Sull'origine di Verrecchie, in Aequa, (XI) 39, ottobre 2009, pp. 30-33

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STUDI RICERCHE AEQUA INDAGINI STORICO-CULTURALI SUL TERRITORIO DEGLI EQUI n. 39

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STUDI RICERCHE

AEQUAINDAGINI STORICO-CULTURALI

SUL TERRITORIO DEGLI EQUI

n. 39

AEQUA

Rivista di studi e ricerche sul territorio degli Equi

Anno XI, n. 39, ottobre 2009

Direttoregiuseppe Aldo rossI

Condirettore

Artemio tacchia

Direttore responsabile

luca Verzulli

Collaboratori

gabriele Alessandri, giuseppe Bonifazio, nicola cariello, Pietro

carrozzoni, giuseppe cicolini, Amedeo ciotti, Antonio crialesi,

Antonio d’Angiò, luigi de santis, Andrea del Vescovo,  Ivo di

Matteo, Alessandro Fiorillo, Annita garibaldi  Jallet, Maria teresa

giovannoni, Aldo  Innocenzi, Fabrizio lollobrigida, Vincenzo

Marchionne, Zaccaria Mari, Micaela Merlino, Ilaria Morini, giuseppe

Panimolle, Antonio Proietti, Walter Pulcini, gianfranco ricci,

Antonio roberti, claudio rossi Massimi, Adriano ruggeri, Birgitt

shola starp, Piero sebastiani del grande, Beatrice sforza, Paola

Elisabetta simeoni, Maria sperandio, Boris tacchia, Antonio tantari.

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n. 390/99 del 20/08/99

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Redazione: A. tacchia, via d. Alighieri 11, 00027 roviano (rM)

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stampa: Tipografia Fabreschi in subiaco.

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In copertina:

Chiave di portale appartenente ad

un palazzo signorile di Villa

Romana (Carsoli)

SOMMARIO

Ilaria Morini

Quinto Orazio Flacco e Licenza pag. 3

Paolo Emilio capaldi

Itinerari nella Terra degli Equi: 1 - Da Roma al

“Monte Fontecellese” tra Carsoli e Pereto pag. 7

Vincenzo Marchionne

Celso Folgori, personaggio emblematico di

Roviano tra il XVIII e il XIX secolo pag. 24

Alessandro Fiorillo

Sull’origine di Verrecchie pag. 30

Maria teresa giovannoni

Girolamo Pesci, pittore con radici a Filettino? pag. 34

luca Verzulli e Artemio tacchia

La chiesa della Madonna del Soccorso a Riofreddo

in una notizia inedita (1775-1822) pag. 40

Antonio crialesi

La contrastata costituzione del C.N.L.

di Roviano 1944-45 pag. 52

Walter Pulcini

La chiesa del SS. Salvatore in Arsoli pag. 60

Antonio d’Angiò

1948-1992: le elezioni politiche a Subiaco,

Carsoli, Pescorocchiano e Trevi nel Lazio pag. 64

Antonio tantari

Affile, 250 anni della Madonna del Giglio pag. 69

Mauro Marzolini

L’uccisione e la lavorazione del maiale

a Rocca di Botte pag. 72

James Allen

Roviano nei ricordi di un religioso americano pag. 74

gianfranco ricci

L’asino nei proverbi di Capistrello pag. 79

giuseppe cicolini

L’Istituto Magistrale “Braschi” di Subiaco

ha settant’anni pag. 82

Andrea del Vescovo

Notizie sulla chiesa di San Nicola a Orvinio pag. 87

Eugenio tiberi

Anacleto Bernardini di Vallinfreda: medico,

ostetrico e chirurgo pag. 91

Scaffale pag. 95

Referenze fotografiche: I. Morini: pp. 3, 4; P. E. Capaldi:

pp. 7, 12, 13, 14, 15, 18, 23 e copertina; V. Marchionne:

p. 27; A. Fiorillo: pp. 30, 32; M. T. Giovannoni: pp. 34,

35, 37, 38; L. Verzulli: p. 50; R. Giagnoli: pp. 60, 62; A.

Tantari: pp. 69, 70; G. Cicolini: p. 85; A. Del Vescovo:

pp. 87, 90; archivio A. Tacchia; collezioni private: J.

Allen; A. Bernardini; G. Roberti; M. T. Caffari; archivio

Aequa.

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SULL’ORIGINE DI VERRECCHIE

di Alessandro Fiorillo

Il primo paese della Valle di nerfa, che s’incontra uscendo da tagliacozzo, è Verrecchie,frazione del comune di cappadocia (1).l’origine del nome c’è chi la fa derivare dal latino Verre, cioè maiale, ipotizzando che iprimi fondatori del paese fossero allevatori di maiali. c’è però chi fa notare che gli alle-vamenti  di maiali  sono per  lo  più diffusi  in  pianura, quindi  questa  associazione  tra  ilnome del paese ed i primi suoi abitanti, forse allevatori di suini, potrebbe essere tropposemplicistica. Altre  origini  potrebbero  essere  legate  alle  vicende del  console  romanoVerre, che in seguito ad alcuni disordini nella capitale dell’impero, fuggì dalla città, perriparare in un luogo sconosciuto. Potrebbe essere riparato in questo paese che avrebbequindi preso il nome di Verrecchie. tuttavia non esiste alcuna prova che possa suffraga-re più di altre questa ipotesi. Un’altra ipotesi ancora è riconducibile ad una parola di ori-gine olandese Verrek ja (Eureka! Finalmente ho trovato!). Probabilmente i primi abitantidi Verrecchie erano dei crociati del nord Europa che, di ritorno dalla Palestina, si sonofermati in questo nostro luogo ricco di sorgenti d’acqua, fondandovi un abitato. AncheAgnone, in Molise, è un classico esempio di colonizzazione di luoghi da parte di crocia-ti  di  ritorno dalla terra santa. Esiste  inoltre  un’antica  nobile  famiglia  di  nomeVerrecchia che, da quanto sembra, deve il suo nome al nostro paese. Essi erano per lopiù  cavalieri,  artisti  e  poeti  che parlavano  tedesco  e  traducevano  testi  dal  tedesco. l’Istituto Araldico coccia di Firenze conferma  la provenienza della  famiglia Verrecchiadal nostro paese, e l’Istituto genealogico guelfi camajani di Firenze conferma la “sin-golare etimologia del nome”. la confidenza con  la  lingua  tedesca dei primi esponentidella famiglia Verrecchia, sembra avvalorare l’ipotesi dell’origine nordica dei primi abi-tanti del paese (2). Un’altra ipotesi la troviamo nel libro di Walter cianciusi, Profilo di

storia linguistica della Marsica, che propone altre spiegazioni circa l’origine del nomeVerrecchie:  il  toponimo potrebbederivare  dal  latino verrucula,

diminutivo di  verruca,  “altura,piega del  terreno”,  con  cambio disuffisso  in –icula, per cui  il nomedovrebbe significare “piccole altu-re”,  e  vi  sarebbe  corrispondenzacon  l’orografia  del  paese. Ma  ilcianciusi  considera  anche  l’esi-stenza di  una base  idronimicamediterranea ver- (cfr. Veroli,Verona, Veretum oppidum),  e  lesorgenti  dell’Imele,  poste  sottoVerrecchie,  giustificherebbero  labase  idronimica del  toponimo.Veduta di Verrecchie

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Ancora  il cianciusi  tiene  conto  anche di Verreculum, “sagittae acumen” e diverrai=scopae,  onde  il  significato  sarebbe di  “scopette”,  “luogo  in  cui  si  raccoglie  ilmateriale per fare scopette” (3).su Verrecchie è  interessante  segnalare quanto  riporta don Alessandro Paoluzi  (1869 –1930) nel suo Storia documentata di Tagliacozzo e del suo ducato. Vol. III, che a pagina1.328  scrive:  «il nostro storico Gattinara, a pagina 37 dell’opera sua, dice che dove

oggi è il cosiddetto Ponte Verecano (da Verucolae=Verrecchie), in località detta Vigne

di Verrecchie, sotto il Santuario dell’Oriente, esisteva un’antica Vericulae. Da quel ter-

ritorio l’abbate di Verrecchie riscuote anche al dì di oggi buona rendita di grano e di

danaro». dovremmo dedurne,  stando  a  quanto  afferma don Paoluzi  (riprendendo unpasso del gattinara  contenuto nel  suo  libro, Storia di Tagliacozzo),  che  l’anticaVerrecchie  si  trovava non nella  posizione del  paese odierno, ma nei  pressi  ditagliacozzo,  vicino  al santuario  della Madonna dell’oriente. la  cosa  è  interessante,purtroppo mancano  altri  elementi  utili  per  avvalorare  questa  ipotesi. riprendendo  ilpasso citato da don Paoluzi, a pagina 37 di Storia di Tagliacozzo il gattinara afferma:«E qui credo necessario dare un’idea delle ville e casolari che presero parte a popolare

Tagliacozzo. 1° Cassioli (…) 2° Santa Cecilia (…) 3° S. Anzuino (…) 4° S. Nicola in

Populano (…) 5° Vericulae. Proseguendo il cammino verso sud, alla contrada

Quercette era situata Vericulae. Tuttora ritiene la denominazione di vigne di Verrecchie,

e quell’abbate curato vi riscuote buona rendita di grano e di danaro, e Verrecano si

denomina quel ponte della strada provinciale, per il quale gli scoli della valle di Sorbo

s’immettono nell’Imele. La parrocchia era sacra a S. Egidio abbate». Il gattinara conti-nua elencando gli altri villaggi che, secondo lui, hanno contribuito a popolare e a forma-re tagliacozzo. tra questi cita pure Cacumen e Verumpano.

continuando con don Alessandro Paoluzi, è interessante riportare ancora un passo dellasua opera, dove nelle pagine 1.328, 1.329, 1.330 e 1.331 scrive: «Cacume e Verumpano pare erano due villaggi, situati nel territorio di Verrecchie e

precisamente sulla boscosa montagna, tutta cosparsa di praterie e di annosi faggi, in

località, detta anche adesso Morbano e Cacume. Il Di Pietro nel secondo volume del-

l’opera sua (Agglomerazioni marse pag. 49) dice che in un manoscritto, conservato in

casa di D. Marino Tomassetti di Pescina si raccontava quanto segue: Esistevano sulla

montagna di Tagliacozzo due paesetti, chiamati uno Verrumpano e l’altro Cacume.

Erano gli abitatori scambievolmente nemici fino al segno di meditare gli uni la distru-

zione degli altri. Eseguirono il concepito disegno; nella stessa notte quei di Verrumpano

partirono per incendiare Cacume e quei di Cacume per incendiare Verrumpano, come

fecero risolutamente. Quando poi senza saperlo vollero rientrare nelle proprie abitazio-

ni, ognuno le trovò bruciate, e così strinsero amicizia e andarono ad abitare a

Verrecchie. Il Gattinara (Op. cit. pag. 39) riportando anch’egli il fatto, dice che così in

un giorno e nell’ora stessa perirono questi due villaggi, i di cui abitanti si rifugiarono

parte in Tagliacozzo e parte in Verrecchie, ove trasportarono la campana grande, che

trovasi in quel campanile. L’epoca di tale avvenimento rimonta, secondo la tradizione

dei vecchi al secolo XVI. In essa campana si legge la data del 1525. Sul monte Cacume

ancora si possono osservare i ruderi del villaggio, come nei pressi del fonte, detto la

Vetrina o Utrina, sotto il monte della Maddalena, si veggono gli avanzi delle case e la

via di Verumpano, o Urbano, o Morbano, che conduceva alla fontana. Nel nostro popo-

lo è ancor viva la tradizione di tale avvenimento, tanto è vero che raccontano come un

pastore, diversi anni fa, ritrovò in un sotterraneo di Urbano una botticella, che ancora

conteneva del vino di quei tempi, quando il paese fu bruciato, e ne prese diverse solenni

sbornie. Sfido io! Quel vino era davvero annoso! Dove un giorno sorse Verumpano, ora

si veggono piantate delle crocette, dette le crocette di Urbano, a ricordo degli uomini

ivi caduti in uno scontro, avvenuto tra i clienti del principe Colonna e i Verrecchiani nel

secolo passato per questioni riguardanti il bosco, di proprietà dei Colonna stessi. Non

possiamo finire di parlare di Verrecchie senza riportare che secondo alcuni in questo

paese anticamente esisteva un monastero di Benedettini cistercensi».Ancora don Paoluzi  a  pagina 593 della  sua opera,  scrive:  «Il 15 luglio di quell’anno

1391 i cittadini di Verrucole e gli abitanti di Cappadocia, e di Petrella prestarono giu-

ramento di fedeltà a Giacomo Orsini loro novello Signore, in presenza di Francesco

Colonna, due notari testimoni e dell’altro notaio Egidio Lelli di Gallese. Qui dobbiamo

notare l’importanza che ebbe Verrecchie nel medio-evo, perché nell’atto in parola, men-

tre i nativi di Verrucole vengono chiamati cittadini, invece quelli di Cappadocia e di

Petrella vengono detti semplicemente abitanti. Dell’importanza che ebbe Verrecchie al

tempo dei conti de’ Marsi, parlammo, quando nel processo del 1207, svoltosi nel cortile

di S. Cosma in Tagliacozzo, vedemmo

presiederlo un giudice Oderisius de

Vericulis». nelle  pagine 1326  e  1327  scriveancora:  «Abbiamo già veduto che a

Verrecchie nel 1207 esisteva un

Giudice Camerario di Federico II, a

nome Oderisio, il quale tenne un

Placido o una Corte nel cortile dei

SS. Cosma e Damiano in Tagliacozzo

per una causa tra quelle monache

Benedettine e Bartolomeo de

Pontibus, detto Bartholomeaus de

Taliacozo». Anche  all’interno delfamoso Catalogus Baronum,  redattonel  1150  e  aggiornato nel  1167-68,  viene  citato  l’oderisio  da Verrecchie menzionatosopra dal Paoluzi. Per la precisione la citazione avviene nel paragrafo 1117:«odErIsIUs dE VErrEclIs tEnEt A doMIno rEgE VEtErEcclAM QUodsIcUt dIXIt Est PHEUdUM IJ MIlItUM, Et tEnEt  /  In MArsI MEdIEtA-tEM cAstEllI dE FlUMInE, Et QUIntAM dE PErEto  In gArZolI, EtQUIntAM dE PodIo  /  In MArsI, Et QUIntAM dE trEMontIBUs QUodsIcUt dIXIt Est PHEUdUM IIJ Et MEdII. UnA PHEUdUM VIII  / Et AUg-MEntUM sUnt MIlItEJ VII. UnA  IntEr PHEUdUM Et AUgMEntUMoBtUlIt MIlItEs XIIII Et sErVIEntEs XXVIII». (4)sempre  lo  stesso don Alessandro Paoluzi  riferisce  che,  secondo  alcuni,  a Verrecchieanticamente esisteva un monastero di benedettini cistercensi. si tratta, con tutta probabi-

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Il vecchio mulino di Verrecchie

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lità, di un ritiro annesso all’antica chiesa di s. Egidio, situata nella parte alta del paese erisalente  al XII  sec. di  recente  a Verrecchie  è  stato  inaugurato un Museo delletradizioni contadine, ricavato all’interno del vecchio mulino del paese (5).❖

__________

1-Verrecchie, già frazione del comune di cappadocia, con regio decreto del 28 gennaio 1929 fu aggregataal comune di tagliacozzo, per iniziativa del Podestà di tagliacozzo rag. domenico Amicucci e per espres-sa  volontà  degli  abitanti  stessi  di Verrecchie. Ma questa  unione durò poco,  infatti  nel  libro di Matildetorres, La dottoressa di Cappadocia, a pag. 96 leggiamo: “(…) Verrecchie in passato era stata una frazio-

ne di Tagliacozzo; poi, con un referendum indetto nel 1948, preferì aggregarsi al più ricco comune di

Cappadocia”.2-Queste  ipotesi  relative  all’origine del  nome Verrecchie,  riconducibili  alle  ricerche del  sig. MarioVerrecchia, non convincono  il  prof. Elio Mercuri,  il  quale  sostiene di possedere un documento del 1573(anno del concilio di trento) che riporta i cognomi degli abitanti dei nostri tre paesi e tra questi non risultanessuna famiglia Verrecchia. dalle ricerche del prof. Mercuri risulta pure che uno dei cognomi più diffusidi cappadocia, Ferrazza, è in realtà un cognome non autoctono del luogo, ma introdotto in tempi relativa-mente  recenti,  risalendo  la  prima  famiglia Ferrazza  residente  a cappadocia  soltanto  al  primo ottocento.Queste affermazioni del prof. Mercuri sembrerebbero però in parte smentite da altre mie ricerche, in quantoho trovato dei riferimenti a un tal Ferrazza di cappadocia in un testo riconducibile alla seconda metà delsettecento. 3-W. cIAncIUsI, Profilo di storia linguistica della Marsica, pag.111. È  interessante  esporre  quanto  ilcianciusi propone  in  riferimento al  significato etimologico della  toponomastica  locale.  Il  fiume Imele vasecondo  lui confrontato con Imaeus mons…forse da  imus, “profondo”. la “profondità” potrebbe derivaredal fatto che l’Imele si tuffa in un inghiottitoio naturale per ricomparire a tagliacozzo, in località sfratati. IlMonte o la Valle della dogana debbono tale denominazione al fatto che in questa zona passava il confinetra stato della chiesa e regno di napoli. Il Monte Valminiera deve il toponimo all’esistenza di miniere diferro. riporto un passo del t. BonnAnnI, La provincia del II Abruzzo ulteriore, Aquila  1872:  “…In

Trasacco Pagliara e Petrella si racchiudono trentaquattro utilissime ed inesauribili miniere di ferro…”.Per Morbano, ancora il cianciusi, propone l’etimo derivato dal latino morbus. nerfa deriverebbe invece dauna base idronimica mediterranea ner-/nar (cfr. narni, nera, nereto). nella Valle di nerfa ha le scaturiginied il primo sviluppo il fiume liri. 4-con le barre oblique ho indicato  le originarie suddivisioni delle frasi, così come appaiono nel  testo delCatalogus dell’edizione di E.  Jamison. dalla  traduzione del  passo  riportato  apprendiamo che  il  feudo dioderisio da Verrecchie comprendeva Verrecchie (Veterreclam), castello a Fiume (Castelli de Flumine), laquinta  parte  di Pereto,  la  quinta  parte  di Poggio  (da  identificarsi,  forse,  con Poggetello,  frazione ditagliacozzo), la quinta parte di tremonti (Tremontibus). garzoli sta per carsoli, e sicuramente doveva indi-care il territorio un tempo appartenente alla Carsioli romana.5-la mostra è stata allestita dalla Pro loco di Verrecchie. Per ulteriori  informazioni, anche sugli orari divisita ed apertura del museo, si può consultare il sito internet www.verrecchie.it 

BIBlIogrAFIAA. PAolUZI (1869 – 1930) , Storia documentata di Tagliacozzo e del suo ducato, vol. III – Biblioteca delsantuario della Madonna dell’oriente a tagliacozzo.g. gAttInArA, Storia di Tagliacozzo, città  di castello  1894,  ristampa  anastatica  a  cura  della libreriaVincenzo grossi, tagliacozzo 1999.A. FIorIllo, Storia di Cappadocia, Petrella, Verrecchie, roma 2005, Ass. cult. nuovo Mondo.V. MAssottI, Historia Cappadociae,  1996, Ente Provinciale turismo l’Aquila  – Associazione Pro-cappadocia.W. cIAncIUsI, Profilo di storia linguistica della Marsica.

M. torrEs, La dottoressa di Cappadocia.

Il FoglIo dI lUMEn, Miscellanea 8, anno 2004 – documenti & ristampe.