I Malaspina nel Registrum Magnum del Comune di Piacenza

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I MALASPINA E IL REGISTRUM MAGNUM DEL COMUNE DI PIACENZA Sandro Santini In un precedente studio (1) avevo cercato di esporre le ragioni per cui i Malaspina fossero giunti a stabilirsi in Lunigiana, nella loro qualità di eredi obertenghi. Parte della conoscenza dell’attività e della storia della famiglia è legata ai documenti trascritti nei 5 volumi del Registrum Magnum del Comune di Piacenza (2), preziosa fonte di informazione del Medioevo finale, sia per la Valtaro che per l’alta Lunigiana. Infatti la maggior attività della famiglia malaspiniana nell’XI e XII secolo è ancora incentrata in Lombardia, mentre in Lunigiana è importante la presenza della famiglia obertenga degli Estensi, legati al diploma di Enrico III del 1077 ad Ugo e Folco, in cui ritroviamo anche: Pontremoli, Filattiera, Castevoli, Verrucola, Marzarasco, Venegla, Comano, Panicale, San Caprasio, Martola, San Salvatore di Linari, Corcara, Valerano, Barderana, Bocagnola, Arcola, Madrignano, Ceula, Moneglia, Adarimo, Carodano, e Valle Piana. Nel RM compaiono anche diversi documenti ufficiali che trattano dei rapporti fra il Comune di Pontremoli e quello di Piacenza; in un primo momento alleati contro la potenza malaspiniana ed i Parmigiani; poi avversari, dopo la loro caduta. Compaiono anche gli Hena; questi discendenti dei Platoni, livellari degli Obertenghi in Valtaro, sono valvassori del castello di Ena (Valdena ) che sbarra la via per Pontremoli, sia sul Borgallo che sul Brattello.

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I MALASPINA E IL REGISTRUM MAGNUM DEL COMUNE DI PIACENZA

Sandro Santini

In un precedente studio (1) avevo cercato di esporre le ragioni per cui i Malaspina fossero giunti a stabilirsi in Lunigiana, nella loro qualità di eredi obertenghi.

Parte della conoscenza dell’attività e della storia dellafamiglia è legata ai documenti trascritti nei 5 volumi del Registrum Magnum del Comune di Piacenza (2), preziosa fonte di informazione del Medioevo finale, sia per la Valtaro che per l’alta Lunigiana.

Infatti la maggior attività della famiglia malaspiniana nell’XI e XII secolo è ancora incentrata in Lombardia, mentre in Lunigiana è importante la presenza della famiglia obertenga degli Estensi, legati al diploma di Enrico III del 1077 ad Ugo e Folco, in cui ritroviamo anche: Pontremoli, Filattiera, Castevoli, Verrucola, Marzarasco, Venegla, Comano, Panicale, San Caprasio, Martola, San Salvatore di Linari, Corcara, Valerano, Barderana, Bocagnola, Arcola, Madrignano, Ceula, Moneglia, Adarimo, Carodano, e Valle Piana.

Nel RM compaiono anche diversi documenti ufficiali che trattano dei rapporti fra il Comune di Pontremoli e quello di Piacenza; in un primo momento alleati contro lapotenza malaspiniana ed i Parmigiani; poi avversari, dopo la loro caduta.

Compaiono anche gli Hena; questi discendenti dei Platoni,livellari degli Obertenghi in Valtaro, sono valvassori del castello di Ena (Valdena ) che sbarra la via per Pontremoli, sia sul Borgallo che sul Brattello.

Degli Ena si prospetta di una loro parentela cognatizia con i Malaspina (3).

I Malaspina operano in Lunigiana attraverso una rete di milites, capitanei o valvassori, quali i Seratti alla Rocca Sigillina, i Corbellari a Virgoletta, Castiglione del Terziere e forse alla primitiva Villafranca, i del Brolo a Filattiera, i Bianchi di Moregnano, i da Vezzano, i Giudici a Zeri e in Valtaro i Rossi (seu de Platis) a Valdenae i Platoni in Torresana.

Ripercorrendo brevemente la genealogia sugli base degli studi del Nobili e del Pallavicino, troviamo che da Oberto I, capostipite degli Obertenghi (4) si giunge al secondogenito Oberto II sposato con Railenda dei contidi Piacenza, che ebbero tre figli (Adalberto Azzo I, da cui i duchi Guelfi e gli Estensi), Ugo e Oberto Obizzo. Da questi al figlio Alberto e al nipote Obizzo da cui sigiunge ad Alberto, vivente nel 1103 e morto nel 1140, detto Malaspina, capostipite della casata.

I Malaspina come tali, nascono quindi con l’Alberto della sesta generazione obertenga, discesi da Oberto II, secondo figlio di Oberto I, come anche gli Estensi. Ritroviamo Oberto Obizzo ed il figlio Alberto in un atto del 1053 in cui l’abate del monastero di Vigolo Marchese,fondato Oberto II forse intorno al 1010, promette di non alienare i beni donati dagli Obertenghi.Il monastero aveva ceduto altri beni a quello di san Venerio al Tino.Nel 1060, alla linea obertina passano i possessi del marchese Almerico II, morto nel 954, fra cui l’abbazia diSan Caprasio di Aulla.

Il nome Malaspina compare nel Registrum Magnum, la prima volta, il 3 novembre del 1130 “foris rocam de Perduca” a Travopiacentino (5) e tratta di un pegno di terreni dei Malaspina a Felina, che era come Perduca, feudo obertengo( 6).

I Malaspina come eredi obertenghi, erano già in possesso di gran parte dei beni della pars beneficiaria del monastero di Bobbio a cui si era opposto Gilberto di Aurillac, in quanto la pars veniva in genere allivellata e quindi non era restituibile.

Alberto partecipa anche nel 1084 (7) col padre Obizzo alla battaglia di Sorbara. Ebbe la stima di papa Innocenzo II e di Lotario tant’è che fu designato come arbitro nella vertenza di Monte Cassino fra Puglia e Calabria.

Fu poi coinvolto, anche se non interessato, nella lite per il possesso di monte Caprione, fra il vescovo di Lunie Guglielmo di Massa e del monte ne ebbe poi la metà. Si spense nel 1140/41 ed ebbe due figli, Obizzo e Guglielmo (8).

Da Alberto I nasce quindi Obizzo I il Grande, politico e condottiero, deceduto nel 1185. Questi conquista vasti territori ed il suo feudo si estende dalla val Trebbia, alla val Staffora, val Bormida, alla Lunigiana, Garfagnana e Toscana e Liguria; i beni in Tigullio, Cinque Terre e Levanto furono poi persi per acquisizioni di Genova e dei Fieschi. Obizzo fu anche un precursore della lotta contro i Comuni che cominciavano ad emanciparsi grazie allo sviluppo del commercio e degli scambi e si scontrò più volte con Piacenza, Lucca, Pisa Genova .

Le terre d’Obizzo poste, come ricordato, lungo le direttrici viarie, si trovavano infatti circondate da città come Genova, Piacenza e Tortona che minacciavano l’esistenza delle sue proprietà, anche per le mire che avevano sulla Lunigiana.

Il Comune di Piacenza, limitato nei suoi commerci dall’accerchiamento degli Obertenghi e loro alleati, necessitava di avere libero transito verso il mare per potere importare senza pedaggi le stoffe che producevano i suoi artigiani (9) ; di conseguenza con le buone o forse, spesso con le cattive, cercava di allontanarne i Malaspina .

Felina compare anche nel secondo e importantissimo atto (10) del 15 luglio 1141 quando arriva a conclusione il primo rapporto conflittuale fra il Comune piacentino e i Marchesi di cui non abbiamo notizie (11).

Qui, il15-7-1141 e 26-8-1141 (12), Guglielmo ed Obizzo cedono ai piacentini i loro beni nella corte di Compiano e Felina e ne vengono reinvestiti come feudo oblato; ricevono 150 lire e faranno giurare tutti gli uomini, eccetto quelli della Lunigiana, di cui forse non potevanonon solo fidarsi, ma dove insistevano numerosi possessi estensi (13), impegnandosi come vassalli, a proteggere Piacenza.

Il tutto avviene il 26 agosto, col divieto ai Malaspina di alienare i beni infeudati e con il giuramento di due uomini per famiglia.

Tuttavia l’opera piacentina non si ferma e il 5-8-1141 (14) a Cereseto di Compiano c’è la pace fra Piacentini edHomines della Val di Taro.

Questi, sollevati dall’influenza e dal giudizio dei seniores, Malaspina, Cavalcabò, Pallavicino e Gerardo di Cornazzano, cederanno i propri beni, allodiali e livellari al Comune, impegnandosi a fornire uomini armatia Piacenza in caso di guerra.

Indi il 7 agosto 1141, a Stradella in Valtaro, gli Ena, (15) cedono al Comune di Piacenza tutti i beni allodiali e livellari, eccetto quelli nella corte di Compiano, forse a causa dell’accordo coi Malaspina di cui gli Ena erano livellari.

Il 28 agosto 1147 a Corticelli, (16) si ripete con Pietro Scarpa e fratelli, anche loro reinvestiti come feudo oblato, ma obbligati a pacificarsi coi Malaspina.

Questi, sempre potenti e appoggiati quindi da Piacenza, l’11 luglio 1155 a Rivalta, (17) con Oberto e Opizzo, investono Alberto fu Pellegrino del feudo delle rocche diPreduca e Pietra Sillaria.

Nel 1155 Obizzo I compare in Tortona, assediata dal Barbarossa, ma già nel 1160 si impegna a fornire all’imperatore uomini e mezzi contro Milano e i suoi alleati (18) ; la sue capacità colpisconoevidentemente Federico I che gli propone di passare al suo fianco e poco dopo diventa vicario imperiale in Sardegna.

Distrutta Milano, nel 1164 Federico I al ritorno in Germania, emana una serie di conferme feudali a favore diaristocratici fedeli, fra cui i Malaspina, gli Alberti, gli Aldobrandeschi, i conti di Lomello, i marchesi di Monferrato, il vescovo di Lodi ed altri.(19)

Questa la parte del diploma del Barbarossa ad Opizzo che riguarda la Lunigiana, la Valtaro e la Liguria: … quod nos dilecto et carissimo fideli nostro Opizoni Malaspine marchioni pro suo magnifico e preclaro servitio et heredibus suis legittimi concedimus et confirmamus omnia que in Ianuensi marchia vel archiepiscopatu eius rationabiliter antecessores visi sunt habere tam in civitatemquam extra cum omnibus regali bus et cum omnibus his, que ad ipsorum marchiam tam in civitate quam extra cum omnibus regalibus et cum omnibus his, que ad ipsorum marchiam pertinere noscuntur , et cum omni honore et districtu et medietatem omnium eorum, que habuere in Lauania et valle Segestri, Castellum novum cum curia et sua omnia, que nunc iusto titulo habent in comitato lunensi,..curia de Aramo cum castello, Leuantum cum curia, quartam partem Riualte et curie, Coruariam cum curia, quartam partemBeuellini de castro et curia, Matrognani quartam partem castri et curie, Valerani quartam partem, Arcola quartam partem castri et curie, Ponzani quartam partem castri et curie, Masse quartam partem castri et curie, Ceruerie quarta parte castri et curie, quarta parte curia di Herberia, Aule quartam partem, quartam partem Vallis plane, medietatem Galise castri et curie, Montem totum cum curia, Trixianum cum tota curia et Groppum fuscum, Maluidum cum tota curiaet pedagio,Mulazanum cum tota curia, Cesolam cum tota curia, Filiterie quartama partem castri et curie, Beluedere cum tota curia, quartam partem Montislongi, Cerri cum tota curia, quartam partem curie de Cumano, in valle Tauri Enam cum tota curia, Tillietum cum tota curia, Degaletum Complanum cum tota curia, Fustacum Bedognam cum tota curia, PegamRubeam cum totam curim, Varixii cum omnibus que habent in curia… (20)

Va però tenuto presente che l’unica copia del manoscrittosi trova in possesso dei Malaspina e che, ai tempi, le notizie di possessi erano segnalate da loro ai cancellieri imperiali (21) e quindi potevano contenere inesattezze, più o meno volute.

Nel 1165 Obizzo aiuta i “nemici” genovesi contro i Pisani(22).

Nel 1166, Moroello di Obizzo, forte dei nuovi diritti di Federico I, si accampa vicino alla Turris, almeno non intendesse il nuovo Burgus de valli Tari,però citato solo nel 1195, ma non entra e non si spiega in quanto la zona faceva parte dei possessi bobbiesi allivellati agli Obertenghi e da loro concessi a secundi milites (23)

Nel 1167 Obizzo I guida le truppe imperiali per le vie del crinale lunigianese, salendo forse da Castiglione chiavarese, onde evitare Pontremoli occupata dalle truppedella Lega lombarda, sino a Pavia; si ripete nel 1267, Alberto Malaspina con altri, fra cui un dell’Andito (poi Landi), e guida Federico duca d’Austria lungo la stessa via per raggiungere Corradino di Svevia a Pisa, poiché laFrancigena era occupata a Pontremoli da Carlo d’Angiò.

Dopo di questo, Obizzo, passa con la Lega, forse per motivi religiosi, essendo Federico I scomunicato; forse politici, non fidandosi più della forza dell’imperatore sconfitto; forse perchè temeva che i suoi beni in Valtaro, vicini a quelli di Piacenza, potessero essere distrutti ( 24) e non si riaccosta al Barbarossa sino alla fine del conflitto.

Si accorda poi coi piacentini che gli affidano il comandodi 1000 cavalieri e 1000 fra fanti ed arcieri a loro spese, per cercare di liberare Tortona. Si impegnano a versargli 2000 lire, a proteggere i suoi interessi e la famiglia ed a estinguere alcuni debiti verso piacentini e cremonesi.

In cambio Obizzo si impegna a far risiedere in città uno dei figli con la moglie per la durata del conflitto.

Il primo congresso della Lega a Lodi nel 1168 è partecipato da 17 città e da Obizzo, che è presente sino al 1183 ( 25).

Nel 1173 il Malaspina si schiera coi Pisani e Fiorentini contro i Genovesi e Lucchesi (26)

Da Obizzo I il Grande originano tre figli, Obizzo II Malaspina, Alberto II e Moroello I Malaspina

Dal figlio Obizzo II nasce Corrado I dello Spino Secco e da Moroello I nasce Guglielmo, da cui Obizzino dello Spino Fiorito. Da Alberto nasce Caracosa che sposa Alberto dei Marchesi di Gavi e Massa Corsica.

Il RM, come anticipato, tratta anche dei Pontremolesi, allora in lotta coi Malaspina ( 27) e dei Piacentinini spesso protetti e nominati nei vari trattati; troppo importante la posizione dell’oppidum pontremolese, e così troviamo che Federico I a Reggio, il primo febbraio 1167, riconfermando antiche concessioni, concede loro le regalie di una zona di cui si determinano i confini, ( cirone, cavria, alpes, e altri) un pedaggio a Pontremoli, in cambio di 50 lire imperiali annue; in quell’anno invece dovranno fornire per 4 mesi 100 uomini per la spedizione a Roma e sud Italia.

Il 3 ottobre 1174 (28) , ritorna il problema del castellodi Preducca per cui Piacenza pagherà 2/300 lire ai Malaspina perché Obizzo e suo figlio, assieme ad Oberto diPreduca e figli non occupi mai Pietra Sillaria, e che Moroello e suo figlio faranno pace con Alberto di

Preducca; il tutto ad indicare problemi e difficoltà di rapporti fra i vari rami di legge longobarda.

Il 16 agosto 1181 (29) Obizzo Malaspina dichiara di averericevuto tutto quanto aveva da incassare dal comune di Piacenza meno 164 lire.

Il 15 marzo 1182 (30) avviene la concordia fra Piacenza e Pontremoli, a Bardi, che fu rotta poi dai Pontremolesi.

Il 27/3/1183 (31) a Parma, Moroello concede a Tedaldo deicomites di Lavagna, le rendite dei beni che hanno in Albareto e Tarsogno sino al rimborso di 21 lire; forse una vendita di beni feudali invendibili, forse quelli di Compiano che poi resteranno ai comites de lavaniae che però come tali sembra non esistessero, non esistendo storicamente un Comitato di Lavagna. Da loro poi origineranno i Fieschi.

Il 30 aprile 1183 a Piacenza (32), Federico I, Enrico e la Lega fanno pace. Quest’ultima è rappresentata da Obizzo Malaspina e dai rappresentanti di 15 città del Nord.

Il 19 marzo 1184 (33) Obizzo e il figlio Obizzino promettono e giurano a Piacenza di consegnare Oramala e le sue fortificazioni e difenderla a favore dei Piacentini e giurano anche altri; le 450 lire dovute ai Malaspina per la restituzione di Carpaneto e Bismantova , verranno lasciate in deposito a Grimerio Visconte e Gislerio dell’Andito (Landi), e che avvenuta tale restituzione i Marchesi riavranno il denaro e Oramala.

Il 3 agosto 1184, (34) in Valtaro presso la pieve di S.Giorgio, gli Ena giurano fedeltà al comune di Piacenza

e di rispettare i patti stretti in precedenza. Presenti anche i marchesi Pallavicino e i dell’Andito e il 4 agosto giurano anche i figli di Armando di Ena (35) presso la pieve di san Giorgio.

Obizzo il grande muore nel 1185; sposato con Maria dei signori di Vezzano ebbe 3 figli, Moroello, Obizzo e Alberto il Moro, morto precocemente senza prole (36)

17-18 gennaio 1187, Piacenza (37). Concordia tra Piacenza, i tre marchesi Murro e gli uomini di Petracorva, a cui daranno libertà e metà del feudo di Oramala; non faranno pace con Moroello Malaspina senza quelli di Petracorva. Questi giurano fedeltà e consegnano i loro allodi a Piacenza , senza pregiudizio degli obblighi verso i Malaspina e l’abate di Mezzano.

Nel 1187, Parmigiani e Moroello tolgono ai Piacentini il castello di Montarzolo. Questi poi entrano in Valtaro con Pontremolesi e comites di Lavagna e distruggono Caboara, Zelada e Fastagium.

Intervenne il Papa Clemente III che inviò propri emissariper concludere la pace.

( 6 marzo)1189, (Piacenza ) (38), I legati apostolici, cardinali Pietro di s.Cecilia e Sofredo di S.Maria in Via Lata dettano le condizioni della pace tra Piacentini,i tre Malaspina, Moroello, Obizzo e Alberto, con cui questi per 4000 lire rinunciano a tutti i loro possessi nella Valtaro e si impegnano a non fare liti su questo e difenderli contro chiunque e non aiutare chi muove guerraa Piacenza.

Evidentemente il documento del 1141 in cui cedevano Compiano e lo riottenevano come feudo oblato, era stato smentito dal diploma del 1164 del Barbarossa, emanato forse su indicazione dei Malaspina stessi.

4 marzo 1189, Piacenza, (39) Moroello e Alberto cedono per 4000 lire tutti i beni in Valtaro e in particolare Ena e l’11 aprile a Bobbio, anche Opizzone effettua la cessione.

7 marzo e 23 luglio 1189, Piacenza, Mezzano, Bobbio in campo de cuniolo inter bobium e Medianum,(40), I tre Malaspina ricevono in diverse riscossioni i soldi e dichiarano di avere spontaneamente concesso i termini per lo stesso pagamento.

20 marzo 1190 Piacenza, (41) , Traverso Bottenterio dichiara di essere soddisfatto delle 50 lire del debito dei Malaspina e che per sentenza doveva pagare ai Parmigiani da cui era stato derubato.

21 gen 1191 Lodi (42), Enrico VI prende sotto di se i Piacentini che lo aiuteranno a difendere e recuperare i propri beni e diritti in Lombardia e specialmente quelli nelle terre della contessa Matilde; su loro richiesta prende sotto la sua protezione Pontremoli.

Nel gennaio del 1191 (43) tornò il problema di Borgo san Donnino, da sempre combattuto fra Piacentini e Parmigiani. Avendo re Enrico bisogno di denaro lo riassegnò ai Piacentini. Si adirarono i Parmigiani, ma non osarono intervenire prima della partenza per la Sicilia di Enrico. Tuttavia restava in dubbio il castellodi Specchio in Valceno e così Piacentini e Pontremolesi

si scontrarono coi Malaspina, i Grondolesi, gli Ena e gli Oldelberti (44).

25/3-23/9 1191 (45). Termini della pace fra Piacentini ePontremolesi contro Parmigiani, Grondolesi e Oldelberti. Riguardano il castello di Specchio in Valceno e quello diEna. Gli uomini di questi luoghi giureranno ai Piacentini che renderanno loro i beni tolti e giurerannoanche ai Parmigiani. I Grondolesi e Pontremolesi dovranno giurarsi come Piacentini e Parmigiani e Grondola conserverà lo stato attuale. Pace con gli Oldelberti a cui si renderanno gli immobili.Sui nuovi castelli decideranno gli arbitri ( due Milanesi e due Reggiani).

8 (18) maggio 1192 a Crema (46). I legati di Brescia e diMilano ordinano a quelli di Parma e Piacenza con Pontremoli di osservare la pace e di attenersi alle condizioni

12 gennaio 1194, Vercelli (47); condizioni di pace fra Pavia e Cremona, Bergamo e Como contro Pontremoli e Piacenza ed altri, stabilite da Drusardo, legato di Enrico VI

Il delegato del Re, Drusardo, nel 1194, entrato in Italia fece pubblicare bandi nelle città nei quali comandava la tregua. Tutti obbedirono salvo i Malaspina e i Parmigiani.

20 aprile 1194, Vercelli,(48); Drusardo ordina a Milano,Brescia e altre città lombarde ( non è compresa Piacenza nell’elenco) e Pontremoli e località da loro dipendenti, ad eccezione di Parma, Moroello e Alberto Malaspina, messi

al bando dell’Impero, di far pace coi marchesi del Monferrato, Pavia, Cremona, Lodi, Bergamo e Como.

Enrico si incontrò poi con Moroello e fatto salvo il rapporto coi Parmigiani, acconsentì alla pace.

7 ottobre 1194 , Pontremoli (49); i consoli di Piacenza nominano il corriere Cimolello procuratore per ricevere da Alberto il giuramento di pace di Moroello.

11 ottobre 1194, Filattiera (50); Alberto giura che si atterrà ai termini della pace che Moroello firmerà con Piacentini e Pontremolesi.

6 novembre 1194, Piacenza (51). Capitoli della pace tra Moroello e il figlio Guglielmo Malaspina e Pontremolesi e Piacentini, alla presenza dei vescovi di Piacenza e Bobbio. I Malaspina si impegnano a rimettere danni e delitti ( alla data del precetto che l’imperatore fecit in praeceptibuspartibus), concedere il transito, non far guerra e passare nei territori altrui, distruggere Petracorva e Grondola e non fare entrare nemici di Piacenza e Pontremoli (52).

6 novembre 1194, Piacenza (53). Moroello e Guglielmo promettono e giurano che faranno giurare a Corrado la pace, quando sarà maggiorenne.

6 novembre 1194, Piacenza (54); Moroello, sempre davantia vescovi e prelati, giura fedeltà e cittadinanza a Piacenza.

21 gennaio 1195, Piacenza (55); Moroello anche a nome di Alberto dichiara di avere ricevuto da Piacenza 400 lire piacentine, delle 1200 dovutegli per la concordia al tempo del podestà Palatino.

17 dicembre 1195, Piacenza (56), Alberto anche a nome delnipote Corrado, consegna al Comune di Piacenza, per 215 lire, il poggio di Grondola e gli altri poggi della curtis. Aiuterà Piacenza contro Parma e Parmigiani se tenteranno di conquistare Grondola e giura fedeltà a Piacenza.

1 luglio 1197 a Piacenza (57), Guifredo, Guglielmo e Ugo di Ena (figli di Armanno) che erano passati con Parma, giurano di stare agli ordini dei consoli di Piacenza.

Nel 1197 i Malaspina rinunciano a favore di Ottone, vescovo della città di Tortona, al feudo di Mongiardino.

8 luglio 1197, Piacenza (58); concordia fra i consoli di Piacenza e gli Ena.

Il Volpe ricorda una controversia negli stessi anni, dal 1197, fra il vescovo Gualtiero ed i Vezzanesi per dirittidi pascolo. Tale controversia sembra legata alla cessionefatta nell’ultimo decennio da parte degli Estensi ai Malaspina dei loro beni posti nelle curia e distretto di Vezzano, Carpena, Follo, Vallerano, Ponzano, Beverino, Rivalta, Madrignano/Polverara, ovvero nei beni dei da Vezzano che erano stati infeudati dagli Estensi e quindi passati ai Malaspina.

“ I modi della cessioneci sono ignoti, ma possiamo credere che essa di per sé sola ferisseaddentro, nelle sue ambizioni antiche e nei diritti nuovi, il Vescovo-Conte di Luni, non disposto a tollerare che altri, e precisamentei suoi maggiori nemici e rivali, raccogliessero entro iconfini della diocesi ed in una zona dove egli aveva occasione diesercitare largamente i suoi diritti comitali, una così ricca ereditàche avrebbe rotto a suo danno l'equilibrio politico di Lunigiana.

Ne scaturì una guerra che mise sossopra per alcuni anni - nonsenza più lontane ripercussioni - tutta la mezzana feudalità ele popolazioni lunensi, parteggianti o pel Vescovo o per i Marchesi;e provocò le solite ribellioni di vassalli a Signori, le solitediscordie fra consorti e consorti, le solite fughe di uomini marchionalial Vescovo e di uomini vescovili ai Marchesi, il solitosvigorimento di legami feudali e spostamento di sede delle popolazionisoggette”.(59)

18 (17) marzo 1198, Piacenza (60) ; Corrado giura a Piacenza la cessione di Grondola e gli accordi fatti verso piacentini e Pontremolesi

17 (18) ottobre 1200 (61), Bobbio; capitoli alleanza fra Milanesi, Piacentini e Alberto, il nipote Corrado, figliodi Opizzone, anche a nome di Guglielmo del fu Moroello, contro Pavesi e Parmensi. Si impegnano a proteggere milanesi e Piacentini e loro alleati senza concedere loroil passaggio se faranno guerra al marchese del Monferratoe altro.

Guglielmo e Corrado dichiarano davanti ad Opizzo, notaiodi sacro Palazzo, che difenderanno il monastero di san Colombano di Bobbio.

11 settembre 1201, Piacenza (62); Opizzone e Armanno di Tedaldo, conte di Lavagna, refutano a Piacenza ogni diritto sui beni malaspiniani di Albareto e Tarsogno.

Nel 1202 in un atto di pace e concordia i Malaspina si impegnano a dare in perpetuo al vescovo di Luni, Walteriola metà di tutte le terre e i castelli che avevano comprato dagli Estensi, specificando che se gli Estensi avessero rivoluto tali beni, dovevano ridarglieli, il chepotrebbe fare pensare ad un accordo non troppo regolare, magari senza l’assenso imperiale, anche se pare fossero

scambiati con beni nel nord Italia. Solo i da Vezzano, feudatari estensi, si opposero e richiamarono la loro dipendenza dagli Este.

Fu un lodo del 13 maggio 1308 che li obbligò a riconoscere quanto deciso dal vescovo conte di Luni e daiMalaspina.

Ne parla anche il Muratori ne “Gli stati posseduti dagli estensi in Lunigiana passati alla casa malaspina. Strumenti dell’anno 1202 e de’ susseguenti, addotti in pruova di tale verità”

Ne riportiamo alcune parti, legate al nostro studio:

Gli Estensi avevano fissato la loro sede ad Este e Rovigo, ed in altri Stati spettanti alla Linea loro in lombardia, troppo lontano dalla Lunigiana e sotto la mira dei Malaspina, li divide troppo dagli stati situati in Lunigiana…..Ivi dunque si legge come nell’anno 1202 Alberto, Guglielmo e Corrado a san Caprasio promettono di vendere e affittare a Guglielmo vescovo di Luni la metà quelle terre acquistate dai marchesi d’Este cioè i castelli Vezzano, Carpena, Vesigna, Folo, Valerano,Beverino, Polverara, Rivalta, Madrignano e Ponzano ovvero tutti i beni che acquisirono o acquisiranno dai signori di Vezzano della famiglia dei Bianchi. I Malaspina avevano la IV parte di beni (63)

…Confini degli Estensi: “Ponte de Strata, sino a Curia Corvarie, e valle sino a Monte, sino alla sommità dell’Alpeandando per sommità Alpe sino a Cisa. Comprendendo distretti Ponticli. Mulazzo, Giovagallo, Calese, andando sino a Padulvarinum, Carpenam, comprendendo tutta la curia Carpena, Vezzano, Follo, Valeriani, Bevelini, Vesigne e Pulverarie e poi andando per litora maris sino a sotto Brancalianum, sini a Pontem de Strata, che è in capo Brancaliani. Il Vescovo deve dare Libras CLV bonorum Imperialium”

Devono giurare per Alberto e Corrado…”Domini de Monte Magno, Bozano, Valecla, Corvaria, castello, Truffa e suo fratello, consoli, milites, Popolo di Carrara, e del borgo e castro Sarzana, e di Arcola, Borgo Santo Stefano, Bolano,Caprigliola, Fosdinovo, Falcinello, domini di Bibola, De Burcione, Popolo di Aulla, Domini e Popolo di Giovagallo, de Calesa, de tota domo de Morignano, di Tresana, di Villafranca, Filattiera, Mulazzo, Populus et Milites di Pontremoli, Domini di Groppo san Pietro, Bagnone, Domini et Populus della Verrucola, Domini di Gragnana, Domini che si chiamano Bianchi” (64)

I Malaspina quindi, padroni della Lunigiana, dovevano ormai condividere terre donate da loro al vescovo che dal1185 era anche conte di Luni (65).

Guglielmo, figlio di Moroello fu inviato alla corte imperiale e nel 1196 accolse Enrico VI diretto in Sicilia(66).

28 (29) settembre 1210 Varzi, (67); Rainaldo Malaspina giura a Piacenza di tenere in feudo piacentino Felina, Denaure, castello di Cantecrave e quello di Pizzo del Corno

1 ottobre 1210, Varzi (68) stessa dichiarazione di Alberto Morro Malaspina (presente Rainaldo)

1 ottobre 1210, Varzi, (69); Corrado Malaspina ( presente Rainaldo) dichiara assieme al cugino Guglielmo di tenere in feudo piacentino tutti i suoi possessi nelle corti di Felina e Denaure. Dichiara di essere a conoscenza che i Malaspina hanno in feudo Cantecrave e Pizzo dal Corno

9 settembre 1212, Milano (70); concordia fra Corrado e Guglielmo e Milanesi e Piacentini. Oltre alla promessa dinon offendersi, i Malaspina entreranno in guerra entro 15

gg, se richiesti, e faranno pace e tregue solo se concordate. Le due città siimpegnano ad aiutare i Malaspina sino a fine guerra se in accordo o a fornire un congruo aiuto in caso diverso.

Accordo rinnovato ogni 5 anni e i Malaspina metteranno a disposizione le fortificazioni in valle Staffora, val Nizza, Curone e Boreca, eccetto Oramala. I mercanti milanesi e piacentini passeranno per le loro terre per le strade della val Trebbia e Tortona, concordando i pedaggi. I mercanti derubati avranno indietro le merci, ma non il denaro personale

29 aprile 1220, Varzi (71). Gli ambasciatori di Piacenza intimano ad Opizzino Malaspina di fare ritirare i suoi uomini che avevano occupato Petracorva; secondo un accordo con i Piacenza, nessuno doveva occuparla.

Nel 1220 erano viventi del ramo di Obizzo i soli Corrado e Obizzino, confermati dall'imperatore nei loro feudi ormai alquanto ridotti per le cessioni fatte specie a Piacenza.

In quell’anno, Federico II investito della corona da Onorio III a Castelfiorenino, pubblicava un solenne atto a favore di Corrado e Obizzino e confermava i beni che avevano in Lombardia, Piemonte, Genovesato e Lunigiana ringraziando per i magnifici e chiari servigi.

I due, zio e nipote, a Parma, nella chiesa di S.Andrea, il 28 agosto 1221, si suddivisero la Lunigiana.

Corrado preparò la divisione e fece scegliere al nipote che optò per la sinistra Magra, con l’eccezione di Villafranca e Malnido che restarono legati alla riva

destra di Corrado, il quale mantenne lo stemma dello Spino secco e pose la sede a Mulazzo.

Obizzo trasformò lo stemma in Spino fiorito e stabilì lasede del feudo a Filattiera.

Ambedue le località, Mulazzo e Filattiera credo non casualmente, vicine a Pontremoli, già compreso nel diploma di Enrico del 1077, ma di cui gli Obertenghi mai ebbero la possibilità, salvo brevi periodi, di governare;ambedue distanti dalla foce della Magra, zona legata ai possessi del vescovo conte di Luni, ma vicine ai loro possessi allodiali in Lombardia.

Ghibellini da sempre i mulazzesi e Guelfi i filattieresi,sempre salvando necessità urgenti, per cui potevano cambiare rapidamente campo.

Il regesto delle carte dei Malaspina di Caniparola riportasenza data questa notizia: “ Divisione fra Corrado di Opicino ed Opizino di Guglielmo, marchesi Malaspina, di quanto possiedono nei territori dell’arcivescovato di Genova, dei vescovati di Luni e diBrugnato” a firma di Bernardo, Andrea, Donatolo, notai (72)

Forse i Malaspina sottovalutarono la presenza del vescovo conte di Luni a cui Federico I nel 1185 aveva infeudato il comitato lunense, assegnato dal 945 agli Obertenghi e composto dai fines surianenses, carfanienses e lunenses.

Sottovalutarono anche la reazione alla cessione dei beni dei da Vezzano ai Malaspina stessi di cui si è già trattato, non considerando i dissapori recenti fra le dueparti, allorchè i Vezzanesi avevano donato terre al monastero di San Venerio al Tino e ne avevano di fatto assunto la protezione al posto degli Obertenghi, loro

domini, che si stavano disimpegnando dalla zona della focedella Magra.

Le donazioni sulla terraferma, poi, non erano certo casuali in quanto incuneavano il potere religioso del monastero, esente dal dominio del vescovo, nelle zone dello stesso.

In Lunigiana così si trovarono ad operare due casate, Obertenghi e Canossiani, il vescovo conte di Luni, due Comuni, Pontremoli e Sarzana, e cinque città, Genova, Lucca, Firenze, Parma e Piacenza.

Avremo anche, con la nascita dei primi Comuni rurali e del loro incastellamento, una serie di partecipazioni miste a Moncigoli (1232), dove all’incastellamento del borgo partecipano come domini i signori di Casola, canossiani, e il vescovo di Luni, che si dividono la fedeltà degli abitanti a cui sarà permesso di gestire la bassa giustizia e di controllare solamente le proprie mura e al castrum novum de Barci (1188) dove i “de Herberia” avevano comprato (1189) tre pezze di terra da tre consorti di Soliera, paese dove era la “caneva” vescovile (73).

Il 27 sett 1227, Piacenza (74); Corrado dichiara davanti al consiglio comunale che starà agli ordini per tutto ciòche gli si potrà comandare su Montarzolo (Val di Trebbia)ed è questo l’ultimo documento inerente i Malaspina ritrovato nei primi due volumi del RM.

I Malaspina installatisi definitivamente e personalmente in Lunigiana, pur conservando beni beneficiari ed allodiali in Lombardia, cercano di ricondurre al proprio potere i vari vice domini di cui si è detto, ma solo i

del Brolo a Filattiera diverranno loro collaboratori e gli Adalberti, divisi in varie famiglie, dopo la costituzione a Pontremoli del Comune signorile, diventeranno loro avversari.

Sarà poi il Branchi con la sua Storia della Lunigiana feudale, edita a fine ‘800 a raccontarne le vicende.

NOTE

1-S. Santini: Gli Obertenghi dalla Lunigiana alla Val Taro, Studi Lunigianesi, voll. XL-XLI, 2010-2011, Associazione Manfredo Giuliani, 2012.

2-E. Falconi e R. Peveri (a cura di): Il Registrum Magnumdel Comune di Piacenza, ed. Giuffrè, 1984; d’ora in poicitato come RM.

3-P. Ferrari: Il “castellaro” di Monte Castello nell’alta valle della Capria in Lunigiana, ASPP, XXVI, 1926, pp 87-134.

4-Dal 945, conte di Luni, nel 951 titolare della Marca Januensis e dal 953, conte di Sacro Palazzo.

5-RM 206-Nel 1088 il castello era stato espugnato dai

soldati piacentini e nel 1123 I soldati piacentini lo distrussero; il 28 agosto 1143 l'imperatore Corrado III confermò ad Oglerio, abate di San Colombano di Bobbio, la rocca e la chiesa di Perduca.

7-E. Branchi: Storia della Lunigiana feudale, 1897-1898, ristampa anastatica, A. Forni editore.

8-A. Pallavicino: Politica, alleanze matrimoniali e genealogia dei primi marchesi Obertenghi nei secolo X e XI, Quaderni Obertenghi,1, Roma 2005. Alberto poi è citato come colui che nel 1056, a nome di tutta la famiglia e primo caso di esempio di suddivisione dei beni

obertenghi, concede le “consuetudini” ai cittadinigenovesi. Oberto Obizzo poi aveva la maggior parte dei beni bobbiesi, anche se Enrico II aveva istituito il vescovato, proprio per togliere questi possessi agli Obertenghi. Nel 1062, Alberto di Oberto Obizzorinuncia alla quarta parte di Solariolo a favore del vescovo Uberto di Cremona ed è il primo indiziodella nuova suddivisione obertenga e nel 1071viene investito dell’abbazia di Tolla, già citata in un documento di Ildebrando del 744 con quella di Gravago. Nel 1076 Alberto e la moglie Adelaide con i tre figli rinunciano a parte dei loro beni a favore delmonastero di Bobbio e a favore del monastero dei santi Eufemiano, Giustiniano ed Elio, forse fondatodai conti di Lavagna nei pressi di Entella. Questinecessitavano del loro consenso in quanto loro vassalli. Questo ramo obertengo aveva ereditato anche la quota dei fratelli, dei beni di Bobbio e di Mezzano Scotti, ma il loro non era un complesso territoriale, ma un dominio di passo sulle vie di fluviali, viarie e di passo. Alberto Malaspina che dicono valente condottiero, seguì l’imperatore nella guerra contro i Sassoni e vicino ad Oramala, castello avito, sembra fondasse il monastero di Butrio, intitolato a sant’Alberto acui riteneva di essere debitore di una grazia per il figlio, sordomuto.

9-S. Santini: La vendita da parte dell’Abbazia di San Caprasio di Aulla dei beni posti in “Albaretulo”, Cronaca e Storia di val di Magra, Centro aullese di ricerche e di studi

lunigianesi, Aulla, vol XXIII, anni XXXVII-XXXVIII,2008-2009, Aulla 2010.

10- RM 15311- U. Formentini: Turris, il Comitato Torresano e la Contea di

Lavagna dai Bisantini ai Franchi.12- RM 15313- R. Pavoni: Dalla curtis bobbiese al Borgo della Val di taro,La

montagna tosco-ligure-emiliana e le vie di commercio e pellegrinaggio: Borgo Val di Taro e i Fieschi, Borgo Val di Taro, 2002

14- RM 14915- RM 20316- RM 6117- RM 2318- R. Bordone, G.Castelnuovo, GM. Varanini: Le

aristocrazie dai signori rurali al patriziato, Laterza, 2004 19- Ibidem 20- L. Muratori: ant. Estensi, 1-161.

Chi occupasse o comunque governasse il castello di Belvedere a due passi da Pontremoli, ci è ignoto. Il Giuliani lo ritiene antesignano del castrum di Grondola e poi spostato in alto a seguito del cambiamento della via. P. Ferrari scrive che “Belvedere di cui esiste ancora qualche rudere sopra Vignola nella località omonima e che dette il nome alla curia, venne sostituita da quella del castello di Grondola”.

21- PP. Bonacini: Comunicazione personale22- E. Branchi: Storia…,op. cit.: I Pisani erano

sbarcati a Portovenere, terra del vescovo di Luni, ma contigua alle sue. Nel 1168 vende a Piacenza ilcastello di Pizzo al Corno in val Staffora all’abbazia di sant’Alberto di Bobbio e nel 1173

manda il figlio Moroello contro i Piacentini e Pontremolesi, in guerra coi Parmigiani.

23- Giovanni de Mussi: Chronicon Placentinum “ 1166 , Moroello, marchese Malaspina, entrò con i Parmigiani in Valle del Taro e “collocaverunt se iuxta turrim de Turre”

24- E. Branchi: Storia…,op. cit.25- R. Bordone e altri: Le Aristocrazie…, op. cit.26- E. Branchi: Storia…, op. cit.: “…assieme ad alcune

famiglie fuoriuscite da Genova, i da Passano e i da Lavagna, ma poi venne respinto da Genova, aiutata dal marchese di Monferrato e nel 1183 è la pace con il Barbarossa”.

27- RM 12428- RM 12029- RM 18130- RM 16431- RM 8132- RM 24433- RM 16034- RM 15535- RM 15636- Moroello nel 1172 per alcuni castelli era

vassallo di Genova e nel 1182 a capo dei Parmigianisconfisse i Reggiani ed ebbe in dono dei beni …..Nel 1184 riceveva a pagamento di prestiti, la corte di Bolano, dal vescovo di Luni, Pietro.

37- RM 26338- RM 26639- RM 11540- RM 11641- RM 21342- RM 14343- E. Branchi: Storia…,op. cit.

44- Il Branchi pone gli Oldelberti come vassalli inValtaro.

45- RM 13046- RM 24147- RM 21848- RM 12349- RM 14450- RM 14551- RM 23752- Petracorva era stato espugnato dai Piacentini

perché impediva il passo verso Tortona, mentre Grondola era già stato occupato dai Pontremolesi.

53- RM 24954- RM 25055- RM 12756- RM 25157- RM 12858- RM 23259- G. Volpe: Sarzana, castelli e borghi nel comitato vescovile di

Luni, pag 361 60- RM 11861- RM 23962- RM 27963- L. Muratori: “Concessione a livello, di vari Castelli, fatta nel

1202, al vescovo di Luni dai marchesi Malaspina che li avevano acquistati dai Marchesi d’Este” (175)

64- L.Muratori:“Laudo sopra alcune differenze fra il Vescovo di Luni e i Marchesi Malaspina profferito nel 1202, ove si fa menzione delle Terre già godute dai Marchesi d’Este in Lunigiana” (178)

65- I dissidi, normali in questi casi furono sottoposti al lodo di Truffa e Ubaldo che sanzionarono che le due parti dovevano difendersi vicendevolmente dai rispettivi nemici.

66- E. Branchi: Storia…,op. cit, pag 125: “Assieme al cugino Corrado aderì alla Lega contro i Pavesi e poi partecipò a vari scontri. Persero per tradimento anche il castello di Corvara, pur aiutati dal marchese di Gavi, loro parente. Questo, importante per la sua posizione strategica fu dapprima dominio degli Estensi e in seguito di signori locali che infeudarono. I Malaspina, avutolo da Federico II lo cedettero poi alla Repubblica di Genova, che ripreso poi sempre dai Malaspina, fu assediato sino alla pace del 1216. Intervenne come paciere il marchese di Monferrato e così, nolenti, cedettero a Genova il castello di Corvara, ma cercarono di vendicarsi varie volte sino al 1218, quando convinti della forza dei Genovesi, si accordarono e mantennero le promesse e attaccarono con loro, Ventimiglia, che non si era mantenuta fedele ai patti. Questa in seguito alla costruzione di una nuova e vicina città che assorbì gli abitanti della vecchia, nel 1222 si arrese”.

67- RM 45868- RM 45969- RM 46070- RM 34471- RM 40172- Mario N. Conti: Le carte anteriori al 1400 nell’archivio

malaspiniano di Caniparola nel repertorio del 1760, Lunigiana 1987. Il Conti scrive: “21 Agosto 1224, Ind. IX, Corrado figliolo del fu Opizzino, marchese Malaspina, da una parte, e Opizzino figliuolo di Guglielmo della medesima famiglia, dall’altra parte, per ovviare alle liti che potevano sorgere fra loro, si dividono tutti i beni che possedevano nell’Arcivescovato di Genova e nei Vescovati di Luni e Brugnato. Fatto in Parma nel coro della chiesa di San Andrea”, e tratto da copia veronese del 1325.

73- M. Nobili: Signorie e comunità nella Lunigiana orientale fra XI e XIII secolo, Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze “Giovanni Cappellini”, vol. LVII –LVIII (87-88)

74- RM 402: Di nuovo il castello di cui si è già trattato nel 1187 e che proprio i Malaspina, per vendicarsi della perdita di Pontolo (ora in comune di Borgotaro), avevano tolto ai Piacentini.