Campione Vet41

22
Siponto 1 , una delle diocesi più note della Puglia tardoantica 2 , conobbe un notevole sviluppo già a partire dall’epoca imperiale: su tale sviluppo influi- rono certamente la rete viaria 3 e il porto 4 , che fecero di Siponto un attivo cen- tro commerciale e di transito verso l’entroterra daunio e un ponte di collega- mento con Salona, sull’opposta sponda adriatica, e con l’Oriente. La presenza del porto e l’articolata rete viaria 5 fanno ragionevolmente pensare che il cristianesimo vi sia giunto tra il II e il III secolo, conquistando dapprima l’area costiera da dove lentamente dovette procedere verso l’interno e le aree rurali: il rinvenimento di necropoli rupestri paleocristiane e di antiche piste di collegamento tra i diversi centri del promontorio garganico e Siponto ne confermano il ruolo di principale centro di irradiazione del cristianesimo per le zone più interne del Gargano 6 . 1 Sulla storia della città cfr. i volumi curati da M. Mazzei, La Daunia antica dalla preistoria all’altomedioevo, Foggia 1984; Siponto antica, Foggia 1999, ivi bibliografia. 2 G. Otranto, Italia meridionale e Puglia paleocristiane. Saggi storici (Scavi e ricerche, 5), Bari 1991, pp. 187-202 e passim; A. Campione – D. Nuzzo, La Daunia alle origini cristiane (Scavi e ricerche, 10), Bari 1999, pp. 103-134. 3 G. Alvisi, Problemi di topografia tardo antica nella zona di Siponto. La rete viaria, Vetera Christianorum 12, 1975, pp. 429-457 (ripubblicato in Puglia paleocristiana III, Bari 1979, pp. 1-45). 4 L’area del porto è stata recentemente individuata: M. Fabbri, Manfredonia (Foggia), Si- ponto, Taras 15/1, 1995, pp. 44-46; sulla sua importanza cfr. G. Volpe, Contadini, pastori e mercanti nell’Apulia tardoantica, Bari 1996, pp. 80-82. 121; A. Danti, L’area portuale, in Si- ponto antica cit., pp. 147-153. 5 Sull’importanza delle vie di comunicazione nel processo di cristianizzazione della Puglia cfr. Otranto, Italia meridionale cit., pp. 21-23. 134-136. 6 Alvisi, Problemi di topografia cit., pp. 454-455. Vetera Christianorum Ada CAMPIONE 41, 2004, 61-82 Lorenzo di Siponto: un vescovo del VI secolo tra agiografia e storia

Transcript of Campione Vet41

Siponto 1, una delle diocesi più note della Puglia tardoantica 2, conobbe unnotevole sviluppo già a partire dall’epoca imperiale: su tale sviluppo influi-rono certamente la rete viaria 3 e il porto 4, che fecero di Siponto un attivo cen-tro commerciale e di transito verso l’entroterra daunio e un ponte di collega-mento con Salona, sull’opposta sponda adriatica, e con l’Oriente.

La presenza del porto e l’articolata rete viaria 5 fanno ragionevolmentepensare che il cristianesimo vi sia giunto tra il II e il III secolo, conquistandodapprima l’area costiera da dove lentamente dovette procedere verso l’internoe le aree rurali: il rinvenimento di necropoli rupestri paleocristiane e di antichepiste di collegamento tra i diversi centri del promontorio garganico e Sipontone confermano il ruolo di principale centro di irradiazione del cristianesimoper le zone più interne del Gargano 6.

1 Sulla storia della città cfr. i volumi curati da M. Mazzei, La Daunia antica dalla preistoriaall’altomedioevo, Foggia 1984; Siponto antica, Foggia 1999, ivi bibliografia.

2 G. Otranto, Italia meridionale e Puglia paleocristiane. Saggi storici (Scavi e ricerche, 5),Bari 1991, pp. 187-202 e passim; A. Campione – D. Nuzzo, La Daunia alle origini cristiane(Scavi e ricerche, 10), Bari 1999, pp. 103-134.

3 G. Alvisi, Problemi di topografia tardo antica nella zona di Siponto. La rete viaria, VeteraChristianorum 12, 1975, pp. 429-457 (ripubblicato in Puglia paleocristiana III, Bari 1979, pp.1-45).

4 L’area del porto è stata recentemente individuata: M. Fabbri, Manfredonia (Foggia), Si-ponto, Taras 15/1, 1995, pp. 44-46; sulla sua importanza cfr. G. Volpe, Contadini, pastori emercanti nell’Apulia tardoantica, Bari 1996, pp. 80-82. 121; A. Danti, L’area portuale, in Si-ponto antica cit., pp. 147-153.

5 Sull’importanza delle vie di comunicazione nel processo di cristianizzazione della Pugliacfr. Otranto, Italia meridionale cit., pp. 21-23. 134-136.

6 Alvisi, Problemi di topografia cit., pp. 454-455.

Vetera Christianorum Ada CAMPIONE41, 2004, 61-82

Lorenzo di Siponto: un vescovo del VI secolotra agiografia e storia

62 ADA CAMPIONE

Elementi di sicura acquisizione per la storia della diocesi paleocristianasono rappresentati dalla basilica di Santa Maria (fine IV – inizi V secolo)7 edall’episcopato di Felice, il primo presule attendibilmente attestato 8, presenteal concilio romano del 465 9: essi sono menzionati anche nella Vita Laurentiiepiscopi Sipontini 10 (= Vita), un testo che consente di ricostruire le vicendedell’episcopato di Lorenzo, il vescovo più noto della cronotassi sipontina, vis-suto secondo la tradizione tra la fine del V e il VI secolo. La sua figura as-sume un rilievo del tutto particolare, anche perché legata, secondo la tradi-zione, al culto di san Michele sul Gargano 11, per il quale la diocesi sipontina el’intera Puglia furono molto note durante tutto il Medioevo 12.

7 In seguito a campagne di scavo effettuate a partire dalla fine degli anni ’80, nella basilicapaleocristiana a tre navate – uno dei primi esempi conosciuti in Puglia – sono state individuatedue fasi: la prima, databile alla fine del IV- inizi V secolo, già con impianto a tre navate, mo-noabsidato e con un pavimento musivo a tessere bianche e nere a motivi geometrici; la seconda,ascrivibile forse all’epoca dell’episcopato di Felice, cui si deve anche la realizzazione del pre-sbiterio rialzato: cfr. M. Fabbri, La basilica paleocristiana di Siponto: nuove acquisizioni, Ve-tera Christianorum 31, 1994, pp. 189-196; Id., La basilica paleocristiana, in Siponto antica cit.,pp. 179-187; Campione - Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 114-115. Fondamentale per ladatazione della basilica è l’analisi dei lacerti musivi: cfr. R. Giuliani, I mosaici del complessoarcheologico di Santa Maria di Siponto, in Siponto antica cit., pp. 197-223. Sugli scavi con-dotti tra gli anni ’30 e ’50 cfr. C. D’Angela, Storia degli scavi della basilica paleocristiana diSiponto, Vetera Christianorum 23, 1986, pp. 337-378.

8 Nessuna credibilità è da attribuire alla lista di otto vescovi tramandata da Ughelli (Italia sa-cra 7, Venezia 1721, col. 814): cfr. F. Lanzoni, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio delsecolo VII (an. 604), Faenza 1927, p. 277; Otranto, Italia meridionale cit., p. 188.

9 J.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio 7, 959-964 (=Mansi); cfr.Ch. Pietri-L. Pie tri (sous la direction de), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. Prosopo-graphie de l’Italie chrétienne (313-604), 2 voll., Rome 1999-2000, s.v. Felix 27, p. 777. Alconcilio romano del 465, convocato da papa Ilaro per risolvere questioni di carattere discipli-nare, erano presenti anche gli altri vescovi pugliesi Concordio di Bari, Palladio di Salpi e Probodi Canosa; degli ultimi due, tra i pochi a partecipare alla discussione, sono riportati gli inter-venti a favore dell’autorità della chiesa di Roma: sull’attiva partecipazione dell’episcopato pu-gliese cfr. Otranto, Italia meridionale cit., pp. 53-54. 90. 145. 170-171. 243-245; Campione -Nuzzo, La Daunia alle origini cit., passim.

10 Vita maior 1,4.2,7.2,11.4,20: AA.SS. Febr. 2, 57.60 (il vescovo Felice); Vita minor 1,5:AA.SS. Febr. 2, 57.58.59.60 (chiesa di Santa Maria).

11 Sul santuario, oggetto di studi da più di venticinque anni da parte di colleghi del Diparti-mento di studi classici e cristiani dell’Università di Bari, cfr. i volumi di Atti dei due Convegnisvolti a Monte Sant’Angelo nel 1978 e nel 1992, curati da C. Carletti e G. Otranto: Il Santuariodi S. Michele sul Gargano dal VI al IX secolo. Contributo alla storia della Langobardia meri-dionale, Bari 1980; Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità emedioevo, Bari 1994; cfr. anche G. Otranto – C. Carletti, Il santuario di s. Michele Arcangelosul Gargano dalle origini al X secolo, Bari 1990 e il Catalogo della Mostra L’Angelo, la Mon-tagna, il Pellegrino. Monte Sant’Angelo e il Santuario di San Michele del Gargano, Foggia-Roma 1999.

12 Il santuario di San Michele sul Gargano fu senza dubbio il più famoso luogo di culto mi-caelico dell’Occidente latino, mèta continua di pellegrinaggi: cfr. S. Pricoco, Il pellegrinaggio

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 63

Della Vita sono pervenute due recensiones, la Maior 13 e la Minor 14, e unaVita metrica 15, edite dal Bolland 16. In un mio contributo incentrato sulla data-zione di queste Vitae 17, sottolineavo la necessità di tornare ad esaminare laquestione della durata dell’episcopato di Lorenzo: esso, fissato dagli studiositra il 491 e il 550 circa 18, suscita non poche perplessità a causa della sua ec-cessiva lunghezza 19 e contribuisce a rendere storicamente meno credibile lafigura del presule sipontino 20. La questione può essere ripresa anche alla luce

cristiano nella tarda antichità e il santuario di san Michele sul Gargano, in Culto e insedia-menti cit., pp. 107-124; G. Otranto, Il pellegrinaggio micaelico dal Gargano all’Europa, in R.Barcellona – T. Sardella (a cura di), Munera amicitiae. Studi di storia e cultura sulla Tarda An-tichità offerti a Salvatore Pricoco, Soveria Mannelli 2003, pp. 329-360.

13 Vita I, auctore Sipontino anonimo (= Vita maior), AA.SS. Febr. 2, 57-60. 14 Vita II ex priori contracta et interpolata (= Vita minor), AA.SS. Febr. 2, 60-62.15 Alia Vita Metrica (= Vita metrica), AA.SS. Febr. 2, 62-63; a questa Vita metrica Bolland

e gli altri studiosi attribuiscono scarso valore: Lanzoni, Le diocesi d’Italia cit., pp. 293-294.16 Le tre Vitae, contenute in un unico codice conservato nella ecclesia Canonicorum Sipon-

tinorum a Manfredonia, furono trascritte dall’erudito Antonio Beatillo nel XVII secolo e inviateal Bolland: AA.SS. Febr. 2, 56, § 5. Questo codice è attualmente irreperibile: G. Otranto, Peruna metodologia della ricerca storico-agiografica: il santuario micaelico del Gargano tra Bi-zantini e Longobardi, in AA.VV., Metodologia della ricerca sulla tarda antichità, Atti delPrimo Convegno dell’Associazione di Studi Tardoantichi, Napoli 1990, p. 131, nota 56. Sullafigura del gesuita barese Antonio Beatillo (1570 – 1642), che collaborò attivamente con i Bol-landisti inviando loro numerosi codici contenenti vitae di santi e vescovi pugliesi, cfr. A. Pe-trucci, s.v. Beatillo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 7, pp. 340-342.

17 A. Campione, Storia e santità nelle due Vitae di Lorenzo vescovo di Siponto, Vetera Chri -stianorum 29, 1992, pp. 169-213. La critica, pur proponendo diverse epoche di composizioneper la Minor e la Maior – dal VI all’XI secolo –, è sostanzialmente concorde nell’affermarel’anteriorità della Minor: cfr. le ipotesi di datazione in Campione, Storia e santità cit., pp. 170-172; T. Catallo, Sulla datazione delle «Vitae» di Lorenzo vescovo di Siponto, Studi Medievali,III Serie, XXXII/1, 1991, pp. 134-137.

18 Sulle proposte degli studiosi cfr. Catallo, Sulla datazione cit., pp. 138-139, nota 30.19 Cfr. quanto da me osservato in Storia e santità cit., pp. 211-213. Un episcopato che duri

più di cinquanta anni, tenendo conto della durata media della vita in epoca tardoantica, non puònon suscitare perplessità, anche in considerazione del fatto che nelle fonti agiografiche su Lo-renzo non vi è alcun cenno al fatto che egli abbia retto la cattedra episcopale per molti anni,dato generalmente evidenziato dagli agiografi per esaltare le virtù del santo. Allo stato attualedelle ricerche l’unica recensio della Vita Laurentii che trasmette qualche elemento in riferi-mento alla durata dell’episcopato di Lorenzo è quella del Vaticanus Latinus 5834: Lorenzo fuvescovo per diciassette anni, dal 537 al 554; cfr. infra, note 21-22, e passim.

20 J.-M. Martin, rivedendo la sua precedente posizione, ha messo in dubbio l’esistenza stessadi Lorenzo, definendolo un «saint antique de synthèse»: Les modéles paléochrétiens dans l’ha-giographie apulienne, Bulletin de la Société Nationale des Antiquaires de France, Paris 1990,p. 83; A. Papagna, Il problematico presulato sipontino di S. Lorenzo Maiorano (494? – 547?),Nicolaus. Rivista di Teologia ecumenico-patristica 20/2, 1993, pp. 167-189: l’autore concludeil suo contributo pervenendo ad un approdo negativo riguardo all’esistenza di Lorenzo. Al con-trario Otranto, che nel 1983, aveva parlato di un «presunto vescovo sipontino» (Il «Liber de ap-paritione», il santuario di san Michele sul Gargano e i Longobardi del Ducato di Benevento, inSantuari e politica nel mondo antico, Milano 1983, p. 212), si è attestato su posizioni menopessimistiche (Italia meridionale cit., pp. 190-192).

64 ADA CAMPIONE

degli elementi rivenienti dall’analisi di un’ulteriore recensio, la Vita et obitusSancti Laurentii Sypontini Archiepiscopi (= Vita et obitus), edita da TizianaCatallo 21, contenuta nel codice Vaticanus Latinus 5834 22.

La Vita minor, la recensio più antica 23, composta nella prima metà dell’XIsecolo 24, si configura come operetta filobizantina 25, mirante ad esaltare il col-legamento tra Lorenzo, parente dell’imperatore d’Oriente, e il culto micaelico.La Minor, pur entro i limiti del genere agiografico sul terreno della ricostru-zione storica, si dimostra nel complesso più attenta nella proposizione dei datie più ordinata nella successione degli avvenimenti.

La Vita maior risale alla fine dell’XI secolo e rispecchia la nuova situa-zione venutasi a creare in Puglia con l’arrivo dei Normanni e il ripristino deirapporti con la chiesa di Roma 26. Essa si presenta piuttosto approssimativa: ilsuo autore sembra giustapporre elementi rivenienti da fonti diverse, senza fon-derli in un quadro coerente e omogeneo.

La Vita et obitus fu trascritta in Sypontina civitate ex libris eiusdem ec -clesiae 27 da Giovanni Pietro Ferretti (1482-1557) 28, uomo di vasta cultura,

21 Vita et obitus Sancti Laurentii Sypontini Archiepiscopi in Catallo, Sulla datazione cit., pp.153-157.

22 Vaticanus Latinus 5834 (ff. 201r – 202v), XVI secolo. Il codice contiene altre vitae disanti dell’Italia meridionale tra cui Sabino di Canosa, Germano di Capua, Ruggero di Canne (oRiccardo di Andria), Barbato di Benevento: cfr. Catallo, Sulla datazione cit., pp. 148-150.

Oltre al Vaticanus Latinus 5834 Catallo segnala altre due recensioni della Vita Laurentii tra-smesse dai codici Ottobonianus 870 (ff. 325r – 339v) del secolo XVI, e Vallicellianus H 29 (ff.370r – 382v) del secolo XVII; l’Ottobonianus e il Vallicellianus “contengono una medesima re-dazione che risulta formata per i primi due terzi circa dal testo della Vita I (= Vita maior) e, perla parte restante, da quello della Vita II (= Vita minor)” (p. 130).

23 Sull’anteriorità della Minor rispetto alla Maior cfr. Campione, Storia e santità cit., pp.179-185; Catallo, Sulla datazione cit., pp. 130-134.

24 Il lasso di tempo è circoscritto: dopo il 1022, anno della rifondazione della diocesi di Si-ponto, e prima del 1060, cioè prima del ritorno dei Normanni in Puglia: Otranto, Per una meto-dologia cit., pp. 131-132. 135-136.

25 La composizione dell’operetta è in stretta relazione con il ritorno dei Bizantini in Puglia:in tale quadro di riferimento fu commissionata da papa Benedetto IX (1034 – 1044) che ratificòl’elevazione di Siponto ad arcidiocesi già operata dai Bizantini: Campione, Storia e santità cit.,pp. 199-202.

26 Spia evidente di questa situazione è l’inserimento, rispetto alla Minor, della ulteriore con-sacrazione episcopale ricevuta a Roma da Lorenzo: Vita maior 2,8: AA.SS. Febr. 2, 58.Nell’ambito di un quadro di riferimento normanno, abbiamo segnalato un nuovo dato circa irapporti intercorsi tra Siponto e gli ambienti benedettino-cassinesi nella seconda metà dell’XIsecolo, ambienti dai quali abbiamo ritenuto potesse provenire il committente e/o l’autoredell’operetta: cfr. Campione, Storia e santità cit., pp. 185-187. 210.

27 Catallo, Sulla datazione cit., p. 156.28Autore fecondo – gli si attribuiscono oltre novantacinque titoli –, fu vicino a numerosi

pontefici (Clemente VII, Paolo III, Giulio III) e ricoprì delicati e importanti incarichi in varie

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 65

presumibilmente tra il 1550 e il 1554, durante il suo episcopato a Lavello 29.Secondo la Catallo, il Vaticanus Latinus 5834 riporta un testo che, «pur le-gato strettamente a quello della Maior e della Minor, se ne discosta in moltipunti e presenta sia singole espressioni sia brevi parti completamentenuove» 30.

Tra Zenone e Gelasio: problemi di cronologia

L’inizio dell’episcopato del vescovo sipontino Lorenzo è genericamentecollocato alla fine del V secolo perché è collegato all’epoca dell’imperatoreZenone (474-491) e di papa Gelasio (492-496) 31. A suggerire agli studiosiil 491 come anno di inizio dell’episcopato di Lorenzo è un locus della Vitamaior nel quale si narra che nel 490, regnanti papa Gelasio e l’imperatored’Oriente Zenone, morì il vescovo sipontino Felice; dopo un anno, Lorenzofu scelto dall’imperatore d’Oriente e fu inviato a reggere l’episcopato si-pontino. In realtà una più attenta rilettura della Vita minor, che allo stato at-tuale delle ricerche, come rilevato, rappresenta il testo più antico tra le re-censiones della Vita Laurentii, può fornire elementi utili per riconsiderarel’epoca dell’episcopato di Lorenzo.

Proponiamo un confronto tra i loci riportati da Maior e Minor 32.

diocesi; partecipò al Concilio di Trento e nel 1550 fu nominato vescovo di Lavello (Potenza);dopo quattro anni, nel 1554, si ritirò a Ravenna, sua città natale, dove morì nel 1557: cfr. D.Rosselli, s.v. Ferretti, in Dizionario Biografico degli Italiani, 47, Roma 1997, pp. 83-85.

29 Secondo la Catallo il Ferretti avrebbe visionato i materiali e trascritto il codice proprio ne-gli anni del suo ministero episcopale a Lavello, e quindi almeno cinquanta anni prima del Bea-tillo. La studiosa segnala che, a dispetto della cultura del Ferretti, la Vita et obitus si presentascadente dal punto di vista linguistico e probabilmente sarebbe stata copiata dal Ferretti in ma-niera frettolosa, non per la divulgazione, ma per un uso esclusivamente personale (pp. 152-153).

30 Sulla datazione cit., p. 130. Intendo, in un prossimo contributo, analizzare in maniera piùapprofondita la Vita et obitus, anche per indagarne nessi e rapporti con le altre recensionesdella Vita Laurentii.

31 La tradizione micaelica, strettamente correlata a quella laurenziana, fissa agli anni 490,492 e 493 le tre apparizioni di Michele sul Gargano. Due di esse, quindi, sarebbero avvenutedurante il pontificato di Gelasio; in realtà il collegamento tra l’arrivo del culto micaelico e ilpontificato di Gelasio, come dimostrato da Otranto, si fonda su un’espressione sicuramente in-terpolata nella biografia di Gelasio del Liber Pontificalis 51 (ed. L. Duchesne, Paris 19552 , p.255, in apparato): Otranto, Il «Liber de apparitione» cit., pp. 237-238.

32 Sono sottolineate le espressioni identiche nelle due recensiones.

66 ADA CAMPIONE

Il brano della Maior presenta evidenti incongruenze storiche, prima fratutte l’incompatibilità cronologica tra il regno di Zenone (474-491) e il pon-tificato di Gelasio (492-496). Il suo autore attinge in modo disinvolto ad unampio repertorio di fonti, tra cui, oltre alla Vita minor 35, il Liber de appari-tione S. Michaelis in monte Gargano 36 (= Apparitio) e i Dialogi di Gregorio

33 AA.SS. Febr. 2, 57.34 AA.SS. Febr. 2, 60.35 È il testo base da lui pedissequamente seguito: Campione, Storia e santità cit., pp. 179-

185 e passim.36 BHL 5948. L’operetta micaelica, composta verso la fine dell’VIII secolo, è stata ap-

profonditamente studiata da G. Otranto, che ne ha individuato diversi stadi redazionali; tra isuoi numerosi contributi cfr. Il «Liber de apparitione» cit., pp. 210-245; Id., Per una metodolo-gia della ricerca cit.; Id., Genesi, caratteri e diffusione del culto micaelico del Gargano, in P.Bouet, G. Otranto, A. Vauchez (sous la direction de), Culte et pèlerinages à Saint Michel enOccident. Les trois monts dédiés à l’Archange (Collection de l’École française de Rome, 316),Rome 2003, pp. 43-64.

Vita maior 1,3: «Anno itaque salutiferae Incarnationis Domini Salva-toris quadringentesimo nonagesimo, Indictione quartadecima, Gelasio beatissimo Papa Romanae Sedi Presi-dente, et Zenone regnante in regia urbe Constantinopo-litana, Sipontina civitas innumero populo habitata, suoAntistite, Felice nomine, est orbata; quod nomen beati-tudinis bene sibi congruit, quandoquidem de illis erat,de quibus Domino in Evangelio dicit: Beati pacifici,beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt. Sedhuic beato beatior successit Laurentius. Postquam ita-que idem B. Felix Episcopus terrea carnis mole depo-sita coelestem adeptus est mansionem; praefata civitasSipontina per unius anni circulum sine pastore extitit.Cum ergo Sipontinus Clerus et populus de substitu-tione Pastoris idonei curam gererent, ne lupus intransgregem Domini disperderet, impedientibus variis cla-dibus et infinitis miseriis, quibus tunc universa Italiaaffliggebatur, possessa tyrannica dominatione Theo-dorici Regis Gothorum, potior ipsis civibus cura eratsalutem vitamque tuendi, quam de Pontifice consu-lendi. Eo namque tempore idem Theodoricus Rex di-rectus a Zenone Imperatore ad possidendam Italiamacriter dimicabat contra Odoacrem Erulorum Regem;et tam Romanam urbem quam totam Italiam innumerisafflictionibus premebat, nunc ferro, nunc igne, tyran-nico furore omnia destruens et consumens, quibusdamsibi, aliisque Erulorum Regi famulantibus» 33.

Vita minor 1,3:«Defuncto ergo B. FeliceSipontinae civitatis epi-scopo, diu populus Siponti-nus absque pastore fuit; siveseditione Episcopi electio-nem prohibente, sive potiusvariis cladibus impedienti-bus, quibus tunc universaItalia affligebatur. Eo nam-que tempore Zeno rebus hu-manis praeerat imperator; etab eo ad Italiam possiden-dam directus Gothorum rexTheodericus, a Thiodimarisex concubina filius, acriterdimicabat contra OdoacremErulorum regem; et ipseRomanam urbem et totamItaliam tirannica domina-tione possi debat. Infinitisitaque miseriis Italia labora-bat, aliis Erulorum Regi,aliis Gothorum faventibus:unde civibus acrior erat curasalutem vitamque tuendi,quam de Pontifice consu-lendi» 34.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 67

Magno 37 o la Historia vitae inventionis translationis s. Sabini episcopi 38 (=Vita Sabini), giustapponendo dati presenti in fonti diverse senza preoccuparsidi armonizzarli tra di loro 39: egli, nel tornare poi alla Vita minor, è costretto asostituire diu della Minor con l’espressione per unius anni circulum nel mal-destro tentativo di dare organicità a quanto narrato 40.

Il locus della Minor, invece, non crea alcun collegamento diretto tra Lo-renzo e Zenone: l’imperatore è esplicitamente menzionato solo perché diretta-

Le recensiones della Vita Laurentii riflettono diversamente l’Apparitio: l’autore filobizan-tino della Minor mutua dall’operetta micaelica soltanto l’episodio cosiddetto “della battaglia”perché in esso non è contenuto nessun riferimento al santuario tradizionalmente legato ai Lon-gobardi; egli, nel tentativo di riappropriarsi dell’origine del culto micaelico del Gargano, vuolecreare un rapporto nuovo e diretto fra san Michele e il vescovo sipontino Lorenzo, fondandolosull’autorità delle Scritture, senza menzionare il santuario micaelico, celebrato dalla storiogra-fia longobarda come santuario nazionale (Vita minor 2, 6-8: AA.SS. Febr. 2, 61): cfr. Otranto,Per una metodologia cit., pp. 137-140; Campione, Storia e santità cit., pp. 187-193; per la Ca-tallo, invece, c’è solo una “probabile allusione” all’Apparitio: Sulla datazione cit., p. 132. NellaMaior sono mutuati dall’Apparitio l’episodio della battaglia e quello della consacrazione dellachiesa (Vita maior 3, 12-13: AA.SS. Febr. 2, 59): intento dell’autore è sottolineare il ruolo delsantuario garganico “protagonista” del culto e della tradizione micaelica, richiamando anche illegame che i Normanni, sin dall’XI secolo, avevano instaurato con il culto micaelico e con ilsantuario: cfr. Campione, Storia e santità cit., pp. 193-197; S. Bettocchi, Note su due tradizionimicaeliche altomedievali: il Gargano e Mont Saint-Michel, Vetera Christianorum 31, 1994, pp.333-355; sui rapporti fra l’Apparitio garganica e le altre operette micaeliche di fondazione san-tuariale cfr. G. Otranto, Il culto di s. Michele dal Gargano a Mont Saint-Michel in Normandia,alla Sacra in Val di Susa, Vetera Christianorum 36, 1999, pp. 71-107.

Un testo critico dell’Apparitio, che migliora il testo di G. Waitz (in MGH, Scriptores rerumLangobardicarum et Italicarum saecc. VI – IX, Hannoverae 1878, pp. 541-543), è stato appron-tato dal collega Vito Sivo ed è pubblicato in Culte et pèlerinages à Saint Michel en Occidentcit., pp. 1-4; traduzione italiana di I. Aulisa, ibidem, pp. 4-7.

37 Sui Dialogi, al centro di un acceso dibattito storiografico, cfr. lo status quaestionis in S.Boesch Gajano, Gregorio Magno. Alle origini del Medioevo (Sacro/santo nuova serie, 8),Roma 2004, pp. 151-159 e passim; cfr. anche la recentissima puntualizzazione di S. Pricoco, Lerinnovate proposte di F. Clark sull’atetesi dei Dialogi di Gregorio Magno, Rivista di storia delcristianesimo 1, 2004, pp. 149-174.

38 BHL 7443; AA.SS. Febr. 2, 324-329. L’operetta fu composta agli inizi del IX secolo: J.-M. Martin, Note sur la Vie de saint Sabin de Canosa et le prince de Bénévent Grimoald IV, Ve-tera Christianorum 24, 1987, pp. 399-405; A. Campione, Note sulla Vita di Sabino di Canosa:inventio e translatio, Vetera Christianorum 25, 1988, pp. 618-619.

39 Il collegamento tra il vescovo sipontino, Zenone e Gelasio sembra mutuato da alcuni co-dici dell’Apparitio micaelica: su questo dato cfr. Campione, Storia e santità cit., pp. 195-196 einfra.

40 A dimostrazione della scarsa precisione con cui opera l’autore della Maior basta osservarecome egli prosegua la narratio continuando a seguire il racconto della Minor: viene addottaquindi come motivazione per la vacanza della diocesi sipontina la guerra tra Goti ed Eruli diOdoacre, guerra che finì nel 493: non si capisce come mai nel 491, secondo la cronologia “ri-veduta e corretta” dall’autore della Maior, sarebbe stato possibile svolgere le consuete proce-dure per eleggere il vescovo Lorenzo; come già osservato, inoltre, non c’è più alcun riferimentoalla seditio menzionata nella Minor: cfr. Campione, Storia e santità cit., pp. 196-197.

68 ADA CAMPIONE

mente coinvolto nelle vicende storico-politiche che interessarono l’Italia allafine del V secolo. L’autore della Minor, soffermandosi sulle cause che impe-divano l’immediata elezione del successore di Felice costringendo la diocesidi Siponto ad una lunga vacanza, fa riferimento ad una seditio 41 (seditioneEpiscopi electionem prohibente) e alla guerra fra Odoacre e Teoderico 42: l’im-peratore Zenone è menzionato come mandante responsabile della tirannicadominazione di Teoderico 43. In questo locus della Minor, dunque, il collega-mento non è tra Zenone e Lorenzo, ma tra Zenone e le travagliate vicende cheavevano causato il lungo periodo (diu) di vacanza della diocesi durante ilquale civibus acrior erat cura salutem vitamque tuendi, quam de pontificeconsulendi. Proseguendo il racconto, l’autore della Minor narra che successi-vamente i Sipontini inviarono una delegazione all’imperatore d’Oriente perchiedere che fosse loro assegnato un vescovo 44: di questo imperatore nonviene specificato il nome, ma gli studiosi lo identificano abitualmente con Ze-none. Ciò avviene, a mio parere, sulla base di una duplice motivazione:

· perché nel passo immediatamente precedente viene menzionato Zenonecome imperatore d’Oriente;

· perché nella Vita maior è operata l’identificazione tra Zenone e l’imperatoreche designa Lorenzo come vescovo di Siponto attraverso la sostituzione dell’av-verbio diu, riportato dalla Minor, con l’espressione per unius anni circulum.Tale identificazione comporta necessariamente che Lorenzo diventi vescovo diSiponto prima della morte di Zenone, avvenuta nel 491; di conseguenza l’epi-

41 I particolari tramandati dalla Minor in riferimento alla difficoltà di eleggere il nuovo ve-scovo a causa della seditio e della guerra fra Goti ed Eruli andrebbero ulteriormente approfon-diti: se da un lato, come risulta dalle più recenti indagini sulla questione, è giusto non genera-lizzare e ridimensionare l’impatto che la discesa delle popolazioni barbariche e la successivaguerra greco-gotica ebbero sulla vita delle comunità e sull’assetto delle circoscrizioni diocesanein Puglia, è altrettanto vero che, considerata la scarsezza di fonti di cui disponiamo per il pe-riodo in questione, non si possono eludere con eccessiva leggerezza testimonianze come quelletramandate dalla Vita minor, basate probabilmente su fonti più antiche ora perdute.

42 Sulle fasi della guerra fra Odoacre e Teoderico cfr. F. Giunta, Gli Ostrogoti in Italia, inMagistra Barbaritas. I Barbari in Italia, Milano 19862, pp. 54-73.

43 Le fonti (Anon. Vales., Excerpta Valesiana 49; Jordan., Getica 57; Procop., De BelloGoth. 1,1) evidenziano l’atteggiamento di diffidenza e di sospetto con cui Zenone guardaval’ascesa di Teoderico e la sua volontà di allontanare il re goto dall’Oriente e da Costantinopoli.In tale prospettiva la spedizione teodericiana in Italia si poneva alla confluenza di un duplice in-teresse: di Zenone, perché poteva rappresentare un rimedio definitivo alla minaccia gotica suCostantinopoli; di Teoderico e dei Goti, che potevano aspirare, in caso di vittoria su Odoacre, astabilirsi nelle fertili terre d’Italia e a giocare un ruolo fondamentale negli equilibri dell’Impero;cfr. Giunta, Gli Ostrogoti in Italia cit., pp. 60-62; su Teoderico e i Goti cfr. anche i due volumidi Atti Teoderico il Grande e i Goti in Italia, XIII Congresso Internazionale di Studi sull’AltoMedioevo (Milano 2-6 novembre 1992), Spoleto 1993.

44 Vita minor 1,4: AA.SS. Febr. 2, 60.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 69

scopato di Lorenzo si protrae per oltre un cinquantennio; inoltre non va sottova-lutato il fatto che, nella frequente contaminatio delle due recensiones della VitaLaurentii, si tende sempre a far riferimento alla Maior più ricca di particolari.

Interessante, a tal riguardo, è la recensio del Vaticanus Latinus 5834 che,nell’incipit, in riferimento all’anno, riporta una significativa differenza 45:

«Anno itaque salutiferae incarnationis Domini salvatoris quingentesimo trige-simo sexto, indictione quartadecima, Gelasio beatissimo papa Romanae sedipraesidente, et Zenone regnante in regia urbe Constantinopolitana, Sypontinacivitas, innumero populo habitata suo antistite Felice nomine est orbata, quodnomen bene sibi congruit; sed huic beato beatior successit Laurentius. QuaeSypontina sedes per unius anni circulum sine pastore extiterat et dum Syponti-nus clerus et populus de substitutione pastoris idonei curam gererent impedien-tibus variis cladibus et infinitis miseriis, quibus tunc universa Italia affligebaturpossessa tirannica dominatione Theodorici regis Gothorum, potior ipsis civibuscura erat salutem vitamque tuendi quam de Pontifice consulendi. Eo namquetempore idem Theodoricus Rex directus a Zenone Imperatore ad possidendamItaliam acriter dimicabat contra Odoacrem Erulorum Regem; et tam Romanamurbem quam totam Italiam innumeris afflictionibus premebat, nunc ferro, nuncigne, tyrannico furore omnia destruens» 46.

Il brano, che sembra riprendere ad litteram il testo della Maior 47, pre-senta Gelasio e Zenone, ma l’anno indicato è il 536 48, evidentemente moltodistante dall’epoca in cui vissero i due personaggi: l’autore ha tentato dimettere ordine tra i dati rivenienti ex libris eiusdem (scil. Sipontinae) eccle-siae 49 intervenendo a “correggere” l’incongruenza che sul piano storico glisembrava più evidente – l’anno 490 con l’anno 536 –, e al tempo stesso cer-cando di salvaguardare le altre coordinate cronologiche presenti nel testo, sucui ritornerò in seguito: il collegamento dell’episcopato di Lorenzo sia con laguerra greco-gotica, sia con l’episcopato di Germano di Capua e di Sabino diCanosa, attivi nella prima metà del VI secolo 50. Secondo un’indicazione del

45 Il confronto diretto è con la Maior 1,3: AA.SS. Febr. 2, 57: cfr. supra. 46 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 156. 47 Il testo è sostanzialmente identico, tranne che per l’assenza della citazione di Mt 5,8 e di

alcune brevi espressioni su cui mi soffermerò più dettagliatamente nel contributo in prepara-zione; cfr. anche infra.

48 Va rilevato che l’estensore del Vaticanus Latinus 5834, “correggendo” l’anno 536, è riuscitoa salvaguardare la corrispondenza fra l’anno e la XIV indizione indicata dalla Maior giacché nel536 correva la XIV indizione. Anche nelle recensiones tradite dall’Ottobonianus e dal Vallicel-lianus è indicato l’anno 536 come anno di morte di Felice: Catallo, Sulla datazione cit., p. 151.

49 Cfr. supra. 50 Nel prosieguo della narratio, tuttavia, rimane l’incongruenza cronologica che mette in re-

70 ADA CAMPIONE

Bolland la menzione dell’anno 536, considerato come anno di iniziodell’episcopato di Lorenzo, sempre collegato anacronisticamente al pontifi-cato di Gelasio e al regno di Zenone, è contenuta in un Legendarium 51 dellacattedrale di Manfredonia e in molti altri codici 52. L’anno 536 è riportato an-che da Ughelli 53, in riferimento alla presunta consacrazione della chiesa mi-caelica in cui sarebbero stati coinvolti Lorenzo di Siponto e Ruggero, ve-scovo di Canne (Puglia) 54: evidentemente, dunque, esisteva un ramo dellatradizione manoscritta laurenziana che collegava l’anno 536 all’episcopatodi Lorenzo.

Nell’ambito della tradizione manoscritta relativa all’Apparitio micaelica,un gruppo di codici, tutti di area italiana, sono accomunati dalla presenza diun brano interpolato, che funge da incipit dell’opera, nel quale vengono acco-stati, nell’anno 506, l’imperatore Zenone, papa Gelasio e il vescovo sipon-tino 55. Tutto ciò prova che, già tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del XII, esi-steva un filone della tradizione che collocava comunque l’episcopato di Lo-renzo nel VI secolo, pur conservando un quadro di riferimento basato su coor-dinate cronologiche – anno 506, Zenone e Gelasio – del tutto inattendibili.

lazione la vacanza della diocesi sipontina con la guerra tra Odoacre e Teoderico svoltasi tra il489 e il 493: cfr. quanto osservato a proposito della Maior in Campione, Storia e santità cit.,pp. 196-197.

51 Questo Legendarium è attualmente irreperibile: Catallo, Sulla datazione cit., p. 133.52 AA.SS. Febr. 2, 56: il Bolland sottolinea l’incompatibilità dell’anno 536 con il regno di

Zenone e il pontificato di Gelasio. 53 Ughelli, Italia sacra 7, 790: Sunt qui scribant hanc dedicationem factam fuisse anno 536,

sed veriori calculo peractam anno 493.54 Secondo la Vita metrica (AA.SS. Febr. 2,62) papa Gelasio, insieme ai presuli pugliesi

Lorenzo di Siponto, Sabino di Canosa, Palladio di Salpi, Eutichio di Trani, Giovanni di Ruvo,Asterio di Venosa, consacrò la chiesa garganica di San Michele; gli stessi presuli, tranne Lo-renzo di Siponto, sono menzionati nella Vita Sabini in un locus ritenuto interpolato: sulle di-scrasie cronologiche e sull’interpretazione del locus cfr. A. Campione, San Sabino tra storia eleggenda, in S. Palese (a cura di), La tradizione barese di s. Sabino di Canosa (Per la storiadella Chiesa di Bari. Studi e Materiali 19), Bari 2001, pp. 29-32. Papa Gelasio, Lorenzo di Si-ponto, Sabino di Canosa sono accostati in alcune vitae a Riccardo di Andria e a Ruggero diCanne, vescovi del XII secolo: su queste intricate questioni agiografiche cfr. Lanzoni, Le dio-cesi d’Italia cit., pp. 291-293.

55 Si tratta dei mss. Vaticanus Latinus 6074 (fine XI – inizi XII secolo), Ambrosianus B 55superior (XII secolo), Vaticanus Latinus 6453 (XII secolo), Vaticanus Latinus 6075 (fine XVIsecolo): in questi mss., per la prima volta, viene menzionato il nome di Lorenzo come vescovodi Siponto, prima sempre rigorosamente coperto dall’anonimato: cfr. V. Sivo, Ricerche sullatradizione manoscritta e sul testo dell’Apparitio latina, in Culto e insediamenti micaelici cit.,pp. 103-104. Nel Vaticanus Latinus 6074, inoltre, il nome di Lorenzo compare anche nel testo:cfr. Sivo, Ricerche sulla tradizione cit., p. 104, nota 42, per la ricorrenza nel testo; Catallo,Sulla datazione cit., p. 144, per la ricorrenza nell’incipit.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 71

La vacanza della diocesi sipontina

Analizzando il testo della Minor, tentiamo ora di fissare alcuni elementi re-lativi alla durata della vacanza della diocesi sipontina. Dopo la morte del ve-scovo Felice 56 in un anno imprecisato, Siponto rimase priva del vescovo permolto tempo (diu) 57: l’avverbio utilizzato dall’autore è generico, ma il riferi-mento alla guerra tra Eruli e Goti (489-493), uno dei motivi che avevano im-pedito l’elezione del successore di Felice, lascia intendere che la vacanza delladiocesi si sia protratta fino a dopo il 493. Questo dato potrebbe essere confer-mato e in parte ulteriormente precisato – ma si tratta di un argumentum ex si-lentio – dall’assenza del vescovo di Siponto ai concili simmachiani 58, i conciliromani celebrati tra il 499 e il 502, durante il pontificato di Simmaco (498-514), per porre fine allo scisma provocato dall’“antipapa” Lorenzo: questiconcili fecero registrare una nutrita presenza di vescovi provenienti da dio -cesi della Puglia centro-settentrionale 59 (Egnazia 60, Trani 61, Canosa 62,

56 Presente, come rilevato, al concilio romano del 465: cfr. supra, p. 62.57 Sulle ipotesi degli studiosi cfr. Campione, Storia e santità cit., p. 196, nota 103.58 Si tratta di concili di grande importanza per la storia delle comunità cristiane dell’Italia su-

burbicaria perché vi si attesta la presenza di numerosi vescovi i cui nomi, registrati nelle sotto-scrizioni, hanno colmato i vuoti nelle cronotassi episcopali di molte diocesi. Otranto sottolineala massiccia partecipazione di vescovi meridionali con “punte numericamente rilevanti per Pu-glia e Campania”: Cristianizzazione del territorio e rapporti col mondo bizantino, in L’Italiameridionale in età tardo antica. Atti del XXXVIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Na-poli 2000, p. 107.

E. Wirbelauer, che ha sottoposto tutta la documentazione inerente a questi concili ad un’ap-profondita analisi, ne ha rivisto alcune questioni cronologiche, invertendo la datazione dei con-cili del 501 e 502: Zwei Päpste in Rom: der Konflikt zwischen Laurentius und Symmachus(498-514), München 1993; su tutta la questione cfr. anche T. Sardella, Società, Chiesa e Statonell’età di Teoderico. Papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Soveria Mannelli 1996.

59 Sulla vivacità di questa area della Puglia cfr. Volpe, Contadini, pastori e mercanti cit.,passim; Campione - Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 11-24 e passim (ivi bibliografia).

60 Rufenzio, vescovo di Egnazia, sottoscrive gli atti dei concili del 501 e 502: MGH AA 12,434. 452; cfr. anche Prosopographie chrétienne cit., s.v. Rufentius, pp. 1921-1922 (anno 502).

61 Il vescovo Eutichio sottoscrive gli atti dei concili degli inizi del VI secolo: MGH AA 12,434. 453; Prosopographie chrétienne cit., s.v. Eutychius 1, p. 726 (anno 502). Sul vicus diTrani assurto al rango di diocesi e sul valore poleogenetico del vescovo cfr. G. Otranto, La cri-stianizzazione, la diocesi, i vescovi, in R. Cassano (a cura di), Principi imperatori vescovi. Due-mila anni di storia a Canosa, Venezia 1992, pp. 828-829; Campione – Nuzzo, La Daunia alleorigini cit., pp. 31-32. 57-62.

62 La diocesi di Canosa, divenuta una delle più prestigiose dell’Italia suburbicaria, è l’unicadiocesi della Puglia rappresentata a tutti e tre i concili simmachiani: nel 499 è presente Rufino:MGH AA 12, 406; Prosopographie chrétienne cit., s.v. Rufinus 7, pp. 1942-1943; ai concili del501. 502 è presente Memore: MGH AA 12, 436. 453; Prosopographie chrétienne cit., s.v. Me-mor 2, pp. 1494-1495 (anno 502). Otranto, La cristianizzazione, la diocesi cit., pp. 827-828;Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 30-31.

72 ADA CAMPIONE

Herdonia 63, Aecae 64, Carmeianum 65). Si tratta di un’assenza abbastanza si-gnificativa per una diocesi come Siponto, i cui contatti con Roma sono atte-stati a partire dalla seconda metà del V secolo (Felice presente, appunto, alconcilio romano del 465 66) fino alla metà del VII (Felice II 67 e Vitaliano 68,vescovi durante il pontificato di Gregorio Magno; Rufino 69, presente al conci-lio romano del 649). L’assenza “ingiustificata” di un vescovo sipontino ai

63 Il vescovo Saturnino è presente al concilio del 499: MGH AA 12, 410; Prosopographiechrétienne cit., s.v. Saturninus 3, pp. 1992-1993. Saturnino è l’unico vescovo attualmente notodella cronotassi episcopale di Herdonia. Su Herdonia paleocristiana cfr. G. Otranto, Motiviagiografici nella ricostruzione di Herdonia paleocristiana, Vetera Christianorum 30, 1993, pp.185-195; Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 63-71.

64 Il vescovo Marcianus rappresenta la diocesi ecana nel 501 e 502: MGH AA 12, 434. 453;Prosopographie chrétienne cit., s.v. Marcianus 9, p. 1384. Sulla diocesi di Aecae e sulla suacronotassi episcopale cfr. Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 77-86; A. Cam-pione, Note per la ricostruzione del dossier agiografico di Secondino vescovo di Aecae, VeteraChristianorum 40, 2003, pp. 271-292.

65 La partecipazione del vescovo Probo ai concili del 501 e 502 (MGH AA 12, 437. 453) co-stituisce l’unica attestazione letteraria della diocesi di Carmeianum.

Dopo le indagini archeologiche nell’area di Borgo San Giusto che hanno portato all’identifi-cazione di un articolato complesso cultuale, sono state formulate ipotesi di identificazionedell’insediamento di San Giusto con la sede di Probo: cfr. G. Volpe (a cura di), San Giusto. Lavilla, le ecclesiae, Bari 1998, pp. 325-338.

66 Cfr. supra nota 56.67 Su Felice, nominato da Gregorio Magno visitator della desolata diocesi di Canosa, siamo

bene informati grazie alle numerose lettere inviategli dal pontefice: Reg. ep. 1,51. 3,40. 3,41.3,42. 4,17; cfr. Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., p. 104; Prosopographie chré-tienne cit., s.v. Felix 64, pp. 803-804. Siponto, dopo il declino di Canosa, assume un ruolo-guida nella Puglia settentrionale: cfr. G. Coniglio, Note storiche sulla Chiesa di Puglia e Luca-nia dal V al IX secolo nei fondi pergamenacei (Appunti sulle fonti documentarie), in Puglia pa-leocristiana II, Galatina 1974, pp. 42-43; S. Gasparri, Gregorio Magno e l’Italia meridionale,in Gregorio Magno e il suo tempo (Studia Ephemeridis Augustinianum, 33), Roma 1991, pp.88-89. Durante l’episcopato di Felice Siponto diventa rifugio per gli abitanti delle zone interneche fuggono dalle popolazioni barbariche: F. Carabellese, L’Apulia e il suo Comune nell’AltoMedioevo, Bari 1905, pp. 10 ss.; A. Caggiano, L’amministrazione periferica longobarda in Pu-glia: gastaldi e gastaldati, in Puglia paleocristiana e altomedievale IV, Bari 1984, p. 260, nota15.

68 Vitaliano, successore di Felice, anch’egli vescovo di Siponto durante il pontificato di Gre-gorio Magno, è menzionato in alcune lettere del pontefice (Reg. ep. 8,8. 8,9. 9,112. 9,174); suquesto cfr. Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 104-105; Prosopographie chré-tienne cit., s.v. Vitalianus 8, p. 2321.

69 Mansi 10, 866. Per Otranto la partecipazione di Rufino a questo concilio “antibizantino” èemblematica della crisi dei rapporti fra i Bizantini e Siponto, gravitante ormai in area longo-barda: Per una metodologia cit., pp. 126-127. Il concilio fu convocato da papa Martino I (649-653); sulla figura di questo pontefice cfr. il volume Martino I papa (649-653) e il suo tempo.Atti del XXVIII Convegno Storico Internazionale (Todi, 13-16 ottobre 1991), Spoleto 1992.

J.-M. Martin – Gh. Noyé non includono Siponto nelle diocesi della Puglia nel VII secolo: LaCapitanata nella storia del Mezzogiorno medievale, Bari 1991, p. 21.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 73

concili simmachiani potrebbe essere spiegata proprio con il fatto che Lorenzo,in linea con quanto raccontato dalla Minor, non era stato ancora eletto ve-scovo e Siponto attraversava probabilmente un periodo di crisi sia sul pianosocio-politico, che su quello della vita ecclesiastica.

Tale crisi mi pare documentata anche da Cassiodoro, il quale tramanda chei negotiatores sipontini ottennero da Teoderico l’esenzione dei tributi nel508 70, a causa delle difficili condizioni in cui versava l’economia sipontina 71.Lorenzo potrebbe essere diventato vescovo di Siponto dopo quel periodo dicrisi: in definitiva, sulla base di questi elementi e di quanto trasmesso dallaVita minor, tenderei a procrastinare l’inizio del mandato episcopale di Lo-renzo collocandolo, in linea di massima, a non meno di una trentina d’annidopo il 490-491.

Giustiniano e la guerra greco-gotica

La stessa Vita minor presenta un altro elemento a favore dello slittamentodell’episcopato di Lorenzo alla metà del VI secolo:

«Vixit autem in episcopatu suo B. Laurentius usque ad tempora Justini et Ju-stiniani christianissimi principis, cuius tempore Gothorum rabies iterumad totam Italiam devastandam exarsit. Nam Badjulam, qui Totila dicebatur, eotempore sibi rege constituerunt: qui mox undique collecto Gothorum exercitu,per omnes Italiae fines effraenata mente debacchabatur. Cum autem Campa-niae et Apuliae partes caede, rapinis, incendio et subversione omnia devastans,pertransiret, cura illi exigua non fuit servos Dei veros religiosos, quorum famaauidierat, calliditatis argumentis experiri…»72.

Soffermiamo l’attenzione sull’osservazione del Bolland che in apparato se-gnala: ms habebat Justiniani, Justini et christianissimi principis 73.

70 Var. 2,38; sull’interpretazione e il commento di questo episodio cfr. L. Ruggini, Economiae società nell’Italia annonaria. Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV al VI secolo d.C.,Milano 1961 (rist. anast. Bari 1995), pp. 211-212. 470; V. Sirago, Puglia e Sud d’Italia nelle«Variae» di Cassiodoro, Bari 1987, pp. 28-32; Volpe, Contadini, pastori e mercanti cit.,pp. 263-265.

71 Marcell. com., Chron. ad annum 508, fa riferimento a sgravi fiscali ottenuti dai negotiato-res sipontini in seguito alle incursioni bizantine lungo le coste dell’Adriatico, che si erano spintifino a Taranto; anche Cassiodoro dà notizia di reiterate incursioni bizantine lungo le coste e disgravi fiscali a favore dei conductores: Var. 1,16; 2,26.

72 Vita minor 3, 11: AA.SS. Febr. 2, 61. Questo locus è del tutto assente nella Maior.73 AA.SS. Febr. 2, 62a.

74 ADA CAMPIONE

Una ipotesi possibile è che ci troviamo di fronte ad una duplicatio o ite-ratio del testo. Probabilmente, cioè, in origine ricorreva la menzione di unsolo imperatore, come potrebbe essere dimostrato dalla presenza del genitivosingolare christianissimi principis: si tratta verosimilmente di Giustiniano;l’intervento successivo 74 (Justini et Justiniani christianissimi principis) hainteso mettere ordine nella successione cronologica e, senza accorgersi delladuplicazione, ha invertito l’ordine pur lasciando il genitivo singolare. Inoltre,mi pare che non abbia molto senso indicare in maniera distinta i due impera-tori che si sono succeduti al potere (usque ad tempora Justini et Justiniani),giacché la menzione dell’ultimo, Giustiniano (527–565), implicitamenteavrebbe incluso anche l’epoca di Giustino (518-527) 75. Il testo originale do-vrebbe dunque essere: …usque ad tempora Justiniani christianissimi princi-pis cuius tempore…

Ma per avere qualche elemento utile alla definizione della durata dell’epi-scopato di Lorenzo ritengo che l’attenzione debba incentrarsi non tanto, o nonsolo, sull’identificazione del christianissimus princeps, quanto sul riferimentocronologico fatto dall’autore della Minor alla Gothorum rabies che nuova-mente (iterum) colpisce e devasta l’Italia, cioè alla guerra greco-gotica (535-553). È dunque a questo avvenimento che viene collegato l’episcopato di Lo-renzo. Si tratta di un conflitto storicamente rilevante, svoltosi interamente du-rante il regno di Giustiniano, che nelle ultime fasi interessò più da vicino leregioni meridionali 76, come testimoniato anche dal prosieguo del raccontodella Minor. Di particolare rilevanza è l’uso dell’avverbio iterum proprio asottolineare un nuovo riaccendersi del conflitto con i Goti, dopo gli scontri tra

74 L’intervento correttivo può essere ascritto al Bolland o al Beatillo che trascrisse il codicee lo inviò al Bolland: cfr. supra n. 16.

75 Un’altra possibilità di interpretazione, conservando il testo così come tramandato origina-riamente dal ms. (Vixit autem in episcopatu suo B. Laurentius usque ad tempora Justiniani, Ju-stini et christianissimi principis, cuius tempore…) è quella di ipotizzare un riferimento agli im-peratori Giustiniano (527-565) e Giustino II (565-578), nipote dello stesso Giustiniano e suosuccessore: anche in questo caso l’indicazione dell’autore della Vita minor sarebbe a favore diuno slittamento dell’episcopato di Lorenzo nella metà del VI secolo. Un’ulteriore possibilità diinterpretazione, conservando la menzione dei due imperatori Giustino e Giustiniano, è inten-derla come riferimento all’anno 527, cioè all’anno in cui regnano i due sovrani; in tal sensoesso potrebbe indicare l’anno di inizio dell’episcopato di Lorenzo, con uno slittamento cronolo-gico al secondo quarto del VI secolo.

76 Gli eventi collegati alla guerra greco-gotica, a differenza di quelli collegati alla discesa deiLongobardi nella seconda metà del VI secolo, non sembrano aver provocato in Puglia profondisconvolgimenti, almeno a livello di assetto delle circoscrizioni diocesane: cfr. Otranto, Italiameridionale cit., pp. 55-59.85-87; Martin – Noyé, La Capitanata cit., pp. 12-15; J.-M. Martin,La Pouille du VIe au XIIe siècle (Collection de l’École française de Rome, 179), Rome 1993,pp. 140-146.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 75

gli Eruli e i Goti (489-493) su cui l’autore della Minor si era già soffermatonell’incipit dell’opera 77; questo conferma ancora una volta l’attenzione daparte dell’estensore a rispettare la successione degli avvenimenti storici.L’autore della Minor, circoscrivendo ulteriormente i quasi vent’anni di con-flitto tra Bizantini e Goti, fa riferimento alla seconda fase del conflitto,quando, nel 541, Baduila qui dicebatur Totila 78, viene proclamato re e ri-mette in discussione le sorti di una guerra che sembrava volgere a favore deiBizantini.

Una conferma alla collocazione cronologica dell’episcopato di Lorenzo inepoca successiva alla fine del V secolo proviene, anche in questo caso 79, dallarecensio del Vaticanus Latinus 5834:

«Huius igitur sancti viri (scil. Laurentii) tempore Gothorum rabies iterum adtotam Italiam invadendam exarsit. Nam Barchilam qui Totila dicebatur sibi re-gem constituerunt qui per omnes Italiae fines efferata mente debacchabatur.Eumque autem perfidus rex Campaniae et Apulorum partes usque fere Sypon-tum caede, rapinis, incendio et subversione dire devastans pertransiret…» 80.

Il passo mette l’episcopato di Lorenzo direttamente in relazione con laguerra greco-gotica, senza menzionare alcun imperatore: si tratta di un parti-colare di estremo interesse anche alla luce del fatto che il Vaticanus Latinus5834 utilizza solo in minima parte la Minor 81.

Gli anni dell’episcopato

Ad una collocazione dell’episcopato di Lorenzo alla metà del VI secolosembra poter rimandare anche un locus della Maior 82, presente anche nel

77 Vita minor 1, 3: AA.SS. Febr. 2,60.78 Totila, che forse significava “immortale”, è soprannome largamente usato dagli autori; Ba-

duila, ritenuto più probabilmente il vero nome, deriva dalle coniazioni delle monete: cfr. O. Ber-tolini, s.v. Baduila, in Dizionario Biografico degli Italiani 5, Roma 1968, pp. 138-155. Sulleemissioni monetarie gote cfr. E. A. Arslan, La struttura delle emissioni monetarie dei Goti inItalia, in Teoderico il Grande cit., II, pp. 517-554. Su Totila cfr. il contributo di L. Carnevale,Totila come perfidus rex tra storia e agiografia, Vetera Christianorum 40, 2003, pp. 43-69.

79 Cfr. supra.80 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 155.81 È interessante osservare che viene omesso il nome dell’imperatore d’Oriente, il christia-

nissimus princeps probabilmente presente nella Minor perché operetta scritta in ambienti filo-bizantini: cfr. supra, p. 64.

82 Vita maior 2,8: AA.SS. Febr. 2, 58. Il locus non è presente nella Minor: Campione, Storiae santità cit., pp. 207-208.

76 ADA CAMPIONE

Vaticanus Latinus 5834 83: Lorenzo è collegato a Benedetto 84, qui in monteCasino floruit, a Sabino, vescovo di Canosa e a Germano, vescovo di Capua,praesulatus officium exercentes: si tratta di una indicazione alla quale non èstata prestata l’attenzione dovuta, probabilmente perché alla Maior viene abi-tualmente riconosciuta una minore affidabilità. E invece i tre personaggi sonoaccostati sia nei Dialogi 85 di Gregorio Magno, sia nella Vita Sabini 86: il riferi-mento ai personaggi in questione risulta, quindi, storicamente congruo.

L’episcopato di Germano di Capua 87 si colloca nella prima metà del VI se-colo, in una fase delicata dei rapporti tra la chiesa di Roma e l’Oriente. Nonconosciamo la data precisa d’inizio del ministero episcopale di Germano, ma itermini ante quem non e post quem non sono fissati dalla partecipazione delvescovo Costantino (o Costanzo) 88 al concilio simmachiano del 499 edall’elezione di Vittore 89 a vescovo di Capua nel 541. Il primo incarico uffi-ciale di Germano risale al 519, anno in cui viene nominato da papa Ormisda(514-523) a capo di una delegazione pontificia inviata a Costantinopoli per ri-comporre lo scisma acaciano che da trentacinque anni divideva le chiese diOriente e Occidente: il contributo di Germano fu determinante per l’esito po-sitivo della delegazione 90.

Sabino di Canosa, personalità di grande rilievo non solo per la Puglia pa-leocristiana ma per l’Italia suburbicaria, esercitò il suo ministero episcopale

83 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 154. 84 Prosopographie chrétienne cit., s.v. Benedictus 3, pp. 285-290.85 Come è noto il secondo libro dei Dialogi è tutto dedicato a Benedetto; Germano di Capua,

Dial. 2,35; 4,8.42; Sabino di Canosa, Dial. 2,15; 3,5; cfr. anche Carnevale, Totila come perfi-dus rex cit., pp. 54-55. 62.

86 Vita Sabini 2,4: AA.SS. Febr. 2, 325.87 Prosopographie chrétienne cit., s.v. Germanus 3, pp. 918-924.88 MGH AA 12, 407; Lanzoni, Le diocesi d’Italia cit., p. 203; Prosopographie chrétienne

cit., s.v. Constantinus 4, pp. 468-469.89 Lanzoni, Le diocesi d’Italia cit., p. 203; Prosopographie chrétienne cit., s.v. Victor 14,

pp. 2280-2281.90 Sul ruolo fondamentale di mediatore svolto in Oriente cfr. V. Recchia, San Benedetto e la

politica religiosa dell’Occidente nella prima metà del secolo VI dai Dialogi di Gregorio Ma-gno, Romanobarbarica 7, 1982-1983, pp. 204-217 (ripubblicato in Gregorio Magno papa edesegeta biblico, Bari 1996, pp. 170-182); Id., I protagonisti dell’offensiva romana antimonofi-sita tra la fine del V e i primi decenni del VI secolo dai Dialoghi di Gregorio Magno, in J. Fon-taine – R. Gilet – S. Pellistrandi (a cura di), Grégoire le Grand, Paris 1986, pp. 159-169; F.Carcione, S. Germano e il successo ecumenico della sua missione bizantina nel 519-520, in F.Carcione (a cura di), Germano di Capua. Ambasciatore ecumenico a Costantinopoli e modellodi santità per il Cassinate, Venafro 1999, pp. 17-44. Sul ruolo svolto complessivamentedall’episcopato campano in ambascerie e concili orientali tra IV e VI secolo cfr. G. Otranto etalii, Identità cristiana e territorio. Il caso di Napoli e della Campania, Annali di Storiadell’Esegesi 20/1, 2003, pp. 147-153.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 77

nella prima metà del VI secolo 91. La Vita Sabini non fornisce alcun elementoin riferimento all’anno di nascita e di morte del vescovo, ma tramanda un par-ticolare sulla durata del suo episcopato: cinquantadue anni 92. Sabino svolseun’attività diplomatica ampiamente documentata tra gli anni 525-536, attiva-mente impegnato in delicate ambascerie e concili in Oriente per conto di nu-merosi pontefici: Giovanni I (523-526) 93; Bonifacio II (530-532) 94; Agapito I(535-536) 95. Dopo questa intensa attività, durata poco più di una decinad’anni, trascorsi in stretto contatto con i pontefici, il nome di Sabino sembracadere nell’oblio 96.

91 Sul ruolo della diocesi di Canosa e sulla figura di Sabino cfr. G. Otranto, La cristianizza-zione, la diocesi cit., pp. 824-834; Campione – Nuzzo, La Daunia alle origini cit., pp. 27-49; suSabino cfr. anche Campione, San Sabino tra storia e leggenda cit., pp. 23-46; G. Cioffari, SanSabino e l’Oriente, in L. Bertoldi Lenoci (a cura di), San Sabino. Uomo di dialogo e di pace traOriente e Occidente, Trieste 2002, pp. 47-57.

92 Vita Sabini 4, 12: AA.SS. Febr. 2, 327. La tradizione ha fissato il suo ministero episcopaleagli anni 514-566, ma questo dato, a mio parere, può essere rivisto e il suo episcopato potrebbeessere terminato prima.

93 Nel 525 Sabino accompagnò a Costantinopoli papa Giovanni I: A. Lentini, Due legati pa-pali a Costantinopoli nel VI secolo: Germano di Capua e Sabino di Canosa. Atti del IV Con-gresso Nazionale di Studi Romani, Roma 1935, pp. 385-393; G. Otranto, Note sull’Italia meri-dionale paleocristiana nei rapporti col mondo bizantino, in Studi sul cristianesimo antico e mo-derno in onore di M.G. Mara, Augustinianum 35, 1995, p. 869; Recchia, San Benedetto e lapolitica religiosa cit., pp. 193-195; Cioffari, San Sabino e l’Oriente cit., pp. 47-49. Diversa-mente Ch. Pietri - L. Pietri (sous la direction de), Prosopographie chrétienne du bas Empire. 2.Prosopographie de l’Italie chrétienne (313-604), Roma 2000, s.v. Sabinus 7, p. 1976 e Sabinus6, pp. 1974-1975.

94 Nel 531 Sabino affiancò papa Bonifacio II in un concilio romano “ristretto” cui partecipa-rono solo quattro vescovi ed alcuni esponenti del clero romano: Sabino dovette svolgere unruolo di primo piano giacché viene menzionato subito dopo il pontefice: Mansi 7, 739.747; cfr.anche Cioffari, San Sabino e l’Oriente cit., pp. 49-50.

95 Nel 535 – poco prima dell’inizio della guerra greco-gotica – Sabino, insieme a Rustico diFiesole e a tre vescovi campani, fu inviato a Costantinopoli da papa Agapito; nel 536, dopo lamorte di Agapito, in un concilio convocato a Costantinopoli per condannare i capi del partitomonofisita, Sabino figura ancora una volta come primo tra i vescovi occidentali che ne sotto-scrissero gli atti: Mansi 8, 878. 926. 935. 970; cfr. anche Recchia, San Benedetto e la politicareligiosa cit., pp. 199-200; Cioffari, San Sabino e l’Oriente cit., pp. 52-54; non condividiamol’ipotesi di Cioffari secondo cui Sabino non avrebbe conosciuto il greco, o lo avrebbe cono-sciuto male (ibidem, p. 53).

96 Un anno ci sembra possa rappresentare il terminus post quem non del suo ministero epi-scopale: il 553. Sabino non fa parte della delegazione che nel 553 accompagnò papa Vigilio(537–555) in Oriente: la sua assenza può essere interpretata come una spia del fatto che aquell’epoca il presule canosino era già morto. Ritengo poco credibile che, in un momento cosìdelicato e difficile dei rapporti tra Roma e Costantinopoli, non ci si sia rivolti a Sabino, cheaveva maturato tanta esperienza nella frequentazione e nella conoscenza del mondo bizantino eal quale numerosi pontefici avevano accordato fiducia in importanti missioni. Non vi è alcun ri-ferimento a Sabino neppure nel ricco epistolario di papa Pelagio I (556-561) che pure contienenumerose epistole indirizzate a vescovi e comunità pugliesi.

78 ADA CAMPIONE

Come appare da questi rapidi cenni, l’attività di Germano di Capua e diSabino di Canosa si svolse sicuramente nella prima metà del VI secolo.

Alla metà del VI secolo rimanda il Vaticanus Latinus 5834, l’unica recen-sio a tramandare una data precisa sulla durata dell’episcopato e della vita diLorenzo 97:

«Beatus Laurentius post multos et innumerabiles agones et varias tentationesab humano inimico sustinens impetum laetam vitam per curricula septuagintaannorum mensium trium dierum quinque vixit, etiam in pontificatu suo annisseptemdecim omnipotenti Deo per omnia placens» 98.

Si tratta di un particolare di assoluto rilievo, da considerare verosimile an-che in quanto storicamente credibile: Lorenzo, vissuto settant’anni, resse lacattedra episcopale per diciassette anni. Nel complesso, i dati tramandati dalVaticanus Latinus 5834 sembrano convergere in una unica direzione: Lorenzofu vescovo dal 537 al 554, un lasso di tempo perfettamente coincidente con losvolgimento di quella fase della guerra greco-gotica che vide Totila come pro-tagonista, così come indicato dalla Minor e dal Vaticanus Latinus 5834, con ilregno di Giustiniano, così come riteniamo fosse riportato dal ms. della Minorcopiato dal Beatillo, e parzialmente coincidente con alcuni anni dell’episco-pato di Sabino di Canosa e Germano di Capua, secondo le indicazioni dellafonte comune alla Maior, riprese ancora dalla recensio vaticana.

Il Vaticanus Latinus 5834 si dimostra “autonomo” rispetto alle altre re-censiones anche a proposito dell’episodio che narra l’incontro fra Lorenzo eTotila 99. Questo episodio è arricchito con particolari e personaggi ripresi daiDialogi 100 di Gregorio Magno: la recensio del Vaticanus Latinus 5834 inseri-

97 Un altro particolare “inedito” tramandato dal Vaticanus Latinus 5834 è la descrizione diun lavacrum sacri baptismatis porphyriticis columnis subnixum nella chiesa di San Giovanni(Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 155): questo particolare è presente anche neglialtri due codici segnalati dalla Catallo (Sulla datazione cit., pp. 147-148); allo stato attuale dellericerche non abbiamo elementi per individuare la fonte di Vaticanus Latinus 5834 per questiloci.

98 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 156.99 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 155.100 L’opera del pontefice doveva rappresentare un punto di riferimento per gli agiografi: la

peculiare connotazione agiografica dei Dialogi è ben evidenziata dalla Boesch Gajano nei con-tributi della sezione Esemplarità e storia in Gregorio Magno. Alle origini cit., pp. 101-305. IDialogi furono un vero e proprio best-seller dell’epoca: sulla ricezione e diffusione cfr. M. Ia-danza, Il tema della paternità gregoriana dei Dialogi e la tradizione manoscritta nei secoli VIIe VIII. Note per una riconsiderazione della questione, Benedictina 42, 1995, pp. 315-334. L’in-teresse per questa opera è vivo anche oggi: cfr. R. Godding, Cento anni di ricerche su Grego-rio Magno. A proposito di una bibliografia, in Gregorio Magno e il suo tempo cit., p. 301.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 79

sce i nominativi di due (Rudrich e Bridin) dei tre personaggi 101 che Totila in-viò a Benedetto 102 (Vult, Ruderic, Blidin) per metterne alla prova la santità emette sulla bocca di Lorenzo la profezia fatta da Benedetto sulla durata del regno di Totila 103. Anche per Lorenzo di Siponto – così come per Sabino diCanosa 104 – esistono quindi dei testimoni della tradizione manoscritta che at-tingono autonomamente all’opera del pontefice arricchendo la descrizionedella figura del presule con particolari ricavati “a tavolino” dall’opera grego-riana.

In riferimento alla ricostruzione del dossier agiografico di Lorenzo il Vati-canus Latinus 5834 sembra svolgere un ruolo importante. Per questo motivosoffermiamo brevemente l’attenzione su un passo – l’incipit del codice – checi sembra significativo da un lato, per meglio definire i rapporti tra le recen-siones, in particolare tra Vaticanus Latinus 5834 e Maior, dall’altro per foca-lizzare alcune peculiarità della recensio vaticana.

L’incipit introduce direttamente il vescovo Lorenzo:

«De beato Laurentio Sypontinae civitatis archiepiscopo locuturi sumus quiquasi sidus in coelo, praeclarum luminare effulsit in mundo; ad eius facta etmiracula articulum revocemus, ad laudem domini nostri Iesu Christi» 105.

Il passo sembra ripreso ad litteram dalla Maior 106, opera nella quale, tutta-via, non costituiva l’incipit; nell’esordio della Maior, infatti, l’autore illustrale motivazioni che lo hanno indotto ad intraprendere un’opera così difficile,sulla scorta di due immagini presenti in Mt 5,14-16: civitas supra montem po-

101 I tre personaggi, storicamente vissuti, sono noti a Procopio, De Bello Goth. 3,5; all’Auc-tarium Marcellini, a. 542, e a Cassiodoro, Var. 1,38; 5,23.

102 La Catallo (Sulla datazione cit., p. 150), per una svista, riferisce i due personaggi all’epi-sodio dell’incontro di Sabino con Totila, ma il rimando all’opera gregoriana è pertinente all’in-contro con Benedetto: Dial. 2,14.

103 Dial. 2,15,1: …(Benedictus) dicens «Multa mala facis, multa fecisti. Iam aliquando abiniquitate conpescere. Et quidam Romam ingressurus es, mare transiturus, novem annis re-gnas, decimo morieris».

104 Cfr. Campione, Sabino di Canosa tra storia e leggenda cit., p. 26, nota 15.105 Vita et obitus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 153.106 Vita maior 1,2: AA.SS. Febr. 2, 57: l’unica differenza è rappresentata dal termine ar-

chiepiscopus che sostituisce Pontifex presente nella Maior; è forse una spia della dignità arci-vescovile cui era stata elevata la diocesi di Siponto nell’XI secolo, in una data controversa;sulla questione cfr. P. Corsi, Le diocesi di Capitanata in età bizantina: appunti per una ricerca,in AA.VV., Storia e Arte nella Daunia medioevale, Foggia 1985, pp. 68-69; sulla importanza diquesto elemento ai fini della datazione della Vita Laurentii cfr. Campione, Storia e santità cit.,pp. 201-202.

80 ADA CAMPIONE

sita latere non potest et lucerna accensa non sub modio tegitur 107. Dal con-fronto tra le recensiones sono evidenti quelle che si configureranno come ca-ratteristiche costanti del Vaticanus Latinus 5834: da un lato una forte tendenzaalla essenzialità, alla presentazione concisa dei fatti senza gli orpelli e gli arti-fici – e talvolta la disomogeneità – che caratterizzano spesso il racconto dellaMaior 108; dall’altro un’assenza costante di citazioni bibliche e/o di riferimentie allusioni scritturistiche 109. Questa “assenza” di citazioni e riferimenti biblicirispetto alla Maior 110 – considerato il testo-base da lui seguito – difficilmentecomprensibile in un’operetta agiografica che riprende ad litteram un altro te-sto agiografico, mi induce ad ipotizzare che l’estensore del Vaticanus Latinus5834 non utilizzi direttamente il testo della Maior, ma una fonte comuneall’autore della Maior, da quest’ultimo ampliato e arricchito anche con cita-zioni bibliche, oppure una fonte successiva già contratta e ridotta 111.

Conclusioni

Il confronto tra le recensiones della Vita Laurentii ha evidenziato l’esi-stenza di un dossier agiografico su Lorenzo di Siponto che si configura comemolto più ricco e complesso di quanto, fino a qualche anno fa, potevano farpensare le recensioni Maior e Minor edite da Bolland; ad esse vanno aggiunte,infatti, la recensio del Vaticanus Latinus 5834, che attinge particolari inediti

107 Vita maior 1,1: AA.SS. Febr. 2, 57: c’è un’articolata similitudine tra le lucerne accese ele azioni dei Dottori della chiesa che devono costituire degli exempla. Il locus è presente anchenella Vita minor 1,1: AA.SS. Febr. 2, 60.

108 Un caso significativo in tal senso è rappresentato dall’episodio della consacrazione ro-mana riportato in maniera del tutto diversa: Vita maior 2, 8-9: AA.SS. Febr. 2, 58; Vita et obi-tus in Catallo, Sulla datazione cit., p. 154.

109 Anche Catallo, Sulla datazione cit., p. 148. 110 Un altro esempio evidente è costituito dal locus nel quale, con precisione quasi “chirur-

gica”, l’autore del Vaticanus Latinus seguendo pedissequamente la Maior, sembra “omettere”la citazione di Mt 5,8 per poi riprenderne ad litteram la narratio: Vita et obitus in Catallo, Sulladatazione cit., p. 153: … Sipontina civitas innumero populo habitata, suo antistite, Felice no-mine, est orbata, quod nomen bene sibi congruit; sed huic beato beatior successit Laurentius…;Vita maior 1,3: AA.SS. Febr. 2, 57: Sipontina civitas innumero populo habitata, suo antistite,Felice nomine, est orbata, quod nomen bene sibi congruit, quandoquidem de illis erat, de qui-bus Dominus in Evangelio dicit: Beati pacifici, beati mundo corde, quoniam ipsi Deum vide-bunt; sed huic beato beatior successit Laurentius… (l’espressione sottolineata contiene la cita-zione biblica assente in Vita et obitus).

111 Le mie conclusioni – qui solo rapidamente accennate – sui rapporti tra le recensiones, lefonti del Vaticanus Latinus 5834 e il ruolo di quest’ultima recensio nel dossier su Lorenzo di-vergono da quelle della Catallo, Sulla datazione cit., pp. 149-151.

LORENZO DI SIPONTO: UN VESCOVO DEL VI SECOLO TRA AGIOGRAFIA E STORIA 81

da una fonte non identificabile allo stato attuale, e un altro testo che sembrarappresentare o la fonte comune all’autore della Maior o una fonte già con-tratta rispetto ad essa. Se a queste si aggiunge la segnalazione della Catalloche, sulla base della conoscenza di altri codici (Ottobonianus 870 e Vallicel-lianus H 29) 112, menziona altre due recensiones, si comprenderà ancora di piùla complessità e la varietà del dossier agiografico laurenziano, sul quale credosi debba tornare con una ricerca di più ampio respiro. Nella costituzione diquesto dossier il Vaticanus Latinus 5834 rappresenta una fase per così dire“intermedia”, e non l’approdo finale, giacché è testimone di un altro ramodella tradizione laurenziana, strettamente apparentata alla Maior dall’uso diuna fonte comune, precedente o successiva alla redazione del testo dellaMaior.

Allo stato attuale delle ricerche, una più attenta lettura della Vita minor, larecensio più antica di cui disponiamo, considerata come testo autonomo,confortata anche da alcuni elementi rivenienti dalla recensio del Vaticanus La-tinus 5834, e/o dalla fonte comune all’autore della Maior, può consentire di ri-costruire le coordinate dell’episcopato di Lorenzo. In tale direzione la Vita mi-nor sembra offrire elementi più concreti e credibili: l’imperatore Zenone (474-491) è collegato cronologicamente alla lunga vacanza della diocesi sipontina enon all’episcopato di Lorenzo; questo, invece, viene messo in relazione conl’imperatore Giustiniano, con la seconda fase della guerra greco-gotica, e congli episcopati di Germano di Capua e Sabino di Canosa. Anche a proposito diquesti presuli non abbiamo elementi certi sulle date di inizio e di fine dell’epi-scopato, ma notizie storicamente sicure collocano il loro ministero episcopale apartire dal primo ventennio del VI secolo. Sulla base di questi elementi, di altriemersi e/o confortati dalla recensio del Vaticanus Latinus 5834, e dall’analisi dialcune testimonianze relative all’epoca in questione, ritengo che l’episcopato diLorenzo debba essere posticipato al secondo quarto del VI secolo.

Nonostante si possa ragionevolmente ipotizzare quanto da me esposto, lostorico rimane fortemente perplesso di fronte all’incongruenza di alcuni dati ealla disinvoltura con cui agiografi e/o amanuensi 113 recepiscono alcuni dati

112 Cfr. supra, nota 22.113 Sulle “peculiarità redazionali” del testo agiografico cfr. G. P. Maggioni, Filologia medio-

latina e testi agiografici. Casi di normale eccezionalità, Sanctorum 1, 2004, pp. 25-50: l’autorerichiama l’attenzione sulle anomalie della composizione e della trasmissione dei testi agiogra-fici, anche a motivo dell’“assottigliarsi di quella sottile linea che idealmente dividerebbe ilruolo e il lavoro dell’autore dal ruolo e dal lavoro di un copista” (p. 34), e dell’incapacità, daparte dei copisti medievali “di rendersi conto delle incongruenze e delle contraddizioni presentinel proprio esemplare” (pp. 36-37).

82 ADA CAMPIONE

senza sottoporli a verifica e senza tentare di armonizzarli tra di loro. Si pensi,per esempio, alle tre diverse tradizioni testimoniate dalla Maior e dal Vatica-nus Latinus 5834, per quel che attiene alla Vita Laurentii, e dai codici di areaitaliana, per quel che riguarda l’Apparitio, nelle quali sono accostati perso-naggi vissuti in epoche differenti – l’imperatore Zenone, il pontefice Gelasio eil vescovo sipontino – tramandando, di volta in volta, una cronologia diversa,con riferimento rispettivamente agli anni 490, 536, 506, senza attenzione nean-che al criterio della verosimiglianza. Queste operette non possono essere con-siderate singolarmente come fonte storica, ma ogni recensio è in grado, se op-portunamente compulsata, di offrire una scheggia o alcuni frammenti di veritàstorica che vanno ricercati nella congerie di notizie che i testi agiografici tra-smettono, confrontati tra loro e adeguatamente valutati ai fini della ricostru-zione complessiva di un personaggio o di una vicenda. In tal senso il lavorodello storico dell’agiografia è particolarmente delicato e impegnativo poichédeve ricostruire personaggi, vicende e luoghi di culto sulla base di fonti taloradivergenti, se non addirittura in contrasto tra loro. Per la vicenda di Lorenzo, aldi là della disomogeneità dei testi agiografici e della impossibilità di rico-struirne uno storicamente fondato in tutti i suoi elementi e motivi, ritengo chesi possa far risalire il suo episcopato a partire dal secondo quarto del VI secoloo, a seguire il Vaticanus Latinus 5834, agli anni tra il 537 e il 554.

Mi rendo conto del limite della ricostruzione proposta, che non è in riferi-mento ad una sola recensio, ma riflette momenti, elementi e motivi presenti indiversi filoni della tradizione laurenziana: tutto questo può anche destare per-plessità, ma l’agiografia insegna che non sempre è possibile ricostruire la vi-cenda di un santo in tutti i suoi elementi e motivi storici sulla base di un solotesto, ma che è necessario analizzare, in un’ottica complessiva e unitaria, l’in-tero dossier agiografico relativo al santo in questione. Il testo agiografico èspesso sottoposto ad un processo continuo di rimescolamento di dati, ele-menti, particolari, motivi, che vengono fusi e spesso confusi insieme, dandoorigine a nuovi testi “ibridi”; questi ultimi, anche se smarriscono l’ordito nar-rativo e talvolta la coerenza storica del testo originario, sono spesso testimoniimportanti di fenomeni di evoluzione cultuale che si sono sovrapposti, stratifi-cati 114 e tramandati nel tempo. È la dinamica continua delle opere agiografi-che, testi in fieri, da “aggiornare”, perché specchio dell’identità non solo reli-giosa, ma anche politica, socio-ambientale, liturgico-cultuale e culturale diuna comunità.

114 Cfr. P. Chiesa, Testi agiografici stratificati. Problemi editoriali negli Acta Gallonii enella Passio Peregrini Bolitani, Sanctorum 1, 2004, pp. 13-23.