Perché l’uomo è un esploratore, in «Focus Storia», n° 102 (aprile 2015), p. 38, 9771824906007
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HRETICI D'ITAI"TAFURONO I NONNI DE]
PROTESTANT]. MA FINIRONOMAL]SSIMO
R§GTNA T}T §ABAI MISTERI DELilIMPERO D]
AXUM CHE CUSTODI UARCADELUALLEANZA
STATIN IN MI}§TCA]L COMPOSITORE
SHOSTAKOVICH: DAL PALCOAL RISCHIO GULAG
Huomo esplora il
mondo da 5mila anni.
Gli ANTICHI (Egizi,
Fenici, Greci e Romani)
lo fecero per fini diversi,
ma con lo stesso spirito:
superare ogni limite
Er0
FENICI, INTREPIDIVIAGGIATORI,\bili commercianti e nauigatori, attornoal 1000 a.C. dominarlno il Mediterraneo.
TRASFORMAZIONI
Da popolo di agricoltori e
allevatori si trasformarono in
abili costruttori e navigatori.
II4ATERIT PRIMT
I Fenici delleorigini usarono
per le navi il legnodicedro dellericche foreste 1
dellibano. *';ao
oÉoozo
PrimicommerciAccadici di re Sargon (lll millennio a.C.) prendono
il mare. Sotto, la regina della Terra di Punt
(l'Etiopia o la Somalia), raggiunta dagli Egizi,
;
va: nella Terra di Punt (secondo alcuni la
Somalia, per altri l'Etiopia), a metà del II
millennio a.C. la regina Hatshepsut inviò
delle imbarcazioni per il suo shopping di
Iusso, cioè alberi di incenso per i1 giardino profumato del dio Amon-Ra. E intorno
al 1075 a.C., per procurarsi i1 legname per
la costruzione delle navi, 1'ambasciatore
Wenamun attraversò "il grande mare della
Siio" e raggiunse la città-Stato di Byblos
(oggi Biblo), sulla costa del Libano.
Pnr-CoroNtso. Da quelle parti, fin da1
XXI secolo a.C., abitavano i Fenici: a dif-
ferenza degli Egizi, questi grandi naviga-
tori preferirono spostarsi verso occidente,
solcando il Mediterraneo. Data la povertà
della loro patria, a muoverli fu la neces-
sità di trovare nuove terre su cui fondare
colonie e approdi lungo Ie rotte commer-
ciali. Sempre in competizione con i Gre-
ci, intorno all'VIII secolo a.C. superaro-
no con nonchalance 1e temutissime Co-
lonne d'Ercole (1o Stretto di Gibilterra),limite estremo, per gli antichi, del mon-
do abitato.E dalle coste andaluse non si limitaro-
no a guardare lAtlantico: secondo alcu-
ni controversi studi Io attraversarono ap-
prodando nelle mitiche Isole Fortunate(forse le Piccole Antllle, situate al largo
dellAmerica Centrale), duemila anni inanticipo su Cristoforo Colombo. Lo con-
fermerebbero Ie parole di Diodoro Sicu-
1o, storico del I secolo a.C. "Iru olto ma-
re c'è uru'isola di noteuole grarudezzo, po-
sto ne\l' oceano. [...] Nel ternpi antichi era
sconosciuta per la sua distanza dal mondo
obitato, ma poi [. . .) i Fenici, mentre esplo-
ravano kt costafuoi dalle Colonrue d'Erco-
le, 1,..) furoruo trascinati o grande distan-
za attrauerso l'oceono da un fotte verlto e
1...1 spinti sulla costo dell'isola".
PORIO PIIIi{ARIOCartagine (fonda-
ta dai Fenici nel
lX secolo a.C.)fuuna delle città piùr
ricche e potentidet mondo antico.ll suo porto era trai più trafficati.
I primi a superare le Colonne d'Ercole furono probabilmente i Fenici. Che poi
I primi viaggi esplorativi cominciarono in-
torno a1 III millennio a.C., con 1a nascita
dei grandi imperi del Vicino Oriente. Sar-
gon il Grande, che dal 2335 al2279 a.C.
fu re degli Accadi, una popolazione stan-
ziata vicino all'attuale Baghdad, raggiun-
se Ie coste mediterranee spingendosi finquasi all'Egitto. Da qui condusse una spe-
dizione "attraverso il mare a occidertte", fi-no a raggiungere "le tene aL di là del mo-
re supeiore", forse Cipro o Creta, procla-
mandosi infine '? delPaese e del dominio
uniuersale". Il che la dice lunga sul1a sua
ristretta conoscenza della Terra.
Nello stesso periodo, il governatore
dellAlto Egitto, Harkhuf, si avventuròper tre volte nei territori dellAfrica Cen-
trale, da dove riportò oro, incenso e moltlprodotti ricercati. I navigatori d'Egitto af-
frontarono spesso lunghi viaggi per pro-
curarsi ciò che il loro Paese non produce-
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t
§OITO (O§TA
Le loro imbarcazioni a
vela quadra e spinte da
rematori navigavanoquasi sempre sotto costa.
m(flA68{15rACommerciavano oro, tessuti,
avorio e vetro. Per procurarsi
metalli iCartaginesigiunsero in Cornovaglia.
l[{P0nT'[xP0aTI Fenici superarono le
Colonne d'Ercole in cerca
di argento, necessario per
la produzione del bronzo.
circumnavigarono anche lAfrica (ma da est a ovest)
Bnlsvnnur ar Nono? Anche un cartaginese, Iml1cone, intorno al 470 a.C. affron-
tò 1'oceano. Dopo un'incredibile traversata
durata 4 mesi, istituì una rotta per il com-
mercio de11o stagno con 1a Brilannia, no-
nostante gli enormi banchi di alghe, le sec-
che, le zone di bonaccia e 1e strane creatu-
re che aveva incontrato. Questo almeno fu
quello che raccontò. forse per scoraggiare
i concorrenti Greci. Ma ci voleva ben al-
tro, per quel popolo di navigatori e mate-
matici: i Greci sapevano che il nostro pia-
neta era di forma sferica e di lì a un paio
di secoli l'astronomo Eratostene ne avreb-
be calcolato la circonferenza con un mini-
mo margine di errore. Un astronomo e ge-
ografo come Pitea non si sarebbe fatto fer-
mare da presunti mostri.
Intorno al 330 a.C., questo Sreco di Mas-
salia [l'odierna Marsiglia, su1la costa me-
ridionale della Francia) partì con I'idea di
esplorare iÌ Nord de11'Europa: per interesse
scientifico, disse, ma forse anche per indi-
viduare quelle miniere di stagno che tan-
to fruttavano ai mercanti cartaginesi. Cir-
cumnavigò buona parte della Gran Breta-
gna e molte delle sue isole, osservando le
maree, il rapporto tra 1a Stella Polare e 1a
costellazione dell'Orsa Minore e il feno-
meno del Sole di mezzanotte sull"'isola di
Thule" (secondo alcuni storici 1'lslanda).
Ancora più a nord, a un giorno di naviga-
zione da 1ì, scoprì anche che il mare era
"solidificato'1 Che avesse raggiunto i1 Cir-
colo polare artico? Forse. Anche se alcuni
cronlsti antichi misero in dubbio persino
1a sua partenza.
Palntrvo r'nccEzIoun. C'era però chi dice-
va che i1 geografo era salpato eccome, sov-
venzionato da un ricco sponsor: Alessan-
dro Magno. «11 Macedone fu certamente i1
piir grande esploratore del passato. Nel IV*)
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Anche Alessandro
Magno cercò i confini
del mondo: ma fu
costretto a fermarsi
lungo le rive dell'lndqnelle "l ndie Orientali"
secolo a.C. volle sfidare i limiti deile cono-
scenze del tempo e dirigersi verso orien-
te alla ricerca dei confini del mondo», dice DAscenzo. «Viaggiando con un largo
seguito di sapienti incaricati di descrivere
e studiare i Paesi attraversati, giunse fino
all'lndo, oltre il quale per secoli si esten-
deranno le favolose Indie ricercate ancora
da Cristoforo Colombo». Fu poi costretto a
tornare indietro, ma, mai pago di sapere,
allestì una flotta guidata da Nearco di Cre-
ta, per esplorare la costa occidentale della
foce dell'Indo, fin dentro il Golfo Persico.
Invece Tolomeo VIII, sovrano di Ales-
sandria nel II secolo a.C., era poco in-
teressato al sapere: pragmatico, voÌeva
raggiungere I'lndia bypassando gli Ara-
bi, che all'epoca detenevano il monopolio
del commercio verso occidente delle mer-
ci indiane. Fortuna volle, racconta iI geo-
grafo Strabone, che alla sua reggia arrivas-
se un marinaio indiano, unico sopravvis-
suto di un naufragio. Quando si fu ripre-
so, l'uomo decise di sdebitarsi mostrando
al sovrano come raggiungere l'lndia al ri-paro dalle navi arabe. Grazie all'esperien-
za della guida, la flotta del faraone, guida-
ta da Eudosso di Cizico, raggiunse l'lndiadal Mar Rosso, soicando l'oceano Indiano.
TnsoRI r'Arnlca. Quella rotta sarebbe di-
ventata molto più veloce nel I secolo a.C.,
quando il pilota Ippalo scoprì come sfrut-
tare, sia all'andata sia a1 ritorno, ia spinta
dei monsoni, venti periodici che soffiano
nell'oceano Indiano in direzioni opposte a
seconda della stagione. Comunque Eudos-
so riuscì a concludere il viaggio due volte,
ma senza 1e sue merci, confiscate dal re.
Stizzllo decise di tentare un'altra strada:
la circumnavigazione dellAfrica da ovest
verso est. Non ebbe successo. Quella che
aveva scelto non era una rotta facile: 1o sa-
peva anche i1 cartaginese Annone, che 1'a-
veva seguita prima di Ìul, verso la fine de1
V secolo a.C., avventurandosi forse fino
alla Sierra Leone, dove catturò delle bestie"dal pelo ispido, che i nosti interpreti chio'
mavano gorillc". Nessun marinaio dell'an-
tichità completò mai la circumnavigazio-
ne dellAfrica in senso antiorario, impresa
conclusa ben 17 secoli dopo dall'esplora-
tore portoghese Vasco da Gama.
In compenso, però, i soliti recordmeruf.e-
nici furono i primi a girarle intorno in sen-
so orario, da est verso ovest, partendo da1
Mar Rosso e arrivando in Egitto dopo tre
anni. Nel VII secolo a.C., scrive Erodoto,
viaggiarono per oltre 13mila miglia su na-
vi fornite dal faraone Neco II, 1o stesso che
diede il via allo scavo di un canale naviga-
bile tra il Nilo e il Mar Rosso (completato
il secolo dopo dal re di Persia Dario IJ, per
collegare oceano Indiano e Mediterraneo.
Mosrx.l E sTRANMZE. «l Fenici racconta-
rono di aver osservato che per una parte
del viaggio avevano il Sole che si ìevava
alla loro sinistra, mentre successivamen-
te la posizione dell'astro era "cambiata",
sorgendo da destra. Questa che venne da
alcuni letta come una "stranezza", se non
come una palese falsità, è invece la prova
del lungo viaggio compiuto intorno al con-
tinente», spiega D Ascenzo.
Per quanto riguardava I'entroterra afri-
cano, però, Ie conoscenze non erano pro-
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B
gredite molto dai tempi di Omero. E vero
che Erodoto aveva parlato di sfuggita del
deserto de1 Sudan, ma non era in grado diLocalizzare le sorgenti de1 Nilo e non sape-
va cosa ci fosse al di Ìà del Sahara. Furo-no le spedizioni compiute dai Romani traI secolo a.C. e I d.C. a fornire qualche ri-sposta su quelle regioni: i legionari macinarono migliaia di chilometri, a ovest ol-
tre il deserto de1 Sahara e, a est, negli aito-piani etiopici (dove scoprirono ie sorgenti
del Nilo Azzwro) e in Uganda fino al Lago
Vittoria ("riscoperto " dagli inglesi nell'Ot-tocento) seguendo il corso del Nilo Bian-
ToccandoantichilidiA lato, operazioni dicarico su una nave
romana a Ostia,
principale porto
dell'antica Roma,
A sinistra, il porto
minoico di Thera
(Grecia), attorno al'1500 a,C.
co. I1 mondo degli antichi era dunque piùvasto di quanto si pensi: i Romanl ne ave-
vano esteso i confini a nord fino aÌla Sco-
zia, a ovest fino alle Canarie, a sud fino a
Zanzibar e a est fino all'lndonesia.Ne era passata di acqua sotto gli scafi
delÌe navi, da quando, nel IX secolo a.C.,
Omero aveva descritto per la prima voltala Tèrra: un disco piatto circondato dall'O-ceano, comprese tra la Sicilia e l'Ellespon-to, divise in due dal Mediterraneo. Piìr inIà, solo un mondo leggendario popolato dimostri. .
Maia Leonarda Leone
PERCHE rU0M0E UN ESPTORATORE
f In dalla preistoriaI gli uomini hannoprovato quell'istintoprepotente chespinge a partire,ad andare'bltre"iconfini naturaii. Percapirne le motivazioniprofonde ne abbiamoparlato con Annalisa DA-scenzo (foto), docente di Storiadella geografia e delle esplorazioniall'Università Roma Tre.
Che cosa dava il coraggio ai nostriantenati di marciare alla cieca versoterre ignote?All'inizio la necessità di trovare miglioricondizionidi vita e disponibilità dicibo:erano spostamenti dettati dal bisogno.La crescita demografica favorì l'allon-tanamento di gruppl che si mosserovia terra nelle regioni limitrofe e poisempre piu lontano, attraversando i
continenti. DallAfrica l'uomo raggiunsel'Europa e lAsia, e da qui le Americhe e
anche l'Oceania.
Che cosa trasformò i primi "viaggia-tori" in veri esploratori?La differenza fra uno spostamento eun viaggio di conoscenza sta essenzial-mente nello spirito e nelle motivazionidichi compie l'impresa, ma anche nellareazione dell'uomo davanti alle novità.Muoversi senza una meta, reale o im-maginata, è molto diverso da cercarequalcosa. Neltrovare"domina la casua-lità, nel'tercare" prevale l'intenzione,nello"scoprire"si manifesta la capacitàdi comprendere cio che si ha di fronte,di descriverlo e di inserirlo tra le proprieconoScenze.Oltre alla casualità, certamente moti-vazioni"alte"come la curiosità e il de-siderio di conoscenza spinsero i grandiviaggiatori a muoversi verso i limiti delmondo conosciuto. Ma su tutte dobbia-mo riconoscere la volontà di ampliare ilproprio territorio, di consolidare icon-finidel proprio regno, dicostituire viepiù sicure per gli scambi commerciali.
E oggi invece che cosa ci muove?Luomo di oggi è più complesso. Sicu-ramente l'istinto primario di soprav-vivenza esiste e resiste, si pensi agliesodi derivati da carestie e guerre, manel tempo le motivazioni si sono molti-plicate: la curiosità di conoscere nuovimondi, la sfida a se stessl e alle propriecapacità, l'interesse economlco, il desi-derio di riconquistare territori perduti,di rispondere scientificamente a quesitiantichi o di superare ilimiti delle cono-scenze e della tecnologia disponibile.
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