difficoltà del quadro economico generale, anche per il 2017 non ha fatto mancare il proprio sostegno alle singole
comunità, mostrando indici patrimoniali di assoluta tranquillità. L'assemblea ha approvato il bilancio di banche
ormai prossime ad aderire al nuovo Gruppo bancario cooperativo Iccrea. Il documento si riferisce ai dati
dell'aggregato delle banche che, al 31 dicembre 2017, facevano parte della Federazione Toscana Bcc, ed
evidenzia come il modello del credito cooperativo, terza realtà del sistema bancario toscano, sia apprezzato dalle
comunità di riferimento, grazie ad un costante supporto a famiglie, imprese e realtà locali. Un dato confermato
anche dall'incremento del numero dei soci delle Bcc, passato dai 110.210 del 2016 ai 112.632 del 2017, ed anche
dall'aumento degli impieghi alla clientela, giunti a 10,26 miliardi di euro. La raccolta diretta si è attestata a 11,57
miliardi di euro, in lieve flessione rispetto ai 12,02 miliardi del 2016. IL RISULTATO economico evidenzia una
perdita consolidata di 14 milioni, per effetto dell'aumento del livello di coverage sui crediti, che ha superato ormai il
48%, in linea con le indicazioni delle Autorità di Vigilanza. Sul fronte patrimoniale gli indici medi delle 14 Bcc
appaiono di tutta tranquillità, con un «Ceti» che si attesta al 14,52% ed un «Total Capital ratio» che giunge al
15,33%. Infine il cosiddetto «credit crunch», che continua a non essere presente nel mondo delle Bcc toscane. Al
31 dicembre scorso le Bcc contavano in Toscana 282 filiali e 2322 dipendenti, con una presenza diretta in oltre il
75% dei 276 Comuni della nostra regione. «I numeri del bilancio — sottolinea il presidente della Federazione
Toscana Bcc, Matteo Spanò — confermano che il modello del credito cooperativo dimostra di essere in grado di
offrire concreto supporto a famiglie ed imprese del territorio. L'ingresso di tutte le nostre Bcc nel nostro Gruppo
Iccrea rafforzerà ulteriormente questa capacità». «GLI INDICATORI ci dicono che le Bcc stanno uscendo dal
periodo più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi — aggiunge il direttore Roberto Frosini — La prospettiva del
nuovo Gruppo bancario non potrà far altro che accrescere ancora la già notevole solidità delle Bcc. Con la
capogruppo in grado di mettere a disposizione prodotti e servizi in grado di migliorare ancora la capacità di offerta
delle singole banche».
Nazione 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 32
art
DoBank cambia non più banca ma società di service DoBank annuncia il piano triennale e cambia natura per crescere. Il leader italiano che gestisce 70 miliardi di
sofferenze (Npl) per conto di vari istituti, ha annunciato che dismetterà i panni della banca, per diventare una
società di service: una mossa che ha due effetti positivi perché libera capitale per fare acquisizioni, e fa calare la
pressione fiscale dal 33 al 28 per cento. I ricavi 2018 sono attesi in aumento a 230 milioni e la crescita media fino
al 2020 sarà dell'8-9 annuo. Questo senza contare la nuova divisione dedicata agli incagli (Utp), e a DoBank
Hellas, che punta a diventare leader anche in Grecia. Il gruppo vuole crescere per linee esterne (ma il debito
resterà sotto il triplo del mol), ottimizzando la leva e aumentando la redditività. Se non riuscisse a fare shopping,
DoBank restituirà la cassa (48,3 milioni a fine marzo) come cedola straordinaria.
Repubblica 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 33
art
Cdp, ipotesi ticket Scannapieco-Palermo come ad e dg Laura Serafini Si riuniranno questa mattina a Roma le fondazioni dell'Acri per decidere sui candidati per il
rinnovo del board della Cdp. Il consenso dovrebbe convergere su Massimo Tononi per il ruolo di presidenza e su
Matteo Melley e Alessandra Ruzzu come consiglieri. Fabrizio Palenzona, presidente di Aiscat e già vicepresidente
di Unicredit, dovrebbe assumere il ruolo di presidente del comitato di supporto dei soci di minoranza (le
fondazioni). La deliberazioni relative dovrebbero essere assunte senza che nel frattempo sia arrivata la lista dei 6
consiglieri in quota ministero dell'Economia (incluso l'ad) sulla quale le fondazioni sono chiamate a esprimere il
gradimento. E questo perché a livello politico il negoziato per quelle sei poltrone sarebbe ancora in corso
incrociandosi, tra l'altro, anche con la partita peril ruolo di direttore generale del Mef. Qualche passo avanti, però,
negli ultimi giorni è stato fatto. Tanto che si ritiene plausibile arrivare al deposito di unalista unica entro l'ultima
data utile per l'assemmblea del 28 giugno. Questa data è venerdì 22 giugno, visto che la lista va depositata entro
4 giorni dall'assemblea ma i124 cade di domenica. Per questo motivo al presidente di Acri, Giuseppe Guzzetti,
sarebbe delegata la facoltà di esprimere il gradimento a nome delle fondazioni nei prossimi giorni. Le indiscrezioni
ieri riportavano l'ipotesi di una terna al vertice: oltre al presidente, il ruolo di ad riservato a Dario Scannapieco
(vicepresidente Bei) e il ruolo di direttore generale (con deleghe) all'attuale do Fabrizio Palermo. La proposta
sarebbe arrivata dallo stesso Guzzetti il quale, se la spuntasse, si confermerebbe l'abile tessitore che è visto che il
ticket Tononi-Scannapieco era quello da lui immaginato sin dall'origine (prima che il segretario della Lega, Matteo
Salvini, sparigliasse le carte lanciando la candidatura di Massimo S armi . I giochi, però, ancora non sono fatti. In
tema nomine potrebbe aprirsi un fronte anche sulla conferma dell'ad delle Ferrovie, RenatoMazzoncini. Lo scorso
u giugno il manager è stato rinviato a giudizio (ipotizzata truffa su contributi pubblici quando era al vertice di
Busitalia). L'articolo dello statuto di Fs sui requisiti di onorabilità (che la società ha cercato di cambiare, trovando
l'opposizione dell'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan) prevede che Mazzoncini debba essere riconf
ermato dal cda e dall'assemblea: il primo avrebbe già provveduto, perla seconda c'è tempo fino a metà agosto. I
5Stelle vorrebbero cogliere l'occasione per un avvicendamento al vertice, la Lega si oppone. Mazzoncini è legato
al leghista Paolo Colombo, che lo ha sostituito in Busitalia ed è anche nel cda di Trenitalia.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 34
art
Npl, Bce sceglie la linea soft: ad ogni Paese il suo target - Npl, la Bce apre alla
linea soft: ogni Paese avrà il suo target La presidente del Consiglio europeo di vigilanza creditizia ha annundato ieri che nel 2017 molti sforzi sono stati
compiuti per ridurre le sofferenze nei bilanci bancari, esortando così i ministri delle Finanze a chiudere al più
presto la trattativa sul completamento dell'unione bancaria. Nel contempo, Danièle Nouy è tornata a insistere sulla
necessità di risolvere la questione dello stock di crediti inesigbili, decidendosi però convinta che la soluzione
debba essere «ambiziosa e realista». «Oltre il 60% della riduzione delle sofferenze creditizie avvenuta negli ultimi
quattro anni ha avuto luogo nel 2017», ha spiegato in una audizione parlamentare qui a Bruxelles la signora
Nouy. Nel 2014, i bilanci bancari avevano nella zona euro «sofferenze creditizie per un totale di circa m000
miliardi di euro. Ora siamo scesi alla fine del 2017 a circa 670 miliardi euro. ancora molti crediti inesigibili, ma
certo in calo. La media è ora del 4,9% rispetto a oltre il 7,0%» degli attivi. La banchiera centrale è poi tornata sulla
questione dello stock di crediti inesigibili, per ora non toccato dal recente giro di vite compiuto con l'Addendum. «A
un certo punto, lo stock dovrà essere trattato nello stesso modo dei nuovi crediti inesigibili (...) Dobbiamo trovare
una soluzione che sia ambiziosa e realistica». Proprio ieri da Sintra, dove si sta svolgendo una conferenza della
Bce, l'agenzia Reuters spiegava che la Bce sta pensando a soluzioni che tengano conto delle particolari situazioni
nazionali. Secondo le prime informazioni, le autorità di vigilanza nazionali stanno riflettendo a una soluzione che
dia tempo alle singole banche per risolvere i crediti inesigibili, adottando anche particolari soluzioni per paesi,
come l'Italia, che hanno un sistema giudiziario particolarmente farraginoso. L'obiettivo è di presentare entro
l'estate una possibile proposta per gestire gli stock di sofferenze creditzie. Un compromesso tra istanze diverse
sembra possibile. La questione dei crediti inesigibili è stata al centro dell'impegno di creare una unione bancaria.
L'Unione europea si è dotata di una vigilanza bancaria unica e di un meccanismo unico di risoluzione bancaria.
Manca all'appello una garanzia unica dei depositi. Con la sua presa di posizione di ieri, la signora Nouy ha
spiegato che molto è stato fatto sul versante della riduzione dei rischi e che è giunto il momento di effettuare una
condivisione dei rischi. È stata ottenuta «una significativa riduzione del rischio e pertanto dovremmo ora sbloccare
i negoziati per una garanzia unica dei depositi bancari a livello europeo», ha detto la banchiera centrale. Sarebbe
importante darsi «l'obiettivo di adottare il pacchetto ben prima delle elezioni europee del maggio del prossimo
anno». Proprio questa settimana, i ministri delle Finanze si riuniranno in Lussemburgo per discutere dell'unione
bancaria (si veda l'articolo a pagina 19). Intanto, la commissione affari economici ha approvato ieri la sua
posizione nel negoziato con Commissione e Consiglio in relazione alle nuove regole di Basilea III. Tra le altre
cose, i parlamentari vogliono che «le banche piccole e non complesse» godano di requisiti semplificati.
Strasburgo è d'accordo per imporre un tetto massimo di leva finanziaria de13%. Nel contempo, i deputati si sono
accordati sull'atteggiamento negoziale anche per quanto riguarda i requisiti patrimoniali da usare in una
risoluzione bancaria. Il pacchetto nel suo insieme ha suscitato commenti contrastanti. L'eurodeputato socialista
italiano Roberto Gualtieri ha notato che il Parlamento è riuscito a rendere «più bilanciato tra stabilità finanziaria e
sostegno alla cresdta il testo preparato dal Consiglio». Marco Valli, parlamentare del Movimento Cinque Stelle ha
parlato di «danni limitati» ma comunque di «mazzata» per le banche italiane. Il verde tedesco Sven Giegold ha
sostenuto che il pacchetto non comporta sufficienti riduzioni dei rischi.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 35
art
Le erogazioni alle Pmi restano «toniche» Occorre tornare indietro oltre 6 anni per ritrovare un ammontare netto di sofferenze bancarie così basso in Italia.
Ad aprile, in base ai dati pubblicati ieri dall'Abi, il valore dei crediti inesigibili all'interno del sistema finanziario
italiano è sceso a 50,9 miliardi di euro (114 miliardi se si tolgono dal calcolo le svalutazioni e gli accantonamenti
già effettuati dalle banche con proprie risorse). Si tratta di una diminuzione di 1,6 miliardi rispetto al mese
precedente e di quasi 38 miliardi se si guarda al livello massimo raggiunto a novembre 2015 (-42,5% da allora). Il
risultato è frutto in gran parte delle operazioni di dismissione di pacchetti Npl operati dagli istituti italiani, anche se
il Vice direttore dell'Abi Gianfranco Tornero nota come vi sia stato un «riassorbimento dello stock di sofferenze
nette non solo nei numeri assoluti, ma anche in termini di incidenza sugli impieghi». Quest'ultimo rapporto, che si
attestava al 4,89% a fine 2016, si è in effetti ridotto al 2,96% in aprile. Confermato anche un certo dinamismo dei
finanziamenti alla clientela: a fine maggio quelli erogati a famiglie e imprese erano in crescita su base annua del
2,3%, se calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati. In crescita pure il
mercato dei mutui (+2,6% su aprile) grazie anche a tassi che si collocano sui minimi storici (2,64% la media
complessiva e 1,83% sulle nuove erogazioni) . —Ma.Ce.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 36
art
Le Bcc ora sperano nella proroga Si riaffaccia il modello tedesco Laura Serafini L'apertura da parte della Banca d'Italia sulla necessità di rivalutare il rapporto tra costi ebenefici
della riforma del credito cooperativo, nella forma varata dal governo Renzi, ha scoperchiato un vaso di Pandora.
Non è un mistero che le Bcc non abbiano mai digerito l'idea di dover rinunciare in parte all'autonomia e di doversi
assoggettare alle decisioni e ai controlli di una capogruppo. Ma alla fine si erano rassegnate al percorso del
gruppo unico. Ora che anche la vigilanza, con le parole del direttore generale Salvatore Rossi (si veda 11 So1e24
Ore del 9 giugno scorso), ha riconosciuto che il passaggio al modello di vigilanza predisposto dalla Bce per le
banche cosiddette "significant" potrebbe rivelarsi estremamente oneroso per il modello di business del credito
cooperativo, essenzialmente mutualistico, molte banche del sistema cominciano a confrontarsi apertamente sulla
prospettiva di cambiare percorso. In pratica, molte Bcc di entrambi gruppi e dislocate in varie parti del paese (non
solo aTrento) auspicano l'adozione del modello tedesco o austriaco (ma anche delle casse rurali in Spagna)
dell'Ips, ovvero un sistema di tutela istituzionale basato su un accordo contrattuale per garantire la liquidità e la
solvibilità delle banche partecipanti per la gestione delle crisi, attraverso l'utilizzo di fondi alimentati dalle banche
stesse. Va ricordato, a onor del vero, che il sistemasi era a lungo cimentato, prima del 2015, sull'ipotesi di
adottare il modello Ips, ma lunghi dibattiti e trattative non erano mai approdati a nulla. Finché il governo Renzi,
consultando la Banca d'Italia, non ha calato dall'alto la riforma nella modalità del gruppo unico, basato sul patto di
coesione e sulle garanzie incrociate. Lafrettadi allora di accelerare sulle riforme bancarie (prima del credito
cooperativo era stata la volta delle banche popolari) era legata anche al negoziato che il governo italiano stava
conducendo per ottenere maggiore flessibilità sul deficit pubblico (l'approvazione di riforme strutturali consente più
elasticità da parte di Bruxelles sui conti pubblici). Dunque se ora, come ventilato dal premier Giuseppe Conte, si
pensa di rimettere mano alla riforma va messo in conto anche un possibile impatto sul bilancio dello Stato. Al
momento quello che l'esecutivo potrebbe fare è adottare un provvedimento - probabilmente un decreto legge -
che allunghi i tempi della riforma. Le due maggiori capogruppo, Iccrea e Cassa centrale banca, hanno presentato
a fine aprile l'istanza alla Bce per ottenere l'autorizzazione a diventare gruppi bancari; in teoria c'è tempo fino a
fine agosto per il via libera ma la vigilanza europea starebbe accelerando l'iter. L'obiettivo del sistema, dunque, è
ottenere l'approvazione di una moratoria entro metà luglio per evitare di ricadere subito dopo l'estate nel modello
di vigilanza della Bce. Il rischio di calare sul credito cooperativo quel modello di abito cucito sulle grandi banche è
di soffocare da subito il credito alle piccole imprese e alle attività artigianali, settore quest'ultimo che trae il 20%
del proprio finanziamento dalle Bcc. E, a cascata, di strozzare il business di queste banche. L'attenzione della
Lega, che è promotrice della moratoria, si spiega per questo motivo. Il credito a questi piccoli imprenditori viene
erogato sull'analisi dei comportamenti e sulla capacità di rimborso comprovata da anni di rapporti con le Bcc.
Finchè i crediti sono ripagati non assorbono troppo patrimonio. I modelli di rating interni della Bce
costringerebbero invece ad accantonamenti più elevati in presenza di debiti bancari superiore a 6 volte il Mol o a
debito bancario maggiore della somma tra utile più accantonamenti più ammortamenti. Un artigiano che ha
sempre ottenuto l'anticipo dei crediti dalle banche e ha sempre onorato il proprio impegno con la Bcc, ma che
chiude con un utile quasi sempre di poche migliaia di euro, con i rating interni molto probabilmente finirebbe
classificato tra i crediti più rischiosi. L'alternativa rispetto al modello Ips - che peraltro nel 2015 Bankitalia definiva
«una forma di integrazione più debole rispetto al gruppo, che potrebbe rivelarsi non del tutto capace di sostenere
le esigenze di ricapitalizzazione delle banche che vi partecipano» - dovrebbe essere la negoziazione con la Bce di
un modello di vigilanza meno rigido e proporzionato alle peculiarità del credito cooperativo.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 37
art
Denaro&lettera - Banco BPM Al via data room per la vendita di maxi-pacchetto di
Npl Banco Bpm accelera sul fronte della cessione degli Npl. Per quanto riguarda le rimanenti vendite previste nel
piano di derisking (pari a circa 3,5 miliardi di euro) il gruppo Banco Bpm conferma di "aver già avviato una data
room finalizzata a raccogliere manifestazioni di interesse da parte di potenziali investitori", confermando così le
indiscrezioni pubblicate ieri sul Sole 24 Ore sulla cessione dei crediti deteriorati. L'annuncio segue quello del
completamento del "Project Exodus". Il cda, infatti, ieri ha dato il via libera alla cessione (con arranger Banca
Akros) di una quota fino al 95% dei titoli mezzanine e dei titoli junior (pari in totale a oltre 203,8 milioni di euro)
emessi con l'operazione di cartolarizzazione delle sofferenze a Christofferson Robb e Company. Il collocamento
dei titoli mezzanine e junior permetterà a Banco Bpm il deconsolidamento delle sofferenze della cartolarizzazione
- pari a 5,1 miliardi di euro nominali alla data del cut-off - prima della fine del semestre in corso a un prezzo pari al
34,3%. L'ottenimento della Gacs sui titoli senior emessi con la cartolarizzazione è invece previsto nelle prossime
settimane.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 38
art
In breve - Abete confermato presidente Febaf Luigi Abete è stato confermato all'unanimità alla presidenza della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza
(Febaf). Abete, presidente di Bnl-Bnp Paribas e numero uno della Federazione dal 2014, guiderà la Febaf fino al
2020. I1 nuovo Consiglio Direttivo include, oltre ad Abete, i due vicepresidenti Maria Bianca Farina e Innocenzo
Cipolletta, Antonio Patuelli, Andrea Andreta, Paolo Bedoni, Patrick Cohen, Augusto dell'Erba, Agostino Ferrara,
Dario Focarelli, Gian Maria Gros Pietro, Gianpiero Maioli, Andrea Mencattini, Gianni Franco Papa, Mario Alberto
Pedranzini, Giovanni Pirovano, Giovanni Sabatini, Maurizio Sella, Dominique Uzel, Alberto Vacca, Alessandro
Vandelli.
Sole 24 Ore 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 39
art
Carriere - UniCredit, arriva il Disability manager Per la prima volta nel settore bancario italiano, UniCredit ha istituito la figura di Disability Manager con lo scopo di
ascoltare i bisogni dei colleghi che vivono la disabilità e di migliorare la qualità della loro vita e delle loro famiglie,
favorendo la piena inclusione durante il loro percorso lavorativo. A ricoprire questo ruolo sarà Francesca Bonsi
Magnoni, dal 1990 dipendente del Gruppo e dal 2016 nella struttura Welfare and People Care della Divisione
Human Capital. Il Disability Manager si colloca tra le nuove iniziative di ascolto proposte in concreto dalla Banca
ai suoi dipendenti, dopo l'accordo firmato con i sindacati lo scorso 13 aprile sulla conciliazione vita - lavoro.
L'intesa rappresenta la prima implementazione della Joint Declaration sul work life balance firmata dal ceo Jean
Pierre Mustier lo scorso 28 novembre 2017 e rivolta a tutti i colleghi del Gruppo. Compiti del Disability Manager
saranno, tra l'altro, supportare i colleghi disabili durante il loro ciclo di vita lavorativa valorizzando la loro
autonomia e professionalità, proporre iniziative e percorsi di inclusione che favoriscano l'accessibilità in tutte le
sue forme, esercitare un ruolo di indirizzo e raccordo delle diverse funzioni aziendali per promuovere l'inclusione a
tutti i livelli. Al Disability Manager viene affiancato un Osservatorio paritetico sulla disabilità, composto da azienda
e sindacato per un dialogo continuo. Per le risorse umane l'Enav si affida a Cesare Stefano Ranieri che ha
un'esperienza trentennale nella gestione del personale. Ha iniziato la carriera in Telettra, una società del gruppo
Fiat, poi è stato direttore delle risorse umane di grandi gruppi industriali italiani ed internazionali come General
Electric (la diUniCredit, arriva il Disability manager visione ex Nuovo Pignone), Indesit e Terna. Prima di
approdare in Enav l'ultimo incarico, da marzo 2015 a maggio 2018, è stato quello di responsabile delle risorse
umane di Ilva dove - a diretto rapporto con i commissari governativi - ha gestito le problematiche relative al
personale di gruppo, sino alla imminente vendita. All'ente nazionale di assistenza al volo, società quotata sul
listino milanese MidCap, che gestisce il traffico aereo civile in Italia con 4.200 dipendenti, il nuovo responsabile
delle Risorse umane si trova a dover affrontare due sfide importanti: il rinnovo del contratto di lavoro e l'attuazione
di un piano industriale con un investimento di 65o milioni di euro nei prossimi 5 anni in tecnologie e risorse
umane. McDonald's Italia ha invece scelto Massimiliano Maffioli come nuovo chief people officer. Milanese di
adozione, classe 1973, Maffioli ha maturato esperienze nella gestione delle risorse umane in Italia e all'estero in
contesti multinazionali. In McDonald's che, in Italia, è presente con 560 ristoranti su tutto il territorio nazionale e
conta 2omila addetti, Maffioli si occuperà di tutte le attività legate alle risorse umane per lo staff di sede e per la
rete di ristoranti, tra cui anche Training, Compensation, Acquisition e Talent, People Engagement. Deborah Exell,
una delle maggiori professioniste europee nel campo della trasformazione organizzativa, entra a far parte del
team esecutivo dell'integratore Ict globale Getronics in qualità di global head of human capitalechange. Nel corso
della sua carriera Exell, classe 1967 e nazionalità britannica, ha collaborato con American Express, McKinsey,
Coca Cola, Fidelity e Deutsche Bank.
Sole 24 Ore .lavoro 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 40
art
L'app che fa risparmiare s'allea con le tabaccherie MAURIZIO TROPEANO La società è inglese con ufficio a Londra ma la sede operativa di Oval Money, start-up
fintech attiva nel mondo del risparmio, è a Torino. «Per noi - racconta l'ad Benedetta Arese Lucini - è stata una
scelta strategica perché siamo convinti che questa città possa avere un futuro nel mondo digitale e crediamo
molto nel potenziale del mondo accademico». E non è un caso che a Torino si concentrerà tutta la parte di ricerca
tecnologica e sviluppo: «L'anno scorso, quando è iniziata la nostra avventura, eravamo in tutto sei persone
adesso siamo trenta e siamo riusciti a convincere tanti giovani italiani che erano andati all'estero a lavorare nel
mondo del fintech a tornare in Italia». Se i dipendenti sono giovani - età media 28 anni - sono giovani anche i
clienti a cui si rivolge la app che fa risparmiare e che in un annodi attività viene utilizzata da decine di migliaia di
persone con un'eta compresa tra i 25 e i 45 anni. Con Oval, infatti, chiunque può iniziare a mettere da parte
risparmi e a farli crescere investendo. «L'app permette di farlo indipendentemente dal capitale a disposizione e
sempre in linea con le proprie abitudini e le proprie possibilità». L'altro giorno è stato annunciato l'ingresso nel
capitale della società di Intesa Sanpaolo.L'obiettivo è di sviluppare una partnership industriale tra Oval Money e
Banca 5, la nuova banca di prossimità del Gruppo focalizzata nell'instant banking. Grazie al network distributivo di
oltre 20.000 tabaccherie italiane convenzionate con Banca 5 si andranno a completare le funzionalità offerte
attraverso l'app su mobile. Secondo Arese Lucini «la sinergia tra spazio fisico e digitale è una scelta vincente
perchè permette di intercettare clienti esclusi dai tradizionali circuiti bancari». —
Stampa 20-giu-2018
SCENARIO BANCHE 41
art
Banco Bpm: i sindacati aprono procedura di sciopero; inviata lettera all’Abi -
Agevolazioni Finanziamenti @Agevolazioni Finanziamenti #Agevolazioni
Finanziamenti Fonte: MF Dow Jones (Italiano) Le segreterie di coordinamento di Banco Bpm – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca
e Unisin – hanno aperto la procedura di sciopero. “Il 13 giugno abbiamo consegnato una lettera contenente le
principali criticità lavorative che affliggono l’istituto ma come risposta non abbiamo ricevuto nulla di scritto.
Abbiamo pertanto aperto la procedura per esperire il tentativo di conciliazione, preliminare alla proclamazione
della mobilitazione”, si legge in una nota. Le sigle – secondo quanto risulta a MF-Dowjones – hanno già inviato
la lettera all’Abi, ma non hanno ancora stabilito il giorno e le modalità della mobilitazione. I sindacati hanno anche
chiesto un incontro con la controparte che dovrebbe tenersi entro cinque giorni. Le motivazioni sono legate alla
“riorganizzazione della rete accompagnata da circolari poco chiare e intempestive, da un organigramma parziale
rispetto alle figure e ai ruoli e da una mancata formazione preventiva all’assegnazione dei ruoli e delle mansioni,
che accentua i rischi operativi dei lavoratori; mancata formale informazione sull’applicazione della
riorganizzazione della società di gestione servizi, che crea confusione e timore nei lavoratori; garanzie sul futuro
dei lavoratori legati agli Npl e a Profamily; mancato rispetto del modello commerciale del gruppo che nella pratica
quotidiana, continua a generare improprie pressioni commerciali. Si continua ad avere attenzione al prodotto e
non al cliente; inasprimento delle sanzioni disciplinari non giustificate dall’entità dei fatti contestati ai lavoratori,
spesso riferite a fatti avvenuti ante fusione, con normative e prassi differenti; disapplicazioni contrattuali:
applicazione parziale dell’indennità di mancato preavviso per i trasferimenti dei quadri direttivi del 29 gennaio e
dell’indennità di sostituzione e reggenza dei direttori di filiale, dell’anticipazione delle spese legali per presunti fatti
avvenuti in servizio e dell’accordo aziendale sui permessi”, prosegue il comunicato. La mobilitazione ha lo scopo
di ristabilire delle relazioni industriali corrette che portino risultati concreti e tangibili di cui possano beneficiare tutti
gli stakeholder.
ADESSONEWS.IT 19-giu-2018
WEB 42
art
La FABI in Sicilia si rafforza, eletto all’unanimità Pietro Santangelo, Portavoce
regionale in Unicredit A Palermo presso i locali del SAB FABI territoriale, si è tenuto martedì 19 giugno un incontro fra i Coordinatori
territoriali della FABI di Unicredit alla presenza del Coordinatore regionale, Carmelo Raffa. All’ordine del giorno
l’elezione del nuovo Portavoce in Sicilia di Unicredit, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali
aziendali e del Vice Responsabile del Coordinamento Aziendale Unicredit, Emanuele Amenta, che ha riportato i
saluti del Responsabile del Coordinamento Aziendale, Stefano Cefaloni. Per Emanuele Amenta, “sono stati fatti
importanti accordi epocali aziendali per i lavoratori con Unicredit, non a caso siamo in crescita, per questa voglia
di fare che ci contraddistingue da sempre, sono in programma importanti appuntamenti negoziali che vedranno
la FABI protagonista con i giusti interventi”. “La Sicilia per Unicredit è una realtà complessa – gli fa seguito
Gaetano Motta della FABI di Siracusa – l’eliminazione graduali degli sportellisti nella nostra regione sta creando
dei gravi disagi in termini qualitativi di servizi prestati alla clientela, che con l’accorpamento di molte agenzie tale
fenomeno è notevolmente peggiorato, richiediamo delle nuove assunzioni , la nostra regione non è da bollino
rosso”. La realtà bancaria isolana di Unicredit, è emerso dall’incontro, rappresenta un caso a parte in Italia,
per via di una diversa cultura d’approccio alle innovazioni tecnologiche e lavorative. “Le pressioni commerciali –
ha replicato Paola Corallo della FABI di Ragusa – stanno generando un atteggiamento ipocrita da parte di
Unicredit, le pressioni non sono estemporanee, ma sono di chiara emanazione aziendale, malgrado un accordo
con un impianto sanzionatorio in essere voluto fortemente dal nostro sindacato, che spesso è costretto ad
intervenire per garantire l’apertura delle agenzie, spesso senza personale necessario a garantire l’operatività
quotidiana, appare chiaro che Unicredit sta adottando una politica di disimpegno , consegnando il territorio al
nulla, ciò va impedito in sede trattante con la presenza di quadri sindacali siciliani che conoscono le
problematiche territoriali”. “Sono soddisfatto per la rappresentanza siciliana in sede nazionale della FABI –
spiega Camillo Bongiovì responsabile FABI Agrigento – ma dobbiamo essere vigili più che mai al fine di evitare
ingiustizie”. “Il concetto di squadra ha funzionato – gli fa eco Pietro Santangelo della FABI di Catania – però la
situazione è disastrosa in Sicilia, Unicredit non dialoga all’interno delle sue funzioni commerciali e risorse,
generando dei cambiamenti di dimensionamento con modiche improvvise massacrando le filiali con fare
schizofrenico”. Sul finire della prima sessione di lavori mattutina, i quadri sindacali presenti hanno designato
all’unanimità il nuovo Portavoce dei Coordinatori territoriali siciliani di Unicredit in Sicilia , nella persona di Pietro
Santangelo, il quale prende il posto dell’uscente Cetty Di Benedetto meritatamente ringraziata. Nella seconda
sessione pomeridiana dell’incontro, ha riaperto Filippo Virzì del Comitato di redazione di Uni-Inform , il periodico
ufficiale della FABI in Unicredit, il quale ha sottolineato la sensibilità del neo eletto indispensabile per portare
avanti le istanze dei lavoratori, ribadendo la funzione primaria della comunicazione puntando sullo sviluppo
digitale della rivista Unin-Inform al fine di una capillare diffusione dello stesso”. “Sul nuovo Portavoce della FABI
in Unicredit Sicilia, Pietro Santangelo, da tempo conosco la precisione del collega – riprende a seguire
Giuseppe Angelini , componente del Coordinamento Aziendale di Unicredit – ringrazio Amenta per la sua
presenza e per il suo contributo qualitativo e culturale alla nostra sigla”. Ha concluso Carmelo Raffa,
Coordinatore regionale della FABI Sicilia dichiarando , “la serenità e la serietà nel lavoro anzitutto, il mio
desiderio è premiato da un gruppo in Unicredit coeso pronto a nuove sfide”.
ECONOMIASICILIA.COM 19-giu-2018
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