Garbini 2009 05 05

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36 Atti del Convegno: Apocalisse 37 BIBLIOGRAFIA • � Remarques sur quelques scenes de la salle du sarcophage de Ramses VI in �evue d’�gyptologie 30 1978 • � �ON�IO�NNI e M �OSI Uomini e Dei nell’Antico Egitto Maccari 1991 • � �SCI�NI Letteratura e Poesia dell’Antico Egitto �inaudi 1990 • � HO�N�NGli Dei dell’Antico Egitto Salerno 1992 • � Idea into Image �imken �ublishers 1992 • S MO��NZ La Religione Egizia Il Saggiatore 1968 • � �I �N�O�� �I �N�O�� The Shrines of Tutankhamon �rinceton �niv �ress �ress 1977 • �Une representation rare sur l’une des chapelles de Toutan-khamon in J�� 35 1949 • �The sky-goddess Nut and the night journey of the Sun in J�� 20 1934 • � N �M�O� N �M�OMythological Papyri �antheon �ooks 1957 • S ��IS ��IAncient Egyptian Religion �ritish Museum �ress 1992 • � �NDL� CLMito e Simbolo nell’Antico Egitto Il Saggiatore 1969 • M �OSI �O�N�I Nella Sede della Verità �M �icci 1987 • C ��N�CGli Dei dell’Egitto Xenia 1994 • �H �IL�INSON �H �IL�INSON, Symbol & Magic in Egyptian Art �hames Hudson 1994 LA DIMENSIONE APOCALITTICA NELLA TRADIZIONE INDIANA: NOTE SU PRALAYA, KALPA, KALIYUGA E KALKI AVATARA di Riccardo Garbini Il presente contributo al tema del convegno 1 intende presentare la dimensione apocalittica nella tradizione indiana così come delineata nella letteratura epico-puranica ossia facente parte della �tradizione” (smaarta) fondata sul ricordo (smriti) della rivelazione (scrishti) Nella prospettiva indiana non si deve mai dimenticare che il tempo è avvertito svolgersi per cicli; conseguentemente come vedremo la stessa dimensione apocalittica della fine dei tempi è caratterizzata dalla sua ricorrenza 1 Dalla presentazione di Claudio Lanzi ��ffronteremo � il tema dell’�poca- Dalla presentazione di Claudio Lanzi ��ffronteremo � il tema dell’�poca- lisse partendo proprio dalle profezie meravigliose presenti nei libri canonici e poi cerche- remo di vedere come la dimensione ciclica del divenire umano attraversi altre tradizioni proponendo una metafisica della fine dei tempi che ha molti significati, profondamente in- castonati gli uni negli altri”. Non essendo stato possibile per ragioni tipografiche realizzare i segni diacritici della traslitterazione scientifica del sanscrito, i termini qui menzionati di questa lingua sacra sono stati riprodotti secondo la seguente tabella: aa = “a lunga”; ii = “i lunga”; uu = “u lunga”; ri = “r vocalico”; m = “nasalizzazione”; t = “sorda cacuminale”; sc = “sibilante fricativa dentale”; sh = “sibilante fricativa cacuminale” n = tutt’e quattro le nasali omorganiche (gutturale palatale cacuminale e dentale);; fanno eccezione i nomi propri �shoka �rahma Shiva �ishnu �urana �hagavadgita e �ali yuga nonché il nome collettivo brahmana, che sono stati invece resi secondo il modello grafico oramai entrato nell’uso abituale

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Atti del Convegno: Apocalisse

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BIBLIOGRAFIA

• ��� ������������ ��������� Remarques sur quelques scenes de la salle du sarcophage de Ramses VI�� in �evue d’�gyptologie 30�� 1978• ��� �ON�IO�NNI e M�� �OSI�� Uomini e Dei nell’Antico Egitto�� Maccari 1991• ��� ���SCI�NI�� Letteratura e Poesia dell’Antico Egitto�� �inaudi 1990• ��� HO�N�N��� Gli Dei dell’Antico Egitto�� Salerno 1992• ��Idea into Image�� �imken �ublishers 1992• S�� MO��NZ�� La Religione Egizia�� Il Saggiatore 1968• ��� �I�N�O������� �I�N�O���� The Shrines of Tutankhamon�� �rinceton �niv�� �ress�ress 1977• ��Une representation rare sur l’une des chapelles de Toutan-khamon�� in J�������� 35�� 1949• ��The sky-goddess Nut and the night journey of the Sun�� in J�������� 20�� 1934• ��� N�� ��M�O������� N�� ��M�O���� Mythological Papyri�� �antheon �ooks 1957• S�� ��I�����S�� ��I����� Ancient Egyptian Religion�� �ritish Museum �ress 1992• ������ ��NDL� CL����� Mito e Simbolo nell’Antico Egitto�� Il Saggiatore 1969• M�� �OSI �� ��� �O�N��I�� Nella Sede della Verità�� ���M�� �icci 1987• C�� ����N�C����� Gli Dei dell’Egitto�� Xenia 1994• ���H�� �IL�INSON���H�� �IL�INSON, Symbol & Magic in Egyptian Art�� �hames �� Hudson 1994

LA dImensIOne ApOcALIttIcA neLLA tRAdIzIOne IndIAnA:nOte su pRALAyA, kALpA, kALIyuGA e kALkI AvAtARA

di Riccardo Garbini

Il presente contributo al tema del convegno1 intende presentare la dimensione apocalittica nella tradizione indiana�� così come delineata nella letteratura epico-puranica�� ossia facente parte della �tradizione” (smaarta) fondata sul ricordo (smriti) della rivelazione (scrishti)�� Nella prospettiva indiana non si deve mai dimenticare che il tempo è avvertito svolgersi per cicli; conseguentemente�� come vedremo�� la stessa dimensione apocalittica della fine dei tempi è caratterizzata dalla sua ricorrenza��

1 Dalla presentazione di Claudio Lanzi�� ��ffronteremo ���� il tema dell’�poca-Dalla presentazione di Claudio Lanzi�� ��ffronteremo ���� il tema dell’�poca-lisse�� partendo proprio dalle profezie meravigliose presenti nei libri canonici�� e poi cerche-remo di vedere come la dimensione ciclica del divenire umano attraversi altre tradizioni�� proponendo una metafisica della fine dei tempi che ha molti significati, profondamente in-castonati gli uni negli altri”. Non essendo stato possibile per ragioni tipografiche realizzare i segni diacritici della traslitterazione scientifica del sanscrito, i termini qui menzionati di questa lingua sacra sono stati riprodotti secondo la seguente tabella: aa = “a lunga”; ii = “i lunga”; uu = “u lunga”; ri = “r vocalico”; m = “nasalizzazione”; t = “sorda cacuminale”; sc = “sibilante fricativa dentale”; sh = “sibilante fricativa cacuminale” n = tutt’e quattro le nasali omorganiche (gutturale�� palatale�� cacuminale e dentale);; fanno eccezione i nomi propri �shoka�� �rahma�� Shiva�� �ishnu�� �urana�� �hagavadgita e �ali yuga�� nonché il nome collettivo brahmana, che sono stati invece resi secondo il modello grafico oramai entrato nell’uso abituale��

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Tempo e tempiNella tarda letteratura vedica (Atharva-Veda, XIX�� 54) troviamo il tempo (kaala) come procreatore del cielo�� della terra�� e tutti gli esseri sono detti esistere suo tramite�� Lo stesso calore primordiale (tapas) e il Brahman esistono in lui ed esso è il Signore di tutti�� Il �empo genera tutte le creature�� L’universo stesso è messo in movimento dal �empo�� da lui prodotto e su di lui poggiante�� Nella dottrina upanishadica la prospettiva muta radicalmente�� il �empo non è più ritenuto la causa ultima, quanto un prodotto anch’esso del Brahman o della divinità (Scvetaascvatara Upanishad, �I�� 1-2) ��lcuni saggi erroneamente dicono che �la causa�� è la forza insita nelle cose�� altri dicono che è il tempo�� Ma è la potenza del dio nel mondo �la causa�� per cui si mette in moto l’universo�� �gli è colui che invero comprende tutto il mondo�� il conoscitore�� il creatore del tempo” (Della Casa 1976�� 411)�� �ltrove (Maitraayaniiya Upanishad�� I�� 6��15) esso con tutte le sue caratteristi-che di causa (stavolta strumentale) della creazione viene presentato come il completamento del �rahman�� �Il �rahman ha due aspetti�� il tempo e il non tempo�� �uello che è prima del sole è il non tempo�� incompleto�� �uello che comincia con il sole è il tempo ed è completo�� Del ��rahman�� completo l’aspetto è l’anno�� Dall’anno invero nascono le creature�� nell’anno�� una volta nate crescono�� nell’anno muoiono�� �erciò l’anno è �rajaapati come tempo�� �sso è il cibo�� è il nido del �rahman ed è l’aatman”; tale concetto ricorre in altri passi (Maitrii Upanishad�� �I�� 14)�� dove viene ripetuto che tutte le creature nascono (sravanti bhuutaani)�� crescono e muoiono (vriddim prayaanti ca | kaale caa-stam niyacchanti) grazie al �empo (kaalaat)�� �sso è �forma priva di forma” (kaalo muurtir amuurtimaan)�� Come caratteristica dell’onnipo-tenza divina�� il tempo diviene semplicemente un aspetto del principio supremo (Kaivalya Upanishad, I�� 8)�� ��gli è �rahma�� è Shiva�� è Indra�� è l’immortale�� il supremo�� il Signore di se stesso�� è �ishnu�� è la vita�� è il �empo�� è �gni�� è la luna” (Della Casa 1976�� 425�� 482)��

La fine dei tempi, il pralaya del kalpaNella tradizione scritturale indiana, il termine chiave a significare la fine dei tempi è pralaya�� �dissoluzione�� riassorbimento�� distruzione�� morte”, specificatosi poi in seguito come “distruzione del mondo alla fine di un kalpa”2�� Con la parola kalpa si intende un periodo di tempo di notevoli dimensioni�� un vero e proprio evo cosmico�� il quale, ancor più del termine pralaya�� appare attraversare la millena-ria letteratura indiana�� la più antica testimonianza del termine kalpa rimonta infatti ai primi documenti politici indiani�� ossia alle redazioni (�irnar e �alsi) degli editti 4 e 5 dell’imperatore �shoka risalenti al iii sec�� a��C��3�� mentre i suoi presupposti teorici li troviamo enunciati nel Rig veda (X�� 190��3) dove viene affermato che �Il Creatore dispose il Sole e la Luna�� il cielo�� la terra e la regione di mezzo come prima” (suuryaacandramasau dhaataa yathaapuurvam akalpayat / divam ca prithiviim caantariksham atho svah //)��Dall’azione divina di disporre in modo sequenziale la realtà – quindi lo scorrere del tempo come viene avvertito dagli uomini – si passa alla misurazione del medesimo secondo la percezione umana; il verbo (radice klp) si sostantiva ed abbiamo così l’evo cosmico�� il kalpa��Significativamente, nel dizionario classico dei sinonimi sanscriti, l’Amarakosca (III�� 22)�� i termini kalpa�� kalpaanta (fine del kalpa), samvarta (anno�� ciclo�� etimologicamente simile al perìodous greco)�� pralaya (dissoluzione) e kshaya (decadimento) sono considerati sino-nimi (Oka 1981�� 23)�� Nella letteratura puranica�� il kalpa verrà consi-derato costituito da 1000 grandi età (mahaayuga) ognuna composta dalle “quattro età” (caturyuga)�� di durata geometricamente decre-

� Esso deriva dalla radice pra + lii, intensificazione semantica della radice lii con i significati di “aderire”, “fondere”, “liquefarsi” (da linquĕre “lasciare”), “dissolversi” (Monier-�illiams 1899�� 689/3 e 903/2)��3 Con l’espressione Con l’espressione aava savata-kapaa corrispondente al sanscrito yaavat samvartakalpam (Hultzsch 1925�� 6-8�� 30)��

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scente, che trovano un perfetto riscontro nelle nostre tradizionali età esiodee�� satya yuga, “età della verità”, corrispondente alla nostra età dell’oro; tretaa yuga, “età della triade” o “del passaggio”, equivale alla nostra età d’argento; dvaapara yuga “età caratterizzata dai due”, corrisponde alla nostra età del bronzo; infine, kali yuga, “età della dea oscura”, rappresenta lo stadio finale del ciclo e ha caratteristiche simili alla nostra età del ferro.�na siffatta concezione non appare tuttavia nella letteratura vedica già strutturata; ivi contenuta solo in nuce, essa viene dispiegandosi nella tradizione e nelle scritture canoniche indiane con il passare dei secoli, fino a raggiungere una rilevante complessità e articolazione, con la suddivisione in macroperiodi, difficilmente afferrabili dall’im-maginazione umana4��Storicamente, come dimostrato dalle testimonianze epigrafiche, l’im-pianto cronologico degli yuga e dei kalpa inizia a prendere forma almeno nel iiiiii secolo a.C., ma raggiunge la piena codificazione e sviluppo nei primi secoli dell’era cristiana (�ane 19933�� 890)�� Ognuno di questi macroperiodi (dal mahaayuga alla vita di �rahma) cessa con il pralaya��

Vari tipi di pralaya � coronamento dello sviluppo del sistema di computazione per ere ed eoni, appare anche una differenziazione nella fine degli stessi: nella letteratura puranica (Vaayu Purana�� 3�� 23; Agni Purana�� 368�� 1-�) sono annoverati quattro tipi di pralaya (caturvidhastu pralayo)5�� �ssi sono così denominati�� il nitya pralaya, giornaliero�� che interessa ogni organismo vivente

(nityo yah praaninaam layah), la fine del nostro mondo;

4 �er la misurazione del tempo con le varie suddivisioni dei macroperiodi�� vedi �er la misurazione del tempo con le varie suddivisioni dei macroperiodi�� vedi l’ottimo quadro riassuntivo in Piano 1996: 181.5 Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 502; Dasgupta 1922�� I��� 315; �ane 1994 Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 502; Dasgupta 1922�� I��� 315; �ane 19943�� 693-694��

il naimittika pralaya, alla fine del giorno di Brahma quando l’intero mondo si dissolve (sadaa vinaasco jaataanaam braahmo naimittiko layah), la fine del mondo;

il praakritika pralaya, quando ogni cosa si dissolve nella sostanza primordiale, alla fine di un kalpa�� ossia di mille caturyuga (caturyugasahasraante praakritah prakritau layah);

l’aatyantika pralaya, quando c’è il raggiungimento della libe-razione, ossia ci si libera definitivamente del ciclo temporale (laya aatyantiko j–aanaadaatmanah paramaatmani)��

Lo scenario apocalittico della fine dei tempi...Nel Kuurma Purana (II�� 45�� 11-59) c’è una lunga descrizione del nai-mittika pralaya che qui si riporta in traduzione: vi sarà siccità per un secolo intero�� con il risultato che tutti gli esseri viventi moriranno e gli organismi torneranno alla terra; i raggi del sole saranno insoppor-tabili e perfino gli oceani saranno del tutto essiccati; la terra, con le sue montagne, foreste e continenti sarà del tutto arsa dal calore ter-ribile del sole; alla fine l’intero mondo apparirà come un gigantesco falò, con il fuoco che divorerà qualsiasi cosa – mobile o immobile. �li animali usciranno dal fondo degli oceani e saranno ridotti in cenere; il fuoco crescerà sostenuto dalla forza dei venti e raggiun-gerà vari chilometri di altezza, arrivando a bruciare i gandharva�� gli yaksha�� i serpenti e i raakshasa�� con tutti i mondi bhuvah e mahah�� � quel punto sorgeranno le fatidiche nubi, simili a mandrie di elefanti, si accenderanno con il crepitìo dei fulmini�� occuperanno il cielo�� simili a fiori di loto, alcune blu, alcune gialle, altre grigie; quando la volta celeste sarà ricoperta interamente di nubi, esse estingueranno le fiamme liberando delle grandi piogge. Spente le fiamme in tal modo, l’azione di queste fatali nubi distruttive non si arresterà ed esse seguiteranno a rovesciare sulla terra un diluvio d’acqua, fino a rico-

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prire interamente la superficie terrestre, comprese le montagne. Con la terra coperta interamente dalle acque inizia la notte di Brahma, e il dio si addormenta��

In un altro passo del Kuurma (I�� 46)�� nel Bhaagavata (I��� 46-7) e nel Vishnu Purana (4�� 12-39) vi sono descrizioni del praakritika pralaya�� il quale riassume e prosegue nello stesso tempo il quadro apocalittico precedente�� risolvendolo nel riassorbimento universale�� secondo la struttura e la terminologia della filosofia classica (saamkhya): quando tutti i mondi, compresi quelli sotterranei, saranno distrutti per la mancanza di piogge e ugualmente tutti gli stadi dello sviluppo onto-logico dal mahat in poi, allora vi sarà il riassorbimento, secondo l’or-dine inverso a quello della generazione; dapprima si riassorbiranno tutti gli elementi, risolvendosi uno nell’altro, dalla terra, all’acqua, al fuoco, all’aria, all’etere, e dopo di questi i costituenti primi (mahat, ahamkaara) si riassorbiranno nella sostanza primordiale (prakriti) e in ultimo�� sia essa sia i purusha si dissolveranno nel Sé Supremo (Paramaatman)�� ossia �ishnu (�ane 19943�� 694-695)��

...e un loro nuovo inizioA questo riassorbimento fa seguito una nuova generazione. Secondo la dottrina classica del saamkhya�� così come al tempo del pralaya si assiste al riassorbimento di tutti gli elementi costituenti della realtà nella sostanza primordiale (prakriti)�� ed al loro passaggio nello stato immanifesto�� così allo stesso modo nel seguente inizio dei tempi dal Sé (purusha) l’immanifesto (avyakta), e tutte le forme manifeste – l’intelletto (buddhi)�� l’ego (ahamkaara)�� e via via tutte le componenti sottili e fisiche dell’universo – riappaiono, assieme con l’ignoranza ontologica (avidyaa) che ad esse si accompagna. In questa concezione la sostanza universale (prakriti) è detta dunque essere formata da una qualche ottuplice materia sottile (prakritisccaashtadhaatukii��

ossia avyakta, mahat, ahamkaara, e i cinque elementi sottili), diffe-renziata, che rappresenta la potenzialità del futuro inizio (Dasgupta 1922�� I�� 214)��Nel loro reiterarsi�� la distruzione e la rigenerazione sono eventi ciclici�� assimilabili all’alternanza giorno-notte�� ed un’opera classica come la Bhagavadgita (�III�� 18-19) non manca di menzionarla come riassor-bimento e creazione novella di tutti gli esseri da parte di �rahma�� avyaktaad vyaktayah sarvaah prabhavanty aharaagame / raatyaagame praliiyante tatraivaavyaktasanjnake //bhuutagraamah sa evaayam bhuutvaa bhuutvaa praliiyate /raatryaagame ‘vascah paartha prabhavatyaharaagame//�Dall’immanifesto tutti pervengono alla manifestazione sul far del giorno �di �rahma�� /con il sopraggiungere della notte �di �rahma���� similmente sono dis-solti nell’immanifesto //Oh �artha! l’insieme degli esseri entra senza posa nel divenire�� si dissolve /con la venuta della notte�� e ciò che rimane riappare con il giorno //”

Dispute filosoficheLe tematiche apocalittiche proposte dalla tradizione indiana costi-tuirono anche motivo di dispute filosofiche tra varie correnti interne. Il dibattito6 – per tutte quelle correnti che accettavano il pralaya con l’esclusione quindi di quella ritualista della Miimaamsaa – si incentrò soprattutto sulla necessità per la sostanza primordiale (prakriti) di subire una perturbazione, di rompere il proprio equili-brio raggiunto con il pralaya�� per favorire una nuova cosmogonia�� Il punto si rivelò estremamente controverso per la concezione classica��

6 Cfr�� Dasgupta 1922�� I�� 247-8�� 261 e 323-4; Dasgupta 1922�� II�� 37; Dasgupta Cfr�� Dasgupta 1922�� I�� 247-8�� 261 e 323-4; Dasgupta 1922�� II�� 37; Dasgupta 1922�� III�� 156 e 481; Dasgupta 1922�� I��� 315��

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Secondo quanto postulato da questa dottrina, un ritorno da questo stato molteplice dell’esistenza a quello quiescente (pralaya) da parte della sostanza primordiale (prakriti) avviene solo quando i karma di tutti i Sé (purusha) presi nel loro insieme arrivano a maturare la cessazione temporanea di tutte le esperienze. In quel momento tutti gli elementi composti dalle differenti tre qualità basilari (guna) si disgregano�� con una tendenza a ritroso (pratisancara) fino al punto in cui ogni cosa è ridotta alle tre qualità basilari e la loro reciproca opposizione porta ad uno stato di perfetto equilibrio (ciò che sopra abbiamo visto corrispondere al sonno di �rahma)�� Cosa interrompe lo stato di equilibrio? Secondo il sistema classico appena esami-nato, esso viene turbato dall’influenza trascendentale del Sé, mentre secondo lo yoga, il motivo è da ricercarsi nell’atto libero della volontà di Dio (iiscvara). Yaamunaacaarya arriverà persino ad identificare la sostanza primordiale (prakriti) con il corpo di Dio (iiscvara) docile alla sua volontà nel sottoporsi a qualsiasi trasformazione, compresa quella nella parte sottile che permane nella condizione causale (kaa-rana) con Dio durante il periodo di pralaya��Il nyaaya-vaisceshika accettò tardivamente la visione dello yoga�� puntualizzando che nella volontà di Dio (iiscvara)�� che desidera dare requie alle sofferenze degli esseri, si deve anche vedere la causa della distruzione cosmica (samhaareccho bhavati)�� da loro poi analizzata a livello dissociativo molecolare e atomico�� Diversa la posizione del vedaanta�� che vede il dissolvimento del pralaya nel brahman�� posi-zione questa fieramente avversata dai classicisti.

In tal modo però il pralaya non è un’interruzione teleologica dell’in-cessante evoluzione e finalità di queste qualità basilari, come non lo è dell’influsso ontologico dell’ignoranza (avidyaa); ad esempio

�aacaspati (nel suo commentario Scankara-bhaashya�� I�� III�� 30)7�� asserisce che nel mahaapralaya tutti gli effetti dell’avidyaa�� come l’impianto psichico (antahkarana), smettono di funzionare in quanto immersi nell’avidyaa, la loro causa basilare, e risiedono là nello stato potenziale (suukshmena scakti-ruupena) cosicché una volta che il tempo è venuto�� mossi dal volere di Dio�� essi ritornano esattamente come erano prima della distruzione cosmica. In tal modo la volontà di Dio è determinata dalle condizioni del karma e le impressioni prodotte da esso��Dal momento che permane dunque un’attività generativa di karma, sia pure allo stato latente, questo costituisce ancora una fase della vicenda ciclica samsarica�� Con i movimenti devozionali�� la terminologia classica subisce una traduzione ipostatica�� lasciando inalterata la stessa struttura�� ed ecco che secondo la prospettiva mitica del �ancaraatra8 quando Naarada giunse nell’isola bianca (Scveta-dviipa�� corrispondente ad una sorta di Avalon) ebbe una visione di Vishnu Naaraayana, il quale gli rivelò che la manifestazione somma ed immutabile del Signore è Vaasudeva, dal quale promana Sankarshana9�� il Signore di tutta la vita (equivalente alla componente buddhi del sistema classico); da questi discende Pradyumna10�� chiamato manas�� e da �radyumna viene �niruddha11�� l’�go (ahamkaara). è da quest’ultimo Aniruddha che discende �rahma�� il creatore dell’universo�� Dopo ogni pralaya�� Sankarshana�� �radyumna e �niruddha sono di nuovo generati da �aasudeva��Infine, la corrente classica con uno dei suoi più tardi grandi pensa-

7 Cfr�� Dasgupta 1922�� II�� 109��Cfr�� Dasgupta 1922�� II�� 109��8 Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 13��Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 13��9 Letteralmente �estrazione”�� �strumento che serve per unire”�� che serve per unire”��10 Letteralmente �radiante”�� �scintillante”�� dalla radiceiante”�� �scintillante”�� dalla radice pra-dyut��11 Letteralmente “ingovernabile”, “indomabile”, “dotato di volontà propria”.”, “indomabile”, “dotato di volontà propria”.

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tori�� �ijnaana �hikshu12�� accettò molti elementi provenienti dalle altre correnti�� ecco che allora la sostanza primordiale (prakriti) e i purusha�� fondamentalmente passivi�� vengono attivati dall’impulso dinamico di Dio�� ossia il tempo (kaala)�� caratteristica e potere eterno esistente nel brahman�� esattamente come prakriti e purusha�� Ma è riconosciuta anche una parte relativa non eterna della stessa entità – a connettere prakriti con i purusha e produrre mahat – la quale scompare durante il pralaya��Probabilmente, la distinzione della fine dei tempi nei quattro tipi descritti sopra è frutto della necessità di chiarire e di rispondere ad una serie di obiezioni sollevate nel corso di questo secolare dibattito. In una tale prospettiva�� l’aatyantika pralaya, ossia il raggiungimento dello stato di affrancamento (mukti = liberazione), differisce del tutto dagli altri tre proprio nell’annientamento di ogni sopravvivenza sot-tile di legame karmico. Esso realizza perciò l’interruzione definitiva del ciclo samsarico��

La dimensione apocalittica umana: il kaliyugaDopo aver tratteggiato la concezione cosmica della fine dei tempi, pas-siamo a vederne gli effetti sulla società umana così come si manifeste-ranno nell’ultima era�� nel �aliyuga�� �ll’interno del Mahaabhaarata (�anaparva 188�� 30-64) troviamo un lungo passaggio descrittivo13�� che qui presentiamo intervallato da piccole annotazioni.

“Tutti gli uomini mentiranno (sarve praayasconritavaadinah); verranno in uso (pravartate) dei sostituti (pratinidhi) ai sacrifici (yajna), ai doni (daana) e ai voti (vrata)”

Degna di nota la caratteristica prima di una tale epoca�� la contraffa-zione. La mancanza di verità (satya) è infatti allontanamento dall’es-

12 Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 446-7��13 Cfr�� �ane 1993Cfr�� �ane 1993�ane 19933�� 893-895�� 1012��

senza (sat), dunque dalla vera realtà, che coinvolge sia le relazioni tra umani�� sia le relazioni con gli dei�� �rionfa nelle relazioni il �dis-ordine”�� l’an-rita�� con l’uso di veri e propri surrogati��

“i brahmana agiranno come gli scuudra e questi ultimi acquisiranno la ricchezza [dei vaiscya] o si manterranno facendo i mercenari [invadendo dunque il campo degli kshatriya];”

Nello sconvolgimento dell’ordine naturale, anche nella comunità umana, tra le caste, regnerà una grande confusione. Non si dimen-tichi infatti che le caste in questione sono delle inclinazioni tempe-ramentali della singola natura�� avvertite come delle �colorazioni” (varna) personali del principio spirituale��

“i brahmana abbandoneranno lo studio dei Veda e l’effettua-zione dei sacrifici, il bastone e la pelle di daino, le regole di vittizzazione (“diventeranno onnivori” sarva bhakshaasc ca bhavishyanti); la mormorazione delle formule (japa) sarà effettuata dagli scuu-dra, non più dai brahmana; quando il mondo sarà così sottosopra (vipariite tadaa loke), ciò (yat) costituisce il primo segno (puurvaruupam) del decadi-mento (kshayasya);”

In tale rivolgimento comunitario�� a rimetterci è il deposito dottrina-rio, tramandato fino ad allora dalla casta sacerdotale; l’allentamento del legame con la sacralità, ossia con l’asse immutabile ordinatore, costituisce l’inizio del processo di decadenza��

“vi saranno molti sovrani barbari (mleccharaajaanah) a domi-nare le genti (manujaadhipa); peccatori (paapaa), occupati tra falsi editti e in sterili dispute; vi saranno popolazioni barbari-che (aandhra, scaka, pulinda, yavana, kaamboja, baahlika) a governare;”

La comunità umana perderà i propri connotati e la propria identità,

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in seguito al mescolamento delle genti; è dalla classe governativa – in questi casi “straniera”, ossia non aderente ai fondamenti comunitari dei propri sottoposti – che prenderanno l’avvio i vizi peggiori, è da lì che il senso vero del sacro sarà perduto e inizieranno i sofismi e le contraffazioni a danno di molte persone�� secondo il celebre detto ��er uno che commette un peccato (eka paapaani kurute)�� molti ne soffrono le conseguenze (phalam bhunkte mahaajanah)” (Carr 20043�� 391 n�� 95)��

“nessun brahmana potrà mantenersi seguendo la propria strada (svadharmam upajiivati); kshatriya e vaiscya indulgeranno in attività malvagie (vikarma-sthaa); la gente avrà vita breve (alpaayushah), poca energia (svalpaba-laah), poco valore e coraggio (svalpa viiryaparaakramaah); essa avrà poco di succo (saara), involucro (deha) e parole con-formi alla verità (satya bhaashinah);”

Le persone dedite al perseguimento della verità, quindi della vera natura – o essenza – delle cose, si ritroveranno come perseguitate da regole comunitarie che le intralceranno�� mentre i contraffattori avranno vita facile�� Conseguentemente�� non esercitando più le virtù�� ecco che allora anche la sfera operativa dell’uomo subirà una brusca contrazione, e si avrà il dominio della piccolezza, della mediocrità, dell’ipocrisia�� dell’arrivismo��

“desolate (bahuscunyaa) le abitazioni, lo spazio pieno di bestie e serpenti; le discussioni sul brahman saranno aride; gli scuudra chiameranno gli altri in modo sprezzante, i brahmana umile;”

La desolazione che accompagnerà la vita comunitaria può intendersi anche da un punto di vista architettonico e psicologico; un certo stile minimalista anche nell’arredamento traduce materialmente benis-

simo questa tendenza alla desertificazione emotiva (v. gli studi del Salingaros). In tale atmosfera ‘selvatica’ le nature più rozze acqui-steranno baldanza e sfrontatezza, mentre quelle più nobili verranno messe in un angolo ed emarginate�� La descrizione si adatta bene a quanto, in economia, viene segnalato con il detto “moneta cattiva caccia moneta buona”��

“abbonderanno gli sciami di insetti e tutti i profumi perderanno la loro fragranza, i succhi il loro gusto; le donne avranno progenie numerosa, saranno di bassa statura, prive di carattere e buona educazione, e intente a rapporti sessuali innaturali;”

L’inaridimento delle relazioni umane�� il loro allontanamento dalla verità essenziale delle cose, produce effetti a catena anche nell’am-biente circostante�� La mancanza di cura e di amore nel trattare gli altri esseri significa non donare la propria energia, e tale mancanza finisce per ‘spegnere’ gradualmente ma inesorabilmente il mondo intorno a noi�� In tale situazione�� il processo di decadenza della donna si manifesta con la perdita dell’autocontrollo�� della grazia e dell’edu-cazione a tutto vantaggio della voluttà sfrenata e selvaggia, che la rende inebriata di potere��

“le comunità soffriranno la fame (attascuulaa), i crocicchi gli sciacalli (scivascuulaa), le donne malattie ai capelli (kescascuulaa); le vacche produrranno poco latte, e gli alberi pochi fiori e frutti, ma saranno pieni di corvi;”

Come risultato della folle corsa verso l’appagamento individuale e egoistico, la comunità finirà con il risentirne anche economicamente: il quadro così delineato si avvicina molto alle nostre proiezioni imma-ginative più catastrofiche. Degna di nota qui è la reiterazione del ter-mine �spina” (scuulaa), ad intendere uno squilibrio “pungente” negli elementi (cibo�� sciacalli�� capelli) via via enumerati��

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“i brahmana riceveranno doni da sovrani, loro assassini, che accusano altri di gravi misfatti; pieni i luoghi saranno di brahmana avidi e gretti che facendosi schermo con la religiosità ipocrita (mithyaadharmadhvajaavri-taah) estorceranno elemosine; capofamiglia (grihasthaah) spaventati dalle tasse gravose (kara-bhaarabhayaadbhiitaa) e colpevoli di furto (parimoshakaah), vivranno di commerci, spacciandosi per asceti;”

Viene specificato quanto già delineato prima riguardo la confusione dei ruoli comunitari�� Il trionfo dei vizi derivante dall’allontanamento dalla verità forma un quadro sociale dominato dall’ingiustizia, dove la sola modalità di azione concessa è la disonestà, la contraffazione.

“appartenenti alle tre caste superiori (dvijaa) che nella fase dell’apprendistato (brahmacaarinah) si fanno cre-scere unghie e capelli, ma in realtà sono avidi di ricchezze (arthalobhaan); e nelle [altre] fasi della vita (aascrameshu) si comportano da ipocriti (vrithaacaaraa), essendo amanti del bere (paanapaa), irriguardosi nel cercare il piacere sessuale (gurutalpagaa “che vanno a letto [con la moglie] del maestro”), desiderano il piacere mondano (ihalaukikamiihante) dell’aumento del sangue e della carne (maamsasconitavardha-nam);”

L’ipocrisia colpisce duramente la comunità umana e si insinua anche nelle varie fasi della vita individuale. L’età dell’innocenza, nella caste superiori dedicata all’educazione e all’istruzione si tramuta nel primo banco di prova della malizia ipocrita�� che ha modo di manifestarsi successivamente come ricerca smodata del piacere�� del potere e della ricchezza��

“i luoghi silvani (aascramaa) pullulano di opinioni eretiche, che negano il merito del cibo donato da altri (paraanna guna-vaadinah); il signore non manda piogge nei tempi opportuni (yathartuvar-shii) e così tutti i semi non crescono adeguatamente;”

Così come la prima fase della vita, anche l’ultima – quella ascetica del ritiro solitario nella natura – diviene fomite di impulsi egoisti, viziati nell’irriconoscenza. Conseguentemente la realtà divina (con la quale in tale fase si dovrebbe più essere in contatto) si ritira, lasciando impoverire la natura��

“la gente si diletta a uccidere (himsaabhiraamah) e a compiere azioni impure (ascucih), estremamente abbondanti sono i frutti dell’ingiustizia (adhar-maphalam); e chiunque cerchi di attenersi alla giustizia (dharma samyutah), viene considerato di breve esistenza (alpaayuh), in quanto non vi è giustizia alcuna;”

Corrompendosi con la malizia ipocrita il rapporto con gli dei�� segue necessariamente la corruzione estrema dei rapporti interpersonali umani�� l’altro�� il prossimo�� è visto esclusivamente come strumento del piacere, del potere personale che può giungere fino al suo annul-lamento�� all’omicidio�� Con ciò la giustizia scompare�� poiché essa è l’estrinsecazione dell’ordine celeste nei rapporti interpersonali�� e coloro che la ricercheranno saranno perseguitati�� �l contrario�� pro-speri saranno coloro che sono dediti all’ingiustizia��

“la gente vende i beni ingannando sul peso e sul valore, abbondano di inganni e trucchi (bahumaayaa) i commerci; i giusti (dharmiishthaah) illanguidiscono, i malvagi si rafforzano, la giustizia si indebolisce, si potenzia l’ingiustizia; i giusti vivono brevemente e in povertà, gli ingiusti (vidharmaano) a lungo e nelle ricchezze;

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nei luoghi di riunione cittadini (nagaraanaam vihaareshu) le persone saranno ingiuste e avranno relazioni in modi disonesti (adharmishthair upaayais);”

Proseguendo nell’analisi dello squilibrio dei rapporti interpersonali, appare una società dominata dagli espedienti e dai sotterfugi a giusti-ficare la sopraffazione e lo scatenamento degli istinti egoici descritti prima. A somiglianza di quanto avviene anche oggi, la comunità umana si ritrova in tal modo piena di leggi e di regolamenti ma in piena eclissi di giustizia��

“persone che avranno pochi risparmi saranno presi dall’orgoglio dei ricchi; persone che avranno depositi fiduciari (dhanam viscvaasato nyastam) ingenti, ma segreti (mithyo), ipocritamente (paapaacaarasamanvitaah) saranno pronti a negare la ricchezza, asserendo impudenti (nirapatrapaa) «mai è stato [depositato]» (naitadastiiti);”

L’eclissi della giustizia, coadiuvato dalla mancanza di onestà nei rapporti interpersonali�� fa scomparire anche il normale termine di paragone costituito dall’altrui esperienza�� �cco allora che le fanta-sie personali hanno il sopravvento sul dato oggettivo reale e avver-ranno situazioni come quella descritta. In tutto ciò è da aggiungersi il mistero “religioso-iniziatico” che si costruirà intorno al denaro, vero e proprio potere ‘magico’�� contraffazione egoica dei veri misteri pertinenti alla verità.

“i luoghi di incontro comunitari e templari (nagaraanaam vihaa-reshu caityeshvapi ca) sono infestati (scerate) di volatili e bestie che si cibano degli esseri umani (purushaadaani sattvaani);”

Passo che richiama la desolazione ambientale già descritta, con in più una caratterizzazione simbolico-sacrale: gli ‘spiriti dell’aria’ – demo-

niaci e vampireschi – che si cibano sottilmente14 degli esseri umani presenti anche nei luoghi consacrati�� La loro azione richiama per analo-gia quella degli agenti virali e manifesta gli effetti anche sotto forma di concezioni deformate�� che sono alla base di tanti pregiudizi moderni��

“ragazzine di 7-8 anni sono ingravidate e ragazzini di 10-12 anni diventano padri; a 16 anni le persone diventano calve e avviene un rapido declino nella durata della vita umana; i giovani si comportano come gli anziani e gli anziani assumono gli abiti giovanili;”

�lteriore chiarimento nella perdita dell’ordine naturale nel �ritmo” del suo svolgimento: dopo le funzioni, le stesse età della persona non corrispondono più alle azioni che essa compie. Nella tenera età ascritta all’esperienza genitoriale può anche ravvisarsi un riferimento di preparazione interiore più che un’indicazione anagrafica in senso stretto�� Stesso discorso vale per i giovani che mancheranno del vigore�� entusiasmo ed energia connaturata alla loro età, apparendo vecchi, mentre gli anziani si abbandoneranno a frivolezze e azioni avventate tipiche dell’inesperienza giovanile��

“le donne, di costumi contrari, ingannano mariti degni e si accoppiano con schiavi e bestie; le donne, consorti di eroi, cercano altri uomini e commettono adulterio con il marito ancora vivente.”

�uesta lunga descrizione si chiude con un’ulteriore frutto della perdita dell’impronta dell’ordine naturale nel comportamento umano�� che riguarda la passione femminile, la quale – come la dea Kaalii – in mancanza del polo fisso o “maschile”, erra impazzita e non trova freno alcuno.

14 Ma anche materialmente�� colpisce la notizia di cronaca contemporanea riguardo Ma anche materialmente�� colpisce la notizia di cronaca contemporanea riguardo la presenza nella provincia di �agusa di branchi di cani randagi che aggrediscono gli uomi-ni (e che hanno procurato già la morte di un bambino e il ferimento grave di una turista).

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Kalki nella dottrina apocalitticaA riequilibrare lo scenario fortemente turbato delle comunità umane negli ultimi tempi, quale emerge dalla descrizione dei testi puranici, giunge in modo provvidenziale l’ipostasi discendente (avataara) di �ishnu�� yadaa yadaa hi dharmasya glaanirbhavati bhaarata /abhyutthaanam adharmasya tadaatmaanam srijaamyaham “Oh Bharata! Ogni qual volta che l’ordine cosmico appassiscee il disordine prende forza�� proprio allora io ��ishnu�� genero me stesso” (Bhagavadgita�� I��� 7)�� Sulla scorta di testi quali il Vaayu Purana (98�� 104-110; 99�� 396-397)�� il Mahaabhaarata (�anaparva 190�� 93-97) e il Bhaagavata Purana (XII�� 2�� 16-23)15�� nel novero delle ere cosmiche�� la discesa futura di Vishnu avverrà come Kalkin. Questo nome suggerisce il possessore delle qualità sia del kalka (�sedimento”�� �deposito”�� �sporcizia”)�� a significare dunque il punto di massima concretizzazione della ciclo cosmico – quasi un “fondo del barile” cosmologico – sia del karka (�cavallo bianco”)�� con un chiaro riferimento all’intervento luminoso provvidenziale da questi operato. Egli, secondo le differenti redazioni con testa di cavallo e corpo umano�� oppure montato a cavallo con la spada sguainata, sconfiggerà i barbari (mleccha�� ma anche bar-baraan) e diventerà un imperatore universale (cakravartin) di tipo dharmavijayin�� ossia vittorioso nel ristabilimento dell’Ordine pri-mordiale. Da quel momento inizierà di nuovo l’età aurea (kritayuga)�� �iglio del brahmana �ishnuyasca16�� a capo del villaggio di Scambhala (in altre redazioni invece egli è un candaala�� ossia di padre scuu-

15 Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 38-40��Cfr�� Dasgupta 1922�� III�� 38-40��16 �er alcuni studiosi�� tale nome risulterebbe dalla combinazione dei due nomi di�er alcuni studiosi�� tale nome risulterebbe dalla combinazione dei due nomi di �ishnuvardhana Yascodharman, importante figura storica indiana, che significativamente mise fine al regno “barbaro” (in quanto di origine centroasiatica) del re Mihirakula nel ii secolo d��C�� Cfr�� Majumdar 19884�� 37-41��

dra e di madre brahmana�� la peggiore combinazione possibile)17�� è protagonista di un’operetta (upapurana�� ossia un purana minore)�� il Kalki Purana, il quale inizia avvertendo che la narrazione concerne una vicenda futura�� In questa sede si prende in esame il testo del Vayu Purana (capitoli 98-99)18��

“Queste grandi anime (ete mahaatmanah) si manifestano (praa-durbhaavaa) per il bene del mondo (lokahitaarthaaya) proprio alla fine di questa era di distruzione (asminn eva yuge kshine sandhyaasclishte bhavishyati //). Lo splendido Kalki Vishnuyasca, della stirpe di Paraascara, (kalkirvishnuyascaa naama paaraascaryah prataapavaan /), decimo (dascamo), che appartiene al futuro (bhaavyasambhuuto), preceduto da Yaajnavalkya (yaajnavalkyapurahsarah // 104).”

�pre la descrizione l’affermazione del principio provvidenziale della discesa divina, enunciato sopra, atta a ristabilire un equilibrio turbato per il benessere del mondo. Segue l’identificazione del Kalki avataara secondo genealogia umana e spirituale��

“Attrae (anukarshan) tutto l’esercito (sarvasenaam), fornito di carri, cavalleria ed elefanti da guerra (hasty ascva ratha sankulaam), coperto (vritah) di centomila (scatasahasrascah) terribili armi brandite (pragrihiitaayudhair viprair // 105); quelli che sono giusti in modo non eccessivo e quelli che in qualche modo sono avversi alla giustizia (naatyartham dhaarmikaa ye ca ye ca dharmadvishah kvacit /)”

Il suo splendore provvidenziale è tuttavia ammantato dalla ineluttabi-lità dello scontro finale. La descrizione degli armamenti rende l’idea

17 �asham 1967�asham 19673�� 307; �ilippani �onconi 1986�� 110; Stutley 1980�� 202��18 Dall’edizione a cura dell’Dall’edizione a cura dell’Aanandaascram�� edita a �une nel 1983��

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di un grandioso�� terribile e feroce avvenimento imminente�� cui tutti – giusti e non giusti – sono calamitati a trovare in lui (o contro di lui), il catalizzatore universale�� il compimento del proprio destino��

“a nord, nella regione centrale e anche ad ovest dei monti Vindhya (// 106), così come coloro che vengono dal sud, i dravida con gli abitanti dello Srilanka, inoltre i Gandhari, i Parada, i Pahlavi, gli Ioni, gli Scaka (// 107), i Tushara e i barbari (tusharaan barbaraamsc caiva), i Pulinda, i Dardi e i Khasi, i Lampaka, gli Andhra, i Rudra e i Kirata, questo signore (sa prabhuh // 108), dal potere universale (“la ruota [del carro] non impedita” pravrittacakro), potente, forte da provocare la morte dei Mleccha, non visto invaderà la terra di tutti gli esseri (adriscyah sarva-bhuutaanaam prithiviim vicarishyati // 109);”

L’elenco delle genti assolve lo scopo di disegnare i contorni dello spazio dell’azione provvidenziale divina�� una sorta di ricapitolazione che porterà ciò che è diviso ad una novella unione.

“d’altra parte, uomo in accordo con la parte divina del saggio (maanavah sa tu sanjajne devasyaamscena dhiimatah), quel Vishnu, con il nome “Virile” (viiryavaan), si manifestò nella precedente nascita (puurvajanmani pramitir naama // 110)”

L’aspetto inesorabile del divino non arriva al punto da bruciare intera-mente la natura umana (come abbiamo visto prima nella descrizione del pralaya), in quanto l’aspetto umano del principio supremo già riconobbe nell’ultima ipostasi apparsa19 la dignità della parte divina

19 Secondo molte versioni�� il nono avataara sarebbe stato il �uddha; secondo alcu-ne altre più recenti si tratterebbe del Cristo�� soprattutto nell’ottica di indianizzare la nostra cultura (cfr�� �rdizzone 1995)�� cui si combinarono negli anni ’70 in Italia gli effetti degli esperimenti militari sulle sostanze psicotrope (Iannaccone 2008�� 377-382) dando luogo ad

dell’uomo saggio, ossia giusto, seguace dell’ordine in quanto consa-pevole di esso��

D’ogni dove (sarvascah) tutti i Mleccha (sarve mlecchaa) saranno uccisi da Kalki (kalkinopahataah yaasyanti) e inesorabilmente tutti gli ingiusti (adhaarmikaasc ca te) e gli eretici di qualsiasi risma (‘tyartham paashandaasc caiva sarvascah // 396);”

A distanza di qualche centinaio di versi, arriva la descrizione del-l’ineluttabile destino che attende i corifei e i simpatizzanti del caos�� l’annientamento per mano dell’ipostasi divina��

“svanito il suono primordiale (pranashte nripascabde), tramon-tato il Kaliyuga (sandhyaasclish e kalau yuge), in qualche modo quelle genti ancor sopravvissute (kincicchish aah prajaas taa vai), non sono incluse (aparigrahaah) nella distruzione dell’or-dine cosmico (dharme nashte) (// 397)”

Siamo all’epilogo della vicenda umana nell’universo�� tra le macerie di questa distruzione fatale si annida ancora il germe di un nuovo inizio�� di un ciclo novello di vicende umane������

espressioni letterarie riferite al �alki avataara come la seguente�� �23 giugno 1971�� �arco alla �illa �allavicini�� Oggi mi ha parlato ��alki�� di alcune sostanze medicinali psicotomi-metiche...” (Aquini 1978: 76).

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In tutta la sua esistenza�� storica e metastorica�� l’uomo non ha mai occupato (e sfruttato) così capillarmente il mondo in cui abita; non ha mai avuto tanti mezzi per assicurarsi una esistenza fisicamente decente, non ha mai avuto tante possibilità di studio, non ha mai avuto tante conoscenze tecniche e tanti mezzi per distruggersi��Forse anche per questa ragione, e ben al di là dei facili millenarismi alla moda�� il convegno che �Simmetria” ha organizzato in collaborazione con “Russia Ecumenica” riveste una particolare attualità.

Miliardi di persone occupano spazi ristretti e caotici mentre la dimen-sione spirituale viene, per così dire, soffocata da questa cronica mancanza di silenzio�� mancanza di meditazione e di preghiera�� �utto è diventato frastuono, tutto è urlato sopra le righe, a volte perfino la propria Fede. I grandi �sistemi religiosi” tradizionali d’oriente e d’occidente faticano a contenere il proliferare delle proposte sedicenti spirituali (un tempo si sarebbero chiamate �eresie”)�� Milioni di persone vagolano alla ricerca di riferimenti e creano in continuazione nuovi miti�� nuove icone laiche alle quali tributano devozione acefala. Dei colossali e un tempo impensabili dubbi su �nuovi” temi etici si abbattono sulle scelte dell’uomo (la procreazione assistita�� l’uso e

LA stORIA È unO stRAnO cOncettO

di Claudio Lanzi