The New Port Master Plan of Genoa / Method and Process
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PORTUSplus_the online Journal of RETE N. 5, March 2015, Year V RETE Publisher, Venice, ISSN: 2039-6422
ABSTRACT The drafting of the new Port Master Plan (PRP) of Genoa spans across both a comparison with the approach adopted by the PRP in force (2001) and an analysis of trends in the maritime industry that requires planning on a large scale in a bid to meet the future challenges posed by the advent of the new behemoth container ships. The guidelines of the new PRP (2012) identify five main objectives: integration in the national logistics network, increased competitiveness, productivity growth, environmental sustainability, added-value to the regional and local area. Within this framework, public discussions chaired by the Port Authority with the port stakeholders has given rise to strategic guidelines, including a wider port turning basin which received broad consensus. The new PRP will be designed as a “structural plan”, flexible in its implementation phase and promoter of new technologies and best practices in support of the development policies of the port.
The new Master Plan of the Genoa Port: method and process Angela Imbesi1, Vittorio Lagomarsino2, Beatrice Moretti3, Marco Nonveiller4, Luca Salvetti5 1, 2, 3, 4, 5 Architect and Researcher Genoa Port Authority Via della Mercanzia, 12 - 16124, Genova, Italia [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected]
KEYWORDS Genoa; Port macro-region; Port Master Plan; Planning of system; Naval gigantism
Il nuovo Piano Regolatore del Porto di Genova: metodo e processo
Angela Imbesi, Vittorio Lagomarsino, Beatrice Moretti, Marco Nonveiller, Luca Salvetti
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Il nuovo Piano Regolatore del Porto di Genova: metodo e processo
Dal PRP 2001 al nuovo PRP: una nuova prospettiva strategica
Il presente contributo costituisce una sintesi di quanto fino ad oggi sviluppato dall’Unità di Piano
all’interno dell’Autorità Portuale di Genova (APG) sul tema del processo di elaborazione del nuovo
Piano Regolatore, risultato dell’approfondimento di molteplici aspetti di natura tecnica, economica,
organizzativa e rispetto ai quali l’attività di pianificazione rappresenta un importante momento di
coordinamento strategico.
Il processo di elaborazione del nuovo Piano Regolatore Portuale (PRP) è stato caratterizzato da
studi preliminari tecnico-urbanistici ed economici, finalizzati a identificare alcuni macro-scenari e a
individuare le linee guida del nuovo PRP, muovendo anche da un confronto con l’impostazione e lo
stato di attuazione del PRP vigente, approvato nel 2001.
L’esigenza che gli obiettivi del PRP 2001 siano ridefiniti e ricalibrati nell’ambito della redazione del
nuovo piano è emersa a seguito di molteplici fattori, tra i quali si possono certamente includere le
criticità rilevate nel corso dell’attuazione dello stesso PRP 2001, le mutate e specifiche esigenze
manifestate dalla comunità portuale e gli indirizzi assunti in questi ultimi anni dalle politiche
comunitarie e nazionali in materia di trasporti e logistica.
Oltre ai fattori sopracitati, la sollecitazione maggiore ad intraprendere un nuovo percorso di
pianificazione è stata però rappresentata dalla congiuntura internazionale e dalle derivanti
tendenze di mercato proprie del settore marittimo e portuale.
Infatti, se da un lato le incertezze dei mercati internazionali rendono sempre più difficile effettuare
previsioni - anche a breve e medio termine - circa lo sviluppo dell’economia e dei traffici marittimi
e portuali, d’altra parte la tendenza strutturale della crescita della flotta – rispetto alla quale il
gigantismo navale nel comparto dei container rappresenta il fenomeno più evidente – rende
indispensabili interventi urgenti affinché i nodi rappresentati dagli scali marittimi risultino in grado
di accogliere le navi di grande dimensione.
Il porto di Genova si trova attualmente ad affrontare quest’ultimo fenomeno, in quanto nodo
strategico della rete nazionale dei trasporti anche per i collegamenti verso il centro e il nord
Europa. La posizione baricentrica rispetto ai mercati di interesse e al Mediterraneo e la
localizzazione sui principali assi e corridoi di collegamento internazionale rendono fondamentale il
suo adeguamento alle necessità manifestate dal mercato marittimo e richiedono una pianificazione
di sistema sempre più integrata a livello nazionale e comunitario.
Il concetto di pianificazione di sistema, allargata non solo ai soggetti pubblici che interagiscono
sui tavoli istituzionali, ma anche ai privati che possono usufruire della rete logistica e fornire
preziosi elementi per renderla competitiva, è posto alla base della nuova fase di pianificazione
avviata. In tal senso i concetti di “sistema” e di “pianificazione su larga scala” che si sono introdotti
con l’avvio del processo di piano regolatore, dovrebbero rappresentare l’approccio corretto per far
fronte alle grandi trasformazioni che stanno interessando l’economia mondiale e, di conseguenza,
le infrastrutture portuali.
Il nuovo PRP, quindi, è orientato a pianificare l’evoluzione del porto di Genova in rapporto ad una
più vasta macroregione portuale, nella quale i punti nevralgici sono rappresentati, lato mare, dai
porti del nord Tirreno e della sponda sud del Mediterraneo e, lato terra, dal core network delle reti
trans-europee Ten-T.
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Figura 1. Ten - T Core Network Corridors. (Fonte: European Commission - Mobility and Transport)
Nel nuovo PRP si passa quindi da una pianificazione incentrata principalmente sulla relazione tra
porto-città ad una pianificazione di più ampio respiro che coinvolge un intero sistema logistico e di
relazioni. Il rapporto tra attività portuali e urbane costituisce oggi solo uno degli elementi
caratterizzanti il Piano e viene valorizzato in termini di innesti e collegamenti in importanti aree di
cerniera, mentre la pianificazione, proprio a causa delle necessità evidenziate, deve riferirsi ad una
scala più ampia. Il metodo stesso proposto per la redazione del nuovo piano, permeabile e aperto
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ai contributi degli stakeholder pubblici e privati interessati allo sviluppo del porto e della città,
intende garantire la possibilità di individuare delle alternative di sviluppo portuale che rispettino e
valorizzino il carattere dei luoghi, sia mediante un percorso di approfondimento progettuale da
svolgersi in riferimento ad aree di “concertazione Città-Porto”, sia valorizzando gli assi di
collegamento tra città ed ambiti portuali.
Tale impostazione intende superare definitivamente la logica della semplice compensazione
puntuale, per introdurre una nuova visione strategica di lungo periodo, maggiormente attenta a
calibrare gli interventi pianificati in ambito portuale, anche in riferimento alle ricadute che
potrebbero avere sui settori urbani limitrofi e sugli equilibri territoriali a scala metropolitana.
Figura 2. Macroregione portuale. (Fonte: Autorità Portuale di Genova)
A tale proposito, l’efficacia del nuovo Piano non può essere affidata solamente alle scelte
strategiche operate, ma necessita anche di una “non opposizione” a livello locale, che gli consenta,
una volta approvato, di essere uno strumento capace di incidere effettivamente sulle
trasformazioni territoriali.
Per questo motivo si è scelto di precedere e affiancare la formale procedura legislativa di
approvazione con una procedura “sociale”. Si è attivato così un percorso di pianificazione
improntato alla massima trasparenza1, per costruire giorno dopo giorno un confronto con la
1 Il materiale inerente il processo di elaborazione del nuovo PRP è disponibile e consultabile sul sito istituzionale dell’Autorità Portuale di Genova: http://www.porto.genova.it/articoli/urbanistica.html
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comunità locale che consenta di superare, a Piano approvato, le logiche NIMBY (not in my back
yard) e NIABY (not in anyone’s back yard).
Una effettiva non opposizione (se non un vero e proprio supporto) a livello locale potrebbe
consentire al piano di configurarsi come efficiente e costruttivo strumento di governance, le cui
scelte dovranno necessariamente inserirsi in un quadro di coordinamento con i piani di altri porti e
della logistica.
Figure 3 e 4. Il rapporto con la pianificazione urbana. (Fonte: Autorità Portuale di Genova)
Gli obiettivi del nuovo Piano Regolatore Portuale
Alla luce delle prospettive e dei cambiamenti sopra delineati, le linee di indirizzo del nuovo Piano
Regolatore Portuale sono state elaborate con l’intento di fornire un’ampia gamma di possibili
ipotesi di sviluppo, espressione di una logica d’intervento innovativa che si riconduce da un lato a
una pianificazione di sistema di più vasta dimensione urbanistica, infrastrutturale e organizzativa,
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e dall’altro a una volontà di massima trasparenza e coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati
che gravitano nell’area portuale e nel suo hinterland.
A livello strategico il processo è stato orientato dai principi di “integrazione nella rete logistica
nazionale” e “aumento della competitività”, tradotti in obiettivi che comportano lo sviluppo di un
piano delle tecnologie al servizio del processo portuale e logistico a livello europeo e del
Mediterraneo, da affiancare ad una razionalizzazione nell’uso degli spazi portuali e ad un’azione
di coordinamento e integrazione tra i diversi attori portuali e della macro-regione del Nord Ovest
d’Italia. A tal fine l’APG si propone di sviluppare diverse azioni sia sotto il profilo organizzativo e
informativo, per migliorare la tracciabilità delle merci e velocizzare i processi, sia sotto il profilo
del fattore “lavoro”, da valorizzare tramite specifica formazione.
Questi obiettivi primari si affiancano a quello altrettanto prioritario del “potenziamento della
capacità produttiva”, a sua volta strumento di competitività, traguardabile in primo luogo
attraverso un complessivo miglioramento dell’accessibilità marittima e terrestre, con interventi
sulle infrastrutture viarie e ferroviarie, e mediante la razionalizzazione dell’uso delle attuali aree
portuali e la creazione di nuovi spazi e banchine.
Il quadro di interventi che questi obiettivi possono delineare si completa con quelli finalizzati a
perseguire la “sostenibilità ambientale” del piano. Tale tema guida tutte le fasi di redazione del
nuovo strumento di pianificazione e si prefigura come obiettivo trasversale attraverso la
promozione di quelle opere e tecnologie finalizzate al risparmio energetico, allo sviluppo di
energie rinnovabili, all’incremento della modalità ferroviaria, oltre a un miglioramento della
fruibilità dei tratti costieri e della vivibilità del porto per lavoratori e cittadini. A tale proposito si
evidenzia come la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) introduca la necessità di
innovare il processo di pianificazione, definendo un percorso decisionale e pianificatorio coerente
e compatibile con le esigenze di sostenibilità ambientale. La VAS, infatti, consiste in una
considerazione sulle conseguenze ambientali delle scelte operate dal piano nel suo complesso.
Essa costituisce un quadro conoscitivo che accompagna la costruzione del processo di
pianificazione e aiuta a definire e valutare gli indirizzi e le alternative possibili, configurandosi
come una procedura integrata che garantisce l’inclusione di obiettivi di qualità ambientale
nell’elaborazione del piano.
Il nuovo PRP si propone infine come un’occasione per migliorare la qualità della vita, creando
occupazione e internazionalizzazione, attraendo investimenti e attività, promuovendo al tempo
stesso le relazioni con la città. Si configura perciò come uno strumento di “creazione di valore per
il territorio”, favorendo la realizzazione di uno sviluppo in senso non esclusivamente economico.
In tale prospettiva il porto si propone quindi come luogo fisico capace di attrarre conoscenza e
favorire la creazione di centri di eccellenza, che possano altresì migliorare la fruibilità dello scalo
stesso.
I vincoli all’operatività e allo sviluppo portuale e i modelli per superarli
Il processo di pianificazione si è quindi sviluppato sia a partire dalle esigenze delineate e dalle
conseguenti linee di indirizzo strategico elaborate dall’Ente portuale, sia in considerazione dei
vincoli e dei condizionamenti esistenti quali la conformazione del territorio, il tetto aereo derivante
dalla presenza dell’aeroporto in aree limitrofe a quelle produttive, le linee batimetriche e la
dimensione degli accessi e dei canali per le manovre delle navi. Nello specifico il tema
dell’accessibilità marittima e terrestre, al quale è strettamente connessa la competitività dello
scalo genovese, è stato individuato come uno dei più rilevanti ai fini delle scelte strategiche del
nuovo Piano.
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Attualmente il porto di Genova accoglie navi porta contenitori da 13.000 TEUs. Per rispondere
all’accelerato fenomeno del “gigantismo navale” il nuovo piano si concentra sull’adeguamento
delle opere di protezione marittima, in particolare sulle imboccature di levante e ponente del
bacino portuale di Sampierdarena e sul bacino portuale di Voltri, al fine di garantire la piena
operatività a navi di dimensioni maggiori, fino alle prospettate navi da 22.000 TEUs. Il
soddisfacimento di tale esigenza, può infatti raggiungersi mediante l’ampliamento degli specchi
acquei protetti del porto; l’offerta di maggior “acqua protetta” intende dunque garantire agli spazi
presenti e futuri del porto capacità attrattiva per i grandi flussi transcontinentali di merci. Questo
particolare aspetto è declinabile anche in relazione al tema dell’accessibilità terrestre (strade e
ferrovie), che tuttavia richiede l’avvio di un complesso percorso di coinvolgimento di più soggetti
istituzionali esterni all’ambito portuale, finalizzato ad armonizzare gli interventi infrastrutturali di
potenziamento portuale con quelli sulla rete che collega il porto al suo mercato di riferimento. A
tale proposito si evidenzia come già oggi si stiano sviluppando interventi per ottimizzare il
coordinamento con la rete ferroviaria nazionale e con alcuni interventi prioritari quali il Terzo
Valico.
Per il traffico su gomma i principali progetti riguardano invece l’adeguamento del nodo di San
Benigno, il prolungamento della Sopraelevata portuale, la realizzazione del nuovo viadotto di Voltri
e la Gronda Autostradale.
Per soddisfare l’obiettivo del mantenimento dell’attuale quota di mercato e di favorire già nel
prossimo futuro la crescita della capacità produttiva dello scalo, sono state individuate tre macro
tipologie di modelli di sviluppo portuale: la realizzazione di nuovi riempimenti a mare, l’utilizzo di
aree retro-portuali oltre Appennino e la riconversione di aree ad usi portuali.
Sulla base di questi modelli sono state elaborate alcune ipotesi di sviluppo per rispondere
principalmente all’esigenza di maggiori spazi a terra e specchi acquei protetti. Tali ipotesi, che
rappresentano diverse organizzazioni funzionali e layout portuali, sono state approfondite e
delineate attraverso il confronto con i vincoli precedentemente esposti e quindi presentati alla
comunità portuale, alle istituzioni e alla cittadinanza al fine di definire un disegno condiviso che
consenta la crescita futura del porto.
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Figure 5, 6, 7. Modelli di sviluppo portuale. (Fonte: Autorità Portuale di Genova)
Partecipazione al processo: confronti tecnici e istituzionali con i
soggetti pubblici e privati
In merito agli indirizzi strategici da assumere e per identificare alcuni profili comuni e condivisi, è
stato sviluppato un percorso di confronto tecnico e istituzionale con i soggetti pubblici e privati
coinvolti nel processo di pianificazione. Gli obiettivi del nuovo PRP sono stati dunque declinati
attraverso un insieme di criteri tecnici, economici, ambientali, attraverso i quali le diverse
alternative di sviluppo presentate sono state confrontate e discusse dai molteplici stakeholder
rappresentativi dell’economia portuale genovese: dal mondo dell’imprenditoria (terminalisti,
riparatori navali, spedizionieri, agenti, autotrasportatori) ai gestori di infrastrutture (Autostrade e
Ferrovie), agli esponenti del lavoro (organizzazioni sindacali e compagnie). I risultati emersi dalle
osservazioni raccolte hanno consentito in primo luogo di identificare alcuni profili comuni che
hanno fornito importanti indicazioni per la definizione di uno scenario condiviso di sviluppo
portuale.
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Figure 8 e 9. Due diverse ipotesi di layout portuali presentati alla comunità portuale. (Fonte: Autorità Portuale di Genova)
Il primo elemento comune emerso dal percorso di partecipazione è rappresentato dall’esigenza di
ampliare l’accessibilità marittima dello scalo, sia nel bacino di Sampierdarena sia nel bacino di
Voltri.
Il secondo elemento sul quale si sono appuntate le attenzioni di tutti gli interlocutori è
rappresentato dai vincoli connessi al “tetto aereo”. La prospettiva di voler confermare il porto di
Genova quale capolinea di rotte oceaniche caratterizzate dalla presenza di navi di crescenti
dimensioni impone la necessità di rendere il porto idoneo ad ospitare navi ed attrezzature di
movimentazione dei carichi con ingombri eccedenti gli attuali standard, superando i problemi
derivanti dalla vicinanza delle strutture portuali e aeroportuali.
Il terzo elemento di visione comune è rappresentato dal tema della fattibilità degli interventi, da
leggersi in termini di tempi e di costi di realizzazione delle opere; la rilevanza di tale aspetto viene
posta in diretta relazione alle ristrettezze della finanza pubblica e all’incertezza del mercato
globale.
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Il quarto profilo condiviso è rappresentato dalla salvaguardia dell’operatività a fronte della
realizzazione di nuove opere. In questo contesto assumono particolare rilievo le fasi costruttive in
cui si possono organizzare i lavori, in modo tale da evitare o minimizzare l’impatto su banchine e
piazzali operativi.
Sulla base del complesso delle osservazioni, valutazioni e proposte raccolte, l’APG ha rielaborato
uno schema di piano che integra le possibili alternative, tenendo anche conto degli esiti degli
approfondimenti tecnico-nautici. In particolare, sono stati avviati studi specialistici per valutare i
reciproci vincoli e ostacoli allo sviluppo portuale e aeroportuale e per approfondire ipotesi di
localizzazione nell’ambito portuale genovese di impianti per LNG (Liquefied Natural Gas).
Il nuovo Piano Regolatore Portuale
Il processo di elaborazione del nuovo PRP si confronta con tematiche che nel piano del 2001 erano
concettualmente trattate in maniera molto differente da quanto oggi sia necessario fare.
In primo luogo questa differenza d’impostazione si rivela nella definizione degli obiettivi di piano
che devono confrontarsi con uno scenario economico dominato da un’incertezza che rende quasi
impossibile avere un quadro di previsioni stabili nel medio/lungo periodo all’interno delle quali
inserire le scelte strategiche.
Figure 10 e 11. Bacino di
Sampierdarena: stato attuale e ipotesi
di adeguamento dell’opera di
protezione a mare. (Fonte: Autorità
Portuale di Genova)
In questo contesto economico
globale, il nuovo strumento di
pianificazione deve cercare
un’inevitabile mediazione tra
la necessità di maggior
flessibilità del piano,
indispensabile per adattarsi
all’evoluzione del contesto
economico, e la “rigidità” che
l’attuale apparato normativo
impone alle possibilità di
trasformazione del territorio e
alle capacità di investimento
essenziali per sostenerle.
In tal senso concepire il PRP
come un piano di tipo
“strutturale”, conformemente
alle indicazioni espresse nelle
Linee Guida del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici2
potrebbe essere una soluzione
metodologica utile a
conseguire margini di
flessibilità sia nella redazione del quadro normativo e funzionale sia nell’individuazione dei
processi di attuazione.
2 Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (2003-2004), Linee Guida per la redazione dei Piani Regolatori Portuali, verificate e
integrate dalla Commissione nominata con D.M. n. 11680 del 10/07/03 e n. 735 del 19/01/04.
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Accanto alle scelte strategiche che definiscono le diverse parti funzionali del porto, le aree di
interazione con le attività urbane e le direttrici di connessione con la città e il territorio, si possono
individuare degli strumenti di attuazione che declinino le indicazioni generali.
Da qui la necessità per il piano di promuovere, oltre le scelte localizzative e produttive, anche
tecnologie e buone pratiche (tra le quali il riequilibrio dello split modale, l’utilizzo di fonti
rinnovabili, l’elettrificazione delle banchine) che affianchino le politiche di sviluppo del porto.
La tecnologia a sostegno delle scelte di piano si prefigura, quindi, come un fondamentale
elemento di innovazione, non solo per quanto concerne i profili ambientali ma anche in
riferimento a sistemi logistici, infrastrutturali e tecnologici. Infatti per ottimizzare la catena
logistica si pone la necessità di coordinare soggetti pubblici e privati anche mediante
l’implementazione di strumenti quali la piattaforma E-Port3, per creare sistemi integrati tra gli
operatori, i mercati di riferimento e il porto, al fine di migliorare la capacità produttiva di
quest’ultimo.
Il percorso sinteticamente delineato e non ancora concluso racchiude in sé una molteplicità di
tematiche, non solo di interesse urbanistico e pianificatorio, che potranno essere oggetto di futuri
approfondimenti e riflessioni anche al fine di fornire nuovi spunti ai dibattiti in corso sul tema
della sostenibilità dello sviluppo portuale, sia nella dimensione locale sia in quella più ampia dei
corridoi trans-europei del trasporto.
Bibliografia
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Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (2003-2004), Linee Guida per la redazione dei Piani Regolatori
Portuali, verificate e integrate dalla Commissione nominata con D.M. n. 11680 del 10/07/03 e n. 735 del
19/01/04.
3 Con E-port si identifica il Sistema Telematico Portuale predisposto dall’APG sull’intera estensione portuale che attraverso interventi di carattere riorganizzativo e di infrastrutturazione tecnologica, si pone l’obiettivo di razionalizzare
l’interscambio documentale e conseguentemente assicurare la fluidificazione dei traffici: http://e-
port.almaviva.it/eportHomePage/