La modification: un voyage initiatique ou de la mémoire

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La modification un voyage initiatique ou de la mémoire Una delle difficoltà principali che si riscontrano nell’approccio a questo romanzo è quella di trovare un passaggio, una linea guida attraverso l’inesauribile quantità di tematiche che presenta, ad ogni lettura successiva alla prima appaiono nuovi elementi e si colgono sfumature ancora più sottili. Ci troviamo davanti ad un romanzo labirintico, che si sposta e si sviluppa man mano che la lettura procede, si nutre dell’immaginario stesso del lettore. Un’opera viva, in continuo divenire. Quella con cui Michel Butor ipnotizza il lettore è una scrittura stratificata che si sposta lungo tutti i livelli del tempo e dello spazio e che, proprio quando si ha l’impressione di essere finalmente arrivati a chiudere il cerchio, o uno dei vari cerchi, di aver colto la traccia nascosta, ecco che appaiono altri segnali, elementi che erano passati inosservati e che improvvisamente si mostrano in tutto il loro potere suggestivo. La forza delle parole butoriane risiede principalmente nel loro valore simbolico, o meglio nel valore simbolico che gli viene dato dall’autore, dal contesto e dal lettore. (…) le livre va permettre au lecteur de retrouver la signification oubliée, méconnue, inaperçue, des mot qu’il emploie lui-même en dehors du livre… le mot vidé d’un certain nombre de ses significations est chargé de significations nouvelles… et ces significations nouvelles se révèlent peu à peu être les significations

Transcript of La modification: un voyage initiatique ou de la mémoire

La modification

un voyage initiatique ou de la mémoire

Una delle difficoltà principali che si riscontrano nell’approccio a

questo romanzo è quella di trovare un passaggio, una linea guida

attraverso l’inesauribile quantità di tematiche che presenta, ad ogni

lettura successiva alla prima appaiono nuovi elementi e si colgono

sfumature ancora più sottili.

Ci troviamo davanti ad un romanzo labirintico, che si sposta e si

sviluppa man mano che la lettura procede, si nutre dell’immaginario

stesso del lettore. Un’opera viva, in continuo divenire.

Quella con cui Michel Butor ipnotizza il lettore è una scrittura

stratificata che si sposta lungo tutti i livelli del tempo e dello spazio

e che, proprio quando si ha l’impressione di essere finalmente arrivati

a chiudere il cerchio, o uno dei vari cerchi, di aver colto la traccia

nascosta, ecco che appaiono altri segnali, elementi che erano passati

inosservati e che improvvisamente si mostrano in tutto il loro potere

suggestivo.

La forza delle parole butoriane risiede principalmente nel loro valore

simbolico, o meglio nel valore simbolico che gli viene dato dall’autore,

dal contesto e dal lettore.

(…) le livre va permettre au lecteur de retrouver lasignification oubliée, méconnue, inaperçue, des motqu’il emploie lui-même en dehors du livre… le mot vidéd’un certain nombre de ses significations est chargé designifications nouvelles… et ces significationsnouvelles se révèlent peu à peu être les significations

anciennes dont celles qu’on avait au point de départn’étaient qu’une ombre, n’étaient que les cendres…1

Ne La Modification l’elemento che risulta evidente, anche agli occhi di un

lettore poco attento, è che, principalmente, sono in atto una

disintegrazione e una successiva ricomposizione, una rinascita della

parola, del testo, del simbolo e dell’io.

Tutto viene scomposto, frammentato, fatto, impunemente e inesorabilmente,

a brandelli e poi riassemblato. Ha così luogo una trasformazione, o

modificazione, imprevista, che conduce l’eroe, Lèon Delmont, ad un

epilogo completamente diverso da quello che si era prefigurato salendo

sul quel vagone di terza classe che lo avrebbe condotto fino a Roma.

I nuclei tematici presenti in questo romanzo sono moltissimi, ma sarebbe

stato un gesto troppo azzardato cercare di analizzarli tutti uno ad uno

pretendendo dargli la giusta attenzione e rilevanza.

È un’opzione impraticabile anche quella di isolare e presentare

singolarmente un tema alla volta, in quanto ognuno di essi ricopre, in

maniera più o meno evidente, una parte nello sviluppo degli altri.

In questa sede, quindi, dovendo fare una scelta, mi focalizzerò su

quello che, dai più, è stato definito un pellegrinaggio iniziatico, tema

che vanta celebri predecessori cito tra i tanti l’Odissea, Le

Metamorfosi, La Ricerca del sacro Graal, La Divina Commedia.

La Modification, infatti, è il racconto di un viaggio materiale e

spirituale.

Il romanzo inizia con la partenza del protagonista per Roma, cosa

abituale per Léon Delmont, questo è il suo nome, in quanto periodicamente

deve recarsi a nella capitale Italiana per motivi lavorativi, questo

1 G. Charbonier,Entretiens, in Francoise Van Rossum-Guyon, Critique du roman, pag 260,ed. Gallimard, 1970

viaggio però è diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto fino a quel

momento: è il viaggio verso la libertà definitiva, la concretizzazione

del taglio netto e definitivo con la sua vecchia vita, grigia e noiosa a

fianco della moglie che l’eroe agognava ormai da tempo.

Questa partenza ai suoi occhi rappresenta il simbolo del suo completo

riscatto.

In realtà, il nostro protagonista, non ha la giusta prospettiva su quella

che è la realtà, potremmo quasi dire che il piano per la sua redenzione

affonda le radici in presupposti erronei e, come poi si vedrà,

inattuabili. Quello che Léon Delmont intraprende è certamente un viaggio

verso la libertà, ma non quella da lui immaginata, che non si

concretizza come si era prospettato; la risoluzione infatti, è totalmente

diversa da quella che immaginava, è più complessa, più pericolosa e

soprattutto è solo l’inizio di un ulteriore percorso dal destino incerto.

Che lo si definisca una matrioska o un vaso di Pandora, ossia in base

alla recezione soggettiva degli indizi, se in maniera lineare o

altrimenti caotica ed esplosiva, non cambia il fatto che ogni singolo

elemento presente nel romanzo non è lasciato a caso.

La scrittura di Butor non lascia nulla a caso.

Enumerare e spiegare tutti gli elementi significativi incontrati durante

questo tortuoso percorso che è la lettura di questo romanzo è

estremamente complicato e, in un modo o nell’altro, rimarrebbe fuori

qualcosa, perché dimenticato o semplicemente, e molto più probabilmente,

non colto.

Strettamente connessi con questa tematica sono l’immagine del treno e il

sua funzione nell’economia del racconto, il ruolo della memoria come

meccanismo di attivazione della coscienza del protagonista, il sogno

premonitore come cuore pulsante e rappresentazione metaforica del viaggio

iniziatico che deve fare il protagonista attraverso se stesso per

ritrovare la sua identità e la verità che aveva sotterrato sotto

un’infinità di menzogne.

Tematiche

Il viaggio in treno gioca un ruolo importante sia nel campo del reale in

quanto implica uno spostamento fisico da un luogo all’altro lungo un

preciso percorso, sebbene in orari diversi percorre le tappe abituali e

questo fa si che le fermate siano collegate ad una serie di ricordi,

volontari o meno, che spostano lungo una linea temporale molto più ampia

delle 21 ore di viaggio verso Roma, inoltre, come ogni viaggio

iniziatico, il viaggio in treno è disseminato di pericoli, i ricordi,

infatti, sono delle serie e concrete minacce alla realizzazione del suo

obbiettivo.

Bisogna inoltre aggiungere che le condizioni del viaggio quali la

solitudine, l’anonimato e lo spaesamento sono le condizioni ideali

affinché il protagonista possa focalizzarsi sulla dimensione interiore, o

per meglio dire, affinché questa prenda il sopravvento su di lui.

Léon si trova imprigionato nel treno, costretto ad una relativa

immobilità nell’attesa dell’arrivo a destinazione, in uno scenario dove

il treno rappresenta il suo inconscio l’eroe si scopre essere una preda

facile di tutti i fantasmi che popolano la sua memoria

Vous voici revenu, l’esprit toujours empli de cetteagitation qui n’a fait que croître et s’obscurcirdepuis que se train s’est mis en marche à Paris, lecorps fourmillant de ces pincements de fatigue sefaisant de quart d’heure en quart d’heure plus aigus ,intervenant de plus en plus violents dans le cours devos pensées,

(…)toutes bouleversées dans cette organisation de votrevie qui est en train de s’accomplir, de se déroulerimplacablement sans qu’y soit pour rien votre volonté,cette métamorphose obscure dont, vous le sentez bien,vous ne percevez qu’une minime zone , dont les tenantset aboutissants vous demeurent en grande partie

inconnus et sur lesquels il vous serait si nécessairede projeter quelque lueur .. 2

Il viaggiatore in questo viaggio è quindi costretto ad un faccia a faccia

con se stesso.

Lo spostamento fisico del treno e quello di prospettiva che avviene

nell’interiorità del protagonista non sono solamente paralleli ma vanno

anche di pari passo, man mano che il treno si avvicina a Roma la

trasformazione interiore diventa esponenzialmente più vertiginosa.

La memoria ricopre così un ruolo principe all’interno di questo percorso

proprio perché Léon è un uomo che rifiuta il suo passato senza rendersi

conto che il presente ne è il prodotto e così anche il futuro, non è

quindi possibile trovare una via d’uscita se non si è consapevoli delle

proprie fondamenta personali, culturali e storiche. Le domande che

aleggiano durante tutto lo scorrere del libro, prima poste dal fantasma

del grand Veneur e alla fine pronunciate dal suo doppio alla fine

dell’incubo

Qui êtes-vous ? Où allez-vous ? Que cherchez-vous ? Quiaimez-vous ? Que voulez-vous? Qu’attendez-vous ? Quesentez-vous ? Me voyez-vous? M’entendez-vous?3

sono le questioni cardine che ogni individuo dovrebbe porsi e a cui

dovrebbe saper rispondere, indispensabili per definire l’individuo. Ogni

individuo.

L’eroe è un uomo qualunque che vive un dramma interiore, è alienato e

distante sia materialmente che emotivamente dal mondo

Dans ce procès, cette modification, le héro est seul enjeu. C’est dans sa tête que tout se passe, se sont ses

2 M. Butor, La modification, les èditions de minuit, 1957, pag 2343 M. Butor, op. cit., pag 252

projets qui se modifient. Et c’est aussi parce que lesautres sont absents, parce qu’ils ne sont pas dessujets auxquels il pourrait se confronter dans unevéritable lutte pour la reconnaissance mais le pursupport d’un certain nombre d’illusions, qu’il sedésagrège. A distance du héros, radicalement absentes,Cécile et Henriette interviennent cependant dans lamodification qui se produit en lui . être absent pourun être humain, c’est comme l’a bien montré Sartre,« une manière particulière d’être présent ». 4

La presenza “dell’altro” nel campo della coscienza dell’eroe si

manifesta fin dalle prime pagine

vous vous soyez réveillé ce matin (…) vous avez vu lescheveux autrefois noirs, et son dos se détachant devantla première lumière terne et décourageante, doucement,brusquement, au travers de sa chemise de nuit blancheun peu transparente, se dessinant de plus en plus àmesure qu’elle écartait et repliait bruyamment lesvolets de fer aux fentes chargées de la poussièrecotonneuse et charbonneuse de la ville, avec ici et làquelques point de rouille comme du sang coagulé.5

Osserviamo quindi che fin dall’inizio del viaggio il pensiero di Léon

torna costantemente alla moglie.

Questo ci rivela che in realtà l’eroe non è partito da solo, come egli

stesso vorrebbe credere, è costantemente assediato dal ricordo della

moglie, della famiglia, della casa, della sua vita parallela con

l’amante.

La ricostruzione ossessiva di episodi passati che sembrava aver

dimenticato, ma improvvisamente tornati alla memoria, lo conduce

attraverso una foresta di rispondenze tra ricordi, immagini e sensazioni

fino a dissotterrare quello che potremmo definire il « souvenir fatal » ,

il ricordo che segna la svolta definitiva, che una volta liberato da

quell’angolo remoto dell’inconscio dove era stato accuratamente nascosto,

inesorabile e letale, inizia a corrodere sempre più rapidamente le sue

4 F. Van Rossum-Gyon, La critique du roman, éd.Gallimard, 1970, pag 168 5 M. Butor, op. cit., pag 16-17

sicurezze, il suo apparentemente solido, consapevole e risolutivo piano

di salvezza.

È l’inizio della crollo rovinoso di tutte le sovrastrutture dietro cui si

era trincerato, ma è anche il vero primo passo verso la verità.

Appare quindi chiaro che, in questo viaggio, un altro elemento

d’importanza capitale è la memoria inconsapevole, una memoria spesso

scomoda, non digerita ma fondamentale per il recupero di se stesso.

L’eroe attraverso i ricordi, volontari o involontari, inizia a prendere

coscienza di quello che, già allora, fu un iniziale ma definitivo scacco,

che sebbene rimosso e ignorato fino a quel momento aveva lasciato in

segno indelebile.

Il “ricordo fatale” a cui facciamo riferimento è il disastroso viaggio

fatto a Parigi con Cécile dove lei, non essendo più a Roma, nella città

mitica di cui è ambasciatrice, rivelatrice e guida dei suoi oscuri

misteri, improvvisamente viene spogliata di tutto il fascino che

esercitava su di lui

(…)vous tentiez d’écarter ou de recouvrir cetteinfidélité, cet exil, qui glissaient de plus en plusopaques entre vous, mais déjà vous étiez comme lefiancé qui serre inutilement dans ses bras le cadavrede son amie, cette présence mensongère ne faisantqu’accentuer la douleur et l’évidence de sa perte, déjàcommençait sa métamorphose en ce fantôme qu’elleallait être pour vous tout au long de son séjour àParis.6

Cécile diventa quasi una sconosciuta e Léon a sua volta torna ad essere

se stesso, ossia

Une bien piètre image, toujours brisée, toujours parbribes, toujours n’atteignant qu’une partie de vous.7

6 M. Butor, op. cit., pag 1507 M. Butor, op. cit., pag 143

La rottura definitiva si concretizza quando il protagonista, durante una

cena a casa sua, ha l’impressione che tra la moglie e l’amante si sia

instaurata una sorta di complicità

Henriette finirait par avoir la victoire, non pointdans le combat, mais pour une contamination de sonadversaire, non point contre elle, mais contre vous ;toutes deux vous accableraient, toutes deux désolées etdéçues ; toutes deux se liguant auraient raison devous, ruine, cadavre conservant l’apparence de vie,continuant à remplir ses insignifiantes, ses odieusestâches, toutes deux pleurant silencieuses ethaïssantes, sur le désastre de leurs espoirs et lemensonge de votre amour. 8

Eccolo quindi il « souvenir fatal » che

Vous entendez déjà souffler et hurler derrière lesportes de votre tête, derrière ce grillage dessiné suele tapis de fer qui les retient à peine, qu’ilsébranlent et commençent à tordre, perdu parmi leslambeaux de ce projet que vous croyez si solide, siparfaitement agencé, bien loin d’imaginer que toutesces fissures, à l’occasion de miettes et de poussières,de tout un essaim d’événements insectes conjugués,savamment érodant les écrous, les écrans de votre viequotidienne et de ses contrepoids, que toutes cesdéchirures irrémédiablement allaient s’y dessiner, vouslivrant aux démons non de vous seulement, mais de tousceux de votre race.

La fine del sogno idilliaco e l’inizio del vero percorso verso sua

profonda e reale liberazione.

Pourquoi ce souvenir fatal vous a-t-il été rendu alorsque vous auriez pu vivre tous deux, dans l’ignorance,au moins pour quelque temps.. ?9

La memoria, come Virgilio per Dante, è la guida di questo pellegrino

della modernità in un viaggio impervio e irto di pericoli. La strada

verso la consapevolezza non è mai facile. 8 M. Butor, op. cit., pag. 1879 M. Butor, op. cit., pag. 192

Quando si realizzerà, il ricongiungimento col reale o, per meglio dire,

il ritorno alla realtà che aveva perso di vista, gli permetterà di

rivalutare le sue posizioni e avere una panoramica realistica sul da

farsi, soprattutto raggiungerà la consapevolezza dei suoi limiti e delle

sue effettive capacità.

In realtà l’intero viaggio verso Roma è un viaggio attraverso se stesso,

alla ricerca di quell’io che ha perso tempo addietro, un percorso verso

la consapevolezza e verso la verità, una riconquista del reale.

Il progetto però, così come era stato pensato da Léon, naufraga durante

le 21 ore di viaggio in quanto fondato su presupposti sbagliati, sulla

totale assenza della memoria, rifiuto della stessa.

Fin dall’inizio risulta chiaro che la condizione iniziale del

protagonista consiste nella negazione di se stesso, di quasi tutti quelli

che sono gli elementi costitutivi della sua identità

Vos yeux sont mal ouverts, comme voilés de fuméelégère, vos paupières sensibles et mal lubrifiées, vostempes crispées10

Léon non è quindi in grado di vedere con chiarezza la realtà.

Quello che in più di un punto del romanzo il protagonista ammette di non

comprendere, il mistero romano che non riuscirà a spiegarsi, in realtà

è il riflesso del rifiuto del suo passato personale, una ricusazione

che gl’impedisce la comprensione dell’immediato presente e ovviamente gli

oscura il futuro.

10 Michel Butor, La Modification, pg 7

Léon è alla ricerca dei padri fondatori, degli antenati, ma di quelli

sbagliati perché alla luce dei fatti lui sta esattamente rinnegando i

suoi.

Esattamente quello che gli dice la sibilla

« pourquoi ne me parles-tu pas ? t’imagines-tu que jene sais pas que toi aussi tu vas à la recherche de tonpère afin qu’il t’enseigne l’avenir de ta race ? »

Alors dans une sorte de hoquet bégayant : « non, cen’est pas la peine de rire de moi, je ne veux rien,Sibylle, je ne veux que sortir de là, rentrer chez moi,reprendre le chemin que j’avais commencé ; et, puisquevous parlez ma langue, ayez un peu de pitié de monabaissement, de cette incapacité où je suis de voushonorer, de vous dire le mots qui vous conviendraient,qui mettraient en branle votre réponse.11

Ecco palesarsi un altro grande problema: l’incomunicabilità che affligge

per gran parte del viaggio il protagonista, lo limita nel rapporto con i

figli e la moglie, con l’amante e con se stesso.

È un dramma da cui è afflitto per gran parte del viaggio finché, alla

fine, non arriverà a pronunciare « je », ossia l’affermazione e la presa

di coscienza dell’io, e sarà il momento in cui finalmente riuscirà a

porre le domande giuste.

Nel dialogo con la sibilla viene illustrato quello che sarà

“l’equipaggiamento” dell’eroe all’inizio del viaggio

Ne sont-ils pas là sur ces feuilles du guide bleu de égarés12 ?

- Hélas, il n’y sont plus, Sybille, et même s’ils y sont,je ne puis pas les lire.

11 M. Butor, op. cit., pg 213-1412 « soit quelque chose d’analogue à l’ouvrage du philosophe juif Maïmonide, le Guide des indécis, généralement nommé « guide des égarés » » da Michel Leiris, le réalisme mytologique de Michel Butor, in Critique, n°129, febbraio 1958

- Va, je puis bien te munir de ces deux gâteaux brûlés dans le four, mais je doute à t’entrevoir que tu reviennes jamais à la lumière.

- N’y a-t-il pas aussi un rameau d’or pour me guider et m’ouvrir les grilles ?

- Non, point pour toi, point pour ceux qui sont étrangersà leurs désirs ; tu ne pourras te fier qu’à cette loueur incertaine qui apparaîtra dès l’extinction de cepauvre feu.13

Appare subito evidente che Léon parte da una posizione di svantaggio, sia

psicologica che materiale, in quanto non è in possesso di tutti gli

strumenti necessari per affrontare questo viaggio, non gli viene nemmeno

dato il rametto d’oro che avrebbe potuto fargli da guida e “aprirgli le

porte” perché ancora estraneo ai suoi desideri, ossia a se stesso.

La stessa sibilla esprime con chiarezza i suoi dubbi su un eventuale

esito positivo del viaggio.

L’eroe, per quasi tutta la durata del percorso, si rivelerà incapace di

parlare, non riuscirà a rispondere alle domande che gli verranno poste

dal papa

O toi, paralysé, au milieu de l’air à mes pieds,incapable de remuer tes lèvres et même de fermer tespaupières pour échapper à mon apparition,14

e verrà condannato dal Roi du Jugement

ce n’est pas moi qui te condamne, ce sont tous ceux quim’accompagnent et leurs ancêtres, ce sont tous ceux quit’accompagnent et leurs enfants.15

Quello che ci troviamo davanti è un eroe atipico, totalmente agli

antipodi dei suoi illustri predecessori, ma anche in questo caso, come

13 M. Butor, op. cit., pag 21414 M. Butor, op. cit., pag 25815 M. Butor, op. cit., pag 260

per i suoi predecessori, la discesa agli inferi è una prova e una

ricerca al tempo stesso. Man mano che procediamo nella foresta di simboli

che l’autore ha sapientemente saputo creare possiamo constatare che

siamo sempre più persi, confusi, in difficoltà, perché ci sfugge il senso

lineare del racconto.

Siamo smarriti anche noi, come Léon Delmont, nella foresta di un

ipotetico libro, nel suo sogno che, simbolicamente come l’oblio, ovvero

l’assenza di memoria, si identifica con la morte.

Come abbiamo più volte detto fin dall’inizio, l’eroe è connotato dal suo

rifiuto del passato, una ferma volontà di cancellarlo, di andare avanti e

riscrivere la sua storia ex novo, una storia che a suo avviso renderebbe

giustizia alla sue potenzialità non ancora sfruttate per cause di forza

maggiore. Queste premesse indicano e spiegano le limitazioni percettive

del punto di vista da cui Léon guarda e considera tutte le cose inerenti

alla sua esistenza.

Quello del nostro viaggio è un eroe inusuale, o forse semplicemente

moderno, perché privo degli strumenti per affrontare, con buone speranze

di riuscita, il percorso che ha deciso d’intraprendere.

Léon causa della la sua pretesa di fare tabula rasa si è auto mutilato,

il suo viaggio non termina quindi con la fine del romanzo, con esso

termina solo la prima parte del suo percorso, quella della consapevolezza

di se stesso e della presa di coscienza della realtà, il vero viaggio è

ancora lungo, incerto e non privo di pericoli.

Il libro ancora deve essere scritto.

È nel sogno che il passaggio, la modificazione, si compie

Quando l’eroe arriva a porta Maggiore incontra Giano16, figura

emblematica, il più antico degli dei romani, era considerato spirito

protettore di ogni porta e d’ogni inizio, si riteneva che aprisse e

chiudesse le porte, specialmente in senso simbolico.

Voici maintenant la porte Majeure (…) devant laquelle,sur une chaise curule, est assis quelqu’un, nettementplus grand qu’un homme, avec non point un seul maisdeux visages, celui tourné vers le malheureux seplissant dans un rire en lui criant : « tu ne pourrasjamais revenir », mais l’autre tourné vers la porte,vers la ville, dans le même sens que le sien, le visagequ’il ne voit pas, il entend qu’il crie lui aussi, pluslonguement, plus sourdement,17

due volti quindi, uno rivolto al passato e uno al futuro, Giano dio delle

porte, ma anche della pace e del futuro.

Rivolgendosi al pellegrino il dio bicefalo dice

« entre, la porte est grande ouverte, et de mon autrevisage je surveillerai tes premiers pas ; aucune autresolution ne te demeure : je ne puis que fermer la routederrière toi et t’assurer qu’elle est fermée, » 18

come, prima ancora, gli aveva detto il traghettatore

« Tu désirais aller à Rome, je le sais bien, je teconnais ; il n’est plus temps de reculer, je t’ymène »19

« Tu ne pourras jamais revenir »20

La soglia è stata oltrepassata. Il passaggio è irreversibile.

16 Il più antico degli dei italici. Si diceva avesse regnato nella penisolaitalica prima di Saturno e di Giove. Era sempre invocato prima di tutte le altredivinità nelle preghiere e nei sacrifici. Protettore delle partenze e deiritorni venne raffigurato come bifronte o quadrifronte. Gli erano sacri tutti ipassaggi e specialmente gli archi con due o più porte che sorgevano neicrocicchi e che davano adito alle vie più frequentate.17 M. Butor, op. cit., pag 22318 M. Butor, op. cit., pag 22919 M. Butor, op. cit., pag 21920 M. Butor, op. cit., pag 223

Il velo che Léon ha davanti agli occhi sta iniziando ad assottigliarsi,

l’eroe si sta avvicinando alla totale comprensione della realtà e alla

consapevolezza di se stesso. Mancano però ancora alcuni passaggi.

Infatti il viaggiatore riferendosi al personaggio indeterminato del libro

immaginario lo definisce

Ce personnage embryonnaire qui se débat dans un sous-paysage encore mal formé21

Man mano che procediamo l’incubo aumenta il ritmo e si popola di

personaggi che rappresentano allo stesso tempo le diverse espressioni

della personalità del sognatore22 e le rappresentazioni di questo padre

di cui è in cerca fin dall’inizio (l’antichità, eredità culturale,

antenati).

A questo punto le referenze religiose aumentano vertiginosamente e, pur

continuando a permanere il leitmotiv dell’incomunicabilità, viene ad

assumente la centralità il tema del giudizio

Derrière une longue table, un homme aux grosses mainsvous parle mais vous ne comprenez pas ce qu’il vousdit ; vous regardez autour de vous tous ces gardeshochant la tête, de la pitié dans leurs yeux. Hommes etfemmes, celles-ci vêtues de voiles blancs et noirs.23

Le immagini che si susseguono in questa sequenza del sogno richiamano sia

il Giudizio universale di Michelangelo di cui ritroviamo un particolare,

due anni prima, nella carrozza del treno che prende per tornare a Parigi

Vous vous êtes installé dans votre compartiment en faced’une photographie en couleurs représentant un desdétails de la Sixtine, un des damnés cherchant à secacher les yeux24

21 M. Butor, op. cit., pag 23122 La psicanalisi ritiene che tutti i personaggi che popolano la dimensione onirica siano proiezioni dell’io.23 M. Butor, op. cit., pag 24724 M. Butor, op. cit. pag. 99

e il Giudizio universale di Pietro Cavallini

ce premier secret romain qu’elle vous a dévoilé25

a questo punto bisogna aprire una parentesi sulla figura di Cécile sulla

cui immagine, fino ad ora luminosa e salvifica, calano delle ombre.

Si scopre che è venuta meno al suo ruolo di guida, quasi spirituale, di

Roma.

Lei, ambasciatrice della luce, dei misteri e della bellezza della città

eterna si rifiuta di aprirgli le porte di quello che era il mondo

cattolico, quindi della sua storia e delle sue radici, di quello cioè di

cui ha bisogno per ricomporre i frammenti in cui è stato smembrato.

È significativo il seguente passaggio per comprendere quanto forte sia la

mancanza che già allora Lèon, prima di questo viaggio, percepiva

La statue était là comme un fantôme dans un grenier et,surtout, vous sentiez en allant d’un lieu à l’autre,d’une œuvre à l’autre, que quelque chose d’essentielvous manquait, quelque chose qui était à votredisposition mais qu’il vous était interdit de voir àcause de Cécile, dont vous ne vouliez pas lui parler,mais dont vous saviez bien qu’elle y pensait aussi,hantés tous les deux par ces prophètes et ces sibylles,par ce Jugement absent, conscients tous les deux del’absurdité de vos promenades (…) puisque vous nesavez que trop bien tous les deux ce qu’il y avaitd’autre à Rome que ce Moïse, goûtant honteusement,douloureusement même devant la porte fermée de SanSeverino (…) trop certains que, si émouvante fût-elle,cette pieta n’aurait pu arranger les choses, combler levide.26

Avvisaglie anche queste di quello che sarà il fallimento del suo progetto

Léon già allora era parzialmente consapevole che sarebbe stato necessario

esplorare la Roma cristiana con la stessa attenzione adoperata per la

Roma pagana.

25 M. Butor, op.cit., pag 8326 M. Butor, op. cit., pag 173-74

Ed è questa la causa principale per cui il suo progetto idilliaco con

Cécile ha fallito, ha dovuto abbandonarla perché, sebbene

inconsapevolmente, lo ha privato di qualcosa di essenziale.

Paradossalmente è Henriette, la moglie da cui era deciso a scappare, il

ponte con la dimensione cristiana. Léon ricorda infatti l’episodio in cui

vede il Mosè di San Pietro in Vincoli che non è riuscito a vedere con

l’amante.

Vous vous souveniez d’avoir vu le Moïse (était-ce lorsde ce voyage avec Henriette ?) au milieu d’uneobscurité presque totale, éclairé, seul, violemment, detelle sorte que ses cornes semblaient véritablement descornes de lumière27.

Immagine che sembra far eco a

à travers les portes d’un temple, entre les colonnes,vous apercevrez une idole luisante avec une torchefumeuse er des nuages d’encens dont une bouffée vousatteindra28

Il romanzo di Butor è costituito da echi e rimandi costanti, man mano che

si procede nella lettura appaiono nuovi elementi connessi tra loro e con

tutti i precedenti e il confine tra l’uno è l’altro, ammesso che ci sia,

è davvero labile.

Ogni elemento in questo romanzo, dal più insignificante al più importante

è stato spogliato dall’autore del suo significato e riconfigurato in

questa nuova struttura.

L’intera opera è all’insegna di una rigenerazione costante, è questa la

sua forza.

Il sogno sta volgendo a termine abbiamo qui due momenti quello in cui

27 M. Butor, op. cit., pag. 17128 M. Butor, op. cit., pag. 241

malgré le désir qu’ils avaient d’écouter votredéfense, tous s’approchent les mais crispées pour fairecesser ce son torturant et inutile29

riferito alla voce di Léon, e il momento il cui

une porte s’ouvre derrière vous (…) suivi par quelqu’undont vous ne parvenez pas à distinguer bien les traits,qui a les mêmes vêtements que vous, mais intacts porteà la main une valise du même modèle que vous, semble unpeu plus âgé que vous. (..) la voix du nouvel arrivants’élève, merveilleusement intelligible..30

Qualcuno come lui ma che riesce a farsi sentire e a porre le domande

giuste, tutte le domande necessarie. La porta è qui intesa come passaggio

da un mondo all’altro, quindi da uno stato dell’anima all’altro. Dallo

stato embrionale a quello adulto.

Questo è il passaggio radicale, il vero e definitivo cambiamento.

Infine, dopo la trasformazione assistiamo alla liberazione dell’eroe

Votre corps s’est enfoncé dans la terre humide. Le cielau-dessus de vous s’est mis à zébrer d’éclairs, tandisque tombent grandes plaques de boue qui vousrecouvrent.31

Il ritorno dagli inferi sulla terra. Il viaggio onirico-iniziatico è

giunto a termine.

Adesso all’eroe non resta che concretizzare questa trasformazione

interiore anche nella vita reale, nel quotidiano

Il faut réussir à ouvrir complètement cette porte, vosjambes vous soutenant à peine. Il faut sortir.32

Arrivato alla fine del viaggio, e quindi del racconto, il personaggio che

abbiamo di fronte agli occhi nonostante sia diventato un uomo nuovo,

29 M. Butor, op. cit., pag 24830 M. Butor, op. cit., pag 25131 M.Butor, op. cit., pag 26932 M.Butor, op. cit., pag 270

abbia conquistato consapevolezza e abbia finalmente aperto gli occhi su

questa

émotion primitive où s’affirme avec tant de puissanceet de hauteur, au-dessus des ruines de tant demensonges la passion de l’existence et de la vérité.33

rimane un uomo condannato che non ha nessun’altra soluzione se non

constatare lo scacco subito

Je continuerai par conséquent ce faux travaildétériorant chez Scabelli à cause des enfants, à caused’Henriette, à cause de moi, a vivre a quinze place duPanthéon ; c’était une erreur de croire que jepourrais m’en échapper ;34

ma aggiunge anche

s’il n’y avait pas eu set ensemble de circonstances,cette donne du jeu, peut-être cette fissure béante enma personne ne se serait-elle pas produite cette nuit,mes illusions auraient-elles pu tenir encore quelquetemps, mais maintenant qu’elle s’est déclarée il nem’est plus possible d’espérer qu’elle se cicatrise ouque j’oublie, car elle donne sur une caverne qui estsa raison, présente à l’intérieur de moi depuislongtemps, et que je ne puis prétendre boucher, parcequ’elle est en communication avec une immense fissurehistorique.35

Dopo aver constatato lo scacco e la sua inevitabilità Léon riflette su

cosa sia accaduto e le ragioni che lo hanno condotto fino a quel punto, e

l’unica vera via d’uscita che gli si prospetta, è quella di scrivere un

libro sulla sua avventura, di riportare su carta il tortuoso percorso che

lo ha trasformato

Je ne puis espérer me sauver seul. (…)

33 M. Butor, op.cit., pag 23834 M.Butor, op. cit., pag 27235 M.Butor, op. cit., pag 274

Donc préparer, permettre, par exemple au moyen d’unlivre, à cette liberté future hors de notre portée, luipermettre, dans une mesure si infime soit-elle, de seconstituer, de s’établir, c’est la seule possibilitépour moi de jouir au moins de son reflet tellementadmirable et poignant sans qu’il puisse être questiond’apporter une réponse à cette énigme que désigne dansnotre conscience le nom de Rome, de rendre compte mêmegrossièrement de ce foyer d’émerveillements etd’obscurités.36

Conclusioni

Léon Delmont è un uomo mediocre e stanco della sua vita, un uomo che

accusa chi lo circonda di essere la causa principale dei suoi fallimenti,

delle sue sconfitte, della sua insopportabile e fastidiosa banalità che

sfocia inevitabilmente nell’anonimato. La continua necessità di negare o

36 M. Butor, op. cit., pag 274

contrapporsi all’altro per affermare e definire la propria identità

denuncia fin dalle prime righe quanto lui fosse estraneo a se stesso.

Abbiamo viaggiato per 313 pagine con quest’uomo, lo abbiamo seguito un

passo alla volta nei suoi processi mentali, nelle sue emozioni, siamo

stati dentro e fuori di lui, e durante questa frequentazione abbiamo

raccolto elementi che di per se sarebbero sufficienti per definirlo uno

sconfitto, ma arrivati a questo punto, dopo aver provato un profondo

disprezzo nei suoi confronti, scopriamo che si è aperta una crepa nelle

nostre giudicanti e moraliste certezze, improvvisamente appare chiaro che

il viaggio non lo ha intrapreso solo Léon: ognuno di noi, seguendo le sue

orme, ha mosso i suoi passi attraverso un personale viaggio alla

scoperta, o riscoperta, di se stesso, ognuno col suo dramma interiore,

con le proprie difficoltà.

Quello che più abbiamo disprezzato in Léon, l’incapacità di essere

onesto almeno con se stesso, il continuo deresponsabilizzarsi,

l’incomprensibile pretesa di eccezionalità pur non facendo nulla per

conseguirla è lo specchio in cui, almeno parzialmente, si riflette

ciascun il lettore.

Eccola l’ultima sorpresa di questo romanzo, la verità e l’universalità

del racconto che alla fine ci fanno amare il nostro limitato, mediocre e

grigio eroe, perché siamo tutti un po’ Lèon Delmont.

Quello che è accaduto a Léon, infatti, è un cambio radicale di

prospettiva da cui nessuno, nel corso della propria vita, è esente.

Il viaggio di Léon Delmont non termina con un successo, nemmeno con la

garanzia di un futuro migliore, solo con la consapevolezza di se stesso e

di quello che non è in grado di fare. Il pellegrinaggio non lo ha

condotto alla via d’uscita, ma gli ha mostrato quali sono i mezzi per

arrivarci, come può tentare di salvarsi adesso che sa esattamente quali

sono la sua condizione, la sua identità e la sua realtà.

Adesso è presente a se stesso e quindi può tentare.

Conosciamo i suoi buoni propositi, ma non sappiamo se li concretizzerà.

Sappiamo che scriverà un libro. Per essere precisi sappiamo che vorrebbe

scrivere un libro, che tornerà nella sua casa parigina a place du

Panthéon, da Henriette, dai suoi figli, dal suo lavoro mediocre.

Non sappiamo se riuscirà veramente ad uscire dell’empasse o se ricadrà

nell’errore.

Come scrive Simone Vierne

Mais si le voyage initiatique promet au départ unevéritable transmutation alchimique de l’être, gage dupouvoir de surmonter la Mort , tout voyageur n’arrivepas au port. Il peut se retrouver rejeté dans le mondeprofane, sans cesser toute fois d’entendre l’Appel deson être a une transformation radicale, et il ne peutque chanter « le vol qui n’ont pas fui ».37

37 Simon Vierne, Le voyage initiatique, in Romantisme, 1972, n°4

Bibliografia

Butor, Michel, La Modification, les èditions de minuit, 1957

Van Rossum-Guyon, Francoise, Critique du Roman, éditionsGallimard, 1970

ArticoliLeiris , Michel, Le réalisme mytologique de Michel Butor, in Critique,

n°129, febbraio 1958

Vierne, Simon, Le voyage initiatique, in Romantisme, 1972, n°4

Chavdarian Seda A., Michel Butor’s La Modification : The Revolution from Within, in The International Fiction Review, 13,n°1 , 1986

Del Prado, Javier, Du mythe à l’archéologie mythique, in Revistade Filología Francesa, n°7, 1995

Poirier, Jacques, Perdre le fil: Labyrinthes de la littérature Française moderne, in Amaltea. Revista de mitocrítica, vol.1, 2009