A lezione da Mussolini: Le aspirazioni coloniali della Germania nazista all’ombra...

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storia modema», ed «ö diventato per molti in Germania il simbolo di ciöche l'Italia ö riuscita ad ottenere in Africa».

Sebbene Strohm fosse arrivato solo da poco in Etiopia, affermava diaver potuto percepire <<f immenso potere dinamico» con i1 quale questo

«popolo ringiovanito)) stava trasformando il suolo africano. Aveva vistograndi bulldozer livellare il terreno assieme alf installazione di pozzi mo-dernissimi che rendevano verdeggiante il deserto. Secondo il resoconto diStrohm, dozzine di cittä modello standard erano sorte dal nulla nel giro dipochi mesi. A confronto con i risultati di altri Stati europei, gli sforzi italia-ni erano quindi assolutamente innovativi. Con il trasferimento di milionidi italiani, l'Africa italiana stava diventando un paese di <<uomini bianchil>.La Germania avrebbe dovuto prenderla ad esempio, asseriva Strohm, e

studiando l'Italia il Reich awebbe potuto imparare come creare un impero«dal nulla».

I1 diplomatico tedesco non era il solo ad ammirare l'imperialismo ita-liano. Infatti numerosi funzionari dello Stato e del partito nazista erano tor-nati dalle loro visite in Africa italiana profondamente impressionati e moltiritenevano che il Reich avrebbe dovuto imitare l'esperimento coloniale di

Mussolini.2 Quale fu l'impatto del colonialismo italiano sul pensiero dellaleadership nazista? Questa domanda ci porta a una questione connessa ma

piü ampiä: qual era il rapporto del nazismo con il colonialismo? La storio.grafia ii ö a=lungo occupäta della possibilitä di individuare un filo diretto

tra le atrocitä commesse nelle colonie tedesche alf inizio del XX secolo e imassacri di massa di civili messi in atto dai tedeschi in Polonia e in Unione

Sovietica durante la seconda guerra mondiale.3 Se un filo diretto puö essere

individuato, allora si potrebbe affermare una specificitä nazionale nello

sviluppo storico tedesco. Questo articolo plopone una prolpettjva diversa'

Cercä di dimostrare come il colonialismo oosofisticato" dell'Italia mussoli-

niana, la prima dittatura fascista in Europa, sia stato un modello di ispira-

zione e di motivazione per la societä tedesca post coloniale e pff lo stesso

Hitler. Quindi, in questä sede si ipotizza che il modo in cui la Germaniä

immaginava il proprio espansioniimo e f idea di un nuovo'ospazio vitale"

2. p. Bemhard, Die Kolonialachse. Der NS-Staatund ltalienisch-Afrika 1935 bis 194?n'

in Die ,Achse' im Krieg, Politik, Ideologie und Kriegfihrung 1939 bis 1945, a curl qtJ':Schlemmer, L. Klinkhammer, A. Osti Gvertazzi,Paderborn, schöningh, 2010, pp. 147-l',l5ti

3. Su questo tema vedi s. Baranowski , Nazi Empire: German Colonillism and ImPat'

rialismfrom Bismarck to Hitler, cambridge, cambridge unive-rsity Press, ?01 1, e D' Stone;

HistoriLs of the Holocausf, Oxford, Oxfoid University Press, 2010, cap' 5'

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dopo il 1918 nell'Europa orientale abbiano preso ispirazione in manieracruciale dall'osservazione delle politiche coloniali italiane in Africa.

L'articolo si divide in tre parti: nella prima parte si cercherä di di-mostrare come gli sforzi compiuti da Mussolini in Africa abbiano avutoun riscontro positivo in larghi strati della popolazione tedesca, mettendoin rilievo come l"oefficace" politica di colonizzazione dello Stato fascistaabbia stimolato le aspirazioni coloniali tedesche. Ctrazie all'esempio ita-liano, il colonialismo non era piü un azzardo del passato, ma una prospet-tiva per il futuro. La guerra in Etiopia del 1935-36 fu una sfida all'ordineinternazionale stabilito nel 1919, e servi come detonatore alle ambizioniespansionistiche tedesche. I1 successo di Mussolini fece dei sogni tedeschidi riconquista dei territori olhemare qualcosa di plausibile.

La seconda parte esamina come Hitler e l'apparato nazista furonocoinvolti dal colonialismo italiano e come esso risvegliö i desideri tede-schi. Si noterä non solo come Hitler utilizzö l'entusiasmo per le colonieper consolidare il suo potere, ma anche come la violenza italiana in Africafavori i piani nazisti per la conquista dell'Europa orientale.

Laterzapark dimostra quanto i tedeschi abbiano acquisito dai fascistiitaliani in quanto a tecniche di govemo coloniale. I grandi piani ideati dalloStato nazista per un futuro grande impero coloniale tedesco si ispiraronolargamente alle esperienze inAbissinia e in Libia. I nazisti imitarono svaria-te politiche italiane, inclusi i metodi razzisti di conhollo della popolazionee di repressione poliziesca, cosi come la burocrazia necessaria per gestire inuovi territori coloniali, In questa parte si ipotizza che l"oesempio" italianosia stato d'aiuto nel rendere sempre piü radicale la tradizionale nozione delcolonialismo tedesco e a tradurla in un contesto fascista. In conclusione, ilcolonialismo italiano fuun case study dr rilievo per la trasformazione e lamodemizzazione del colonialismo tedesco su linee di condotta totalitarie.

La guerra d'Etiopia, la modernitd delfascismoe le speranze tedesche per un nuovo impero

I1ruolo paradigmatico dell'Italia fascista nel periodo tra le due guelremondiali va tenuto in debita considerazione.a Mussolini sali in cattedra

4. Per gli Stati Uniti cfr. B.L. Alpers, Dictators, Democracy, and American publicculture: Envisioning the Tbtalitarian Enemy, chapel Hill, university of North carolinaPress, 2003; per l'America Latina, F. Finchelstein, Transatlantic Fascisrn: Ideologt, vio-lence, and the sacred in Argentina and ltaly, 1919-1945,Drxham-London, Duke university

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presto - nell'ottobre 1922 - e il suo regime, non il nazismo, rappresentö ilmodello per le dittature di destra in Europa e nel resto del mondo.s Comenuovo regime politico radicale, il fascismo sembrava offrire una alter-nativa sostanziale sia al sistema liberale ormai in crisi, sia alla nascenteminaccia del comunismo. Il regime mussoliniano venne considerato damolti come la miglior forma di governo per affrontare le sfide poste dal-la modernitä. Notevolissimo era I'interesse della comunitä internazionaleattomo al carattere manifestamente moderno dell'Italia fascista in ambitipolitici e sociali quali, per citarne solo alcuni, le politiche per la famigliae il lavoro;6 un apparato repressivo estremamente efficiente, che avevaeliminato l'antifascismo di sinistra nel giro di pochi anni;7 i grandi (anchese megalomani) progetti urbanistici per rimodellare intere cittä;8 e infine ilcorporativismo, che prometteva di mettere pace tra capitale e lavoro dopogli anni di forti tensioni sociali seguiti alla Grande guerra.e Ma un aspet-

Press, 2010; per il Regno Unito, D. Stone, Responses to Nazism in Britain 1933-19i9: Be-

fore War and Holocaust, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2012 (lI ed.); per il Portogallo,T. Saraiva, Fascist Labs Capes: Geneticists, Wheat, and the Landscapes of Fascism in ltalyand Portugal, in «Historical Studies in the Natural Sciences>>, 4 (2010), pp. 457-498;petil mondo asiatico, tra gli altri, T. Delfs, Hindu-Nationalismus und europäischer Faschis-

mus. Vergleich, Transfer- und Beziehungsgeschichte, Hamburg-Schönefeld, EB, 2008, e

R. Hofmann, The Fascßt Refi.ection: Japan and ltaly, 1919-1950, Dissertation, Columbia

University, 2009.5. A. Bauerkämp er, Interwar Fascism in Europe and Beyond: Tbward a Transnational

Radical Right, in New Perspectives on the Transnational Right, a cura di M. Durham, M.Power, New York, Palgrave Macmillan, 2010,pp.39'66.

6. Sulla ricezione della politica fascista per 1a famiglia in Austria P. Weindling, ,4 Ci6r

Regenerated: Eugenics, Race and Welfare in Interwar henna, in Interwar h.enna: Culture

Bifueen Ticidition and Modernity, a cura di D. Holmes, L. Silverman, Rochester, Camden

House, 2009, pp. 89-113, e I. Walter, Frauenpolitik im italienischen Faschismus und im Aus'trofaschismus-. iin Beitrag zur vergJeichenden Faschismusforschung,Mittchen, Grin, 2003.

7. Per f interesse spagnolo e tedesco sulle politiche fasciste M. Ivani, Esportare ilfascismo. CollaborazionZ di polizia e diplornazia culturale tra ltaliafascista e Portogallo'di

Salazar (1928-1945), Bologna, Clueb, 2008; P. Bemhard, Koraertierte Gegnerbekdmp'

fung im Achsenbündnis: Die Polizei im Dritten Reich und imfaschßtßchen ltalien l9i3 bis

1 g 4 3, in «Viertelj ahrshefte für Zeitgeschichte», 5 9 (20 I 1 ), pp. 229'262.

8. P. Bernhard, Metropolen auf Achse: Stcidtebau und GrolSstadtgeselßchaften Roml "

und Berlins imfaschistischen Bündnis 19 j6-194 j,in Berlin im Nationalsozialismus. Politikund Gesellschäft 1933-1945, a cura di R. Hachtmann, T. schaarschmidt, w. süß, Göttingen,

Wallstein, 2011, pp. 132-157.9. D. Liebsöfer, Freude und Arbeit: zur internationalen Freizeit- und Sozialpolitik des

faschistischen ltalien und des NS-Regimes, Köln, SH, 2009'

A lezione da Mussolini

to in particolare attrasse l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale: ilvasto programma, scientifico e diretto dallo Stato, che il fascismo tentödi realizzare nelle sue colonie. Come il regime sottolineö ripetutamente,la sua non era una politica di sfruttamento delle colonie, a differenza diquella inglese e francese.lo Piuttosto, il primo scopo delle politiche di in-sediamento era quello di legare allater::a un popolo "senza radici" e di ar-restare l'esodo dalle aree rurali, che sembrava una delle conseguenze piüfuneste della modernitä. I demografi italiani erano fermamente convintiche il crollo del tasso di natalitä in Europa fosse dovuto all'urbanizzazio-ne e che una robusta politica di colonizzazione delle campagne avrebbeaumentato il tasso di fertilitä.tt

La politica italiana di colonizzazione non era perö meramente na-talista. I1 regime la considerava anche una opportunitä per rufforuare lapopolazione italiana. Uassunto sottostante era che il miglioramento delsuolo awebbe migliorato anche coloro che lo lavoravano.r2 I fascisti eranoconvinti che, attraverso la selezione di contadini in salute e inclini a pro-creare famiglie numerose, sarebbe emersa una nuoya generazione di coloniitaliani - un esercito di "soldati contadini" che awebbe difeso i confinidell' impero e migliorato la'7azza" italiana. t 3

Per il regime di Mussolini il miglioramento quantitativo e qualitativodel popolo italiano era la precondizione, e la giustificazione,per la conqui-sta di nuovi territori.l4 Il paese si doveva espandere, in quanto ayeyaneces-sitä di spazio per la sua "popolazione in soprannumero". Come dimostratoda Denis Mack Smith, quest'idea divenne ricorrente nei discorsi di Musso-lini nei tardi anni Venti.15 Nelle sue aspirazioni coloniali il regime fascista

I 0. Per I rapporti tra il pronatalismo e il colonialismo R. Ben-Ghiat, La cultura fasci-s/a, Bologna, il Mulino, 2004 (2001).

11. C. Ipsen, Demografia totalitaria. Il problema della popolazione nell'Italiafasci-s/a, Bologna, il Mulino, 1997 (1996); M.S. Quine, Italyb Social Revolution: Charity andWelfare /rom Liberalßm to Fas cism, Houndmills, Palgrave, 2002.

12. P. Dogliani, Il fascismo degli italiani. Una storia sociale, Torino, Utet, 2008, p.103, e C. Mantovani, Rigenerare la societd. L'eugenetica in Italia dalle origini ottocente-sche agli anni Trenta, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004.

13. SivedaspecialmenteR. Pergher,ATaleof TwoBorders: SettlementandNationalTransformation in Libya and South Tyrol under Fascisrn,Dissertation, University of Michigan,2007,p.293.

14. D. Rodogno,Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italiafas c i s t a ( I 9 4 0- I 9 4 3 ), Torino, Bollati Boringhieri, 2002.

15. D. Mack Smith, Mussolinl, Milano, Rizzoli, 1981, p. 170.

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venne aiutato da intellettuali come Luigi valli, che parlava del «diriuo allaterro> dei popoli che vivevano in «territori sovrappopolati»>.16

Petaltro, Mussolini non affermö pubblicamente che l'Italia ambivaa divenire la potenza egemonica nel Mediterraneo (a dispetto di Franciae Gran Bretagna). I1 sogno del dittatore era quello di creare un immensoimpero che si estendesse dalla Libia e dall'Etiopia fino all'Egitto, al Su-dan e agli altri territori del Corno d'Africa.l7 Era chiaro fin dal principioche la violenza era necessaria per raggiungere tali scopi. Nei loro progettidi "biopolitica" i fascisti italiani avevano bisogno del sostegno non solodi migliaia di soldati e di coloni, ma anche degli scienziati, Per certiversi, questa visione era un aspetto del fascino che negli anni Trenta eser,citavano in tutto il mondo i progetti di ingegneria sociale su larga scala.A questo proposito, gli studiosi parlano di colonialismo scientifico, chedopo la prima guerra mondiale si sviluppö come parte del nuovo colonia-lismo di popolamento anzitutto in Giappone e nell'Italia fascista.t8 Neinuovi possedimenti italiani, agronomi, geologi e botanici saggiavano lecondizioni del suolo e dell'acqua e sceglievario le colture piü adatte peril territorio. Dopodichd, i militari e le nuove aziende dr colonizzazione,capeggiate da ingegneri, cominciavano arealizzare estesi sistemi stradalie di irrigazione. La terra veniva anche dissodata e livellata, per prepararele coltivazioni.le Soltanto successivamente venivano costruite le aziendeagricole e le cittä; nella sola Libia furono create circa quaranta cittä. Adogni colono veniva assegnata una casa moderna e dalle caratteristichestandardizzate, dotata di acqua corrente, mobilia, cavalli e cibo sufficien-te per le prime settimane.

L'attivitä dei fascisti italiani e il loro "moderno dinamismo" im-pressionarono profondamente gli osservatori stranieri. In Inghilterra, peresempio, lo schema di colonizzazione fu apprezzato non soltanto perchdveniva portato avanti secondo i «piü ferrei criteri scientifici»>. Dato cheil suo scopo era piü sociale e politico che «puramente economico>>, essodifferiva profondamente da quanto realizzato fino ad allora con «interventi

16. L. Valli, Il Diritto dei popoli alla teta, Milano, Alpes, 1926. Un breve accenno a

Valli in A.J. Gregoq Mussolini's Intellectuals: Fascist Social and Political Thought,Prin;ceton, Princeton University Press, 2005, p. 38.

17. R.M. Salemo, Vital Crossroads: Mediterranean Origins of the Second World War1935-1940, Ithaca, Cornell University Press, 2002, pp. 105-106.

1 8. Pergher, ,4 Tale, pp. 465-470.19.Ibidem.

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su larga scala>, come affermö l'agronomo Edward John Russell nel 1939,poco prima dello scoppio della guera, usando toni fortemente anticapi-talistici.2, Nello stesso periodo, secondo l'artista americana Ruth sterlingFrost, ciö che faceva del modello fascista di coronizzazione un qualcosa d1unico rispetto ad altri progetti di bonifiche giä intrapresi, come ad esempioil progetto di Roosevelt della Tennessee valley, era «la qualita utopiöa»intermini di «miglioramento razziaLe».2l Il fasöino dei progetti italiäni dicolonizzazione era cosi profondo che alcuni piccoli poisidenti britannicidesiderosi di'migliorare le proprie condizioni economiche chiesero l,auto-izzazione ad insediarsi in Libia come coloni.22

L'interesse verso il colonialismo italiano era ancora piü sviluppatonella Germania degli anni venti e Trenta, in quanto il Reichära impaiiänte{i 19cup9_1are i possedimenti in Africa e in Aiia persi in seguito ai nattatodi versailles. L'Italia fascista mostrava come unä nazione apoverd'

e latecomer potesse prevalere sulle potenze coloniali dominanti come Franciae Inghilterra. come dimostrato da1la guerra d'Etiopia del 1935-36, anchedopo la Grande guerra I'etä degli imperi era tutt'aftro che finita,zg L'Italianon solo era stata capace di consolidare i propri possedimenti coloniali, mali aveva eonsiderevolmente allargati,riconquistando quindi la perduta po-lenza imperiale dei tempi passatil Iniatti, in termini di anpiezia, l'impärofascista di Mussolini era diventato uno dei piü grandi della sua epoca (äopoquelli di Francia e Inghilterra). con la Li6ia, l'Albania e l'EtiÄpia, assie-m. 4 altri possedimenti nel Mediterraneo, come Rodi, l'Italia^imperialecopriva un'axea di un milione e mezzo di miglia quadrate. In definitiva,l'esempio italiano dimostrava come l'espansionismö non fosse uno sforzoinutile e tardivo, ma un promettente progetto per il futuro. In questo senso,il sogno coloniale coltivato dai tedesihi per decenni ricevette n o,ro stimo-lo dai successi italiani in Africa.

^ 20..E.J.-Russell, Agricultural Colonization in the pontine Marshes and Libya,in «TheGeographical Joumal»r, 94, 4 (1939), pp. 27 3 -289.

. 21. \.. ll.flrrg Frost, .The_Reclarnation of the pontine Marshes, in «GeographicalReview>», 24 (1934),pp. 584-595, la citazione ap. 595.

22. si veda Public Record office-Nationai Archives, London, Foreign office (Fo),371',23391, Memorandum Colonbation of Libya dell'addetto militare dell;ambasciata bri-tannica di Roma, datato 15 giugao 1939.

. . 23 . Effettivamente, come le ricerche piü recenti hanno dimostrato, I ,eta degli imperi si

ö dissolta soltanto nella seconda metä der XX secolo; J. osterhammel, bie verwänduig derwelt: Eine Geschichte des 19. Jahrhunderts,Minchen, c.H. Beck, 2010, v ed., p. 606.

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Max Knecht, ex ufflciale delle forze armate coloniali tedesche e mem-bro di vecchia data della Societä coloniale tedesca, diede voce alle speranzesuscitate in molti suoi compatrioti dal regime mussoliniano.2a In una con-fercnza sull'Etiopia, tenuta poco dopo f invasione italiana di quel paese, sidichiarö sicuro che la guelra in Africa orientale annunciava un'<<alba colo-niale» per il nuovo Reich tedesco.2s Secondo Knecht, le conquiste italianein Africa rappresentavano una grande opporrunitä per il Reich per <<irrom-pere» hel mondo come potenza coloniale. Quindi, agli occhi dei tedeschi,1'Italia stava aprendo la strada per l'espansione dell'Impero tedesco.

L idea che l'Italia fosse una sorta di "pioniere" per il colonialismotedesco fu resa popolare attraverso una serie di conferenze riguardanti laLibia e l'Etiopia, organizzate non soltanto dalla Societä coloniale tedesca,che contava due milioni e centomila associati, ma anche dalla Societä geo-grafica tedesca e dalla Societä culturale italo-tedesca. Quest'ultima era unafederazione di almeno trenta associazioni, radicate in tutta la Germania,che aveva lo scopo di favorire i rapporti tra le dlites locali tedesche e quelleitaliane, per rafforzarel'alleanzaitalo-tedesca, dandole solide basi a livellodi amministrazioni comunali.26 Non vi fu anno in cui queste organizzazionimancarono di invitare un esperto italiano o tedesco di colonialismo e in-viarne altri a svolgere giri di conferenze. Per esempio, a Friburgo, piccolacittä universitaria nel sud-ovest della Germania, nel breve lasso di tempodglla guerra d'Etiopia si riusci ad organizzare quattro eventi del genere.27

Nel 1942, nonostante i segnali di crisi della guerra dell'Asse, 1o storicoitaliano Franco Valsecchi girö per la Germania parlando del colonialismoitaliano in cittä come Augusta, Celle e Hildesheim. Nello stesso periodo,uno dei maggiori studiosi di geografia politica del Terzo Reich, Oskar Sch-

mieder, tenne una conferenza a Gottinga sul suo viaggio di studi compiutoin Libia alla fine degli anni Trenta.28

24. Su Knecht, si veda H. Wegmann, Kokospalme mit Hakenkreuz: Die Kolonialbe-wegung in Freiburg wrihrend des Nationalsozialismus, in «Infoimationszentrum 3. Welt»,

313 (2009), pp.12-14.25. 24 Jahre in Abessinien, ed. serale del «Freiburger Stadtanzeigen>, 24 ottobre 1935.

26. P. Bemhard, Kulturachse München-Verona. A Tbwn Twinning Project SpanningFascism and European Reconciliation,paper presentato alla XXXIII Annual Conference ofthe German Studies Association, 11 settembre 2009, Washington (DC).

27.Per uta lista completa del1e conferenze si veda: http://www.freiburg-postkolonial.de/Seiten/uni-va.htm (ultimo accesso 28 luglio 2015).

28. Chronik der Deutsch-Italienischen Gesellschaft, in «Italien. Monatsschrift der

Deuts ch-Italieni schen Gesellschaft», 1 (l 9 42), pp. I 5 6, 283.

A lezione da Mussolini

La misuramostrata anche

l'Italia stimolava le fantasie coloniali tedesche ömolte pubblicazioni sull'Africa italiana uscite in

Germania tra la presa del potere di Hitler (1933) e il 1943, quando l'Ita-lia perse i suoi ultimi territori d'oltremare. Come giä notato da Dirk vanLaak, i riferimenti all'Italia e ai suoi successi erano molto diffusi nellacoeva letteratura tedesca sul colonialismo, interessata da un vero e proprioboom.2e In effetti, sono state contate dozzine di libri importanti e Centina-ia di articoli su giornali e riviste dedicati a questo argomento,3o Solo nel1,937, il catalogo della Societä coloniale tedesca - uno degli strumenti piüimportanti relativamente ai libri sul colonialismo in Euröpa - contenevadieci volumi in lingua tedesca dedicati agli italiani in Libia e in Etiopia.3rEra esattamente lo stesso numero di libri tedeschi relativi all'Impero bri-tannico, che in precedenza aveva dominato la lista delle pubbli cazioni,9 dunq-ue un importante indice di confronto. Inoltre, mentre agli sforziitaliani erano attribuite brillanti prospettive, i resoconti sul colonialismoinglese naravano storie di miseria, decadenza e violenza. Anche un ra-pido sguardo ai titoli dei libri ö illuminante: l'Inghilterra era accusata di«imperialismo culturale»,32 di essere uno <<Stato pirato>,33 di «derubaremetä del pianeta»>3a e di «lastricare di morti»>35 la sua strada verso l'im-

.'- -29.,P,van Laak, Imperiale Infraslruhur. Deutsche PlanungenJiir eine ErschliefiungAfrikas 1880 bis 1960,Paderbom, schöningh,2004,p.289. sul boom del mercato oei tiuiicfr. Börsenbldtter fi)r den deutschen Buchhandel, vol. I 60, Frankfurt am Main, Börsenver-ein des Deutschen Buchhandels, 1993, p. 48.

30. K. Bartikowslo, Italyb Abyssinian Campaign, in Fascism, Communism and theconsolidation of Democracy. a cura di G. Besier, F. piombo, K. stoklosa, Berlin, Lit, 2006,p. 39, e A' Hoffend, zwischen Kular-Achse und Kulturkarnpf: die Beziehungen zwischen'Drltlen Reich'und faschistischem ltalien in den Bereichen Medien, Kunst, Wissenschaftund Rassenfragen, Frankfurt am Main, Lang, 1998, p. 194.

- 31. Si veda Katalog der Bibliothek der deutschen Kolonialgesellschafi in der Stadt-und universitdtsbibliothek Franlcfurt am Main, vol. 2, Gliederung nach äer ehemaligenAufstellung, Frankfurt am Main, Stadt- und univ,-Bibliothek, 2004. chi scrive ha contatoi libri sul colonialismo italiano in tedesco catalogati sotto 1a categoria «Fremde Kolonial-politik» (politica coloniale straniera) completand-ola con le pubbli-cazioni catalogare come«Allgemeine Kolonialgeschichte» (storia coloniale generale).

- 32. F Thierfelder, Englischer Kulturirnperialismus: der British Council als Werlaeugder geßtigen Einlveisung Deutschlands,Berlin, Junker und Dünnhaupt, 1940.

33. R. Gadow, Seeräuberstaat England, Berlin, Junker und Dünnhaup t, lg4}.34. F. Henna, Sie raubten eine halbe Welt: ein Englandbuch,Wilrzbig, Stürtz, 1940.

_- - 35.A. springbom, üer Lügen und Leichen zurn-Empire: Englands äutiger weg zurWeltmacht, Berlin, P. Hochmuth, 1939.

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m culdalle

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pero. In forte contrasto, l'Etiopia era uno «spazio e un destino»36 e una«futura terra di colonizzazione»37 per la rinascita di «Roma immortale>>.38In generale, aggettivi come "nuovo", "in fieri", "avanzato", "fresco" eperfrno "sobrio" e ooben organizzato" erano i piü utilizzati per descrivereil colonialismo italiano. Pareva anche che gli stereotipi tradizionalmenteimpiegati dai tedeschi per descrivere gli italiani (pigri, sporchi e confu-sionari) cominciassero ad essere accantonati, anche se per un breve perio-do.3e D'altra parte, le diverse maniere con le quali i due imperialismi eranopresentati al pubblico tedesco sono ben piü eloquenti del solo numerodelle pubblicazioni.

Quei libri erano spesso basati sulle esperienze degli autori che aveva-no personalmente visitato la Libia o l'Etiopia, e quindi risultavano partico-larmente affidabili per i lettori tedeschi. Un buon esempio ö ilsaggio Eccoil nostro nuovo impero scritto da Louise Diel nel 1938.40 Diel, giornalistamolto popolare che aveva pubblicato moltissimo sulle donne e sul fasci-smo italiano,ar fu la prima europea a visitare l'Etiopia dopo la guerra. Nelsuo racconto di viaggio, descrisse l'Africa orientale come la <<terra santo>per ogni tedesco interessato a riconquistare le colonie del Reich. Perfinoi tedeschi che avevano aluto concrete esperienze degli aspetti piü oscuridelle pratiche coloniali dimostrarono grande entusiasmo, incluso Friedrichvon Lindequist, ex govematore dell'Africa occidentale tedesca, Membrodi una delegazione di esperti che visitö la Libia nel 1938, Lindequist ri-

36. G. Herrmann, Abessinien. Raum als Schicksal,Leipzig, Teubner, 1935.37. L. Von zur Mühlen, Abessinien als zukünftiges Kolonialland, in Deutschlands

Erneuerung, vol.24, Unsere Kolonien: die Aufgaben der deutschen Wissenschaft in denKolonien, München, J.F. Lehmann, 1941.

38. A.Mayer,Imperium - Faschismus: Unsterbliches Rom, Halle (Saale), Buchandlungdes Waisenhauses, 1937, e M. Grühl, Die Wedergeburt des Imperiums: Entscheidungskampfim Mittelmeer? Eine geopolitische Abhandlung, Berlin, Schlieffen-Verlag,1937.

39. Si veda in maniera piü dettagliata C. Dipper, Traditionen des ltalienbildes inDeutschland, in Dolce nta? Das Bild der italienischen Migranten in Deutschland, a c;.xadi O. Janz, R. Sa1a, Berlin, Campus,2011, pp. 39-61.

40. L. Diel, Sieh unser neues Land mit offenen Augen: Italienisch-Ostafrika,Leipzig,List, 1938, tradotto in inglese con il titolo Behold our New Empire - Mussolini (London,Hurst & Blackett, Ltd., 1939).

41. W. Schieder, Audienz bei Mussolini: Zur symbolischen Politik faschistischerDiktaturherrschaft I92j-1943,in ltalien, Blicke: Neue Perspehiven der italienischen Ge-schichte, a cura di P. Terhoeven, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht,2010, pp. 107-132,la citazione ap. 127.

A lezione da Mussolini 335

mase stupefatto degli «enormi progressi»» compiuti dalla colonia rispettoal suo viaggio precedente, di venti anni prima, ä, tornato in patria, diirusequeste impressioni nel vasto pubblico.a2 Non solo tenne una conferenza nel1939 all'Associazione tedesca per la questione della redistribuzione dellapopolaz.ione (un'importante organizzazione di cui era a capo), ma rese po-polare il colonialismo fascista grazie al suo ruolo di dirigente della socGtäcoloniale tedesca, la lobby coloniale piü influente.

Queste e altre fonti ci mostrano quanto fosse conosciuta lAfrica italia-na in Germania negli anni rrenta e come stimolasse le ambizioni colonialidi molti tedeschi. Fu un fatto importante, perchd la classe dirigente nazistariuscl a volgere a proprio vantaggio quesio entusiasmo. pur p-rivilegiandodecisamenie I'espansione verso l'Est europeo,43 Hitrer capi di poter usareil colonialismo africano per unificare la soöietä tedesca. In particolare, perottenere il sostegno delle vecchie dlites borghesi che chieäevano di riöo-..Fdrg gli antichi possedimenti d'oltremare.oo Non sorprende quindi cheil regime nazista intensificasse la propaganda coloniale dopo if tq:0. rariconquista dei tenitori del "continente-nero" fu presentaä come un,ul-teriore finalitä dell'espansionismo nazista. come suggeriscono le primericerche, il regime nazista ebbe un certo successo nel piopagandare i,ideache fosse importante ricostruire i vecchi possedimenti

"ötoäiati. euandoai soldati tedeschi, catturati dagli Alleati nälla seconda guerra mondiale, fuchiesto per cosa combattevano, molti di essi non rispoiero soltanto p.i lo«spazio vitale nell'Europa orientale>>, ma anche per le <<colonie».as §i puoquindi affermare che le ambizioni coloniali, alirnentate in parte dall,esäm-pio "positivo" dell'Italia fascista, ebbero un ruolo specificä nel mobilitareil sostegno della societä tedesca alla dittatura nazistä.

42. F. von Lindequist, Die Entwicklung und Besiedlung Libyens unter italienischerHerrschaft, Berlin, Vereinigung für DeutschJsiedlung und fanderung, 1939.

- - 43. Si veda in particolare J. Dülffer, Kolonialisius ohne Koloniin. Deutsche Koloni-alpldne 1938, in MachtbewulStsein in Deutschland an Yorabend des Zweiten Weltlcriegs, acura di.F.l<njgning, K.-J. Müller, paderbom, Schöningh, 1984, pp. 247-ZjO.

^ 44. B. Kundrus, German colonialism: some Reflections- on Reassessments, speci-ficities, and constellations, in German Colonialism: Race, The Holocaust, ind postwarGermany, a cura di v. Langbehn, M. salama, New york, columbia universify press, 201 l,pp. 29-47 , vedi p. 3 1.

45. c. Gentile, wehrmacht und waffen-ss in Kampf gegen Resistenza und zivilbe-völklrung, in Die 'Aclne'im Krieg, poiititt, Ideorogie üiiri"gn;n*"g 1939 bis 1945,pp.492-518.

336 Patrick Bemhard

L'Europa orientale come "Etiopia tedesca"

L'esempio dell'Italia fascista servi anche come strumento retorico pergiustificare l'espansionismo territoriale prospettato dai nazisti nell'Euro-pa orientale. Inoltre - fatto forse ancor piü cruciale - plasmö la stessaconcezione hitleriana del nazismo, E sicuramente vero che la grandeurdell'Impero britannico affascinava il diuatore tedesco,a6 tuttavia, la famo-sa dichiarazione del I94L: <da nostra India ö la Russia>>, spesso citata,specialmente da studiosi britannici,aT ö raramente posta in contraddizio-ne con i frequenti richiami di Hitler ad altri modelli di espansionismo, e

specialmente a quello italiano.48 I1 regime mussoliniano era il principalepunto di riferimento di Hitler per due ragioni, Primo: l'Italia e la Germaniaoccupavano posizioni geopolitiche molto simili. In contrasto con la GranBretagna e la Francia, erano entrambe d:ue parvenues dell'imperialismo.Secondo: l'Italia era stata la prima dittatura fascista in Europa e, per que-sto motivo, per Hitler aveva sicuramente costituito un riferimento in ter-mini di espansionismo razziale.

In effetti, Hitler fece frequenti riferimenti all'esperienza italiana.4eNei primi anni Venti, molto tempo prima della creazione dell'Asse Ro-ma-Berlino, il futuro dittatore tedesco difendeva f imperialismo fascistadi fronte ai suoi critici in Germania. Ma, mentre alf inizio sosteneva il re-gime mussoliniano per indebolire la Francia (1'espansionismo italiano nelMediterraneo rappresentava una evidente minaccia al principale nemicodella Germania),so le sue argomentazioni presto cambiarono. In discorsipiü tardi, Hitler tracciö ripetuti parallelismi fra il nazismo e il regime di

46. Analogamente H. Graml, Hitler und England: Ein Essay zur nationalsozialisti-schen Autienpolitik 1920-1940, München, Oldenbourg, 2010, p. 14, sottolinea come Hitlerconoscesse l'impero britannico solo superficialmente.

47. Si veda, ad esempio, A. J.Kay, Exploitation, Resettlement, Mass Murder: Politicaland Economic Planning for German Occupation Policy in the Soviet Union, 1940-1941,NewYork, Berghahn,2006, p. 80.

48. Nota del 17-18 settembre 1941, cit. in Adolf Hitlea Monologe im Führer-Haupt-quartier 1941-1944. Die Aufzeichnungen Heinrich Heims, a cura di W. Jochmann, Ham-burg, Knaus, 1980, p. 62.

49. Si vedano le quasi identiche considerazioni di Stone, Responses to Nazism in -Britain, p.225.

50. Come affermato da Hitler in una riunione del partito a Monaco il30 marzo 1927

cfr. Institut flir Zeitgeschichte, Hitler. Reden, Schriften, Anordnungen. Februar 1925 bis

Januar 19j3,vo1.2, Vorn Weimarer Parteitag bis zur Reichstagswahl Juli 1926-Mai 1928,

t. 1, Juli 1926-Juli 1927,München, Saur, 1992,pp.221-225.

A lezione da Mussolini 337

Mussolini. Questi parallelismi servivano a legittimare il proprio progettoespansionistico, basato sul razzismo come lo era d'altronäe i'intero nazi-smo. Bisogha tenere presente che, ancora nei primi anni rrenta, la posi-zione politica di Hitler era assai debole. La suä visione ruzzista del äon-do non solo veniva aspramente citicata, ma anche idicorizzata come deltutto assurda. Per parecchio tempo il suo piccolo partito nazista era parsosull'orlo dell'estinzione, come molti altri movimenti volkish (nazionälpo-polari) dell'epoca. In questo contesto, |'ltalia fascista era di importanzacruciale: il suo ruolo di "incubatrice" del nazionalsocialismo diffiiilmentepuö essere sowastimato. Mussolini aveva infatti rcalizzato molto di quelloclre Hitler ancora aspirava a fare. Il duce aveva <<semplicemente» presoil potere, disse Hitler una volta.sl Richiamandosi all'eiperienza colonia-le italiana, Hitler poteva alludere ai "successi" che la Germania awebbepotuto attendersi sotto la sua guida. owiamente Hitler aveva una visioneidealizzata dell'Italia fascista, e proprio per questo essa era estremamenteathaente e strumentalizzabile in diversi contesti. Le analogie tra il regimemussoliniano e il movimento nazista erano uno strumento retorico per daredignitä e legittimita alla sua battagliapolitica.

Come la Germania, argomentava Hitler, l'Italia era una late comer ein quanto stato nazionale Ie erano stati negati grandi territori oltremare.Inoltre, come spiegö nel secondo volume del Mein Kampf esponendo lapropria politica estera e specialmente il suo sostegno all'Italia, il regimemussoliniano aveva il diritto di conquistare e governare territori stranieri,esattamente come la Germania.52In vari discorsi dei tardi anni venti, Hitlersottolineö come il diritto della Germania e dell'Italia all'espansione era inparte giustificato dalla loro rapida crescita demografica: in quanto nazionigiovani e dinamiche, avevano semplicemente bisogno di nuovo 'ospaziovitale". Per ridurre la sovrappopolazione, l'Italia non poteva ricorrere an-cora all'emigrazione negli Stati Uniti, che stavano chiudendo le frontierecon l'Europa meridionale. Inoltre, molti italiani vivevano all'estero comeminoranze etniche, specialmente in Corsica, nella Francia meridionale ein Tunisia. Come il Reich aveva la sua <<questione tedesca>>, I'Italia aveva

51. H. Woller, Roma, 28 ottobre 1922: l'Europa e la sfida dei fascismi,Bologna, ilMulino, 2001 (1999), pp. 192-193.

52. Institut flir Zeitgeschichte, Hitler Reden, Schriften, Anordnungen. Februar 1925bis Januar 1933, vol.2 A, AuJlenpolitische Standortbestimmung nach der ReichstagswahlJuni-Juli 1928,München, Saur, 1995,p. 137.

338 Patrick Bernhard

una sua «questione italiana» irrisolta.s3 Secondo Hitler, la <<zona di espan-sione naturale» dell'Italia erano le sponde del Mediterraneo.sa L'Italia dioggi, affermö Hitler, aveva compreso 1a necessitä di passare daunapoliticadi unificazione nazionale a una imperialistica. Emulare l'espansionismodell'antica Roma, che Hitler ammirava moltissimo, era quindi ((pura ne-cessitb>. Non era soltanto questione di sowappopolazione, maun «comp!to nazionale»>, in quanto i popoli europei erano costantemente in lotta perla sopralwivenza.ss

Hitler non dubitava del fatto che l'Italia awebbe prevalso in questalotta per la supremazia nel Mediterraneo. Dopo anni di declino politico,sociale e culturale, il fascismo aveva completamente trasformato il paesee reso lo Stato I'unico genuinamente nazionalistico in Europa. Guidata daMussolini, che Hitler descriveva come un <<genio straordinario>>,|'Italiaera stata la prima nazione a prendere le armi conffo f incombente minacciadell' internazionali smo, rappresentata soprattutto dal bols cevismo. 56

L'Italia fascista era quindi il partner ideale per una futura Germaniagovernata dai nazisti, e viceversa, Anche il duce, perö, aveva bisogno diuna Germania nazista forte. Nella sua visione, sarebbe stato pericolosoper il fascismo rimanere isolato in Europa perchd, prima o poi, l'Italia diMussolini sarebbe tornata alla vecchia mentalitä.57 Ma, sosteneva, sarebbegiunto il giorno in cui questi «due grandi popoli» si sarebbero uniti sotto leinsegne del fascismo e avrebbero risolto assieme i loro problemi territoria- ":'

Hitler tratteggiö uno parallelismo molto stretto ha il fervore espansionisti-co dei due sistemi: se la Germania avesse cercato nuova terra nell'Europaorientale mentre Mussolini allargava la sua sfera d'influenzanel Mediter-raneo colonizzando il NordAfrica, allora i due Stati non awebbero seguito

53. Come affermato da Hitler durante un discorso in occasione del Führertagung inBamberga il 14 febbraio 1926; si veda Institut flir Zeitgeschichte, Hitler Reden, Schriften,Anordnungen. Februar 1925 bis Januar 1933,vo1. 1, Die Wiederbegnndung der NSDAP,j,F ebruar I 9 2 5 -Juni I 9 2 6, Mnnchen, Saur, 1992, p. 294.

54. Come affermato da Hitler il 12 febbraio 1926, cfr. ivi, vol. I , p. 280.55. Ivi, vol. 24, pp. 138-139.56. Ivi, vol. 1,p.270. Un articolo di Hitler quasi identico ö Warum muJlte ein 8. N*

vember kommen? dell'aprile 1924, ora in Hitler. Scimtliche Aufzeichnyngen 1905-1924, tticura di E. Jäckel, A. Kuhn, Stuttgart, Deutsche Verlagsanstalt,l980,p. 1226.

57. Institut ftir Zeitgeschichte, Hitler. Reden, Schrifien, vol. 2 A, p. 180.58. Come affermato da Hitler nel suo discorso di Monaco del 13 aprile 1927. Si

ivi, vol. 2,p.277.

A lezione da Mussolini

la loro «sete di potere)), come erano spesso accusati di fare, ma awebberosemplicemente curato i loro <<interessi naturalil>.se

Negli anni successivi Hitler continuö a guardare con favore all'rtariafascista. Nel luglio 1941, nonostante le disfatte militari sofferte dal regi-me mussoliniano lo avessero fatto infiriare, Hitler ricordava quanto similefosse stato 1o sviluppo dei due paesi dall'unificazione e quanto lui stessodovesse al duce. Le camicie brune, affermö, non sarebberö probabilmenteesistite senza le camicie nere.6o Gli italiani erano particolarmänte adatti allacolonizzazione, aggiunse il Führer nell'agosto del 1942, durante un collo-quio privato con i suoi piü stretti collaboratori.6lAvevano perfino trasfor-mato Rodi, sotto f impero ottomano sprofondata per decenni in una totaleinedia, in un'isola fiorente.62 Grazie alla loro industiositä e ai loro anni diesperienza, a guera finita gli italiani avrebbero potuto rniziare giganteschiprogetti di colonizzazione, concluse Hitler.63

Ancor piü che negli anni Venti, durante la guerra Hitler attribui le <<vir-tu colonizzatricil> degli italiani alla loro pretesa superioritä razziale.rntalmodo, tracciava un parallelismo con la conquista dell'Europa orientale daparte dei tedeschi, i quali, in quanto <«azzapadrona»>, avevano il diritto disoggiogare altri popoli, Questo paragone tra la Germania nazista e l'Italiafascista sui temi ruzziali puö sorprendere, in quanto ö opinione diffi.rsa cheproprio il razzismo fosse uno dei punti che distanziavano le due dittature.Ma, come messo in luce da recenti ricerche, le dottrine razziste erano un ele-mento essenziale del fascismo italiano. Per molti anni la Germania nazista el'Italia fascista avevano awto fruttuosi scambi in termini di politiche ruzzia-1i.64 Nd sorprende che nei primi anni Quaranta Hitler, parlando della costru-zione dello Stato e degli sforzi coloniali degli italiani, lodasse la <<grandezzadella stirpe» che aveva prevalso nel Mediterraneo sin dai tempi antichi.65Riguardo all'ideologia, Hitler considerava l'Italia un alleato naturale.66

59. Ivi, vol. 2 A,p.139.60. Nota del2l-22luglio 1941, in Adolf Hitlea Monologe,pp.43-44.61. Nota del 5 agosto 1942,ivi,p.328.62. Nota del 12 novembre l94l,ivi,p.62.63. Nota del 5 settembre 1942, ivi, p. 333.64. R,S.C. Gordon, Race, in The Oxford Handbook of Fascism, a cura di R.J.B. Bos-

worth, Oxford, Oxford University Press, 2009, pp. 296-3 16.65. Nota del l7 febbraio 1942, in Adolf Hitlea Monologe, p. 278; si veda una nota

molto simile il 3 1 gennaio 1942, ivi, pp. 244-248.66. Nota del 5 agosto 1942, ivi, p. 328.

339

340 Pahick Bemhard

se tali affermazioni fatte in privato servivano a Hitler per confermareil suo darwinismo sociale e collocare il suo movimento in un piü ampiocontesto storico di conquista e dominio, il regime nazista collegava anchein pubblico l'espansionismo italiano al frequentemente citato «diritto tede-sco alle colonie>>.67 L'intento sostanziale di queste dichiarazioni era, da unaparte, abituare la societa tedesca all'espansionismo violento e, dall'altra,rendere piü saldi i legami con il piü importante alleato dell'Asse, sostenen-do uno dei piü ambiziosi progetti geopolitici dell'Italia fascista.

In un testo all'epoca molto diffi.rso, Le colonie nel Terzo Reich,HeinzWilhelm Bauer sostenne che, nell'ordine internazionale nato dalla primaguerra mondiale, sia alla Germania che all'Italia era stato negato il loro«bisogno di colonie». se nel l9l9la Germania era stata costretta a cederei propri possedimenti oltremare,l'Italia, nonostante si trovasse tra i vinci-tori, non aveva tratto vantaggio dal riassetto postbellico. Mentre le potenzecoloniali giä consolidate si erano divise le colonie tedesche, l'Italia era sta-ta lasciata da parte. Infatti, con il patto di Londra del 1915 Gran Bretagna,Francia, Russia e Italia avevano stabilito che quest'ultima avrebbe ricevutodelle compensazioni territoriali se fosse entrata in guerra. Secondo Bauer,gli Alleati avevano truffato l'Italia, e questa era stata la vera ragione per laquale Mussolini aveva preso f iniziativa e conquistato l'Etiopia.oa Il mes-saggio ha le righe era che la Germania doveva fare lo stesso e cambiare lostatus quo imposto dal trattato di Versailles.

Alhi autori tedeschi contemporanei erano molto interessati aila capacitäretorica italiana di difendere l'espansionismo. Lo scrittore Luigi valli, peresempio, ebbe un largo seguito in Germania. L'articolo diyalli It diritto del-le nazioni alla terra fu tradotto in Germania rm anno dopo la conquista delpotere da parte di Hitler e reso popolare dal noto sociologo Robert Michels.6eLe "idee radicali" che stavano diefo all'invasione mussoliniana dell'Etio-pia rendevano molto interessante l'articolo di valli, come scrisse nel 1935 ilpubblicista Richard Bahr nel suo libro Popoli oltre lefrontiere: il problema

67. K. Hildebrand, vom Reich zum weltreich: Hitlet NSDAp und koroniare Frage1919-1945, München, Fink, 1969, p. 236.

68. H.w. Batel Kolonien im Dritten Reich, vol. 1, Köln, westdeutscher Beobachtel1936, p. 59.

69. Valii, Il Diritto dei popoli alla teta; il titolo in tedesco era Das Recht der Völkerauf Land (Hamburg, Hanseatische verlags-Anstalt, 1934); si veda quindi R. Michels, pro-legomena zum weltpolitischen Bevölkerungsproblem ltalien und Franlcreicft, in «Weltwirt-schaftliches Archiv»», 26 (1927), pp. 1 68-222.

A lezione da Mussolini 341

delle minoranze tedesche.To come chiaramente indicato dal titolo, Bahr face-vap_arte dell'ampio movimento nazional-popolare che invocava una revisio-ne dei confini nell'Europa centrale e orientale in modo da portare i tedeschietnici di queste regioni alf interno di una.,Grande Germania,,.

A1 tempo stesso Mussolini aveva compreso che lui e Hitler avevanobisogno l'uno dell'altro per ridisegnare l'ordine postbellico europeo. Lacampag-na_d'Etiopia di Mussolini fu realizzata nonostante un embärgo de-ciso dalla Lega delle Nazioni (che fin dall'inizio aveva marginaliziato ilruolo dell'Italia). In un discorso pubblico tenuto nel quindices]mo anniver-sario della marcia su Roma, nell'ottobre del 1937, Mussorini appoggiö lerichieste tedesche di territori oltremare. per Mussolini, il Reich a"i"ä airit-to a un posto <<al sole africano». Proprio un anno dopo |annuncio dell,As-se, fu un segnale di vitale importanza. Rudolf HeJs, il braccio destro diHitler, Ta.trail pubblico; era venuto in Italia con una delegazione di gerar-chi nazisti non soltanto per rafforuare gli scambi tra i due f,artiti,ma äncheper vedere_con i propri occhi cosa stesse facendo in Libia il piü importantealleato dplla Germania.Tl Presenziö anche all'inaugurazioneäi Aprilia, unadelle cinque "cittä nuove" fondate nelle bonifiche pontine a .ud di Roma.Hess.as.sistette in piedi alle spalle di Mussolini quando quest'ultimo pro-nunciö il discorso dal balcone del municipio appena inaugurato. Fu unge-sto-di grande importanza simbolica per la'.campagna d,Africa,,, dato Jhele bonifiche pontine erano una vetrina internazionaie per il sistema italianodi colonizzazione. Qui, le cittä modello per le coloniä africane erano statesperimentate e sviluppate.

Dopo il 1933 giustificare l'espansionismo tedesco attraverso il rife-rimento all'rtalia fascista divenne un luogo comune nella stamp a nazista.Raumnot, o «necessitä di spazio vitale», era visto come un problema chenon soltanto la Germania, ma anche l'ltalia dovevano affrontare. Raum-not divewte la preoccupazione principale per molti autori tedeschi, incluso- probabilmente il piü conosciuto - l'esperto di geografia politica KarlHaushofer, che diede all'ideologia nazista del Lebensraum (kspazio vita-le»), una patina scientific aJ2 Le aspirazioni coloniali italiane erano studiate

70. R. Bahr, Volk jenseits der Grenzen: Geschichte und Problematik der deutschenMinderheiten, Hamburg, Hanseatische Verlags-Anstalt, 1 935 (II ed.).

7 7 . Per la visita si veda, K. Pätzold, M. Weissbeck er, Rudolf Hefi: Der Mann an Hit-lers Seite,Leipzig, Militzke, 1999,p. 184.

72. K. Haushofer, Deutsche Kulturpolitik im indopazifischen Raum, Hamburg, Hoff-mann und campe, 1939, p. 38. Altri esempi in R. Lengauel wr rufen Europa: die anti-

)+z Patrick Bernhard

anche nelle scuole tedesche. Volk und Führer, il manuale di storia per lescuole elementari, paragonava direttamente gli scopi espansionistici delReich e dell'Italia, sottolineando come ad entrambe le nazioni 1o "spaziovitale" fosse stato negato per molti anni.73 Per preparare le lezioni su questoargomento, l'Organizzazione nazista degli insegnanti forni del materialesul suo periodico.Ta

Le pubblicazioni tedesche giustificarono anche gli atti di violenzaestremä commessi dai militari italiani nelle colonie. Per quanto siano sti-mati in circa centomila i morti causati in Libia dalle politiche omicide ita-liane di controguerriglia contro arabi, berberi ed ebrei,75 i media tedeschidiedero ampio spazio quasi soltanto alla guerra d'Etiopia. Come oggi sap-piamo, durante la guerra d'aggressione e la seguente occupazione italianamorirono tra i 350,000 e i 760,000 etiopi, su una popolazione di dieci mi-lioni di abitanti.T6 Durante il conflitto, cominciato nell'ottobre del 1935, leforze armate italiane sotto il comando di Emilio De Bono (prima), e PietroBadoglio (poi), utilizzarono largamente non solo carri armati, artiglieria eaviazione moderne contro le scarsamente armate truppe etiopiche, ma nestroncarono la resistenza con metodi di brutale terrorismo. Bombardaronovillaggi e cittä indifese, uccisero ostaggi, mutilarono i corpi dei nemiciuccisi, crearono numerosi campi di lavoro forzato, commisero massacri erappresaglie, deportarono la classe dirigente e utilizzarono i gas tossici nonsoltanto contro i combattenti, ma anche contro il bestiame. Al termine dellacampagna d'Etiopia, nel maggio del 1936, la RegiaAeronautica aveva uti-lizzato piü di 300 tonnellate di arsenico, fosgene e iprite. L'Italia fascistafu quindi il primo Stato europeo a condurre dopo 1a prima gueffa mondialeuna politica di repressione contro popoli definiti razzialmente inferiori.T?

bolschewistische Front, die Rettung des Abendlandes, München, Bruckmann, 1.937, e in«Westermanns Monatshefte», 159 (1935), p. 67.

73. Volkund Führer: Deutsche Geschichtefi)r Schulen, a cura di D, Klagges, W Fran-ke, vol. 5, Der Weg zum Gro/Sdeutschen Reich, Frankfurt am Main, Diesterweg, l94l,p.189. Il testo ö citato in L. Pine, Education in Nazi Gerunany, NewYork, Berg,201l, p. 68.

74. <<Der Deutsche Erziehen», 7 (1940),p.218.75. P. Bemhard, Behind the Battle Lines: Italian Atrocities and anti-Jewish Perse-

cution in North Africa, 1940-194i, in «Holocaust and Genocide Studies», 26,3 (2012),_pp.425-446.

76. A. Mattioli, Entgrenzte Kriegsgewalt. Der italienische Giftgaseinsatz in Abessinien1935-1936, in «Vierteljahrshefte fürZeitgeschichte», 5l (2003), pp.3ll-337.

77. A.De Grand, Mussolini's Follies: Fascism in Its Imperial and Racist Phase, 1935-1940,in «Contemporary European History», 13,2 (2004),pp. 127-147.

A lezione da Mussolini

Secondo lo storico svizzero Aram Mattioli, considerata l'estremaviolenzascatenata dagli italiani, la campagna d'Etiopia non ö da considerare unaguelra coloniale convenzionale, ma un conflitto che prefigura la secondaguelra mondiale.T8

Le coeve pubblicazioni tedesche narravano piuttosto esplicitamente laviolenza. Un esempio notevole sono le memorie redatte dai generali italia-ni Emilio De Bono e Pietro Badoglio, che furono quasi subito tradotte intedesco.Te Anche se i diari trattano principalmente della preparazione logi-stica della guera, i lettori potevano dedurre quanto essa fossa stata brutale.Badoglio, ad esempio, si vantö di aver attaccato il nemico <<senzatregua»e «senza pietil>.8o Ciö fu confermato da Oskar Schmieder e Herbert Wil-helmy, due importanti geografi coloniali tedeschi, che nei tardi anni Trentavisitarono le colonie italiane. Nei loro racconti di viaggio, parlarono dellemolte migliaia di morti provocate dalle conquiste, senza peraltro mostrarealcuna pieta per le vittime.sl I tedeschi erano anche ben consapevoli che iprogetti imperiali italiani prevedevano la deportazione della popolazionelocale per fare spazio ai coloni bianchi, ma ritenevano queste misure ne-cessarie, <<Un certo spostamento della popolazione locale era inevitabile>»,osservö Friedrich Vöchting, agronomo di fama e importante intermediariotra le accademie italiana e tedesca.s2 Le pubblicazioni tedesche testimonia-rono perfino i metodi banditi dalla Convenzione di Ginevra, come l'uso deigas tossici.s3 Quest'arma avevaportato gli italiani alla vittoria, spiegava alpubblico tedesco l'autore di La via italiana verso l'impero.sa

Tra chi plaudi maggiormente i crimini di guena italiani vi fu Rudolf vonXylander, colonnello in pensione della Reichswehr e storico militare. Von

78. A. Mattioli, Experimentierfeld der Gewalt. Der Abessinienkrieg und seine inter-national e B edeutung I 9 3 5 - I 94 I, Ztxich, Orell Füssli, 2005.

79. E. De Bono, Die Vorbereitungen und die ersten Operationen zur Eroberung Ab-essiniens, Milnchen, Beck, 1936, e P, Badoglio, Der abessinische Krieg, Mänchen, Beck,1937 (ed. or. E. De Boro, La preparazione e le prime operazioni,Introduzione di Benito Mussolini, Roma, Istituto Nazionale Fascista di Cultura, 1936; P. Badoglio, La guerrad'Etiopia,Milano, Mondadori, 1936).

80. Badoglio, Der abessinische Krieg, pp. 137-138.81. O. Schmieder, H. Wilhelmy, Die faschistische Kolonisation in Nordafrika, Leip-

zig, Quelle & Meyer, 1939, pp. 8-12.82. F. Vöchting, Italienische Siedlung in Libyen, in «Jahrbücher ftir Nationalökono-

mie und Statistik»», 151 (1940), p. 145.83. F. Klein, Warum Krieg inAbessinien,Leipzig, Bibliographisches Institug 1935,p.73.84. Ivi, p. 85.

343

344 Patrick Bemhard

Xylander, che era stato tra i sostenitori della riconciliazione italo-tedescadopo la prima guerra mondiale,ss pubblicö nel 1937 un libro sul conflittoitalo-etiopico, che definiva «la prima guerra modema di annientamento inun territorio coloniale»,86 Con questa terminologia, von Xylander non in-tendeva accusare gli italiani di genocidio, quanto piuttosto complimentarsi.L'espressione ((gueffa di annientamento>> (Vernichtungslvieg) si riferiva allacompleta distruzione del nemico e la sua cancellazione come forza socialee politica.87 Secondo von Xylander, lo sforzo italiano, in questo senso, erastato esemplare, incluso l'uso di gas tossici e deportazioni di massa. Nellasua qualita di istruttore, Xylander potd diffondere la propria conoscenza deimetodi italiani in Etiopia. Egli non solo insegnö all'Accademia militare diBerlino, ma anche all'Istituto tedesco per le relazioni intemazionali, dove siformava la futura 6lite politica del regime nazista. Qui, von Xylander e altriesperti tenevano corsi su <<Popolazioni e spazio nell'lmpero fascista».88

Il libro di von Xylander fu accolto positivamente da quegli esperti equegli scienziati che intenzionalmente appoggiavano la dirigenza rrazistanei suoi piani di conquista e spostamenti forzati di popolazione. Un buonesempio fu la favorevole recensione del «Giornale di Geografia», la pub-blicazione specializzata piü influente in Germania diretta, tra gli altri, daHeinrich Schmitthenner.8e Come professore di geografia coloniale all'uni-versitä di Lipsia, dal 1940 Schmitthenner favori la circolazione di argo-menti scientifici in appoggio alla politica espansionista hitleriana. Inolhe

85. Von Xylander era stato membro della Societä per la riconciliazione italo-tedesca,precorritrice della Societä culturale italo-tedesca, sin dai primi anni Trenta. Si veda il «Bo1-lettino» numero 10 della Gesellschaft fitr Deutsch-Italienische Verständigung, 5 dicembre1932, in Stadt Archiv Mihchen, B., Bürgermeister und Rat, 1 1 73 .

86. R. von Xylander, Die Eroberung Abessiniens 1935/i6: Militdrische Erfahrungenund Lehren aus dem ersten neuzeitlichen Vernichtungslcrieg aufkolonialem Boden, Berlin,Mittler, 1937.

87. R. Foley, Froz Volkskrieg ro Vernichtungskrieg: German Concepts of Warfare,l87l-1935, in Wari Peace and World Orders in European History, a cura di B. Heuser, A.Hartmann, London, Routledge,200l, pp. 214-225; S. Kuß, Von der Vernichtungsschlachtzum Vernichtungskrieg. Militdrpublizisten in der der Zwischenkriegszeit (1920-39),in DerZweite Weltkrieg und seine Folgen. Ereignisse - Auswirlrungen - Reflexionen, a cura di B.Martin, Freiburg, Rombach, 2006, pp. 51-71.

88. Bundesarchiv Berlin, Reichsinnenministerium (R 1501), 127190, 160, Program-ma delle conferenze per l'anno 1940 della Auslandswissenschaftlichen Fakultät, Universitädi Berlino.

89. «Geographische Zeitschrift», 44 (1 938), pp. I 80- I 8 L

A lezione da Mussolini

divenne redattore capo di un grande progetto editoriale intitolato Questionidi spazio vitale dei popoli europei,eo che dava una patina scientifica allepratiche omicide di biopolitica atttate dal regime nazista in Europa orien-tale. Non sorprende che un ampio capitolo fosse dedicato alla brutale po-litica coloniale italiana: basandosi sugli studi di von Xylander, Vöchting,Schmieder e altri giustificavano le conquiste africane del maggior alleatodella Germania invocando la ricerca di uno <<spazio vitale».el

Una delle figure piü eminenti del Terzo Reich che fece uso di questegiustificazioni fu Carl Schmitt. Teorico della politica e uno dei maggio-ri giuristi tedeschi, era stato tra i tanti studiosi che negli anni Venti ave-vano esaltato lo Stato mussoliniano al fine di screditare la Repubblicadi Weimar.e2 Schmitt mise esplicitamente in relazione l'invasione italia-na dell'Etiopia con le aggressioni del Reich nei confronti dei suoi vici-ni orientali. Dopo l'occupazione della Cecoslovacchia nel marzo L939 el'annessione del paese, trasformato nel Protettorato di Boemia e Moravia,sostenne che l'espansionismo del Reich era giustificato dalle leggi interna-zionali, esattamente come l'espansione italiana in Etiopia. Secondo Sch-mitt, un minimo di ordine era il requisito per definire Stato uno Stato. Maquesta precondizione essenziale non si era riscontrata in Africa orientaleo in Boemia, in quanto «non tutti i popoli sono in grado di dimostrare leproprie capacitä di costruire una nazione».e3 L'Italia fascista e la Germanianazista, quindi, avevano il diritto naturale di annettere questi territori informa di protettorato, e di governare gli slavi e gli africani che li abitava-no. In tal modo, Schmitt proponeva una lettura particolarmente tendenzio-sa delle leggi intemazionali, ttilizzandole come un'arma nella lotta dellaGermania per la supremazia.

90. Lebensraumfragen europciischer Völker, a cura di K.H. Dietzel, O. Schmieder,H. Schmitthenner, vol. 1, Europa; vol.2, Europas koloniale Ergdnzungsräume; vol.311,Gegenwartsprobleme der Neuen Welt, Nordamerika,Leipzig, Quelle & Meyer, 1941-1943,si veda in particolare il vol. 2.

91. Sull'argomento, P. Bernhard, Lebensraumwissenschaft: Die Kieler Geographen,die NS-Yollcstumsforschung und der Traum von einem deutschen Kolonialreich, in Wssen-schaft an der Grenze. Die Universität Kiel im Nationalsozialismus, a cura di C. Comelißen,C. Mish, Essen, Klartext, 2010 (II ed.), pp. 341-358.

92. G. Balakrisl'nan, The Enemy: An Intellectual Portrait of Carl Schmitt, New York,Verso, 2000.

93. C. Schmitt, Völketechtliche Grofraumordnung: mit Interventionsverbot firraumfremde Mdchte. Ein Beitrag zum Reichsbegriff im Völkerrecht, Beflilt, Duncker &Humblot, 194l,IV ed., p. 59.

345

346 Patrick Bernhard

L'articolo di Schmitt ebbe un ruolo importante nella discussione rela-tiva alle fondamenta teoriche del Nuovo'Ordine nell'Europa orientale. Fusolo nel 1941 che il suo concetto di GroJJraumordnung (che si puö tradu:reapprossimativamente come <<ordinamento dei grandi spazi o regioni») furespinto e sostituito da approcci ancor piü radicali, che negavano I'esisten-za stessa delle leggi internazionali.ea Proprio nel momento in cui l'Italiasubiva le maggiori sconfitte militari, Hitler cominciö a richiamare altreanalogie storiche per giustificare le proprie politiche, come ad esempioil colonialismo dell'Impero britannico, E in questo contesto storico cheva compresa la famosa frase di Hitler (giä ricordata sopra) a propositodell'Europa orientale quale India della Germania, Fino al1941, comunque,le pubblicazioni tedesche e le dichiarazioni rese in Germania da Hitler di-mostrano chiaramente che il regime di Mussolini era un importante puntodi riferimento e un modello sia per il gruppo risketto degli alti gerarchinazisti, sia per la societä tedesca in generale,

Imparare dal colonialismo fascista: apartheid legge e ordine

L'interesse tedesco verso il colonialismo italiano non era soltanto unastratto sforzo intellettuale. Anche a livello pratico, i tedeschi impararonomolto dall'esperienza coloniale italiana mentre sviluppavano i piani per leloro colonie future.es Fin dal 1933 e con intensitä crescente dalla primaveradel 1940, il regime nazista sviluppö piani molto dettagliati per una Mitte-lafrika (Africa centrale) tedesca. Questi piani, diretti a sfruttare le risorsenaturali africane, prevedevano colonie tedesche comprensive dell'ex Afri-ca occidentale tedesca, il Congo belga, il Senegal francese e il Madaga-scar. Infatti, prima della deliberazione della Soluzione finale nel 1941, sipensava di utilizzare il Madagascar come una sorta di "super ghetto" overicollocare gli ebrei europei.e6

Il colonialismo italiano fu fonte di ispirazione in quanto molti fun-zionari nazisti non intendevano rifarsi all'esperienza coloniale tedesca nelpianificare le future colonie, ma, al contrario, intendevano rompere con la

94. D. Majer, 'Fremdvölkische'im Dritten Reich,Boppard am Rhein, Boldt, 1993.95. Anche se questi piani hanno attirato I'attenzione di molti studiosi, il ruolo dell'Ita-"

lia come modello sembra essere stato completamente tralasciato. La ricerca piü recente ö

di K. Linne, Deutschland jenseits des Äquators?: Die NS-Kolonialplanungenfir Afrika,Berlin, Christoph Links, 2008,

96. Baranowski, Nazi Empire, p. 257 .

A lezione da Mussolini

tradizione del proprio paese, Per due ragioni: prima di tutto, il sempliceristabilimento del vecchio regime coloniale tedesco non era rearizzaüLe.e,Molti anni erano trascorsi da quando il paese aveva perso i territori d'olke-mare, come spiegö un funzionario del Ministero della Giustizia del Reichin un incontro convocato per tracciare le linee guida della futura legislazio-ne coloniale. Da allora, non solo era cambiata la situazione politica e giu-ridica, ma anche i nativi e il loro modo di rapportarsi con gli europei eranoprofondamente mutati. Occorreva quindi allargare e aggiornare "l'archiviocoloniale" studiando i metodi che altre potenze europee stavano applican-do nelle loro colonie. In questo contesto, il regime di Mussolini era definitodi «particolare importanza>>.Infatti ciö che contraddistingueva il govemocoloniale italiano da quello di altre potenze europee era lo sviluppo deipropri territori <<nello spirito dell'idea fascista». Il funzionario spiegö cheuna <<potente ispirazione)) veniva, per la Germania, dal modo nel quale gliitaliani gestivano le <<relazionirazziali>>. Mussolini aveva introdotto una le-gislazione che impediva i matrimoni<<razzialmente misti» e puniva severa-mente le frasgressioni delle <<linee di colore». Londra e Parigi, al contrario,continuava il funzionario, avevano adottato un atteggiamento debole negliaffariruzziali. Mentre gli inglesi si acconlentavano di discriminare i <<mez-zo sangue» in termini economici, i francesi avevano perfino consentito chela gente «di colore>> fosse assimilata.

Piü studiavano l'Africa italianada vicino, e piü i tedeschi si rendevanoconto di come l'esperienza delle loro vecchie politiche africane fosse ormaiinxilizzabile; la colonizzazione intrapresa sotto il Kaiser era considerataormai obsoleta.L'attivitä coloniale nell'Africa sud-occidentale tedesca erastata un «completo disastro», in quanto i coloni erano stati lasciati soli dallaissez faire dello Stato tedesco. Dovevano quindi essere applicati <<meto-di completamente differenti», affermö Fritz Tiebel, il capo dell'Associa-zione dei fimzionari pubblici del Reich, un'organizzazione molto attivanello sviluppare piani per le future colonie.e8 Era necessario un massiccio

97. Bundesarchiv Berlin, Reichsjustizministerium (R 3001), 22364,fol. 145, Memoran-dum confidenziale de\l'Oberjustizrat C\sen, ministro della Giustizia del Reich, sull'organiz-zazione del Protettorato. Linee guida per la legislazione coloniale tedesca, dicembre 1 938.

98. Fritz Tiebel, capo del Reichsbeamtenbund, durante una conversazione con il co-lonnello Osti, segretario del ministro italiano per I'Africa italiana. Si veda la lettera diBemardo Attolico al ministro degli Affari esteri Ciano, 19 novembre 1938, in I documentidiplomatici italiani, otlava serie: 1935-1939, vol, X, Roma, Istituto Poligrafico eZeccadello Stato, 2003, p. 460.

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348 Patrick Bernhard

intervento dello Stato e un piano di sviluppo di lungo periodo, sostenneHeinrich Walter, esperto di geobotanica coloniale e consulente scientificodello staff nazisla.In questo contesto, l'Italia poteva servire da modello.Walter conosceva abbastanza bene sia la realtä delle ex colonie tedesche,sia l'Africa italiana, poichd aveva intrapreso viaggi di studio comparativoin Libia e inNamibia.ee

I1 colonialismo italiano in Africa influenzö i progetti tedeschi in tre am-biti differenti: nelle politiche di insediamento complessive; nell'ideazionedelle future infrastrutlure coloniali; e nell'approccio razzista alla gestio-ne della popolazione. Con f invasione tedesca della Francia, del Belgio e

dell'Olandaun nuovo impero coloniale sembrö aportata di mano della Ger-mania: il regime nazista sperava infatti di impossessarsi dei possedimentiafricani di queste nazioni. Per molti esperti coloniali tedeschi, si aprivanoquindi grandi possibilitä dircalizzare le utopie razziste di ingegneria sociale.Migliaia di coloni tedeschi awebbero dowto occupare questi nuovi territorie di conseguerua,la Germania aveva necessita di nuove politiche di insedia-mento. In questa situazione, gli esperti incaricati della pianificazione territo-riale pressochd immediatamente guardarono all'Italia per trame ispirazione.Nel marzo del 1940 Paul Ritterbusch raccomandö fortemente di studiare «imodemi metodi italiani di coLonizzazione>>, e commissionö ulteriori studiscientiflci sulla Libia. Come spiegö in un incontro riservato, la Germaniapoteva trane grandi benefici dalle esperienze degli italiani in Africa,roo

Un altro fervente ammiratore dell'Italia fascista fu Oskar Schmiedetesperto dell'emigrazione tedesca in America Latina, presidente della So-cietä geografica tedesca e membro di alto rango del team di Ritterbusch.Schmieder spiegava come Mussolini avesse reindirizzato il flusso emigra-torio: invece di "perdere" ogni anno migliaia di persone nelle Americhe,gli italiani le avevano ricollocate nelle loro colonie. Durante un viaggio distudio compiuto in Libia qualche anno prima, aveva potuto comprende-re quanto fosse stata efficace la politica del duce; migliaia di italiani giävivevano in Africa e molti altri stavano per raggiungerli. Anche il Reich,secondo Schmieder, doveva essere in grado di rimpatriare i tedeschi etni

99. Walter aveva visitato la Libia nel 1939. Si veda il suo rapporto sull'ottavo Con- *

gresso di agricoltura tropicale e sub-tropicale tenutosi a Tripoli (probabilmente del marzo1939), in Bundesarchiv Berlin, Reichskolonialamt (R 1001), 8680, 84.

100. Bundesarchiv Berlin, Reichsstelle für Raumordnung (R 1 13), 1 586, fol. 13, Me-morandum n. 1972140 del Reichsforschungsstelle /ür Raumplanung,marzo 7940.

A lezione da Mussolini

ci.t0t Ispirato dall'esempio italiano, 1o scienziato tedesco propugnava unenorne trasferimento di popolazione tra il Sud America e il "Continentenero": almeno 200.000 del7,2 milioni di persone di origine tedesca cheegli aveva identificato sia con studi scientifici, sia durante i viaggi in Ar-gentina e Brasile, dovevano essere trasferite in Africa nel prossimo futu-ro.r02 Nei suoi progetti radicali, si sentiva appoggiato da Hitler, anch'eglisostenitore del ritomo dei tedeschi etnici che vivevano in America nellaVollcsgemeinschaft («Comunitä di popolo»).103 Appena la Germania avessevinto la gueffa, questi piani sarebbero stati messi in pratica.

L'Italia era un modello stimolante anche per le "infrastrutture imperia-li" che la Germania intendeva rcalizzare nelle future colonie.l0a I tedeschierano particolarmente interessati all'ampio sistema stradale costruito da-gli italiani in Africa orientale allo scopo di sviluppare e controllare i loronuovi possedimenti. Tra il 1936 e il 1941 gli italiani avevano steso piüdi 4,000 chilometri di strade asfaltate. I gerarchi nazisti e i militari eranorimasti impressionati dal progetto, di cui il regime di Mussolini andavaassai fiero.r05 Tra i primi ad esprimere ammirazione fu il colonnello HeinzGuderian, che ebbe un ruolo cruciale nello sviluppare le moderne tattichecorazzate tedesche. Anche se la Wehrmacht non aveva molto da impararedalla guerra d'Etiopia in termini di guerra corazzata (come Guderian avevagiustamente osservato, non ci furono battaglie tra carri armati per il sem-plice motivo che gli etiopi non ne possedevano alcuno), Guderian rimasecomunque «fortemente impressionato» dal sistema di comunicazioni rea-lizzato dal Regio esercito italiano e da aziende private.106 Le osservazionidi Guderian non erano affatto solo una cortesia nei confronti dell'alleatodella Germania. Nel 1942,lo stesso Hitler lodö la preparazione tecnica

101. Ivi, Rapporto sulla riunione straordinaria del Reichsarbeitsgemeinschaft fi)rRaumforschung, 13 aprile 1940, pp. 27 -28.

1 02. Si veda anche Bemhar d,, L eb ens raumwis s ens ch aft, pp. 3 5 4-3 5 6.103. Adolf Hitlea Monologe,p.90.104. D. van Laak, Ist je ein Reich, das es nicht gab, so gut verwaltet worden? Der

imagindre Ausbau der imperialm Infrastruktur in Deutschland nach I 9 I 8, in Phantasierei-che. Zur Kulturgeschichte des deutschen Kolonialismus, a cura di B. Kundrus, Frankfurt amMain, Campus, 2003, pp. 71-90.

1 05. Per l'importanza delle strade per i fascisti si veda P. Baxa, Roads and Ruins: TheSymbolic Landscape ofFascist Rome,Toronto, University ofToronto Press,2010.

106. K. Macksey, Guderian, Panzer General, London, Greenhill Books-LionelLeventhal, 2003, p.72, e M.R. Habeck, The Development of Armor Doctrine in Germanyand the Soviet Union, 1919-1939, Ithaca, Cornell University Press, 2003.

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350 Patrick Bernhard

degli ingegneri italiani e paragonö ancora una volta l'Africa e l'Ostraum(1o spazio ad Est). Ciö che era di cruciale importanza nella Russia occupatadai tedeschi cosi come nell'Egitto occupato dagli italiani, disse Hitler, erapenetrare nei territori con le indispensabili infrastrutture materiali, aggiun-gendo anche che sin dai tempi antichi gli italiani erano «grandi costruttoridi strade». Era convinto che gli italiani, avendo dimostrato in Etiopia e inLibia di essere <<estremamente industriosi»», avrebbero trasformato i terri-tori appena conquistati in «paradisi coloniali».lo7

Quanto i tedeschi fossero rimasti impressionati dalle rcalizzazioni stra-dali italiane fu confermato da un altro evento. Nell'ottobre 1940 Fritz Todt,l'ingegnere responsabile delle autostrade tedesche, costitui un gruppo dilavoro specializzato nella costruzione di strade coloniali, in vista del ritomodelle colonie tedesche. Todt affermö esplicitamente che l'Italia doveva ser-vire come "modello" e raccomandö di inviare ingegneri tedeschi in Etiopiaper ottenere informazioni di prima mano sulle attivita degli italiani.lo8 Todt,che aveva conseguito il dottorato in ingegneria con una tesi sulle tecni-che costruttive delle strade modeme, aveva rapporti di vecchia data con gliesperti italiani, ed era in stretto contatto con il costruttore Piero Puricellisin dalla metä degli anni Venti.l0e Sotto la guida di quest'ultimo, l'Italia fa-scista era stata il primo paese europeo a costruire autoshade. Molto tempoprima che Hitler strumentalizzasse a scopi propagandistici larcalizzazionedi autoshade, i fascisti italiani giä esaltavano le loro "autostrade" come unodei loro grandi successi e la prova del loro impegno per la modemitä e ilprogresso. Non fu quindi una coincidenza che, immediatamente dopo lapresp del potere da parte di Hitler, Todt fosse incaricato di modemizzare ilsistema stradale tedesco. Ancora una volta I'Italia fu il punto di riferimentoprincipale. Si ipotizzö che, proprio come l'Italia, anche la Germania avreb-be awto bisogno di un'agenzi a centralizzataper gestire l'ammodernamentodelle infrastruthre. Quindi, almeno in parte, Todt dovette agli italiani il suoincarico di ispettore generale per le autostrade tedesche,l1o

107. Tischgesprdche im Führerhauptquartier 194l-1942, a ctxa di H. Picker, Stutt-gart, Seewald, 1976,II ed., p. 435.

108. K. Lme, 'Wei/3e Arbeiterfi)hrer'im 'Kolonialen Ergrinzungsraum'. Afrika alsZiel sozial- und wirtschaftspolitßcher Planungen in der NS-Zeit, Mtinster, Monsenstein &Vannerdat, 2002, p. 396.

109. T. Zeller, Driving Germany: The Landscape of the Gerrnan Autobahn, 1930-/970, New York, Berghahn, 2007 , p. 48.

110. Akten der Reichskanzlei. Regierung Hitler (ARH) l93i-1938, a cura di K. Rep-gen, vol. l, i0. Januar bis 3 L August 1933, Boppard am Rhein, Boldt, I 983, p. 560.

A lezione da Mussolini

Con questi precedenti, fu naturale per lui, nel 1940, cercare ispirazionenel colonialismo italiano, tanto piü che il maggior costruttore di shade inEtiopia era il suo amico Puricelli. Infatti, fino al 1943, qr,nndo la sconfittadi El Alamein costrinse la Germania a seppellire qualsiasi speranza di unimpero africano, il gruppo di lavoro di Todt continuö a elaborare un progettomolto dettagliato di rete sfadale per le future colonie. Con Ia tipica efficien-zatedesca,le mappe erano state stampate ancor prima di costruire le strade.

Le stuategie tedesche di gestione della popolazione o'ereditate" dagliitaliani furono altrettanto dettagliate. Un esempio assai calzante ö il sistemadi apartheid attuato da Mussolini nei possedimenti d'oltremare per segre-gare i nativi dainazionali.rll Nelle molte cittä nuove costruite dai fascisti inAfrica orientale, c'erano quartieri rcalizzati esclusivamente per gli italianie altri per gli etiopi, con una*zona cuscinetto" costituita da edifici dell'am-ministrazione ed edifici d'uso pubblico come scuole, cinema, ospedali, al-berghi e sedi del partito. Insomma c'era una chiara visione razzista dietrola pianificazione urbanistica fascista; le cittä erano disegnate per impedireche la "supetiote" razzaitaliana fosse "contaminata" dagli inferiori africani.Difatti, nel 1937 gli italiani proibirono i matrimoni inter::azzialie pure i rap-porti extra-matrimoniali stabili tra i coloni italiani e i sudditi coloniali.

Anche se l'Italia non applicö sempre con rigore questo sistema diapaytheid,tt2 i funzionari tedeschi incaricati dei progetti coloniali eranoaffascinati dagli sforzi italiani. Come spiegö un funzionario dell'Ufficiocoloniale del Partito nazista nel1942 in un lungo promemoria, il sistemadi apartheid era indispensabile per ragioni di <golitica razziale>>.113 Lo siriteneva un buon metodo per preservare l'«integritä» della <§azza ariana».Inoltre, le nuove cittä italiane, con 1e loro grandi infrastrutture dedicateai servizi e al tempo libero, garantivano una <<vita familiare ben ordina-ta>>. Le donne e i bambini avevano semplicemente bisogno di scuole e diospedali per la maternitä, si affermaya, e il vantaggio del modello italianostava nel fatto che questi servizi esistevano ben prima dell'arrivo dei pri-

111. M. Fluller, Moderns Abroad: Architecture, Cities, and ltalian Inperialism,Lon-don, Routledge,2}}7.

112. M. Ftllu, Oases of Ambiguity: On how ltalians did not Practice Urban Segrega-lion in Tripoli,in La Libia tra Meditetaneo e mondo islamico, a cura di F. Cresti, Milano,Giuffrö, 2006, pp. 163-1 81.

1 I 3. Bundesarchiv Berlin, Kolonialpolitisches Amt der NSDAP (NS 52), 42, Memo-randum dell'Ufficio colonie dello NSDAP riguardante la creazione di centri cultrali nellecolonie, I 4 lnglio 1942.

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352 Patrick Bernhard

chiaro), e le zone neu-tre in mezzo. Si preve-deva che i due gruppieürici entrassero nellazona neutra dai rispet-tivi quartieri, riducen-do quindi i contattiinterraziali al minimo.La segregazione raz-ziale si accompagnavacon la discriminazionelegale, Mentre proget-tavano le leggi razzialiper le future colonie, ipianificatori tedeschiricalcavano esplicita-mente la legislazioneruzziale fascista (as-sieme all'ImmoralityAct sudafricano aätL9271.w A confermache quando proibivanola "commistione raz-ziale", i tedeschi non siriferivano unicamentealle loro tradizioni raz-ziste ma, va ribadito,consideravano un piüampio contesto inter-nazionale di esclusionee repressione.

A lezione da Mussolini

2. Il piano regolatore di Adama (Etiopia).

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1. Schema di insediamento modeilo in Africa centrale.

mi coloni. In stridente contrasto con le vecchie colonie tedesche, dove iservizi pubblici erano sempre stati trascurati, concludeva il funzionario,le autoritä italiane erano quindi state in grado di andare incontro alle ne-cessitä dei coloni fin dalf inizio. Infine, i molti servizi per la vita socialee culturale offerti dalle nuove cittä italiane ai coloni bianchi erano indi-s-n91rybili per infondere un ((senso di comunitä»», che era Ia quintessenzadelf ideologianazista.In conclusione, gli italiani avevano dimostrato una«politica coloniale aweduta».

Lo stesso funzionario disegnö una mappa che replicava esattamente loschema italiano per questo genere di cittä. Ancora una volta, il ruolo dell'Ita-lia come modello era palese. come si puö vedere dalle immagini qui ripro-dotte, 1o schema di un insediamento modello in Africa centrale era quaäiidentico alla pianta di Adama, una cittä nell'Etiopia centrale a sessanta mi-glia sud-est di Addis Abeba, In entrambi gli schemi si notano i quartieri per i'onazionali" (bordati di grigio scuro), i quartieri per i nativi (bordati di grlgio

I tedeschi erano desiderosi di imparare dagli italiani anche in un altroambito: lapolizia.Fu Heinrich Himmlär in persöna, il capo delle ss e amicode_ll'etemo capo della polizia italiana,Arfuro Bocchini, che spinse per sta-bilire rapporti piü stretti con la Polizia dell'Africa italiana (pai;.,', tä pai si

114. Kundrus, German Colonialism: Some Reflections,pp. 1,20-126.1 I 5. Bernhard, Konzertiert e Gegnerbekimpfung im Acltsbnbündnis.

354 Patrick Bernhard

considerava una formazione d'6lite del regime fapcista. Fondata soltanto nel1936, era composta principalmente da veterani della guerra civile spagnolache avevano giä sperimentato la brutalita della gueffa modema. Per questomotivo, per Himmler la Pai era molto piü attraente dei carabinieri, che consi-derava una forza hadizionale, mai veramente animata da "spirito fascista".

Apartire dal 1936 le polizie coloniali italiane e tedesche collaboraronoin numerosi modi. La Pai mise a disposizione di Himmler tutta la propriarete investigativa in [f1lsa.tt6 Inoltre il corpo contribui alf istruzione dellafutura polizia coloniale tedesca. Nel 1939 Himmler e 1a controparte italia-na si accordarono per far addestrare ufficiali delle SS all'Accademia dellaPai a Tivoli, vicino Roma. Tra il 1940 e il1943, centocinquanta poliziottitedeschi furono istruiti, ka le altre materie, in geografia coloniale, igienetropicale e «relazioni razziali>>. Essi costituirono il fulcro del futuro corpodi sicurezza coloniale, la c:ui creazione Himmler aveva fortemente solleci-tato nel 1940, in vista del ritorno dei possedimenti coloniali tedeschi.ltT

La Pai servi anche come modello organizzativo della controinsurre-zione coloniale. Gli esperti della polizia tedesca erano stati particolarmentecolpiti dalla notevole efficienza con la quale gli italiani avevano stroncatola resistenza etiopica, Come riferi Fritz Kummetz, ufficiale di collegamen-to della Schutzpolizel (responsabile dell'ordine e della sictxezzapubblica)tedesca dopo un meeting con i suoi colleghi a Roma nel giugno 1939, leautoritä italiane avevano istituito forze di reazione rapida molto ben equi-paggiate e motorizzate per colpire i «ribellil> e per «pacificare>» le campa-gne etiopiche.lrs In effetti, dopo la vittoria italiana nel maggio del 1936,

molti etiopi avevano preso a sfidare la dominazione fascista intraprenden-do una guerriglia destinata a protrarsi per anni.rle

1 16. Bundesarchiv Berlin, Reichssicherheitshauptamt Film (RSHA Film), D, 750, fol.70001-70003, Rapporto conidenziale del Reichssicherheitshauptaml riguardante il servizio segreto coloniale di Maraffa, il capo della Pai,23 marzo 1947.

117. G. Schreiber, Die politische und militdrische Entwicklung im Mittelmeerraum1939-40,inDas Deutsche Reich im ZweitenWeltkrieg, a cura di G' Schreiber, B. Ste-

gemann, D. Vogel, vol. 3, Von der 'non belligeranza'Italiens bis zum Kriegseintritt derVereinigten Staaten, Stuttgart, Dva, 1984,pp.3-271, vedi p. 258. Cfr. Bayerisches Haupt-

staatsarihiv, Monaco, Reichsstatthalter Epp, 362, Fiche 2,Lettera di Daluege, capo della*Ordnungspolizei, 13 gernato 1942.

118. Si vedano le sue annotazioni su questa riunione tenutasi a Roma, il 7 giugno

1939,p.1, in Bundesarchiv Berlin, Reichskolonialamt (R 1001), 9714.

119. M. Dominioni, Lo sfascio dell'impero. Gli italiani in Etiopia 1936-194l,Roma'Bari,Laterza,2008.

A lezione da Mussolini

Poco dopo la visita in Africa, Fritz Kummetz costitui un raggruppa-mento speciale per operazioni di controguerriglia coloniale. Non sorpren-dentemente, descrisse questa unitä utilizzando quasi le stesse parole con lequali aveva descritto le formazioni italiane: ciö di cui la Germania avevabisogno era una corpo di spedizione coeso, ben equipaggiato ed estrema-mente mobile per sffoncare sul nascere rivolte e disordini.l2oIn conclusio-ne, i tedeschi impararono molto dall'esperienza fascista dell'occupazionedell'Etiopia. L'esempio fomito dagli italiani aiutö quindi a preparare ilReich per le sue imprese espansionistiche, non soltanto in termini di pro-paganda e ideologia, ma anche nella pratica della amministrazione e delcontrollo delf impero.

Cons iderazioni conclusive

Quanto esposto mette in discussione le nostre conoscenze del colo-nialismo e del nazismo per almeno due aspetti. Innanzi tutto ö chiaro chedopo il 1918 la cultura coloniale ebbe un impatto molto maggiore sullaGermania post-coloniale di quanto comunemente si creda. Non fu soltan-to uno strumento della politica estera nazista, come ipotizzato da KlausHildebrand nel suo importante libro del l969.tzt Per Hildebrand, le richie-ste coloniali tedesche erano prima di tuüo una moneta di scambio per ne-goziare con i britannici, e acquisire una posizione negoziale favorevolerispetto ai propri obiettivi espansionistici in Europa orientale. In questaprospettiva, il colonialismo awebbe avuto scarsa importanza effettiva per itedeschi. In realtä, Hildebrand analizzavail colonialismo solo in relazionealla politica estera. una prospettiva piü ampia mostra che il colonialismorivesti grande rilievo sociale e culturale per i tedeschi e che le politicheespansionistiche dell'Italia fascista giocarono un ruolo chiave nel pensieropolitico di Hitler. L'Africa italiana fu un esempio seducente di iome laGermania avrebbe potuto riguadagnare la sua pass atapotenza coloniale. Inquesto senso, la Germania doveva smettere di rimuginare sulla perdita del-le colonie e invece guardare avanti verso un futuro promettente e fare pianiper un impero coloniale tedesco "moderno" e quindi molto perfezionato.Hitler, in compenso, si senti legittimato dagli italiani quando pervenne allasua personale concezione di conquista brutale. come dimostrano le sue af-

120. Bundesarchiv Berlin, Reichskolonialamt (R lOOl),97l4,Linee guida per I'orga-nizzazione della polizia coloniale, 30 aprile 1940.

121. Hildebrand, Yom Reich zum Weltreich.

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356 Patrick Bernhard

fermazioni, l'esemplare successo del fascismo 1o incoraggiö ad affrontarequalsiasi difficoltä. Considerava la sua dittatura e il regime mussolinianoparte di rm processo storico molto piü ampio e necessario, owero l'affer-mazione del fascismo come il regime politico dominante del XX secolo inlotta contro le democrazie liberali e il comunismo.

In secondo luogo, i riferimenti ricorrenti di Hitler all'esempio italianointroducono una nuova visione della Germanianazista.Il Terzo Reich nonera un relime indipendente, isolato e a sd stante, come lancerca storica haspesso suggerito.l2z Al contrario, tracciando costanti riferimenti allo Statomussoliniano, che costituiva una sorta di "standard intemazionale" per ledittature di destra, i nazisti si sentivano confortati sul fatto di essere sullastrada giusta mentre si addentravano in territori sconosciuti. Al tempo stes-so, il fascismo italiano permise una decisa discontinuitä con le fadizionitedesche, coloniali o di altro genere. Come gli studi hanno dimostrato, Hit-ler aveva una relazione ambigua nei confronti della storia tedesca.r23 Perlui, il passato della Germania era stato caratteizzato per secoli da sconfitte,dominazioni straniere e divisioni politiche. Ispirarsi all'Italia fascista, e

specialmente a uno dei suoi progetti piü prestigiosi come il colonialismo,era quindi un buon modo per sfuggire al passato inglorioso della Germaniae spingere invece il paese verso una forma di modernitä da molti conside-rata dinamica e apefia sul futuro. Larelazione di Gustav Strohm da AddisAbeba, citata in apertura di questo saggio, ö un buon esempio di come ope-rava questa presa di distanza: descrivere il colonialismo di Mussolini comesuccesso senza precedenti, significava ricollocare la Germania nazista inun mondo fascista nuovo e glorioso.

122. I. Kershaw, Hitler and the (lniqueness of Nazßm,in Comparative Fascist Studies:

New Perspectives,acrüadi C. Iordachi, London, Routledge,2009, pp' 238'254.123. A. Wirsching, Yom Weltlcrieg zum Bürgerlcrieg? Politischer Extremismus in

Deutschland und Franl*eich 1918-19i3/1939. Berlin und Paris im Vergleich, Mtlnchen,

Oldenbourg, 1 999, pp. 348-349 .

Indice dei nomi*

Abbiate, Mario,240Accame, Giano, 266nAdamson, Walter L., 307nAdler, Alfred, 297Adler, Ma:<, 117Adomo, TheodorW,315n ,

Agnelli, Giovanni, 27 5n, 288nAgosti, Aldo, 132n, 183nAgosti, Giorgio, 147n, 150, 152n, 153n,

182Albanese, Giulia, 55n, 60t,72n,73n, 725n,

132n,244nAlbertaro, Marco, 134n, l44nAldi, Leo, vedi Venturi, FrancoAlegre, David,66nAlebsandrone Perona, Ersilia, I 80nAlferi, Dino,32lnAliberti, Giovanni, 305n, 306n, 3 12nAlpers, Benjamin,327nAltshuler, Bruce, 320nAmato, Giuliano, 188 e nAmendol4 Giorgio, 145n, 146n, l80nAmendol4 Giovanni, 172,780,181 en, 182,

254Amendola, Nicola, 303nAndreassi Cieri, Alejandro, 59nAngelini, Alberto, 299aAngelini, Margherita, 2 1 6nAntonescu, Ion Vicüor, 56, 65Aquarone, Alb erto, 7 3tt, 7 4n, 82nAragon, Louis, 19Arendt, Hannah,79, 80 enArisi Rota, Ariawn, 2l2nAron, Raymond, 164, 166, 168

* A cura di Eugenia Corbino.

Artom, Eugenio,269nAscoli, Albert Russel, 220nAsheri, Maia,62nAstolfi, Fahrino,252nAttolico, Bemardo, 347nAzaflaDlaz, Manuel, 31Azcfuate, Pablo de,30u

Badoglio, Pieffo,97 e n, 149,235,342,343 en

Baffigi, Alberto, 305nBahr, Richard, 340,341 enBaioni, Massimo, Zlln, 21 5n, 2l7nBalal«ishnan, Gopal, 345nBalbo, Italo, 106nBaldassarri, Fabio, 145nBaldesi, Gino,263nBaldissar4 Lu ca, 65n, 257 nBaldoli, Claudia,265nBandiera, fratelli,2l9Banti, Alberto M.,2l4nBaranowski, Shelley, 309n, 326t, 346nBaravelli, Andre a, 21, 4nBardini, Vittorio, 144 e n, 15lnBarone, Enrico, 105 e nBarontini, llio, 126, 1 44, 145Barraclough, Geoftey, 87nBartikowski, Kilian, 33 3nBassignana, Pier Luigi, 284nBasso, Lelio, 239 en,254 eU255Battilani, P atrina, 30 4rtBauer, Heinz Wilhelm, 340 e nBauer, Otto, 117,163Bauer, Riccardo, 9, 128, 149 e n

3./.4 Maddalena Carli

La sostanza del1e cose - scriveva Bottai nel novembre del 1919 - Ö qual Ö,

eterna. Da secoli, la materia Ö la medesima. Non dipende da noi. Su la que'

stione della sostanza, siamo destinati ad un inconciliabile dissidio. E un punto

dal1e oscillazioni lente, Ciö che ha un'importanza capitale, e puö ricevere la

nostra impronta, ö invece la forma. Bisogna avere il coraggio, di parlame'

Non aver ia mania di parer profondi. La vita riformabile, mutabile, rivoluzio-

nabile ö tutta alla rrpÄ.fi.i". Lamateriaintima si adatta alla stampa esteriore.. |.....l Diciamo, uo*ini nuovi, anime nuove, principi nuovi, e crediamo di dir

iuttä. B una assurditä grottesca. Anche se riuscissimo a mettere assieme tutti

elementi nuovi (e non-intendo una novitä solo nominale) non otterremmo 1o

scopo. Bisognu ditpoo" questi elementi in una maniera diversa'l8

«L'importanza capitale>> athibuita alla forma appatetLta il fascismo al

modemismo e 1o radiia nel suo tempo (piü precisamente, nella modernitä

.iiti.u del suo tempo), Lo allontana e 1o üfferet zia, al tempo stesso, dalla

post-modernitä, leiui espressioni visive non awanno la pretesa di rigene-

rare l,uomo o äi araurna uno er novo, tantomeno di cambiarne f intemo,

i.A.t u un pragmatismo e a un'inclinazione alla contingenza sconosciuti

alla coereniae alla violenza dell'utopia totalitaria.

18. G. Bottai, Rßposta a un ippopotamo, in «Roma futurista», novembre 1919' Sul

partito politico futuristä mi permettä di rinviare a M. Carli, "(Jn movimento artistico crea

,--irrriri i"tirico". Ilfuturismo italiano tra avanguardismo e normalizzazione,in<<Memo-

riai ricerca», 33 (2010), pp. 15-28.

Pernrcr BeRmreRo

A lezione da Mussolini. Le aspirazioni colonialidella Germania nazista all' ombra dell' espansionismo italiano *

Nel tardo autunno del 1938 un dispaccio dal contenuto non banalevenne spedito da Addis Abeba a Berlino.' Si trattava di un dettagliato rap-porto nel quale il console tedesco Gustav Strohm esaltava agli occhi deisuoi suoi superiori del Ministero degli Esteri gli sforzi del regime mus-soliniano in Etiopia. A solo due anni dalla conquista del paese, awenutagrazie a un massiccio corpo di spedizione composto da 500.000 uominiappoggiati da aviazione e artiglieria modeme, il duce aveva rcalizzato congrande successo 1a nuova colonia. Sempre secondo Strohm, si trattava diuna chiara dimostrazione deIl'orgoglio fascista. I1 diplomatico tedesco erarimasto profondamente impressionato dai progetti di colonizzazione, e inparticolare dagli scopi ultimi del programma e dalla velocitä con cui sistava realizzando. Mussolini intendeva insediare da 1,5 a 6,5 milioni diitaliani entro la meta del secolo nei possedimenti dell'Africa orientale ita-liana; Strohm descriveva questo programma come uno <<schema di colo-nizzazione demografica», e uno sforzo per migliorare la <<razza italiano>,di cui avrebbe aumentato il numero e che quindi si sarebbe preparata peruna ulteriore espansione. I1 28 ottobre 1938, nel sedicesimo anniversariodella marcia su Roma, il duce aveva inviato i primi 20.000 coloni oltrema-re. Il console cornmentava che si trattava di un «awenimento unico nella

* Questo saggio Ö stato originariamente pubblicato con il titolo Bo rrowing From Mus-

solini: Nazi Germanyb colonial Aspirations in the Shadow of ltalian Expansionism, in«Joumal of Imperial and commonwealth History»,41 Qol3),pp. 617-643. vorrei ringra-ziare gli editori della rivista per l'attonzzazione a riproporlo in questa sede e il collega eamico Amedeo Osti Guerrazzi per averlo gentilmente tradotto in italiano.

1. Bundesarchiv, Berlin, Reichskolonialamt (R lOOl),9714, Dispaccio del consolegenerale tedesco in Addis Abeba, Gustav Strohm, 22 novembre 1938 (copia), p. 1.