Aimini, M. (2013). Hanoi 2050, Trilogia di un paesaggio asiatico. INU Edizioni, Roma. Vol. 1, p....

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Matteo Aimini HàNoi 2050 Trilogia di un paesaggio asiatico ^ 1

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Matteo Aimini

HàNoi 2050Trilogia di un paesaggio asiatico

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Prodotto da INU edizioniVia Ravenna 9/B00161 [email protected] CCIAA81 4890/95Iscrizione al Tribunaledi Roma 3563/95

Copyright INU Edizioni srlE’possibile riprodurre testio immagini con espressacitazione della fonte

Finito di stampareOttobre 2013Page Service SncVia Angelo Emo 8700136 Roma

Primo classificato sezione inediti - Premio INUletteratura urbanistica 2012

ISBN 978-88-7603-093-2

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“Avendo sofferto di un destino che non ha equivalenti nella storia europea a partire dalla Peste, il Vietnam ci metteràun secolo prima di riuscire a rimettersi, ammesso che ciò sia possibile.”

Noam Chomsky, Comprendre le pouvoir.

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Il fondamentale contributo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica ha reso possibile la divulgazione di questo manoscritto. Il progetto deve il suo sviluppo alla scuola di dottorato in Architettura del Paesaggio, diretta da Franco Zagari. La scintilla iniziale è stata innescata dal progetto di Scambio Asia Link, diretto da Maurizio Vogliazzo, che dal 2006 mi ha permesso di monitorare costantemente la condizione metropolitana. Indispensabile è stato l’aiuto e il supporto del rettore della Facoltà di Architettura di Hanoi, Mr.Tran Trong Hanh, del Direttore dell’istituto di Urbanistica Vietnamita, Mr. Do Hau .Ringrazio inoltre i professori della facoltà che si sono prestati a numerosi ed intensi scambi critici. Di vitale importanza la collaborazione dei lecturer della HAU nelle persone fisiche di Do Binh Minh e Dinh Van Binh. Si ringrazia Alessandra Chiricosta, per gli spunti e le molteplici suggestioni con-divise. Roberto Tofani per l’indispensabile lavoro all’archivio n°1 di Hanoi e Paolo De Piaggi per il godereccio supporto. I pro-getti alla fine del 1°episodio sono il frutto dell’attività collettiva del POLA Vietnam, composto da Sara Fontana, Matteo Roveda, Edoardo Ticozzi,Ngyuen Dang Giang ed il sottoscritto. Con la collaborazione di Matteo Zorzi,Luca Gobbetti,Filippo Cattaneo,Carlo Alberto Gasparini,Andrea Vergani e Fed-erico Picciolo. Uno speciale contributo va riconosciuto all’artista Lorenzo “Santy” Argenziano ed allo stampatore Daniele Upilio che si sono prestati per illustrare la copertina. Senza il continuo ed indispensa-bile supporto di Sara Fontana nel corso di questi anni e successivamente del piccolo Leo, elemento di disturbo creativo, questo lavoro non sarebbe stato possibile.

Matteo Aimini

HàNoi 2050Trilogia di un paesaggio asiatico

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Prologo

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ErroreQuesta progetto narrativo nasce da un profondo errore.L’errore di voler psicoanalizzare i territori di una Metropoli Tropi-cale, di comprendere a tutti i costi il motivo del magnetismo che essi esercitano. Di svelarne le più recondite perversioni e le più sfrenate ambizioni. Indagando i difficili rapporti tra una madre russa troppo premurosa ed un padre padrone francese eccessivamente autori-tario. Finendo inevitabilmente stritolato in un interminabile flusso di coscienza, disegnato da tradimenti, delusioni, amori promiscui, abbagli, cambi di rotta, conflitti, paradossi e tristi fughe.

RiflessioneI progetti degli ultimi cento anni di Hanoi, sono come un immagine riflessa nelle placide acque di uno stagno asiatico. Pensieri fisici, personalità e ideologie provenienti da molte nazioni vengono qui ricomposti, tradotti e rielaborati nel paesaggio della Metropoli Tropicale. Delineando nuovi e complessi scenari urbani. L’ossessiva e vorticosa indagine di questo scritto è mirata a ricostruire l’enorme quantità di riflessioni in merito all’architettura, le forme urbane ed il paesaggio che si sono avvicendati, sovrapposti e scontrati in un moto di eterno ritorno.

MetodoIl collante di queste molteplici storie sono i differenti piani tempo-rali, ogni epoca si trascina il proprio personale bestiario di uomini, utopie, progetti, stili e teorie. Ognuna di queste categorie è stata scandagliata, vivisezionata e ricomposta con il preciso intento di carpirne l’essenza.Osservandone poi le ricadute in termini reali sul-la città.Un processo affetto da una bulimia nervosa verso ogni forma di costruito abbozzato, disegnato o già realizzato.Quando si ha la possibilità di cogliere una massa urbana nell’attimo della sua genesi, potendo verificare gradualmente la sua crescita, passo a passo, diventa un’ossessione. L’ossessione per i territori esplosivi .

InnestiDurante la narrazione appaiono progetti e discussioni apparente-mente non pertinenti al caso specifico di Hanoi. In realtà sono con-tributi critici indiretti e subliminali che riprendono alcuni rapporti specifici di quotidiano interesse : città-paesaggio, uomo-territorio.

EsitoIl risultato è una roccambolesca wunderkammer sceneggiata in tre atti. Ove la raccolta compulsiva di materiale inerente l’enorme de-siderio di urbanità, si ricompone per mostrare la sua complessa e stratificata vastità.

Domenico Remps, La vetrina delle curiosità, 1675

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1Episodio

°

Metro Miraggio

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Condizione

Doi Moi (cambiamento e novità)Dopo un tremendo periodo di guerre e carestia, nel 1986 , tre anni prima dello sbriciolamento dell’Unione Sovietica, il Vietnam decide di aprirsi all’economia di mercato internazionale. Con dieci anni di ritardo rispetto alla decisione di Deng Xiaoping in Cina, il paese di Ho Chi Minh ha bisogno di ristrutturare pesantemente il suo stato economico e relazionale, abolendo un’ economia di tipo comunista e privilegiando quello che si potrebbe definire un socialismo orien-tato al libero mercato. Un cambiamento epocale, comparabile per impatto all’invasione francese verso la fine dell’ 800.1 Sono riformati tutti i sistemi di gestione e controllo economico. Il regime dei suoli muta e sono sperimentate logiche di proprietà privata e d’ investi-mento immobiliare. Tuttavia, la pianificazione e il controllo del ter-ritorio rimangono saldamente ancorati agli istituti ministeriali che organizzano i piani ventennali per lo sviluppo della nuova metropoli. Hanoi ha fame di sviluppo. Da questo momento la crescita sembra inarrestabile, la città ogni anno registra aumenti superiori al 3%. Da poco più di un milione di abitanti alla fine degli anni ‘80, raggiunge i tre e mezzo nel 20072 per toccare oggi, i sei milioni e trecento mila.

Trauma V“La veneranda capitale Hanoi è di nuovo sotto assedio, nella sua storia millenaria è sopravissuta a molte invasioni straniere incluso i bombardamenti dei B52 americani di vent’anni fa. Oggi affronta un nuovo pericolo: l’invasione del dollaro degli investitori stranieri che hanno l’intenzione di divorare le proprietà della Città”.3

Nei primi anni ‘90 la metropoli appare come congelata, la sua lin-ea del cielo è omogenea e regolare. Gli edifici non superano i dieci piani. Quello che i B52 e la guerra di Indocina contro i francesi non riescono a fare, ci pensa il mercato globale. Una società ibrida Si-no-Singaporense demolisce uno dei luoghi simbolo della resistenza vietnamita contro l’oppressore, la famosa Maison Centrale ( la co-siddetta Hanoi Hilton). La prigione dell’epoca coloniale da cui sono tran-

La Maison Centrale ed il Palazzo della giustizia

Prima

Dopo

sitati nel corso degli anni oppositori, futuri ministri vietnamiti e candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America, viene presa d’assalto. Del suo impianto trapezoidale, organizzato in robusti corpi di fabbrica, non rimane altro che un fronte su strada. Svettano tozze e regolari le Twin Tower di Hanoi. La nuova funzione è pur sempre un albergo (polifunzionale), dove al suo interno avviene di tutto, daimatrimoni ai festival di degustazione. Al posto dei cortili, sopran-nominati dai piloti americani in cattività con i nomi di alcuni famosi alberghi di Las Vegas4, sorgono ora campi da tennis. Non è da escludere la possibilità che qualche americano in visita di piacere o di affari si sia trovato sulla terra battuta dell’ ex “Desert Inn”o del “Riviera”.

Una prigione di lusso

Toponomastica galeotta

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Bonsai City IVL’ultima decade del XX secolo segna il definitivo affermarsi di una situazione molto particolare, che avrà inevitabili ripercussioni sul-la città. Nel periodo compreso tra ottobre ‘92 e dicembre ‘94 ven-gono rilasciati solo 2.741 permessi di costruire, nulla in confronto alle13.000 nuove abitazioni, realizzate da privati cittadini in totale stato di anarchia e abusivismo. Al motto di “fine and let it be”.5

La pubblica amministrazione tollera abbondantemente il nuovo ed ingente fenomeno, per il giro di denaro che produce. Nel 2000 l’abusivismo collettivo raggiunge il suo apice e il 90% delle nuove abitazioni di Hanoi vengono realizzate illegalmente.6

Il fenomeno qui definito Bonsai City o città informale, per l’ovvia ra-gione di una crescita forzata e miniaturizzata, si diffonde rapidamente. Un nuovo insediamento liberal-anarchico si insinua negli spazi la-sciati liberi, assedia i tessuti coloniali e smangia i quartieri sovietici. L’ortofoto della città appare come un’immagine a bassa risoluzione, un insieme dinamico di pixel multicolore.

GenesiIl quartiere delle 36 strade, l’antico centro commerciale cittadino già presente all’arrivo dei francesi, era organizzato in lotti stretti e pro-fondi anche trenta metri, che ospitavano abitazioni mono o bifami-liari, con la bottega su strada. I locali erano scanditi da patii interni dove si concentravano le attività della famiglia. Un tessuto simile ad un borgo medioevale dove le strade erano or-ganizzate per corporazioni di artigiani. Una suddivisione spaziale che a fatica persiste ancora oggi. Alla fine degli anni ‘80 il paesag-gio cittadino del quartiere è interamente preservato, ma in soli 10 anni la politica di sviluppo autonomo degli alloggi stravolge il centro storico. I patii sono trasformati in corpi scala e si assiste ad una estrusione volumetrica anche di 6/7 piani. A volte le larghezze degli affacci su strada non superano i 3.5 m. Ad ogni piano risiedono una o più famiglie. Considerando la struttura allargata della famiglia vi-etnamita, succede che in solo due stanze da 16mq si concentrino 12 persone. La densità del quartiere schizza alle stelle. Si raggiungono i 1900 abitanti per ettaro.7 Un dato impressionante se si pensa che Tokyo ne conta 131, New York 112 e Londra 72.8

Lo spazio del vivere è così ridotto a circa 1.5 mq a persona.

Metro Miraggio

Pimp your Tube !Insediamenti informali

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Sezione approssimativa

Pianta piano terra

Coperture

Fronte su strada

La parcella tubo

Genesi della casa tubodalla casa rurale all’insediamento urbano

Fronte della via Hang Can

Una foto d’epoca del quartiere delle 36stradeIl tessuto ricorda città medioevali europee

0 5m

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HanoiQuartiere delle 36°Strade

MilanoVia Torino

BarcellonaManzanas

HanoiQuartiere delle 36°strade

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Modello TerritorialeSe mettiamo a sistema questo processo con una altissima rendita dei suoli, anche al di fuori del centro storico, si comprende che la tendenza è l’iper suddivisione della parcella edificabile.Minore è l’attacco a terra, minore sarà l’incidenza del costo del ter-reno e maggiori i ricavi in caso di elevata frammentazione. Unite la quasi totale assenza di un regolamento edilizio, che solo qualche anno fa è riuscito a stabilire limiti di altezza, ed avrete la genesi della “casa tubo”. Un ibrido di speculazione e di imitazione delle tipologie del centro storico che si riverbera su tutto il territorio cittadino. Oggi si potrebbe quindi affermare che il centro è ovunque. L’architettura senza architetti di Rudofsky trova così la sua naturale e più espres-siva patria. L’archetipo della casa tubo si radica così profondamente nell’immaginario collettivo che verrà riprodotta in ogni variazione possibile, anche quando non sarà necessario. In aperta campag-na capita di incontrare questi estrusi solitari ed enigmatici. Solidi rettangolari di 4mx16m, ciechi su due lati, immersi nel nulla delle risaie, dove i principi di densità e rendita fondiaria estrapolati dal contesto del centro non sono più facilmente applicabili. Assistiamo così alla nascita di un inusitato modello di ripetizione territoriale. L’influenza del tardo post-modern ne disegna gli stili e i colori. Tim-pani gialli, ordini di colonne doriche ai balconi e capitelli finto d’oro. Ognuno è libero di esprimersi ed esprimere l’opulenza della propria dimora.

EsperimentiNel corso degli anni sono stati tentati da parte delle facoltà di Ar-chitettura di Toronto e Marsiglia vari interventi di ripristino delle ti-pologie originarie, con ottimi risultati; sono state inoltre avanzate nuove proposte per risolvere il problema della densità, pur assecon-dando la peculiare tipologia della “casa tubo”. Uno di questi esperimenti è stato condotto dal laboratorio della scienza di Tokio in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria di Hanoi9 che tra il 2002 ed il 2003 hanno realizzato congiuntamente un prototipo in scala 1:1 , il cui esito finale è degno di nota. Ironia della sorte vuole che data la rapidità di mutamento della città il modello della casa tubo ormai sia una specie in via di estinzione. Questo sistema, pur contrassegnato da una devianza iniziale e da una logica replicativa aprogrammatica, aveva contribuito indissolubilmente a creare un modello di città e paesaggio unico nel suo genere. Ineluttabilmente, la seconda fase del capitalismo socialista ha spazzato via l’ultimo baluardo di identità locale favorendo oggi altri modelli, meno spon-tanei e più globali.

Il modello si ripete di con-tinuo imitando la tipolo-gia madre come nel caso di questo albergo che un giorno potrebbe tranquilla-mente trasformarsi in con-domio.

Ogni colore rappre-senta una famiglia. L’unita è dimensionata per ospitare 6 famiglie composte da 4 a 6 uni-tà, per un totale di 30 persone per unità. (1000 persone per Ha). Copertura Terrazzi Piano 3° Piano 2° Piano 1° Piano Terra

Schema della ventilazio-ne naturale.

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A sinistra una abitazione tipo mentre a destra com-pare Il modello realizzato in scala 1:1 presso la facoltà di ingegneria civile di Hanoi

Lotta EpicaBonsai City Vs Condos

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PianeggiandoIl primo piano del socialismo di mercato si apre con uno sforzo paz-zesco, tra il 1992 ed il 1999: 86 città e 358 piccoli villaggi devono ret-tificare i loro piani di sviluppo in funzione del nuovo disegno per la città di Hanoi. I rimanenti 179 insediamenti rurali sono obbligati a consegnare le loro varianti entro il 1999.10

Una scala mai vista. Ad essere coinvolto non è più solo il singolo edificato sfuso di Hanoi, ma l’intera regione, chiamata ad adeguarsi alle nuove esigenze.

“Il progetto del piano della città definisce l’orientamento dello svi-luppo urbano e le infrastrutture da realizzare. Con l’intenzione di creare adeguate condizioni per le residenze tenendo presente lo sviluppo armonico tra l’espansione urbana, la produzione agricola e delle altre attività economiche presenti, nel rispetto delle persi-stenze storiche. La tutela del paesaggio a scopo preventivo contro possibili calamità naturali o possibili incidenti di tipo tecnologico”.11

Obbiettivo IL’intenzione è di riformulare l’immagine e le economie dell’insediamento post- sovietico. Il disegno del 1992 è assoluta-mente il diretto discendente del piano di S.I.Sokolov e del disegno dell’ultimo periodo francese di L.Pineau. Ricompare addirittura una promenade verde sui bordi di West Lake, chiaramente ispirata alla celebre proposta di E.Hebrard del 1922 . Il risultato è uno strano ibrido colonial-sovietico con l’aggiunta di unnuovo elemento/ingrediente che segna definitivamente l’ingresso in una nuova era: il CBD12 ovvero il distretto degli affari commer-ciali. E’qui che sarà consentito introdurre la tipologia fino ad ora mancante nella città, il grattacielo. Gli hi-rise commerciali saranno disposti solo sul lato destro di West Lake, mentre il centro storico, identificato nel perimetro delle 36 strade, sarà preservato. Nuove attività commerciali saranno insediate rispettivamente a nord e a sud del medesimo. In un accorato appello del 1992 il primo ministro vietnamita Vo Van Kiet lancia un monito che oggi risuona come una sinistra profezia:

“Abbiamo un disperato bisogno di una legislazione per l’azzonamento per proteggere la nostra identità nel linguaggio architettonico. Le zoning laws ci aiuteranno a prevenire quel guazzabuglio di orrendi edifici ed inoltre regolerebbero i tipi di costruzioni che in futuro sa-ranno realizzate. Con il fine di proteggere la nostra cultura e più in generale la nostra identità nazionale in termini di linguaggio ar-chitettonico”.13

Quanto meno singolare è la cieca fiducia riposta in uno strumento quale lo zoning, che appare, per contro, realmente impotente (quan-do non connivente) nei confronti della liberalizzazione e nelle nuove regole di mercato. Nonostante un iniziale effetto calmierante, le ri-percussioni sul tessuto storico della città saranno infatti devastanti.

Centro storicoCittà consolidata

Terreni statali a concessione annualeSviluppo entro il 2000

Terreni per lo sviluppo residenzialeNuove centralità

Sviluppo IndustrialeAree verdi

Regime delle acqueVillaggi rurali

Aree di inondazione

Il primo piano post Sovietico

Vo Van Kiet

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Difficile se non impossibile distinguere gli strati del centro storico: tutto è fuso insieme in unica colata. La corruzione, la densità e l’estrema domanda di abitazioni sono più efficaci di qualsiasi regola celata sotto un retino colorato.

Obbiettivo IISe da un lato la città ed il suo paesaggio hanno bisogno di una nuova immagine, dall’altro il piano affronta il più pesante dei problemi, ov-vero l’esigenza di nuove abitazioni. I tristi prefabbricati sovietici da 4/5 piani, non sono più certamente sufficienti a soddisfare la costante domanda di alloggi. In soli trent’anni la popolazione resi-dente nelle aree urbanizzate è praticamente triplicata.14

I flussi migratori verso la città sono in costante aumento ed il piano in tutta risposta prevede una nuova redistribuzione della densità. I funzionari prevedono da 2,13 a 4,70 milioni di metri quadri di nuove residenze.15

Immaginate ora il nuovo aeroporto di Pechino realizzato da Foster+Partnes moltiplicato dalle 2 alle 4 volte e avrete la superficie prevista per i nuovi alloggi. L’arduo compito di innalzare lo spazio vitale da meno di 3mq a persona16 a circa 5,5 mq, genera nei ter-rain vague ai margini delle periferie a stretto contatto con i territori agricoli,un esercito di torri di 30 e 40 piani allineate come soldatini perennemente sull’attenti.

ProspettivaIl cambio di prospettiva necessita di una revisione del concetto di proprietà. Fino al 1993 la terra appartiene al popolo vietnamita e quindi al governo centrale.17 Solo cinque anni più tardi il concetto muta in una formula binaria. Concessione di uso del suolo con o senza oneri.

Densità....densità....densità....

Quartieri multifunzionaliConfine di sviluppo delle aree

Confini della città di HanoiAree di sviluppo a basso reddito

Aree commercialiOspedali/cliniche

Compensazioni per i villaggi ruraliVIllaggi esistenti

Strutture pubblicheAree per investimenti stranieri

Centri di ricercaTerreni industriali in prova

Aree di rispetto per l’industriaAree inondabili

Terre libereAree verdi

Aree militariInfrastrutture

StradeIntersezioni

StazioniAutostrade

CirconvallazionePorti

Aree riservate a futuri sviluppo

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Inutile dire che per poter costruire edifici residenziali o commerciali bisogna pagare una somma pari al costo di uso del suolo. Anche se non esplicitamente dichiarato, questo meccanismo è considerato a tutti gli effetti una vendita da parte dello stato al privato, che ha il diritto di usufruire in maniera permanete del suolo “affittato”.18

Il piano prevede tre macro aree di sviluppo: una centrale, nel tessuto consolidato, volta allo sviluppo di nuove infrastrutture e trasporti, operazione difficile e molto costosa per via del tessuto denso e ir-regolare; aree a bassa densità, dislocate nei villaggi rurali; terreni agricoli vergini, dove avvengono i principali mutamenti.Aree quindi, poste ai margini estremi della metropoli che saranno le assolute protagoniste di violente quanto immaginifiche espansioni. Il campo di battaglia si crea dove l’equazione “ $uolo + Territori Li-quidi = Massimizzazione dei profitti”. Ovviamente delle grandi so-cietà a capitale misto straniero e parastatale (almeno in principio). Euforia Nel 1998 viene presentata una seconda variante del piano19, che ricorda per disegno il concorso del piano di Mosca - città verde - del 1929. Le infrastrutture sono ben marcate, e compare dall’altro lato del Fiume Rosso una nuova città speculare alla prima, che connette il distretto industriale di Gia Lam con l’aeroporto di Noi Bai.Un’ immensa nuova lottizzazione, si articola tra le acque del Fiume Rosso e ingloba in un disegno fatto di boulevard e grandi spazi verdi, i piccoli villaggi agricoli. Ponti e nuovi distretti commerciali sorge-ranno in quella che sarà la grande Hanoi del futuro.La città ed i suoi territori potrebbero aver raggiunto un loro equi-librio, almeno sulla carta ma proprio nelle aree in forte espansione si avverte, stridente, un eccessivo manto di cromie che costruisce il piano della città futura che sembra quasi un richiamo ai tessuti co-lorati tipici delle minoranze etniche del nord. UltraZoning si abbatte imprevisto e violento. I territori lambiti mutano in enormi chiazze di possibilistica anarchia progettuale, debitamente alimentata dalle ottimistiche previsioni di sviluppo urbano, che fissano per il 2010 il traguardo variabile di 12/18 milioni di mq2 tra recuperi e nuove ab-itazioni20. L’equivalente di circa 3 edifici di pari dimensione del pen-tagono a Washington DC (sinteticamente l’edificio con la più grande superficie al mondo....)21.

Aree di sviluppo già approvate nel piano del 1998

Il modello di studio del 1941

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Neo Liberal CityLa città neo liberale è un prodotto della nostra società contempora-nea. Un fenomeno che avviene nei paesi con un forte sviluppo eco-nomico endogeno, dove investitori privati, multinazionali, banche di paesi stranieri, progettisti di fama internazionale corrono e concor-rono ad un’ iniezione di botox urbano senza precedenti.Nell’ America post-fordista si assiste al fenomeno opposto: città come Detroit si contraggono, lasciando spazio a nuove strategie di landscape architecture nei territori oramai abbandonati.22 Nella Europa attanagliata dallo stallo urbano, le città ed i territori an-nessi, combattono una guerra di posizione tra piccoli e medi in-terventi di recupero contro un feroce nemico chiamato sprawl. L’Asia e il sud Est Asiatico, trainati dall’immenso sogno cinese, vi-vono una nuova forma di rinascimento. Se la Cina con le sue enormi megalopoli ha tracciato una via di sviluppo senza precedenti, atti-rando stuoli di curiosi da ogni parte del mondo, il Vietnam,ad una scala più ridotta, non è da meno. Un caso interessante è la città di Hanoi, che in pochissimi anni raddoppia il suo territorio. Sfruttando la necessità di mettersi al pari con il resto del mondo, si genera un consumo del suolo da decine di migliaia di ettari. Neo Liberal City è la bulimia dello sviluppo.Dove tutto deve contribuire alla nuova genesi, in un meccanismo integrato tra realtà produttiva, nuovo lusso residenziale, commerci finanziari edimensione ambientale. Quest’ultima è una condizione necessaria per non ripetere gli errori fatti in passato dai vicini cinesi. Il primo risultato sono città parallele, della stessa dimensione dell’originale, se non maggiore, collocata sull’altra sponda del Fiume Rosso. Una sorta di compromesso dialettico, un’ evoluzione del bipolarismo del Gran Maresciallo Hubert Lyautey. Dove il motore di divisione non è più costituito dalla nazionalità di origine, ma piut-tosto dai desideri indotti, generati dai futuri stili di vita e dall’ acqui-sizione di nuovi status sociali.

ProdottoLa neo-liberal city è un prodotto socio economico diffuso, non posso-no esistere nuovi insediamenti senza massicci investimenti produt-tivi o tecnologici, possibilmente stranieri. Il territorio è una rete po-rosa di opportunità seriali. La sua dimensione non è più confinabile in una circonvallazione di strade, i suoi raggi dal centro sono per sempre dilatati. La disponibilità di suolo e la totale assenza di rilievi geografici, la rendono un appetibile meta di insediamento. Piovono

Metro Miraggio32 33

in pochi anni nella regione della capitale, almeno tredici parchi in-dustriali23, per una superficie complessiva pari a 7 volte Central Park a Manhattan.Tecnologia, produzione industriale pesante, artigianato locale, beni alimentari: la localizzazione è variabile e si configurano in or-dine sparso e inesorabile, cingendo a poco a poco i territori agri-coli e l’insediamento urbano. La principale fonte di produzione, l’agricoltura, viene temporaneamente accantonata, nonostante costituisca l’armatura primaria degli insediamenti dell’antica città-regione. L’equilibrio tracciato da Pierre Gourou, nel libro “La civiltà del vegetale” è definitivamente compromesso.

Forme DistopicheLa Neoliberal city, per definizione, nasce per essere appetibile ed internazionale. L’immagine che genera non può che essere il frutto di un molteplice ratto delle Sabine.Il suo programma è per eccellenza il più grande collage di situazioni progettuali sviluppate nel corso degli anni. Una stratigrafia densa e disomogenea, che alcuni definirebbero come postmoderna.24

Probabilmente il termine più adeguato è un duttile NeoModerno Globale che cela (e malamente) una forte deriva distopica.Data la notevole fiducia nel progresso economico e finanziario, unico vero mezzo per mutare i territori, si assiste sopratutto nei paesi in via di sviluppo, all’applicazione di tutti quei modelli che hanno reso grandiosi altri paesi già consolidati. La deriva che essi prendono è un continuo processo di rilettura di fenomeni progettuali, talvolta di natura utopica, che con il passare del tempo si svuotano o peggio ancora si trasformano in macchine di utopia negativa. La città come Hub era ben visibile nel progetto della Città Mondiale di E.Hebrard, padre dello sviluppo urbano di Hanoi.Oggi i concetti di iperconnettività e iperattraversabilità sono alla base della città generica mordi e fuggi, costruita per accontentare il cittadino del mondo. Il CBD (central building district), il mitico dis-tretto degli affari, veramente innovativo a metà degli anni ‘20 nel progetto della città da 3 milioni di abitanti di Le Corbusier, è oggi nella mentalità comune il luogo dei grattacieli di acciaio e vetro. Senza, il paesaggio urbano non è niente. Senza di loro non sei in una metropoli. I grandi parchi tematici: un parco senza un tema che si rispetti non è veramente un parco. Bisogna essere intrattenuti anche nel tempo libero e con stupore, come nel grande parco delle colonie a Parigi nel 1931.

Non mancano neanche le villette a schiera, piccole crocerossine color pastello, chiuse in arricciati cul-de-sac, si fronteggiano a cen-tinaia, tutte uguali e speculari. Appena costruite sembrano già vec-chie, figlie illegittime di L.Hilberseimer e della metropoli agricola anni ‘40.Forme di urbanità lineare e produttività diffusa, come i disurba-nisti di M.Ginzburg insegnano, si trasformano oggi in inconsapevoli forme di megasprawl lungo i principali assi viari che portano lontano dalla città. Contaminando e stravolgendo il territorio. Fantastici pro-getti sperimentali anni ‘60 di nuove densità, metabolismo affamato, si configurano all’orizzonte per ridefinire le prospettive di vita delle megalopoli future, generando solo pochi anni dopo e a loro insaputa, alienanti condensatori di vite umane, persone ammassate in ano-nime torri verticali, che rendono quasi pudichi gli scenari del “con-dominio” di J.G. Ballard. Mescolate il tutto con un immancabile transfer di Gruen25 e la ricetta della Neo liberal city è pronta. Questo oramai è lo standard minimo della nostra epoca.A discapito di tutto (forse), la cosa veramente caratterizzante e l’unica risorsa non importabile è il paesaggio in cui le neo liberal city sono inserite. Ed è proprio il paesaggio con il suo peculiare di-segno e le sue particolarità a rendere non generico il carattere di una metropoli. Il ruolo fondamentale che esso gioca apparentemente ai margini, nei bordi e nei cosidetti terreni liquidi, è l’essenza nascosta della città stessa.

Central Park x 7

Metro Miraggio34 35

Nuovo MondoEsempio di una lottizzazione tipo nell’area di Ha Dong

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Apertura

La Stagione InternazionaleInvestimenti giapponesi, thailandesi, coreani e singaporensi, cadono sul paesaggio della città, sotto forma di zone a sviluppo economico speciale. Campi da golf, città gemelle e nuovi quartieri di lusso se-gnano l’inizio di un inarrestabile sviluppo. Il progetto più ambizioso è proposto nel 1997 dalla Daewoo International che in seguito compone una società a capitale misto vietnamita-coreano.Solo per gli studi progettuali la suddetta società investe circa un miliardo di dollari27. L’obbiettivo è il disegno e la gestione di 8.000ha per l’insediamento entro il 2040 di un milione di abitanti. Sono invitati a partecipare per la prima volta dopo le equipe sovietiche, alcuni grandi studi interna-zionali di architettura ed ingegneria. Non si bada più alla nazionalità o al luogo di origine. Il Vietnam è in piena mutazione e in continua rigenerazione, il valore della memoria storica si diluisce e si rela-tivizza: la guerra è davvero lontana (anche gli Stati Uniti d’America grazie all ex presidente Bill Cinton hanno revocato definitivamente l’embargo nel 1994). La Bechtel, una grande società di ingegneria americana, prepara lo studio di fattibilità dell’area ed il governo viet-namita invita tre studi di chiara fama internazionale per lo sviluppo delle aree.OMA si occuperà del disegno del distretto di Dong Anh28, SOM29 (Skidmore,Owings & Merrill) dell’area dei laghi di Van Tri e la Nikken Sekkei del sito di Tu Liem, sul lato sinistro di WestLake.30.Nonostante la rigorosa suddivisione delle aree OMA e SOM si tro-vano a progettare più o meno nello stesso sito.

AreaIl luogo è meraviglioso. Contenuto dagli argini del fiume è un pae- saggio dolce, dove piccoli villaggi rurali ancora ben riconoscibili, si alternano lasciando spazio a luccicanti risaie e specchi d’acqua ove si pratica l’idrocultura. Decine di scuri e miti buoi d’acqua pa-scolano indisturbati. Il tutto è avvolto da una leggera foschia. Sem-bra di essere molto lontani dal caos della metropoli, soprattutto si ha l’impressione di transitare temporaneamente in una altra epoca.

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OMA Ovunque è percepibile la qualità di questa città verde, strisce di edi-ficato e spazi liberi si alternano, garantendo così un processo di mu-tua prossimità tra il contesto urbano e quello ambientale. Queste strisce verdi composte da giardini, parchi, agricoltura, sport all’aria aperta e paesaggio informale, offrono un’ esperienza di evidente contrasto nella vita della città realizzata nelle strisce costruite.31

Il progetto di OMA gioca con il territorio e i possibili scenari che vi si possono innestare, sfruttando al massimo la conformazione am-bientale. Non una sola città parallela, ma un insieme di realtà dif-ferenti. La città verde, acquatica, ben connessa e agganciata ai pree-sistenti villaggi. Una sorta di amalgamatore territoriale che usa le condizioni ambientali del luogo per creare nuovi e possibili scenari.

L’area di Dong Ha al di là del Fiume Rosso

Il cuore dell’intervento è il CBD (Central Bussiness District), ben definito dalla forma vagamente ameboide, che si affaccia sul grande lago ritagliato dal Fiume Rosso, al cui all’interno navigano quattro isole, differenti per forma e funzione. Resort Island, un luogo di sva-go e ospitalità per i cittadini e i turisti. Business Island, pronta ad ospitare luoghi commerciali, centri conferenze, esposizioni e tutte le attività di interfaccia pubblica. Research Island, condensatore per lo sviluppo e la ricerca dove risiede una sorta di incubatore per le nuove idee. Infine la Sport Island, che ospita la parte più attiva del corridoio culturale, dove possono avere luogo i grandi eventi:

“Questa isola sarebbe perfetta per i festeggiamenti del 1000° an-niversario della città nel 2010 e per i giochi olimpici del 2020”.32

Una vista dell’isola degli affari

Le quattro grandi isole artificiali inserite nella neo laguna del fiume Rosso

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Il corridoio culturale è l’infrastruttura ponte che lega la città madre con il nuovo insediamento parallelo.

“Questo masterplan fornisce dei concetti alla città di Hanoi pronta per affrontare il suo imminente compito di urbanizzazione. Con la proposta di fondere il verde, l’acqua e l’urbanità, la città raggiungerà un ambiente con una forte identità propria, attraente per vivere e lavorare, diventando un HUB per gli investimenti del sud est asia-tico.” 33

L’Impianto generalepresentato da Oma

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1.Research Island2.Bussiness Island3.Sport Island4.Resort Island5.Nuova Espansione6.Villaggi Satellite7.Villaggi Esistenti8.Corridoi Culturale9.Recupero dell’argine10.Attività Culturali11.West Lake12.Centro Storico

SOMLe prospettiva aerea che SOM presenta ricorda vagamente un mix tra una Chicago miniaturizzata e una riproduzione di little Venice a Las Vegas. Grandi specchi d’acqua ed un sistema di canali suddivi-dono e articolano la nuova città. La densità è modulata dalle fun-zioni. In una prima fascia a ridosso del fiume, si condensa il CBD e i possibili edifici di rappresentanza. Alle sue spalle invece le residen-ze, sul modello della villetta a schiera seriale, che cingono i centri abitati già consolidati di colore più chiaro.Immersi nel verde e circondati dalle infrastrutture, le attività produt-tive e di ricerca della nuova città. Il piano ha una articolazione funzi-onale molto semplice, quattro zone differenti per tipologia e contenu-to. SOM si concentra molto sul disegno degli spazi pubblici, mercati dei fiori, passeggiate in riva al fiume, piste ciclabili sui canali, da cui si intravedono i piccoli insediamenti locali e i centri congressi dalle rosse bandiere sventolanti. L’immagine che riescono a produrre è molto rasserenante, quasi un pillola per anestetizzare il drammatico cambiamento che da li a poco avrebbe definitivamente preso piede, traghettando il tutto verso un tranquillo stato di urbanità…

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1.CBD2.Funzioni di accoglienza3.Edifici Governativi4.Quartieri a media densità5.Residenze bassa densità6.Villaggi Esistenti7.Settore produttivo

Vista a volo d’uccelo de progettto elaborato da Som

Chicago Downtown

Metro Miraggio42 43

“Il nuovo piano per Hanoi propone una città moderna costruita attra-verso la collaborazione del governo, degli affari e dell’industria. La sua struttura permette di diventare con il tempo una città di livello internazionale senza perdere la sua continuità storica e la sua pe-culiare identità urbana. Allo stesso tempo, il Master Plan si sforza di alleviare la pressione dello sviluppo sulla città esistente.”34

La zona amministrativa

Un esempio di mercato dei fiori

Un incontro improbabileI due progetti permettono, oltre che fornire il ritratto di un periodo storico preciso, di portare avanti alcune riflessioni sul concetto delle nuove urbanità. Quello che risulta è un improbabile duello tra un pugile peso massimo della metà degli anni ‘50 (SOM) ed un atleta di capoeira (OMA) . I due progetti presentano delle evidenti similarità per via del programma richiesto, ma le direzioni del disegno e della distribuzione funzionale sono profondamente diverse. I primi agiscono secondo una ferrea logica di zoning, suddividendo e riorganizzando il paesaggio secondo uno schema chiaro e ben de-lineato, usando l’elemento dell’acqua come anestetico urbano per la nuova Chicago in miniatura. Mentre i secondi plasmano il territorio a seconda degli scenari che propongono, bilanciando l’inevitabile ar-tificiosità e assecondando nuove possibilità ecologiche. Il paesaggio diventa parte integrante ed inscindibile del disegno.

“Se ci sarà un “new urbanism” non sarà più basato sulle fan-tasie gemelle di ordine e di onnipotenza, sarà la messa in scena dell’incertezza e non si dimostrerà più interessato con la dispo-sizione di oggetti più o meno permanenti, ma piuttosto interessato all’irrigazione dei territori con potenzialità. [...] Per sopravvivere, l’urbanistica dovrà immaginare qualcosa di nuovo [...]”.35

Il passaggio è breve, Hanoi viene promossa da territorio passivo e poroso, a sterile tavolo operatorio per sperimentare nuove capacità di ibridazione territoriale.

Crisi La crisi economica che colpisce i paesi del sud Asiatico nel 1997 as-sesta un duro colpo alla brillante prospettiva rinascimental / speri-mentale. Il costo del progetto è stimato in una cifra pazzesca: 40 miliardi di dollari36. Una studio della banca mondiale stabilisce che il 60% dei costi dello sviluppo è a carico degli investitori privati36. La Daewoo è alla ricerca di una strategia di uscita e nel luglio 1999 il progetto è trasferito nelle mani della cooperazione internazio-nale coreana. L’ investimento e la durata del progetto sono dra-sticamente ridimensionati. La società di ingegneria americana Bechtel e la Daewoo interna-tional rielaborano un altro piano, che risulta essere la fusione dei due precedenti progetti di OMA e SOM. Una noiosa sintesi che gen-era uno strano ibrido.

Metro Miraggio44 45

Il tutto appare come una città giardino anni ’30, dove trova posto una Chicago in miniatura spalleggiata da un isola-cuneo a forma di goc-cia. Nonostante tutto, il piano viene approvato e definitivamente in-serito nel futuro sviluppo urbano della città.

“La certezza del fallimento deve essere il nostro gas esilarante / ossigeno; la modernizzazione è la nostra droga più potente. Dal mo-mento che non siamo responsabili, dobbiamo diventare irresponsa-bili [...]”.38

La sintesi proposta per il Piano delll’area di Dong Anh

SUOLO PUBBLICO

RESIDENZE

PARCHI E VERDE

FIUMI E LAGHI

VILLAGGI

CENTRO PER GLI AFFARI

INDUSTRIE E MAGAZZINI

AREE DI PARTICOLARE VALORE

STRADE

Pastiche Anche la Francia, nel suo piccolo, contribuisce al risveglio della tigre asiatica, sperando di poter riallacciare i rapporti con il Vietnam. Il governo Chirac stanzia 20 milioni di dollari per il restauro di uno dei simboli coloniali più amati ed odiati allo stesso tempo: il grande Tea-tro Municipale. Praticamente in stato di abbandono, con gli evidenti segni delle furenti battaglie per la liberazione. Il restauro viene con-dotto da specialisti stranieri e mano d’opera locale. Al suo interno, sui grandi specchi laterali subito dopo l’ingresso, sono ancora visibili le scalfitture e i fori di proiettili dalle precedenti guerre di Indocina. I lavori vengono ultimati nel novembre del 1997 in occasione del Fo-rum dei paesi di lingua francofona tenutosi ad Hanoi.39

So Exotic !

In secondo piano Il centro per gli affari gallegianti

Il teatro dell’opera di Hanoi appare in primo piano rispetto al fronte cieco dell’Hilton nasco-sto dalle palme

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A lato sorge il nuovo Hotel Hilton, realizzato verso la fine degli anni ’90 al posto della vecchia pompa di benzina, dagli architetti Eric de Chambure e Philippe Pascal. Nel 1992 provano, in un disperato ten-tativo di dimostrare come una torre di nuova costruzione possa con-vivere a lato di un monumento del passato, senza per forza sminuir-lo.40 Il risultato è ben lontano dalle loro aspirazioni, nasce quindi un mini crescent neoclassico, la cui parete cieca prospiciente la piazza è ornata da un timpano dentellato che nasconde le mansarde in stile parigino. Una spessa architrave poggia su due finte colonne doriche, che nel mezzo portano il marchio Hilton, retro-illuminato da una luce blu durante la notte. Questo episodio architettonico, potenzialmente irrilevante, produce invece uno scenario apocalittico. Il neo classico francese contempo-raneo, molte volte confuso con l’architettura rinascimentale italiana, sarà una fonte di ispirazione costante per i costruttori esteri e viet-namiti. Rielaborato in mille maniere possibili, finirà con il diventare esso stesso uno stile, in grado di plasmarsi a seconda delle occa-sioni che il mercato presenta.

Un esempio di vertical pastiche : il Ba Dinh Phonix Hotel

SaldiNel giugno del 1998 più di duemila famiglie vengono rimosse dalle 398 ville coloniali confiscate ai francesi nel 1954.41 Le proprietà sono messe in vendita sul libero mercato e le persone riallocate. La stes-sa sorte tocca a parte degli alloggi popolari costruiti dai sovietici a partire dagli anni 50, in aree allora considerate periferiche, oggi praticamente centrali.Recentemente, insieme alla politica del fondo di investimento so-ciale, è stata presa una nuova direzione per l’aggiornamento e il rinnovo dei quartieri abitativi. Le riqualificazioni saranno svolte da-gli operatori privati e dagli investimenti del capitale immobiliare.42 L’intera superficie dei quartieri popolari copre un’ area di circa un milione di metri quadrati: si deduce facilmente l’interesse che essi suscitano, sia per l’evidente stato di degrado in cui versano, sia per la possibilità speculative che offrono. Considerando l’urgenza di ri-modellare le densità, il loro destino è segnato. Come nel caso del più grande KTT (quartiere popolare) di Hanoi, di circa 27.5 ha, situato nella zona Than Xuan Bac che per essere una città satellite operaia nella metà degli anni 60, si dimostrò subito un fiasco per la scadente qualità delle costruzioni. Oggi gli edifici si presentano come tronchi d’albero invasi da simbionti e in un domani non troppo prossimo sa-ranno sostituiti da quartieri di torri iper dense.43

Il quartiere popolare di Than Xuan Bac prima e dopo la futura trasfor-mazione

A lato la mappa dei quartieri sovietici nella città consolidata

Nuove densità nuove scale...

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Fenomeno

Mezzi di trasporto alternativi

Impatto 04 novembre 2005 ore 11.00 amVentisei anni fa, mentre andavo a scuola, ogni mattina vedevo il poster di un uomo inginocchiato, con le braccia alzate verso il cielo, la testa buttata all’indietro, le ginocchia immerse in un soffice strato erboso e la giungla alle spalle. Quel manifesto è stato il mio primo personale contatto con il Vietnam. Ha ossessionato i miei sogni. Era un’ immagine tremenda…In questo momento mi trovo su una taxi che mi conduce dall’aeroporto Noi Bai alla periferia di Hanoi. C’è una insana confusione, non esistono i semafori mentre alla mia destra ci supera un tizio, alla guida di un motorino a quattro tempi, che come passeggero ha un paio di maiali squartati. La giungla è lontana, la guerra è un sogno remoto. Non si capisce nulla, le strade pullulano di schegge impazzite, fa un caldo tremendo e tutto è immerso in un’ enorme nuvola di polvere giallognola. Cantieri ovunque, voragini, torri, strane casette, baracche e tendoni di plastica in un ondulante agitarsi di cappelli di paglia. Il rumore assordante dei clacson e le teste ciondolanti dei due piccoli dalmata di plastica rotanti attaccati al cruscotto del taxi, mi mandano in trance.

Espansione Frenetica Ci vuole del tempo per metabolizzare esperienze così intense e l’impressione dominante è che il tempo sia un fattore estremamente relativo: pare che nulla possa rimanere fermo. Tutto è avvolto da un dinamismo eccezionale in un paese dove il prodotto interno lordo è in crescita del 6.8% annuo44, mentre quello della città del 9.6%45. Nel 2007 con l’entrata nel WTO, gli investimenti stranieri sul ter-ritorio subiscono incrementi vertiginosi. Nel 2010 si contano più di 350 progetti di sviluppo urbano solo nella città di Hanoi , per un to-tale di un miliardo di dollari.46 Nonostante una pesante svalutazione monetaria, la percezione dominante indica che la modernizzazione procede a tappe forzate. Il quinto periodo capitalistico è appena in-cominciato (2010-2015).

Metro Miraggio50 51

SpaccatoPer un occidentale in visita di piacere, tutto ciò è invisibile. Hanoi rappresenta solo un punto di passaggio verso altre mete e tutta la vita a portata di turista si concentra in 1km2 di affascinante inferno. Grappoli di visitatori in sandali e canottiere, visibilmente spaesati si aggirano ciondolando per il quartiere centrale delle 36 strade, in cerca della nostalgia coloniale e dei segni della guerra. Inebetiti dai clacson dei motorini e resi paonazzi in volto dal calore, sono con-tinuamente tampinati dalle venditrici ambulanti, immutabili

Contenitore per la zuppa

30x25x25 cm

Verdure fresche

Stoviglie e bacchette

Lavapiatti istantaneoCiotola tipo

Bilanciere

Una illustrazione tratta dal libro: Les marchands am-blants et les cris de la rue à Hanoi

icone della città, da sempre presenti e rese dolcemente immortali dai disegni degli studenti dell’école des Beaux Arts de l’Indochine nel 1929.47 Tra loro vi sono i Walking Restaurant48, dispositivi infor-mali di spazio pubblico. Donne che con i loro bilancieri e cesti, con-tenenti pentoloni di zuppa e sgabellini, trasformano i marciapiedi in ristoranti temporanei. Venditrici di frutta e ortaggi vari, riconoscibili dal loro cappello di paglia a punta e dalla mascherina di stoffa sul volto sgambettando tutto il giorno su e giù per le strade della città.

PedinamentoImmaginando di seguirle a fine giornata, rigorosamente in sella ad un motorino nel traffico di Hanoi, con ogni probabilità rincaseremmo con loro in diversi punti al margine della città.

Se tracciassimo un percorso, sarebbe sicuramente una mappa di-somogenea, che mostrerebbe le più differenti condizioni di vita nei villaggi rurali, nei quartieri informali, sovietici o contemporanei che siano. Ci troveremmo quindi a percorrere delle strade che dal centro por-tano verso i limiti urbani, attraversando un edificato mutoide, che ci disorebbe sia per la contorta vastità che per la totale esasperazione della sua discontinuità.

Schema del movimen-to dei clienti rispetto al ristorante ambu-lante

Generatore di spazio pubblico informale : Walking Restaurant

Metro Miraggio52 53

Ristoranti ItinerantiInconscie guide di urbanità

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DeduzioneData la totale diversità, si potrebbe quindi cercare di delineare un principio di discontinuità, per certi aspetti assolutamente visibile e meno intuibile per altri. Un teorema nascosto, dedotto empirica-mente, che lega in maniera inscindibile le tre variabili qui di seguito elencate :

A. Carattere temporal-cronologico. Il motorino è una macchina del tempo mono-utente, in grado di condurci in un’ora circa, da un tes-suto medioeval-corporativo del centro, attraverso un remoto periodo coloniale, per essere repentinamente sopraffatti dalla bonsai city in-terrotta dai vibranti aggetti abusivi dei quartieri sovietici. Sprofon-dando, ancora una volta, nella città informale per riemerge dras-ticamente in fronte ad una torre di trenta piani, che apre la vista a molte sue gemelle. Sparuti parafulmini in fase proliferativa, che segnalano il fragile confine tra l’urbanità ed un paesaggio agricolo fine anni ‘40. Una specie di time-line cinematografica alterata, una specie di sceneggiatura ricca di colpi di scena, rapida nelle svolte e nei mutamenti.

B. L’estrema varietà degli scenari spaziali presenti allo stesso tempo e nello stesso luogo. Una scenografia istantanea, un programma ur-bano basato sulla spontanea diversità del contesto. “Una coesistenza in uno spazio impossibile (improbabile) di un largo numero di mondi frammentati 49 ”, secondo la definizione suggerita da D.Harvey a pro-posito del concetto di eterotopia. Paragonabili a micro-mondi, questi frammenti vivono di vita propria, ciascuno con le proprie regole, in un cacofonico disordine linguistico.

C. Particolari livelli di densità. Hanoi è riconosciuta come una delle città più affollate del pianeta.50 Nel 2008 la densità nei distretti urba-ni era di circa 272 persone per ettaro fino ad un massimo di 404 nel centro storico. Considerando che città come Hong Kong ne contano 370, Parigi 86 e Londra 62, si può facilmente percepire la portata del fenomeno. La regista dello sviluppo urbano è la densità, che arti-cola un enorme picco nel centro e tutt’intorno macchie di leopardo, sparse a seconda dei frammenti che si incontrano.Intuibile anche ad occhio nudo, la scarsità di spazi pubblici dove la percentuale di parchi urbani si stima ammonti a circa lo 0.3% di tutta la superficie urbana. Nel centro il rapporto tra parchi e abitantiè di 1.5mq, mentre nei distretti periferici si riduce a 0.05mq.51

Un evidente paradosso se si considera che edifici ad alto potenziale contenitivo permetterebbero di liberare più suolo per possibili spazi di decompressione, rispetto alla difficile e compatta situazione del centro.

Fragili ConfiniLa massima espressione di questo principio di discontinuità si verifi-ca nei bordi della città, dove risiede la vera natura di Hanoi. Lo scon-tro fra Tradizione Vs Moderno, Urbanità Vs Agricoltura e Superficie orizzontale Vs Volume estruso. Se posizionassimo la superficie edi-ficata di Hanoi nell’ Ocean Chart di L.Carroll, la città ci apparirebbe come una grande isola, il cui fronte occidentale, sottoposto a chissà quale agente atmosferico, è molto frastagliato e complesso. Quasi un disegno frattale. In verità questa linea di costa è in costante espan-sione, una scogliera non compatta che aggredisce i territori agricoli secondo azioni di smangiamento, inserzione, accerchiamento ed erosione.52

Terrain inoccupéLa superficie emersa del pianeta è di circa 149 milioni di kmq di cui 128 aree rurali, 3.5 aree urbanizzate (ovvero solo il 2.4 % della superficie terrestre) in cui si concentrano circa 3 miliardi di abitanti53, quasi la metà degli abitanti del pianeta.Le città sono quindi degli ipercondensatori che con la minore quantità di superficie ospitano il maggior numero di persone, in una spietata equazione inversamente proporzionale. Possiamo quindi definire le città come minoranze etniche territoriali. Le minoranze da sempre sono oggetto di un accanimento investigativo, per la loro stravagan-za, per la forza con si mantengono, per la capacità che hanno disopravvivere e reinventarsi. Su di loro si sperimentano gli effetti dell’ antropizzazione e si cerca di preservare i loro meravigliosi pro-dotti etnici. Gli antropologi che le studiano, ne tracciano i lineamenti e i loro comportamenti, così come gli architetti e urbanisti si dedi-cano a registrare quei fenomeni parziali e apparentemente privi di significato che i territori (urbani) in costante mutazione presentano. La nostra epoca segna definitivamente l’inversione di tendenza tra urbano e rurale54: nel 2050, probabilmente, le popolazioni residenti nelle aree metropolitane supereranno di gran lunga quelle presenti nei territori rurali, ma non è chiaro il modo in questa transizione possa accadere. Nonostante l’estrema cura nell’analizzare la “mi-noranza città”, non sappiamo se coltivare ottimismo per il futuro ur-bano o gestire segretamente lo sconforto, in particolare modo per gli scenari che si prospettano nelle metropoli tropicali. Viviamo pur-troppo un momento in cui l’urbanità è scissa dalla propria identità, che demanda solo ed escusivamente all’economia il disegno ed il proprio sviluppo.

Hanoi come un’ isola dalle frastagliate sco-gliere

Metro Miraggio56 57

Terrain VagueIgnasi de Solà-Morales ben manifesta il suo interesse per la forma dell’assenza nei paesaggi della metropoli contemporanea europea e nord americana, nell’espressione Terrain Vague.La condizione che esprime è la contrazione, lo stallo, l’abbandono e il riuso.Le architetture come malati terminali situate al margine o nel centro dove solo investimenti mirati e contenuti le possono salvare. Una risorsa limitata che non prevede l’errore, generalmente ben coperte da una rete di infrastrutture, hanno un aspetto solido ma malconcio, grigio, colorato solo dai graffiti dello zoning. Inevita-bili espressioni di una nefasta congiuntura economica.

Terrain LiquideNella metropoli tropicale dove il progresso è famelico, i territori sono in forte espansione, assaliti da un movimento frenetico, gene-ralmente liberi o saturati sono comunque aperti a nuovi utilizzi, crisalidi situate al margine, in centro o nella regione, ricevono in-vestimenti privati o pubblici a profusione. Sembrano estendersi in maniera illimitata e le loro infrastrutture sono in divenire. Uno stato liquido, malleabile alle esigenze, prevalentemente di tinta verde e in grado di evitare, con rara abilità, ogni tentativo di azzonamento.La condizione di terreno liquido si verifica quando lo stato agricolo cambia per diventare incerto, non più capace di esprimere le suele sue potenzialità in attesa della mutazione finale.

Dati di fatto . Micro villaggi Tra il 1994 e il 1999, la popolazione nei comuni rurali appartenenti alla città-provincia di Hanoi è cresciuto del 65% (da 400.000 a oltre 625.000 persone) 55. L’apertura del mercato capitalistico, il definitivo smantellamento delle cooperative agricole di tipo socialista, la con-seguente ridistribuzione delle superfici agricole a soggetti privati, ha dato il via al processo di urbanizzazione informale dei villaggi rurali.Aumentando di fatto la popolazione residente, singole famiglie o in-teri villaggi hanno iniziato a sviluppare un’ agricoltura di tipo inten-sivo, curando l’artigianato locale e scegliendo anche l’occupazione industriale 56. Il definitivo consolidamento di questa situazione avviene nel 2006, quando lo stato decide che la sorte dei terreni agricoli spetta alle migliaia di municipalità e alle numerose province. Decreta così l’inizio del boom del mercato immobiliare in tutte le aree periurbane della città, ponendo definitivamente fine al paesaggio agricolo puro.

Tessuto consolidato

Fascia di prima espansione

Liquidità dei bordi

Acquacolture inglobate nel tessuto urbano

Coesistenza forzata tra nuovi modelli di insediamento al margine della città.Quartieri neoclassici Vs città informale

Metro Miraggio58 59

Frammenti di Bonsai City si affacciano sui territori liquidi al confine estremo della città.Dove è possibile intravedere la reale natura dell’in-sediamento urbano.

Pezzi incastrati in attesa della definitiva mutazio-ne.Case tubo e nuovi condomini si fronteggiano in brandellI di risaia.

Accanto al fiume To Lich l’edificato si espande come una macchia d’olio , divorando le enormi distese di bananeti.

Metro Miraggio60 61

Il campo di battaglia della nuova urbanità.Frontie-ra del tritacarne urbano.Un microcosmo di torri ed edifici ad alta densità.

Sperone di abitazioni illegali pronte per essere inglo-bate dalle future espansioni al margine

Si apre così una nuova era di territori liquidi.

“L’unica distinzione esistente tra urbano e rurale è gradualmente sfumata in uno scenario di spazi porosi o di irregolare sviluppo geo-grafico sotto il comando egenomone del capitale e dello stato”.57

MetroRuraleLa combinazione tra il principio di discontinuità, la condizione dei fragili confini e lo stato d’essere dei Terrain Liquide, creano la miscela per definire ciò che avviene al bordo della città e nel sis-tema regione. E’ l’inizio della condizione territoriale definibile come MetroRurale. Una campagna che in futuro sarà densamente urban-izzata, ma talmente definita che sarà impossibile non riconoscerla come tale. Un possibile sistema ibrido, un nuovo tipo di paesaggio che mescola artificiale e naturale, in una probabile dicotomia dai risvolti non scontati. MetroRurale è un concetto ambiguo poichè den-tro di sé trascina due anime distinte in perpetuo conflitto. Metropoli ruralizzata o metropolizzazione del rurale?

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Evoluzione schematica del fenomeno di accerchiamento dei villaggi rurali

MetroRuraleExploit verticali

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MetroRuraleExploit verticali

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MetroRuraleExploit verticali

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Linea del Fronte “Non ha senso piazzare edifici in mezzo alle risaie, nessuno mai si presenterà!”58

Tuonava alla fine degli anni ‘90 un architetto australiano coinvolto nella progettazione dei primi grattacieli di Hanoi. Oggi il problema non si pone più. La prima manifestazione della potente condizione metrorurale avviene in una prima fascia di circa 3km, al bordo del-la città, dove si verifica una bizzarra convivenza di situazioni che si ricompongono in un collage sfrenato. Il numero di progetti già ap-provati, in fase di realizzazione o terminati, è sbalorditivo.

“Un significativo numero di progetti, 744 in totale, sono in corso [...]. La maggior parte delle proposte di sviluppo interessano l’area a ovest della città, tra la terza e la futura quarta circonvallazione. Al-cune invece si collocano nella vecchia provincia di Ha Tay.Le varie proposte includono un ampio spettro di sviluppo alle variescale e una consistente varietà funzionale. Il 50% dei proget-ti presentati pare sia inferiore ai 50ha. Molti hanno già ricevuto l’autorizzazione preliminare [...].”59

La modifica permanente del paesaggio agricolo è schiacciante ed è proprio qui che MetroRurale afferma il suo campo di battaglia. Dove simultaneamente avvengono fenomeni di auto costruzione, re-alizzazione di edifici simbolo, costruzioni di isolati ex-novo e nuovi quartieri satellite. Schegge a scala variabile che sottopongono ad un duro sforzo la superficie su cui atterrano.60

Mr.Bradford PerkinsFondatore dello strudio

Perkins Eastman

Residenza

Servizi, poli universitari, strutture pubblice ecc.

Settori per la ricerca e lo sviluppo

Sviluppo di industria alimentare

Poli industriali medio-pesanti

Riserva natural

Aree dedicate a progetti di turismo

Mappa dei progetti dei 744 progetti fino ad ora appro-vati nel territorio di Hanoi

Massa UrbanaTralasciando il fenomeno Bonsai City, sempre di minor impatto e molto ostacolato dalle autorità competenti, le famiglie di interventiin questa zona si riducono a tre entità: edifici/megastrutture, isolato e quartiere/città.

Edificio Megastruttura“Hanoi Land Marker Tower sarà considerata una struttura simbolica che mostrerà la capacità coreana di costruire grattacieli”.61

I Coreani rinnovano il loro primato sulla città. Nel 1996 l’Hotel Daewoo era la torre più alta di Hanoi, oggi il nuovo edificio simbolo è defini-tivamente pronto: frutto di un investimento da un miliardo di dollari da parte della società coreana Keangman che con i suoi 336 metri di altezza, si afferma come il più alto grattacielo del Vietnam. E’ situato in un lotto trapezoidale di quattro ettari e mezzo, i cui lati su strada misurano circa duecentoventi metri: due torri di quarantasette piani

Pianta e assonometria del Keangman Building

Metro Miraggio70 71

ciascuna ad uso residenziale ed una terza più alta di settanta piani, adibita ad uffici e hotel. Un basamento con funzioni miste e com-merciali unisce i tre corpi. Introverso rispetto ai principale assi viari, vi è un ameno parco, posto ai piedi delle torri e dotato di spazio pubblico duro, con un piccolo laghetto ed una serie di chioschi, imm-erso in una rigogliosa vegetazione tropicale. La superficie totale dei piani è di circa mezzo milione di metri quadrati, è il quinto edificio più grande al mondo. Al di là delle cifre, questo progetto non è sem-plicemente un insieme di torri, ma rappresenta l’offerta di un nuovo prototipo di vita, una specie di micromondo. Chi vive nella torre res-idenziale può attraversare il centro commerciale alla base per poi prendere l’ascensore e recarsi comodamente al lavoro nella torre degli uffici. A pranzo, se vuole, potrebbe giocare con i propri figli nel parco sottostante. Godendosi poi un tramonto mozzafiato nella prua dell’edificio, comodamente seduto sul divano, contemplando da un lato la mite campagna e la disordinata urbanità dall’altro.Alta densità nuovi modelli di vita.

“Il Giardino è differente dagli altri mall nel sud est asiatico, la sua eleganza si può vedere solo a Parigi o negli Stati Uniti d’America. Sarà la maggior rivoluzione nell’industria del real estate vietnamita. Un concetto che ridefinirà l’arte di fare shopping. Per la prima volta i vietnamiti possono godersi un nuovo stile di vita ” 62 .

Il grande giardino ai piedi del complesso

Appartamenti tipo

Piano Tipo

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...una coesistenza in uno spazio impossibile (improbabile) di un largo numero di possibili mondi frammentati....

Keangman Building2011

The Manor2009

isolatoIl Giardino è un centro commerciale di undicimila metri quadrati, inserito nel piano di sviluppo del nuovo quartiere il Maniero. Un in-vestimento ibrido di società americane, australiane, coreane, fil-ippine e tedesche. Il risultato è un lotto di duecento per ottocento metri, sedici ettari circa, articolato in quattro torri da trenta piani e due da venticinque. Dodici corpi a corte da dieci piani ciascuno, al cui interno si celano giardini e spazi pubblici o unità di villette super lusso. Il tutto miscelato in uno stile ibrido dal vago gusto europeo. Tetti mansardati in lamiera e bow windows. L’ideale per i climi tropi-cali. L’ubiquità di questo complesso è notevole. Camminando al suo interno Hanoi scompare. Una macchina del tempo, un’ enclave nos-talgica che a due anni dal suo completamento risulta essere alta-mente sottoutilizzata.

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1.Torri residenziali2.Corte con spazio pubblico3.Centro Commerciale4.Villette Stile Coloniale5.Spazio Pubblico Collettivo

Impianto del complesso The Manor

Piano tipo delle torri residenziali

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Quartiere/città“A Splendora potrai incontrare il modello del centro economico di New York, la moda e la cultura di Parigi e il turismo ed il diverti-mento di Dubai o Sydney.... simboli di vita globale”.63

Piano Urbano di Splendora

Residenza e servizi ad alta densita

Residenza a densità media

Residenza a bassa densità

Aree per servizi publici

Aree di futura espansione

Settore produttivo Hi Tech

Servizi pubblici di svago

Parchi e corridoi verdi

Attrezzature sportive

Villaggio rurale esistente

Splendora è un enorme quartiere di 264 ha, quasi una città. Frutto di una joint-venture vietnamita e coreana, Vinaconex + Posco. Il pro-getto è diviso in sei fasi.La prima parte del progetto dovrebbe essere conclusa nel 2012, mettendo sul mercato 1000 unità abitative tra nuove ville e appar-tamenti, oltre ad uffici, centri commerciali e infrastrutture pubbli-che. Il progetto è marchiato come “amico dell’ambiente” dove “ l’aria fresca e spazi da sogno ricreati grazie a laghi artificiali, giardini di fiori e aree verdi consentiranno ai residenti di avere una vita mera-vigliosa”.64

In verità Splendora è una enorme lottizzazione, dove solo il 4%65

dell’intera area sarà verde, previsto solo per la terza fase. Il resto è organizzato per settori e compartimenti stagni, dove saranno lo-calizzati gli insediamenti a bassa densità sul modello delle villette a schiera di tipo internazionale. Parcelle per la media densità sa-ranno poste in prossimità del centro. Il cardine sarà il distretto ad alta densità, condensatore seriale di torri la cui immagine sarà riv-erberata nello specchio d’acqua del grande parco urbano, stretto nella morsa delle attività produttive e di commercio. Le prospettive del nuovo quartiere evocano scenari da movimento moderno, una specie di ibernazione urbana evidente nel confronto con il disegno di Kunio Maekawa per lo sviluppo di Shanghai nel 1940.

Metro Miraggio76 77

Prospettiva del ridente insediamento di Splendora

Hanoi 2011

Kunio MaekawaProgetto di sviluppo urbano

Shanghai 1940

Linea del fronte II

78 79

80 81

82 83

Nguyen The Thao sindaco di Hanoi

Moltipl icazione

Deja vù ILa città è in fermento. Dal piano del 1997 sono passati dieci anni e la municipalità è preoccupata per l’andamento dei progetti. L’idea di sviluppare le sponde del fiume e i distretti di Gia Lam, Dong Ha e Tu Liem , dove Som e Oma si erano concentrati, sembra essere definitivamente fallita. Inaspettatamente la municipalità di Hanoi chiede al primo ministro di autorizzare un nuovo piano visionario per lo sviluppo delle sponde del Fiume Rosso, dal ponte che conduce all’aeroporto a nord fino al villaggio delle terrecotte di Bat Trang. Il costo del piano sarà interamente sostenuto dai fondi privati coreani e dai finanziamenti per lo sviluppo. Nguyen The Thao e O See Hon, sindaci di Hanoi e Seoul, siglano un accordo ufficiale per l’assistenza tecnica e lo sviluppo della seconda fase del contestato progetto da sette miliardi di dollari.66

“Il progetto prevedendo la realizzazione di più di cento grattacieli...distruggerà il feng-shui di Thang Long. Il fiume Rosso è l’altare dei nostri antenati.”67

1.L’area di Dong Anh,

esattamente lo stesso sito attribuito a Oma e Som per il

concorso del 1997

Fogli di bambùseccano sull’argine del Fiume Rosso

Metro Miraggio84 85

Il disegno si articola in quattro aree per un totale di 2.462 ha. Un’ estensione incredibile che tocca anche il centro storico al mar-gine di West Lake, ricalcando la vecchia fascia già proposta nel piano del ’97, e sviluppa la maggior parte della sua potenza di fuoco sulle sponde al di là del fiume. Il cuore del progetto ricade esattamente nella stessa area in cui Oma aveva lavorato dieci anni prima, Dong Ha. Anche il programma per gli 870ha coinvolti è molto simile, anche se decisamente più compatto: una zona A, internazionale di produzione Hi-Tech e ap-partamenti di lusso e una zona B che raccoglie aree di esposizioni internazionali, equipaggiamenti sportivi, turistici e di divertimento, con l’immancabile area residenziale68. L’immagine che il Piano pro-duce potrebbe, ad un primo sguardo, suscitare lo stesso effetto del Plan Voisin su Parigi a metà degli anni ‘20. In realtà, se paragonato a molte altre estensioni che avvengono nell’ambito MetroRurale di Hanoi o in molte altre città asiatiche, questo masterplan non pro-duce un grande stupore, se non nelle consumate e stereotipate opinioni di rigetto, dissenso o di equivoca fascinazione da parte dei commentatori occidentali.

1

2.La densa striscia sul doppio

argine che separa West Lake dal Fiume Rosso

2

3

62

Dallo schema del progetto è facilmente intuibile l’enorme processo di mutazione

A

B

C

86 87

Prima voltaIn verità questo progetto, apparentemente mostruoso per l’ingente massa che mette in gioco, ha dei risvolti interessanti. Primo, è un progetto di asiatici per asiatici, una versione di urba-nità totalmente made in Asia, che esprime un’ incredibile volontà di progresso ed una capacità di mobilitare capitali altrettanto sor-prendenti. Secondo, l’attrazione e la repulsione verso questo tipo di modello sta nel fatto che vediamo in esso delle repliche, condensate e semplificate, delle nostre metropoli. Impianti che lavorano per fasce lineari in cui si concentrano edifici a bassa/media/alta den-sità, organizzate in lotti regolari dettati dalle maglie viarie. Più che nuove città sono isole costruite. Terzo, un disegno seppur visionario è il germe di una riflessione tutta asiatica sul significato di produrre nuovi sistemi paesaggistici e urbani, in cui l’architettura è un mezzo simbolico, riconoscibile e particolare per identificare nuove polarità. Quarto, i programmi funzionali ambiziosi, i distretti tecnologici, i parchi tematici, i sistemi infrastrutturali ecc., sono il kit perfetto per la nuova metropoli: tecnologia, divertimento e densità. Quinto, la questione del disegno del paesaggio si divide in due situa-zioni: la prima, meno interessante, caratterizzata dall’uso del verde per creare sistemi monumentali e poco funzionali; la seconda, de-cisamente più affascinante, riguarda la capacità di modellare sis-temi ambientali complessi e molto ampi con un’ evidente abilità nell’isolare e sottolineare l’identità paesaggistica del luogo. Per la prima volta dopo il periodo francese, si considera il fiume come una sola entità ambientale, cercando di riplasmare gli argini, incremen-tando la biodiversità sulle sponde e nelle isole presenti, innestando sistemi di depurazione delle acque attraverso l’uso di specie vegetali e stabilendo un gradiente di colonizzazione delle sponde in base al costruito già presente. L’uso di un sistema di funzioni leggere per-metterebbe così di restituire una parte importante della città ora completamente nascosta. Dietro alla terribile macchina urbana si nasconde forse una sensibile anima ambientale?

3.L’area a sud della città

intressa i villaggi rurali che lavorano la terra cotta.

CoincidenzeLa presentazione del piano alla comunità coincide con un altro evento significativo: la pubblicazione del rapporto sullo sviluppo dell’abitato di Hanoi (Haidep), in collaborazione con l’ente per la cooperazione internazionale giapponese allo sviluppo (JICA)69.Le parole chiave del dossier sono acqua, verde, cultura ed infrastrutture. La città ed il suo paesaggio hanno la necessità di rafforzare la pro-pria identità naturale, consolidando le aree già costruite, aumen-tandone le qualità ambientali senza tralasciarne lo sviluppo. Svilup-po che può essere stimolato creando zone urbane di trasformazione controllata, per rivitalizzare i quartieri depressi. Il dossier parla esplicitamente del bisogno di infrastrutture finalizzate a creare una nuova immagine ecologica della città.

Nuova visioneIl 3 agosto del 2008 è un giorno cruciale. Nella terribile calura es-tiva, in una stanza resa gelida dall’aria condizionata, si trovano allo stesso tavolo tre consulenti internazionali, incaricati da un consiglio di esperti, per presentare i loro progetti sul futuro della città di Ha-noi. Arata Isozaki (JP)+Oma (NL), presentano un visione multipo-lare e sostenibile dei nuovi insediamenti urbani. Perkins Eastman (US) +Posco E&c (KO)+Jica (KO) basano il loro lavoro su un impianto di corridoi verdi lungo lo sviluppo urbano, garantendo alla futura metropoli oltre il 60% di spazi verdi non costruiti. RTKL (US), pre-senta invece un modello di cinque città satelliti, ognuna delle quali con un programma funzionale differente.70

Il 24 settembre, il primo ministro Nguyen Tan Dung, in accordo con il Ministro delle Costruzioni e il People Committee di Hanoi, comunica che la scelta è caduta sul progetto del consorzio ibrido Americano Coreano (PPJ). Nel dicembre del 2008 viene siglato il contratto.71 Si apre così una nuova era.

Il primo ministro viet-namita

Vietnam News, Mercoledì 24 settembre 2008

Il Piano Haidep

Metro Miraggio88 89

DilatazioneNel 1991 i confini delle province sono stati ridotti e ridisegnati: il territorio di Hanoi non superava i 900 Km2 contro i precedenti 3000 kmq del periodo sovietico. Una contrazione dovuta all’introduzione di nuove regole per il mercato dei suoli, probabilmente effettuata per esercitare un maggiore controllo sullo sviluppo dei distretti ru-rali periferici, a cui il governo centrale aveva cambiato lo status quo, da rurale in urbano72. Con la nuova visione del 2008 i confini ammi-nistrativi della città ritornano a espandersi vertiginosamente, inclu-dendo la provincia di Ha Tay e alcuni distretti e comuni di Vin Phuc e Hoa Binh, raggiungendo così i 3300 kmq e di fatto triplicando la misura iniziale. Dato ,paragonabile alla superficie totale della ignara regione italiana della Valle d’Aosta.

Regione IperLiberaleDopo la città NeoLiberale, che solo dieci anni prima muoveva timi-damente i primi passi nel processo economico mondiale, il disegno strategico diventa più aggressivo, estendendosi ad una scala non più prettamente urbana ma territoriale, quasi di paesaggio, per dimen-sione, modificazioni ambientali e gestione delle risorse territoriali.Espandendosi, Hanoi, coinvolge 6.5 milioni di abitanti di cui quasi 4 sono classificati come popolazioni rurali.73

MetroRurale non si limita più a bordi dell’urbanizzato ma diventa così un fattore determinante ad ampia scala. La città è satura, non può che offrire il territorio che la ospita per garantirsi sopravvivenza e prosperità, costretta a consumare suolo per poter generare svilup-po. La regione è la chiave per attirare nuovi investimenti, per ricol-locare abitanti ed accrescere gli standard del vivere. Approfittando della loro apparente verginità, i terreni resi oramai liquidi, sono pronti per una nuovo stato ibrido e diffuso, un pò rurale, un pò acquatico, un pò grattacielo, un pò selvaggio, un pò control-lato, un pò artigianale, un pò agricolo, un pò chic e un pò moder-no. La febbre urbana è una malattia contagiosa. Mortale non per l’inevitabile capacità di espandersi/propagarsi ma piuttosto per i modelli/bacilli che deposita sul suolo. Il perfetto farmaco placebo è il disegno del paesaggio o meglio di landscape urbanism. Eco-città, la cui corrispettiva figura retorica è l’ossimoro.

Edifici PubbliciCentri cittadiniLottizzazioni residenzialiAbitazioni sociali / Edifici altà densitàVIllaggiConservazione tessuto esistenteServizi per l’educazioneOspedaliAree di pregio storicoSettori industrialiTurismoPorte UrbaneParchi pubbliciCimiteriStrade ad alta percorrenzaViabilità esistenteFerrovia - trasporti metropolitaniConfini

Il piano per Hanoi 2030/50

La superficie della Valle D’Aosta è di circa

3.263 kmq

Metro Miraggio90 91

Ibridazioni

Filosofia“La prima capitale sostenibile. Ambizioso? Si. Dovreste capire che questo non è un mero progetto di ingegneria ma una filosofia poli- tica e nazionale[...].L’idea di sostenibilità non è un concetto estraneo al Vietnam. Il motto nazionale è Libertà, Indipendenza e Felicità. Il Vietnam ha combattuto duramente, per mantenere questi valori, in varie guerre nel corso della storia contro la Cina, la Francia e più re-centemente contro gli Stati Uniti d’America [...].Quello che abbiamo proposto è l’espansione della volontà di Hanoi, di un’ idea di sosteni-bilità che racchiuda i 4 principi fondamentali di economia, ambiente, spazio sociale e culturale”.74

Il futuro della città è un argomento che sta molto a cuore alla po-polazione locale. Lo dimostrano le migliaia di persone che visitano la mostra che introduce il nuovo piano di sviluppo per il 2030.75

Nella sala domina un grande modello relativo alla futura urbaniz-zazione, a lato ed intorno sono organizzati una serie di pannelli e-spositivi che illustrano i vari concetti del progetto. Uno in particolare esercita un certo magnetismo ambiguo. Il manifesto del piano titola in alto a destra Filosofia e nel mezzo compare, tra due note urbanità, il motto tanto caro ad Ho Chi Minh: Indipendenza, Libertà e Felicità. Dargli un interpretazione è quasi un lavoro da semiologo.

Lo stridente salto di scala: da Ho Chi Minh che spiega-va con l’ausilio di un piccolo modello il futuro sviluppo della città alla fine degli anni cinquanta, al gigante-sco plastico presentato in occasione della mostra per il piano di sviluppo 2030/50

Sotto la banda rossa compare Mexico City, in una prospettiva infinita, cielo reso terso dall’inquinamento e urbanità a perdita d’occhio. La parola scritta subito dopo a caratteri più piccoli rispetto alle altre due è Indipendenza. Indipendenza come presa di posizione da un modello di sviluppo caotico e fuori controllo? Indipendenza nel realiz-zare una nuova megalopoli? Indipendenza da influenze straniere?Libertà, nel mezzo, è la parola più grande a mettere in relazione au-tomatica le due immagini. Il significato può essere: Libertà di scelta tra due modelli? Liberi da Mexico City e New York? Libertà di es-sere felicemente metropolitani? Libertà di esprimersi attraverso la metropoli? Libertà di scegliere le metropoli a cui assomigliare?La terza ed ultima parola è Felicità: di dimensione intermedia ris-petto alle altre due, si associa esplicitamente all’immagine di New York. La Felicità è a New York? Un modello come New York crea una città felice? Il verde tra i grattacieli produce felicità? L’ambiente e i grattacieli come nuovo manifesto? Quello stile di vita è la nuova felicità? Procedendo nell’analisi, si nota che le due immagini sono evidente-mente rappresentate ad una scala diversa. Mexico City è stata scelta per la sua dimensione? Per la bassa densità? Un modello da imi-tare o scartare? Se avesse avuto un’ inquadratura come quella di New York non sarebbe risultata migliore? Central Park e i grattacieli sono la via? O meglio, il confronto tra le masse arboree e i grattacieli qui rappresentato può essere un principio da seguire? Una cosa è certa: nell’immagine di MC il verde non appare praticamente mai, se non raramente, sbucando timidamente dagli isolati, mentre a NY il vegetale è in primo piano. Davanti ad una opzione saremmo portati inconsapevolmente a scegliere per la madre dell’urbanità moderna.Constatando che la parola più importante nel manifesto è Libertà, seguita dalla Felicità e per ultima Indipendenza, la probabile in-terpretazione potrebbe essere : libertà di scelta, assecondando proposte che renderanno felici i suoi abitanti, prendendo le distanze e rendendosi indipendenti dai modelli sbagliati che qualcuno pro-pone. Da questo ambiguo immaginario nasce la futura città tropicale del 21°secolo.

ProgrammaI sedici punti contenuti nell’introduzione del documento di piano del consorzio PPJ riassumono bene le intenzioni e le ambizioni di questo progetto. Appaiono evidenti determinati aspetti come la conserva-

Il manifesto del piano

Metro Miraggio92 93

zione ed il mantenimento ambientale, lo sviluppo e la modellazione di una nuova densità, il disegno delle infrastrutture primarie e se-condarie76. Praticamente tutto quello che era possibile prevedere è stato incluso.

“Il nostro piano è stato costruito attorno al concetto di sostenibilità, stiamo cercando di spingere Hanoi nel riconoscere la meravigliosa e unica opportunità che ha di portare a termine qualcosa che i cinesi non sono riusciti a fare...”77

Strategia ambientaleRispetto al piano del 1998 e al rapporto Haidep del 2007, l’espansione del territorio di Hanoi si sbilancia verso l’interno, estendendo-si fino ai rilievi montuosi al confine con la provincia di Hoa Binh. La regione è irrorata da una fitta rete di fiumi, canali e riserve idriche. Sono presenti nell’area più di mille villaggi rurali, dediti all’artigianato e alla cultura del riso in una delle zone più fertili del-la regione. Il piano stabilisce che il 70% della superficie dell’area metropolitana sia destinato ad aree verdi o ad interventi mirati allla conservazione delle specificità inerenti lo spazio collettivo.

Foreste

Terre agricole altamente produttive

Area di inondazione del fiume Duy

Area di inondazione del fiume Tich

Villaggi produttori di artigianato locale

Principali assi viari

Sviluppo Urbano

Il piano del 1998

Struttura ecologica del progetto

Le aree dei fiumi Day e Tich , stagionalmente soggette a frequenti inondazioni, saranno il cardine del corridoio ecologico.78 Una grande fascia che attraversa da nord a sud l’interna regione, bloccando da un lato lo sviluppo della città e garantendo al suo interno uno sviluppo mirato e contenuto dei villaggi rurali, favorendone il man-tenimento in termini di produzione e tradizioni locali. Il corridoio ecologico, diretta evoluzione della greenbelt, è un’ enorme cerni-era tra il centro abitato consolidato e l’insediamento diffuso che si svilupperà secondo le indicazioni di piano. Il regime delle acque è un aspetto fondamentale nell’assetto territoriale della regione, dato che i territori si trovano sotto il livello del Fiume Rosso. Lo dimostrano i vari piani per le infrastrutture di contenimento delle inondazioni e il consolidamento dei bacini idrici di decompres-sione, i cosidetti reservoir. L’acqua però non ha solo un aspetto prettamente tecnico, il Fiume Rosso e le sponde della città di Ha-noi sono uno dei temi fondamentali per i futuri scenari di sviluppo.

Fasi di sviluppo

2020

Foreste

Aree di esondazione

Terre agricole

2030

2040

2050

Day

Tich

Metro Miraggio94 95

Edifici PubbliciOspedaliTurismo e ReligioneVillaggi urbanizzatiNuove espansioniCittà esistentiNuove aree residenzialiCentri cittàCentri antichiAree per strutture educativeAree militariParchi e attività pubblicheSport e divertimentoCintura verdeAree soggette a vincoliAgricolturaZone acquticheIndustria Hi-TechTurismoForestePorte di ingresso

72

Hanoi 2050Masterplan dettagliatodella città consolidata e dell’area metropolitanafutura

AutostradeStrade nazionaliStrade principali all’interno della cittàCincovallazioniPontiMetropolitanaInterscambio a più livelliNodi di interscambioFerrovia ad Alta VelocitàFerrovia nazionaleAeroportiNodo marittimo / grandi HubNodo Container Nodo intermodale civileStazione degli autobusNodo per traffico pesante su gommaParcheggiConfini regionaliConfini della città

96 97

Così nel progetto di piano è parzialmente integrato il precedente pi-ano coreano per le sponde del Fiume Rosso : le aree di sviluppo urbano sono in parte cancellate, ma vengono implementati gli as-petti ecologici e turistici delle sponde. Nella città consolidata invece, si cerca di gestire e preservare i meravigliosi specchi d’acqua che caratterizzano l’abitato, messo sotto assedio dall’inquinamento ed in via d’ estinzione per via del continuo consumo del suolo.

InfrastruttureData la disastrosa situazione in cui versa lo stato dei trasporti pub-blici della città, il piano affronta di petto la questione, ribadendo la necessità, già proposta nel documento Haidep 2007, di una serie di linee metropolitane leggere e sotterranee che collegano vari punti del centro e delle future urbanità della regione. Giappone, Cina e Francia sono i principali promotori di queste faraoniche infrastrut-ture79. La rete su gomma è incrementata ed innerva l’intero terri-torio, le uniche novità introdotte sono il concetto di parkways e di boulevard scenico. Altre infrastrutture previste sono la rete fognaria, la ristrutturazione del sistema elettrico, lo smaltimento dei rifiuti e i cimiteri.

(Hi-rise) GardenCityL’immagine concettuale del progetto evoca inequivocabilmente E. Howard e la città giardino80. Più un’ assonanza visiva che una reale affinità semantica. Un cuore arancione compatto, a cui si innesta una semi luna ad ovest.Città e nuove espansioni sono cinte da una verde forma morbida. A 360° compaiono vari palloni beige di mutev-ole dimensione, tutti connessi tra loro da un raggio di circa 50km, con assi convergenti verso il centro.La codifica diretta di questo schema si traduce in un insieme di in-terventi, che a partire dal cuore modificano l’intero territorio secon-do un principio ridistributivo della popolazione. Generando,come da

Sigh !

Nuova viabilità

un piccolo cimitero nelle zone rurali della città

programma, un parziale congelamento della città consolidata, un’ espansione tampone, tre ecotown, cinque città satellite, tre distretti produttivi.

“Non fate piccoli piani, non avranno la magia di mescolare il sangue degli uomini, diceva Daniel Burnham. Se c’è un posto dove tutto questo è possibile è il Vietnam. Il governo ha tutte le abilità per fare grandi piani. Credono molto ai problemi che l’urbanistica pone e sono quindi affrontati molto seriamente.”81

Il confronto tra il pianodi Hanoi e lo schema della città giardino di E.Howard

Il centro storico Città ConsolidataIl centro sarà oggetto di una politica di sfoltimento della den-sità, per permetterne il recupero ed il mantenimento del patrimonio immobiliare. Oggetto di preoccupazione sono: l’antico quartiere delle 36 strade, gli sparuti ma importan-ti residui della città imperiale e i luoghi simbolo della storiamillenaria della città. Scampati miracolosamente alla furia mo-dernista francese. Il quartiere coloniale, le sue lussurreggianti re-sidenze isolate e dove sarà possibile, il recupero dei quartieri popo-lari sovietici. Le aree di espansione sono le stesse del concorso di Oma e Som: la spina ai bordi di West Lake e il centro per gli affari esteri nell’area di Ba Dinh, già oggetto delle attenzioni dell’architetto francese E.Hebrard nei primi del novecento e successivamente del pianificatore russo I.S.Sokolov negli anni ‘60.

Metro Miraggio98 99

DejavùIl Piano della Grande Londra anticipa di molto la futura espansionedelle nuove aree al marginedi Hanoi. Dove è evidente ilrichiamo delle sacche diespansione circondate da vari gradienti di verde.

100 101

L’approccio utilizzato è di tipo contenitivo, quindici sacche dalle forme irregolari e vagamente ameboidi, chissà, forse ispirate al fun-zionamento del sistema immunitario, racchiudono la maggioranza dei 744 progetti, da 5 a 300ha, che nel corso del tempo sono già stati in parte approvati. Il paesaggio e suoi terreni liquidi sono usati per distanziare ed evitare collisioni con la città consolidata. In linea te-orica sarebbe utilizzato come un enorme parco su cui si depositano delle forme urbane dolci e rassicuranti, integrate dal disegno degli spazi acquatici. In realtà e’ un enorme continuum urbanizzato, in cui si alternano nuove lottizzazioni e villaggi di case tubo, rimaste impri-gionate dai condomini e dalle nuove villette a schiera.

Espansione TamponeLa nuova zona, già in parte trattata nella definizione di fragili confini è una delle anime del progetto e rappresenta la fascia più adiacente alla città consolidata.L’ area è compresa tra la terza e la quarta circonvallazione e confina lambendolo il piccolo fiume Nhue. Questa è l’area in cui si manifesta la condizione MetroRurale più evidente. Infatti il dossier stima che in un futuro vi alloggeranno da 1.2 a 1.3 milioni di abitanti82.

Le nuove zone di espansione

Corridoi Ecologici

Funzioni pubbliche

Attraversamenti viari

Le infrastrutture viarie in uscita dalla terza circonvallazione, at-traversando le nuove sacche di espansione, generano strisce di urbanità lineare in cui si stabiliranno, uffici, centri commerciali e ogni possibile servizio. Nel documento di piano si prevedono anche quattro boulevard scenici che collegano il terzo e il quarto anello, trasformandosi poi, una volta incontrato il corridoio ecologico in park-ways .

Strada Giardino o asse della FilantropiaUno di questi assi scenici è il Than Long Boulevard, nato per col-legare il nuovo ipotetico centro ammistrativo, delocalizzato nell’area di Ba Vi, e il centro per gli affari internazionali di West Lake. La parte centrale è larga 50m ed ospita una serie di funzioni pubbliche che conducono ad un grande obelisco luminoso. A lato sono disposte le carreggiate e le fasce di rispetto. Il tutto è inserito in una lottizzazi-one rettangolare di luminosi grattacieli vetrati. Hanoi è alla dispera-ta ricerca di possibili linguaggi.

“Molte persone credono che gli edifici rovinino tutto, ma questo pro-getto è un bellissimo esempio di architettura del paesaggio, diseg-nato per creare nuovi punti di riferimento, in un’ area che conta ap-pena 3.5km di espansione lineare”.83

Un asse filantropico dal sapore primi novecen-to. Dejavù di E.Hebrard e la città mondiale ?

Assonometria del progetto Thang Long Axis

Parco

Teatro

EdificioBelle Arti

Museo Naturale

GiardinoInglese

Piazza Indipedenza

Piazza dellaPace

Biblioteca Nazionale

Parco dellacreatività

Obeliscoluminoso

Metro Miraggio102 103

Linea del fronte IIIGran Plaza Hotel, è un nuovo e brillante parallelepipedo vetrato nel distretto di Cau Giay, posto esattamente sul bordo urbano. Al trentesimo piano vi sono le sale conferenze e da pranzo. Un salto nel passato tra intonaci e stucchi Luigi XIV, lampadari in cristallo, specchi con decorazioni dorate e soffitti affrescati. Vetrate a tutta altezza inondando di luce i saloni lievemente cupi. Con un buon binocolo si potrebbe scandagliare con precisione il territorio della città fino ai rilievi montuosi che delimitano l’estensione della grande Hanoi. Gru, escavatrici, macchine idrauliche ed enormi cartelloni sbiaditi indicano un fermento inimmaginabile. Metropoli istantanea in avvicinamento.

“ U-silk city è una espansione urbana di dodici ettari, a sud ovest della capitale del Vietnam [...] comprende nove torri residenziali dai 28 ai 50 piani e un vasto numero di amenità pubbliche e funzioni per lo shopping; le funzioni sono posizionate negli spazi di colle-gamento, disegnati come dei percorsi verdi in quota [...]. Le texture in facciata, irregolari e oscillanti nel loro ritmo, come le pieghe del paesaggio circostante, scatenano un’ immediata associazione con uno dei prodotti tradizionali di Hanoi, la seta”.84

La partenza di questo progetto è un disegno di una società core-ana (Planadd Architecture)85, maestoso e molto grande in termini di volume, appare come una felice isola nel deserto delle cam-pagne, tagliata da una strada a percorrenza veloce, l’ennesima porta-edificio monumentale. Il progetto, in seguito ridimension-ato da B.Franken, è decisamente più modesto, comunque lontano dall’essenza sinuosa e delicata della seta. Il disegno apre però ad alcune considerazioni interessanti anche se basilari, sul concetto di densità e connessione degli spazi pubblici e commerciali nei modelliad alta densità. L’evoluzione dei basamenti commerciali e delle fun-zioni aperte, è elaborato come una passeggiata continua in quota, che rende percorribile l’intero complesso di tredici torri.

Gran Plaza Hotel, ultimo piano

Piano Tipo

Impianto generale

U-Silk city

104 105

“Cleve è un complesso unico di architetture che include 15 torri da 35 piani ciascuno, coprendo un’area di sette lotti nel distretto di Van Phu. La superficie edificata totale è di 33,870 m2 e la densità della superficie coperta è di circa 44%. Finito, il progetto offrirà 4.500 appartamenti di lusso di standard internazionale, realizzati per sod-disfare i bisogni degli Hanoiani”.86

The Sparkling Star

Altri progetti come Cleve “la stella frizzante”, pongono invece alcune questioni sul paesaggio e lo spazio pubblico che generano. La mas-sa costruita è subito riconoscibile a distanza di chilometri: un agglo-merato denso ed immediatamente percepibile, mitigato da possibili parchi e aree verdi nel suo intorno. All’interno di questa super-corte insistono i basamenti commerciali che si affacciano su una pia-stra pubblica: il giardino dei grattacieli che ospita piccole funzioni di svago. Molto simili per tipologia sono lo Starclass e il GreenStar. Esistono anche progetti più compatti, di medie dimensioni, come il Telin Residence. La sostanza comunque è chiara, Suolo - Massima Densità Costruita = Spazio Pubblico. Tipologie dell’abitare come schegge impazzite,figlie di una nuovo modello urbano, percepibili nella loro integrità solo nel momento in cui vengono mostrate in un disegno più complesso e ad una più vasta scala.

The Green Star

The Starclass The Telin Residence

Più che stelle si potreb-bero definire meteori-ti....

Metro Miraggio106 107

“La nostra filosofia è di costruire una intima miscela tra abitazioni e l’idea di un parco lineare. Il nostro approccio è nell’innovativo con-cetto di “Casa Parco” che fa delle nostre stanze delle finestre aperte sulla natura, e le comodità nelle immediate vicinanze. Il primo quar-tiere ad Hanoi con questa visionaria capacità”.87

L’occasione di far precipitare i condomini ad alta densità in un piano di maggiore superficie, 77ha, lo offre il progetto di Hanoi Park City. Al di là del motto che si ispira ad un parco lineare, anche se non chi-aramente identificabile, si comprende molto bene il tipo di approccio di questi nuovi progetti. L’impianto è un ibrido tra torri di 35 piani, ville e villette. I servizi di quartiere sono inseriti nel 4% obbligatorio di area libera. Nonostante la freschezza della proposta, l’impianto fuzionale ripro-duce lo stesso sistema dei quartieri sovietici anni ‘60.

Hanoi Park city

1

2 3 45

6 7

8

1.Ville giardino 2.Scuola internazionale3.Servizi Sanitari4.Parco centrale5.Asilo6.ClubHouse7.Centro città8.Scuola primarie e secondaria9.Condomini altà densità10.VIlle e case unifamiliari11.Ngoc Lan residence

999 9

9

10

10

1011

AmebaNelle sacche di sviluppo previste dal piano, la scala si dilata mag-giormente. E’ il caso del progetto di sviluppo di Ha Dong, nella pro-vincia di Hay Tay, la cui costruzione è stata autorizzata dal People Commitee come espansione del vecchio villaggio rurale situato a nord. 88 Un’ immensa lottizzazione di 197.3 ha costruita per ospitare circa trecentomila nuovi abitanti.89La suddivisione del suolo è così composta: 30.6 % abitazioni, 25% strade, 27.2% parchi e alberi, 7.1% uffici, 9.7% servizi. Appare subito evidente il dato della superficie carrabile è di poco inferiore alle abitazioni e allo spazio pubblico. L’impianto è semplice e sicuramente muterà nel tempo, ma offre lo spunto per riflettere sulla sua composizione. Alle ali estreme sono condensati condomini simili a quelli descritti precedentemente. Sul lato sinistro compare una massa molto ravvicinata di torri sicura-mente residenziali,mentre sul lato destro capeggia un’ infilata li-neare di servizi e residenza. Decentrate, ma attigue ai condomini, svettano due copie delle Petronas Tower di C.Pelli.

Contenitori di generici servizi, appartamenti di lusso o alberghi. Il rapporto con il suolo, rispetto ai condomini sulla sinistra, è molto diluito, quasi in continuità con il parco situato in fronte. Il laghetto dalla forma organica ospita sulle sponde le uniche masse arboree consistenti del piano, se si escludono ovviamente i filari verdi nella piastra delle neo-Petronas. Una piazza rotonda ospita delle poten-ziali funzioni di svago e coincide con la fine di un’ asse stradale che

Ha Dong masterplan

Il quartiere rispetto alla città

Metro Miraggio108 109

attraversa il modello di urbanità più diffuso della proposta: la villetta a schiera. Ne esistono di tre tipi: Luxury Villas, Garden Villas e Villas. Cambia solo la dimensione ed il costo. Nel centro dell’immensa e puntiforme distribuzione, compaiono con ogni probabiltà le scuole o servizi di tipo pubblico,riconoscibili dall’uso della tipologia a stecca, collegati alla residenza. Considerando che questo piano rappresen-ta solo una parte molto piccola dell’espansione prevista all’interno del perimetro ameba, è presumibile che situazioni simili siano ri-petute, forse diverse sotto l’aspetto programmatica, ma uguali nella loro composizione.L’impressione che si ha guardando la vista a volo d’uccello è di un enorme malinteso. Bastano centinaia di ville per creare una città giardino? La qualità dello spazio pubblico è vera-mente migliore? L’eccessivo uso del suolo non compromette il pae-saggio? Dov’è la media densità? E soprattutto, qual’è il modello di vita che si sta progettando? Lo scenario proposto sembra una re-interpretazione gotica della Città Giardino di E.Howard, fusa in un blocco di piombo unico con Broadcare City di F.L.Wright.

EcoTownAl di là della quarta circonvallazione, dove lo sviluppo per sacche di espansione si conclude, incontrando il primo grande corridoio eco-logico, il piano di sviluppo del consorzio PPJ prevede la realizzazione di tre Eco-città a sviluppo controllato e a bassa densità, circa 65.000 abitanti cada una.90

Gosh !

Frank Lloyd Wrigh

Invasione a bassa densità

Phuc Pho sarà destinata a processi di agricoltura avanzata e di la-vorazione del cibo. Chuc Son sarà dedicata ad attività di tipo sociale e di svago. Quac Oai è invece un caso molto particolare: rappre-senta un’ anomalia rispetto agli standard dimensionali sopracitati. Dise-gnata direttamente dagli autori del masterplan , Posco Per-kins e Jina, la piccola Eco-Città, finirà per occupare una superficie di 2.324ha, per un totale di 240.000 persone91.Lo stesso numero di abitanti della città siciliana di Messina.

Ecotown e mappa dei futuri poli di sviluppo

Phuc Pho

Quoc Oai

Chuc Son

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Futuro ?Uno degli aspetti fondamentali di Ngoc Liep/ Quac Oai è la con-servazione degli insediamenti e la promozione di attività per lo svi-luppo economico. Quattro sono i caratteri salienti di questo proget-to. Primo, la foresta di Ha Tay, 300ha di aree verdi e di passeggiate sul lungo fiume Tich. Secondo, il piano prevede un centro ammin-istrativo e due piccoli centri città. Terzo, il disegno armonioso e ben bilanciato tra nuove residenze e i villaggi rurali esistenti. Per ultimo, ma non meno importate, un piano economico ed eco-friendly per i servizi terziari e l’agricoltura tecnologica, che potrà certamente as-sicurare autonomia e sviluppo sostenibile alla città.92

Ngoc Liep/ Quac Oaiprogetto scale 1:2000

Industrie esistentiInsediamenti esistentiSpazi apertiMetropolitana leggeraIndustria LeggeraRicerca e sviluppoCommerciale e funzioni misteResidenza

Schema di funzionamento

Il suolo è organizzato per sacche, 13 per essere precisi, disegnate intorno ai corsi d’acqua e separate le une dalle altre da corridoi verdi allo scopo di far respirare le nuove architetture inserite.Guardandolo alla scala 1:2000, l’effetto che produce è sicura-mente migliore di altre espansioni che avvengono nella prima fas-cia tampone. La condizione MetroRurale appare interpreto nellagiusta maniera: acqua, masse arboree, agricoltura. Il disegno as-somiglia terribilmente alla città giardino della periferia londinese di Welwyn.Se si scende di scale (1:500) sorgono però alcune questioni. La lottizzazione studiata dallo studio Perkins Eastman in collabo-razione con Jica93 copre una superficie di 197ha.Il sistema del verde si articola tra i vari insediamenti, cercando di ricreare corridoi verdi che separano le varie tipologie del quartiere, occupando circa il 5% della superficie.Il piano funzionale è molto simile a tutti gli altri progetti finora pre-sentati: nel centro si condensano le attività commerciali, in mezzo alle residenze a bassa densità le scuole ed i servizi ospedalieri affiancati da condomini e torri.

Alta densità

Media densità

Bassa densità

ScuoleCentro commerciale

Commercio al dettaglio

Corridoi verdi

Clinica

Area di progetto

Welwyn garden city

Disegno del nuovo quartiere

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La densità va scalando dai bordi del lotto fino a raggiungere il suo massimo picco in una delle due polarità cittadine create nel piano. La lottizzazione è divisa in 6 parcelle. Due per edifici a densita el-evata, con un massimo di 20 e 10 piani, disposti in modo da for-mare delle corti aperte, lasciando al loro interno del verde pub-blico. Una per le tipologie di media densità, che raggiungono unaaltezza massima di 7 piani . Le rimanenti tre zone, invece, declinano in modi diversi la medesima tipologie edilizia: la villetta singola, a schiera, a due o tre piani, con o senza box.Le immagini stesse del documento fanno riferimento a prototipi senza ombra di dubbio di tipo nord americano.94

Densità scalare

Accessi pedonaliParcheggi

Linea di proprietà

Confini giardini interni

Parco Lineare (area speciale di paesaggio)

Modelli di viletta a schiera

Polarità

Polarità

Trauma XLo stampo di questo progetto è senza dubbio orientato verso una urbanistica di tipo ecologico, mirata a bilanciare ed assecondare gli elementi naturali a favore di una maggiore qualità del vivere. Il trauma infatti non risiede nella demolizione dei beni culturali della città o nelle possibili devastazioni ambientali, ma nella visione della società che si vuole proporre, che nasconde la pretesa, non tanto ce-lata, di sfruttare le ambizioni borghesi di un gran numero di giovani vietnamiti, desiderosi di provare l’ebbrezza dello stile occidentale.Se c’è una cosa che rende unico l’abitato di Hanoi è proprio il suo insediamento informale, la Bonsai City e il suo fervido tessuto di relazioni e di micro-commercio: un quartiere di sole villette a schiera non sarà mai vivo come un cluster di case tubo. La domanda è la seguente: perchè non evolvere una tipologia endogena invece che affidarsi ad un disegno più adeguato ad un resort turistico o ad una periferia californiana?

Varietà...

Tipo ASuperficie di coperta 97m2

Tipo BSuperficie di coperta 88m2

Tipo C (centrocittà)Superficie di coperta 75m2

Tipo D Superficie di coperta 88m2

Tipo ESuperficie di coperta 90m2

Tipo FSuperficie di coperta 90m2

Tipo GSuperficie di coperta 110m2

Le giovani coppie guardano al futuro...

Metro Miraggio114 115

Iconografia Matrimoniale

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EsitoLa villetta a schiera paragonata all’immagine finale della nuova città di Ngoc Liep/ Quac Oai è una piccola goccia insignificante in un mare di masse urbane perse tra svettanti grattacieli, che pacificamente si riverberano nel placido specchio d’acqua, tra folle di ridenti cittadini, circondati da una raggiante natura di cartone.

Il risultato finale è molto simile a molte urbanità già viste... Ecotown o semplice-mente town ?

Il Central Business Districtimmancabile simbolo di nuove ambiziose urbanità

Città Satellite La terminologia di “New Town” è stata introdotta in Vietnam nel 1994 con il primo esperimento a Linh Dam di 184ha. Da allora, le “New Town” si sono sviluppate rapidamente in termini di quantità e qualità e sono state un fattore positivo per soddisfare lo sviluppo capitali-stico e socio-economico. Dal 2005, sono stati approvati e costruiti 131 nuovi progetti di “New Town” 95.Fino al 2008 le “Nuove città” erano più che altro quartieri, espansioni al margine della città, inseriti nel piano in vigore per il 2020. Oggi le “New Town” sono veramente nuove città, o meglio ur-banità satellite, distanti da Hanoi dai 20 ai 50 km. Il piano ne prevede ben cinque. Nuovi insediamenti concepiti per essere auto-sosteni-bili, con funzioni differenti a seconda della loro vocazione, pronti ad ospitare un totale di 1.47 milioni di abitanti.96

Orti di quartire a Linh Dam

Distribuzione della po-polazione sul territorio della regione

Metro Miraggio118 119

Soc Son, a nord dell’aeroporto internazionale di No Bai, disegnata per accogliere 250.000 abitanti, sarà destinata a servire lo scalo ae-roportuale, diventando uno dei principali hub logistici.

SonTay, 220.000 abitanti, entro il 2030 espanderà il suo centro urba-no con l’obiettivo di non compromettere il fantastico paesaggio che la circonda. La sua futura economia sarà infatti basata sul turismo, la salute, il benessere e lo svago.

Hoa Lac, situata a sud-est della montagna di Ba VI, con 600.000 abitanti, sarà la più grande di tutte. Ospiterà la nuova università na-zionale, un parco tecnologico e potrà anche sfruttare le sue risorse naturali per incrementare la fabbrica del turismo.

La nuova città universitaria

Soc Son masterplan

Hoa lac disegno di massima

Xuan Mai, la vecchia città russa, come Son Tay avrà uno sviluppo di circa 200.000 abitanti entro il 2030 ed ospiterà industria e agri-coltura intensiva.

Phu Xuyen, ultima ma non meno importante, situata a sud di Hanoi, dove sono previsti 180.000 abitanti, sarà, per la sua vicinanza al Fiume Rosso, il secondo hub logistico della città dopo Soc Son. Dato che ogni città satellite varia per scala e disegno, sono stati stabiliti dei principi base di funzionamento, come lo sviluppo delle infrastrutture di accesso, un centro compatto per gli affari (CBD) ed uno sviluppo ad alta densità nelle zone in prossimità degli scambi modali. Lo spazio pubblico e il verde lineare unisce i centri locali, i servizi comuni e le amenità naturali presenti. Inoltre ogni nuovo in-sediamento, nel rispetto di questi principi, dovrebbe sviluppare una propria identità, incorporando l’architettura locale ed il paesaggio.

Volo d’uccello e master-plan della nuova città di Xuan Mai

Central Business DistricMedia DensitàBassa Densità Villaggi Esistenti Polo Industriale Fiume Rosso

Centro città

Zona di Decompressione

Porto

Industria

Disegno di massima della nuova urbanità a sud di Hanoi Phu Xuyen

Metro Miraggio120 121

Distretti produttiviPer quanto riguarda l’altra sponda del fiume, già oggetto di molte attenzioni nei precedenti anni, si prevede uno sviluppo intenso per il distretto di Dong Anh (ex progetto Oma), di circa 500.000 abitanti, mentre Me Linh (ex progetto Som) rappresenta l’area industriale di maggior successo di Hanoi, che con il tempo è riuscita a preservare la sua produzione intensiva di fiori e le sue aree agricole. Si stima infatti che in dieci anni raggiungerà una popolazione di circa 450.000. 97 Gia Lam, esattamente sotto Dong Anh, è un distretto già densamente popolato per via delle varie infrastrutture di mobilità che lo attraversano. La stima del documento di piano prevede un raddoppio della popolazione per il 2030, raggiungendo così la cifra di 700.000 abitanti. Sono inoltre già presenti diversi distretti industriali hi- tech. La sua vocazione è in parte segnata. Infatti si stima diventi il centro dei servizi dell’area est del Fiume Rosso.

AlternativaNel 2009, Dissing+Weitling (DK) in collaborazione con VDB (Vietnam Development Bank), BFTV(Banca del commercio estero del Viet-nam), Vinaconex R&D e Buro Happold, elaborano un piano di 1.200 ha per la futura espansione del distretto di Gia Lam .98 Il progetto fin da subito appare chiaramente differente da tutte le ultime urbanità prese in considerazione.

La cittadina di Gia Lam dall’altre parte del FIume Rosso

Lo sviluppo futuro del nuovo centro finanziario in pros-simità della cittadina di Gia Lam

Forse è l’unico disegno che offre un’ idea di agglomerato non come semplice sommatoria di tipologie e funzioni primarie rigidamente compartimentate, ma di città basata sulla scambio, sull’alternanza di funzioni, sull’unità di quartiere, cercando disperatamente di ripro-durre un modello di vita che lasci spazio all’imprevisto. Il tessuto che la compone non è omogeneo e propone un complessità ispirata alla città di Hanoi ed ai suoi spazi informali, così caratteristici e speciali.

La densità per 100.000 abitanti è plasmata a seconda del rapporto con gli spazi verdi e non secondo un principio gerarchico di distanza da un centro. Nonostante un macro programma classico, che pre-vede un centro finanziario e di servizio, un parco scientifico, un’ isola per la ricerca agricola e varie attività di svago, il piano dimostra di poter articolare le funzioni creando il dovuto equilibrio. La condizione ecologica in questo caso non è un paravento ideologico mirato alla vendita immobiliare, ma l’occasione per riflettere sull’ orientamento

Residenza

EducazioneSaluteSportMercatoAltre Funzioni PubblicheArea pubblica

UfficiCommercialeMicro Commercio

Parchi e giardini

TIpologie edilizie simili per concetto alle case tubo

Programma

Schema di funzion-amento ambientale d e l l ’ i n s e d i a m e n t o urbano

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solare, il recupero delle acque piovane ed il refrigeramento naturale dovuto alle brezze estive. L’introduzione di diversi tipi di mobilità, tra cui l’uso di trasporti pubblici su rotaia, un elemento vintage del pro-getto che richiama l’uso del tram nella città durante la prima metà del ‘900, ora totalmente scomparso che consentirebbe di gestire al meglio la congestione a cui la metropoli è avvezza. L’elemento ver-ticale prominente, i grattacieli, oramai immancabili status symbol, insistono non sulla terra ferma ma sono posti su piastre immerse nell’acqua. Lontani dalle abitazioni ricreano il giusto respiro, oltre che ovviamente moltiplicare l’effetto scenico.

Metro Miraggio124 125

Territori ubiqui di vetro e acciaio. Il miracolo di una contemporaneità che esporta a scala planetaria modelli apparentemente differenti ma pur sempre simili allo stereotipo classico di urbanità modernista.

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Macchine verticali produttive più che staticimonoliti verticali

Scenari Immaginari

Fermo ImmagineHanoi, fermo immagine di un espansione fulminea, di un desiderio urbano spinto. Pioggia di edifici in un territorio sottoposto ad un cos-tante divenire. L’immaginario e le riflessioni prodotte sul futuro della città in così pochi anni hanno dell’ incredibile. Una quantità immen-sa di progetti di ogni genere, dimensione e tipologia. Anche se dietro l’inesorabile fermento si nasconde uno strisciante senso di nausea nel rico-noscere continuamente lo stesso concetto di metropoli, rip-etuto molteplici volte e nelle varie declinazioni possibili. La piramide della forma urbana, grattacielo come vertice di una figura geomet-rica la cui base poggia su migliaia di brulicanti villette a schiera. Ogni nuovo progetto mostra l’etichetta Bio / Eco. Annientandone per eccesso di offerta il significato stesso del concetto di sostenibilità. Le città non saranno mai nè sostenibili nè eco-compatibili nè bio qualcos’altro. Le città sono macchine artificiali, prodotti dell’uomo e quindi manufatti imperfetti. Con il passare del tempo ci avvicine-remo sempre più ad un livello di perfezione, come una funzione il cui limite tende all’infinito. Per ora ci accontentiamo di un mare di concretezza senza un reale manifesto, dove forse, l’assenza di un manifesto è il manifesto stesso. La nuova metropoli tropicale del 21°secolo, probabilmente, dovrebbe pensare a riinvetare il termine stesso di città, più che importare modelli già ampiamente sondati e non propriamente sostenibili, anche se spacciati come tali. La Cina è piena di città satelliti vuote. Intere lottizzazioni per milioni di abi-tanti deserte, che probabilmente non si riempiranno mai, sorelle della stessa bolla immobiliare che in questo momento attraversa Hanoi. Urbanità non significa solo costruire strade ed edifici. Urban-ità è ri-plasmare le densità creativamente, predisporre i territori ad un tipo di colonizzazione leggera, perennemente in divenire, lineare e continua, al cui interno le forme si ricompongono in base alle ne-cessità. Reversibile e contenitiva, dovrebbe lavorare con i suoli in un mutuo rapporto simbiotico. Quanto è veramente sostenibile un piano che per essere realizzato costerebbe all’incirca 160 miliardi di dollari? Dove è la nostra capacità di giudicare la metropoli?

Metro Miraggio128 129

I suoli, le densità e il programma malleabile sono la nostra unica salvezza. Territori esplodono e altri si restringono. Un giorno anche quelli si fermeranno e dopo?Formalismo,esibizionismo, voyerismo, nostalgia, ossessione, ambi-zione, ripetizione ed imitazione sono le caratteristiche delle nostre metropoli vecchie e nuove che siano. La nostra capacità più grande è nell’esportare la bellezza oscena. I nostri edifici sono i simboli di un benessere in esaurimento...

SensazioneIl piano appena approvato per Hanoi, altro non è che l’ennesima zonizzazzione espansiva per blocchi polifunzionali, città satelliti e corridoi ecologici difficili da individuare. Probabilmente più fasce di salvaguardia temporanea, in attesa del prossimo giro di cemento.Girando per le periferie è impossibile non notare come l’espansio-ne furibonda anticipi e preluda l’estrema difficoltà di realizzazione e controllo di un disegno così astratto per il futuro. Considerando che la città si dirama in maniera puntiforme per 3300km2, proba-bilmente la strategia dei tamponi/cluster di cemento e della timida green belt non è sufficiente. Anzi nega la natura intrinseca del suo territorio diffuso. Le infrastrutture, poche per il vero, per ora si ma-nifestano solo in maestosi viali che conducono dal centro alla perife-ria terninando in strade secondarie larghe poco più di otto metri. Si intuisce un alto grado di incertezza, dai più condivisa, di una visione ambiziosa ma fragile. Bizzarro è ripensare al passato in cui sono già transitate visioni simili per intenti di grandeur, come la Parigi del Tonkino durante il periodo coloniale o la Leningrado Tropicale proposta dai russi.

Il boulevard mozzato che conduce fuori dalla città at-traverso l’area metrorurale di Dong Ha

PosizioneIl P.O.L.A. Ltd. Vietnam, dato il clima effervescente ed in costante evoluzione ha sentito il dovere di produrre alcuni progetti voluta-mente surreali/irreali, per non offendere la montagna di concretez-za in atto. Contribuendo ad alimentare, in maniera del tutto teorica, il dibattito sulle nuove urbanità e sondando le possibili visioni al-ternative intorno al concetto di architettura come futuribile infrastruttura. Saranno quindi presentati SuperStrip e Red River Device.

SuperStripE’un enorme codice a barre di potenzialità che si srotolano sul territorio,segue in maniera opportunista le infrastrutture già trac-ciate, ed intorno ad esse sviluppa urbanità. Rispetta le pre-esistenze inglobandole. Ricrea nuovi paesaggi sui limiti del suo es-sere. Contiene tutto ciò che è costruito senza ambiguità permet-tendo di preservare realmente le vaste distese agricole che la cir-condano.

Parte dell’area Metro-politana di Hanoi e delle infrastrutture in uscita dalla citta.

Metro Miraggio130 131

Espansione LineareImmaginate una città, le cui infrastrutture ne sono il cuore e consentono di spostarsi da un punto all’altro, creando continueeconomie di scale nei punti di raccordo. La città densa, necessitadi un nuovo ripensamento della mobilità e degli spazi pubblici. Non bastano più i laghetti o i parchi artificiali realizzati solo per soddisfare la norma tra rapporto edificato e suolo del 4% imposta dalla legge. Considerando il territorio di Hanoi a 360° si potrebbe ipotizzare una rete di fasce urbanizzate controllate, dove al loro interno si articolano i vari programmi funzionali. Masse unitarie contenute al bordo delle risaie. Non più un centro, concetto peraltro obsoleto e neanche città satellite, roba dei primi del 900, piuttosto fasce produttive, modulate dalla densità e dal paesaggio dove la coesistenzadi più realtà non genera caos ma sviluppa possibili e imprevedibili sinergie. Rafforzando la vocazione rurale del territorio di Hanoi,dalla Pagoda dei Profumi fino al mare del delta del Tonkino....

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ProgrammaIn SuperStrip si concentrano le funzioni ben delineate dal consorzio PPJ. La coesistenza di industrie IT e R&D si sposa perfettamente con un nuovo ridisegno delle densità del vivere. Al posto di avere enormi complessi residenziali immersi nei campi di riso, ricordo lontano ma ad una scala certamente differente delle grandi periferie lombarde o romane, tutto è assemblato al margine delle infrastrut-ture, una fascia che come centro ha i grandi assi viari di trasporto su gomma mentre a lato per 350 metri da una parte e dall’altre si articolano tutti sistemi produttivi e del vivere.Il confine secco tra urbanità e natura produttiva del paesaggio è dichiarato, evidente. Non si preclude la natura agricola ma la si integra in un sistema ordinato e iper-connesso. Sistemi di trasporto come le metropoli-tane sopraelevate, tagliano gli edifici e permettono di raggiungere ogni punto della SuperStrip. Nel vagone vi saranno colletti bianchi, studenti, dirigenti e contadini che corrono a vendere le proprie mer-canzie nel centro. La rete che verrebbe realizzata in concomitanza degli edifici permetterebbe di realizzare il primo trasporto dell’area metropolitana di Hanoi.

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SuperStrip ed il bilanciamento dei volumi

La SuperStrip ingloba e connette come un immensa presa elettrica tutte le micro-realtà che incontra. Prevede inoltre zone di AnarcoSpazio, lasciando libertà agli abitanti di “castomizzare “ le proprie abitazioni, come nella città Bonsai o nei quartieri popolari sovietici.Evitando di costruisce attorno ai centri, per lo più comparti di case tubo, dei tamponi che in futuro non tanto prossimo saranno dei con-fusi agglomerati, ma contribuisce nell’integrazione dei medesimi. Avvolgendoli e rispettandoli.Immaginate una fascia regolare a densità variabile che incontra un villaggio per sua natura amorfo e senza un configurazione precisa. SuperStrip ne rispetterebbe la sua identità, frantumandosi per poi riprendere il suo cammino verso la prossima realtà.AnarcoArea

Residenze Alta Densità

Residenze Media Densità

Sanità / Istruzione

Servizi Pubblici

Direzionale

Commerciale

Produzione

Nodi di Scambio

Verde

Sportivo

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SuperStrip

136 137

Red River DeviceNel 2008 per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione urbana ha percentualmente superato quella rurale. Un nuovo mo-dello di densificazione industriale è la nostra risposta alla conge-stione degli insediamenti abitativi. E’ un operazione strategica che ci permette di liberare superficie orizzontale . RRD è un progetto pilota basato sul sito del delta del Fiume Rosso.Una regione che copre una superficie di circa 331.000 Km2 conte-nente una popolazione di 20 milioni di abitanti. Immaginate ora una rete di nuove infrastrutture urbane e rurali, che producono e ricicla-no, direttamente collegate al Fiume Rosso la millenaria via di navi-gazione. Energia, produzione agricola ed industriale, raccolta e depurazio-ne delle acque, riciclaggio dei rifiuti organici provenienti dalla città sono le principali funzioni di questo edificio macchina. Il sogno modernista delle abitazioni verticali, la creazione di centina-ia di autistici micromondi disconessi dalla realtà esterna è qualcosa che già conosciamo. Bisogna guardare avanti, decidendo di cambia-re il nostro punto di vista, convertendo il processo di stratificazione verticale in una provocatoria Plug in per tutte quelle funzioni urbane, rifiutate, sporche e cattive che a nostro parere sono giudicate come essenziali risorse.

Presente

Futuro

Il delta del Tonkino ed il posizionamento

dell’infrastruttura verticale

ConcettoLa forma dell’edificio è dettata dalle differenti densità di Hanoi. Pre-so un campione di tessuto della città lo si è compresso,come in mo-vimento tellurico, in base alle discontinuità riscontrate. Ottenendo così un simulacro del suo skyline.

Studi sulla densità dei tessuti

Metro Miraggio138 139

ProgrammaLa piastra alla base è l’interfaccia diretta con la città dove si con-centrano le attività pubbliche e di scambio dei prodotti.Sotto di essa circola l’infrastruttura carrabile, connessa direttamente con la zona di carico e scarico merci del porto. Dalla quota zero è possibile ac-cedere al cuore dell’edificio macchina dove vi è un grande parco, le serre per la coltivazione dei fiori e di specie per l’esportazione. I lavoratori addetti alla produzione tessile, situata sopra il parco, ac-cedono dalla piastra o dal porto.Il nodo di interscambio portuale permette di stoccare merci o di ca-ricare direttamente i prodotti provenienti dall’edificio o dalla città stessa. La fabbrica verticale inoltre è connessa alla rete idrica loca-le, dove immette acqua depurata direttamente pompata dal fiume o raccolta dai serbatoi posti sul tetto durante la stagione dei monsoni. Inoltre è in grado di ricevere i rifiuti solidi urbani per la loro conver-sione in bio masse.

Sezione e struttura

Programma funzionale

Spaccato assonometrico

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Infrastuttura Produtiva Verticale

142 143

° 2Episodio

°

Parigi del Tonkino

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Periodo Eroico

L’affaire DupuisAvventuriero e commerciante d’armi, Jean Dupuis era alla disperata ricerca di nuove rotte commerciali nel sud ovest della Cina, nella re-gione dello Yunnan, al confine con le province del regno del Tonkino. Durante un viaggio in profondità, si trovò a guadare un enorme bar-riera liquida color terra di Siena. Dopo attente valutazioni geogra-fiche, stabilì che quello era il fiume Rosso. Lunga via d’acqua che attraversava una regione ancora poco battuta ed in parte proibita agli insediamenti coloniali.La Francia era già presente nel paese, con numerose concessioni nel regno dell’ Annam e della Cocincina ed esaudì senza problemi la richiesta di Dupuis di essere accompagnato da una scorta armata, che puntualmente sbarcò ad Hanoi il 22 dicembre del 18721. I man-darini opposero resistenza, negando ai francesi l’utilizzo dei canali navigabili per commerciare. La corte di Hue, allora governata dalla dinastia Nguyen, non riuscì a risolvere per tempo la spinosa ques-tione, regalando così il pretesto all’ammiraglio Dupré di una mis-sione a scopo protettivo-invasivo nelle regioni del Tonkino2.

InvasioneIl tenente comandante Francis Garnier con 212 uomini occupò, sen-za l’autorizzazione di Parigi, il cuore politico della città di Hanoi, la cittadella fortificata. Era il 20 novembre 18733. L’invasione del Tonki-no provocò l’immediata reazione della corte imperiale.Il vice re vietnamita Kinh Luoc, arruolò una miriade di mercenari cinesi appartenenti alla brigata delle bandiere nere. Francis Garnierfu decapitato il mese dopo, in una imboscata poco distante da Hanoi4. Da li a poco il comandante di vascello Philastre ordinò l’evacuazione immediata di tutti i presidi del delta del Tonkino. I francesi si ritirarono ad Hai-Phong, unico porto del golfo, abban-donando le città di Ninh Binh, Hai Duong e Nam Dinh. Il 6 febbraio 1874, con il definitivo ritiro delle truppe francesi dalla cittadella di Hanoi, il governo Annamita concesse un’ area di terreno paludoso a sud della città, lungo le rive del fiume Rosso5.

Jean Dupuis La concessione Fu il primo baluardo di urbanità occidentale, situato in una zona in-fima e al di fuori delle mura. L’area totale era di circa diciotto ettari e mezzo6, mentre la super-ficie costruita era racchiusa in un quadrilatero di circa trecento per settecento metri. A ovest era lambita da un argine strada, che oggi coincide con Ly Thai To e Thang Tong Street, mentre a est vi era il fiume. A sud, prima di poter giungere ai cancelli, si passava dal cimitero occidentale, situato nell’area di Cong Tru, monito di nefaste premonizioni. All’interno del recinto fortificato, vi erano i baracca-menti per le truppe, il quartiere della cancelleria, la casa geogra-fica, un ospedale, la dogana per le merci, la casa privata del primo console, successivamente ampliata per ospitare la prima Resident Superior du Tonkin e il Gouverneur-General dell’unione indocinese. Le residenze erano semplici e spaziose, a due piani e con veranda. Un caffè spartano accoglieva i soldati e gli sparuti avventurieri. Il tutto era immerso in un pittoresca cornice rossa di Deloix Regia, meglio conosciuta come albero del tesoro della Fenice (Phuong vu)7. La concessione era l’embrione di una nuova urbanità. Vista con giustificata indifferenza e sospetto dalle popolazione locali, da lì a poco sarà il motore dello sviluppo architettonico di un nuovo mondo ibrido. Un punto minuscolo che per sempre segnerà le sorti della millenaria città di Hanoi.

Innocui giocattoli...

Il primo baluardo di urbanità

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1.La concessione2.Il cimitero3..La pagoda dei supplizi4.Il fiume Rosso

La Parigi del Tonkino146 147

Un Paesaggio LacustreAgli occhi dei primi francesi, divisi tra la concessione ed alcune abitazioni sparse, Hanoi doveva apparire come un’ enorme ed in-sana palude. La cittadella fortificata dominava l’intera pianura e sul lato occidentale vi era il quartiere antico. Un insediamento presente nella città fin dal 1010 a.c., anno della sua fondazione, quando con il nome Thang Long (la nascita del drago), l’imperatore Ly Thai To spostò la capitale del regno Đai Viet nella cittadella8. L’organizzazione stradele ricordava i tessuti medioevali della vecchia Europa, dove le vie erano divise per corporazioni e le abitazioni si ammassavano in stretti e lunghi lotti. Alte non più di uno o due piani, con spaziosi patii interni, raggiungevano profondità anche di cento metri. L’intero abitato si articolava intorno a grandi corti acquatiche che punteg-giavano l’intera città.

“Ad Hanoi Il mercato si tiene tutti i sei giorni della settimana. Mer-canti e artigiani di tutti i tipi provengono dalla campagna circostante. Il venditore della seta si reca nella Strada della Seta, l’attrezzista nella strada dell’ottone e il produttore di cappelli nella strada dei cappelli. Ciascuno ha la sua via, dedicata alla propria specialità. La città si trasforma in un enorme bazar, che va e viene, la popola-zione si abbandona in un totale vagabondaggio, già così numerosa e brulicante,raddoppia a causa del mercato9”.

A sud dei bastioni in stile Vauban una moltitudine di villaggi recintati, simili a piccoli organismi cellulari, si deformavano per adattarsi alla liquida forma dell’ acqua, inglobando i numerosi templi e le strut-ture culturali disperse nel territorio. Circondata dal Fiume Rosso e dal grande Lago Tay Ho (West Lake), Hanoi era una città racchiusa dal suo elemento ambientale più forte: l’acqua. Non a caso il si-gnificato stesso della parola Hà Noi, scelto nel 1831 dal secondo im-peratore della dinastia Nguyen Minh Manh, racchiude letteralmente il concetto di “territorio situato dentro i fiumi”10.Rispetto alle già caotiche metropoli europee, la natura della città era ancora mite e serena. Avvolta durante l’inverno da una leggera coltre di nebbia, divisa tra cielo e acqua, sembrava evocare una di-mensione quasi onirica di un imperturbabile divenire millenario.

Hanoi 1873

1.La città Imperiale2.Il quartiere delle 36°strade3.Il lago sacro Hoam Kiem Lake4.La concessione5.Villagi6.L’area di Bau May7.Le mura perimetrali8.Il tempio della letteratura9.Il lago Ho Tay10.Il fiume Hong Son

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La Parigi del Tonkino

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ImboscataIl così detto periodo dei consolati durò fino al 1882, sotto la costante pressione delle bandiere Nere. I francesi spinsero per rafforzare le truppe nella concessione: il comandante Henri Riviere sbarcò ad Hanoi con 400 uomini e il 25 aprile dello stesso anno si impossessò della cittadella fortificata. Solo alcuni mesi piu’ tardi finì decapitato come il suo predecessore Garnier, in seguito ad un’ imboscata sulla via per Son Tay11.

EscalationLe truppe incrementarono del 150%, raggiungendo il numero di novemila unità in sei città del delta: Hanoi, Haiphong, Hai Duong, Nam Dinh, Ninh Binh and Quang Yen12. La lunga e pericolosa cam-pagna contro le truppe cinesi, armate ed addestrate all’europea, giunse finalmente al termine, con il riconoscimento ufficiale della Corte di Hué il 25 ottobre del 1883 e del Celeste Impero cinese nel giugno del 188513. A seguito di questi fatti, il destino della città e dei suoi territori fu definitivamente segnato.Hanoi per decisione su-prema, ritornò ad essere la capitale di un impero, questa volta colo-niale. Il disegno espansionistico francese era terminato. Il Tonkino, l’Annam, la Cocincina, la Cambogia e il Laos furono finalmente riu-nite sotto la stessa bandiera tricolore.

Cpt.Henrì Riviere

Il quartiere delle 36 strade in foto nei primi

del novecento

Un immagine della cruenta campagna contro i mercenari

delle bandiere nere

Il funzionalismo eroico“La nostra gente non e’ fatta per combattere l’un con l’altro, ma per lavorare insieme compensandoci a vicenda. Se la Francia è venuta a colonizzarvi nel vostro territorio, dovreste capire che non e’ per prendervi le vostre terre o affamarvi. Al contrario vi è l’intenzione di aumentare generalmente il benessere incrementando il valore delle vostre terre, facilitando la produzione agricola...creando facili vie di comunicazione, sviluppando le risorse ora contenute nelle vostre miniere, e la protezione dei vostri commerci esteri. La Francia ha la capacità per fare ciò che gli Annamiti ancora non posseggono, il capitale, la macchina, gli ingegneri ed una lunga esperienza negli affari; I francesi saranno i vostri fratelli maggiori14”.

Le parole di Paul Bert, proclamato primo governatore nel gennaio del 1886, definiscono lo spirito colonial-paternalistico dell’epoca.August Henri Vildieu, architetto a capo dell’ufficio tecnico per la pro-gettazione, diede il via ai primi lavori di manomissione del territorio. La concessione diventò così il luogo cardine dello sviluppo urbano.

1.La concessione2.IIl quartiere europeo3.Il teatro dell’opera4.Il palazzod di giustiza e la prigione centrale 5.Il palazzo dell’Expo6.Il quartiere residenziale europeo7.La stazione centrale8.IIl palazzo del governatore9.L’orto botanico10.Il ponte Doumer

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Traumi IIl processo di dilatazione e consolidamento era già cominciato nei 10 anni precedenti con la realizzazione di varie e lussureggianti ville e palazzi coloniali. La prima operazione di rilievo fu il consolidamento della strada che collegava la concessione alla cittadella, ieri Rue Paul Bert, oggi tracciabile dalle strade Trang Tien,Hang Khai, Trang Thi e Dien Bien Phu. Incominciarono inoltre un processo di bonifica delle sponde del piccolo lago sacro di Hoam Kiem15 e alcune opere idrauliche di rilevante importanza, con lo scopo ultimo di migliorare le condizioni di vita, rese estremamente difficili dal clima e dalla grande quantità di insetti. Furono inoltre smantellate tutte le fortificazioni della cittadella e delle mura della città, le strade furono ritracciate, ed il tessuto subì un processo di post-medievalizzione forzato, preparando il territorio ad una demolizione selettiva di tutte le architetture tradizionali annamite, che avrebbero sbarrato il pas-so al nuovo sviluppo.

Traumi IIIl palazzo reale Kinh Tien, costruito nel 1029 all’interno della cit-tadella e sede del vice-re di Hanoi, fu completamente raso al suolo per far spazio al nuovo quartier generale dell’artiglieria francese.La pagoda Bao Thien, il più importante centro religioso e culturale di Hanoi, edificata nel 1057, fu demolita e sostituita dalla nuova chiesa in stile neogotico di S.Giuseppe. La modernità vince sempre sul pas-sato. Il campo degli esami, Thi Huong, prospiciente al tempio della Letteratura, dove gli aspiranti studiosi delle province si riunivano per sostenere gli esami di ammissione alla prestigiosa scuola di let-teratura di Hanoi, venne occupato dalle truppe francesi e divenne in seguito, ironia della sorte, il sito del palazzo per l’esule vice-re, un modesto edificio in stile Beaux Arts.

La ProfeziaP.Doumer, il nuovo governatore generale,nel rapporto al consiglio superiore dell’Indocina, riferiva che: “In vari punti del paese, ci sono delle inevitabili difficoltà che potreb-bero peggiorare, le persone sono quasi ovunque assoggettate alla nostra autorità ma non sempre sono penetrate le finalità del do-minio francese, anzi sarà colta l’opportunità, in un nostro momento di debolezza, di scrollarsi di dosso in giogo che pesa, nonostante la sicurezza ed il benessere che gli portiamo,da loro raramente con-osciute”17.

Contraddizioni“Sono arrivato ad Hanoi troppo tardi per salvare le parti interessanti. Le porte della città meritavano di essere preservate. Avrebbero po-tuto rendere belli i futuri quartieri della città....o la stessa cittadella costruita per rimanere nei secoli...la questione è più che mai im-barazzante”18.

Doumer fu il successore di Paul Bert nel 1887. L’ atteggiamento del nuovo governatore fu assai contraddittorio. Se da un lato mostrò un profondo rispetto per il patrimonio culturale della nuova nazi-one assimilata, dall’altro non esitò ad attuare il piano di sviluppo per la nuova capitale. La via che scelse risultò essere molto diversa da un altruistica missione di salvataggio. Un esempio fu il settore

Il governatore Paul Doumer

La Bao An pagoda de-molita per “lasciare spazio” allla chiesa di S.Giuseppe, una versio-ne tropilcale di Notre Dame de Paris

Il teatro dell’Opera di Parigi di C.Garnier

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dei lavori pubblici, fondato su un rigido controllo statale e di diretta ispirazione inglese, basato sulla distribuzione di tre beni oggi repu-tati dannosi per la salute collettiva ed individuale: tabacco, alcol e oppio19.

ProgettoDoumer, il padre dell’Indocina moderna, come lui stesso si amava definirsi, sentiva l’esigenza di trasformare Hanoi in una grande capi-tale. Prestigio e orgoglio nazionale, diedero il via ad un programma molto fitto di trasformazioni indelebili che segnarono definitivamente il corso della città e del suo paesaggio circostante. In soli vent’anni, l’immagine dell’urbe millenaria cambiò radicalmente volto.

VIsioneIl sogno del governatore era di realizzare una Parigi miniaturizzata, dove la rimozione delle architetture locali e la manomissione del paesaggio circostante, era funzionale alla nuova immagine di gran-deur e prestigio. In un paesaggio prevalentemente dominato da edi-fici a due piani e totalmente pianeggiante, punteggiato da specchi d’acqua e risaie, la potenza del fuori scala era spiazzante. Il vol-ume fu usato come arma simbolica. Lo stile neoclassico Beaux-Arts francese come nuovo linguaggio ed il programma funzionale degli “edifici nella città”, stabilirono nuovi meccanismi di potere20. Più di una semplice città ex- novo era l’innesto a freddo di un nuovo stile di vita, il tentativo di esportare un modello di civiltà. “I francesi importano in oriente l’immortale principio dell’assenzio e l’incontro nei caffè, come i tedeschi esportano la loro birra e gli inglesi i loro sport21”.

ProgrammaFautore dell’incredibile sviluppo urbano e responsabile dei numerosi traumi, fu Henri-August Vildieu, allora capo dell’ufficio di architettu-ra di Hanoi. La strategia per trasformare un villaggio in una città era chiarissima. Infrastrutture, edifici pubblici simbolici, nuovi quartierie attrezzature per lo svago. La stazione ed un enorme ponte ferroviario sul Fiume Rosso furono realizzati in brevissimo tempo, le bonifiche degli stagni ed il consoli-damento delle strade ebbero l’effetto immediato di spianare

Il teatro dell’Opera di Hanoi

Il ponte sul Fiume Rosso

la strada a numerosi quanto maestosi edifici. Boyer e Harvey realiz-zarono il nuovo Teatro dell’Opera22, Charles Lichtenfelder il Palazzo del Governatore dell’Indocina23, ridimensionando un megalomane progetto di H.A.Vildieu24, che poi si rifece con il palazzo di giustizia e la prigione Maison Centrale.

Vecchie Storie Nuove FormeL’enorme sforzo nel trasformare un territorio in una proiezione di urbanità traslata è un operazione di un certo interesse. Pensare di arrivare in un luogo e plasmarlo a seconda del proprio stile, modo di vita o gusto estetico appare essere un dejavù della contempo-rea globalizzazione.Se fosse possibile codificarlo in termini botanici sarebbe un innesto di specie differenti. Come se due vite fino a quel momento parallele ad un certo punto si incontrassero, generando una sovrapposizione/compenetrazione. Un corto-circuito di civiltà, dove una impone all’altra, oltre ad un’ovvia dimensione fisica, anche un nuovo tipo di vita e di abitudini. L’architettura ed il disegno ur-bano sono la punta dell’iceberg, i simboli più lampanti ed evidenti. I contenitori programmatici del cambiamento, metafore concrete di espressione tecnologica o stilistica che sia. La loro presenza svetta per riconoscibilità, dimensione e tecnologia. Con il tempo saranno i segreti oggetti del desiderio, di ribellione o di imitazione, di furia iconoclasta o di semplice nostalgia. Per quello che rappresentavano

La rue Paul Bert In primo piano si in-travedono la Banca d’Indocina ed i grandi magazzini,mentre sul fondo capeggia il teatro di Hanoi, copia ridotta dell’Opera parigina di Charles Garnier. Una triangolazione molto efficace: soldi,consumo e divertimento.

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Il palazzo del governatore

L’edificio dell’Opera

La bibilioteca nazionale

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Sezione e struttura

Il palazzo di giustizia

La prigione centrale

L’immenso palazzo del governatore, mai realizzato

Le dogane

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e per il differente modello di vita che proponevano. Che cosa è cam-biato rispetto al presente? Nulla, se non il mezzo e la forma con cui avvengono simili processi. Quello che oggi chiamiamo globaliz-zazione altro non è che una forma di Neo-Colonialismo, induciamo bisogni perchè vengano colmati, creiamo aspettative alla portata di tutti. Oggi gli stili di vita non si impongono più, vengono semplice-mente desiderati.L’odore della ricchezza muta il valore dei territori nelle metropoli istantanee, le cui terre oggi più che ricevere investimenti li devono saper attrarre. Non più un singolo stato che sperimenta possibili altre società, ma molti paesi che sfruttano la liquidità del mercato, per imporre i propri modelli di sviluppo. Forse, un po’ riadattati e relativisti quando si tratta di opere legate allo stato, sfrenati ed am-biziosi se vincolati ai privati. Il risultato? Un paesaggio atomizzato, un collage pornografico disomogeneo e discontinuo, tra convivenze architettoniche paradossali e silenziosi villaggi agricoli. Il perverso fascino della metropoli tropicale del 21°secolo.

Nuove attività produttive

Una foto aerea dove si per-cepisce bene il dessuto ortogonale francese e la marea di piccole casette bianche del quartiere delle 36°al di là del lago Hoam Kiem.Sullo sfondo si intra-vede anche il ponte Doumer.

La Città Mondiale

L’ultima utopia romanticaNella città mondiale si proiettavano le aspettative per un mondo migliore. Nel 1913 Hendrik Christian Andersen, scultore di origine norvegese, pubblicò un volume dal titolo “Creation d’un centre mon-dial de comunication”:

“...il cammino dell’umanità verso la pace e l’unita, si realizza nella città mondiale. La fusione di tutti gli uomini in un anima universale, manifestazione della divinità26”.

Andersen affidò l’incarico per il disegno urbano e architettonico a Ernest Hebrard, Grand Prix de Rome 1904 e membro fondatore della prima Société des Architectes Urbanistes francese.Quando Paul Otlet, segretario dell’Unione delle Associazioni Inter-nazionali ed Henri La Fontane, premio Nobel per la pace, visitarono l’atelier parigino di E.Hebrard, i disegni della città mondiale erano già praticamente conclusi27.

I colossi posti all’in-gresso del natatorium centrale

Lacittà Mondiale,bizzarro animale vagante

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La città senza LuogoLa natura stessa della città mondiale, offerta alle nazioni di tutto il mondo, lasciava indefinita la sua collocazione, in attesa di essere adottata da qualche volenterosa nazione. Una specie di città apolide, contenitore di tutte le buone intenzioni delle allora nazioni dominanti che solo tre anni dopo, trascinarono l’intero pianeta nella disastrosa avventura della prima guerra mondiale.

AccessibilitàHebrard immaginò la città come una gerarchia di infrastrutture, pre-disposte ad accogliere e distribuire copiose popolazioni. Un grande Hub allo stato embrionale. A ovest era presente l’aeroporto, la cui pista ricordava vagamente la forma del celebre aeroporto berlinese di Tempelhoff. La città era accessibile dal mare attraverso canali navigabili, che ne disegnavano i limiti e conducevano le imbarcazioni verso l’area del porto situata a sud. Qui, come un moderno nodo di inter-scambio, vi era l’arrivo della ferrovia. Giungendo in macchina si incontravano invece i “sobborghi giardino”, piccoli insediamenti diffusi, aggregati sparsi di case unifamiliari dove viveva la classe operaia.

Infrastruttura VerdeVarcata la soglia dei canali si entrava in una fascia di lussureggiante vegetazione, larga circa un chilometro. Un dispositivo attrezzato di contenimento, al cui interno giacevano le funzioni di svago, le attività ricreative e attrezzature sanitarie. Il sistema del verde racchiudeva l’intero corpo compatto della città e terminava a monte in una zona a contatto con l’acqua, disegnata da tre grossi bacini, ispirati con ogni probabilità al disegno di D.Burnham per la città di Chicago del 1909.

SvagoNella vasca centrale un dittico di rodiani colossi apriva l’ingresso al natatorium, la grande piscina, il cuore dello svago. Nei curati e scenografici giardini si condensavano tutte le funzioni ricreative. Un programma di intense attività come il tennis, il pattinaggio, il base-ball e così via. Immancabili i casinò, i club, l’orto botanico , il giardino zoologico ed un grande distretto moderno del divertimento.

Infrastruttura verde

Città Mondiale

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1.L’asse delle nazioni2.La zona dello svago e della cura del corpo3.Settore residenziale4.La cintura verde5.Strutture produttive6.Nodo delle infrastrutture7.Aeroporto8.Centrale elettrica9.Città giardino

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Settore intellettoLasciandosi alle spalle il polo ricreativo, si apriva un grande spec-chio d’acqua che anticipava la vista al settore della produzione in-tellettuale, il cui fulcro era il tempio delle arti. Superato il grande edificio, a perdita d’occhio compariva la grande avenue des nations, solcata da un canale centrale e costeggiata a lato dalle rappresen-tanze internazionali e dalle ambasciate di tutti i paesi del mondo. Continuando a camminare verso l’asse della vita politica e scientifi-ca si giungeva, al fulcro della città mondiale, la piazza dei congressi, dominata dall’immensa sagoma della torre del progresso alta 320 metri. Un ibrido tra la celeberrima opera di Eiffel e il grattacielo americano di prima generazione.

Torre della ComunicazioneLa grande torre era strutturata secondo tre ordini: il basamento, una serie di livelli intermedi ed il coronamento. I diversi piani erano adibiti ad uffici mentre il basamento ospitava un’ agenzia di stampa mondiale. Una bizzarra anticipazione, per destinazione d’uso, del

La torre del progresso dove si vedono la sala dei congressi per le nazioni, la grande hall di ingresso e il collegamento con la metro-politana

Una bizzarra anticipazione, per destinazione d’uso ed iconografia, del progetto di Adolf Loos per il concorso del Chicago Tribune28.La torre era circondata da una serie di edifici disposti in maniera el-littica: il tempio delle religioni, l’istituito di scienze teoriche, la banca internazionale, la biblioteca, l’istituto delle scienze sociologiche, la corte internazionale della giustizia, il ministero dell’agricoltura e dei trasporti ed infine l’istituto di medicina chirurgica. Dalla piazza cen-trale si dipanavano una serie di viali che permettevano di raggiun-gere ogni luogo.

UbiquitàLa città mondiale rimase un’ idea ubiqua. Non essendo nata per un luogo preciso, essa si adattava ad ogni potenziale e vergine situa-zione geografica. Comparì per la prima volta a Bruxelles, poi nelleIl Chicago Tribune

Asse delle Nazioni

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vicinanze dell’Aia, sul lago Neuchatel in Svizzera ed infine stremata alla foce del Tevere. Per evaporare poi, definitivamente.

Nuova prospettiva?Nonostante il disegno idealizzato, geometrico e tremendamente neoclassico, sotto la superficie estetica si celavano i principi di un nuovo modo di pensare l’urbanistica e il paesaggio. La città era un macchina del vivere, dove l’accessibilità e le infrastrutture giocavano e giocano tutt’ora un ruolo fondamentale. Si potrebbe quasi azzardare che Hebrard elaborò cento anni prima un concetto di metropoli sostenibile, dove i mezzi di trasporto, oc-cultati nel sottosuolo, raggiungevano tutto il centro abitato.Il concetto di spazio verde, non era semplicemente limitato al pit-toresco, ma anch’esso evoluto in chiave infrastrutturale, contenitore di un programma complesso per la futura urbanità. Una tendenza nuova, probabilmente assimilata dagli esperimenti condotti in nord America ed Inghilterra. Hebrard conosceva bene New York, nel 1902 aveva intensamente collaborato con Cass Gilbert29 , architetto new-yorkese noto per il Woolworth Building(1911-1913), uno dei più ce-lebri grattacieli di Manhattan e quasi certamente conosceva l’opera di Frederick Law Olmsted : Central Park.

MetodoHebrard stabilì nel progetto della città mondiale, una precisa ge- rarchia tra ordine architettonico, urbano, pittoresco, politico e spi-rituale. Codificò i singoli elementi in una serie di principi organiz-zativi spazialmente riconoscibili: il centro amministrativo, cuore del sistema, l’organizzazione dei luoghi per lo svago, in simbiosi con le masse arboree, i quartieri residenziali a densità variabile ed infine i settori produttivi fuori dal centro abitato.

La Haye FiumicinoBruxelles Lac de NeuchatelL’ubiquita della città mondiale

Il Woolworth Building

Esperimento

InvitoMaurice Long, l’allora governatore generale di Hanoi, stabilì un servizio di architettura e pianificazione per la città, sperando di in-trodurre nuove politiche di sviluppo simili a quelle avviate dal gov-ernatore Henri Prost ed il Maresciallo Lyautey in Marocco.L’epoca di Vildieu e l’uso massivo e decorativo del vocabolario neo-classico, per soggiogare le masse native e dimostrare la superiorità del nuovo potere, garantendone così la longevità simbolica30, era de-finitivamente terminato. La richiesta fu così approvata nel 1921 ed il nuovo servizio fu stabilito all’interno del ministero dei lavori pubblici nel 192331. Long vedeva Hanoi come un laboratorio per sperimentare le ultime idee e novità in materia urbana e legislativa appena introdotte nella madre pa-tria32. Il governatore invitò personalmente E.Hebrard in Indocina per visionare il progetto della città vacanziera di Dalat e per intrapren-dere una proposta di piano per Hanoi. Hebrard venne così messo a capo del servizio di architettura e pianificazione nel 192333.

TransfertL’idea di M.Long era precisa: nuovi edifici e prestigiosi spazi pub-blici, degni della capitale di una grande colonia. Hebrard affrontò il problema mischiando pragmatismo e una dose di calibrata utopia, probabilmente retaggio del fantastico progetto della città mondiale. Una sorta di pragmatica visione guidò il di- segno della futura città. Si adoperò per una lucida riorganizzazio- ne dei distretti funzionali, il cui esito fu la comparsa di un centro amministrativo compatto nell’area di Ba Dinh, dove oggi sorge il mausoleo di Ho Chi Minh. Il piano per il disegno e il riordino delle sponde del grande Ho Tay (West Lake), trasformato in una grande promenade di verde pubblico, una sorta di infrastruttura ecologica, ove vi erano racchiuse una serie di attività per il tempo libero e lo svago. Hebrard cercò inoltre di mettere mano ai quartieri residen-ziali, attraverso la progettazione di nuove tipologie in relazione al disegno di suolo. Lo si vide inoltre impegnato nella liberazione

E.Hebrard

M.Long

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La Parigi del Tonkino

Hebrard a DalatIl primo progetto in Indocina

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dell’insediamento urbano da tutte le piccole industrie che con il tem-po vi si erano infilate. Propose di trasferire e concentrare le attività produttive al di là del Fiume Rosso, in un’ area compresa tra il ponte ferroviario e quello carrabile, nell’allora provincia di Gia Lam34 .

Il PianoIl programma appare molto chiaro, ambiente e spazio pubblico, in-frastrutture, residenza e produzione. Così facendo Hebrard raddop-piò la taglia di Hanoi, preparando così una larga espansione del cos-truito nelle aree a ovest, verso West Lake, a sud intorno al lago Bau May. Il primo esperimento della scacchiera commerciale imposto da Vildieu è finalmente superato. Il concetto impresso dall’architetto parigino era più simile ad un modello di città diffusa, dove differenti tipi di polarità attraevano differenti flussi del vivere, organizzati sec-ondo una nuova gerarchia razionale dei tracciati che in base alla posizione prospettica disegnavano nuove rendite di suolo. Non solo quindi un principio estetico ma anche un meccanismo di regolazione sociale decisamente più complesso della città binaria proposta da Lyautey. Il cambiamento fu radicale. Da un aggregato sparpagliato di edifici piovuti dal cielo e da imposte maglie militare-sche, Hanoi acquisì la forma che oggi conosciamo. Mutarono quindi definitivamente i rapporti tra lo spazio rurale e quello urbano, le forme dell’acqua tipiche della società vegetale vennero talvolta inte-

L’area di Puginier è uno dei luoghi centrali dello svi-luppo del piano di Hebrard. Oggi Ba Dinh Square sede del mausoleo di Ho Chi Minh

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La Parigi del Tonkino

Hanoi 1923

1.L’asse delle nazioni2.La nuova zona Industriale3.Il settore per l’educazione4.Il quartiere europeo del commercio5.La stazione ferroviaria6.Nuovi quartieri residenziali7.La concessione8.Nuovi ponti ferroviari9.Nuova promenade residenziale10.Settore per lo sport11.La zona dello svaglo

grate e assecondate per ridisegnare il futuro sviluppo urbano, come nel caso del lago Bau May, oggi Union Park. Le risaie e gli acquitrini lasciarono spazio ad un sistema di insedia-menti diffusi ed un nuovo disegno degli argini plasmò il rapporto tra città e acque del fiume Rosso, sovente esondate durante le stagioni delle piogge.

PartizioneIl disegno del piano era tenuto insieme dai meccanismi regolatori dello zoning: costruito per organizzare le funzioni della nuova città,

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per assicurarsi un controllo sulle popolazioni e le attività indigene, sempre più accerchiate dalla nuova urbanità. Fu così che Hebrard estese il land-use zoning anche agli insediamenti autoctoni, nella speranza di trovare un meccanismo morbido per il governo del ter-ritorio, sia fisico che umano, mirato a garantire un ideale principio d’ordine e di segregazione gerarchica. Un tipo di urbanismo speri-mentale, ossessionato dall’idea di raggiungere una perfetta società coloniale che rifiutasse l’ordine monotono della scacchiera ma che prediligesse invece la vocazione dei luoghi e le dinamiche di ibri-dazione. Nonostante l’impegno, l’effetto scaturito fu ben descritto da Margherite Duras:

“Nel quartiere alto abitavano soltanto i bianchi che avevano fatto fortuna. Per indicare la misura sovrumana del passo di un bianco, le vie e i marciapiedi del quartiere alto erano immensi. Un’inutile orgia di spazio era offerta ai passi distratti dei potenti in riposo. E nei viali scorrevano le loro automobili imbottite, sospese in un silenzio impressionante. Tutto era asfaltato, largo, fiancheggiato da marcia-

Particolare del nuovo poloamministrativo disegnato da E.Hebrard su volere esplici-to del governatore M.Long

1.Il nuovo Palazzo del Governatore d’Indocina2.L’esistente palazzo del governatore sarebbe diventato l’edificio del Consiglio di Indocina3.Il ridisegno dell’orto botanico4.Il lago Tay Ho (West Lake)5.Il liceo Albert Serrault 6.Il campo giochi del Liceo7.La piazza dei ministeri8.Il club sportivo9.L’istituto dei giovani figli Annamiti

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Il museo Finot esempio del relativismo formale nel linguaggio archi-tettonico introdotto da E.Hebrard

piedi alberati con piante rare e divisi in due da aiuolette d’erbetta e di fiori lungo le quali sostavano le file rutilanti dei taxi-torpedo. In-naffiate parecchie volte al giorno, verdi, fiorite quelle vie erano ben tenute, come viali di un immenso giardino zoologico dove le specie rare dei bianchi vegliavano su se stesse. Il centro del quartiere alto era il loro vero santuario. Solamente al centro, all’ombra dei tamarindi, erano situate le im-mense terrazze dei loro caffè. La lucentezza delle automobili, delle vetrine, dell’asfalto innaffiato, la bianchezza smagliante degli abitati, la rorida freschezza delle aiuole fiorite trasformavano il quartiere alto in un bordello magico dove la razza bianca poteva offrirsi, in una pace incontaminata lo spettacolo sacro della propria esistenza”35.

StileOltre che definire l’impianto della futura metropoli, Hebrard fu re-sponsabile di un numero significativo di edifici. Introdusse il relativi-smo culturale nel linguaggio dell’architettura coloniale. Incorporò elementi decorativi indocinesi, secondo numerose ricerche condotte tramite fotografie, letture e discussioni con storici e archeologi allo-ra radunati nell’associazione EFEO. Attento alle particolarità geo-grafiche e climatiche del luogo e poco avvezzo alla riproduzione di cliché stilistici, Hebrard introdusse nuovi elementi compositivi, come l’uso di finestre verandate e sistemi di ventilazione naturale, rispettando, a differenza dei suoi predecessori, il clima locale.

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Paradossalmente, edifici disegnati quasi cento anni fa, affrontavano le dinamiche bio-climatiche più correttamente di alcuni interventi contemporanei, più interessati alla riproduzione formale di linguag-gi passati che al reale funzionamento dell’edificio stesso.Il ministero delle Finanze, oggi ministero degli Affari Pubblici, Il Museo Finot, massima espressione del concetto di relativismo cul-turale, l’università di Hanoi e la Chiesa Cua Bac, in stile eclettico con influenze art decò, sono il lascito di Hebrard alla nuova metropoli in divenire.

Il museo Finot in una foto dell’epoca

CrisiIl quartiere autoctono delle 36 strade, luogo nevralgico degli scambi commerciali, altamente denso e brulicante, fu giudicato da Hebrard un luogo insalubre. L’impossibilità di poterlo manomettere e il fal-limento del distretto industriale di Gia Lam, dovuto ad una mancata politica coloniale e all’assenza di un reale piano per lo sviluppo delle industrie, furono per Hebrard motivo di grande depressione .“La politica coloniale è figlia di quella industriale “36

Nel senso che lo sfruttamento delle materie prime nell’area del Tonkino per la madre patria era l’obbiettivo primario, il resto non contava nulla. La crisi economica del 1929 rallentò gli stanziamenti previsti per le opere pubbliche e indusse Hebrard ad abbandonare definitivamente Hanoi al suo destino, lasciando molti dei suoi pro-getti a metà ed il programma per gli spazi pubblici ad una fase em-brionale.

ImprontaL’eredità che lasciò ad Hanoi fu importante, una traccia indelebile che segnò gli anni a venire. Ripresa talvolta dai suoi successori che cercarono di applicare per parti le numerose proposte di un intenso quinquennio.

Paesaggio PolareNelle colonie, il paesaggio bipolare, ovvero la capacità di struttu-rare un sistema binario tra le città autoctone e le nuove fondazioni di origine francese, era stato ampiamente sperimentato e con succes-so dal Gran Maresciallo Luis-Hubert Lyautey, il pacificatore dell’Algeria occidentale, condottiero del Madagascar e Signore del Marocco.

“Egli era noto sia per la sua personale insistenza nel controllo delle colonie e per la sua teoria di mantenere le istituzioni locali. Un aristocratico credo, nelle associazione delle popolazioni le unecon le altre (in un rapporto di mutua solidarietà) più che nel loro miscuglio razziale. Il suo colonialismo aveva più cose in comune con la nozione inglese di un governo indiretto che con quella visione paternalistica-repubblicana francese di un ideale principio assimi-lativo tra le genti (assimilazione come corrispettivo politico di metis-sage)” 37.

La codificazione diretta della politica coloniale associativa, in termini di disegno urbano, si traduceva nella realizzazione di insediamenti

Il maresciallo L.H.Lyautey

Il complesso dell’università disegnato sempre da Hebrard

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ex-novo a fianco delle città autoctone, come nel Nord Africa, Medina Vs Ville Nouvelle.Un cordon sanitaire, generalmente nella veste di un grande parco urbano, separava i due mondi, il vegetale come soglia. Le Lyautey-ville erano due mondi separati difficilmente conciliabili. Da una parte l’indigeno, che viveva con le proprie tradizioni e abi-tudini, trasformate in attrazioni folkloristiche. Dall’ altro lo stato contemporaneo, sfavillante mondo moderno, dove si svolgeva la vita governativa. Un meccanismo di mutuo bipolarismo in cui l’unico punto di contatto era un sistema verde .

“Sarebbe un grande errore pensare ad un piano di sviluppo per la città in una colonia senza una preliminare investigazione del luogo ed uno studio delle condizioni esistenti della città nuova o degli in-sediamenti autoctoni. Senza una ispezione accurata del sito si pro-durrebbe un piano il cui disegno sarebbe una reminiscenza delle geometrie architettoniche rinascimentali...”38

L’affermazione di Hebrard era con ogni probabilità un velata critica al modello del Maresciallo, sempre uguale ad ogni latitudine del pi-aneta, era probabilmente contestato il valore di un disegno generico in antagonismo ad una visione che preferiva organizzare l’urbanità, come un insieme di funzioni in relazione tra loro piuttosto che sem-plici e monotoni disegni prospettici. In verità E.Hebrard per Hanoi, cercò di realizzare una misurata via di mezzo, evolvendo il concetto Lyauteyville e ponendo fine al primo impianto di Vildieu, attraverso il disegno di polarità diffuse al posto di un semplice codice binario: contrapponendo architetture e funzioni pubbliche agli sparpagliati insediamenti locali, con il fine di ricucire un territorio e organizzare più che separare l’inevitabile contatto razziale.

Bonsai City IOltre a progettare edifici pubblici, E.Hebrard si concentrò anche sulla residenza per la futura élite, come ad esempio il quartiere Bay Mau, compreso tra il lago omonimo e quello più piccolo di Thien Khuong. Nel consiglio municipale tenutosi nel 1930, l’estensione a Sud fu così descritta:

“Destinata a diventare se non la più bella, quanto la più piacevole area della città.. Include infatti i due laghi, uno molto grande, il Bay Mau e l’altro più piccolo, Thien Khuong, separati da un ampio tratto botanico e confinante con strade e prati, ricreano una promenade che è unica ad Hanoi”. 39

Palmanova 1593

L’area diventò presto il luogo per la classe media vietnamita che la-vorava per l’amministrazione e le imprese private40. Lo stile con cui vennero realizzate era a metà tra classico e art nou-veau. Il risultato finale però, apparteneva poco alle idee di compo-sizione e di Hebrard. Molte delle sue intuizioni per la città furono definitivamente alterate dalla grande depressione del 1929. Il suo lavoro cultural-relativista fu messo definitivamente fuori gioco dall’avvento definitivo del movimento moderno. Ironia della sorte questo stile ibrido, ritornerà inconsapevolmente in quello che oggi si puo’ definire il fenomeno della città Bonsai. Guardando Hanoi dall’alto oggi, si rimane colpiti da un tessuto urbano simile ad un termitaio impazzito. Abitazioni miniaturizzate si infilano in ogni dove, come una marea liquida che si infrange su situazioni pregresse, in-globando tutto cio’ che incontra sulla strada, laghi, piante e persone. Probabilmente nessuno allora poteva immaginare un tale sviluppo, nonostante le avvisaglie di una densità in netta crescita. Hebrard è l’inconscio padre di un modello che avrebbe sicuramente rinnegato e disprezzato per le precarie condizioni igieniche e lo scarso disegno delle abitazioni. Il fatto di non essersi mai preoccu-pato delle condizioni dell’abitare per la popolazione comune, preve-dendo solo grandi aree di espansione all’interno del tessuto urbano, condusse allo sviluppo spontaneo di una marea liquida di micro abitazioni compatte, chiamate generalmente tube house, cluster tube o Hi-rise Tube, che nel corso degli anni avrebbero occupato tutto il suolo libero disponibile.

Un esempio di satu-razione spontanea dei lotti nel quartiere colo-niale francese

Le ville moderniste nel tessuto di Hanoi

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Appropriazione

Retroguardia“Reparto militare a disposizione di un’unità in movimento, per pro-teggerla alle spalle da possibili assalti avversari o per ritardare l’avanzata del nemico in caso di ritirata41”.

L’inconscia condizione che spinse E.Hebrard verso il sud est asia-tico, lontano dalla madre patria, fu forse il totale naufragio della sua più ambiziosa creatura, la città mondiale. Non tanto per i principi con cui fu disegnata, ma per il gusto estetico neoclassico oramai superato. In soli 10 anni lo spirito del moderno spazzò via ogni riferimento precedente. I suoi disegni erano il simbolo dell’ultima utopia roman-tica, definitivamente uccisa dall’avvento della prima guerra mondi-ale. Si chiudeva definitivamente un’ epoca. Incalzato dai nuovi eser-citi delle avanguardie, il ritiro fu assicurato, difendendo metro per metro il terreno tanto faticosamente conquistato e garantendosi una possibile via di fuga.

La città mondiale bisIl colpo di grazia fu direttamente assestato da Le Corbusier. Otlet, che dieci anni prima si era esposto appoggiando ed incoraggiando Andersen ed Hebrard, affidò senza scrupoli la seconda versione del-la città mondiale al nuovo astro nascente dell’architettura francese. Nel 1922, anno in cui E.Hebrard si trasferì definitivamente nelle co-lonie della Cocincina, apparse la famosa città da tre milioni di abitanti. Il progetto che Le Corbusier disegnò per Otlet, era molto diverso in termini simbolici ed estetici dal Plan Voisin. A livello concettu-ale però, entrambi i disegni convergevano verso un unico grande sogno: una città mondiale come modello esportabile42.

OperazioneNella città da tre milioni di abitanti si ritrovano alcuni degli elementi funzionali del vecchio impianto di Hebrard, anche se ogni accenno di

tipo paternalistico sembrava apparentemente scomparso. Le Corbusier svolse un pesante lavoro di ricodifica, introducendo nuovi rapporti relazionali tra superficie libera/costruita, funzione/edificio/suolo e uomo/macchina.

“L’intera città è un parco. Le terrazze si estendono su prati e gli edi-fici sono avvolti dai boschi . Edifici bassi di tipo orizzontale condu-cono l’occhio sul fogliame degli alberi43”.

Nel progetto fu disegnato anche un interessante concetto di pol-mone, molto simile a Central Park, dove si concentravano tutte le attività pubbliche e culturali. Una sorta di condensatore per lo svago e la vita pubblica, meccanismo di decompressione per le future espansioni sul giardino inglese44 che cingeva l’intera città. Si ritro-vavano inoltre tutti gli elementi urbani, come la pista delle corse, lo stadio e molte altre funzioni annesse che allora, come oggi, organiz-zavano il tempo libero dei cittadini. Tutti elementi presenti nel pro-cesso dell’urbanistica francese di nuova fondazione applicato alle colonie.

La città Mondiale 2.0 nei pressi di Berna

1.Edificio esistente del Bit2.Nuova soluzione per il palazzo esistente del SdN3.Mundaneum4.Grattacieli della città economica5.Stazione TSF6.Aereoporto7.Snodo8.Imbarcadero9.Nuova città alberghiera10.Villa ariana11.Stadio e centro sportivo12.Chiusa del Rodano13.Nuclei storici esistenti14.Ginevra e stazione15.Strada di Francia per il col del la Faucille16.Nuovo ponte delle nazioni

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SvoltaLa vera innovazione fu il ripensamento dei rapporti uomo-costruito, espressi allora con nuove formule di densità, probabilmente impor-tate dal nuovo mondo. Il grattacielo cartesiano immerso nel verde, oggi un concetto diven-tato ubiquo o globale.

“Il viaggiatore dal suo aereo, arrivando da Costantinopoli o Pechino, può vedere improvvisamente attraverso le linee vacillanti dei fiumi e le macchie delle foreste la chiara impronta che segna una città cresciuta in conformità con lo spirito dell’uomo: il segno del cervello umano al lavoro. Quando cade il crepuscolo il vetro dei grattacieli sembra infiammarsi. Questo non è un pericoloso futurismo ma una sorta di dinamite letteraria che scuote violentemente lo spettatore. Si tratta di uno spettacolo organizzato da un architettura che utilizza le sue risorse plastiche per modulare le sue forme nella luce ”.45

Tale immaginario segnò definitivamente il futuro delle città e dei suoi paesaggi.

Destino ComuneSia la versione di Hebrard che quella di Le Corbusier seguirono il medesimo destino. La prima vagò sconsolata per mezza Europa, alla ricerca di un sito su cui poggiare, mentre la seconda, anch’essa errabonda, girò svariati continenti prima di essere definitivamente dimenticata. Se la città mondiale prima versione è forse l’ultima utopia romantica prodotta nel nostro secolo, e con utopia si intende un qualcosa che evoca delle speranze positive, non si può affermare lo stesso per la sua evoluzione razionalista, elaborata qualche anno più tardi.

Il piano per la città da tre milioni di abitanti

Forme distopiche ISi ha come la sensazione che il modello del maestro francese, con il passare degli anni, sia stato macellato a dovere, alcune parti scar-tate perchè non commestibili e altre, invece, congelate in attesa di momenti migliori. Come si può ben immaginare, una volta che un manzo viene smembrato, se lo si ricomponendolo, certamente non tornerà a muggire. Ecco quindi che i suoi disegni di architettura, come pezzi di corpi, sopravviveranno congelati fino ai nostri giorni, subendo un processo revisionista e assumendo forme dal sapore distopico nei modelli applicati al presente. Un esempio: le realtà asiatiche, dove il grattacielo cartesiano anni ‘30 oggi appare come un innocente espressione di densità al confronto degli esperimenti condotti negli ultimi anni ad Honk Kong od in altre situazioni asiat-iche, dove la realtà supera di gran lunga la fantasia. Hanoi oggi non è da meno.I grattaciali anzichè essere immersi in boschetti, annegano nelle risaie.

Estrusi di Honk kongIndirizzo :Tin Shui Mai Area 24bAnno : 2007Cliente : Cheung Kong HoldingsArea in un singolo piano : 555m2

Piani : 47Appartamenti : 368 (8 per piano)Popolazione stimata : 1600 unità

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Colonial Wonderland

Expo colonialeUn candido manifesto dei biscotti Brun, annunciava di essere lo sponsor dell’ esposizione coloniale internazionale di Parigi dal giu -gno 1931 al febbraio 1932. Dopo Bordeaux e Marsiglia, il picco della fiera delle colonie venne raggiunto nella capitale. La Francia celebrava così il suo impero da 100 milioni di abitanti. Al motto di “il giro del mondo in 4 giorni” o “Perché andare in Tunisia, quando si può visitare la periferia di Parigi?” Allora le Banlieue non esistavano ancora...

Manifesto pubblicitario di invito all’expo delle colonie

IllusioneL’expo doveva provocare al visitatore l’illusione di un viaggio nel mondo coloniale: intorno al Lago Daumesnil l’avventore poteva fi-nalmente viaggiare senza sforzo, come in un grande plastico, scivo-lando da una colonia all’altra, da un palazzo marocchino alle stradedi un villaggio sudanese, entrando nella grande moschea di Djennè prima di salire nella riproduzione in calcestruzzo e acciaio del tem-pio khmer di Angkor Wat47. Al Bois de Vincennes si apriva il primo inconsapevole parco tema-tico d’Europa. Centodieci ettari di superficie, suddivisi tra le nazioni partecipanti , non molte per il vero, come Italia, Portogallo, Olanda, Belgio e Stati Uniti.

ProgrammaIl programma francese era chiaro: simulare le colonie dell’impero con architetture surrogato, dove la bellezza ed il colore superavano di gran lunga il talvolta austero e tetro realismo. Il parco era artico-lato in quattro sezioni. La città dell’informazione, dove si concentra-vano tutte le esposizioni industriali ed i manufatti locali dei singoli paesi, la parte delle colonie francesi a sud del lago, che terminava poi nel giardino zoologico che raccoglieva le specie esotiche. Infine, sulla sponda opposta del lago, si collocavano gli altri padiglioni delle nazioni partecipanti.

EffettoPassata la città dell’informazione, una fontana luminosa apriva il largo viale delle colonie francesi, dove capeggiava alla fine del per-corso un’ enorme torre/obelisco di ottanta metri, monumento dedi-cato alle forze armate. Monito, non troppo celato, che solo il potere delle armi poteva mantenere unito e pacificato il sistema coloniale. Ai lati si disponevano le piccole architetture padiglione delle nazioni conquistate, sino a giungere al cuore della expo: l’Indocina. Il gioiello della colonizzazione francese, tra palazzi, templi e pa-diglioni occupava da sola un decimo dello spazio disponibile. Il viale si allargava poi per lasciare spazio alla piazza dell’Indocina. Da un lato si trovavano l’ Annam, la Cambogia, la Cocincina ed il Tonkino, dall’altro lato, invece, capeggiava una enorme riproduzione tempo-ranea di Angkor Wat. La simulazione delle architetture locali non era sufficiente, ogni padiglione era letteralmente animato dalle po-polazioni autoctone.

Il manifesto

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Mappa dei padiglioni espositivi Riti tribali, processioni religiose, danze indigene, manifestazioni folkloristiche, cucine tipiche e drink esotici dalla mattina alla sera per sette lunghi mesi, una specie di Disneyland antropologica nel cuore di Parigi. La notte, spettacolari fontane illuminate creavano meravigliosi giochi scenografici, mentre ai bordi del lago si svolge-vano le molteplici attività ricreative. Sullo sfondo dominava una sur-reale Ankor-Wat stroboscopica, assordata dalle danze malgasci e da una specie di zoo umano condensato, che lavorava in ridondanza con il giardino zoologico,comunque specie in cattività, e le architet-ture-simulacro. Il risultato appariva come un frappè demagogico, educativo e dimostrativo del lavoro condotto dalla Francia nei suoi territori, mostrando l’amara felicità dei popoli assoggettati. Un tea-tro delle ombre ....

SuccessoIn 193 giorni furono venduti circa trentatre milioni di biglietti.L’organizzazione stabilì in otto milioni il numero dei visitatori, sud-divisi in quattro milioni di parigini, tre milioni dalle province e un milione di stranieri48.

I contadini del Delta del TonkinoNella wonderland delle Colonie, dove tutti i mondi etnici erano pos-sibili, apparve per la prima volta nel padiglione del Tonkino, un lavo-ro di indagine molto meticoloso sul Delta del Fiume Rosso, eseguito da un allora sconosciuto geografo di nome Pierre Gourou. Hanoi era ed è situata alla testa delle due principale diramazioni fluviali, che disegnano la fertilissima pianura oggetto dello studio, la cui estensione misura quindicimila chilometri quadrati. Ottomila villaggi creavano un arcipelago sterminato di piccole comunità, che Gourou già nel 1931 indicava come una delle aree più densamente popolate del pianeta. Vi soggiornavano infatti piu’ di sei milioni e mezzo di contadini49.Nello scritto “Les paysans du delta Tonkinois”, pioneristico studio di sociologia rurale, basato sulla demografia e l’osservazione delle attitudini relazionali di circa duemila villaggi campione, egli non esi-tava a definire il paesaggio del Tonkino come :

“una relazione perfetta tra uomo e natura[...]. Fuori da questo stato delle cose, puo’ esserci solo disordine e disperazione50.

Ankor-Wat strobosco-pico. La fedele ripro-duzione in acciaio e cemento del magnificocomplesso situato in Cambogia

Il testo fondativo della geografia umana alla base degli studi di P.Gourou

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Un Fragile SistemaGourou, critico rispetto alla contaminazione francese, considerava l‘apparizione delle chiese cattoliche un elemento totalmente estraneo al paesaggio rurale come gli edifici scolastici e gli ospedali realizzati senza tener minimamente conto dell’ambiente che li ospi-tava51. Inquietante analogia con il presente. In Les Paysans, Gourou metteva in evidenza la capacità ecologica di adattamento che i contadini del Nord Vietnam avevano sviluppato con il loro ambiente e come i loro villaggi servivano, articolati in una fitta rete, a mantenere e controllare meticolosamente il territorio.”

La spiegazione geografica del paesaggio non deve consistere nella relazione attuativa di due termini, uno costituito dalla dimensione fisica e l’altra da elementi umani, devono essere esaminati tre cate-gorie di dati: la dimensione fisica, la civiltà e l’interazione degli elementi umani52.”

Gourou aveva intuito la fragilità del sistema del Delta, legato al nuo-vo sviluppo e alle possibili contaminazioni esterne, ed è per questo che la sua visione era di tipo conservativo. Preservando le tradizioni dei villaggi e le tecniche dei contadini, il sistema ecologico sarebbe rimasto intatto. Negli anni settanta in Francia, venne duramente ac-cusato dalla critica marxista di essere un “terzomondista”, di fa-vorire con le sue parole la stagnazione evolutiva dei paesi in lotta per una indipendenza economica.

La commissione GuernutIn verità Gourou, già nel 1936, di ritorno a Parigi fu inserito nella commissione Guernut53, dal nome del ministro dell’educazione na-zionale Henri Guernut, costituitasi per valutare le regole di governo nelle colonie, in termini di sviluppo e relazioni con le popolazioni in-digene. In questa sede Gourou auspicò vivacemente un programma di sviluppo cooperativo per il Delta del Tonkino e le sue terre. Un programma basato sulla modernizzazione del processo agricolo at-traverso l’implementazione delle tecniche di coltivazione locali, un ridisegno dei suoli agricoli e la crescita dell’artigianato locale, or-ganizzato in una piccola rete di industrie. Eco town del Presente?

PrecursoreLa sua visione che oggi chiameremmo di sviluppo sostenibile, era

P.Gourou

chiaramente in contrasto con l’espansione vertiginosa delle conces-sioni, un sistema coloniale di sfruttamento dei latifondi che ragiona-va per grandi tenute. La totalità delle sue proposte rimase lettera morta e la commissione fu sciolta nel marzo del 1937. Il problema agricolo era una polveriera sotto molti punti di vista. Gourou lo sa-peva bene. Non era estraneo al sotterraneo movimento di liberazi-one vietnamita. Tra i suoi allievi al Lycèe Albert Sarraut, che tempoaddietro lo avevano supportato nelle estenuanti missioni di ricerca nella regione del Delta, vi erano brillanti studenti vietnamiti, tra cui Vo Ngyuen Giap54, che allora si occupava dei rilievi delle abitazio-ni contadine.Proprio il futuro generale Giap, autore della sconfitta francese a Dien Bien Phu, che insieme a Truong Chinh, il princi-pale ideologo del partito comunista vietnamita,pubblicarono nel 1937 “Il problema dei Contadini”. Manifesto per la radicale rifor-ma economica e politica, alla base della lotta per l’indipendenza dall’imperialismo francese.

Una questione ApertaLa questione della transizione/evoluzione di uno spazio rurale è an-cora una questione aperta. Agli antipodi di Metrorurale. Lo scenario che oggi appare è molto diverso rispetto al 1936. La regione oggi, pur mantenendo la sua vocazione agricola, è forse più da considerarsi come un’area metropolitana diffusa, densissima di abitazioni

L’orografia del Delta del Fiume Rosso

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La Parigi del Tonkino

Comparazioni Scalari

Il delta del Tonkino

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e sistemi produttivi pesanti. Parliamo di densità pari a mille abitanti per chilometro quadrato55, più del doppio rispetto alla stima allora elaborata da Gourou. Oggi squassato da meccanismi fuori controllo di uso e consumo del suolo, dove potenziali infrastrutture della mo-bilità ancora in fase di sviluppo, potrebbero un giorno trasformarsi in volani di incredibile potenza. Città lineari e ramificate, strutture rizomatiche in cui sarà possibile esprimere una capacità di organiz-zazione fondata sui principi di posizionamento e’ accessibilità delle risorse. Assecondando un principio di caos più che stabilire inutili i mezzi per contrastarlo.

Il ponte coperto di Son Taymeraviglioso esempio di architettura del paesaggio

Seconda ondata

EreditàHenri Cerutti-Maori nel 1930 divenne il responsabile dell’ufficio di urbanistica e architettura di Hanoi. Hebrard lasciò in eredità un piano ambizioso, ma in gran parte irrealizzato. Chi ne raccolse l’eredità fu il vice di Cerutti-Maori, Luis George Pineau. Il periodo euforico della Ville Nouvelle, sembrava definitivamente terminato.

“La funzione di Capitale imposta alla città di Hanoi pone dei doveri che altre città ordinarie non hanno. Il nuovo piano mira a dirigere l’evoluzione di una capitale che oggi presenta uno sviluppo spo-radico e senza ordine.[...] Se come dice Tarde, l’evoluzione è il pas-saggio dall’omogeneo all’eterogeneo, sarà indispensabile che tutto l’organismo sia coordinato e strettamente gerarchizzato nei suoi vari elementi.[...] I tre problemi essenziali per ordine di importanza sono: l’igiene, la circolazione e l’estetica56.”

La seconda fase, come si intuisce in un articolo dell’epoca scritto dallo stesso Pineau, fu orientata verso un progetto di organizzazione e man-tenimento. Le ricadute immediate dal punto di vista spaziale furono le rettifiche viarie di determinate porzioni di città e il ridisegno di alcuni quartieri.

L.G.Pineau

Una delle ville nel quartiere Bau May

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Le Plus Grand HanoiL’esempio perfetto è fornito dalla descrizione all’interno dell’ arti-colo “Le plus grand Hanoi”57, dove compare una dettagliata visione per lo sviluppo del quartiere Bau May, nella zona sud della città. Pineau tramite una serie di interventi, riordinò la maglia viaria, con la costruzione di un sistema di collegamento tra gli spazi pubblici.Impostato su un modello a bassa densità, il nuovo quartiere era or-ganizzato intorno al futuro lago Bau May, dove un parco/promenade ricco di funzioni ricreative, si collegava a nord con il piccolo lago Ho Thien Quang. Ad est, il disegno delle strade fu regolarizzato in una nuova maglia viaria, mentre il fulcro del quartiere era costituito da una piccola piazza giardino. Il progetto rimase in gran parte sul-la carta, salvo per il parco ed il nuovo lago, che durante il periodo sovietico diventarono il primo esperimento di parco collettivo auto-costruito.

Pioggia di edifici IIIl governatore generale Decoux, desideroso di mostrare i progressi fatti nella sua Indocina, spinse Cerutti e Pineau a mantenersi al pas-so con le nuove correnti architettoniche ed urbanistiche della madre Patria. Seguì cosi una seconda pioggia di edifici pubblici International style: la Banca di Indocina, realizzata da Georges Andrè Trouve tra il 1925 ed il 1930; Il circolo sportivo francese di JacqueLagisquet del 1930, nell’area di Ba Dinh, oggi destinato agli anziani membri in ritiro del partito comunista58; l’ufficio della Shell, oggi Ministero della Scienza e della Tecnologia; l’ufficio delle poste, un ibrido Franco-Russo59, completato nel 1960.

Succursale della banca di Indocina, si noti la sezione delle volte e dei lucernariper garantirne la ventilazione naturale degli ampi spazi in-terni.In alto a destra compa-re anche la sezione del sop-palco che ospitava gli uffici.

Il manifesto di Pineau

Il governatore Generale Decoux

Piano contratto Oltre che apportare le adeguate modifiche stilistiche alla città, Cerutti e Pineau studiarono il piano di sviluppo di Hanoi, pubblicato ufficialmente nel 1943. Apparve chiaro fin da subito che il disegno ricalcava le linee guida del piano stilato in precedenza da E.Hebrard. Furono implementate nuove polarità a sud della città, una zona per la pubblica amministrazione, la nuova università ed un campus spe-cializzato per la formazione del personale governativo. Nella stes-sa zona fu realizzato anche l’ospedale Rene Robin, oggi Bach Mai Hospital, diventato tristemente famoso durante la guerra contro gli americani60.

Una incerta previsione“L’immagine della città presentata nel 1943 è banale, si allinea alle visioni e alle caratteristiche dei piani precedenti. Il documento rap-presenta nient’altro che lo stato di Hanoi in un momento di tra-sformazione. Gli amministratori, gli urbanisti, i geografi e gli specialisti dei monumenti antichi, non sono riusciti a lasciare il benchè minimo segno su questo piano61”.

Il giudizio di France Mangin, studioso del patrimonio architettonico di Hanoi, è durissimo. La mancanza di un’ idea per la città era evi-dente. Hebrard, a suo tempo ispirato probabilmente dai suoi prece-denti lavori, aveva cercato di impostare un discorso sia funzionale che estetico, trattando il territorio per polarità diffuse, ma curan-done al tempo stesso i legami di connessione. Aveva capito che oltre

Particolare degli interni

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Il quartiere Bau May secondo il disegno di Pineau

alle infrastrutture della mobilità, il collante doveva essere lo spazio pubblico e le sue attività, gestite a vari gradienti e livelli. Sapeva che la modernizzazione del tessuto urbano sarebbe passata attraverso la conoscenza del luogo, non solo all’interno del centro abitato, ma nel suo intorno. Il piano che fu presentato dieci anni più tardi, era in-vece più un esercizio di disegno teorico e di retorica, molto concen-trato sui dettagli e le funzioni utili al regime di una capitale coloniale: un velo di colori pastello ortogonalizzati, planati su un territorio costellato da laghi, risaie e villaggi.

Guardando i piani di Hanoi per il 2020 e 2030, il disegno riaffio-ra nella memoria collettiva per analogia visiva, sia per le comuni tinte pastello che per l’utilizzo di ipotetici quanto oscuri meccanismi di azzonamento. Il principio è il medesimo: estendere il territorio urbanizzato come un’astratta macchia d’olio, rinforzarlo con le in-frastrutture di traffico e attendere quello che potenzialmente puo’ accadere. Una sorta di ricetta urbana ad orologeria.

Occasione perdutaLuis George Pineau non era uno sprovveduto. Aveva ricevuto un ot-tima educazione, studiando a Parigi e ad Harvard. Conosceva bene le tendenze dell’allora contemporaneità. Era a NewYork, quando Norman Bel Geddes presentò la sua visione di Futurama 62.Era inoltre un membro del Ciam, e intratteneva un frequente scambio epistolare con personaggi come Sigfried Giedion, autore nel 1941 di Space, Time and Architecture, dove si esaltavano le moderne park-way come paradigmi dell’era moderna, e Cornelis Van Eesteren, co-fondatore di De Stijl, autore del manifesto “Verso una costruzione collettiva” e responsabile del piano di espansione di Amsterdam nel 1936. Pineau inoltre, aveva curato per la famosa expo coloniale del 1931, la riproduzione di una piccola via del quartiere storico di Hanoi63, posizionata vicino al padiglione del Tonkino, dove Pierre Gourou espose i suoi studi sulle popolazioni del Delta. Era impossibile non notare, alla luce delle nuove considerazioni inerenti il concetto di sviluppo regionale, che fino ad allora il discorso legato alla città di Hanoi si era sempre e solo basato, ad eccezione del breve periodo di Hebrard, sull’ applicazione di modelli importati, surrogati ed in miniatura. Modelli tesi, più che alla reale invenzione di nuovi paesaggi, all’autocelebrazione di un sistema urbano intimi-datorio. La rappresentazione cartografica della città non andava mai al di fuori dei confini amministrativi, mentre Hanoi era il centro di un sistema capillare di piccoli villaggi agricoli che si estendevano per centinaia di chilometri quadrati, quella che Gourou definì come la civiltà del vegetale. Pineau, invece, era troppo concentrato su dettagli tecnici, gestionali ed estetici.

Altre LatitudiniProbabilmente a Pineau sfuggì la possibilità di pensare ad un modello per un nuova cultura del vegetale, dove l’ambiente rurale produttivo si potesse integrare in nuove forme dell’abitare.Un involontario progetto fu presentato nel 1944 da un esule tedesco negli Stati Uniti d’America. Nonostante l’abissale differenza tra i due contesti, di tipo economico, sociale e climatico, la proposta per un modello di città diffusa, agricola e produttiva risultò suscitare parec-chio interesse.

Space,Time and Archi-tecture S.Gidieon

Futurama di N.B. Ged-des in allestimento nel padiglione della G.M durante l’Expo del 1939

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Il piano Urbano prodotto nella meta degli anni ‘40

“Testurizzando”il territorio

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Regione

ContestoIn piena seconda guerra mondiale, sotto un governo composto dalla neonata Repubblica di Vichy e l’occupazione pacifica da parte gi-apponese, Ceruti e Pineau si trovarono nella situazione di ammini-strare, più che proporre, degli scenari per la città di Hanoi. Abban-donati a loro stessi e tagliati fuori dal mondo, si arrangiarono come poterono, continuando a disseminare edifici ed infrastrutture nel vecchio disegno proposto da E. Hebrard. Latitava una dimensione critica e visionaria per il futuro della città.Dall’altra parte del mondo, in un’ America tesa allo sforzo bellico, si pensava già ad un futuro prossimo. In questo contesto, nel 1944, l’esule Hilberseimer propose la città decentralizzata o meglio: The Metropolis as a garden city65. Probabilmente nacque in risposta alla grande depressione del 1929, dove interi distretti industriali monotematici risentirono dell’ inevitabile calo della domanda.

La città agricola continua

1.Infrastruttura di trasporto2.Fascia di rispetto3.Settore pubblico e commerciale4.Insediamenti residenziali5.Strutture produttive6.Settore agricolo

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L. Hilberseimer cercò di rielaborare un modello territoriale anti-congestione, dove la coesistenza ed il bilanciamento delle dimen-sioni agricole ed industriali potessero convivere a stretto contatto con la città ed il paesaggio. Una successione infinita di insediamenti regolari e strisce di servizi erano intervallate da enormi spazi verdi, talvolta coltivati o semplicemente selvaggi. Il tutto tenuto insieme dalla potente infrastruttura centrale, che organizzava e distribuiva il flusso continuo dei veicoli.

Un volo d’uccello, potente e quasi frattale, mostrava il linguaggio delle strisce e dei grappoli residenziali, divisi tra loro da ipotetici sistemi produttivi immersi nel verde.

“La fondazione di una regione capace di automantenersi è uno stru-mento essenziale per difendere la nostra nazione e per garantire sicurezza alla popolazione66”.

Natura e paesaggioGli insediamenti erano un sistema astratto che poteva adattarsiin ogni luogo o regione, inglobando il paesaggio naturale o ar-tificiale che fosse, modellandosi in base alla topografia e alle risorse della regione. La natura nel progetto era trattata come un elemento artificiale per servire l’uomo. Le unità abitative eranocircondate da una folta vegetazione, stratagemma usato per si-mulare un modello a bassa densità che permetteva di stabilire una relazione diretta con l’ambiente. Gli alberi ed i cespugli nasconde-vano le casette, mentre le torri sorgevano sovrastando le masse ar-boree. I giardini vegetali posti in prossimità degli insediamenti civili, venivano utilizzati per la ricreazione e per la coltivazione agricola, come in un sistema produttivo sotto forma di parco, abbattendo così i costi di manutenzione e diminuendo drasticamente la densità.Lo svago coincideva con la produzione di beni provenienti dal lavoro della terra e non era strettamente vincolato a luoghi o ad edifici con particolari funzioni. Una strategia mirata a trasformare il cittadino da semplice fruitore passivo di attività pre-confezionate ad un mem-bro attivo della comunità. Una specie di part-time farmer.

L.Hilberseimer

La genesi del modello americano della viletta singola e del sistema dei cul de sac che oggi si ritrova in molte nuove lottizzazioni nel territo-rio di Hanoi

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InfrastrutturaL’infrastruttura, a differenza di molti altri schemi, era organizzata secondo una griglia dovuta alle aperture degli edifici alti. Appariva come una combinazione di un sistema aperto di autostrade e strut-ture chiuse a lisca di pesce. Intersezioni e spigoli vivi venivano sop-piantati dal sistema delle rotatorie, che conducevano ai cul-de-sac delle villette a schiera.

EdificiGli isolati nelle unità urbane erano connessi dalla lisca di pesce. Case, commercio, parcheggi e aree ricreative erano separati da chi-are zone di demarcazione. Gli edifici industriali erano collocati in prossimità dell’autostrada, all’interno della cintura verde. La zona amministrativa e commerciale fronteggiava i grappoli di residenze.

MetodoPer Hilberseimer la valutazione speculativa era fondamentale. Non era sufficiente ottenere informazioni aggiornate per progettare: il suo era un approccio critico-storico. Fondamentale era l’aspetto retro speculativo, codificabile poi in scelte future. Questo tipo di pro-cesso fu applicato alla città da tre milioni di abitanti di Le Corbusier.Hilberseimer ammirava molto il progetto dal punto di vista architet-tonico anche se, secondo il suo parere, le densità non potevano es-sere reali, poichè L.C. fece degli errori nel conteggio delle abitazioni. Con nuovi calcoli e i giusti rapporti tra densità e superficie stradale, cercò di illustrare i numeri della visionaria città dell’architetto francese, nel progetto della città decentralizzata.

Struttura di disseminazione territoriale

Insrerimento degli insedia-menti all’interno del pae-saggio

Fuga

La Profezia di Doumer si avveraNel 1920, con l’incremento dei capitali investiti ed una crescita re-cord dovuta all’aumento esponenziale dell’esportazioni indocinesi, in congiunzione ad uno sviluppo industriale senza precedenti67, si potè assistere ad una caotica espansione del tessuto produttivo dedito alla lavorazione di zucchero, sapone, filatura e tessitura della seta, pizzi e ricami e molti altri beni di consumo. L’agglomerato urbano stava subendo lo scoppio ritardato della rivoluzione indu-striale. L’immagine della placida cittadina fu squassata dalle tipiche manifestazioni dell’ età della macchina: inquinamento e rumore68.Hanoi raddoppiò la sua popolazione in soli dieci anni: nel 1931 si contavano circa 128.000 abitanti69. Il 1929 fu un anno cruciale. Gli strascichi della grande crisi portarono al collasso l’economia della città e del suo vasto territorio agricolo. Migrazione di massa, conta-dini disperati ed in cerca di fortuna si riversarono copiosi nel centro urbano, innalzandone la densità. Nel 1937 più di 154.000 persone erano stipate in condizioni precarie ai margini del nuovo quartiere residenziale francese o nelle 36 strade70.“Sembra che cinque secoli di mutamenti siano avvenuti in cinquant’anni” 71, scrivevano i fratelli Hoai nella raccolta “Un era di poesie” pubblicata ad Hanoi nel 1941.Fenomeni nuovi come la congestione, la formazione di una classe media vietnamita, ben educata e a stretto contatto con l’amministrazione francese, il proletariato urbano, la povertà diffusa dei contadini senza terra, la prostituzione e l’alto consumo di oppio, resero la città una potenziale polveriera. Memorabili sono i racconti della commedia umana che andava in scena quotidianamente ad Hanoi, narrata da alcuni noti scrittori come Vu Trong Phung, nella “famiglia dei domestici” o dello stra-ziante ritratto della quotidianità di un conducente di risciò in “Io spingo un Risciò”72.La profezia di Doumer rieccheggiò sinistra. La campagna di pacifi-cazione non era mai pienamente riuscita e la ribellione covava se-gretamente. Un contributo inconsapevole ma fondamentale alla

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lotta contro l’invasore francese, fu dato dal nazionalista cinese Sun Ya Sen, che transitò in Indocina dal 1907 al 1909. La sua tattica basata sul terrorismo urbano, sull’ammutinamento delle forze armate locali e sulla costruzione di una fitta rete di celle operative segrete, influenzò in maniera decisiva i membri del fu-turo Partito Marxista Vietnamita73. Nel 1924 giunse in Asia Nguyen Ai Quoc (il patriota), che dalla provincia cinese di Canton sistema-tizzò la diffusione del comunismo nella regione del Tonkino, facendo tesoro della precedente esperienza nazionalista di Sen. Figlio di un ufficiale minore dell’esercito, fu conosciuto dal 1942 come Ho Chi Minh. Al numero cinque di Ham Long Street, in una piccola casa a due piani del quartiere francese, nel maggio del 1929, fu scritto il manifesto provvisorio del Partito Comunista Vietnamita74, mentre E.Hebrard lasciava per sempre Hanoi.

Periodo giapponese L’ avvento della seconda guerra mondiale ridusse al minimo le comunicazioni tra la madre patria e la colonia. Lo scambio di in-formazioni tra il governo di Parigi e le amministrazioni coloniali fu limitato ad un semplice scambio di telegrammi. L’occupazione giapponese incominciò così nel giugno del 1940. I francesi misero definitivamente da parte l’orgoglio nazionale per gli interessi economici. Il governo di Vichy per le colonie e l’impero del Sol Levante lavorano per cinque anni a stretto contatto.Con il trattato Matsuoka-Henry del 30 agosto 1940, la Francia ri-conosceva al Giappone la sua posizione predominante nei territori dell’Indocina francese, mentre la nuova potenza orientale si impe-gnava a lasciare a Parigi, nella persona del governatore generale Ammiraglio Jean Decoux, l’apparato amministrativo delle colonie75. Rispetto ad altre latitudini, come la cruenta conquista della Cina, la dominazione Giapponese fu quasi indolore. La politica di lasciare al loro posto i francesi nella pubblica amministrazione, ridusse i mu-tamenti diretti sulla città. Il rapporto tra i due stati era di mutua assistenza.

Nguyen Van Giap - Ho Chi Minh

Ironia della sorte: uno dei volantini americani che in-vitavano gentilmente la po-polazione civile a non vivere vicino ad obbiettivi militari.

Trauma IIIIn questi cinque anni di guerra, Hanoi fu solo sfiorata dal conflitto mondiale. Tuttavia all’inizio del 1945 in una sola notte i bombardieri americani rasero al suolo il vecchio polo espositivo, che nel 1902 ospitò l’expo internazionale dell’indocina. Vista la vicinanza strate-gia con la stazione ferroviaria, fu prontamente occupato dalla truppe giapponesi, ed utilizzato come caserma. Oggi al suo posto sorge il solido palazzo dell’amicizia Sovietico - Vietnamita.

Il palazzo delle esposizione internazionale del 1902,poi Museo M.Long, raso al suolo dagli americani nel 1945, oggi al suo posto svetta il palazzo dell’amici-zia russo-vietnamita

La Lunga LibertàL’amministrazione di Vichy collassò nell’agosto del 1944.De Gaulle si insediò a Parigi con il nuovo governo di liberazione e dichiarò che i territori dell’Impero, non importa dove essi fossero, appartenevano solo alla Francia76, ripudiando di fatto il trattato Vichy-Tokyo. Il risul-tato fu l’operazione Mei del 9 marzo 194577, in cui le forze giappo-nesi occuparono, senza spargimento di sangue, i luoghi del potere francese e lo stesso governatore generale Decoux finì prigioniero. I giapponesi elessero un nuovo governo indipendente vietnamita sotto la leadership di Tran Trong Kim, con Bao Dai come Imperatore fan-toccio dell’Annam78. Le vie cambiarono nome e per la prima volta la toponomastica francese venne cancellata per essere sostituita dalla lingua locale79. Tutto ciò durò molto poco. Il 15 agosto del 1945, l’imperatore Hiro Hito firmò la resa incondizionata del Giappone. Nel vuoto di potere lasciato dai francesi e dalla definitiva sconfitta del

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Sol Levante, Ho Chi Minh ebbe finalmente un chance per agire. I Vietminh uscirono così allo scoperto, dando inizio alla “rivoluzione d’agosto”. La gente scese nelle piazze e si radunò di fronte al palaz-zo dell’Operà, luogo simbolo del prestigio francese. Bandiere svolaz-zanti anche sotto la pensilina art-decò del palazzo della residenza superiore del Tonkino che fu presa d’assalto. Nguyen Huy Khoi, dalla balconata dell’Operà, proclamò entusiasta l’inizio della Rivoluzione Vietnamita80. Alla fine del mese, Bao Dai abdicò e il 2 settembre 1945, Vo Nguyen Giap, neo ministro dell’interno, introdusse Ho Chi Minh, futuro pri-mo ministro e presidente, che di fronte ad un’ enorme folla in festa, lesse la dichiarazione di indipendenza della Repubblica Democrati-ca del Vietnam.

L’assalto alla Residenza Su-periore del Tonkino durante il vuoto lasciato in seguito alla ritirata giapponese

Luogo particolareIronia vuole che la scelta del luogo fosse la piazza Puginer, oggi Ba Dinh Square, cuore dell’area amministrativa francese e fulcro delle attenzioni progettuali di E.Hebrard. L’onda della rivoluzione durò poco. Gli alleati, i futuri cinque membri permanenti delle Nazioni Unite, stabilirono che la Francia dovesse ritornare in possesso dei territori perduti. Così nel giugno del 1946, esercito ed amministratori francesi della quarta repubblica, rioccuparono le sedi del governo. Ho Chi Minh cercò di negoziare un accordo di pace per riconoscere gli sforzi fatti dai vietnamiti, ma la nuova costituzione francese non prevedeva la piena indipendenza dei membri dell’Unione. Ba Dinh il cuore della nazione

Una politica esattamente opposta rispetto al Commonwealth in-glese. In tutta risposta nel novembre del 1946, ignorando i proclami europei, Uncle Ho creò la terza forza di governo, che per la prima volta escluse le fazioni non comuniste dei Viet Minh81. Il Vietnam tornò ad essere una colonia, ma Hanoi fu per otto anni una città militarizzata e sotto assedio perenne. La prima guerra di Indocina ebbe così inizio.

Un paesaggio in scaccoLa città era fortemente provata. La carestia dell’estate del 1945 aveva mietuto migliaia di vittime. I Giapponesi a loro tempo avevano prosciugato le scorte di riso ed i rifornimenti dalle campagne erano scarsi per via dei bombardamenti alleati alle infrastrutture di tra-sporto. L’economia era piegata. Il primo partner commerciale degli ultimi 5 anni si era sgretolato con la fine della seconda guerra mon-diale. I combattimenti strada per strada, tra le forze rivoluzionarie francesi e il movimento rivoluzionario furono durissimi. Nel 1947 il battaglione Vietnamita 101 condusse una violenta offensiva per ri-prendere il controllo della zona Nord del quartiere delle 36° strade.Il centro abitato si svuotò quasi completamente: si stima che dal 1948 al 1949 solo 10.000 persone fossero rimaste a vivere nelle pro-prie case82. Il 21% della municipalità di Hanoi fu completamente dis-trutta e un’altro 8% parzialmente danneggiato83.Nonostante lo scenario apocalittico, l’esercito francese sembrò ri-prendere il sopravvento.La città era avvolta in un calma surreale. I combattimenti diminui-rono e si ebbe come l’impressione che il conflitto si stesse placando. Verso la fine del 1949, la popolazione ritornò copiosa, fino a raggiun-gere nel 1953 la cifra di 292,575 abitanti84. Una fluttuazione impres-sionante.

Bonsai city IIUn articolo apparso nel Marzo del 1953 scritto da A.Franck, cor-rispondente del giornale L’Entente di Hanoi 85, valutò la possibilità di espandere la città tra il fiume e gli argini, anziché verso l’interno come prevedeva il Piano di Cerrutti-Maori e Pineau. L’autore calcolò che il futuro sviluppo delle abitazioni avrebbe gio-vato a circa 80.000 persone in cerca di casa. Una società privata avrebbe generato profitti per la municipalità e due milioni di posti di lavoro, riducendo il problema della disoccupazione e garantendo al tempo stesso un controllo delle acque del fiume. Le autorità munici-pali lo presero seriamente. Si capisce bene che oramai l’architettura

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e la pianificazione della città erano allo sbando. Il piano del 1942 naufragò definitivamente: applicato per parti e strumentalmente utilizzato a scopi di propaganda, risultò uno strumento vuoto, un insieme di linee e colori e di futuri boulevard. Fu così l’inizio uffi-ciale del così detto anarco urbanismo. Oggi la stessa area descritta da Franck sessant’anni fa è un guazzabuglio di case tubo che sta-gionalmente vengono allagate dal fiume Rosso. Un tessuto tipo che Hanoi conosce fin troppo bene.

Il proliferare di migliaia di abitazioni illegali ebbe come effetto la completa scom-parsa delle sponde del fiume,creando una specie di barriera artificiale Du-rante le soventi inondazioni capita di vedere le persone che navigano sulla linea di galleggiamento dei secondi piani delle residenze

EpilogoL’epoca della città francese è giunta al termine. Hanoi venne chiusa in una stretta sacca di resistenza. I territori del delta del Tonkino erano caduti in mano ai rivoluzionari che aspet-tavano l’occasione per chiudere definitamente la partita.Lo scontro finale, l’epico epilogo, avvenne a 300 km da Hanoi. A Dien Bien Phu i vietnamiti sconfissero definitivamente l’esercito francese.Gli accordi di Ginevra del 21 luglio 1954 sancirono un armistizio per-manente e divisero in due il paese. Il partito dei lavoratori del Vietnam aveva finalmente la sua capitale, mentre un esercito grigio e sconfitto si ritirava sul ponte Doumer in direzione di Haiphong, lasciandosi alle spalle una città che prima non c’era.

La ritirata francese at-traverso il Ponte Dou-mer

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Il Teatro dell’Opera

Il museo Finot

Il grande Liceo dell’Indocina

L’università Indocinese

Uffici dei lavori pubblici

Stazione Ferroviaria

La scuola di Medicina

Le dogane

Uffici pubblici

Archivio Centrale N°1Hanoi

Scuola elementare

Palazzo di Giustizia

Instituto Pasteur di Hanoi

Edificio delle Poste e Telegrafi

Il giardino del Palazzo del Governatore

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Leningrado Tropicale

3Episodio

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Disurbanismo

Mosca 1929La società per azioni “Città verde” nel 1929 bandì un concorso per un grande quartiere ricreativo: una stazione climatica per il riposo e la ricreazione, a trentadue chilometri dalla città di Mosca, pres-so la stazione di Bratovscina Spasskaja, in un ambiente paesag-gistico ottimale e particolarmente felice. Il programma prevedeva l’insediamento stanziale di circa tremila abitanti, riuniti in grandi comunità agricole, dove era prevista la massima collettivizzazione della vita quotidiana. Inoltre, la ferrovia suburbana poteva traspor-tare più di centomila persone al giorno. Il concorso prevedeva infatti aree attrezzate con sanatori, lontani dal rumore, case di riposo ed alberghi, parchi, viali, impianti sportivi, stadi, teatri e piscine.1

EscamotageCon l’avvio del primo piano quinquennale, si aprì una stagione di grandi dibattiti sul futuro della città socialista. Il concorso fu il pre-testo per sviluppare un nuovo modello di urbanità per l’Unione So-vietica, desiderosa di espandersi e crescere con un sistema di vita alternativo rispetto alle potenze occidentali. Data l’enorme esten-sione territoriale e la condizione agricola nella Russia degli anni ‘30, architetti ed urbanisti furono chiamati a proporre nuove visioni che sanassero i problemi trattati da Marx, Engels e Lenin in merito alla dicotomia tra proletariato urbano e masse produttive agricole, ov-vero l’eterna lotta tra città e campagna.

InvitiFurono chiamati a partecipare quattro gruppi di architetti allora emergenti o già affermati: N.Ladovsky, D.Friedman, K.Melnikov e M.Ginzburg. Tutte e quattro le proposte si concentrarono sul poten-ziale valore delle infrastrutture come matrici di una nuova forma di organizzazione territoriale. Nonostante il comune punto di partenza le proposte furono molto differenti. Ladovsky presentò residenze temporanee per differenti tipi di lavoratori; la spina dorsale del pro-getto era una grande autostrada che si diramava come un albero ed agganciava diverse preesistenze sul territorio, creando così un modello di AgriCittà2.

Friedman si concentrò su fattori progettuali salubristi ed igienici, concependo la città come una grande massa boschiva, dove gli al-loggi si distribuivano ben soleggiati ed areati. Il paesaggio era cos-truito per essere naturale, agganciato alle specificità ambientali, topografiche e geografiche. Il progetto di Melnikov si basava su un grande anello infrastrutturale diviso per settori, al cui interno era-no inserite le attività previste dal concorso. L’approccio di Ginzburg fu radicalmente differente,la nuova città socialista avrebbe dovuto ricalcare i modelli di produzione industriali.Non più una città ma un’ urbanizzazione lineare continua e leggera, che avrebbe con il tempo colonizzato l’intero territorio, fondendo in un sistema unico agricoltura e città. Gli ultimi due progetti, pur essendo differenti, of-frirono la possibilità di riflettere su alcuni aspetti significativi che riguardavano le nuove urbanità: Città satellite Vs Città Diffusa.

La striscia produttiva dei Disurbanisti

Il programma di K.Melnikov per la nuo-va città satellite

Il piano di Mosca del 1929

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Il satellite stellareUn’ enorme struttura anulare di dieci chilometri di raggio si posò in alcuni terreni vergini a nord di Mosca, quasi un’ astronave, il cui cen-tro era rappresentato da un’ enorme stella bianca. Il nuovo paesaggio della città verde per K.Melnikov corrispondeva alla città del riposo razionalizzato. Tutto era produzione persino il sonno.

InfrastrutturaUna delle caratteristiche della città verde era la sua molteplice ac-cessibilità: come nella città mondiale di Hebrard,viabilità e mez-zi di trasporto erano i caratteri salienti per la sopravvivenza ed il successo del modello. Un’ infrastruttura più che una semplice città satellite, dove tutto si poteva facilmente raggiungere tramitel’anello ferroviario, i canali navigabili, gli svincoli autostradali o l’aerodromo. Oltre alle infrastrutture classiche era prevista anche la torre dei venti, per consentire lo sfruttamento dell’energia eolica.

La città del sonno e del riposodi K.Melnikov

ProgrammaSulla grande fascia anulare, Melnikov dispose le grandi strutture al-berghiere per il riposo ed il recupero dello spirito. Nel settore dei servizi centrali, situato nel cuneo più grande che collegava la semi luna alla stella centrale, si condensavano i centri per le esposizioni, gli istituti scientifici ed gli impianti sportivi. Il cuore dell’insediamento era l’istituto per l’uomo nuovo, localizzato su uno dei lati della grande stella. All’interno del perimetro vi erano le aree suddivise in vari set-tori come il grande parco boschivo, il pascolo, il giardino zoologico ed il parco per l’infanzia.

ArchitetturaGli edifici chiamati alberghi di zona costituivano mega strutture per la vita collettiva. Cellule disegnate e pensate per il nuovo stile socia-lista. Il grande albergo centrale si dotava di servizi, spazi comuni e di una grande mensa in cui potevano mangiare contemporaneamente fino a 240 persone.3

La striscia produttivaBen diverse invece furono le proposte dell’ equipe diretta da Mosej J.Ginzburg e Michail Barsc (con la consulenza di M.Okhitovic, per le questioni macro-economiche)4. Il concorso fu l’occasione per il gruppo dei “disurbanisti” di mettere a punto un manifesto contro la futura congestione urbana:

A Parco boschivoB Parco a pascolo KholkozC Parco agricoloD Parco ZoologicoE Settore dei ServiziE1 EsposizioneE2 Istituti scientificiE3 Impianti sportiviE4 StazioniF Parco dell’infanziaG Servizi comunaliH AerodromoI Campo per le esercitazioniL Perimetro della residenza alberghieraM Torre dei ventiN Parco dei divertimentiO Istituto per l’uomo nuovoa. Sistema idraulico del fiume Skalbab. Sistema idraulico del fiume Vjaz

La collocazione geogra-fica della città stellare e il rapporto di scale con Mosca

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“Le città non sono migliorabili, la loro ricostruzione è inevitabile [...] vedrete che compariranno malattie nervose sconosciute [...], dopo il primo piano quinquennale l’unica soluzione sarà la dinamite!”5

I principi che muovevano il gruppo erano:a) Espulsione e allontanamento sistematico da Mosca di tutta la di-mensione produttiva, di ricerca scientifica e dei sistemi amministra-tivi da disperdere poco a poco su tutto il territorio dell’Unione So-vietica, con l’inserimento del principio di delocalizzazione nei piani quinquennali di sviluppo economico.b) Intraprendere un’ azione di sfoltimento della densità, trasfer-endo la popolazione al di fuori di Mosca e allocandola succes-sivamente lungo i grandi assi di circolazione secondo lo schema proposto da Ohitovitch. Il proletariato agricolo sarà anch’esso rag-gruppato e organizzato lungo le vie veloci, al fine di mischiare le popolazioni urbane e rurali che finalmente useranno le stesse a-bitazioni i medesimi luoghi di svago e così via.

M.Ginzburg

Il progetto presentato dal gruppo Osa

CI cinemaCL clubBL lavanderieKC direzione e pianificazioneCO centro di distribuzione dei pro dotti di prima necessitàP poste - telegrafi - telefoniB stampa e letteraturaC giardini d’infanzia-scuole ecc. R pompaggio acqueG centrale per la preparazione degli alimenti e la loro distribuzione

c) Interdire tutte le nuove costruzioni a Mosca e piantumare gli spazi liberi per il futuro cambiamento. Si consigliava di trasformare la città in un’ enorme parco della cultura dove in futuro potranno convergere i cittadini della nuova ripartizione territoriale. Inoltre si consiglia di non demolire immediatamente gli edifici, ma di atten-dere pazientemente che il degrado degli stessi faccia il suo corso in modo che l’abitato di Mosca si trasformi in una immensa città verde - museo.6

InfrastrutturaNonostante un programma radicale, il progetto che Ginzburg pro-pose non era un rigido schema ma bensì un insieme di linee di forza che ridisegnavano il paesaggio, predisponendolo alla sua coloniz-zazione. Un’ infrastruttura malleabile che organizzava e rendeva ac-cessibile il territorio da qualsiasi lato lo si prendesse. Lavorava con la topografia e l’orografia del luogo, proponendo non una semplice forma di urbanità lineare da manuale di fine ‘800, alla Soria y Mata per intenderci, ma come, Okhitovich evidenziò bene,quasi preve-dendo il futuro, un’ organizzazione territoriale dettata dai tracciati energetici.

La struttura lineare e leggera

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ProgrammaTutte le funzioni erano organizzate in base ai tracciati delle in-frastrutture. La produzione di base si doveva fondere con l’industria locale ed risultati si sarebbero visti nel settore edilizio e in quello alimentare. La parte ricreativa includeva un parco della cultura e del riposo, vari centri sportivi e stadi, auditorium, ristori, parchi zoo-logici e botanici, che si sarebbero agganciati all’infrastruttura viaria o ne vrebbero fatto parte a loro volta.

ArchitetturaGli insediamenti suggeriti dal piano, posti in corrispondenza delle fabbriche, si articolavano in costruzioni quali alberghi, strutture pubbliche o edifici di residenza comune.Inoltre fu anche proposta la cellula base dello sviluppo socialista, un modulo smontabile e trasportabile di dodici metri quadrati. Una delle tesi dei disurbanisti prevedeva infatti che lo sviluppo dei mezzi di trasporto diminuisse la dipendenza dell’uomo dalla casa, così da togliergli definitivamente l’attaccamento alla fissa dimora. Agli an-tipodi del nomadismo radicale. Il modulo si poteva quindi costruire e rimontare facilmente, inoltre era aggregabile ad altre unità. Il prin-cipio della casa smontabile era la fine dell’immobilismo urbano, non più città, non più campagna.

Polemica In un efferato scambio epistolare, Le Corbusier definì l’esperimento dei disurbanisti per il progetto di Mosca come una serie di belle ca-sette di paglia nella foresta. Ottime per passare il fine settimana.

Particolare delle strutture pubbliche inserite nella striscia

L’unità abitativa smontabile e mobile progettata dai di-surbanisti per la colonizza-zione del territorio

Rivendicò che l’uomo da sempre aspira all’urbanità e che le sta-ti-stiche mondiali provavano che la mortalità era minore nei cen-tri abitati più densi. In tutta risposta Ginzburg rispose affermando che l’impostazione del maestro francese era un tentativo raffinato di limare gli angoli dell’urbanità e che i giardini sui tetti erano belli ma non rappresentano una soluzione per i cento milioni di abitantiche la Russia possedeva. Il loro progetto era un’ infrastruttura per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali.

“Noi sappiamo benissimo che non esiste ancora un soluzione pos-sibile, ma la cercheremo, questo è il dovere degli architetti del so-cialismo.”8

EsitoIl concorso alla fine fu vinto dalla struttura dinamica di Ladovsky e ai quatto concorrenti fu comunque concesso di costruire alcuni dei loro prototipi. Tuttavia la Città Verde non fu mai realizzata.9

Il progetto vincitore di Ladovsky

La furia moderna

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Alternativa

Benvenuta CCCPCon la definitiva dipartita francese e la divisione del paese in due parti, Hanoi entrò formalmente nella sfera di influenza sovietica. Nel 1955 furono stabiliti i primi accordi di cooperazione economica tra l’Unione Sovietica e il Vietnam del Nord10. L’entrata del paese nella cortina di ferro fu segnata da varie esposizioni industriali tenutesi ad Hanoi, dalla Germania dell’est, Ceslovacchia e Unione Sovietica.11 Iniziò così un periodo di trasferimento di massa del sapere socialista in termini di sviluppo economico, sociale ed architettonico.

“A eccezione di qualche ricco quartiere riservato all’elite, Hanoi era una città piena di baracche e di decadenti bassi fondi...vi era la man-canza di ogni genere di cosa e le condizioni di vita erano terribili, ma negli ultimi trent’anni, abbiamo fatto ciò che esattamente lo zio Ho voleva fare: La volontà di trasformare Hanoi in una Capitale socia-lista.”12

SurrogatoLa prima equipe internazionale del blocco rosso, apparse in città alla fine degli ’50. Fu così che il Professore P.Zaremba (Polonia) con i consulenti Su Khac Ninh(Cina) e Zemiakovski (Russia) 13 elabora-rono il nuovo piano di sviluppo per la città. Era il primo tentantivo di evolvere i concetti già presentati nell’ultimo progetto francese di Cerrutti-Pineau. Non ci fu una vera e propria rottura, anzi, si pote-va registrare una certa continuità sia in termini di disegno che di progetto. Le differenze fondamentali furono la scala e le polarità. La nuova città socialista doveva pensare al suo tessuto produttivo, l’espansione industriale e le infrastrutture erano una priorità asso-luta. Per la prima volta Hanoi visse al di là dei suoi confini urbani: si cercò di potenziare un sistema diffuso sul territorio sia di imprese pesanti che di sviluppo agricolo meccanico. Le nuove espansioni vennero agganciate ai tessuti preesistenti e fu indicato il lago Tay Ho (West Lake) come nuovo centro geografico,designandolo ad area ecologica (proposta che risaliva ai tempi di Hebrard).

Uno dei manifesti ce-lebrativi della vittoria a Dien Bien Phu che portò la definitiva capitolazio-ne dell’impero francese nell’Indocina del Nord

Furono inoltre ripresi alcuni elementi del piano Pineau e ricodificati in stile sovietico, come il progetto dell’università internazionale, re-alizzata da un gruppo di architetti sovietici di Gyprouz, E.S. Budnik e P. Kuznetsov, con il nome di Istituto Politecnico di Hanoi14.

La prima esperienza sovietica

Suolo per residenze pubblicheTessuto esistenteZone di sviluppo industrialeVerde e piantumazioniFiumi e corsi d’acquaTerreni agricoli

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Istituto Politecnico di HanoiLa prima Università post francese

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L’impianto del complesso unicersitario

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Istituto Politecnico di HanoiLa prima Università post francese

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DifferenzaLa differenza tra uno stato coloniale francese ed uno satellite dell’Unione Sovietica, risiedeva nello sviluppo autonomo del settore produttivo.

”La politica coloniale è figlia di quella industriale” diceva il primo ministro francese Jules Ferry verso la fine dell’800.15

Dietro il significato criptico dell’affermazione si annidava il principio di sfruttamento coloniale. Era inutile per una colonia ricca di ma-terie prime, sviluppare un’ industria pesante, primo perchè le ma-terie prime servivano alla Francia, secondo doveva instaurarsi uno stretto legame di dipendenza a beneficio della civiltà colonizzante. L’indipendenza e la libertà incentivata dai sovietici invece, si basava esattamente sul principio opposto. Sostegno dello sviluppo e delle infrastrutture, produzione di massa sul modello socialista, crea-zione di una coscienza collettiva e valorizzazione del proletariato ur-bano e rurale.

Squat ColonialeLe ville del quartiere misto degli anni anni ’30, dopo la disastrosa ritirata dei francesi, furono confiscate dallo stato ed interamente devolute alle famiglie bisognose di alloggi.Fu così che incominciò un processo fuori controllo di densificazione spontanea, che trasformò le abitazioni francesi a due piani in con-densatori familiari plurimi. Un significativo esempio è la villa coloni-ale situata in Nguyen Binh Khiem16, dove in un lotto di circa 400 mq ospitava quattro famiglie per un totale di circa cinquanta persone.

Villa coloniale al n°3 diNguyen Binh Khiem street

Bonsai City III“Le nostre montagne ci saranno sempre, i nostri fiumi ci saranno sempre, la nostra gente ci sarà sempre. Gli americani saranno sconfitti, noi ricostruiremo la nostra terra dieci volte più bella”.20

Dopo l’articolo di A.Franck sull’occupazione delle sponde del Fiume Rosso, sembrò consolidarsi definitivamente un modello di città in-formale. Le distruzioni post belliche della I° guerra di Indocina fu-rono ingenti, si parlava di 3.865 abitazioni totalmente rase al suolo nel periodo 1946-47. Nei successivi anni i permessi di ricostru-zione concessi a privati cittadini furono più di 4.418.21 Questi furono gli ultimi dati certi prima del collasso del catasto francese, avvenuto con la ritirata del 1954. Dall’indipendenza in poi, la pubblica am-ministrazione vietnamita chiuderà gli occhi, favorendo un processo di costruzione spontaneo da parte dei privati cittadini. Una sorta di termitaio architettonico divorerà il suolo della città ed il paesaggio delle campagne, espandendo quelli che una volta erano piccoli vil-laggi in conglomerati massicci e compatti di abitazioni plurifamiliari, infilandosi tra le pieghe lasciate dal tessuto francese e dalla futura urbanistica russa dell’edilizia popolare diffusa.

La proliferazione della città Bonsai è un ma-rea di pixel inaressta-bile che trova sfogo in ogni territorio libero.Infilandosi e cingendo ogni parte dell’edificato esistente

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Il primo Parco Collettivo di Hanoi: Reunion ParkL’incubo francese era finalmente lontano, la città viveva un momen-to di ripresa dopo i lunghi anni della prima guerra di Indocina. Si pensava alla ricostruzione, ricucendo le ferite di nove anni di dure battaglie contro l’oppressore. I piani di sviluppo urbano si erano schiantati come aerei in stallo e furono realizzati per parti esigue o totalmente sopraffatti dalle circostanze. Nonostante la tremenda sfortuna di quei disegni tanto precisi quanto irrealizzabili, il cui de-stino era sospeso in un limbo oscuro, le loro caratteristiche gene-tiche riemersero col passare degli anni.Un esempio calzante è il caso del quartiere Bau May. La promenade verde disegnata da Pineau fu inaspettatamente messa in opera l’11 novembre 1958. Per circa tre anni, ogni “sabato comunista”17 venne impegnato da migli-aia di persone, che a perdita d’occhio lavorarono gomito a gomito per regalare alla città il suo primo parco pubblico. Un’ enorme opera di land art collettiva.Un duro lavoro di bonifica e consolidamento delle sponde tra-sformarono una palude-discarica in uno dei più sinuosi e tranquilli luoghi di Hanoi. E’ incredibile come oggi questa sia ancora un’ oasi di pace, dove appena varcata la soglia, i rumori incessanti del traffico sempre intenso si quietano, diventando solo un ronzio lontano. Un borbottio di fondo persino piacevole. Tutto è curato nei minimi det-tagli, i salici piangenti, i grandi ficus tropicali dalle immense radici e

Persone a perdita d’occhio ,durante il proprio tenpo li-bero contribuirono alla re-alizzazione del primo parco collettivo della città.Con ogni probabilità il disegno di questo meravigliosospa-zio pubblico era di origine francese...

le cortine di mandorli che a tratti riverberano, seguendo le morbide linee delle sponde, in un’ acqua placida e pigra come il colore im-penetrabile del cielo asiatico. Il 19 aprile 1980, per il 110°anniversa-rio della nascita del padre fondatore dell’Unione Sovietica, il parco fu ribattezzato Lenin Park18.

Original SovietNel 1962, alle porte del secondo piano quinquennale, l’architetto sovietico I.A. Antynov con alcuni componenti della neonata scu-ola di architettura, sottopose ad un’ attenta revisione il diseg-no di Zaremba19. Il risultato fu l’espansione della città produ-ttiva tre cincovallazioni e cinque direttrici di crescita in cui riposizionare i distretti industriali. Tornò in auge il centro ammi-nistrativo di Ba-Dinh e quello commerciale attorno a West Lake, dotato in più di una piccola linea ferroviaria. L’area del Fiume Rosso invece fu considerata una riserva ambientale.La novità as-solutà per il territorio della ciità fu la disseminazione di piat-taforme produttive a scala regionale con l’introduzione del concetto di città satellite. Lontano dalla città madre, sembrava essere ancor più grande. La decentralizzazione pare fu applicata per ragioni stra-tegiche: in caso di aggressione straniera Hanoi avrebbe subito una minore pressione. Il modello appariva uno strano ibrido tra il pro-getto di Ginzburg e Melnikov, forme di disurbanismo centralizzato.

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Reunion ParkUn opera di paesaggio collettiva

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Il progetto non venne mai totalmente realizzato.La guerra era di nuovo alla porte, tra il 1965 e il 1972 la città fu costantemente asse-diata dai bombardieri americani. Nonostante questi terribili eventi, il disegno costituì la prima base dell’espansione futura della città e dei suoi territori così come oggi li conosciamo.

Il primo progetto interamente sovietico

Aree residenzialiTerreni industrialiParchiPianure alluvionaliSuolo pubblicoFiume rossoStradeFerrovia

Nuove scale

EccessiLa scuola sovietica di architettura e urbanistica degli anni ‘50 ebbe una serie di opportunità incredibili: la possibilità di sperimentare il programma della nuova metropoli socialista oltre che a casa pro-pria nei paesi in via di sviluppo, appena entrati sotto l’ala protettrice della grande madre Russia. Il motore era la scala regionale, come nel caso di Pechino, in cui avvenne una disseminazione funzionale, una forma massiva di disegno regionale, tenuto insieme da una poderosa infrastruttura che legava abitare, produzione agricola ed industriale. L’esempio di Pechino era emblematico: i consulenti russi Abramoff e Barannukov22, diedero l’imprinting ed i cinesi prosegui-rono da soli, sviluppando la loro visione del territorio socialista e arrivando persino ad ipotizzare nel piano del 1958, la totale disinte-grazione della città proibita, sostituita da una maglia regolare. Una versione cinese di Manhattan, al cui interno vi si annidavano edifici per una capacità di un milione di abitanti, centri amministrativi e finanziari, spazi pubblici monumentali e cinture verdi al posto delle antiche mura, che nel progetto venivano completamente demolite.23

Verso un socialismo realista radicale...

Pianta della città proibita

La tabula rasa come progetto di rinascita.Nel disegno del 1958 per Pechino il centro storicoveniva raso al suolo per lasciare spazio ad una maglia regolare simile alla griglia di Manhattan

Il Tabulatore autoprodotto

1.Zona residenziale e di edifici pubblici2.Funzioni produttive e di servizio3.Zone protette4.Corridoi ecologici5.Aree di futura espansione

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AgriCittàMi sembra che esista un concetto di città contro villaggio con un enfasi riferita alla città, quando diciamo “il flusso di popolazione agricola nella città” o “la dispersione della popolazione urbana”. Sono dell’ opinione che le comunità rurali siano città a tutti gli effetti, il cui mezzo di produzione è l’agricoltura. Città agricole, città industriali, città del consumo e del divertimento dovrebbero avere forme rico-noscibili costituite da comunità compatte. Un distinto sistema ur-bano dovrebbe esistere tra queste città, le città agricole hanno il po-tenziale per essere delle metropoli future. Questa è la ragione per cui è necessario avere un piano per la loro espansione futura.24

La città agricola

Kisho Kurokawa

Se non fosse Kisho Kurokawa a scrivere nel famoso libro Metabolism pubblicato a Tokio nel 1960, “The Proposal for the new Urbanism”, sicuramente lo si potrebbe confondere con l’ennesima proposta di tipo socialista per sanare la dualità tra campagna ed urbanità, tra territori produttivi agricoli e metropoli industriali. K.Kurokawa, in verità, era un giovane compagno e simpatizzante comunista. Nel 1958 fu invitato alla conferenza internazionale degli studenti di architettura a Mosca, come presidente del movimento degli studenti di sinistra del Giappone. Lo stesso anno, in seguito alla visita nell’Unione Sovietica, K.Kurokawa rimase così negativa-mente colpito che di lì a poco rinnegò definitivamente l’appartenenza al partito.25 Nonostante la rottura, l’architetto giapponese, affrontò in seguito il tema, tanto caro a padri fondatori dell’ Ussr, dell’eterna dualità tra città e campagna. A trent’anni esatti dal concorso della città verde di Mosca, nonostante le comuni premesse, Kurokawa in-trodusse una nuova visione: la grande struttura. Il germe provoca-torio del definitivo cambio di scala, la mediazione estrema e brutale di un modello alternativo di paesaggio urbano, che smantellava i fasti ideologici e l’enormità fine a se stessa dei sovietici realisti, in-troducendo megastrutture, plasmabili a seconda degli eventi.

AgriCitta IIIl risultato fu una piattaforma di cinquecento per cinquecento met-ri, sollevata da terra di circa quattro metri: una struttura in calce-struzzo armato che liberava il suolo per la produzione agricola. Vi erano venticinque comunità organizzate in una maglia quadrata di cen-tro metri per cento, ciascuna conteneva quasi duemila persone. Nel blocco centrale erano situati i servizi pubblici, la scuola elementare, un santuario ed un piccolo tempio. La cellula base era la casa a forma di fungo, realizzata intorno ad un nocciolo duro che si distribuiva su due o più livelli livelli. Il primo per la vita pubblica della famiglia, men-tre il secondo riservato alle attività private. La città agricola era un di-spositivo infrastrutturale, denso ed espandibile a seconda delle pos-sibilità e che con il tempo avrebbe meccanicamente colonizzato il suo territorio. Tuttavia la città di Hanoi era molto lontana dal boom economico giapponese e dalle riflessioni sofisticate e talvolta utopiche dei Metabolisti. La città era appena uscita da una disastrosa guerra di indipendenza e ne stava per affrontarne un’altra ben peg-giore. Per comprendere gli effetti di tali visioni bisognerà attendere ancora molto tempo.

La sezione di Agricittà

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Leningrado Tropicale

Città AgricolaIl progetto di K.Kurokawaè qui ripor tato per interocome era comparsonell’originale pubblicazione dei Meta bolisti nel 1960

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Savoir Faire

Trauma IVLa seconda guerra di Indocina iniziò formalmente con l’incidente del Golfo del Tonkino nell’agosto del 1964. Incominciarono così una se-rie di tremendi bombardamenti, l’operazione Rolling Thunder ebbe inizio il 29 giugno 1966. La tragica guerra del Vietnam era comin-ciata. La strategia adottata dagli americani per piegare la volontà dei nord vietnamiti fu brutale. Ci furono più di 300.000 incursioni aeree nel nord del paese e furono sganciate più di 860.000 bombe di ogni genere. Praticamente due tonnellate ogni minuto per 3 anni con-secutivi26. Nonostante i bombardamenti fossero mirati ad obbiettivi strategici, in più occasioni la città fu duramente colpita.

“Ve ne sono a centinaia, migliaia. Specie quelli rotondi, a fil di terra, per una persona sola. Sembrano bare cilindriche, con il coperchio a lato, e bucano i marciapiedi come piccoli crateri lunari. Bisogna fare attenzione a non caderci dentro e il trabocchetto ti attende ogni cinquanta centimetri. Mi son messa a fotografarli e una donna s’è offerta come comparsa, ci si è calata dentro”.28

Il ritratto che Oriana Fallaci presentava nel marzo del ‘69 era ab-bastanza significativo. La città subì una serie di significative con-trazioni in termine di abitanti, che fuggirono copiosi verso le cam-pagne e le zone lontane dagli obbiettivi strategici. Il culmine fu raggiunto sotto la presidenza Nixon con l’operazione Linebacker II, detta anche il bombardamento di Natale, dove tutte le infrastrutture della città furono completamente rase al suolo, compreso l’ospedale realizzato dai francesi, il Bach Mai Hospital. Solo un anno più tardi, il 23 gennaio 1973, a seguito dei drammatici eventi di Parigi, Henry Kissinger e Le Duc Tho firmarono la pace. Ironia della sorte, esat-tamente un secolo prima, Francis Garnier aveva sanguinosamente conquistato la cittadella imperiale di Hanoi. Era la fine del conflitto.

PremioDopo la definitiva caduta di Saigon nel 1975, il paese era finalmente unito. Lo stesso anno la neonata Repubblica Socialista del Vietnam firmò il trattato di amicizia e cooperazione con l’Unione Sovietica,

SA-2 “Il palo del telefo-no volante” uno dei tanti doni dell’Unione Sovieti-ca.Una parte essenziale del sistema difensivo di Hanoi

A-6A Intruder, uno dei tanti modelli americani che fla-gellarono il territorio citta-dino

Il tempio della Tartaruga sullo sfondo, due innamoratied un rifugio antiaereo in primopiano

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diventando così un membro effettivo del blocco comunista e benefi-ciario a tutti gli effetti del Consiglio di Mutua Assistenza Economica (Comecon), della Banca Internazionale per la Cooperazione Eco-nomica.29 Ebbe così inizio un doppio esodo, da un lato gli architetti vietnamiti emigravano per studiare nelle università della comunità sovietica, dall’altro in questi anni ci fu il definitivo trasferimento in pianta stabile di affermati progettisti russi.

La strana coppiaPer la prima volta nella storia, il lavoro dell’architetto è stato forte-mente direzionato verso la realizzazione di idee e concetti creativi legati all’armonioso sviluppo di tutti i membri della società.30

L’architetto G.G. Isakovich aveva studiato alla scuola di Mosca nel-la prima metà degli anni ’5031, avendo come mentore il professor B.S.Mezentsev, già famoso durante il perido stalinista per aver realizzato in collaborazione con A.N.Dushkin una delle sette sorelle di Mosca in piazza Lermontov32.Isakovich, dopo un periodo di esperienza in Afganistan, ritornò nel dipartimento del suo vecchio professore ed insieme produssero un’ enorme quantità di progetti sparsi in tutte le nuove repubbli-che socialiste33. Si verificò così una pioggia diffusa di mausolei, palazzi dell’amicizia, ministeri, musei e spazi pubblici monumentali.I due professionisti erano delle vere e proprie archistar del regime comunista. L’apice del loro successo fu raggiunto con il conferimen-to del premio Lenin nel 1972 per il memoriale di Lenin a Ulyanovsk, sulle rive del Fiume Volga. Un gigantesco edificio su pilotis, un ettaro di superficie sviluppata dalla pianta quadrata di cento per cento metri. Il programma fun-zionale prevedeva al piano terra una grande sala per i ricevimenti e i banchetti ed un giardino d’inverno con tutte le specie arboree dell’Unione Sovietica. Al livello superiore erano posizionati 3 au-ditorium, da 450 a 1200 posti e vari servizi dedicati all’educazione musicale. Cuore dell’ edificio era la torre stanza dove vi era conte-nuta la statua di Lenin, a cui si accedeva dal foyer degli sale. La vera peculiarità del complesso era la gestione dello spazio pubblico che al piano terra, in un gioco di corti, inglobava, risucchiando dentro di sé, due piccole casette di fine ‘800 , l’abitazione natia di I.V.Lenin.34

L’albergo Lermontov una delle sette sorelle di Mosca realizzata da B.S. Mezent-sev e A.N Dushkin

Il memoriale di Lenin a Ulyanovsk

Sezione schematica

Primo piano

Piano Terra

La casa natia di Lenincircondata dall’ ’edificio,

come si nota nella pianta a piano terra

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Particolare della grande cor-te interna,si noti il rapporto di scale con l’uomo che cam-mina a sinistra dell’edificio

Maestoso, Simmetrico e SolenneIl disegno degli spazi pubblici monumentali era una pratica pre-stigiosa tra gli architetti del regime comunista35. L’area prescelta per imprimere il segno socialista nella città fu l’area di Ba Dinh, esatta-mente nelle convergenza degli assi disegnati da E.Hebrard, il luogo della dichiarazione di indipendenza del Nord Vietnam nel 1954. Sia Mao Tse Tsung che Ho Chi minh furono legati dallo stesso de-stino, entrambi volevano farsi cremare per disperdere le proprie ceneri nella terra tanto amata: il risultato fu che ambedue finirono in un Mausoleo. Tipologia globalizzata del mondo Sovietico che ac-cumunava tutti gli spazi pubblici simbolici di un certo rilievo, dalla piazza rossa di Mosca al progetto di Tiennam a Pechino, dal san-tuario di Ulambatur in Mongolia alla Georgi Dimitrov Square della città di Sofia. Nel 1969 il partito comunista vietnamita indisse il con-corso per il Mausoleo di Ho Chi Minh, parteciparono alla selezione più di trecento professionisti tra architetti ed ingegneri36. Anche se in verità l’ultima parola sul disegno spettava a Mesentz e Isakovich.

Mausoleo di Alicarnasso

Mausoleo di LeninMosca

Mausoleo di Georgi DimitrovSofia

Mausoleo di Ho Chi MinhHanoi

Mausoleo di Sukhe-Bator e Kh. Choibalsan

Ulambatur

Mausoleo di Mao Tse TungPechino

Sapere Sovietico

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Ba Dinh squareIl mausoleo di Ho Chi Minhveglia sullo sfondo...

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Da un lato l’equipe vietnamita diretta da Vuong Quoc My e Ngyuen Ngoc Chan spingeva verso una soluzione moderna, dignitosa e semplice, che ricalcasse la versione vietnamita del partito comu-nista, mentre l’immagine che i russi cercavano di inculcare era che l’architettura nazionale dovesse essere maestosa, simmetrica e so-lenne. Ovviamente prevalse l’opinione sovietica che rivendicava un’ enorme esperienza in merito alla costruzione di mausolei.Effettivamente, nonostante la semplice forma, l’edificio era ed è un’enorme macchina tecnologica automatizzata che solo la collau-data esperienza sovietica era in grado di poter gestire e realizzare.

ScacchieraIl Mausoleo ha davanti a se una piazza rettangolare di 94x370 metri, suddivisa in una scacchiera di 164 piccoli prati quadrati e puo’ con-tenere fino a 10.000 persone. Posto a lato del vecchio Palazzo del Governatore dell’Indochina, era un chiaro segno del definitivo cam-bio di stato. Lo spazio pubblico monumentale è vivacemente utiliz-zato, specialmente alle sei del mattino quando la gente si ritrova a svolgere attività fisica, omaggiando uno dei tanti suggerimenti del caro leader scomparso.

Ngyuen Ngoc Chan

Una delle proposte per il palazzo dell’assemblea ge-nerale del partito

1.Mausoleo di Ho Chi Minh2.Tappeto erboso3.Il nuovo palazzo dell’assemblea popolare4.Monumento al milite ignoto 5.La cittadella6.Il museo della guerra7.La statua di Lenin8.Centro sportivo9.Il museo della guerra di liberazione10.La ricostruzione della Pagoda di un solo pilastro11.L’orto botanico12.Il palazzo del governatore dell’Indocina francese13.I resti del Liceo A.Serrault

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Il progettto della nazione Vietnamita riparte dalla co-struzione dello spazio pub-blico monumetale.Dove il livello russo si sovrappone a quello francese.

Senza LimiteL’operato di Isakovich non si limitò al Mausoleo ma proseguì, in col-laborazione con Nguyen Truc Luyen, con la progettazione dell’edificio simbolo per eccellenza dell’ indissolubile legame con l’Unione Sovi-etica: il Palazzo Culturale dell’ Amicizia Sovietica Vietnamita 37.Re-alizzato sul il sito dell’ ex fiera espositiva del 1902, disintegrata dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale, era adibito ad ospitare grandi eventi. Al suo interno conteneva un grande auditorium e diverse sale espositive ed era il secondo edificio per uso pubblico della città, dopo l’Opera francese. La pianta era molto semplice e si ispirava al celebre Museo di Lenin di Ulyanovsk. Grandi colonne di marmo sorreggevano un copertura rivestita da fogli di acciaio, resa curva per richiamare le architetture tradizion-ali vietnamite.Un timido esempio di relativismo culturale alla sovi-etica, che ripercorreva gli stessi passi del linguaggio architettonico francese della metà anni degli ’20 ad Hanoi. La somiglianza con il Palazzo della Gioventù di Mosca è evidente. Costruiti all’incirca negli stessi anni, dimostrano come la produzione di massa delle architet-ture sovietiche anni ‘70, salvo rare eccezioni, fossero altamente stand-ardizzate e mirate a creare un’ immagine coordinata, univoca e ri-conoscibile anche nelle più remote periferie dell’impero.

Il palazzo della GIoventù a Mosca (sopra)Il palazzo dell’Amicizia ad Hanoi (sotto)

Isakovich e la sua equi-pe all’opera, si intra-vede alle loro spalle il Palazzo dell’ Amicizia

IL’edificio simbolo del legame tra il popolo vietnamita e russo

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Sempre di Isakovich era il bizzarro museo di Ho Chi Minh, posto a lato del Mausoleo nella piazza Ba Dinh. Un edificio a pianta romboi-dale su tre livelli, che ospita l’esposizione permanente della rivoluzi-one. Un tripudio caledoscopico e cacofonico di ricostruzioni post-belliche, opere d’arte contemporanee e dispositivi di comunicazione multimediale. Una fantastica astronave celebrativa decorata con i classici riccioli quadrati dello stile indocinese.

OssessioneDi fronte all’ antica torre di guardia della cittadella, unica reliquia sopravvissuta alla furia iconoclasta francese, durante il periodo delle colonie era stato posizionato il monumento commemorativo al milite ignoto, prontamente raschiato dopo la vittoria di Dien Bien Phu e sostituito da una statua di bronzo alta sei metri, raffigurante V.I.Lenin.Il progetto fu ovviamente disegnato dallo specialista Isako-vich e realizzato dallo scultore A.A.Tyurentov 38.

Il museo di Ho Chi Minhun astronava “relativista”

La gloriosa statua di Lenin

Il monumento ai caduti francese

Leningrado Tropicale

Il Palazzo dell’ AmiciziaSimbolo del legame tra l’Urss e la Repubblica Socialista del Vietnam

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DisseminzazioniGli edifici pubblici che furono realizzati durante il breve periodo so-vietico furono molti, alcuni degni di particolare nota, come il palazzo dei Giovani Pionieri della Nazione realizzato dall’architetto Le Van Lan in collaborazione con i tecnici della Repubblica Ceca.Non solo architetture ma anche e sopratutto infrastrutture, come il gigantesco ponte viario e ferroviario che a nord tagliava il fiume Rosso e collegava la città con il futuro aeroporto. Un’opera faraonica per gli standard dell’epoca, che doveva aver suscitato non poco scal-pore. E ancora l’interessante stazione idroelettrica di Hoa Binh,un bacino asimmetrico di raccolta delle acque finemente inserito nel paesaggio collinare della provincia.

Edificio dei GIovani Pionieri

Le Van Lan

Leningrado

TeoricoL’architetto S.I. Sokolov, futuro direttore della scuola di urbanistica e pianificazione di Leningrado39 giunse ad Hanoi verso la fine degli anni ‘60. Già famoso in patria per aver vinto numerosi concorsi di architettura ed urbanistica, fu chiamato a lavorare in Vietnam per le sue specifiche competenze in materia di nuovi quartieri. L’orientamento e le dinamiche dei residenti nei Microrayon era il titolo della tesi di dottorato di Sokolov40. Anche molti suoi colleghi ebbero l’opportunità di sperimentare le nuove teorie in remoti luoghi come la Siberia o il Kazachistan41 ma questa era un occasione differ-ente, per la prima volta si profilava un intervento in una città tropi-cale appena uscita da un periodo coloniale e vittoriosa contro una superpotenza capita-listica. L’impegno doveva essere massimo e le richieste di sviluppo erano pressanti. I Microrayon, la versione socialista delle unità di quartiere, offrirono un’ opportunità per risolvere il problema degli alloggi e della densità. Nonostante il disprezzo che i sovietici mostravano verso la città gi-ardino di E.Howard in quanto giudicata l’espressione borghese delle metropoli capitalistiche in quanto incapaci di risolvere il perenne conflitto tra città e campagna a causa delle implicazioni tipologiche che la casa monofamiliare imponeva,mostrando in maniera evidente l’impossibilità di sviluppare una coscienza collettiva compatibile con lo spirito socialista42. I nuovi quartieri da loro progettati, i cosìdetti micro-distretti, erano però molto simili se non identici per concetto alle teorie di Clarence Perry alla fine degli anni ‘30.

C.Perry

Il sistema di funzio-namento dell’unità di quartiere

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Leningrado Tropicale

Unità di quartiereIl prototipo americano

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Struttura baseNel centro del quartiere si concentravano gli edifici pubblici, come la scuola, l’asilo, il centro civico o la chiesa, che dovevano servire un raggio di circa cinquecento metri. Al margine del quartiere era posto un centro commerciale. Il rapporto tra edifici costruiti e spazio pub-blico era ben bilanciato, per favorire le attività all’area aperta.43La versione sovietica era identica nell’impianto dei servizi e nelle proporzioni degli spazi pubblici, ma differiva per la maggiore den-sità e per i servizi commerciali, che ovviamente distribuivano solo lo stretto necessario, standardizzato e possibilmente frutto del lavoro della comunità che vi abitava. Una sorta di prototipo per un quartiere autarchico.

Deja vù IIIl modello progettato da Perry non è mai passato di moda. Anzi come tutte le operazioni vintage è stato più volte ripescato, plasmato e ri-convertito per le esigenze odierne. Paragonando i disegni da lui pro-dotti nella pubblicazione The neighborhood unit con i progetti pre-sentati per lo sviluppo contemporaneo di Hanoi, la somiglianza è a dir poco imbarazzante. Come se l’urbanità in un secolo non si fosse evoluta, congelata in uno spasmo bucolico. Se per certi versi i temi del posizionamento dei servizi di quartiere ed il loro raggio d’azione, il disegno degli spazi pubblici sia verdi che attrezzati, sono questioni assolutamente centrali, non si può dire lo stesso della tipologia con cui si sviluppavano : la villetta monofamiliare con giardino annesso. Oggi è una realtà impensabile per via della scala con cui questi nuovi isediamenti vengono realizzati. Avendo già visto gli effetti prodotti sui flagellati territori delle metropoli nord americane, non si com-prende il perchè si voglia ripetere ancora una volta questo sistema, ad una scala di migliaia di ettari, in una città come Hanoi, che oggi

Lo schema comparativo tra il disegno di Perry e lo sche-ma sovietico dei Microrayon

ha la possibilità di essere un laboratorio sperimentale di ur-banità, dove il consumo di suolo può essere limitato, conte-nuto e gestito attraverso la modellazione di nuove tipi di densità.

Spina DorsaleIl programma per la nuova città socialista era limpido. Nero su bian-co. Edifici e spazi pubblici monumentali di rilevante importanza, sia per dimensione che per valore simbolico, urbanità ex novo ed alloggi sociali sul modello dei Microrayon. Infrastrutture viarie e produt-tive. Il collante definitivo di questo nuovo sviluppo fu il piano per la città elaborato da I.S. Sokolov e la sua équipe, in collaborazione con Huyen Tan Phat e il suo gruppo44. Il progetto fu da subito chiamato il Piano di Leningrado, per via dell’appartenenza dei membri sovietici all’ isitituto per la ricerca urbana e pianificatoria della città sovietica.

I.S.Sokolov

Il piano della scuola di Leningrado per Hanoi

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Il progetto prevedeva una crescita a 360 gradi. Il grande lago Tay Ho (West Lake) fu subito indicato come una nuova e importante polarità per la città. Venne ripreso il concetto lanciato da Antynov nel piano 1962 e fu quindi messo in relazione con il centro monumentale di Ba Dinh, allora in costruzione. Grandi boulevard con piastre e grattacie-li, sul modello moscovita della prospettiva Kalinin, venivano tracciati in tutta la città, con l’intento di creare nuove polarità di servizi. Uno di essi radeva al suolo metà del quartiere storico delle 36 strade, come era precedentemente accaduto per la proposta di Pechino. Inoltre era previsto un nuovo passante ferroviario che cingesse la città e superasse a nord il Fiume Rosso, passando sotto il nuovo e gigantesco ponte che collegava il futuro aeroporto Noi Ba, situato a 65 km di distanza. Una cintura verde sinuosa e calmierante organiz-zava il contenimento del nuovo edificato, mentre dall’altra parte del fiume era stabilita una grossa riserva naturalistica per il benessere e il riposo. Cinque distretti tematici di natura industriale furono posizionati al margine dell’abitato. Le previsioni demografiche per l’anno 2000 erano però totalmente irreali, come anche in seguito lo stesso Sokolov ammise. Il progetto era fantastico, peccato fosse basato sulla totale incomprensione della storia di Hanoi e della sua demografia.Un progetto totalmente scisso sia dalla cultura che dal-la realtà economica di un governo ridotto allo stremo da un inces-sante periodo di guerre.45 Con la dichiarazione ufficiale 100/TTG del 24 aprile 1981, il piano fu comunque approvato.46

Visioni della Metropoli Sovietica Tropicale

Il piano di Leningrado in dettaglio

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La prospettiva KalininMosca 1962-8

Inizio

Salto nel passatoAi partecipanti del celebre concorso per Mosca del 1929 “la città verde”, fu data la possibilità di sperimentare, attraverso la costru-zione di nuove abitazioni le tendenze per la nuova società socialista. Gli architetti sovietici d’avanguardia (Leonid Vesnin, Moisej,Ginzburg, Ilja Golosov) furono così impegnati nella definizione programmatica delle forme tipologiche residenziali per l’affermazione del progresso sociale, elaborando con rigoroso metodo scientifico, l’impianto e la fisionomia architettonica della nuova abitazione socialista. Il model-lo tradizionale di edificio borghese ad appartamenti monofamiliari lasciò il campo a un tipo di abitare alternativo: la casa-comune, basa-ta sulla configurazione della cellula modulare. Nel 1928 il Comitato per l’Edilizia della Repubblica Socialista Federativa dei Soviet della Russia, costituì una sezione di ricerca e di studio per la tipizzazione e la normalizzazione dell’abitazione, che riprendeva il tema dell’ ex-istenz minimum. Negli anni successivi fu sviluppato uno studio per differenti tipologie di alloggio modulare, attraverso la costituzione di cinque tipi di cellule abitative duplex sovrapposte , con corridoio in-terno, che presentavano alcune varianti distributive, definite in base agli indici legali minimi di superficie.47 Dall’elaborazione di questi progetti derivò la realizzazione del blocco residenziale Narkomfin, un prototipo di casa collettiva per cinquanta famiglie.

Narkomfin

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Nelle previsioni iniziali di Ginzburg, l’unità abitativa doveva compor-si di quattro corpi di fabbrica: l’edificio residenziale, il complesso sociale, un asilo infantile e una costruzione ausiliaria, destinata a servizi comuni. Nell’elaborazione progettuale del Narkomfin, il dato tecnologico assunse una funzione preponderante: l’adozione di tec-niche costruttive standardizzate che lo rendevano un modello di riferimento per la nascente edilizia sovietica.48

Polemica IILa diatriba tra LeCorbusier e M.Ginzuburg non si era mai placata, ed in seguito all’enorme successo che il Narkomfin ebbe sulla stampa internazionale, il maestro francese ne fu incuriosito e trovandosi a Mosca finì per visitarlo:

“Ho avuto l’occasione di visitare a Mosca una casa-comune, soli-damente costruita, ma nella quale l’impianto distributivo interno e la concezione architettonica generale sono così freddi e impassibili [...], che ci si sente pervasi da un senso immane di tristezza non soltanto al pensiero di abitarvi noi stessi, ma a quello di considerareche diverse centinaia di individui siano stati semplicemente privati delle gioie dell’architettura”.49

Affacci sul cortile interno

Pianta piano terra e primo piano. Si noti la massa ar-borea a piano terra .

Piante del gruppo F dal secondo piano in poi

Doppio OmicidioNell’aprile del 1932, con l’editto decretato direttamente da Stalin, e sintetizzato nello slogan populista di Anatole Lunacharsky “occorre dare colonne al popolo”, il regime sovietico sancì la fine del decen-nio eroico dell’architettura moderna, imponendo l’applicazione di un rozzo vetero-classicismo stile impero, che aprì una fase di regres-sione culturale di cui la Russia odierna sconta ancora le conse-guenze.50

Le avanguardie furono terminate a forza, confinate in qualche remo-to angolo della Madre Russia. Era la fine definitiva di un momento epico, Ginzuburg tornò in Crimea e non mise mai più piede nè a Mosca nè a Leningrado. Il Narkomfin fu un orfano prematuro, pra-ticamente nato morto. Il colpo di grazia all’edilizia popolare sovietica fu definitivamente assestato da N.Khruschev un anno dopo la morte di Stalin, che per fermare il proliferare del bizzarro stile venutosi a creare nei precedenti anni, affermò con forza un ritorno all’austerità edilizia : [...] “I nostri costruttori sanno che recentemente c’è stato un dibat-tito in merito a quale strada si deve prendere nel campo delle co-struzioni, se iniziare con le strutture prefabbricate o continuare con l’uso del monolitico cemento. Io credo che questi compagni abbiano realizzato per conto loro che le posizioni che avevano adottato erano sbagliate. Adesso penso che sia chiaro a tutti che bisogna procedere verso un cammino progressista. La strada è nell’uso dei prefabbri-cati rinforzati in calcestruzzo.”51

(applausi)

L’esito immediato di tale affermazione fu la disseminazione dei tristi prefabbricati sovietici nelle periferie di tutta la Russia. L’organizzazione della nuova vita socialista non era più demandata allo stile di vita che l’edificio poteva proporre, vivendo di vita propria come l’esperimento Narkomfin, ma all’organizzazione rigida e fun-zionale dei quartieri secondo il modello dei Microrayon.

ContaminazioneLa versione vietnamita dei Krushvevki si materializzò nei KTT, acronimo di Ku Tap The, quartieri di residenze collettive. A partire dalla fine degli anni ‘50 la città ne fu interamente costellata, circa 30 progetti per un totale di 450ha si depositarono sul suolo di Hanoi.52

A partire dal primo esperimento di Luong Yen ne furono realizzati di

N.Kruscev

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Mappa dei KTT

Thanh Xuan Bac durante la sua costruzione. In primo piano la struttura che ospi-ta la scuola ed alcuni servizi pubblici di quartiere

Quartieri

Singoli edifici

ogni forma e dimensione. Le tipologie abitative erano variabili, di-segnate per il clima tropicale, con doppia esposizione e ballatoi per permetterne l’areazione.La superficie per ogni persona andava dai quattro ai sei metri qua-drati ed erano concepiti per ospitare mediamente dai quattro ai diecimila abitanti. Il disegno degli spazi aperti e pubblici era ben pensato, le distanze e le proporzioni tra gli edifici erano più che mai soddisfacenti per un modello di media densità. Anche la distribuzi-one dei servizi interni, come le scuole e le altre funzioni pubbliche accessorie, erano sufficientemente calibrate. Nonostante la rigida monotonia degli insediamenti a stecca, talvolta intervallata dagli specchi d’acqua integrati nel disegno di suolo, come nel caso di Kim Lien o Giang Vo, apparivano come piccoli e ordinati soldatini in at-tesa del quotidiano alza bandiera.

GIang Vo KTT

Bach Dang KTT

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Lo schema sintetico delle fetazioni nei KTT

AnarcoRayonDopo il 1984 i controlli sull’edificato popolare si fecero più blan-di53 dando il via ad una modificazione sostanziale ed affascinante dei monotoni quartieri sovietici. Simile per significato al fenomeno della Bonsai City, sugli edifici incominciarono ad apparire verande, aggetti, stanze a sbalzo, superfetazioni di ogni dimensione e genere, da 0.3 a 10 mq tutto fu reso possibile. La trasformazione informale dei KTT era ed è una cosa incredibile, per la varietà tipologica, per l’uso improbabile dei materiali ed il totale disprezzo della legge didi gravità. A livello del suolo invece i negozi si espansero, occupando buona parte delle piastre dedicate agli spazi pubblici. Comparvero addirittura nuove abitazioni autocostruite da due stanze,negli spazi liberi tra due edifici, che trasformarono i corpi di fabbrica, nati per essere indipendenti in unità compatte fra loro. La sensazione è di ve-dere oggi dei piccoli Wozoco autoco-struiti. A metà degli anni ‘90, per effetto delle massive mutazioni, la polazione che abitava i quartieri arrivò persino a quadruplicare.54 L’analisi interpretativa di queste mutazioni permette di identificare l’enorme vivacità d’adattamento che una società rurale adotta nella città, praticando degli schemi derivati attuando un mix tra una solida cultura spaziale e tecniche di origine popolare.55

Parassiti

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1985 - Stato di fatto alla data di consegna deil quar-tiere Trung Tu

2010...Venticinque anni dopol’evidente processo di colo-nizzazione e superfetazione.Simile per concetto al feno-meno informale della Bon-sai City

Il sedime dell’edificio è rap-presentato dalla superficie grigia,tutto quello che co-mapre al di fuori del perime-tro è abusivo

VIllaggio Kim Liem

Ospedale Bach Mai

VIllaggio Kim Liem

Ospedale Bach Mai

Leningrado Tropicale

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KTTParassiti

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Good bye SovietTra il 1976 e il 1985, il prodotto interno lordo era cresciuto solo del 3.7% annuo.L’agricoltura, nonostante gli sforzi condotti per indu-strializzare il paese, era ancora il settore chiave dell’economia. La produzione industriale procedeva a rilento e la politica innovativa dei “prezzi, salari e soldi” conteneva innumerevoli errori ed imprecisio-ni. Il risultato fu una crisi spaventosa. L’inflazione nell ’86 raggiunse il 744% sui beni di consumo.56 L’apocalisse economica. Nello stesso anno con la morte di Le Duan, leader storico, braccio economico del partito e successore spirituale delle zio Ho, venne convocato il sesto congresso del partito che elesse il nuovo leader riformista Ngyuen Van Linh.57 Si aprì così l’epoca del Doi Moi (il rinnovamento) con le conseguenti e timide riforme verso un’ economia di mercato. Tre anni dopo cadde il muro di Berlino. La galassia sovietica era defini-tivamente in frantumi. Nel ‘91 l’ex Unione Sovietica staccò la spina a tutte le strutture di assistenza delle repubbliche socialiste.

Hanoi ed il Vietnam erano finalmente soli.

Uno sconsolato sol-dato della DDR fissa la caduta del muro di Berlino

Leningrado Tropicale

KTTParassiti

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Una storia EmblematicaLa statua della liberta cambia stato

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La liberté éclairant le monde, La libertà illumina il mondo.Era il motto della celeberrima e gigantesca scultura,ideata da Edouad René de Laboulaye ed ingegnerizzata da Gustave Eiffel , all’entrata del porto sul fiume Hudson. Regalata dai francesi in occasione del centenario della dichiarazione di indipendenza ame-ricana, fu inaugurata il 28 ottobre 1886.In verità i francesi spedirono nelle loro colonie un esercito di riproduzioni della Statua della libertà, una specie di marchio di fabbrica. Una di queste, piombò ad Hanoi nel 1887, in forma ridotta e di bronzo, infatti rispetto alla sua sorella maggiore era alta poco meno di tre metri e fece la sua apparizione durante la prima Expo dell’Indocina.Successivamente fu posizionata in quello che oggi è chiamato il giardino di Indira Ghandi dove troneggia la statua di Ly Thai To, fondatore nel 1010 d.c. di Thang Long (Hanoi).

Nel 1889 per commemorare la morte di Paul Bert, primo governa-tore di Hanoi, fu spostata per lasciare spazio alla statua del mede-simo, finendo con un surreale volo in cima alla pagoda del lago di Hoam Kiem, suscitando ovviamente un mare di proteste da parte degli abitanti della città per via dell’antica sacralità del luogo.La leggenda narra che la tartaruga della pagoda abbia donato all’im-peratore Ly Thai To una magica spada che gli permise di sconfigge-re i cinesi della dinastia Ming e fondare quindi la capitale.

Uno dei tanti luoghi visitati dall’errante statua della li-bertà

La statua di Ly Thai To

I francesi accontentarono i vietnamiti e fu prontamente spostata in un triangolo erboso che diventò piazza Neyret, oggi il giardino Cua Nam. Presto fu soprannominata in via informale dalle popolazioni autoctone “la statua della donna francese dalla gonna svolazzante” (Tuong Dam xoe).Ben presto però in seguito ai moti rivoluziona-ri del 1908, la statua cambiò nome : dalla libertà che illumina il mondo divenne il monumento alla giustizia e di fianco vi posero la ghigliottina come avvertimento per il futuro. Il capitano Mirabel in seguito al soffocamento della rivolta fu promosso pro tempore a governatore del Tonkino,giudicando l’in-compatibilità simbolica dei due oggetti la spostò nuovamene nel Giardino Simoni, oggi Tay Son garden. Rimase lì fino al 1945, quan-do il sindaco di Hanoi, Dr.Tran Van Lai, in seguito alla dichiarazione di Indipendenza di Ho Chi Minh decise di rimuovere tutte le statue francesi presenti in città, che finirono ammassate nel magazzino dei lavori pubblici.In seguito, nel 1952 furono donate alla pagoda Than Quang , il Governatore Generale dell’indocina Paul Bert, l’avventuriero Jean Dupies, da cui tutto ebbe inizio e la Statua della Libertà furono fuse per trasformarsi in un enorme Buddha di bronzo da sedici tonnellate ancora oggi visibile. L’ennesima metamorfosi...

La pagoda e la statua, una bizzarra convivenza

Una storia emblematica280 281

Una storia emblematica

Il frutto della metamorfosi..

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Note290 291

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Una storia EmblematicaLa statua della liberta cambia statoDang Phong (2010), Than Long-Hanoi, Knowledge Publishing House, Hanoi 2010, pp.78-89

Note

3Episodio

°

292 293

Actar, Connection

21 (alto Sx), 21 (basso), 22

A.Kopp, Ville et Révolution

217 (alto Sx, centrale), 220 (centrale

basso), 221 , 263, 264

Architectural Design, Vol.57 No.7/8, 1987

262

Архитектура СССР №5, 1970

245,246

Archives Nationales d’outre-Mer

12 (sopra), 153(basso Sx),170,171,187

(basso), 199 (centrale), 200 (centrale)

Archive n°1 Hanoi

204/205,206/207,208/209,210/211,

212/213

Ashui Magazine

152 (basso Sx), 153 (centrale)

Biblioteque Nationale de Paris

149

C.Greco M.Santoro, Pechino

237 (basso centrale)

C.Perry, The neighborhood unit

255, 256/257, 258 (centrale Sx)

Cahiers de L’Iprause

63 (alto centrale), 183,230

D.Phong, Than Long Hanoi

198, 278, 279

E.Christ G.Gantenbein, Honk kong typoligies

177

Ecole française d’extréme-orient

145 (basso Sx), 147, 150, 152 (basso

Sx), 153 (centrale), 163 (sopra Sx), 169,

253(centrale Sx)

E.Howard, The garden city of tomorrow

97 (centrale Dx)

F.Mangin Le patrimoine indochinois

192

Fotografie di Sara Fontana

2/3, 298/299

Fotografie di Edoardo Ticozzi

114/115, 300

Fotografie di Roberto Tofani

204/205,206/207,208/209,210/211,

212/213

Fonds Pineau, Paris

188 (basso), 189 (alto), 192, 193

F.Fénis, Les marchands ambulants et

les cris de la rue à Hanoi

50 (lato Sx )

Gazette de l’Indochine

148 (basso Sx)

G.Chaolin,Y.Xiaohui Isocarp paper, 2010

237 (lato Sx)

G. Gresleri D. Mattoni, La città mondiale

157,158,159,160/161,162 (alro centrale)

175,176

G.Rovinolo, Asia Link Paper, 2009

56/57,58/59,60

Google Earth

12(sotto Sx), 18,19,41,73,173

Hebdomadaire illustré N°2 , 1928

164/165, 166, 167, 168

Hebdomadaire illustré n°30 , 1942

188 (sopra), 190

J.H. Colton, Johnson’s New Illustrated

Family Atlas with Physical Geography,

1864

184, 185

J.Morrocco, Thunder from Above

242,243

Kien Truc magazine n° 193, 2011

46 (centrale Sx), 101,107

Kient Truc magazine n°185, 2010

173 (sopra)

Kien Truc magazine n°191, 2011

247 (centrale), 249 (lato Sx)

L.Hilberseimer, Metropolis like a garden city

194,195,196

Materiale dell’autore

4/5,6/7,10,13,14,20,23,26,30,34/

35,36,38,45,46,47,48,50,51,52/53

,55,61,62/63 (schema in basso),

64/65,66/67,71,72,73 (centrale)

73(altoSx),77,82,87(centrale),91,96(b

asso),102(altoSx),103,117(alto),128,

142,145,151,153/155,156(latoSx),177

(basso centrale),186,202,214,223(alto

Sx),

Crediti iconografici

Crediti iconografici

294 295

224,226/227,228/229,230,

2 3 4 / 2 3 5 , 2 3 8 , 2 4 8 / 2 4 9 , 2 5 2 , 2 5 3

(basso) , 253 ( lato Sx) , 254, 266

(a l to )

M.Fosso, M.Meriggi, Konstantin s. Melnikov

217(basso Sx),218,223,273(lato Sx)

M.Meriggi, La città Verde 2009

219 (alto centrale)

Nguyen To Lang, Asia Link paper, 2007

29

Per gentile concessione di Dinh Van Binh

24,27,44,45,83/84,86,87(Sx basso)

88,92,94/95,118(alto,basso),119(

alto Sx),225,250,259(alto Sx),265

(lato Sx)

Per gentile concessione di Oma

39,40

Per gentile concessione di Som

41,42

Per gentile concessione di Do Binh Minh

47 (lato Sx)

Per gentile concessione di Perkins

Eastman

68,89,96(lato Sx),97 (centrale

Sx),97 (basso Sx),100,107 (alto

Sx),109,111 (centrale),112,113

(alto centrale),117 (basso), 119

(alto Sx), 119 (basso Sx),120 (alto

Sx)

Per gentile concessione di Dissing+Weitling

120(basso centrale), 121,122/123,

124/125

Pola Vietnam

126,129,130/131,132/133,134/135,

136/137,138,139,140/141

Repertorio Web

13 (alto Sx),25,28 ( basso Sx),32,33,49,68,

69/70,71(piantaSx),73 (basso),74,76,83

(altoSx),85,87 (alto Sx),90 (lato

Dx),102,104,105,106,108,110,111

(alto Sx), 113 (lato Sx),116, 118 (lato Sx),

144 (lato Sx), 151(centrale Sx),151 (basso

Sx), 161 (alto Sx),162 (lato Sx)

163 (sotto Sx),171 (basso Sx),172 (alto Sx),

178,179,180,181,182,188(centrale),188

(lato Sx),191,195 (alto Sx),220 (alto Sx),

R.Koolhhas H.U.Obrist, Project Japan

76 (Basso), 238,239,240/241

Thong Tan, Chu tich Ho Chi Minh voi Hanoi

90 lato Sx), 92, 93, 232/233,266

The County of London Plan explained by

E. J. Carter and E. Goldfinger

98/99

W.S. Logan, Hanoi Biography of a city

251 (basso), 260/261 (basso)

Crediti iconografici296 297

111237488390

126

143144157163174178187194197205

215216224237242255263

277

282292

7Prologo

1°Episodio

Metro MiraggioCondizioneAperturaFenomenoMoltiplicazioneIbridazioniScenari Immaginari

2°Episodio

Parigi del TonkinoPeriodo EroicoLa citta mondialeEsperimentoAppropiazioneColonial WonderlandSeconda ondataRegioneFugaArchivio Centrale n°1

3°Episodio

Leningrado TropicaleDisurbanismoAlternativaNuove scaleSavoir FaireLeningradoInizio

Una storia Emblematica :La statua della liberta cambia stato

Bibliografianotecrediti iconografici

Indice Sintetico

298 299

Racconto Breve

300 301

302 303

304 305