Foca Accetta, L’ORDINE AGOSTINIANO E LE CONGREGAZIONI D’OSSERVANZA IN CALABRIA (SECC. XV-XIX),...

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FOCA ACCETTA L'ORDINE AGOSTINIANO E LE CONGREGAZIONI DI OSSERVANZA IN CALABRIA (SECC. XV - XIX) Extractum ex ANALECTA AUGUSTINIANA Val. LXVII - 2004 - pp. 183-254 INSTITUTUM HISTORICUM ORD. S. AUGUSTINI Via Paolo VI, 25 - 00193 Roma

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FOCA ACCETTA

L'ORDINE AGOSTINIANO E LE CONGREGAZIONIDI OSSERVANZA IN CALABRIA (SECC. XV - XIX)

Extractum exANALECTA AUGUSTINIANA

Val. LXVII - 2004 - pp. 183-254

INSTITUTUM HISTORICUM ORD. S. AUGUSTINIVia Paolo VI, 25 - 00193 Roma

L'ORDINE AGOSTINIANOE LE CONGREGAZIONIDI OSSERVANZAIN CALABRIA(SECC.XV - XIX)

PREMESSA

Nel tracciare un bilancio critico dei contributi storiograficisulla chiesa e le istituzioni ecclesiastiche in Italia nell'età modernalo storico Gaetano Greco sottolinea che

la stridente opposizione fra i due universi e stili clericali - quello seco-lare e quello regolare - si è riverberata persino nella ricerca storica,che, quando ha affrontato la storia delle diocesi italiane nell'età dellacontroriforma, ha di fatto trascurato gli ordini regolari, la loro orga-nizzazione, i loro mutamenti interni, il loro ruolo I.

Valide a livello generale le osservazioni del Greco sono evidentianche per la storiografia religiosa calabrese, sostanzialmente privadi ricerche che indagano e documentano "il contributo dei regolarialla riforma e al rinnovamento della vita cristiana in Calabria" 2. Percolmare gli spazi vuoti sono utili indagini specifiche presso gli ar-chivi centrali degli Ordini religiosi, soprattutto perché "la documen-tazione locale sui regolari nell'età moderna non presenta in generela stessa completezza e omogeneità delle fonti delle altre istituzioniecclesiastiche diocesane" 3.

Un'ampia indagine condotta nell'archivio generale dell'Ordineagostiniano in Roma ha permesso di documentare e valutare l'atti-

I G. GRECO,La. chiesa in Italia nell'età moderna, Bari 1999, p. 94.2 M. MARrOTII, Linee di orientamento e sviluppo negli studi di storia religiosa

della Calabria Moderna e contemporanea, in Ricerca storica e chiesa locale in Italia,atti del IX convegno di studio dell'associazione italiana dei professori di storia dellachiesa, Grado 9-13 settembre 1991, Roma 1995, p. 337; 343.

3 G. GRECO,cito

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vità degli agostiniani in Calabria a partire dal XV secolo. Il materialeconservato nel fondo Aa (voll. VII-IX) è stato utile per delineare unospaccato della vita religiosa e comunitaria all'interno dei conventi,per verificare l'insofferenza verso la disciplina religiosa e, infine, perseguire, tra il XVI e XVIII secolo, le fasi alterne della recezione eattuazione di una riforma morale e disciplinare in linea con le nor-me dettate dal concilio di Trento. Inoltre, questo fondo archivisticoè risultato essenziale per valutare i rapporti che gli agostinianiintrattenevano con le comunità locali, le autorità ecclesistiche seco-lari e gli altri Ordini religiosi.

Altro fondo interessante è stato quello indicato con l'ordina-mento li, che nei volumi III-VI raccoglie le relazioni del 1650 dellacongregazione zumpana e della provincia di Calabria; nel volume XIconserva documenti della seconda metà del XVI secolo riguardantila congregazione degli zumpani, in particolare: la corrispondenza frail priore generale e il vicario, le disposizioni del visitatore p. Donatoda Benevento per adeguare gli statuti originali del movimento, pur-troppo dispersi, alla normativa tridentina.

Infine, l'archivio custodisce nella sezione Ff gli atti dei capitolidella provincia di Calabria e della congregazione degli zumpani checoprono un arco temporale di circa due secoli: dal 1568 al 17814•

Attraverso le dispositiones [amiliarum, contenute nei singoli atticapitolari, è possibile ricostruire cronologicamente l'andamento de-mografico dei conventi, la serie dei vicari, provinciali e priori. Tutta-via, l'importanza di questo fondo è nella possibilità di conoscere ledecisioni localmente adottate per affrontare e risolvere i problemiche di volta in volta si presentavano.

Per quanto riguarda i rapporti tra gli agostiniani di Calabria esuperiori dell'Ordine, di notevole interesse sono stati i registri deipriori generali: Egidio da Viterbo, Girolamo Seripando e Cristoforoda Padova, nelle edizioni curate rispettivamente da Alberico deMeijer, da David Gutiérrez e da Arnolfo Hartemann 5, e quelli deiloro successori conservati nel fondo Dd dell'archivio generale.

4 Archivio Generale Agostiniano di Roma (AGA), Ff, volI. 28, 39, 41, 43, 47,51, 54.

5 A. DE MEJJER(a cura), Aegidii Viterbiensis O.S.A., res gestae generalatus, volI.I-Il, 1506-1518, Roma 1984-1988; D. GUTIERREZ(a cura), Hieronymi SeripandoO.S.A., Registrum Generalatus, volI. I-VI, 1538-1554, Roma 1982-1990; A. HARTMANN(a cura), Cristophori Patavini O.S.A., Registrum Generalatus, voll. I-V et VII, 1551-1558, Roma 1985-1997 et 2002.

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1. ORIGINE E SVILUPPO DELL'ORDINE AGOSTINIANO IN CALABRIA. LA

CONGREGAZIONE DEGLI ZUMPANI E LA PROVINCIA DI CALABRIA

L'introduzione e lo sviluppo degli Ordini mendicanti in Cala-bria e nel Mezzogiorno rispetto al resto della penisola avviene conmodalità e tempi diversi, sia per l'ostilità nutrita da Federico II neiconfronti dei mendicanti, considerati strumenti della politica papaledi contestazione e contrasto aperto alla sua attività di governo6, siaper l'«occupazione di campo» dei preesistenti monasteri greci elatini 7.

Esclusi i francescani 8, non è possibile per le età precedenti ilsecolo XV accertare la presenza dei mendicanti in regione, anche senon mancano documenti e indizi che opportunamente vagliati pos-sano anticipare se non l'inserimento quanto meno il tentativo. Cosìrimane isolata nella storia dei domenicani? la concessione, nel 1240,d'una chiesa "iuxta Cusentia" a favore dell'Ordine da parte delvescovo della città, e incerta resta la datazione dell'insediamento car-melitano di Corigliano, fondato secondo il Pugliese IO nel 1295, men-tre altri lo pongono al 1470, a spese dei principi di Bisignano, o al1492-1493.La questione della data rimane aperta anche se il titolodell'Annunziata ha indotto studiosi come Emanuele Boaga e GiorgioLeone a guardare con preferenza l'anno 129511•

Riguardo all'inserimento degli agostiniani in Calabria è diffic.Ie-stabilire delle date precise; seguendo le relazioni del 1650 dei con-venti di Paola (1145), e di Fuscaldo (1162) si può ipotizzare che già

6 L. G. ESPOSITO,I domenicani in Calabria. Ricerche archivistiche, Edizionidomenicane italiane, Napoli-Bari 1997, p. 15; P. Dalena, Federico Il e gli ordinimonastici nel Regno, in Chiesa e società nel Mezzogiorno. Studi in onore di MariaMariotti, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999, voI. I, pp. 135-170.

7 M. MARIOTTI- F. ACCETTA,Per uno studio sulla riforma agostiniana inCalabria (secc. XV-XVIII), in A. CESTARO(a cura), Geronimo Seripando e la Chiesa delsuo tempo, (Salerno, 14-16 ottobre 1994), Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1997,p.328.

8 E. ZINZI, Calabria. Insediamento e trasformazioni territoriali dal V al XVsecolo, in A. PLACANICA(a cura) Storia della Calabria medievale. Culture, Arti,Tecniche, Gangemi, Reggio-Roma 1999, p. 64-66.

9 F. ACCETTA,Insediamenti e strategie dell'Ordine domenicano in Calabria (secc.XV - XIX), in "Rivista Storica Calabrese", n. s., XXI (2000), n. 1-2, pp. 223-259.

IO P. T. PUGLIESE,Antiquae Calabrensis Provinciae Ordinis Carmelitarum [... l,Napoli 1690, p. 148.

Il E. BOAGA,La. presenza dei carmelitani in Calabria e il convento di S. Elia diCuringa, in "Carrnelus", 42, 1995, pp. 197-236; G. LEONE, L'iconografia dellaMadonna del Carmine e la committenza confratemale in Calabria dal XVI al XIXsecolo, in L. BERTOLOILENOCI(a cura), Confratemite chiesa e società, Schena editore,Fasano 1994, pp. 717-754.

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nel secolo XII, prima della canonica istituzione dell'Ordine, 1256,esistessero degli insediamenti monastici o eremitici che s'ispiravanoalla regola del S. Patriarca, incorporati dall'Ordine nei secoli suc-cessivi; infatti, il p. Benigno Van Luijk indica per Paola il 1433 eper Fuscaldo l'anno 130012• Certo è che alla fine Quattrocentol'Ordine agostiniano in Calabria non aveva ancora una sua precisaidentità e fisionomia. I conventi esistenti: Paola (1145/1433), Fuscal-do (1162/1300), Tarsia (1400), Acri (1408), Monteleone (1423), Co-senza (1426), Belvedere (1446), Terranova (1461), Bucchigliero (1470),Amantea (1490), ricadevano sotto la giurisdizione della provincia diTerra di Lavoro o Napoletana.

Elemento fondamentale per lo sviluppo e diffusione degli ago-stiniani in Calabria è la penetrazione del movimento di "Riforma"che, nel dialettico rapporto tra "conventuali" e "osservanti", propo-neva di vivere coerentemente la Regola di S. Agostino e le Costi-tuzioni dell'Ordine. Già avviata nel secolo XIV in altre regioni d'Ita-lia, la "riforma" era favorita dai superiori dell'Ordine, che appro-vavano e sostenevano il sorgere di Congregazioni di Osservanza,svincolate dalla giurisdizione dei provinciali e sottoposte alla pro-pria giurisdizione diretta tramite un vicario 13.

In Calabria l'esigenza di una più genuina fedeltà agli ideali delleorigini si riscontra tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cin-quecento, grazie all'opera di p. Francesco Marino da Zumpano (1455-1519) 14, nei conventi di Aprigliano (1490), di Soverato (1490), diNocera (1500), di Francavilla (1502), di Bombile (1506). Noto con ilnome di Congregazione di Calabria o degli Zumpani, il movimento diriforma fu approvato dal priore generale Egidio da Viterbo il 24maggio 150915• L'affiliazione all'Ordine e gli statuti della congrega-

12 B. VANLUUK,Le monde augustinien, pp. 37-38.13 P. BELLINI,Le congregazioni di osservanza, in "Presenza Agostiniana", n. 3-

5, maggio-ottobre 1994, pp. 18-26; A. MARTINEZCUESTA,Il contesto storico-ecclesialedella riforma agostiniana, in "Presenza Agostiniana", n. 2-4, marzo-agosto 1992, pp.66-68; M. ROSA(a cura), Clero e società nell'Italia moderna, Bari 1995; G. GRECO,Lachiesa in Italia, cito

14 D. CIRILLO,Soverato 1577. Notizie storiche sul culto pubblico reso al beatoFrancesco da Zumpano nella chiesa del monastero della Pietà in Soverato, Chiaravalle1977.

15 A. DE MEIJER,Aegidii Viterbensis, cit, voI. I, Roma 1988, p. 104, n. 241:"Confìrmavimus electionem vicarii nationis Calabrie fratris Antonii Cosentini, rnan-damusque ei ut definitiones et leges alias servari faceret sub pena privationis offi-cii, confirmavimus et acta omnia capituli". Lo stesso priore generale, Egidio daViterbo, nel 1515 riconosce l'autorità e il prestigio di p. Francesco da Zumpano eapre la strada all'espansione del movimento. IDEM,voI. II, p. 146, n. 470 .•

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zione furono confermati dal pontefice Paolo IlI, con il breve Pasto-ralis officii del 2 gennaio 153916•

L'importanza e il ruolo che nel giro di pochi anni la congrega-;

zione venne ad assumere, nel più vasto progetto dell'Ordine di ripri-stinare la regularis observantia, sono contenuti nella proposta avan-zata nel 1522 dal priore generale Gabriele della Volta di costituire laProvincia Osservante di Calabria, unendo i conventi calabresi appar-tenenti alla provincia di Terra di Lavoro con quelli dell'osservanzazumpana.

Per la perplessità e il timore di essere influenzata negativa-mente dall'indisciplina e corruzione esistente nella provincia, la con-gregazione non aderì alla richiesta del priore generale e sotto laspinta popolare accolse soltanto il convento di Cosenza 17.

La successiva autonoma sistemazione giuridico-amministrativadei conventi calabresi della provincia napoletana, sancita nel 1539dal capitolo generale di Napoli, ebbe come punto di riferimento lariforma zumpana. La decisione di costituire la Provincia di Calabriarispondeva all'esigenza di promuovere anche tra i conventualiun'osservanza rigida e coerente della Regola di S. Agostino e delleCostituzioni dell'Ordine, in armonia con lo spirito di riforma per-seguito dagli zumpani. Infatti, il priore generale Girolamo Se-ripando nella lettera Ad nationem Calabriae, del 1 settembre 1539,scrive:

hortantes eos ad talem vitae reformationem, ut comparatione fra-trum congregationis fratris Francisci de Zampano ipsi reputarenturobservantes et non illi. Commendavimus insuper eis efficacissimeobservantiam Regulae divi Augustini ac definitiones capituli genera-lis 18.

2. GLI STATUTI ZUMPANI DEL 1569

Nonostante la stima accreditata presso i superiori dell'Ordine,anche nella congregazione degli zumpani cominciarono a comparireabusi, indisciplina, sintomi di un declino dell'osservanza religiosa.

16 AGA, CB - 1- 31. La bolla è edita in F. ACCETIA, La congregazione agosti-niana del ven. Francesco da Zumpano in Calabria (secc. XV-XVII), "Analecta Augusti-niana", LX (1997), pp. 83-130.

17 B. VAN LUIJK, L'Ordine agostiniano e la riforma monastica, in "Augustinia-na", XIX (1969), pp. 350.

18 D. GUTIERREZ (a cura), Hieronymi Seripando, cit. voI. I, 1982, p. 125.

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Da qui le esortazioni del Seripando al vicario p. Ludovico da Petrizzi"ut refonnare conventus et fratres suos omnes studeat, ut quando-que fratrum observantium sit congregatio, potius opere quam solotitulo" 19.

Nel tentativo di reintrodurre la disciplina regolare, di eliminarele relazioni troppo strette con i laici e di sopire divisioni e rivalità,i superiori dell'Ordine non esitano a minacciare la soppressionedella congregazione e l'attribuzione dei conventi zumpani alla pro-vincia di Calabria 20.

Il 14 luglio 1568, il priore generale Cristoforo da Padova inviòai vertici della congregazione le rinnovate Costituzioni dell'Ordine,per una organica azione di rilancio e riqualificazione della vita reli-giosa in sintonia con i decreti tridentini 21. Dopo aver superato resi-stenze e problemi organizzativi, nell'agosto del 1569 il vicario dellacongregazione, p. Agostino della Roccella, diede le opportune dispo-sizioni affinché la Riforma sancita dal Concilio e dal CapitoloGenerale fosse applicata in ogni singolo convento da tutti i religiosiindistintamente:

Volendo noi osservare et far osservare da tutti li padri dellaCongregatione li statuti fatti dal nostro capitolo di Padua con firmatiper sua P. R.ma Maestro Tadeo da Perusa, li quali statuti furonoordinati e fatti in Padua dalla bona memoria del R.mo P. GeneraleM.ro Christophoro da Padua; et acciò tale constitutioni non sianoincognite dalli nostri inferiori et che non fussino ripresi per negli-genti, pertanto ci è parso provvedere et fare osservare le predettedeffinitioni da tutti li priori et che loro le facciano ancora dalli lorosuditi osservare ad unguem, si come per il Sacro Santo Concilio diTrento siamo reformati, et ciasched'uno priore voglia ponere lamano et sottoscrivere come li presenti ordini l'hanno ricevuti, lettiet promulgati, aggiungendo anco al ultimo di questi alcune consti-tutioni estratte per noi, et questo ordiniamo che tutti quelli che rece-veranno dette constitutioni le facciano leggere, osservare et fareosservare, e questo restando certi che farete quanto si comanda nonaltro [ ... ].

\9 [vi, voI. II, p. 44, lettera del 30 agosto 1540.20 A. HARTMANN (a cura), Cristofori Patavini O.S.A., Registra generalatus, voI.

V, Roma 1997, n. 718, lettera del 3 giugno 1558, p. 323: "imprecavimus graviter fra-tres congregationis nostrae Calabriae, quod non nisi ambitioni et proprio commodostuderent et viderentur prorsus in suam ipsorum ruinam coniurasse et omnia imple-rent rixis contentionibus et publica bona iam aperte dilapidarent. Interminatisurnus, quod, nos desperata eorum correptione, congregationem ipsam Provinciaeesse unituros".

2\ AGA, li, voI. XI, ff. nn.

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Dal nostro monasterio de Francavilla a dì 15 agosto dell'anno1569. Delle presenti constitutioni se ne piglia copia ogni priore, altri-menti incorrerà alla pena debita 22.

I principi spirituali, teologici e pastorali stabiliti nel capitologenerale di Padova furono sintetizzati nelle Ordinationi et Consti-tutioni fatte per me frate Agostino della Roccella nel presente anno delnostro vicariato 156923•

Tra i punti fondamentali inseriti nel documento - rappresentail primo testo normativo della congregazione degli zumpani, dopoche gli statuti originali sono andati dispersi - sono l'adozione delbreviario romano e il principio della povertà personale. Infatti, èproibita qualunque forma di proprietà privata mentre è riconosciutaquella comunitaria:

Ordiniamo et comandiamo da parte del P. R.mo che nessun fratedi qualsivoglia sorte tenga denari, bestiami, tanto de mobili come sta-bili [...], fra lo spazio d'un mese habbiano da acogliere li detti denariet ponerli in deposito.

L'amministrazione dei beni dell'unico soggetto riconosciutoquale proprietario, e cioè il convento, è attribuita al procuratore. Ilpriore, invece, è tenuto a vigilare sulla corretta gestione, ad assicu-rare il "vestiario" ai sacerdoti e agli altri membri della famiglia con-ventuale, oltre che curare tutti gli altri aspetti della vita comunitariae la preparazione culturale degli aspiranti sacerdoti.

I singoli religiosi sono richiamati al senso di responsabilità, acondurre una vita esemplare, al fine di tutelare l'onore della reli-gione e di garantire la pacifica esistenza della congregazione.

Alle Ordinationi del vicario p. Agostino della Roccella sonolegate le disposizioni del visitatore generale per la Calabria p.Donato da Benevento, inserite nella lettera Per non mancare del 16agosto 156924• Non si tratta di un legame esclusivamente burocra-tico e temporale, i due documenti furono pubblicati a distanza di 24ore l'uno dall'altro e controfirmati dal visitatore generale; la loroaffinità va al di là di questi segni esteriori, che pur esistono e deiquali si deve tenere conto per una più completa comprensione dellariforma. Essi, infatti, per i contenuti e le reciproche integrazioni

22 [vi.23 Appendice l.24 Appendice 2.

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costituiscono un unico testo normativo che ha come fine l'osservan-za religiosa:

havendo [...] noi veduto e toccato con le mani molti disordini in que-sta vostra congregatione, ci è parso farv'intendere in molte cose qualsia la nostra volontà sopra la riforma, e tutto a honor di Dio et splen-dor di nostra Religione, et a beneficio et quiete publica.

Il tono e il contenuto della lettera rilevano che la situazione incui versava la congregazione non era eccellente. La vita comune nonsempre era praticata, le norme relative la povertà eluse da dispense,frati spinti "dalla ambitione di regnare et dominare et essere supe-riori" organizzati in fazioni completavano il quadro e rafforzavanonel visitatore la convinzione che gli zumpani fossero osservanti solodi nome.

Al fine di porre un freno a questo stato di cose C'desideriamoancora che al nome corrispondano le opere e li fatti") nel docu-mento sono indicate forme e modalità d'attuazione della riforma.In linea con gli statuti dell'Ordine e con le Ordinationi del vica-rio della congregazione è ribadito il principio della povertà per-sonale:

quale opera può corrisponder al nome d'osservante, più illustre, etgrata a Dio et al mondo, quanto quella che ci priviamo di proprietàdelle cose si stabili come mobili, siano patrimoniali o acquistate.

I religiosi sono invitati a far "rinuncia reale d'ogni proprietà distabili e mobili".

Per eliminare gli altri abusi è introdotto il principio della mobi-lità dei frati; nessuno poteva dimorare in un luogo per più di dueanni, tranne coloro "che hanno [...] grati a particulare", poiché lefamiglie conventuali sarebbero state formate "secondo il volere dipadri deffinitori et vicario, et non secondo il volere de' priori de luo-ghi" (art. 4). Così pure la concessione degli ordini sacri "da qui inpoi" rientra nelle competenze dei pp. deffinitori e visitatori, che suproposta del vicario generale dovevano valutare i requisiti dei can-didati (età, moralità, preparazione culturale).

. Per ridurre il gran tumulto dei capitoli ad un dialettico con-fronto ed evitare di attribuire responsabilità di governo a personenon idonee è stabilito:

che habbin voce in capitolo altro che i padri deffinitori, et i padri visi-tatori del precedente capitolo, i priori dei luoghi, et i discreti, et que-sti vogliamo che siano o possino essere eletti se non saranno persone,et di giudicio, et di età, et di costume mature, et tali che mai dallaReligione siano stati apostati o di notabili vitio notati.

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Nella prospettiva di garantire la vita comunitaria, di pacificarela congregazione, superando contrasti e divisioni, s'iscrive il divietodi denunciare fatti e persone senza prove a carico:

Nessuno habbi ardire di querelare persona alcuna che prima nonsi oblighi di stare alla pena del taglione, cioè a quella che meriterebbeil querelato se non proverà la querela per testimoni degni di fede.

Le disposizioni promulgate dal vicario generale p. Donato daBenevento furono approvate dal priore generale Taddeo da Perugiail 29 ottobre 156925•

3. LA VITA RELIGIOSA NEI CONVENTI: LE RELAZIONI DEI VISITATORI GENE-

RALI E LA RIFORMA DELLA CONGREGAZIONE ZUMPANA DEL 1584

Nei superiori dell'Ordine esisteva il timore che il tentativo diripristinare la regularis observantia nella sua pratica applicazione sirilevasse un fallimento. La corrispondenza intercorsa tra il prioregenerale e il vicario della congregazione, nel periodo im-mediatamente successivo, conferma tale preoccupazione. Ad esem-pio, il 3 marzo 1570 il priore generale diede precise istruzioni pereliminare durante la celebrazione del capitolo comportamenti chesuscitavano scandalo tra i laici e confusione tra i religiosi:

perché nel tempo del capitolo della congregatione tal'hora li fratisogliono per loro particolari affetti scordarsi et del bene et dell'honoredelli monasterij et del commodo pubblico et ben spesso lasciano liconventi senza frati onde spesso tra il popolo cagionasi scandalo et sida occasione di mormarationi, et in capitulo sono causa di confusioneet disturbo, per questo acciò et all'uno et all'altro si dia giusto etopportuno rimedio ordiniamo [...] et commandiamo [...] sotto pena diribellione et di escomunicatione che nessuno vadi al capitolo ecceptoil priore et il discreto; et dove sono tre sacerdoti uno debba restare, etdove ne sono due soli, il priore vada et l'altro resti. Et quelli comediscoli poco temeranno delli superiori li commandamenti, nonhavendo licentia, da se veniranno, ordiniamo che in capitolo non hab-bino altrimenti voce; et quando altrimenti si faccia oltre che ci saràmolesto non mancheremo anca di procedere col rigore della giustitiacontro quelli che così meriteranno 26.

25 Ivi.26 Ivi.

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In un'altra successiva lettera del 26 febbraio 1571 i toni sonomolto più distesi, ma sostanzialmente fermi nel ribadire il concettodi riforma:

il più efficace segno d'amor ci potreste mostrare et che voi stiate inpace et non consumate l'uno all'altro con insidie, calunnie et falseimputationi et che attendiate a vivere religiosamente con timor di Dioet con li esempi con le buone opere; il che doviate fare voi per esserereligiosi et far professione de' vita più riformata; lasciate stare le gare,le contestationi, le conventicole che parturiscono se non inimicitie, odi,sdegni. Daremo ordine di quello che si haverà da fare nel capitolovostro de la Congregatione, che non volemo altro se non che laCongregatione sia ben governata, la quale sarà governata da voi altri,non ce manderemo forestieri, ma facciate altramente saremo sforzatiservirei da quelli che la governeranno bene?".

Per verificare la reale osservanza delle costituzioni agostinianenei conventi calabresi sono interessanti gli atti delle visite compiutedal p. Felice da Napoli e dal priore generale Spirito Anguisciolo,rispettivamente nel 1576 e nel 1584. Infatti, i visitatori, dopo averispezionato chiesa e locali conventuali, sottoponevano ai singoli fratiun questionario, poi sottoscritto dall'interessato, tendente ad accer-tare lo stato e il tono della vita religiosa della comunità. Le domandeerano formulate in questi termini:

1. "se il priore o altro frate di questo convento fosse persona scanda-losa o di cattiva vita";

2. "se il priore faceva servir bene la chiesa et trattava bene li frati";3. "se lui sapeva che frate alcuno facesse faccende di bestiame o

havesse dinari fuora dati a secolari";4. "se lui haveva robbe stabili o mobili o dinari":5. "se lui haveva a dar querela ad alcuno et si l'occorreva dirmi cosa

alcuna".

La visita compiuta dal visitatore generale p. Felice da Napolinel 1576 è mutila, non è possibile stabilire da quale convento presel'avvio; rimane solo la parte finale relativa ai conventi di Francavilla,Castiglione, Nocera, Mormanno, Scigliano, Stilo, S. Stefano, Apri-gliano, Cosenza. Tuttavia, riveste una certa importanza nei giudiziespressi e nelle proposte avanzate dal p. Felice per eliminare il rilas-samento della congregazione degli zumpani:

l'intento del beato Padre era d'introdurre nella Nostra Religione unaOsservantia tale che fosse come quella de' Cappuccini nella religione

27 [vi.

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di S. Francesco, et questo si vidde hanco nell'habito che introdusse etnel concederli la barba, ma questa cattiva sementa di Calabresi nonsolo fruttificò frutto buono, ma marciò subito dentro l'ambitione ethavaritia, poiché altro qui non si ritrova in abondantia [ ... ]. Del restodella riforma non so che dire poiché mai avrà acquisizione finché nonsono mandati via questi frati et venghino de' forestieri et se ne vestanopiccolini, et incominciano dalla fanciullezza alli comuni costumi dellaReligione; per ora giudico savio espediente et necessario [che] S. P.Rev.ma faccia ordine che in tutti i modi a spese comune si faccia unNovitiato in Cosanza, dove gli anderà poca spesa, et vi mandi unMaestro de' fora, poiché qui non ce nissuno che sappia né cantare néleggere 28.

Viceversa le autorità laiche, nel tentativo d'influenzare la vitadei conventi e la scelta dei priori, ponevano in primo piano la neces-sità di sostituire i vicari forestieri con frati del luogo. Ciò è testimo-niato da due lettere del 1568 del cardinale Guglielmo Sirleto che, suindicazione del duca di Nocera e del marchese di Fuscaldo, patro-cina presso il priore generale degli agostiniani il trasferimento delprovinciale forestiero e la nomina del p. m. Andrea da Paola "sog-getto degnissimo" 29.

Compiuta dal priore generale Spirito Anguisciolo '" la visita del1584 riguarda i conventi di Terranova, Monteleone.", Belforte, Spa-dola, Soverato e Montepaone.

Sulla base del questionario precedentemente illustrato sonointeressanti i giudizi che gli stessi frati esprimono sullo stato dellavita religiosa all'interno della provincia di Calabria e della congre-gazione degli zumpani. Ad esempio il p. m. Giovanni Battista daMonteleone, residente nel convento di quella città, dichiara:

li frati alle volte si fanno pregare e sforzare ad andare a dir le messe.Et è intervenuto che tal giorno non ne siano state dette più di due,essendovi di molti oblighi. Non c'è lampada anche nella solennità mag-giore davanti l'altare grande [... ]; il priore l'anno passato per relazionedel sagrestano che era allora, ha celebrato rare volte stando 15-20giorno senza celebrarsi. Et le hore canoniche si dicono troppo in

28 AGA, Aa XI, f. 505v.29 F. Russo, Regesto vaticano per la Calabria, val. IV, Roma 1974, p. 430, n.

21888.30 AGA,Aa XI, ff. 473-497v. Il diario di viaggio dell'Anguisciolo, compilato da

Angelo Rocca, fondatore della biblioteca Angelica di Roma, è conservato il AGA, Dd41, ff. 53-55/75-97. Copre un arco temporale che va dal 16 al 26 marzo e, dopo ilritorno dalla Sicilia, dal 31 luglio al 19 novembre 1584.

31 A. TRIPODI, Il convento dell'Annunziata, poi di Sant'Agostino, di Monteleoneora Vibo Valentia, in "Analecta Augustiniana", LXII, (1999), pp. 213-244.

196 Foca Accetta

fretta; il priore ha prattica stretta d'un frate Agostino di Catania, pro-fesso fuggito di Sicilia et un frate di Satriano, giovinotto di tredici anniin circa, con vestirlo tutto, fuori dalli trattamenti che agli altri professiusa; ha dato sospetto di se di vitii tristi 320

Riguardo alla situazione nella congregazione degli zumpani, poAngelo da Chiaravalle del convento di Spadola sostiene:

questa congregatione ha gran bisogno di riforma perché molto rila-sciata et non tiene maniera né forma di vivere religioso et regolato etquesto particolarmente per difetto di superiori 330

Il p. Antonio d'Acquaro del convento di Terranova conferma,con dovizia di particolari, il rilassamento morale, culturale e reli-gioso del movimento d'osservanza; infatti, dice:

nella congregatione non vi è cura alcuna degli infermi, così è per tutto.Et così similmente si trattano gli hospiti. Vi è grande ignorantia. Et lipriori fanno ogni cosa pro arbitrio et imperio et maltrattano li con-venti et li frati o Si sono fatti capituli sempre con gran tumulto et sidanno uffici a persone indegne et immeritevoli et questo per lucro [000];si legge qualche volta alla mensa tra la settimana il caso morale, manon sempre [000];non si tiene mai il capitulo de Culpis, ne si fa l'onereper i benefattori vivi et morti [00o]; li novitii et professi pratticano tuttosenza altra cura di costumi né di lettere 340

La necessità di riformare la congregazione degli zumpani, dovela corruzione e l'indisciplina avevano raggiunto tutti i livelli gerar-chici, divenne una questione non più prorogabile. Lo stesso prioregenerale Anguisciolo ebbe modo di constatare che

in questa Congregatione (salvo sempre l'honore de' buoni, ma pochi)non v'è quasi vestigio di virtù, non di bontà, non di santità, né di disci-plina monastica né regolare, ma bene colmo de' vitii et d'ignoranti a[000];tra le tanti imperfetioni et gravi le quali ritroviamo [00o] sono lepartialità [00o] sicché in questa Congregatione i suoi religiosi [00o] sisentono nominar Levantini et Ponentini, come già per !'Italia al tempodelle fattioni tra gli suoni di guerra s'udivano chiamare li Guelfi etGhibellini 350

32 AGA, Aa XI, f. 173033 Ivi, ff. 476-85vo34 Ivi, fo457035 Ibidem, Dd 41, f. 880

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 197

La riforma della congregazione si realizzò nel capitolo cele-brato il 4 ottobre 1584 nel convento di S. Maria della Pietà diSoverato. Le decisioni adottate in quell'occasione, pubblicate nel1586, ribadiscono e integrano gli statuti del 1569 alla luce dell'espe-rienza e delle costituzioni dell'Ordine del 1581:

ordiniamo che le costitutioni riformate dell'Ordine nostro siano dibene in meglio osservate, come quelle dalle quali dipende la vera osser-vanza, et la vera riforma di ogni Provincia et d'ogni Congregatione, findal principio che forono publicate sono state accettate da questa vene-rabile Congregatione et hora più che mai prontamente e con ognihumiltà et obedientia accettiamo 36.

In questa prospettiva sono da considerare le norme circa ilculto divino, la proprietà personale, la gestione del patrimoniocomunitario. Rispetto alla legislazione precedente, la Riforma del1584 riserva maggiore attenzione alla preparazione culturale e teo-logica dei religiosi. Per l'ammissione agli ordini minori si esige chesi sappia "leggere distintamente e bene"; per il subdiaconato, oltreagli altri requisiti, che si sappia "cantare canto fermo" e "mediocre-mente grammatica". La generica prescrizione del 1569: "ordiniamoa tutti li priori che facciano imparare li diaconi, subdiaconi et novi-tij", è riformulata in modo più preciso, nella consapevolezza che laformazione culturale e teologica dei singoli religiosi serva a renderliidonei ad affrontare tanto le istanze spirituali della società, quantola penetrazione delle idee protestanti in Calabria:

si leggano continuamente casi di conscientia nella Congregatione peristitutione e ammaestramento non solo della pueritia et gioventù, maanco di tutti i sacerdoti, li quali tutti n'hanno bisogno.

La necessità di conciliare la vita comunitaria e i tempi richiestidallo studio suggerisce di concedere "tempo, giorno et hore deter-minate, et deputate per poter imparare a leggere et scrivere" a "lifratini et professi atti a passare agli ordini", dispensandoli dai lavorifaticosi; di contro "a quelli che non sono atti, né habili ad impararenon li si conceda cappuccio, ma si occupino alla cerche et altri talinegotii". Finalizzata a fornire un bagaglio di conoscenze teologiche,pastorali e culturali ai religiosi, avviati al sacerdozio o già ordinati,è !'istituzione di due noviziati e quattro luoghi di studio.

36 Appendice 3: Riforma della Congregatione del beato Francesco da Zumpanodell'Ordine eremita no di S.Agostino in Calabria, in Roma, nella stamperia diVincenzo Accolti, in Borgo, 1586, art. l.

198 Foca Accetta

Infine, il problema che la vita comunitaria, gli ideali dell'osser-vanza (umiltà e uguaglianza dei frati) e le varie componenti dellapastorale (predicazione, sacramenti, devozioni) risultassero compro-messi dai privilegi di cui potevano godere i graduati (lettore, bac-celliere, maestro) è affrontato e risolto in maniera molto semplice,nel senso che i privilegi circa il modo di vestire, dormire e viaggiaresono riconosciuti e godibili a discrezione dei singoli, mentre nessunaesenzione è prevista per tutto ciò che investiva la sfera spirituale el'impegno pastorale; infatti, all'articolo 27 della Riforma si legge:

accettiamo et ammettiamo il breve di Nostro Signore Gregorio XIII inmateria di maestri et magisterio, ma pregamo il Padre Reverendissimo,che detti maestri che verranno attendano a leggere casi di conscientiaet predicare altrimenti non godano l'essentioni magistrali.

Vicario generale fu eletto il p. Damiano da Bevagna della pro-vincia umbra, personaggio che ben rispondeva al

bisogno di persona savia, prudente, da bene, di buono esempio, prat-tica de' governi, osservante da vero de' precetti della Regola di S.Agostino e delle nostre costitutioni et soprattutto che non sia partiale[...] ma governi con equità et carità questa Congregatione, questi reli-giosi indifferentemente 37.

Ulteriori provvedimenti per garantire la vita comune, la forma-zione non solo spirituale, ma anche culturale degli aspiranti sacer-doti, il governo delle varie componenti dell'Ordine in Calabriafurono emanati dai priori generali nella prima metà del secolo XVII.In questo contesto s'inserisce la definizione del nuovo assetto giuri-dico e amministrativo della congregazione, e cioè la creazionenell'ambito della suddivisione civile della regione di due circoscri-zioni zumpane. Infatti, nel decreto di divisione, emanato dal prioreIppolito Fabriani il 29 maggio 1603 e ratificato da Clemente VIIIcon il breve Ex iniuncto nobis del 30 ottobre successivo, si legge:

Auctoritate itaque nobis [...] praefatam zampanorum congregationemin duas partes dividimus et divisam declaramus: una CongregatioZampanorum superioris Calabriae nuncupanda, altera vero Congre-gatio Zampanorum Calabriae inferioris appellanda; ita ut unaquaequepotestatem in posterum habeat suum canonice eligere vicarium, neunus se immisceat in officio alterius 38.

37 AGA, Dd 41, f. 89.38 Archivio Segreto Vaticano (ASV), Secr. Brevi, voI. 338, ff. 361-362r; edit.:

in Analecta Augustiniana 60 (1997) 122-123.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 199

In concreto le conseguenze del provvedimento furono che dei39 conventi esistenti 18 costituirono la Congregazione di CalabriaCitra e 21 la Congregazione di Calabria Ultra.

Tuttavia, il provvedimento più significativo è quello contenutonel decreto In utilitatem et bonum regimen Provinciae nostraeCalabriae, emanato il 29 maggio 1616 dal priore generale NicolaGiovannetti. Oltre a riordinare le tasse e le collette a carico di ognisingolo convento, il decreto stabiliva la creazione di un nuovo novi-ziato a Catanzaro, da aggiungersi a quello già esistente in Monte-leone, istituito nel 1584; vietava ai priori di accogliere nei conventinuovi novizi senza l'autorizzazione del provinciale, che doveva valu-tare l'età e i requisiti morali del candidato 39.

4. LA CONGREGAZIONE DI S. MARIA DI COLLORETO

L'altra congregazione d'osservanza nata in Calabria è quella dis. Maria di Colloreto, fondata nel 1545 da p. Bernardo Milizia daRogliano (1519-1602) e approvata da Pio IV, con la bolla Cum anobis petitur del 23 marzo 15614°.

L'aggregazione all'Ordine agostiniano, richiesta nel 1592, fuaccolta il 15 aprile 1604 dal priore generale Ippolito Fabriani 41 econfermata da Paolo V con la costituzione Ad ea pro nostri del 27aprile 160642•

La congregazione, sviluppatasi in Calabria e Basilicata 43, ebbeun rapporto molto contrasto con i superiori dell'Ordine dovutosoprattutto all'indisciplina e corruzione che presto erano subentrateai primi comprensibili fervori. Un riscontro relativamente al tono eallo stato dell' osservanza religiosa nella congregazione viene da unadichiaId~n8:r&ottoscritta da alcuni religiosi.

Le ordinationi lasciate dal sudetto loro fondatore si obligaronotutti quei primi religiosi osservarle e farle in posterum con puntualità

39 AGA, Dd 16, ff. 202-207.40 F. Russo, Il beato Bernardo di Rogliano e la Congregazione Agostiniana di

Col/oreto, in "Calabria Nobilissima", XXXV, n. 78-79, pp. 51-62. Inoltre Cfr.: L.TUFARELLO,Vita del P. Bernardo a Rogliano, Cosenza 1610; D. MARTIRE,Calabriasacra e profana, voI. II, Cosenza 1878, pp. 136-143; A. GUARASCI,Fra Bernardo Miliziada Rogliano e gli Agostiniani, in "Cronache di Calabria", IX (1969), pp. 41-58; B.CAPPELLI,Il monastero di Col/oreto, in "Magna Grecia", VII, n. 3, pp. 7-8.

41 AGA, Aa VII, f. 214 e sego42 B. VANLUUK,L'Ordine agostiniano e la riforma, cit., voI. XIX (1969), p. 361.43 M. A. RINALDI,Gli ordini religiosi nell'area salernitana-lucana al tempo di

Seripando, in A. CESTARO(a cura), Geronimo Seripando, cit. pp. 539-63.

200 Foca Accetta

osservare da tutti quelli [che] professeranno in detta Congregatione;ma non essendo trascorsi molti anni, pur tuttavia si vive al giorno dihoggi con largezza si perniciosa e larga che di tutto che sta in quelleordinato se ne osserva cosa niuna; anzi ne' luoghi, ove si è loro con-vento che sono al numero di dieci e questi in Calabria, Basilicata, unoin Napoli et un altro nello stato di Madalone, si portano si sciocca-mente che in vece di essere di edificatìone, son di molto scandalo apopoli, andando soli per gli habitati, usando vesti e cammiscie di lino,calzetti, lenzuoli, materassi e maneggiando denari, fatti a fatto proibitidalle suddette ordinationi; e (che è peggio) non vivendosi con quellacarità si doveri a nelle maggiori necessità; [ ... ] atteso penitus non sicura di provvedere i padri e i frati se non di stima, delle vesti neces-sarie e di scarpe; ne tampoco i poveri infermi di medici e necessariemedicine, in guisa che si prattica alla giornata comunemente, che èd'uopo ad ogni frate procurarsi vesti e scarpe fuori della Congrega-tione, e nell'infermità o patire non poco, o spendere del suo, chi ne ha,o ritirarsi a casa di parenti; a segno che molti frati sino al giornod'h oggi sono stati astretti da tal forma di vivere ad apostatare dalladetta Congregatione. Ne essendovi persona di lettere giammai in que-sto misero giardino cavar potrarsi frutto alcuno per l'anime, né figuraveruna nella chiesa di Dio [... ]. E di più i religiosi di detta Congre-gatione molti pochi, in guisa che non arrivano al numero di 40 sacer-doti; alcuni che sono eletti priori per mezzo di signori secolari vi simantengono per più e più anni in modo che sembrano piuttosto per-petui Abbati che Priori con discapito grande ed evidenza d'inosser-vanza de' nostri instituti 44.

Falliti i tentativi di una riforma il priore generale si vide co-stretto a rinunciare alla congregazione ed inoltrò richiesta alla SantaSede per essere dispensato. Il relativo decreto- emanato dallaCongregazione dei Vescovi e Regolari il 20 dicembre 1629, confer-mato da Urbano VIII con breve del 20 marzo 1630- speci-ficava che il priore generale degli agostiniani aveva rinunciato, disua spontanea iniziativa, all'aggregazione della congregazione diColloreto al suo Ordine e che il papa, ammettendo tale rinuncia, sot-toponeva i membri del movimento alle dipendenze dei vescovi nellecui diocesi ricadevano i conventi, con la proibizione ai superiori diammettervi alla vestizione dell'abito e alla professione altre personesenza il permesso dell'ordinario 4S.

I membri della congregazione compresero la gravità del decretopontificio e le conseguenze che poteva avere sull'esistenza stessa del

44 AGA, Aa VII, f. 200rv.45 F. Russo, Regesto, cit., vol. VI, 1982, p. 243, n. 30633; C. ALONSO,Bullarium

Ordinis Sancti Augustini. Regesta, val. VI (1621-1644), p. 138, n. 391.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.i, 201

movimento, perché non assicurava, da parte dei vescovi, l'adozionedi una comune linea di condotta. Così, il 24 aprile 1631, decisero diinviare a Roma il vicario generale p. Giosefatto da Nucera

per trattare cose necessarie, utili et importantissime per detta congre-gatione, costituendolo sopra di ciò procuratore et che possa trattaretanto la nova unione con la Religione Agostiniana appresso il PadreRev.mo Generale di detta Religione quanto in ogni altra cosa che liparerà espediente appresso la sacrosanta sedia apostolica 46.

La missione del padre vicario ebbe come risultato il breve Intercoeteras del 24 aprile 1632, con il quale Urbano VIII decise che lacongregazione di S. Maria di Colloreto fosse sottoposta all'unica giu-risdizione del vescovo di Anglona "cum facultatibus necessariis etopportunis, pro maiore dictae Congregationis utilitate'l ".

Tuttavia i colloretani non si rassegnarono all'idea di rimanereal di fuori dell'Ordine scelto dal fondatore. Alla Congregazione deiVescovi e Regolari venne inviata una supplica, sottoscritta da nume-rosi religiosi, con la quale si domandava un "Breve da Sua Santità,che tutti li frati di detta Congregatione possino unirsi nella sacraReligione di S. Agostino sotto la di cui Regola professano" 48.

L'iniziativa ebbe successo; infatti, Urbano VIII con il breveRomanus pontifex del 23 dicembre 1634 di nuovo concedeva allacongregazione di S. Maria di Colloreto di aggregarsi all'Ordine ago-stiniano 49.

La pubblicazione nel 1636 degli Statuti seu Costitutioni dellaCongregatione di S. M. di Colorito, scritti dal fondatore p. BernardoMilizia, alla luce degli eventi sopra descritti, assume un significatopiù profondo del semplice fatto in sé, vuole significare l'identifica-zione del movimento nello spirito del suo fondatore e il tentativo diriportare la congregazione al primitivo fervoreS0.

Confrontando la Riforma degli zumpani e gli Statuti dei collo-retani è possibile cogliere le principali caratteristiche, le affinità e ledistanze che connotavano le congregazioni d'osservanza nate inCalabria.

Le affinità che si possono rinvenire riguardano in particolarel'osservanza religiosa, poiché le norme contenute nei due testi sonouniformate a quanto stabilito dalle costituzioni dell'Ordine del 1581 e

46 AGA, Aa VII, f. 208.47 F. Russo, Il beato, cit., p. 57.48 AGA, Aa VII, f. 200v.49 F. Russo, Il beato, cit., p. 57; C. ALONSO,Bullarium, voI. VI, p. 210, n. 603.50 Appendice 4.

202 Foca Accetta

dalle disposizioni di Clemente VIII, circa la vita in comune, la recitadell'Ufficio, la povertà, la castità, l'ubbidienza, la cura degli infermi, laformazione dei sacerdoti, e infine l'adozione dell'abito nero.

Le differenze, invece, sono dovute al tipo di organizzazioneinterna e alle particolari forme cultuali e devozioni adottate dalledue congregazioni 51.

5. LA CONGREGAZIONE DEGLI AGOSTINIANI SCALZI

Alle altre componenti dell'Ordine già esistenti in regione siaggiunse nel 1614 la Congregazione degli Agostiniani Scalzi 52. Il 22aprile di quell'anno fu sottoscritto l'accordo per la fondazione "d'unloco et chiesa sotto il titolo di S. Carlo Borromeo" in Castiglione(frazione di Falerna - CZ) tra il priore del convento di S. Maria dellaVerità di Napoli e il principe Carlo D'Aquino. Quest'ultimo s'impe-gnava a sostenere finanziariamente la realizzazione del complessoreligioso e a cedere il terreno necessario. Tuttavia, il convento di S.Carlo ebbe vita breve; a seguito del terremoto del 1638 fu abbando-nato e perciò non risulta tra quelli censiti in occasione dell'inchiestainnocenziana. Nel 1656 gli scalzi, per soddisfare le numerose richie-ste degli abitanti, decisero di ripristinarlo, ma furono costretti arinunciare nel 1659 poiché la famiglia religiosa presente non rispon-deva alle disposizioni pontificie che prevedevano un organico dialmeno sei frati per ciascun convento 53.

Il secondo convento in ordine di tempo aperto in Calabria èquello di Tropea, fondato nel 1619. In una relazione del 19 marzo1658, sottoscritta da p. Matteo di S. Eustachio, sulla fondazione delconvento si legge:

per rispondere a quello che P. M. R. mi domanda nella sua circa lafundatione di questo convento dico che qui non vi sono scritture

51 Per le affinità e le specificità dei due movimenti Cfr.: M. MARIOTTI- F.ACCETTA,Per uno studio della riforma agostiniana in Calabria, cit.

52 La Congregazione dei Frati Scalzi dell'Ordine degli Eremitani di S. Agostinovenne costituita 16 novembre 1593, con il decreto Cum Ordinis nostri splendorememanato dal priore generale Andrea Securani, e confermata da Clemente VIII conil breve Docet romanum ponteficem del 5 novembre 1599. Sulle vicende degli ago-stiniani scalzi in Calabria Cfr.: M. CAMPANELLI,Gli agostiniani scalzi nell'Italia meri-dionale attraverso l'inchiesta innocen ziana, in Ordini religiosi e società nelMezzogiorno moderno, a cura di B. PELLEGRINO- F. GAUDIOSO,Galatina 1987, voI. I.pp. 231-255; M. GENCO, I conventi agostiniani scalzi. La provincia napoletana, in"Presenza Agostiniana", 199t n. 3, pp. 23-26; F. ACCETTA,Gli agostiniani scalzi inCalabria, in "Presenza Agostiniana", XXIII. marzo-agosto 1996, pp. 71-77;

53 M. CAMPANELLI,Gli agostiniani scalzi, cit.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 203

autentiche come V.S. desidera haver certezza, per quel che si ritrova,e per quanto ho possuto far diligenza, il convento [fu] fondato nel1619 nel mese di marzo, con l'occasione della predica del nostro p.Bonaventura, si stabilì detta fundatione benché prima li Padri eranovenuti. Il fundatore principale fu l'Ill.mo Vescovo di questa città chia-mato D. Fabrizio Caracciolo cavalier napoletano per devotione anticaal suo habbito ".

Il convento fu abolito nel 1809. L'edificio conventuale acqui-stato dalla famiglia Toraldo fu poi trasformato in abitazione privata;la chiesa dedicata a S. Maria della Libertà è attualmente una delleparrocchiali di Tropea.

Nello stesso anno 1619 gli agostiniani scalzi s'insediarono inMonteleone, oggi Vibo Valentia. Un memoriale, intitolato Originedella fondazione del nostro monasterio nella città di Monteleone, sot-toscritto da p. Leone di Santo Gesualdo e datato 25 marzo 1658, for-nisce nella prima parte molte notizie circa l'erezione del convento diS. Maria della Pietà: le disposizioni testamentarie del fondatoreScipione Candiota, l'accettazione del testamento da parte degli ago-stiniani scalzi, il beneplacito delle autorità religiose locali e la presadi possesso del luogo 55.

La seconda parte del documento citato riguarda, invece, lo svi-luppo della comunità, l'attività di apostolato dei frati e i rapporti conla città di Monteleone:

si diede principio facendo accomodare l'habitationi per li frati e fareila chiesa da potersi celebrare, e piano piano ad accomodare le altrecose nicessarie per potervi abitare. Vi corse di tempo sino all'anno1621 quale per il capitolo generale vi assegnarono sei frati di fami-glia, cioè tre sacerdoti e tre frati conversi, e così stette per cinqueanni continui. Trovandosi molto soddisfatta la città dalli loro santi edotti documenti si affettionò tanto alli detti RR. PP. che di giorno ingiorno andò criscendo la devotione et insieme la carità per potervifabricare e sostenersi [ ]. Et havendo li superiori vista la divotionedelli popoli permisero [ ] chiamarsi priorato, come fé l'anno 1625,a primo giugno, dove assignarono dodeci frati di famiglia; vedendosisoddisfatta la signoria e tutto il popolo di detta città dalla carità eservitù che a loro da essi [padri è] fatta, e scorgendosi che il loco oveerano fondati era assai angusto et improprio alle loro qualità peressere poco honorato d'habitationi gli propose e offerse la chiesa diS. Giuseppe con tutte le sue entrate e parendo alli RR. PP. bono il

54 Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostinianiscalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn.

55 Ibidem.

204 Foca Accetta

sito [ ] accettarono il partito e vi fecero parola alli superiori dalliquali [ ] vi fu fatta parola alla Sacra Congregazione, dove mostratoil consenso della città e religiosi, la donatione de' mastri di dettachiesa gli concesse licenza da poter passare in S. Giuseppe. Non fupossibile [...] havendo imposto Sua Maestà che li frati havissero dastantiare al primo luoco lasciato dal sig. Scipione e non in S. Giusep-pe; del che avvisato li superiori fu per il capitolo detto che non silevasse la prima fundatione et che li frati stantiassero nelle caseprese e lasciate dal sig. Scipione Candiota, e così restò per DeoGratia e sta al presente 56.

Il convento fu abolito nel 1809 a seguito dei provvedimentiadottati da Gioacchino Murat contro gli Ordini religiosi esistenti nelregno di Napoli.

L'ultimo convento degli agostiniani scalzi in Calabria è quellodi Lago, fondato nel 1632 sotto il titolo di S. Maria degli Angeli. Ladocumentazione esaminata 57 dimostra che le trattative per l'aperturadi questo ceno bio, voluto dalla famiglia Longo e dall'università diLago, erano state avviate nel 1614, contemporaneamente a quelleper il convento di Castiglione, ma una serie di difficoltà praticheimpedirono la concreta realizzazione.

Il lO settembre 1614, le autorità cittadine inviarono all'arcive-scovo di Cosenza mons. Costanzo una petizione nella quale silegge:

essendo venuti qua li padri Gesimondo e fra Bernardo dell'Ordinedegli Scalzi di S. Agostino, et di quella Santa Vita che V.S. Ill.macreduno sia stata informata, ci han commosso con le loro santeopre a pigliare convento il questa terra della loro religione, et peragiuto di quella terra universale e particolare, ci havemo agiustatoin si brevissimo tempo ducati cento d'intrata, oltre molta altraquantità di denari per la fabrica; resta solo che V.S. Ill.ma con lasua solita gentilezza et bontà si degni farei grati a darei la sua bene-dittione et consenso, et la supplichiamo oltre sia servita di farne doirighi al P[ad]re R.mo loro Vicario Generale dal quale senza dubiosperamo con l'agiuto del Signore ricevere questa gratia, et che tratanto sia lecito a quelli padri [...] mettere la croce, poiché speramoin breve tempo per la grande affettione che havemo pigliare questoconvento.

All'approvazione dell'arcivescovo, concessa il giorno successivo,seguirono il consenso dei francescani del convento di S. Maria del

56 Ibidem.57 Ibidem.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.i, 205

Soccorso, l'erezione della croce nel luogo designato al "novo mona-sterio", e infine private e pubbliche elargizioni.

La famiglia Longo (Epadimonda e Sartorio), con due atti sti-pulati rispettivamente il 20 e 21 dicembre 1614, destinò a sostegnodell'erigendo convento 200 ducati, diversi beni fondiari e capi dibestiame, con l'obbligo che fossero celebrate tre messe quotidiane efosse pagato un vitalizio di 24 ducati annui ad Artemisia Longo. Daparte sua anche l'università (comune) di Lago avvertì la necessità disostenere la fondazione del convento "perché dette annue entratedate ut supra non sono sufficienti a detto monasteri o e padri". Il 26dicembre 1614, in un "publico parlamento" si trattò la questione esi decise di assegnare ai frati 600 ducati in tre anni, a partiredall'agosto 1615, e che alla costituzione delle singole rate "habbianodi contribuire tutte le persone franche, cioè ogni uno".

Tuttavia, a compromettere l'iniziativa e frenare gli entusiasmicontribuirono la morte del p. Bernardo dello Spirito Santo - sepolto"con molta riverenza e devozione del popolo nella chiesa parroc-chiale" di Lago - e la decisione dei superiori di non accettare ilconvento. Le rendite assegnate furono ritenute insufficienti "per logiusto sostentamento dei frati" e per la costruzione del complessoreligioso. Successivamente, nel 1630, il dottor Sartorio Longo, "persua devotione a quella religione ex nunc mediante donatione irre-vocabiliter inter vivos", assegnò agli scalzi una rendita annua di 700ducati.

A seguito della donazione, accettata dai religiosi, sembrava chetutti gli impedimenti per la fondazione del convento fossero stati eli-minati, ma non fu così. I frati del 3° Ordine di S. Francesco, infatti,negarono il consenso, che in precedenza avevano concesso. La loroopposizione, giustificata dal timore di subire un decurtamento degliintroiti spirituali (messe, elemosine, cerche), fu giudicata non suffi-cientemente valida, sia dalla curia di Cosenza sia dalla congrega-zione dei vescovi. Quest'ultima con un decreto del 2 aprile 1632 sta-biliva che gli scalzi potessero fondare il convento "iuxsta decretum"dell'arcivescovo di Cosenza del 1614.

Per la positiva risoluzione della vertenza la popolazione diLago, che finalmente vedeva realizzarsi un sogno che durava dacirca 20 anni,

ne ha fatto festa con universale allegrezza con sonar li campani a glo-ria, fattosi luminarie et altri segni, lodandosi il nostro Signore di tantagratia ricevuta, d'haver questa santa religione in questa Terra.

Da parte sua anche la congregazione degli agostiniani scalziadottò i provvedimenti necessari, che in una memoria, anonima e

206 Foca Accetta

non datata, dal titolo: Fondatione del convento di S. Maria degliAngeli nella Terra del Lago della Diocesi di Cosenza, Calabria Citra,sono descritti nei termini:

il P.N. Vicario generale con gli altri padri del definitorio dell'istessoanno 1632 determinarono che venissero li nostri padri al Lago et fueletto per primo presidente e superiore [...] il padre Giulio di SantaAgnese napolitano, il quale arrivò in detta Terra alli 20 settembre delmedesimo anno 1632; il quale fu ricevuto con gran allegrezza e giubilodi tutto il popolo di Lago, et considerando il sito dove al presente stàfondato il monasterio commodo per li religiosi che vi doveano habitareet per la gente di detta Terra essendo li vicino benedisse sollennementela prima pietra alli 4 di maggio dell'anno 1633 e così si diede princi-pio alla fabrica di questo monasterio 58.

Il convento fu soppresso nel 1809. Rimane ancora viva lamemoria di p. Bernardo dello Spirito Santo tra la popolazione diLago, tanto che nel luogo dove prima sorgeva la chiesa è stato innal-zato un monumento a ricordo, benedetto il 26 ottobre 1957 dalpriore generale p. Gabriele M. Raimondo.

6. CRONOLOGIA E DIFFUSIONE DEGLI INSEDIAMENT!.

Seguendo l'andamento cronologico indicato nelle relazionidel 1650, rapportato ai principali atti giuridici dell'Ordine e delleautorità pontificie, ai provvedimenti restrittivi contro la moltipli-cazione dei conventi, è possibile cogliere e distinguere le fasi chehanno caratterizzato l'immissione dell'Ordine agostiniano in Cala-bria.

La prima fase 1145-1539 (tab, 1), corrispondente alla fonda-zione dei primi cenobi agostiniani, al riconoscimento della congre-gazione zumpana da parte dell'Ordine (1509) e alla creazione dellaProvincia di Calabria (1539), comprende quindici conventi zumpani,tra cui quello di Cosenza fondato nel 1426 e aggregato alla congre-gazione nel 1522, e dodici fondazioni dell'Ordine da Paola (1145-1433) a Rocca di Neto (1539).

58 Ibidem.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza ... 207

TAB. 1 - FONDAZIONE DEI CONVENTI NEL PERIODO 1145-1539

Anno Provincia Zumpani Collare/ani Scalzi Titolo Diocesi

1145/1433 Paola S. Caterina Cosenza1162/1300 Fuscaldo S. Giovanni Battista Cosenza

1400 Tarsia S. Giacomo Apostolo Rossano1408 Acri S. Caterina Bisignano1423 Monteleone S. Agostino Mileto1426 Cosenza S. Agostino Cosenza1446 Belvedere Ss.rna Annunziata S. Marco1461 Terranova S. M. del Soccorso Rossano1470 Bucchigliero Ss.ma Annunziata Rossano1490 Amantea S. M. della Calcata Tropea1490 Aprigliano S. M. delle Grazie Cosenza1490 Soverato S. M. della Pietà Squillace1500 Nocera S. M. di Loreto Tropea1502 Francavilla S. M. della Croce Mileto1504 Belforte Ss.rna Annunziata Mileto1506 Bombile S. M. della Grotta Gerace1518 Crucoli Ss.ma Annunziata Umbriatico1520 Curinga S. M. delle Grazie Nicastro1524 Rovito S. M. delle Grazie Cosenza1526 Casole S. Michele Arcangelo Cosenza1527 Spadola S. M. del Carmine Squillace1530 Castelvetere S. M. del Carrnine Gerace1531 Terranova S. M. del Soccorso Oppido1531 Scigliano S. Agostino Martirano1535 Belvedere S. Venere Cariati1539 Rocca di Neto S. M. delle Grazie S. Severina1539 Montepaone S. M. degli Angeli Squillace

La seconda fase 1542-1600 (tab. 2), che registra la massimaespansione dell'Ordine in Calabria con la fondazione di 37 con-venti (24 zumpani e 13 della provincia), si caratterizza per l'aper-tura contemporenea di due o più sedi negli anni 1546 (Melissa,Acquaro), 1561 (Catanzaro, Tropea, Gioia), 1570 (Pannaconi, Albi,Sellia), 1571 (Varapodio, S. Stefano), 1580 (Brancaleone, Magli),1590 (Mesiano, Macchia, Reggio, Stalittì),' 1591 (S. Floro, Nicastro)1593 (Agruso, Borgia); inoltre, è da segnalare la fondazione delconvento di Morano (1545) da cui prese avvio la congregazione deicolloretani.

208 Foca Accetta

TAB.2 - FONDAZIONE DEI CONVENTI NEL PERIODO 1542-1600

Anno Provincia Zumpani Colloretani Scalzi Titolo Diocesi

1542 Feroleto S. Giovanni Battista Nicastro1544 Bruzzano S. M. delle Grazie Gerace1545 Morano S.M. di Colloreto Cassano1546 Melissa Ss.mo Salvatore Umbriatico1546 Acquaro S. M. del Soccorso Mileto1547 Cortale S. M. del Soccorso Nicastro1553 Dasà S. M. della Pietà Mileto1555 Pizzo S. M. del Soccorso Mileto1559 Zumpano S. M. degli Angeli Cosenza1561 Catanzaro S. M. del Soccorso Catanzaro1561 Tropea S. M. del Soccorso Tropea1561 Gioia S. Sebastiano Mileto1563 Stilo S. Antonio Abate Squillace1565 Davoli S. M. del Trono Squillace1568 Benvicino S.Giovanni Battista S. Marco1569 Gioiosa S. M. del Soccorso Gerace1570 Pannaconi S. M. del Bosco Mileto1570 Albi S.M. della Misericordia Catanzaro1570 Sellia S. M. delle Grazie Catanzaro1571 Varapodio S. M. delle Grazie Oppido1571 S. Stefano Ss.ma Annunziata Cosenza1572 Castiglione S. M. della Pietà Tropea1574 Martirano Ss.ma Annunziata Martirano1579 Polistena Santo Spirito Mileto1580 Brancaleone S. Sebastiano Bova1580 Magli S. M. della Croce Cosenza1585 Rose S. M. degli Angeli Bisignano1588 Paterno S. Marco Cosenza1590 Mesiano S. Agostino Mileto1590 Stalittì S. M. del Soccorso Squillace1590 Macchia S. M. della Sanità Cosenza1590 Reggio S. M. della Melissa Reggio1591 S. Floro S. Anna Squillace1591 Nicastro S. M. della Sanità Nicastro1593 Agrusto S. M. della Sanità Squillace1593 Borgia S. Leonardo Squillace1598 Strongoli S. M. del Popolo Strongoli1600 S. Mauro Ss.mo Salvatore S. Severina

La terza fase 1603-1650 (tab. 3), i cui termini temporali corri-spondono da un lato alla decisione del priore generale di dividere lacongregazione zumpana in Calabria Ultra e Citra e dall'altro allabolla Instaurandae regularis disciplinae, segna per il movimento zum-

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osse1Vanza... 209

pano e la provincia un periodo di ristagno e di difficoltà, dovuto alledisposizioni pontificie contro la proliferazione degli insediamentimendicanti. Infatti, oltre il ripristino del convento di Reggio (1639),si segnala la fondazione di otto conventi: tre zumpani e cinque dellaprovincia di Calabria. Al contrario, per le altre componenti dell'Or-dine in Calabria questa è un periodo di sviluppo poiché registral'immissione e la diffusione degli agostiniani scalzi e la fondazionedi due cenobi colloretani nella diocesi di Cassano.

TAB. 3 - FONDAZIONE DEI CONVENTI NEL PERIODO 1603-1650

Anno Provincia Zumpani Colloretani Scalzi Titolo Diocesi

1607 Papanice Ss.rna Annunziata Crotone1611 Grisolia Ss.mo Salvatore S. Marco1612 Cotronei S. Marco S. Severina1614 Castiglione' S. Carlo Tropea1616 Vazzano Spirito Santo Mileto1617 Bovalino S. Leonardo Gerace

1618 Serrastretta Ss.rna Annunziata Nicastro

1619 Monteleone S. M. della Pietà Mileto1619 Tropea S. M. della Libertà Tropea1619 Mormanno Cassano1620 Mormanno S.M. di Costantinopoli Cassano1622 Colavati Ss.ma Annunziata Rossano1632 Lago S. M. degli Angeli Cosenza1640 Cassano Cassano

* Il convento di Castiglione fu abbandonato nel 1638 a seguito di un terre-moto, per questo motivo non risulta tra quelli censiti dall'inchiesta innnocenziana.

La tipologia dell'insediamento agostiniano in rapporto al terri-torio non si discosta da quelle che erano le caratteristiche degli altriOrdini Mendicanti presenti nella regione. In tutto l'arco di sviluppodell'Ordine viene privilegiata la penetrazione e la diffusione in zonerurali piuttosto che la concentrazione nei grossi centri urbani.Prevale una rete di piccoli insediamenti in borghi rurali dell'areacentro meridionale (tab. 1-3). Ciò appare chiaro se la tipologiadell'insediamento è confrontata con le circoscrizioni ecclesiastichedelle due province storiche della Calabria; infatti, nel 1650 il 60,25%dei conventi è concentrato e distribuito nelle diocesi di CalabriaUltra, ad eccezione di quelle di Belcastro, Isola e Nicotera; mentrenelle diocesi di Calabria Citra si registrano 31 conventi (39,7%),situati prevalentemente in quella di Cosenza. Rapportando gli inse-diamenti alle varie componenti dell'Ordine si nota per la CalabriaUltra il predominio delle sedi zumpane (61,7%), rispetto a quelle

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della provincia (34%) e degli scalzi (4,2%), l'assenza della congrega-zione di S. Maria di Colloreto che, concentrata nella diocesi di Cas-sano, rappresentava, invece, il 9,6% dei conventi di Calabria Citra.In quest'ultima circoscrizione amministrativa il rapporto tra i con-venti dell'osservanza zumpana (41,9%) e quelli della provincia (45,1%)è fondamentalmente equilibrato; gli agostiniani scalzi hanno, invece,un'esigua rappresentanza (3,2%) (tab. 4).

TAB. 4 - CONVENTI AGOSTINlANI NELLE DIOCESI DI CALABRIA ULTRA E CITRA NEL 1650

Diocesi Calabria Ultra Provincia Zumpani Colloretani Scalzi Totale

Belcastro OBova 1 1Catanzaro 2 3Crotone 1 1Gerace 5 5Isola OMileto 7 4 12Nicastro 3 2 5Nicotera OOppido 2 2Reggio l 1Santa Severina 2 1 3Squillace 1 8 9Tropea 2 2 1 5

Totale 16 29 2 47Diocesi Calabria Citra Provincia Zumpani Colloretani Scalzi Totale

Bisignano 2 2Cariati 1Cassano 1 3 4Cosenza 2 9 12Martirano 2 2Rossano 4 4S. Marco 3 3Strongoli 1 1Umbriatico 1 1 2Totale 14 13 3 31

Circa la dislocazione dei conventi è da rilevare che la maggiorparte di essi sorgevano a breve distanza dai centri abitati, lungo leprincipali vie di comunicazioni allora esistenti. Questo tipo di distri-buzione territoriale rispondeva sia all'esigenza di un rapido collega-mento tra i diversi conventi, sia alla necessità d'indirizzare l'azionedi apostolato ai centri vicini a quello prescelto quale sede conven-tuale. D'altro canto i frati non mancano di sottolineare i vantaggi

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 211

dell'ubicazione extra urbana soprattutto per quest'ultimo aspetto. Adesempio il sito del convento di S. Maria del Soccorso di Acquaroviene descritto nei termini:

luogo comodo per sentirsi li Divini Officij e Sacrificij dalli popoli [ ... ]per il passaggio continuo deIli cittadini dello Stato d'Arena et altri congrandissimo concorso de' populi dell'uno e dell'altro così in giornofestivi come di lavoro=".

Tuttavia, la localizzazione extra moenia non sempre è stataaccolta con favore dalle popolazioni rurali, poiché usufruivano deiservizi spirituali e materiali offerti dai religiosi in maniera insuffi-ciente. Nel 1637 l'università di Melissa, "riconoscendo il puocobenessere" che i cittadini ricevevano dal convento del SS.moSalvatore (1546), ubicato "dentro montagne e selve", domandò alprovinciale di trasferirlo nel centro abitato. Questi, considerato "lagiusta dimanda et gli esclami et insulti che facevano gli huomini dimala vita [...] dentro la chiesa", diede il suo consenso 60.

7. STRATEGIA INSEDIATIVA

Un ruolo decisivo ai fini dell'insediamento degli agostinianinelle aree rurali calabresi venne svolto dalle università locali(comuni), che, per far fronte all'inadeguata assistenza spirituale delclero secolare, furono promotrici di numerosi conventi, concepiticome centri d'irradiazione di attività pastorali da cui trarre bene-fici spirituali (predicazione, amministrazione dei sacramenti, suf-fragi).

Le università intervenivano non solo nella concessione di chiesee nella costruzione dei complessi conventuali, ma erano disposte acontribuire al sostentamento dei frati, attraverso donazioni ed ele-mosine. Ad esempio nel 1570 l'università di Albi, con il consensodell'ordinario diocesano, concedeva agli zumpani la chiesa di S.Maria della Misericordia e un contributo annuo di 23 scudi al finedi fondare un convento 61. Così l'università di Benvicino nel 1568s'obbligava a versare ai frati 16 ducati annui e a "fabricare tumuli100 di calce infino che sarà finito il convento 62.

59 AGA, li, voI. VI, f. 219.60 Ibidem, f. 93.61 Ibidem, f. 183.62 AGA, li, voI. III, f. 88.

212 Foca Accetta

In cambio le autorità locali chiedevano una serie di prestazioniculturali, devozionali e caritative a beneficio della collettività. Daun'indagine comparativa emerge che le richieste variano dal sem-plice obbligo di "dir messa" (Macchia, 1590) ad impegni più speci-fici quali la partecipazione alle processioni "senza protestare et per-cepire elemosina alcuna" (S. Mauro, 1600); il tenere "l'hospitale perli poveri pellegrini" (Terranova, 1461; S. Stefano, 1571; Martirano,1574); il mantenere in famiglia "un predicatore per il tempo dellepredicationi" (Scigliano, 1531), o un numero preciso e determinatodi religiosi (Albi, 1570; S. Floro, 1591), oppure un insegnante peristruire "i figlioli di quando in quando" (S. Stefano, 1571)63.

Alcune università come Rovito (1524), Zumpano (1559) ePapanice (1607) pur di avere la presenza stabile dei frati non chie-sero impegni formali e i rispettivi conventi furono fondati "senzaesservi stato patto, o numero prefisso di frati, ma gratis et libero">'.

Alle volte erano le autorità diocesane, che avevano accordato illoro assenso, a richiedere obblighi pecuniari. Ad esempio i conventidi Feroleto (1542) e di Serrastretta (1618) dovevano pagare "allavigilia de' Ss. Apostoli Pietro e Paolo, titolo della Cathedrale, unalibra di cera l'anno alla mensa episcopale" di Nicastro; mentre i fratidel convento di Martirano (1574) erano "obligati ad intervenire alvespro et festa dell'Assunta nel vescovado et habbino di portare uncereo d'una libra"6s.

Significativo è stato anche il contributo di personaggi apparte-nenti all'aristocrazia. A Crucoli (1518) i feudatari avevano concessoagli agostiniani la chiesa di S. M. dell'Annunziata e alcuni fondi "colpeso di celebrare ogni giorno una messa per l'anima de' loro morti'ì'".A Sellia (1570) il barone aveva offerto la chiesa e un contributoannuo di 19 ducati per la fondazione del convento con l'obbligo di"tenere di famiglia 4 sacerdoti et due servienti, et che due sacerdotidovessero ogni giorno celebrare per Ioro"?", A Cotronei (1612) erastata la baronessa Anna Morana ad offrire agli agostiniani il terrenodove erigere il convento, "et elomisine per la fabrica" con l'obbligoche fosse sempre abitato da tre sacerdoti 68.

Anche esponenti della borghesia, a conferma del largo consensosuscitato dagli agostiniani, diedero il loro apporto alla fondazione di

63 AGA, li, voI. III. ff. 91. 114; voI. VI. ff. 168. 172. 292.64 AGA. li. voI. VI. ff. 164. 166. 185.65 AGA. li. voI. III. ff. 70. 99; voI. VI. f. 176.66 AGA. li. voI. VI. f. 189.67 Ivi. f. 181.68 Ivi, f. 175.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 213

alcuni conventi. A Tarsia (1400) il notaio Nicolò Grimaldi, "per la tra-smutatione di un voto, che doveva andare a S. Giacomo di Galizia",aveva donato una serie di appezzamenti di terra e alcuni immobiliallo scopo di permettere ai frati di insediarsi nel paese e svolgereserenamente il loro apostolato, senza problemi economici 69. AStrongoli (1598) la signora Persia Piea e il figlio Agostino Simonettaavevano assegnato agli agostiniani 500 ducati, cioè 100 per la costru-zione dell'edificio religioso e 400 per acquistare beni immobili. I duebenefattori si riservavano "l'altare maggiore futuro di detta chiesacon l'obbligo di celebrare due messe pro defunctis dalli frati pro tem-pore esistenti per l'anima dell'antipassati di detta Persia"70.

Le richieste di nobili e borghesi a differenza di quelle dellecomunità contadine sottintendono l'aspetto privato della devozione,la preoccupazione di assicurarsi la celebrazione di messe in suffra-gio delle proprie anime. Rivelano anche l'esigenza di manifestare ilrapporto privilegiato che si era instaurato tra l'Ordine e la famigliadel benefattore, la posizione sociale e giuridica che quest'ultimaricopriva all'interno della comunità. Funzionale a questa operazioneerano il diritto di esporre "l'armi et epitafio dentro e fuori la chiesa",la scelta dell'altare, quasi sempre quello maggiore ché assicuravarispetto a qaelli laterali preminenza liturgica.

Significativi a tal proposito sono i capitoli per la fondazione delconvento di Castiglione (frazione di Falerna - CZ), stipulati il 22 aprile1614 tra il principe Carlo D'Aquino e il p. Gregorio del S. Spiritopriore del convento di S. M. della Verità di Napoli; infatti, si legge:

se conviene che sia lecito al detto principe come fundatore di dettoluoco fundando sopra la porta et arco dell'altare maggiore di dettachiesa effigere e ponere l'arme et insigne et descrittioni d'esso principedi quello modo che li parerà et alla tribuna, et all'altare maggiore didetta chiesa se conceda al detto principe per se et suoi heredi et suc-cessori il ius sepulchri et seppellendi di modo tale che in detti luochinon si possono seppellire altri, ne concedere ad altre persone restandodetta tribuna et altare maggiore per servitio et beneficio di detto prin-cipe et suoi heredi et successori 71.

Tuttavia, le obbligazioni connesse ai legati e alle donazioni, checontribuivano a rendere solide le basi economiche dei conventi,erano soddisfatte nella misura in cui non ostacolavano l'azione

69 AGA, li, voI. 11I, f. 75.70 Ivi, f. 110.71 ASR, Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Gesù e Maria, b. 131, fase.

XI, ff. nn.

214 Foca Accetta

pastorale a beneficio dell'intera comunità. Dalla documentazionerelativa alla fondazione del citato convento di Castiglione risulta chedopo due anni la firma dell'accordo gli scalzi chiesero e ottennero larevisione del medesimo circa l'onere dei suffragi da celebrare quoti-dianamente. L'esiguo numero di frati presenti e la necessità di ope-rare a favore di tutta la popolazione impedivano di celebrare "ognigiorno due messe et una per esso principe et l'altra per Laura suasorella vita durante pro peccatis et poi le loro morti per le animeloro"72.

Nel riformulato accordo del IO agosto 1616 veniva ricono-sciuta la facoltà di sospendere la celebrazione dei suffragi neigiorni in cui si verificava la malattia o il decesso di uno dei frati;la morte di "altra persona o gentilhuorno" di Castiglione; nelgiorno delle "esequie o aniversario" e in quello dell"'aniversariodella Religione". Era, comunque, una concessione temporanea chenon inficiava la validità degli oneri pattuiti nel 1614 che sarebberostati soddisfatti senza ulteriore dilazione "quando non ci sarà talimpedimento, cioè quando detti padri saranno più di quattro" 73.

Al di là degli obblighi spirituali contratti per la fondazione deisingoli conventi era la consapevolezza di agire in un ambiente dovel'inefficienza e l'ignoranza del clero secolare, devozionismo e super-stizione costituivano i tratti essenziali. Nel contesto di una strategiatesa al recupero spirituale e all'assistenza morale e materiale dellepopolazioni locali si pone l'istituzione di confraterni te e monti dipietà, indispensabili strumenti di vita religiosa, penetrazione sociale,attività caritativo-assistenziale.

Nel 1584 il priore generale Anguisciolo autorizzò la fondazionedi sette confraternite sotto il titolo di S. Monica (Acquaro, Con-doianni, Cosenza, Dasà, Martirano, Terranova). Altre tredici confra-ternite chiesero e ottennero il privilegio di essere aggregate all'arci-confraternita dei Cinturati di Bologna al fine di "godere l'indulgenze,gratie, et prerogative che detta arciconfraternita gode" (Castelvetere,Castiglione, Cosenza, Melissa, Montepaone, Pedace, Pietrafitta, Piz-zo, Ravello, Rose, S. Angelo di Celico, Spezano, Zumpano).

Inoltre le istanze spirituali delle popolazioni erano soddisfatteattraverso l'attività missionaria e la predicazione periodica, soprat-tutto, quando la richiesta di avere la presenza stabile dei frati nonpoteva al momento essere soddisfatta. In una dichiarazione del 6novembre 1631, sottoscritta dal clero e dalle autorità civili di Lago,

72 Ivi.73 Ivi.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 215

il rapporto che si era instaurato tra quella comunità e gli scalzi dopoil fallimento del primo tentativo di fondare il convento (1614), èdescritto nei termini:

[...] di quando in quando son venuti li detti Padri Scalzi a visi-tare la predetta Santa Croce, con mantener da divozione nella Terrapredetta [...]. Per opra loro da quel tempo insino alla giornata d'ogginon s'è occasionato tumulto o rumore alcuno o distintione fra per-sone secolari e ecclesiastici o tra secolari et religiosi. Ma semprehanno aumentato grandezza di devotioni, et donato veri e sant'esern-pij con haver agiutato queste anime con li loro confessioni sacra-mentali, con l'haver fatto l'officio di visitar l'infermi et agiutar limorienti 74.

Infine, è importante ricordare che gli agostiniani favorivano lasviluppo di culti locali come quello di San Foca Martire in FrancavillaAngitola e di S. Maria della Grotta in Bombile d'Ardore 75.

8. I RAPPORTI CON GLI ALTRI ORDINI RELIGIOSI

La penetrazione agostiniana in Calabria è stata, invece, contra-stata dagli altri Ordini religiosi. Alla base di questo atteggiamentoostile contro i nuovi insediamenti, soprattutto dove la presenza deimendicanti era più forte, erano motivi pastorali e economici. Infatti,la fondazione di un nuovo convento aveva come conseguenza imme-diata la riduzione dell'azione pastorale, il decurtamento delle entratee l'instabilità economica dei conventi già esistenti.

Emblematico è il caso di Reggio Calabria dove gli agostinianisi erano insediati nel 1590: "per beneficio di quello loco e quando siha passare a Messina per accomodamento degli padri e [per] quelloche troveranno de' bisogno"76.

Costretti a lasciare la città, perché "più volte saccheggiata ebruggiata de' Turchi", ritornarono nel 1639 suscitando le protestedegli altri regolari; infatti, i domenicani, i minimi, i riformati e icappuccini il 5 agosto dello stesso anno presentarono alla Congre-

74 Ivi.75 F. ACCETTA, Francavilla Angitola. Ricerche e Documenti, comune di

Francavilla Angitola, tipo Mapograf 1999, pp. 89-101; S. GEMELLI, Il santuario dellaMadonna della Grotta in Bombile d'Ardore, Chiaravalle 1979.

76 F. ACCETTA, La presenza agostiniana a Reggio Calabria. Fondazione (1589-90)e reintegrazione (1639) del convento, in "Rivista storica calabrese", n.s., XVII (1996),pp. 305-329.

216 Foca Accetta

gazione dei Vescovi un ricorso per impedire la riapertura del con-vento agostiniano:

mesi addietro sono venuti in questa città di Reggio di Calabria alcunifrati di S. Agostino per fondare un convento dell'Ordine loro et mons.Vicario Capitolare con passione (con riverenza) l'accettò, et nonobstante la nostra protesta l'ha ammesso che vengano alle processionipubbliche, senza il nostro consenso di noi mendicanti, che è controalle disposizioni delli Brevi Apostolici, sotto pretesto che dettaReligione, cinquanta anni in circa sono, havesse havuto convento inquesta città, il che è falsissimo perché vennero dui frati ad agitare unalite e per quella finita si partirono senza mai havessero retto convento[...]. Oltre che dato e non concesso havessero allora eretto conventonon sono in tempo di ripigliarlo senza il nostro consenso essendo tra-scorsi cinquant'anni in circa che detti padri mancano da qui, et inverun modo possono detti religiosi fondare convento in questa cittàsenza il nostro consenso, et mons. Vicario Capitolare accettando li emantenendoli ci fa molto aggravio [...]. Le Vostre Emminenze restinoservite ordinare a detto mons. Vicario Capitolare che faccia partiredetti religiosi di S. Agostino, et non l'ammettano all'erettione di novomonasterio senza il nostro consenso, ne vengano a processioni [...]17.

Tuttavia, l'iniziativa non ebbe l'esito desiderato: gli agostinianiriuscirono a provare l'inattendibilità delle rimostranze degli altri rego-lari e a documentare la loro precedente residenza a Reggio Calabria:

I Domenicani con gli altri Regolari hanno strepitato non potendosoffrire l'applauso col quale siamo stati ricevuti e reintegrati, dellaquale reintegrazione e non fondatione ho mandato le scritture auten-tiche al Procuratore Generale dove appare il gran mandace asserto daPadri Domenicani, che giammai la Religione Agostiniana fosse stataper la dietro in questa città di Reggio e perché appaia maggiormentequesta bugia s'è presa sommaria via juris, ed i più seniori e sanioridella città testificarono de visu l'essere stata habitante la Religione perla gran pezza d'anni nella chiesa di S. Maria della Melissa [...]18.

Quale era il vero scopo del ricorso?Probabilmente andava al di là della salvaguardia delle disposi-

zioni apostoliche circa l'assenso che bisognava chiedere alle altrefamiglie religiose già dimoranti in un luogo per procedere ad unanuova fondazione. In una lettera del 23 giugno 1639, inviata alpriore generale, p. Deodato Solera propone una chiave di lettura chemette in ombra i protagonisti della vicenda e in modo particolare idomenicani. Questi ultimi avrebbero iniziato e sostenuto la querelle

77 Ivi.78 Ivi, lettera di p. Solera al cardinale protettore del 20 ottobre 1639.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 217

al solo fine di ammorbidire la rigida opposizione degli agostinianiall'apertura di un loro insediamento a Pizzo Calabro 79.

I contrasti per l'apertura di nuove sedi non sempre venivanoportati avanti in modo leale e corretto, potevano trascendere in attidi vero e proprio sabotaggio. A Vallelonga, nel 1634, i domenicani,che avevano abbandonato la sede poi assegnata agli agostiniani dalleautorità locali, penetrarono nottetempo nei locali conventuali e por-tarono via tutti i mobili 80. Il tribunale diocesano di Mileto, investitodella questione, con decreto del 29 luglio 1641, stabiliva che gli ago-stiniani potessero mantenere la chiesa di S. Maria di Monserrato eil convento, ordinava ai domenicani di astenersi da qualsiasi azionedi rivalsa "sub poenis et censuris ecclesiasticis a sacris canonibusinflictis", infine, concedeva agli agostiniani la facoltà di ricorrere al"brachium saeculare" in caso di nuovi contrasti e molestìe ".

Tuttavia, è utile ricordare che in queste vicende gli agostinianinon furono solo soggetti passivi. Al contrario si opposero ai rifor-mati di S. Francesco e ai domenicani in occasione della fondazionedei conventi di Bucchigliero e di Pizzo. Al pari degli altri Ordinimendicanti anche gli agostiniani erano preoccupati di subire unadiminuzione delle entrate e di vivere nell'incertezza economica:

Non solo perderiemo li elemosine, ma anca la frequenza dellachiesa, di maniera perderiemo li elemosine, la divotione, perché oggedìil mondo si compiace di novità; come già per esperienza che prima

79 AGA,voI. XI, f. 462. L'avversione e le motivazioni degli agostiniani all'inse-diamento domenicano a Pizzo sono indicate in una missiva del 21 gennaio 1640spedita da Napoli dal provinciale di Calabria p. Giovan Pietro da Tarsia al prioregenerale: "Ritrovandorni in Napoli mi è sopragiunto un avviso dal p[adre] nostroGiovanni da Fuscaldo il quale risiede nel nostro convento nel Pizzo, nel quale diceessere andati in detta Terra li padri domenicani, e pigliatosi un luogo, con consensode' cittadini, sotto nome di ospitio. E perché è solito a questi padri entrar sottonome d'ospitio e poi impatronirsi del tutto con darsi nome di convento, com'hanfatto in molti luoghi, senza domandar assenso a niun capo di conventi che ivi siritrovano; e già attualmente, tutti se oppongano, e mi viene di più havisato qual-mente han incominciato a predicare et erger congregationi, del che può giudicareV.P.R. si è modo .di ergere Ospitio o Convento, e nessuno ne viene più interessatodi noi essendo che stà in mezzo la strada, dove sarà l'ultima ruina del nostro mona-sterio, perché à fatto si leverà quella poca frequenza che vi è. Priego dunque V.P.R.di far quanto può in nostro beneficio alla Sacra Congregazione acciò si impediscal'esecutione et vedere quanto s'estenda la loro autorità nelli Ospitii[ ... ]". Cfr.: AGA,Aa XI, f. 426. Sull'insediamento domenicano in Pizzo Calabro Cfr.: F. ACCETTA,Iconventi domenicani nella diocesi di Mileto, in "Calabria Letteraria", XXXVIII, aprile-giugno 1990, pp. 43-46; C. LONGO,Conventi domenicani della provincia di ViboValentia, in I beni culturali del vibonese. Situazione attuale - Prospettive futura, Atticonvegno Nicotera 27-29 dicembre 1995, Vibo Valentia 1998, pp. 166-169.

80 AGA,Aa XI, f. 101.81 Ivi.

218 Foca Accetta

questo convento faceva quattro, cinque e più ducati il mese adesso nonpassa dui ducati, perché il Rosario lo recitano nella parrocchiale sic-ché di questa maniera tanto è fondare Ospitio quanto Convento, chementre vanno a fondare Ospitio non devono [i domenicani] fare staresacerdoti, è quello che ci leva il pane.

Così il priore del convento di Pizzo p. Dionisio da Catanzaro inuna lettera del 28 agosto 1642 indirizzata al priore generale IppolitoMonti ".

9. ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA DEI COMPLESSI CONVENTUALI

I complessi conventuali agostiniani non si differenziavano daimodelli utilizzati dagli altri Ordini religiosi. Quasi tutti i conventi sidisponevano su due piani: al primo piano erano situate le cosiddette"officine", che si aprivano direttamente sul chiostro, e cioè la cucina,il refettorio, la dispensa, il deposito per gli attrezzi agricoli. Al pianosuperiore erano i dormitori con le rispettive celle per i frati, il guar-daroba, le stanze riservate agli ospiti, la biblioteca.

Particolari accorgimenti, per garantire l'incolumità dei religiosi,si segnalano nella struttura dei conventi delle località costiere fre-quentemente sottoposte alle incursioni turchesche. Ad esempio ilconvento di S. Maria della Pietà di Soverato, "più volte bruggiato da'Turchi", era costruito "a modo di castello con balestrieri attorno'T',Il convento di S. Maria del Soccorso di Stalittì per contenere gliattacchi corsari era circondato "per tutto da gagliarde mura di quat-tro palmi di grandezza"84.

Lo stato di avanzamento dei lavori, da quanto risulta dalle rela-zioni del 1650, procedeva molto a rilento, sia per le difficoltà eco-nomiche, che per le citate incursioni. Risultano in fase di completa-mento i conventi di Bovalino (1617): "sta fabricandosi havendosi perla penuria de' tempi compito solamente un quarto del disegno"85; diBrancaleone (1580): "si sta in atto fabricando et al mio parere dettoconvento potrà essere finito fra otto anni" 86;di Rocca di Neto(1539): "per compirsi il modello del convento vi bisognano da 1000ducati in circa"87.Il convento di Gioia (1561), "a causa che detto con-

82 [vi.83 AGA, li, voI. VI, f. 217.84 [vi, f. 243.85 [vi, f. 263.86 [vi, f. 250.87 [vi, f. 106.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.». 219

vento fu sacchegiato e abbruggiato dalle galere di Biserta nell'anno1625",presentava venticinque anni dopo le "mure disfatte't'".

Tuttavia, l'attenzione dei frati si rivolgeva innanzi tutto allechiese, spesso completate prima degli altri locali conventuali e abbel-lite con statue, quadri ed altre opere d'arte. In particolare nel con-vento di Francavilla Angitola era la statua marmorea di S. Mariadella Croce, commissionata dal priore p. Giovan Matteo Mileto alloscultore Giovan Battista Mazzolo, attivo in Messina negli anni 1515-1550. li contratto'", stipulato dal notaio Francesco Calvo il 29 giugno1542, indica i modelli cui l'artista doveva ispirarsi; le proporzioni; ledecorazioni del basamento. La statua della Vergine doveva esseredella stessa altezza (m. 1,58) di quella esistente nel convento di S.Maria del Gesù in Messina, rappresentata con un bimbo in braccio,nella stessa posizione in cui era la statua della Madonna conservatanella chiesa di S. Agostino di quella città, eccettuato "chi lu pedi seugamba dexstera sia dritta et la mano voltata cum uno mundo inmano". Lo scannello doveva essere istoriato con un bassorilievo dellaPietà al centro, di S. Giovanni Battista a destra, di S. Agostino a sini-stra. La consegna doveva essere effettuata al p. Matteo Mileto nellaprima settimana della quaresima del 1543. Attualmente la statua siconserva nella chiesa del Carmine in Filadelfia.

Altre opere segnalate nel complesso conventuale di Francavillasono le statue lignee di S. Nicola Tolentino e del Crocifisso; le teleraffiguranti il beato Francesco da Zumpano, la Natività, la Fuga inEgitto, S. Nicola Tolentino, la SS.ma Trinità, la Vergine Addolorata,S. Tommaso di Villanova, la Madonna degli Afflitti, S. Agostino, laMadonna del Buon Consiglio.

La relazione del 1650 del convento di Bombile informa chenell'altare maggiore della chiesa era "una bellissima imagine dellaB.V. scolpita di marmo bianco di grandissima devotione e venera-tione fatta l'anno 1509"90;mentre in quella del convento di Acquarosi legge che l'altare maggiore era decorato con "bellissimi quadridorati con bellissime custodie tutte poste dentro la lamia" 91. Infine,nella chiesa di S. Maria di Colloreto a Morano erano tre opere mar-

88 Ivi, f. 267.89 F. ACCETIA, Il convento di S. Maria della Croce in Francavilla Angitola, in

"Analecta Augustiniana", LVII (1994), pp. 143-160; il contratto è alle pp. 159-160; A.TRIPODI, Notizie e documenti sul convento agostiniano di S. Maria della Croce diFrancavilla Angitola, "Analecta Augustiniana", LIX, (1996), pp. 367-398.

90 F. ACCETTA, I conventi agostiniani della congregazione degli zumpani inCalabria, in "Analecta Augustiniana", LXI (1998), p. 22.

91 Ivi, p. 21. Sulla storia del convento cfr.: A. TRIPODI, Il convento di S. Mariadel Soccorso di Acquaro, in "Brutium", LXX, ottobre-dicembre 1991, pp. 6-8.

220 Foca Accetta

moree di Pietro Bernini, padre di Lorenzo, cioè il tabernacolo, le sta-tue di S. Caterina e di S. Lucia92.

Curata in ogni minimo particolare, la chiesa veniva a costituirela prima fonte di sostentamento della comunità religiosa, attraversole cosiddette "rendite spirituali", ovvero i proventi ricavati dallemesse, elemosine ecc., oltre a permettere lo svolgimento dell'operadi apostolato e l'attivazione dei culti legati all'Ordine.

Per quanto riguarda le biblioteche esistenti nelle sedi conven-tuali le notizie sono molto scarse. In genere gli inventari danno spa-zio a tutto ciò che permetteva ai religiosi un tenore di vita accetta-bile e il patrimonio librario ove si fa accenno viene liquidato con lagenerica formula di "libri". Così ad esempio in un inventario relativoal convento di Cosenza del 1668 è registrata la presenza di "40 pezzidi libri"93.

Le uniche notizie finora emerse riguardano la biblioteca di S.Maria della Croce di Francavilla Angitola. Nel 1728 il p. FulgenzioMarinari "ritrovandosi in uso tanti libri per il valore di 270 ducati emeditando con il principio di questi ordinare una libreria per maggiordecoro del monastero a cui è aggregato" chiese e ottenne dal prioregenerale Fulgenzio Bellelli l'autorizzazione ad utilizzare "una stanzacontigua a quelle che era da lui si abitano per ridurla in forma dilibreria". La biblioteca - "mediocre libreria universale, non di quantità,ma di qualità. Piena di libri di ogni specie, di scienza così di SacraScrittura, Theologia Speculativa, Morale, di Prediche, Filosofia,Astrologia, Geografia, come anche di Legge Civile e Canonica,Medicina, Poesia, Rettorica, Istoria, Belle Lettere [...r - si disperse aseguito del terremoto del 1783con l'istituzione della Cassa Sacra, isti-tuto delegato a censire e alienare i beni della manomorta ecclesiastica,per provvedere poi alla ricostruzione dei centri sinistrati 94.

Le biblioteche erano incrementate non solo con acquisti perio-dici, ma anche facendo confluire nel loro corpus i volumi apparte-nenti ai religiosi defunti. È probabile quindi che nella biblioteca diCosenza fossero conservati i libri rinvenuti il 29 ottobre 1610 nellacella del p. Claudio da Cortona. Si tratta di testi di autori gesuiti(Francesco Toledo, Maldonado), e domenicani (Domenico Soto,Girolamo Osorio) ispirati alla teologia della controriforma, allariflessione sul peccato, alla predicazione 95.

92 F. Russo, Il beato, cit., p. 53.93 AGA, Aa XI, f. 32v.94 F. ACCETTA, Francavilla Angitola. Ricerche e documenti, cit.95 AGA, Aa XI, ff. 27-29.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 221

10. LA SOPPRESSIONE INNOCENZIANA

La bolla Instaurandae regularis disciplinae emanata da Inno-cenzo X nel 1652 per abolire i parva conventus esistenti in Italia,interessò il 60,2% dei conventi agostiniani calabresi, in particolare19 conventi su 30 della Provincia di Calabria, 15 conventi su 20 dellacongregazione degli zumpani di Calabria Citra, 14 su 22 della con-gregazione degli zumpani di Calabria Ultra, mentre la congregazionedi S. Maria di Colloreto, coinvolta solo nelle sedi poste fuori dei con-fini regionali, e gli scalzi mantennero i loro conventi (tab. 5).

Provincia di Calabria

TAB. 5 - CONVENTI SOPPRESSI DALLA RIFORMA INNOCENZIANA NEL 1650

Zumpani di Calabria CitraZumpani di Calabria Ultra

AcriAmanteaBelforteBenvicinoColavatiCuringaGrisoliaMesianoMormannoPannaconiPolistenaRocca di NetoRoseS. FloroS. MauroSerrastrettaStrongoliTropeaVazzano

AgrustoBombileBorgiaBovalinoBrancaleoneCastelvetereCortaleDasàDavoliGioiaGioiosaMontepaoneStalittìStilo

AlbiApriglianoBelvedereCasoleCotroneiCrucoliMacchiaMagliNicastroPaternoRovitoS. StefanoSciglianoSelliaZumpano

Il motivo della soppressione, come ha chiaramente dimostratoil Boaga, non è stato il rilassamento morale, ma l'esiguo numero direligiosi dimoranti nei conventi che non permetteva l'osservanza relì-gìosa". I dati ricavati dalle relazioni del 165097 confermano che dei

96 E. BOAGA,La. soppressione innocenziana dei piccoli conventi in Italia, Roma1971, p. 44.

97 Per una analisi dei dati relativi alla popolazione agostiniana nel Mezzogior-no Cfr.: M. CAMPANELLI,La. popolazione ecclesiastica nel Mezzogiorno d'Italia allametà del XVII secolo. Gli eremitani di Sant'Agostino e le congregazioni agostinianeosservanti, in "Bollettino di Demografia Storica", n. 22, 1995, pp. 43-68.

222 Foca Accetta

78 conventi agostiniani in Calabria solo il 7,6%, prevalentemente lesedi di Studio e Noviziato, vantava un numero di religiosi compresotra 14-25 membri 98; il 23%, annoverava un organico variabile tra 7-12 religiosi99; il 10,2% rientrava nel limite fissato dalla bolla inno-cenziana delle 6 unità 100; e infine il 57,6%, aveva una dimensionedemografica con un margine di oscillazione compreso tra 1-5 unità.

Tra i religiosi significativa è la presenza dei sacerdoti pari al51,6% dell'intera popolazione agostiniana calabrese (tab 6).Sorprendono invece l'esigua presenza di chierici e professi che rap-presentano il 9,3%, e lo scarso numero di novizi, pari soltanto al2,3%. Quest'ultimo dato, al di là delle giustificazioni inserite inalcune relazioni 101, colpisce perché solo in parte l'esiguo numero dicoloro che erano avviati al sacerdozio è riconducibile al divietoinnocenziano di ammettere nuovi giovani alla professione dalmomento che il lasso di tempo intercorso fra la bolla e la stesuradelle relazioni è molto breve. Del resto già 10 anni prima ThomaDe Herrera nel suo Alphabetum Augustinianum (Madrid, 1644), rife-rendo della congregazione degli zurnpani, denunciava: "Sunt omniahuius Congregationis Monasteria triginta Fratres vero centumnonaginta quatuor. Dolendum sanè, praecipuè in Congregatione,quae observantiae titulo gloriatur, in tanta Fratrum penuria tanta mCoenobiorum multitudinem reperiri. Vix enim sunt quatuor, autquinque, quae sufficientem numerum alant ad vitae regularis refor-mationem observandam. Quae enim vitae austeritas, quae regulae,et costitutionum observantia poterit aut introduci, aut permanereubi tantum quatuor, aut sex Fratres in terris et casalibus vitamagunt? Satius sanè esset in minori domorum numero plura esseMonasteria" 102. Consistente è infine la presenza "laica", incidendosulla popolazione agostiniana per circa il 37% (il 23,1% costituitoda laici professi e conversi e il 13,7% da servitori).

98 Morano 25, Monteleone 24, Francavilla 22, Paola 21, Cosenza 16, Castelve-tere 14.

99 Castelvetere, Terranova, Spadola, Soverato, Acquaro, Reggio, Varapodio,Bombile, Tarsia, Catanzaro, Belvedere, Belforte, Strongoli, Melissa, Terranova,Feroleto, Pizzo, Monteleone e Tropea.

100 Papanice, Nocera, Bruzzano, Bucchigliero, Fuscaldo, Rocca di Neto,Mesiano e Mormanno.

101 Ad esempio in quella di Cosenza si legge: "s'è levato il novitiato, che innessun altra comunità n'habbiamo in questa congregatione, per il che sono mancatisacerdoti e chierici e si patisce per l'insoddisfazione delle chiese e dei suffragi".

102 T. DE HERRERA, Alphabetum Augustinianum, voI. II, Madrid 1644, p. 427.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza ... 223

TAB. 6 - FRATI AGOSTINIANI IN CALABRIA 1650

SacerdotiChierici Laici professiProfessi Novizi Conversi Servitori Totale

Provincia 112 25 5 44 23 209Zumpani diCalabria Ultra 76 8 5 42 19 150Zumpani diCalabria Citra 56 Il Il 12 90Colloretani 7 4 2 6 Il 30Scalzi 16 17 6 39Totale 267 48 12 120 71 518

% 51,6 9,3 2,3 23,1 13,7

Il provvedimento innocenziano, giudicato eccessivamentesevero, provocò la protesta delle autorità locali e l'opposizione deifrati, sanzionata dalle autorità pontificie con provvedimenti coerci-tivi nei confronti dei religiosi ribelli.

Nella provincia di Calabria i disordini furono provocati da unodei definitori, p. Alessandro Mannarino, che, nonostante il parerecontrario del provinciale, fece eleggere i priori dei conventi sop-pressi.

In una lettera del 5 maggio 1653, inviata a Prospero Fagnani,segretario della congregazione sullo stato dei regolari, il priore gene-rale degli agostiniani Filippo Visconti descrive l'accaduto nei ter-mini:

Nella provincia di Calabria essendovi assegnati tutti li conventisoppressi, il p. Alessandro Mannarino da Catanzaro, uno dei Definitori,essendosi fatta la congregatione per l'elezione dei priori rimasti, feceistanza con alcuni altri [bacc. Antonio da Belforte, p. Tommaso daBelvedere, p. Francesco da Paola, p. Fabio da Melissa, p. Nicola daFuscaldo] al Padre Provinciale, che si eleggessero li priori anco de' con-venti soppressi sub conditione, che Sua Santità li confermasse, e nonvolendo il Padre Provinciale con altri membri acconsentire a questaelettione come repugnante agli ordini di Sua Santità, non di meno dettop. Alessandro Mannarino chiamando altri tre frati per compiere ilnumero prescritto del Definitorio, in luogo del p. Provinciale e due altrifrati, che non vollero acconsentirvi, venne, senza !'intervento del p.Provinciale e l'altri due vocali legittimi, a eleggere li Priori de' conventisoppressi sub conditione, et perché questo fatto ha partorito moltodisturbo in quella Provincia il medesimo Generale supplica dichiararese, oltre la nullità dell'elettione, debba procedere ad altre pene 103.

103 AGA, Cc 25.

224 Foca Accetta

Il Fagnani rispose di dichiarare nulla l'elezione e di privare iresponsabili della voce attiva e passiva. In calce alla citata lettera silegge che il religioso che portava l'ordine del priore generale, giuntoin Calabria, venne brutalmente percorso.

Tuttavia, se inquadrata all'interno delle attività religiose e devo-zionali che gli agostiniani svolgevano nelle aree rurali, anche attra-verso i piccoli insediamenti, ricoprendo gli spazi lasciati scopertidalle istituzioni diocesane e parrocchiali, l'iniziativa di p. Mannarinoperde la connotazione di ribellione e si configura come preoccupa-zione di abbandonare le istanze spirituali e assistenziali delle popo-lazioni locali nelle mani di un clero secolare incapace di soddisfarle,poiché privo di un elementare indottrinamento e di dedizione allacura delle anime. D'altro canto anche i procuratori generali degliOrdini mendicanti nel confronto con la congregazione dei regolariinsistevano su questo aspetto fondamentale del rapporto popola-zione/clero regolare. Il timore era di non poter fornire alle comunitàquell'assistenza fino allora assicurata dai conventini.

Le autorità pontificie e la congregazione dei regolari non rima-sero insensibili a queste esigenze e alle istanze delle comunità nel cuiterritorio sorgevano i piccoli conventi oggetto del provvedimento disoppressione. Nel 1654, dopo due anni dalla promulgazione dellabolla di soppressione, si ottenne la riapertura dei conventi di Belforte,Belvedere, Castelvetere,Melissa, Strongoli, Vazzano e Zumpano.

Il. LA RIORGANIZZAZIONE DELL'ORDINE E LA FINE DELLE CONGREGAZIONI

D'OSSERVANZA

Un altro problema che i superiori dell'Ordine dovettero affron-tare subito dopo l'attuazione della bolla del 1652 fu quello di defi-nire il tipo di organizzazione nel quale inquadrare i conventi super-stiti, perché non era possibile mantenere la preesistente strutturacon un ridotto numero di conventi.

A tal fine, nel 1662 il priore generale ordinò la convocazione di

Un capitolo privato da chiamarsi in Catanzaro coll'intervento delprovinciale e de' due vicari generali, insieme con altri padri di piùmaturo giudizio, sotto la direzione del p. maestro Antonio Visconti [ ... ]col consiglio di fra Filippo Visconti, altre volte generale dell'Ordine edallora vescovo di Catanzaro 104.

lO. G. FIORE,Calabria Illustrata, Napoli 1743, voI. II, p. 385. Sulla figura diFilippo Visconti già priore generale degli agostiniani e vescovo di Catanzaro (1657-

.:

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 225

Le decisioni adottate dal capitolo, e cioè l'abolizione della con-gregazione degli zumpani e la creazione di due province con il nomedi Provincia di Calabria Citra e di Calabria Ultra, furono approvateda Alessandro VII con il breve Militantis ecclesiae del 30 settembre1662105, Le due province erano formate complessivamente da 29conventi; in particolare 16 costituivano la Provincia di Calabria Ultrae 13 la provincia di Calabria Citra (tab, 7).

TAB. 7 - CONVENTI AGOSTINIANI NEL 1662Provincia di Calabria Ultra Provincia di Calabria Citra

AcquaroBelforteBruzzanoCastelvetereCatanzaroFeroletoFrancavillaMonteleonePapanicePizzoReggioSoveratoSpatolaTerranovaVazz~

BelvedereBucchiglieroCastiglioneCosenzaFuscaldoMartiranoMelissaNoceraPaolaStrongoliTarsiaTerranovaZumpano

..lVarapodio

Nuovi sintomi di rilassamento, antichi abusi, lotte e intrighi perottenere incarichi di primo piano riemersero nella seconda metà delsecolo XVII nelle due province.

Il priore Fulgenzio Travìllone, per contenere il decadimentomorale della provincia di Calabria Citra, il 15 ottobre 1687 emise undecreto che, oltre a determinare le tasse e le collette a carico deiconventi, ordinava "inviolabili observantia Decretum Capituli gene-ralis anni 1685 tum quo ad ea quae Divum cultum, ReligionisObservantias, tum quae gubernationem spectaverint, sub poenisquae iisdem ipsis decretis praescribuntur" 106.

Nella provincia di Calabria Ultra la situazione era molto piùcomplessa; al suo interno erano divisioni e rivalità che nel corso dei

1664) Cfr.: F. ACCETIA, Le "confessioni" e "confusioni" di un agostiniano milanese pre-sule in Calabria. La corrispondenza di Filippo Visconti vescovo di Catanzaro (1657-1664), in "Analecta Augustiniana", LXII (1999), pp. 5-124.

105 F. Russo, Regesto, cìt., voI. VIII, 1984, n. 39670.106 AGA, Aa XI, f. 98.

226 Foca Accetta

capitoli provinciali tenuti tra il 1690 e il 1697 si concretizzarono inscontri tra opposte fazioni, pressioni di signori laici, intervento diarmati 107

0

Il priore generale con il breve Ex commissae nobis del 17 aprile1703 ottenne l'autorizzazione a nominare il provinciale e il definito-rio 1080 Tuttavia, la nomina del napoletano po Guglielmo Aniello aprovinciale di Calabria Ultra venne contrastasdal po TommasoCarnevale che, autoproclamatosi "Procuratore dei Padri Zelanti dellaProvincia di Calabria Ultra", produsse ricorso presso la Congre-gazione sullo Stato dei Regolari 1090 Circa la situazione in CalabriaUltra dopo l'elezione del po Aniello il procuratore generale dell'Or-dine, a cui la congregazione pontificia aveva chiesto chiarimenti, inuna lettera del 2 ottobre 1703, scrive:

per ubbidire ai benegnissimi comandi dell'Eli. Wo [000] devo riverente-mente rappresentarle che il qualificarsi che fa l'orante [il poCarnevale]d'essere Procuratore de' Padri Zelanti della Provincia di Calabria Ultraè una sua vanità senza fondamento [000]; nella detta Provincia non visono religiosi non Zelanti e Zelanti, ma tutti sono vissuti da alcuni anniin qua in santa pace et unione in cui si viverebbe ancora se non fus-sero stati turbati dall'orante insieme con due o tre huomini inquieti sol-levati da lui per suoi fini particolari et in questi consiste tutta la massade' Padri Zelanti, essendosi ricevute lettere dai religiosi più qualificatidella Provincia, et anche universalmente dagli altri, che detestano lamossa et op~tidni'~ell'orante e si dolgono acremente d'essere da luimaltrattati con li sopranomi di scandalosi e processati 1100

Negli stessi anni in cui si verificavano questi scontri poco edi-ficanti si registrano anche iniziative tendenti ad aumentare ilnumero delle sedi di noviziato e a provvedere più efficacemente allaformazione di nuovi sacerdoti. Nelle lettere inviate al priore generalei priori di Calabria Ultra sottolineavano la necessità di avere

un altro luogo di Noviziato mentre per la lontananza del convento diCatanzaro destinato all'educazione de' novitii [la provincia] viene arestar priva di molti buoni soggetti che desiderebbero essere ammessiall'abito della religione

107 Per le controversie insorte nei capitoli provinciali del 1690, del 1692 e del1697 cfr. AGA, Aa XI, ff, 634-635, 647-650, 673-73; Archivio di Stato di Vibo valen-tia, notaio Francesco Valente, atto del 26 aprile 16920

108 B. VAN LUIJK, L'Ordine agostiniano e la riforma monastica, in "Augusti-niana", XXII (1972), p. 2980

109 AGA, Aa XI, fo5920110 Ivi, f. 5940

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.i, 227

e indicavano quale sede dell'istituendo noviziato i conventi diFrancavilla, Soverato e Terranova, poiché "più commodi e piùconformi alli decreti e costitutioni apostoliche" 111.

Per quanto riguarda l'osservanza religiosa all'interno dei con-venti un certo interesse suscitano la visita compiuta nel gennaio 1700e le richieste d'informazione avanzate dalla Congregazione sullo Statodei Regolari ai priori di Feroleto e di Morano. Dall'esame degli attidella visita, eseguita da p. Giovan Battista di Melfi provinciale diPuglia e da p. Raffaele Agostino Loyola da Altamura, si nota che essasi svolse seguendo le modalità precedentemente illustrate e con ilmedesimo questionario sottoscritto dai religiosi, mentre più artico-lata appare !'indagine informativa della congregazione pontificia 112.

Nel complesso lo stato e il tono della vita religiosa sembrano più ele-vati rispetto a quanto riscontrato nelle altre visite, anche se non man-cano frati accusati di concubinato o di eresia 113.

Al contrario la congregazione di S. Maria di Colloreto versavain "un cronico rilassamento", per l'intromissione dei baroni localiche imponevano superiori di loro gradimento. Nel 1675, il papa, conil breve Cum sicut pro parte, autorizzava il priore generale NicolaOliva a nominare direttamente il vicario e il definitorio, perché ilcapitolo non si poteva celebrare "libere et rite propter baronorum etaliarum persorìarum protectionern" 114. Il provvedimento non assi-curò un miglioramento dell'osservanza all'interno della congrega-zione colloretana, anzi la situazione diventava sempre più difficileper l'indisciplina, i soprusi e la mancanza di un minimo impegnoreligioso. In un memoriale, presentato il 7 gennaio 1697 da p.Tommaso da Saracena al visitatore p. Vincenzo Mormile, si legge:

in nessun nostro convento si dice di continuo il Divino Officìo [... ]; lipadri e frati non si confessano come comandano le nostre Costitutioni;[...] non si osserva nessuna carità circa la cura degli infermi e poialcuni religiosi vi à tutto quello è di necessario et alcuni per nonmorire da disperati si ni sono annati nelle loro case [... ]; nessunoosserva il digiuno come comandano le nostre costitutioni il mercodì, ilvenerdì e il sabato; [...] vi è ignoranza crassa atteso li superiori nonhanno vigilato sopra li studenti, nemmeno ci hanno ammessi quelliabili; hanno occupato in luogo di studente [quelli] che non hanno stu-

111 [vi, f. 628.112 La visita del 1700 e il questionario della Congregazione dei Regolari,

inviato nel 1701 ai priori dei conventi di Feroleto e di Morano, si trovano in AGA,Aa XI, ff. 532-569; Aa VII, ff. 50-60.

Il] AGA,Aa XI, ff. 535, 547.Il. F. Russo,Il beato, cit., p. 58.

228 Foca Accetta

diato e nemmeno hanno li principi, oggi intendono la teologia; li stu-denti che vi sono non intendono il latino; [...] il loro studio non è statoaltro che fare l'amure a si puntani; [...] li priori si fanno per aver ilvoto in Capitolo mentre nelli loro Priorati non ci vanno, oppure lifanno priore per dominare chi si fa [...].

Nella congregazione non vi è altro che fumo, ignoranzia, super-bia, maldicenze, abonda di vitij e li nostri padri e frati non attendonoad altro che a dare male esempio atteso [che] pochi religiosi sono chenon hanno avuto e tengono il morbo gallico; vi sono religiosi che ten-gono figli [...]. In nessun modo si fa conto delli bolli e decreti ponti-fici con trasgredirle tutti senza fare conto delli scomuniche. [...] Lanostra congregazione poi è ridotta fabola e ludibrio de' secolari per lamala vita de' religiosi e scandali sortiti alla giornata di ogni genere esiamo mostrati a dito in tutte le parti e precise dove sono nostri con-venti 115.

Per non interrompere definitivamente ogni rapporto con l'Ordi-ne agostiniano - nel 1727 il priore generale aveva ventilato la possi-bilità di abolire la congregazione - venne presentato un piano diriforma, in occasione del capitolo intermedio celebrato il 18 aprile1728 nel convento di S. Agostino di Benevento 116.

Nel documento, elaborato dal delegato apostolico mons. Gio-vanni di Nicastro vescovo di Claudiopoli, si sottolinea la necessità diapplicare la normativa post-tridentina sulla formazione dei novizie di non ammettere al noviziato "se non chi esaminato diligente-mente almeno nella grammatica e nell'arternetrica sia stimato ido-neo per apprendere poscia le altre scienze nella Congregazione Colo-ri tana" 117•

Per superare le difficoltà pratiche, connesse al problema dellapreparazione e formazione dei novizi, quale la "scarsezza di Lettori",si prospetta la: possibilità di domandare al priore generale di "con-cedere ad tempus due idonei lettori, uno di teologia e l'altro di filo-sofia" 118. Inoltre, si fa obbligo al vicario generale di garantire e diprovvedere che vi sia "in ogni convento, ed in ispecie ne' conventidestinati allo studio, un religioso perito nel canto gregoriano, ilquale possa ben insegnarlo ai giovani" 119. Il completamento deglistudi è considerato condizione indispensabile al fine di ricoprire infuturo incarichi di governo "anche di semplice priore". In tal modo

115 AGA,AaVII, ff.ls6-1S7r.116 Appendice5.117 [vi, art. II e VII.118 [vi, art. IV.119 [vi, art. IX.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 229

si cerca di porre un freno alle ingerenze dei signori laici che face-vano eleggere personaggi culturalmente impreparati e di dubbiareputazione.

Per quanto riguarda l'indisciplina e gli abusi si chiede una mag-giore sorveglianza da parte dei priori e del vicario generale e unapronta ubbidienza dei singoli frati" virtutis amore e non già formi-dine poenae", Tuttavia, questi provvedimenti non migliorarono lavita conventuale e l'osservanza religiosa all'interno della congrega-zione di S. Maria di Colloreto. Il priore generale Agostino Gioia nontrovò altro rimedio che chiedere l'immediata soppressione, decretatada Benedetto XIV con il breve Assidua pastoralis officii del 6 ottobre175112°. A seguito della soppressione gli elementi migliori passaronoalla provincia di Calabria e alla congregazione Napoletana 121.

12. IL TERREMOTO DEL 1783

All'indomani del terremoto del 1783, la distruzione materialedei centri abitati, gli sconvolgimenti del territorio, le condizioni psi-cologiche e materiali delle popolazioni calabre furono per il governoborbonico l'occasione per assumere provvedimenti radicali e peralcuni versi innovati, in linea con la politica anticlericale, avviataormai da qualche decennio, e le idee illuministe portate avanti dagliintellettuali napoletani 122. Tra le disposizioni invocate e adottate,infatti, fu la decisione di abolire le case religiose, d'incamerare lerendite per "convertirle in sollievo di tanti miserabili venuti allostato dell'ultima desolazione", e di sospendere la riedificazione "de'ricchi e superbi conventi, ed altre pie fondazioni, che i terremoti hanrovinato". La descrizione delle strutture conventuali, inserita neivolumi delle Liste di Carico, conservati nell'archivio di Stato diCatanzaro, evidenzia come ai danni provocati dal sisma si aggiun-sero quelli scaturiti per l'incuria e la sistematica spolizione.

Il convento e la chiesa di S. Maria del Soccorso d'Acquaro 123

"restarono l'uno e l'altra intieramente diroccati, cosicché oggi non siosservano che mucchi di pietre". Mentre il convento di Catanzaro P"

120 Sulla vicenda della soppressione Cfr.: F. Russo, Il beato, cit., pp. 58-62.121 B. VAN LUIJK, L'Ordine agostiniana e la riforma monastica, in "Augustinia-

na", XXII (1972), pp. 285-286.122 A. PLACANICA, l'Iliade funesta. Storia del terremoto calabro messinese del

1783, Roma 1982; IDEM, Il filosofo e la catastrofe, Torino 1985; I. PRINCIPE, Cittànuove in Calabria nel tardo settecento, Chiaravalle Centrale 1976.

123 ASCZ, Liste di Carico, voI. VII, f. 164.124 Ibidem, voI. IX, f. 779.

230 Foca Accetta

"[... ] è quasi intieramente diruto; per la parte superiore vi esisteperò un braccio, [...] ma per rendersi abitabile ha bisogno di moltoriattamento; sotto di esso vi sono poche camere, che sarebbero abi-tabili, ma si come il convento è fuori l'abitato, così non è agevoleche fossero abitati. La chiesa è destinata per parrocchia".

Meno gravi, nonostante i segni dell'abbandono, sembrano lecondizioni statico-funzionali dei due insediamenti di Monteleone 125:

s. Agostino (1423) e S. Maria della Pietà degli agostiniani scalzi(1614).

La chiesa è tutta in buon essere a riserba di una lesione che sitrova verso il portico, e specialmente sotto l'antico campanile, qualeavendo patito molto per li tremuoti, per conseguenza l'angolo dellachiesa che stà attaccato al medesimo patì pure. La stessa è officiatadal priore Tripodi, prima agostiniano ed ora sacerdote secolare.Contiene sette altari, uno maggiore e l'altri minori. Gli stessi sonoarca ti di pilastri, e colonne di stucco, e quadri in mezzo. Sopra laporta esiste il coro de' monaci colla parata di legname in buon essere.Evvi il pulpito fatto parimenti di legname. L'internpiata della stessachiesa, come pure quella del presbiterio e delle cappelle, sono in buonessere. Il convento però patì molto per causa de' tremuoti. Lo stesso èstato assegnato per Casa di Corte, e ultimamente si fece perizia per irisacrimenti che vi bisognano. La sagristia è sana, e contiene un soloarmadio da un lato colle sue credenze per uso de' sagri arredi. [...].

La chiesa, ed il convento dei pp. agostiniani scalzi restaronomolto lesionati per causa de' trernuoti, ma essendosi poi tolta la coper-tura dell'una e dell'altro, le mura maggiormente vennero a patirecoll'introduzione delle acque piovane, onde al presente si veggono rui-nose. Sopra la chiesa solamente esisteno poche tegole, e quantunquevi è altresì poco legname lo stesso è tutto infracidito [...].

13. LA SOPPRESSIONE MURATIIANA

Quando il 7 agosto 1809 Gioacchino Murat emanò il decreto disoppressione di tutti gli Ordini religiosi esistenti nel regno di Napoli,gli agostiniani contavano in Calabria 18 conventi, nove per ogni pro-vincia 126 (tab. 8).

125 Ibidem, VoI. XXIII, f. 420.126 C. TESTA, Ricerche sulla soppressione dell'Ordine agostiniano nel Regno di

Napoli durante l'occupazione napoleonica, in "Analecta Augustiniana", :XXXIX(1976), pp. 207-252.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza ... 231

TAB. 8 - CONVENTI AGOSTINIANI NEL 1809

Provo di Calabria Ultra Padri Laici Provo di Calabria Citra Padri Laici

Catanzaro 3 2 Belvedere 2 1Francavilla 4 5 Bucchigliero 2 3Feroleto 1 Cosenza 6 1Monteleone 3 3 Martirano 2Soverato 4 5 Melissa 2Spatola 4 1 Morano 2Terranova 3 Nocera 4 1Varapodio 2 Paola 9 5Vazzano 1 Terranova 3Totale 25 16 32 11

Dopo la firma del concordato del 1818 tra la S. Sede e il regnodi Napoli furono riaperti i conventi di S. Maria del Soccorso diTerranova (provincia di Calabria Citra) e di S. Maria della Croce diFrancavilla Angitola (provincia di Calabria Ultra) 127.

Il convento di Terranova venne ripristinato il 4 dicembre 1819con una rendita di ducati 1906 e grana 58. Il 18 maggio 1820 i fratisi trasferirono nell'ex convento dei paolotti perché l'antica sede erainagibile.

Il decreto di riattivazione del convento di S. Maria della Crocedi Francavilla fu firmato 1'11gennaio 1820 con una rendita di ducati1221 e grana 21. Poiché l'antico convento era in condizioni statico-funzionali molto precarie l'Alta Commissione per il concordato auto-rizzò, nel 1821, il trasferimento dei religiosi in Monteleone. I dueconventi furono aboliti dopo il 1860. Si chiudeva così un capitolodella storia religiosa calabrese.

127 IDEM, Ricerche sulla restaurazione dell'Ordine agostiniano nel regno diNapoli 1816-1838, l parte, in "Analecta Augustìniana", XLII (1979), pp. 217-281;parte Il, in "Analecta Augustiniana" XLIII (1980), pp. 253-302. Il 16 agosto 1835 laripristinata congregazione di S. Giovanni a Carbonara ottenne l'autorizzazione regiaad aprire un convento a Sinopoli (prov. di Reggio Calabria), abolito nel 1860.

232 Foca Accetta

DOCUMENTI

1.

ORDINATIONI ET CONSTITUTIONI FATTE PER ME FRATE AGOSTINODELLA ROCCELLA NEL PRESENTE ANNO DEL NOSTRO VlCARIATO 1569

1. Ordiniamo e comandiamo sotto pena di essere trasgressoridelli comandamenti del Sommo Pontefice e della scomunica pro-mulgata da Sua Santità che ogni priore habbi da comprare unBreviario nuovo per monasterio, et Cosenza dui, per l'uno casol'altro per l'altro, infra termine di un mese altrimenti si procederà[...] secondo il iuditio, et de che lo comprenderà.

2. Ordiniamo et comandiamo da parte del P. R.mo che nessunofrate di qualsivoglia sorte tenga denari, bestiami, tanto de mobilicome de stabili o che habbia dato ad alcuno con polize, o con gua-dagno. Dopo lette le presenti fra lo spazio d'un mese habbiano daacogliere li detti denari et ponerli in deposito con suo proprio nome,et non potendo racogliere li detti denari, habbiano da racogliere lepolize, scritture, altramente superandosi questo quelli saranno con-fiscati et attribuiti per quello monasterio et esso sarà tenuto pro-prietario; si sarà priore sarà privo de voce attiva et passiva per treanni e punito da proprietario.

3. Ordiniamo et comandiamo che nessuno frate habbi dadare scorrette per la Congregatione né priore né sudditi senzaurgente necesità, ne fare liste, quadrigli, et simonie per le qualipossino conturbare la Congregatione et sapendosi essendo prioresia casso d'ufficio e suddito punito et privato de voce per unocapitolo generale.

4. Ordiniamo ancora che nessuno habbi da dire male ne accu-sare, ne esaminare l'uno contro l'altro, ne renovi cose passateconformi alle constitutioni fatte dal R.do p. maestro Spirito nel capi-tolo nostro de Campo d'Arato passate per Sua P[aternità] R.maquale constitutioni, dal priore vogliamo che si osservino per conser-vatione et onore comune di questa Congregatione.

5. Ordiniamo ancora che tutti li priori habbino da essere cari-tativji con gli hospiti. Li padri della Congregatione tanto con personereligiosi et estranei et di qualsivoglia sorte tanto priore, come sud-dito, tanto piccolo come grande.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 233

6. Ordiniamo a tutti li priori che faccino imparare li diaconj,subdiaconj et novitij et che loro siano obedienti alli loro priori etsacerdoti.

7. Ordiniamo che nessuno priore habbi da recevere alcunofrate estraneo senza licenza in scriptis, ne habbi da vestire fratid'altra Religione, ne di qualsivoglia grado et conditione.

8. Ordiniamo che nessuno priore pona mano alle intrate delmonasterio ma che lo procuratore sia diligente all'intrate et nonessendo vadano per mano del sacristano, ma il priore habbi occhiosopra tutte le cose et che li fruiscano ben governati del vitto etgoverno loro.

9. Ordiniamo a tutti li priori che habbino da dare o fare spen-dere per li sacerdoti, calzette, pianelliet habbito di valuta di quattroducati [...] et questo per essere penuria de panni che sono tantocari. Et li Jaconi secondo sarà meritevole sarà nell'arbitrio dellipriori, senza che nessuno sia aggravato, quale aggravio lo intende-remo noi alla visita che faremo.

lO. Ordiniamo che nessuno frate vada fuora del distretto delmonasterio senza licentia del suo priore, et quando accascheràandare vada con il compagno divotamente come conviene a Religiosi,et che nessuno porti armi proibiti, ma che l'armi de' frati siano bre-viarij, missali, et officioli et altri libri spirituali non proibiti.

Il. Ordiniamo che s'habbi cura alli infermi de medici et medi-cinj et d'ogni loro bisogno conforme alle nostre Constitutionj.

12. Ordiniamo che nessuno frate lassi mangiare seculari intavola de frati, ne garzoni, ne altra famiglia di casa ecetto si fossealcuna persona d'autorità et il priore facendo il contrario in questostarà in terra la sesta feria per due hebdemoda con solita disciplina.

Fr.e AUGUSTINODEROCCELLAVicarius indignusAGA,li, voI. XI, ff.nn.

2.

DISPOSIZIONI DI FRA DONATO DA BENEVENTO PER LA CONGRE-GAZIONE ZUMPANA (16 AGOSTO 1569)

Fr. Donatus Beneventanus Ordinis Sancti Augustini VicariusGeneralis totius Calabriae Indignus.

Per non mancare in nulla all'ufficio che per gratia di superiorici è stato concesso, havendo noi per quel poco di tempo che siamostati con esso noi veduto e toccato con le mani molti disordini inquesta vostra Congregatione ci ha parso farv'intendere in molte cose

234 Foca Accetta

qual sia la nostra volontà sopra la vostra riforma, e tutto a honor diDio et splendor di nostra Religione, et a beneficio, et quiete publica,et utile, ascoltate adunque che cominceremo la riforma dalle cosespirituali prima.

1. In primis ordiniamo, et, in virtù di Santa Ubbidienza, coman-diamo che in tutte le chiese di questa Congregatione tanto esistentine i boschi, quanto dentro terre, per il bisogno che potrebbe succe-dere, si tenghi in custodia honorata, secondo la facultà de luoghi, ilCorpo Sagrato di nostro Signore avanti del quale habbi da star sem-pre accesa una lampada, et si potrà designar a questo uso in queiconventi, che non hanno entrata di olio, qualche entrata di cappelleche è meglio sia designata a questo uso santo che ad altro uso pro-fano, come sarebbe a dire a uso di bocca o di vestimenta di frati; negioverà dir che il monasterio non habbi possibilità perché in talnegotio Dio benedetto non mancherà, et come i populi vidranno, etsapranno, non mancheranno di donare a Dio poiché non mancano didonare a noi, onde si ordina che il priore quando manderà per lacerca del pane, mandi ancora per la cerca dell'olio per la lampada delCorpo di Christo, et così al tempo quando si mancinano gli ulivi etquel che si troverà sia dedicato a quest'uso, et non altro; et habbianosperanza nella devotioni de'popoli, che nulla o poco occorrerrà cimetta il convento, et che gran cosa sarà, che i conventi vostri vivonode limosine mettesino in tal opera quattro et cinque docati, poiché inostri che vivono senza limosine in tal opera non ci mettono meno ..di sei o sette docati l'anno.

Et perché il convento di Suverato per il pericolo di Mori, diTurchi non è giusto ne deve tenere detto Sagramento, ordiniamo chein tal tempo, che non può tenerlo soccorra tre conventi più poveri epiù vicini a esso di una libra d'olio per convento, ne si faccia altri-menti, sotto pena di scomunica, che non possi assolversi da nissunnostro inferiore.

Quest'ordine di tenere il Sagramento s'intende ne conventi ovele chiese son fabricate et sicure, si che il Sagramento sia sicuroancora da qualsia sorte di persona.

2. Ordiniamo ai sagrestani che habbin miglior cura di quellache han havuto per il passato alle sagrestie, et che siano solleciti atener i calici ben mondi, et netti con i suoi purificatori, et fazzuo-letti, quali vogliamo che si mutino due volte la settimanaet acciochéquanto al Sagramento del calice non naschi qualche disordine, checon ogni facilità potrebbe nascere, se sopportassemo più i vasetti,che habbiamo veduto servire in luoghi d'ampolline, ordiniamo stret-tamt:(nte al venerabile priore pro tempore, che sempre in sagrestiafacci stare due para di ampolline di vetro come habbiamo veduto in

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 235

tutti i luoghi di nostra Religione; et siaci pur freddo quanto si voglia,o veramente dia ordine che si faccino di creta bianca, ma a mododi ampolline et carafille col becco, o pizzo lungo, et stretto, accio-ché non si facci errore nel ponere dell'acqua al vino.

Il priore et sagrestano che contrafaranno a questa ordinationesieno privati della metà delle loro vestimenta.

3. Da che è chiaro che siete osservanti di nome, desideriamoancora che al nome corrispondano le opere et li fatti, et qual operapuò corrisponder al nome d'osservante, più illustre, et grata a Dio etal mondo quanto quella con che ci priviamo di proprietà delle cosesi stabili come mobili, sieno patrimoniali o acquistate?

Però, in virtù di Santa Ubbidienza, vi ordiniamo, et sotto penadi scomunica alla quale ipso faeto vogliamo che incorriate, se nonubbidirete, vi comandiamo che infra termine d'un mese tutti dasedeci o dicesette anni in su facciate solenne professione, per manodi notaro autentico, et tali professioni vogliamo che si trascrivino nellibro della Congregatione col nome del notaro, che le scrisse, et inautentica forma, et si faccino con rinuncia reale d'ogni proprietà distabili, o mobili, al quanto ove detti professi presero l'habbito, connotare distintamente et particularmente si i stabili, come i mobili, divacche, capre, pecore, porci de quali faranno volontaria rinuncia; etcerchino di non mettere in pericolo l'anima loro con volersi ritenerqualche cosa, accioché non accaschi, come accaschò nella primitivachiesa ad Anania et a Saphira, che morittero miseramente pervolersi con fraude ritenere parte del campo.

Ordiniamo ben poi al padre vicario pro tempore et al priore delluogo che rimossa da loro ogni passione, dispensino del usufruttoalle necessità di detti padri [...].

4. Ordiniamo, che esclusi quelli ch'hanno [...] gratia particu-lare da superiori, nissuno possi tenere nella Congregatione stanzaperpetua, ma che ogni due anni al più si mutino i frati da luogho aluogho, et intendiamo di quelli che si porteranno bene, perché queiche si portano male non si ha da permetere che doppo l'eccessosiano sopportati manco un giorno, et questo intendiamo non sola-mente di sacerdoti, ma et di zaghi ancora quali vogliamo che sianoposti per i conventi secondo il valere di padri diffinitori et vicario,et non secondo il volere de' priori de luoghi.

5. Ordiniamo, da che si vede chiaro che ogn'uno attende a farpartito mosso dalla ambitione che si ha di regnare et dominare et diessere superiore, et che per haver voci in capitolo et far vicarij advota si danno licentia da messe a giovani non di età come comandail Sacro Concilio, ne manco atti, et idonei, che da qui in poi non sipossi dar fra un anno licentia dal padre vicario a nissuno d'ordine

236 Foca Accetta

sacro, ma ben vogliamo che nel capitolo dal padre vicario si pro-ponghino quei che si haveranno a ordinare, et preposti siano esa-minati da padri deffinitori e visitatori di quell'anno, da qualivogliamo che siano o per indegni riprobati o per degli approbati, etdell'approbatione questa forma [segue formula].

6. Ordiniamo che i padri deffinitori et visitatori nell'approbarenon riguardino solamente a costumi e alla sufficientia, ma piùall'età, et che come comanda il Sacro Santo Concilio non siano damanco di 18 anni quelli che approberanno al subdiaconato, nemanco di 22 anni quei che al diaconato, ne manco di 24 o 25 queiche al sacerdotio.

7. Ordiniamo che ancora che i deffinitori e visitatori non pos-sino essere eletti salvo che quegli che saran stati a altri tempi vica-rij della Congregatione e padri atti a far detta esamina degli candi-dati da doversi riprobare o approbare da loro a gl'ordinj.

8. Per levar di mezzo ogni confusione, vogliamo, et sotto penadi disubbidienza comandiamo, che non habbin voce in capitolo altroche i padri deffìnìtori, et i padri visitatori del precedente capitolo, ipriori de luoghi, et i discreti, et questi non vogliamo che siano opossino essere eletti se non saranno persone, et di giudicio, et di età,et di costumi mature, et tali che mai dalla Religione siano stati apo-stati o di notabil vitio notati.

9. Vogliamo ancora che tali padri havran voce attiva non hab-bino autorità di eleggerepersone in vicario che non sappi ben leggere,scrivere, et cantare di canto fermo al manco et tale ordiniamo che siaeletto, quali ricerchiamo che siano gl'elettori, cioè di età, et di costumimaturo, et che mai sia stato apostata dalla Religione,ne notato e con-vinto di notabil vitio, salvo sempre altre volte sendo stato eletto pervia degl'honori della Religione si sarà levato da tal macchia.

10. Accioché si tolghi via di mezzo ogni materia di confusioneet di disturbo dalla Congregatione ordiniamo che nessuno habbiardire querelare persone alcuna che prima non si oblighi di starealla pena del taglione, cioè a quella che meriterebbe il querelato senon proverà la querela per testimonj degni di fede. Vogliamo ancorache in tal facende non s'habbi ricorso a giuristi o a persone delsecolo siano laici o preti, chi contrafarà sia privato di voce attiva epassiva per dieci anni. Et così intendiamo di quegli che havrannoardir di rivelare in tutto o in parte a layci et a qual sia secolare isegreti del capitolo et della casa. Et se doppo questa pena con veritàsaranno trovati protervi, si proceda contro di loro con pena di car-cere di sei mesi, et di digiuno di 2° - 4° et 6° feria in pane et acquasolamente et con pena di disciplina ogni feria sesta. Et se all'esecu-tione di questo precetto serreranno gl'occhi i padri vicarij pro tem-

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 237

pore ex nunc, pro ex tunc s'intendono d'essere privati del loro vesti-mento, et poi sieno inabili per tre anni a ogni officio.

Queste cose ci ha parso lasciarvi, che giudichiamo siano molte"cessarie per il quieto et honesto vivere di vostra Congregatione.Ufficio vostro sarà di effettuare, et adempiere la detta nostra volontà,anzi non nostra, ma del Sagro Concilio, et de Padri dell'Ordine chesi esplica in queste nostre lettere, se volete meritare appresso di Dio,et essere di presso a presso di vostri superiori, che vi governano, etsotto l'ubbidientia de quali di stare e di vivere non sforzatamente, madi volontà vi obligaste per la presa dell'habito, altrimenti ci prote-stiamo che della disubbidienza havrete, et da superiori la degna pena,et da Dio, a cui farete resistenza, resistendo a loro, a cui dispiaceretedispiacendo loro, et cui sprezerete sprezzando loro [... ].

Soverato 16 agosto 1569Fr. DONATO BENEVENTANUS

AGA, li vol. XI, ff.nn.

3.

RIFORMA DELLA CONGREGATIONE DEL BEATO FRANCESCO DIZUMPANO DELL'ORDINE EREMITANO DI S. AGOSTINO IN CALABRIA.ROMA NELLA STAMPERIA DE VINCENZO ACCOLTI IN BORGOMDLXXXVI

DEFFINITIONI FATTE NEL DEFINITORIO DEL CAPITOLO DELLACONGREGATIONE DI ZOMPANO PRESIDENTE L'ISTESSA PERSONADEL PADRE REVERENDISSIMO GENERALE M. SPIRITO DA VICENZAESSENDO ELETTO VICARIO IL R. P. MAESTRO DAMIANO DA BEVAGNANEL 1584

1. Ordiniamo che le costitutioni riformate dell'Ordine nostrosiano di bene in meglio osservate, come quelle dalle qualidipende la vera osservanza, et la vera riforma di ogni Provincia etd'ogni Congregatione fin dal principio che forono publicate sono stateaccettate da questa Venerabile Congregatione et hora di nuovo più chemai prontamente con ogni debita humiltà et obedientia accettiamo.

2. Che il culto del Divino Offitio si esseguisca con ogni debitadivotione, et sollecitudine così di giorno come di notte et non simanchi di dire l'Officio di Nostra Donna in tutte le nostre chiese negiorni debiti, secondo il Breviario Romano, et con la Benedicta tuetc., secondo il consueto della Religione.

3. Del silentio, della clausura, de digiunare si osservi quantocomandano le nostre Costituzioni: così anco del leggere alla mensa,et nel Venerdì et Sabbato la Regola.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 237

pore ex nunc, pro ex tunc s'intendono d'essere privati del loro vesti-mento, et poi sieno inabili per tre anni a ogni officio.

Queste cose ci ha parso lasciarvi, che giudichiamo siano molte~cessarie per il quieto et honesto vivere di vostra Congregatione.Ufficio vostro sarà di effettuare, et adempiere la detta nostra volontà,anzi non nostra, ma del Sagro Concilio, et de Padri dell'Ordine chesi esplica in queste nostre lettere, se volete meritare appresso di Dio,et essere di presso a presso di vostri superiori, che vi governano, etsotto l'ubbidientia de quali di stare e di vivere non sforzatamente, madi volontà vi obligaste per la presa dell'habito, altrimenti ci prote-stiamo che della disubbidienza havrete, et da superiori la degna pena,et da Dio, a cui farete resistenza, resistendo a loro, a cui dispiaceretedispiacendo loro, et cui sprezerete sprezzando loro [...].

Soverato 16 agosto 1569Fr. DONATO BENEVENTANUS

AGA,li vol. XI, ff.nn.

3.

RIFORMA DELLA CONGREGATIONE DEL BEATO FRANCESCO DIZUMPANO DELL'ORDINE EREMITANO DI S. AGOSTINO IN CALABRIA.ROMA NELLA STAMPERIA DE VINCENZO ACCOLTI IN BORGOMDLXXXVI

DEFFINITIONI FATTE NEL DEFINITORIO DEL CAPITOLO DELLACONGREGATIONE DI ZOMPANO PRESIDENTE L'ISTESSA PERSONADEL PADRE REVERENDISSIMO GENERALE M. SPIRITO DA VICENZAESSENDO ELETTO VICARIO IL R. P. MAESTRO DAMIANO DA BEVAGNANEL 1584

1. Ordiniamo che le costitutioni riformate dell'Ordine nostrosiano di bene in meglio osservate, come quelle dalle qualidipende la vera osservanza, et la vera riforma di ogni Provincia etd'ogni Congregatione fin dal principio che forono publicate sono stateaccettate da questa Venerabile Congregatione et hora di nuovo più chemai prontamente con ogni debita humiltà et obedientia accettiamo.

2. Che il culto del Divino Offitio si esseguisca con ogni debitadivotione, et sollecitudine così di giorno come di notte et non simanchi di dire l'Officio di Nostra Donna in tutte le nostre chiese negiorni debiti, secondo il Breviario Romano, et con la Benedicta tuetc., secondo il consueto della Religione.

3. Del silentio, della clausura, de digiunare si osservi quantocomandano le nostre Costituzioni: così anco del leggere alla mensa,et nel Venerdì et Sabbato la Regola.

'.

238 Foca Accetta

4. Così anco dell'Oratione della sera per li beni, che ci sonostati fatti, perché si prieghi per li vivi et morti, et nel Capitolo deCulpis ne giorni che dicono le Costitutioni.

5. Che non sia lecito a frate alcuno di questa Congregationeportare vesti di panno fino o pretioso, ma tutti li Sacerdoti vestinodi ferandina grossa di tutta lana di quella che si fa al paese. Li pro-fessi et novitii et tutti gli altri non sacerdoti siano vestiti di quellodi arbascio, il quale sono stati soliti di portare gli antichi Patri diquesta Congregatione del principio di essa; di quel panno s'ancoalcuno sacerdote, per maggior humiltà o maceratione di carne,dimanderà di essere vestito ce ne contentiamo, pure che sia belnero, di forte che si conosca dal coloro essere veramente dell'habitodella nostra Sacra Eremitana Agostiniana Religione.

6. Che del medesimo arbascio siano tutti i materiali delli reli-giosi et siano fatti a cartoccio, serrati col suo osso al petto, et nonmolti corti; così anco li manti più corti ferraioli per cavalcare sianodi arbascio; et non sia lecito ad alcuno di qualunque grado sia d'haverferraiolo per cavalcare, se non haverà prima il mantello a cartoccioper casa et per la città, il quale può servire per il viaggione bisogni.

7. Che non si conceda se non agli sacerdoti dormire su'l mate-rasso, gli altri di grado inferiore dormino nel pagliericcio.

8. Che tutti portino le carniscie di lana, et con dispensa delpatre vicario di canevaccio, o di stoppa grossa senza collaro, però etsenza comparenza nelle maniche.

9. Che nessuno porti tonica bianca in alcuno tempo dell'anno,né grossa né sottile, poiché questa Congregatione dal suo primoinstituto non l'ha havuto in uso, ma ha perseverato in portarel'habito nero solo per tante decine d'anni, et così determinano lecostitutioni dell'ordine nostro, che si debba osservare in simile caso.

lO. Che ognuno porti un tonichino bianco di panno, di rasciagrossa o di altra materia tale di lana, longa sin al genochio per ladivotione della gloriosa Vergine madre di Dio, nostra avvocata conlo scappuccio della notte; et non ardiasca religioso alcuno dialzarsi le falde della cappa né in viaggio né in convento né in altraparte, se non haverà sotto il detto tonichino bianco, sotto pena diuna buona disciplina da esserle data nel mezo del Capitolo overoRefettorio alla presenza di tutti li frati del convento, et non si diail denaro a nessuno, ma per mano del procuratore per ordine delPriore, sotto la medama pena, si spenda; le scarpe siano alla fra-tesca et niuno porti berettini di tela lavorati, né anco a capo sco-perto, et tutti portino lo scappuccio in dosso anco in viaggio, cosìa piedi, come a cavallo, et li giopponi siano come comandano lecostitutioni.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.i, 239

Il. Che non sia lecito di andarg a cavallo se non al Vicariodella Congregatione et al suo compagno, a' Visitatori, alli padriMaestri graduati et predicatori, ai vecchi che passano sessanta anniet a gli infermi; gli altri frati tutti vadino a piedi secondo l'anticocostume et ancora tutti questi eccettuati non cavalchino ordinaria-mente cavalli o giumenti, ma muli o asinelli, come si conviene allostato della humiltà di questa Congregatione. Però niuno tengacavalcatura particolare, ma tutti si vendino et comparisca il prezzoal deposito.

12. Che siano ricevuti amorevolmente gli hospiti et forestieri etben trattati, o sian di questa, o d'altra Congregatione dell'Ordinenostro, o di qual si voglia Provintia, pur che venghino con licenza inscriptis di loro Superiori, come comandano le costitutioni riformate;et non si manchi di lavare loro i piedi oltre l'altre carezze secondol'antica et lodevole usanza di questa Congregatione; et si provveggaa' gli infermi et facciasi l'infermeria a mese, et si legga per ognimese alla mensa eccettuando chi sia absente per sua rata che li toc-carebbe, i priori, i maestri o graduati et li sessagenarij.

13. Che non sia lecito a niun frate di questa Congregatione ditagliarsi la barba, ma lasciarsi crescere, come la manda la naturasenza fomento o coltura alcuna, se non acconciare almeno ogniquindici giorni li mostacci con la debita moderatione, come ricercala riverenza del Santissimo Sacramento dell'altare, et lavarsi allevolte per il medesimo rispetto; et non manchi dell'opera del barbieroa tempi debiti per questo, come per fare la corona o chierica à fratisecondo che le Costitutioni. Quelli che mancheranno siano grave-mente ripresi, corretti et puniti dal Vicario et dagli Visitatori.

14. Che da qui innanzi quelli che si faranno professi si chia-mino del luogo della professione et non della patria, il che ancodesideriamo che si faccia di quelli che sono professi et non sacer-doti, potendosi fare senza pregiudizio di atti publici et di scritturenelle quali siano intervenuti o nominati in conformità delleVisitationi, et si lascino totalmente li sopranomi sotto pena grandeal padre Vicario pro tempore etc.

15. Che non si ammetta niuno agli ordini minori se non sa leg-gere distintamente et bene. Al subdiaconato non si ammetta, oltrel'altre conditioni che si ricercano, se non saperà cantare canto fermoalmeno mediocremente grammatica.

16. Che si determini in ogni convento quanto si debba spen-dere continuativamente per la pietanza de' frati et siano ben trattatili frati secondo la possibilità degli conventi, et non stia in arbitriodel priore et procuratore di spendere come pare a loro.

240 Foca Accetta

17. Che li priori non essigano, né spendino né manegginodenari, ma lasciano fare gli offitii debiti agli procuratori et deposi-tari et agli altri offitiali, li quali siano eletti secondo la forma dellecostitutioni dalli vocali del convento.

18. Che li priori habbiano li libri cartellati con li numeri, comeconviensi et scrivano distintamente la giornata, la quantità et ilvalore delle robbe, chi compra, per cui, per queli occasioni, di che,et rendano li conti dell'introito et essito ogni mese innanzi a tutti livocali.

19. Che si faccia annotatione et introito non solo del denaro,ma del grano, vino, oglio, orzo et cascio, et di legumi, della seta,lana et d'ogni altra sostanza, la quale o per intrata ferma, o per ele-mosina verrà in convento, et passerà degli offitìali, et le cose dimomento stiano sotto due chiavi.

20. Che vi siano almeno due Novitiati a quattro luoghi princi-pali determinati, si leggano continuamente casi di conscientia nellaCongregatione per institutione non solo della pueritia et gioventù,ma anco di tutti i sacerdoti, li quali tutti n'hanno bisogno.

21. Che negli quattro luoghi principali vi sia la carcere securaet sana.

22. Che li fra tini atti a passare agli ordini sacri non siano per-peetuamente aggravati et oppressi in continua occupazione di cer-che, et tanto meno in opere di masseria, ma concedasi loro tempo,giorno et hore determinate, et deputate per poter imparare a leggereet scrivere, et imparare di grammatica, et cantare canto fermo, et siprovveda che in ogni luogo si consegni persona atta ad insegnarli; eta quelli che non sono atti, né habili ad imparare non si conceda cap-puccio, ma si occupino alla cerche et altri tali negotii etc.

23. Che non ardisca frate alcuno nominarsi con nome di par-tialità di levante o ponente, ne' anco nominar così altro frate diquesta Congregatione o dell'Ordine sotto pena la prima volta diuna buona disciplina a spalle nude, la seconda un mese di carcere,la terza ad essere bandito per tre anni di questa Congregatione; lamedesima pena haveria chi chiamerà li frati della Provincia Con-ventuali, o figli non legitimi di S. Agostino, poiché già tanti anni èstata levata ogni conventualità, et nel Capitolo di Milano nell'anno1564, sotto il generalato della buona memoria del ReverendissimoPatre Maestro Christoforo, la dove forono raccolti tutti li padridelle Provintie all'osservanza et ordinato che così si chiamassero,cioè Osservanti.

24. Che niun frate ardischi d'infamere frate alcuno né grandené picciolo della nostra Congregatione, né rivelare ad alcuno né altrapersona fuori dell'Ordine li secreti del Capitolo o della Religione, o

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 241

imperfetione de' nostri religiosi, oltre la pena contenuta nelleCostitutioni sotto privatione et escomunicatione latae sententiaeriserbando di questo caso l'assolutione al Padre ReverendissimoGenerale, al Padre nostro Vicario, et ognuno si guardi in questodella mal ventura. Et non vogliamo che il Padre Vicario usi miseri-cordia verso questi tali detrattori et diffamatori. Et chi farà libelli,rime, canzoni, o versi infamatori sia dechiarato dal Padre Vicarioscomunicato et castigato rigorosamente.

25. Che niuno tenga denari in camera, o appresso di se, matutti stiano nel deposito sotto pena di scomunicatione, eccettuandoquel poco che ad alcuni sarà permesso per qualche necessità quoti-diana dal Padre Reverendissimo, o dal Padre Vicario in scriptis. Etcontrafacendosi s'incorra nelle pene dichiarate nelle Costitutioni etSacro Concilio Tridentino. Il medesimo s'intenda contro quelli cheteneranno robbe fuori di convento ovvero presteranno denari fuoridella Congregatione, o chi tenesse animali.

26. Gli Apostati et fuggitivi perdano il luogo et la voce secondoordinano le Costitutioni.

27. Accettiamo et ammettiamo il Breve di Nostro SignoreGregorio XIII in materia di maestri et magisterio, ma pregamo il Pa-dre Reverendissimo, che li detti maestri che verranno, attendano aleggere casi di consci enti a et predicare altrimenti non godanol'essentioni magistrali.

28. Vogliamo anco che quanto prima si potrà senza danno diquesti conventi si provvegga di levare le masserie, li buovi et le vac-che, affinché i religiosi nostri possano attendere meglio al servitiodi Dio.

29. Ordiniamo che per l'avvenire non possi essere elettoVicario di questa Congregatione se non dopo sei anni intieri, noncomputando però il tempo del suo primo vicariato, altrimentil'elettione fatta sia nulla, et esso accettandola inhabile à tale offi-tio per dieci anni.

30. Che col mezo del favore del Molto Eccellente et Reverendis-simo Vescovo di Squillacci si raccolga la vita et li miraculi del BeatoFrancesco di Zompano fondatore di questa Congregatione, tanto piùche vive il padre fra Gerolamo di Scigliano suo discepolo.

Biblioteca Angelica, Roma, [SS] 11.21.(21).

242 Foca Accetta

4.

STATUTI SEU COSTITUTIONI DELLA CONGREGATIONE DI S. MARIA DICOLORITO DI MORANO DI CALABRIA CITRA DELL'ORDINEEREMITANO DI S. AGOSTINO DELL'OSSERVANZA FATTI DAL MOLTOR. P. F. BERNARDO DA ROGLIANO, FONDATORE CONFERMATI DALREVERENDO PADRE GENERALE DEL DETTO ORDINE MANDATI INLUCE PER ORDINE DEL M. R. P. FRA PIETRO DA MORANO VICARIOGENERALE DI DETTA CONGREGATIONE IN NAPOLI PER GIOVANNIMONTANARA MDCXXXVI

Fra Bernardo alli frati della sua Congregazione: venite filij,audite me, timorem Domini docebo vos. Parole che disse il ProfetaDavid a tutti gli uomini del mondo et hora io dico a voi particolari,ritirati, per divina gratia, dal secolo all'eramo per poter più libera-mente servire a sua Divina Maestà, e caminare alla celeste beatitu-dine per la via della Sacra Religione del Santo Padre nostroAgostino, la cui Regola ci abbiamo eletta, e professamo, l'osservanzadella quale facile ci sarà, co'l divino aiuto, se mortificati di carne,viverà in noi lo spirito del timore et amore del Signore.

CAP. I -DELL'OFFICIO DIVINO

Primariamente dunque (per cominciare da Dio benedetto dalquale ogni nostra attione deve havere principio) l'Officio Divino sidica secondo il rito della Santa Romana Chiesa co'l Breviario rifor-mato per decreto del Sacro Concilio Tridentino e Clemente VIII dif. m. stando in piedi in Choro, con voce semplice, intellegibile,uniforme, e posatamente.

Il Matutino si dica a mezzanotte; e l'altre hore canoniche ne'tempi stabiliti. E ne' medesimi tempi si dica ancora l'Officio picciolodella Beata Vergine ogni giorno, eccetto quando si dice l'Officiogrande di essa nostra Signora. Ogni volta che si farà fine all'Officio,dopo l'antifona, secondo i tempi, si dica la Letania della BeataVergine Nostra Signora.

Li frati laici dicano l'Officio, tanto del giorno quanto dellaMadonna, conforme è ordinato nelle Costitutioni del nostro S.Agostino. E così ancora s'intenda dell'Officio de' defonti. Nessuno siparta dal Choro senza fare riverenza al superiore e ricevuta la suabenedittione. ~

Oltre li quattro anniversari ordinari nel commune del SantoPadre nostro Agostino, tutti li Padri sacerdoti delli monasterij della

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza.c. 243

nostra Congregatione sono obbligati ogni anno in perpetuo celebrarequattro altri Anniversari per li padri e fratelli della nostra Congre-gatione. Il primo à 20 di aprile, il secondo à 15 di luglio, il terzo à

25 di settembre, et il quarto à 12 di dicembre.Li chierici dicano per ciasched'una volta tutto l'Officio de'

Morti, e li laici 50 Pater Noster, e 50 Ave Maria.Quando alcun frate mancherà, tanto di notte, quanto di giorno

in Choro all'hore canoniche, senza ligittima causa, per la prima voltasia fraternamente corretto dal superiore in pubblico Refettorio, e laseconda mangi in terra pane et acqua.

CAP. II - DELL'ORAZIONE

Volemo che tutti i nostri frati assistano alla santa oratione, laquale si faccia continuamente ogni giorno un'hora la mattina, etun'altra la sera pria di cena a suono di campana.

CAP. III - DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE DE' FRATI

Tutti i nostri frati, tanto professi, quanto novitij, si confessino etcomunichino ogni otto giorni et anco nelle infrascritte feste, cioè la

" prima domenica dell'Advento, la Natività del Signore, l'Epifania, laPurificazione della Nostra Signora, la prima e la quarta domenica diquaresima, nell'Annontiatione della Madonna, nella Resurrettione diNostro Signore, Ascentione, Pentecoste, il dì del Santissimo Corpo diChristo, la festa di S. Giovanni Battista, de' SS. Pietro e Paolo,l'Assuntione di Nostra Signora, il dì del Santo Padre nostro Agostino,la Natività della gloriosa Vergine, il dì di S. Michele Arcangelo, et ildì di tutti i Santi. Nelle quali festività dal P. Vicario Generale o daiPriori de' Conventi si faccia l'assolutione generale ai frati.

CAP. IV - DEI PREDICATORI

Li predicatori della nostra Congregatione, che anderanno a pre-dicare in quei luoghi dove saranno chiamati, e destinati dalSuperiore, si sforzino di predicare più con la buona vita e buonoesempio, che con la dottrina. E prohibemo affatto, che ne per se, neper interposita persona ricevano denari, ne per la loro predicatione,ne meno per le spese; ma sia pensiero di quelle Università, dove pre-dicheranno, provvedere loro delle cose necessarie. E facendosi da

".

244 Foca Accetta

essi il contrario, incorrono nella privatione di voce attiva e passivain perpetuo.

Volemo di più che in questa nostra Congregatione in nessunmodo s'introducano o ammettano graduati, come Maestri, Baccelie-ri. Ne meno i predicatori habbiano essentione dal Choro senzalicenza del Superiore, a cui appartenga concederla, quando giudi-cherà essere opportuno.

CAP.V - DELLOSTUDIOE SCOLARI

Li frati giovani della nostra Congregatione, che si troverannoidonei, e sufficienti a poter studiare, dopo la loro professione, si fac-ciano attendere ad imparare le Scienze, come Logica, Filosofia e laSagra Theologia. Et il P. Vicario, accioché la nostra Congregationevada innanzi ancora per mezzo delle lettere, habbia pensiero diprovvedere un Monastero di ciasched'una Provincia di un Lettore dibuona vita et di sufficiente dottrina e scienza. E caso che lettori nonne fussero nella nostra Congregatione, non se ne pigli di altre reli-gione se non dal nostro ordine di S. Agostino.

E se in alcuna città dove sia nostro Monasterio sarà studiopublico, il P. Vicario col consenso de' Padri Deffininitori, potrà darlicenza a quelli che saranno atti a studiare di andare al detto studiopublico. '.

CAP.VI - DEQUELLICHES'HANNODARICEVEREALL'HABITO

.Nel ricevere, vestire, allevare e professare i Novitii si osservitutto quello che è stato ordinato da Sagrosanto Concilio di Trento,e specialmente quanto si contiene nelle Costitutioni di Clemente VIIIdi f. m.; circa il modo e cerimonie del vestire e professare i Novitiisi osservi quello ch'è ordinato nelle Costitutioni del nostro P. S.Agostino.

CAP.VII - DELLAOBEDIENZA

Siamo obligati li frati della nostra Congregatione ubidire conogni sincerità e prontezza di animo ai loro superiori in tutto quelloche sarà loro ordinato, purché non sia contrario ai precetti di Dio,alla nostra Regola et Istituto, et habbiano sempre in mente quantosia grata a sua Divina Maestà questa Santa Virtù dell'Obedienza.

.-

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 245

CAP. VIII - DELLA POVERTÀ

Acciò che la nostra Congregatione si conservi nell'Osservanzadella Santa Povertà, ordiniamo che nessuno habbia in cella cose par-ticolari, ne vesti, ne cibi, ne altra cosa che non gli sia deputata peruso dal Superiore. Ma tutto sia nelle officine communi a tutti, distri-buendosi da Superiori secondo necessità. Comandiamo in virtù delloSpirito Santo e di Santa Obedienza, che questo voto sia fedelmenteosservato da i nostri frati, di modo che a nessuno sia lecito appro-priarsi cosa alcuna, ne tenere denari, o altra cosa in poter suo o dipersone secolari. E se alcun frate fossero date elemosine per messe,o per altra causa sia tenuto a consignarle in potere de' Depositarij.E circa questo voto si osservi in tutto e per tutto quello che è ordi-nato nelle Costitutioni dell'Ordine del nostro P. S. Agostino, dove sitratta la pena del proprietario, cap. 9, nella parte sesta.

CAP. IX - DELLA CASTITÀ

Come dalli nostri frati s'habbia da osservare l'inviolabile virtùdella Castità ci insegna il N. P. S. Agostino nelle sue Regole; peròsenza dare altri precetti habbiano i nostri frati avanti gli occhi, escritto nel core quello che in detta regola si comanda. E quelli cheviolassero (quod Deus avertat) questa Santa Virtù, incorrono,secondo la qualità e gravezza del Peccato, quelle pene, che sonostabilite nelle Costitutioni del nostro Ordine, nella sesta parte,cap. 5.

CAP. X - DEL DIGGIUNO

I nostri frati siano tenuti a diggiunare (oltre li giorni ordinarìj,ordinati dalla Santa Madre Chiesa) tutte le quarte e seste ferie, esabbati dell'anno. Di più la quadragesima d'agosto, che incominciadal primo dì del detto mese sino alli quindici, che è l'Assontionedella Beatissima Vergine. Si diggiuni anco la quadragesimadell'Advento, che si piglia dopo il giorno di tutti i Santi alla Nativitàdi Nostro Signore. E venendo la Natività in giorni di diggiuno, pos-sano mangiare carne. E, quinte volte senza legittima causa, e senzaveruna licenza del superiore, alcuno romperà detti diggiuni, mangiin terra pane et acqua.

246 Foca Accetta

CAP. XI - DELLA DISCIPLINA

Tutti li nostri frati (eccetto gli indisposti) siano obligati farsidisciplina tre volte la settimana, cioè ferie quarta, sesta o sabbato,doppo il Matutino in Choro. E fatto il segno del superiore, l'hebodo-madario soggiungerà: servite Domini in timore etc.(qui si comincia afar la disciplina) dicendo il salmo Miserere mei Deus con il GloriaPatri etc. et il salmo De Profundis con requiem aetemam etc. per liDefonti, con dire un verso l'hebodomadario et un altro il choro alter-nativamente. Detti li quali salmi, dicano insieme la Salva Regina; oaltra antifona, secondo, si dirà nella fine dell'Officio. E dopo sog-giungansi: Christus faetus et pro nobis obediens usque ad mortem;mortem autem erueis; e l'hebodomadario dica: Respiee, quaesumusDomine, super hane [amiliam tuam, etc. E se alcuno frate senza legit-tima causa mancherà sia tenuto farsilo in publico refettorio.

CAP. XII - DELLA FORMA DEL NOSTRO HABITO

L'habito nostro sia di lana rustica negra naturale, senza tinturaalcuna, lungo fino sopra i piedi. Il cappuccio tondo in testa, erotonde le falde, che circondano le spalle, e il petto. E la cintura dipelle in segno della regola presa dal S. P. nostro Agostino. Il man-tello arrivi sino al ginocchio. Le vesti di sotto l'habito potranno por-tarsi di fiandrina, o di lana rustica, secondo che vogliano far peni-tenza. Ma in niun modo si portino vesti di tela, come camicia, cal-zoni o calzetti.

Vadano ancora li nostri frati senza calzetti, eccetto in caso dinecessità, e con licenza e dispensa del superiore. E chi sarà trovatoportar vesti di tela, per la prima volta sia fraternamente corretto, ese non deporrà subito, sia tenuto farsi la disciplina e mangiare paneet acqua in publico Refettorio in terra, e se perseverasse sia punitopiù gravemente.

Per calceamenti adoperino scarpe, e siano uniformi a tutti, laquale uniformità si osservi così nel calzare come nel vestire, man-giare, dormire, et in ogni altra cosa, senza eccettione di persona.

CAP. XIII - IN CHE TEMPO SI DEVONO VESTIRE LI FRATI

Nel giorno di tutti i Santi ciasched'uno priore deve provvedereli frati del suo monasterio di vestimenti, calciamenti, secondo ilbisogno di ciasched'uno.

248 Foca Accetta

CAP. XVI - DELLA VOCE DEL LI FRATI LAICI

Perché in questa nostra Congregatione vi sia paucità di frati, eaccioché ancora si tolgano via molte perturbationi contrarie al paci-fico e quieto stato de' buoni religiosi, volemo che i nostri frati laicihabbiano l'una e l'altra voce, avvertendo però che la voce passivanon s'intenda al vicariato. Ne meno habbiano voce se non dopoquattro anni della loro professione, dopo la quale siano tenutiancora dir la colpa per tre anni in Refettorio.

Quelli che saranno ricevuti sacerdoti al nostro habito sianoprivi dell'una e l'altra voce per due anni dopo la loro professione, eper un anno dopo quella siano tenuti dir la colpa ogni giorno.

Li chierici quando saranno di ordini sacri habbiano solamentela voce attiva, ma la passiva da poi che saranno sacerdoti. E sealcuno costituito in ordini sacri, sarà ricevuto al nostro habito, siaprivo dell'una e l'altra voce per tre anni, e sia tenuto dir la colpa perdue anni dopo la sua professione.

CAP. XVII - DEL REGIMENTO DELLA NOSTRA CONGREGATIONE

La nostra Congregatione si regerà e governerà con la regola delS. P. nostro Agostino, la quale professiamo in pura osservanza, e conli nostri instituti e diffinitioni particolari, che si faranno nelli capi-toli, secondo l'occorrenza. Si servirà et avvelerà ancora delleCostitutioni dell'Ordine del N. P. S. Agostino, cioè di quelle sola-mente che non contraddicono al nostro instituto, et alla regolareosservanza di essa nostra Congregatione il cui Rettore e Governatorecanonicamente eletto habbia assoluta, libera e generale autoritàsopra tutta la Congregatione.

E volemo che ogni due anni si celebri il nuovo capitolo, e cheper detti due anni duri l'officio del Vicariato.

Ogni anno si faccia ancora la congregatione, nella quale lipriori eletti in capitolo, o siano assoluti dal loro officio, o confermaticosì parerà espediente.

Dichiariamo che nell'elettione da farsi dal P. Vicario Generaleconcorrono solamente il P. Presidente e il P. Vicario assoluto, e suocompagno, li Deffìnitori, Priori che si ritrovano all'hora, e Discretidelli nostri conventi.

Dichiariamo ancora, che nella Congregatione che si farà perl'elettione dei nuovi Priori, o confermatione dei passati concorronoil P. Vicario Generale, assistenti et il Deffinitorio.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 249

Di più il P. Vicario Generale assoluto nonostanti le costitutionidell'Ordine Agostiniano habbia voce solamente nel prossimo capi-tolo, che si darà, e non più.

Quando nella nostra Congregatione sarà il numero di ventisacerdoti, all'hora volemo che si facciano quattro Deffinitori; ma sintanto che non si arriverà al detto numero per la paucità dei frati,che ne facciano due solamente.

CAP. XVIII - DELLA VISITA DELLA NOSTRA CONGREGATIONE

Essendo la visita uno de' principali officij del Pastore et allasalute del suo gregge sommamente necessaria, et utile, il P. Vicariodella nostra Congregatione almeno una volta l'anno personalmentevisiterà con ogni pietà e diligenza tutte le chiese, monasterij e fratinostri, corrigendo e riformando tutto ciò che si troverà essere dibisogno, secondo la regola di S. Agostino, e le Diffinitioni e Statutinostri, havendo in sua compagnia uno de' Deffinitori, et il Padre suocompagno ordinario il quale scriverà gli atti della visita; et in cia-sched'uno luogo lascerà copia authentica de' decreti fattivi, proce-dendo con ogni carità et amore. Avvertisca però il P. Vicario Gene-rale, quando troverà eccessi di frati, di punirli solamente con penesalutari e personali, non in denari, o altro che fosse contro lapovertà che noi professiamo et osserviamo.

E quando il nostro P. Reverendissimo Generale una volta nelsuo sessennio del suo Generalato si degnasse personalmente, o desti-nar visitatore (conforme il nostro breve di PP. Paolo V di f.m.) pervisitare la nostra Congregatione e ritrovassi da punire i nostri frati,la pena non sia pecuniaria (mentre à nostri frati non è lecito tenereo havere denari) ma personale solamente.

Biblioteca Angelica, Roma, z. 13. 6

250 Foca Accetta

5.

LETTERA CIRCOLARE

CON CUI DALL'ILLUSTRISSIMO, E REVERENDISSIMO MONSIGNORGIOVANNI DI NICASTRO VESCOVO DI CLAUDIOPOLI, ARCIDIACONO DIBENEVENTO, E DE' MOLTO RR. PP. ROMITANI OSSERVANTIDELL'ORDINE DI S. AGOSTINO, DETTI COLORITANI, DELEGATOAPOSTOLICO, SI TRASMETTONO AI MEDESIMI RELIGIOSI ALCUNIORDINI EMANATI NELL'ULTIMA CONGREGAZIONE INTERMEDIA,CELEBRATA IN BENEVENTO NEL CONVENTO DI S. AGOSTINO A 18APRILE 1728.

Molto Reverendi Padri

Tra le altre cose commesse alla nostra debolezza dalla clemen-tissima degnazione del nostro Santissimo Padre, Benedetto Papa XIII,le quali leggonsi nella lettera spedita dalla Segreteria di Stato in datade' 21 di febbraio dell'anno corrente, ed inserita nel nostro Editto,pubblicato a 3 del seguente mese di marzo, la prima si era di doverNoi nella terza domenica di Pasqua convocare per la quiete delle PP.W. e per lo buon servigio loro la solita Congregazione Intermediacolla facoltà espresse nella lettera sopraccennata. In esecuzione adun-que de' veneratissimi ordini di Sua Santità, precedente la dovuta con-vocatoria, si è celebrata la sudetta Congregazione in questo giornoappunto, ed è stata sottoscritta da Noi, e da Padri congregati.

Stimiamo ora nostro debito, anche per adempiere al consuetolodevolissimo costume di tali azioni, di comunicar loro i seguentiordini intorno alla buona condotta della osservanza, e disciplinaRegolare, e cioè

I. Che non possano essere eletti a grado alcuno, anche di sem-plice priore, se non quegli i quali avranno terminato il corso de'loro studii, eccettuato però chi per lo passato è stato Vicario Gene-rale; e questi solamente possa godere il privilegio, come se gli aves-se compiti.

II. Che non si ammetta al Noviziato, se non chi esaminato dili-gentemente almeno nella grammatica, e nell'artemetrica, sia stimatoidoneo per apprender poscia le altre scienze nella CongregazioneColoritana.

III. Che senza giuridico processo non possano gli attuali stu-denti essere privati dello studio, si come si è fatto per lo passato ad

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 251

onta, ed a capriccio; ma ciascun professo, ammesso già al noviziatocoll'esamina come di sopra, si debba onninamente ammetter ad essi.

IV. Che per la scarsezza de' Lettori in questa Congregazione sisupplichi il Reverendissimo P. Generale di S. Agostino a compiacersidi conceder ad tempus due idonei Lettori, uno di Teologia, e l'altrodi Filosofia.

V. Che tutti i Lettori debbano ammaestrare i giovani non solonelle scienze, ma ancora in tutto quel che appartiene allo Spirito,giacché Initium Sapientice est timor Domini secondo il Salmista Reale.

VI. Che per lo studio della Sagra Teologia s'intendano stabiliti,siccome stabiliamo, i due principali conventi di S. Maria della Fedein Napoli, e quello di S. Maria di Colorito in Morano, e per laFilosofia il convento di S. Maria della Strada, e quello dell'Episcopia.Perché al presente non vi sono studenti di Teologia, per tantopotranno avvalersi per lo studio della Filosofia de' due conventidestinati per la Sagra Teologia.

VII. Che si osservi esattamente per gli nuovi professi la Costitu-zione della felice memoria di Papa Clemente VIII, la quale cominciaCum ad regularem disciplinam §. Ut autem novitiis, etc., ed in partico-lare nello stare racchiusi, e sotto chiave almeno tre anni; ed in niunamaniera sia permesso ad essi l'uscir di convento senza compagno.

VIII. Che tutti i conventi, i quali non hanno il peso attuale dimantenere i giovani allo studio, sieno obbligati di pagare il vestiarioagli studenti secondo la tassa da farsi nel Capitolo Generaledell'Ordine, considerate però le rendite di ciascun convento.

IX. Che si assegni in ogni convento, ed in ispecie ne' conventidestinati allo studio, un religioso perito nel Canto Gregoriano, ilquale possa ben insegnarlo ai giovani.

X. Che per mantenersi la uniformità nell'abito debbano tuttivestire il panno o di Calabria, o di Piedimonte, e l'abito di sotto siasolamente di color bianco, e chi vestisse di 'altra sorte debba fra ottogiorni mutarlo.

XI. Che niuno di qualsisia grado e condizione sia lecito di usartacchi di legno alle scarpe, e chi altrimenti gli usasse, debba subitodeporli.

XII. Che niuno fuori della propria cella compaja senza l'abitoregolare, mentre alcuni in tempo di [e]state a cagion del caldo sifanno vedere senza la tonica, ed in tempo di [injverno a cagion delfreddo adoperano sopra dell'abito la vesta camerale fuor di camera.

252 Foca Accetta

XIII. Che sotto pena della privazione di voce attiva e passivaniuno ardisca di esercitar la caccia, e precisamente strepitosa, men-tre abbiamo saputo, che ne' conventi di S. Maria della Strada, e diMorano, perché lontani dall'abitato, non si attende ad altro; ed i reli-giosi più frequentano il bosco che il Coro, travestendosi da sgherri,e si pregiano di essere non già venatores animarum, ma avium.

XIV. Che sotto gravi pene riserbate all'arbitrio di Sua Bea-titudine tutti i Capitoli debbano celebrarsi alternativamente unavolta in Napoli, ed un'altra in Morano, e lo stesso parimenti debbafarsi delle Diete.

XV. Acciocché possa conservarsi la pace procurata in questaCongregazione stimiamo necessario, non solo di celebrarsi il futuroCapitolo nell'anno vegnente 1729nella città di Napoli, e poi seguitarsila sovradetta alternativa; ma parimente che in detto Capitolo debbapresiedere il P. Bernardo Scisci di Morano, ex Vicario Generale dellamedesima Congregazione, religioso assai zelante, e prudente.

XVI. Che gli ex Vicarii Generali, essendo stati un tempo Padridi tutta la Congregazione Coloritana, debbano aver la voce sola-mente ne' Capitoli della stessa Congregazione, e debbano precederenel Convento, dove dimorano, ai sottopriori, cedendo solo al prioreattuale.

XVII. Che ai medesimi ex Vicarii Generali giunti all'età di 60anni, e bisognosi di chi li serva, si assegni un converso di servizio,purché il converso abbia altri uffizii, co' quali serva la comunità.

XVIII. Che non sia lecito ad alcuno religioso portarsi da un con-vento ad un altro senza la licenza in scriptis, o del P. Vicario Generaleper quegl'i quali dimorano nella Calabria, e Basilicata, o del ProvicarioGenerale esistente in Napoli per quegl'i quali dimorano in detta cittàdi Napoli, e ne' conventi di S. Maria della Strada, e di Marano.

XIX. Che ne' luoghi, dove sono i conventi della CongregazioneColoritana, debbano i religiosi esteri dimorare in essi conventi, nongià nelle osterie, o nelle case de' secolari, ancorché congiunti. Sipermette ad ogni modo ad essi di desinar, di raro però, nelle casede' loro parenti, ma non di pernottarvi, se non in qualche caso digrave necessità, e colla licenza del Superiore.

XX. Che godendo i religiosi nativi della Provincia di Basilicatal'alternativa al Vicariato, e Diffinitorio Generale per uso dellaCongregazione, s'intendono essi uniti, e fare un sol corpo per l'avve-nire con quei della Calabria, a quali sono più vicini, non già collaNazione Napoletana, e Terra di Lavoro assai lontana.

L'Ordine agostiniano e le congregazioni di osservanza... 253

Chi contravverà alle cose sovradette, essendo suddito sarà gasti-gato dal Priore locale ad arbitrio, ed essendo Superiore sarà gasti-gato dal Padre Vicario Generale colla privazione della voce attiva epassiva. Ad ogni modo stimiamo, che ed i Superiori ed i Sudditisaranno tutti prontissimi ad ubbidire, virtutis amore, e non già [or-midine pcence, Tanto ci occorre per ora significare alle PaternitàVostre, a servigio delle quali affettuosamente ci offeriamo.

Benevento dal convento di S. Agostino a 17 aprile 1728

Delle PP. W. molto Rev.Affezzionatissimo per servirle sempre, e di cuore,G. Vescovo di Claudiopoli Delegato Apostolico

Approvazione fatta dalla Santità di Nostro Signore BenedettoPapa XIII della sorvadetta Lettera Circolare.

Ex audientia Sanctissimi die 5 Maii 1728Sanctissimus annuitoN. M. Cardinalis LercariLocus + SigilliAGA,Aa VII, f.19

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Agostino Lubin, Orbis Augustinianus, Parigi 1659.

254 Foca Accetta

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Agostino Lubin, Orbis Augustinianus, Parigi 1559.

Agostino Lubin, Orbis Augustinianus, Parigi 1659.

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