LA RIFORMA MONETALE DELLA ZECCA DI ROMA (23 A.C.) E LE EMISSIONI BRONZEE AUGUSTEE DI EMERITA DEL...

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Departamento de Historia Antigua y Arqueología INSTITUTO DE HISTORIA Consejo Superior de Investigaciones Científicas Madrid. España ANEJOS DE AESPA XLVII M. a Paz García-Bellido Antonio Mostalac Alicia Jiménez (eds.) DEL IMPERIVM DE POMPEYO A LA AVCTORITAS DE AUGUSTO Homenaje a Michael Grant ARCHIVO ESPAÑOL DE ARQVEOLOGÍA

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ISBN 978 - 84 - 00 - 08740 - 1

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Departamento de Historia Antigua y ArqueologíaINSTITUTO DE HISTORIAConsejo Superior de Investigaciones CientíficasMadrid. España

ANEJOSDE

AESPA XLVII

M.a Paz García-BellidoAntonio MostalacAlicia Jiménez (eds.)

DEL IMPERIVM DE POMPEYOA LA AVCTORITAS DE AUGUSTOHomenaje a Michael Grant

ANEJOSAESPA

XLVII2008

ARCHIVO ESPAÑOLDE

ARQVEOLOGÍA

Anejos de AEspA XLVII 5ÍNDICE

DEL IMPERIVM DE POMPEYOA LA AVCTORITAS DE AUGUSTO

Homenaje a Michael Grant

CONSEJO SUPERIOR DE INVESTIGACIONES CIENTÍFICAS

Instituto de HistoriaMADRID, 2008

MARÍA PAZ GARCÍA-BELLIDO

ANTONIO MOSTALAC

ALICIA JIMÉNEZ

(eds.)

LA RIFORMA MONETALE DELLA ZECCA DI ROMA(23 A.C.) E LE EMISSIONI BRONZEE AUGUSTEE

DI EMERITA DEL LEGATO P. CARISIUS:UNA REGIONALIZZAZIONE MANCATA

DA

RODOLFO MARTINICiviche Raccolte Numismatiche, Milano

RIASSUNTO

L’articolo inserisce nel quadro generale della riformamonetale della zecca di Roma, le emissioni della zecca d’Eme-rita, che sono divise in tre periodi cornologici: la monetazio-ne provinciale, quella a nome di P.Carisius e le coniazionidi Agrippa. precedenti il 19 a.C. Le emissioni della zecca diEmerita sono messe in relazione anche con le produzionimonetali della zecca del Nord-Est e di Gades di Agrippa cheforniscono per l’ultimo gruppo di monete di Emerita il ter-mine cronologico.

SUMMARY

The article inserts in the general development of the Ro-man mint coinage reform, the issues of the mint of Emerita,that are divided in three distinguished chronological groups:the first, provincial ones, the series in the name of Carisiusand the coinage by Agrippa administration to the 19 B.C.. Thecoinage of the mint of Emerita is also connected with thebronze issues of the mint of the North-East and Gades byAgrippa that furnishes the chronological term for the last groupof coins from Emerita.

PAROLE CHIAVE: Carisius. Agrippa. Emerita. Gades. Roma.Nord-Est. Tabella. Cronología. Riforma monetale Augu-stus. Monetazione bronzea.

KEY WORDS: Carisius. Agrippa. Emerita. Gades. Rome.Nord-Est. Chronological. Table. Monetary reform. Augus-tus bronze coinage.

1. PREMESSA (Fig. 1)

Le emissioni in bronzo della zecca di Emeritarappresentano un’esperienza unica nell’intero pano-rama della monetazione romana di età alto-augustea:con un elevato margine di sicurezza, confortato dairiscontri storici e documentari, è possibile indicarenel 25 a.C. l’inizio delle emissioni della zecca, indiretta relazione con gli avvenimenti militari chevedevano impegnato l’esercito romano nella guerra

contro la popolazione iberica dei Cantabri, in sostanzal’ultima forma di resistenza organizzata alla completaromanizzazione dell’intera penisola. Il vasto spiega-mento dell’esercito, l’intensità della lotta, il perdu-rare nel tempo delle operazioni militari, le difficilicondizioni morfologiche, resero la campagna deilegionari lunga, difficoltosa, non priva di momentidi incertezza per le truppe romane prima dell’inter-vento decisivo di M. Vipsanius Agrippa, il quale,preso il comando delle operazioni nella seconda metàdel 19 a.C., riuscì in breve tempo a portare a termi-ne la sottomissione delle popolazioni cantabriche. Ilquadro storico ancorché economico della regionedella Lusitania, giustificano la necessità di «creare»una solida base per le operazioni ed un sicuro acquar-tieramento per le truppe romane. La scelta portò allacreazione della Colonia Avgvsta Emerita, fondata at-torno al 25 a.C., con i veterani della Legio V e dellaLegio X (Dio Cassius III, 25), situata in una posizionestrategica rispetto al teatro delle operazioni milita-ri, città che sarà destinata a trasformarsi in breve nelcentro più importante della Provincia Lvsitania.

La situazione politica e militare venutasi a crea-re nell’area rese necessaria la programmazione e l’av-vio di una monetazione bronzea volta a soddisfare leesigenze della circolazione quotidiana, sorta in direttarelazione con le molteplici necessità logistiche edamministrative che si erano venute a raccogliere conl’addensamento nella regione di un così elevato nu-mero di legionari. Le serie monetali della zecca diEmerita si pongono in un momento alquanto parti-colare per la nascente storia della monetazione roma-na alto-imperiale, con una prima emissione (qui,Gruppo A) coniata in un momento antecedente lariforma augustea della zecca di Roma del luglio del23 a.C.; una seconda (qui, Gruppo B) aderente alle

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Fig.

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nuove esigenze delle emissioni bronzee imperiali edinfine una terza (qui, Gruppo C) a sancire il defini-tivo abbandono dei tentativi di uniformare ai nuoviparametri centrali le serie coniate in aree periferiche,segnatamente l’Hispania.

Il presente intervento non ha come finalità quel-lo di riprendere la discussione pertinente le emissio-ni provinciali della zecca di Emerita, tema che, da unlato, è stato alquanto approfondito con studi, ancherecenti, di autorevoli studiosi, e, dall’altro, non haricevuto significativi apporti inediti da nuove prospe-zioni archeologiche e/o dalla conoscenza di materialiin precedenza non noti e/o non pubblicati.1 L’interessedella breve disamina sarà focalizzato sulle relazionievidenti, sebbene da molti apparentemente miscono-sciute, tra la produzione delle cosiddette emissioniprovinciali della zecca di Emerita (qui, Gruppo A eGruppo C) e la coniazione delle serie «ufficiali», checon terminologia più adeguata indico come «centra-li»2 (qui, Gruppo B). L’indagine viene favorita dalparticolare quadro produttivo che la zecca lusitanaoffre, pressoché unico in tutto il panorama monetalebronzeo alto-augusteo, ovvero sia la concatenazionetra una prima fase di emissioni «locali» (Gruppo A),con le successive serie «centrali» (Gruppo B), perterminare infine con l’intervento monetale organiz-zato da Vipsanius Agrippa (Gruppo C), a seguito dellasua presenza nella regione nella seconda metà del 19a.C., in qualità di comandante delle operazioni mili-tari condotte dall’esercito romano contro i Cantabri,in sostituzione di P. Carisius.

2. RIFORMA DELLA ZECCA DI ROMA

I capisaldi della riforma augustea, per quanto ri-guarda l’emissione delle monete in «bronzo», preve-devano, da un lato, una duplice circolazione, fondatasulla contemporanea produzione di esemplari in ori-calco (sesterzi e dupondi) ed in rame (assi), e, dall’al-tro, un cambio fisso tra le due specie monetali, per ilquale quattro assi di rame, ciascuno del peso medio dica 10,80g, dovevano equivalere ad un sesterzio (ca27,00g), oppure a due dupondi (ca 13,50g ciascuno),imponendo di fatto un rapporto «a peso» di circa 1:1,6tra il rame e l’oricalco coniato.3 Nelle sue linee generali

la riforma non presentava novità di rilievo in quantoAugustus si limitò a compendiare in un’unica soluzio-ne tutte quelle variegate esperienze monetali che ave-vano visto la luce nel complesso periodo delle guer-re civili (49-30 a.C.): tutti i capoparte impegnati nellalotta per la supremazia politica a Roma avevano po-sto in essere coniazioni a proprio nome, con molti ele-menti di novità, spesso in palese contrasto con la tra-dizione repubblicana. Val bene sottolineare chel’impronta dell’azione di Augustus, oltre che per lepersonali attitudini, in questa prima fase neo-imperiale,di certo fino all’adozione di Caius e Lucius Caesares,ed in particolare per quanto riguarda la questionemonetale, resta appieno nel solco della tradizione dellatarda-repubblica, quadro numismatico che lui stessoaveva in prima persona contribuito a creare e nel qualesi era formata ed era maturata in forma compiuta la suaamministrazione.

Non è certo verosimile ritenere casuale che l’evi-dente equazione «attività militare = presenza impera-toria = produzione monetale», che aveva determina-to in età tardo-repubblicana la pressoché totalità delleemissioni bronzee, sia presente anche nell’esperien-za imperiale di Augustus, i cui spostamenti in Occi-dente, in Hispania (23-20 a.C.) ed in Gallia (10-4 a.C.),quanto quelli in Oriente, in Asia Minor-Syria (20-19a.C.), determineranno l’avvio di altrettante produzionimonetali, pur se informate ai nuovi parametri, siametrologici quanto morfologici, che erano stati allabase della riforma della zecca di Roma (23 a.C.). L’at-tivazione delle nuove zecche imperiali in diversiterritori, compresa l’Italia con la zecca di Roma, avreb-be dovuto dar luogo, sempre in una visione dell’am-ministrazione territoriale di matrice tardo-repubblica-na, a delle serie monetali «regionali», in grado di farfronte alle esigenze della circolazione quotidiana, conparticolare riferimento, soprattutto all’esterno dell’areaitalica, all’attività connaturata alla permanenza di trup-pe e/o all’avvio di campagne militari.

Se il quadro in sé appare alquanto chiaro, pur senelle sue linee guida già superato per gli aspetti eco-nomici, certamente complesso per quelli distributi-vi e, se vogliamo, farraginoso per l’impianto morfo-logico scelto, risulta altrettanto evidente che lariforma romana, forse in relazione a questa sua in-sita obsolescenza, era destinata a non perdurare neltempo. In realtà le emissioni bronzee imperiali diAugustus possono essere suddivise in due distin-te fasi: quella originaria, con le produzioni dellezecche di Roma (emissioni I) (23-4 a.C.), di Emeri-

1 Tra gli altri, Blázquez Cerrato 1992, 15-22; RPC, 69-70,n. 5-11 e García-Bellido - Blázquez 2001, Emerita / AvgvstaEmerita, 121-127, n. 11-19 (con relativa bibliografia).

2 Martini 2002, 215-228 ed anche Martini 2003(a), in ge-nere.

3 Per un quadro generale delle questioni inerenti la riformamonetale romana, compresa la riconsiderazione del momen-to d’inizio, fissato al luglio del 23 a.C., con la relativa biblio-

grafia e discussione, si veda Martini 2001, III.2.2. Emissionidella zecca di Roma, 91-132.

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ta (23-20 a.C.), di Lugdunum (emissioni I) (12-4 a.C.)e di Asia Minor-Syria (20-19 a.C.) ed una seconda,che segna la ripresa dopo un lungo intervallo di co-niazione, nella quale l’amministrazione imperialeopera una serie di radicali modifiche all’impianto ide-ologico precedente, in primo luogo di natura politi-ca, che daranno forma a quella che siamo soliti de-finire, per le serie in bronzo, come la «monetazioneimperiale romana», accentrata nelle coniazioni del-la zecca di Roma (emissioni II) (10-12 d.C.) e diLugdunum (emissioni II) (10-14 d.C.).

Non suscita alcuna perplessità l’affermazionesecondo la quale le emissioni della riforma non in-contrarono, innanzi tutto da un punto di vista econo-mico, il favore del pubblico al quale erano rivolte eche, nello stesso tempo, nella prima età augusteal’amministrazione romana non sembra aver cercatouna loro affermazione o ne abbia imposto l’utiliz-zo in maniera categorica. Sia in area hispanica, quantoin misura ancor più evidente in quella orientale edanche in quella gallica, sebbene con modalità diverse,in qualche misura in diretta relazione con la produzio-ne di Roma, la spinta propulsiva delle nuove conia-zioni venne ben presto meno, con la sola eccezionedel nominale-base della riforma, l’asse in rame (obronzo), del peso di circa 10,00 grammi, che diven-ne per le coniazioni della prima fase di emissioni(Roma I, Emerita, Lugdunum I ed Asia Minor-Syria)la moneta di gran lunga più presente sui mercati enegli scambi, facendo al contempo sparire le conia-zioni in oricalco, il sesterzio ed il dupondio. Non èquesta la sede idonea alla discussione, ma certo appa-re che il circolante bronzeo ufficiale romano che intutte le aree dell’Impero ebbe il compito di sostene-re il confronto economico con le precedenti serielocali, quando persistenti sul territorio (Hispania eAsia Minor-Syria), e con le nascenti emissioni im-periali delle zecche urbiche, fu l’asse, che esso sta-to prodotto nella zecca di Roma, di Emerita, diLugdunum oppure di Ephesus.

Le ragioni della mancata aderenza territoriale delleprime produzioni monetali dell’amministrazione au-gustea non sono ad oggi ancora del tutto chiare, purse alcuni indizi evidenziano la possibile soluzione: unprimo elemento potrebbe essere ricercato nella com-plessa natura tecnica connessa alla complicata lavo-razione per giungere alla lega dell’oricalco, fenomenoche indubbiamente sfavoriva la «ri»/produzione deisesterzi e dei dupondi, sia essa di origine legale quantotruffaldina,4 comprimendo però di fatto la diffusione

e la circolazione dei due nominali; difficoltà di ordineeconomico in senso lato dovettero sorgere per la ra-tio non «naturale» del cambio imposto tra le monetein oricalco e quelle di rame, che forzava il consuetorapporto di 1:1, in sostanza inteso a «peso», per ilnuovo parametro di 1:1,6 circa.

3. EMISSIONI BRONZEE DI EMERITA

3.1. GRUPPO A1-A4 (CA. 25-23 A.C.)

L’inizio della produzione delle serie monetali dellazecca lusitana deve essere collocato attorno al 25 a.C.,in concomitanza con la fondazione della ColoniaAvgvsta Emerita, con l’emissione dei quattro nomi-nali del Gruppo A, che possiamo identificare, perconvenzione non certo per norma, in assi (A1, 12,60gper 12 esemplari noti ed A2, 13,50g per 12 esempla-ri), in semissi (A3, 5,80g per 4 esemplari) ed in qua-dranti (A4, 2,25g per 4 esemplari).

Immediate alcune considerazioni: innanzi tuttol’esiguità di esemplari conosciuti, si tratta delle quan-tità riportate nelle schede dell’RPC, certo non unaraccolta esaustiva del materiale ma comunque ingrado di offrire un ragionevole quadro delle presen-ze numeriche delle singole emissioni, con particolareevidenza per quelli di minor valore, il semisse (A3)ed il quadrante (A4). Questi ultimi due nominaliinfine non paiono in relazione pondometrica con ledue emissioni maggiori, gli assi (A1 ed A2), che sipresentano con valori medi difformi, più pesante (A2)(13,50g) di circa 1 grammo rispetto alla media di (A1)(12,60g), mentre tra loro appaiono in relazione, purse con un differenziale per eccesso a favore del mag-giore (A3), fenomeno compatibile con la tecnica dellaconiazione al marco delle monete di bronzo che spes-so registra pesi difformi alla norma, sia per eccessoche per difetto, a carico dei nominali maggiori eminori di una sequenza metrologica rispetto a quel-li collocati all’interno della scala ponderale.

Se la sequenza prospettata ed accolta negli studinumismatici della prima emissione della zecca diEmerita (A1-A4), prodotta a partire dal 25 a.C. cir-ca,5 lasciando cadere una possibile suggestione per la

4 Uno dei principali veicoli di produzione e di distribuzioneregionale delle monete bronzee augustee saranno i legionari,

con il variegato mondo economico che ruotava attorno agliinteressi militari di Roma, i cui legati avevano tra le altre pre-rogative quella di battere moneta in tutto e per tutto uguale aquella centrale per le necessità dell’amministrazione militare(cfr. di recente, Martini 2003(a) in genere e Martini, 2003(b)in genere, con relativa discussione e bibliografia).

5 Contra Blázquez Cerrato 1992, 17, Emisiones de Au-gusto sin P. Carisio (23 a.C. - 14 d.C.), che sembra propen-dere per una data successiva alla fondazione della colonia, inconcomitanza con le serie centrali a nome di P. Carisius.

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quale (A3) ed (A4) potrebbero essere afferiti, anchedal punto di vista metrologico, alle emissioni di Vip-sanius Agrippa del Gruppo C (C1-C2), rappresentan-done i nominali minori, si evidenza l’originalità pon-derale rispetto a quello che sarà il sistema metrico perle emissioni bronzee introdotto con la riforma dellazecca di Roma nel luglio del 23 a.C. ed adottato da-lle coniazioni di P. Carisius (B1-B4). Certo in areahispanica esisteva, e continuerà a sussistere anche inepoca successiva, un piede ponderale per le coniazio-ni in bronzo più elevato dei 10-10,5g, che era statoscelto come standard dell’asse augusteo della rifor-ma, con valori approssimativi di norma superiori,attestati attorno ai 12-12,5g, aderente ad una realtàmetrologica alla quale sembrerà diventare sensibileanche la zecca di Roma già a partire dalle emissioniper Augustus e Tiberius Caesar dell’10-12 d.C.6

3.2. GRUPPO B1-B4 (CA. 22-20 A.C.)

Alle prime emissioni, organizzate su un piedeponderale che di sicuro aveva riferimenti locali, siaffiancano quelle centrali, a nome di P. Carisius,senza alcuna apparente relazione con le precedenti,che introducono le novità della riforma romana, inprimo luogo, la coniazione di monete in oricalco,nello specifico il dupondio (B1) e gli assi in rame(B3-B4), di peso attorno ai 10,00-10,50g. Sono su-bito evidenti difformità con le emissioni bronzee tres-virali di Roma: innanzi tutto (A) non viene prodot-to il nominale maggiore, il sesterzio; quindi (B) ilpeso medio del dupondio (B1) si attesta su valorimedi (circa 10,20-9,20g), ben al di sotto di quellicentrali (RIC: circa 13,50-9,50g)7 e corrispondentigrossomodo ad un asse teorico di circa 8,00g; (C)sono presenti due emissioni, varianti dell’asse, B3 eB2, note entrambi in soli due esemplari, (C1) la pri-ma delle quali (B3) già censita in RIC (n. 12), (C2)mentre la seconda (B2) a mia conoscenza mai regi-strata in precedenza8, che evidenziano alcune anoma-lie rispetto al comportamento dell’asse (B4).

Per (C1) si tratta di una sorta di «errore» nellacomposizione della formula della leggenda del R.,limitata alla sola parte relativa alla figura di Carisius,P CARISIVS / LEG, nella quale non appariva il di-retto riferimento all’autorità di Augustus, nell’usualeforma genitiva, AVGVSTI,9 difformità che vieneeliminata con la coniazione dell’asse «regolare» (B4).Si potrebbe ritenere, proprio in relazione a questoevidente «errore» nella composizione incompletadella leggenda del R., che l’emissione di (B3) sia daporre come immediatamente precedente a (B4), comealtrimenti potrebbe confermare l’esiguo numero diesemplari attualmente a disposizione, ridotti a soledue monete. Rimarcando solo la probabile origineerrata del tipo è altresì possibile ritenere che la suaconiazione sia avvenuta in un qualunque momentodella produzione, frutto di una semplice svista del-l’operatore piuttosto che una formula epigrafica pri-migenia ed incompleta rispetto a quella successiva,regolare e prodotta in gran copia di esemplari.

Più interessante (C2) la presenza dei due assi «ri-dotti» (B2), che appartengono a due coppie di conidistinte:10 se si accoglie la loro coniazione autonomarispetto a quella di (B4), sembra naturale porli in di-retta relazione ponderale con il semisse (A3), in sostan-ziale relazione di equivalenza, e con il quadrante (A4),in rapporto di 1:2. La possibile relazione ponderaleconsente di affrontare la questione del peso del dupon-dio di Carisius (B), nominale, che sebbene noto in unnumero alquanto limitato di esemplari, con evidenzadenuncia un peso medio ben al di sotto dello standardromano e quindi in difficile relazione con l’asse (B4),questo, al contrario, perfettamente allineato con i valoriponderali della nuova metrologia di Roma. Non èchiaro a quale valore di cambio i due nominali fossero

6 RIC, 78, n. 469-471, con un peso medio di 11,25-10,50g,leggermente superiore alla norma delle serie tresvirali, ten-denza destinata a consolidarsi con le coniazioni di età tiberia-na (RIC, 96, circa 11,50-10,00g di peso medio) e di Caius(RIC, 110, circa 11,75-10,75g di peso medio).

7 Rispettivamente, per Emerita, RIC, 42, dove i valori pon-derali medi riportati dal Sutherland non vengono modificatidall’aumentato numero di esemplari disponibili che comunquenon superano nel loro complesso le 30 unità attualmente censi-bili tra collezioni pubbliche e private, e per Roma, le emissio-ni in oricalco di Q. Aelius Lamia (RIC, 65, n. 323-324).

8 Il due esemplari dell’asse (B2) sono conservati al BritishMuseum di Londra (BMC 55, n. 303, 10,66g) ed all’Istituto

de Valencia de Don Juan (Ruiz Trapero 2000, n. 3365, 8,44g,ma spezzato); i due esemplari B4 sono conservati al MuseoArqueológico Nacional di Madrid, rispettivamente MAN,inv. 2.10738 (6,24g) e MAN, inv. 2.10739 (6,02g).

9 In tutte le serie provinciali della zecca di Emerita (A1-A4e C1-C2) viene sempre menzionata nella leggenda la formulagiuridica PERM(issvs) AVG(vsti), che era alla base del dirit-to di emettere moneta, ad eccezione del quadrante (A4) sulquale la formula si riduce al semplice ricordo del nome dellacittà, AVGV(sta) EME(rita), elemento da porre quasi sicura-mente in relazione con la ridotta dimensione del tondello chenon avrebbe consentito agli incisori di inserite al completo laformula giuridica impiegata per gli altri nominali.

10 Per quanto risulta possibile rilevare per la scarsa conser-vazione degli esemplari, in particolare del secondo (MAN,inv. 2.10739) non solo le due monete appartengono a duecoppie di coni diverse, ma non sono giustificati neppure allestregua della casuale coniazione di due esemplari B3 su ton-delli di dimensioni particolarmente ridotte, come in molticasi è avvenuto, in quanto la dimensione del ritratto di Augu-stus sul D., come delle lettere della leggenda sul R. sono ef-fettivamente compatibili con una moneta con tondello origi-nale ridotto rispetto all’asse B3.

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destinati: due assi di rame del peso di 10,00g, quale(B4), equivalevano ad un dupondio da 20,00g, se co-niato a sua volta in rame (ad esempio, C1), oppure adun dupondio da 12,50g, se di oricalco. Anche in que-sto caso indubbia la suggestione a porre in relazioneil dupondio di Carisius (B1) con la sequenza delleprecedenti emissioni in bronzo (A1-A4), con le qua-li avrebbe potuto avere rapporti di sostanziale equiva-lenza con (A1) ed (A2), trasformandosi in una sorta di«asse in oricalco», e di 1:2 con il semisse (A3) e di 1:4con il quadrante (A4).

Gli esemplari noti del dupondio (B1) e dell’asse(B2) sembrerebbero confermare, sebbene in manie-ra alquanto indiretta, con la sostanziale mancata pro-duzione dei due nominali attestati su questi valoriponderali «anomali», da un lato, un originale tenta-tivo(?) di connettere le nuove emissioni dello stan-dard romano con le precedenti coniazioni provincialidella zecca di Emerita (A1-A4), e, dall’altro, delsubitaneo abbandono del progetto, a favore di unamassiccia produzione dell’asse (B4), in linea con lametrologia centrale, ma completamente difforme dalleprime emissioni della zecca lusitana.

3.3. GRUPPO C1-C2 (DAL 19 A.C.)

L’ultimo gruppo di emissioni provinciali dellazecca di Emerita (C1-C2), prima delle coniazioniposteriori al 2 a.C., datate in relazione alla presenzanella leggenda dell’epiteto di Pater Patriae attribu-ito ad Augustus, devono essere ricondotte alla rior-ganizzazione monetale posta in essere da VipsaniusAgrippa in qualità di nuovo comandante delle ope-razioni militari contro i Cantabri. Carattere in comunedelle varie emissioni del 19 a.C. appare essere ildefinitivo abbandono dell’impiego dell’oricalco perla produzione di sesterzi e dupondi in rame (o bron-zo), in diretta relazione pondometrica quindi con ilnominale di base, l’asse: il fenomeno è riscontrabi-le, ad esempio, nelle serie della zecca di Gades,11

oppure per le emissioni attribuite a zecca incerta (oditinerante) del nord-est,12 e si presenta anche nelleconiazioni della zecca di Emerita con il gruppo C1-C2, i cui valori ponderali con evidenza sono infor-mati alla riforma romana e strettamente connessi alpeso dell’asse di Carisius (B4), sebbene il dupondio(C1) sia stato coniato in bronzo.

Riguardo alle emissioni di sesterzi e dupondi diarea hispanica, deve essere ritenuta del tutto infon-data l’attribuzione di queste emissioni13 ad epoca«posteriore al 27 a.C., ma anteriore al 23 a.C.», inrelazione alla mancata menzione della tribunicia po-testas, dove l’epigrafia monetale indica solo Augu-stus come IMP AVG DIVI F:14 innanzi tutto, propriosulle emissioni di Gades, la cui datazione al 19 a.C.non ha suscitato perplessità, l’Imperatore è indicatocome AVGVSTVS DIVI F, quindi senza la menzionedella tribunicia potestas; in secondo luogo, nonavrebbe alcun senso ponderale l’esistenza in area hi-spanica di sesterzi e dupondi in rame, rispettivamentedel peso di ca 40,00g e di ca 20,00g, come per le seriedel nord-est, di Gades e di Emerita (per i soli dupon-di), in un periodo antecedente la riforma della zec-ca di Roma del 23 a.C., che, tra le altre cose, avevaimposto all’asse il peso di 10,00g. ed un valore ri-spettivamente di 1/4 di sesterzio e di 1/2 dupondio,rendendo verosimile per l’equivalenza i valori di ca40,00 grammi per i sesterzi e di ca 20,00 grammi peri dupondi coniati in bronzo.

Con l’intervento di Vipsanius Agrippa, a partiredal 19 a.C., si prospetta il definitivo abbandono diuna prima parte dei parametri della zecca di Roma,segnatamente la coniazione delle emissioni in orical-co, lega che doveva comportare non poche difficol-tà sia per l’approvvigionamento metallico così comeper la manifattura, mentre si conferma senza ulterioriperplessità che il nominale portante delle emissioniromane restava, al pari delle coniazione a nome diCarisius, l’asse (C2), allineato sui valori ponderalidella zecca di Roma.

4. CONCLUSIONI

Le prime emissioni della zecca di Emerita con-sentono di porre in relazione tra loro coniazioni apieno diritto provinciali, pur se di respiro «colonia-le», destinate, almeno nei progetti dell’amministra-zione romana, ad un’ampia circolazione, con le suc-cessive serie di diretta emanazione centrale, chemostrano con immediatezza i limiti strutturali dellariforma romana, affiancate quindi da una produzio-ne, quella dell’età di Vipsanius Agrippa, ancorain relazione con le norme centrali, ma nella neces-sità di introdurre delle varianti strutturali, pur cercan-do di mantenere un elevato livello di aderenza con iparametri romani, quali l’abbandono dell’oricalco in11 Per i sesterzi ed i dupondi in rame di Gades, cfr. García-

Bellido - Blázquez 2001, Gades, 146-154.12 Per i sesterzi ed i dupondi in rame della zecca del nord-

est, cfr. García-Bellido - Blázquez 2001, Noroeste, emisionesmonetales del, 287-288.

13 Per la zecca del nord-est, cfr. RPC, 67-68, n. 1-4.14 Cfr. tra gli altri, RPC, 67.

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favore del bronzo ed accogliendo, de facto se non deiure, la necessità di produrre in sostanza una solaspecie monetale, l’asse (C3) che già in precedenzacon le serie di Carisius di era mostrato il più apprez-zato ed accettato sul mercato.

La breve indagine dei tre gruppi (A-C) delleemissioni della zecca lusitana evidenzia alcune que-stioni storiche e numismatiche che a mio avviso nonhanno ancora trovato nel loro insieme un’adeguatacomposizione:

— innanzi tutto (A1-A4) l’esistenza di strutturemetrologiche autonome nelle varie aree hispanicheancora in epoca augustea, realtà con le quali l’am-ministrazione romana doveva confrontarsi ogni qualvolta si accingeva ad organizzare una produzionemonetale provinciale, sia che avesse una natura «co-loniale», sia «urbica», con un minore profilo di di-stribuzione e di circolazione;

— si conferma la complessità strutturale ed ap-plicativa della riforma della zecca di Roma, la qua-le con evidenza si presenta con decise connotazioni«tardo-repubblicane», mostrando immediatamente lapropria impossibilità a risolvere le esigenze econo-miche e produttive che si erano venute a creare conil nuovo assetto politico dei territori di Roma;

— il tentativo di regionalizzare la produzionemonetale (B1-B4) posto in essere con le coniazionidi Carisius della zecca di Emerita non trova una ri-spondenza nella circolazione e viene di fatto abban-donato, sebbene appaia evidente una sorta di relazionecon le precedenti serie provinciali (A1-A4);

— lo schema della riforma, almeno in quelle partiche sembravano compatibili con la realtà economi-ca e di circolazione, viene in qualche modo recupe-rata dalla successiva organizzazione delle emissionidella zecca lusitana ad opera di Vipsanius Agrippa,con un palese confronto con le più diffuse serie diCarisius, l’asse (B3-B4), e l’introduzione del dupon-dio di rame, un evidente manovra per aggirare ilduplice ostacolo posto dall’impiego dell’oricalco: ladifficoltà di manifattura e la scarsa fortuna nella cir-colazione in età augustea in relazione al cambio conle monete di rame (o bronzo);

— a corollario della breve disamina sulle emissio-ni alto-augustee della zecca di Emerita si presental’opportunità della discussione circa il possibile ripo-sizionamento cronologico delle coniazioni di sester-zi e dupondi, sia della città lusitana quanto di quellidi area del nord-est, nell’epoca dell’intervento diVipsanius Agrippa nella guerra cantabrica nel 19 a.C.

— se accolto il quadro complessivo dell’interven-to monetale in area hispanica da parte di Vipsanius

Agrippa, con le emissioni delle zecche di Gades, diarea del nord-est e di Emerita, si potrebbe ipotizza-re l’esistenza di un expected coin, ovvero sia il no-minale maggiore, del valore di un sesterzio per leserie di quest’ultima zecca, l’esemplare più pesantedel gruppo C, oggi limitato al solo dupondio, al paridi quanto registrato per le altre due serie monetali(Gades e del nord-est).

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