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Paura di volare: i consigli del comandante Colautti Un passeggero su due soffre, a vari livelli di intensita', della paura di volare. Questo fattore puo' caratterizzare negativamente la "user experience" degli utenti del trasporto aereo, ma la buona notizia e' che si puo' fare qualcosa per vincere o almeno tenere sotto controllo tale paura. Nel seguito, ne parlo con Alberto Colautti (v. foto a sinistra), responsabile del Dipartimento Human Factors di Alitalia, compagnia per la quale e’ anche comandante di velivoli Airbus, istruttore ed esaminatore. In una precedente intervista al com. Colautti , avevamo parlato delle interfacce dei moderni aerei di linea e dello studio dei fattori umani che riguardano i piloti. Ora invece ci spostiamo dall’abitacolo alla cabina e focalizziamo l’attenzione sui fattori umani che riguardano i passeggeri. Nella precedente intervista, ci hai raccontato degli aspetti psicologici che determinano il miglior comportamento del pilota a bordo. Nel tuo lavoro, approfondisci anche gli aspetti psicologici del passeggero? "Certamente il passeggero, per una compagnia aerea, è un bene estremamente prezioso e per questo deve avere tutte quelle attenzioni volte a rendere questa esperienza (o necessità) piacevole o quanto meno tranquilla. Da dove nascono l’aerofobia e le più leggere ansie del volo? La genesi di queste patologie, tra l’altro particolarmente diffuse, ha varie motivazioni. Consideriamo comunque che, a livelli diversi, ne sono interessate più del 50% delle persone. Il primo elemento quindi che posso fornire è che chi ne soffre non si deve sentire una mosca bianca. Dobbiamo innanzitutto osservare che l’essere umano, malgrado il suo innato desiderio di esplorazione, solo da un secolo utilizza questo nuovo mezzo di trasporto che pertanto soffre di una minore familiarità rispetto a mezzi più tradizionali. L’evoluzione dell’uomo è inoltre avvenuta attraverso migliaia di anni senza la possibilità di volare. Il volo comporta quindi sensazioni nuove: non tutti i giorni le persone si trovano a 10000 metri di altezza o accelerate da 0 a 300 chilometri all’ora in pochi secondi. Queste nuove sensazioni per alcuni sono emozionanti e piacevoli, per altri diventano ansie o incubi profondi. Spesso questa differenza si innesca quando le sensazioni di disagio ricevute dal nostro corpo, assolutamente naturali in tutti, vengono associate ad un evento di pericolo. Per cui se si provano sensazioni non piacevoli, magari a causa di un po’ di turbolenza, si tende ad interpretarle come segnali di rischio. Mi domando perché non facciamo lo stesso ragionamento quando percorriamo una strada di montagna, con molti tornanti e soffriamo conseguentemente di mal d’auto. Spesso a questo esempio gli interessati rispondono: 'Ma la macchina la conduco io'; allora il problema non è più l’aeroplano, ma la nostra volontà di controllare tutto. Purtroppo, per le sue caratteristiche, l’aeroplano si presta a scatenare

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Paura di volare: i consigli del comandante Colautti

Un passeggero su due soffre, a vari livelli di intensita', della paura divolare. Questo fattore puo' caratterizzare negativamente la "user experience" degli utenti del trasporto aereo, ma la buona notizia e' che si puo' fare qualcosa per vincere o almeno tenere sotto controllo tale paura.Nel seguito, ne parlo con Alberto Colautti (v. foto a sinistra), responsabile del Dipartimento Human Factors di Alitalia, compagnia per laquale e’ anche comandante di velivoli Airbus, istruttore ed esaminatore. In una precedente intervista al com. Colautti , avevamo parlato delle interfacce dei moderni aerei di linea e dello studio dei fattori umani che riguardano i piloti. Ora invece ci spostiamo dall’abitacolo alla cabina e focalizziamo l’attenzione sui fattori umani che riguardano i passeggeri.

Nella precedente intervista, ci hai raccontato degli aspetti psicologici che determinano il miglior comportamento del pilota a bordo. Nel tuo lavoro, approfondisci anche gli aspetti psicologici del passeggero?"Certamente il passeggero, per una compagnia aerea, è un bene estremamente prezioso e per questo deve avere tutte quelle attenzioni volte a rendere questa esperienza (o necessità) piacevole o quanto meno tranquilla. Da dove nascono l’aerofobia e le più leggere ansie del volo? La genesi diqueste patologie, tra l’altro particolarmente diffuse, ha varie motivazioni. Consideriamo comunque che, a livelli diversi, ne sono interessate più del 50% delle persone. Il primo elemento quindi che possofornire è che chi ne soffre non si deve sentire una mosca bianca. Dobbiamo innanzitutto osservare che l’essere umano, malgrado il suo innato desiderio di esplorazione, solo da un secolo utilizza questo nuovomezzo di trasporto che pertanto soffre di una minore familiarità rispettoa mezzi più tradizionali. L’evoluzione dell’uomo è inoltre avvenuta attraverso migliaia di anni senza la possibilità di volare. Il volo comporta quindi sensazioni nuove: non tutti i giorni le persone si trovano a 10000 metri di altezza o accelerate da 0 a 300 chilometri all’ora in pochi secondi. Queste nuove sensazioni per alcuni sono emozionanti e piacevoli, per altri diventano ansie o incubi profondi. Spesso questa differenza si innesca quando le sensazioni di disagio ricevute dal nostro corpo, assolutamente naturali in tutti, vengono associate ad un evento di pericolo. Per cui se si provano sensazioni non piacevoli, magari a causa di un po’ di turbolenza, si tende ad interpretarle come segnali di rischio. Mi domando perché non facciamo lo stesso ragionamento quando percorriamo una strada di montagna, con molti tornanti e soffriamo conseguentemente di mal d’auto. Spesso a questo esempio gli interessati rispondono: 'Ma la macchina la conduco io'; allora il problema non è più l’aeroplano, ma la nostra volontà di controllare tutto.Purtroppo, per le sue caratteristiche, l’aeroplano si presta a scatenare

ansie da mancanza di controllo: non ho la possibilità di pilotarlo, non ho la possibilità di scendere quando voglio io,  non ho la possibilità diaprire i finestrini, elemento quest’ultimo insignificante o comprensibileper molti, ma vitale per i soggetti claustrofobici. Lo stesso problema è presente nei moderni treni veloci e alcuni aliscafi.  Questi elementi inevitabilmente creano sensazioni di costrizione."

Spesso l’ansia nasce da interpretazioni errate di sensazioni od eventi non familiari, ma che sono totalmente normali. Potresti esemplificare sensazioni ed eventi tipici a bordo che possono indurre in tali errori ilpasseggero e che invece non devono preoccupare?"Un esempio di rilievo riguarda il decollo, dove inizialmente il nostro corpo è soggetto ad un’accelerazione che ci schiaccia verso la poltrona. Qualche istante dopo, il distacco da terra termina questa fase e l’aeroplano sale con una velocità costante. Nel frattempo, il nostro sistema vestibolare ha memorizzato la fase di accelerazione per cui una salita senza accelerazione viene percepita come la sensazione che l’aeroplano non riesca a salire o addirittura che venga respinto verso terra. Nella realtà, l’aeromobile sta invece proseguendo normalmente nella sua traiettoria.Anche i cosiddetti 'vuoti d’aria', nella realtà effetti dovuti alla turbolenza, provocano sensazioni spiacevoli, ma la struttura dell’aeroplano è costruita per sopportare sollecitazioni ben superiori a quelle immaginabili dal passeggero."

Puoi dare qualche ulteriore suggerimento ai lettori per rendere l'esperienza del volo piacevole (o quanto meno non generatrice d'ansia) ?"Il primo comporta l’acquisizione di fiducia nel sistema aeronautico in generale, un atto di fiducia che non è basato sulla fatalità degli eventi, ma sulla  consapevolezza che è nell’interesse di tutti avere il livello di sicurezza più elevato possibile. Questo livello di sicurezza ègarantito attraverso processi e verifiche continue, spesso nemmeno immaginabili in altri ambienti. La progettazione del velivolo che deve superare prove ben più impegnative di quelle cui verrà regolarmente sottoposto. Una ridondanza di sistemi e del personale che gestisce il mezzo. Una manutenzione continua sui componenti. Un addestramento ricorrente su tutte le persone coinvolte nel 'sistema aviazione', in particolare gli equipaggi di volo che trascorrono diverso del loro tempo in addestramento, formazione e verifica continua del mantenimento delle loro abilità professionali.  Voglio spiegare in maggior dettaglio il concetto di ridondanza: nelle automobili, se si spegne il motore inevitabilmente ci dobbiamo fermare, un velivolo bimotore è in grado invece di volare tranquillamente anche a seguito di avarie ad un impianto di propulsione. Lo steso paragone può essere fatto sull’impianto elettrico, un problema all’alternatore dell'automobile ci costringerà dopo poco ad accostare, un moderno aeroplano civile ha più generatori elettrici e sistemi alternativi in

grado di alimentare tutti gli apparati di bordo. Immaginiamo ora di essere giunti a bordo.  Se l’ansia è consistente, suggerisco di comunicare il disagio agli assistenti di volo, che sono consapevoli di queste situazioni e addestrati per fornire un supporto adeguato. Un altro aiuto viene dalla coscienza che eventuali sensazioni particolari alle quali è sottoposto il nostro corpo, sono assolutamente normali e non premonitrici di sventure. Mi riferisco alle sensazioni che si possono ricevere durante alcune fasi di volo come la salita, la discesa o le virate. Durante queste manovre inevitabilmente il corpo umano è sottoposto ad accelerazioni e ad assetti che non sempre possono essere familiari. Conoscere delle tecniche di rilassamento, ad esempio training autogeno o rilassamento progressivo di Jacobson, ci può aiutare proprio in queste situazioni. Anche informarsi attraverso forum dedicati,come il forum sulla paura di volare di www.ilvolo.it moderato dal dott. Luca Evangelisti, psicoterapeuta e grande esperto in aerofobie (v. anche l'Intervista al dott. Evangelisti: PARTE 1 e PARTE 2), può aiutarci a sfatare fantasie o dubbi anche naif (ad esempio, tempo fa un passeggero ci chiese come potesse volare un aeroplano se non sbatteva le ali) che possono scatenare ansie. Piuttosto che rimanere con dubbi e conseguente malessere, al più tardi a bordo, se non comprendiamo alcune situazioni, rumori o vibrazioni particolari è possibile chiedere spiegazioni al personale di volo. Infine, le principali compagnie, proprio perché consapevoli di questi fenomeni e attente alle necessità dei clienti, organizzano periodicamentedei seminari per superare queste forme di disagio. Questi seminari si avvalgono anche della realtà virtuale, come quella impiegata nei moderni simulatori di volo, dove il partecipante può sperimentare in un ambiente protetto sensazioni rumori e vibrazioni esattamente simili a quelle di unvolo reale."

Potresti descrivere qualche caso che ti ha colpito particolarmente di passeggeri che hai aiutato nel vincere la paura di volare e come ci sei riuscito?"Curiosamente alcuni voli possono innescare più di altri patologie aerofobiche, tra questi ad esempio per gli adolescenti il primo viaggio di studio all’estero. Non che Parigi come Londra o Madrid posseggano caratteristiche topografiche tali da attivare fobie, ma è la particolarità dell’evento, il primo distacco dalla famiglia, il raggiungimento di un luogo poco familiare, tutti elementi che possono contribuire a generare questi fenomeni.Naturalmente, in questi casi cerco di mantenere un costante livello di comunicazione con i passeggeri informandoli anticipatamente sugli eventi principali, fornendo maggiori informazioni riguardo eventuali procedure particolari come l’eventuale sghiacciamento delle superfici alari oppure attese a terra od in volo, o l’attraversamento di zone con possibile turbolenza.L’obiettivo è di limitare il più possibile 'effetti sorpresa' che, per

mancanza di conoscenza, potrebbero attivare ansie o timori, in particolare negli individui con una particolare tendenza al controllo.Tempo fa, invece, durante le operazioni di imbarco notavo una persona checon molta gentilezza lasciava tranquillamente passare avanti tutti gli altri passeggeri fino a rimanere da sola di fronte alla porta. Vista la sua titubanza all’ingresso, mi sono avvicinato e con una scusa banale ho cercato di instaurare un dialogo che le distogliesse l’attenzione dal viaggio e dall‘oggetto fobico rappresentato in quel momento dall’aeroplano. Con molta discrezione, una volta a bordo, questo immaginario testimone è stato passato ad un assistente di volo che analogamente ha garantito quell’attenzione di cui la persona aveva bisogno. In pratica, è stato un misto di empatia, senso di tranquillità eprofessionalità dimostrato dall’equipaggio, oltre alla garanzia di sentirsi accudito che ha consentito a questo passeggero di volare con piùtranquillità. Il senso di solitudine o abbandono non fa altro infatti cheaumentare le nostre paure mentre proprio il volo, anche per il suo significato simbolico deve rappresentare la libertà…"

fattori principali che interagiscono sulla fisiologia del corpo umano durante il volo sono l’alta velocità e la carenza o l’assenza di ossigeno, l’accelerazione e la decelerazione, la pressione atmosferica e la decompressione.

Alta velocità

Di per sé, la velocità elevata non produce sintomi preoccupanti sull’uomo. Possono invece risultare pericolose le rapide accelerazioni e decelerazioni, che vengono espresse mediante multipli della gravità terrestre sul livello del mare (g). Sottoposto per alcuni secondi a una forza di 4-6 g, il corpo umano va soggetto a disturbi della vista, con sdoppiamento dell’immagine e totale oscuramento. Per ovviare a questo problema sono state create tute antigravità che agiscono aumentando la pressione a livello dell’addome e delle gambe, e in tal modo contrastano la tendenza del sangue di accumularsi in quelle regioni del corpo. Durante la decelerazione portata a livelli estremi si rende necessario anche un adeguato supporto per la testa, che ha lo scopo di evitare dolori al capo e danni ai seni nasali. I test con piloti posti in posizione seduta, rivolti all’indietro e adeguatamente protetti, hanno rivelato che l’organismo può sopportare senza danni una decelerazione pari a 50 g.

Carenza di ossigeno

L’organismo umano deve essere costantemente rifornito di ossigeno, la cui“scorta” fisiologica è quella contenuta nel sangue. Per periodi di tempo limitati, i muscoli possono funzionare in assenza di ossigeno (metabolismo anaerobio), ma il protrarsi di tale condizione determina l’accumulo di composti tossici. Particolarmente sensibili alla carenza diossigeno sono il cervello e i tessuti dell’occhio. L’atmosfera terrestre contiene il 21% in volume di ossigeno. Fino alla quota di circa 4500 m lapressione è compatibile con le esigenze del corpo umano; al di sopra di tale altitudine, l’aria deve essere pressurizzata artificialmente per poter essere utilizzata nei processi respiratori. I velivoli militari d’alta quota sono dotati di bombole di ossigeno che i piloti devono usareal di sopra dei 3050 m. I velivoli militari che superano i 10.600 m di quota dispongono anche di cabine di pilotaggio pressurizzate. Nei voli a quote superiori a 16.775 m sono necessarie tute a pressione totale o parziale, con respiratori a ossigeno.

Male dell’altitudine

Risalendo dagli strati bassi dell’atmosfera (troposfera) a quote di circa3900 m, la scarsità di ossigeno determina uno stato acuto di carenza di ossigeno noto come male dell’altitudine o “fame d’aria”. Al limite inferiore della stratosfera, cioè circa 10.600 m, la normale inalazione di ossigeno puro non produce più un’adeguata saturazione di ossigeno dell’emoglobina contenuta nel sangue. L’ipossia determina vari tipi di disturbi nell’organismo: dallo stato iniziale di intossicazione si passa alla progressiva diminuzione dell’attenzione e della capacità di giudizio, finché si produce uno stato di incoscienza. La frequenza respiratoria e il battito cardiaco aumentano, la concentrazione di ossigeno nel sistema circolatorio si riduce; lo scarso apporto di ossigeno, prolungato nel tempo, provoca danni irreversibili al cervello.

Aeroembolismo

A causa della diminuzione della pressione a quote superiori a 9000 m, i tessuti corporei non riescono a conservare l’azoto atmosferico disciolto in soluzione. Di conseguenza, si liberano bollicine di gas che, penetrando all’interno dei vasi sanguigni, li ostruiscono formando emboli. Questa sindrome è nota come aeroembolismo o malattia da decompressione, ed è analoga a quella che si verifica nei sommozzatori che effettuino la risalita troppo rapidamente; comprende sintomi come la confusione mentale, la paralisi e il collasso, ed è tipicamente segnalatada dolori nelle articolazioni più grandi, causati dalla pressione esercitata dal gas su tendini e nervi, e da spasmi dei vasi sanguigni. Come misura preventiva si effettua l’inalazione di ossigeno puro, allo

scopo di eliminare l’azoto dal sistema circolatorio. Danni considerevoli al cuore e ad altri organi interni sono determinati dalla decompressione rapida, che nelle cavità corporee esplica una sorta di effetto “ariete”.

Mal d’aereo

Questo disturbo si produce per effetto del moto sul labirinto, nell’orecchio interno; tuttavia, sembra che abbiano un ruolo anche fattori psicogeni e l’ansia correlata al volo. Il mal d’aereo viene controllato con farmaci come la scopolamina e gli antistaminici.

Variazione del fuso orario

Lo sviluppo di aerei più veloci ha permesso di coprire lunghe distanze intempi sempre più brevi. Tuttavia, lo spostamento in poche ore attraverso zone estremamente lontane fra loro può costituire un’azione di disturbo sul naturale orologio biologico e sui ritmi circadiani che regolano moltiprocessi fisiologici dell’organismo umano, e può dare luogo al cosiddettojet lag, problematico soprattutto per i piloti che vengono assegnati a itinerari diversi in breve tempo. Non è stato mai dimostrato che il jet-lag fosse all’origine di incidenti aerei, ma alcuni sospettano che possa interferire con la sicurezza del volo.

  Assenza di gravità e radiazioni

Nel caso dei voli spaziali, la bioastronautica deve tenere conto dei fattori già elencati, e in più dell’assenza di gravità e dell’aumento di radiazione all’esterno della “sfera protettiva” costituita dall’atmosfera. Nel corso delle prime missioni spaziali, come quella dell’Apollo, i piloti al loro ritorno venivano sottoposti a un periodo di 21 giorni di quarantena, ma tale prassi fu presto abbandonata. Il monitoraggio delle funzioni fisiologiche comprendeva la frequenza cardiaca, il polso, la temperatura corporea, la pressione sanguigna, la frequenza respiratoria, lo stato di vigilanza, le onde elettroencefalografiche, e di solito dimostrava che il volo non aveva causato particolari variazioni. Potevano essere riscontrati alcuni cambiamenti nelle concentrazioni di ormoni e sali minerali, ma non significative. L’assenza del naturale ritmo giorno/notte veniva compensata mantenendo la tabella oraria e le incombenze degli astronauti analoghe a quelle terrestri. Il problema dell’alimentazione in mancanza di gravità fu risolto mediante speciali confezioni dalle quali gli astronauti introducono il cibo direttamente in bocca.

 

In occasione dei primi voli spaziali furono oggetto di particolare attenzione le possibili conseguenze psicologiche derivanti dalla lunga permanenza di più individui in uno spazio ristretto, e impegnati in pocheattività. Tuttavia, si cercò di prevenire questo aspetto scegliendo soggetti particolarmente motivati e stabili psicologicamente, ai quali furono assegnati numerosi incarichi. Gli effetti delle radiazioni parverolimitati nei voli orbitali brevi, e paragonabili a quelli dei voli entro l’atmosfera terrestre. I voli spaziali vengono pianificati in modo da evitare i periodi delle tempeste solari, in cui si raggiungono livelli pericolosi di radiazioni g.

 

L’avvio di missioni spaziali che contemplavano una permanenza molto prolungata nello spazio ha comunque evidenziato che le condizioni di microgravità comportano serie conseguenze fisiologiche. Ad esempio, nei tre cosmonauti di ritorno dalla missione nella stazione spaziale Salyut, avvenuta nel 1984 e durata 237 giorni, furono riscontrati seri problemi medici, quali la diminuzione di tessuto osseo e muscolare; inoltre, si rilevò l’atrofia del muscolo cardiaco e una consistente riduzione dei globuli rossi. Nel corso di una missione dello shuttle Challenger del 1985,questi effetti furono studiati su 24 ratti e due scimmie; i test evidenziarono anche una sensibile riduzione dell’ormone della crescita. Queste osservazioni portarono a una nuova organizzazione delle attività abordo delle navette spaziali, che attualmente comprendono l’alternanza diequipaggi diversi e una regolare attività fisica per preservare l’efficienza muscolare.

Pressione fisiologicaGli aeromobili moderni volano ad elevate altitudini e nonostante siano pressurizzati, non è possibile mantenere la pressione a livello del mare durante il volo a causa dell’elevata differenza di pressione che ne risulta. Gran parte degli aeromobili mantengono una pressione equivalentea 6000-8000 piedi sopra il livello del mare. La riduzione di pressione causa l’espansione dei gas, con un incremento del 20% dal livello del mare a 8000 piedi.

Il corpo umano contiene una gran quantita’ di gas (per gran parte aria, egas formatisi nello stomaco ed intestino durante la digestione). L’espansione dello stomaco o gas intestinali possono generare fastidio, per cui è raccomandabile evitare, prima del volo, di consumare cibi o bevande che possono generare gas, quali a titolo di esempio fagioli, cavolfiori, bibite gassate e birra..

L’aria nella cavità media dell’orecchio si espande e si contrae con i

cambi di pressione atmosferica. Se la pressione non è in grado di stabilizzarsi, il timpano si può distendere, causando dolore o temporaneoindebolimento dell’udito. La pressione dell’orecchio medio è normalmente stabilizzata dal passaggio di aria attraverso la tromba di eustachio, checonduce alla cavità dietro il naso (nasofaringe). Il tubo è normalmente in uno stato di collasso ma si può aprire brevemente inghiottendo o sbadigliando. L’aria nell’orecchio medio di solito può uscire senza alcunproblema ma nel momento della discesa dell’aereo e dell’aumento di di pressione, la pressione relativamente bassa nel tubo tende a tenersi collassato ed il risultato è nella pressione negativa dell’orecchio medio, che causa inconvenienti o dolore.

L’apertura del tubo può essere facilitata dall’inghiottire o sbadigliare,o dalla manovra di Valsalva (chiudere la bocca, tenere le narici chiuse esoffiare aria dentro, per ricostruire la pressione tra bocca e naso) o con la manovra di Toynbee (chiudere la bocca, tenere le narici chiuse e sbadigliare).

I seni paranasali sono cavità riempite d’aria nelle ossa del viso e del cranio, e sono collegati alla nasofaringe da piccole aperture. Se tali aperture sono ostruite da congestione nasale, si potrebbe verificare dolore nella discesa. La manovra Valsalva potrebbe aiutare, ma sarebbe raccomandabile non volare in presenza di congestione nasale, raffreddori,stati febbrili o sinusiti. Tuttavia, se è indispensabile volare, l’uso diuno spray decongestionante prima del decollo e prima dell’inizio della discesa può prevenire il problema.

Il dolore nella fase ascensionale può risultare anche dall’espansione di gas all’interno di una otturazione, cavità dentale o ascesso. In tal caso, è meglio non volare per le 24 ore successive ad un trattamento dentistico oppure se si soffre di problemi ai denti.

Clima a bordoIn generale, gran parte degli aeromobili sono silenziosi e confortevoli con un buon grado di ventilazione. Tutti i nostri voli sono non-fumatori,ed il livello di inquinamento e’ ampiamente al di sotto di quello delle strade delle nostre citta’. L’aria fresca è aggiunta a quella riciclata attraverso filtri molto spessi che trattengono polvere, virus, funghi e batteri, ed è immessa in cima alla cabina ed estratta al livello del pavimento in modo da portare via le particelle dalla zona in cui si respira. L’aria all’interno della cabina e’ a bassa umidità, non più di

molte parti del mondo, in particolare delle regioni desertiche.. Ciò non causa problemi alla maggior parte dei passeggeri, ma alcuni avvertono un leggero inconveniente quali secchezza della pelle, occhi e naso. Creme idratanti, nebulizzatori e gocce per gli occhi sono rimedi di solito sufficienti ad evitare l’inconveniente. Passeggeri che portano lenti a contatto non hanno problemi in volo, ma alcuni avvertono fastidi e preferiscono invece indossare gli occhiali.

ChinetosiLa chinetosi, o malattia da movimento, è causata dal un conflitto tra la visione data dai sensi del corpo ed il suo senso di equilibrio e può peggiorare durante una turbolenza. Può essere facilitato dal tenere gli occhi fissi su un oggetto non in movimento.

Se si soffre di chinetosi, si deve preferire un posto a sedere accanto alfinestrino, che consentirà di concentrare la vista verso l’esterno, il mare o la linea d’orizzonte. Si può anche preferire di sedersi a metà dell’aereo, in prossimità delle ali.

Rilassarsi in voloAssicurarsi di avere con sé medicine o medicamenti richiesti per la durata del volo. Se si necessitano medicinali da iniettare, si prega rivolgersi al personale di bordo che fornirà l’attrezzatura richiesta

Tenersi idratati bevendo molta acqua, o succhi di frutta durante il volo.Evitare di bere troppo tè, caffè o alcolici poiché questi sono diuretici e possono causare disidratazione. Cercare di fare pasti leggeri durante il volo.

Si e’ parlato molto di una patologia chiamata Trombosi del sistema venosoprofondo.Ulteriori informazioni sono disponibili su DVT e Extra Care, inclusi alcuni esercizi che si possono eseguire durante il volo per rendere il viaggio più confortevole.

Nell’eventualità di emergenza medica durante il volo, la Cathay ha un accordo con MedAire, Inc. di Phoenix, Arizona, che fornisce servizio di telemedicina MedLink al personale di bordo. Medlink puo’ fornire consiglitramite i propri medici in diverse specialità in qualsiasi momento. Se l’aereo deve dirottare per consentire ad un passeggero di ricevere immediata assistenza medica, Medlink possiede un database di più di 5000 aeroporti e risorse di emergenza medica nel mondo, e puo’ occuparsi del ricovero del passeggero e le pratiche relative. Il nostro aeromobile e’

equipaggiato con kit medici completi e defibrillatori in uso al personaledi bordo. Una piccola quantità di ossigeno si trova a bordo per i passeggeri con difficoltà respiratorie. Se si hanno problemi legati a difficoltà respiratorie, si prega di fare una segnalazione al nostro ufficio prenotazioni in modo da predisporre una riserva aggiuntiva di ossigeno a bordo. Per motivi di sicurezza, non e’ permesso ai passeggeri di portare riserve proprie di ossigeno a bordo

Come combattere la paura di volare

La paura di volare è un timore assai diffuso anche tra chi usa l’aereo con regolarità. Per affrontare serenamente i nostri viaggi impariamo a superare l’ansia

03/11/2008

Si viaggia sempre di più, per vacanza, per lavoro e l’aereo è diventato il modo di farlo più veloce e anche il meno costoso. Questa “abitudine” avolare non significa però che chi vola, lo faccia a cuor leggero, tutt’altro. La paura di volare è un timore assai diffuso sia tra coloro che utilizzano l’aeroplano regolarmente sia tra coloro che lo fanno saltuariamente, sia tra chi non ha mai volato.Recenti sondaggi indicano che, negli ultimi anni in Italia, la percentuale dei “volatori” - vale a dire persone che hanno utilizzato il mezzo aereo almeno una volta - è cresciuta dal 29 al 37 per cento, con una prevalenza degli uomini rispetto alle donne; fra coloro che hanno volato almeno una volta, quasi il 40 per cento ammette di avere paura, e il 10 per cento dichiara che non volerà mai più.A queste percentuali bisogna aggiungere quelle relative ai “volatori abituali”, cioè coloro che viaggiano abitualmente o molto spesso, provando ogni volta disagio, e quelle riguardanti coloro che hanno paura pur non avendo mai volato. In totale, la percentuale degli italiani “paurosi” si aggira intorno al 60 per cento della popolazione.Ad essere più “fifone” sono le donne (65 contro 48%), il che sembra contrastare con il dato che a volare sono più uomini che donne; mentre l’età “critica” è quella che va dai 40 ai 50, per entrambi i sessi.Esiste una “normale” paura di volare - più o meno conscia - data dal fatto che il volo non è un’attività alla quale il corpo umano è portato eche si manifesta con l’attuazione di tecniche soggettive che vanno dal dormire durante il volo, al chiacchierare, a leggere ecc. Si tratta in qualche modo di una paura “sana” che non condiziona la vita dell’individuo e non necessita di interventi.Si sconfina invece nella patologia quando subentrano reazioni di ansia sia prima di salire a bordo (addirittura mentre si stanno preparando i bagagli o nei giorni precedenti la partenza) sia durante il volo.La patologia vera e propria (il cui apice è l’aerofobia per la quale il soggetto evita ogni circostanza relativa al volo, dall’andare in

un’agenzia turistica al passare nei pressi di un aeroporto, al progettareviaggi ecc.) si manifesta quando il livello di timore è tale da provocareintense reazioni di ansia al momento di prendere l’aereo, o addirittura prima, al solo pensiero di organizzare il viaggio o man mano che la data fissata si avvicina. La persona cerca di superare tale stato escogitando soluzioni diverse, dal non viaggiare da solo, all’assunzione di tranquillanti, prima o durante il volo.La paura di volare rientra nella categoria dei disturbi d’ansia e i segniche la caratterizzano sono:

tachicardia e senso di freddo a mani e piedi respiro corto e ansimante, senso di oppressione alla cassa toracica

e mancanza d’aria crampi addominali, senso di nausea, vomito, diarrea, bisogno di

urinare frequentemente mal di testa, dolori e tensione muscolari paura di morire, di perdere il controllo, di impazzire

La maggior parte delle persone con questo genere di paura mette a punto rimedi “fai da te” anche a livello farmacologico, utilizzando principalmente farmaci a base di benzodiazepine che abbassano il livello d’ansia, ma che se assunti con bevande alcoliche (un altro stratagemma usato durante il volo da queste persone), diventano assai pericolosi, specie per chi soffre di ipertensione, tachicardia, o è affetto da diabete. I farmaci possono essere d’aiuto, ma devono essere prescritti daun medico dopo un’attenta valutazione dello stato fisico della persona.Chi ha paura di prendere l’aereo può anche partecipare a corsi specifici (alcuni sono organizzati dalle stesse compagnie aeree) nelle quali psicologi e personale di bordo, utilizzano tecniche specifiche (rilassamento, yoga ecc.), per razionalizzare e imparare a gestire questostato d’ansia, anche attraverso un volo di prova.Per chi è solo un po’ “fifone” vale la pena ricordare che c’è il 90% di possibilità in più di morire in un incidente automobilistico che in uno aereo e che, secondo le statistiche, bisognerebbe volare tutti i giorni per 35.000 anni per essere sicuri di avere un incidente aereo!

Chi viaggia spesso in aereo per raggiungere destinazioni lontane sa beneche le lunghe ore trascorse in volo possono provocare fastidiosiproblemi. Bastano però alcuni semplici accorgimenti per rendere ilviaggio più confortevole e godersi tranquillamente le ore di volo. E’importante prima di tutto rilassarsi con qualche semplice esercizio distretching, per far sì che il corpo non risenta troppo della posizioneimmobile nella quale è costretto. Qualche accorgimento in più vaosservato soprattutto da parte di chi soffre di “mal d’aria”, un disturbomolto comune che colpisce soprattutto i viaggiatori non abituali.

Idratare la pelle

L’aria pressurizzata dell’aereo è nemica della pelle, che tende aseccarsi ed irritarsi. Se si vuole arrivare a destinazione è bene farecome le modelle, che sono abituate per lavoro a scendere e salire dagliaerei: bere molta acqua per evitare la disidratazione, e stendere sulviso ogni ora una crema ad idratazione intensiva. E’ meglio optare pergli occhiali, piuttosto che per lenti a contatto, per evitare gliarrossamenti. Se necessario, si possono instillare alcune gocce dilacrime artificiali ad azione lubrificante.

Contro il mal d’aria

Il mal d’aereo può essere scongiurato con qualche piccolo accorgimento.Prima di tutto,la scelta del posto nel quale sedersi non andrebbelasciata al caso, perché può anch’essa contribuire ad un viaggiomigliore: la parte centrale dell’aereo, sopra le ali, sacrifica ilpanorama, ma è meno soggetta alle turbolenze. Il “jet-lag”, la sindromeda cambio di fuso orario, può essere contrastata prima della partenza,consumando solo pasti leggeri ed evitando attività faticose oparticolarmente impegnative (notti insonni, sport, ecc.). Consumare gommada masticare contrasta nausea, vertigini ma anche il fastidio alleorecchie. Potete acquistare questi chewing um in farmacia, risolverannoanche il problema dei vuoti d’aria, che turbano i viaggi aerei con più omeno intensità.

Stretching e ginnastica anti-gonfiore

I viaggiatori seduti in classe economica devono spesso fare i conti consedili troppo stretti e lunghi periodi di immobilità forzata. I doloriarticolari e i gonfiori alle gambe diventano frequenti e fastidiosi. Laposizione seduta prolungata per ore favorisce la stasi linfatica e laritenzione idrica alle gambe. E’ bene, allora, alzarsi di tanto in tantoe camminare lungo il corridoio per stimolare la circolazione periferica eattivare, con il passo, la “pompa linfatica”, che stimola lo smaltimentodei liquidi. E’ utile anche un po’ di ginnastica da seduti: roteare lecaviglie, contrarre e rilasciare ritmicamente la muscolatura di cosce eglutei. Per trovare un “accomodamento” sul seggiolino si mantiene inoltreil collo e la schiena in posizioni incurvate e storte. Lo stretching èessenziale. Per il collo sono utili le torsioni circolari della testa,mentre per la colonna è ottimo inarcare avanti e indietro la schiena.Cercate una posizione il più possibile comoda, evitando di assumereposture scorrette e che possono avere conseguenze dannose.

Favorire il rilassamento

Da non trascurare, inoltre, il rilassamento del corpo e della mente.Chiudere gli occhi, lasciandosi andare a visualizzazioni dolci erilassanti, permette di raggiungere in pochi istanti un livello di relax

che fa bene al corpo e alla mente. Se percepite qualche tensionemuscolare, concentratevi sulla parte del corpo contratta e pensateintensamente di scioglierla delicatamente, solo con il tocco delle mani.Per eliminare ansia e attacchi di panico, fate qualche lungo respiroprofondo. Più il respiro è lungo, maggiore sarà la sensazione di relax ebenessere che si ottiene. Altro consiglio, per chi non viaggia contranquillità in aereo, è quello di distrarsi il più possibile, magariparlando con il proprio vicino di posto, oppure risolvendo rebus ecruciverba. E’ importante viaggiare, almeno le prime volte, con chi hagià qualche esperienza di volo in più. Vedere accanto una personatranquilla aiuterà a sentirvi meglio.

Nel precedente articolo sulla paura di volare, abbiamo parlato di come simanifesta questo fenomeno, dei sintomi ad esso associati e dei fattori causali più frequenti. Ma adesso viene il bello. Come si fa ad affrontarela paura? Psicozoo vi fornisce qualche consiglio a breve e a largo raggio.

I rimedi fatti in casa

Spesso chi soffre di questo fastidioso problema ma è costretto a volare lo stesso, magari per ragioni di lavoro, tende a mettere in atto alcune tecniche fai-da- te per fronteggiare la paura. Quanto sono utili i rimedifatti in casa?

Un’abitudine diffusa e pericolosa è quella di ricorrere a bevande alcoliche prima del viaggio o durante il volo. Come ben saprete, l’alcol provoca un allentamento della tensione emotiva, un rilassamento muscolaree una vasodilatazione generalizzata, tutti effetti che nel complesso corrispondono a quelli della “reazione di rilassamento”, e che quindi in qualche modo contrastano gli effetti della reazione di allarme. Tuttavia,le controindicazioni sono molte: innanzitutto la gestione della quantità,nel senso che l’assunzione in dosi eccessive può provocare effetti spiacevoli, fino a veri e propri eventi paradossi, come irrequietezza, agitazione psicomotoria e panico; il binomio alcool/alta quota, inoltre, può diventare estremamente rischioso per alcune categorie di soggetti, come gli obesi, i cardiopatici e gli ipertesi, a causa del sommarsi deglieffetti stressanti di entrambi sul sistema cardiovascolare che, unitamente all’intensità dell’attivazione emotiva legata alla situazione di volo, può precipitare la situazione.

Altri rimedi usati dai pavidi viaggiatori dell’aria sono l’utilizzo di tranquillanti, spesso senza prescrizione medica (ce li presta quella zia un pò ansiosa) e in associazione all’alcol (pericolosissimo, può portare ad una sedazione eccessiva fino al coma o al collasso cardiocircolatorio ), o tentativi di controllarsi e di distrarsi, tecniche che funzionano solo a patto che il volo non incontri la benchè minima turbolenza.

Il ricorso ai farmaci

Se prescritti e controllati dal medico, alcuni tranquillanti, come le benzodiazepine, possono essere d’aiuto. Il farmaco andrà preso, al dosaggio prescritto dal medico, circa trenta minuti prima dell’imbarco e il paziente dovrà avere chiare istruzioni sulla possibilità, in base allediverse varianti del piano di volo (durata, condizioni meteorologiche, tempi di attesa) di poter assumere nuovamente altri dosaggi del farmaco. E’ utile inoltre cominciare ad assumere i farmaci qualche giorno prima del volo, sia per evitare l’ansia anticipatoria che deriva dall’attesa e che vi fa arrivare al volo molto più spaventati, sia per conoscere la reattività individuale al farmaco che vi permetterà di evitare che durante il volo si verifichino sgradevoli effetti collaterali o paradossi.

Potete rivolgervi al vostro medico di famiglia, ma, anche se può spaventarvi, sarebbe preferibile che consultaste uno psichiatra. Uno specialista è infatti maggiormente in grado di valutare gli obiettivi terapeutici da raggiungere: il grado di distensione, l’influenza sul sonno, i possibili effetti collaterali.

Le tecniche psicologiche

Una paura eccessiva rispetto alla pericolosità reale dello stimolo che laprovoca, in questo caso quella dell’aereo, spesso è solo il sintomo di undisagio più profondo, che andrebbe esplorato. La paura di volare, frequentemente si presenta in associazione con altre problematiche legateall’ansia e con vari sintomi, come gli attacchi di panico. Curare la propria ansia con l’aiuto di uno psicoterapeuta probabilemnte vi porterà a perdere anche la paura di volare.

Se non avete tempo e voglia di fare una psicoterapia a lungo termine, esistono alcune tecniche che consentono, in tempi piuttosto brevi di eliminare il sintomo sotto la guida di uno Psicologo. Consultare uno specialista con lo scopo di limitarvi ad attaccare questo sintomo non vi garantirà la ristrutturazione profonda delle vostre paure, ma vi consentirà di prendere un aereo con serenità.

Tecniche basate sulla Razionalità e sulle emozioni (Psicoeducazione)

Ad un livello più superficiale d’intervento, può essere utile dare un nome alla vostra paura, chiarendone l’oggetto e le cause e facendo esame di realtà rispetto al fatto che la fonte della vostra paura (l’aereo in questo caso) non è realmente pericolosa.

Si cerca di ricostruire insieme al terapeuta, senza andare troppo nel profondo, i possibili fattori che hanno contribuito allo sviluppo della paura di volare. Terapista e paziente discutono di cosa le persone hanno paura mentre volano (la morte, le sensazioni corporee, i movimenti dell’aereo, la sensazione di essere prigionieri in un posto chiuso, l’andare lontano da casa, ecc.). Si ragiona anche sulle dinamiche del volo, smentendo le paure irrazionali con spiegazioni logiche.

Un’altra tecnica analoga di matrice cognitivista (confronto del pensiero)consiste nell’aiutare il paziente ad esprimere e a criticare i pensieri ele interpretazioni sbagliati rispetto alla situazione di volo.  Le persone imparano come trovare interpretazioni alternative utili a ridurrel’ansia e fronteggiare le situazioni di volo.

Tecniche basate sul corpo (Ri-educazione alla respirazione)

Un tipico sintomo associato all’ansia è l’iperventilazione, che attraverso una respirazione superficiale ed accellerata, intensifica molti sintomi fisiologici tipici della paura (tachicardia, tremore, sudorazione, ecc.), aumentando il panico. Le tecniche di respirazione lavorano sul ritmo del respiro per favorire il passaggio da uno stile di respirazione veloce a uno stile di respirazione lenta.

Tecniche basate sulle fantasie (Esposizione Virtuale o simulata,Visualizzazione guidata)

Queste tecniche consistono nel far immaginare al paziente la situazione di volo, anche con la riproduzione dell’ambiente aereo reale o virtuale. Il paziente viene guidato dallo psicoterapeuta nella visualizzazione delle diverse fasi del volo  con modalità graduali e progressive e spintoa rimanere nella situazione nonostante la paura, finchè questa si attenuao sparisce del tutto.

Cito un esempio di Visualizzazione Guidata proposto dal Professor Stefano Pallanti, docente di Psichiatria all’Università di Firenze e direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze:

Scenario 1: A casa. La persona fa le valigie, preparandosi per il viaggio.

Scenario 2: Aspettando nella sala d’imbarco dell’aeroporto. Noi siamo all’entrata dell’imbarco e possiamo vedere il pannello che annuncia le prossime partenze. Una grande finestra guarda sulla pista di decollo e possiamo vedere gli altri aerei che decollano.

Scenario 3: L’aereo: Primo momento: Possiamo vedere dalla piccola finestra e vediamo l’aeroporto e i terminal. L’aereo è sulla pista, col motore acceso.

Secondo momento: L’aereo è pronto per il decollo. L’equipaggio di bordo mostra le procedure di salvataggio e l’aereo comincia a correre ad alta velocità lungo la pista di decollo.

Terzo momento: Il decollo.

Quarto momento: Volare in differenti condizioni climatiche e diverse circostanze.

Quinto momento: L’atterraggio. Condizioni diverse ed eventi inaspettati.

Qualche consiglio pratico

Se questi rimedi vi sembrano troppo drastici, non mi resta che darvi qualche piccolo suggerimento, tratto dal manuale della nonna (forse lei non prendeva l’aereo), per vivere il volo con maggiore serenità:

- Cercate di riposarvi nei giorni precedenti al volo ed evitate tè e caffè: una condizione di stress e di deficit di sonno non può che aumentare l’agitazione;

- Evitate di volare da soli, ma fatevi accompagnare da una persona di cuivi fidate: potrà sostenervi nei momenti critici;

- Cercate di arrivare in aeroporto un pò in anticipo: vi aiuterà a non aggiungere all’ansia lo stress del ritardo e a familiarizzare con l’atmosfera e la situazione;

- Cercate di occupare il tempo che trascorrete in aereo con attività piacevoli, ad esempio leggendo un libro, chiacchierando con il vostro vicino, ascoltando della musica;

- Evitate il posto accanto al finestrino: guardare fuori può amplificare la paura;

- Chiedete sostegno ad un assistente di volo rispetto alla vostra paura: potrà fornire una riposta ai vostri interrogati sulla sicurezza del volo;

- Se è la prima volta che volate, fate un viaggio breve per affrontare lapaura con gradualità.

Questi consigli ovviamente valgono per chi ha una paura moderata di volare, visto che chi ha una vera fobia non ci pensa proprio a salire sull’aereo. A questi ultimi ricordo che un sintomo non è che il campanello che vi segnala che c’è qualcos’altro che non va nel vostro profondo: se questo vi sarà chiaro e vi spingerà ad affrontarlo, forse quel fastidioso malessere sarà perfino utile perchè potrà portare un cambiamento nella vostra vita.

La paura di volare è uno stato di disagio e sofferenza che si manifesta non solo al momento di prendere l’aereo, ma addirittura al semplice pensarci, comportando l’evitamento della situazione (con evidenti limitazioni) o il vivere l’esperienza del volo con profonda angoscia.

La paura si manifesta con tutti i suoi tipici correlati fisiologici e aumenta quando si verificano fattori contingenti, quali ritardi del volo,maltempo o presenza di perturbazioni. Può comparire prima di prendere un aereo (dal momento in cui si sa di doverlo prendere, che può succedere parecchi giorni o anche mesi prima), e in alcune situazioni, quando si

organizza il viaggio (andare all’agenzia di viaggi per prendere informazioni sugli orari, acquistare i biglietti, fare i bagagli, andare all’aereoporto, fare il check-in, aspettare per imbarcarsi ecc.).

Non conta se si viaggia per piacere o per lavoro, se il volo sia breve o lungo, programmato o improvvisato, tranquillo o turbolento: il terrore del volo non guarda in faccia a nessuno. La paura può manifestarsi in qualunque momento del volo, anche se alcune fasi come la partenza e l’atterraggio, o i momenti di perturbazione atmosferica, sono i più temuti. In ogni caso questa paura può manifestarsi anche solo nel programmare di prendere un aereo, impedendo alla persona di poter anche solo pensare di salire su un velivolo.

Epidemiologia e frequenza

Recenti sondaggi indicano che negli ultimi anni in Italia la percentuale dei “volatori”, intesi come persone che hanno utilizzato il mezzo aereo almeno una volta, è cresciuta dal 29 al 37 per cento, con una prevalenza degli uomini rispetto alle donne. Di queste persone che hanno volato almeno una volta, quasi il 40 per cento ammette di avere paura, e il 10 per cento dichiara che non volerà mai più. Se a queste cifre aggiungiamo coloro che non hanno mai volato per paura ( è stato stimato che circa il 10% della popolazione comune non prende MAI l’aereo), la percentuale degli italiani fifoni raggiunge il 60% della popolazione. Consolatevi. Ingenerale però bisogna distinguere tra la normale paura degli esseri umanidi fronte ad un evento nuovo o comunque impegnativo, e la vera e propria aerofobia, che porta il soggetto ad evitare qualsiasi circostanza che riguardi il volo.

La paura di volare caratterizza più le donne che gli uomini (c’è da considerare anche che le donne sono più propense ad ammettere la loro paura) con un picco tra i 40 e i 47 anni. In generale, non si può stabilire un’età precisa di esordio della fobia del volo in quanto essa varia da persona a persona. Alcune ricordano di avere avuto paura sempre,altre dopo un primo periodo di voli senza problemi ricordano di aver cominciato gradualmente” ad avere sempre più paura, altre ancora riferiscono esordi “improvvisi”, talvolta in seguito a traumi di volo, altre volte senza causa specifica apparente, altri infine attribuiscono

la genesi del fenomeno proprio all’avanzare dell’età, all’aumento di consapevolezza che questa porta con sé, all’aumento dei pensieri legati alla morte.

Le cause

Le cause delle nostre paure vanno sempre ricercate nella nostra storia personale e negli eventi significativi della nostra vita. Il volo, essendo da sempre simbolo di sfida e di pericolo si presta bene ad incarnare le nostre paure più profonde.

La paura di volare insorge per motivi diversi secondo le persone:

- In alcuni casi dipende da precedenti esperienze di volo poco piacevoli;

- Altre persone soffrono per l’altezza e il senso di vertigine;

- Qualcuno è a disagio in aereo perchè si sente prigioniero in un luogo chiuso;

- Molte persone hanno difficoltà in tutte le situazioni in cui devono affidarsi a qualcun’altro, in questo caso il pilota (la cosiddetta sindrome del passeggero). Mettere la propria vita interamente nelle mani di un mezzo meccanico e di un altro essere umano soggetto ad errore, richiede una capacità di fidarsi degli altri che molte persone non hanno.

- Un timore molto diffuso è quello di fare “la fine del topo”, cioè la paura di essere alla mercè di qualcosa su cui non si ha alcun controllo. In aereo si è completamente impotenti in caso di avaria.

- Un altro fattore determinante è l’idea di staccarsi da terra, inteso metaforicamente come perdita di stabilità e di certezze. Perdere la presacon il terreno richiama in molte persone eventi dolorosi della propria vita, che riguardano soprattutto l’abbandono e il distacco di persone significative.

- Condizionante è anche l’idea dell’ineluttabilità, cioè l’inevitabilità della morte in caso di incidente: “gli incidenti aerei sono meno frequenti di quelli

automobilistici o ferroviari, ma quando avvengono non si salva nessuno”. Questo è il pensiero più ricorrente.

- Infine il malessere fisico legato alla velocità, all’altitudine, alle variazioni di pressurizzazione tipiche del volo, può essere interpretato dal soggetto come segnale di pericolo o addirittura di morte imminente.

I sintomi In quanto fobia, la paura dell’aereo rientra tra i disturbi d’ansia manifestandone sia i sintomi fisici che emotivi.

Tra i sintomi fisici annoveriamo tachicardia e/o vasocostrizione periferica che provocano una sensazione di freddo alle estremità e i brividi, tachipnea che comporta un respiro corto, superficiale e frequente, la sensazione di mancanza d’aria, un senso di oppressione toracica; aumento della sudorazione, nausea, vomito, senso di gonfiore e pesantezza addominale, eruttazione, crampi addominali, sensazione di “farfalle nello stomaco”, diarrea, aumento dello stimolo all’urinazione edella diuresi, senso di tensione e dolore muscolare, cefalea “a casco”, rigidità e dolori alla regione cervicale. Nei casi più intensi si manifesta un vero e proprio attacco di panico che può verificarsi sia quando si è sull’aereo, sia solo nel pensare o sentire parlare di aerei. Talvolta la crisi insorge al momento del check- in o nelle prime fasi di decollo: in tal caso il soggetto spesso decide di tornare indietro. Quando ciò è impossibile poichè l’aereo è già decollato, la crisi di panico è consumata in volo, rendendo l’esperienza davvero molto penosa.

I sintomi psichici includono una sensazione generale di attesa penosa, lapaura di impazzire o di morire, la paura di perdere il controllo.

Frequente nelle persone con questo problema è la condotta di evitamento: le persone temono a tal punto lo stimolo fobico da fare qualsiasi cosa per non prendere l’aereo sottoponendosi a viaggi faticosi e lunghi per raggiungere la destinazione del viaggio. Non sempre le persone hanno consapevolezza del loro disagio e tendono a negarlo, ad esempio attraverso affermazioni quali “non sento alcuna necessità di usare l’aereo, preferisco girare in macchina o in treno, si vedono più cose”, oppure “preferisco visitare l’Italia piuttosto che andare all’estero, e per far questo non c’è bisogno di prendere l’aereo”. Altre persone

invece ne sono pienamente coscienti, ma non riescono comunque a superare la paura

Volare in aereo può essere stressante sotto molti punti di vista, e quindi costituire un elemento scatenante per condizioni di emergenza medica. In effetti, le emergenze mediche durante il volo sono relativamente frequenti. Per questo, come evidenzia uno studio epidemiologico pubblicato su Clinical Care, sarebbe molto importante avere dati esaurienti e coerenti sui quali basare un protocollo standard da seguire quando qualcuno richiede assistenza medica durante un volo. È sempre più in aumento il numero di chi si rivolge ai voli in aereo per spostarsi, e con l’allungarsi della vita anche l’età media dei passeggericontinua ad aumentare. Questi due aspetti fanno sì che il numero di emergenze mediche durante i voli sia anch’esso in aumento. Risulta ovvia l’importanza di avere una serie di misure di soccorso, un kit medico adeguato alle necessità in caso di emergenza, un protocollo chiaro da seguire rispetto a decisioni che spesso vanno prese molto in fretta. Aspetti ancora più importanti, se si considera che a volte l’emergenza medica può riguardare anche gli stessi piloti. Di fatto, tuttavia, solo il 17 per cento delle emergenze mediche viene documentato dalle compagnieaeree, e fra queste non vi è alcuno standard nei criteri di documentazione e classificazione, il che rende estremamente difficile confrontare i dati per trarne considerazioni generali. In questo studio epidemiologico, su 32 compagnie aeree considerate solo 4erano in grado di produrre i dati necessari alla ricerca, e fra queste solo due hanno avuto i requisiti per partecipare allo studio. Sono stati esaminati 10.189 casi di emergenza medica in volo avvenuti nel corso degli anni 2002-2007, analizzandone la tipologia, la presenza di attrezzatura adeguata, l’intervento di un medico a bordo, gli atterraggi di emergenza, i tassi di nascite e di decessi a bordo. La sincope è risultata di gran lunga l’incidente più frequente (53,5 per cento dei casi), seguito dai disturbi gastrointestinali (8,9 per cento), dai problemi cardiaci (4,9 per cento), dalla paura di volare (4,3 per cento) e dalle sindromi dolorose (4,1 per cento). Fra le situazioni che hanno richiesto interventi chirurgici di emergenza a bordo, la più comune era la trombosi , seguita dall’appendicite. Nell’86 per cento dei casi è intervenuto un operatore sanitario presente a bordo, e nel 2,8 per cento dei casi è stato necessario un atterraggio immediato. La non standardizzazione degli approcci, delle dotazioni e delle procedure per le emergenze mediche in volo nasce da diversi fattori. In primo luogo, le legislazioni nazionali variano rispetto sia

all’obbligo del medico presente a bordo di intervenire (per Stati Uniti, Canada e Regno Unito il medico non è tenuto a prestare soccorso a bordo, mentre per molti stati Europei non può astenersi dal farlo), sia rispettoal livello di responsabilità a seguito del suo intervento (le compagnie aeree degli Stati Uniti sollevano i medici che intervengono dalle eventuali conseguenze legali). Gli standard relativi alla presenza e tipologia del kit di emergenza variano da una compagnia all’altra o in base alla lunghezza dei voli, e spesso le disposizioni sono abbastanza vaghe da permettere alle compagnie un’ampia discrezionalità. Sarebbe dunque estremamente importante avere dati epidemiologici attendibili, in modo da poter sviluppare attrezzature e procedure standard generalizzate. Ad esempio, la frequenza dei problemi cardiaci indica che sarebbe utile avere a bordo un defibrillatore. Gli autori invocano la costituzione di un registro internazionale basato su metodi di documentazione uniformi, per permettere ulteriori ricerche, sviluppareprocedure di screening preventivo mirate, e per dare l’avvio allo sviluppo di legislazioni chiare e di protocolli che garantiscano ai passeggeri un uguale trattamento in qualsiasi tipologia di viaggio in aereo.

L’emicrania associata ai viaggi in aereo è un problema sanitario grave madecisamente sottovalutato. La denuncia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Cephalalgia.I ricercatori israeliani del Bnai Zion Medical Center di Haifa hanno preso in esame 906 persone che viaggiano abitualmente in aereo, e stimatoche il 6 per cento del campione soffre di emicranie durante il volo. Di questo 6 per cento, il 19,2 per cento riporta emicranie ogni singola volta che sale in aereo.Con 3, 3 miliardi di posti disponibili ogni anno sui voli commerciali, ilnumero di persone nel mondo sofferenti di emicranie correlate al volo aereo dovrebbe attestarsi su circa 100 milioni. “Un enorme impatto in termini di sofferenza ed economici”, spiega il leader del team di ricercatori, Israel Potasman.Ci sono numerosi fattori che contribuiscono all’insorgenza delle emicranie da volo aereo: stress, cattiva qualità dell’aria, rumore, cambiamenti repentini nella pressione barometrica. Il consiglio degli specialisti israeliani comunque è recarsi da un medico se il fenomeno è frequente.Specchi dei nostri desideri nascosti, vie maestre per l'esplorazione dell'inconscio o semplici prodotti di scarto dei processi neuronali? Sempre più studi scientifici stanno concentrando la loro attenzione sui segreti dei sogni e sulla loro elaborazione da parte della

mente ma, a quanto pare, l'opinione comune sembra aver raggiunto una conclusione univoca.Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Personality and Social Psychology ha infatti rivelato che i sogni sono interpretati come segnali premonitori dalla maggior parte della gente, senza distinzione dirazza, età o estrazione sociale. Non solo, i sogni hanno spesso più peso dei pensieri consci nel dettare comportamenti o scelte di vita. Nello studio, ricercatori dell'Harvard Business School hanno chiesto ad un campione di pendolari della città di Boston di figurarsi nella mente quattro differenti scenari accaduti nella notte prima di un viaggio: l'innalzamento del livello di rischio terroristico, sentire che un aereo è precipitato sulla stessa rotta, immaginare consciamente che l'aereo si schianti, sognare il disastro aereo.I risultati hanno mostrato che sognare un disastro aereo la notte prima della partenza ha lo stesso effetto ansiogeno di un aereo che si schiantarealmente sulla stessa rotta da percorrere. Chi sogna un disastro aereo preferisce inoltre rimandare il proprio viaggio ancor più di chi assiste a un  innalzamento del livello di rischio terroristico. “L'importanza che la gente attribuisce ai sogni è ancora più rilevante diquella che deriva dai pensieri consci”, ha dichiarato Carey Morewedge, a capo della ricerca. Poco male, quindi, se non siamo in grado di pensare positivo ad occhi aperti quando la notte, durante il sogno, il nostro aereo viaggia serenamente e atterra in perfetto orario all'aereoporto di destinazione, tra gli applausi dei passeggeri. La valutazione del rischio? Un’attività quotidiana per il nostro cervello, che quindi dovrebbe essere abituato a dare il giusto peso a ogni situazione rischiosa o potenzialmente rischiosa. Eppure non è così, come dimostrano una serie di studi commentati dal blog Brainlink.

 Il caso più evidente di errata percezione del rischio è il volo in aereo. Che il trasporto aereo sia un mezzo di trasporto sicuro e, se confrontato, più sicuro di altri come la ferrovia o l’automobile, è un dato statistico consolidato che, negli ultimi anni, ha mostrato persino una continua tendenza al miglioramento. Eppure la maggioranza delle persone associa a un viaggio in aereo un rischio elevato e a un viaggio in autostrada un rischio medio-basso, quando è vero il contrario. Peggio ancora: uno studio pubblicato sulla rivista economica Applied Economics ha dimostrato che l’aumentata psicosi sui voli aerei dovuta agli attentati dell’11 settembre 2001 ha portato nel 2002 e nel 2003 a 2300 decessi più del normale dovuto a incidenti stradali negli Usa, a causa dell’aumentato

traffico automobilistico a scapito di quello aereo. Evidentemente un rischio che comporta decessi diffusi su tutto il territorio nazionale nell’arco dell’anno viene percepito come inferiore ad un rischio che concentra i suoi effetti: questo è il motivo per cui le morti da incidente automobilistico sono percepite meno preoccupanti di quelle da incidente aereo? “Le persone non sono computer. Non valutano il rischio matematicamente, esaminando probabilità e statistiche”, spiega Bruce Schneier di BT Counterpane. “Ci si basa su esperienze personali, stereotipi, pregiudizi,sentito dire. E questi influenzano il modo in cui il nostro cervello percepisce il rischio, facendolo sbagliare molto più spesso di quanto nonsospettiamo”.

Estate, tempo di vacanze e di viaggi per raggiungere la meta preferita divilleggiatura. Ma un viaggio particolarmente lungo e impegnativo - indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato - può mettere a dura prova le vene, portando a un rischio elevato di trombosi venosa profonda,ovvero l’occlusione di una vena che si genera solitamente a livello degliarti inferiori. A sostenerlo è una ricerca apparsa sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Il rischio di trombosi nei viaggiatori sarebbe addirittura triplicato rispetto alla popolazione comune, sostiene la responsabile della ricerca Divay Chandra della Harvard School of Public Health di Boston, e la principale causa di questo disturbo sarebbe da ricondurre alla posizione “sacrificata” assunta dal corpo durante il viaggio, con situazioni di completa immobilità protratte anche per diverse ore.

Nel loro studio, Chandra e i colleghi hanno analizzato 14 diversi studi per un totale di 4000 pazienti colpiti da trombosi venosa profonda. Verificando i diversi gradi di incidenza di questa patologia tra i viaggiatori e la popolazione comune, i ricercatori hanno concluso che viaggiare a lungo, con qualsiasi mezzo, comporta un aumento del rischio di trombosi perfettamente proporzionale alla durata del viaggio, con un incremento del rischio del 18% per ogni due ore trascorse in automobile edel 26% per ogni due ore passate in aereo.

“Questi risultati confermano l’associazione presente tra viaggi e trombosi venosa profonda , tuttavia non c’è nessun motivo di panico”, assicura Divay Chandra, “il rischio assoluto di trombosi appare infatti essere piuttosto basso”. Non è necessario, quindi, rinunciare al viaggio o alle vacanze per garantire maggior sicurezza proprie vene, è opportuno invece seguire le raccomandazioni degli esperti, come effettuare frequenti pause se si viaggia in auto, sgranchirsi le gambe con regolarità, camminando almeno 3-4 minuti ogni ora quando si viaggia in aereo,   e bere molta acqua per evitare stati di disidratazione.

L'istantanea dell'attacco di panico e il suo percorso nel cervello. La foto è stata "scattata" grazie alla Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), grazie alla quale si è riusciti a ‘vedere' nel cervello non solo il momento in cui il soggetto immagina o vive una situazione che potrebbescatenare la paura ma anche il momento in cui avverte la paura. È il risultato di uno studio condotto dal professor Rosario Sorrentino, neurologo, dell'Unità Italiana Attacchi Panico della Paideia a Roma, e dalprofessor Stefano Bastianello, Direttore del Servizio di Neuroradiologia dell'Università di Pavia e IRCCS Fondazione C. Mondino.

Nei pazienti con attacchi di panico e paura di volare, è sufficiente pensare a determinate situazioni che creano loro paura ed ansia perché simanifestino le alterazioni anatomo-psicologiche caratteristiche dell'evento acuto (alterazioni della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e del respiro). Utilizzando un apparecchio di risonanza magnetica  ad alto campo, si registrano le risposte cerebrali dei soggetti sottoposti a periodi di stimolazione (proposizione di un evento che aveva suscitato al soggetto paura di volare) e periodi di quiete (proposizione di un evento indifferente per il soggetto in esame). Le  immagini ottenute, dopo essere state preliminarmente rielaborate al computer, vengono utilizzate per ottenere ‘mappe' che descrivono le aree del cervello attivate durante la riproduzione del panico.

"Da tempo gli specialisti sostenevano che alcune aree corticali differenti, ciascuna con una propria funzione e sensibile a diversi e specifici stimoli sia esterni che interni, fossero coinvolte nel processodegli attacchi di panico", afferma Bastianello. "Adesso c'è la ‘fotografia' a dimostrarlo. Anni fa colleghi americani sono riusciti a catturare l'immagine di un attacco di panico, utilizzando la tomografia

ad emissione di positroni (PET), uno strumento invasivo che usa isotopi radioattivi. Adesso invece siamo riusciti a ‘fotografare' l'attacco di panico e il suo percorso nel cervello con la fMRI. Non è stato facile giungere a questo risultato perché non è possibile intervenire con la strumentazione al momento dell'insorgenza dell'attacco. Tutti i soggetti prima dell'esame", aggiunge l'esperto, "descrivono gli episodi, precedentemente vissuti, che hanno loro suscitato attacchi di panico o paura di volare, eventi che vengono poi riproposti dall'operatore ai soggetti durante l'esecuzione dell'esame al fine di evidenziare appunto l'attivazione di specifiche aree corticali".

Torna sul banco degli imputati anche l'anidride carbonica, che ad alte concentrazioni scatenerebbe questo disturbo: "L'attacco di panico su un aereo, su una metropolitana, su un treno ma anche in un auto può colpire anche persone che non hanno mai avuto paura di partire", illustra RosarioSorrentino. "Da qualche anno sto chiamando in causa l'anidride carbonica;se la sua concentrazione non supera le 400 parti per milione, l'ambiente è sano. Se poi questo gas, in ambienti chiusi molto affollati e non adeguatamente areati, supera le 1000 parti per milione, limite stabilito dall'OMS, si parla di inquinamento ambientale da anidride carbonica. Essapuò stimolare nel nostro cervello dei recettori chimici che, se troppo sollecitati, come avviene in aereo, entrano in uno stato di allerta e convogliano prontamente ciò che sta accadendo ad un centro superiore, il Locus Coeruleus. Questa  è una stazione importante che segnala una situazione di pericolo urgente al nostro sistema limbico, la vera casa madre di tutte le nostre emozioni inclusi il panico e la paura. E' proprio qui che abita il nostro sistema di allarme".

Per chi non lo sapesse, Ippocrate di Coo o Kos nasce nel 460 a.C. circa emuore a Larissa, prima del 377 a.C., è stato un medico greco antico, considerato il “padre” della medicina.Pensa che Ippocrate, introdusse il concetto innovativo (per l’epoca) secondo il quale la malattia e la salute di una persona dipendono da specifiche circostanze umane della persona stessa e non da superiori interventi divini; egli fu anche il primo a studiare l’anatomia e la patologia (per farlo applicò la dissezione sui cadaveri).Inventò, inoltre, la cartella clinica, teorizzò la necessità di osservarerazionalmente i pazienti prendendone in considerazione l’aspetto ed i sintomi e introdusse, per la prima volta, i concetti di diagnosi e prognosi. Egli credeva infatti che solo la considerazione dell’intero

stile di vita del malato permetteva di comprendere e sconfiggere la malattia da cui questo era affetto.Ebbene, fra le tante cose che studiò e teorizzò ce n’è una importante cheti riporto di seguito:

Gli uomini dovrebbero sapere che da nient’altro, se non dal cervello, derivano la gioia, i piaceri, il riso e gli sport, i dispiaceri e i dolori, l’angoscia, lo sconforto e il lamento.

Ed è mediante il cervello, soprattutto, che noi acquisiamo saggezza e conoscenza, e che possiamo vedere e sentire e riconoscere ciò che è illecito e ciò che è giusto, ciò che è cattivo e ciò che è buono, quello che è dolce e quello che è insipido…

Ed è sempre a causa dello stesso organo che noi diventiamo pazzi e deliranti, e che ci viene paura e ci assale il panicoIn questo senso, sono del parere che sia il cervello ad esercitare sull’uomo il più grande potere…”Ebbene, quasi 2500 anni fa, un genio della medicina e della “filosofia” teorizzava che tutto quello di cui abbiamo bisogno lo troviamo in noi stessi, tutto ciò che sentiamo, proviamo, tutto ciò che facciamo, tutto ciò che ci accade è diretta conseguenza del nostro pensare, del nostro stato interno!

AerofobiaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera Con il termine aerofobia o il più desueto aviofobia viene definita la paura di volare in aereo (fear of flying) per via di uno stato d'ansia a livelli significanti. Essa dunque rientra nella categoria delle fobie nella misura in cui si avverte come timore irrazionale e difficilmente controllabile verso uno specifico oggetto o situazione, in questo caso l’aereo e il volo. In quanto fobia, appartiene alla grande famiglia dei disturbi d’ansia proprio perché l’ansia è l’emozione che più frequentemente viene avvertita.Nonostante l’utilizzo ormai molto diffuso dell’aereo, il fenomeno è piuttosto esteso: in Italia e, tendenzialmente, nel resto del mondo, la percentualedegli aerofobici è quantificabile intorno al 50%. È più diffuso tra le donne che tra gli uomini, mentre non ci sono grosse differenze né per quanto riguarda la distribuzione geografica né per livello sociale o il grado di istruzione.Rischio percepito e rischio reale [modifica]Statisticamente i voli in aereo sono più sicuri dei viaggi in automobile, tuttavia poiché le fobie sono molto individuali e soggettive,le statistiche non influiscono molto sulle paure[senza fonte]. Queste possono

essere attribuite alla percezione delle conseguenze di un incidente in aereo comparate a quelle con un'automobile.

Classificazione [modifica]L'aviofobia può, in alcuni casi, essere la manifestazione indiretta di altre fobie, come per esempio la claustrofobia, oppure di altre paure, come quella della separazione, ovverosia la paura di allontanarsi dai propri cari, derivabile da traumi infantili.[1] Altra paura celata nell'aviofobia è il timore di osare, di abbandonare la routine, poiché l'aereo incarna il desiderio di libertà, precluso a coloro che soffrono di conflitti interni, scatenanti sensi di colpa.[2]

Questa fobia, limitando le capacità di viaggiare, interferisce con le attività lavorative e di svago. È importante distinguere i soggetti affetti da agorafobia con attacchi di panico da quelli con la fobia del volo, in quanto i primi sono preoccupati dall’idea di sentirsi male mentre sono chiusi nell’aereo, mentre i secondi sono maggiormente preoccupati dall’idea di precipitare o da un incidente aereo.

I sintomi [modifica]Il primo segnale tipico è costituito generalmente dalle palpitazioni con accelerazione del battito cardiaco o aritmia, seguito in sequenza temporale, più o meno valida in tutti i casi, dal nodo alla gola, dalla sudorazione fredda, dal rigidimento muscolare, dai pensieri e dalle sensazioni di terrore (questi sono i sintomi tipici simili ad un attacco di panico che, secondo la fonti mediche attuali, colpiscono, generalmente, chi manifesta la "paura di volare"); in alcuni casi il malato può soffrire, in aggiunta ai sintomi già descritti, anche di vomito e di diarrea.[3]

La sintomatologia che accompagna la paura di volare (e, più in generale, tutte le fobie) è piuttosto ampia e risente di una forte componente individuale. Alcune delle espressioni più frequenti sono:

1. Tachicardia 2. Sudorazione

3. Vertigini

4. Tremore

5. Sensazioni di caldo e di freddo

6. Aumento del ritmo respiratorio

7. Aumento della pressione arteriosa

8. Oppressione toracica

9. Aumento della “vigilanza” dei sensi

10. Cefalea

11. Paura di perdere il controllo

12. Diarrea

13. Dolori addominali[4]

Inoltre, è frequente trovare nel soggetto aerofobico altre forme di fobieo ansie di carattere “più basico”. Ci si riferisce, ad esempio, alla claustrofobia (la fobia degli spazi chiusi), all’acrofobia (la fobia delle “altezze”), al timore legato all’idea di non avere la situazione sotto controllo e alla necessità di doversi affidare, alla paura di sentirsi male in pubblico o di avere un attacco di panico.

Il grado di paura [modifica]

In linea di massima è possibile immaginare la comitiva dei paurosi suddivisa in tre sottogruppi:

2a. Quelli che non riescono a volare affatto. Si tratta, perlopiù, di persone che non hanno mai preso un aereo perché, la sola fantasia del volo, è sufficiente a scatenare immagini angoscianti, a volte legate allesensazioni negative che si pensa di non riuscire a sopportare, oppure collegate a pensieri di esiti funesti del volo. All’interno di questo primo gruppo trovano posto, però, anche coloro che hanno già volato, magari anche con una certa continuità ma che, in un certo momento, forse a causa di voli particolarmente “critici” (perlomeno nella loro percezione), hanno deciso di smettere ed ora rinunciano sistematicamente a mettere nuovamente i piedi sulla scaletta, pur avendo la necessità di viaggiare.

2b. Coloro che volano, ma solo se è strettamente necessario. Questi viaggiatori vivono il volo come un’esperienza terribile e investono nell’impresa considerevoli risorse fisiche. Durante il volo, spesso, provano un forte senso di sconforto e versano litri di lagrime. Questo gruppo di paurosi vola soltanto se è veramente costretto, non di rado facendo ricorso ad ansiolitici o all’alcool (a volte mischiando pericolosamente le due cose). I giorni antecedenti il volo si trasformano, per loro, in un calvario: spesso, di notte, non riuscendo a dormire, passano le ore guardando il soffitto, ponendosi in continuazionela stessa identica domanda: “vado o non vado?”

2c. Coloro che, sull’aereo, vivono sensazioni di ansia e di angoscia non eccessivamente elevate. Sono sempre in apprensione e pronte a scattare alminimo sobbalzo dell’aereo. L’atteggiamento è di continua attenzione ed allerta ma il livello di ansia non raggiunge mai i picchi dagli altri due

gruppi. Per loro il vero salto di qualità sarebbe quello di eliminare questa tensione minima ma costante che, purtroppo, pregiudica la qualità del volo. Volano con regolarità, spesso per impegni professionali ma, in ogni caso, non rinuncerebbero mai a salire sull’aereo perché il disagio èsignificativo ma non invalidante.) [5]

Esistono dunque diversi gradi di ansia con cui si può vivere l’esperienzadel volo. Ma quando l’intensità della paura aumenta, tanto da penalizzarein maniera significativa la qualità della vita, la paura dell’aereo si trasforma in aerofobia.

Cause [modifica]

La paura di volare può essere indotta da vari fattori

paura degli spazi chiusi (claustrofobia), come quello di un aereo paura dell'altezza (acrofobia)

non avere il controllo della situazione (fine del topo)

paura delle folle (agorafobia)

esperienze precedenti traumatizzanti accadute in volo (o la perditadi famigliari, amici, ... in un disastro aereo)

paura di attacchi terroristici

paura delle turbolenze

paura di avere un attacco di panico

paura di volare sull'acqua o di notte

Alcuni accusano i mass media come cause principale della paura di volare,in quanto sensazionalizzerebbero i disastri aerei.

Quali sono le fasi del volo più temute? [modifica]

In linea di massima anche la sola idea del volo è sufficiente a scatenaresensazioni molto simili al panico. Anche un atto simbolico come quello diprenotare un volo o acquistare un biglietto aereo, per la portata di fantasie terrifiche collegate, innesca crisi di ansia. L’ansia anticipatoria può essere vissuta anche con molti giorni di anticipo rispetto al volo. All’interno dell’aereo, i momenti che, di norma, sono vissuti con maggiore tensione sono quelli del decollo, della dimostrazione da parte degli assistenti di volo delle procedure di emergenza, dell’accensione del segnale rosso di allacciare le cinture di sicurezza, dei vari movimenti e sobbalzi dovuti alle turbolenze.

Come inizia la paura di volare? [modifica]

Da un punto di vista più metaforico all’interno dell’aereo e della nostrapercezione di esso inseriamo tensioni ed angosce che sono state generate da eventi che non hanno nulla a che vedere con il volo. La paura di volare, infatti, ma, più in generale, tutte le fobie, hanno come comune denominatore proprio il fatto di ricoprire il ruolo di vaso di Pandora per angosce ed ansie che fanno riferimento ad altri ambiti della vita. Spesso, soprattutto in momenti di transizione importanti (la nascita di un figlio, la fine delle scuole superiori, un lutto significativo, un avanzamento di carriera), gli equilibri che fino a quel momento avevano funzionato egregiamente, improvvisamente non sono più validi e ci si trova a doverne cercare di nuovi che possano gestire le situazioni megliodei precedenti. E trovare nuovi equilibri genera parecchia angoscia. Non sappiamo se ce la faremo, non siamo certi che saremo all’altezza delle nuove sfide e, in linea di massima, lasciare il vecchio per il nuovo, per“lo sconosciuto” sviluppa sempre una certa dose di ansia. Tutte queste angosce volteggiano minacciose sulla nostra testa fino a trovare un gancio su cui appendersi. E l’aereo è proprio il gancio ideale perché contiene in sé alcune caratteristiche che, oggettivamente, possono dare fastidio: è chiuso, sospeso a diecimila metri di altezza, non si controlla nulla e richiede all’individuo di affidarsi completamente. Da quel momento in poi, siamo più sereni per la nostra vita ma iniziamo ad aver paura dell’aereo. E la vita improvvisamente cambia…in peggio.[6]

Chi soffre di ansia da volo, tuttavia, difficilmente riconosce nel proprio assetto caratteriale la matrice ansiosa che ha provocato il disagio tendendo, invece, ad attribuire all’aereo e alla sua scarsa sicurezza (pur conoscendo le statistiche che lo identificano come il mezzo di trasporto più sicuro) la responsabilità del proprio esagerato timore. E questo tipo di approccio non fa altro che appesantire il problema e assottigliare drasticamente le possibilità di una sua risoluzione, proprio perché concentra ancora di più l’attenzione al di fuori di sé stessi: sulle caratteristiche degli aeromobili, sulla cronacadegli incidenti, sulle variabili meteo, sui vari rumori che vengono avvertiti all’interno del mezzo come se fossero premonitori di chissà quale imminente sciagura. E questo tentativo piuttosto grossolano di controllare e risolvere il problema rende il disagio ancora più forte. Inquesto modo, inoltre, non si attiva nessun reale percorso di messa in discussione del proprio assetto ansioso e delle idee disfunzionali che sono alla base del problema.

I fattori scatenanti [modifica]

Sono molto diversi i modi in si può iniziare ad avere paura di volare ed il campionario degli esordi è assai ampio. Si può entrare dentro l’aereo ed iniziare a avvertirlo come un ambiente sovraffollato e dunque

soffocante. Oppure si può percepirlo come senza via d’uscita, soprattuttodopo che si sente il rumore sordo, e quanto mai cupo, emesso dalla chiusura del portellone. Esistono anche gli esordi “da turbolenza” tali per cui, dopo aver fatto qualche volo assolutamente tranquillo, la prima turbolenza, anche leggera, può far scattare il pulsante dell’angoscia. Paradossalmente, si può iniziare ad avere timore anche senza mai salire sull’aereo. Magari si può cominciare a coltivare il seme della paura soltanto ascoltando i racconti dei genitori o degli amici, facendo fantasie negative che, come una valanga, si ingrandiscono giorno per giorno fino a farci dire: “ma chi me lo fa fare”? Oppure si può soffrire di attacchi di panico ed immaginare “ma se mi capita un attacco di panicosull’aereo come faccio? Ci sarà qualcuno che mi soccorrerà? Nel dubbio, meglio che rinunci.”

Quelli che appena menzionati, a titolo esemplificativo, sono gli “inneschi” più frequenti.

Accanto ad essi vi sono una serie di situazioni che si verificano nel corso delle normali procedure che precedono il volo e che vengono vissutecome foriere d’ansia.

Si immagini, ad esempio, quale idea di concreto pericolo possa dare ad unansioso guardare gli assistenti di volo che, prima di decollare, mostranole norme di sicurezza, indossando i giubbetti di salvataggio. Allo stessomodo, vedere un tecnico della manutenzione (o soltanto una persona con una tuta da meccanico) che sale a bordo o che soltanto sosta per un tempomaggiore ai 10 secondi sotto l’aereo, guardando verso l’alto con sguardo attento, susciterà velocemente il sospetto che quello su cui si sta per partire non è un aereo in piena efficienza. Vedere “l’aria condizionata” che esce dalle apposite feritoie, volteggiando gassosamente, all’interno dell’aereo, facilmente darà adito al sospetto che ci sia un principio di incendio da qualche parte. Soffrire, in estate, il caldo pre-decollo, quando dai bocchettoni esce poca aria, perché tutta la potenza dei motorideve essere riservata alle fasi di salita dell’aereo, farà sicuramente temere di essere in prossimità di una crisi di ansia o di un attacco di panico.

Come si può vedere, dunque, agli occhi del pauroso tutta una serie di segnali assolutamente innocui e neutrali o lievi modificazioni corporee, vengono scambiati per simboli certi di disastro imminente.[7]

Questo proprio perché, essendo la percezione del rischio fortemente falsata a causa dell’ansia, la lettura che viene data agli eventi ha sempre connotazioni estremamente caratterizzate dal rischio.

Si guarisce dalla paura di volare? [modifica]

I moderni protocolli terapeutici risultano oggi molto efficaci nello sconfiggere definitivamente l’aerofobia (così come gli altri tipi di fobie). Soprattutto l’approccio psicoterapeutico cognitivista e quello cognitivo-comportamentale hanno mostrato una elevatissima efficacia.

Particolarmente utili sono i seminari che vengono effettuati da alcune compagnie aeree.[8] Appositamente strutturati per combattere questa fobia,essi utilizzando competenze e facilities di carattere aeronautico come i simulatori di volo, le docenze di esperti comandanti sulle procedure di volo, le lezioni impartite da ingegneri della manutenzione, le interpretazioni fornite da psicologi esperti sui meccanismi fobici e sui metodi con cui smontarli.

Un ulteriore ausilio giunge dalla rete; è possibile frequentare forum[9] che permettono non soltanto di condividere il proprio problema con persone che vivono lo stesso disagio (diminuendo in questo modo il riverbero interno dell’ansia), ma anche ottenere informazioni di carattere aeronautico da piloti, ingegneri della manutenzione, assistentidi volo, ed essere guidati per mano nel proprio percorso di cambiamento da psicologi esperti nello specifico problema.

Dunque i risultati sono molto incoraggianti. Quello che conta veramente èche, alla base, ci sia una solida motivazione al superamento del problemae la disponibilità a mettere in discussione il proprio assetto caratteriale.

Paura di volareUn’esperienza traumatica in aereo, vivere in un ambiente apprensivo ed il timore generato dalle informazioni sugli incidenti sono alcune delle cause principali della paura di volare. Esistono varie tecniche che aiutano a superare questi timori, ma a volte conviene rivolgersi ad uno specialista.

 

Secondo diversi studi, il 25-30% delle persone hanno paura di volare.

Se a queste si aggiungono coloro che, pur senza fobie dichiarate, patiscono il volo, arriveremmo a metà della popolazione; appena il 5% di chi vola lo fa senza timore alcuno.

Le persone affette da questa fobia provano un timore tanto intenso da provocare turbamenti fisici e psichici, che li spingono ad evitare i viaggi in aereo, con gravi conseguenze sulla vita professionale, visto che finiscono per rifiutare opportunità lavorative che prevedano l’uso frequente di aerei, e persino sulla vita privata, visto che creano problemi familiari nell’organizzazione delle vacanze.

Le cause della paura di volare sono fondamentalmente tre: innanzitutto un’esperienza traumatica precedente, come turbolenze o tempeste; in secondo luogo vivere in un ambiente apprensivo o entrare in contatto con persone che sono state testimoni di situazioni di pericolo; e infine le informazioni dei media in occasione di incidenti aerei, che restano scolpite nella memoria delle persone fobiche.

Il profilo della persona affetta varia molto. Sono persone normali con uncoefficiente intellettivo superiore alla media, più spesso donne che uomini, dato che questi ultimi tendono a nascondere le proprie fobie. E’ molto raro che si manifesti prima dei dieci anni d’età, quando sorgono i primi pensieri astratti.

In molti casi la causa della paura è sconosciuta, dato che colpisce persone che non hanno mai volato. Sembra che in periodi di stress le persone siano più vulnerabili a questo tipo di fobia.

E’ noto che ogni persona nasce con un determinato grado di reattività delsistema nervoso, e chi è più emotivo risulta più vulnerabile alle fobie; anche il grado di iperprotezione durante l’infanzia influisce sul timore.

Questa paura si complica ulteriormente in persone affette da claustrofobia o paura degli ambienti chiusi; da acrofobia o vertigini; daagorafobia, timore di non essere in grado di chiedere aiuto in caso di necessità; o in caso di persone che hanno subito attacchi di panico o crisi d’ansia all’interno di un aereo.

L’ansia e la paura di volare si intensificano nei momenti precedenti allapreparazione del viaggio, come al momento di acquistare il biglietto o dipreparare i bagagli, o durante il trasferimento all’aeroporto e in attesad’imbarco. La paura può durare giorni, causando malessere, interferendo nella vita quotidiana e nei rapporti personali. Le persone si sentono stanche e irritabili e prevedono le peggiori sciagure.

Chi soffre di questa fobia vive in costante stato di allarme, le informazioni che elabora prima e dopo il volo riguardano prevalentemente i pericoli, così, non tenendo sistematicamente in considerazione le informazioni normali, il più piccolo rumore è certo un guasto dell’apparecchio: la falsa convinzione della scarsa stabilità dell’aereo è una costante nella percezione deformata della realtà della persona fobica.

Le persone affette da questi disturbi spesso li manifestano con tachicardia, tremore, sudori o dolori di stomaco. Si servono di diverse tecniche come pregare, prendere medicine, bere alcol e cercare di non viaggiare da soli.

La cosa migliore è seguire una serie di consigli utili in caso di timori lievi: innanzitutto, arrivare puntuali all’aeroporto per evitare una doseextra di stress, poi indossare abiti comodi ed evitare il caffè e l’alcol, che aumentano la tensione. Meglio non viaggiare a stomaco vuoto,ma mangiare due o tre ore prima perché lo stress consuma glucosio e bisogna ingerire carboidrati nelle ore precedenti, inoltre si consiglia di bere molta acqua durante il volo e di mangiare qualcosa per tenersi occupati.

Qualcuno decide di non dormire la notte precedente il viaggio per addormentarsi sull’aereo, ma è controproducente perché aumenta la reattività del sistema nervoso e può produrre ulteriore ansia.

 

Corsi specifici

Tuttavia in molti casi è necessario rivolgersi a centri specializzati contro le fobie e la paura di volare in particolare.

Tenuti in genere da uno psichiatra e un pilota, questi corsi si dividono in due fasi: una teorica, in cui si spiega il funzionamento dell’aereo, come riconoscere i rumori e si insegnano tecniche di rilassamento, ed unapratica che prevede un volo simulato ed un volo di linea.

Esistono molti programmi e tecniche d’appoggio, come la pratica della respirazione lenta in situazioni ansiogene, che aiuta a rilassarsi. Un’altra tecnica è quella del pensare ad altro, che consiste nel trovare emozioni meno violente che ci permettano di affrontare la crisi durante il volo. Si imparano alternative utili a combattere l’ansia, come tecniche di rilassamento muscolare progressivo che, insieme alla respirazione controllata, la persona associa tramite la fantasia ad un luogo sicuro.

Attualmente ci si serve della tecnica della realtà virtuale, che offre molti vantaggi dato che permette di controllare continuamente ciò che succede, consente di disporre di un ventaglio di situazioni durante il volo, dai momenti precedenti fino al viaggio in sé, ripetibili fino a farcalare l’ansia. Le persone vengono esposte ad immagini e suoni legati al

volo. Parallelamente, in questi corsi specialisti in medicina aeronauticaspiegano le tecniche di prevenzione e di coordinamento delle emergenze.

Tuttavia, il modo migliore per sconfiggere la paura consiste nell’affrontarla servendosi di ogni mezzo per controllare l’ansia, volando davvero accompagnati da un professionista e applicando le tecniche imparate. Appena saliti a bordo, si mettono in pratica tecniche di rilassamento che permettano di tenere sotto controllo i sintomi della paura e consentano di godere del volo.

E’ possibile superare la paura tramite brevi corsi, ma bisogna crederci enon ritenere che sia impossibile volare tranquilli.

 

I timori più frequenti

Chi ha paura di volare teme innanzitutto: le turbolenze (81%), gli incidenti (74%), il decollo e l’atterraggio (48%), la morte (43%).

Studi di settore concludono che la paura è maggiore durante il decollo, ed è presente ma meno intensa al momento dell’imbarco, quando si deve camminare all’interno del velivolo e durante l’atterraggio.

Il timore non ha niente a che vedere con il livello di sicurezza reale offerto dal trasporto aereo, che secondo diversi studi è 29 volte più sicuro della macchina, otto volte più che camminare a piedi e quattro volte più sicuro del treno.

A titolo d’esempio, per causare lo stesso numero di vittime del traffico automobilistico in un anno, dovrebbe verificarsi un incidente aereo senza superstiti al giorno.

Inoltre gli aerei dispongono delle ultime tecnologie informatiche e di sistemi di sicurezza che correggono eventuali errori umani e vengono ispezionati sistematicamente con periodicità stabilita.

Quando si soffre di mal di mare o di mal d’auto, al massimo nausea e vomito diventano fastidiosi compagni di viaggio; con il mal di montagna, invece, l’organismo fa i conti con la mancanza della normale disponibilità di un elemento fondamentale: l’ossigeno. La pressione atmosferica si abbassa e la pressione parziale dell’ossigeno presente nell’aria passa da 160mmHg del livello del mare a, per esempio, 110mmHg a3000 metri di altitudine. In queste condizioni la saturazione dell’ossigeno nel sangue diminuisce dal 98% al 90%, una variazione che necessita di una fase di acclimatazione respiratoria e cardiovascolare. Prevista quando si affrontano cime impegnative quanto a dislivello da

percorrere.

Altezze mozzafiatoSe gli adattamenti non sono adeguati o le quote salgono ulteriormente, compaiono sintomi tipici delle patologie correlate all’alta quota. Un quadro clinico che, nella sua forma acuta, alpinisti e scalatori, che normalmente vivono a basse quote, condividono con alcuni passeggeri di aerei che hanno segnalato un stato di malessere. Nonostante la pressurizzazione della cabina aerea, i passeggeri sono esposti a una pressione atmosferica pari a quella che si rileva a oltre 2000 metri (tra1981 e 2438 metri) di altitudine. Infatti, per quanto la cabina pressurizzata li protegga dalla bassa pressione esterna durante il volo, non è in grado di mantenere la pressione corrispondente a quella del livello del mare. Per farlo sarebbe necessaria una quantità di energia inpiù, incompatibile con la normale ingegneria dei velivoli e il consumo del carburante. Il risultato è una pressione atmosferica di 565mmHg, anziché i 760mmHg che ci sono a terra, equivalenti a quelli che si registrano su una montagna di 2400 metri. Il passeggero non acclimatato, esattamente come chi affronta l’ascensione di una montagna a 2000 metri senza acclimatazione, può andare incontro al mal di montagna acuto, vale a dire una sindrome autolimitante caratterizzata da mal di testa, nausea,vomito, anoressia, letargia e disturbo del sonno. La prevalenza dei disturbi dipende e aumenta con l’altitudine raggiunta, con la velocità con cui si raggiunge e se si sono verificati altri episodi in precedenza.A livello fisiologico, con molta probabilità, si può chiamare in causa uno stato di carenza di ossigeno ipobarica e la gravità dei sintomi è inversamente proporzionale alla saturazione dell’ossigeno arterioso.

Simulazione di voloIpotesi confermata da uno studio di simulazione fatto su 500 volontari sani che non erano mai stati ad altitudini superiori ai 1200 metri. All’interno di una camera ipobarica sono state ricreate le condizioni di volo, con pasti, snack, toilette, proiezione di film, la saturazione dell’ossigeno arterioso è stata misurata prima della depressurizzazione ea intervalli fino a 19 ore dopo la depressurizzazione e durante la prima e la seconda ora dopo la ripressurizzazione. In effetti si confermava la riduzione attesa della saturazione dell’ossigeno che in media, alla pressione dei 2400 metri, era scesa di 4,4 punti percentuali, rispetto aivalori misurati a 200 metri. Ciò che invece non si registrava era la sintomatologia, o per lo meno non si manifestava in modo generalizzato, atestimoniare che i 4 punti in meno di saturazione non erano sufficienti

per scatenare la sindrome acuta da montagna, né provocare altri effetti avversi sullo stato di salute dei viaggiatori simulati. La sindrome è stata rilevata nel 7,4% dei finti passeggeri e con frequenza maggiore quando la quota saliva ai 2400 metri, cioè la normale quota di crociera dei voli commerciali. Gli autori non escludono che nel loro studio proprio perchè simulato, la prevalenza dei sintomi possa essere stata sottostimata e la comparsa dei disturbi non si poteva spiegare con altri fattori correlati al volo.Ciò che però sostengono è che l’ipossia, cioè il basso apporto di ossigeno, associata alla bassa pressione che si crea a 2400 metri di altitudine non è pericolosa per la salute di persone sane, ma che il diminuito contenuto si ossigeno nel sangue può avere un ruolo nello sviluppo di disturbi e fastidi durante o dopo un volo aero. I dati raccolti suggeriscono di mantenere, durante voli di lunga durata, i valori di pressione atmosferica a quelli corrispondenti a un’altitudine di 1800 metri, cioè di circa 600mmHg, ma anche senza queste condizioni lacabina aerea resta un luogo sicuro a tutti gli effetti. Per le condizioniottimali bisognerà attende l’intervento di ingegneri aeronautici.

Paura di volare: le cause nascoste Guardando le statistiche del sito, ho notato che il pezzo di qualche tempo fa sulla paura di volare è uno dei più letti fra quelli che ho realizzato. Non c’è da stupirsi, considerato il gran numero di italiani per cui volare è un’esperienza negativa o che addirittura rinunciano all’uso dell’aereo anche se sarebbe loro necessario. Particolarmente emblematico in tal senso il caso del ministroBondi che, come ci racconta il Messaggero, usa da anni la nave per far visita a moglie e figlio che vivono negli Stati Uniti. Sono quindi certo di fare cosa gradita a molti lettori nell’approfondire il tema, intervistando uno dei più noti esperti italiani sull’argomento: Luca Evangelisti (v. foto a sinistra), psicologo, psicoterapeuta, da più di vent’anni impegnato nel trattamento dei disturbi d’ansia, autore del libro “Mai più paura di volare” per Kowalski-Feltrinelli e responsabile in Alitalia di “Voglia di Volare”, il programma che aiuta i passeggeri a superare la paura dell’aereo. In questa prima chiacchierata (a cui ne segue una seconda), cerchiamo di capire i meccanismi e le cause profonde della paura del volo.

Della paura di volare si lamentano persone delle più diverse età, estrazione sociale e culturale. Ma cos’è esattamente. Come la possiamo definire?“La paura di volare – tecnicamente aerofobia – è un fenomeno molto più ampio di quanto si possa immaginare. In Italia, la percentuale di coloro che hanno un cattivo rapporto con l’aereo è del 53,5% (fonte DOXA) e le stime sono sostanzialmente analoghe in altri paesi nel mondo. Tale paura determina un profondo disagio che si esprime attraverso diverse

manifestazioni ed intensità che possono variare da una leggera tensione, avvertita soltanto in alcune fasi del volo, fino ad un’angoscia talmente profonda ed incontrollabile che finisce per compromettere il rapporto conl’aereo e far sì che moltissime persone rinuncino definitivamente a volare e organizzino la loro vita sulla base di questa decisione, con tutte le limitazioni personali e professionali che da essa ne derivano. Sotto il profilo tecnico l’aerofobia è, appunto, una fobia, cioè un’ansia molto intensa, non realistica e sproporzionata rispetto al reale grado dipericolo, che si avverte soltanto in alcune situazioni specifiche o versodeterminati oggetti (ad esempio: ragni, parlare in pubblico, luoghi chiusi o elevati, ecc.). Le fobie appartengono alla grande famiglia dei disturbi d’ansia ed i sintomi possono essere molto vari: aumento di alcuni parametri fisiologici (frequenza cardiaca, sudorazione, ritmo respiratorio, pressione arteriosa), contrazioni muscolari, un’accentuata sensazione di confusione mentale, sudorazione intensa, vertigini, tremori, improvvisi sbalzi di temperatura, timore di poter perdere il controllo, cefalea, dolori addominali. E tutti questi sintomi possono essere avvertiti in aereo od anche al solo pensiero di volare.”

L’aerofobia si manifesta in modo analogo in tutte le persone? “L’ansia ha una spiccata componente di carattere individuale in quanto deriva dall’interpretazione personale che ognuno di noi attribuisce a specifici episodi della propria vita. La stessa identica situazione può essere etichettata in maniera positiva o negativa da persone diverse che,sulla base di differenti aspettative, possono coglierne alcuni aspetti piuttosto che altri. Per tale motivo, nella definizione più generale di aerofobia rientrano manifestazioni il cui grado di oscillazione è molto ampio. I sintomi possono essere completamente differenti, alcune persone possono provare disagio dopo un volo ritenuto ‘a rischio’ (durante il quale, magari, c’è stata solo un po’ di turbolenza), altre possono addirittura aver paura dell’aereo senza aver mai volato. Alcune persone possono sentirsi più serene volando su aerei grandi, altre su piccoli aeroplani da turismo sedute accanto al pilota.  C’è chi avverte una maggiore tensione durante il decollo, chi, al contrario apprezza solo questa fase del volo. C’è chi è molto più preoccupato del fatto che l’aereo possa avere un inconveniente tecnico edandare incontro ad una sorte infausta (persone che, nel mio libro identifico come caratteri azzurri) e chi è fiducioso verso il mezzo tecnologico tanto da essere certo che sarà trasportato in estrema sicurezza dal punto A al punto B, ma con altrettanta certezza sarà sicuroche lui, durante il viaggio, starà malissimo (sono quelli che definisco icaratteri gialli). Insomma, i margini di espressione variano moltissimo a livello individuale.”

Esiste un particolare tipo di personalità all’origine della paura di volare?  “L’aerofobia è l’espressione di un carattere di tipo ansioso. Ogni fobia

lo è. Chi ha paura di volare, proprio sulla base di un atteggiamento ansioso, altera la percezione del rischio, finendo per scambiare segnali innocui (magari il viso imbronciato di un assistente di volo o gli stessirumori prodotti dal normale funzionamento dell’aereo) per indicazioni certe di pericolo. Questo, molto spesso, accade non soltanto per quanto riguarda l’aeromobile, ma, più in generale, per molte vicende della propria vita. Chi ha paura di volare, frequentemente, evidenzia anche un’avversione fobica per altri luoghi o situazioni (ascensori, tunnel, funivie, relazioni sociali) proprio a causa di uno scenario di fondo della propria vita che è contraddistinto da sentimenti riconducibili all’ansia e che finiscono per dipingere di nero ogni tipo di interazione e di situazione con la quale ci si confronta. Diceva Sofocle che ‘chi ha paura non fa che sentire fruscii ovunque’. E molto spesso, l’ansia provoca atteggiamenti che, invece di risolvere la situazione, tendono a peggiorarla e, in alcuni casi, addirittura a cronicizzarla. Chi soffre diaerofobia, ad esempio, adotta comportamenti finalizzati, nelle intenzioni, ad un maggiore controllo della situazione che reputa ‘a rischio’ con il risultato di monitorare continuamente una serie di variabili che, non solo non gli sono assolutamente utili per rasserenarlo, ma ‘ingolfano’ la mente con informazioni che non è in gradodi decodificare e… l’ansia peggiora in maniera esponenziale. Ad esempio, molte persone prima del volo passano in rassegna decine e decine di siti internet di previsioni meteo per conoscere quali saranno le condizioni climatiche che troveranno nell’aeroporto di partenza, in quello di destinazione e durante la rotta. Altri sono costantemente concentrati su ogni piccolo rumore che è possibile avvertire a bordo (riduzioni di potenza dei motori, parti mobili dell’ala, suoni provocati dagli assistenti di volo). Altri ancora conoscono a memoria le statistiche degli inconvenienti per ciascun tipo di aeromobile, incluso, naturalmente, quello sul quale si apprestano a salire…”

Persone che volavano senza problemi possono diventare improvvisamente paurose dopo un particolare evento della loro vita, come la nascita di unfiglio o l’aumento di responsabilità lavorative, che non ha relazione congli aerei. C’è una spiegazione per questi fatti apparentemente misteriosi? “Certamente! E non c’è nulla di misterioso. Spesso ripeto che ‘la paura di volare è nella mente, non sull’aereo’: l’intento è quello di sottolineare che l’aereo è soltanto un recipiente, è il vaso di Pandora all’interno del quale stipiamo ansie ed angosce che abbiamo maturato a seguito di eventi certamente non di carattere aeronautico. In più del 95%dei casi, infatti, nei tre anni antecedenti l’insorgenza della paura di volare, le persone avevano vissuto un evento particolarmente stressante. Come hai ben detto, l’evento non deve necessariamente avere una connotazione negativa, perchè la caratteristica più importante è quella di comportare la necessità di un cambiamento, di un nuovo adattamento. E la nascita di un figlio, l’assunzione di nuove responsabilità

professionali, non meno dell’abbandono da parte del proprio partner o la perdita di un caro, sicuramente ci costringono a cercare nuovi equilibri e nuovi adattamenti. Ma lasciare una posizione di stabile equilibrio, alla ricerca di nuovi assestamenti è un fenomeno che genera sicuramente una bella dose di ansia. E l’ansia tenderà ad ‘appoggiarsi’ da qualche parte, a trovare un luogo comodo dove sistemarsi. L’aereo è proprio l’ambiente ideale per accoglierla e contenerla. Lo è per alcune caratteristiche intrinseche che possono renderlo meno user-friendly ai soggetti ansiosi: è un ambiente chiuso, è sospeso a 10.000 metri di altezza, non si può scendere quando si vorrebbe, determina la necessità di affidarsi perché non è possibile, in nessun modo, controllare la situazione. Tutti ingredienti particolarmente indigesti per i caratteri ansiosi. Dunque ci si trova, magari il giorno dopo essere stati promossi ad una posizione gerarchicamente più importante, a soffrire della paura di volare –mai avuta in precedenza - prodotta non da un evento aeronautico, ma, ad esempio, dal proprio senso di inadeguatezza e dal timore di non farcela a portare a termine i nuovi obiettivi che una posizione più importante richiede. Ed anche nei casi in cui le persone cinarrano della paura scatenata da un ‘brutto volo’, andando più a fondo siscopre che quel particolare periodo di vita era contraddistinto da forti vissuti personali di ansia e tensione. Magari lo stesso volo, in periodi differenti, non avrebbe generato problemi. E, proprio a testimoniare l’influenza decisiva di variabili del tutto slegate dal volo, può anche succedere che se quel particolare giorno in cui devo volare, il sensore della mia autostima è particolarmente critico ed il mio senso di efficacia personale è basso, avrò una maggiore sensazione di vulnerabilità e fragilità personale che mi porterà a vivere il volo in modo molto più sfavorevole rispetto ad una qualsiasi altra giornata. Può sembrare strano e misterioso ma è tutto facilmente spiegabile ed interpretabile.”

I mezzi di comunicazione (vedi ad esempio il caso del bird strike di cui hanno parlato recentemente) possono giocare un ruolo nel provocare o peggiorare la paura di volare?   “Purtroppo si. Lo stesso grado di emotività che avvolge i paurosi del volo quando raccontano delle loro esperienze aeronautiche sembra pervadere i giornalisti quando scrivono di inconvenienti, incidenti o quando riportano situazioni del tutto consuete nella fisiologia di un volo che, al contrario, vengono descritte come eroiche, fortunate, sensazionali o drammatiche. Se, ad esempio, uno dei due piloti ha un malore durante il volo e l’altro lo sostituisce nelle manovre di atterraggio (situazione provata e riprovata dai piloti al simulatore di volo), la cronaca riporta che l’aereo è riuscito a portare a termine il proprio volo per un atto di eroismo del secondo pilota, dimenticando che un aeromobile prevede l’impiego di almeno due piloti proprio nella previsione di dover fronteggiare anche situazioni del genere. La ‘riattaccata’, manovra attraverso la quale nel momento in cui si sta per

atterrare, si dà nuovamente potenza al motore per riprendere quota viene costantemente descritta dai giornalisti come drammatica o come ‘incidente’ evitato per caso, tralasciando il fatto che sia del tutto normale e prevista in particolari situazioni - ad esempio una pista non libera - e che i piloti vengano costantemente addestrati per eventi simili. Insomma, più che sottolineare l’estrema sicurezza del settore aeronautico che prevede e dà vita a processi e soluzioni per ciascun tipodi singolo inconveniente che può avvenire a bordo, ci si sofferma sulla casualità, sull’estrema emotività. E ciò non può non ripercuotersi su chi, a causa di un carattere particolarmente ansioso, fa fatica ad interpretare il volo come un evento di estrema sicurezza, grazie alle procedure che negli anni sono state studiate e messe in atto. L’ansioso tende, invece, ad evidenziarne i caratteri di buona sorte e casualità. Sein qualsiasi tipo di statistica l’aereo è sempre il mezzo di trasporto più sicuro, un motivo ci sarà…”

Puoi raccontare un caso particolarmente emblematico che hai incontrato nella tua attività di ‘psicologo del volo’? “E’ da molto tempo che mi occupo di paura di volare e posso assicurare che, praticamente sempre, le storie che mi raccontano le persone che soffrono di questo grave disagio, sono molto dolorose e non solo condizionano pesantemente i gradi di libertà individuale, ma penalizzano sensibilmente la vita costringendo a scelte dolorose che hanno poi pesanti impatti sull’autostima e sul senso del valore personale. Qualche mese fa, ho incontrato una giovane coppia reduce da un viaggio di nozze adir poco travagliato. Entrambi venticinquenni, non avevano mai avuto paura di volare, anzi avevano fatto parecchi voli, anche intercontinentali. La meta decisa per questo importante viaggio era statala Cina, ed il volo un Roma-Pechino. Francesco – i nomi sono ovviamente di fantasia - aveva vissuto malissimo il volo, con un forte attacco di panico a bordo che lo aveva spaventato a tal punto da fargli temere di poter perdere il controllo ed impazzire. Inutile dire che, una volta in Cina, la permanenza non aveva gratificato le aspettative che normalmente alimentano un viaggio di nozze, e le due settimane erano state vissute daFrancesco e Manuela con una forte ansia anticipatoria verso il viaggio diritorno. Dopo parecchi tormenti, avevano deciso di cambiare mezzi di trasporto per tornare in Italia, utilizzando nave, treni e non so cos’altro, impiegando moltissimo tempo e spendendo parecchio denaro. Al ritorno, il senso di stima personale di Francesco era, come si può immaginare, parecchio diminuito. Parlando con lui, venni a conoscenza delfatto che il matrimonio con Manuela era stato vissuto con un forte senso di costrizione e questo sicuramente aveva condizionato la qualità del volo tanto da provocargli un attacco di panico. Indagate, approfondite e sciolte le problematiche ‘di coppia’, la paura di volare è ‘magicamente’ scomparsa.”

L'ANOSSIA E LA RESPIRAZIONE AD ALTA QUOTAL'anossia o ipossia è la condizione che si verifica quando i tessuti del corpo non trovano a loro disposizione la sufficiente quantità di ossigeno. In aviazione man mano che si sale di quota diminuisce la pressione di ossigeno per cui i polmoni ne assorbono sempre meno.I segni premonitori dell'insorgere dell'ipossia sono:.respirazione affrettata, .dimunuzione dell'attenzione, .senso di benessere e di euforia, .senso di confusione.Pertanto per evitare l'insorgere dell'ipossia diviene imperativo l'uso dell'ossigeno poco oltre i 10.000 feet.Se durante un volo ad alta quota si avvertono i primi sintomi della mancanza di ossigeno e non si dispone a bordo di un impianto di erogazione di ossigeno si dovrà scendere subito ad una quota di volo più bassa, per quanto ovvio compatibile con l'orografia del terreno sottostante.

GLI EFFETTI DELLE VARIAZIONI DI PRESSIONEI gas racchiusi nelle cavità del corpo, quali l'orecchio medio, i seni nasali e l'intestino, sono soggetti a variazioni di volume in funzione della quota, pertanto all'aumentare di quest'ultima l'espandersi di tali gas possono provocare sensazioni dolorose.Pertanto durante le variazioni di quota un accorgimento che può essere usato dal pilota per facilitare l'equilibrio delle pressioni tra l'orecchio medio e l'esterno consiste nello sbadigliare e deglutire frequentemente per permettere all'aria di defluire attraverso la Tromba di Eustacchio.Analoghe sensazioni dolorose, come un senso di tensione, possono presentarsi a carico dell'addome volando in quota con un velivolo non pressurizzato, ciò è dovuto all'aumento di volume dei gas contenuti nell'intestino.

LA DECOMPRESSIONENel sangue e nei liquidi intracellulari si trova disciolta una notevole quantità di gas, principalmente azoto.Questo gas può abbandonare la soluzione e svilupparsi in bolle infinitesimali che possono provocare forti dolori. Questi sintomi si manifestano nelle salite a 8000 piedi subito dopo aver effettuato un'immersione in mare a profondità superiori a 10 metri.Inoltre l'aria secca respirata durante il volo ad elevate altitudini induce il corpo a consumare le proprie riserva di acqua ma in tal caso lasete non viene avvertita.

LA TENSIONEPoichè la tensione emotiva (stress) può crescere indefinitivamente, esiste per tutti un limite, oltrepassato il quale si diventa ad ogni

effetto incapaci di intendere e di volere (oltre che di volare) compromettendo le capacità di giudizio del pilota.

LA VISTAI piloti, specie se volano a vista, devono continuamente preoccuparsi di avvistare gli altri aeroplani per evitare collisioni; per loro è importante che sappiano qual'è la tecnica migliore per scandagliare con l'occhio lo spazio intorno a sé tenendo ben presente che la percezione della profondità dell'immagine comincia a venir meno a 7 metri all'occhio.Durante il volo in quota, oltre il sistema nervoso, il primo organo a risentire della carenza di ossigeno specialmente di notte è l'occhio.

LE SENSAZIONI ILLUSORIEData l'importanza dell'argomento leggere le pagine da 7.11 a 7.16.Le uniche due domande previste sono:1. l'effetto Coriolis, responsabile di nausea, capogiri ed estrema confusione può essere determinato in virata stretta, quando si ruota improvvisamente il capo da un lato (C),2. una linea sghemba della sommità di nuvole stratificate non è in grado da sola di indurre l'illusione di un orizzonte inclinato (falso - B).

GLI EFFETTI DELL'ALCOL E DEL FUMOL'alcol è un deprimente del sistema nervoso.Pertanto l'alcol produce sulla mente effettiche portano alla diminuzione delle capacità di giudizio, d'attenzione, di coordinazione, riduzione delle capacità mnemoniche, dei riflessi, della capacità visiva e della resistenza alla fatica.Per quanto riguarda il fumo, esso favorisce l'ipossia in quanto introducenell'organismo una certa quantità di ossido di carbonio.Pertanto il fumo di sole 3 sigarette riduce l'apporto di ossigeno a quello che si ha ad una quota equivalente di 8000 feet.

LE ACCELERAZIONIQuando siamo a terra, il nostro corpo è soggetto alla sola forza di gravità. Durante il volo sia l'a/m sia il pilota sono soggetti a delle accelerazioni:.positive (g>1) chiamate testa-piedi (nelle accelerazioni testa-piedi di notevole entità si verifica la cosiddetta "visione nera");.negative (g<1) chiamate piedi- testa.

L'INTOSSICAZIONE DA OSSIDO DI CARBONIOL'ossido di carbonio, contenuto nei gas di scarico, è altamento tossico per il corpo umano infatti interferisce gravemente con l'assunzione dell'ossigeno provocando pigrizia, calore, mal di testa, suono di campanenelle orecchie e oscuramento della visione.Appena avvertiti questi sintomi il pilota dovrà escludere il

riscaldamento ed aprire una presa d'aria fresca; se disponibile assumerà ossigeno al 100% ed atterrerà sul primo campo disponibile.

IL FATTORE UMANO E LA SICUREZZA DEL VOLO

La catena degli eventi.Qualsiasi volo è frutto di una serie concatenata di eventi promossi dall'uomo. Quindi ogni volo può essere considerato come una catena di eventi, ciascuno dei quali si connette con gli altri a forma di catena: la caratteristica chè dovrà attirare l'attenzione del pilota è che un'anello debole della catena generalmente comporta la debolezza di tuttigli anelli che segnono, talvolta fino alla rottura.

Caccia agli anelli deboli.Nel valutare una situazione di volo, vige una regola fondamentale che indirizza il pilota verso un atteggiamento di maggior sicurezza:nell'analisi dei fattori che si connettono per rendere attuabile un volo,occorre che ciascuno di essi corrisponda almeno ai requisiti minimi richiesti.

LA CATENA DELLE OPERAZIONI

Il riconoscimento.Il riconoscimento corretto della situazione in cui si è coinvolti è il punto di partenza di ogni analisi e conseguente decisione.Il riconoscimento è legato per una parte rilevante all'esperienza.Un suggerimento può essere accolto per per mantenere viva e operante questa facoltà:effettuare con regolarità gli allenamenti periodici previsti.

La rappresentazione e la decisione.La rappresentazione è il modo in cui la mente escogita un intervento, o una serie di interventi, capaci di far conseguire l'obiettivo desiderato.La decisione è l'operazione con cui si effettua una scelta tra le soluzioni rappresentate, scelta che costituirà appunto l'obiettivo da raggiungere.Pertanto la rappresentazione delle ipotesi d'azione per indirizzare un volo in un senso piuttosto che in un altro è un prerequisito per adottareuna scelta decisionale. La decisione sarà ovviamente più facile in presenza di poche ipotesi, meglio se 2.L'effetto principale di una scelta decisionale, una volta che sia stata effettuata, costituisce la guida per tutti i comportamenti successivi.

L'abilità manuale.Le operazioni manuali seguono e danno pratica attuazione alla decisione. L'abilità manuale si può ottenere solo attraverso l'esercizio.

Man mano che l'esperienza aumenta l'attività psicomotoria diviene sempre più facile e naturale, sino a diventare istintiva.I comportamenti che ne derivano, a seconda che siano istintivi o siano attivati da una riflessione, si distinguono in:.automatici (bottom-up) che rappresentano quelli più veloci nella risposta, ma svolti a livello di bassa o nessuna consapevolezza.Inconvenienti: possono contenere errori che passano inosservati..non automatici (top-down) che rappresentano invece quei comportamenti più lenti nella risposta, ma svolti a livello di alta consapevolezza.Inconvenienti: possono richiedere tempi eccessivi per la loro definizioneed attuazione.Ci si può difendere dal rischio di errore che possa inserirsi nei comportamenti largamente automatizzati mediante un'accurata pianificazione del volo, la moltiplicazione delle fonti di informazione eil loro controllo incrociato; possibilmente predisponendo soluzioni alternate già valutate a terra prima del volo.Parimenti ci si può difendere dal rischio di errore, quando di preveda didover assumere, in volo, comportamenti da decidere di volta in volta sulla base di condizioni che dovranno essere valutate sul momento mediante il rallentamento e la sistematizzazione dello scanning, la moltiplicazione delle fonti d'informazione, il loro controllo incrociato e l'uso costante della Check List, sia nelle situazioni normali che anormali.

IL MOTORE DELLA CATENA OPERAZIONALE

Il nucleo che anima la catena delle operazioni è costituito da un gruppo ben delimitato di funzioni psicologiche fra cui abbiamo:la percezione, la memoria, l'orientamento e l'attenzione.

La percezione.L'atto preliminare di ogni comportamento è la percezione dell'ambiente incui l'uomo vive e opera.Le risposte di tipo riflesso (livellare, impostare una virata, correggereun angolo di banco) sono attivate automaticamente dagli stimoli percepiti.Una errata percezione degli stimoli esterni, determinata ad esempio da illusioni ottiche produce comportamenti errati.La buona regola generale per difendersi da questi errori è il controllo incrociato degli strumenti di volo.

L'attenzione.L'attenzione è lo strumento con la quale la mente esplora lo spazio esterno e integra le informazioni in arrivo con i dati forniti dalla memoria.L'attenzione volontaria è una funzione monocanale.

L'accorgimento che viene adottato per sfruttare al meglio l'attenzione è quello di organizzare razionalmente la scansione (scanning).

I FALSARI DELLA MENTEL'analisi degli incidenti di volo mette in evidenza che la maggior parte di essi hanno origine da un'errata valutazione da parte del pilota.Vi sono tratti del carattere che possono influire negativamente sulle decisioni da intraprendere.Anche una motivazione troppo forte può provocare distorsioni della percezione.

Nozioni di anatomia e fisiologia con particolare riferimento all’uomo in volo

Fisiopatologia d’alta quota: effetti dell’alta quota sull’organismo umano- effetti delle diminuzione della pressione parziale (PO2) di O2 - effetti delle diminuzione della pressione barometrica “in toto” - fattoriche influenzano la resistenza all’alta quota  Aeroembolismo, generalità, cause e sintomatologia: necessità di utilizzo di cabine pressurizzate - decompressione esplosiva - equipaggiamento per l’alta quota   Edema polmonare da alta quota, generalità, cause e sintomatologia, primi interventi terapeutici.Effetti delle accelerazioni:  accelerazione rettilinea - accelerazioni centrifughe - conseguenze sull’organismo umano - fattori che influenzano la resistenza alle accelerazioniDisorientamento in volo, generalità: anatomia dell’orecchio - vertigine alternobarica - volo strumentale - volo notturno: illusione oculorotatoria, illusione autocinetica - volo in formazione -  effetti ritardati dell’alcool -  prevenzione del disorientamentoMal d’aria: generalità, cause, sintomatologia, prognosi, profilassi ed eventuale terapia.Fatica da pilotaggio, generalità e sintomatologia: fatica neuromuscolare - fatica psichica - fatica emotivaTrauma sonoro per inquinamento acusticocausato da traffico aereo : effetti dei rumori sull’organismo umano

Ben due italiani su tre hanno paura di prendere l'aereo, una vera e propria fobia conosciuta come aviofobia (paura di volare in aereo). Il dato emerge da uno studio condotto dall'EURODAP, Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico, che attraverso un questionario ha esaminato un campione di 600 persone. In base alla ricerca, la paura divolare condiziona la scelta delle vacanze limitando pesantemente il numero delle destinazioni. La dottoressa Paola Vinciguerra, psicoterapeuta presso l'UIAP (Unità Italiana Attacchi di Panico) e Presidente dell'EURODAP, spiega che delle 600 persone che hanno risposto al questionario ben 200 hanno ammesso direttamente la loro fobia per l'aereo. Dall'analisi delle

risposte è però emerso che altre persone (150), quando possibile, preferivano evitare l'aereo come mezzo di trasporto. Del totale, solo 250 hanno risposto che adoperano l'aereo senza problemi per raggiungerela propria meta turistica. La psicoterapeuta spiega che dall'analisi dei dati si può notare una cosa, la paura di volare non è un comportamento isolato. Del fenomeno dell'aviofobia se ne sono accorte anche diverse compagnie aeree che perandare in contro ai clienti hanno messo a punto degli stage specifici. Paola Vinciguerra spiega che la motivazione di un comportamento così diffuso è da ricercarsi sicuramente nel fatto che l'essere umano sta attraversando un periodo di grande insicurezza sociale, economica, territoriale ed esistenziale. L'istinto porta ad aumentare gli atteggiamenti di controllo, in pratica si cerca di compiere azioni direttamente controllabili dall'individuo, una situazione che però limita fortemente le persone. Andare in aereo è la massima rappresentazione del lasciarsi andare in un ambiente che non appartieneall'uomo, se si prende il treno si può sempre continuare a piedi, con la nave si può nuotare, ma in aereo è diverso. Razionalmente uno sa chese deve accadere qualcosa accade lo stesso, ma c'è una parte inconscia che a volte è difficile da controllare. Che reazioni innesca la paura di volare? Si ha la sensazione che la gola si chiuda, la respirazione diventa più faticosa, le mani iniziano a sudare e si ha un senso di paralisi alle gambe, la testa inizia a girare e il cuore inizia a battere sempre più forte come se ci trovassimo veramente in una situazione di pericolo. Tutte queste reazioni sono immotivate, nascono da un "errore" di valutazione del cervello innescato dalla convinzione di essere in pericolo. Paola Vinciguerra spiega che se ci osservassimo meglio, anziché razionalizzare tanti piccoli comportamenti di controllo rendendoli normali, ci potremo rendere conto che ci troviamo in uno stato ansioso e, prima di arrivare ad una vera e propria esperienza traumatica di panico, potremo imparare a controllare questi impulsi seguendo dei corsi di gestione dell'ansia. Per fronteggiare la paura di volare, la soluzione migliore non è di certo quella di pensare che tanto si può fare a meno di prendere l'aereo. Ogni cosa che noi evitiamo per paura, indebolisce il rapporto di fiducia con noi stessi portando alla conseguenza che nel tempo le cose che ci fanno paura possono aumentare ed il disagio psichico propagarsi a varie situazioni. Prima ancora di scegliere la terapia piùidonea, è importante fare una diagnosi appropriata, capire se ci troviamo di fronte a una fobia sviluppata a causa di un trauma o se la problematica è rappresentazione di un'ansia generalizzata spostata su un oggetto, come potrebbe essere l'aereo. Nel caso in cui una fobia, come ad esempio la paura di volare, sia stata causata da un trauma, si potrebbe ricorrere ad una tecnica conosciuta come EMDR, un nuovo metodo di psicoterapia usato

fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici. Nel secondo caso, un'ansia generalizzata relativa ad un oggetto, si puòaffrontare il problema facendo ricorso a varie tecniche psicoterapeutiche, come la bioenergetica e la psicologia positiva, volte a migliorare il rapporto di fiducia con se stessi e la gestione degli stati d'ansia.

la Paura di Volare http://www.ilpiaceredivolare.com/descrizione.html

Cos'è la Paura di Volare?Per dirla in modo semplice possiamo vederla come uno stato d'animo di particolare sofferenza che compare quando si deve volare e che ne impedisce del tutto la possibile effettuazione o la rende particolarmentesofferta. Chi ha paura di volare, al solo pensiero di doverlo fare, soffre, patisce, ne allontana l'effettuazione o addirittura ne evita oculatamente ogni possibilità.

Quali forme assume?Il pensiero di paura si traduce in forme fisiologiche ben note: eccessivasudorazione, tensione muscolare, accelerazione del battito cardiaco, sensazione d'inquietudine e disagio, stato d'ansia, incontrollabilità delle proprie funzioni.Inutile aggiungere che eventi tutt'altro che improbabili, come un ritardoal decollo, o il maltempo, portino ad un incremento dei fattori critici.

Chi colpisce?La Paura di Volare colpisce in modo indiscriminato le persone, senza alcuna distinzione di razza, ceto, sesso od altro.Ne possono rimanere colpiti sia chi viaggia per turismo, il quale non riesce a visitare i paesi che ha sempre sognato, sia chi viaggia per lavoro, come gli uomini d'affari o i tecnici specializzati, i quali possono vedere limitate le proprie possibilità di assumere nuovi incarichi o qualifiche particolari.Si può notare come la paura di Volare limiti enormemente, inibisca le possibilità di coloro che ne soffrono e li faccia sentire come handicappati.

Come influiscono le precedenti esperienze di volo? Cos'è la Sindrome del Passeggero?Ogni persona ha la propria storia particolare sul volo (leggete le storiedi volo al riguardo).C'è chi ha già volato e degli avvenimenti avversi, come degli atterraggi

difficoltosi o dei vuoti d'aria particolarmente rilevanti, lo hanno intimorito; c'è chi patisce soprattutto l'altezza, con quel senso di vertigine che si avverte per esempio, sui balconi o di fronte a particolari vette; c'è chi patisce i luoghi chiusi, con una sorta d'effetto 'scatola di sardine'; altri invece patiscono della paura tipicadi chi solitamente ha difficoltà a farsi guidare da altre persone, anche semplicemente in macchina: è la cosiddetta 'Sindrome del Passeggero'.Ma il pensiero che sicuramente ricorre in tutti coloro che soffrono il volo vi è la paura di fare la comunemente detta 'fine del topo': è l'impossibilità di influire sul corso degli eventi ed essere, o sentirsi,in balia di un qualcosa che non si controlla per niente.

Cosa fa chi ne soffre per superare il problema?Chi ne è colpito, ma si trova a dover viaggiare lo stesso, adotta una serie di tecniche più o meno efficaci per superare tale difficoltà.La più diffusa, ma anche la più pericolosa ed inutile, è quella dell'assunzione di bevande alcoliche. Altri assumono dei tranquillanti, altri semplicemente cercano di controllare le proprie reazioni e di distrarsi, riuscendoci però sino al momento in cui il viaggio va bene, masoffrendo non poco appena inizia un pò di turbolenza.

Quali sono le cause della Paura di Volare?La grossa paura non è volare, ma staccare i piedi da terra, nel suo significato simbolico. Ildistacco è un grosso problema per alcune di queste persone: tenere i piedi per terra è segno di ricerca di certezze, di stabilità, di poter contare su cose certe; il distacco richiama sempredelle ferite aperte, degli allontanamenti che in passato ci hanno fatto star male.Molte di queste persone invece hanno il terrore di affidarsi ad un altro,di non poter controllare la situazione direttamente, cosa che durante un volo succede sempre. Le fantasie più grosse che pervadono queste persone sono quindi l'incontrollabilità dell'evento e la possibilità di una fine terribile.Tutto ciò trova riscontro nella storia di vita dell'individuo, negli avvenimenti che si sono succeduti.

E' possibile intervenire e risolvere il problema?Dietro ogni comportamento o difficoltà c'è il pensiero del soggetto stesso, nel bene o nel male. Ciò vale anche per la paura di volare. La difficoltà a volare vede coinvolta sempre la personastessa che la vive, la sua vita e la sua storia, il suo modo di pensare, i suoi pregiudizi e le sue inibizioni, i suoi vizi e le sue virtù.Tutto ciò può sembrare insormontabile, ma secondo noi coloro che riescono a sentirsi parte attiva del proprio disagio hanno veramente buone possibilità di vedere il proprio disagio

finalmente da un'ottica. Il sintomo diventa così solo un segnale d'allarme di qualcos'altro che non funziona e in tal modo anche utile, in grado di portare un miglioramento di vita.

la Conquista del cielo da parte dell'uomo

Fu Leonardo da Vinci (1452-1519) che, interpretando lo spirito del suo tempo, studiò la possibilità del volo "umano", sia negli aspetti teoriciquali ad esempio la portanza di un'ala artificiale, sia nelle possibili applicazioni, progettando diverse macchine volanti che precorsero in molti casi i moderni velivoli.Pur avendo inventato il paracadute e la vite aerea o elicottero, l'interesse di Leonardo si concentrò sul volo meccanico basato sulla potenza muscolare umana; immaginò cosi le macchine ad ali battenti azionate dall'uomo, inizialmente in posizione prona, poi verticale, per meglio sfruttare tutte le masse muscolari.L'importanza di Leonardo nella storia del volo è quindi legata agli studi sulla "reale" possibilità del volo umano, affrancandolo cosi da contributi magici o divini.

Più leggero dell'aria.Il principio di Archimede afferma che un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale pari al peso del volume del fluido spostato.Partendo da questa base teorica molti, a partire dal gesuita Francesco Lana (1631-1687) con la sua nave volante, pensarono di sfruttare la spinta di gas più leggeri dell'aria per sollevarsi da terra e volare.

Il 5 giugno 1783 nella cittadina di Annonay i Fratelli Montgolfier fecero alzare in volo il primo pallone ad aria calda. La notizia arrivò a Parigi e sollevò la curiosità dei cittadini che impazienti di attendere l'arrivo dei fratelli Montgolfier, invitati dalla Accademia delle scienze a ripetere e migliorare l'esperimento, spinsero il professor Charles ad anticiparli.Ignaro di cosa fosse in realtà "l'aria dei Montgolfier" (un "fumo elettrico" originato dalla combustione di paglia e lana), immaginò che si trattasse di idrogeno, gas molto più leggero dell'aria scoperto dal chimico inglese Cavendish pochi anni prima e scartato dai Montgolfier per la sua pericolosità. Il pallone fu riempito di idrogeno tra mille cautele versando acido solforico in un barile pieno di acqua e limatura di ferro.Il pomeriggio del 27 agosto 1783 dal Campo di Marte il pallone di Charles si alzò in volo alla presenza di 300.000 parigini e sparì tra lenubi ad un'altezza di 900 metri per essere ritrovato a Gonesse a 24 Km

di distanza da contadini superstiziosi che attaccarono i brandelli del pallone con i forconi credendo fosse opera del diavolo.

Dopo un rincorrersi di tentativi, il 21 novembre 1783, De Rozier e il marchese D'Arlandessi sollevarono a bordo di un pallone ad aria calda dei fratelli Montgolfier del diametro di 16,5 metri e di una capacità di1557 mc. Atterrarono felicemente in aperta campagna a 8 km. dalla partenza. Nove giorni dopo anche il professor Charles e un secondo passeggero si sollevarono in volo, dopo due ore, un atterraggio perfettofu eseguito per permettere la discesa del passeggero, Charles riprese ilvolo per raggiungere la quota di 3000 metri. Il pallone ad idrogeno di Charles era stato dotato di notevoli accorgimenti quali una rete di corde che avvolgeva il pallone rendendo la navicella più stabile, una valvola che azionata tramite una fune permetteva la fuoriuscita del gas,sacchetti di sabbia come zavorra, un ancora per l'atterraggio e strumenti quali termometro e barometro per misurare l'altitudine. Era nato l'aerostato e con esso l'aeronautica.

Se con l'aerostato si era risolto il problema di sollevarsi da terra, lapossibilità di dirigersi verso una meta precisa era ancora legata ai capricci delle correnti. Nonostante molti progetti, la soluzione del problema rimase a lungo impossibile per la pesantezza delle macchine a vapore. Dal 1852 agli anni 30 di questo secolo, i dirigibili nacquero e si svilupparono, ma, pur conseguendo notevoli risultati, costellarono i cieli di troppi insuccessi (il dirigibile Hindenburg che si incendiò in fase di atterraggio nel 1937, era lungo 224 metri e aveva una velocità massima di 290 km/h); intanto si andavano perfezionando gli aeroplani, più pesanti dell'aria, ma più piccoli e maneggevoli.

I PionieriTra i padri del volo moderno compare tra tutti il nome di George Cayley,che per primo individuò precisamente il diagramma delle forze implicate nel sostegno in aria di un'ala rigida, egli inoltre predisse che il trasporto aereo di persone e merci sarebbe diventato più sicuro per via aerea che per via d'acqua, non appena si fosse reso disponibile un propulsore a combustione interna.

Partendo dall'osservazione del volo degli aquiloni, il tedesco Otto Lilienthal effettuò personalmente più di duemila voli in cinque anni, conducendo i suoi alianti fino a 300 metri dal punto di partenza, ritornando in qualche caso al punto iniziale; purtroppo nell'agosto del 1886, a seguito delle ferite riportate nella caduta del suo aliante mori.

Fu però l'attenta analisi dei fratelli Wright di Dayton, Ohio che, raccogliendo le esperienze di Lilienthal e di altri pionieri europei

misero a punto il primo aeroplano a motore che permettesse il volo sicuro di un uomo. In dieci anni studiarono e realizzarono ogni aspetto del loro prototipo, compreso il motore a benzina che sviluppava 12 CV in70 Kg. di peso, numerosi alianti per ottimizzare il profilo dell'ala e perfino un tunnel aerodinamico.Il 17 dicembre del 1903 sulla spiaggia di Kitty Hawk nel North Carolina,guidato da Orville Wright, "per la prima volta nella storia del mondo una macchina con un uomo a bordo era riuscita a sollevarsi nell'aria, inpieno volo, con forza propria, aveva proceduto in avanti senza ridurre la velocità, e alla fine era riuscita ad atterrare in un punto alto quanto quello di partenza". Il primo volo aveva percorso una distanza di37 metri ed era durato 12 secondi. Altri voli vennero compiuti nella stessa giornata e Wilbur l'altro wright, rimase in volo quasi un minuto percorrendo 250 metri.Soltanto dopo tre anni la rivista Scientific American pubblicò un resoconto dettagliato del primo volo, nel frattempo i fratelli Wright avevano continuato a perfezionare i loro prototipi e nel 1908, in Francia presso Le Mans e negli Stati Uniti a Fort Myer vicino Washington, decollavano ciascuno con il proprio mezzo suscitando entusiasmi, decretando cosi il successo dell'aeroplano.

Lo sviluppo fu travolgente e le imprese quali quelle di Beriot (inventore dell'alettone) che traversò la Manica il 25 luglio 1909 da Calais a Dover vincendo un premio di mille sterline messe a concorso dal Daily Mail, si susseguirono numerose.Gli sviluppi ulteriori furono sostenuti dall'impiego degli aeroplani nelle operazioni belliche della prima guerra mondiale, creando figure eroiche di assi quali quelle di Manfred von Richtofen, il "barone rosso"o dell'italiano Francesco Baracca.

L'alta affidabilità raggiunta dalla tecnologia aeronautica fu dimostratapienamente dall'ultimo dei pionieri, Charles Lindberg, che il 20 e 21 maggio del 1927 a bordo di un velivolo monoposto lo "Spirit of Saint Luis", trasvolò l'Atlantico da New York a Parigi in 33 ore e mezzo; aiutato nella navigazione dalla strumentazione di bordo, aggiudicandosi cosi un premio di 25.000 dollari.

Il volo oggiL'aereo è oggi un mezzo di trasporto indispensabile per le attività economiche e sociali. Risulta inoltre anche il tipo di trasporto più sicuro. Migliaia di compagnie aeree assicurano i collegamenti tra località geografiche poste agli antipodi, rendendo il sistema del trasporto aereo notevolmente complesso, ma, proprio per questo motivo, attentamente regolamentato e controllato.Molteplici sono, infatti, i fattori di cui tenere conto quando si effettua un volo commerciale: solo la presenza delle necessarie

infrastrutture aeroportuali e di sicurezza, servizi a terra adeguati, comunicazioni garantite, strumentazioni sofisticate, risorse umane professionalmente preparate e motivate lo rendono possibile. Basti pensare che un Boeing 747 ha una apertura alare di circa 60 metri, una lunghezza di 70,66 metri e un'altezza di 19,33 metri trasporta 430 passeggeri ad una velocità di crociera di 910 km/h, per comprendere quali problemi comporti solo la gestione a terra di tali aeroplani, mentre si progettano aerei da 1000 passeggeri.

Anche in Italia il trasporto aereo è una realtà economica e sociale necessaria alla vita e allo sviluppo del paese; con circa 1.000.000 di voli nel 1997 in costante incremento con costi tendenzialmente in diminuzione rendono l'aereo, il mezzo di trasporto del futuro. L'adozione di strumenti tecnologici e organizzativi avanzati e una continua integrazione internazionale sono i passaggi essenziali per soddisfare la richiesta migliorando i servizi.

Il volo nella letteratura, nei miti e nei sogni.

Il volo ha sempre animato molto interesse e curiosità nel corso dei tempi da parte dell'uomo. Diversi richiami ad esso sono arrivati da variambiti della cultura.Quello che desideriamo quì proporvi sono alcuni modi in cui il volo è stato trattato in alcuni ambiti della nostra cultura.Perchè ci=? Perchè attraverso questo percorso prettamente culturale è possibile cogliere ilmodo di pensare il volo da parte dell'uomo, come si è evoluto, cosa ha significato. perchè è stato desiderato, ma anche perchè è temuto.Solo inquesto modo, solo attraverso questo percorso all'interno del fascino e del desiderio dell'uomo di volare simbolizzato attraverso le arti è stato reso possibile, oggi, il volo umano.

Ecco come è stato trattato il volo umano nella Letteratura, nei Miti, e nei Sogni.

Il volo nella Letteratura. Sono diversi i testi che parlano di volo. In ognuno di questi testi il volo raffigura ed è usato con significati che possono essere diversi tra di loro.Il primo testo che ci piace citare è quello di "Peter Pan" di J. M. Barrie. Peter Pan, personaggio assai studiato, ma sempre in grado di affascinare e stupire, è il simbolo del bambino che vuole fermare il tempo, che vuole rimanere eternamente fanciullo. E' l'emblema del rifiuto di crescere. Per Peter Pan volare è l'espressione del desiderio oltre ogni limite, la possibilità di osare, di essere libero. Diventare adulto comporta accettare il "limite" di crescere, accettare la realtà che non siamo più bambini e essere quindi privati dei privilegi e delle possibilità altrimenti riservate.

Un altro testo particolarmente significativo è "Il Gabbiano Jonathan Livingston" diRichard Bach. Jonathan Linvingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi del cibo e impara ad eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto nonostante i pregiudizi degli altri; di chi prova un piacere particolarenel far bene le cose a cui si dedica. Con Jonathan il lettore viene trascinato in una entusiasmante avventura di volo, di aria pura, di libertà.La passione per il volo (oltre che scrittore è anche pilota) ritorna anche in altri testi dello stesso Richard Bach. Basti ricordare tra questi "Un ponte sull'eternità" oppure "Biplano".Sicuramente attuale e assai concernente la particolare attenzione posta dal nostro lavoro e celebrata dal sito è il libro "Paura di Volare" di Erica Jong. Paura di volare è la storia di Isadora Wing. Isadora è bella, appassionata e sessualmente infiammabile, ma ha una terribile paura di volare, paura della sua forza e della sua libertà. Desiderio del volo e paura delle conseguenze sono un elemento che ritorna nel racconto.

Il volo nei Miti. Dall'antichità al rinascimento, l'umanità ha manifestato il desiderio di volare come mito e quindi come un'azione impossibile o soprannaturale; la leggenda di Icaro è infatti emblematica.Imprigionato, assieme al padre Dedalo, nel Labirinto dell'isola di Cretacreato dal padre stesso che aveva aiutato Arianna e Teseo a uccidere il Minotauro, riuscì ad evadere con l'aiuto diPasifae indossando le ali costruite con piume e cera dal genitore. Dedalo si salvò, ma Icaro, senza tener conto degli avvertimenti paterni ("ti avverto, Icaro, dovrai mantenerela tua corsa a un'altezza media ..."), inebriato dal volo si avvicinò troppo al Sole che sciolse la cera facendolo precipitare in mare.Icaro è l'immagine delle ambizioni smisurate dello spirito, il simbolo dell'intelletto divenuto insensato, dell'immaginazione degenerata. Icarorappresenta il nevrotico e la sua sorte. Il tentativo insensato di Icaroè rimasto proverbiale per indicare la nevrosi al suo più alto livello, che diviene una forma di malattia dello spirito: la mania di grandezza, la megalomania. Icaro è il simbolo dell'eccesso e della temerarietà, dell'alterazione del giudizio e del coraggio.Molte altre sono le leggende che, pur nascendo da culture diverse, narrano di voli fantastici:Etana sovrano sumerico vola sul dorso di un'aquila; Alessandro Magno si fa trasportare da uno stormo di uccelli eancora Sindbad il marinaio o, in epoca più recente, il barone di Munchausen che cavalca una palla di cannone e ancora oggetti e creature magiche quali draghi, tappeti volanti, carri trainati da cavalli

alati...Nei miti, come anche nei sogni, il volo esprime un desiderio di sublimazione, la ricerca di un'armonia interiore, di un superamento dei conflitti.

Il volo nei Sogni. Anche nei sogni ricorre l'immagine del volo, sia comepossibilità di librarsi come un uccello, sia come caduta nel vuoto, e quindi l'impossibilità di volare.Anche nei sogni il volo esprime un desiderio di sublimazione, la ricercadi un'armonia interiore, di un superamento dei conflitti. Volare esprimeil proprio desiderio di elevarsi.Simbolicamente significa non poter volare. Più si esalta questo desiderio, più questa incapacità diventa angoscia. Il sogno del volo termina nell'incubo di una caduta: espressione simbolica della realtà vissuta, degli insuccessi reali, conseguenza ineluttabile di un atteggiamento falso verso la vita reale.L'immagine del volo è un sostituto irreale dell'azione che converrebbe compiere. Non sapendo, o non potendo, o non volendo compierla, si richiede ad un sogno di realizzarla, superandola.Tuttavia, all'attivo del desiderio e del sogno di un volo vi è il simbolo di un'ascensione sul piano del pensiero o della moralità: ma di un'ascensione più immaginaria e velleitaria che proporzionale ai bisognie ai mezzi reali.E' singolare osservare in questa prospettiva analitica del simbolo che ivoli spaziali, i progetti interplanetari possono celare l'incapacità da parte di grandi nazioni industriali di risolvere i problemi umani posti dallo sviluppo economico e sociale. Non sapendo, non potendo, o non volendo utilizzare le loro immense risorse a beneficio dell'uomo, esse s'involano al di sopra della terra.Si rivela quì una psicologia collettiva per cui la volontà di affermare la propria potenza nel cielo compensa un sentimento d'impotenza sulla terra. Vi è qualcosa d'infantile in questo gigantismo scientifico che testimonia l'incapacità di questa società a risolvere i propri problemi.E'come se non fosse in grado di assumersi il compito di ordinare il proprio destino. Essa rinnova il mito di Icaro e fugge da se stessa, credendo di elevarsi verso il cielo.

Proposte:

Seminari Rumori e curiosità dell'aereo

L'aereo è sinonimo di rumori, almeno per coloro che lo vivono con particolare ansia.Si cominciano a sentire tutte le variazioni rispetto ad un presunto equilibrio che tiene su l'aereo. Sarà normale oppure un segnale che qualcosa non va bene? Non sarà mica che stiamo per precipitare? E se ci

spezziamo in due?Effettivamente il rumore associato ad un mezzo per i più sconosciuto, poco famigliare, può amplificare le nostre paure, può agire come benzinasul fuoco delle nostre ansie.Ebbene, proprio per cominciare un minimo a conoscere e familiarizzare con questo bestione così atipico, che compie questa cosa così strana perla nostra e sua natura che è quella di volare, lui, mezzo più pesante dell'aria, abbiamo pensato di introdurre alcune spiegazioni proprio sui rumori del volo ed altri fenomeni, quelli che sono del tutto normali, mache molti scambiano per pericolosi.Non è la soluzione al problema paura, ma almeno può servire a capire cheil mezzo in sé è sicuro, siamo noi che lo pensiamo come cadente!

Abbiamo suddiviso gli argomenti nel seguente modo:le turbolenze, le avarie ai motori, l'ammaraggio, il carrello bloccato, il fulmine, il cellulare a bordo, i rumori al decollo, i rumori all'atterraggio, il pericolo scontri in volo, la rotta seguita e le perturbazioni.

Le Turbolenze in volo Le turbolenze sono all'ordine del giorno e non presentano particolari problemi nella navigazione. Sono fastidiose, si, ma non pericolose.Quando c'è turbolenza l'aereo compie movimenti che possono inquietare: chi sta a prua o in coda su un Jumbo si accorgerà che le estremità dell'aereo oscillano a destra e a sinistra. Anche i motori hanno un continuo moto oscillatorio e le ali flettono vistosamente.In volo di crociera, a bassa quota, ma anche ad elevate latitudini sono abbastanza frequenti le turbolenze specialmente nelle zone montuose o indeterminate aree durante le trasvolate oceaniche: a bordo il passeggero può avere l'impressione che l'aereo sobbalzi, ma è soltanto la perdita eil recupero di pochi metri di quota, quel fenomeno che viene erroneamente definito come "vuoto d'aria".La struttura dell'aereo può vibrare molto, anche violentemente, senza subire dei danni, anche se l'ala flette. Quest'ultima ha una flessibilità tale da potersi flettere verso l'alto e verso il basso di almeno 50 gradi sull'orizzonte (condizione mai raggiungibile nella realtà). Per esempio, durante una tempesta le ali di un Jumbo possono piegarsi per 18 metri, 9 in alto e 9 in basso senza spezzarsi. Strano, ma vero!

Le avarie ai motoriSe un motore prende fuoco vi è il blocco immediato dell'afflusso di carburante e l'attivazione degli estintori. Le fiamme si spengono e il pilota può avviare la procedura d'emergenza di volo senza un motore.La mancanza di propulsione su un lato provoca in un primo tempo l'inclinazione del velivolo e un avanzamento irregolare. L'intervento

del pilota, che compensa l'asimmetria delle spinte, consente di ritrovare la traiettoria corretta. Gli aerei sono attrezzati per volare anche con un solo motore.Un aereo di linea può atterrare anche se entrambi i motori non sono più in funzione. Se al momento del black out l'aereo si trova a 10 mila metri d'altezza gli restano ancora 180/200 km di autonomia.

L'ammaraggioSe le acque non sono particolarmente agitate il contatto non provoca eccessivi problemi. Se il velivolo ha mantenuto la tenuta stagna, il galleggiamento è discreto e si può così attendere l'arrivo dei soccorsi.

Il carrello bloccato Una leva d'emergenza garantisce l'uscita manuale del carrello. Se il blocco persiste, la procedura prevede lo svuotamento deiserbatoi di carburante e l'atterraggio sul ventre dell'aereo. La pista viene preparata con del materiale adeguato a consentire all'aereo di fermarsi senza spezzarsi.Con una manovra corretta sono da mettere in conto gravi danni al velivolo ma si ha una sostanziale tenuta delle strutture.

Il fulmine Nel caso in cui un fulmine colpisca l'aereo, quest'ultimo funziona come una gabbia di Faraday: l'elettricità si scarica lungo la gabbia metallica senza far danni.

Il cellulare a bordoLe statistiche dicono che su ogni aereo sono almeno 10 i cellulari accesi, eppure non succede niente.

I rumori al decollo Subito dopo il decollo si sentono dei rumori sotto il pavimento: sono il segno della manovra di rientro del carrello e della chiusura dei portelli.A 500 metri di quota l'aereo si raddrizza, e dà dunque l'impressione di abbassarsi. Il rumore cambia, ma è normale che succeda.Mentre si sale si avverte un forte fruscio: è l'aria che viene pompata in cabina per pressurizzarla, cioè per mantenere all'interno una pressione accettabile.Gli scricchiolii che provengono dalle pareti della cabina non sono l'indizio che l'aereo sta per spezzarsi, ma il frutto dei movimenti che il rivestimento di materiale plastico compie per adattarsi alla pressurizzazione e alle flessioni della struttura del velivolo.

I rumori all'atterraggioLa cosa che impressiona di più è l'improvviso calo del ronzio dei reattori seguito da una perdita di quota: questo vuol dire che è iniziata la discesa.Spesso si avverte tutta una serie di variazioni del rumore dei motori massimo-minimo-massimo … come se il pilota fosse incerto sul da farsi. In realtà di tratta di una discesa a gradini sotto la guida degli uomini

radar, necessaria sempre e a maggior ragione quando c'è molto traffico ei vari aerei devono essere fatti scendere a turno.A un certo punto l'aereo è percorso da una lunga vibrazione: è l'effetto della fuoruscitadel flaps e degli slats, cioè di quelle estensioni delle ali che ne aumentano la superficie quando diminuisce la velocità per mantenere costante la portanza.Stesse vibrazioni si avvertono quando escono i carrelli o entrano in funzione dei freni aerodinamici.

Il pericolo degli scontri in volo Tutti i velivoli che volano sotto controllo dei radar di terra sono separati da distanze più che sufficienti, dai 5,5 kmin avvicinamento all'atterraggio ai 36 km in crociera.

La rotta seguitaAi più ansiosi non sfugge il fatto che la rotta non sia mai rettilinea. L'aereo infatti percorre le aerovie che collegano i vari centri di controllo a terra e che sono delle spezzate che procedono a zig-zag. Dobbiamo quindi abituarci a delle virate per noi incomprensibili, ma del tutto normali e previste dal percorso di volo.

Le perturbazioniLungo la rotta vi possono essere delle perturbazioni. Il pilota, grazie al radar meteorologico le vede a decine di chilometri di distanza e devia per evitarle. Nel caso decida di passarvi in mezzo tutto si risolverà con qualche scossone.

Articolo tratto dall'intervista al dott.Roberto Cavaliere sul tema dellefobie pubblicato sul numero di settembre 2008 della rivista mensile "COME STAI"

Il dottor Roberto Cavaliere, psicologo a Napoli, si è laureato in Psicologia all'università La Sapienza di Roma e in Filosofia all'università Federico II di Napoli. È p residente dell'Asipdar, l'Associazione per lo studio e l'intervento sulle problematiche e dipendenze affettive e relazionali ed è responsabile dei siti www.iltuopsicologo.it   e www.maldamore.it

 AEROFOBIA di Andrea Castiello D’Antonio http://psybook.it/mamma-ho-perso-laereo-preferisco-viaggiare-in-auto-perche-ho-paura-di-volare/Con il termine aerofobia si intende ciò che comunemente si indica con “paura di volare”: un timore molto diffuso nei paesi industrializzati chesi è accresciuto dopo i fatti drammatici dell’11 settembre 2001La psicologia dell’aviazioneGià da tempo è emersa una branca specifica della “psicologia applicata”,denominata Aviation Psychology (Roscoe, 1980) e successivamente Space andAviation Psychology, che pone al centro lo studio dell’essere umano nellecondizioni di volo. La psicologia dell’aviazione copre un campo che vadallo studio degli stress psicofisici durante il volo all’analisi del

cosiddetto fattore dell’errore umano nei casi di disastri aerei o dellepiù frequenti quasi-collisioni, dalla selezione e formazione dei piloti(civili e militari) e degli assistenti di volo, fino al delicato temadel management dell’equipaggio e delle comunicazioni aria-terra (sivedano, in tal caso, gli interventi rivolti ai controllori del trafficoaereo).Storicamente, nel contesto italiano non si può dimenticare AgostinoGemelli il quale, nel corso della Grande Guerra, fu chiamato comeconsulente per la selezione psicologica dei piloti dell’AeronauticaMilitare (Gemelli, 1917).Iperdurare di una situazione socio-politica internazionale nella qualeavvengono disastri aerei non immediatamente riconducibili a “causetecniche” oppure ad “errori umani” ha gettato un’ombra di diffidenza eansietà su tutto ciò che di non regolare e non previsto accadenell’ambito dei voli civili. Ammettiamolo: anche durante il viaggioaereo più tranquillo, purtroppo, è oggi quasi inevitabile osservare conqualche sospetto il passeggero straniero, di pelle scura,presumibilmente arabo, che si alza dal proprio posto per andare allatoilette. Si tratta, è vero, di episodi banali, che indicano, però, lostato interiore di molti di coloro che per scelta o per necessitàutilizzano l’aereo per viaggiare.In effetti, analizzando le statistiche, la paura di volare, nelle suediversissime gradazioni e sfumature, è presente in ampi strati dellapopolazione: nei paesi industrializzati, si manifesta in un rangecompreso tra il 10 e il 40% della popolazione e sembra in particolarecolpire la fascia di età che va dai 40 ai 50 anni (quindi la maturità el’età di mezzo). Ma sarebbe errato pensare che le persone che comunquevolano ne siano del tutto prive: più del 30% dei viaggiatori ammette diprovare paura, almeno saltuariamente, mentre lievi stati di timore equalche apprensione nel prendere l’aereo sono considerati normali datala situazione del tutto atipica per l’essere umano. Per ciò che riguardail nostro paese, sono disponibili i dati della ricerca Doxa del 2005secondo i quali circa il 50% della popolazione può definirsi aerofobica,ed un viaggiatore abituale su quattro dichiara di provare ansia.

QUANDO E COME SI MANIFESTALa paura del volo nelle sue manifestazioni più drammatiche appare essereuna “paura da adulti”, nel senso che i bambini generalmente non laprovano: gli strilli che si sentono in aereo da parte dei piccolissimisono forse dovuti più a fattori meccanici (il rumore dell’aereo, ildover stare fermi) che ad ansietà. Ma l’aerofobia non si manifestasoltanto nei passeggeri, bensì può essere saltuariamente presente anchenel personale di condotta (piloti) e di cabina (assistenti di volo),nonostante la severa selezione dei candidati a tali attività, iltraining che piloti e assistenti di volo di norma seguono, e l’abitudine

via via consolidata ad affrontare una miriade di condizioni atmosferichee situazionali differenti.

Da più parti è stato notato il recente diffondersi di questa particolareforma d’ansia, una paura che è ormai possibile considerare socialmentediffusa, così come un tempo era molto diffusa la paura di prendere iltreno (una fobia di cui soffrì lo stesso Sigmund Freud). Dal punto divista diagnostico, l’aerofobia rientra nel campo delle fobie specifichedi genere situazionale, ed è collocata nel contesto molto ampio deidisturbi d’ansia (American Psychiatric Association, 2000; Gabbard,2000); può presentarsi associata ad altre manifestazioni di angoscia einsorgere in due modalità differenti: in forma acuta – come nel tipicoattacco di panico che prende all’improvviso la persona prima o duranteil volo – o in forma graduale e progressiva. È dunque sempre opportunorintracciare le origini e/o le cause e le situazioni scatenanti dellapaura di volare dato l’ampio raggio di variabilità individuale. In nonpochi casi l’aerofobia inizia improvvisamente dopo anni e anni in cui lapersona era solita prendere l’aereo senza problemi, mentre in altri essaappare causata da specifiche esperienze traumatiche come, ad esempio,una serie di forti vuoti d’aria, turbolenze prolungate, difficoltà nellefasi critiche del decollo e dell’atterraggio, avarie e guasti meccanicidel velivolo. Sono state anche notate situazioni nelle quali la paura divolare è stata trasmessa, per così dire, “per contagio” da parte di unpasseggero che ha sperimentato un improvviso momento di forte angosciadurante il volo. Un fenomeno abbastanza comune è quello che vede ladonna divenuta madre sviluppare tale genere di ansia. L’uomo appareesposto all’aerofobia soprattutto nelle situazioni in cui è chiamato astressanti impegni professionali, a confrontarsi duramente conl’esterno, o a intraprendere azioni fortemente competitive. Moltofrequenti risultano infine i casi di insorgenza dell’ansia del volo inpersone che vanno incontro a lutti, separazioni, problemi psichici e/ofisici gravi che destabilizzano il normale corso della vita.Vedremo più avanti come è possibile dare conto di tali situazioni e, piùin generale, collocare la paura del volo tra le varie angosce dell’uomocontemporaneo: prima rivolgeremo la nostra attenzione alle tante formein cui può manifestarsi l’aerofobia, a partire da casi eclatanti, comequello di una giovane donna che non poteva neppure transitare davanti adun’agenzia di viaggi perché la vista dei dépliant turistici e delleofferte di vacanza la poneva immediatamente in un forte stato diagitazione interiore. Ecco emergere l’ansia in una situazioneapparentemente tranquilla, ma che è collegata alla remota possibilità (oall’idea) di prendere un aereo. Vicine a tale tipologia di soggetti visono quelle persone che non riescono a parlare di aerei e dellapossibilità di volare, e che si tengono a debita distanza da aeroporti eda tutto ciò che è collegato ad essi.

In soggetti che hanno avuto modo di sperimentare la non facilesituazione di provare uno scoppio di angoscia nel chiuso della fusolieradi un aereo si manifesta quasi sempre la cosiddetta paura della paura,che agisce in via preventiva, bloccando il progetto di prendere l’aereoe innescando la tipica condotta di evitamento.Una grande variabilità si riscontra poi rispetto al fattore tempo: ladomanda da porsi in tal caso è “in che momento del viaggio (progettatoe/o attuato) la persona avverte maggiore tensione emotiva?”. Si va dasituazioni nelle quali irrequietezza e ansietà si manifestano mesi primadella progettata partenza, fino a casi nei quali il timore esplode soloal momento di effettuare i controlli e il chek-in, o di entrare nellacarlinga dell’aereo. Ma, come si è detto all’inizio, non va dimenticatoche la paura di volare è molto diffusa e se l’aerofobico riuscisse aguardarsi intorno con una relativa calma mentre è seduto al suo posto inaereo, si accorgerebbe che molte persone, in apparenza tranquille,pongono in atto dei comportamenti protettivi, elusivi, compensatori o dinegazione al fine di fare fronte alla situazione di stare chiusi in untubo di acciaio, che si muove a velocità impensabili, a molte migliaiadi metri dal suolo (all’interno del quale si è del tutto passivi).OPZIONI TERAPEUTICHENon vi è dubbio che l’aereo e il volare rappresentino, oggi, deicontenitori ideali nei quali possono concentrarsi un numeroimpressionante di angosce dell’uomo contemporaneo. Un errore che difrequente compie chi prova il timore o l’ansia del volo è giungere inprossimità della partenza senza aver attuato alcuna strategia dirisoluzione del problema. È questa una circostanza che può spingerel’aerofobico a “risolvere” la questione con il semplicistico e reiteratosupporto degli psicofarmaci (una strada che a dire il vero è fin troppopraticata). Sicuramente la fase di un’accurata diagnosi è indispensabileper comprendere la qualità, la gravità e il posizionamento della fobianel quadro globale dell’esperienza di vita, e di vita interiore, dellapersona. Nei molti casi in cui la paura di volare si presenta senzacause scatenanti dirette, o in connessione a eventi specifici, essaandrebbe affrontata con il supporto delle psicoterapie ad ampio spettroe di media-lunga durata: in questi casi, infatti, la paura di volare èsegno di un malessere generale, ed è quest’ultimo che va affrontato.Diversa è la situazione di colui che ha sempre volato senza problemi (oaddirittura con piacere!), ma, avendo vissuto un momento critico involo, ha sviluppato la paura della paura.

Sono molteplici le tipologie di psicoterapia praticabili (Bor e vanGerwen, 2003): da quelle cognitivo-comportamentali, a quellemultimodali, da quelle comportamentistiche a quelle psicodinamiche,operando sia per mezzo di interventi focalizzati e di counseling, siacon psicoterapie individuali, di sostegno, ricostruttive, in setting

individuali o di gruppo. Esiste una letteratura abbastanza ricca aimpostazione cognitivo-comportamentale, probabilmente perché taleimpostazione teorico-metodologica assegna maggiore importanza al dareuna risposta terapeutica alle fobie specifiche come l’aerofobia, mentregli orientamenti psicodinamici ed olistici tendono a vedere nellasindrome aerofobica una delle tante e diverse manifestazioni dellasituazione complessiva di disagio psichico del soggetto, situazione daaffrontare in modo globale (Castiello d’Antonio, 2006).Negli ultimi decenni diverse compagnie aeree hanno istituito corsi diformazione e addestramento rivolti ai passeggeri aerofobici (Joseph,2003; van Gerwen e Diekstra, 2000). Si tratta di seminari di gruppocondotti da piloti e tecnici del volo, medici, psicologi, funzionaridelle compagnie aeree che si occupano della sicurezza, fino a prevederetestimonianze di comuni cittadini che sono riusciti a superare la pauradel volo. Vi è poi un numero ampio e in espansione di cosiddetti self-help book che, con un’impostazione di genere prescrittivo, sono proposticome strumenti di supporto (spesso comprensivi di discutibili pseudo-test) per coloro che provano l’ansia del volo (Bor, 2004; Iljon Foremane van Gergen, 2008). In direzione dell’autocura si trovano anche letipiche strategie del soggetto ansioso, che vanno dalle condottecontrofobiche fino alla ricerca di una persona o di un gruppo disostegno con i quali condividere l’esperienza del volo. L’autocura puònaturalmente mostrarsi sotto molti modi diversi, dai più sani ecostruttivi ai meno consigliabili: tra i primi, il predisporsi alviaggio parlandone con conoscenti e amici, rilassandosi con appositiesercizi, curando la dieta, facendo perno sulla motivazione al viaggiare(evitando di sentirsi in una posizione di passività – la cosiddettasindrome del passeggero – e di farsi semplicemente convincere da altri apartire), il prendere confidenza con gli aerei e con il volo. Viceversa,il regolare e ripetuto ricorso a farmaci, o il fare affidamento ad alcole altre sostanze non può che complicare la vita del soggetto ansioso, ilquale, così facendo, paradossalmente difende e non risolve il propriostato di malessere mentale.

Quando la paura fa 90!

Se vi paralizzate davanti a un insetto, vi atterrisce l'idea di salire su un aereo o svenite alla vista di un ago, sappiate che non siete i soli a soffrire di fobie. La psicoterapia fa miracoli sui grandi, mentreper i piccoli basta una coccola in più

Secondo il Dsm IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali punto di riferimento per psicoterapeuti e psichiatri, la fobia specifica è una paura marcata, persistente, eccessiva o irragionevole. Può essere provocata dalla presenza o dall'attesa di un oggetto o di unasituazione specifica come per esempio volare, l'altezza, gli animali,

gli insetti, un'iniezione, la vista del sangue. La persona che ne soffrereagisce quasi sempre con una forte ansia che, a volte, può diventare attacco di panico*, pur nella consapevolezza che il timore è eccessivo oirrazionale.

“ La paura è un sentimento insito nell'uomo – sottolinea il dottor Cavaliere – e non è negativa in sé. Se per esempio una persona nonostante il timore dell'aereo riesce a volare, allora non presenta unafobia patologica. Lo diventa nel momento in cui la situazione temuta viene sistematicamente evitata o sopportata con ansia intensa e profondodisagio ” . Perché si possa parlare di fobia, quindi, è necessario che ci siano almeno tre condizioni, cioè che sia causata da stimoli ritenutiminacciosi e limitata a quelli; che determini terrore ed evitamento della situazione e che scateni timori e ansie (anche quella anticipatoria, cioè che si prova prima di affrontare l'evento) eccessiveche interferiscono con il lavoro e le relazioni sociali.

 

Da dove nasce nessuno lo sa L'origine delle fobie specifiche è ancora ignota. Si sono succedute diverse interpretazioni negli anni ma non esiste ancora una spiegazione univoca.

“ Secondo la teoria psicanalitica – spiega il dott. Cavaliere - rappresentano una sorta di allarme contro l'ansia generata da pulsioni inconsce rimosse e simbolicamente riversate su oggetti o situazioni esterne. La persona, evitando gli stimoli che generano paura, evita i conflitti rimossi a livello inconscio e le conseguenze punitive che essievocano, cioè castrazione e perdita di amore ” .

Per la teoria comportamentale, le reazioni fobiche sono frutto di un apprendimento condizionato: uno stimolo ambientale che è sempre stato neutro, per esempio la vista di un oggetto o di un cane, a un certo punto viene associato, anche casualmente, a un altro stimolo incondizionato di paura, che stimola una risposta comportamentale di terrore e di evitamento. Di conseguenza la persona impara a ridurre la paura evitando le situazioni che la provocano.

C'è poi la teoria cognitiva secondo cui l'ansia è causata da pensieri irrazionali o disfunzionali acquisiti sulla realtà. “ Questi pensieri – dice l'esperto – sarebbero come filtri che spingerebbero la persona a interpretare gli eventi in modo minaccioso. Così, per esempio, chi dipende fortemente dal giudizio degli altri e ritiene di non essere bravo a esporre il proprio pensiero, tormentato dal timore di essere giudicato male e di perdere la stima altrui, sarà preso dal panico all'idea di dover esporre il proprio pensiero, specie se diverso da

quello degli altri ” . Manifesterà perciò sintomi psicosomatici come tachicardia, nausea, vertigini o ansia e se parlerà lo farà in modo inadeguato. Potrà anche non riuscirci e infatti la fobia di parlare in pubblico ne è un esempio.

 La paura di volare, degli ascensori o delle gallerie Queste fobie sono scatenate da situazioni specifiche come i luoghi chiusi o stretti come itunnel, le gallerie e gli ascensori (claustrofobia) o il guidare (amaxofobia) o il volo (aviofobia).

Una questione di controllo All'interno di questo gruppo ci sono fobie più razionali, come quella di volare, evento contrario alla natura umanae altre meno comprensibili che riguardano i mezzi di trasporto su terra o l'attraversamento di ponti o gallerie, più congeniali agli uomini. Queste fobie sono legate al timore di perdere il controllo, il proprio oquello altrui. Per esempio, nel caso dell'aereo, ci si deve affidare ad altri (il pilota) e a un mezzo (l'aereo) di cui non si conosce bene il funzionamento. Se invece si ha paura di guidare, allora prevale il terrore di perdere il controllo dell'auto e di provocare un incidente. La paura dei luoghi chiusi (ascensori, tunnel, gallerie) è legata all'impossibilità di scappare e all'essere confinati in uno spazio limitato. Ci sono alcuni che non riescono ad andare al cinema, in metropolitana perché avvertono un senso di soffocamento: questo può essere anche il riflesso di una situazione da cui ci si sente oppressi.

Il ruolo delle esperienze passate Le fobie situazionali sono dovute a esperienze reali o simboliche che hanno fortemente condizionato la vita.Nel caso della claustrofobia, per esempio, la persona può essere stata rinchiusa in uno spazio ristretto e può aver sperimentato sensazioni di soffocamento oppure può aver percepito una sensazione simbolica di intrappolamento, per esempio in una relazione interpersonale difficile.Discorso simile per la paura dell'acqua, del fondo, del nuoto.Uno studio ha indagato su questa fobia, somministrando un questionario ai familiari di 50 bambini. Il 56 per cento del campione ha affermato che la fobia era comparsa al primo contatto dei figli con l'acqua; il 26per cento riconosceva nel condizionamento indiretto (cioè nell'aver visto altri bambini paurosi) la causa della fobia e solo il 2 per cento a seguito di un episodio condizionante classico. Il restante 16 per cento non trovava alcuna spiegazione se non il fatto che i figli avessero avuto da sempre la fobia dell'acqua. Per quanto concerne la paura del volo, molti fobici la fanno risalire alle notizie di aerei precipitati, altri alle turbolenze vissute e altri ancora all'aver vistoaltre persone spaventarsi durante il volo. In genere insomma la paura divolare risale a esperienze pregresse o riportate, tranne per coloro che soffrono già di panico o per gli agorafobici*. Questi infatti evitano divolare per paura di essere colpiti da un attacco di panico, mentre i

fobici veri e propri per timore che l'aereo cada. A differenza delle altre fobie appartenenti a questa categoria, a prevalenza femminile, l'aviofobia sembra riguardare allo stesso modo donne e uomini.

 Come riconoscere la paura dalla fobiaIl Dsm-IV stabilisce criteri precisi per distinguere una paura normale da una fobia, e cioè che l'ansia e l'evitamento di certe situazioni non devono essere legate a disturbi mentali di altro tipo o a sostanze o farmaci che possano alterare lo stato mentale; che l'ansia, il panico e l'evitamento non dipendano da altri disagi psicologici come il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo post-traumatico da stress o il disturbo d'ansia di separazione. “ Inoltre Il Dsm-IV stabilisce che deve essere analizzato il modo in cui viene vissuta l'esposizione alla situazione o la semplice attesa di quella – sottolinea lo psicologo - e se questa comporta una paura leggera o marcata. Se per esempio il solo fatto di sapere di dovere andare da un amico che ha l'animale che si teme comporta un'irragionevole ansia e timore, allora potrebbe trattarsi di una fobia ” . Infine va anche osservato l'atteggiamento di evitamento. “ Se l'ansia si placa solo quando l'evento è superato – ribadisce Cavaliere – o, peggio ancora, solo quando si rinuncia all'evento (non si va in campagna per evitare incontri ravvicinati con gli insetti o non si prende l'aereo perdendo un'occasione importante), la persona da sola si renderà conto che la sua paura ha un aspetto patologico e che bisogna intervenire ” .

La psicoterapia comportamentale Il trattamento elettivo in caso di fobiaè quello comportamentale che segue un'idea del tipo “fare amicizia con le proprie paure”. Dice il dottore: “ Si mette in atto un processo di desensibilizzazione mediante un'esposizione programmata e graduale all'oggetto fobico. La persona viene avvicinata in modo lento e progressivo agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli più lontani dall'oggetto, per esempio l'osservazione di immagini di cani o l'immagine di una siringa nuova, per mettere in campo una tecnica all'inizio solo immaginativa. Man mano, poi, si passa al contatto reale:per esempio, nel caso della paura di volare ci sono corsi, organizzati anche dalle compagnie aeree, che propongono spiegazioni tecniche e voli simulati ” . Il contatto con tali stimoli viene mantenuto finché non subentra l' abitudine e questi non generano più un'ansia forte. A questopunto si procede all'esposizione a uno stimolo leggermente più ansiogeno, in una scala ben congegnata. Nel giro di qualche mese, in genere, si riesce a risalire fino a esposizioni più forti , ripetendo ogni esercizio finché lo stimolo fobico non diventa neutro. Tale psicoterapia può spaventare molto, poiché il fobico deve affrontare la situazione temuta , ma se effettuata da psicoterapeuti esperti, garantisce un'ottima percentuale di successo. S e non ci sono altri disagi psicologici la psicoterapia comportamentale dura 6 mesi o un anno

al massimo e le sedute sono settimanali.

Il trattamento cognitivoA quella comportamentale si può aggiungere una terapia cognitiva che punta a ristrutturare schemi mentali sbagliati o idee disfunzionali assunte nel tempo. Per esempio, nel caso dell'aereo, se uno ha paura che l'aereo cada e teme di morire, il trattamento consisterà nel conoscere tutte le indagini effettuate, secondo cui l'aereo è il mezzo più sicuro e quello che registra meno incidenti. “ Sieffettua insomma – conferma il dottore - una ristrutturazione mentale che tuttavia va affiancata sempre a quella comportamentale perché, senzal'esposizione agli stimoli temuti, si proverà ansia e terrore quando ci si ritroverà poi, prima o poi, di fronte all'oggetto della paura ” . La durata della psicoterapia cognitiva in genere coincide con quella comportamentale, infatti quasi sempre si fanno insieme .

La psicanalisiL'indirizzo psicoanalitico parte dal presupposto che la fobia sia il riflesso di qualcos'altro, di un impulso proibito rimosso che si riflette sull'oggetto della paura. Quindi secondo gli psicanalisti bisogna andare all'origine della paura irrazionale, indagare il passato e scavare tra i ricordi per capire da dove viene e quindi risolverla. Quando avviene questo, si prende coscienza del significato sostitutivo che ha la fobia e l'oggetto perde (o dovrebbe perdere) così la sua valenza fobica. È un percorso di cura che necessitadi tempi piuttosto lunghi, addirittura anni e le sedute possono essere anche tre alla settimana.

I farmaci nei casi più seriNel caso di fobie gravi e invalidanti possonolo specialista in psichiatria può prescrive farmaci ansiolitici, che aiutano a gestire l'ansia quando si devono affrontare necessariamente certe situazioni temute per esempio prima di prendere l'aereo. “ Tale strategia consente senz'altro di sopravvivere all'evento, ma – sottolinea Cavaliere – tende a rafforzare la fobia perché la persona apprenderà che solo con l'aiuto del farmaco è in grado di superare il terrore ” .

Cosa succedeIl mal d'aria è essenzialmente legato alla pressione che il viaggio in aereo esercita sul nostro organismo. Se poi in volo si sperimenta anche qualche fastidioso vuoto d'aria, il malessere ovviamente peggiora.Inoltre, a questi disturbi si aggiunge quello che comunemente viene detta la 'sindrome da classe economica': sedili troppo ravvicinati e poco comodi su cui stare seduti per più di 5 ore possono provocare problemi alla circolazione, dovuti alla formazione di un tromboche potrebbe sfociare in embolia polmonare. In ogni caso, un rischio del genere è molto raro.

Cosa fareAl check-in, innanzitutto, scegliete, se sono ancora liberi, posti lato corridoio e vicino alle uscite d'emergenza, che sono più spaziosi. Vestitevi in modo da stare comodi (no agli indumenti attillati ed alle scarpe con i tacchi) o, in caso non possiate, slacciate lacravatta, allentate pantaloni e gonne e sfilatevi le scarpe durante il viaggio. Durante il volo cercate di bere molto perché la forte pressione della cabina fa perdere molti liquidi; abolite, però, caffè ed alcolici, che hanno l'effetto contrario.Sull'aereo

Pressione fisiologicaGli aeromobili moderni volano ad elevate altitudinie nonostante siano pressurizzati, non è possibile mantenere la pressionea livello del mare durante il volo a causa dell’elevata differenza di pressione che ne risulta. Gran parte degli aeromobili mantengono una pressione equivalente a 6000-8000 piedi sopra il livello del mare. La riduzione di pressione causa l’espansione dei gas, con un incremento del20% dal livello del mare a 8000 piedi. Il corpo umano contiene una gran quantita’ di gas (per gran parte aria, e gas formatisi nello stomaco ed intestino durante la digestione). L’espansione dello stomaco o gas intestinali possono generare fastidio, per cui è raccomandabile evitare,prima del volo, di consumare cibi o bevande che possono generare gas, quali a titolo di esempio fagioli, cavolfiori, bibite gassate e birra.. L’aria nella cavità media dell’orecchio si espande e si contrae con i cambi di pressione atmosferica. Se la pressione non è in grado di stabilizzarsi, il timpano si può distendere, causando dolore o temporaneo indebolimento dell’udito. La pressione dell’orecchio medio è normalmente stabilizzata dal passaggio di aria attraverso la tromba di eustachio, che conduce alla cavità dietro il naso (nasofaringe). Il tuboè normalmente in uno stato di collasso ma si può aprire brevemente inghiottendo o sbadigliando. L’aria nell’orecchio medio di solito può uscire senza alcun problema ma nel momento della discesa dell’aereo e dell’aumento di di pressione, la pressione relativamente bassa nel tubo tende a tenersi collassato ed il risultato è nella pressione negativa dell’orecchio medio, che causa inconvenienti o dolore. L’apertura del tubo può essere facilitata dall’inghiottire o sbadigliare, o dalla manovra di Valsalva (chiudere la bocca, tenere le narici chiuse e soffiare aria dentro, per ricostruire la pressione tra bocca e naso) o con la manovra di Toynbee (chiudere la bocca, tenere le narici chiuse e sbadigliare). I seni paranasali sono cavità riempite d’aria nelle ossa del viso e del cranio, e sono collegati alla nasofaringe da piccole aperture. Se tali aperture sono ostruite da congestione nasale, si potrebbe verificare dolore nella discesa. La manovra Valsalva potrebbe aiutare, ma sarebbe raccomandabile non volare in presenza di congestione

nasale, raffreddori, stati febbrili o sinusiti. Tuttavia, se è indispensabile volare, l’uso di uno spray decongestionante prima del decollo e prima dell’inizio della discesa può prevenire il problema. Il dolore nella fase ascensionale può risultare anche dall’espansione digas all’interno di una otturazione, cavità dentale o ascesso. In tal caso, è meglio non volare per le 24 ore successive ad un trattamento dentistico oppure se si soffre di problemi ai denti.Clima a bordoIn generale, gran parte degli aeromobili sono silenziosi e confortevoli con un buon grado di ventilazione. Tutti i nostri voli sono non-fumatori, ed il livello di inquinamento e’ ampiamente al di sotto di quello delle strade delle nostre citta’. L’aria fresca è aggiunta a quella riciclata attraverso filtri molto spessi che trattengono polvere,virus, funghi e batteri, ed è immessa in cima alla cabina ed estratta allivello del pavimento in modo da portare via le particelle dalla zona incui si respira. L’aria all’interno della cabina e’ a bassa umidità, non più di molte parti del mondo, in particolare delle regioni desertiche.. Ciò non causa problemi alla maggior parte dei passeggeri, ma alcuni avvertono un leggero inconveniente quali secchezza della pelle, occhi e naso. Creme idratanti, nebulizzatori e gocce per gli occhi sono rimedi di solito sufficienti ad evitare l’inconveniente. Passeggeri che portanolenti a contatto non hanno problemi in volo, ma alcuni avvertono fastidie preferiscono invece indossare gli occhiali.

ChinetosiLa chinetosi, o malattia da movimento, è causata dal un conflitto tra lavisione data dai sensi del corpo ed il suo senso di equilibrio e può peggiorare durante una turbolenza. Può essere facilitato dal tenere gli occhi fissi su un oggetto non in movimento. Se si soffre di chinetosi, si deve preferire un posto a sedere accanto al finestrino, che consentirà di concentrare la vista verso l’esterno, il mare o la linea d’orizzonte. Si può anche preferire di sedersi a metàdell’aereo, in prossimità delle ali.

Pressione a bordo e disturbi possibili: I voli passeggeri volano ad altaquota e nonostante siano pressurizzati, non è possibile mantenere la pressione eguale a quella del livello del mare durante il volo . La riduzione della pressione provoca l'espansione dei gas presenti nel corpo con un aumento fino a circa il 20% . Il corpo umano contiene quantità abbastanza grandi di gas comprendendo aria e gas che si formanonello stomaco e nell'intestino durante la digestione dei cibi. L'espansione di questi gas nello stomaco e nell'intestino possono crearedisagio, ed è quindi meglio evitare l'ingestione di o cibi che generano gas come fagioli, cavoli, bevande gassate e birra prima di salire sull'aeromobile. Anche nell'orecchio esiste aria e questa si espande e contrae al cambiamento della pressione. Se la pressione non è compensata

si avvertirà dolore, disagio e/o temporanea riduzione dell'udito. La pressione all'interno dell'orecchio  è normalmente compensata dal passaggio di aria nelle trombe di Eustacchio, connesse allo spazio posteriore al naso (nasofaringe). Il ripristino della corretta pressionenell'orecchio può esse ottenuta deglutendo o sbadigliando. Esistono , inoltre, altri metodi come il Valsalva (a bocca chiusa e tenendo bloccate le narici si soffia per aumentare la pressione nel naso e nellabocca) o  il Toynbee (a bocca chiusa e narici bloccate si deglutisce). Anche i seni sinosuidali contengono aria e si trovano nelle ossa facciali e del cranio e sono collegate alla nasofaringe tramite piccole aperture. Se queste aperture sono ostruite da una congestione nasale è possibile avere disagi notevoli. Quindi è consigliabile l'uso di decongestionanti nasali , e al limite evitare il volo. Anche delle cure dentistiche , come carie o ascessi, possono nascondere sacche piccole d'aria capaci di dare notevoli disagi. E' opportuno ,quindi , evitare divolare nelle 24 ore successive a cure dentali o se ci sono seri problemidentali in corso.   Mal d'aria: Il mal d'aria è un disturbo molto comune provocato dal

conflitto fra il senso della vista e quello dell'equilibrio. Questo disturbo peggiora quando l'aereo attraverso delle turbolenze e può portare a vomito e crisi di panico. Se si soffre di mal d'aria, è meglio ottenere un posto vicino al finestrino dal momento che poter guardare il terreno o l'orizzonte può essere di grande aiuto. A tal proposito la parte centrale dell'aereo, vicino alle ali è generalmente preferibile perchè è la parte più stabile del mezzo aereo e perchè comporta una minore "oscillazione" degli organi dell'orientamento. E' consigliabile l'uso di sedativi blandi specifici per il mal d'aria e assumerli mezz'ora prima della partenza , dando il necessario tempo al medicinale per entrare in circolo ed assicurare l'efficacia del trattamento. Altri piccoli trucchi per stare meglio sono : partire a stomaco pieno ma non dopo aver pranzato in maniera pesante. Portare con sé dei grissini o crackers da mangiare di tanto in tanto durante il viaggio e senza assunzione di liquidi. Non leggere assolutamente e concedersi delle chiacchiere con il proprio compagno di viaggio o con unvicino di sedile , per consentire al nostro inconscio di deconcentrarsi e distrarsi dal volo . Limitare il più possibile i movimenti del corpo. 

Accompagnamento durante il volo